Rischio crac, 400 milioni alla Regione (La Repubblica)
Transcript
Rischio crac, 400 milioni alla Regione (La Repubblica)
llaa RReeppuubbbblliiccaa @ ECONOMIA E POLITICA GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012 PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.sicilia.it www.palazzochigi.it ■ 13 Il caso Sicilia Rischio crac, 400 milioni alla Regione Lombardo contro il commissariamento: “Io licenziare? Vadano a morire ammazzati” PALERMO — Lo Stato corre in soccorso della Sicilia: ecco 396 milioni di euro per far fronte alla crisi di liquidità della Regione. «Trasferimenti già programmati», fanno sapere ambienti governativi all’indomani della lettera di Monti che aveva chiesto a Raffaele Lombardo conferma delle sue imminenti dimissioni e prospettato interventi sostitutivi per risanare i conti della Regione. Al termine di una lunga giornata di polemiche, il governo attenua la portata dell’allarme: «Non c’è rischio di default per la Sicilia. Il problema non è strutturale ma di temporanea mancanza di liquidità ed è stato risolto». L’aiuto finanziario - che si era sbloccato in mattinata nel corso di un incontro al ministero dell’Economia consiste nel rimborso di fondi Fas che erano stati anticipati dalla Regione. Il bilancio dell’ente, aggiunge la fonte ufficiale, «è stato in attivo nel 2011 e nel 2010 e i fabbisogni delle Regioni spe- ciali non sono automaticamente garantiti dall’amministrazione centrale dello Stato». Un messaggio lanciato anche per tranquillizzare i mercati di fronte al rischio di un effetto-contagio. Di certo, nelle prime ore di ieri, il caso Sicilia era finito sul tavolo di un in- Lite a distanza tra il presidente e Formigoni: “Almeno io non faccio vacanze pagate alle Antille” contro fra Monti e il capo dello Stato Giorgio Napolitano, mentre Casini e la Lega lanciavano strali sull’Isola assimilata alla Grecia. «Non possiamo accettare - dice il leader dell’Udc - che si trasformi in un nominificio in spregio al buco di bilancio». Roberto Maroni sbotta: «Non pensate di far pagare ancora una volta al Nord i debiti folli della Sicilia». Lombardo incassa e passa al contrattacco. I conti della Sicilia? «Sono in ordine: abbiamo un bilancio di 27 miliardi e un indebitamento di cinque, lo Stato è messo molto peggio. Le agenzie di rating ci collocano sullo stesso livello del Veneto e un passo avanti rispetto al Piemonte». Il governatore respinge qualsiasi ipotesi di commissariamento da Roma («Lo Statuto non lo prevede, sarebbe un golpe») e conferma le dimissioni: «Me ne andrò il 31 luglio, se non il 24 quando incontrerò Monti. E si voterà a ottobre in Sicilia». Lombardo vede una manovra politica dietro la mossa di Monti: «In realtà Pd, Udc e Pdl vogliono che si vada alle urne in primavera anche per le Regionali, per usare questa terra come merce di scambio per gli accordi nazionali. Ma la Sicilia ha bisogno subito di un governo forte». L’affondo più deciso su Casini («non dimentichiamo che ha sostenuto e coperto la giunta Cuffaro») e su Formigoni che aveva ironizzato sul suo cognome: «Felice di non essere lombardo di fatto - dice il governatore siciliano - Io di certo non vado seminudo a fare le vacanze pagate alle Antille». Ci sarebbero da spiegare anni di politiche clientelari che hanno gonfiato gli organici e fatto saltare la spesa: «Le assunzioni dei precari non le ho fatte io. Ora se qualche pseudo industriale pensa che debba licenziare 50 mila persone vada a morire ammazzato». Il bersaglio, malgrado Lombardo smentisca, sembra Ivan Lo Bello, il numero due di Confindustria. Che, dopo avere incassato ampia solidarietà, dal Pdl a Idv, reagisce così: «Il presidente della Regione è in un momento di grave difficoltà. Anche psicologica». (e.la.