Rivista di psicolinguistica applicata - 2010 - 1-2 - PUMA

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Rivista di psicolinguistica applicata - 2010 - 1-2 - PUMA
RiPLA
RIVISTA DI PSICOLINGUISTICA APPLICATA
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DI PSICOL I NGU I ST IC A
A PPL IC ATA
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1-2 · 2010
LO SVILUPPO DEL LESSICO PSICOLOGICO:
ASPETTI COGNITIVI, EMOTIVI ED INTERPERSONALI
THE DEVELOPMENT OF INTERNAL STATE TALK:
COGNITIVE, EMOTIONAL AND INTERPERSONAL ASPECTS
Numero monotematico a cura di / Special Issue edited by
Maria Antonietta Pinto · Antonella Devescovi
Emiddia Longobardi
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sommario / CONTENTS
Elena Congestrí, Pasquale Rinaldi, Paola Pettenati, Virginia Volterra, Relazione semantica e temporale tra gesti e parole in un compito di denominazione / Semantic and temporal relationship between gestures and speech in
a picture-naming task
Maria Cristina Caselli, Tommaso Lucioli, Martina Recchia, Lo sviluppo lessicale di una bambina con sindrome di Down : parole e segni /Lexical
developement of a little girl with Down Syndrome : words and signs
Mónica Baez, La alfabetización inicial en niños sordos : aspectos constructivos en
el aprendizaje de la escritura del español / Early phases of the literacy process in
deaf children : constructive aspects of learning to write Spanish
Carmen Belacchi, Esperienza sensoriale e significato delle parole : una ricerca
sulle definizioni da parte di adulti con disabilità visiva /Sensorial experience and
lexical meaning representation : a research on word definition by blind adults Francesco Arcidiacono, Wendy Klein, Carolina Izquierdo, Thomas
N. Bradbury, Modalità interattive nella divisione del lavoro domestico : uno
studio etnografico su famiglie italiane e statunitensi / Interactional modalities
within the division of household labor : an ethnographic study among Italian and
US families
Giuseppe Mininni, Rosa Scardigno, La costruzione discorsiva dell’esperienza religiosa in età giovanile /The discursive construction of religious experience
in youth
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Recensioni / Book reviews
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RELAZIONE SEMANTICA E TEMPORALE
TRA GESTI E PAROLE
IN UN COMPITO DI DENOMINAZIONE
Elena Congestrí* · Pasquale Rinaldi**
Paola Pettenati*** · Virginia Volterra****
Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione · CNR Roma
Università degli Studi di Parma
Title : Semantic and temporal relationship between gestures and speech in a picture-naming task.
Abstract : This study explores semantic and temporal relationship between spontaneous gestures
and speech produced by 45 hearing children (age range 24-37 months) in a picture-naming task. Five
pictures depicting objects and five pictures depicting actions which elicited more representational
gestures were chosen for this analysis. Gestures produced were analyzed distinguishing between
“action” gestures and “size and shape” gestures. The relationship between gesture and speech was
analyzed in terms of : temporal synchrony/asynchrony, including mutual placement, and semantic
match/mismatch, by using ELAN (EUDICO Linguistic Annotator). Results show that gestures and
speech mainly convey similar meanings and that gestural stroke was produced synchronically with
speech in the majority of cases. Onset time appears to be influenced by the item : gestural production
tends to be produced before the spoken word onset in front of pictures depicting actions, but after in
front of pictures depicting objects/animal. The results seem to support the Information Packaging
Hypothesis (Alibali et al. 2000) where gestures and speech appear as an integrated system.
Keywords : Gestures - Speech - Semantic relations - Temporal relations - Picture-naming.
 
 
 
 
 
Introduzione
P
er molto tempo lo studio del linguaggio ha coinciso essenzialmente con lo studio del parlato ; più recentemente alcuni studiosi hanno cominciato a considerare anche i gesti come parte integrante del processo comunicativo e il linguaggio
come un sistema integrato gesto-parlato (Kendon 2004 ; McNeill 1992 ; 2000 ; 2005).
Come riportato da McNeill (2005), i gesti prodotti dagli adulti sono co-espressivi
e sincronici rispetto al linguaggio parlato e, gesti e parole, pur utilizzando modalità
differenti, esprimono un’unica idea sottostante. Le produzioni verbale e gestuale
sono poi sincroniche : nel parlare la mente compie, in due modi diversi e contemporaneamente, un unico processo. Questa, secondo McNeill, è la base per una
dialettica tra immagini mentali espresse nel gesto e nel linguaggio parlato.
 
 
 
 
 
-  Ultima versione ricevuta nel dicembre 2009.
*  Elena Congestrí, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, cnr, Via Nomentana 56,
00161 Roma ; [email protected].
**  Corresponding author : Pasquale Rinaldi, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione,
cnr, Via Nomentana 56, 00161 Roma ; [email protected].
***  Paola Pettenati Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Parma, Via Volturno
39, 43100 ; [email protected].
****  Virginia Volterra, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, cnr, Via Nomentana
56, 00161 Roma ; [email protected].
 
