Rischio crac, 400 milioni alla Regione (La Repubblica)

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Rischio crac, 400 milioni alla Regione (La Repubblica)
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ECONOMIA E POLITICA
GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012
PER SAPERNE DI PIÙ
www.regione.sicilia.it
www.palazzochigi.it
■ 13
Il caso Sicilia
Rischio crac, 400 milioni alla Regione
Lombardo contro il commissariamento: “Io licenziare? Vadano a morire ammazzati”
PALERMO — Lo Stato corre in soccorso della Sicilia: ecco 396 milioni di euro per far fronte alla crisi di liquidità
della Regione. «Trasferimenti già programmati», fanno sapere ambienti
governativi all’indomani della lettera
di Monti che aveva chiesto a Raffaele
Lombardo conferma delle sue imminenti dimissioni e prospettato interventi sostitutivi per risanare i conti
della Regione. Al termine di una lunga
giornata di polemiche, il governo attenua la portata dell’allarme: «Non c’è
rischio di default per la Sicilia. Il problema non è strutturale ma di temporanea mancanza di liquidità ed è stato
risolto». L’aiuto finanziario - che si era
sbloccato in mattinata nel corso di un
incontro al ministero dell’Economia consiste nel rimborso di fondi Fas che
erano stati anticipati dalla Regione. Il
bilancio dell’ente, aggiunge la fonte
ufficiale, «è stato in attivo nel 2011 e nel
2010 e i fabbisogni delle Regioni spe-
ciali non sono automaticamente garantiti dall’amministrazione centrale
dello Stato». Un messaggio lanciato
anche per tranquillizzare i mercati di
fronte al rischio di un effetto-contagio.
Di certo, nelle prime ore di ieri, il caso Sicilia era finito sul tavolo di un in-
Lite a distanza tra il
presidente e
Formigoni: “Almeno
io non faccio vacanze
pagate alle Antille”
contro fra Monti e il capo dello Stato
Giorgio Napolitano, mentre Casini e la
Lega lanciavano strali sull’Isola assimilata alla Grecia. «Non possiamo accettare - dice il leader dell’Udc - che si
trasformi in un nominificio in spregio
al buco di bilancio». Roberto Maroni
sbotta: «Non pensate di far pagare ancora una volta al Nord i debiti folli della Sicilia». Lombardo incassa e passa al
contrattacco. I conti della Sicilia? «Sono in ordine: abbiamo un bilancio di
27 miliardi e un indebitamento di cinque, lo Stato è messo molto peggio. Le
agenzie di rating ci collocano sullo
stesso livello del Veneto e un passo
avanti rispetto al Piemonte». Il governatore respinge qualsiasi ipotesi di
commissariamento da Roma («Lo
Statuto non lo prevede, sarebbe un
golpe») e conferma le dimissioni: «Me
ne andrò il 31 luglio, se non il 24 quando incontrerò Monti. E si voterà a ottobre in Sicilia». Lombardo vede una
manovra politica dietro la mossa di
Monti: «In realtà Pd, Udc e Pdl vogliono che si vada alle urne in primavera
anche per le Regionali, per usare questa terra come merce di scambio per
gli accordi nazionali. Ma la Sicilia ha
bisogno subito di un governo forte».
L’affondo più deciso su Casini («non
dimentichiamo che ha sostenuto e coperto la giunta Cuffaro») e su Formigoni che aveva ironizzato sul suo cognome: «Felice di non essere lombardo di fatto - dice il governatore siciliano - Io di certo non vado seminudo a
fare le vacanze pagate alle Antille». Ci
sarebbero da spiegare anni di politiche clientelari che hanno gonfiato gli
organici e fatto saltare la spesa: «Le assunzioni dei precari non le ho fatte io.
Ora se qualche pseudo industriale
pensa che debba licenziare 50 mila
persone vada a morire ammazzato». Il
bersaglio, malgrado Lombardo smentisca, sembra Ivan Lo Bello, il numero
due di Confindustria. Che, dopo avere
incassato ampia solidarietà, dal Pdl a
Idv, reagisce così: «Il presidente della
Regione è in un momento di grave difficoltà. Anche psicologica».
(e.la.)