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso EMANUELE LAURIA PALERMO — L’ultimo sospetto, il più difficile solo da immaginare, è che una quota dei finanziamenti europei dirottati in Sicilia sia stata destinata al pagamento di appartamenti ed escort. È uno degli scenari aperti dall’indagine su cui lavora la Procura di Palermo, che ha posato la lente su sovrafatturazioni e fondi neri creati da un project manager, Fausto Giacchetto, con lo scopo di garantire prestazioni “particolari” a favore di politici da compiacere per avere gli appalti sui grandi eventi siciliani finanziati dalla Ue. Uno dei risvolti pruriginosi di un’inchiesta che punta dritto su presunti “cartelli” anomali creati per accaparrarsi milioni a palate provenienti da Bruxelles e spesi per la realizzazione di manifestazioni sportive e culturali: dai mondiali di scherma (cinque milioni) alla settimana tricolore di ciclismo (1,2 milioni), passando per un torneo di golf (il Sicilian open) costato oltre otto milioni. FESTE E SFILATE Ma con i soldi di Bruxelles la Regione ha realizzato anche il «Cous Cous Fest», due sfilate di moda fra Palermo e Taormina e una manifestazione di pentathlon. Persino il tradizionale festino di Santa Rosa- Prestazioni particolari per alcuni politici in cambio di appalti lia, patrona di Palermo, nel 2011 ha avuto un finanziamento europeo, così come il «servizio bar e ristorazione» del teatro di Verdura, sempre nel capoluogo. La Regione, esplosa l’inchiesta, ha sospeso i pagamenti e anche l’Olaf, l’organismo europeo anti-frodi, ha aperto un procedimento. Un altro capitolo del libro che contiene sprechi e irregolarità nella gestione dei fondi comunitari da parte della Sicilia: quasi 20 miliardi di euro dal 2001, una cifra cinque volte superiore a quella ricevuta dall’intero centro-nord, che avrebbe potuto rilanciare l’economia “UN GOLPE” Un “commissariamento” ha detto Lombardo (foto) “sarebbe un golpe” FOTO: AP La Procura indaga su come sono stati impegnati quasi 20 miliardi di euro ottenuti dal 2001 a oggi Escort, pentathlon e cous cous tutte le spese pazze con i fondi Ue dell’Isola e che invece non ha fatto conseguire benefici apprezzabili in termini di Pil: quello isolano è sceso dal 75 al 66 per cento della media continentale. L’ultimo intoppo è quello che ha allarmato Monti: Bruxelles ha sospeso pagamenti per 600 milioni in attesa di avere chiarimenti sulle procedure che hanno portato, tra l’altro, a finanziare la ristrutturazione di un bar a Roccalumera (Messina) e la realizzazione del presepe vivente di Agira, in provincia di Enna. I funzionari della commissione europea hanno fatto notare che «il potenziale di attrazione turistica, in questo caso, è estremamente limitato o inesistente». LE GARE D’APPALTO Nel mirino è finita anche una gara d’appalto da 6 milioni di euro per l’acquisto di macchinari da parte dell’ospedale Cannizzaro di Catania: Bruxelles si chiede perché non sia stata indetta una gara centralizzata e si sia invece fatto ricorso a un bando “autonomo”. Risultato: un angiografo portatile, al Cannizzaro, è stato aggiudicato per 240 mila euro mentre in altri ospedali è costato 156 mila, una Tac è costata 828 mila euro contro un prezzo medio di 639 L’intervista Il pd Capodicasa, ex governatore dal ’98 al 2000 “È il Terzo Mondo ma se tagliamo posti salta tutto per aria” CONCETTO VECCHIO ROMA — In uno dei corridoi laterali di Montecitorio, s’avanza dolente («ho mal di denti») la figura levantina del democratico Angelo Capodicasa, già vecchio comunista di Joppolo Giancaxio (Agrigento), con sottobraccio La Padania. «Guardi qui cosa titolano: “Il Nord non paga il default della Sicilia”. Roba da pazzi. Lombardo si alleò con la Lega nel 2006, e ricordo i manifesti: “Per la Sicilia vota Lega Nord”. Ora ci fanno la morale». Però anche lei fu presidente della Regione, dal 1998 al 2000. La colpa forse è pure un po’ sua. «Al contrario. Ai miei tempi i dipendenti erano 18mila, ora sono 20 mila, io operai una stretta da 1500 miliardi di vecchie lire». Dicono tutti così. Ma già 18mila non erano pochi. «La Regione è una specie