C. RIZZITELLI, Roselle, p. 105 - BibAr

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C. RIZZITELLI, Roselle, p. 105 - BibAr
Claudia Rizzitelli
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ROSELLE
Claudia Rizzitelli
Fig. 1) veduta dall’alto dell’abitato di Roselle (ARCHEO 146).
Tav. I) aree scavate all’interno della cerchia muraria.
Roselle, città di fondazione etrusca, occupava
due colline (Tav. I) (Fig. 1) divise da una valle a
ridosso del lago Prile, oggi scomparso. Le motivazioni della sua nascita sono da riconoscere nella
sua stessa posizione: all’interno di una fertile pianura, presso la foce di un fiume navigabile,
l’Ombrone, nelle vicinanze di importanti centri
minerari come Vetulonia.
L’abbandono della città in età antica ha consentito di effettuare indagini archeologiche continuate
e programmate su ampie superfici in diversi settori
dell’abitato. Dopo alcuni interventi nell’area delle
terme adrianee negli anni ‘30 e ‘401, numerose cam-
pagne di scavo si sono succedute a partire dalla fine
degli anni ‘50 ad opera della Soprintendenza
Archeologica della Toscana, i cui risultati sono stati
documentati in apposite pubblicazioni e divulgati
tramite mostre 2: sono stati indagati tratti delle
mura di cinta dove diversi interventi, compresi
anche quelli dell’Istituto Archeologico Germanico3,
hanno messo in luce elementi utili alla datazione
del primo impianto della cortina. Gli scavi che si
sono succeduti negli anni hanno inoltre interessato
l’area forense, nel fondovalle, dove sono state rinvenute chiare tracce delle più antiche fasi di vita della
città (edificio ovale in un recinto)4, e le zone limitro-
1 RIESCH 1933; MINTO 1943.
3 NAUMANN, HILLER 1959.
2 LAVIOSA 1959; LAVIOSA 1960; LAVIOSA 1961; LAVIOSA
4 LAVIOSA 1960, LAVIOSA 1961, LAVIOSA 1965.
1969; CANOCCHI 1971; ROSELLE 1975; MICHELUCCI
1985; NICOSIA 1990.
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ARCHEOLOGIA URBANA IN TOSCANA: LA CITTÀ ALTOMEDIEVALE
Fig. 2) tratto delle mura in opera poligonale (foto SAT
Internet).
fe: sono così stati identificati i principali edifici pubblici di età romana e le precedenti fasi di occupazione5. Ulteriori interventi sono stati effettuati sulla
sommità della collina N in corrispondenza dell’Anfiteatro di età romana6, e sulla collina S, dove è stato
individuato l’abitato ellenistico sviluppatosi al di
sopra dei resti del periodo arcaico 7 . Gli scavi
dell’ultimo decennio hanno riguardato invece la
Domus dei Mosaici8, il decumano massimo ed un
secondo impianto termale9, e la chiesa paleocristiana sulle terme adrianee10. Grande interesse ha inoltre suscitato il ritrovamento, nei primi anni ‘9011,
delle strutture di un edificio ecclesiastico su Poggio
Mosconcino, che ha dato nuovo impulso al dibattito
sull’ubicazione della cattedrale di Roselle12.
L’abitato si sviluppò a partire dal VII secolo
a.C.: ne restano tracce sulla collina N, nel primo
impianto delle mura ed in alcuni lacerti di muri in
mattoni crudi nell’area del Foro.
La cinta muraria (perimetro 3270 m; area circoscritta 50 ha ca.) è ancora pressochè integra (Fig.
2), in seguito all’abbandono della città in età antica; fu sicuramente utilizzata in età tardo-antica e
alto-medioevale, ma la sua struttura originaria
risale alla metà del VI a.C., e fu preceduta da un
apparato in mattoni crudi. Corre lungo le pendici
delle due colline, e fu edificata con materiali di
estrazione locale, alcuni dei quali provengono da
cave ancora riconoscibili all’interno della città. È
costruita in opera poligonale nella fascia N, mentre
lungo il lato W-S-W i blocchi sono di dimensioni
minori, quasi parallelepipedi, con rinzeppature frequenti nel mezzo; in questo punto la stabilità della
struttura è stata spesso compromessa non solo dal
5 Per la Basilica: LAVIOSA 1965, pp. 107 sgg.; per la sede
degli Augustali: LAVIOSA 1969, pp. 594 sgg.
6 LAVIOSA 1965.
7 LAVIOSA 1960, pp. 324 sgg.
8 MICHELUCCI 1985.
9 DE MARINIS, POGGESI 1991.
10 CELUZZA, FENTRESS 1994.
pendio naturale della collina, ma anche dal grande
riempimento eseguito nell’avvallamento tra i due
colli in età ellenistica e romana. Ciò provocò numerosi dissesti testimoniati da vari restauri anche in
età tardo-antica, riconoscibili dall’uso di materiali
reimpiegati (soglie, laterizi, ecc.). Nelle vicinanze è
possibile riconoscere i resti di due piccoli vani quadrangolari, di incerta funzione, databili in età
tardo-romana, costruiti in opus vittatum mixtum.