 
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Nel parlato l’informazione è resa in maniera analitica ed è segmentata. Nel gesto, invece, sono espresse le diverse sfaccettature dell’informazione con un unico
simbolo. Il gesto e la parola appaiono come espressioni diverse dello stesso sistema
e sono inseparabili, membri di una unione indissolubile (unbreakable bond, McNeill
2005). Essi agiscono come un sistema integrato che resiste anche quando viene
messo alla prova : ad esempio, gli episodi di balbuzie “rallentano” allo stesso modo
la produzione delle parole e dei gesti ; i gesti vengono utilizzati da parte dei ciechi
anche quando si rivolgono ad altri ciechi ; in mancanza di eloquio fluente anche il
gesto si interrompe. L’impossibilità di utilizzare l’uno o l’altro canale può inficiare
questa unione tra gesto e linguaggio parlato negli adulti.
Alcuni ricercatori si sono interrogati sul ruolo che i gesti assumono nei confronti
del parlato elaborando diversi modelli. Sono state sviluppate essenzialmente due ipotesi, che non necessariamente si escludono a vicenda : quella del Recupero lessicale (in
inglese : Lexical retrieval, Alibali, Kita, Young 2000) e quella del Compattamento dell’informazione (in inglese : Information Packaging Hypothesis, Kita 2000 ; Alibali et al. 2000).
Secondo la prima ipotesi il gesto facilita il recupero dell’elemento lessicale dalla
memoria giocando così un ruolo diretto nei processi linguistici. Quindi, in questa visione, gesto e linguaggio parlato dovrebbero trovarsi in una certa posizione
reciproca, sia dal punto di vista semantico che dal punto di vista temporale, esprimerebbero contenuti assimilabili e il gesto occorrerebbe immediatamente prima
oppure sarebbe in sincronia temporale con il parlato.
La seconda ipotesi implica una diversa visione del ruolo funzionale del gesto
nella produzione linguistica. Secondo questa ipotesi, il gesto esprime contenuti
che non sono analizzabili attraverso le categorie discrete usate per studiare il linguaggio e che non vengono espressi nel parlato. I significati veicolati dal gesto
forniscono piuttosto informazioni sui processi di pensiero messi in atto dall’individuo in un determinato momento. In questo senso, quindi, il gesto giocherebbe un
ruolo nei processi di pensiero e nell’organizzazione dell’informazione. Dal punto
di vista semantico, dunque, gesto e parlato possono esprimere informazioni differenti ; dal punto di vista temporale, questa ipotesi non prevede necessariamente
una sincronia tra gesto e parola.
Entrambe queste posizioni sono state verificate in studi sulla gestualità degli
adulti e parzialmente testate anche sulle produzioni dei bambini, che invece sembrano non utilizzare esattamente lo stesso modello di relazione gesto-parola.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il ruolo dei gesti nello sviluppo
Rispetto alla classificazione dei gesti proposta da Kendon (2004), inizialmente la
produzione gestuale da parte di bambini piccoli si limita ai soli gesti deittici (ad es.,
la richiesta e soprattutto l’indicazione). Successivamente, con lo sviluppo lessicale
compaiono anche i gesti rappresentativi e le altre tipologie riscontrate anche negli
adulti. Gli studi che si sono focalizzati sullo sviluppo linguistico nei primi due anni
di vita, riportano che i bambini, fra i 12 e i 18 mesi, iniziano a produrre gesti rappresentativi, anche definiti referenziali (Iverson, Capirci, Caselli 1994), “recognitory”
(Shore, Bates, Bretherton, Beeghly, O’Connell 1990), simbolici (Acredolo, Goodwyn
1994) o “characterizing” (Morford, Goldin-Meadow 1992), che sono collegati in maniera iconica ad azioni transitive e intransitive, eseguite abitualmente con o senza
il referente. Un esempio di queste azioni è quello del bambino che porta il pugno
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
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chiuso all’orecchio per rappresentare il telefono, o che avvicina la mano alla guancia e chiude gli occhi riferendosi all’azione di dormire. Queste produzioni, definite
anche schemi di azione simbolica, traggono le loro origini proprio dall’azione con
gli oggetti (Piaget 1936). Le azioni prodotte con gli oggetti in mano e i gesti prodotti senza oggetto possono essere trattati come dimensioni di un continuum e anche
l’adulto può produrre gesti con un oggetto in mano per scopi comunicativi.
In uno studio longitudinale di Capirci, Contaldo, Caselli e Volterra (2005), le autrici analizzano le interazioni spontanee, con i genitori, di tre bambini italiani dai
10 ai 23 mesi, confermando l’esistenza di una continuità tra la produzione dei primi
schemi d’azione, i primi gesti e le prime parole. Ad esempio, il bambino che porta
il telefono all’orecchio sarà in grado più tardi di produrre un gesto che rappresenta
il telefono con la mano vuota all’orecchio e, successivamente, di produrre la parola
corrispondente.
Questi gesti attraversano alcune fasi di decontestualizzazione : dalla produzione
in presenza del referente (presentational) alla produzione in assenza del referente
(representational), e dalla produzione in particolari contesti (routines) alla produzione in contesti più generali e ampi. Solo alla fine di questo processo essi diventano
veri e propri simboli (Iverson et al. 1994).
Quando il bambino comincia a produrre gesti rappresentativi, essi vanno ad arricchire il suo repertorio semantico, accompagnando quindi lo sviluppo lessicale.
Attorno ai 12 mesi, infatti, il vocabolario verbale in produzione è ancora limitato
e la produzione di gesti consente al bambino di comunicare con i propri familiari, pur non possedendo ancora un lessico sufficientemente ricco (Caselli, 1983 ;
Acredolo, Goodwyn, 1988). In una fase successiva, la frequenza di gesti e quella di
parole prodotte sono comparabili ed entrambe le modalità, gestuale e vocale, vengono progressivamente utilizzate per riferirsi a nuovi oggetti o eventi. A 16 mesi il
vocabolario del bambino è costituito sia da gesti che da parole in quantità variabili
(Iverson et al. 1994). A 20 mesi, invece, la quantità di parole prodotte aumenta e
non compaiono molti gesti nuovi nel repertorio dei bambini. Aumenta invece la
produzione di combinazioni di due parole (Iverson et al. 1994). Con la comparsa
dei gesti rappresentativi, la produzione del gesto di indicazione subisce dei mutamenti che hanno a che fare con il controllo visivo del partner e, come riportato da
Tomasello, Carpenter e Liszkowski (2007), con la condivisione dell’attenzione.
Attorno ai 16 mesi, infatti, i bambini sono in grado di produrre combinazioni di
due elementi comunicativi. Queste combinazioni sono ancora, prevalentemente,
inter-modali (gesto di indicazione + parola). Caselli e Volterra (2002) classificano
queste combinazioni come equivalenti quando i due elementi comunicativi hanno
un significato analogo ; complementari quando uno dei due (l’indicazione) specifica
o disambigua l’elemento a cui la parola si riferisce ; supplementari quando i due elementi possiedono significati diversi e l’uno aggiunge informazione rispetto all’altro. L’utilizzo di quest’ultimo tipo di combinazione sarebbe un predittore delle
successive combinazioni di due parole (Capirci, Iverson, Pizzuto, Volterra 1996).
Quando il bambino si trova nello stadio della parola singola, nelle combinazioni
gesto-parola la sincronia temporale non è ancora visibile. La parola può accompagnare il gesto comparendo prima o dopo la sua produzione, ma raramente i due
elementi sono sincroni (Butcher, Goldin-Meadow 2000). La sincronia temporale
sembra emergere man mano che si procede durante lo stadio di produzione di
 
 
 
