Calendario Esposizioni Brescia Marzo 2013
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Calendario Esposizioni Brescia Marzo 2013
BRESCIA ESPOSIZIONI MARZO 2013 Infopoint Turismo Bresciatourism MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI MOSTRE NEI MUSEI CIVICI & NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DI BRESCIA MUSEO SANTA GIULIA Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 NOVECENTO MAI VISTO Capolavori dalla Daimler Art Collection FROM ALBERS TO WARHOL TO (NOW) I capolavori della Daimler Art Collection per la prima volta in Italia. Nell’ambito di “Novecento mai visto”, la mostra curata dalla dott.ssa Renate Wiehager, saranno raccolte 230 opere firmate da 110 artisti internazionali, dal 1909 ad oggi: una selezione di grande valore che parte dai classici del Costruttivismo e dell’Arte Concreta, passando per il Minimalismo e le Tendenze Concettuali. Tra le opere esposte anche installazioni, fotografie e video di noti artisti contemporanei, tra cui Nic Hess e Luca Trevisani. Con una speciale sezione dedicata all’automobile quale musa ispiratrice. La mostra, articolata attraverso un percorso che pone in risalto i principali movimenti artistici dell’ultimo secolo, prevede anche un ampio programma educativo per gli allievi delle scuole e degli istituti superiori di Brescia, che sarà sviluppato in collaborazione con il dipartimento educativo del museo. Punto di partenza dell’esposizione “Novecento mai visto” sono alcuni capolavori del Modernismo Classico, con importanti lavori della scuola tedesca Bauhaus, del Costruttivismo e dell’Arte Concreta come, ad esempio, Josef Albers, Willi Baumeister e Max Bill, i principali artisti della collezione. Altri nomi rappresentativi di quei tempi sono Adolf Hölzel, Oskar Schlemmer, Adolf Fleischmann, Jean Arp, Richard Paul Lohse, Herrmann Glöckner e Georges Vantongerloo. Nelle sezioni storico-artistiche iniziali l’esposizione presenterà capolavori del tempo affiancati da posizioni contemporanee che riferiscono, riflettono o sono correlate a questi predecessori artistici. Questa esposizione vuole creare un dialogo referenziale tra i lavori e rivelare collegamenti discorsivi tra idee formali individuali e argomenti nel tempo. La seconda parte della mostra è dedicata alla ZERO avantgarde europea. Questo movimento è legato ad artisti come Heinz Mack, Enrico Castellani, Dadamaino, Getulio Alviani, François Morellet, Jan Schoonhoven, Klaus Staudt e Jan Henderikse. Fondato nel 1957 da Heinz Mack e Otto Piene come un’associazione di artisti, “Zero” divenne un movimento europeo negli anni Sessanta. Mettendo in discussione le basi della produzione, ricezione e presentazione artistica in generale, gli artisti ridefinirono in modo radicale il concetto tradizionale di opera d’arte, ponendo le basi per l’Arte Concettuale e il Minimalismo in Europa. La seconda sezione espositiva ospita i classici del movimento Minimal Art dal Nord America e dalla Germania, tra cui lavori di Donald Judd, Sol LeWitt, Ulrich Rückriem o Charlotte Posenenske, tutti risalenti agli anni Settanta. L’esposizione dimostra che esistono connessioni vitali tra la pittura strutturale-costruttiva europea e le tendenze americane dell’arte minimalista, rappresentate nei lavori di Peter Roehr, Hanne Darboven e Franz Erhard Walther. Si mostra chiaramente che il Minimalismo è un tratto caratteristico di molti lavori di artisti di periodi e nazionalità differenti. Le tendenze di un Minimalismo internazionale sono attualmente sviluppate da artisti come Natalia Stachon, Lasse Schmidt Hansen o Jonathan Monk. Nell’ambito dell’arte contemporanea, “Novecento mai visto” pone in evidenza movimenti artistici come l’Arte Concettuale e il Ready-made, nonché cinque ampie presentazioni monografiche firmate da artisti di fama internazionale. Questi gruppi di lavori firmati da Andy Warhol, John M Armleder, Sylvie Fleury, Philippe Parreno e Martin Boyce sono stati acquisiti negli ultimi 25 anni e rappresentano oggi il nucleo concettuale della Daimler Art Collection. Dal 2000 la collezione ha esteso i suoi confini internazionali con lavori di alto calibro di artisti provenienti da Australia, Sud Africa, Asia, India e Stati Uniti. “Novecento mai visto” ospiterà alcune di queste recenti 2 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI sfaccettature: in una sezione sarà discussa l’importanza dell’idea del Ready-made sviluppata da Duchamps agli inizi del XX secolo, con opere di Mathieu Mercier, Haim Steinbach, John Nixon e John M Armleder. Un’altra sezione sarà dedicata alle tendenze concettuali dagli anni Sessanta ad oggi. La vicinanza intellettuale e fattuale dei lavori di Joseph Kosuth, Marcia Hafif, Daniel Buren, Bojan Šarčević, Alicja Kwade e Liam Gillick consente al visitatore di ripercorrere i momenti fondamentali dell’Arte Concettuale: la sua enfasi su sistema e serie, dematerializzazione e processualità, razionalità/ irrazionalità dell’idea di opera, parametri dell’opera d’arte, il coinvolgimento dell’osservatore e l’arte come linguaggio - il linguaggio come arte. Un altro nuovo ambito d’interesse della Daimler Art Collection è rappresentato dalla New Media Art, che comprende fotografia, video e installazioni multimediali spesso incentrate su tematiche socio-critiche, politiche e culturali della società contemporanea come, ad esempio, le opere di Berni Searle, David Goldblatt, Pamela Singh, Sigalit Landau, Alfredo Jaar e Santiago Sierra. La sezione finale della mostra è dedicata a lavori commissionati sul tema dell’automobilismo. Nel 1986, in occasione del 100esimo anniversario dell’invenzione dell’automobile, la Daimler-Benz chiese a Andy Warhol di guardare il motivo di un’auto come un’icona di mobilità. Per la serie “Cars” furono programmate 80 opere, ma solo 35 immagini e 12 disegni furono completati prima della morte di Warhol nel 1987. Questo complesso costituisce l’origine per altri lavori legati alle automobili commissionati dalla Daimler a Robert Longo, Simone Westerwinter o Sylvie Fleury. Quest’ultima produsse una serie di sei formidabili video per il nuovo MercedesBenz Center di Parigi. In ciascuna delle sue proiezioni a 3 canali, l’artista fonde il fascino delle leggendarie vetture Mercedes-Benz con le ultime idee contemporanee dal mondo dell’arte e della moda, in un approccio tanto enigmatico quando elegante. Questa sezione sarà completata con altre sculture, oggetti e video legati alle automobili, firmati da Richard Hamilton, David Hockney, Kirsten Mosher e Vincent Szarek. Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 NOVECENTO MAI VISTO Opere dalle collezioni bresciane DA DE CHIRICO A CATTELAN E OLTRE Insieme alla raccolta di arte moderna e contemporanea della Daimler, nel Museo di Santa Giulia sarà presentata una mostra dedicata alle esperienze artistiche dell’arte italiana del Novecento, attraverso una selezione dei dipinti dei Civici Musei, già esposti nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta in Santa Giulia dal 1964 al 1972. La Galleria esibiva inoltre oltre settanta tele provenienti dalla straordinaria collezione depositata da Guglielmo Achille Cavellini, comprendente quanto di meglio e di nuovo proponeva allora l’arte italiana e internazionale (da Klein a Warhol, da Rauschenberg a Hartung, da Burri a Fontana). Importanti testimonianze dell’arte del Novecento (de Chirico, Morandi, Sironi) arricchirono poi (1986) le raccolte civiche tramite il lascito della famiglia bresciana Scalvini. Il percorso della mostra intende ricordare quell’iniziativa, rendere omaggio a Cavellini come artista e collezionista ed evocare il clima culturale “d’avanguardia” che connotava allora Brescia, anche grazie all’apertura di nuove gallerie e al costituirsi di cospicue raccolte private. Attraverso i fondamentali prestiti concessi, almeno in gran parte, da tali raccolte “storiche”, ancora in parte esistenti e spesso accresciutesi nel tempo, è possibile delineare un percorso nell’arte italiana dal primo Novecento agli anni Settanta. Saranno così proposte al pubblico opere “mai viste”, o esposte solo occasionalmente, da decenni conservate nei depositi dei Musei e nelle stanze dei collezionisti bresciani. La scelta ha privilegiato, oltre al livello qualitativo, l’importanza delle singole opere in riferimento all’attività dei rispettivi autori, in modo tale da poter testimoniare al meglio le tendenze che, in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, caratterizzano l’arte italiana, dall’Informale allo Spazialismo, all’Arte Povera. La mostra è curata da Elena Lucchesi Ragni con Enrico De Pascale e Paolo Bolpagni. La prima sezione presenta alcune opere di proprietà dei Civici Musei, sorprendentemente anticipatrici in senso astratto, eseguite dal bresciano Romolo Romani (1884-1916), che firmò il primo “Manifesto dei pittori Futuristi”. La dimensione europea dell’artista, prematuramente scomparso, è qui testimoniata, in particolare, da alcuni straordinari disegni e dalla grande tela Immagine (1908 circa), posta in apertura del percorso espositivo: la composizione, unicamente attraversata da andamenti dinamici di intensa vibrazione cromatica, rimanda alle precoci sperimentazioni non figurative emergenti nei primi decenni del Novecento (Klee, Kandinskj, Kupka, Čiurlionis). 3 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI La seconda sezione presenta sei dipinti, ancora di proprietà dei Musei, di ambito futurista (Gerardo Dottori, Julius Evola, Gino Galli, Fortunato Depero). La serie riveste un notevole interesse per la datazione delle tele (compresa tra il 1915 e il 1919) e per l’omogeneità delle soluzioni di tipo formale, come la scomposizione dei volumi e l’uso del collage. Nel loro insieme testimoniamo la vitalità dell’avanguardia futurista dopo la morte di Boccioni (1916), in particolare tra Firenze e Roma, dove era attivo Anton Giulio Bragaglia, il notissimo fotografo e gallerista, originario proprietario della maggior parte dei dipinti. La sezione si conclude con la celebre tela di Depero Ritratto psicologico dell’aviatore Azari (collezione privata), donato dall’autore allo stesso Azari nel 1922 in occasione dell’“Esposizione Internazionale Futurista” di Torino. La terza sezione è dedicata ad alcuni grandi maestri attivi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, che presero variamente parte al gruppo Novecento. Tale movimento, caratterizzato dal rifiuto dell’esperienza delle avanguardie e dall’adozione dei generi tradizionali, elaborò un “ritorno” alla figurazione, talvolta a contatto diretto con l’ambiente artistico parigino. Si potranno quindi ammirare, tra l’altro a diretto confronto, tre notevoli dipinti di natura morta eseguiti da de Chirico (1925-30 circa, collezione privata), Giorgio Morandi (1946, Musei Civici) e Gino Severini (1928, collezione privata); seguono due tele di Mario Sironi degli anni Quaranta (Composizione e Doppia figura), di vigorosa costruzione plastica, provenenti, come il citato Morandi, dal legato Scalvini ai Musei. Il dopoguerra è un periodo di grande fermento per l’arte italiana, e la mostra lo documenta in una sezione, la quarta, che potremmo riassumere nelle tre parole-chiave di “gesto”, “segno” e “materia”. È la rivoluzione dell’Informale, che va molto al di là dell’astrattismo: le opere diventano testimonianza di misteriosi alfabeti, tracce del gesto dell’artista, concrezioni di colori e di segni, agglomerati di materia. In mostra compaiono due esponenti del Gruppo Origine, Giuseppe Capogrossi e Mario Ballocco (collezioni private), ma anche una rara composizione di Emilio Vedova, già esposta alla Biennale di Venezia del 1948 (collezione privata). Si aggiungono Enzo Brunori e Alfredo Chighine, pittori particolarmente apprezzati da Cavellini, da considerare tra gli acquisti più importanti effettuati in occasione dell’apertura della Galleria d’arte moderna. Tra questi si inserisce anche un dipinto di Ennio Morlotti (1955, collezione privata), dove le figure delle Bagnanti sembrano ormai dissolversi in una continuità cromatica di forte evidenza materica. Lucio Fontana, con i suoi notissimi “buchi” e ”tagli”, compie un passo ulteriore: è l’invenzione dello Spazialismo, cioè di una visione dell’arte in cui lo spazio è inteso come materia, di cui offrire una nuova dimensione percettiva. Il suo esempio sarà determinante nell’ispirare e orientare altri e più giovani artisti della fine degli anni Cinquanta e dei Sessanta, come Enrico Castellani, famoso per le sue tele estroflesse, e il dirompente Piero Manzoni; oltre alla fin troppo celebre Merda d’artista, provocazione al feticismo del mercato dell’arte, è presente in mostra un suo straordinario Catrame del 1957 (collezioni private). La quinta sezione è dedicata a Guglielmo Achille Cavellini. Le tre tele di Giulio Turcato, Renato Birolli e di Mario Schifano (collezioni private), a lui appartenute, intendono evocare la sua collezione, allora unica in Italia quanto ad aggiornamento e intuito