Il lato S, anche se non completamente sottoposto a
scavo, presenta una tecnica muraria del tutto simile a quella del lato W. Lungo il tratto E, invece, le
mura sono realizzate con materiali di recupero, in
particolare in corrispondenza della porta centrale:
le aree indagate fanno supporre quindi che tecniche murarie differenti sono da connettere ad epoche di costruzione diverse13. In particolare per l’età
tardo-antica si nota che le ristrutturazioni sono
localizzate in corrispondenza degli accessi più
importanti: uno presso il Foro, l’altro al termine del
decumano. Si ignora, a causa dei pochi interventi
di scavo effettuati allo scopo, se l’intera cerchia
muraria abbia avuto sempre lo stesso andamento
di quella oggi visibile, oppure abbia subito modifiche nel tempo14.
Le porte di accesso, che si trovano in corrispondenza di strade o di varchi nella cinta muraria,
erano forse sette più una postierla, e tre di esse (N,
W e NE) sono state indagate archeologicamente;
due vie di accesso alla città sono state identificate
tramite la successione delle tombe lungo il percorso. A SW, forse come prolungamento del cardo, la
strada portava al lacus Prilius, ad E, in connessione con il decumano, si procedeva verso la valle
dell’Ombrone, invece una delle porte sul lato W
conduceva a Vetulonia. I collegamenti con la viabilità principale erano assicurati dalla vicinanza
alla Aurelia.
1.Età romana
Le età arcaica e classica furono periodi di grande floridezza, le cui tracce sono individuabili su
entrambe le colline; ma questa situazione di
benessere declinò durante le guerre contro Roma.
Conquistata nel 294 a.C. e trasformata in civitas
foederata sine suffragio, Roselle recuperò comunque la sua vitalità in età ellenistica, testimoniata
dalla massima espansione dell’abitato (II a.C.),
che in alcuni tratti raggiunse le mura di cinta, e da
abitazioni costruite su terrazzamenti artificiali
sulla collina S15.
11 DE MARINIS, POGGESI 1991.
12 BURATTINI 1990; CELUZZA 1993; SODI, CECCARELLI
1994; RONZANI 1996.
13 ROSELLE 1975, pp. 9-13.
14 CANOCCHI 1971, pp. 562-566.
15 ROSELLE 1975.
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Tav. II: età romana.
Essa parteggiò per Roma durante le guerre
puniche16, ma si schierò dalla parte di Mario nella
turbolenta situazione politica degli inizi del I secolo a.C.; di conseguenza, come Fiesole, Vetulonia,
Populonia, e Saturnia, fu colpita dalla vendetta
sillana, che si attuò con distruzioni ed incendi che
interessarono l’intera area dell’abitato (resti ben
visibili di una casa repubblicana distrutta da un
incendio a S dell’anfiteatro, come l’intero quartiere della collina S, che non pare riabitato in epoca
successiva). Tra il Foro scavato e la Basilica dei
Bassii sono stati rinvenuti i resti di un tempio di
epoca repubblicana costruito su un precedente edificio sacro etrusco 1 7 . In seguito alla lex Iulia,
ampliata poi dalla Plautia-Papiria, la popolazione
fu iscritta alla tribù Arnensis; forse al tempo di
Augusto divenne colonia18. È probabile che in questa occasione si sia verificata una ripresa edilizia,
che tuttavia interessò solo la metà dell’intera area
all’interno delle mura19.
L’età imperiale (Tav. II) sembrerebbe segnare
quindi una contrazione della città, che si concentrò
nei quartieri verso NW e nella valle, colmata arti16 LIV. Ab Urbe condita XXVII, 45.
17 CELUZZA 1993.
18 PLIN. Nat. Hist. III, 51 “coloniae deductae sunt Rusellana,
Seniensis, Critonia”; TOL. Geogr. III, 1; EAA Roselle.
19 Tra la distruzione dell’edificio al di sotto dell’anfiteatro (inizi
I a.C.) e la costruzione dell’anfiteatro stesso c’è uno iato di circa
un secolo: il nuovo edificio si imposta sulle rovine del preceden-
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ficialmente già dall’età ellenistica, dove furono
costruiti gli edifici pubblici e di maggiore prestigio,
disposti intorno al Foro 20. Esso in quest’epoca
aveva un aspetto modesto, era in terra battuta, ed
era delimitato a S ed a W da un portico e ad E da
una strada basolata identificabile con il c a r d o
maximus della città: quest’ultimo, all’estremità
NE del Foro, piegava ad angolo retto verso E, trasformandosi così nel decumano con una soluzione
anomala. Il lato N del Foro non è stato sottoposto
ad uno scavo sistematico, ma si suppone che fosse
anch’esso porticato, in seguito alla presenza di
resti di pilastri tardo-imperiali21.
Poco più a S dell’area del Foro, oltre le botteghe, si estendeva una zona occupata da edifici privati (resti di cisterne sono nell’angolo SE del tempio e SE del recinto) e da una imponente domus,
detta dei Mosaici, costruita subito dopo le distruzioni sillane.
Un altro momento di vigore edilizio si registra
sotto l’imperatore Claudio, quando fu costruito
l’anfiteatro, restaurata la Basilica di età augustea
e ricostruita la domus dei Mosaici, che era stata
distrutta da un incendio, alla quale fu aggiunto un
impianto termale forse pubblico. L’area a S del
Foro fu completamente riorganizzata in senso
pubblico: si edificarono la sede degli Augustali e,
subito ad E, un tempietto distilo in antis in travertino, rivestito di marmo lunense, con altare antistante, all’interno di un’area porticata. A questo
periodo risale anche l’impianto di nuove strade
basolate, il cui andamento irregolare evidenzia il
riutilizzo di percorsi preesistenti.
