valutazione finale della coordinatrice del progetto Cipmo

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valutazione finale della coordinatrice del progetto Cipmo
Dalla Galilea al Sud Tirolo: una
valutazione della missione
Avivit Hai, Coordinatrice del Progetto CIPMO
Dodici esperti israeliani, sia ebrei che arabi, esponenti di organizzazioni della società civile, del mondo accademico e
degli enti locali, sono stati ospitati dalla comunità sudtirolese per studiare il modello dell'autonomia del Sud Tirolo ed
esaminare la sua possibile rilevanza per le relazioni tra la minoranza araba e la maggioranza ebreaica in Israele. Il
seminario, promosso dal CIPMO in collaborazione con l’organizzazione israeliana Sikkuy, è stato possibile grazie al
sostegno economico e professionale della Provincia Autonoma di Bolzano, che ha invitato la delegazione, e al supporto
della Accademia Europea, della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e della locale Lega Provinciale delle
Cooperative.
Durante i quattro giorni in cui si è svolto il seminario, sono emersi i numerosi aspetti del modello del Sud Tirolo non solo
attraverso gli incontri con il presidente della Provincia, con il sindaco della città di Bolzano, con il presidente e vicepresidente del Parlamento Provinciale e con organizzazioni economiche e della società civile, ma anche attraverso la
visita dei villaggi ladini nelle valli vicino Bolzano. Lo scopo di tutti gli incontri è stato ottenere una conoscenza più ampia
del modello altoatesino, del suo sviluppo storico e dei suoi attuali dilemmi, per esaminare la possibilità che questa realtà
possa avere qualche rilevanza per il contesto israeliano. Le differenze tra le due realtà sono certamente molte. Tra le più
lampanti, ad esempio, vi è, in primo luogo, la condivisione della stessa religione da parte dei tre gruppi linguistici nel Sud
Tirolo mentre al conflitto etnico in Israele si associa la componente religiosa; un secondo elemento che distanzia i due
casi è la concentrazione territoriale della minoranza austriaca in Sud Tirolo in confronto alla dispersione territoriale della
minoranza araba in Israele; vi è inoltre una grande differenza numerica tra le due minoranze, quella austriaca e ladina in
Italia costituiscono lo 0,5% della popolazione mentre la minoranza araba rappresenta il 20% della popolazione totale
d'Israele. Nonostante, però, le numerose differenze tra le due realtà, diverse lezioni possono essere imparate
dall'esperienza altoatesina.
Il primo punto affrontato è stata la questione del contesto storico, che riguarda l'occupazione italiana della regione di
Bolzano e i conseguenti tentativi di risolvere le difficoltà nate dalla presenza di una minoranza tedesca nel territorio. I
tentativi di forzare l'integrazione e di sopprimere questa minoranza, durante il fascismo, si dimostrarono inefficaci,
creando sempre più contrasti e aumentando il senso di alienazione del gruppo tedesco. In un certo senso, la successiva
decisione dell'Italia di insistere sul controllo del Sud Tirolo ma con metodi democratici e pacifici, ebbe un contrappeso
ben preciso, quello di concedere una preferenza alla minoranza tedesca attraverso uno statuto d'autonomia. La
delegazione israeliana è rimasta molto impressionata dalla decisione, che la delegazione stessa ha definito "saggia e
coraggiosa", presa dall’Italia nel 1971, con la quale venne concesso uno statuto d'autonomia alla regione, sostituendo
così la politica di discriminazione con la tutela speciale dei diritti per la minoranza, riconoscendo non solo i diritti umani
individuali ma anche i diritti e l’identità della comunità .
L’indiscutibile successo economico della regione è stato l’elemento che ha avuto un ruolo cruciale nell'alleviare le
tensioni tra le diverse comunità e nell’aiutare i gruppi a convivere pacificamente. I delegati hanno guardato al successo
economico come ad una via attraverso la quale "la generosità della maggioranza verso la minoranza" ha consentito di
superare i sentimenti di vittimizzazione e le fobie del passato, e tramite cui la minoranza ha accresciuto il suo senso di
sicurezza e confidenza. In molti hanno considerato questo come un modello da seguire.