critico. Nella stessa sala sono presentati tre ritratti di Cavellini (da lui commissionati a Birolli, Mario Ceroli, Andy Warhol) ed alcune sue opere, dove la riflessione sulla condizione dell’artista contemporaneo si traduce in espliciti rimandi alla storia recente della pittura, come le elaborazioni, in legno combusto o colorato, dedicate a Morandi e a Braque. Il tema, ricorrente dal 1971, dell’ “autostoricizzazione” è ripreso nella Colonna, nell’Armadio e negli Abiti utilizzati nelle performaces, rivestiti di testi autobiografici, dove la mescolanza tra le notizie vere e quelle del tutto improbabili si traduce in un gioco insieme concettuale ed ironico. L’ultima sezione espone alcuni lavori di esponenti della cosiddetta “Arte Povera”, sviluppatesi in Italia dalla fine degli anni Sessanta. Il movimento rifiuta tecniche e supporti della tradizione e utilizza materiali comuni, come legno, ferro, plastica e cuoio, per elaborare “installazioni” che stabiliscono una relazione diretta con l’ambiente e l’osservatore. In mostra saranno presenti opere importanti (collezioni private) risalenti agli anni Sessanta e Settanta, cioè alla fase culminante e più creativa del movimento, di autori quali Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Eliseo Matracci, Pierpaolo Calzolai e Alighiero Boetti. Una sezione speciale della mostra è costituita dal nucleo di opere appositamente selezionate con l’intento di stimolare un dialogo quanto più possibile fecondo con le architetture del monastero, con la sua storia, con le opere e i segni che con il tempo vi si sono stratificati. L’operazione intende verificare da un lato la capacità dei linguaggi contemporanei di confrontarsi con le grandi testimonianze artistiche del passato, dall’altro la possibilità di aprire quest’ultime a nuove opportunità interpretative, a ulteriori livelli di significato. La collocazione delle opere risponde infatti a una precisa strategia ostensiva che tiene conto delle affinità di tipo contenutistico o formale, e dell’originaria destinazione d’uso di alcuni ambienti: di qui la scelta di collocare nell’abside di San 4 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Salvatore la scultura di Anish Kapoor e l’Angelo di Luigi Mainolfi (nel Coro delle Monache). Al centro dei chiostri trovano posto, quali nuovi fulcri prospettici, il Grande Carro di Mimmo Paladino e la Nuvola di Gabriele Picco. Ancora in un chiostro, inteso come luogo dialettico per eccellenza, si pone il padiglione di vetri specchianti di Dan Graham, in cui il fruitore è allo stesso tempo attore e spettatore, in un continuo gioco di riflessi e di inversione dei ruoli. Dal 30 ottobre 2012 al 31 marzo 2013 Terre di confine. Una necropoli dell’età del Ferro a Urago d’Oglio Tema della mostra è il ritrovamento di una piccola necropoli protostorica di V secolo a.C. La scoperta rappresenta l’esito dell’indagine archeologica effettuata a Urago d’Oglio (BS) in occasione dei lavori per la realizzazione dell’Autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi) che, attraversando i terreni agricoli della media pianura ha intercettato tra il 2009 e il 2011 ben 130 siti archeologici e altri ne sta portando alla luce. L’interesse della scoperta sotto gli aspetti storici e archeologici è davvero notevole: una necropoli della Cultura di Golasecca, ubicata oltre il confine orientale tradizionalmente definito dagli specialisti, in prossimità di un tracciato fluviale importante quale il fiume Oglio, al centro di vivaci rotte di scambio con il mondo etruscopadano, l’area veneta, il mondo alpino, l’area ligure. Tale situazione di commistione culturale sembra riflettersi anche nella composizione dei corredi, espressione dell’incontro e della mescolanza di genti diverse, e nel rituale funerario misto, a inumazione e a cremazione. L’iniziativa, accompagnata dall’edizione dello studio dei materiali, vuole porsi come un buon esempio dei risultati che può produrre la collaborazione tra pubblico e privato in particolarenella prassi dell’archeologia preventiva e nella sua applicazione alle grandi opere pubbliche. Il catalogo a corredo della mostra intende rappresentare il primo quaderno di una serie che si ponga come fine il dar conto in tempi rapidi dei risultati più significativi ottenuti in Lombardia negli interventi di archeologia preventiva legati alla realizzazione di grandi opere pubbliche e anche ai progetti, in parte conseguenti, di valorizzazione del patrimonio archeologico. Dall’8 marzo 2013 riaprono anche gli allestimenti: L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia In coincidenza con l’avvio dei lavori in palazzo Martinengo da Barco – la storica sede della Pinacoteca Civica – è stata inaugurata al Museo di Santa Giulia l’esposizione “L’ospite eccellente”. Si tratta di una ricca selezione di dipinti appartenenti alle raccolte della Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di garantirne la visione ai bresciani e ai visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che valorizza le opere, ponendo in luce gli autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso realismo che ha caratterizzato la pittura bresciana ed il collezionismo locale. La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello. Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche opere alle quali gli studi condotti negli ultimi anni in occasioni di importanti mostre cittadine hanno restituito il dovuto rilievo: è il caso per esempio dei Profeti del Moretto, del ciclo dipinto da Giulio e Antonio Campi per palazzo della Loggia, e di notevoli opere di genere del Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione viene prestata all’approfondimento di alcuni temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato, con belle miniature di scuola nord-europea e italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la pittura devozionale e quella destinata a ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle 5 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI chiese di San Barnaba (il polittico di Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia (l’imponente Sacra conversazione dipinta da Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere esposte a Santa Giulia trovano posto accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in connessione ai lavori di palazzo Martinengo – sono stati destinati a deposito. Nuove acquisizioni per i Musei di Brescia Tre affreschi di Floriano Ferramola I tre affreschi, provenienti da un palazzo cittadino, sono stati depositati, con non comune sensibilità culturale, nei civici Musei dall’attuale proprietario. Ulteriori ricerche potranno meglio precisarne la provenienza e l’attribuzione, riferibile tuttavia a Floriano Ferramola. L’ampia apertura paesistica, la tipologia dei volti femminili, le modalità esecutive rimandano, in particolare, ai due cicli profani che il maestro bresciano eseguì nel castello di Meano (1509-1512) e in palazzo Calini in città (1512-1518). Per consentire un diretto confronto, i tre dipinti saranno esposti accanto a quelli staccati dallo stesso palazzo Calini (La caccia con il falcone, La nascita di Adone). Le tre opere costituiscono un raro esempio di decorazione privata che si segnala, oltre che per le qualità esecutive, per i significati connessi alla coeva cultura umanistica e alla riscoperta del mondo antico. Nei paesaggi, cosparsi di edifici in rovina, si dispongono le personificazioni delle Virtù cardinali; la serie era in origine completata dall’immagine perduta della Prudenza. Come pure indica la conformazione a lunetta, gli affreschi erano probabilmente collocati entro gli archi perimetrali di un ambiente voltato a crociera. D’altra parte, questi soggetti ben si adattavano alla decorazione di uno “studiolo” o di una biblioteca, richiamando, insieme ai dettami della Fede, le prerogative individuali che, guidate dalla Ragione (Prudenza) e della Volontà (Temperanza), raggiungono il bene dovuto a Dio e agli uomini (Giustizia), nonostante gli ostacoli (Fortezza). “D’importanza grande e d’eccezionale rarità…” Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia In occasione della stampa del volume “Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia di Brescia”, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Antonio Benedetto Spada e realizzato grazie al contributo dell’Associazione Amici dei Musei, viene esposta al pubblico presso il Museo di Santa Giulia una selezione di oggetti di grande valore artistico e storico. Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco. Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche “istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani. Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 9.30-17.30. Mercoledì apertura straordinaria fino alle 22.00 Chiuso tutti i lunedì non festivi Ingresso: La mostra NOVECENTO MAI VISTO è inclusa nel biglietto d'ingresso del Museo di Santa Giulia. Intero € 10,00 - Ridotto € 7,50 (gruppi da 10 a 30 persone e convenzioni) - Ridotto € 5,50 (da 14 a 18 anni e sopra i 65 anni) - Scuole € 3,00 - Scuole con didattica € 4,50 Nel biglietto intero (€ 10,00) e ridotto (€ 7,50 e € 5,50) è compresa l'audioguida. Per le altre tipologie di biglietti il servizio è acquistabile al costo di € 3,00 (sino ad esaurimento delle audioguide disponibili). MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 030 2977833/834, [email protected], www.bresciamusei.com - www.novecentomaivisto.it 6 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI CAPITOLIUM Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 Il Capitolium riapre le porte del tempo Impossibile perdere una emozione assolutamente unica: assistere al ritorno degli antichi Dei all’interno del loro Capitolium, duemila anni dopo il loro primo ingresso. Accadrà a Brescia dove, dall’8 marzo, riapre il Capitolium, uno degli edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale. La riapertura è limitata ad alcuni mesi perché si tratta di una preview privilegiata del primo di una serie di interventi di scavo, studio e restauro che hanno già coinvolto, e continueranno a coinvolgere, l’intero complesso archeologico a ridosso del Museo di Santa Giulia, ambito che per la sua importanza è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. A rendere assolutamente eccezionale questa temporanea riapertura è non solo la bellezza, l’imponenza e l’importanza intrinseca del monumento simbolo di Brescia ma il nuovo percorso museale che Francesca Morandini, curatore per l’archeologia dei Civici Musei e Paola Faroni responsabile per l’edilizia monumentale del Comune di Brescia, in team con Filli Rossi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, hanno ideato. Ad accompagnare il visitatore all’interno dell’antico Tempio, al cospetto di Giove, Giunone e Minerva saranno luci, suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro. Varcati i nuovi portali in bronzo, il visitatore sarà accolto nella Cella Orientale del Tempio, da una installazione di profonda suggestione evocativa, un vero e proprio racconto, fatto di voci, suoni e immagini. L’installazione multimediale permetterà ai visitatori di conoscere ed esplorare il sito così come doveva presentarsi in origine, valorizzando l’ambiente e consentendo di comprendere meglio il significato del tempio e rendendo la visita indimenticabile. Ma a stupire ancora di più saranno gli ambienti restaurati e soprattutto ciò che durante i restauri qui è emerso. Le novità sono infatti numerose e rilevanti; dai pavimenti originali in marmi colorati del I secolo d. C., agli arredi dell’antico tempio, alla dettagliata sequenza stratigrafica, alla cronologia del tempio stesso. Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di Roma; in esso era attribuito il culto alla “triade capitolina” e cioè le principali divinità del pantheon latino: i già citati Giove, Giunone e Minerva. Nello spazio antistante il tempio si radunavano i fedeli per le principali cerimonie e venivano compiuti i sacrifici. I pavimenti originali in pregiati marmi policromi, le statue e gli arredi di culto – che rientrano dopo un lungo periodo nella loro antica sede - godranno di nuove visuali e nello stesso tempo saranno protetti e conservati. Nuovi portali in bronzo infatti, altamente tecnologici, permetteranno di rivivere l‘atmosfera sacrale e solenne delle antiche aule di culto, garantendo anche un’ottimale situazione microclimatica per la conservazione delle parti originarie del tempio. I resti archeologici di questo straordinario complesso vennero portati in luce tra il 1823 e il 1826 quando i membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti, grazie a una sottoscrizione pubblica, poterono affrontare scavi estensivi nell’area, partendo da un capitello che affiorava in un giardino privato. La campagna di indagini fu di tale successo da indurre l’amministrazione ad aprire all’interno del tempio, parzialmente ricostruito, il primo museo civico di Brescia, il Museo Patrio. Aveva, in particolare, creato un’immensa emozione la scopertura di un tesoro occultato da una parete del tempio. Un deposito di opere bronzee magnifiche qui nascoste forse per salvarle da scempi o per sottrarle alla fusione per battere moneta. Erano i cosiddetti “grandi bronzi” di Brescia, esposti oggi in Santa Giulia: un insieme unico di statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici decorate, frammenti di statue, emerge per bellezza e rarità la statua della Vittoria alata, capolavoro della bronzistica del primo secolo dopo Cristo. 