 
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due parole. Tuttavia, alcuni studi non hanno confermato questo pattern ed hanno
evidenziato invece produzioni sincrone anche nelle prime fasi dello sviluppo (Pizzuto, Capobianco, Devescovi 2005).
Per quanto riguarda le combinazioni gesto-parola, Goldin-Meadow (1999) ne distingue due tipi :
- “match” : l’elemento verbale e quello gestuale presentano lo stesso significato
agli occhi di due osservatori indipendenti (l’informazione espressa dal gesto è
ridondante rispetto a quella prodotta dal parlato) ;
- “mismatch” : non c’è accordo tra il significato attribuito al gesto e quello attribuito alla parola, da parte di due osservatori indipendenti (l’informazione
espressa dal gesto è differente da quella espressa dal parlato).
I gesti rappresentativi continuano ad essere prodotti nel corso dello sviluppo
linguistico, anche in età scolare (vedi per esempio Goldin-Meadow, Nusbaum,
Garber, Church 1993), risulta pertanto importante esaminare il rapporto che essi
instaurano con le parole. Le ipotesi utilizzate per le produzioni adulte (ipotesi del
Recupero lessicale e ipotesi del Compattamento dell’informazione) sono state applicate
allo studio dei gesti eseguiti dai bambini e della loro relazione con le parole.
Alibali e Goldin-Meadow (1993) hanno analizzato le risposte di bambini in età
scolare a compiti matematici ed hanno riscontrato che i bambini che usavano i
gesti attraversavano tre fasi : la prima, stabile, in cui producevano combinazioni
gesto-parola definite “match”, ma le risposte non erano corrette rispetto al compito ; la seconda, instabile, in cui producevano combinazioni gesto-parola definite
“mismatch” ; la terza, stabile, in cui producevano combinazioni gesto-parola definite “match” che fornivano risposte corrette rispetto al compito.
Alcuni bambini passavano direttamente dalla prima alla terza fase, ma erano meno capaci di generalizzare le loro conoscenze rispetto a quelli che avevano attraversato la seconda fase. Inoltre i gesti dei “mismatcher” (così sono definiti i bambini che
eseguono “mismatch”) esprimevano idee più avanzate rispetto a quelle espresse nel
parlato. Questi dati confermerebbero nei bambini l’ipotesi del Recupero lessicale, in
quanto il gesto sarebbe utilizzato per esprimere significati che non sono ancora
espressi verbalmente (Goldin-Meadow 1999).
Anche i risultati dello studio di Capone (2007) sostengono l’ipotesi del Recupero
lessicale. Nell’analisi delle risposte gestuali in combinazione con la produzione verbale, l’autrice rileva un pattern simile a quello riscontrato da Alibali e Goldin-Meadow (1993) e sostiene che i bambini compiano un passaggio da una rappresentazione semantica incompleta o debole (espressa dalle combinazioni “mismatch”) ad
una rappresentazione gradualmente sempre più ricca (espressa, invece, attraverso
le combinazioni “match”). Queste rappresentazioni dipenderebbero, secondo un
modello associazionistico, da un Sistema Lessicale–Semantico (Lexical–Semantic
System), ovvero una rete neurale distribuita di fattori uditivi, visivi, tattili, propriocettivi, olfattivi e/o gustativi, i cui nodi possono attivarsi simultaneamente (in maniera eccitatoria o inibitoria). Una rappresentazione semantica incompleta o debole su questa rete è facilmente confusa con le altre e questo renderebbe più difficile
il recupero lessicale. In quest’ottica, il gesto può costituire allo stesso tempo una
risorsa per la conoscenza semantica e un’espressione di questa conoscenza.
Lo studio di Alibali et al. (2000) mette a confronto l’ipotesi del Recupero lessicale e
l’ipotesi del Compattamento dell’informazione. Gli Autori propongono a bambini dai
 
 
 
 
 
 
 
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
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4 ai 6 anni due compiti simili di conservazione piagetiana. Nel primo, i bambini devono fornire una spiegazione relativa alla conservazione ; nel secondo, invece, ne
devono fornire una descrizione. I due compiti richiedono lo stesso tipo di risposte
verbali, in termini di enunciati prodotti, numero e tipo di parole “spaziali” (ovvero
parole che più facilmente elicitano la produzione di gesti, sia per l’una che per
l’altra condizione, come, ad esempio, rotondo, dentro, torre), per cui, secondo gli autori, sarebbero in gioco gli stessi processi linguistici. I compiti, tuttavia, sono diversi per quel che riguarda la concettualizzazione dell’informazione. Se l’ipotesi del
Recupero lessicale fosse verificata, la produzione gestuale dei bambini nei due compiti dovrebbe essere comparabile, così come dovrebbe esserlo la loro produzione
verbale. Se invece fosse verificata l’ipotesi del Compattamento dell’informazione, la
produzione gestuale nei due compiti dovrebbe essere differente, perché essi richiederebbero processi diversi relativamente all’organizzazione dell’informazione.
I risultati hanno dimostrato che, nel compito di spiegazione, i gesti fornivano
più spesso informazioni differenti rispetto alla produzione verbale. Si ritrovavano, quindi, più spesso delle combinazioni “mismatch”, in cui i gesti esprimevano
significati non-ridondanti rispetto al linguaggio parlato. Gli autori confermano la
validità dell’ipotesi del Compattamento dell’informazione, sottolineando l’importanza del gesto non solo nella produzione linguistica, ma anche nell’attività cognitiva
più in generale.
Anche uno studio di Pine, Luf kin, Kirk e Messer (2007) conferma l’ipotesi del
Compattamento dell’informazione. Gli autori analizzano la produzione gestuale in
rapporto al linguaggio parlato di bambini fra i 6 e gli 8 anni, posti di fronte ad
un compito di “bilanciamento”. Il compito consiste nel mettere dei bastoncini sopra un fulcro, in modo che stiano in equilibrio. Successivamente, viene chiesto al
bambino di spiegare perché il bastoncino sta in equilibrio o, se cade, perché cade.
Oltre che alla frequenza di gesti prodotti, gli autori erano interessati ad esaminare la corrispondenza semantica e la sincronia temporale del gesto con la parola.
I loro risultati dimostrano che i gesti prodotti esprimevano informazioni pertinenti al compito (ad esempio, che il bastoncino dovesse essere adagiato sul suo
punto centrale o la distanza dal fulcro) più spesso di quanto non avvenisse con il
linguaggio parlato (86% vs. 47%). I bambini sarebbero stati più disposti ad esprimere con i gesti, piuttosto che con le parole, le proprie conoscenze rispetto ad un
compito per loro difficile. Per quel che riguarda la corrispondenza semantica, gli
autori hanno riscontrato che nella maggior parte dei casi (69%) le informazioni
espresse nei gesti e quelle espresse nel parlato coincidevano. Per quanto riguarda i
“mismatch” semantici, invece, nell’80% dei casi, le informazioni espresse nel gesto
sono state considerate più “avanzate” di quelle espresse nel linguaggio verbale ; la
sincronia temporale è stata rilevata nell’88% dei casi. Successivamente, gli autori
hanno analizzato la relazione tra corrispondenza semantica e sincronia temporale,
osservando le sessioni sperimentali in cui il gesto per la prima volta veniva considerato pertinente rispetto al compito e confrontandolo con l’eventuale porzione di
linguaggio parlato che esprimeva la stessa informazione. Per circa la metà dei casi,
il gesto era prodotto in sincronia con la risposta verbale corretta, mentre per la
restante metà dei casi il gesto appariva prima della risposta verbale corretta oppure
in assenza della spiegazione verbale dello stesso concetto.
Questo studio supporta l’idea secondo cui il gesto ha un ruolo nell’organizzazio 
 
