Rivista di psicolinguistica applicata - 2010 - 1-2 - PUMA
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Rivista di psicolinguistica applicata - 2010 - 1-2 - PUMA
RiPLA RIVISTA DI PSICOLINGUISTICA APPLICATA Direttore Scientifico/Editor-in-Chief MARIA ANTONIETTA PINTO Redazione/Editorial office Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione ⋅ Università di Roma “Sapienza” Via dei Marsi 78 ⋅ i 00185 Roma Segretario di Redazione/Editorial Secretary Dott. Sergio Melogno ⋅ Via dei Marsi 78 ⋅ i 00185 Roma [email protected] Direttore Onorario / Honorary Editor RENZO TITONE Prof. Emerito/Emeritus Prof. Università di Roma “Sapienza” e Toronto (Canada) Comitato Scientifico / Scientific Board Thomas D. Baldwin (Un. di Milano ⋅ Italia), Beatrice Benelli (Un. di Padova · Italia), Cristina Caselli (Ist. di Psicologia c.n.r. Roma · Italia), Marcel Danesi (Un. of Toronto · Canada), Antonella Devescovi (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Laura D’Odorico (Un. di Milano “Bicocca” · Italia), Alessandra Fasulo (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Emilia Ferreiro (Ist. Politecnico Nac. ⋅ Mexico), Lola Gonzales Gil (Un. de Sevilla · España), David Lasagabaster (Un. del País Vasco · España), Giuseppe Mininni (Un. di Bari · Italia), Margherita Orsolini (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Maria Da Graça Pinto (Un. de Porto · Portugal), Clotilde Pontecorvo (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Tatiana Slama-Cazacu (Un. of Bucharest ⋅ Romania), Stefania Stame (Un. di Bologna · Italia), Traute Tæschner (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Arturo Tosi (Royal Holloway, Un. of London · uk ), FrancescaTrusso (Un. di Roma “Sapienza” ⋅ Italia), Jean Vivier (Un. de Caen ⋅ France). * « Rivista di psicolinguistica applicata » is a Peer-Reviewed Journal and it is indexed by apa Psycinfo R I V I STA DI PSICOL I NGU I ST IC A A PPL IC ATA x 1-2 · 2010 LO SVILUPPO DEL LESSICO PSICOLOGICO: ASPETTI COGNITIVI, EMOTIVI ED INTERPERSONALI THE DEVELOPMENT OF INTERNAL STATE TALK: COGNITIVE, EMOTIONAL AND INTERPERSONAL ASPECTS Numero monotematico a cura di / Special Issue edited by Maria Antonietta Pinto · Antonella Devescovi Emiddia Longobardi P I SA · ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMX Amministrazione e abbonamenti Fabrizio Serra editore Casella postale n. 1, succursale n. , i 1 Pisa, tel. + 542332, fax + 574888, [email protected] Periodico quadrimestrale I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabili presso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net Print and/or Online official subscription rates are available at Publisher’s web-site www.libraweb.net. 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Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2010 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma www.libraweb.net issn 1592-1328 issn elettronico 1724-0646 sommario / CONTENTS Elena Congestrí, Pasquale Rinaldi, Paola Pettenati, Virginia Volterra, Relazione semantica e temporale tra gesti e parole in un compito di denominazione / Semantic and temporal relationship between gestures and speech in a picture-naming task Maria Cristina Caselli, Tommaso Lucioli, Martina Recchia, Lo sviluppo lessicale di una bambina con sindrome di Down : parole e segni /Lexical developement of a little girl with Down Syndrome : words and signs Mónica Baez, La alfabetización inicial en niños sordos : aspectos constructivos en el aprendizaje de la escritura del español / Early phases of the literacy process in deaf children : constructive aspects of learning to write Spanish Carmen Belacchi, Esperienza sensoriale e significato delle parole : una ricerca sulle definizioni da parte di adulti con disabilità visiva /Sensorial experience and lexical meaning representation : a research on word definition by blind adults Francesco Arcidiacono, Wendy Klein, Carolina Izquierdo, Thomas N. Bradbury, Modalità interattive nella divisione del lavoro domestico : uno studio etnografico su famiglie italiane e statunitensi / Interactional modalities within the division of household labor : an ethnographic study among Italian and US families Giuseppe Mininni, Rosa Scardigno, La costruzione discorsiva dell’esperienza religiosa in età giovanile /The discursive construction of religious experience in youth 107 Recensioni / Book reviews 137 9 27 43 61 85 RELAZIONE SEMANTICA E TEMPORALE TRA GESTI E PAROLE IN UN COMPITO DI DENOMINAZIONE Elena Congestrí* · Pasquale Rinaldi** Paola Pettenati*** · Virginia Volterra**** Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione · CNR Roma Università degli Studi di Parma Title : Semantic and temporal relationship between gestures and speech in a picture-naming task. Abstract : This study explores semantic and temporal relationship between spontaneous gestures and speech produced by 45 hearing children (age range 24-37 months) in a picture-naming task. Five pictures depicting objects and five pictures depicting actions which elicited more representational gestures were chosen for this analysis. Gestures produced were analyzed distinguishing between “action” gestures and “size and shape” gestures. The relationship between gesture and speech was analyzed in terms of : temporal synchrony/asynchrony, including mutual placement, and semantic match/mismatch, by using ELAN (EUDICO Linguistic Annotator). Results show that gestures and speech mainly convey similar meanings and that gestural stroke was produced synchronically with speech in the majority of cases. Onset time appears to be influenced by the item : gestural production tends to be produced before the spoken word onset in front of pictures depicting actions, but after in front of pictures depicting objects/animal. The results seem to support the Information Packaging Hypothesis (Alibali et al. 2000) where gestures and speech appear as an integrated system. Keywords : Gestures - Speech - Semantic relations - Temporal relations - Picture-naming. Introduzione P er molto tempo lo studio del linguaggio ha coinciso essenzialmente con lo studio del parlato ; più recentemente alcuni studiosi hanno cominciato a considerare anche i gesti come parte integrante del processo comunicativo e il linguaggio come un sistema integrato gesto-parlato (Kendon 2004 ; McNeill 1992 ; 2000 ; 2005). Come riportato da McNeill (2005), i gesti prodotti dagli adulti sono co-espressivi e sincronici rispetto al linguaggio parlato e, gesti e parole, pur utilizzando modalità differenti, esprimono un’unica idea sottostante. Le produzioni verbale e gestuale sono poi sincroniche : nel parlare la mente compie, in due modi diversi e contemporaneamente, un unico processo. Questa, secondo McNeill, è la base per una dialettica tra immagini mentali espresse nel gesto e nel linguaggio parlato. - Ultima versione ricevuta nel dicembre 2009. * Elena