Io, ego e Sè - Yoga e Psicoanalisi

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Io, ego e Sè - Yoga e Psicoanalisi
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Io, ego e Sè
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Psicologia e psicoterapia nei discorsi di Sai Baba
Luigi Ioverno
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Indice
Introduzione..................................................................................................
Psicologia e Spiritualità .................................................................................
L’Io, l’Ego ed il Sé ..........................................................................................
Corpo, Sensi, Mente e Intelligenza.................................................................
Educazione, Personalità e Carattere ..............................................................
La Fede .........................................................................................................
L’Equilibrio Mentale, la Pace e l’Amore ..........................................................
Indicazioni Terapeutiche ...............................................................................
Ipotesi su Dio ................................................................................................
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Introduzione
Inizialmente volevo intitolare questo lavoro: “Psic. Baba”, perché la mia intenzione era di
mettere in evidenza la raffinata componente psicologica di cui è intriso il Suo messaggio,
di un’ampiezza e di una complessità tale da poterla paragonare, senza tema di smentita,
a quella degli psicoanalisti più illuminati, tipo Freud, Jung e Lacan. Poi invece, l’ho
intitolato: “Io Ego e Sé”, per sottolineare i punti fondamentali sui quali, secondo Sai
Baba, ruota e si risolve qualsiasi discorso psicologico.
Questo libro rappresenta una naturale evoluzione del mio precedente, dal titolo: “Il Gioco
Autentico”, in esso, usando la metafora del gioco, sono arrivato a dimostrare che la
proposta psicologica di Sai Baba dell’ “Io Divino”, ovvero, che “l’Io Reale dell’uomo è Dio
stesso”, anche psicoanaliticamente, non è assolutamente una teoria bizzarra.
Agli addetti ai lavori ricordo che tale conclusione risulta comprensibile solo se si arriva a
capire correttamente la differenza esistente tra l’Io Reale, l’Io immaginario e l’Io Simbolico.
E per aiutare in questo difficile processo di elaborazione, questa volta ho voluto riportare
fedelmente le teorie psicologiche espresse da Sai Baba, limitando al massimo le mie
interpretazioni. Tra l’altro, per evitare di fare un miscuglio informe, le ho organizzate in
capitoli, i cui titoli appartengono alla tradizione psicologica occidentale.
A grandi linee, la psicologia di Sai Baba si struttura su tre presupposti fondamentali:
1) che l’Io Reale dell’uomo è Dio stesso o, più comprensibilmente, l’Anima o lo Spirito,
oppure, detto in termini psicologici, il Sé interiore. Dice infatti Sai Baba:“Il corpo è uno
scrigno senza valore. Dio risiede nel corpo come i preziosi nello scrigno. Ciò che
chiamate Dio non abita in qualche luogo lontano da voi: quel Dio vive nel vostro corpo.”;
2) che la mente ha una funzione ambivalente: da un lato rappresenta il più grosso
ostacolo alla presa di coscienza della propria Vera Natura, ma, dall’altro lato, è anche
l’unico strumento a nostra disposizione per realizzare questa Verità. Dice Baba: “La
mente è responsabile, sia della schiavitù che della liberazione di un individuo.”;
3) che lo scopo dell’esistenza è quello di realizzare la propria divinità, facendo maturare
le tendenze infantili, semplicemente umane o francamente animali, collegate alla
struttura corporea o materiale. Dice sempre Baba: “L’uomo è una mescolanza di
umanità, di bestialità e di divinità. Nell’inevitabile lotta di predominio delle tre forme,
egli deve cercare di assicurare la vittoria al divino, eliminando ciò che è meramente
umano o bassamente bestiale.”.
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Questi tre punti oltre a chiarire la struttura psicologica dell’uomo, dovrebbero orientarne
il senso della vita: dicono infatti, chi sia l’individuo, lo scopo per il quale deve vivere ed il
modo in cui può usare la propria mente per realizzarlo.
Le affermazioni di Sai Baba sono in linea con la grande tradizione filosofica hindù dei
Veda e delle Upanishad e sono, in alcuni casi, concordi con le più avanzate teorizzazioni
psicoanalitiche (per esempio, quelle di Lacan), altre volte invece, sono assolutamente
originali e, per certi versi, disarmanti, un po’ come la seguente:
“Il Divino si trova in ogni oggetto. Ecco cosa va scoperto oggi: l’unità nella
molteplicità. Dovete scoprire l’elemento che unifica tutto. Questa forza unificatrice
non è altro che il Sat-Cit-Ananda.
Sat significa “Essere”. Cit vuol dire “Consapevolezza”, e consente di individuare
l’Essere.
Se non siete consapevoli di essere, come potete essere coscienti di essere
consapevoli?
Se non siete benedetti dalla consapevolezza, come potrete goderne?
Può essere sperimentata “la gioia” (Ananda) solo dopo la consapevolezza di esistere.
Si può conoscere una cosa solo se esiste.
Il mondo esiste: è l’Essere.
Come potete affermare che c’è?
Potete vederlo, sentirlo, percepirlo con la mente.
Potreste negare l’esistenza di tutto quanto vedete nel mondo?
Quel mondo è in essere e come potete voi divenire consapevoli di quello che già
esiste?
Comprendete la relazione che c’è tra esistenza ed esperienza.
Prendete per esempio la fame. Esiste del cibo per soddisfare la fame, se non ci
fossero gli alimenti, non esisterebbe nemmeno la fame; ed è a causa della fame che
si sviluppa la capacità di reperire cibo. Qui, dunque, la domanda da porsi è questa:
è nata prima la fame o il cibo?
Si potrebbe credere che sia la fame, ma è un errore: Dio creò il cibo prima di creare
la fame.”
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In altre poi, nonostante la semplicità delle affermazioni riportate (perché spesso sembra
di sentire cose ovvie), si potrà scoprire una complessità, ma anche una lucidità
veramente straordinaria, che solo a tratti ho cercato di evidenziare attraverso il
commento.
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Dice Baba:
“E’ degno del nome di uomo solo chi riesce a tenere sotto controllo la propria mente
ed è un saggio chi sa usare adeguatamente la propria intelligenza.
E’ di certo il migliore chi sa agire in coerenza col modo di pensare.
Questa è la verità proclamata da Shrî Sathya Sai.
L’uomo per giungere alla liberazione non potrà liberarsi dai problemi e dalle
preoccupazioni invocando semplicemente milioni di Dei, ma diverrà egli stesso
liberazione eliminando il proprio ego.
In che cosa consiste dunque la ricerca di Liberazione?”
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“La maggior parte delle persone spreca il tempo, il corpo e tutte le energie
impiegandoli al solo fine di ottenere benessere fisico e piaceri mondani. Ma dove
portano questi piaceri?
L’uomo non è stato capace di rispondere a questa domanda…
Qual è lo scopo della vita? Quale l’obiettivo?
L’uomo non è stato in grado di riconoscere questa verità.
Considerando il fatto che nascere in forma umana è una grande fortuna, a che cosa
vi gioverà una nascita così sacra se non realizzerete il vero scopo della vita?”
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“La realizzazione del Sé è possibile solo mediante la conoscenza della propria Vera
Natura. Dunque, il primo passo verso la conoscenza del Sé consiste nel
comprendere la natura dell’uomo.
Per numerose che siano le vite avute in passato, il corpo attuale è nuovo. Questo
dimostra che la Divinità è insita nell’uomo. La scoperta di questa Divinità o Sé
Reale nell’uomo richiede un’indagine approfondita, la cui meta è la percezione del
Reale…
In mancanza di questo fine, l’uomo non fa che conservare a livello fisico le proprie
caratteristiche umane, ma senza giungere alla comprensione del suo autentico “Io”.
Il termine sanscrito Manava (che viene tradotto con uomo), significa “non nuovo”,
perché la realtà dell’uomo, l’Atma, è antica ed eterna. Manava ha anche un altro
significato composito: -Ma- deriva da ajñâna, l’ignoranza; -na- vuol dire senza; -va-,
comportarsi. In sostanza, merita il nome di manava, quindi di uomo, soltanto “chi
non si comporta da ignorante”.
Basterà che un uccello sia verde perché possa parlare come un pappagallo?
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Può chiamarsi ape qualsiasi insetto che vada a posarsi su un fiore?
Un asino si trasformerà in tigre portando semplicemente una pelle di tigre?
E se un maiale diventa grosso come un elefante, potrà dirsi perciò un elefante?
Allo stesso modo, basta avere l’aspetto d’uomo per essere un vero uomo?
Può chiamarsi con pieno diritto “uomo” solo la persona in cui c’è armonia tra pensieri
parole ed azioni.”
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“Dovete compiere il vostro dovere verso i vostri famigliari, ma mentre lo fate, non
dovete deviare dal cammino spirituale.
Dovete conformarvi alle leggi del mondo, ma qualunque cosa voi facciate non dovete
perdere di vista la meta suprema della vita spirituale.”
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Un consiglio prima di iniziare.
Siccome l’impostazione che ho dato è simile agli aforismi che si possono trovare nelle
Upanishad, la tendenza naturale è di “divorarli”, ossia, di leggerli troppo velocemente;
perciò, dopo la prima “abbuffata”, suggerirei di riprendere la lettura con calma ed in
maniera mirata, concentrandosi e meditando, magari per un po’ di tempo, soltanto su
una o poche di queste affermazioni, in modo tale che il loro significato profondo possa
emergere alla coscienza, senza distorsioni.
Il programma del presente lavoro verrà ora sviluppato secondo questa successione di
argomenti:
-
Psicologia e spiritualità;
-
I concetti di Io, Ego e Sè;
-
Il significato di corpo, sensi, mente e intelligenza;
-
I quattro tipi di personalità;
-
L'equilibrio mentale, la pace e l’amore;
-
La fede, o la fiducia;
-
I trattamenti psicoterapici: preventivi (l'igiene mentale), sintomatici (per l’ira, l’ansia, la
paura ecc.) e strutturali (la trasformazione completa dell'individuo).
-
La mia “Ipotesi su Dio”.
N.B. Le citazioni di Baba sono, per la quasi totalità, tratte dai discorsi fatti agli studenti:
1) “Discorsi 88/89” vol. 1 e 2 - Mother Sai Publications;
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2)
“Corso estivo 1990” - Mother Sai Publications, ovvero, “Prepararsi alla vita” – analoga
traduzione, edita da Milesi.
Le citazioni di Freud sono tratte da: “Freud, Opere” – Ed. Boringhieri.