In età neroniana fu costruita la c.d. Basilica dei
B a s s i i, un edificio absidato posto a N dell’area
forense (Fig. 3): essa non era in contatto diretto col
Foro ma ne era in comunicazione tramite un portico. La presenza di statue della famiglia imperiale al
suo interno e la forma stessa dell’edificio fanno supporre che questa basilica fu costruita per sostituire
nelle sue funzioni la sede degli Augustali, non più in
uso perchè troppo decentrata rispetto al Foro. La
presenza di strutture affioranti tra questo edificio
ed il Foro consente di ipotizzare che almeno altri
due edifici, forse pubblici, occupavano quest’area22.
Alla fine del I d.C. il Foro fu ristrutturato,
mediante l’eliminazione della pendenza residua, e
pavimentato con lastre di travertino23.
Durante il regno di Adriano fu edificato, su un
precedente quartiere di abitazioni, un complesso termale a poca distanza dal Foro, collegato ad esso tramite il decumano (Fig. 4), e forse fu costruita una fon-
te da tempo abbandonato, senza tenerne alcun conto: ROSELLE 1975.
20 NICOSIA 1990, p. 19; CELUZZA 1993, p. 126.
21 NICOSIA 1990.
22 BOCCI PACINI 1990, pp. 23-25.
23 Nella massicciata di fondazione del lastricato fu recuperata
terra sigillata africana A ed una moneta di Tito: LAVIOSA 1960.
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ARCHEOLOGIA URBANA IN TOSCANA: LA CITTÀ ALTOMEDIEVALE
Fig. 3) la Basilica dei Bassii a N del Foro (ARCHEO 86).
Tav. III) età tardo-antica.
Fig. 4) un tratto del decumano massimo (ARCHEO 86).
tana a doppia vasca in corrispondenza della curva del
cardo maximus; un’altra fontana monumentale si
ergeva in uno spiazzo lungo il decumano24.
Resti di necropoli romane sono state individuate a N delle mura in località Il Serpaio e Campo
delle Tre Fonti25.
Tra la fine del II e gli inizi del III d.C. la Basilica
dei Bassii, il cui portico fu restaurato più volte ancora sotto Massenzio, fu ristrutturata da una famiglia
locale, proprio i Bassii, ricordati da diverse iscrizioni, e da essi utilizzata come luogo di rappresentanza per consolidare il loro prestigio in città26.
Un periodo di grave crisi si registra in città tra
la metà del III ed il IV secolo d.C., con edifici riutilizzati con funzioni del tutto diverse da quelle originarie, oppure completamente abbandonati (le
terme di epoca adrianea) (Tav. III).
Cadde in rovina l’area del tempietto porticato, e
sullo strato di crollo si impostarono alcune abitazioni modestissime, nella cui costruzione furono utilizzati materiali di spoglio connessi senza l’uso di
calce. La durata di queste abitazioni fu assai breve,
se già nella metà del IV secolo furono abbandonate
ed obliterate da un unico strato che si prolungava
fino a coprire il muro E del cortile ed arrivava fino
alla strada. Qui era delimitato da un rozzo muro a
secco ovale costruito con materiali di spoglio e collocato al di sopra di uno strato di terra scura sovrapposto alla sede stradale. L’area fu utilizzata per
sepolture (una sul pavimento del tempietto, l’altra
nel vano a N della sede degli Augustali).
La domus dei Mosaici fu pure abbandonata, e
su di essa si installò la bottega di un rigattiere
destinata alla raccolta ed allo smistamento di
frammenti metallici (non ci sono infatti tracce di
forni per la fusione) (fine III-inizi IV); anche
quest’ultima visse ben poco, perchè già alla fine
del IV secolo era stata abbandonata e le strutture
24 NICOSIA, POGGESI 1990, p. 19.
26 CITTER 1997, p. 27.
2. Età tardo-antica
25 MENICHETTI 1992, p. 503.
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murarie furono sfruttate pure per sepolture di
bambini (nello strato di crollo all’interno del laco nicum furono sepolti due neonati: uno era coperto
da un frammento di un coppo in terracotta, l’altro
fu deposto senza alcuna protezione nella terra
ricca di pietre e di calce)27.
Le botteghe del lato S del Foro continuarono ad
essere in uso, ma i loro ingressi furono in parte
modificati, in parte tamponati, a causa del rialzamento del terreno circostante e dei relativi piani di
calpestio. L’area forense mantenne inalterato il
suo aspetto per tutta l’età imperiale avanzata, fino
all’abbandono, che si può collocare intorno al V
secolo d.C: essa svolgeva evidentemente in questo
periodo la funzione di semplice luogo di mercato,
connesso proprio alla ristrutturazione delle botteghe, ma aveva forse perso la sua connotazione civile. Infatti, oltre alle terme adrianee, anche la Basilica fu abbandonata e crollò nella seconda metà del
IV28, e lo spazio circostante fu utilizzato per sepolture. A questo periodo risalgono probabilmente
alcune tombe situate ad E e a N del muro del tri bunal negli strati di obliterazione di una stretta
strada che separava la basilica da un altro edificio
posto più a N: esse erano a cassone, con copertura
a lastroni ed i lati formati da piccole pietre per
ritto. Due erano prive di corredo, la terza restituì
pochi “frammenti atipici di ceramica” 29. Ancora
altre tombe, interpretate come “barbariche”, furono individuate ad E della basilica30.