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Il caso
EMANUELE LAURIA
PALERMO — L’ultimo sospetto, il
più difficile solo da immaginare, è
che una quota dei finanziamenti
europei dirottati in Sicilia sia stata
destinata al pagamento di appartamenti ed escort. È uno degli scenari
aperti dall’indagine su cui lavora la
Procura di Palermo, che ha posato
la lente su sovrafatturazioni e fondi
neri creati da un project manager,
Fausto Giacchetto, con lo scopo di
garantire prestazioni “particolari” a
favore di politici da compiacere per
avere gli appalti sui grandi eventi siciliani finanziati dalla Ue. Uno dei
risvolti pruriginosi di un’inchiesta
che punta dritto su presunti “cartelli” anomali creati per accaparrarsi
milioni a palate provenienti da
Bruxelles e spesi per la realizzazione di manifestazioni sportive e culturali: dai mondiali di scherma (cinque milioni) alla settimana tricolore di ciclismo (1,2 milioni), passando per un torneo di golf (il Sicilian
open) costato oltre otto milioni.
FESTE E SFILATE
Ma con i soldi di Bruxelles la Regione ha realizzato anche il «Cous
Cous Fest», due sfilate di moda fra
Palermo e Taormina e una manifestazione di pentathlon. Persino il
tradizionale festino di Santa Rosa-
Prestazioni
particolari
per alcuni politici
in cambio
di appalti
lia, patrona di Palermo, nel 2011 ha
avuto un finanziamento europeo,
così come il «servizio bar e ristorazione» del teatro di Verdura, sempre nel capoluogo. La Regione,
esplosa l’inchiesta, ha sospeso i pagamenti e anche l’Olaf, l’organismo
europeo anti-frodi, ha aperto un
procedimento.
Un altro capitolo del libro che
contiene sprechi e irregolarità nella
gestione dei fondi comunitari da
parte della Sicilia: quasi 20 miliardi
di euro dal 2001, una cifra cinque
volte superiore a quella ricevuta
dall’intero centro-nord, che avrebbe potuto rilanciare l’economia
“UN GOLPE”
Un “commissariamento”
ha detto Lombardo (foto)
“sarebbe un golpe”
FOTO: AP
La Procura indaga su come sono stati impegnati quasi 20 miliardi di euro ottenuti dal 2001 a oggi
Escort, pentathlon e cous cous
tutte le spese pazze con i fondi Ue
dell’Isola e che invece non ha fatto
conseguire benefici apprezzabili in
termini di Pil: quello isolano è sceso
dal 75 al 66 per cento della media
continentale.
L’ultimo intoppo è quello che ha
allarmato Monti: Bruxelles ha sospeso pagamenti per 600 milioni in
attesa di avere chiarimenti sulle
procedure che hanno portato, tra
l’altro, a finanziare la ristrutturazione di un bar a Roccalumera (Messina) e la realizzazione del presepe vivente di Agira, in provincia di Enna.
I funzionari della commissione europea hanno fatto notare che «il potenziale di attrazione turistica, in
questo caso, è estremamente limitato o inesistente».
LE GARE D’APPALTO
Nel mirino è finita anche una gara d’appalto da 6 milioni di euro per
l’acquisto di macchinari da parte
dell’ospedale Cannizzaro di Catania: Bruxelles si chiede perché non
sia stata indetta una gara centralizzata e si sia invece fatto ricorso a un
bando “autonomo”. Risultato: un
angiografo portatile, al Cannizzaro,
è stato aggiudicato per 240 mila euro mentre in altri ospedali è costato
156 mila, una Tac è costata 828 mila
euro contro un prezzo medio di 639
L’intervista
Il pd Capodicasa, ex governatore dal ’98 al 2000
“È il Terzo Mondo
ma se tagliamo posti
salta tutto per aria”
CONCETTO VECCHIO
ROMA — In uno dei corridoi laterali di Montecitorio, s’avanza dolente («ho mal di denti») la figura levantina del democratico Angelo Capodicasa, già vecchio comunista di Joppolo Giancaxio (Agrigento), con sottobraccio La Padania.
«Guardi qui cosa titolano: “Il Nord non paga il
default della Sicilia”. Roba da pazzi. Lombardo
si alleò con la Lega nel 2006, e ricordo i manifesti: “Per la Sicilia vota Lega Nord”. Ora ci fanno la
morale».
Però anche lei fu presidente della Regione,
dal 1998 al 2000. La colpa forse è pure un po’
sua.
«Al contrario. Ai miei tempi i dipendenti erano 18mila, ora sono 20 mila, io operai una stretta da 1500 miliardi di vecchie lire».
Dicono tutti così. Ma già 18mila non erano
pochi.