PSICOLOGIA E SPIRITUALITA’
Dicono le Upanishad:
“Più alti dei sensi sono gli oggetti dei sensi;
più alta degli oggetti dei sensi è la mente;
più alto della mente è l’intelletto;
più alto dell’intelletto è il Grande Sé;
più alto del Grande Sé è il Non Manifesto;
più alto del non manifesto è la Persona;
più alto della Persona non c’è nulla.
Questa è la Meta, questa è la Via Suprema.
Nascosto in tutte le cose questo Sé non riluce, ma lo vedono i veggenti sottili, il cui intelletto
è acuto.
Il saggio controlla le proprie parole e la propria mente.
Queste egli riassorbe nel sé della saggezza; il sé sella saggezza egli riassorbe nel Grande
Sé; il Grande Sé egli riassorbe nel Sé della Pace.
Sorgi! Risvegliati!
Ricevi i tuoi doni e comprendili!
Il filo tagliente di un rasoio, difficile da percorrere, è questo il cammino, cantano i poeti.
Scorgendo ciò che è senza suono, impalpabile, senza forma, incorruttibile, insapore,
inodore, costante, duraturo, senza inizio e senza fine, più alto del grande, scorgendo ciò
l’uomo sfugge alle fauci della morte.”
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Insieme ai Veda, le Upanishad sono i più importanti Testi Sacri della millenaria religione
hindù ed in essi ritroviamo una quantità enorme di materiale psicologico.
Il Sé di cui si parla corrisponde a quello che noi occidentali chiamiamo Anima o Spirito:
quello che gli psicoanalisti (almeno, da quelli lacaniani) dovrebbero chiamare “Io Reale”.
In ogni caso, da quanto scritto si evince come già migliaia di anni fa i saggi proponevano
un collegamento tra la psicologia dell’uomo e la spiritualità, fatto questo, che oltre ad
avere un’importanza funzionale (nel senso tecnico del termine, ossia, come un insieme di
indicazioni su come gestire la mente) permetteva di dare anche un senso preciso
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all’esistenza umana. Quest’ultimo, consisteva nella “Realizzazione della propria Vera
Natura” (cioè, dello Spirito) e, di conseguenza, nell’ottenimento dell’immortalità.
La psicologia proposta da Sai Baba è analoga: si tratta di una “psicologia integrale” che
considera lo Spirito come il fulcro attorno al quale ruota, non soltanto la psiche
dell’individuo, ma la sua intera esistenza.
D’altro canto, oltre a recuperare la concezione originaria dei Veda e delle Upanishad
(circa l’identità dell’Io e dell’Anima) Sai Baba inserisce nei Suoi discorsi tutta una serie di
affermazioni volte a chiarire i quesiti psicologici più importanti per gli occidentali, o
meglio, quelli che tuttora tengono in completo disaccordo gli psicologi appartenenti ad
orientamenti diversi. Per esempio, il significato di:
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mente, intelligenza e coscienza;
-
Io, Ego e Sé;
-
normalità psichica, senso dell’esistenza e modalità di realizzazione, ecc.
Inoltre, secondo me Baba riesce a conciliare i significati di mente e Spirito, trovando un
punto di equilibrio nella disputa tra gli psicologi e i teologi, oppure, più semplicemente,
tra i credenti e non.
Dice Baba:
“Nell’ambito delle lingue indiane, l’equivalente di “Persona” è Vyakti, che significa
“colui che rende manifesto l’Immanifesto”. Che cos’è l’Immanifesto? E’ l’Atma, la
Divinità (quello che noi occidentali chiamiamo Anima): l’uomo è stato definito come
la Sacra incarnazione del Divino Spirito, perché può consentire all’immanifesto Atma
di esprimersi.”
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“… poiché l’essere umano non è fatto solo di corpo, ma anche di mente e di Spirito,
deve fare di tutto per santificare la propria vita.
Il corpo fisico è indispensabile per compiere delle azioni; la mente è indispensabile
per capire il mondo esterno e l’Anima dà ad entrambe la capacità di vedere le cose
nella giusta prospettiva.
Essenza, conoscenza ed azione, unite dal Principio della Divinità (l’Atma o Anima) si
combinano insieme nella natura e nella forma dell’essere umano, la cui vista si
estrinseca e si esplica per mezzo di esse. Ecco perché la vita umana è unica,
speciale, oltre che divina.
Quindi, l’uomo deve scoprire la sottile relazione esistente fra corpo, mente ed Anima,
per essere in grado di riconoscere l’unicità e la divinità della propria vita.
La mente ha quattro funzioni:
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- Manas, la mente propriamente detta;
- Buddhi, l’intelletto;
- Citta, la coscienza, ricettacolo di tutti i ricordi ed impressioni;
- Ahamkâra, l’ego.
Insieme formano l’Antahkarana, “l’organo interno”, ossia il complesso psichico
dell’individuo.
Il corpo agisce, la mente pensa, l’Atma è.
Tutti e tre sono permeati dalla stessa Essenza Divina.
La mente è costituita dal puro e semplice processo del pensare.
L’intelletto è la facoltà di intendere e volere, di valutare le cose, di distinguere il bene
dal male: è la qualità peculiare della mente.
La coscienza invece, porta l’individuo a riflettere e a meditare.
L’Atma o Principio Divino (l’Anima o Spirito) illumina queste tre funzioni mentali e dà
origine all’Io che determina la nascita sulla terra.
In definitiva, tutte queste componenti della natura umana, non sono altro che
espressioni di Brahman, forme di Dio.
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Nel complesso delle sue quattro funzioni (Manas, Buddhi, Citta e Ahamkâra) la
mente non è autonoma, ma è governata da un padrone, Prajñâ, a cui sono
attribuite varie interpretazioni: intelligenza, chiarezza di vedute, facoltà di giudizio,
intuito, ecc., ma non sono interpretazioni esatte, in quanto hanno solo un valore
temporaneo. Invece, la Prajñâ di cui parla il Vedanta è una consapevolezza costante,
incondizionata, comune a tutti gli aspetti della natura umana, cioè al corpo fisico,
alla mente, all’intelletto, ecc. ed è dotata di un potere straordinario.
Prajñâtva, ossia la Saggezza, è Brahman.
Non c’è alcuna distinzione tra Atma, Verità e Brahman.”
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“Se gli organi di senso permettono all’uomo di vedere, udire, parlare e così via, come
accade che essendo presenti in un cadavere non possono vedere, udire, parlare
ecc.? Ciò è dovuto all’assenza del Potere che anima gli organi.
Il corpo può essere paragonato ad una torcia: gli occhi sono come lampadine,
l’intelletto è l’interruttore, ma, se nonostante ciò, la luce non si accende, cosa vuol
dire? Se ciò accade significa che mancano le batterie che nel corpo umano recano
l’Energia Divina. Se quest’ultima manca, la luce non si accende; è chiaro quindi che
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solo il Potere Divino può permettere al corpo di fare numerose cose ed, in sua
assenza, esso diviene materia inerte.”
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“Tutto ciò che è soggetto a mutamento fa parte del mondo fisico, ma servendosi del
mezzo fisico, come il corpo che è mutevole, si giunge all’esperienza del Divino
Immutabile.”
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“Il corpo fisico è strumentale; la Volontà Divina lo fa muovere, gioire, vivere e
soffrire.”
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“Le nostre azioni, per essere compiute, hanno bisogno del corpo e degli organi di
senso, ma non sono attività dell’Anima (Atma).
La piena e completa consapevolezza è Atma e si ritrova nel corpo fisico, negli organi
di senso e nei pensieri della mente, fra loro dipendenti.
Voi credete che sia l’occhio a vedere, in realtà non è che uno strumento: l’occhio sa
distinguere tra i vari colori grazie ad un’istruzione (Praiñâ) che permea questo
particolare strumento. Quindi, non è l’occhio che distingue gli oggetti ed i colori, ma
è la Prajñâ. Voi credete che sia l’orecchio a sentire, ma è con l’aiuto della Prajñâ che
la mente si mette a funzionare e l’orecchio a sentire. La Prajñâ dunque è il supporto,
la piena e perfetta conoscenza.
L’Atma è la combinazione tra parola, mente ed energia vitale.
Quando il suono, la mente e l’energia vitale si combinano, si forma l’Atma (l’Anima):
il suono è la natura dello splendore, la mente si basa sul cibo e l’energia vitale si
serve dei liquidi linfatici. E’ lo splendore del suono che trasforma la mente ed il cibo
in forza vitale.
Le Upanishad hanno dichiarato che l’Anima Suprema (Paramâtma) è la vera essenza
della vita: l’Anima opera in tutte le nostre membra sotto forma di linfa. Non c'è
bisogno di praticare particolari discipline: se cercaste di comprendere tutto ciò che
accade nella vita di ogni giorno, potreste anche comprendere la natura dell’Anima.”
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“Dovete avere la ferma convinzione che nulla può accadere con lo sforzo umano.
La prova di tale affermazione non ha bisogno di essere trovata in qualche luogo
fuori di voi, ma nel vostro stesso corpo. Per esempio, quale sforzo fate perché il
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vostro cuore batta incessantemente o perchè i vostri polmoni respirino? Voi digerite
grazie alla vostra volontà? Siete in grado di vivere perché volete farlo o morire
perché lo volete? La vostra nascita in un certo luogo, ad una certa data, dipendono
forse da voi?
Se meditate a fondo su queste cose scoprirete che i vostri sentimenti di “Io e Mio”,
sono nutriti dal vostro falso senso di essere gli agenti e i fruitori della gioia.
Oggi siete preoccupati per le attività intraprese per soddisfare la vostra mente, ma
la mente non conosce mai soddisfazione, qualunque cosa possiate fare e per quanto
tempo la facciate.
La mente è solo illusione e desiderio, è essa stessa ignoranza…
Osservando la vostra ombra tremate di paura! Avete paura dei vostri stessi
sentimenti e delle vostre immaginazioni! Ma la realtà è una ed è Spirito…
Taluni pensano: “Esiste qualche potere a me sconosciuto, diverso da me e lontano
da me”… e dopo, meditano per riuscire a svelarne il segreto ed ottenere quel potere
divino. Immaginando in questo modo, tali persone osservano voti, svolgono riti ed
intraprendono austerità.
Tutto ciò rappresenta solo ignoranza!
Fino a quando penserete che ci sia qualcosa diversa da voi rimarrete immersi
nell’ignoranza. Non esiste nient’altro che voi in tutto l’universo!
