Grosseto - Agriturismo La Pulledraia

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Grosseto - Agriturismo La Pulledraia
Grosseto
La Capitale della Maremma
Distanza dall’agriturismo La Pulledraia: 20 +10+10 km
Viabilità: prendere la SS1 Aurelia in direzione nord
Tempo consigliato: giornata intera
Adatto agli adulti e ai bambini
Una giornata dovete dedicarla alla “capitale” amministrativa della Maremma, Grosseto, e ai due siti di
interesse archeologico vicini, Roselle con gli scavi etruschi e Vetulonia con il suo piccolo Museo e le tombe
disseminate tutte intorno. Consiglio di iniziare l’escursione dagli scavi di Roselle, poi passare a Vetulonia e
lasciare tutto il pomeriggio alla città e al suo vasto museo archeologico. Per raggiungere Roselle percorrete
l’Aurelia SS1 in direzione Grosseto e lì seguite le indicazioni per la SS223 Senese e uscite a Roselle, e dopo
per Scavi Archeologici oppure evitate di entrare in paese e dalla Senese uscite alle indicazioni specifiche per
Parco Archeologico. Roselle è un agglomerato di case moderne intorno alla promessa (e mai mantenuta)
struttura termale di origine romana. Gli scavi distano 5 km e sono aperti tutto il giorno (Tel. 0564-402403).
Questo luogo ha un fascino legato alla natura rurale della zona: gli scavi hanno rinvenuto una città di origine
etrusca e poi romana, in una posizione geografica ben definita: dominava il lago Prile, cioè quello che dopo
varie trasformazioni geologiche sarebbe diventato l’attuale pianura maremmana, ed era abbastanza vicino al
fiume Ombrone, il più importante della zona, per poter controllare tutti i commerci con la zona più a nord
della Val d’Orcia e a sud dell’Etruria. Vi consiglio di fare la visita del sito archeologico con una guida locale
(Le Orme, tel.0564/416276) oppure con un buono e aggiornato libro sulla zona. Dopo questa esperienza
rupestre dirigetevi verso il piccolo paese di Vetulonia, sulle collina a nord di Grosseto. La distanza dagli scavi
di Roselle è di ca. 15 km, vi consiglio di percorrere le strade provinciali minori per godervi meglio il
paesaggio. Quindi dagli scavi ritornate in direzione del paese e prima del Ristorante La Parolaccia girate a
destra sulla strada dello Sbirro (SP 42) che vi porta fino alla vecchia Aurelia a due corsie. Continuate in
direzione mare (ben indicato) e poi Vetulonia. La zona che attraversate è una delle prime riconquistata dalla
Bonifica integrale al padule negli anno ’20 e per questo si chiama Acquisti. La fattoria più importante è
ancora di proprietà degli allora latifondisti, Guicciardini, sui quali è stato di recente pubblicato un libro
fotografico dall’Archivio delle Tradizioni Popolari di Grosseto (Paolo Nardini, cell. 338-3333038). Arrivati in
paese, non potete perdervi: il Museo Isidoro Falchi è senz’altro l’edificio più frequentato (tel:
0564/949587-948058-927432, aperto tutto il giorno). Vetulonia ha origine etrusche e da allora non è mai
stata abbandonata, superando anche periodi di crisi economica. Il territorio circostante è disseminato di
bellissime tombe scoperte e conservate, oppure depredate dai tombaroli, oppure ancora ricoperte e non
segnalate dai proprietari del terreno, per paura che la Sovrintendenza si “appropri” del fondo per studi
archeologici. Qui anche fare un solco in un campo può comportare una nuova ennesima scoperta
archeologica e quindi il transennamento della zona. Per visitare queste tombe vi consiglio di andare a piedi
nella zona segnalata e fare una passeggiata “autogestita”. Tornando in paese, entrate finalmente al Museo
Falchi: ben gestito dalla Pro Loco e piacevole per la sua atmosfera quasi familiare. Nei boschi intorno a
Vetulonia ha vissuto nel II secolo il famoso San Guglielmo di Malavalle: un eremita che si ritirò in questa
macchia e che si accattivò subito la fiducia dei pochi abitanti dei dintorni insegnando loro rimedi naturali a
base di erbe contro malattie altrimenti incurabili. In suo onore il vicino paese di Buriano organizza un
processione storica il 10 maggio, come voluto dal Papa Pio II (Enea Piccolomini da Pienza) dalla metà del
‘400. L’episodio del santo (che in realtà dalla Chiesa è riconosciuto come Beato) più noto è quello di aver
sconfitto un terribile drago (!!).