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e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra
ne e nella pianificazione del pensiero e può quindi esprimere idee differenti e più
avanzate rispetto al linguaggio parlato, idee che il bambino non è ancora in grado
di articolare verbalmente.
Mayberry e Nicoladis (2000) esaminano tre ipotesi relativamente alla funzione
del gesto nello sviluppo linguistico in bambini bilingui. Secondo la prima ipotesi,
il gesto servirebbe a sostituire il linguaggio parlato, cioè a compensare le mancanze linguistiche, per cui ci si aspetta una diminuzione della frequenza di gesti
all’aumentare delle competenze linguistiche. In base alla seconda ipotesi, il gesto
sarebbe collegato a capacità cognitive separate dal linguaggio ma che si sviluppano
nello stesso periodo, per cui in bambini bilingui il pattern di produzione gestuale
rimarrebbe invariato nel passaggio da una lingua all’altra. Secondo la terza ipotesi,
infine, l’uso del gesto nel bambino piccolo sarebbe legato allo sviluppo delle competenze linguistiche e quindi non subirebbe un declino, ma si modificherebbe per
avvicinarsi progressivamente al pattern adulto. Le autrici hanno effettuato osservazioni longitudinali su bambini bilingui (Inglese/Francese), dai 2 ai 3 anni e mezzo,
ed evidenziato che i bambini continuano ad utilizzare i gesti anche quando hanno
imparato a parlare. Anzi, la frequenza dei gesti prodotti aumenta all’aumentare
delle loro capacità linguistiche. L’uso dei gesti, quindi, sarebbe un fenomeno associato specificatamente allo sviluppo linguistico (terza ipotesi). Questo dato sarebbe
confortato anche dal confronto con i pattern adulti di produzione gestuale : i bambini producono tipologie di gesti differenti rispetto agli adulti e con diversa frequenza. L’utilizzo dei gesti da parte del bambino si avvicina al modello adulto man
mano che egli procede nel proprio sviluppo linguistico (Mayberry, Nicoladis 2000).
McNeill (2005) sottolinea la complementarietà delle prime combinazioni gestoparola. Questa implica che i due elementi esprimano significati differenti poiché
utilizzano modalità espressive diverse. Il bambino che, puntando il dito verso la
porta, dice “apri”, non esprime una singola idea in due modi diversi. Piuttosto,
l’oggetto (la porta) e l’azione sull’oggetto (aprire) sono sintetizzati in qualcosa di
unico, ma ancora non definito, probabilmente basato sull’azione. Le prime combinazioni gesto-parola pongono, dunque, le basi per quella che McNeill (2005),
riprendendo Vygotsky (1930), chiama « imagery-language dialectic », ovvero la dialettica tra il linguaggio e le immagini mentali. In quest’ottica, la dialettica sarebbe
possibile solamente quando si attraversa una fase d’instabilità in cui ciò che esprime il gesto è discordante rispetto a ciò che esprime il linguaggio verbale. In questo
senso, quindi, tale processo non potrebbe verificarsi in una fase precoce di sviluppo
del linguaggio in cui si ritrovano combinazioni gesto-parola di tipo equivalente.
 
 
 
Metodo
Obiettivi
In uno studio precedente, volto a studiare il primo sviluppo lessicale in bambini
di età prescolare, è stato rilevato che, spesso nello svolgimento di un compito di
denominazione di figure, viene prodotta una serie di gesti sia deittici (indicazioni)
che rappresentativi, e che la frequenza di questi gesti tende a diminuire tra 2 e 7
anni sia in relazione all’età che alla correttezza della risposta (Stefanini, Bello, Caselli, Iverson, Volterra, 2009). I gesti definiti come “rappresentativi” rappresentano
in genere le azioni raffigurate nella foto presentata al bambino (ad esempio, nuo-
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
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tare, lavarsi le mani), azioni eseguite con l’oggetto raffigurato in una delle foto (ad
esempio, pettinarsi per l’item pettine) o azioni che caratterizzano il personaggio
raffigurato nella foto (leone).
In uno studio successivo sono stati selezionati gli item in corrispondenza dei
quali bambini diversi avevano prodotto gesti rappresentativi, per poter analizzare
eventuali somiglianze o differenze dal punto di vista dell’esecuzione formale dei
gesti (Pettenati, Stefanini, Volterra 2009).
L’obiettivo dello studio descritto in queste pagine è analizzare la relazione semantica tra questi gesti e la produzione verbale e la loro eventuale sincronia o
asincronia temporale, al fine di verificare le ipotesi del Recupero lessicale e del Compattamento dell’informazione.
Per confermare l’ipotesi del Recupero lessicale è necessario che il gesto venga prodotto prima o contemporaneamente al parlato, in modo da facilitare il processo
di recupero dell’etichetta verbale. Per quanto riguarda la relazione semantica, non
ci si aspetta un pattern specifico, come dimostrato in altri studi (ad es. Alibali, Goldin-Meadow 1993). Relativamente alle competenze lessicali richieste dalla prova, i
bambini potrebbero trovarsi a livelli di acquisizione diversi : potrebbero trovarsi in
una fase in cui forniscono risposte gesto-parola co-espressive e scorrette rispetto al
compito ; oppure in una fase di transizione in cui vengono prodotte risposte gestoparola discordanti, dove la produzione verbale è ancora scorretta mentre quella
gestuale è in qualche modo corrispondente al significato da denominare ; oppure,
infine, in una fase stabile in cui forniscono risposte gesto-parola entrambe corrette
(Goldin-Meadow 1999).
Per quanto riguarda il Compattamento dell’informazione, questa ipotesi, se confermata, non prevederebbe necessariamente che il gesto venga prodotto prima o
contemporaneamente al parlato e potrebbe rimanere valida anche in quei casi in
cui il gesto venisse prodotto successivamente al parlato. Questa ipotesi sarebbe
supportata anche dalla co-espressività semantica tra gesti e parole che, ancora una
volta, segnalerebbe uno stesso processo cognitivo attivato dal parlante.
 