Pensare altrimenti o cercare di provare qualcosa di diverso è solo illusione mentale,
qualcosa che rassomiglia ad un sogno.”
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“La Bhagavad Gîtâ ha dichiarato che voi siete figli dell’immortalità, figli di Dio: “Tu
sei figlio della Coscienza e non figlio della terra”…
La costituzione del corpo è terra; quella del “Conoscitore” è Coscienza: quella
Coscienza dell’Atma, risiede nel corpo.
Il corpo è come una cassaforte, non ha il valore dei gioielli in essa contenuti;
similmente, nel corpo abita l’Entità Divina.
Gli oggetti di valore, i gioielli, i brillanti e così via, dove li conservate? In uno scrigno
d’oro? No, di certo! Li conservate in una cassaforte d’acciaio: la cassaforte, di per sé,
è di scarso valore, ma ce l’hanno i preziosi in essa contenuti. Allo stesso modo, il
corpo è la cassaforte che arrugginisce: tutte le malattie possono colpire solo il corpo
fisico, ma dentro quel corpo che arrugginisce e si ammala, vi sono Verità, Coscienza
e Beatitudine (Sat-Cit-Ananda).”
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“La conoscenza della materia e dello Spirito è vera conoscenza…
Il mondo intero è una combinazione di materia e Spirito, di involucri e di Colui che
li abita…
Esiste un’entità distinta che anima tutti gli involucri, e se sarete capaci di capirla,
non ci sarà bisogno di conoscere l’involucro del corpo. Ma, sino ad allora, dovrete
aver cura di esso.”
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“Dovete visualizzare e realizzare l’unità del corpo e dello Spirito: questa è la
disciplina da praticare.
Spiritualità vuol dire fusione con Dio. Voi non siete diversi da Dio, voi siete Dio!
Se vi stabilite in questa fede, non avrete bisogno di alcun altro Sadhana o pratiche
spirituali.”
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“L’uomo è dotato di due organi importanti: la testa ed il cuore. La testa è sempre
impegnata nella ricerca di oggetti esterni: non fa che desiderare cose effimere,
mondane ed appartenenti al mondo materiale; il mondo esterno è la sua
caratteristica principale; ogni pensiero ha origine dal contatto con le cose esteriori.
Dal cuore invece sorgono le nobili qualità, come la Verità, l’Amore, la Gentilezza, la
Pazienza e la Compassione. L’uomo che si prende cura di un cuore così puro e
santo, a sua volta si santifica.
Per questo motivo il Vedânta ha prescritto di coltivare la visione interiore; ecco
perché la filosofia e la spiritualità hanno insegnato ad introvertire la mente.
La mente corrisponde al sentiero dell’azione, il cuore a quello della conoscenza:
l’una va all’esterno, l’altro all’interno. Chi è assorbito dal sentiero dell’azione non
può capire quello della conoscenza.”
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“Tutte le differenze che trovate nel mondo sono solo riflessi della vostra mente: se
amate qualcuno, se lo odiate o lo ridicolizzate, sono solo vostri riflessi. Se
abbandonate queste reazioni, riflessi, risuoni dalla vostra mente, ciò che vi apparirà
sarà la realtà, dove tutte le differenze di pensiero, azione e sentimenti, spariscono.”
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“Non c’è null’altro che il Sé nell’universo: tutte le cose che vedete esistono nel
mondo dei fenomeni, ma non sono che riflessi del Sé.”
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“L’immagine del sole è presente nel recipiente pieno d’acqua, ma il sole c’è sempre,
anche se manca il recipiente; allo stesso modo, il corpo che è il recipiente, la mente
che è l’acqua, anche quando non ci sono, il Sé è comunque presente. Ciò che va
sottolineato in tale contesto è che l’immagine dello Spirito che avete attraverso il
corpo e la mente, non è verità: è come il riflesso del vostro viso nell’acqua, dove il
vostro occhio destro appare come sinistro e viceversa; oppure, così come,
viaggiando in treno, la vostra vista vi inganna, dandovi l’impressione che alberi e
montagne si stiano muovendo.
Ciò vuol dire che tutte le differenze che vedete nel mondo dei fenomeni sono dovute
solamente alla distorsione della vostra mente.
Dovete andare al di là della mente per realizzare l’Eterna Verità.
La gente crede che l’uomo abbia la libera volontà: essi immaginano che il successo
si possa ottenere solo con la disciplina spirituale, la propria volontà e la propria
discriminazione; queste però, sono solo aberrazioni dell’ego e del riflesso del falso
sentimento di essere colui che agisce.
Per ottenere il successo nella vita spirituale è necessaria la grazia, il supporto e
l’aiuto divino.”
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Possiamo vedere la luna solo grazie ai raggi del sole. Quando non vediamo il sole del
Sé, vediamo la luna della nostra mente…
Le differenze che vediamo con la mente se ne andranno con la Realizzazione del Sé:
tutte le dualità sono costruzioni della mente.”
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“Voi stessi siete Dio. Eliminate la coscienza di essere corpo ed avrete
istantaneamente la visione del Signore.
Numerose sono le esperienze che avete durante la veglia: vi rallegrate del creato in
tutti i suoi aspetti. Vedete il mondo costituito dai cinque elementi riposare sui suoi
19 piedi: questi 19 piedi sono i 5 organi d’azione (Karmendriya), i 5 organi di
conoscenza (Jñânendriya), i 5 soffi vitali (Prâna), la mente (Manas), l’ego (Ahamkâra),
l’intelletto (Buddhi) e la coscienza (Citta).
In questo momento siete svegli; la Divinità che pregate e che vi è accessibile nello
stato di veglia si chiama Virâtasvarûpa, cioè Colui che conferisce beatitudine al
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mondo ed è l’autentica incarnazione del Sat-Cit-Ananda, l’Essere-CoscienzaBeatitudine.
Quando però entrate nello stato di sogno, perdete il contatto con quello di veglia, vi
abbandonate al sonno ed incominciate subito a sognare.
Anche durante lo stato di sogno continuate ad avere quei 19 piedi, ma ora sono in
forma sottile. Da dove hanno origine? Si sono creati da soli.
Chi sogna si trasforma in tutte queste esperienze che fruisce. In questo stato di
sogno, Dio si chiama Taijasa, che significa “Il Luminoso”; altro nome attribuitoGli è
Hiranyagarbha, che vuol dire “Colui in cui c’è tutto”. Hiranyagarbha è Colui che
crea il mondo esterno a Sé, lo proietta fuori e ne gioisce.
Il terzo stato viene chiamato Sushupti, lo stato di sonno profondo. Esso si riferisce
ad un intenso e confortevole sonno.
Nel sonno profondo dimenticate voi stessi, vi smarrite e godete una perfetta
beatitudine. Là esiste soltanto Prâjña, una completa e costante consapevolezza. In
questo stato di sonno profondo, Dio prende il nome di Prâjñanam Brahman. In
definitiva, nello stato di veglia la Divinità è Visva (Il Tutto considerato nella sua
unità), nello stato di sogno è Tijasa (Il Luminoso) e nello stato di sonno profondo è
Prâjña (Coscienza in stato di unità indistinta e priva di alterità).
Tutte queste forme però, si riferiscono all’unica Entità, l’unico Dio. Eliminate i tre
differenti stati e rimarrà soltanto Lui, l’Unico Principio Divino. E’ lo stesso Dio che vi
fa gioire nello stato di veglia ed in quello di sogno e la beatitudine che godete nello
stato di sonno profondo è ancora il medesimo Dio. Quando avete superato i tre
differenti stati, vi identificate con “Quello”, secondo la formula Tat Tvam Asi, che
significa: “Quello tu sei”. Ciascuno di voi ha in sé questo Divino Principio del Tat
Tvam Asi.
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Andiamo ora ad analizzare le varie componenti della psicologia nell’ottica della
spiritualità.
IO, EGO E SE’
Secondo Sai Baba esistono tre tipi di “Io”:
-
quello che pensiamo di essere;
-
come ci vedono gli altri;
-
chi siamo realmente.
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Dal punto di vista psicoanalitico, questa classificazione è corretta perché corrisponde alle
tre forme di Io esistenti:
-
Io immaginario;
-
Io Simbolico;
-
Io Reale.
Un altro modo di chiamare queste strutture è:
-
ego;
-
Io;
-
Sè.
L’Io immaginario corrisponde all’ego, che è, praticamente, “quello che pensiamo o
immaginiamo di essere”: in pratica, una visione falsa di noi stessi che, come dice Baba, si
gonfia con la lode e si sgonfia con la critica.
L’Io Simbolico invece, è il Ruolo rivestito, una struttura grazie alla quale gli altri ci vedono
e relazionano con noi: che ci piaccia o meno, se siamo dottori, gli altri ci vedranno in quel
modo e, per quanta confidenza possano avere, loro avranno sempre in mente di stare
relazionando con dei dottori. Per questo motivo, se rivestiamo quel Ruolo, gli altri
giudicheranno i nostri atti, non considerando molto la nostra componente personale, ma
lo faranno prendendo come spunto il Ruolo che rivestiamo; infatti, tra i commenti che in
certi casi si sentono, abbiamo: “E’ normale che si comporti così visto che è un dottore!”,
oppure, al contrario, “Possibile che un dottore si comporti in quel modo?”.
Sempre nella stessa logica, dobbiamo precisare che non esistono solo i Ruoli
professionali, il primo Io Simbolico che acquisiamo è quello legato al “nome di famiglia”;
infatti, proprio nello stesso modo di prima, i giudizi che scaturiscono dal “come ci vedono
gli altri”, in certi frangenti, possono essere: “A compiere quell’azione non può che essere
stato uno di quella famiglia!”, oppure, “Non è possibile che uno che porta quel nome si
sia comportato in quel modo!”, (entrambe gli esempi possono essere letti, nel bene o nel
male, indifferentemente).
Infine, abbiamo l’Io Reale, “quello che siamo realmente”, l’Anima o lo Spirito. Questo Io, lo
sperimentiamo nel sonno profondo, quello senza sogni, è il vero sonno ristoratore, una
fonte di beatitudine di cui sono sufficienti anche solo pochi minuti per sentirci riposati.