Per andare a Grosseto ritornate “in piano” e continuate secondo indicazioni. Se il tempo a disposizione ve
lo permette, invece di andare a Grosseto direttamente, fate una breve deviazione alla Diaccia Botrona, la
zona umida più caratteristica e che ha mantenuto in parte le caratteristiche del padule maremmano. Arrivati
al Ristorante di Macchiascandona situato su un enorme incrocio, deviate verso Castiglione della Pescaia. Se
passate di lì all’ora di pranzo, vi consiglio di mangiare in quel ristorante le specialità tipiche maremmane (tel.
0564/944127). Dopo ca. 1 km incontrate su strada a Ponti di Badia un piccolo bar albergo, di fronte al quale
è segnalato l’inizio dell’itinerario a piedi nella Diaccia Botrona. Attualmente Riserva Naturale, la Diaccia è
quanto rimane del lago Prile, cioè quel grande lago che nell’antichità occupava tutta l’attuale pianura
maremmana. È una bella zona, perché ospita ancora formazioni vegetali come il salicornieto, il limoneto, la
cannuccia palustre, i giunchi e i carici. Resiste ancora una quindicina di specie di orchidee, alcune di
particolare interesse per bellezza e rarità. Della vasta foresta che un tempo ricopriva gran parte della pianura
maremmana rimangono solo poche testimonianze come frassini, olmi e tamerici. Per quanto riguarda la
popolazione animale si possono incontrare il falco di palude, l’albanella reale, l’airone bianco, il falco
pescatore, il nibbio, il falco pecchiaiolo, il chiurlottello, la garzetta, la sgarza ciuffetto, la pittima reale, l’airone
rosso, il tarabuso, la ghiandaia marina e il cuculo dal ciuffo. E ancora mammiferi come la volpe, il riccio,
l’istrice, il tasso, la lepre e la nutria, la testuggine palustre, la bisca dal collare, il biacco, il cervone, il colubro
di Esculapio, la lucertola, l’orbettino, il ramarro, la luscengola, la testuggine terrestre e il geco. Naturalmente
per fare simili incontri è necessario avere molta fortuna e mantenere un sacro silenzio durante la
passeggiata.
A questo punto siete pronti per la città. Riprendete la strada verso la vostra destra, ripassate da
Macchiascandona davanti al ristorante e proseguite verso Grosseto a destra. Al temine del primo lungo
rettilineo si trova sulla sinistra il Centro Militare Veterinario, detto dai Grossetani il Deposito. Qui l’esercito
Italiano inviava i cavalli perché venissero domati dai Butteri per essere efficienti in battaglia. Oggi è sempre
gestito dall’Esercito, ma la sua ragion d’essere è quella dell'unico centro in Italia, dove si allevano cavalli che
vengono utilizzati dall'esercito per scopi istituzionali, dall'attività sportiva agonistica all'addestramento degli
allievi delle accademie militari, “dal momento che l'equitazione è considerata attività addestrativa utile per la
formazione del carattere dei futuri ufficiali”. Arrivati alle porte di Grosseto, dirigetevi verso il centro e
cercate un parcheggio: intorno alle mura ci sono posti a pagamento con ticket da acquistare alle apposite
macchinette automatiche, parcheggi sorvegliati a pagamento e, se cercate con attenzione, anche posti liberi
senza nemmeno il disco orario. Il centro città, cioè la parte all’interno delle mura antiche, è ZTL, zona a
traffico limitato, dove non è consentito viaggiare a motore. Una zona più ampia esternamente alle mura,
invece, prevede l’esclusione dalla circolazione nei giorni di mercoledì e giovedì di tutte le auto non catalitiche
o non ecologiche. Tutto ciò è ben indicato con grandi cartelli. Ovunque lasciate la macchina, raggiungete a
piedi Corso Carducci: la via centrale che conduce al Duomo. Se arrivate in città all’ora di pranzo e con un
evidente calo di zuccheri, iniziate con un buon pranzetto a base di prodotti tipici e di filiera corta: Sale e Sole
(tel.0564/21177) in un vicolo che parte dietro al busto di Ettore Socci a metà del Corso; Al Numero 9 (tel.