di mostro: ha duemila dirigenti, 24 mila precari negli enti locali, tutti quei forestali. Un bordello». Ma pure lei in quel bordello c’era entrato. Paura? «Mah, finora i soldi la Regione li ha avuti, certo con 17 miliardi di debiti, ora la preoccupazione c’è». Sono tutti preoccupati. «Quando il bilancio regionale incide per il 20 per cento del Pil, si raggiunge un livello da Terzo Mondo. Diciamo che la colpa è dei governi che si sono succeduti». Peggio lei, Cuffaro o Lombardo? «È tutta la politica che non va». Colpa di tutti, quindi di nessuno. BERSANIANO Angelo Capodicasa, del Pd. “La mia componente non ha appoggiato Lombardo, ma il partito ha sbagliato” mila. Alla faccia dei costi-standard. Gli sprechi SANITÀ PIANTE RARE Un angiografo portatile è stato pagato 240 mila euro mentre costa mediamente 156 mila Consulenza da 150 milioni per salvare la Zelkova, pianta rara che cresce sui monti Iblei SPORT FESTE I fondi europei sono serviti per i mondiali di scherma e tornei di golf e ciclismo Il tradizionale festino di Santa Rosalia nel 2011 ha ricevuto finanziamenti europei PRESEPE RISTORAZIONE Anche il presepe vivente di Agira (Enna) è riuscito ad avere risorse europee Finanziati i servizi di ristorazione e persino la ristrutturazione di un bar nel messinese grado di vivere solo grazie alle proprie risorse. Quelle naturali vanno tutelate. A ogni costo: e per salvare la Zelkova, pianta rara che cresce sui monti Iblei, l’amministrazione regionale aveva già pensato a una maxi-consulenza da 150 mila euro. Anche questa, in parte, finanziata da Bruxelles. Qualcuno ha fatto notare che la spesa sarebbe stata eccessiva. Il bando per trovare l’esperto è stato annullato: la Zelkova sicula — è stata la conclusione — può essere salvata anche cercando un botanico fra i ventimila dipendenti già nel foglio paga della Regione. «È tutta una classe dirigente che non è all’altezza, la Sicilia ha speso solo il 14,5% dei 9 miliardi dei fondi europei». Anche lei è classe dirigente, onorevole Capodicasa. Il suo partito ha appoggiato Lombardo. «Non la mia componente, che è quella bersaniana. Bisogna però ammettere che abbiamo sbagliato: un appoggio fallimentare». Servirebbe un Monti in Sicilia? «Piuttosto un governo tipo quello di Monti, può essere anche un politico, uno che faccia passare questo messaggio: smontiamo la Regione». Il punto qui è come si rimonta. «I siciliani devono capire che un mondo è finito. Che non può essere una fabbrica di posti. Servono parole di verità. E dovevamo dirle noi dirigenti locali, chiare e forti: così com’è non si può andare avanti, la Regione deve dimagrire. Invece ce le siamo fatte dettare da Roma». Licenziare insomma. «Impossibile. Se lo facessimo ci troveremmo di fronte a un problema di ordine pubblico. Non so se lei ha presente cos’è la Sicilia: le uniche industrie, Fiat e Italcementi, hanno chiuso. C’è solo la Regione». Quindi? «Gradualità. Fondi europei. Rendere più efficiente la macchina amministrativa. Ma se si licenzia la Sicilia esplode. Non possiamo tagliare posti di lavoro». Bisogna dimagrire, ma non si deve tagliare. «Mi scusi, ma ora devo andare dal dentista». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA SUPER CONSULENZE Lombardo, rispondendo al leghista Mario Borghezio, ha detto ieri di auspicare una Sicilia autonoma, staccata dal resto d’Italia, in Sospesi da parte dell’ente regionale tutti i versamenti alle imprese coinvolte 10 .Primo Piano STAMPA .LA GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012 U I CONTI PUBBLICI IL RISCHIO-CRAC Sicilia e crisi, vertice Napolitano-Monti IlPresidentelasciaunseminarioperun“incontrourgenteeimprovviso” ROMA «Ho una riunione urgente e imprevista col presidente del Consiglio». È lo stesso Giorgio Napolitano, interrompendo così la propria partecipazione a un convegno nella biblioteca del Quirinale, a dichiarare la necessità di incontrare tempestivamente Monti. L’incontro