«La Regione è una specie di mostro: ha duemila dirigenti, 24 mila precari negli enti locali,
tutti quei forestali. Un bordello».
Ma pure lei in quel bordello c’era entrato.
Paura?
«Mah, finora i soldi la Regione li ha avuti, certo con 17 miliardi di debiti, ora la preoccupazione c’è».
Sono tutti preoccupati.
«Quando il bilancio regionale incide per il 20
per cento del Pil, si raggiunge un livello da Terzo
Mondo. Diciamo che la colpa è dei governi che
si sono succeduti».
Peggio lei, Cuffaro o Lombardo?
«È tutta la politica che non va».
Colpa di tutti, quindi di nessuno.
BERSANIANO
Angelo Capodicasa,
del Pd. “La mia
componente non ha
appoggiato
Lombardo, ma il
partito ha sbagliato”
mila. Alla faccia dei costi-standard.
Gli sprechi
SANITÀ
PIANTE RARE
Un angiografo
portatile è
stato pagato
240 mila
euro mentre
costa
mediamente
156 mila
Consulenza
da 150 milioni
per salvare la
Zelkova,
pianta rara
che cresce
sui monti
Iblei
SPORT
FESTE
I fondi
europei sono
serviti per
i mondiali di
scherma e
tornei di
golf e
ciclismo
Il tradizionale
festino di
Santa
Rosalia nel
2011 ha
ricevuto
finanziamenti
europei
PRESEPE
RISTORAZIONE
Anche il
presepe
vivente di
Agira (Enna)
è riuscito
ad avere
risorse
europee
Finanziati i
servizi di
ristorazione
e persino la
ristrutturazione di un
bar nel
messinese
grado di vivere solo grazie alle proprie risorse. Quelle naturali vanno
tutelate. A ogni costo: e per salvare
la Zelkova, pianta rara che cresce
sui monti Iblei, l’amministrazione
regionale aveva già pensato a una
maxi-consulenza da 150 mila euro.
Anche questa, in parte, finanziata
da Bruxelles. Qualcuno ha fatto notare che la spesa sarebbe stata eccessiva. Il bando per trovare l’esperto è stato annullato: la Zelkova sicula — è stata la conclusione — può essere salvata anche cercando un botanico fra i ventimila dipendenti già
nel foglio paga della Regione.
«È tutta una classe dirigente che non è all’altezza, la Sicilia ha speso solo il 14,5% dei 9 miliardi dei fondi europei».
Anche lei è classe dirigente, onorevole Capodicasa. Il suo partito ha appoggiato Lombardo.
«Non la mia componente, che è quella bersaniana. Bisogna però ammettere che abbiamo
sbagliato: un appoggio fallimentare».
Servirebbe un Monti in Sicilia?
«Piuttosto un governo tipo quello di Monti,
può essere anche un politico, uno che faccia passare questo messaggio: smontiamo la Regione».
Il punto qui è come si rimonta.
«I siciliani devono capire che un mondo è finito. Che non può essere una fabbrica di posti.
Servono parole di verità. E dovevamo dirle noi
dirigenti locali, chiare e forti: così com’è non si
può andare avanti, la Regione deve dimagrire.
Invece ce le siamo fatte dettare da Roma».
Licenziare insomma.
«Impossibile. Se lo facessimo ci troveremmo
di fronte a un problema di ordine pubblico. Non
so se lei ha presente cos’è la Sicilia: le uniche industrie, Fiat e Italcementi, hanno chiuso. C’è solo la Regione».
Quindi?
«Gradualità. Fondi europei. Rendere più efficiente la macchina amministrativa. Ma se si licenzia la Sicilia esplode. Non possiamo tagliare
posti di lavoro».
Bisogna dimagrire, ma non si deve tagliare.
«Mi scusi, ma ora devo andare dal dentista».