7 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Questa apertura costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero dell’area, che includerà anche con successive aperture i recenti scavi archeologici e il santuario di età repubblicana. L’intervento si pone in continuità con il recupero delle domus dell’Ortaglia e l’inserimento di questo contesto nei percorsi di visita del Museo della città del marzo 2003, nel solco della tradizione archeologica bresciana che, a partire dai provvedimenti del 1480 -per i quali vennero murate negli edifici rinascimentali in piazza della Loggia le “lapidi iscritte” di età romana trovate in città-, dimostra la precoce sensibilità della città nei confronti del suo antico passato. Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 10.00-17.00 (ultimo ingresso ore 16.00) Chiuso tutti i lunedì non festivi Modalità di accesso: per visitare il Capitolium è necessaria la prenotazione. L'ingresso è a gruppi e il percorso dura circa 50 minuti. Ingresso: Intero € 4,00 - Ridotto € 3,00 (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65 anni; gruppi da 10 a 25 persone) Scuole € 3,00. Gratuito con il biglietto del Museo di Santa Giulia (ad esclusione del biglietto scuole di Santa Giulia), che include la mostra NOVECENTO MAI VISTO. Area archeologica del Capitolium, Via Musei 57 CASTELLO - GRANDE MIGLIO Dall’8 febbraio al 3 marzo 2013 Giovani talenti conquistano il Castello Giovani talenti conquistano il Castello è una manifestazione articolata - laboratorio più mostra delle opere realizzate che consente, in uno spazio espositivo di rilievo, di mettere in luce le ricerche compiute dai giovani aspiranti artisti nelle due accademie cittadine: Santa Giulia e Laba, con il coordinamento di Brescia Musei e dell'assessorato alla cultura del Comune di Brescia. Workshop e mostra delle opere si svolgono nell'ambito delle manifestazioni dedicate ai Santi Patroni Faustino e Giovita. Il tema, con il fine di lasciare ai ragazzi la massima libertà espressiva, è libero, affinché il procedimento creativo possa essere sviluppato con massima efficacia. Dalla progettazione e realizzazione dell'opere agli allestimenti, i giovani potranno misurarsi direttamente su un campo che richiede la massima operatività, la chiarezza delle linee progettuali e la sicurezza d'approccio nelle fasi realizzative. Con una certezza: le opere potranno essere analizzate e giudicate dal pubblico, senza che per questo sia stata adottata alcuna procedura concorsuale. E', in qualche modo, la sperimentazione di trenta debutti, in uno spazio pubblico che ha celebrato, negli ultimi anni artistici di rilievo, tra i quali Giovanni Repossi e Oscar di Prata, confermando la vocazione del castello ad ospitare da un lato importanti antologiche e dall'altro, in una continuità operativa - secondo le indicazioni dell'amministrazione comunale che lavora al fine di ottenere il massimo coinvolgimento del territorio, offrendo occasioni anche alle giovani generazione, di fornire ai ragazzi un'occasione importante, in uno spazio consacrato da illustri predecessori. L'iniziativa culturale consentirà al pubblico di assistere alle realizzazioni creative all'interno del Grande Miglio in Castello. Il laboratorio - che vedrà integrarsi ragazzi e professori dei due atenei d'arte - offrirà un saggio della sensibilità delle nuove generazioni e della strutturazione di linguaggi emergenti, collegati al percorso formativo. L'iniziativa, a cura di Fondazione Brescia Musei, è svolta in collaborazione con l'Accademia di Santa Giulia e l'Accademia LABA. Orario: negli orari di apertura del Museo del Risorgimento: venerdì, sabato e domenica dalle 14.00 alle 17.30 Ingresso: gratuito Castello di Brescia, Grande Miglio - www.bresciamusei.com 8 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI MUSEO DIOCESANO La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano. Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana. Orari: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00 (visitatori dai 6 ai 12 anni, studenti e gruppi da 10 a 25 persone); ridotto € 2,00 (oltre i 60 anni); gratuito ai portatori di handicap e loro accompagnatori. Dal 26 gennaio al 15 maggio 2013 L’età del rame La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità: “nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele C. De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre suggestive testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una 9 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale. Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica. Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello. Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere esposti a Brescia. Dal 1 al 17 marzo 2013 Inaugurazione venerdì 1 marzo, ore 17.00 L’epoca aurea della xilografia tedesca tra il XV e il XVI secolo. In ricordo di Armando Arici A cura di Giuseppe Nova, su iniziativa della Fondazione Civiltà Bresciana in collaborazione con Museo Diocesano, Biblioteca Queriniana, Ateneo di Brescia, Associazione Bibliofili “Bernardino Misinta” La passione del collezionista per un’arte sofisticata interprete di una cultura centro-europea nell’avvio all’incipiente modernità. Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche. Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected]. Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233 www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected] 10 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI SALA SS FILIPPO E GIACOMO Dal 28 febbraio al 10 marzo 2013 Spazi per la memoria Mostra fotografica di eventi storici scelti per offrire un’esperienza soggettiva legata alla Memoria di fatti passati. In tutti gli eventi esposti il concetto di Memoria ha lo scopo di apprendere dall’esperienza e di guardare al passato per costruire un futuro più rispettoso per i diritti dell’uomo. Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30. Ingresso libero Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018 MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA Dal 30 marzo al 28 aprile 2013 Premiazione e mostra delle migliori opere fotografiche ispirate al tema “La responsabilità” 40° concorso fotografico "San Faustino e Giovita" dedicato alle manifestazioni feste dedicate ai Santi patroni. Saranno valide tutte le fotografie dei vari eventi per i festeggiamenti dei Santi Patroni San Faustino e Giovita organizzate a Brescia e provincia. I risultati verranno comunicati direttamente a ogni autore con l’invito di partecipare alla premiazione e inaugurazione della mostra che verrà effettuata sabato 30 marzo 2013 alle ore 17.00 nel Salone delle Mostre del Museo con ingresso in contrada del Carmine 2/F. Orari: Sabato e domenica dalle ore 16.00 alle 19.00; martedì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00. Ingresso: gratuito Salone Mostre e Conferenze del Museo Nazionale della Fotografia, Contrada del Carmine 2/f , tel. 03049137, [email protected] - www.museobrescia.net BIBLIOTECA QUERINIANA Dal 9 al 27 marzo 2013 “Sulle spine” Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30. Ingresso libero. Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1 11 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI PIEVE DI URAGO MELLA Dal 9 al 17 marzo 2013 Inaugurazione sabato 9 marzo, ore 17.00 La forza e la bellezze della fede Esposizione di Icone contemporanee delle Grandi Feste nella tradizione liturgica Gli iconografi Rita Bonera, Lucia Pasini e Carlo Richiedei condividono una grande passione: le icone, tavole di legno di soggetto religioso che essi realizzano secondo l’antica tradizione russa in accordo con i canoni e le tecniche tramandate in modo pressoché immutato fino ai giorni nostri. L’icona è una pagina della storia di salvezza, della vita della Chiesa; è una vera professione di fede perché rende vivo con i colori l’annuncio del Vangelo. Infatti, “Ciò che le parole annunciano all’orecchio, la pittura su un’icona lo mostra silenziosamente agli occhi” (Concilio Niceno II). Le icone proposte sono frutto di continue ricerche di immagini del passato, scritte perché gli uomini di oggi siano catturati e affascinati dalla bellezza della Vera Luce. Per “scrivere” le icone servono: la passione per l ‘arte, un cammino di fede, molta pazienza, un po’ di umiltà, lo studio dei modelli, ma anche la guida costante di validi maestri iconografi. Orari: lunedì-venerdì 16.00-19.00, sabato-domenica 09.00-12.00 e 16.00-19.00. A richiesta visite su appuntamento Ingresso: libero Pieve di Urago Mella, Via della Chiesa 134, tel. 030 5033360, pieveuragomella.jimdo.com GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A OTTOBRE 2012 GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA Dal 27 ottobre 2012 al 16 marzo 2013 American Dream L'America del dopoguerra ha prodotto un modello di società che negli anni a seguire si è imposto al mondo. Dal 1945 al 1960 l'egemonia politica, economica e culturale degli Stati Uniti si è costruita sull'estromissione dell'Europa indebolita dalla guerra. Questo periodo consacra l'idea di progresso e di avanzata tecnologica al rango di dogma che si applica tanto all'industria quanto all'economia e alla cultura. L'esposizione, attraverso opere significative di artisti espressionisti o pop che animarono la scena americana degli anni '60, illustra lo spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno. L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come 12 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana... il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli anni di totale euforia. Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione ha trasformato le realtà più comuni, radicandosi profondamente in una prassi che penetra e trasforma l'animo umano. La velocità d'esecuzione dei compiti è divenuta uno standard illustrato dallo sviluppo dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti, la cui realizzazione arriva a livelli di precisione e di eleganza, raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio, magnifici nella loro struttura e nella loro concezione. Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935... illustrano l’innovazione di moto diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni. L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La marca Harley, adottata da attori di culto come Marlon Brando, è un simbolo degli Stati Uniti: Harley Davidson, del resto, è tra le dieci marche americane più conosciute al mondo insieme a Coca-Cola e Disney. La mostra propone moto del 1922, 1928, 1935, 1941... fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Il film è nel repertorio del National Film Registry dal 1998, per il suo apporto significativo al cinema americano e alla cultura americana. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Dennis Hopper incarna un cinema libertario, al limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale. Questo spririto definisce perfettamente la generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e la libertà - elementi che appartengono anche al comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg - s'impone in un mondo che si reinventa. L'espressionismo astratto-rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti magiori dell’astrazione americana del dopo guerra che rimangono legati all'influenza europea pur rivendicando una propria storia. La pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato «l'opera d'arte», inducendo una riflessione sull'oggetto artistico e ponendolo in una dialettica sociologica, desacralizzando l'immagine dipinta o la scultura per conferir loro una dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della pubblicità), o banalizzandole proiettandole nella sfera dell'oggetto industriale multiplo proprio al consumo di massa. Più che da uno stile, l’arte pop discende da uno stato d’animo che consiste nel rendere conto della realtà della società moderna, mediatizzata, basata sul messaggio istantaneo che s'impone come riferimento assoluto. In quanto l’opera diventa multipla, sembra ormai entrare nella logica di una modernità contestata in modo cinico da una artista come Andy Wharol (presente in mostra), illustrata in modo “umanista” da Robert Indiana che moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo. In mostra un Love emblematico. Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30. Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181 www.agnelliniartemoderna.it - [email protected] 13 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A FEBBRAIO 2013 ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB Dal 23 febbraio al 13 marzo 2013 Giusi Lazzari. Paesaggi di memoria e di vita Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30 Genere: arte contemporanea Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected] GALLERIA MININI Dal 2 febbraio fino a fine marzo 2013 Ettore Spalletti / Sol Lewitt “Continuano, forse per tutta la stagione, le doppie personali che celebrano i quarant’anni di attività della nostra galleria. Fondata nel 1973, anche gli inviti di quest’anno tornano al formato originario A4, più semplici, più minimalisti, e li manterremo così per tutto il 2013. Dopo due grandi fotografe, Francesca Woodman e Letizia Battaglia, dopo due tra i più interessanti pittori del panorama internazionale, quali Carla Accardi e Peter Halley, è ora la volta di due poeti, difficili da inquadrare: Ettore Spalletti e Sol LeWitt. Per queste mostre presenteremo sovente opere provenienti dalla nostra storia, mostre costruite con lavori della galleria, integrati a seconda dei casi con opere nuove. L’idea è che dopo quarant’anni abbiamo un’esperienza che ci permette, come un piccolo museo, di costruire mostre a partire dalla collezione. Una stagione ‘diversa’ per così dire, non più solo delegata alla bravura, al gusto, al capriccio dell’artista, ma qualcosa che ci vede responsabili in prima persona. Un libro – forse due – racconterà per episodi la storia di un’avventura nata quasi per caso, poi lungamente inseguita ed accresciuta. Di questa storia sono parte integrante e fondamentale sia Ettore Spalletti che Sol LeWitt, “nostri artisti” e quasi subito cari amici con cui abbiamo trovato una consonanza che questa mostra vuole testimoniare. Di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) presentiamo tavole, grandi vasi, sculture in alabastro: e come abbiamo imparato, opere con l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incarnato. Il lavoro di Spalletti si pone da sempre tra pittura e scultura, in un tentativo, riuscito, di felice coniugazione dei due momenti. L’arte italiana nasce dal connubio di questi opposti, la scultura era dipinta, in Grecia, quindi a Roma, ma anche a Siena con Jacopo o Valdambrino, con le grandi cornici, le soase, i leggii. Arte e Architettura inoltre hanno da sempre operato per fondare la nostra cultura, per costruire le nostre città. Sol LeWitt (1928-2007), maestro indiscusso dell’arte concettuale, ha radicalmente modificato la nostra visione dell’arte attraverso una grammatica di linee, semplici forme geometriche e loro combinazioni, spostando l’equilibrio della creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha abitato, dove ha lavorato per lunghi anni, quell’Italia da cui ha preso ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i suoi tesori di semplici intuizioni combinatorie. Come un musicista che lavora sulla serialità dei suoni, così LeWitt lavorava sulle forme e sui colori. In mostra avremo sculture dei vari periodi, wall drawing e gouaches a formare, con le opere di Ettore Spalletti, un contrappunto pittorico di grande momento. Due grandi amici del nostro passato che sono tuttora ben presenti nel nostro programma e dai quali molto ci aspettiamo per il nostro futuro”. Massimo Minini 14 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Genere: doppia personale arte contemporanea Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034 www.galleriaminini.it - [email protected] GALLERIA AplusB Dal 2 febbraio al 7 marzo 2013 Phasmes. Zoro Feigl (Amsterdam, 1982), Max Frintrop (Oberhausen, 1982) Osamu Kobayashi (Columbia, 1984) Tiziano Martini (Soltau, 1982) AplusB presenta la mostra collettiva "Phasmes" che vede coinvolti gli artisti Zoro Feigl (vive e lavora ad Amsterdam), Max Frintrop (vive e lavora a Düsseldorf) Osamu Kobayashi (vive e lavora a Brooklyn) Tiziano Martini (vive e lavora tra Belluno e Lipsia). Il gruppo di giovani artisti presenta opere coerenti con la comune attitudine a produrre immagini che coinvolge due elementi: prospettiva ed accidentalità. Phasemes è il nome in lingua francese di Fasmide, famiglia di insetti a cui appartiene ad esempio l'insetto stecco, cioè quel genere di insetti dalla capacità di mimetizzarsi e nello stesso tempo apparire aprendoci, in questo frangente, l'accesso alla differenza. Gli artisti di Phasmes si caratterizzano per mettere a fuoco brevissime immobilità temporali rispetto al paesaggio visivo saturo e fluttuante al quale apparteniamo. La prospettiva d'indagine varia in ognuno degli artisti: in Zoro Feigl è la fisicità scultorea del movimento meccanico, in Tiziano Martini è un'unità di misura che viene di volta in volta coinvolta e modificata pittoricamente, in Osamu Kobayashi è la gestualità controllata ed in Max Frintrop è la sfida architettonica nella bidimensionalità dello spazio/tela. All'interno di queste prospettive gli artisti agiscono come ricercatori desiderosi di fissare ciò che sfugge, quel luogo accidentale, condiviso con lo spettatore, in cui tempi diversi si incontrano e cambiano direzione. In questo senso l'immagine è protagonista come luogo di conoscenza, come luogo di ricongiungimento, di ritorno di forme. L'indagine può continuare all'infinito. La mostra ne è solo un breve squarcio, per dirla alla Georges Didi-Huberman "uno stigma aperto". Il timbro non drammatico della composizione della mostra non toglie l'inquietudine nell'inseguire l'apparizione: attimo, momento in cui lo scarto tra somiglianza e dissomiglianza diviene rivelazione. Zoro Feigl (Amsterdam, 1983) solo shows: 2012 Detour, 0gms, Sofia, BG; A matter of fluidity, 21 Rozendaal, Concordia, Enschede, NL. 2010 PLAYSTATION @ Galerie Fons Welters, Amsterdam, NL; Self Service Open Art Space, Stuttgart, D. 2008 De Steile Wand #4, VHDG, Leeuwarden , NL; De Branding, W139, Amsterdam, NL.. group shows: 2012: 12345 Verbeke Foundation, Kemzeke, BE; KAAP, Fort Ruigenhoek, Groenekan, Utrecht, NL; KunstWerkt - DordtYart, Dordrecht, NL; Hackathon - Eddie The Eagle Museum, Amsterdam, NL. 2011 The Visitor - HISK, Gent, B; Terreinwinst - ASV Arsenal, Amsterdam, NL; Kunstgalerij - Reuring, Purmerend, NL; Six Degrees of Seperation - CBK Den Bosch, NL; WOW WOW WOW - Atelierhof Kreuzberg, Berlin, D. 2010 Black Door, Istanbul, TR Artists. 2010 TUYAP Istanbul, TR. Osamu Kobayashi (Columbia, 1984) solo shows: 2013 Osamu Kobayashi, Greenwich House, New York, NY. 2012 Maze Haze, AplusB Contemporary Art, Brescia, Italy. 2011 Squarish, John Davis Gallery, Hudson, NY group shows: 2012 Boltax Gallery, Miami Project, Miami FL; Finite Infinity, Greenwich House, New York, NY; Upside Downturn, HKJB, Laroche/Joncas, Montreal, Canada; In Dialogue, AplusB Contemporary Art, Brescia, Italy; A Valuation, Alexander Clark & Friends, New York, NY; Brucennial 2012, Bruce High Quality Foundation, New York, NY; The Question of Their Content, Zolla/Lieberman Gallery, Chicago, IL; MIC:CHECK (occupy), Sideshow Gallery, Brooklyn, NY 2011 December Store: Multiples and Small Works, .NO, New York, NY; Boltax Gallery, Aqua Art Miami: Art Fair,Miami, FL; Painting Club Selected Works, Exit Art, New York, NY; So Happy Together, Notre Maar, Brooklyn, NY; Temporary Antumbra Zone, Janet Kurnatowski Gallery, Brooklyn, NY; Abiding Abstraction, Boltax Gallery, Shelter Island, NY; Painting Club, Exit Art, New York, NY; The Working Title, Bronx River Art Center, Bronx, NY; Apocalypse Now, Sideshow Gallery, Brooklyn, NY. 15 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Max Frintrop (Oberhausen, 1982) solo shows 2013 AplusB, Brescia 2012 Solo Project at Volta8, Gallery Chaplini, Basel; Ricochet Gallery Chaplini, Cologne; Gelsenkirchener Gangart“ BaustelleSchaustelle, Essen. 2011 Aragena,Künstlerverein Malkasten, Düsseldorf 2010 Space is the Place, Raum für Kunst und Musik e.V., Cologne. group Shows 2012 JaLiMa Collection, Duesseldorf; Fullhouse Salon Schmitz, Cologne; Family Matters, Le Courant, Bruxelles; Painting Show, Gallery Chaplini, Cologne; Die Null reintragen ( Abstrakt nach 89), Büroadalbert, Gera 2011; Boo, Arti et Amicitiae & Mike Potter Projekts, Amsterdam; Max Frintrop vs. Roman Lang, Gesellschaft für streitorientierte, Kulturforschung GSK, Düsseldorf; Everything you ever liked about your mother, Royal College of Art, London 2010 Figurprobleme, Artleib, Düsseldorf; K22, TanzschuleProjects, Munich; Rundblick 2010, Temporary Gallery Cologne, Köln, Kunstverein; 2009 Something strange will happen this summer, Mike Potter Projects, Oxford, UK; “Painting on the möve”, Wiensowski & Harbord, Berlin, curated by Albert Oehlen; Creme, Gallery Felix Ringel, Düsseldorf with Andreas Breunig, David Ostrowski & Chris Succo. Tiziano Martini (Soltau, D, 1983) solo shows 2012 Two men and one mountain, Potemka Galerie, Leipzig; 2011 Crash & Cut-Up, Studio d'arte Cannaviello, text by Gianluca d'Incà Levis, Milan 2009 Abstraction-Action, Studio d'arte Cannaviello, curated by Stefano Castelli, Milan group shows 2012 Piéce montèe, WESTWERK, fugitif, Leipzig; In our backyards, WERKSCHAU, Halle 12, Baumwollspinnerei Leipzig/Schloss Solitude Stuttgart; Out of focus, SUPERFLUO, Padova; Mars mission, GEH-8, Dresden; On cloud seven, CARS, Omegna, Vb; A poem about a chance meeting, DC/next, Taibon agordino, Belluno; Future, Landscape. A changing exhibition, curated by Riccardo Caldura, FORTE MARGHERA, Venezia; Spring Gallery Tour, Lia, BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig 2011 Kurz und Wichtig, open studios, curated by Anne-Louise Kratzsch, Liap, BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig; Studiovisit.it, curated by Andrea Bruciati and Eva Comuzzi, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone; Lost in painting II, VILLA BRANDOLINI, Solighetto, Treviso; Painting one, dolomiti contemporanee, SASS MUSS, Belluno; Anni'10, EX OSPEDALE SOAVE Codogno; 2010 Anni 10, State Istitute of Culture, Sofia, Bulgaria, curated by Axjinia Durova; Independents, Gabls, Art Verona. Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00. Genere: collettiva arte contemporanea AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203 aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected] GALLERIA DELL’INCISIONE Dal 9 febbraio al 20 marzo 2013 Marabù, vizi e virtù L'idea della mostra nasce osservando come il marabù, animale dalle singolari sembianze, associato nei secoli a diversi valori, sia stata un’importante fonte di ispirazione nell'opera di Richard Müller, grande disegnatore e incisore del simbolismo mitteleuropeo. Müller, attivo tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, seppe interpretare con sapienza e ironia vari soggetti del mondo animale: tra i prediletti e i più rappresentati c’è proprio il marabù che, inserito in composizioni ricche di simboli e allegorie, dà vita ad atmosfere stranianti. A seconda dei casi, l'immagine del marabù diventa in Müller allegoria erotica, epifania del male, o personificazione dei vizi e delle virtù umane. Attorno alle incisioni di Müller presentiamo anche lavori di suoi contemporanei: Martin Erich Phillipp, suo allievo, Moritz Geyger e Louis Moe. Il marabù è inoltre rappresentato nell’opera di alcuni autori contemporanei: Carol Berényi, Giorgio Bertelli, Franco Fanelli, Giuseppe Gallizioli, Quentin Garel, Giorgio Maria Griffa, Ana Kapor, Franco Matticchio, Vladimir Pajevic, Sebastiano Ranchetti, Virgilio e Marco Zuppelli. 