sarebbe in realtà già stato fissato, confermano fonti del Quirinale e di Palazzo Chigi, la sera prima; e l’impellenza dovuta alle rispettive agende, fitte di impegni. Ma di certo in quei settanta minuti di faccia a faccia nello studio del presidente di «urgente» c’era soprattutto l’appena deflagrato caso-Sicilia: l’Italia rischia di affrontare l’estate bollente degli spread con un pezzo di Stato che, tra una cosa e un’altra, ha un buco da 21 miliardi. Con il governatore Lombardo che ha ventilato dimissioni (peraltro, non per la prima volta) senza formalizzarle, tanto che ne parlerà con Monti a Palazzo Chigi il 24. Ma il presidente del Consiglio lo ha stanato ventilando un commissariamento che, tuttavia, non sarebbe percorribile in caso di dimissioni. Alla fine di una giornata convulsa di dichiarazioni pare che il caso-Si- Faccia a faccia di 70 minuti sul rischio di un buco dall’isola di 21 miliardi cilia sarà tenuto sotto controllo con uno strumento ordinario -per quanto usato in Italia per la prima volta- quale la spending review. E fonti dei due palazzi assicurano che l’argomento è stato affrontato «solo di passaggio», comprese le implicazioni politiche del caso, essendo la Sicilia lo storico laboratorio di alleanze nazionali, e si tratterebbe - con ele- zioni a ottobre - di testare quella Udc-Pd, con le fibrillazioni col Pdl che rimbalzeranno inevitabilmente a Roma. Al centro dei 70 minuti di colloquio, dunque, ci sono stati anzitutto i provvedimenti in esame in Parlamento, e in particolare al Senato. Una sfilza di decreti, che Monti vorrebbe accorpare in modo da accelerare i tempi. E dunque ha sottoposto preventivamente i suoi «piani» a Napolitano. L’esito è stato immediato: tempo un paio d’ore e il presidente del Senato Schifani annuncia che il governo vuole esaminare assieme spending review e decreto dismissioni. Per farlo presenterà un maxi emendamento, in modo da poterli esaminare in maniera congiunta e prevedendo un unico voto. Entrambe le cose sono state illustrate da Monti a Napolitano. Inevitabilmente, poiché toccherà al presidente emanare poi quei decreti, e avrebbe potuto sollevare CAPROTTI ATTACCA «Italia bastona i migliori Monti? Sorvolo» «Mario Monti? Preferisco sorvolare. Guardi la riforma del lavoro, una boiata anche per il presidente Giorgio Squinzi. È molto peggiorativa. Quelle poche flessibilità concesse nel corso dei quarant’anni dallo Statuto sono state ridotte a niente». Lo afferma il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. Il quale è piuttosto critico con il sistema Paese, osservando che «in Italia, in nome di una malintesa solidarietà, si caricano oltremodo i migliori ». n Il premier Mario Monti e il capo dello Stato Giorgio Napolitano eccezioni. Ma la situazione della crisi e i rischi che corre l’Italia sui mercati internazionali - non essendo poi entrato in vigore il meccanismo di stabilità finanziario europeo che deve ricevere il via libera dalla Corte costituzionale tedesca il 12 settembre - e l’approssimarsi delle ferie estive hanno indotto anzitutto Monti un’eccezionale semplificazione di percorso. Il tutto si dovrebbe chiudere entro la seconda settimana d’agosto, e meglio ancora se sarà la prima. La spesa regionale nel 2010 Euro pro capite Servizi 15 Tutte le Regioni Reg. Stat. Ord. Piemonte Reg. Stat. Spec. (esclusa Sicilia) Sicilia ALLEANZE Personale Beni e servizi 114 11 84 47 13 72 55 55 675 345 3.618 59 97 41 32 Rimborso di mutui e prestiti Spesa regionale generale 3.362 62 270 236 Fonte: Elaborazione 3.567 6.611 126 165 3.816 Centimetri - LA STAMPA Intervista ROBERTO GIOVANNINI ROMA a Sicilia spende e spande e rischia il crack finanziario. Lo Stato può commissariarla? «Direi proprio di sì - risponde Luca Antonini, docente a Padova, uno dei principali esperti di federalismo fiscale - L’articolo 120 della Costituzione dice chiaramente che in caso di rischio per l’unità economica della Repubblica, lo