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SUPER CONSULENZE
Lombardo, rispondendo al leghista Mario Borghezio, ha detto ieri di auspicare una Sicilia autonoma, staccata dal resto d’Italia, in
Sospesi da parte
dell’ente regionale
tutti i versamenti
alle imprese
coinvolte
10 .Primo Piano
STAMPA
.LA
GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012
U
I CONTI PUBBLICI
IL RISCHIO-CRAC
Sicilia e crisi, vertice
Napolitano-Monti
IlPresidentelasciaunseminarioperun“incontrourgenteeimprovviso”
ROMA
«Ho una riunione urgente e
imprevista col presidente del
Consiglio». È lo stesso Giorgio Napolitano, interrompendo così la propria partecipazione a un convegno nella biblioteca del Quirinale, a
dichiarare la necessità di incontrare tempestivamente
Monti. L’incontro sarebbe in
realtà già stato fissato, confermano fonti del Quirinale e
di Palazzo Chigi, la sera prima; e l’impellenza dovuta alle rispettive agende, fitte di
impegni. Ma di certo in quei
settanta minuti di faccia a
faccia nello studio del presidente di «urgente» c’era soprattutto l’appena deflagrato
caso-Sicilia: l’Italia rischia di
affrontare l’estate bollente
degli spread con un pezzo di
Stato che, tra una cosa e
un’altra, ha un buco da 21 miliardi. Con il governatore
Lombardo che ha ventilato
dimissioni (peraltro, non per
la prima volta) senza formalizzarle, tanto che ne parlerà con
Monti a Palazzo Chigi il 24. Ma
il presidente del Consiglio lo
ha stanato ventilando un commissariamento che, tuttavia,
non sarebbe percorribile in caso di dimissioni. Alla fine di
una giornata convulsa di dichiarazioni pare che il caso-Si-
Faccia a faccia di 70
minuti sul rischio
di un buco
dall’isola di 21 miliardi
cilia sarà tenuto sotto controllo con uno strumento ordinario -per quanto usato in Italia
per la prima volta- quale la
spending review. E fonti dei
due palazzi assicurano che
l’argomento è stato affrontato
«solo di passaggio», comprese
le implicazioni politiche del caso, essendo la Sicilia lo storico
laboratorio di alleanze nazionali, e si tratterebbe - con ele-
zioni a ottobre - di testare
quella Udc-Pd, con le fibrillazioni col Pdl che rimbalzeranno inevitabilmente a Roma.
Al centro dei 70 minuti di
colloquio, dunque, ci sono stati anzitutto i provvedimenti in
esame in Parlamento, e in particolare al Senato. Una sfilza
di decreti, che Monti vorrebbe
accorpare in modo da accelerare i tempi. E dunque ha sottoposto preventivamente i
suoi «piani» a Napolitano.
L’esito è stato immediato:
tempo un paio d’ore e il presidente del Senato Schifani annuncia che il governo vuole
esaminare assieme spending
review e decreto dismissioni.
Per farlo presenterà un maxi
emendamento, in modo da poterli esaminare in maniera
congiunta e prevedendo un
unico voto. Entrambe le cose
sono state illustrate da Monti
a Napolitano. Inevitabilmente, poiché toccherà al presidente emanare poi quei decreti, e avrebbe potuto sollevare
CAPROTTI ATTACCA
«Italia bastona
i migliori
Monti? Sorvolo»
«Mario Monti? Preferisco sorvolare. Guardi la
riforma del lavoro, una
boiata anche per il presidente Giorgio Squinzi. È
molto peggiorativa. Quelle poche flessibilità concesse nel corso dei quarant’anni dallo Statuto
sono state ridotte a niente». Lo afferma il patron
di Esselunga, Bernardo
Caprotti. Il quale è piuttosto critico con il sistema
Paese, osservando che
«in Italia, in nome di una
malintesa solidarietà, si
caricano oltremodo i migliori ».
n
Il premier Mario Monti e il capo dello Stato Giorgio Napolitano
eccezioni. Ma la situazione
della crisi e i rischi che corre
l’Italia sui mercati internazionali - non essendo poi entrato
in vigore il meccanismo di stabilità finanziario europeo che
deve ricevere il via libera dalla
Corte costituzionale tedesca il
12 settembre - e l’approssimarsi delle ferie estive hanno
indotto anzitutto Monti un’eccezionale semplificazione di
percorso. Il tutto si dovrebbe
chiudere entro la seconda settimana d’agosto, e meglio ancora se sarà la prima.
La spesa regionale nel 2010
Euro pro capite Servizi
15
Tutte le Regioni
Reg. Stat. Ord.
Piemonte
Reg. Stat. Spec.