16 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00. Genere: arte contemporanea Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected] MAURER ZILIOLI - CONTEMPORARY ARTS Dal 16 febbraio al 6 aprile 2013 Paolo Barlascini, “Per dopo la guerra” Dopo due importanti personali alla Galleria Credito Valtellinese nel 2008 a Sondrio e alla Fondazione Mudima nel 2011 a Milano, Paolo Barlascini (Sondrio 1976, vive e lavora a Berlino) presenta con Per dopo la guerra un ulteriore e significativo sviluppo del suo percorso pittorico. Partendo da un’impostazione architettonica, l’artista riflette sullo spazio e immagina nello spazio: ogni mostra possiede così un carattere unico e particolare dato dal confronto e dal dialogo tra i singoli elementi nel loro contesto espositivo. Attraverso l’approccio progettuale e processuale, con numerosi studi e modelli, Barlascini suggerisce nel suo lavoro un’immaginata realtà scenografica, un “Historienbild” contemporaneo che a volte ricorda certe rappresentazioni pittoriche del sette- e ottocento, e accosta a un concetto quasi classico della composizione, una curiosa osservazione del mondo contemporaneo. Sogno, paesaggio, figura, architettura e citazione si uniscono in una mitologia moderna e personale. Il critico Gianluca Ranzi scrive: “Le opere di Barlascini sono visioni evocate o sognate ad occhi aperti, mai semplicemente riprodotte.” L’autore dispone di un repertorio narrativo notevole, che si concretizza nella complessità e nella dinamica delle sue coreografiche messinscene, dove troviamo costruzioni architettoniche, personaggi e figure, temi, icone e simboli che ci sembrano familiari. Per loro – schegge della nostra memoria culturale – l’artista inventa situazioni fittizie, architetture e spazi, che si esimono da una definizione finale, lasciando vagare la fantasia dello spettatore garantendo allo stesso tempo logica, appoggio e forza per i racconti. Per dopo la guerra mette in moto degli strumenti radicati nella storia, traducendoli nuovamente per dimostrare la loro sopravvivenza. Barlascini appartiene alla generazione che si impegna per una continuazione della pittura, attraversata, nutrita e intrecciata da un vocabolario, da una gestualità e un’emozione della vita odierna che portano alla sua ricreazione, alla sua rinascita. Perciò non è più tanto la pulita esecuzione dei particolari a giocare un ruolo decisivo, bensì la loro dinamica e la loro interazione, la loro apparizione fuggente, il messaggio forte e immediato del suo pensiero concettuale. È una pittura sospesa, una versione attuale del “non-finito”, perché nel sogno e nel reale, in fondo, tutto rimane in sospeso. Perché l’unica sicurezza è l´incertezza. Paolo Barlascini Dopo gli studi di Architettura a Genova, si trasferisce nel 1999 a Berlino, dove intensifica la sua attività pittorica, si laurea in Architettura e comincia la sua attività di scenografo per cinema e video, occupandosi anche di fumetto e illustrazione. La sua pittura tende a coinvolgere lo spettatore tramite un linguaggio e una composizione sempre più influenzate dalla spazialità del teatro e la dinamica del film. Partecipa a diverse collettive in Italia e a Berlino, dove ha la prima personale alla galleria Kraftwerk. Nel 2008 presenta la personale "L´assassinio di Venere e altri casi irrisolti" alla Galleria Credito Valtellinese. Nel 2011 ha inaugurato "Endeavour" alla Fondazione Mudima di Milano curata da Gianluca Ranzi, e successivamente "Some I murder - Some I let go", a Berlino. Vive e lavora a Berlino. Orari: da mercoledì a sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Su appuntamento: 331 331 16 81 Genere: personale arte contemporanea 17 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Associazione culturale Maurer Zilioli - Contemporary Arts, Via Trieste 42b, tel. 030 5031093 / 331 3311681 www.maurer-zilioli.com - [email protected] ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Dal 16 febbraio al 16 marzo 2013 Vanni Viviani, l’inconscio universale Le sue “mele” sono oggetto e paesaggio, corpo e sentimento, descrizione e inganno; ma anche allusione. Vanni Viviani nasce nel 1937 a San Giacomo delle Segnate (Mantova), si trasferisce giovanissimo a Bolzano dove inizia l’ attività artistica, improntata inizialmente sulla figurazione pittorica e scultorea. Nel 1963 vive e opera a Parma, partecipando attivamente alle avanguardie emiliano-lombarde, ove si segnala tra i giovani protagonisti di corrente sul simbolo per la sua inconfondibile personalità, il soggiorno parmense si identifica nel ciclo di opere realizzate con spighe di grano applicate, rappresentanti in emblema, l’affollata umanità. Negli anni ‘70 si trasferisce in via Brera a Milano, capitale dell’arte europea ed è nell’ambito milanese che avverte il bisogno di passare dalla collettività delle spighe all’individualità della “mela”, simbolo allusivo, frutto delle religioni, delle favole, della scienza e degli eroi, evocante con la sua capacità descrittiva e citazionista importanti momenti del passato, dal Pomo d’oro di Paride alla religiosità di Piero della Francesca, alla catarsi dell’Ultima Cena leonardesca per finire col surrealismo magrittiano con la mela simbolo di vita, di sensualità, luogo delle idee, con un’ ineguagliabile capacità di rappresentare la storia e i sentimenti dell’uomo attraverso questa metafora. La critica lo segue con crescente interesse nella sua parabola creativa. Luigi Carluccio scriveva: “Viviani, un caso della pittura italiana contemporanea”. Mario De Micheli: “Viviani, prodigioso giardiniere di un incorrotto pomario”. Renzo Margonari: “Viviani, non dipinge mele ma nudi umani”. Nei primi anni ‘70 l’artista su invito della scrittrice ed amica Milena Milani inaugura uno studio estivo nell’Eden privato di Villa Faraggiana ad Albissola (Savona) dove per vent’anni opera nel campo della ceramica artistica, realizzando moltissime opere uniche. Nel 1975 porta a compimento “Monumentalmente vostro”, la grande opera che trova accomunati quarantanove tra gli artisti più significativi dell’area lombarda. Nel 1983 realizza il “Convito di Pietra” citando in dieci grandi opere l’Ultima Cena di Leonardo, e l’alto profilo artistico dell’opera viene proposto per rappresentare l’arte italiana a Melbourne in Australia. Iniziano poi i frequenti viaggi in Sud America, dove conosce Oscar Niemeyer, il grande architetto, inventore di Brasilia, diventano amici, e le pomacee curve trovano corrispondenza fra le ali architettoniche di una Brasilia metafisica, tanto che “Arquiteturas de Leonardo a Niemayer” è la grande mostra-omaggio all’amico, ospitata al Museo d’Arte Contemporanea di San Paolo. Viviani nel 1988 lascia il vecchio quartiere di Brera a Milano, ritorna al paese nel mantovano e alle proprie origini virgiliane, inventa una sua personalissima casa in un palazzo settecentesco e la chiama Ca di Pom: qui lavora alacremente e addensa di significati la sua opera, concretizza il suo universo alla conquista della sua più intima identità. Nel 1995 Alitalia per l’arte nell’ambito di far conoscere le più significative espressioni dell’arte contemporanea italiana, lo invita nei propri spazi presso l’aeroporto J. F. Kennedy di New York a presentare una selezione antologica della sua opera, “The Big Apple” è il titolo emblematico della vicenda artistica del maestro italiano. E’ del 1998 “Pisaneide”: in quindici grandi opere l’artista interpreta una rovinosa caduta della storica torre in Piazza dei Miracoli a Pisa, come a rappresentare nella sua provocazione sibillina, l’ipotesi di una caduta degli ideali che solo gli strumenti dell’amore possono evitarci. Nel 2001 lo Young Museum di Revere (Mantova) gli dedica la personale “Geometrie del Seme” con opere realizzate a cavallo del terzo millennio. Nel 2002 Viviani realizza il suo sogno, donando Ca di Pom alla Fondazione Banca Agricola Mantovana per farne un Centro Culturale e Museo Vanni Viviani, aperto a tutte le istanze dell’arte, promuovendo in particolare l’attività dei giovani. L’ultima grande esposizione antologica “Pom Aria” alle Fruttiere di Palazzo Te a Mantova (2002) 18 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI sintetizza la sua vita artistica, dalle spighe alle mele per concludersi con grandi sculture in lamina di ferro svuotate, che evidenziano nella negatività della rappresentazione “l’anima” dei suoi personaggi da Adamo a Dafne e agli Angeli Totemici. A cura di Andrea Barretta e di Vincenzo Bruno. Allestimento di Riccardo Prevosti Orari: giovedì: 15.30-19.30; venerdì e sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30. Genere: arte contemporanea Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected] PACI CONTEMPORARY Dal 23 febbraio al 15 maggio 2013 Lascia che mille fiori sboccino Paci contemporary è lieta di presentare in anteprima europea la serie fotografica Let a Thousand Flowers Bloom di Mei Xian Qiu, giovane artista americana di origini asiatiche. L’aspetto cinematografico pone la fotografia di Mei Xian Qiu su molteplici livelli, accompagnando una visione romantica alla rappresentazione di una feroce realtà che mette in luce temi scottanti. La traduzione contraffatta della serie: Lascia che mille fiori sboccino ispirandosi ad una poesia di Mao e riferendosi a grandi società intende divulgare il concetto di lasciare la possibilità di far gareggiare centinaia di forme artistiche e di scuole di pensiero diverse tra loro. La Mei rappresenta questo romantico e malinconico desiderio culturale ipotizzando un’invasione pacifica e non aggressiva di un gruppo di asiatici vestiti in divisa militare ma armati solo di petali, lasciando spazio anche alla realtà della globalizzazione nella società multietnica contemporanea. Per non lasciare nulla al caso, la Mei richiede rigorosamente che i suoi modelli siano studiosi specializzati in cultura cinese nonché artisti americani di origine asiatica. Così come per i costumi si affida ad uno studio di Pechino specializzato nella ricostruzione degli strumenti di propaganda della Rivoluzione Culturale, utilizzando vecchie uniformi che sono appartenute all’esercito americano e alle Guardie Rosse cinesi. Questa commistione tra una visione romantica della cultura e denuncia della realtà permette alla fotografia della Mei di divenire un potente simbolo dei bisogni della società odierna. Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30. Genere: arte contemporanea Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.2906352, www.pacicontemporary.com - [email protected] 19 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A MARZO 2013 CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Cappella Santa Maria Dal 1 marzo al 1 aprile 2013 Inaugurazione venerdì 1 marzo, ore 17.00 Perdona loro Installazione di Armando Fettolini Tutto ciò che Gesù ha insegnato e fatto durante la sua vita mortale raggiunge il culmine della verità e della santità sulla croce. Le parole che Gesù allora pronunciò costituiscono il suo supremo e definitivo messaggio e, nello stesso tempo, la conferma di una vita santa, conclusa col dono totale di se stesso, in ubbidienza al Padre, per la salvezza del mondo. Quelle parole, raccolte da sua madre e dai discepoli presenti sul Calvario, sono state consegnate alle prime comunità cristiane e a tutte le generazioni future, perché illuminassero il significato dell'opera redentrice di Gesù e ispirassero i suoi seguaci durante la loro vita e nel momento della morte. Meditiamo anche noi quelle parole, come hanno fatto tanti cristiani, in tutti i tempi. Dalla crocifissione (opera composta da sei moduli di diverse dimensioni), in cinque momenti cammino attraverso la preghiera (simboleggiata da una serie di formelle poggiate sul pavimento ed in direzione dell’altare), al messaggio degli apostoli (dodici corone di spine sovrapposte a formare una torre), all’altare dove appoggio tre chiodi, una corona di spine ed un lenzuolo piegato, per finire con una serie di dipinti dove l’uomo è il centro del pensiero di Gesù. A corollario due dipinti “vaticani”, la chiesa, la casa. Armando Fettolini è nato a Milano nel 1960. Vive la sua infanzia a Brugherio, piccola città nella periferia milanese, “terra di confine”, dice l’artista, “dove si viveva in sospensione: io non mi sentivo né milanese né brianzolo, né protagonista, né spettatore, ma sempre alla ricerca di un’identità…”. La passione per la pittura accompagna da subito la vita di Armando tanto che alla giovane età di quindici anni viene preso a bottega da un affreschista, Nicola Napoletano: questa esperienza segnerà indelebilmente il cammino dell’artista. Da prima esegue tutta una serie di disegni e copie dal vero, per arrivare dopo oltre un anno, a sperimentare la pittura ad olio, il sodalizio con il “maestro” finisce quando, lo stesso, ritenendo di non avere più niente da insegnare, allontana Armando dal suo laboratorio, ricordando al giovane artista che “l’allievo deve uccidere il maestro se vuole essere a sua volta protagonista...”