La questione sollevata a questo riguardo è stata collegata alla percezione che il modello potrebbe aver ribaltato la
situazione, sostituendo la discriminazione e il senso di alienazione dei cittadini di lingua tedesca con un sempre
maggiore senso di alienazione dei cittadini di lingua italiana. In realtà, come anche in Israele, la definizione di chi è la
maggioranza e chi è la minoranza cambia a seconda del contesto cui ci si riferisce: mentre i cittadini di lingua tedesca
sono una piccola minoranza in Italia, costituiscono una decisa maggioranza nella Provincia di Bolzano. Ugualmente,
mentre gli israeliani-ebrei rappresentano una decisa maggioranza nello stato israeliano, sono una piccola minoranza
nella regione araba-musulmana del Medio Oriente.
La seconda importante lezione dell’incontro deriva dalla definizione del modello altoatesino come una "autonomia
dinamica". Nella realtà israeliana c'è spesso la tendenza a ricercare una soluzione "finale" o "permanente", e così,
notando che ancora oggi sono presenti tensioni tra i gruppi linguistici in Sud Tirolo, alcuni delegati hanno sollevato la
questione della stabilità e della sostenibilità di questo modello. Nel risolvere il quesito, si è definito il modello come un
"lavoro progressivo" che permette di affrontare in modo più flessibile i cambiamenti. Questa “ambiguità costruttiva”, che
spesso è considerata dagli israeliani come una minaccia alla stabilità, consente infatti al modello di superare meglio le
varie e costanti sfide con cui si deve confrontare.
La terza tematica sollevata è stata quella del contesto regionale e internazionale del modello, cioè le sue relazioni con
l'Italia, con l'Austria e con l'Unione Europea. Un aspetto rilevante a questo proposito si è dimostrato essere il ruolo
giocato dall'Austria nella risoluzione del conflitto sull'Alto Adige. Allo stesso modo, le relazioni tra la minoranza arabapalestinese dentro Israele e i palestinesi nel futuro stato di Palestina sarà un fattore chiave nella risoluzione del conflitto
mediorientale. Un ulteriore aspetto è stato affrontato nel sottolineare come, nel contesto dell'Unione Europea, negli ultimi
decenni, l'importanza dello stato nazionale va sempre più diminuendo. Molti dei presenti all’incontro dicevano di sentirsi
più "sud tirolesi" che "italiani" o "membri del gruppo di lingua italiano/tedesca" e, comunque, di non aver alcun problema
a confrontarsi con un'identità multipla o, in un certo senso, diffusa. Questa realtà è stata percepita in acuto contrasto con
la realtà israeliana, dove nazionalità ed etnicità sono ancora temi centrali. Forse si può concludere che l'identità etnica
deve essere prima realizzata ed assicurata, e poi può diventare più diffusa e marginale.
In conclusione, tanti dei partecipanti hanno creduto che si dovesse considerare il modello con cui ci si è confrontati,
come il risultato di un processo storico durato sessanta anni, piuttosto che come un modello preciso da accettare o
rifiutare. La situazione in Israele, caratterizzata da discriminazione interna, da negazione dei diritti della comunità per la
minoranza araba, dal conflitto regionale, dal richiamo alla secessione e dalla sfiducia reciproca, assomiglia più alla
situazione altoatesina negli anni 40 e 50, che non alla situazione dei nostri giorni. Il successo del modello del Sud Tirolo,
in termini economici, di standard di vita e di abilità dei gruppi etnici (o "linguistici") a convivere pacificamente tra loro, ha
lasciato tutti molto impressionati. Tuttavia, i partecipanti sono rimasti con tante domande quante sono state le risposte. Si
è deciso così di continuare questo processo d'apprendimento, sfruttando il buon rapporto sviluppato con i rappresentanti
del Sud Tirolo e con il CIPMO, per approfondire le conoscenze ed esaminare ulteriormente quali elementi di questo
modello possano essere interessanti da applicare alla realtà israeliana.