L’Io Reale è detto anche “Sè interiore” o “Io vero”, da contrapporre agli altri due,
fondamentalmente falsi, o meglio, l’Io immaginario è sicuramente falso (perché prodotto
dall’immaginazione condizionata da una miriade di elementi) mentre l’Io Simbolico, pur
essendo vero, lo è solo per un tempo limitato (i Ruoli rivestiti da una persona sola
possono essere moltissimi, ma durano solo per un certo tempo, poi, chi li riveste deve
uscire e rivestirne altri: infatti, a seconda dei momenti, un padre può diventare un
fratello, un figlio, un marito, un professionista ecc.). Quindi, l’Io Reale è l’unico vero in
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senso assoluto, perché non cambia mai, anche dopo la morte e la successiva rinascita: sì,
perché il Sè interiore o Anima è “ciò che anima il corpo” nel quale si incarna, corpo che
abbandona con la morte, lasciandolo materia inerte, destinata alla decomposizione.
“I falsi Io” invece (l’Io immaginario e l’Io Simbolico) possono anche essere detti “Io mentali”,
perché prodotti dalla mente, ma mentre nel primo caso (l’Io immaginario) questa idea è
personale e non è condivisa da altri (non sono rare le persone che si immaginano di
essere brutte e incapaci pur non essendolo), nel secondo caso, l’idea è collettiva e non è
discutibile (grazie agli accordi che regolano i diversi giochi di società, se uno è un dottore,
lo sarà sempre e comunque, anche se in pigiama). Comunque, per un approfondimento
di queste tematiche rimando il lettore al “Gioco Autentico”.
Nei Suoi discorsi, Sai Baba utilizza comunemente i termini di Io, ego e Sè in questo
modo:
“L’intero cosmo, che consiste di esseri animati ed inanimati è in essenza Spirito:
niente esiste all’infuori dello Spirito, del Sè.
Ciò di cui l’uomo ha bisogno è contemplare costantemente il Sè, realizzarlo, essere
fermamente stabilito in esso e sperimentare una gioia senza fine.
Lo Spirito è anche chiamato Coscienza, che è la responsabile dell’Io in tutti gli esseri.
Quando questo Io si identifica con il corpo diventa “l’Io falso”, in contrapposto a
“quello vero, il Sè”.
Ciò che sempre nasconde lo Spirito è la mente, come le nuvole che si formano
intorno al sole, grazie al suo calore.
L’uomo non può sperare di capire qualcosa sul Sè, né parlare di sperimentare o
realizzare il Sè fino a quando esiste la sua mente.
Quello stato nel quale ci si stabilizza al di là del tempo e delle circostanze si chiama
“Realizzazione”.
Il primo suono che emana dal Sè, è Io: l’intera creazione iniziò solo dopo
l’emanazione di questo suono. Se non ci fosse l’Io non ci sarebbe la creazione.
I termini di Io, Dio, Spirito, Sè, sono tutti sinonimi.
L’Io senza la mente è lo Spirito, l’Io con la mente è il falso Io.”
__________________
“Anche se il Sè non ha forma, possiede le qualità della Coscienza (chaitanya). Non è
facile capire la natura del Principio di Coscienza.
Esistono tre aspetti della Coscienza, che dipendono dalla combinazione con i vari
aspetti della personalità umana.
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- Quando si combina coi sensi, la Coscienza o Consapevolezza va sotto il nome di
“conscio”.
- Quando si associa alla mente, la chiamiamo “coscienza”.
- Quando si lega al Sè, è “Pura Consapevolezza”.
Sono tre termini usuali, entrati ormai nel linguaggio di tutti i giorni, come diciamo
che un medico è un cardiologo, un altro otorinolaringoiatra e così via. Allo stesso
modo, tutti gli uomini sono incarnazioni di un solo ed unico Sè, sebbene essi siano
impegnati in attività diverse come agricoltori, commercianti, impiegati statali, operai
ecc. Finchè si ha un corpo, i sensi, la mente e tutto il resto, è molto difficile
sperimentare l’unità del Sè; ma non per questo si deve rinunciare o abbandonare
l’impresa, perché avere l’esperienza del Sè vale molto di più di ogni sforzo
compiuto.”
__________________
“Brahman è la Coscienza che dimora in ogni essere umano: Coscienza, Brahman e
Atma sono la stessa cosa.
Gli antichi consideravano la Coscienza come un’autentica espressione del Divino,
che viene denominato anche Aham, “Io sono”, dove l’Io non si riferisce all’ego
individuale, ma a quella luce che rifulge in ogni cosa e disperde completamente
tutte le tenebre.
Altro significato attribuito ad Aham è quello di Testimone onnisciente, cioè il
Signore stesso, il Supremo Atma o Paramâtma che è testimone di ogni cosa, il
padrone di tutto ciò che è stato, che è e sarà, l’Eterno che rimane immutabile e
identico a Sè stesso in tutte e tre le dimensioni del tempo (passato, presente e
futuro); perciò viene anche chiamato “Signore del Tempo” e “Colui che rifulge o
manifesta splendore”.”
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“L’uomo è incline a tre tipi di errore che riguardano il suo corpo:
- credere di essere qualcosa di diverso dal Sè Reale;
- credere di essere proprietario di oggetti o persone;
- credere che l’evanescente sia eterno.
L’uomo considera il proprio corpo come il Sè Reale.”
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“Cosa vuol dire Sè? Il Sè è di due tipi: uno è l’Io e l’altro è il corpo.
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Il primo è lo Spirito, che è presente in tutti, mentre i corpi possono appartenere a
tipi diversi, come l’edonista, il malato, la persona realizzata o il mendicante.
L’Io che si premette al proprio nome è lo stesso per tutti: le differenze sono nella
forma, ma l’Io rimane costante.
Per questa ragione i Veda dicono: “La verità è una sola ma i saggi la descrivono in
molti modi”.
Dovreste pertanto cercare di sperimentare l’unità che è al di là della diversità
apparente in tutto l’universo.”
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“Se chiedeste a qualcuno: “Chi siete?”; e questi vi rispondesse: “Io non so chi sono!”,
certamente lo prendereste per matto. Ma non sareste meno matti di lui se cercaste
di conoscere qualsiasi cosa senza prima conoscere voi stessi.
Pertanto, prima di tutto, dovreste cercare di conoscere voi stessi.
Voi dite: “Io sono Ramayah”; ma Ramayah è solo un nome dato al vostro corpo. Chi
è dunque quell’Io separato da Ramayah? Dovreste cercare di capire la natura di
quell’Io.
Quell’Io è il Cuore, l’Atma (l’Anima), che è Dio o la Suprema Realtà: quel Cuore è
onnipervasivo ed onnipresente.”
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“Nel discorso troviamo un certo Io che si dice e si pensa come possessore del corpo,
delle membra, dei sensi, della mente e della facoltà della ragione, ma non si cerca di
sondare il concetto di questo Io, né di conoscere dove e quali siano le sue
caratteristiche. Questa ricerca è l’Atma-viciara, che ognuno dovrebbe compiere, non
accontentandosi di svolgere ordinarie attività di culto: la ricerca dell’Atma sarà
facilitata dallo studio delle Upanishad e della Bhagavad Gita che è l’essenza
dell’insegnamento upanishadico.”
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“Tutta la creazione, mobile ed immobile, è dovuta all’unione di Prakrithi (la natura)
con Purusha (Dio): Buddhi (l’intelletto) e Manas (la mente) da un lato e l’Atma
(l’Anima) dall’altro.
Anche se tra loro non c’è relazione, l’Atma è pura ed immacolata ed anche Buddhi è
puro ed immacolato. Come il sole è riflesso dallo specchio, così lo splendore
dell’Atma è riflesso in Buddhi: la splendente Ciaitanya (Coscienza Superiore) di
Buddhi si riflette in Manas e la luce di Manas cade sui sensi, sul corpo.
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Qual è dunque il collegamento tra tutti questi stati?
E’ lo splendore dell’Atma. L’attività di ogni altro elemento è causata dal fatto che c’è
Buddhi che può riflettere questo splendore.
Notate come si ricollega Buddhi: da un lato con l’Atma e dall’altro con Manas (la
mente) e con gli indriyas (i sensi).
E fra la Giva (l’Anima individualizzata) che dice “Io”, i sensi ed il corpo?
Non c’è nessuna relazione.
L’Io è separato dal corpo, dalla mente e dai sensi. L’Io non fa che sovrapporre sulla
Giva, ossia su Sè stessa, la consapevolezza del corpo, dei sensi e dei comportamenti
interni della mente. “Io sono giusto”, dice la Giva sovrapponendo a Sè stessa
qualcosa con cui non ha nessun collegamento. “Io sono ottuso”, dice, facendo lo
stesso errore, stavolta sovrapponendo a Sè stessa qualcosa che si riferisce ai sensi.
Dice di avere questo o quel desiderio e prende su di Sè le attività di Manas.
Tutto ciò non è che sovrapposizione: la verità di fondo è una sola, il Paramatma, il
Paramgiyothi (lo Spirito Supremo, la Luce Suprema).
L’Eterno, il Vero, è solo l’Uno!”.
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“Se mancasse l’Io non ci sarebbe né produttore, né consumatore, né esigenza di
produzione. Si può dunque notare come tutto giri attorno all’Io.”
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“Jñâna significa conoscenza: che cosa si intende per conoscenza?
La conoscenza sta ad indicare una Coscienza Assoluta e pura, non il sapere umano.
E’ la Coscienza che ispira l’uomo, fa vivere gli alberi e muove il mondo… al mondo
non esiste un luogo o spazio in cui non ci sia Coscienza e saperla intravedere è vera
realizzazione. Questa Coscienza è infinita (ananta) ed onnipresente.”
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“L’uomo non può sperare di capire qualcosa sul Sè, né parlare di sperimentare o
realizzare il Sè sino a quando esiste la sua mente.
Quello stato nel quale ci si stabilizza al di là del tempo e delle circostanze si chiama
Realizzazione.”
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“Per sperimentare il Sè è richiesta la conoscenza spirituale: la triade conoscenza,
conosciuto e conoscente sono appannaggi mentali, mentre la conoscenza spirituale,
cioè la vera conoscenza, è una, senza distinzione.
La triade presuppone la mente, mentre la conoscenza spirituale presuppone
l’annullamento della mente: il silenzio e la pace che seguono la distruzione della
mente, essi stessi sono la conoscenza vera. La nostra vera natura è questo silenzio e
questa pace.”
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“Rimuovete la cataratta e vi tornerà la vista; eliminate la mente e la conoscenza del
Sè si presenterà da sola…
Finchè non avrete varcato la soglia della mente, il vostro sguardo si fermerà davanti
alle manifestazioni fenomeniche dell’universo; ma, una volta trascesa la mente, non
avrete altra esperienza che quella del Sè.”