0564/427698) nella viuzza che parte proprio a destra del Duomo; da Gabelli (tel.0564/418973
-3312619368), in piazza della Palma a cento metri dal Corso e in direzione delle carceri. Se invece preferite
una “vineria”, cioè un pranzo più veloce ma di qualità, fermatevi da Canapino sotto i portici di piazza
Dante, la piazza accanto al Duomo. Rinfrancati dall’atmosfera di qualsiasi locale abbiate scelto, concedetevi
ora un caffé di qualità: da Soldati a metà del Corso con caffè, the, cioccolata e tabacco di tutto il mondo,
oppure Caffè Sol proprio sotto la porta delle mura davanti al Duomo.
Bene, è l’ora di dedicarsi alla cultura. Grosseto non è certo una città d’arte, ma ha comunque i propri gioielli
da mostrare: la passeggiata sulle Mura e il Cassero Mediceo, il ricchissimo Museo Archeologico, la Cattedrale
dedicata a San Lorenzo, il Teatro degli Industri, il Museo di Storia Naturale. E per non dimenticare la
vicinanza al mare: l’Acquario comunale (tel.0564/488.870) aperto da aprile a settembre. La storia di
Grosseto di fondazione medioevale è legata soprattutto alla Bonifica della palude (padule). La Maremma
non è stata sempre così verde e accogliente, ma fino addirittura agli anni ’30 era un enorme acquitrino
insalubre e soprattutto “tana” prescelta della zanzara anofele che, pungendo, trasmetteva una malattia allora
mortale, la Malaria. Per questo la Maremma non è stata fino ad allora densamente abitata e nemmeno
coltivata in modo sistematico. I Maremmani si erano rifugiati nei paesi situati più in alto, come Scansano,
Massa Marittima, Magliano, per sfuggire alla zanzara. I proprietari terrieri dei latifondi erano nobili o
aristocratici di Siena o di Roma, che venivano solo raramente a controllare la gestione delle loro terre. Le
uniche due figure che non si allontanarono mai dalla Maremma furono i Butteri e i briganti. I Butteri
avevano il compito di governare le vacche e i cavalli maremmani, il patrimonio a quattro zampe del
latifondo, e poterono resistere agli attacchi della malaria grazie alla loro conoscenza del territorio, delle
mutazioni climatiche, degli animali e ai loro ritmi di vita. Il primo governante a provare un programma di
prosciugamento fu addirittura Ferdinando I dei Medici alla fine del ‘500, ma con risultai molto scarsi. Ci
riprovò a metà dell’800 il grande Leopoldo II di Lorena, ma l’unità di Italia lo costrinse a rimpatriare perché
Asburgo Lorena, portando con sé anche gli ingegneri e il programma di bonifica, che dunque fu ultimata
solo nel periodo fascista, con la bonifica integrale e la piantagione di molte pinete. Grosseto però è rimasta
molto riconoscente a Leopoldo II, che dette alla Maremma per primo la dignità di una terra abitabile e
prolifica. La statua di fronte al Duomo lo raffigura mentre schiaccia il serpente, cioè la malaria e il padule. Il
Principe venne soprannominato Canapone, per il suo naso pronunciato, e uno dei ristoranti più antichi della
città, sotto i portici della piazza è intitolato a lui. Un altro momento di svolta per il Grossetano fu la Riforma
Agraria degli anni ’50: l’Ente Maremma, creato ad hoc dal governo di Roma, suddivise le grandi estensioni
dei latifondi in piccole fattorie, vi costruì piccoli poderi e poi li assegnò ai contadini che lì lavoravano già da
anni come operai al servizio del padrone. L’intento dell’Ente Maremma era quello di ripopolare questa terra,
di renderla economicamente produttiva e fonte di occupazione professionale.