 
 
Strumenti e Procedure
Il compito proposto ai bambini è stato “Parole in Gioco” (Bello, Caselli, Pettenati,
Stefanini 2010), una prova di comprensione e produzione lessicale, utilizzata con
bambini con sviluppo tipico di età compresa tra 18 e 36 mesi. Per questo studio abbiamo utilizzato una versione precedente del test, costituita da 46 figure colorate
suddivise in due insiemi : 24 figure che rappresentano oggetti (es. : pettine), animali
(es. : leone), cibi (es. : banana) e abbigliamento (es. : guanti), e 22 figure che rappresentano azioni (lavarsi le mani) e aggettivi e avverbi locativi (piccolo, lontano). Nella
Figura 1 sono riportati alcuni esempi di figure. Per una descrizione più dettagliata
della prova, si veda Bello et al. (2010).
Dopo un breve periodo di familiarizzazione, l’esaminatore presentava al bambino le figure una alla volta. Per le figure relative alle parti del corpo, animali,
oggetti, cibi e abbigliamento, chiedeva al bambino : “Questo cos’è ?” ; per le figure
relative ad azioni chiedeva : “Cosa sta facendo ?” ; per le figure relative ad aggettivi
e avverbi locativi veniva chiesto al bambino : “Come/Dove è ?”. Nel presentare gli
item, l’esaminatore a volte indicava le figure per facilitare il mantenimento dell’attenzione del bambino sul compito, evitando al contempo di produrre altri tipi di
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Fig. 1. Esempi di figure incluse nella prova (Bello et al., 2010).
gesti. I bambini, in media, hanno completato la prova in 25 minuti e quando necessario, sono state fatte delle pause.
Partecipanti
La prova è stata somministrata in totale a 87 bambini in un età compresa tra 24
e 37 mesi. Di questi, solo 63 hanno prodotto gesti rappresentativi per un totale di
269 gesti. Al fine di condurre una analisi più dettagliata sulla forma dei gesti e sul
rapporto tra produzione gestuale e vocale sono stati scelti 10 item in corrispondenza dei quali erano stati prodotti più frequentemente dei gesti rappresentativi,
e precisamente : 5 relativi a oggetti/animali (bicchiere, guanti, pettine, ombrello e
leone) e 5 relativi ad azioni (telefonare, aprire la porta, girare, lavarsi le mani e nuotare). Il totale di bambini considerati per questo studio è stato quindi di 45 (24
maschi e 21 femmine) di età compresa tra 25 e 37 mesi (età media in mesi = 30.6 ;
DS = 3,6) e equamente distribuiti in tre fasce di età : 15 bambini di età compresa
tra 25 e 28 mesi, 15 bambini di età compresa tra 29 e 32 mesi, 15 bambini tra 33 e 37
mesi. Nessuno dei bambini era gemello, esposto ad altre lingue oltre all’italiano
né presentava deficit uditivi o altre difficoltà. Per ognuno dei 10 item sono stati
prodotti da 3 a 27 gesti rappresentativi e il corpus totale di gesti analizzato consta
di 128 gesti.
 
 
 
Codifiche
Tutte le osservazioni sono state videoregistrate e successivamente trascritte. Gli
scambi comunicativi tra l’esaminatore e il bambino sono stati codificati a partire
dal momento in cui veniva presentata la figura fino a quando veniva rimossa. Tutte le azioni visibili prodotte dal bambino o dall’esaminatore sono state codificate
come gesti e analizzate sulla base degli aspetti formali di esecuzione : numero delle
mani coinvolte, forma della mano (o configurazione), luogo di articolazione del
gesto e movimento (Kendon, 2004 ; per ulteriori dettagli su questo tipo di analisi si
veda Pettenati, Stefanini, Volterra 2009).
Tra questi, erano inclusi gesti non accompagnati dal linguaggio verbale e gesti accompagnati dal linguaggio verbale. Questi ultimi potevano essere prodotti
 
 
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
17
prima, durante o dopo la produzione dell’etichetta verbale. Dal momento che al
bambino veniva chiesto di denominare la figura, i criteri utilizzati per codificare
un’azione come gesto sono stati i seguenti : 1) Il gesto doveva essere prodotto dopo la richiesta di denominare la figura ; 2) Il gesto poteva essere prodotto anche
manipolando la figura da denominare ; 3) Il gesto non doveva essere un’imitazione
dell’eventuale gesto prodotto dall’adulto in precedenza. Le analisi presentate qui
si riferiscono principalmente ai gesti prodotti con le mani, anche se in alcuni casi
sono stati prodotti gesti non manuali (ad esempio, movimenti del corpo ed espressioni facciali).
Sono stati codificati come gesti rappresentativi i gesti che si riferiscono in maniera “pittografica” al significato associato con l’oggetto o l’evento rappresentato nella figura. Sono stati considerati due tipi di gesti rappresentativi : gesti che rappresentano azioni (per esempio, in risposta all’item pettine : il bambino porta la mano
alla testa come per pettinarsi) e gesti che rappresentano forme e dimensioni (per
esempio, in risposta all’item gira : il bambino traccia nello spazio, con il movimento
semicircolare delle mani, il movimento della giostra raffigurata in foto). Le azioni
rappresentate nei gesti erano solitamente prodotte da un agente con o senza oggetto, o si trattava di movimenti di un oggetto. Nei gesti rappresentanti azioni (da
Kendon 2004, definiti “enactment”) le parti del corpo svolgono pattern di azioni che
hanno caratteristiche in comune con le azioni a cui il gesto si riferisce. Gli altri gesti
(definiti da Kendon (2004) “modeling” e “depiction”) rappresentavano la dimensione, la forma o altre caratteristiche percettive dell’evento o oggetto. In questi gesti
le mani assumono una configurazione che riproduce la forma dell’oggetto a cui il
gesto si riferisce o eseguono un movimento per “creare” l’oggetto nell’aria.
Per analizzare il rapporto temporale e la relazione semantica tra i gesti e il linguaggio parlato prodotti dai bambini in corrispondenza dei suddetti item è stato
utilizzato il software ELAN (EUDICO 1 Linguistic Annotator). Il programma permette di inserire delle categorie di analisi e di annotare le proprie codifiche contemporaneamente alla visualizzazione del video e all’esecuzione dell’audio. Le categorie
utilizzate sono relative all’analisi del gesto, del parlato e del rapporto temporale e
semantico tra di essi.
 
 
 
 
 
 
 
Relazione temporale
Il gesto e il linguaggio parlato sono stati considerati temporalmente sincroni quando la produzione verbale veniva prodotta in corrispondenza dello stroke, 2 ovvero
la parte centrale del gesto, mentre quando non c’era corrispondenza tra stroke e
parlato le produzioni venivano definite asincrone. I casi di asincronia sono stati poi
ulteriormente distinti : quelli in cui una parte del gesto (preparazione o ritrazione)
si “sovrapponeva” alla produzione verbale e quelli in cui non c’era alcuna sovrapposizione tra gesto e parlato.
 