. Superata la crisi per il distacco Armando decide di affrontare il mondo dell’arte partecipando a concorsi d’arte, particolarmente di moda nella seconda metà degli anni Settanta. Riceve il primo riconoscimento artistico a diciotto anni, in occasione del premio per giovani artisti indetto dal Lyons Club Monza Host, con una mostra collettiva all’Arengario. Sempre all’Arengario di Monza viene invitato ad una collettiva che vede, tra gli altri, anche la presenza di Kodra e Guttuso, le opere di Armando cominciano a circolare negli ambienti deputati all’arte e la sua trasformazione artistica lo vede passare attraverso il figurativo, l’astratto e definitivamente il concettuale. Nel 1987 la sua prima mostra personale presso la trattoria Giuliana di Bernareggio, crocevia di artisti importanti residenti o comunque frequentatori della Brianza dove Arturo Vermi, il quale conosce Armando in questa occasione, accompagna la mostra di Fettolini con un suo testo. Il decennio 1987-1997 vede la ricerca artistica di Armando indagare sempre più approfonditamente la materia, con studi e viaggi per conoscere meglio l’opera di Burri e Foutrier. Questa ricerca allontana momentaneamente Armando dal mercato dell’arte e dalle proposte in gallerie o enti pubblici, fonda assieme ad altri colleghi artisti l’associazione culturale “I mestieri delle Arti” e promuove iniziative mirate alla divulgazione del fare arte “con” mestiere (vocazione ed abnegazione nel proporre le proprie opere) e non solo come mestiere. Il 1997 è l’anno dell’ingresso ufficiale nel mondo del mercato dell’arte con la Galleria Mari Artecontemporanea di Imbersago (LC), con la quale partecipa alle principali fiere d’arte nazionali e internazionali, esposizioni in 20 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI luoghi pubblici deputati all’arte e musei, con esposizioni personali e collettive. Sono gli anni in cui le opere di Armando varcano i confini italiani e nuovi riconoscimenti gli vengono tributati: nel 2000 riceve a Parigi il 5° Award Arjo Wiggins come miglior creativo italiano, a dicembre dello stesso anno inaugura a New York una personale alla galleria Art54, seguiranno mostre in Spagna, Francia, Corea del Sud, Germania, Lussemburgo, Slovacchia, Svizzera. Conclusa l’esperienza con la galleria Mariartecontemporanea, il contratto in esclusiva era di 5 anni, Armando decide di operare nel mondo dell’arte in modo più aperto e non in esclusiva proponendo le opere a più referenti. La bibliografia dell’artista è veramente amplia e cercare di riassumerla in poche righe non ha senso. Va detto che tutte le mostre dell’artista sono accompagnate dal rispettivo catalogo; è perciò possibile documentarsi in modo approfondito recuperando la pubblicazione che interessa. Tra i vari temi che l’artista ha affrontato in questo decennio citiamo: Frammenti di fine millennio (2000), Equilibrio precario (2001), Trilogia del corpo (2002), Torri Parse (2003), Dal mondo degli strani (2004), Giuda Iscariota, uomo di città (2005), Figli di un Dio Distratto (2006), Corpi in viaggio (2007), ... e randagi (2008), Cacciatori cacciati (2009), Umanità (2010), Si nasce dall’acqua (2011). Dal 2009 Armando si dedica anche alle opere pubbliche, aggiudicandosi commesse che gli permettono di indagare nuovi mondi della comunicazione artistica in relazione al territorio. Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.30-18.00. Domenica e festivi: 11.00-12.00 e 15.00-17.00. Non sono consentite le visite durante le celebrazioni liturgiche. Chiesa di San Giovanni, Contrada San Giovanni WAVE PHOTOGALLERY Dal 2 marzo al 17 aprile 2013 Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 19.00 Tazio Secchiaroli, “Editi & Inediti” Per la prima volta a Brescia Tazio Secchiaroli. Una selezione a cura di Giovanna Bertelli di quasi 100 fotografie dell'Archivio Tazio Secchiaroli, b/n e colore, stampate dai negativi originali, in esclusiva per Wavephotogallery, da ammirare e scegliere in questa occasione unica in cui, accanto agli scatti più celebri delle star del cinema internazionale protagoniste della storia del cinema, e a quelli delle notti della dolce vita romana che hanno fatto la storia del costume della società italiana, sono esposte immagini rimaste finora inedite. Oltre ad una serie di ritratti, anche a colori, per la prima volta sono presentate al pubblico, accostandole al backstage di Blow Up, le fotografie scattate da Secchiaroli nelle strade di Londra affollate dai giovani "capelloni", il nuovo fenomeno sociale degli anni ‘60 protagonista della swinging London. Un'imperdibile opportunità per rivedere, conoscere e scoprire uno dei maggiori fotografi italiani. Tazio Secchiaroli (Roma 1925-1998). Rimasto orfano di padre, ancora adolescente, lascia a malincuore gli studi per aiutare la famiglia. Scopre presto la passione per la fotografia e nel dopoguerra è scattino per le strade di Roma; in poco tempo è fotografo della prestigiosa agenzia V.E.D.O. dove si distingue in numerose occasioni. A metà degli anni '50 fonda una propria agenzia, la Roma's Press Photo. Nell'estate del 1958 le sue fotografie mostrano a tutto il mondo le movimentate notti romane: è l'esplosione della dolce vita di cui è testimone e protagonista al tempo stesso. Fellini lo nota e lo chiama sui suoi set, così dal 1960 lascia l'agenzia e la fotocronaca per diventare freelance di special dai set e backstage cinematografici. Dal 1963 è fotografo personale di Sophia Lorne. Per oltre 20 anni ha fotografato i più importanti protagonisti del cinema internazionale. Si ritira dalla vita professionale a metà degli anni '80 continuando a collaborare solamente con Federico Fellini. Muore a Roma nell'estate del 1998, 40 anni dopo la calda estate di via Veneto. Tazio Secchiaroli, Editi&Inediti Nel mondo della fotografia si dice Tazio e si pensa a Secchiaroli, capostipite e maestro della fotografia italiana della seconda metà del '900. Il suo sguardo e le sue fotografie hanno influenzato profondamente l'immaginario e 21 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI il suo stile è divenuto nel tempo un italian-style così riconoscibile da sembrare a volte scontato, sia nella fotografia d’assalto, sia in quella di cinema. Infatti fu lui, presto seguito da altri, a spezzare lo schema della fotografia neorealista cercando nuove chiavi di lettura e comunicazione, nuovi soggetti protagonisti della scena. Cresciuto professionalmente nelle agenzie di fotocronaca romane, fotografo di strada a caccia dei volti e delle notizie del giorno, è lui il primo a fotografare le lunghe notti dei divi a Via Veneto e dintorni, a considerarle notizia, a proporle ai rotocalchi che subito trovarono nelle sue "vedute romane" nuova linfa per i propri lettori. Le fotografie di Tazio Secchiaroli sono il dress-code del dolce vita style: bianchi e neri profondi, flash sul soggetto che emerge dall'oscurità notturna come una preda scoperta. È lui con la sua fotografia dissacratoria a far scendere i divi della celluloide dal loro schermo magico e a renderli umani nelle strade della capitale, con le loro vite private e le loro debolezze. È a lui che fa riferimento Federico Fellini per costruire il personaggio del fotografo d'assalto per La Dolce vita, il suo film che prende le distanze dal neorealismo rivoluzionando gli schemi del racconto cinematografico. Il loro fortunatissimo incontro fu l'inizio di una grande collaborazione ed amicizia; Fellini tolse Secchiaroli dalla strada per portarlo con sé nel mondo parallelo del Cinema. Sul set di 8e1/2, il film che racconta il cinema dall’interno, vuole che proprio Tazio sia il testimone della creazione. Malgrado un passato dai rapporti non facili con le star (Ava Gardner non gli perdonò mai i suoi appostamenti e i suoi flash improvvisi), da allora Tazio diviene uno dei principali fotografi di cinema, amato e ricercato dalle produzioni e dagli attori: con lui possono contare su un alleato che racconta con delicatezza e ironia la vita del cinema dietro lo schermo. Tazio Secchiaroli diventa il fotografo personale di Sophia Loren, complice della sua costante presenza sui rotocalchi di tutto il mondo; i divi che prima lo fuggivano passano ora davanti al suo obiettivo con naturalezza e disponibilità. Realizzando un reportage lungo oltre 20 anni sui principali set, mostrando l'altra faccia della luna del firmamento delle stars del grande schermo, Tazio ci ha lasciato una testimonianza che oggi si è fatta storia del cinema, ma non mera documentazione. Le sue fotografie sono la sua visione del grande circo del cinema, che ci permettono di vedere, attraverso i suoi occhi, personaggi fatti persone sul sottile confine di luce che separa realtà e finzione cinematografica. Ancora oggi ammiriamo nelle sue fotografie la capacità di cogliere quell'attimo irripetibile, rendendolo infinito in un flash o in una luce di set. Un equilibrio perfetto di spontaneità e fascino. Giovanna Bertelli Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30. Genere: personale di fotografia Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711 www.wavephotogallery.com – [email protected] / [email protected] FONDAZIONE BERARDELLI Dal 2 marzo al 6 aprile 2013 Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00 Poesia visiva vs Fluxus La Fondazione Berardelli dedica il nuovo appuntamento espositivo a due movimenti che fortemente hanno segnato la scena artistica degli anni Sessanta e Settanta e che continuano a influenzare il nostro presente. La mostra, a cura di Melania Gazzotti con la collaborazione di Maddalena Carnaghi, vuole rendere omaggio al cinquantesimo anniversario appena trascorso di Fluxus e a quello della Poesia visiva italiana che si celebra quest'anno. L'esposizione rappresenta inoltre un'occasione per il pubblico di conoscere una parte inedita della collezione della Fondazione che offre, non solo testimonianza delle ricerche verbo-visuali, ma anche dei più significativi movimenti d'avanguardia degli anni Sessanta e Settanta. Il nucleo di opere raccolte riguardanti Fluxus, visti i punti di tangenza con le sperimentazioni tra parola e immagine, è tra i più rilevanti. In omaggio a Fluxus sono esposte opere di: Eric Andersen, Joseph Beuys, George Brecht, Giuseppe Chiari, 22 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Jean Dupuy, Milan Knizak, George Maciunas, Gianni Emilio Simonetti, Daniel Spoerri, Endre Tot e Ben Vautier. Una sezione della mostra presenta testimonianze fotografiche, più di 40 scatti originali, che ritraggono gli artisti appartenenti all'avanguardia internazionale nel corso di performance e happening. Si è deciso inoltre di dedicare due sale a due tra i più significativi esponenti italiani di Fluxus: Gianni Emilio Simonetti, di cui si espongono dipinti, oggetti, assemblage e serigrafie, e Giuseppe Chiari, musicista fiorentino, che ha contribuito con le sue ricerche sul suono, il rumore, le partiture e la scrittura anche alla nascita della Poesia visiva. Per il movimento italiano vengono proposti collage di: Vincenzo Accame, Luciano Caruso, Nanni Balestrini, Ugo Carrega, Giovanna Fontana, Emilio Isgrò, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Anna Oberto, Luciano Ori, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti, Sarenco, Luigi Tola e William Xerra, insieme a una selezione di documenti – manifesti, inviti, volantini, fotografie – e pubblicazioni dell'epoca. POESIA VISIVA Nei primissimi anni Sessanta numerosi artisti si interessano contemporaneamente alle potenzialità espressive della parola, accompagnata dall'immagine, dando vita a quel movimento artistico che verrà poi denominato Poesia visiva. A Firenze, nel 1963, dall'incontro tra Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, nasce il Gruppo 70, al quale successivamente prenderanno parte anche Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Luciano Ori, seguiti da Giuseppe Chiari, Emilio Isgrò, Michele Perfetti e Sarenco. I poeti visivi si rendono conto che sia la letteratura sia l'arte stavano utilizzando un linguaggio eccessivamente lontano da quello comune e decidono così per colmare questa distanza, di creare un moderno volgare, il cui lessico proviene dall'ambito della comunicazione di massa, cioè dai quotidiani, dai rotocalchi, dalla pubblicità e dai fumetti. Il fine è duplice: raggiungere un pubblico sempre più vasto, grazie all'alto grado di decifrabilità e allo stesso tempo esorcizzare il potere dei mass-media. La tecnica che risulta più congeniale per raggiungere questo risultato è il collage che permette, tramite il riutilizzo di testi e immagini provenienti dal mondo dell'informazione, un impatto immediato e forte. FLUXUS Il movimento nasce da un'idea dell'artista George Maciunas, americano di origini lituane, e vi aderiscono esponenti della ricerca musicale, poetica e visuale internazionale tra i quali Ken Friedman, Ben Patterson, Nam June Paik, Wolf Vostell, Joseph Beuys, Charlotte Moorman e Benjamin Vautier. In Italia vi prendono parte, tra gli altri, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti e Gianni Emilio Simonetti. La parola "Fluxus" compare stampata per la prima volta sugli inviti di tre conferenze musicali intitolate Musica Antiqua et Nova e organizzate nel 1961 da Maciunas. Nel 1962 Maciunas promuove un Fluxus festival presso lo Städtische Museum di Wiesbaden (Germania); le tappe successive dell'evento segnano la rapida diffusione del movimento in Europa e poi in Giappone. Fluxus rivendica l'intrinseca artisticità dei gesti più comuni ed elementari e promuove lo sconfinamento dell'atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome di un'arte totale che comunica attraverso la musica, la danza, la poesia, il teatro e la performance. L'arte si fa azione e si compiono i primi happening, in cui si esalta l'improvvisazione del gesto artistico e il fruitore diviene compartecipe dell'atto artistico. Orari: da martedì a sabato dalle 16.00 alle 19.00, altri orari su appuntamento. Genere: arte contemporanea Fondazione Berardelli, Via Milano 107, tel. 030313888 www.fondazioneberardelli.org - [email protected] STUDIO LB CONTEMPORARY ART Dal 2 marzo 28 aprile 2013 Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00 Andrea Viviani, “Pensiero Liquido. Pesci, coralli e pensatori” Andrea Viviani (17 luglio 1970), laureato in Economia Politica, dal 1994 al 2004 frequenta l’atelier del pittore e designer Riccardo Schweitzer con il quale