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Esiste un solo Spirito, un Sè e questo è l’Io. Il paradosso è che l’uomo per
sperimentare Sè stesso, e cioè chi egli è, deve intraprendere e praticare numerosi
esercizi spirituali: questi vengono fatti nello stato di ignoranza dell’Io.
Il realizzato non compie nessuna disciplina spirituale perché per lui non vi è
nessuna distinzione tra mezzi e fine.
Se l’uomo pratica una disciplina spirituale lo fa per sua soddisfazione mentale; ma
questi esercizi rafforzano la mente anziché distruggerla.
Quindi, dopo quanto detto, se desiderate ancora compiere una disciplina, il solo
modo corretto di farlo è cercare di scacciare la falsa nozione di Io.
Invece di comportarvi in quel modo, voi adorate milioni di divinità, dimenticando
tutte le Sacre Scritture del mondo che insegnano che esiste un solo Dio.
Se seguite discipline spirituali al fine di realizzare il Sè, ciò vuol dire solamente che
siete affetti da aberrazioni mentali, allucinazioni e immaginazioni.
Bisognerebbe riconoscere che sino a quando la mente esiste i desideri non se ne
andranno; e fino a quando avrete desideri le nozioni di “Io e Mio” non vi
abbandoneranno e l’identificazione con il vostro corpo rimarrà. Se essa rimane
anche l’ignoranza sarà con voi.
Quindi, la verità è che non esiste una via per ottenere la conoscenza spirituale o la
gioia duratura o la beatitudine se non attraverso l’annullamento della mente.
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La mente, l’intelletto, la memoria ed il senso dell’ego hanno una base, un substrato
dal quale sono emersi e sostenuti e nel quale dovranno tornare. Qual è questa
base?
Dio, che è lo Spirito, il Sè.
A che scopo cercare di percorrere vie diverse da quella di riconoscere la sorgente
della vostra vera identità?
Sarebbe come il ladro che si camuffa da poliziotto per prendere sé stesso!”
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“Ogni essere umano è vittima di una cattiva qualità, una sorta di malattia per la
quale non ci sono né medicine, né medici: è la malattia dell’egoismo. Questo senso
dell’ego si insinua nella testa dell’uomo e vi recita la parte del diavolo.
L’egoismo non attacca solo gli esseri umani, ma persino gli uccelli e le bestie: per
esempio, il cane allevato presso i ricchi, abbaia a tutti quelli che passano, per
mostrare la sua autorità e per rendere noto che è il guardiano di quella casa e che
nessuno vi può entrare senza il suo consenso. E’ come se dicesse: “Questa è casa
mia! Io la devo difendere”…senza sapere che cosa voglia dire quell’Io. E’ un esempio
di egoismo negli animali; il cane di un povero non ha motivo di segnalare ai
passanti la sua proprietà.
L’uomo che ignora il significato di quell’Io, finisce di trovarsi nella medesima
posizione. Vero essere umano, degno dell’appellativo di saggio, è colui il quale si
pone la domanda: “Chi sono Io?”, e scopre la sua vera natura. Invece gli uomini non
fanno che dire: “Il mio corpo, la mia opinione…”.
Dunque, chi continua ad usare la parola Io senza sapere chi egli sia, è un
ignorante.”
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“Dobbiamo cercare di capire bene la differenza tra lo Spirito o Sè e l’ego.
Lo Spirito o Sè, è il padre dell’ego ed il nonno della mente o del pensiero; il padre del
nonno è la parola: tutti fanno parte della stessa famiglia. L’ego è colui che va e viene,
mentre ciò non accade per lo Spirito.
Il termine ego è generalmente usato per indicare orgoglio, per la cultura, la gioventù,
il denaro, ecc. Ma questo è un uso sbagliato del termine; il vero significato è:
confondere il Sè con il corpo.
Non tutti possono essere orgogliosi della propria ricchezza o della conoscenza, ma
ciascuno è vittima del credere di essere il corpo: questo è l’ego che, offuscando
l’intelletto, fa prendere la strada sbagliata.
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Pertanto, se l’intelletto deve sviluppare la fede, per primo, dovremmo eliminare
l’ego.”
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“Di tanto in tanto, l’intelletto tende a farsi sovrastare dal senso dell’ego. A questo
proposito, va ricordato che i sensi sono più sottili del corpo, che la mente è ancor
più sottile dei sensi e che l’intelletto è, di gran lunga, più sottile della mente; infine,
l’Atma, lo Spirito, è naturalmente il più sottile di tutti. Alla luce di questo fatto,
quando diciamo che il senso dell’ego è in grado di avviluppare l’intelletto, si intende
dire che il senso dell’Io è più sottile dell’intelletto. Perciò, il senso dell’Io, essendo
estremamente sottile, invade tutto e permea tutte le azioni. E’ questa la ragione per
cui l’uomo è incapace di trascendere l’Io e di sperimentare il Sé (l’Atma).
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“L’ego che vela l’intelletto, inducendo le persone ad una falsa identificazione dello
Spirito con il corpo deve essere eliminato, se si vuole realizzare lo Spirito stesso.”
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“Sfortunatamente l’uomo si lascia dominare dall’ego, e finchè tale ristrettezza
mentale predomina in lui, non riuscirà a vedere nell’universo la forma divina
dell’Ente Assoluto. Egli deve rendersi conto che, quando dice “Io” e “mio”, usa delle
espressioni che competono solo al Creatore.”
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“Se l’ego predomina, non si può capire il Principio dell’Atma, dello Spirito.
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“L’ego è umano, l’Io è Divino.
Voi, trattenendo l’Io falso, rigettate quello vero ed accrescete l’importanza del vostro
ego dicendovi continuamente di essere il corpo.”
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“Il corpo umano non è altro che un abito indossato temporaneamente da questo
“Residente Interiore”.
Se il corpo è come un vestito, non ha senso identificarsi con esso…
E’ a causa dell’ego e delle qualità negative che l’uomo non è riuscito a riconoscere la
sua Vera Natura.”
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“E’ l’ego che, erroneamente, attribuisce a voi il merito di avere fatto e il diritto ad
ottenere il risultato positivo delle vostre azioni.
Voi siete l’incarnazione della vera gioia, è la vostra vera natura, ma la tragedia è che
siete incapaci di riconoscerla e sperimentarla. Questa gioia è adombrata dalle
simpatie e le antipatie, dal senso dell’ego e del possesso, dall’esitazione e dai dubbi,
dal piacere e dal dispiacere, ecc.
Quando riuscirete a vincere l’odio e l’attaccamento, scoprirete la vostra reale natura.
Quanto è strano e folle essere l’incarnazione stessa della beatitudine e, al tempo
stesso, cercarla da qualche parte fuori di noi!
Nonostante ogni cosa sia in voi, sfortunatamente, correte dietro a meschini desideri
e stupidi piaceri sensoriali. Qual è la ragione di questa follia? L’ignoranza di essere
la sorgente stessa di tutta la gioia.
Il gigantesco elefante, può essere controllato e sottomesso da un piccolo ed
insignificante individuo che tiene in mano un bastone con in punta un uncino.
Perché?
Perché l’elefante ignora la propria forza.
Allo stesso modo, l’ape gigante è capace di fare buchi nel duro legno, entrarvi ed
uscirvi; ma la stessa ape può entrare nel tenero e soffice fior di loto, esserne
intrappolata e morire perché non conosce la propria forza. L’uomo, similmente, non
cerca di riconoscere in sé la sua innata divinità e, ciò che è peggio, si rifiuta di
crederci persino quando glielo si dice.”
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“Se l’uomo riesce ad annullare il proprio ego, assoggettandolo all’Atma, di cui è
un’emanazione, la Divinità si ridesta in lui e si ritrova libero.
Tutto ha origine dall’Atma, anche l’ego, e fintanto che l’uomo non lo avrà annientato,
l’Atma gli sarà impenetrabile.
Come l’acqua può esistere anche in mancanza di pesci, mentre questi senza l’acqua
non possono vivere, l’Atma esiste indipendentemente dall’ego che, senza Atma, è
inconsistente: è una specie di illusione che rende l’uomo schiavo.
Il mondo intero trae origine dall’Atma, vive nell’Atma, è unito all’Atma.
L’Atma è Dio. L’uomo è anche lui nato da Dio, vive in Dio e a Lui ritorna, come il
vapore acqueo che si forma, vive e ritorna all’acqua: l’uomo può essere paragonato
al vapore acqueo e Dio all’acqua.”
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“L’entità onnipervadente che risiede in tutti gli esseri umani e permette loro ogni
genere di esperienza, non è altri che il Brahman. A causa della propria angustia
mentale, l’uomo vede la realtà sotto forma di molteplicità e non vi distingue l’Uno e
Medesimo, non si accorge che le differenze sono prodotte dall’illusione.”
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“A causa del fatto che “l’Uno è diventato i molti”, avete sviluppato la diversità
dimenticando l’unità: tutte queste cose che vedete intorno a voi sono solo i vostri
riflessi, come in uno specchio.
Voi lasciate l’oggetto per correre dietro la sua immagine, e così, l’illusione vi lega
mani e piedi.
Tutti i vostri esercizi sono futili e servono solo a tranquillizzare la vostra mente, ma
una volta acquietata, essa tornerà ad agitarsi.
Ciò che importa è superare la mente comprendendone la natura: gli esercizi
spirituali corretti sono solo quelli indirizzati a distruggere la mente.
L’uomo, a causa dell’identificazione con il suo corpo è per diverse vie intossicato dal
suo ego: “Io faccio questo, Io gusto quest’altro, Io ho conquistato ciò…”. Così
dicendo, giorno dopo giorno, l’uomo perde le sue forze a causa del falso senso di
essere l’agente.”
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“Qual è la causa principale dell’egotismo? Esso comincia a nascere da un
comportamento insensato. E qual’è la base di questa stupidità? E’ il desiderio: il
desiderio, dopo un po’ di tempo, degenera in malattia grave.
Che cosa si sottintende con la parola “desiderio”?
L’identificazione con il proprio corpo ed il considerare tutto ciò che gli è attinente
come fosse di propria appartenenza: sono due atteggiamenti che, sostenuti da un
forte senso di possesso, generano questa malattia…
La cura contro il desiderio è la rinuncia a desiderare.
Che cosa si intende per rinuncia o distacco? …
Esistono tre dimensioni: una dimensione fisica, che rappresenta l’aspetto più
denso; poi viene un aspetto sottile ed, infine, quello causale. Quando avrete capito
bene la natura di queste tre dimensioni, saprete comprendere perfettamente il
distacco…
Veglia, sogno e sonno profondo vi fanno capire che le esperienze vissute nei tre
differenti stati non vi appartengono e questo vi porta ad un senso di distacco.”