(esclusa Sicilia)
Sicilia
ALLEANZE
Personale
Beni e servizi
114
11
84
47
13
72
55
55
675
345
3.618
59
97
41
32
Rimborso di mutui e prestiti Spesa regionale generale
3.362
62
270
236
Fonte: Elaborazione
3.567
6.611
126
165
3.816
Centimetri - LA STAMPA
Intervista
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA
a Sicilia spende e spande e rischia il crack finanziario. Lo Stato può commissariarla? «Direi
proprio di sì - risponde Luca Antonini,
docente a Padova, uno dei principali
esperti di federalismo fiscale - L’articolo 120 della Costituzione dice chiaramente che in caso di rischio per
l’unità economica della Repubblica, lo
Stato può assumere provvedimenti e
poteri sostitutivi».
L
“Commissariamento,
per la Costituzione si può”
Antonini: legittimo, se è a rischio l’unità economica del Paese
le. Ma sicuramente siamo molto sopra
standard accettabili».
«Attenzione, Regioni come Friuli, Val
d’Aosta, Trentino hanno regionalizzato il
personale della scuola, cosa che naturalmente cambia tutto. In Sicilia no, gli insegnanti sono ancora statali».
Luca Antonini, docente a Padova,
dirige la Commissione per
l’attuazione del federalismo fiscale
al ministero del Tesoro (Copaff)
Il rapporto della Commissione dice che
negli ultimi dieci anni la spesa delle Regioni è passata da 118 miliardi a 160 nel
2010. Come è stato possibile?
Professore, lei dirige la Commissione
«È la spesa sanitaria
per l’attuazione
del federalismo
L’AUTONOMIA SPECIALE che è lievitata enorin pratica
fiscale al ministe«E’ un problema serio, si fanno memente:
in dieci anni è raddopro del Tesoro (Cole loro leggi di bilancio piata. Colpa dell’inpaff). Secondo i
e addio trasparenza» vecchiamento della
vostri dati nel
popolazione e dello
2010 la Sicilia ha
speso per funzionamento e personale sviluppo di tecnologie avanzate e più co1,74 miliardi (551 euro a cittadino) con- stose. Ma anche dei meccanismi che non
tro i 223 milioni della Lombardia (115 sono responsabilizzanti per le Regioni.
Sarà fondamentale la partita dei costi
euro). Com’è possibile?
«Una leggera attenuante c’è: le Regioni
a Statuto Speciale hanno competenze
aggiuntive che richiedono più persona-
L’esperto di fisco
e federalismo
Ma tutte le Regioni Autonome sono
«sprecone»?
standard della sanità, a regime nel 2013.
Si favorirebbero i processi di ristrutturazioni dei sistemi sanitari, specie al Centro
e al Sud, compresa la chiusura dei piccoli
ospedali».
Lei però propone anche un riassetto del
sistema istituzionale in senso federale.
«Non è gestibile un sistema federalista
senza un Senato federale. Oltre il 60%
della spesa è effettuata da Regioni, province e comuni; ma questi enti non hanno
un luogo di rappresentanza nel nostro obsoleto sistema di bicameralismo perfetto.
Le Regioni da noi spendono, ma non mettono la faccia sulle imposte, come avviene
invece nel Bundesrat in Germania».
Rottura con Casini
E Berlusconi
incontra Maroni
Ma chi verifica, e eventualmente sanziona poi i comportamenti scorretti?
«L’autonomia “speciale” è un problema
serio. Come Copaff abbiamo cercato di
batterci contro un “federalismo contabile” in cui ogni Regione si fa la “sua”
legge di contabilità. Ciò impedisce di conoscere e controllare spese ed entrate.
Le riforme ci sono state, ma le Regioni
“speciali” hanno impugnato le leggi statali che imponevano la trasparenza dei
conti. La Sicilia l’ha fatto. Questi sono i
risultati».
Una reazione alle
parole di Pierferdinando Casini o un disegno
fissato da tempo? Fatto
sta che poche ore dopo
che ieri il leader dell’Udc ha paragonato il
ritorno in campo di Silvio Berlusconi ad un film
dell’orrore, l’ex premier
ha visto a pranzo Roberto Maroni e Roberto
Calderoli della Lega per
parlare di legge elettorale. Fonti del Carroccio
spiegano che l’intesa
con il Pdl è vicina su un
premio di governabilità
alla coalizione che supera il 45% a livello nazionale con uno sbarramento del 6% in almeno
tre circoscrizioni regionali. Il Cavaliere vuole
poi ostacolare un possibile asse Pd-Udc. E, intanto, non è escluso, come riferiscono alcuni
esponenti pidiellini, che
da via dell’Umiltà sia
partito l’ordine di scuderia di sparare a zero contro l’ex alleato, additato
come l’artefice del fallimento di ogni accordo. E
partono lancia in resta
quasi tutti, da Cicchitto
a Gasparri, da Lupi a
Crosetto e Gelmini. Ma
il Cavaliere come ha reagito all’attacco di Casini? Per ora si limita ad
osservare, minimizzando: niente di nuovo sotto
il sole.