 
1  EUDICO : European Distributed Corpora Project.
2  Nell’esecuzione di un gesto si distinguono essenzialmente le seguenti parti : Preparazione : (opzionale) le braccia e/o le mani si spostano dalla posizione di riposo in cui si trovano per raggiungere
lo spazio in cui lo stroke verrà eseguito ; Stroke : (obbligatorio) parte centrale del gesto, dotata di
significato, in cui è concentrato lo sforzo energetico ; Ritrazione : (opzionale) le mani e/o le braccia
tornano in posizione di riposo, che non sempre corrisponde a quella di partenza.
 
 
 
 
 
 
 
18
e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra
Indipendentemente dalla sincronia/asincronia, ognuno dei gesti rappresentativi
analizzati è stato classificato anche in base alla relazione temporale con il parlato,
con riferimento al momento di inizio e di fine. Riguardo al momento di inizio si
possono verificare i casi seguenti :
- Inizia prima il gesto : l’inizio della produzione gestuale è precedente all’inizio
della produzione verbale ;
- Inizia prima il parlato : l’inizio della produzione verbale è precedente all’inizio
della produzione del gesto ;
- Iniziano insieme : l’inizio del gesto e l’inizio del verbale coincidono ;
Riguardo al momento di fine si possono verificare i casi seguenti :
- Finisce prima il gesto : la fine della produzione gestuale è precedente alla fine
della produzione verbale ;
- Finisce prima il parlato : la fine della produzione verbale è precedente alla fine
del gesto ;
- Finiscono insieme : la fine del gesto e la fine del parlato coincidono.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Co-espressività e discordanza semantica
I gesti e le parole, quando prodotti insieme, possono esprimere significati simili
(co‑espressività) o non immediatamente assimilabili (discordanza). Nel presente lavoro sono state considerate co‑espressive le produzioni di gesti e parole nelle quali
il bambino nominava verbalmente un oggetto o azione mentre il gesto prodotto
rappresentava in qualche modo quell’oggetto o azione (ad esempio, il bambino riproduce, attraverso la forma della mano, l’afferramento di un bicchiere ed esegue
l’azione di bere, mentre nomina verbalmente l’oggetto, “bicchiere”) ; oppure quando il linguaggio verbale esprimeva un contenuto esplicitamente collegato al gesto
(ad esempio, il bambino dice “così” mentre esegue il gesto che rappresenta l’azione
di nuotare). Sono state considerate discordanti, invece, le produzioni di gesti e
parole i cui contenuti non coincidevano, oppure le relazioni tra questi non erano
immediatamente riconoscibili. Ad esempio, il bambino dice “gira” e al contempo
esegue con la mano un movimento lineare dal basso verso l’alto, con l’indice teso
e il palmo rivolto verso il basso.
 
Correttezza della produzione gestuale
Per l’analisi del gesto è stata inoltre considerata l’accuratezza dell’esecuzione in
termini di correttezza. In realtà, è difficile parlare di correttezza relativamente alla
produzione gestuale, perché non esiste un target convenzionale di riferimento come nel linguaggio parlato. Sarebbe auspicabile, ad esempio, confrontare l’esecuzione dei bambini con quella degli adulti di fronte allo stesso referente, ma in questa sede i criteri utilizzati sono stati differenti. Per i gesti eseguiti in corrispondenza
degli item raffiguranti oggetti e animali è stato considerato corretto il gesto che
coinvolgeva in qualche modo l’oggetto raffigurato in foto (attraverso l’afferramento o la forma, quindi per mezzo della configurazione della mano) e il gesto che
coinvolgeva l’animale raffigurato in foto, ad esempio, assumendone la prospettiva
(è il caso dell’item leone). Il gesto, quindi, che rappresenta l’azione di bere con una
configurazione della mano che lascia intuire la forma del bicchiere, è stato considerato corretto.
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
19
Per gli item raffiguranti azioni, la correttezza è stata valutata relativamente al fatto che il gesto coinvolgesse o meno l’azione raffigurata in foto. Nel caso
dell’item gira, il gesto corretto prevede un movimento circolare : una bambina che
esegue un movimento lineare verso l’alto ha eseguito un gesto non corretto per la
presente valutazione.
 
Risultati
Quasi tutti i gesti rappresentativi (124/128) sono stati prodotti insieme al parlato e
più frequentemente in corrispondenza di foto rappresentanti azioni (71/128) rispetto a foto rappresentanti oggetti/animali (57/128).
Quasi tutti i gesti esaminati rappresentano azioni (enactment, secondo Kendon
2004), anche quelli prodotti in corrispondenza degli item raffiguranti oggetti e animali. Tutti questi gesti erano imitazioni delle attività raffigurate nella foto (per
esempio nuotare o lavarsi le mani) o rappresentavano azioni (per esempio, pettinarsi) eseguite abitualmente con l’oggetto raffigurato nella foto (pettine), oppure
rappresentavano azioni caratterizzanti l’animale che doveva essere denominato
(leone). Soltanto nell’1% dei casi, corrispondente a due gesti prodotti da due bambini diversi, viene rappresentata la forma di un oggetto (modeling o depiction, Kendon
2004). Uno di questi gesti è prodotto in corrispondenza dell’item guanti, l’altro è
prodotto in corrispondenza dell’item gira. Nel primo caso la bambina allarga le
dita delineando così la forma dei guanti, nel secondo caso un’altra bambina traccia
nello spazio, con il movimento semicircolare delle mani, la forma della giostra
raffigurata in foto.
Caratteristiche formali dei gesti
Per quanto riguarda la forma di esecuzione, è stata riscontrata una notevole somiglianza nei gesti prodotti da bambini diversi in riferimento alle stesse immagini. 1
Considerando tutti i gesti, quelli uni-manuali sono stati prodotti in maniera più
frequente rispetto a quelli bi-manuali (58% versus 42% ; Test Binomiale : p<.001).
Tuttavia i bambini hanno prodotto spesso gesti bi-manuali non solo quando il significato era collegato all’utilizzo di entrambe le mani (per esempio i guanti o nuotare) ma anche per altri item che non implicavano necessariamente l’uso di due
mani (per esempio, ombrello e gira). I gesti prodotti in corrispondenza di 6 item
su 10 mostrano una marcata preferenza (almeno il 75% delle occorrenze) : 3 bimanuali (guanti :100% ; nuota :92% ; e si lava le mani : 100%) e 3 uni-manuali (pettine :
89% ; apre : 75% ; e telefona : 91%). Nella maggior parte dei gesti bi-manuali le mani
erano simmetriche (85%), confermando il dato secondo cui azioni che richiedono
un controllo distinto delle due mani emergono più tardi. I gesti prodotti in corrispondenza dello stesso item tendono ad essere eseguiti nello stesso luogo da tutti
i bambini (per 7 figure su 10 i bambini hanno prodotto gesti nello stesso luogo di
articolazione).
Per quanto riguarda le forme delle mani utilizzate maggiormente dai bambini
si veda la Fig. 2.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1  Per ulteriori dettagli sui risultati relativi alle analisi dei gesti dal punto di vista formale, si veda
Pettenati et al. 2009.
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20
Fig. 2. Forme della mano maggiormente utilizzate dai bambini
per eseguire i gesti osservati.
Per quanto riguarda il movimento è stata ritrovata una grande variabilità nella direzione ed è stato possibile individuare una marcata tendenza soltanto per 2 item
su 10 : in corrispondenza dell’item gira, si evidenziano gesti prodotti nella maggior
parte dei casi (96%) con un movimento circolare ; mentre i gesti prodotti in corrispondenza dell’item telefona, sono prodotti nella maggior parte dei casi (91%) con
un movimento verso il corpo.
 