Stato può assumere provvedimenti e poteri sostitutivi». L “Commissariamento, per la Costituzione si può” Antonini: legittimo, se è a rischio l’unità economica del Paese le. Ma sicuramente siamo molto sopra standard accettabili». «Attenzione, Regioni come Friuli, Val d’Aosta, Trentino hanno regionalizzato il personale della scuola, cosa che naturalmente cambia tutto. In Sicilia no, gli insegnanti sono ancora statali». Luca Antonini, docente a Padova, dirige la Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale al ministero del Tesoro (Copaff) Il rapporto della Commissione dice che negli ultimi dieci anni la spesa delle Regioni è passata da 118 miliardi a 160 nel 2010. Come è stato possibile? Professore, lei dirige la Commissione «È la spesa sanitaria per l’attuazione del federalismo L’AUTONOMIA SPECIALE che è lievitata enorin pratica fiscale al ministe«E’ un problema serio, si fanno memente: in dieci anni è raddopro del Tesoro (Cole loro leggi di bilancio piata. Colpa dell’inpaff). Secondo i e addio trasparenza» vecchiamento della vostri dati nel popolazione e dello 2010 la Sicilia ha speso per funzionamento e personale sviluppo di tecnologie avanzate e più co1,74 miliardi (551 euro a cittadino) con- stose. Ma anche dei meccanismi che non tro i 223 milioni della Lombardia (115 sono responsabilizzanti per le Regioni. Sarà fondamentale la partita dei costi euro). Com’è possibile? «Una leggera attenuante c’è: le Regioni a Statuto Speciale hanno competenze aggiuntive che richiedono più persona- L’esperto di fisco e federalismo Ma tutte le Regioni Autonome sono «sprecone»? standard della sanità, a regime nel 2013. Si favorirebbero i processi di ristrutturazioni dei sistemi sanitari, specie al Centro e al Sud, compresa la chiusura dei piccoli ospedali». Lei però propone anche un riassetto del sistema istituzionale in senso federale. «Non è gestibile un sistema federalista senza un Senato federale. Oltre il 60% della spesa è effettuata da Regioni, province e comuni; ma questi enti non hanno un luogo di rappresentanza nel nostro obsoleto sistema di bicameralismo perfetto. Le Regioni da noi spendono, ma non mettono la faccia sulle imposte, come avviene invece nel Bundesrat in Germania». Rottura con Casini E Berlusconi incontra Maroni Ma chi verifica, e eventualmente sanziona poi i comportamenti scorretti? «L’autonomia “speciale” è un problema serio. Come Copaff abbiamo cercato di batterci contro un “federalismo contabile” in cui ogni Regione si fa la “sua” legge di contabilità. Ciò impedisce di conoscere e controllare spese ed entrate. Le riforme ci sono state, ma le Regioni “speciali” hanno impugnato le leggi statali che imponevano la trasparenza dei conti. La Sicilia l’ha fatto. Questi sono i risultati». Una reazione alle parole di Pierferdinando Casini o un disegno fissato da tempo? Fatto sta che poche ore dopo che ieri il leader dell’Udc ha paragonato il ritorno in campo di Silvio Berlusconi ad un film dell’orrore, l’ex premier ha visto a pranzo Roberto Maroni e Roberto Calderoli della Lega per parlare di legge elettorale. Fonti del Carroccio spiegano che l’intesa con il Pdl è vicina su un premio di governabilità alla coalizione che supera il 45% a livello nazionale con uno sbarramento del 6% in almeno tre circoscrizioni regionali. Il Cavaliere vuole poi ostacolare un possibile asse Pd-Udc. E, intanto, non è escluso, come riferiscono alcuni esponenti pidiellini, che da via dell’Umiltà sia partito l’ordine di scuderia di sparare a zero contro l’ex alleato, additato come l’artefice del fallimento di ogni accordo. E partono lancia in resta quasi tutti, da Cicchitto a Gasparri, da Lupi a Crosetto e Gelmini. Ma il Cavaliere come ha reagito all’attacco di Casini? Per ora si limita ad osservare, minimizzando: niente di nuovo sotto il sole. n LA STAMPA GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2012 Retroscena FABIO MARTINI ROMA