L’unico intervento edilizio di un certo rilievo in
città consiste nell’impianto termale costruito nelle
vicinanze della porta E, dedicato da un corrector
Tusciae et Umbriae nella seconda metà del IV
secolo31.
Non è forse un caso che nella pianura tra Roselle e Grosseto siano stati individuati i resti di un
secondo stabilimento termale, in località Bagno di
Roselle32 (Tav. IV), indagato nel secolo scorso; esso
era composto da più sale di varie proporzioni e conservava ancora le scale per accedere ad un piano
superiore. Queste terme erano costruite in opus
reticulatum alternato a filari di mattoni e furono
attribuite ai tempi di Diocleziano: vennero poi
distrutte da un incendio ed utilizzate come area di
sepoltura, in quanto vi si rinvennero oltre trecento
scheletri umani con corredi di spade e di un’ “arma
fatta a molta somiglianza di vomerella assai angolata nel centro della base,... che mal si potrebbe
reputare un gran giavellotto”33.
27 MICHELUCCI 1985, pp. 72 sgg.
28 Furono rinvenuti negli strati di crollo una moneta di Valen-
tiniano e diversi frammenti di terra sigillata africana di IV
secolo d.C.: LAVIOSA 1969.
29 LAVIOSA 1969.
30 MAZZOLAI 1977.
31 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 606.
32 Vi sgorgano acque sorgive calde utilizzate per curare malattie cutanee e dolori artritici; i resti antichi sono ricordati a tale
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Tav. IV) territorio circostante la città di Roselle.
È importante notare che la collocazione del
nuovo impianto termale cittadino avvenne in
un’area periferica della città, chiaro segno di una
perdita d’importanza della zona nei pressi del Foro
a favore di questa parte più decentrata; evidentemente l’edificio svolgeva la funzione di cerniera
tra centro urbano e suburbio, incentivando, tramite la vicinanza ad uno degli accessi alla città,
l’afflusso della popolazione dalle campagne 3 4.
Questa ipotesi sembra essere confermata dalla
presenza delle altre terme in un’area immediatamente al di fuori della cerchia urbana. La loro
costruzione in zone tutt’altro che centrali dimostra
la grande importanza di un tale tipo di edifici in
quest’epoca: essi ormai non assolvono più soltanto
il compito di luoghi dove praticare bagni igienici,
ma si trasformano in un punto di aggregazione e di
incontro spontaneo, che sostituisce il Foro, in
decadenza35. Appare infatti evidente che Roselle si
trovava in un momento di profondo degrado urbanistico, riconoscibile soprattutto in corrispondenza degli edifici pubblici tradizionali, e testimoniato ulteriormente dalla presenza di un fondo di
capanna circolare al di sopra degli strati di crollo
proposito dal medico F. Luzzi nel 1738 “nel pian di Grosseto....è
un bagno termale, che è un recinto di mura antiche, di figura
quadrata, largo e lungo circa 4 braccia, profondo poco più di 3.
Esso recinto sta sempre pieno d’acqua mediocremente calda...”
(in TARGIONI TOZZETTI 1971, pp. 414 sgg.). Sui ruderi romani è stata costruita una stalla nel secolo scorso.
33 SANTI 1864 citato in MAZZOLAI 1960.
34 NICOSIA 1990, pp. 20-21; CONTI 1996, p. 51.
35 ZANKER 1992.
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ARCHEOLOGIA URBANA IN TOSCANA: LA CITTÀ ALTOMEDIEVALE
delle terme adrianee, collocabile cronologicamente
tra il IV (crollo delle terme) e la fine del V secolo
d.C. (costruzione della chiesa)36.
Come gli edifici finora noti che su di esso si
affacciavano, anche il c a r d o risulta in questo
periodo abbandonato: il basolato fu occupato da
fatiscenti strutture (lungo il suo proseguimento
verso la collina S fu riportato alla luce un breve
tratto di muro ad un livello più alto rispetto al
basolato stesso e poggiante su di esso con andamento obliquo 37, oltre al muro a secco presso il
tempietto) o da strati di terra sterile. Al contrario,
il decumano era ancora funzionante in seguito alla
presenza delle terme.
Fig. 5) Tombe intorno all’ecclesia mater (foto SAT Internet).
Proprio alla fine del V secolo Roselle recuperò
in parte la sua vitalità 38: divenne infatti sede
vescovile, anche se non si conosce di preciso la data
della creazione della diocesi 39. La prima notizia
risale infatti al 499, utile come terminus ante
q u e m porre la nascita della diocesi, quando il
vescovo di Roselle Vitaliano partecipò al primo
sinodo romano40 indetto da papa Simmaco.
Strettamente connessa alla presenza di un
vescovo è la costruzione della ecclesia mater, da
identificarsi con ogni probabilità nella chiesa i cui
resti sono visibili in città al di sopra delle terme di
età adrianea41: essa è datata tra la fine del V e gli
inizi del VI secolo d.C. in base ai dati ricavati dallo
scavo dell’adiacente cimitero (Fig. 5), e dalla tipologia piuttosto antica della vasca battesimale a
pianta circolare. È divisa in tre navate da colonne
poste sui bordi della piscina termale, opportunamente colmata; il pavimento, posto ad una quota
maggiore rispetto a quello delle terme, fu ottenuto
riutilizzando materiale antico, tra cui anche stele
funerarie romane iscritte 42. Risulta interessante
la collocazione di questa chiesa al di sopra di un
edificio termale, soprattutto per il riutilizzo degli
impianti idrici per le pratiche del battesimo. Non
si conosce in modo preciso il titolare della diocesi
fino almeno all’età carolingia, se non al X secolo. Il
nome di S. Lorenzo, collegato alla più antica cristianizzazione proveniente da Roma, compare per
la prima volta in un diploma dell’814, con il quale
l’imperatore Lodovico il Pio concedeva ad Apollinare, abate del monastero di S. Antimo in Val
d’Orcia, un territorio presso Castiglione della
Pescaia confinante con terra s. Laurenti 43, ma
36 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 608.