 
Relazione temporale fra gesti e linguaggio verbale
In questa analisi, anziché il numero di gesti, sono stati considerati gli stroke. Una
parte significativamente maggiore di gesti (66%) viene prodotta in maniera sincronica rispetto al parlato (c²(1) = 9.18 ; p< .01). Questa differenza tra produzioni
sincrone e produzioni asincrone, tuttavia, si riscontra solamente nelle risposte agli
item raffiguranti azioni (c²(1) = 17.61 ; p < .0001) e non nelle risposte agli item raffiguranti oggetti e animali, in cui i casi di sincronia e i casi di asincronia compaiono
in ugual misura (Fig. 3).
All’interno dei 47 casi di asincronia riscontrati (34% degli stroke esaminati), sono
stati individiati solamente 4 casi di sovrapposizione parziale tra gesto nella porzione di preparazione o di ritrazione) e parlato (3 per gli item oggetti/animali, 1 per
gli item azioni).
 
 
Fig. 3. Percentuali di sincronie/asincronie tra gesto e parola rilevate nella denominazione
di item raffiguranti oggetti e animali e in quelli raffiguranti azioni.
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
21
Per quanto riguarda la posizione temporale reciproca tra gesto e parlato, i gesti
iniziano prima delle parole in una proporzione simile rispetto alle volte in cui le
parole iniziano prima dei gesti (Fig. 4a), e il parlato termina prima rispetto al gesto
nella maggioranza delle occorrenze (Fig. 4b) (c²(1) = 22.68 ; p < .01).
 
Fig. 4a-4b. Percentuali delle posizioni temporali reciproche tra gesti e parole in base al
momento di inizio (4a) e di fine (4b).
Dalla lettura della Fig. 5, si osserva che negli item raffiguranti oggetti/animali,
il parlato tende a cominciare prima rispetto al gesto (c²(1) = 3.62 ; p=.057), mentre
negli item raffiguranti azioni, il gesto inizia prima rispetto al parlato (c²(1) = 4.7 ;
p=.03).
 
 
Figura 5. Percentuali delle posizioni temporali reciproche tra gesti e parole in base al
momento di inizio e di fine negli item raffiguranti oggetti/animali e in quelli raffiguranti
azioni.
La differenza tra i casi in cui il gesto inizia prima negli item azioni rispetto a quando inizia prima negli item oggetti/animali è significativa (c² = 7.61 ; p <.01). Sia per
gli item raffiguranti oggetti/animali sia per quelli di azioni il parlato finisce prima
rispetto al gesto (rispettivamente c²(1) = 5.98 ; p=.01 e c²(1) = 16.2 ; p < .01).
 
 
 
22
e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra
Co-espressività e discordanza semantica tra gesto e parlato
Analizzando la relazione semantica tra il parlato prodotto durante lo stroke del
gesto e il gesto stesso (produzioni sincrone), si riscontra una percentuale di produzioni co-espressive significativamente superiore (74%) rispetto a quelle discordanti
(26%) (c²(1) = 13.43 ; p < .01). Anche considerando la concordanza semantica tra il
parlato e i gesti prodotti durante tutta l’interazione (comprendendo quindi anche
le produzioni asincrone), la percentuale di produzioni co-espressive (86%) è significativamente superiore rispetto a quelle discordanti (14%) (c²(1) = 30.44 ; p < .01).
Nelle produzioni gesto-parola considerate co-espressive, quasi sempre il parlato prodotto è quello atteso per la figura : nella maggior parte dei casi i bambini
eseguono un gesto in accompagnamento ad una risposta corretta e co-espressiva
(ad esempio, in risposta all’item nuota, il bambino riproduce l’azione di nuotare
muovendo alternativamente le braccia mentre dice sta nuotando), ma può anche
succedere che né l’etichetta verbale né il gesto prodotti corrispondano al target ma
veicolino significati tra loro assimilabili (ad esempio, in corrispondenza dell’item
apre il bambino estende le braccia e le richiude verso di sé, mentre dice “viene dentro”). Tra le interazioni analizzate, in 10 casi le produzioni gesto-parola sono state
considerate discordanti. In particolare, si sono verificate due condizioni : 1) l’etichetta verbale fornita dal bambino era quella attesa per il compito mentre il gesto
non era stato considerato corretto (7 interazioni ; ad esempio, in corrispondenza
dell’item gira, il bambino esegue con la mano un movimento lineare dal basso
verso l’alto, con l’indice teso e il palmo rivolto verso il basso, mentre dice gira) ;
2) il gesto prodotto è stato considerato corretto mentre l’etichetta verbale non
corrispondeva a quella attesa o era incomprensibile (3 interazioni ; ad esempio, in
risposta all’item pettine il bambino esegue il gesto di pettinarsi avvicinando il pugno chiuso alla testa e compiendo movimenti verso il basso, mentre dice “bascia”).
 
 
 
 
 
 
 
Conclusioni
Gli obiettivi di questo lavoro erano lo studio della produzione gestuale spontanea
dei bambini in un compito di denominazione lessicale, per comprendere meglio i
rapporti tra produzione gestuale e verbale sia sul piano semantico che temporale
e la verifica della compatibilità dell’ipotesi del Compattamento dell’informazione rispetto a quella del Recupero lessicale. Già Stefanini et al. (2009) avevano osservato
che bambini di 2-3 anni, posti di fronte ad un compito di denominazione, costituito
da fotografie a colori, forniscono risposte verbali accompagnate da gesti. Confrontando le produzioni di bambini diversi di fronte allo stesso stimolo visivo, Pettenati
et al. (2009) hanno evidenziato forti somiglianze nelle caratteristiche motorie di
esecuzione del gesto : stesso numero di mani coinvolte, configurazioni della mano
molto simili, stesso luogo di esecuzione e, talvolta, lo stesso movimento. Questi risultati sembrerebbero confortare, in accordo con l’ipotesi del Compattamento dell’informazione, l’idea che gesti e parole condividano uno spazio concettuale
comune, così come l’attivazione di programmi motori mano-bocca associati con
specifici oggetti e/o azioni. Relativamente al rapporto temporale tra le due modalità, abbiamo rilevato che i gesti sono stati prodotti prevalentemente in sincronia
rispetto al parlato. Osservando i dati nel loro insieme si evidenzia che, in circa la
 