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“Che c’è di veramente durevole?
Nulla!
Le visioni dello stato di veglia non sono quelle dello stato di sogno: ciò che vedete
durante un sogno vi appare come illusorio quando siete svegli. Il sogno non ha
consistenza da svegli e quando si sogna lo stato di veglia è inattivo. Voi però esistete
sia in uno stato che nell’altro.
Lo stato di veglia è il sogno del giorno; lo stato di sogno è il sogno della notte: sono
entrambi irreali, non veri. Voi invece siete veri! Non siete il corpo, non la mente, non
l’intelletto: siete l’autentica incarnazione dello Spirito.”
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“Nello stato di veglia si fanno delle esperienze, quando si sogna se ne fanno delle
altre, durante il sonno profondo, le esperienze sono di tutt’altro genere. I tre stati
sono uno diverso dall’altro, ma lo sperimentatore è unico: è la coscienza, presente
in tutti gli esseri umani, che non subisce mutamenti col cambiare dello stato fisico.”
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“E’ stato detto che Ishvara, la più alta personificazione dell’Assoluto, abbia tre
forme:
- la prima “la Forma Cosmica”, la totalità della manifestazione grossolana;
- la seconda è “il Germe d’Oro” o “l’Uovo Cosmico”, ossia, la totalità della
manifestazione sottile, l’origine di ogni creatura;
- la terza è “l’Ente Causale”.
Quando si capisce il significato di queste tre forme, si è in grado di comprendere
Ishvara, la Persona Suprema.
Che cosa si intende per Virât-Svarûpâ, cioè la “Forma Cosmica”?
Si dice che Krishna abbia mostrato ad Arjuna la Sua “Forma Cosmica”, ma non è
corretto: Virât-Svarûpa èVisvarûpa, ossia l’Onnipresente, “Colui che si assume tutte
le forme”. Tutto il mondo fenomenico visibile ai nostri occhi è Dio stesso: tutta la
miriade di forme e nomi nell’universo è contenuta nella Sua Forma. Questa prima
Forma è definita Jâgrat, la Forma Cosmica sperimentata nello stato di veglia.
La seconda forma è il Divino che si sperimenta nello stato di sogno, Hiranyagarbha,
“il Germe d’oro”.
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Nello stato di veglia ci serviamo della lingua per parlare, degli occhi per vedere e
delle orecchie per sentire; nello stato di sogno compiamo molte azioni, ma con quali
mani?
In sogno si cammina molto, ma con quali gambe?
E con quale bocca si fanno tutte quelle conversazioni durante il sogno?
Quando, nello stato di sogno, tutti i sensi sono assopiti, in quale modo ci sono tutte
quelle esperienze sensoriali?
Questa è la forma sottile della manifestazione divina.
La terza forma è “l’Ente Causale”.
Non avendo una specifica forma, viene definita Avyakti, “la Non-manifestazione", il
piano causale-informale; tuttavia è presente la Beatitudine e la coscienza di
quell’esperienza.
Fisico, sottile e causale sono le tre forme di Visvarûpa Hiranyagarbha e Avyakti. Voi
siete la medesima persona che ha esperienza dello stato di veglia, di sogno nello
stato di sonno e che gode la beatitudine dello stato di sonno profondo. L’unica
entità esistente nei tre stati è l’Essenza Divina, che si esprime col corpo nello stato
di veglia, con la mente nello stato di sogno e con la Pura Coscienza nello stato di
sonno profondo: è il principio di Ishvara che li unifica tutti e tre…
Una volta riconosciuta questa Divinità, comprenderete il Principio della Realtà
Suprema, realizzerete l’identificazione con Quello."
__________________
“Supponete di scavare un pozzo; arrivati, diciamo, a 100 piedi di profondità dalla
superficie, scoprite una buona sorgente che vi dà un abbondante rifornimento
d’acqua. Orbene, avete creato voi l’acqua o l’avete portata da qualche altra parte?
No, no. L’acqua c’è sempre stata, ma è venuta allo scoperto perché è stata rimossa
la terra che la nascondeva. Così pure, in voi è sempre presente la Divinità, ma ve ne
siete scordati.”
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“Voi siete l’incarnazione dell’Atma, del Divino Spirito. Voi siete Dio, lo Spirito.
Quando nella vostra vita riecheggerà costantemente la convinzione: “Io sono Dio, Io
sono Dio, Io sono Dio!”, la vostra esistenza cambierà…
Se invece continuerete a pensare: “Io sono un uomo, Io sono un uomo!”, rimarrete
solo un uomo. Abbiate la costante fede di essere divini.”
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“Mentre i Veda sono nel dualismo, il Vedânta è non dualista (Advaita) ed è il non
dualismo che fa sperimentare la Beatitudine. Nei Veda predomina il principio
dell’ego, mentre il Vedânta ha dichiarato che solo con l’eliminazione del senso di “Io”
e di “Mio” si accede alla realizzazione. E’ l’Io che va sradicato, finchè sussiste non
sarà possibile entrare nel mondo della Conoscenza Suprema, ma si rimarrà legati a
quello della conoscenza inferiore. Perciò, cercate di capire la differenza tra i Veda e
le Upanishad.
Il Vedânta è la quintessenza dei Veda: occorre anzitutto praticare e poi predicare;
solo a queste condizioni si potrà comprendere il Principio dell’Advaita, cioè del Non–
dualismo.”
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“Fate almeno un piccolo sforzo ogni tanto per sperimentare la verità del Vedânta:
per quanto vi riesce, dedicatevi ad azioni buone, siate al servizio dell’intera società,
ripetete il Nome del Signore.
Non fate niente di meccanico o forzato.
Non fate nulla per gelosia.
Non fate nulla per forza: la coercizione non serve.
Fate che la sola forza sia quella dell’amore che proviene dal cuore: mirate alla forza
interiore, anziché a quella esteriore.
Fate tutto con l’amore nel cuore.”
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CORPO, SENSI, MENTE E INTELLIGENZA.
Dicono le Upanishad:
“Riconosci il Sé come il viaggiatore in un carro:
il corpo è il carro;
l’intelletto è il cocchiere;
la mente sono le redini;
i sensi, così si dice, sono i cavalli;
gli oggetti dei sensi sono il terreno;
l’insieme di Sé, mente e sensi, i saggi chiamano ‘Colui che prova piacere’.
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I sensi di colui che non comprende, la cui mente è instabile, sono incontrollati come cavalli
bizzarri.
Ma i sensi di colui che comprende, la cui mente è stabile, sono ben controllati come cavalli
docili.
Colui che non comprende, inconsapevole e sempre impuro, non raggiunge la meta, bensì
resta prigioniero del samsāra.
Ma colui che comprende, che è consapevole e sempre puro, raggiunge la meta, il luogo
donde non si rinasce.
Colui che ha la comprensione come cocchiere e sa usare le redini della mente, questi arriva
alla fine del viaggio, al luogo eccelso di Vishnu.
Nella psicologia di Baba, così come nelle Upanishad, troviamo un’organizzazione
strutturale che contempla cinque componenti, tra loro interdipendenti: il corpo, i sensi, la
mente, l’intelligenza ed il Sé (l’Atma o Anima). Baba utilizza questi concetti perché intuitivi e,
perciò, comprensibili dalla maggior parte delle persone; ma nella psicologia occidentale, o
non vengono considerati come tali (è molto difficile che gli psicologi parlino in maniera così
esplicita di corpo e sensi, anche se, ultimamente sta prendendo piede un orientamento
psicologico chiamato appunto Psicosomatica), oppure, non c’è unanimità circa il loro
significato (infatti, da sempre, gli studiosi sono in disaccordo sul significato di alcuni
termini di uso corrente quali mente e intelligenza) o, ancora, non c’è concordia nel pensare
che esista l’Anima o lo Spirito, ossia, il Sé interiore.
Badate bene però, che nonostante tutto, se escludiamo il continuo ed esplicito riferimento
che Baba fa circa la Natura Divina dell’uomo, il Suo discorso (quello, per esempio, in merito
ai sensi e ai desideri collegati) non è nient’altro che la stessa considerazione fatta da Freud
circa il “principio del piacere” e quello “di realtà”.
Per capirci, nell’impalcatura che Freud ha costruito per strutturare la teoria psicoanalitica,
esistono due “principi” fondamentali che governano il comportamento umano:
- “Il principio del piacere”, consistente nel bisogno del soggetto di avere un piacere
immediato e/o di eliminare immediatamente una sofferenza;
“Il principio di realtà”, che consiste nella capacità di rinunciare ad un piacere
immediato per un piacere futuro, magari più grande e/o nella capacità di sopportare una
sofferenza attuale, sapendo che essa finirà e verrà sostituita, comunque, da una certa
qual forma di benessere.
Il primo “principio” dovrebbe essere esclusivo dei bambini (è noto a tutti che i bambini mal
sopportano le frustrazioni e sono alla continua ricerca di fonti di piacere); il secondo invece,
è tipico delle persone adulte o mature, perché dotate di raziocinio e capacità discriminante
e, non da ultimo, anche di una certa forza di sopportazione, data dall’età e dalle esperienze
passate.
Ho detto che “il principio del piacere” dovrebbe essere di esclusiva pertinenza dei bambini
perché, quando esso permane in età adulta, nel soggetto compare una sofferenza psichica
che, tecnicamente, viene denominata nevrosi. Di fatto, se il bisogno di piacere immediato
orienta ancora il comportamento del soggetto, la sua realtà si trasforma in una rincorsa
continua a trovare piaceri e ad evitare dolori e, solo in certi casi, questo si traduce in una
vita apparentemente normale. Infatti, il soggetto è preda di una sofferenza costante di grado
variabile, più o meno sopportabile e più o meno visibile all’esterno.
A proposito del “principio del piacere”, Baba dice:
“Se andate a fondo, attentamente, sull’origine dei piaceri dei sensi, la scoprirete solo
nel dolore: ecco perché ogni piacere sensoriale porta con sé la spina del dolore. Il
piacere procurato dai sensi è momentaneo e, in definitiva, sfocia sempre in
sofferenza: i desideri, in un momento nascono e, un istante dopo, si placano.