37 LAVIOSA 1961.
38 Rutilio Namaziano (RUT. NAM. De reditu suo I, 220) la
ricorda infatti semideserta; insomma “lo scenario è eterogeneo:
vi convivono recuperi e riusi, costruzioni di fortuna e nuovi
impianti, ma la frattura tra la città antica e gli insediamenti
successivi è profonda”: CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 612.
39 Il territorio diocesano confinava a nord con quello di Populonia e di Volterra, ad est con la diocesi di Arezzo, mentre a sud
era delimitato da quello di Sovana. Questa strutturazione
rimase pressochè inalterata in età longobarda, tranne il pas-
forse il documento è interpolato. Se così fosse, il
primo documento utile risalirebbe al 973, quando
una villa di Campagnatico presso l’Ombrone confinava con terra s. Laurenti44.
Il più antico cimitero fu disposto a terrazze a N
della chiesa e davanti alla facciata, nell’area della
palestra delle terme, con tombe regolari e ben
costruite; su alcune di esse già nel VI secolo fu
costruito un edificio del quale rimane un basamento in blocchi di travertino ed un focolare, circondati da un recinto in opus africanum. Non è
chiara la sua funzione, ma si potrebbe trattare di
una sepoltura privilegiata45.
L’area a S del Foro, forse proprio in seguito alla
sua destinazione cimiteriale, continuò ad essere
frequentata fino alla fine del VI secolo (ceramica
invetriata), ed abbandonata definitivamente in
seguito a distruzioni testimoniate da uno strato di
incendio.
La Basilica dei Bassii continuò ad essere in vista
anche dopo il crollo del tetto, quando alcune statue
erano ancora in situ; esse furono intenzionalmente
spaccate per recuperare i perni di bronzo46.
Nel VI secolo è riconoscibile un altro intervento oltre alla ipotetica sepoltura privilegiata nel
cimitero: l’abbandono della porzione del decumano che univa il Foro alla cattedrale. Il suo livello
venne innalzato utilizzando anche materiali di
crollo, e al di sopra fu edificato un muro, in una
sorta di opera a telaio, costruito con grossi blocchi
di travertino reimpiegati e connessi con rozza
muratura a secco, che andò ad obliterare alcune
saggio dei territori di Casenovole e di Monteverdi alla diocesi di
Siena: SODI, CECCARELLI 1994, p. 13.
40 Vitalianus episcopus Ecclesiae Rosellanae: MGH1894.
41 CELUZZA 1987; CELUZZA 1988.
42 MINTO 1943, p. 555.
43 UGHELLI 1718, III, col. 530.
44 CDA 1982, n. 204, pp. 13-15; SODI, CECCARELLI 1994, p.
21.
45 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 609.
46 BOCCI PACINI 1990, p. 25.
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Claudia Rizzitelli
botteghe presso la collina N 47 e a fiancheggiarne
altre trasformate forse in abitazioni private 48.
L’interpretazione di questo muro è controversa:
potrebbe essere stato utilizzato come struttura di
trattenimento del riempimento che innalzò il
livello stradale49, ma anche come parte di una fortificazione50. Infatti esso presenta la stessa tecnica costruttiva del recinto ritrovato nell’area del
primo cimitero: entrambi sono forse da interpretare come i resti di un muro di cinta 51, costruito
dall’esercito bizantino, che, ricollegandosi alla più
antica cerchia muraria, delimitava uno spazio
urbano più ristretto.
3. Età alto-medievale
Lo stato di guerra continuo, provocato dalle
incursioni barbariche prima e dalla guerra grecogotica poi, causò un generale declino del sistema
economico della regione, non rilanciato in seguito
dai provvedimenti giustinianei, ed una sempre
maggiore tendenza alla militarizzazione, accelerata dall’arrivo dei Longobardi. In quest’epoca la
Toscana divenne un territorio di confine: anche
Roselle fece parte del sistema difensivo approntato dai Bizantini per contrastare la discesa dei Longobardi, forse proprio da Roselle dipendeva il
castrum di Poggio Cavolo; è probabile che questa
linea di difesa resistette almeno fino alla fine del
VI secolo, trattenendo la penetrazione longobarda
chiusina e lucchese52.
Alla fine del VI secolo (forse intorno al 592),
Roselle fu conquistata dai Longobardi; essa divenne
il fulcro di una circoscrizione civile, attestata per la
prima volta nel 715 e designata come “fines rosella nos”53, non coincidente però con quella diocesana.
Assai scarse le fonti che, in questo periodo, menzionano la città di Roselle: nel 721, Pertualdo, ricco
personaggio longobardo, donò alla chiesa di S.