Congestrí, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, cnr, Via Nomentana 56, 00161 Roma ; [email protected]. ** Corresponding author : Pasquale Rinaldi, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, cnr, Via Nomentana 56, 00161 Roma ; [email protected]. *** Paola Pettenati Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Parma, Via Volturno 39, 43100 ; [email protected]. **** Virginia Volterra, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, cnr, Via Nomentana 56, 00161 Roma ; [email protected]. e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra 10 Nel parlato l’informazione è resa in maniera analitica ed è segmentata. Nel gesto, invece, sono espresse le diverse sfaccettature dell’informazione con un unico simbolo. Il gesto e la parola appaiono come espressioni diverse dello stesso sistema e sono inseparabili, membri di una unione indissolubile (unbreakable bond, McNeill 2005). Essi agiscono come un sistema integrato che resiste anche quando viene messo alla prova : ad esempio, gli episodi di balbuzie “rallentano” allo stesso modo la produzione delle parole e dei gesti ; i gesti vengono utilizzati da parte dei ciechi anche quando si rivolgono ad altri ciechi ; in mancanza di eloquio fluente anche il gesto si interrompe. L’impossibilità di utilizzare l’uno o l’altro canale può inficiare questa unione tra gesto e linguaggio parlato negli adulti. Alcuni ricercatori si sono interrogati sul ruolo che i gesti assumono nei confronti del parlato elaborando diversi modelli. Sono state sviluppate essenzialmente due ipotesi, che non necessariamente si escludono a vicenda : quella del Recupero lessicale (in inglese : Lexical retrieval, Alibali, Kita, Young 2000) e quella del Compattamento dell’informazione (in inglese : Information Packaging Hypothesis, Kita 2000 ; Alibali et al. 2000). Secondo la prima ipotesi il gesto facilita il recupero dell’elemento lessicale dalla memoria giocando così un ruolo diretto nei processi linguistici. Quindi, in questa visione, gesto e linguaggio parlato dovrebbero trovarsi in una certa posizione reciproca, sia dal punto di vista semantico che dal punto di vista temporale, esprimerebbero contenuti assimilabili e il gesto occorrerebbe immediatamente prima oppure sarebbe in sincronia temporale con il parlato. La seconda ipotesi implica una diversa visione del ruolo funzionale del gesto nella produzione linguistica. Secondo questa ipotesi, il gesto esprime contenuti che non sono analizzabili attraverso le categorie discrete usate per studiare il linguaggio e che non vengono espressi nel parlato. I significati veicolati dal gesto forniscono piuttosto informazioni sui processi di pensiero messi in atto dall’individuo in un determinato momento. In questo senso, quindi, il gesto giocherebbe un ruolo nei processi di pensiero e nell’organizzazione dell’informazione. Dal punto di vista semantico, dunque, gesto e parlato possono esprimere informazioni differenti ; dal punto di vista temporale, questa ipotesi non prevede necessariamente una sincronia tra gesto e parola. Entrambe queste posizioni sono state verificate in studi sulla gestualità degli adulti e parzialmente testate anche sulle produzioni dei bambini, che invece sembrano non utilizzare esattamente lo stesso modello di relazione gesto-parola. Il ruolo dei gesti nello sviluppo Rispetto alla classificazione dei gesti proposta da Kendon (2004), inizialmente la produzione gestuale da parte di bambini piccoli si limita ai soli gesti deittici (ad es., la richiesta e soprattutto l’indicazione). Successivamente, con lo sviluppo lessicale compaiono anche i gesti rappresentativi e le altre tipologie riscontrate anche negli adulti. Gli studi che si sono focalizzati sullo sviluppo linguistico nei primi due anni di vita, riportano che i bambini, fra i 12 e i 18 mesi, iniziano a produrre gesti rappresentativi, anche definiti referenziali (Iverson, Capirci, Caselli 1994), “recognitory” (Shore, Bates, Bretherton, Beeghly, O’Connell 1990), simbolici (Acredolo, Goodwyn 1994) o “characterizing” (Morford, Goldin-Meadow 1992), che sono collegati in maniera iconica ad azioni transitive e intransitive, eseguite abitualmente con o senza il referente. Un esempio di queste azioni è quello del bambino che porta il pugno relazione semantica e temporale tra gesti e parole 11 chiuso all’orecchio per rappresentare il telefono, o che avvicina la mano alla guancia e chiude gli occhi riferendosi all’azione di dormire. Queste produzioni, definite anche schemi di azione simbolica, traggono le loro origini proprio dall’azione con gli oggetti (Piaget 1936). Le azioni prodotte con gli oggetti in mano e i gesti prodotti senza oggetto possono essere trattati come dimensioni di un continuum e anche l’adulto può produrre gesti con un oggetto in mano per scopi comunicativi. In uno studio longitudinale di Capirci, Contaldo, Caselli e Volterra (2005), le autrici analizzano le interazioni spontanee, con i genitori, di tre bambini italiani dai 10 ai 23 mesi, confermando l’esistenza di una continuità tra la produzione dei primi schemi d’azione, i primi gesti e le prime parole. Ad esempio, il bambino che porta il telefono all’orecchio sarà in grado più tardi di produrre un gesto che rappresenta il telefono con la mano vuota all’orecchio e, successivamente, di produrre la parola corrispondente. Questi gesti attraversano alcune fasi di decontestualizzazione : dalla produzione in presenza del referente (presentational) alla produzione in assenza del referente (representational), e dalla produzione in particolari contesti (routines) alla produzione in contesti più generali e ampi. Solo alla fine di questo processo essi diventano veri e propri simboli (Iverson et al. 1994). Quando il bambino comincia a produrre gesti rappresentativi, essi vanno ad arricchire il suo repertorio semantico, accompagnando quindi lo sviluppo lessicale. Attorno ai 12 mesi, infatti, il vocabolario verbale in produzione è ancora limitato e la produzione di gesti consente al bambino di comunicare con i propri familiari, pur non possedendo ancora un lessico sufficientemente ricco (Caselli, 1983 ; Acredolo, Goodwyn, 1988). In una fase successiva, la frequenza di gesti e quella di parole prodotte sono comparabili ed entrambe le modalità, gestuale e vocale, vengono progressivamente utilizzate per riferirsi a nuovi oggetti o eventi. A 16 mesi il vocabolario del bambino è costituito sia da gesti che da parole in quantità variabili (Iverson et al. 1994). A 20 mesi, invece, la quantità di parole prodotte aumenta e non compaiono molti gesti nuovi nel repertorio dei bambini. Aumenta invece la produzione di combinazioni di due parole (Iverson et al. 1994). Con la comparsa dei gesti rappresentativi, la produzione del gesto di indicazione subisce dei mutamenti che hanno a che fare con il controllo visivo del partner e, come riportato da Tomasello, Carpenter