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Supponete che oggi vi venga il desiderio di mangiare del laddu (un dolce indiano),
quando ne avete mangiati due siete sazi o, addirittura, vi viene la nausea: prima il
desiderio, poi il disgusto! Piacere e dolore in rapida successione. Considerando in
questo modo la natura ingannevole e transitoria dei cosiddetti piaceri sensuali, è
possibile acuire la capacità del discernimento e del distacco, mantenendo sotto
controllo i sensi.
Altro punto importante da notare è che , se si tengono occupati i sensi in una giusta
attività, essi non desteranno preoccupazioni; in caso contrario, si diventa loro schiavi.
Di sicuro l’impatto delle parole di Baba può essere notevole e, per taluni, anche irritante, nel
senso che potrebbero essere intese solo come un eccesso di moralismo clericale,
improponibile per il mondo occidentale, moderno e laico.
In ogni caso, la nota di fondo di tutti i Suoi discorsi è una sola, l’Io Divino come realtà
inconfutabile dell’uomo ed il suo dovere di usare la vita al fine della propria Realizzazione
Spirituale. Detto in altro modo: tutte le Sue indicazioni hanno come riferimento sempre lo
scopo finale dell’esistenza umana che è Spirituale ed è per questo che le Sue parole
possono far risultare insufficienti o marginali le metodiche atte a realizzare un benessere
temporaneo o mondano, anche se Lui non le rifiuta in senso assoluto (perché, per esempio,
dice: “Abbiate cura del vostro corpo, perché è uno strumento che vi consente la visione di
Dio. Non vi dirò mai di andare contro questo consiglio”).
Sentiamo dunque cosa aggiunge circa la combinazione corpo, sensi, mente e intelligenza.
CORPO E SENSI
Dice Baba:
“Tu non sei il corpo, non sei un complesso di carne, ossa e sangue; non sei
nemmeno i tuoi desideri occulti, né il tuo pensiero inespresso. Non sei l’illusione
che ti ammalia impedendoti di liberarti. Tu, invece, sei l’Eterno Universale, il
Paramâtman. Basterebbe che avessi coscienza del tuo potere innato.”
__________________
“Il corpo, i sensi, la mente e l’intelletto, non sono che abiti indossati dall’uomo. Solo
quando si capiscono la natura ed il significato di questi accessori, se ne può fare un
giusto uso…
Generalmente, ogni giorno quando vi vestite, vi assicurate che gli abiti calzino alla
perfezione, in modo da avere un aspetto decente e gradevole; similmente, il corpo è
come un abito e, solo quando lo si sa indossare correttamente, se ne può fare il
miglior uso ed ottenere il massimo rendimento.
__________________
“Anche se il corpo non vale un gran che e non dura in eterno, va tuttavia tenuto con
molta cura, perché è lo scrigno in cui abita lo Spirito Divino, l’Atma. E’ il primo
dovere di un uomo: se un uomo non possiede un corpo vigoroso e sano, diverrà
facile preda di numerose malattie. In verità, il corpo è la base della vita umana…
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Sebbene il corpo sia fatto di carne, sangue, feci, urina ed altre cose maleodoranti, lo
Spirito Divino lo irradia della Sua luce.
L’Atma non cresce con il corpo, né decade insieme ad esso: il principio atmico non è
condizionato da crescita, né da degrado: è sempre puro, prezioso ed immutabile.
Quand’anche un grosso e lucente diamante si trovasse tra un mucchio di spazzatura, non
perderebbe la sua luminosità né il suo valore…
Così, il principio atmico, che è scevro da egoismi, immacolato ed eterno, non
perderà nulla del suo splendore e del suo bagliore, anche se unito ad un corpo
umano pieno di impurità.
Come si spiega che popoli di religioni diverse si trovano d’accordo sulla necessità di
mantenere in buona salute il corpo e di procurargli felicità? Perché tutti
considerano il corpo come il Tempio del Signore che vi dimora. E’ quindi dovere
primario dell’uomo non trascurare questo sacro tempio del corpo e prendersene la
massima cura, affinchè sia mantenuto in efficienza, visti i doveri e gli obblighi per i
quali è destinato nella vita. Coloro che non intravedono questa verità, sottopongono
il corpo a dure prove nel nome di culti, voti, digiuni e penitenze. Per questo motivo,
finiscono per fallire l’obiettivo principale, che consiste nel riconoscere l’Eterno
Principio dell’Atma.
Ucciderete forse il serpente colpendo il termitaio dove si nasconde? Realizzerete
l’Atma infliggendo privazioni al corpo? Credete di giungere alla liberazione
rinunciando al cibo buono e all’acqua?
La realizzazione del Sé è possibile solo mediante la conoscenza della propria Vera
Natura.
__________________
“Solo dopo aver riconosciuto l’origine divina dell’essere umano, ci si deve
preoccupare di mantenere e di usare i corpo nella maniera confacente alla sua
natura. Anche se il corpo non è che uno strumento, l’uso che se ne deve fare va
regolato in base a determinati modelli ed entro certi limiti. Tutti gli oggetti del
mondo sono soggetti a norme particolari.
Giustamente è stato affermato che, senza disciplina, non è possibile raggiungere né
successo, né progresso. Il corpo non fa eccezione e va usato secondo certe norme: si
deve dare sempre maggior purezza ai pensieri, ai sentimenti, agli atteggiamenti e
alle azioni; al contrario, se si usano i sensi e membra in modi impuri, la natura
umana si perverte in diabolica…
Usando il corpo, vanno tenuti in considerazione dei limiti: nel cibo che si mangia,
nell’acqua che si beve, nelle parole che si dicono e si ascoltano;
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in definitiva, in tutte le consuetudini, come regola fondamentale si deve usare la
moderazione. Mangiare o parlare troppo porta disordine mentale, mentre mangiare
frugalmente e parlare con moderazione porta ad un vivere piacevole. Dunque, il
corpo sia sempre utilizzato solo in modo da recare gioia alla vita umana.”
__________________
“Il corpo va seguito con le debite cure, anche se è transitorio, finchè non si è
realizzato l’Atma (il Sé, l’Anima o Spirito). Ignorando questa verità, molti trascurano
il corpo, esponendosi all’attacco di varie malattie. La salute fisica è indispensabile
anche per raggiungere i quattro scopi della vita (Purushârta), che sono: la Giustizia
(Dharma), la Ricchezza (Artha), il Desiderio (Kama) e la Liberazione (Moksha).”
__________________
“Il corpo è stato chiamato kshetra, che significa “campo”, e kshetrajña è “il
conoscitore di questo campo”: voi siete il Conoscitore del campo ed il vostro corpo è
quello da voi conosciuto. Dunque, voi siete il Testimone di questo campo…
In questo campo del corpo, i frutti che si raccolgono dipendono dai semi che si sono
posti nel terreno: se seminiamo buoni pensieri, raccoglieremo buoni frutti; cattivi
pensieri daranno solo cattivi risultati…
Questa è una Legge immutabile.
Assicuratevi dunque, che vengano seminati soltanto buoni semi, cioè pensieri buoni,
azioni buone. Non bistrattate il corpo a seconda dei vostri capricci; sappiate
distinguere ciò che passa e ciò che è eterno ed utilizzate il corpo per raggiungere il
“bene ultimo”.
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“Ogni azione richiede energia: se si utilizza con parsimonia l’energia del corpo, ci sarà equilibrio ed
il corpo sarà sempre in gran forma.”
__________________
“Studenti, non sottovalutate il corpo!
E’ pur vero che a questo mondo nulla dura, ma, per questo motivo, si deve
trascurare tutto?
Dunque, anche se il corpo è precario, usategli ugualmente la giusta sollecitudine,
per quel tanto che merita una cosa che non è eterna, ma che è il tempio mutevole di
Dio.”
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“Il cibo non va consumato indiscriminatamente solo per sedare l’appetito o il piacere del palato:
dovete mangiare solo cibo “sattvico”. I nostri pensieri sono condizionati dal genere di cibo che
consumiamo…
Giacchè il corpo è un sacro santuario, si dovrebbe evitare rigorosamente di bere
qualunque sostanza inebriante e ci si dovrebbe astenere da tutti quegli alimenti che
favoriscono qualità ragiasiche, ossia, quelli che accendono le passioni.
Cosa significa cibo sattvico?
E’ diffusa l’idea che frutta e latte siano cibo sattvico; ma non è tutto qui: ciò che
entra per la bocca non è l’unico “cibo” di cui si nutre il corpo, vi sono altri organi di
senso, come gli occhi, le orecchie, il naso e le mani che consumano gli oggetti
prendendoli dal mondo esterno. Perciò non si creda di alimentarsi sattvicamente
per il solo fatto che si prendono frutta e latte con uno dei cinque sensi, a meno che
il “cibo” assunto con gli altri sensi possa considerarsi altrettanto sattvico.
Usate gli occhi per guardare solo ciò che è puro…
Anche le orecchie hanno bisogno di un’alimentazione pura…
Il naso dovrebbe fiutare solo dolci fragranze…
Con le mani dovete compiere solo buone azioni…
Allorchè vi sarete liberati dai cinque mali derivanti dall’inquinamento del parlare,
del vedere, dell’ascoltare, del pensare e dell’agire, sarete in grado di realizzare la
vostra Divinità ed indentificarvi con lo Spirito Supremo, il Paramâtma.”
__________________
“L’uomo riguardo al corpo va soggetto a tre malintesi:
- il primo consiste nello scambiarsi per qualcosa che non è vero;
- il secondo sta nel considerarsi proprietario di cose o persone che non gli
appartengono;
- il terzo è nel credere eterno ciò che svanisce…
Niente vi appartiene.
Voi vi create dei problemi quando dimenticate la vostra stessa realtà e confondete in
questo mondo illusorio il Reale con l’irreale.
Voi non siete altro che voi stessi, sempre. Non siete di nessuno e nessuno è vostro.
Una sola cosa esiste!”
__________________
“Nella Kathopanishad il corpo viene paragonato ad un carro, i sensi ai cavalli, la
mente alle redini e l’intelletto al guidatore. Questo vuol dire che la mente è
posizionata tra i sensi e l’intelletto, quindi se la mente segue i dettati dell’intelletto
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sarà salva; al contrario, se segue i capricci dei sensi diventerà loro schiava e vittima
di infinite sofferenze.