Michele di Lucca “casa in Roselle, qui regitur per
Teuduald massario”54. Nel 761 Aripaldo vendette a
Teudiperto ciò che possedeva “in Roselle”55, nel 762
Peredeo, vescovo di Lucca, concesse in locazione ad
Ermicauso alcuni beni in cambio di animali da portare alla fattoria vescovile “in Roselle”56 : queste
attestazioni non precisano però con sicurezza se in
tutti i casi si trattasse della città o del territorio57.
Tav. V) età altomedievale.
Nel 787 Roselle ed il suo territorio entrarono a
far parte del Patrimonio di S. Pietro per investitura di Carlo Magno58; con la conquista carolingia, la
circoscrizione civile longobarda tornò a coincidere
con quella ecclesiastica.
Nel corso del IX secolo il territorio fu sottoposto
all’espansione degli Aldobrandeschi, originari
della città di Lucca. Essi estesero il loro potere in
tutta la Maremma tramite i legami con la chiesa
vescovile lucchese ed i suoi possedimenti nella
zona59, in quanto in questa regione non esisteva
un vero e proprio centro urbano, nè un’altra casata laica o un forte potere vescovile capace di opporsi alla loro espansione.
Nel settembre dell’857 Ildebrando II ottenne
dall’imperatore Ludovico II l’ufficio comitale a
Roselle60; tuttavia, la presenza di una delle principali sedi comitali non riuscì a contrastare la deca-
47 LAVIOSA 1969.
53 CDL 1929, I, n. 19.
48 CITTER 1997.
49 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 609; CITTER 1997.
54 AAL,**O 67: ed. CDL 1929, I, n. 28.
50 FENTRESS et al. 1991.
51Un muro sempre in opus africanum è stato rinvenuto sulla
56 AAL,*M 8: ed. CDL 1929, II, n. 153.
sommità del Talamonaccio, punto strategicamente importante
nell’impianto difensivo bizantino, proprio come Roselle (FENTRESS et al. 1991); non è dello stesso parere Citter (CAMBI et
al. 1994, p. 194), il quale lo considera “insufficiente per la difesa, e ben più adatto a fiancheggiare una via importante, come
sembra suggerire anche il caso di Roselle”.
52 CAMBI et al. 1994, p. 195.
55 CDL 1929, II, n. 148.
57 CECCARELLI cds.
58 ROSELLE 1975, p. 126.
59 Il 9 ottobre 862 (AAL, *C77) il conte Ildebrando, mediante
permuta col fratello Geremia, vescovo di Lucca, entrò in possesso dei beni che quel vescovado aveva nei territori della
Marittima.
60 Ed. MANARESI 1955.
112
ARCHEOLOGIA URBANA IN TOSCANA: LA CITTÀ ALTOMEDIEVALE
denza di ciò che rimaneva del tessuto urbano: in
generale, nell’Alto Medioevo i documenti che la
riguardano sono pochi e si riferiscono ad essa essenzialmente come luogo di rogazione61, e non forniscono dati sulla estensione dell’abitato o sulla densità
della popolazione62. Soltanto il documento che ricorda la sosta dell’imperatore Guido nel settembre
89263, ospite del conte Ildebrando, spinge a pensare
che in città doveva esistere una residenza quanto
meno grande e decorosa di proprietà degli Aldobrandeschi, della quale però non si hanno tracce.
La cattedrale di S. Lorenzo (Tav. V) ebbe rifacimenti in età carolingia, periodo al quale appartengono frammenti architettonici decorativi (plutei,
pilastrini di recinzione, un frammento di ciborio)
in parte riutilizzati nella chiesa di Batignano, in
parte conservati al Museo Archeologico di Grosseto, databili alla fine dell’VIII secolo. Su uno dei
plutei, oggi murato in un podere presso Roselle, è
leggibile la firma del Magester Iohannes64: esso si
colloca nell’ultimo quarto del secolo, anche se presenta elementi arcaizzanti (croce greca con rosette
iscritte nei riquadri, firma apposta all’opera)65.
Tra il X e l’XI secolo la cattedrale venne dotata
di una torre campanaria, appoggiata alla facciata
ed accessibile solo dall’interno della chiesa; essa si
sovrappose ad alcune sepolture e rese difficoltoso,
se non impossibile, l’uso del fonte battesimale.
Una seconda fase di utilizzo del cimitero è collocabile tra la fine del VII e la metà del XII secolo,
quando l’area fu abbandonata in seguito allo spostamento della sede vescovile a Grosseto. In questo periodo le tombe furono disposte in modo più
caotico, a volte sovrapposte le une alle altre, o al di
sopra di muri di edifici abbandonati, e vennero
costruite con lastre di pietra irregolari.
ritrovata nel centro cittadino. Tale affermazione
viene giustificata sostenendo che la ecclesia cristiana fu costruita al di fuori del perimetro urbano per
non turbare gli animi dei cittadini pagani e per
poter disporre di uno spazio maggiore per tutti gli
edifici necessari al vescovo ed al clero; di conseguenza S. Lorenzo sarebbe da identificare con la
chiesa di Poggio di Mosconcino, e invece l’edificio in
città sarebbe la plebs urbana68, eretta per sopperire
all’eccessiva distanza della cattedrale dal centro
abitato69. Questa ipotesi non sembra sostenibile
perchè gli scavi non hanno sinora evidenziato fasi di
utilizzazione precedenti la costruzione della chiesa
romanica70, che quindi, sulla base dei dati disponibili, non può essere considerata la ricostruzione di
una chiesa paleocristiana71. Va inoltre osservato
che la difficoltà di utilizzare le testimonianze disponibili in epoche anteriori a quelle alle quali esse
effettivamente appartengono si riscontra anche nel
riconoscimento ipotetico della chiesa cittadina come
plebs di età tardo-antica, laddove invece la sua
prima attestazione risale solo al 118872.