e Liszkowski (2007), con la condivisione dell’attenzione. Attorno ai 16 mesi, infatti, i bambini sono in grado di produrre combinazioni di due elementi comunicativi. Queste combinazioni sono ancora, prevalentemente, inter-modali (gesto di indicazione + parola). Caselli e Volterra (2002) classificano queste combinazioni come equivalenti quando i due elementi comunicativi hanno un significato analogo ; complementari quando uno dei due (l’indicazione) specifica o disambigua l’elemento a cui la parola si riferisce ; supplementari quando i due elementi possiedono significati diversi e l’uno aggiunge informazione rispetto all’altro. L’utilizzo di quest’ultimo tipo di combinazione sarebbe un predittore delle successive combinazioni di due parole (Capirci, Iverson, Pizzuto, Volterra 1996). Quando il bambino si trova nello stadio della parola singola, nelle combinazioni gesto-parola la sincronia temporale non è ancora visibile. La parola può accompagnare il gesto comparendo prima o dopo la sua produzione, ma raramente i due elementi sono sincroni (Butcher, Goldin-Meadow 2000). La sincronia temporale sembra emergere man mano che si procede durante lo stadio di produzione di e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra 12 due parole. Tuttavia, alcuni studi non hanno confermato questo pattern ed hanno evidenziato invece produzioni sincrone anche nelle prime fasi dello sviluppo (Pizzuto, Capobianco, Devescovi 2005). Per quanto riguarda le combinazioni gesto-parola, Goldin-Meadow (1999) ne distingue due tipi : - “match” : l’elemento verbale e quello gestuale presentano lo stesso significato agli occhi di due osservatori indipendenti (l’informazione espressa dal gesto è ridondante rispetto a quella prodotta dal parlato) ; - “mismatch” : non c’è accordo tra il significato attribuito al gesto e quello attribuito alla parola, da parte di due osservatori indipendenti (l’informazione espressa dal gesto è differente da quella espressa dal parlato). I gesti rappresentativi continuano ad essere prodotti nel corso dello sviluppo linguistico, anche in età scolare (vedi per esempio Goldin-Meadow, Nusbaum, Garber, Church 1993), risulta pertanto importante esaminare il rapporto che essi instaurano con le parole. Le ipotesi utilizzate per le produzioni adulte (ipotesi del Recupero lessicale e ipotesi del Compattamento dell’informazione) sono state applicate allo studio dei gesti eseguiti dai bambini e della loro relazione con le parole. Alibali e Goldin-Meadow (1993) hanno analizzato le risposte di bambini in età scolare a compiti matematici ed hanno riscontrato che i bambini che usavano i gesti attraversavano tre fasi : la prima, stabile, in cui producevano combinazioni gesto-parola definite “match”, ma le risposte non erano corrette rispetto al compito ; la seconda, instabile, in cui producevano combinazioni gesto-parola definite “mismatch” ; la terza, stabile, in cui producevano combinazioni gesto-parola definite “match” che fornivano risposte corrette rispetto al compito. Alcuni bambini passavano direttamente dalla prima alla terza fase, ma erano meno capaci di generalizzare le loro conoscenze rispetto a quelli che avevano attraversato la seconda fase. Inoltre i gesti dei “mismatcher” (così sono definiti i bambini che eseguono “mismatch”) esprimevano idee più avanzate rispetto a quelle espresse nel parlato. Questi dati confermerebbero nei bambini l’ipotesi del Recupero lessicale, in quanto il gesto sarebbe utilizzato per esprimere significati che non sono ancora espressi verbalmente (Goldin-Meadow 1999). Anche i risultati dello studio di Capone (2007) sostengono l’ipotesi del Recupero lessicale. Nell’analisi delle risposte gestuali in combinazione con la produzione verbale, l’autrice rileva un pattern simile a quello riscontrato da Alibali e Goldin-Meadow (1993) e sostiene che i bambini compiano un passaggio da una rappresentazione semantica incompleta o debole (espressa dalle combinazioni “mismatch”) ad una rappresentazione gradualmente sempre più ricca (espressa, invece, attraverso le combinazioni “match”). Queste rappresentazioni dipenderebbero, secondo un modello associazionistico, da un Sistema Lessicale–Semantico (Lexical–Semantic System), ovvero una rete neurale distribuita di fattori uditivi, visivi, tattili, propriocettivi, olfattivi e/o gustativi, i cui nodi possono attivarsi simultaneamente (in maniera eccitatoria o inibitoria). Una rappresentazione semantica incompleta o debole su questa rete è facilmente confusa con le altre e questo renderebbe più difficile il recupero lessicale. In quest’ottica, il gesto può costituire allo stesso tempo una risorsa per la conoscenza semantica e un’espressione di questa conoscenza. Lo studio di Alibali et al. (2000) mette a confronto l’ipotesi del Recupero lessicale e l’ipotesi del Compattamento dell’informazione. Gli Autori propongono a bambini dai relazione semantica e temporale tra gesti e parole 13 4 ai 6 anni due compiti simili di conservazione piagetiana. Nel primo, i bambini devono fornire una spiegazione relativa alla conservazione ; nel secondo, invece, ne devono fornire una descrizione. I due compiti richiedono lo stesso tipo di risposte verbali, in termini di enunciati prodotti, numero e tipo di parole “spaziali” (ovvero parole che più facilmente elicitano la produzione di gesti, sia per l’una che per l’altra condizione, come, ad esempio, rotondo, dentro, torre), per cui, secondo gli autori, sarebbero in gioco gli stessi processi linguistici. I compiti, tuttavia, sono diversi per quel che riguarda la concettualizzazione dell’informazione. Se l’ipotesi del Recupero lessicale fosse verificata, la produzione gestuale dei bambini nei due compiti dovrebbe essere comparabile, così come dovrebbe esserlo la loro produzione verbale. Se invece fosse verificata l’ipotesi del Compattamento dell’informazione, la produzione gestuale nei due compiti dovrebbe essere differente, perché essi richiederebbero processi diversi relativamente all’organizzazione dell’informazione. I risultati hanno dimostrato che, nel compito di spiegazione, i gesti fornivano più spesso informazioni differenti rispetto alla produzione verbale. Si ritrovavano, quindi, più spesso delle combinazioni “mismatch”, in cui i gesti esprimevano significati non-ridondanti rispetto al linguaggio parlato. Gli autori confermano la validità dell’ipotesi del Compattamento dell’informazione, sottolineando l’importanza del gesto non solo nella produzione linguistica, ma anche nell’attività cognitiva più in generale. Anche uno studio di Pine, Luf kin, Kirk e Messer (2007) conferma l’ipotesi del Compattamento dell’informazione. Gli autori analizzano la produzione gestuale in rapporto al linguaggio parlato di bambini fra i 6 e gli 8 anni, posti di fronte ad un compito di “bilanciamento”. Il compito consiste nel mettere dei bastoncini sopra un fulcro, in modo che stiano in