n
LA STAMPA
GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012
Retroscena
FABIO MARTINI
ROMA
Quattrocento milioni
allontanano lo spettro
del voto a Palermo
Al termine di quarantotto
ore di messaggi tra loro contraddittori, in partenza da
palazzo Chigi verso la Sicilia
(«C’è il rischio default», «no,
non c’è il rischio default»),
da ieri sera sembra essersi
allontanato lo scenario che
sembrava più probabile: elezioni anticipate in autunno
per il rinnovo del Parlamen- un successivo asse alle elezioto siciliano. Un trasferimen- ni politiche fissate nella prito di 400 milioni dallo Stato mavera del 2013. Naturalmenverso l’isola - dovuto, ma an- te, nel loro incontro di ieri al
nunciato improvvisamente e Quirinale, Giorgio Napolitano
in via informale dal governo - e Mario Monti si sono limitati
ha contribuito in qualche ad esprimere - tra di loro e in
modo a «stabilizzare» l’ese- via informale - auspici su una
cutivo regionale, allontanan- vicenda, che soltanto in caso
do per ora l’ipotesi di uno di acclarato default con riscioglimento anticipato. Ele- schio di contagio all’intero Pazioni anticipate in autunno è ese, potrebbe chiamare in
un’eventualità che continua causa l’autorità governativa.
Naturalmena preoccupare
tutti coloro - in «PAGAMENTO DOVUTO» te il trasferi«già proprimis il PresiMa i soldi sbloccati mento
grammato» non
dente della Resolo ieri. E nel Pdl esaurisce l’ofpubblica
e
quello del Con- s’invoca il commissario fensiva del governo. La spensiglio - che ritengono nocivo per l’Italia ding review coinvolge anche
tutto ciò che sia in grado di le Regioni e dunque tagli alle
creare tensioni nel sistema spese sono stati già avviati e
politico.
avranno corso nelle prossime
Tutti - e non solo al Quiri- settimane anche in Sicilia. Ma
nale e palazzo Chigi - con- dal punto di vista politico, docordano nel valutare che ele- po 48 ore di tensioni, minacce,
zioni in pieno autunno - la polemiche e anche di messagdata prescelta sarebbe il 28 gi tra loro contraddittori - la
ottobre - avrebbero effetti palla torna momentaneamendestabilizzanti sulla maggio- te sull’isola. Ma ovviamente i
ranza di governo, tanto più partiti siciliani sono sensibili
se si dovesse concretizzare il a ciò che dicono a Roma. E a
tanto chiacchierato accordo Roma quasi tutti i partiti hantra il Pd e l’Udc, premessa di no bisogno di tempo, per ce-
E Lombardo: vergogna, è la smentita del rischio-default
sellare le alleanze in vista delle elezioni per il rinnovo del
Parlamento regionale. Ha bisogno di tempo il Pdl, per recuperare terreno dopo la durissima sconfitta subita al Comune di Palermo e infatti il vicepresidente della Camera
Maurizio Lupi dice: «Oramai
è fin troppo evidente che la Sicilia è sull’orlo del fallimento.
In questa situazione l’unica
strada percorribile è quella
del commissariamento», cioè
di una figura che traghetti il
Parlamento regionale verso la
scadenza naturale della primavera 2013.
Ma ha bisogno di tempo anche il Pd, in Sicilia spaccato in
due tra filo e anti-Lombardo.
Al Pd sanno bene che - pure in
caso di alleanza con l’Udc
(candidato comune alla presidenza il centrista D’Alia), non
sarà impresa semplice metter
su una coalizione progressisti-moderati capace di prendere un voto in più (e dunque
il premio) di quella di centrodestra. Soprattutto per un
motivo: alla sinistra del Pd
hanno già fatto sapere di volersi candidare due personaggi (Rosario Crocetta e Claudio
Fava) e un terzo «incomodo»
verrà sicuramente dal fronte
grillino. Di tempo ha bisogno
anche l’Udc e il motivo lo spiega proprio Lombardo: «Pd e
Udc hanno tutto l’interesse a
non votare anticipatamente:
hanno bisogno di più tempo
per mettersi d’accordo».