Su Poggio Mosconcino, in corrispondenza del
toponimo Canonica (Tav. IV), sono stati esplorati i
resti di una chiesa di età romanica, a croce latina
con tre navate, con abside semicircolare e torre
campanaria annessa; i resti ceramici permettono di
risalire al XII secolo66. Questo edificio riveste una
particolare importanza in quanto si inserisce nella
problematica riguardante la sede della antica cattedrale di Roselle. A questo proposito, studiosi ed eruditi locali67 convengono che sia questa la chiesa da
identificare con la cattedrale, piuttosto che quella
Il vescovado fu trasferito a Grosseto nel 1138
con un decreto di Innocenzo II “quoniam Rusella na ecclesia multorum predonum in circuitu habi tantium stimulis et infestationibus agitatur et
populus eiusdem loci ad magnam desolationem
atque paucitatem peccatis exigentibus est redactus,
communicato fratrum nostrorum Consilio dignita tem Episcopalis Sedis in eadem urbe hactenus
habitam in grossetanam civitatem Apostolica auc toritate”73; non si può stabilire chi fossero i predo nes che infestavano il territorio, ma è probabile
che in queste scorribande fossero coinvolti anche
gli Aldobrandeschi, desiderosi di ampliare le loro
proprietà e di accrescere il prestigio di Grosseto
con la presenza della sede vescovile. Già da tempo
infatti lo sviluppo di Grosseto danneggiava non
poco la vicina Roselle, attirandone gli abitanti
mediante lo sviluppo economico e le garanzie di
maggior sicurezza 74. Con lo spostamento della
sede vescovile, la chiesa di S.Maria di Grosseto
divenne cattedrale con il nome di S. Lorenzo, mentre l’antica S. Lorenzo di Roselle prese il nome di S.
Maria75.
Si è ipotizzato che la magnam desolationem e
la definizione di locus dato alla città siano indizi
61 L’espressione “actum Rosellae” si riferisce alla città (CECCARELLI cds.), e non genericamente al suo territorio (PRISCO
1989).
62 CECCARELLI cds.
63 ASS, Monastero di S.Salvatore VI, 12: ed. SCHIAPARELLI
1906.
64 SALADINO 1980, p. 239.
65 CIAMPOLTRINI 1991a-1991b.
66 DE MARINIS, POGGESI 1991, p. 343.
67 REPETTI 1833; ADEMOLLO 1894; BURATTINI 1990.
68 Essa si identificherebbe con la Plebs de Civita, menzionata
tra le chiese battesimali della diocesi nel privilegio di Clemente III a favore del vescovo di Grosseto (ASS RIFORMAGIONI
12 aprile 1188: ed. KEHR 1908).
69 BURATTINI 1990, pp. 57-59.
70 DE MARINIS, POGGESI 1991, p. 345.
71 BURATTINI 1990, p. 64.
72 RONZANI 1996, p. 162.
73 ASS ACQUISTO 9 aprile 1138: ed. KEHR 1908.
74 GARZELLA cds.
75 La Plebs Sancte Marie de Rosellis della “Decima degli anni
1276-1277”: GUIDI 1932.
Claudia Rizzitelli
113
di una situazione difficilmente ricollegabile alla
presenza di un vescovo, per cui sarebbe possibile
sostenere che lo stato di abbandono della popolazione sia dovuto invece alla mancanza del pastore. Tale ipotesi si fonda su una distinzione di termini che compare in un documento del 1108, in
cui si effettua una donazione di beni “Episcopatui
Sancti Laurenti sito loco, ubi dicitur Roselle, et
Canonicae eiusdem Episcopatui in loco Roselle”76:
come si può notare, la chiesa di S. Lorenzo è menzionata in “loco ubi dicitur Roselle”, interpretato
come “luogo scomparso o degradato”77, che manteneva il nome di Roselle soltanto perchè vi era collocato l’antico edificio di culto della diocesi, mentre “in loco Roselle” era la Canonica, dove risiedeva il vescovo, che aveva sostituito la città abbandonata nella funzione di ospitare il suo pastore.
La presenza del toponimo Canonica sul Poggio
Mosconcino consentirebbe di identificare la canonica citata nel documento con i resti trovati sul
colle. In conclusione, con lo stesso nome il documento avrebbe indicato due luoghi diversi, registrando così la fase di passaggio delle funzioni
proprie della cattedrale da S. Lorenzo alla chiesa
di Poggio Mosconcino, da poco costruita presso la
canonica vescovile. Il trasferimento del vescovo
nell’edificio di nuova costruzione avrebbe accelerato il processo di degrado e abbandono della città
sede vescovile, tanto da giustificare il provvedimento papale 78.