relazione semantica e temporale tra gesti e parole
23
metà dei casi, la produzione gestuale anticipa nel suo momento d’inizio quella
verbale ; mentre, nell’altra metà dei casi, avviene il contrario : la produzione verbale anticipa quella gestuale. Questo dato non permetterebbe di sostenere completamente l’ipotesi del Recupero lessicale, in quanto non si dovrebbe mai rilevare la
parola prodotta prima del gesto. Il rapporto temporale tra gesto e parlato sembra
invece dipendere dallo stimolo, anche in termini di posizione temporale reciproca. La produzione gestuale parte tardi rispetto al parlato di fronte ad item che
elicitano la denominazione di un oggetto (o di un animale). Nel caso degli item
raffiguranti azioni, invece, la produzione gestuale parte prima di quella verbale. I
diversi pattern di risposta rilevati possono dare indicazioni sul rapporto tra gesto e
parlato e sulla funzione del gesto nella produzione linguistica. Sembra che i meccanismi che stimolano la produzione di un gesto siano “subito” attivati di fronte
ad item che rappresentano azioni, mentre per quelli che rappresentano oggetti
l’attivazione dell’esecuzione del gesto segue l’inizio della produzione dell’etichetta
verbale corrispondente all’oggetto. Il percorso attivato potrebbe quindi essere in
parte diverso nei due casi, ma appare evidente la connessione tra i meccanismi
linguistici e quelli motori.
L’ipotesi del Compattamento dell’informazione, non prevedendo un pattern obbligato in relazione al rapporto temporale tra gesto e parola, potrebbe essere sostenuta almeno in parte, in quanto la sincronia riscontrata tra gesti e parole dimostrerebbe che il pensiero del parlante può esprimersi contemporaneamente attraverso
modalità differenti. In questo studio, i gesti e le parole appaiono come un sistema
integrato in cui la posizione temporale del gesto non è sempre la stessa, ma risponde alle esigenze del contesto e, in particolare, agli stimoli che il bambino ha di
fronte. I bambini, quindi, producono gesti che esprimono significati coerenti con
quanto viene verbalizzato, infatti, i gesti rappresentano quasi sempre azioni, anche
quando nel parlato viene denominato semplicemente l’oggetto. La co-espressività
tra gesto e parlato, all’interno dello stesso segmento interattivo, non sembra dipendere dalla loro reciproca sincronia. Infatti, la relazione semantica è ritrovata in
tutti i casi, anche in quelli non sincroni. Gesti e parole sono in grado di esprimere
contenuti diversi in funzione del canale di comunicazione utilizzato e dello stimolo. Il gesto, infatti, si esprime sempre come azione che accompagna l’etichetta lessicale, non necessariamente anticipandola. I contenuti espressi nel parlato e quelli
veicolati nel gesto sono assimilabili, ma la modalità con cui vengono comunicati
è diversa per cui, in un certo senso, anche le informazioni espresse non sono mai
identiche. Il rapporto tra il gesto e il parlato e la funzione del gesto rispetto al
parlato sembrano andare al di là della “semplice” compensazione. Il gesto non è
soltanto un meccanismo che interviene nel momento in cui il recupero lessicale è
difficoltoso. Gesti e parole sembrano piuttosto essere attivati dagli stessi meccanismi e appaiono, almeno in questa fase di sviluppo (2-3 anni), in stretta relazione.
Queste considerazioni sono valide, per il momento, solamente per i gesti rappresentativi prodotti spontaneamente in un contesto di denominazione. Nel futuro ci proponiamo di estendere l’analisi all’intero campione di gesti prodotti. Per
questo studio, infatti, erano stati selezionati gli item in corrispondenza dei quali
i bambini producevano un maggior numero di gesti. Sarebbe interessante estendere queste analisi ad altri tipi di gesti e ad altri contesti. Ad esempio, uno studio
recente (Capirci, Cristilli, De Angelis, Graziano, in stampa) che ha analizzato i ge 
 
e. congrestrí · p. rinaldi · p. pettenati · v. volterra
24
sti prodotti nel corso di una narrazione in bambini più grandi di età rispetto al
nostro campione, ha rilevato un « evolversi della gestualità dei bambini da forme
di rappresentazione più concrete ed iconiche, fondate sulla propria esperienza e
percezione della realtà, verso forme più astratte e simboliche, realizzate sulla base
di pertinenze socialmente stabilite » (Graziano 2009 : 157).
Se confrontiamo i risultati del presente studio con i dati relativi alla produzione
gestuale negli adulti (descritti, ad esempio, da McNeill 2000 e 2005), si osserva che
essi richiedono la obbligatoria presenza del linguaggio con cui sono prodotti in sincronia. Anche i gesti esaminati nel presente studio sono prevalentemente sincroni
al parlato ma non sempre e, talvolta, la produzione verbale è assente. I gesti analizzati nel nostro studio appaiono più vicini a quelli che McNeill (2000 ; 2005) chiama
emblemi e, anche se non hanno lo stesso grado di convenzionalizzazione, sono molto simili tra loro quando rappresentano lo stesso referente (Pettenati et al. 2009).
Infine, in collaborazione con ricercatori di altri laboratori, abbiamo cominciato
a raccogliere dati con bambini di altre lingue e culture (britannici e giapponesi)
utilizzando lo stesso compito di denominazione per verificare sia la quantità e il
tipo di gesti prodotti che il rapporto tra gesto e parola.
 
 
 
 
Ringraziamenti
La realizzazione di una parte di questo lavoro è stata possibile grazie ad una borsa
di tesi all’estero presso il Max Planck for Psycholinguistics di Njimegen (NL), tutor
Prof. Marianne Gullberg, ottenuta dal primo autore, nell’ambito della stesura della
tesi di laurea in “Intervento psicologico nello sviluppo e nelle istituzioni socio-educative”, relatore Prof. Traute Taeschner, a.a. 2006/2007. Lo studio è stato inoltre
supportato dalla Fondazione Monte di Parma (gruppo di Ricerca per Studio sullo
Sviluppo Motorio e Linguistico dei Bambini, Università di Parma) nell’ambito della convenzione stipulata tra Università di Parma e l’ISTC, CNR di Roma.
Si ringraziano i bambini che hanno partecipato allo studio e le famiglie che hanno fornito il consenso alla raccolta dei dati.
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c o mpo sto in car atter e dan te m on ot y p e d a l l a
f ab r izio serr a editor e, p isa · r oma .
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Giugno 2010
(cz2/fg3)