equilibrio. Successivamente, viene chiesto al bambino di spiegare perché il bastoncino sta in equilibrio o, se cade, perché cade. Oltre che alla frequenza di gesti prodotti, gli autori erano interessati ad esaminare la corrispondenza semantica e la sincronia temporale del gesto con la parola. I loro risultati dimostrano che i gesti prodotti esprimevano informazioni pertinenti al compito (ad esempio, che il bastoncino dovesse essere adagiato sul suo punto centrale o la distanza dal fulcro) più spesso di quanto non avvenisse con il linguaggio parlato (86% vs. 47%). I bambini sarebbero stati più disposti ad esprimere con i gesti, piuttosto che con le parole, le proprie conoscenze rispetto ad un compito per loro difficile. Per quel che riguarda la corrispondenza semantica, gli autori hanno riscontrato che nella maggior parte dei casi (69%) le informazioni espresse nei gesti e quelle espresse nel parlato coincidevano. Per quanto riguarda i “mismatch” semantici, invece, nell’80% dei casi, le informazioni espresse nel gesto sono state considerate più “avanzate” di quelle espresse nel linguaggio verbale ; la sincronia temporale è stata rilevata nell’88% dei casi. Successivamente, gli autori hanno analizzato la relazione tra corrispondenza semantica e sincronia temporale, osservando le sessioni sperimentali in cui il gesto per la prima volta veniva considerato pertinente rispetto al compito e confrontandolo con l’eventuale porzione di linguaggio parlato che esprimeva la stessa informazione. Per circa la metà dei casi, il gesto era prodotto in sincronia con la risposta verbale corretta, mentre per la restante metà dei casi il gesto appariva prima della risposta verbale corretta oppure in assenza della spiegazione verbale dello stesso concetto. Questo studio supporta l’idea secondo cui il gesto ha un ruolo nell’organizzazio 14 e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra ne e nella pianificazione del pensiero e può quindi esprimere idee differenti e più avanzate rispetto al linguaggio parlato, idee che il bambino non è ancora in grado di articolare verbalmente. Mayberry e Nicoladis (2000) esaminano tre ipotesi relativamente alla funzione del gesto nello sviluppo linguistico in bambini bilingui. Secondo la prima ipotesi, il gesto servirebbe a sostituire il linguaggio parlato, cioè a compensare le mancanze linguistiche, per cui ci si aspetta una diminuzione della frequenza di gesti all’aumentare delle competenze linguistiche. In base alla seconda ipotesi, il gesto sarebbe collegato a capacità cognitive separate dal linguaggio ma che si sviluppano nello stesso periodo, per cui in bambini bilingui il pattern di produzione gestuale rimarrebbe invariato nel passaggio da una lingua all’altra. Secondo la terza ipotesi, infine, l’uso del gesto nel bambino piccolo sarebbe legato allo sviluppo delle competenze linguistiche e quindi non subirebbe un declino, ma si modificherebbe per avvicinarsi progressivamente al pattern adulto. Le autrici hanno effettuato osservazioni longitudinali su bambini bilingui (Inglese/Francese), dai 2 ai 3 anni e mezzo, ed evidenziato che i bambini continuano ad utilizzare i gesti anche quando hanno imparato a parlare. Anzi, la frequenza dei gesti prodotti aumenta all’aumentare delle loro capacità linguistiche. L’uso dei gesti, quindi, sarebbe un fenomeno associato specificatamente allo sviluppo linguistico (terza ipotesi). Questo dato sarebbe confortato anche dal confronto con i pattern adulti di produzione gestuale : i bambini producono tipologie di gesti differenti rispetto agli adulti e con diversa frequenza. L’utilizzo dei gesti da parte del bambino si avvicina al modello adulto man mano che egli procede nel proprio sviluppo linguistico (Mayberry, Nicoladis 2000). McNeill (2005) sottolinea la complementarietà delle prime combinazioni gestoparola. Questa implica che i due elementi esprimano significati differenti poiché utilizzano modalità espressive diverse. Il bambino che, puntando il dito verso la porta, dice “apri”, non esprime una singola idea in due modi diversi. Piuttosto, l’oggetto (la porta) e l’azione sull’oggetto (aprire) sono sintetizzati in qualcosa di unico, ma ancora non definito, probabilmente basato sull’azione. Le prime combinazioni gesto-parola pongono, dunque, le basi per quella che McNeill (2005), riprendendo Vygotsky (1930), chiama « imagery-language dialectic », ovvero la dialettica tra il linguaggio e le immagini mentali. In quest’ottica, la dialettica sarebbe possibile solamente quando si attraversa una fase d’instabilità in cui ciò che esprime il gesto è discordante rispetto a ciò che esprime il linguaggio verbale. In questo senso, quindi, tale processo non potrebbe verificarsi in una fase precoce di sviluppo del linguaggio in cui si ritrovano combinazioni gesto-parola di tipo equivalente. Metodo Obiettivi In uno studio precedente, volto a studiare il primo sviluppo lessicale in bambini di età prescolare, è stato rilevato che, spesso nello svolgimento di un compito di denominazione di figure, viene prodotta una serie di gesti sia deittici (indicazioni) che rappresentativi, e che la frequenza di questi gesti tende a diminuire tra 2 e 7 anni sia in relazione all’età che alla correttezza della risposta (Stefanini, Bello, Caselli, Iverson, Volterra, 2009). I gesti definiti come “rappresentativi” rappresentano in genere le azioni raffigurate nella foto presentata al bambino (ad esempio, nuo- relazione semantica e temporale tra gesti e parole 15 tare, lavarsi le mani), azioni eseguite con l’oggetto raffigurato in una delle foto (ad esempio, pettinarsi per l’item pettine) o azioni che caratterizzano il personaggio raffigurato nella foto (leone). In uno studio successivo sono stati selezionati gli item in corrispondenza dei quali bambini diversi avevano prodotto gesti rappresentativi, per poter analizzare eventuali somiglianze o differenze dal punto di vista dell’esecuzione formale dei gesti (Pettenati, Stefanini, Volterra 2009). L’obiettivo dello studio descritto in queste pagine è analizzare la relazione semantica tra questi gesti e la produzione verbale e la loro eventuale sincronia o asincronia temporale, al fine di verificare le ipotesi del Recupero lessicale e del Compattamento dell’informazione. Per confermare l’ipotesi del Recupero lessicale è necessario che il gesto venga prodotto prima o contemporaneamente al parlato, in modo da facilitare il processo di recupero dell’etichetta verbale. Per quanto riguarda la relazione semantica, non ci si aspetta un pattern specifico, come dimostrato in altri studi (ad es. Alibali, Goldin-Meadow 1993). Relativamente alle competenze lessicali richieste dalla prova, i bambini potrebbero trovarsi a livelli di acquisizione diversi : potrebbero trovarsi in una fase in cui forniscono risposte gesto-parola co-espressive e scorrette rispetto al compito ; oppure in una fase di transizione in cui