Quattrocento milioni allontanano lo spettro del voto a Palermo Al termine di quarantotto ore di messaggi tra loro contraddittori, in partenza da palazzo Chigi verso la Sicilia («C’è il rischio default», «no, non c’è il rischio default»), da ieri sera sembra essersi allontanato lo scenario che sembrava più probabile: elezioni anticipate in autunno per il rinnovo del Parlamen- un successivo asse alle elezioto siciliano. Un trasferimen- ni politiche fissate nella prito di 400 milioni dallo Stato mavera del 2013. Naturalmenverso l’isola - dovuto, ma an- te, nel loro incontro di ieri al nunciato improvvisamente e Quirinale, Giorgio Napolitano in via informale dal governo - e Mario Monti si sono limitati ha contribuito in qualche ad esprimere - tra di loro e in modo a «stabilizzare» l’ese- via informale - auspici su una cutivo regionale, allontanan- vicenda, che soltanto in caso do per ora l’ipotesi di uno di acclarato default con riscioglimento anticipato. Ele- schio di contagio all’intero Pazioni anticipate in autunno è ese, potrebbe chiamare in un’eventualità che continua causa l’autorità governativa. Naturalmena preoccupare tutti coloro - in «PAGAMENTO DOVUTO» te il trasferi«già proprimis il PresiMa i soldi sbloccati mento grammato» non dente della Resolo ieri. E nel Pdl esaurisce l’ofpubblica e quello del Con- s’invoca il commissario fensiva del governo. La spensiglio - che ritengono nocivo per l’Italia ding review coinvolge anche tutto ciò che sia in grado di le Regioni e dunque tagli alle creare tensioni nel sistema spese sono stati già avviati e politico. avranno corso nelle prossime Tutti - e non solo al Quiri- settimane anche in Sicilia. Ma nale e palazzo Chigi - con- dal punto di vista politico, docordano nel valutare che ele- po 48 ore di tensioni, minacce, zioni in pieno autunno - la polemiche e anche di messagdata prescelta sarebbe il 28 gi tra loro contraddittori - la ottobre - avrebbero effetti palla torna momentaneamendestabilizzanti sulla maggio- te sull’isola. Ma ovviamente i ranza di governo, tanto più partiti siciliani sono sensibili se si dovesse concretizzare il a ciò che dicono a Roma. E a tanto chiacchierato accordo Roma quasi tutti i partiti hantra il Pd e l’Udc, premessa di no bisogno di tempo, per ce- E Lombardo: vergogna, è la smentita del rischio-default sellare le alleanze in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento regionale. Ha bisogno di tempo il Pdl, per recuperare terreno dopo la durissima sconfitta subita al Comune di Palermo e infatti il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi dice: «Oramai è fin troppo evidente che la Sicilia è sull’orlo del fallimento. In questa situazione l’unica strada percorribile è quella del commissariamento», cioè di una figura che traghetti il Parlamento regionale verso la scadenza naturale della primavera 2013. Ma ha bisogno di tempo anche il Pd, in Sicilia spaccato in due tra filo e anti-Lombardo. Al Pd sanno bene che - pure in caso di alleanza con l’Udc (candidato comune alla presidenza il centrista D’Alia), non sarà impresa semplice metter su una coalizione progressisti-moderati capace di prendere un voto in più (e dunque il premio) di quella di centrodestra. Soprattutto per un motivo: alla sinistra del Pd hanno già fatto sapere di volersi candidare due personaggi (Rosario Crocetta e Claudio Fava) e un terzo «incomodo» verrà sicuramente dal fronte grillino. Di tempo ha bisogno anche l’Udc e il motivo lo spiega proprio Lombardo: «Pd e Udc hanno tutto l’interesse a non votare anticipatamente: hanno bisogno di più tempo per mettersi d’accordo». Quanto al Governatore anche stavolta la sua proverbiale abilità manovriera potrebbe confondere le idee ai suoi detrattori. Anche ieri il presidente ha fatto annunci spiazzanti («Mi potrei dimettere domani!»), ma il suo obiettivo resta sempre lo stesso: o resta lui, o l’assemblea regionale va sciolta subito. A Lombardo maestro