condivide interessi artistici e una profonda amicizia. Nel 2001, 23 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI approfondisce la tecnica della lavorazione della ceramica presso l’atelier di Roger Capron a Vallauris in Francia. Nel 2002 apre il suo studio a Madonna di Campiglio, dove iniziano importanti collaborazioni con architetti e gallerie d’arte. Dal 2007 collabora con Il Sole 24 Ore per l’inserto Progetto Menager. Sue opere sono presenti al Museo delle Ceramiche Cielle di Castellamonte (TO) e al Keramik Museum Westerwaldmuseum di HohrGrenzhausen, Koblenza. In questi anni ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero aggiudicandosi riconoscimenti e premi. Nella mostra Pensiero liquido. Pesci, coralli e pensatori, presso lo Studio LB Contemporary Art di Brescia, Andrea Viviani espone una serie di quadri e sculture, realizzati tra il 2012 e il 2013, rappresentativi del suo lavoro. Pensiero liquido è un rimando alle teorie del sociologo contemporaneo Zygmunt Bauman, il quale, evitati fortuitamente i campi di concentramento, si è dedicato all’analisi della società, ponendo al centro del suo lavoro la dimensione etica e la dignità umana. Concentrandosi sul tema della globalizzazione, scrive di un mondo divenuto ormai irrimediabilmente “liquido”, in cui ogni aspetto della vita può venir rimodellato artificialmente. Nulla ha contorni nitidi, definiti e fissati una volta per tutte. Continue visioni istantanee si sovrappongono e non si storicizzano, anzi, ognuna di esse sembra duellare con la precedente per prevalere. Il risultato è un pensiero liquido, scaturito direttamente dalla percezione dei sensi. Così per i “nuovi esseri” senza mente, ogni percezione fa ricominciare il “mondo” da zero. Con le proprie opere, Andrea Viviani esplicita questi pensieri in chiave ludica. Il suo “Mondo liquido” è abitato da pesci e forme antropomorfe che ricordano la vegetazione marina; i suoi paesaggi diventano acquari in cui gli uomini sono rappresentati da pesci. In contrapposizione alla fluidità di questa vita sommersa vi sono alcune strutture solide come i coralli, su cui si infrange la forza delle onde, oppure la figura del pensatore. L’artista sembra suggerire due modalità per attraversare l’epoca postmoderna. Come il pesce che, privo di una mente speculativa, vive ad occhi spalancati e “pensa” attraverso le cose che vede. Utilizza i sensi e trae le conoscenze dall’esterno, in modo liquido, cambiando continuamente forma e sostanza al pensiero. Oppure come il pensatore, che invece è stabile, in una posizione che gli consente di elaborare dall’interno. Ha gli occhi abbassati, resta concentrato nei propri pensieri interiori, potendo così difendere la propria identità. Talvolta, ma non sempre, l’uomo d’oggi si limita a “sentire” attraverso i sensi, invece di elaborare, costruire, architettare come è successo fino all’epoca moderna, quando il pensiero era legato all'esperienza diretta, all'autocoscienza e alla personale architettura cerebrale. Viviani sottolinea i rischi della contemporaneità, non per rifiutarla, ma per dichiararne il potere, simile al dolce canto di una sirena. Nonostante l’utilità e la facilità dei nuovi media, esorta a non perdere completamente il controllo, per non lasciarsi sciogliere in questo oceano. Un altro aspetto importante di Viviani, riguarda la capacità di estendere la propria creatività sugli oggetti comuni. Lavorare sulle cose vuol dire entrare in una dimensione quotidiana e aprirsi a un dialogo più ampio, non necessariamente con gli addetti ai lavori, le gallerie, i musei, ma con la gente. Queste opere sono il frutto di una ricerca artistica: per esempio, il rivestimento di un pilastro per un negozio, lo costringe alla realizzazione di formelle a rilievo, pezzi unici, elaborati singolarmente, da accostare, in cui la semplice ricerca del colore necessita studi approfonditi e ripetute prove. L’artista sceglie qualcosa del mondo reale, fruibile a tutti, e lo investe di contenuti artistici ed estetici. Questi “oggetti” sono Arte come le sculture e i dipinti. Elementi concreti e tangibili della vita contemporanea in grado di migliorare la percezione del mondo, affinando il gusto e testimoniando la funzione etica dell’arte. Vanda Sabatino Orari: da mercoledì a domenica, 10.00-12.00 e 16.00-19.00. Genere: personale arte contemporanea Studio LB Contemporary Art by Antichità Santa Giulia di Borelli & C., Via Musei, 50/c - 83, tel. 03046253 / 3356166605, www.studiolb.eu - [email protected] 24 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE Dal 2 al 17 marzo 2013 Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 17.00 Giuseppe Monguzzi, Di Poesia e di Arte Omaggio a Giacomo Leopardi e Federico García Lorca Con la mostra Di poesia e di Arte vengono presentate al pubblico bresciano due serie di dipinti realizzati da Giuseppe Monguzzi, noto artista di Lissone, ispirati alla poesia di Giacomo Leopardi e di Federico Garcia Lorca con l’impeto di una pittura che, affidando al gesto tutta la forza del colore, va a risvegliare l’eco di celebri versi diventati patrimonio condiviso della nostra cultura. La serie inedita Omaggio a Giacomo Leopardi risale al 1998, ed è composta da opere in acrilico su carta oggi significativamente esposte nella bella sede della biblioteca di Concesio, luogo deputato alla promozione della cultura, e, nel marzo 2013 a Brescia, nella sede della Associazione per l’arte Le Stelle, che da anni segue il lavoro di Giuseppe Monguzzi. Dai Canti leopardiani l’artista coglie l’assoluta preziosità dei climi paesaggistici di cui il poeta imbeve le proprie liriche in memorabili endecasillabi dal ritmo lento e pulsante. Nelle carte di Monguzzi la scansione delle sillabe si traduce in brevi pennellate dense illuminate dal biancore lunare o in tersi cieli dalla campitura più distesa, figurazioni di cieli e di natura che il poeta e il pittore esplorano e interrogano nel muto dialogo del pensiero e dell’atto pittorico. Netto il contrasto con le opere ispirate al celebre Llanto por Ignacio Sánchez Mejias (1935) di Federico García Lorca, di cui si espone una scelta tra la quarantina di pezzi, su tela e su carta, realizzati nel 1988 ed esposti per la prima volta nel 1992 a Milano, presso lo Spazio Arte San Fedele. Il testo di García Lorca, scritto alla vigilia della guerra di Spagna, dove lo stesso poeta trova la morte trucidato dai falangisti, dipana drammaticamente il tema della vita e della morte nella emblematica parabola della corrida, dalla discesa del torero nell’arena al suo affrontare lucidamente la morte nello scenario aperto della folla raccolta nell’arena. Monguzzi concentra il lavoro pittorico sui versi del Llanto in pennellate convulse che si affollano drammaticamente nella concitazione dello spettacolo di morte, traducendo in immagine la lotta estrema tra uomo e toro e sostanziando la figurazione di impetuosa e commossa partecipazione emotiva. Progetto mostra e catalogo a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 16.00 alle 19.00 Genere: arte contemporanea Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 0302752458 / 3351370696 [email protected] SPAZIO AREF Dal 2 al 31 marzo 2013 Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00 Evanescenze. Opere di Marco Cornali La Galleria di SpazioAref inaugura una mostra dedicata al pittore bergamasco Mario Cornali (1915-2011) intitolata Evanescenze, a cura di Carla Angela Volpi, presentazione di Anna Maria Spreafico. In occasione dell’evento verranno proiettati alcuni passaggi significativi della videointervista al pittore realizzata nel 2006 per il 45° anniversario della fondazione del Liceo Artistico Statale di Bergamo. L’Aref ha scelto di dedicare una mostra a Mario Cornali per far conoscere la sua pittura colta, elegante e raffinata anche al pubblico bresciano e per richiamare l’attenzione sulla realtà culturale bergamasca del secondo 25 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI dopoguerra, in cui gli artisti del Gruppo Bergamo hanno dato vita a una pittura di alto livello qualitativo, dando un importante contributo al panorama artistico lombardo di quegli anni. “Infaticabile ricercatore, l’artista, mediante la sua pittura, si é prodotto senza riserve in una acuta indagine sulla natura della forma e del colore, con un lavoro di scavo così intenso da giungere spesso a esiti di mistica profondità. Attraverso una ricerca estrema di equilibrio compositivo, plastico, luministico e cromatico, Mario Cornali ha saputo conferire unità alla propria opera, cogliendo e raccontando la meraviglia di sensazioni intense. Maestro stimato e venerato dai suoi allievi, ha favorito la formazione di alcuni tra i più significativi artisti della nostra provincia”. (Motivazione per l’assegnazione del Premio Ulisse 2001) “Soggetto privilegiato dei dipinti è il suo vissuto quotidiano, privato e professionale; eppure Cornali sembra farlo trasparire solo attraverso un filtro di decantazione che lo trasfigura, distillandolo in una calligrafia affilata, ammorbidita da tonalità pastello e senza tempo”. Anna Maria Spreafico Mario Cornali, nato a Bergamo nel 1915, aveva frequentato la scuola d’Arte Andrea Fantoni, la scuola libera del nudo all’Accademia Carrara e lo studio del pittore Nino Nespoli dal 1929 al 1935, dal quale aveva appreso la tecnica dell’affresco. Aveva iniziato ad esporre a mostre Sindacali Provinciali e Regionali nel 1936, interrompendo la sua attività di pittore nel 1940 perché richiamato alle armi. Aveva poi ripreso nel 1945 esponendo al premio nazionale Fra Galgario e partecipando in seguito a numerose mostre collettive sia per invito che per accettazione. Oltre alla pittura da cavalletto aveva svolto una notevole attività come ceramista e pittore murale, dipingendo vari affreschi e mosaici in chiese ed edifici pubblici. Aveva anche insegnato per un breve periodo alla Scuola d’Arte Andrea Fantoni e dal 1966 al 1978 al Liceo Artistico Statale di Bergamo. Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30. Genere: personale arte contemporanea Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369, www.aref-brescia.it - [email protected] LUDOTECA SOTTOSOPRA Dal 4 marzo all’8 giugno 2013 Bambini e diritti Saranno esposte: “Io, io, io e gli altri” a cura di Nicoletta Costa e “La Convenzione ONU sui diritti dei bambini” di Giulia Zaffaroni. Esposizioni di opere di illustratori per l’infanzia sul tema dei diritti dei bambini. Orari: dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.00 e il sabato dalle 15.00 alle 19.00 Ingresso: gratuito Ludoteca SottoSopra, Parco dell’Acqua, Largo Torrelunga 7, tel. 3319503903, [email protected], www.ludotecasottosopra.it SPAZIO CONTEMPORANEA Dal 9 marzo al 25 maggio 2013 Inaugurazione sabato 9 marzo, ore 19.00 Novecento. La fotografia A cura di Ken Damy in collaborazione con la galleria Massimo Minini Autori vari dal pittorialismo ad oggi 26 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI "...agli inizi del ‘900, le arti avvertono il sentimento di crisi della civiltà. L’esplosione dei movimenti avanguardistici, a modo suo, rompe con i presupposti tradizionali della mimèsi, che ha come conseguenza l’allontanamento dalla realtà e la costituzione di moduli sintetici e riduttivi di essa. È la fine dell’arte, intesa come comunicazione delle impressioni ricavate dall’osservazione dei fenomeni naturali; ma è l’inizio di una serie di nuovi codici che esprimono l’interiorità e il pensiero dell’artista, luogo inalienabile, assoluto e incensurabile, dove far esplodere la propria soggettività ed una rinnovata idea di uomo vagante nell’universo..." Tratto dal testo di presentazione di Giampiero Guiotto per la Biennale di Fotografia (Brescia, 2010) Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento. Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370, [email protected] ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB Dal 16 marzo al 10 aprile 2013 Inaugurazione sabato 16 marzo, ore 18.00 Gli artisti bresciani e il disegno. Parte II La tecnica del disegno impegna gli artisti bresciani in un percorso d’arte tracciato da una tradizione prestigiosa. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30 Genere: arte contemporanea Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected] COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA Dal 16 marzo al 31 maggio 2013 Inaugurazione sabato 16 marzo, dalle ore 16.30 Mario Ceroli Con questa mostra la Galleria Colossi Arte Contemporanea vuole rendere omaggio al grande archi-scultore abruzzese, come lo definisce Achille Bonito Oliva, Mario Ceroli. Fin dagli anni Sessanta, l'artista sviluppa una ricerca molto personale che parte da un materiale povero di origine naturale come il legno per ridurre la tridimensionalità del reale alla bidimensionalità di sagome stilizzate che si ripetono stratificandosi una modalità tipica dei processi comunicativi della società di massa. La reiterazione e l'ingrandimento delle immagini potrebbe richiamare la dilatata trasposizione in ambito artistico dell'oggetto di consumo dell'arte Pop di Rosenquist o Oldenburg, conosciuto proprio in quegli anni in Italia attraverso la Biennale del '64. Ceroli procede in modo del tutto diverso, operando secondo un processo analitico e strutturato/strutturante che, creando un nuovo “linguaggio iconico”, tende a rivestire di nuovi significati non soltanto i simboli della società di massa (il Mister e il cavallo in corsa con le chiome svolazzanti dell'Api del 1964), ma anche le immagini mitiche e dense di memoria nella storia della civiltà occidentale come l'uomo di Leonardo. Attraverso la sagomatura del legno, l'artista estrapola dalla realtà della figurazione classica le sue sagome operando per una loro semplificazione, una loro riduzione ad immagini mentali e rivestendo i segni linguistici (No-Si, 1962-63) di molteplici significati che si stratificano come “la ripetizione ossessiva di un accadimento iconico” (G. Celant) grazie alla ripetizione modulare di livelli mobili, aperti, dinamici fatti dello 27 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI stesso materiale caldo: il legno di pino di Russia. Spesso vengono chiusi in scatole, in un contesto architettonico, costruito secondo una logica empirica e una costruzione razionale e prospettica dello spazio, ispirata alle proporzioni del corpo umano secondo una tradizione che va dalla civiltà rinascimentale all'esperienza geometrico-proporzionale della figura umana, da Vitruvio fino al Modulor di Le Corbusier. Tutto questo viene creato grazie alle aggregazioni e agli innesti del materiale ligneo composto da ruvide assicelle di legno piallate rozzamente e lasciate volutamente sfrangiate come residuo di un processo tecnologico; nelle cornici in cui sono racchiuse le sue ultime opere si istituisce un circuito di nuove relazioni con l'ambiente esterno, uno schema di forze dinamiche che si muovono al suo interno, una nuova realtà formale preordinata dall'artista in forme codificate e standardizzate che stimolano le nostre capacità percettive; a partire dagli anni '60, l'immagine ritagliata nel legno ha per sfondo una sagoma vuota e Ceroli, giocando con gli spessori dei piani avanzati o arretrati, rovescia il rapporto tra pieno e vuoto creando una nuova realtà formale regolata circolarmente da leggi interne dove fronte e retro dell'oggetto plastico convivono rappresentando due momenti diversi della nostra percezione della cosa. Dietro al minimalismo figurativo delle sagome, ottenuto con un processo di purificazione delle forme della realtà quotidiana, del loro spostamento e della loro condensazione in elementi essenziali, quasi onirici, come vogliono le più recenti modalità di comunicazione, si nasconde la doppia realtà dell'immagine: dritto e rovescio, misura e dismisura, legno assemblato e cernierato. Nelle opere dalle cornici di legno esposte in questa mostra, l'artista inscena un evento irripetibile: l'introduzione di “retrorealtà” insospettabili dietro o all'interno di queste forme esemplari che vengono così amplificate al limite tra l'astratto e il figurativo. Ecco che la farfalla si sdoppia in una forma piena e in una vuota con l'inserimento di alcuni profili astratti che si assommano; la farfalla stilizzata ricorda le farfalle realizzate a New York nel 1966, macchine con le ali pieghevoli e il corpo composto da cilindretti scomponibili “mostruose dilatazioni del motivo naturalistico di partenza” (A. C. Quintavalle). Allo stesso modo il cavallo, rivelando una struttura interna fatta di una sovrapposizione di forme che si assemblano come gli ingranaggi di un motore, richiama quelli realizzati per le scenografie del Riccardo III, andato in scena al Teatro Stabile di Torino nel 1968. Ecco che l'interno delle sue opere si anima come un tessuto ambientale organizzato che coglie la sostanza lieve, metafisica delle immagini del reale in una lieve bidimensionalità incisa, scavata, plasmata nel legno, dove le forme rimangono sospese. Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00. Genere: arte contemporanea Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583 www.colossiarte.it - [email protected] GALLERIA AplusB Dal 16 marzo al 24 aprile 2013 Inaugurazione sabato 16 marzo, ore 18.00 Max Frintop, Abstraction Max Frintrop (Oberhausen (D), 1983) espone per la prima volta in Italia la sua ricerca pittorica in occasione di #Abstraction da AplusB contemporary art di Brescia. Si tratta della sua seconda mostra personale dopo il diploma conseguito presso la classe di pittura all'Accademia di Düsseldorf. Il progetto pensato per AplusB continua la ricerca dell'artista centrata sulla relazione tra gesto e composizioni di forze architetturali. Con il nuovo ciclo pittorico, appositamente eseguito per #Abstraction, l'artista affronta una fase stilistica del tutto inedita rispetto a quanto esposto nella mostra personale dal titolo Ricochet e presentata a Colonia (D) l'anno passato. La ricerca di Max Frintrop rientra all'interno di una tendenza più generale in cui la Pittura si relaziona con nuova sensibilità alle proprie componenti: la tensione compositiva, l'approccio coloristico, le radici culturali del mezzo utilizzato, la forte presenza antropologica del personale. All'interno di questo contesto l'artista riesce a proporre 28 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI un mondo che contiene e descrive innumerevoli sfaccettature, e materialmente va oltre la presenza fisica del mezzo Pittura rendendo vivi gli spazi della nostra esperienza. #Abstraction si configura quindi come un luogo virtuale in cui le profondità, le vie di fuga e le concentrazioni acquisiscono un ruolo pari a quello di una composizione musicale tarata sulla esperienza di una architettura industriale contenete spazi produttivi attivi. Una situazione in cui la violenza segnica coincide con l'intensità timbrica, ed il susseguirsi di piani coloristici strutturali evidenziano una esperienza fondata sulla fisicità e sul noise di una inevitabile produzione votata alla pesantezza, nell'epoca della leggerezza. Max Frintrop (Oberhausen, 1982) solo shows 2013 AplusB, Brescia; 2012 Solo Project at Volta8, Gallery Chaplini, Basel; Ricochet Gallery Chaplini, Cologne; Gelsenkirchener Gangart“ BaustelleSchaustelle, Essen. 2011 Aragena,Künstlerverein Malkasten, Düsseldorf 2010 Space is the Place, Raum für Kunst und Musik e.V., Cologne. group Shows 2012 JaLiMa Collection, Duesseldorf; Fullhouse Salon Schmitz, Cologne; Family Matters, Le Courant, Bruxelles; Painting Show, Gallery Chaplini, Cologne; Die Null reintragen ( Abstrakt nach 89), Büroadalbert, Gera 2011; Boo, Arti et Amicitiae & Mike Potter Projekts, Amsterdam; Max Frintrop vs. Roman Lang, Gesellschaft für streitorientierte, Kulturforschung GSK, Düsseldorf; Everything you ever liked about your mother, Royal College of Art, London 2010 Figurprobleme, Artleib, Düsseldorf; K22, TanzschuleProjects, Munich; Rundblick 2010, Temporary Gallery Cologne, Köln, Kunstverein; 2009 Something strange will happen this summer, Mike Potter Projects, Oxford, UK; “Painting on the möve”, Wiensowski & Harbord, Berlin, curated by Albert Oehlen; Creme, Gallery Felix Ringel, Düsseldorf with Andreas Breunig, David Ostrowski & Chris Succo. Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00. Genere: personale arte contemporanea AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203 aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected] SPAZIO ARTE PINELLI Dal 16 marzo al 4 aprile 2013 Inaugurazione sabato 16 gennaio, ore 17.30 Paola Bonomelli, “Sogni” L’artista Paola Bonomelli, espone una serie di opere, realizzate con una ricerca impostata intorno al tema della figura femminile. Sono immagini di donne, colte nella quotidianità ed elaborate con una forte espressività per trasmettere emozioni e riflessioni. Originalità del taglio compositivo, sperimentazione nei materiali sono i tratti caratteristici della sua raffinata ricerca artistica. Mostra a cura di Rosa Lardelli con la presentazione critica di Marta Mai. NOTE BIOGRAFICHE Vive e lavora a Iseo (BS). Insegnante di Arte e Immagine,disegno e storia dell’arte,si è diplomata nel 1997 in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Numerose le mostre collettive, a Brescia e provincia, Bergamo, Genova, Milano, Mantova città e provincia. Molte le mostre personali in Italia e all’estero: la prima nel 1997 “Apparizioni”. L’esperienza più significativa la mostra personale “Ritratti interiori” in Germania a Fürth – Norimberga- nell’ottobre 2004 alla galleria Foerstermühle. Nel 1996 medaglia d’Argento al II concorso nazionale di pittura e grafica premio Oldofredi Iseo. Nel 2003 partecipa con un’opera intitolata “Pinocchio in volo su Piazza Garibaldi” ad una mostra itinerante dedicata al libro di Pinocchio (l’opera “racconta” il capitolo XXIII del libro “Ghéra ‘na olta en sòch de lègn”), e nel 2005 con un’opera intitolata “Silvia in castello” a un’altra mostra itinerante dedicata alle maschere della commedia dell’arte (l’opera è pubblicata nel libro omonimo). Nel 2006 l’opera intitolata”Cappotto rosso”é scelta come copertina del romanzo di Claudia Reghenzi “Il ponte su due mondi”.Nel 2010 realizza un'opera che viene donata al Premio Nobel per l'economia (nel 1987) Robert Solow, che lo vede ritratto con la moglie sulle rive del Lago d'Iseo. 29 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Nel settembre 2012 in Romania, nella città di Râmnicu Vâlcea in occasione di una conferenza internazionale di economia “World Famous Montains Conference” organizzata dalla camera del commercio e del lavoro di Valcea, la pittrice espone le sue opere in una mostra personale dal titolo “Sogni e Ritratti” (“Vise şi Portrete”). Esposizione che si ripete tra Dicembre 2012 e Gennaio 2013 nella città di Braşov (Romania). RIFLESSIONI CRITICHE DI Giovanna Galli […..] L'efficacia delle masse, delle figure e dei movimenti è esaltata da un'impaginazione compositiva che sfrutta un taglio tipicamente fotografico, in cui la figura è spesso colta non nella sua interezza, ma in dettagli della posa. I soggetti ritratti sono prevalentemente rielaborazioni di fantasia, sebbene spesso lo spunto sia offerto da scatti effettuati dalla stessa artista. Il realismo sintetico della rappresentazione, che guarda a certe soluzioni vagamente espressioniste, e che tuttavia non sacrifica la plasticità della figura e la ritmica intensa e concatenante dei volumi, consente alla pittrice di condensare nei soggetti ritratti un alto contenuto simbolico, oltre che denso di suggestioni emozionali. I personaggi che sfilano nei suoi dipinti sembrano abitare un'atmosfera sospesa, quasi metafisica, in cui il gesto quotidiano è elevato all'evocazione di un tempo non finito, in cui non esiste un prima e un dopo, ma un eterno qui ed ora. Raffaele Olivieri […..] Donne. Donne pensose, rannicchiate, distese, donne che attendono, donne che guardano un fiore. […..] Si tratta infatti di situazioni in movimento, situazioni di una vita non necessariamente vissuta ma immaginata, con un contesto attorno. Quasi sempre di una bellezza opacizzata e vista attraverso un vetro, queste donne. Donne talvolta reali, alcune viste in fotografia, ma per lo più donne immaginate. […..] Le figure non sono mai intere ma modernamente tagliate secondo piani diversi (volto, mezzo busto, piano americano, figura quasi intera. […..] Sono ritratti che non sembrano messi in posa ma colti da istantanee fotografiche. Le posture sono le più disparate (distesa, in piedi, rannicchiata, ecc.). Forte è l’espressività delle mani, delle gambe, del corpo in generale. Le posture del corpo variano ma il viso rimane composto, statico, pensoso. […..] Nonostante siano quasi sempre sole, non sembrano donne che soffrano la solitudine, queste: lo spazio poetico in cui si muovono è l’introversione, la riflessione, un universo in cui bastano a se stesse. Gli sfondi non sono mai semplici fondali: si presentano come scenari mossi, spugnati, irregolari, che alludono a interni non disegnati, a situazioni che girano attorno, che si trasformano, che cambiano. […..] da ammirare la plasticità delle figure, l’equilibrio dei volumi, la sapienza costruttiva. Orari: da martedì a sabato, 09.00-12.00 e 15.00-19.00. SpazioArtePinelli, Via Belvedere 7/A, tel. 030361247 Rosa Lardelli - Associazione Arte e Cultura Ars Vivendi, Via Sandro Pertini 29, tel. 0303530557, [email protected] - www.rosaeventi.blogspot.com L’Infopoint Turismo Comune di Brescia non si assume alcuna responsabilità per quanto riguarda eventuali variazioni di programma. Per qualsiasi informazione vi preghiamo di contattarci. Infopoint Turismo Turismo Stazione Piazzale Stazione 25122 Brescia Tel. +39 030 8378559 [email protected] Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30 Infopoint Turismo Piaz Piazza Duomo Via Trieste, 1 - 25121 Brescia Tel. +39 030 2400357 [email protected] Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30 30