vengono prodotte risposte gestoparola discordanti, dove la produzione verbale è ancora scorretta mentre quella gestuale è in qualche modo corrispondente al significato da denominare ; oppure, infine, in una fase stabile in cui forniscono risposte gesto-parola entrambe corrette (Goldin-Meadow 1999). Per quanto riguarda il Compattamento dell’informazione, questa ipotesi, se confermata, non prevederebbe necessariamente che il gesto venga prodotto prima o contemporaneamente al parlato e potrebbe rimanere valida anche in quei casi in cui il gesto venisse prodotto successivamente al parlato. Questa ipotesi sarebbe supportata anche dalla co-espressività semantica tra gesti e parole che, ancora una volta, segnalerebbe uno stesso processo cognitivo attivato dal parlante. Strumenti e Procedure Il compito proposto ai bambini è stato “Parole in Gioco” (Bello, Caselli, Pettenati, Stefanini 2010), una prova di comprensione e produzione lessicale, utilizzata con bambini con sviluppo tipico di età compresa tra 18 e 36 mesi. Per questo studio abbiamo utilizzato una versione precedente del test, costituita da 46 figure colorate suddivise in due insiemi : 24 figure che rappresentano oggetti (es. : pettine), animali (es. : leone), cibi (es. : banana) e abbigliamento (es. : guanti), e 22 figure che rappresentano azioni (lavarsi le mani) e aggettivi e avverbi locativi (piccolo, lontano). Nella Figura 1 sono riportati alcuni esempi di figure. Per una descrizione più dettagliata della prova, si veda Bello et al. (2010). Dopo un breve periodo di familiarizzazione, l’esaminatore presentava al bambino le figure una alla volta. Per le figure relative alle parti del corpo, animali, oggetti, cibi e abbigliamento, chiedeva al bambino : “Questo cos’è ?” ; per le figure relative ad azioni chiedeva : “Cosa sta facendo ?” ; per le figure relative ad aggettivi e avverbi locativi veniva chiesto al bambino : “Come/Dove è ?”. Nel presentare gli item, l’esaminatore a volte indicava le figure per facilitare il mantenimento dell’attenzione del bambino sul compito, evitando al contempo di produrre altri tipi di 16 e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra Fig. 1. Esempi di figure incluse nella prova (Bello et al., 2010). gesti. I bambini, in media, hanno completato la prova in 25 minuti e quando necessario, sono state fatte delle pause. Partecipanti La prova è stata somministrata in totale a 87 bambini in un età compresa tra 24 e 37 mesi. Di questi, solo 63 hanno prodotto gesti rappresentativi per un totale di 269 gesti. Al fine di condurre una analisi più dettagliata sulla forma dei gesti e sul rapporto tra produzione gestuale e vocale sono stati scelti 10 item in corrispondenza dei quali erano stati prodotti più frequentemente dei gesti rappresentativi, e precisamente : 5 relativi a oggetti/animali (bicchiere, guanti, pettine, ombrello e leone) e 5 relativi ad azioni (telefonare, aprire la porta, girare, lavarsi le mani e nuotare). Il totale di bambini considerati per questo studio è stato quindi di 45 (24 maschi e 21 femmine) di età compresa tra 25 e 37 mesi (età media in mesi = 30.6 ; DS = 3,6) e equamente distribuiti in tre fasce di età : 15 bambini di età compresa tra 25 e 28 mesi, 15 bambini di età compresa tra 29 e 32 mesi, 15 bambini tra 33 e 37 mesi. Nessuno dei bambini era gemello, esposto ad altre lingue oltre all’italiano né presentava deficit uditivi o altre difficoltà. Per ognuno dei 10 item sono stati prodotti da 3 a 27 gesti rappresentativi e il corpus totale di gesti analizzato consta di 128 gesti. Codifiche Tutte le osservazioni sono state videoregistrate e successivamente trascritte. Gli scambi comunicativi tra l’esaminatore e il bambino sono stati codificati a partire dal momento in cui veniva presentata la figura fino a quando veniva rimossa. Tutte le azioni visibili prodotte dal bambino o dall’esaminatore sono state codificate come gesti e analizzate sulla base degli aspetti formali di esecuzione : numero delle mani coinvolte, forma della mano (o configurazione), luogo di articolazione del gesto e movimento (Kendon, 2004 ; per ulteriori dettagli su questo tipo di analisi si veda Pettenati, Stefanini, Volterra 2009). Tra questi, erano inclusi gesti non accompagnati dal linguaggio verbale e gesti accompagnati dal linguaggio verbale. Questi ultimi potevano essere prodotti relazione semantica e temporale tra gesti e parole 17 prima, durante o dopo la produzione dell’etichetta verbale. Dal momento che al bambino veniva chiesto di denominare la figura, i criteri utilizzati per codificare un’azione come gesto sono stati i seguenti : 1) Il gesto doveva essere prodotto dopo la richiesta di denominare la figura ; 2) Il gesto poteva essere prodotto anche manipolando la figura da denominare ; 3) Il gesto non doveva essere un’imitazione dell’eventuale gesto prodotto dall’adulto in precedenza. Le analisi presentate qui si riferiscono principalmente ai gesti prodotti con le mani, anche se in alcuni casi sono stati prodotti gesti non manuali (ad esempio, movimenti del corpo ed espressioni facciali). Sono stati codificati come gesti rappresentativi i gesti che si riferiscono in maniera “pittografica” al significato associato con l’oggetto o l’evento rappresentato nella figura. Sono stati considerati due tipi di gesti rappresentativi : gesti che rappresentano azioni (per esempio, in risposta all’item pettine : il bambino porta la mano alla testa come per pettinarsi) e gesti che rappresentano forme e dimensioni (per esempio, in risposta all’item gira : il bambino traccia nello spazio, con il movimento semicircolare delle mani, il movimento della giostra raffigurata in foto). Le azioni rappresentate nei gesti erano solitamente prodotte da un agente con o senza oggetto, o si trattava di movimenti di un oggetto. Nei gesti rappresentanti azioni (da Kendon 2004, definiti “enactment”) le parti del corpo svolgono pattern di azioni che hanno caratteristiche in comune con le azioni a cui il gesto si riferisce. Gli altri gesti (definiti da Kendon (2004) “modeling” e “depiction”) rappresentavano la dimensione, la forma o altre caratteristiche percettive dell’evento o oggetto. In questi gesti le mani assumono una configurazione che riproduce la forma dell’oggetto a cui il gesto si riferisce o eseguono un movimento per “creare” l’oggetto nell’aria. Per analizzare il rapporto temporale e la relazione semantica tra i gesti e il linguaggio parlato prodotti dai bambini in corrispondenza dei suddetti item è stato utilizzato il software ELAN (EUDICO 1 Linguistic Annotator). Il programma permette di inserire delle categorie di analisi e di annotare le proprie codifiche contemporaneamente alla visualizzazione del video e all’esecuzione dell’audio. Le categorie utilizzate sono relative all’analisi del gesto, del parlato e del rapporto temporale e semantico tra di essi. Relazione temporale Il gesto e il linguaggio parlato sono stati considerati temporalmente sincroni quando la produzione verbale veniva prodotta in corrispondenza dello stroke, 2 ovvero la parte centrale del gesto, mentre quando non c’era corrispondenza tra stroke e parlato le produzioni venivano definite asincrone. I casi di asincronia sono stati poi ulteriormente distinti : quelli in cui una parte del gesto (preparazione o ritrazione) si “sovrapponeva” alla produzione verbale e quelli in cui non c’era alcuna sovrapposizione tra gesto e parlato. 