del sottogoverno non piacciono le ipotesi rimbalzate da Roma di un commissariamento per default, ma neppure quelle che di commissari ad acta su singole materie, che limiterebbero il potere del presidente. E infatti, ieri sera, appreso che il governo escludeva rischi di default, facendo affluire il 400 milioni, Lombardo partiva in contropiede: «E’ una vergogna, è la smentita di quanti avevano parlato di rischio fallimento». Bersani: destra arrogante sulle riforme E’ un problema anche per il governo governo e del suo rapporto con l’attività parlamentare». In poche parole, un’altra grana per Monti, perché «di fatto ormai ci sono due maggioranze diverse», spiegano gli uomini di Bersani. «Loro fanno giochini ad uso elettorale e non possiamo stare a guardare senza reagire la nascita di questa seconda maggioranza che è ancora più strana di quella che regge il governo». La miccia si accende quando viene respinta con otto voti di scarto la proposta di Pd, Idv e Udc di accantonare le riforme per lasciare spazio alla spending review e del decreto sul terremoto. Schifani si difende dalle accuse sostenendo che bisogna andare avanti con un pacchetto Monti è anche sembrato ottimista sulla possibilità che investitori esteri arrivino in Italia, l’impressione che ha ricevuto dalla sua due giorni in Idaho è che «nessuno sia preoccupato degli [ANT. RAM.] spread». Il segretario del Pd: «C’è una doppia maggioranza tra Pdl e Lega al Senato» CARLO BERTINI ROMA Il gong che manda in cantina le riforme e che fa suonare un altro segnale d’allarme per Monti risuona nei corridoi del Senato nel pomeriggio. Quando, dopo uno scontro durissimo con Pdl e Lega alla riunione dei capigruppo, Pd e Idv decidono di abbandonare i lavori dell’aula, dove «stancamente» continua l’esame di un pacchetto di modifiche costituzionali che ormai non ha più nulla di bipartisan. Insomma, l’accordo blindato Pdl-Lega su Senato federale e semipresidenzialismo che verrà votato il 25 luglio, azzera tutte le intese sbandierate mesi fa dalla «strana maggioranza» per cambiare la Costituzione. E mette il Pd nella difficile posizione di rischiare di passare per il partito affossatore delle riforme, per aver respinto l’offerta del presidenzialismo, dando il destro al Pdl di bloccare pure la legge elettorale. Anche per questo, Bersani in serata passa al contrattacco e dirama una nota avvisando il governo che la misura è colma e che deve farsi carico anche di questo problema. «Voglio segnalare che l’arroganza della destra sta portando la situazione ai limiti della soste- «Loro fanno giochini ad uso elettorale e non possiamo stare a guardare senza reagire» Pierluigi Bersani, segretario del Pd nibilità», dice il leader Pd. «Stiamo assistendo al Senato all’allestimento stabile di una doppia maggioranza con Pdl e Lega che sui temi costituzionali impegnano il voto a perdere della propo- sta semipresidenzialista rendendo impossibile una discussione sulla spending review». Con una chiusa che contiene un attacco pure a Schifani, perché «i tempi di lavoro del Senato vengono attribuiti all’esigenza di propaganda riducendo a poche ore la possibilità di esame di norme di assoluto rilievo. A questo punto penso che il problema non sia solo nostro ma anche del «Hangout on air»: L’iniziativa de LaStampa.it e Google Lupi,LettaeRao,oggiindirettasulsitoperparlareconilettori n Inaugurato da Obama il mese scorso, La Stampa porta in Italia il primo “hangout on air”, una sorta di videochat, in cui politici rispondono direttamente alle domande dei lettori in video. Il dibattito sarà in diretta alle 13.45 sul sito de La Stampa, su You Tube e su Google plus. Resterà poi on line sul sito de La Stampa. Gli ospiti di questa prima puntata sono Maurizio Lupi (Pdl), Enrico Letta (Pd) e Roberto Rao (Udc). Per partecipare basta avere una webcam, registrarsi a Google+, e iscriversi all’”hangout on air” sul sito de La Stampa o sulla pagina del