Quanto al Governatore anche stavolta la sua proverbiale
abilità manovriera potrebbe
confondere le idee ai suoi detrattori. Anche ieri il presidente ha fatto annunci spiazzanti («Mi potrei dimettere
domani!»), ma il suo obiettivo
resta sempre lo stesso: o resta
lui, o l’assemblea regionale va
sciolta subito. A Lombardo maestro del sottogoverno non piacciono le ipotesi rimbalzate da Roma di un commissariamento per default,
ma neppure quelle che di commissari ad acta su singole materie, che limiterebbero il potere del presidente. E infatti,
ieri sera, appreso che il governo escludeva rischi di default,
facendo affluire il 400 milioni,
Lombardo partiva in contropiede: «E’ una vergogna, è la
smentita di quanti avevano
parlato di rischio fallimento».
Bersani: destra arrogante sulle riforme
E’ un problema anche per il governo
governo e del suo rapporto con
l’attività parlamentare». In poche parole, un’altra grana per
Monti, perché «di fatto ormai ci
sono due maggioranze diverse»,
spiegano gli uomini di Bersani.
«Loro fanno giochini ad uso elettorale e non possiamo stare a
guardare senza reagire la nascita di questa seconda maggioranza che è ancora più strana di
quella che regge il governo».
La miccia si accende quando
viene respinta con otto voti di
scarto la proposta di Pd, Idv e
Udc di accantonare le riforme
per lasciare spazio alla spending
review e del decreto sul terremoto. Schifani si difende dalle
accuse sostenendo che bisogna
andare avanti con un pacchetto
Monti è anche sembrato
ottimista sulla possibilità
che investitori esteri arrivino in Italia, l’impressione
che ha ricevuto dalla sua due
giorni in Idaho è che «nessuno sia preoccupato degli
[ANT. RAM.]
spread».
Il segretario del Pd:
«C’è una doppia
maggioranza tra Pdl
e Lega al Senato»
CARLO BERTINI
ROMA
Il gong che manda in cantina le
riforme e che fa suonare un altro
segnale d’allarme per Monti risuona nei corridoi del Senato
nel pomeriggio. Quando, dopo
uno scontro durissimo con Pdl e
Lega alla riunione dei capigruppo, Pd e Idv decidono di abbandonare i lavori dell’aula, dove
«stancamente» continua l’esame di un pacchetto di modifiche
costituzionali che ormai non ha
più nulla di bipartisan. Insomma, l’accordo blindato Pdl-Lega
su Senato federale e semipresidenzialismo che verrà votato il
25 luglio, azzera tutte le intese
sbandierate mesi fa dalla «strana maggioranza» per cambiare
la Costituzione. E mette il Pd
nella difficile posizione di rischiare di passare per il partito
affossatore delle riforme, per
aver respinto l’offerta del presidenzialismo, dando il destro al
Pdl di bloccare pure la legge
elettorale. Anche per questo,
Bersani in serata passa al contrattacco e dirama una nota avvisando il governo che la misura
è colma e che deve farsi carico
anche di questo problema.
«Voglio segnalare che l’arroganza della destra sta portando
la situazione ai limiti della soste-
«Loro fanno giochini ad
uso elettorale e non
possiamo stare a
guardare senza reagire»
Pierluigi Bersani, segretario del Pd
nibilità», dice il leader Pd. «Stiamo assistendo al Senato all’allestimento stabile di una doppia
maggioranza con Pdl e Lega che
sui temi costituzionali impegnano il voto a perdere della propo-
sta semipresidenzialista rendendo impossibile una discussione sulla spending review».
Con una chiusa che contiene un
attacco pure a Schifani, perché
«i tempi di lavoro del Senato
vengono attribuiti all’esigenza di
propaganda riducendo a poche
ore la possibilità di esame di
norme di assoluto rilievo. A questo punto penso che il problema
non sia solo nostro ma anche del
«Hangout on air»: L’iniziativa de LaStampa.it e Google
Lupi,LettaeRao,oggiindirettasulsitoperparlareconilettori
n Inaugurato da Obama il
mese scorso, La Stampa porta in Italia il primo “hangout
on air”, una sorta di videochat, in cui politici rispondono direttamente alle domande dei lettori in video. Il dibattito sarà in diretta alle 13.45
sul sito de La Stampa, su You
Tube e su Google plus. Resterà poi on line sul sito de La
Stampa. Gli ospiti di questa
prima puntata sono Maurizio
Lupi (Pdl), Enrico Letta (Pd) e Roberto Rao (Udc). Per partecipare
basta avere una webcam, registrarsi a Google+, e iscriversi all’”hangout on air” sul sito de La
Stampa o sulla pagina del giornale su Google+. In questi tempi
di feroci critiche nei confronti
della classe politica e con una
legge elettorale che impedisce un rapporto diretto tra
elettore ed eletto, La Stampa
offre uno spazio di confronto
diretto anche in vista della
prossima campagna elettorale. In fondo, le prossime elezioni saranno le prime “versione 2.0” con Facebook,
Twitter, Google+, YouTube.