1 EUDICO : European Distributed Corpora Project. 2 Nell’esecuzione di un gesto si distinguono essenzialmente le seguenti parti : Preparazione : (opzionale) le braccia e/o le mani si spostano dalla posizione di riposo in cui si trovano per raggiungere lo spazio in cui lo stroke verrà eseguito ; Stroke : (obbligatorio) parte centrale del gesto, dotata di significato, in cui è concentrato lo sforzo energetico ; Ritrazione : (opzionale) le mani e/o le braccia tornano in posizione di riposo, che non sempre corrisponde a quella di partenza. 18 e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra Indipendentemente dalla sincronia/asincronia, ognuno dei gesti rappresentativi analizzati è stato classificato anche in base alla relazione temporale con il parlato, con riferimento al momento di inizio e di fine. Riguardo al momento di inizio si possono verificare i casi seguenti : - Inizia prima il gesto : l’inizio della produzione gestuale è precedente all’inizio della produzione verbale ; - Inizia prima il parlato : l’inizio della produzione verbale è precedente all’inizio della produzione del gesto ; - Iniziano insieme : l’inizio del gesto e l’inizio del verbale coincidono ; Riguardo al momento di fine si possono verificare i casi seguenti : - Finisce prima il gesto : la fine della produzione gestuale è precedente alla fine della produzione verbale ; - Finisce prima il parlato : la fine della produzione verbale è precedente alla fine del gesto ; - Finiscono insieme : la fine del gesto e la fine del parlato coincidono. Co-espressività e discordanza semantica I gesti e le parole, quando prodotti insieme, possono esprimere significati simili (co‑espressività) o non immediatamente assimilabili (discordanza). Nel presente lavoro sono state considerate co‑espressive le produzioni di gesti e parole nelle quali il bambino nominava verbalmente un oggetto o azione mentre il gesto prodotto rappresentava in qualche modo quell’oggetto o azione (ad esempio, il bambino riproduce, attraverso la forma della mano, l’afferramento di un bicchiere ed esegue l’azione di bere, mentre nomina verbalmente l’oggetto, “bicchiere”) ; oppure quando il linguaggio verbale esprimeva un contenuto esplicitamente collegato al gesto (ad esempio, il bambino dice “così” mentre esegue il gesto che rappresenta l’azione di nuotare). Sono state considerate discordanti, invece, le produzioni di gesti e parole i cui contenuti non coincidevano, oppure le relazioni tra questi non erano immediatamente riconoscibili. Ad esempio, il bambino dice “gira” e al contempo esegue con la mano un movimento lineare dal basso verso l’alto, con l’indice teso e il palmo rivolto verso il basso. Correttezza della produzione gestuale Per l’analisi del gesto è stata inoltre considerata l’accuratezza dell’esecuzione in termini di correttezza. In realtà, è difficile parlare di correttezza relativamente alla produzione gestuale, perché non esiste un target convenzionale di riferimento come nel linguaggio parlato. Sarebbe auspicabile, ad esempio, confrontare l’esecuzione dei bambini con quella degli adulti di fronte allo stesso referente, ma in questa sede i criteri utilizzati sono stati differenti. Per i gesti eseguiti in corrispondenza degli item raffiguranti oggetti e animali è stato considerato corretto il gesto che coinvolgeva in qualche modo l’oggetto raffigurato in foto (attraverso l’afferramento o la forma, quindi per mezzo della configurazione della mano) e il gesto che coinvolgeva l’animale raffigurato in foto, ad esempio, assumendone la prospettiva (è il caso dell’item leone). Il gesto, quindi, che rappresenta l’azione di bere con una configurazione della mano che lascia intuire la forma del bicchiere, è stato considerato corretto. relazione semantica e temporale tra gesti e parole 19 Per gli item raffiguranti azioni, la correttezza è stata valutata relativamente al fatto che il gesto coinvolgesse o meno l’azione raffigurata in foto. Nel caso dell’item gira, il gesto corretto prevede un movimento circolare : una bambina che esegue un movimento lineare verso l’alto ha eseguito un gesto non corretto per la presente valutazione. Risultati Quasi tutti i gesti rappresentativi (124/128) sono stati prodotti insieme al parlato e più frequentemente in corrispondenza di foto rappresentanti azioni (71/128) rispetto a foto rappresentanti oggetti/animali (57/128). Quasi tutti i gesti esaminati rappresentano azioni (enactment, secondo Kendon 2004), anche quelli prodotti in corrispondenza degli item raffiguranti oggetti e animali. Tutti questi gesti erano imitazioni delle attività raffigurate nella foto (per esempio nuotare o lavarsi le mani) o rappresentavano azioni (per esempio, pettinarsi) eseguite abitualmente con l’oggetto raffigurato nella foto (pettine), oppure rappresentavano azioni caratterizzanti l’animale che doveva essere denominato (leone). Soltanto nell’1% dei casi, corrispondente a due gesti prodotti da due bambini diversi, viene rappresentata la forma di un oggetto (modeling o depiction, Kendon 2004). Uno di questi gesti è prodotto in corrispondenza dell’item guanti, l’altro è prodotto in corrispondenza dell’item gira. Nel primo caso la bambina allarga le dita delineando così la forma dei guanti, nel secondo caso un’altra bambina traccia nello spazio, con il movimento semicircolare delle mani, la forma della giostra raffigurata in foto. Caratteristiche formali dei gesti Per quanto riguarda la forma di esecuzione, è stata riscontrata una notevole somiglianza nei gesti prodotti da bambini diversi in riferimento alle stesse immagini. 1 Considerando tutti i gesti, quelli uni-manuali sono stati prodotti in maniera più frequente rispetto a quelli bi-manuali (58% versus 42% ; Test Binomiale : p<.001). Tuttavia i bambini hanno prodotto spesso gesti bi-manuali non solo quando il significato era collegato all’utilizzo di entrambe le mani (per esempio i guanti o nuotare) ma anche per altri item che non implicavano necessariamente l’uso di due mani (per esempio, ombrello e gira). I gesti prodotti in corrispondenza di 6 item su 10 mostrano una marcata preferenza (almeno il 75% delle occorrenze) : 3 bimanuali (guanti :100% ; nuota :92% ; e si lava le mani : 100%) e 3 uni-manuali (pettine : 89% ; apre : 75% ; e telefona : 91%). Nella maggior parte dei gesti bi-manuali le mani erano simmetriche (85%), confermando il dato secondo cui azioni che richiedono un controllo distinto delle due mani emergono più tardi. I gesti prodotti in corrispondenza dello stesso item tendono ad essere eseguiti nello stesso luogo da tutti i bambini (per 7 figure su 10 i bambini hanno prodotto gesti nello stesso luogo di articolazione). Per quanto riguarda le forme delle mani utilizzate maggiormente dai bambini si veda la Fig. 2. 