giornale su Google+. In questi tempi di feroci critiche nei confronti della classe politica e con una legge elettorale che impedisce un rapporto diretto tra elettore ed eletto, La Stampa offre uno spazio di confronto diretto anche in vista della prossima campagna elettorale. In fondo, le prossime elezioni saranno le prime “versione 2.0” con Facebook, Twitter, Google+, YouTube. La Stampa farà la sua parte. di norme non ancora concluso in questa settimana e che quindi il suo avallo a questo calendario è «un atto dovuto». A quel punto Democratici e dipietristi si rinsaldano e scelgono l’Aventino, annunciando di tornare in aula solo mercoledì per votare contro il presidenzialismo contenuto in un pacchetto di riforme ormai considerato morto e sepolto. «Per interessi di propaganda Pdl e Lega stanno affossando le riforme istituzionali, una pagina indegna come questa non era ancora stata scritta», dice la Finocchiaro. «Un atteggiamento che rasenta l’eversione, alla sinistra sono saltati i nervi» reagisce Quagliariello, che giudica questa una mossa tattica per evitare un voto in aula di un emendamento sull’immunità parlamentare a firma Chiaromonte (Pd) e Compagna (Pdl) che poteva creare imbarazzo. . Primo Piano .11 Taccuino MARCELLO SORGI Il faccia a faccia e i rischi di una tragica corsa elettorale U n incontro «urgente e imprevisto». Con queste parole, che dette davanti alle telecamere hanno subito acceso grande curiosità, il presidente Napolitano si è congedato in tutta fretta ieri mattina da un convegno in corso al Quirinale, per andare a incontrarsi con Monti. Avevano parecchie cose da dirsi, a cominciare dal crescente allarme generale per il deterioramento della situazione nell’Eurozona. Si vede benissimo dal mutato atteggiamento della Merkel, che giorno dopo giorno appare in difficoltà a gestire nel suo paese le conseguenze dell’accordo sul fondo antispread deciso nell’ultimo vertice di Bruxelles. E si è capito anche dalla cautela con cui il ministro dell’Economia Grilli ha confermato che la febbre del differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, salita da giorni oltre i limite di guardia, stavolta non ha solo cause interne. Domani i leader europei tornano ad incontrarsi, in un clima - nessuno prova a nasconderlo reso più pesante dai timori per l’agosto della speculazione sui mercati. Monti e Napolitano hanno parlato pure del caso Sicilia, alla luce della conferenza stampa tenuta dal governatore Lombardo dopo la lettera in cui il Presidente del consiglio gli aveva sollecitato una conferma delle dimissioni. Conferma che è arrivata, accompagnata però da reazioni molto dure del governatore sia contro Monti e il governo, al quale l’amministrazione siciliana chiede di pagare arretrati per un miliardo di euro (400 milioni sono stati versati ieri sera), sia contro Formigoni, che lo aveva preso in giro su Twitter. Chiaro poi il proposito di arrivare comunque allo scioglimento dell’Assemblea regionale e alle elezioni anticipate per rinnovarla a ottobre. Lombardo, in altre parole, punta ad evitare il commissariamento adombrato nella lettera di Monti e a lasciare in piedi per l’ordinaria amministrazione una sorta di governo elettorale guidato dal suo vicepresidente Russo. L’idea di un assaggio, che sarebbe molto più di un assaggio, di campagna elettorale in autunno, preoccupa molto sia Napolitano che Monti, per le conseguenze destabilizzanti che potrebbe avere sull’Italia. Si tratterebbe in realtà di una corsa alle urne che, partendo dall’isola, proseguirebbe ininterrottamente fino alle elezioni politiche nazionali di primavera, con la conseguente paralisi del Parlamento, già oberato di una dozzina di decreti da approvare, del trattato fiscale europeo da ratificare e della legge elettorale da rifare. Così, nell’agenda complicata dei due Presidenti, adesso c’è anche l’incognita della sfida solitaria di Lombardo e dell’anomalo voto siciliano.