La Stampa farà la sua parte.
di norme non ancora concluso in
questa settimana e che quindi il
suo avallo a questo calendario è
«un atto dovuto». A quel punto
Democratici e dipietristi si rinsaldano e scelgono l’Aventino,
annunciando di tornare in aula
solo mercoledì per votare contro il presidenzialismo contenuto in un pacchetto di riforme ormai considerato morto e sepolto. «Per interessi di propaganda
Pdl e Lega stanno affossando le
riforme istituzionali, una pagina
indegna come questa non era
ancora stata scritta», dice la Finocchiaro. «Un atteggiamento
che rasenta l’eversione, alla sinistra sono saltati i nervi» reagisce Quagliariello, che giudica
questa una mossa tattica per
evitare un voto in aula di un
emendamento sull’immunità
parlamentare a firma Chiaromonte (Pd) e Compagna (Pdl)
che poteva creare imbarazzo.
.
Primo Piano .11
Taccuino
MARCELLO
SORGI
Il faccia a faccia
e i rischi
di una tragica
corsa elettorale
U
n incontro «urgente
e imprevisto». Con
queste parole, che
dette davanti alle telecamere hanno subito acceso
grande curiosità, il presidente Napolitano si è congedato in tutta fretta ieri mattina da un convegno in corso
al Quirinale, per andare a
incontrarsi con Monti. Avevano parecchie cose da dirsi, a cominciare dal crescente allarme generale per il
deterioramento della situazione nell’Eurozona. Si vede
benissimo dal mutato atteggiamento della Merkel, che
giorno dopo giorno appare
in difficoltà a gestire nel suo
paese le conseguenze dell’accordo sul fondo antispread deciso nell’ultimo
vertice di Bruxelles. E si è
capito anche dalla cautela
con cui il ministro dell’Economia Grilli ha confermato
che la febbre del differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, salita da
giorni oltre i limite di guardia, stavolta non ha solo
cause interne. Domani i leader europei tornano ad incontrarsi, in un clima - nessuno prova a nasconderlo reso più pesante dai timori
per l’agosto della speculazione sui mercati.
Monti e Napolitano hanno parlato pure del caso Sicilia, alla luce della conferenza stampa tenuta dal governatore Lombardo dopo
la lettera in cui il Presidente
del consiglio gli aveva sollecitato una conferma delle dimissioni. Conferma che è arrivata, accompagnata però
da reazioni molto dure del
governatore sia contro Monti e il governo, al quale l’amministrazione siciliana chiede di pagare arretrati per un
miliardo di euro (400 milioni sono stati versati ieri sera), sia contro Formigoni,
che lo aveva preso in giro su
Twitter. Chiaro poi il proposito di arrivare comunque
allo scioglimento dell’Assemblea regionale e alle elezioni anticipate per rinnovarla a ottobre. Lombardo,
in altre parole, punta ad evitare il commissariamento
adombrato nella lettera di
Monti e a lasciare in piedi
per l’ordinaria amministrazione una sorta di governo
elettorale guidato dal suo vicepresidente Russo.
L’idea di un assaggio, che
sarebbe molto più di un assaggio, di campagna elettorale in autunno, preoccupa
molto sia Napolitano che
Monti, per le conseguenze
destabilizzanti che potrebbe
avere sull’Italia. Si tratterebbe in realtà di una corsa
alle urne che, partendo dall’isola, proseguirebbe ininterrottamente fino alle elezioni politiche nazionali di
primavera, con la conseguente paralisi del Parlamento, già oberato di una
dozzina di decreti da approvare, del trattato fiscale europeo da ratificare e della
legge elettorale da rifare.
Così, nell’agenda complicata
dei due Presidenti, adesso
c’è anche l’incognita della
sfida solitaria di Lombardo
e dell’anomalo voto siciliano.