1 Per ulteriori dettagli sui risultati relativi alle analisi dei gesti dal punto di vista formale, si veda Pettenati et al. 2009. e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra 20 Fig. 2. Forme della mano maggiormente utilizzate dai bambini per eseguire i gesti osservati. Per quanto riguarda il movimento è stata ritrovata una grande variabilità nella direzione ed è stato possibile individuare una marcata tendenza soltanto per 2 item su 10 : in corrispondenza dell’item gira, si evidenziano gesti prodotti nella maggior parte dei casi (96%) con un movimento circolare ; mentre i gesti prodotti in corrispondenza dell’item telefona, sono prodotti nella maggior parte dei casi (91%) con un movimento verso il corpo. Relazione temporale fra gesti e linguaggio verbale In questa analisi, anziché il numero di gesti, sono stati considerati gli stroke. Una parte significativamente maggiore di gesti (66%) viene prodotta in maniera sincronica rispetto al parlato (c²(1) = 9.18 ; p< .01). Questa differenza tra produzioni sincrone e produzioni asincrone, tuttavia, si riscontra solamente nelle risposte agli item raffiguranti azioni (c²(1) = 17.61 ; p < .0001) e non nelle risposte agli item raffiguranti oggetti e animali, in cui i casi di sincronia e i casi di asincronia compaiono in ugual misura (Fig. 3). All’interno dei 47 casi di asincronia riscontrati (34% degli stroke esaminati), sono stati individiati solamente 4 casi di sovrapposizione parziale tra gesto nella porzione di preparazione o di ritrazione) e parlato (3 per gli item oggetti/animali, 1 per gli item azioni). Fig. 3. Percentuali di sincronie/asincronie tra gesto e parola rilevate nella denominazione di item raffiguranti oggetti e animali e in quelli raffiguranti azioni. relazione semantica e temporale tra gesti e parole 21 Per quanto riguarda la posizione temporale reciproca tra gesto e parlato, i gesti iniziano prima delle parole in una proporzione simile rispetto alle volte in cui le parole iniziano prima dei gesti (Fig. 4a), e il parlato termina prima rispetto al gesto nella maggioranza delle occorrenze (Fig. 4b) (c²(1) = 22.68 ; p < .01). Fig. 4a-4b. Percentuali delle posizioni temporali reciproche tra gesti e parole in base al momento di inizio (4a) e di fine (4b). Dalla lettura della Fig. 5, si osserva che negli item raffiguranti oggetti/animali, il parlato tende a cominciare prima rispetto al gesto (c²(1) = 3.62 ; p=.057), mentre negli item raffiguranti azioni, il gesto inizia prima rispetto al parlato (c²(1) = 4.7 ; p=.03). Figura 5. Percentuali delle posizioni temporali reciproche tra gesti e parole in base al momento di inizio e di fine negli item raffiguranti oggetti/animali e in quelli raffiguranti azioni. La differenza tra i casi in cui il gesto inizia prima negli item azioni rispetto a quando inizia prima negli item oggetti/animali è significativa (c² = 7.61 ; p <.01). Sia per gli item raffiguranti oggetti/animali sia per quelli di azioni il parlato finisce prima rispetto al gesto (rispettivamente c²(1) = 5.98 ; p=.01 e c²(1) = 16.2 ; p < .01). 22 e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra Co-espressività e discordanza semantica tra gesto e parlato Analizzando la relazione semantica tra il parlato prodotto durante lo stroke del gesto e il gesto stesso (produzioni sincrone), si riscontra una percentuale di produzioni co-espressive significativamente superiore (74%) rispetto a quelle discordanti (26%) (c²(1) = 13.43 ; p < .01). Anche considerando la concordanza semantica tra il parlato e i gesti prodotti durante tutta l’interazione (comprendendo quindi anche le produzioni asincrone), la percentuale di produzioni co-espressive (86%) è significativamente superiore rispetto a quelle discordanti (14%) (c²(1) = 30.44 ; p < .01). Nelle produzioni gesto-parola considerate co-espressive, quasi sempre il parlato prodotto è quello atteso per la figura : nella maggior parte dei casi i bambini eseguono un gesto in accompagnamento ad una risposta corretta e co-espressiva (ad esempio, in risposta all’item nuota, il bambino riproduce l’azione di nuotare muovendo alternativamente le braccia mentre dice sta nuotando), ma può anche succedere che né l’etichetta verbale né il gesto prodotti corrispondano al target ma veicolino significati tra loro assimilabili (ad esempio, in corrispondenza dell’item apre il bambino estende le braccia e le richiude verso di sé, mentre dice “viene dentro”). Tra le interazioni analizzate, in 10 casi le produzioni gesto-parola sono state considerate discordanti. In particolare, si sono verificate due condizioni : 1) l’etichetta verbale fornita dal bambino era quella attesa per il compito mentre il gesto non era stato considerato corretto (7 interazioni ; ad esempio, in corrispondenza dell’item gira, il bambino esegue con la mano un movimento lineare dal basso verso l’alto, con l’indice teso e il palmo rivolto verso il basso, mentre dice gira) ; 2) il gesto prodotto è stato considerato corretto mentre l’etichetta verbale non corrispondeva a quella attesa o era incomprensibile (3 interazioni ; ad esempio, in risposta all’item pettine il bambino esegue il gesto di pettinarsi avvicinando il pugno chiuso alla testa e compiendo movimenti verso il basso, mentre dice “bascia”). Conclusioni Gli obiettivi di questo lavoro erano lo studio della produzione gestuale spontanea dei bambini in un compito di denominazione lessicale, per comprendere meglio i rapporti tra produzione gestuale e verbale sia sul piano semantico che temporale e la verifica della compatibilità dell’ipotesi del Compattamento dell’informazione rispetto a quella del Recupero lessicale. Già Stefanini et al. (2009) avevano osservato che bambini di 2-3 anni, posti di fronte ad un compito di denominazione, costituito da fotografie a colori, forniscono risposte verbali accompagnate da gesti. Confrontando le produzioni di bambini diversi di fronte allo stesso stimolo visivo, Pettenati et al. (2009) hanno evidenziato forti somiglianze nelle caratteristiche motorie di esecuzione del gesto : stesso numero di mani coinvolte, configurazioni della mano molto simili, stesso luogo di esecuzione e, talvolta, lo stesso movimento. Questi risultati sembrerebbero confortare, in accordo con l’ipotesi del Compattamento dell’informazione, l’idea che gesti e parole condividano uno spazio concettuale comune, così come l’attivazione di programmi motori mano-bocca associati con specifici oggetti e/o azioni. Relativamente al rapporto temporale tra le due modalità, abbiamo rilevato che