Una rivoluzione sociale e culturale però con un limite: quello di non aver reso gli “assegnatari”, cioè i
contadini che per diritto ricevettero terra e casa, autonomi dall’Ente e competenti dal punto di vista
manageriale: qualsiasi decisione tecnica organizzativa non veniva presa da loro autonomamente, ma sempre
dagli Ispettori Ministeriali. Gli investimenti destinati a questa importante riforma iniziarono dopo qualche
decennio a prendere strane vie traverse, tanto che l’Ente venne ribattezzato dai Maremmani “Ente Merenda”
per indicare che qualcuno ci “mangiava”. Capirete che in questa storia la città non svolgeva poi un ruolo
centrale, ma solo come riferimento amministrativo e centro urbano organizzato per certi servizi. Anche oggi
la zona è conosciuta senz’altro più per le sue meraviglie ambientali, piuttosto che per la città capoluogo. La
“razza” grossetana non esiste: non c’è qui un dialetto definito, una tradizione cittadina o un filo rosso che
collega antiche famiglie grossetane. Tutto è legato alla campagna e anche i nomi storici provengono dai
proprietari terrieri non originari di questa terra. Oggi Grosseto è diventata multietnica per l’immigrazione
dall’Europa dell’Est e dal Nord Africa. Inoltre sono presenti anche molte famiglie al seguito dei militari
(Aviazione, Savoia) con sede qui. Sono sorti i primi market e i punti telefonici per musulmani, i bar turchi, e i
punti di incontro domenicali delle badanti russe e rumene. Nelle classi scolastiche si confrontano abitudini
di paesi diversi.
Torniamo alla vostra passeggiata: il Centro è circondato dalle Mura Medicee, in via di ristrutturazione
secondo un progetto molto innovativo di tre giovani architetti grossetani. Purtroppo con l’alternare delle
giunte comunali la realizzazione di questo progetto ha avuto sorti alterne e comunque non è stato ancora
concluso. Vale comunque la pena salire a Porta Vecchia e continuare fino al Cassero, visitarlo e rilassarsi nei
prati intorno con veduta sulla città. Sotto il tratto delle Mura da via Ximenes (dove è il parco giochi, la
COOP, il Caffè Sol) al Campo Amiata (zona Carceri) ogni giovedì si svolge il mercato settimanale: molto
animato, conveniente e sicuramente tipico delle cittadine toscane. Mentre per gli acquisti gastronomici
potete scegliere ogni giorno al mercato coperto, situato sempre a due passi dalla mura vicino alla Porta
Vecchia e ben riconoscibile per la sua facciata a strisce bianche e amaranto. Negli altri giorni potete
acquistare prodotti tipici o comunque di ottima qualità in molti negozi specializzati in Centro. Nella piccola e
storica piazza del Sale vicino alla Porta Vecchia è stata allestita un’enoteca in un vecchio magazzino delle
Mura, Enoteca del Sale, veramente d’atmosfera e con buona competenza enologica. Continuando sul vino:
una vineria senz’altro più rustica e informale potete trovarla nella strada proprio dietro al Corso di fronte
all’uscita secondaria del COIN, si chiama Da Romolo e lì potete anche scambiare due chiacchiere con il
folkloristico proprietario.
Appena fuori le mura, accanto alla Piazza Rosselli, conosciuta da tutti come Piazza della Vasca, vi consiglio
una sosta al Panificio Corsini, una ditta artigianale della montagna ormai nota in tutto il mondo per i suoi
prodotti da forno.
La piazza centrale è in realtà composta da due piazze attigue: piazza del Duomo e piazza Dante, detta della
catene, centro di incontri, di feste carnevalesche, di concerti, di comizi e performance varie. La cattedrale è
intitolata al patrono della città, San Lorenzo; fu iniziata nel 1138 e terminata dopo continue intromissioni di
Siena, sempre presente nella storia della città più come ingerente che come buona vicina: infatti il
campanilismo tra le due città non si è mai estinto del tutto. All’interno della chiesa si notano subito gli
interventi restauratori non sempre conservativi. Si possono vedere tele interessanti del Rustichini,
un’acquasantiera del ‘500, un crocifisso in legno dietro l’altare maggiore del ‘400.