Questa ipotesi sembra però “complessa e macchinosa”79 e insostenibile, in quanto la collocazione della Canonica “in loco Roselle” si può spiegare
molto più semplicemente con una traduzione “nel
territorio di Roselle”, dove poi effettivamente sorgono i resti della chiesa romanica che può essere
interpretata come una pieve extraurbana 80. Inoltre, sia la circoscrizione ecclesiastica che quella
amministrativa continuarono a chiamarsi rosellane fino al trasferimento della diocesi nel 1138; se
davvero si fosse verificato questo spostamento
intermedio, ne sarebbe rimasta una qualche traccia nella denominazione, come ad esempio avvenne per Populonia, quando il centro del territorio fu
spostato, dopo la distruzione della città, nel Cornino, prima di essere definitivamente trasferito a
Massa Marittima81.
A dimostrazione di quanto sia davvero complessa l’interpretazione di questo brano, che si pre-
sta a soluzioni anche contrastanti, vi è un’altra e
diversa chiave di lettura: siccome i destinatari
della donazione non sono da considerarsi autonomi tra loro, ma il collegio canonicale era sottoposto
al vescovo, allora il “locus ubi dicitur Roselle” dove
era il vescovo equivale al “loco Roselle” dove era la
canonica. Quindi nel documento sarebbero state
fornite queste specificazioni semplicemente per
indicare che la chiesa officiata dal vescovo e dai
canonici non si trovava più nella Roselle antica,
ma in un altro luogo che però ne aveva preso il
nome (per cui “ubi dicitur” si dovrebbe tradurre
“che ora è detto Roselle”)82.
Come ben si intuisce, il problema è ancora
aperto e i documenti non forniscono spiegazioni
esaurienti e definitive; forse ad una soluzione si
potrà arrivare con il supporto dell’indagine
archeologica tramite il prosieguo degli scavi sul
Poggio Mosconcino.
76 Ed. UGHELLI 1718, III, col. 661.
82 RONZANI 1996, p. 169.
83 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 611.
84 LAVIOSA 1959.
77 Ma Roselle è definita urbs nel documento del 1138, termine
usato per designare antiche città di epoca romana: GARZELLA
cds.
78 PRISCO 1989, pp. 21-61.
79 SODI, CECCARELLI 1994, p. 18.
80 Per la presenza di questa pieve nei documenti si veda quello
citato alla nota n. 68; come plebs de Civita compare anchenella
“Decima degli anni 1276-1277”: GUIDI 1932.
81 CECCARELLI cds.
Roselle venne infeudata da Federico II al
comune di Siena nel 1243, ma a quest’epoca era
già ridotta a castrum; tracce di fortificazioni, con
muri assai rozzi, sono visibili al di sopra degli
ultimi strati di sepolture intorno alla cattedrale83. Inoltre resti di una probabile torre di avvistamento sono stati identificati sulla sommità
della collina SE, nei pressi delle mura: sono
ancora affioranti dal terreno grossi blocchi
appartenenti a questo edificio, di forma quadrangolare, nella cui muratura furono riutilizzati pezzi antichi; non ci sono tracce di costruzioni
p r e e s i s t e n t i 8 4 . Le due strutture, a carattere
difensivo, sono probabilmente da ricollegare alla
trasformazione dell’anfiteatro in fortezza,
mediante l’utilizzo di materiali di reimpiego
degli edifici nelle vicinanze. Queste fortificazioni
sono da connettere forse all’esistenza di un
castello, che rimase proprietà del vescovo dopo la
traslazione della sede episcopale: ad esso si riferisce un documento del 1179 85 ed il privilegio di
Clemente III del 118886, con cui si conferma tale
possesso al vescovo Gualfredo. Il fatto che in
questo privilegio il “castellum” sia menzionato in
stretta connessione con la “canonica” fa pensare
che esso sorgesse nelle sue vicinanze e cioè sempre sul Poggio Mosconcino87.
Nei pressi di questo castello doveva sorgere un
85 Castri territorium quod dicitur Roselle: ASS PATRIMONIO
3 agosto 1179: ed. SCHNEIDER 1911.
86 Castellum de Rosella cum curte et districtu suo, et quic quid...habes in canonica de Rosella: ASS RIFORMAGIONI 12
aprile 1188: ed. KEHR 1908.
87 RONZANI 1996, p. 171.
114
ARCHEOLOGIA URBANA IN TOSCANA: LA CITTÀ ALTOMEDIEVALE
“palatium ipsius domini episcopi” (forse la residenza signorile del vescovo) e la “ecclesia Sancte
Lucie de Rosellis” citata nella “Decima degli anni
1276-1277”88, come testimonia con chiarezza un
documento del 1287 89 costruita intorno al XIII
secolo90.
Il recupero di ceramica medievale91 e rinasci-
88 GUIDI 1932.
89 Ecclesie sancte Lucie dicti castri de Rosellis: ASS CALEFFO,
27 agosto 1287, c. 610, ed.VON PLUGK HARTTUNG 1886.
90 RONZANI 1996, p. 171.
mentale testimonia la sopravvivenza di un piccolo
insediamento fortificato nell’area dell’anfiteatro
fino all’avanzato XVI secolo.
La città venne in seguito abbandonata a causa
dell’impaludamento della pianura e della conseguente malaria; però i ruderi dell’anfiteatro e le
mura rimasero visibili e furono ricordati da numerosi eruditi e studiosi del XVIII e XIX secolo92.
91 Frammenti di brocche e scodelle decorate in verde ramina e
marrone manganese; boccali rinascimentali invetriati e smaltati in vari colori e zaffera diluita; ceramica d’uso invetriata e
smaltata: ROSELLE 1975, p. 127.
92XIMENES 1775; REPETTI 1833; DENNIS 1883.
Claudia Rizzitelli
115
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