i gesti sono stati prodotti prevalentemente in sincronia rispetto al parlato. Osservando i dati nel loro insieme si evidenzia che, in circa la relazione semantica e temporale tra gesti e parole 23 metà dei casi, la produzione gestuale anticipa nel suo momento d’inizio quella verbale ; mentre, nell’altra metà dei casi, avviene il contrario : la produzione verbale anticipa quella gestuale. Questo dato non permetterebbe di sostenere completamente l’ipotesi del Recupero lessicale, in quanto non si dovrebbe mai rilevare la parola prodotta prima del gesto. Il rapporto temporale tra gesto e parlato sembra invece dipendere dallo stimolo, anche in termini di posizione temporale reciproca. La produzione gestuale parte tardi rispetto al parlato di fronte ad item che elicitano la denominazione di un oggetto (o di un animale). Nel caso degli item raffiguranti azioni, invece, la produzione gestuale parte prima di quella verbale. I diversi pattern di risposta rilevati possono dare indicazioni sul rapporto tra gesto e parlato e sulla funzione del gesto nella produzione linguistica. Sembra che i meccanismi che stimolano la produzione di un gesto siano “subito” attivati di fronte ad item che rappresentano azioni, mentre per quelli che rappresentano oggetti l’attivazione dell’esecuzione del gesto segue l’inizio della produzione dell’etichetta verbale corrispondente all’oggetto. Il percorso attivato potrebbe quindi essere in parte diverso nei due casi, ma appare evidente la connessione tra i meccanismi linguistici e quelli motori. L’ipotesi del Compattamento dell’informazione, non prevedendo un pattern obbligato in relazione al rapporto temporale tra gesto e parola, potrebbe essere sostenuta almeno in parte, in quanto la sincronia riscontrata tra gesti e parole dimostrerebbe che il pensiero del parlante può esprimersi contemporaneamente attraverso modalità differenti. In questo studio, i gesti e le parole appaiono come un sistema integrato in cui la posizione temporale del gesto non è sempre la stessa, ma risponde alle esigenze del contesto e, in particolare, agli stimoli che il bambino ha di fronte. I bambini, quindi, producono gesti che esprimono significati coerenti con quanto viene verbalizzato, infatti, i gesti rappresentano quasi sempre azioni, anche quando nel parlato viene denominato semplicemente l’oggetto. La co-espressività tra gesto e parlato, all’interno dello stesso segmento interattivo, non sembra dipendere dalla loro reciproca sincronia. Infatti, la relazione semantica è ritrovata in tutti i casi, anche in quelli non sincroni. Gesti e parole sono in grado di esprimere contenuti diversi in funzione del canale di comunicazione utilizzato e dello stimolo. Il gesto, infatti, si esprime sempre come azione che accompagna l’etichetta lessicale, non necessariamente anticipandola. I contenuti espressi nel parlato e quelli veicolati nel gesto sono assimilabili, ma la modalità con cui vengono comunicati è diversa per cui, in un certo senso, anche le informazioni espresse non sono mai identiche. Il rapporto tra il gesto e il parlato e la funzione del gesto rispetto al parlato sembrano andare al di là della “semplice” compensazione. Il gesto non è soltanto un meccanismo che interviene nel momento in cui il recupero lessicale è difficoltoso. Gesti e parole sembrano piuttosto essere attivati dagli stessi meccanismi e appaiono, almeno in questa fase di sviluppo (2-3 anni), in stretta relazione. Queste considerazioni sono valide, per il momento, solamente per i gesti rappresentativi prodotti spontaneamente in un contesto di denominazione. Nel futuro ci proponiamo di estendere l’analisi all’intero campione di gesti prodotti. Per questo studio, infatti, erano stati selezionati gli item in corrispondenza dei quali i bambini producevano un maggior numero di gesti. Sarebbe interessante estendere queste analisi ad altri tipi di gesti e ad altri contesti. Ad esempio, uno studio recente (Capirci, Cristilli, De Angelis, Graziano, in stampa) che ha analizzato i ge e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra 24 sti prodotti nel corso di una narrazione in bambini più grandi di età rispetto al nostro campione, ha rilevato un « evolversi della gestualità dei bambini da forme di rappresentazione più concrete ed iconiche, fondate sulla propria esperienza e percezione della realtà, verso forme più astratte e simboliche, realizzate sulla base di pertinenze socialmente stabilite » (Graziano 2009 : 157). Se confrontiamo i risultati del presente studio con i dati relativi alla produzione gestuale negli adulti (descritti, ad esempio, da McNeill 2000 e 2005), si osserva che essi richiedono la obbligatoria presenza del linguaggio con cui sono prodotti in sincronia. Anche i gesti esaminati nel presente studio sono prevalentemente sincroni al parlato ma non sempre e, talvolta, la produzione verbale è assente. I gesti analizzati nel nostro studio appaiono più vicini a quelli che McNeill (2000 ; 2005) chiama emblemi e, anche se non hanno lo stesso grado di convenzionalizzazione, sono molto simili tra loro quando rappresentano lo stesso referente (Pettenati et al. 2009). Infine, in collaborazione con ricercatori di altri laboratori, abbiamo cominciato a raccogliere dati con bambini di altre lingue e culture (britannici e giapponesi) utilizzando lo stesso compito di denominazione per verificare sia la quantità e il tipo di gesti prodotti che il rapporto tra gesto e parola. Ringraziamenti La realizzazione di una parte di questo lavoro è stata possibile grazie ad una borsa di tesi all’estero presso il Max Planck for Psycholinguistics di Njimegen (NL), tutor Prof. Marianne Gullberg, ottenuta dal primo autore, nell’ambito della stesura della tesi di laurea in “Intervento psicologico nello sviluppo e nelle istituzioni socio-educative”, relatore Prof. Traute Taeschner, a.a. 2006/2007. Lo studio è stato inoltre supportato dalla Fondazione Monte di Parma (gruppo di Ricerca per Studio sullo Sviluppo Motorio e Linguistico dei Bambini, Università di Parma) nell’ambito della convenzione stipulata tra Università di Parma e l’ISTC, CNR di Roma. Si ringraziano i bambini che hanno partecipato allo studio e le famiglie che hanno fornito il consenso alla raccolta dei dati. Riferimenti bibliografici Acredolo, L. P., Goodwyn, S. W. (1988), Symbolic gesturing in normal infants, « Child Development », 59, pp. 450-466. Acredolo, L. P., Goodwyn, S. W. (1994), Sign language among hearing infants : the spontaneous development of symbolic gesture, in From gesture to language in hearing and deaf children, a cura di V. Volterra, C. J. Erting, Washington, Gallaudet university Press, pp. 68-81. Alibali, M. W., Goldin-Meadow, S. (1993), Gesture-speech mismatch and mechanism of learning : What the hands reveal about a child’s state of mind, « Cognitive Psychology », 25, pp. 468-523. 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