Prima di affrontare il Museo Archeologico vi consiglio una breve sosta al Museo di Storia naturale della
Maremma (tel. 0564/ 414701 - 488749) nella Strada Corsini, a 200 metri dal Duomo vicino alla carceri.
Purtroppo questa struttura non ha un orario visite fisso e nemmeno un calendario attendibile a causa di un
trasferimento da altra sede che ha comportato non pochi problemi.
Vi rimane la visita al vasto Museo Archeologico (tel.0564/488750, 751, 752, 754), situato nella piazzetta a
metà del Corso, davanti alla Camera di Commercio e soprattutto davanti alla drogheria di Rita la Chiccaia
(enorme assortimento di vino, cioccolate e caramelle).
Il Museo offre 5 sezioni divise in ordine cronologico e ricche di testimonianze che ricordano la vita di tutti i
giorni dei nostri antenati. La quarta sezione raccoglie l’arte sacra della Diocesi grossetana. Per la visita
completa preventivate almeno 3 ore.
In primavere e in estate Grosseto si anima con tante iniziative, non tutte di valore, ma senz’altro utili per
svegliare una città altrimenti molto pigra. Gli appuntamenti fissi sono La Primavera Maremmana all’inizio di
giugno: le vie del centro abbellite da mostre d’arte, dimostrazioni delle arti locali, banchetti che vendono un
po’ di tutto; Maremmando, arte e sapori della Maremma (ogni secondo fine settimana, escluso novembre e
dicembre): la piazza Dante invasa da banchetti gastronomici non solo maremmani. Il 10 agosto si festeggia il
patrono, san Lorenzo: sfilata delle figure storiche della Maremma, compresi Butteri e carro trainato da
vacche maremmane. Ogni anno l’occasione religiosa è pretesto per organizzare divertimenti per tutti e funge
anche come richiamo in città dei turisti della costa e dell’interno della provincia.
Durante l’anno poi sono disseminate altre manifestazioni di un certo livello, segnalate nel periodo.
Ma c’è un luogo a pochi chilometri dalla città in direzione Roselle che vi voglio segnalare e che vale la pena
raggiungere come unica meta di un’escursione “notturna”: il Parco di Pietra sulla strada dei Laghi, che parte
alla prime case di Roselle e conduce a Stiacciole sulla Strada Scansanese. A metà circa di questa strada di
campagna è segnalato questo teatro naturale all’aperto. Qui un’Associazione culturale (e non solo) organizza
nei mesi di luglio e agosto un cartellone di “espressioni teatrali” di vario genere, compreso il teatro per
bambini: Via Cava (tel.3483190929, 0564/417751). La bellezza e l’unicità di questo posto mi commuove
ogni volta che lo cito: in quello che rimane di una cava di sassi è stato mantenuto un vasto prato sotto un
naturale anfiteatro di pietra e a ridosso di un vecchio opificio in mattoncini. Qui ogni sera si incontrano
mille persone diverse in un gioco di luce e penombra, tra un bicchiere di vino e un piatto di panzanella e
soprattutto in occasione di performance di grande livello artistico. Il misterioso cielo di stelle e la lontananza
dai rumori della città sono gli ultimi ingredienti di un’atmosfera intrigante e un po’ ruffiana.
Se invece vi incuriosiscono i Butteri e volete sapere chi erano o chi sono, vi consiglio di partecipare alla
ricostruzione della loro giornata di lavoro che in estate viene riproposta ogni mercoledì pomeriggio in
un’antica fattoria vicino Roselle, sulla strada dello Sbirro, già citata prima. Per avere informazioni su questo
avvincente spettacolo con Butteri veri e vere vacche maremmane rivolgetevi ad Alessandra (tel.
340/3395260). È possibile prenotare la cena rustica nell’aia della fattoria, che viene servita alla fine dello
spettacolo.
Agriturismo “La Pulledraia” del Podere Montegrappa
Alberese, Grosseto - Italia Telefono: 0564-1886110 Fax: 0564 - 653112 [email protected]