Permettere ai sensi di andare dove vogliono è seguire il cammino esteriore, mentre
controllarli è seguire il cammino interiore. La maggioranza degli uomini segue il
primo e sono molto pochi quelli che seguono il secondo: l’uomo continua a cercare
ardentemente fra le cose del mondo la soddisfazione della mente e dei sensi e non è
disposto ad assecondare le richieste del suo Sé interiore. I poteri di cui l’uomo è
dotato sono limitati, ma attraverso pratiche opportune egli può estendere all’infinito
questi poteri “limitati”. La ragione per cui il suo potere è in diminuzione sta
nell’impiego di energie per la soddisfazione del corpo, della mente e dei sensi,
anziché per i valori elevati dello Spirito. La causa principale, della perdita di quello
straordinario potenziale di cui è dotato, sta dunque nell’asservimento ai sensi.
L’uomo, per mancanza di autocontrollo, invecchia precocemente.
Per dare compimento a qualsiasi cosa nel mondo, sono essenziali tre condizioni:
- il controllo dei sensi;
- il controllo della mente;
- mantenere il corpo in perfetta salute.”
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La Vera Libertà è di controllare i sensi e l’ego inferiore: tale sforzo è necessario per
raggiungere il più alto Sé e sperimentare la gioia dello Spirito.”
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“Non siate schiavi dei sensi. Sforzatevi di tenere sotto controllo la vostra mente:
dominatela e siatene padroni, non schiavi!”
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“I difetti che voi attribuite ai vostri sensi sono, in realtà, difetti nei vostri pensieri e
nei vostri sentimenti. Se i sensi venissero usati propriamente, essi vi darebbero solo
giuste impressioni.”
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“Se i sensi sono tenuti impegnati in azioni corrette non vi daranno fastidio,
altrimenti potreste diventarne schiavi.”
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“La determinazione dell’uomo dovrebbe essere quella di seguire la strada della
rettitudine, della giustizia e della verità; ma la tragedia è che egli diventa vittima dei
suoi cinque sensi che lo conducono fuori strada e lo lasciano con problemi senza
fine.”
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“Se si usano i sensi in modo impuro, la natura degenera da umana a demoniaca.”
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“L’essenziale è imparare a vivere in modo degno degli esseri umani.
Vi sono persone istruite che hanno un comportamento animalesco.
Perché si comportano come bruti senza discernimento?
Qual è la ragione di tanta ignoranza?
Non va ricercata nella loro cultura, ma nella mancanza di controllo dei sensi.
In definitiva, la prima cosa di cui avete bisogno è imparare a controllare i sensi.
Abbiate in ogni circostanza una mente stabile ed una visione libera da illusione,
meta che potrete raggiungere solo per mezzo di una disciplina spirituale.”
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“Diventate uomini ideali così che gli altri possano derivare beneficio seguendo il
vostro esempio.
La cattiva compagnia, i cattivi pensieri, le vie sensuali vi daranno piaceri
temporanei, ma vi faranno sprofondare in una condizione miserevole ed alla fine vi
porteranno alla rovina.”
__________________
“Tenete sotto controllo almeno tre sensi: il vedere, il parlare ed il pensare; quando
sono sotto controllo questi tre, anche gli altri rimarranno sotto controllo,
automaticamente.
La mancanza di memoria degli studenti è dovuta all’eccessivo parlare. Se riuscirete
a sviluppare il potenziale della mente e la forza di volontà, potrete ottenere ogni
cosa. L’uomo d’oggi ha una mente assai fragile e, per questo, anch’egli s’indebolisce.
Il corpo fisico può anche essere molto forte, ma è inerte e privo di coscienza. Tutta
la coscienza di cui il corpo dispone proviene dall’Essenza Divina. Il corpo può
svolgere le sue funzioni grazie alla compenetrazione di quest’Energia Divina…
Tutti gli organi funzionano grazie a quest’Energia. Arrendetevi ad Essa ed otterrete
ogni potere. Tutti gli organi di senso sono sotto il controllo di Dio, se si mantiene il
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Signore nel proprio cuore si potrà esercitare il controllo sui sensi e non essere loro
schiavi. Siate sempre padroni dei vostri sensi.
Non basterà dirlo a parole, bisognerà esserlo di fatto…
Se volete essere davvero il padrone, controllate i vostri sensi e, per questo, esiste un
solo modo: seguite il sentiero della Divinità, sviluppate la fede in Dio, ripetete il
Nome del Signore e riflettete su quel Nome. Ecco il vero sentiero regale!”
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“Il verdetto delle Scritture è il seguente: quando l’uomo segue i propri sensi diventa
un animale; quando è guidato dalla mente diventa uomo; quando è guidato
dall’intelletto diventa grande fra gli uomini e quando è guidato dallo Spirito diventa
Divino.
Quindi, se non potete seguire il vostro intelletto, seguite almeno la mente in modo
da mantenere il vostro livello di umani.
Molti di voi potrebbero essere però dubbiosi su quest’ultimo assunto e chiedersi se
la mente non sia inevitabilmente destinata ad avere delle tendenze perniciose, in
verità, la mente è per sé stessa pura, sono i sensi che la rendono impura.
Invece di mangiare qualsiasi cibo che i sensi desiderano, contaminando così la
mente, occorre che l’intelletto operi con il suo potere discriminante e decisionale in
modo da mantenere la mente incontaminata, riportandola alla sua purezza
originaria.”
__________________
“Fra gli organi di senso, la lingua ha una notevole forza; la mente però li governa
tutti e l’intelletto governa la mente, mentre l’Anima individuale governa l’intelletto
ed, infine, Dio governa le Anime individuali.
Sarà possibile capire l’unità inerente a tutte le cose quando gli organi di senso
vengono a contatto con la mente, la mente stabilisce un contatto con l’intelletto e
l’intelletto si mette in relazione con l’Anima individuale.
La lingua è fra tutti gli organi il più importante e più potente.
Quando siete riusciti a tenere sotto controllo la lingua, avrete sotto controllo anche
tutti gli altri organi sensoriali.
La lingua svolge due funzioni: quella del mangiare e quella del parlare. Quando la
lingua giunge a stretto contatto con la mente, cessano le parole, finisce la
conversazione; da quel momento in poi incomincia a parlare la mente. Se volete
fermare questa loquacità mentale dovrete far sì che l’intelletto stia all’erta e, se
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riuscirete a mantenerlo vigile, potrà arrestare il chiacchierare della mente e tenerla
sotto osservazione.
Quando i sensi entrano in contatto con la mente e la mente con l’intelletto,
quest’ultimo deve essere adoperato con cognizione di causa, come se dicesse a sé
stesso: “Sto prendendo contatto con l’Anima”. Quando l’intelletto è rivolto verso
l’Anima individuale, questa si fonde nell’Anima Suprema, In questo consiste la
giusta pratica spirituale la cosiddetta Sâdhanâ…
Siccome gli organi di senso hanno la naturale tendenza ad orientarsi verso l’esterno,
l’uomo ha finito per pensare alle cose del mondo esteriore. Tuttavia, c’è una
complessa connessione tra il mondo esteriore e quello interiore e all’uomo spetta il
compito di scoprire questa stretta relazione.”
__________________
“Finchè si vive nel mondo, ci si deve conformare alle norme ed alle leggi che
governano le cose del mondo; ma qualunque cosa facciate, non dovete perdere di
vista il supremo ed ultimo fine della vita, che è spirituale…
Restate nel mondo e seguite le vostre occupazioni, ma senza permettere che si
insinui nella mente l’ansia e che il corpo si esponga all’attacco di malattie di ogni
genere. Considerate il corpo come un utensile…
Oltre al ruolo del corpo, dovete prendere coscienza anche di quello, non meno
importante, degli altri elementi ad esso connessi, come gli organi di senso, la mente,
l’intelletto; e dovete tenerli in buono stato…
Avrete una vita piena e ricca di significato, solo quando avrete compreso nel giusto
senso la natura di ciascun elemento della vostra personalità: cioè, il corpo, i sensi,
la mente e l’intelletto. In caso contrario, si diventa vittime di ogni sorta di difficoltà e
di problemi.
Non c’è bisogno di sprecare tempo seguendo una routine di pratiche spirituali, come
la ripetizione di mantra (japa) o la meditazione (dhyâna): la vera ascesi (sâdhanâ)
consiste nel riconoscere la Verità. Quando il cibo è cotto, non serve altra legna da
ardere; così, quando la Verità è stata realizzata, non c’è più alcun bisogno di
pratiche spirituali.”
LA MENTE
“Che cos’è la mente?
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Se la sottoponete ad un esame, noterete che è fatta esclusivamente di pensieri.
E i pensieri da dove provengono?
Dalle emozioni che bisogna sempre dominare.
Voi non volete soffrire, non volete i dolori, ma solo le gioie; ma gioia e dolore vanno
sempre di pari passo: quando finisce la gioia incomincia il dolore e quando finisce il
dolore riprende la gioia. Non potete scinderli, dunque, non preoccupatevene.
Cercate piuttosto di scoprirne la causa.”
__________________
“Mentre ciascun organo di senso nel suo funzionamento è limitato al proprio
specifico ruolo, “lo strumento interiore” (mente, intelletto, memoria ed ego) combina
le funzioni di tutti e cinque gli organi: solo esso ha la capacità di sperimentare tutte
le percezioni dei cinque sensi…
La complessa personalità umana funziona grazie alla combinazione degli organi
esterni con le corrispondenti facoltà situate nel cervello.”
__________________
“Lo strumento interiore della mente consiste di quattro aspetti: la mente vera e
propria, l’intelletto, la memoria e l’ego. Questi ultimi tre sono gli aspetti sottili della
mente.
A ciascun aspetto corrisponde una funzione: è come il bramino che quando svolge i
riti di culto nel tempio è un sacerdote, quando cucina è un cuoco, quando insegna è
un insegnante e quando interpreta gli astri è un astrologo.
Allo stesso modo, quando la mente è impegnata nei processi del pensiero è
chiamata mente (Manas); quando è occupata nel processo di inchiesta e
discriminazione fra giusto ed errato si chiama intelletto o intelligenza (Buddhi);
quando funziona come serbatoio per la memoria è chiamata subconscio (Chitta);
quando si identifica con il corpo fisico assume la funzione corrispettiva alle attività
svolte e prende il nome di ego (ahamkâra). Quindi, pur essendo una, la mente
svolge in ogni modo diverse funzioni.
In verità, la mente è causa di tutte le cose.”
__________________
“Nelle Scritture si dice che l’intero cosmo non è altro che una proiezione mentale.
L’uomo deriva il suo nome dal fatto di possedere la mente. Uomo significa mente e
mente significa uomo (Manava = uomo; manaj = mente).
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La mente è un fascio di pensieri: i pensieri precedono le azioni; la gioia e la
sofferenza sono le conseguenze, i frutti delle azioni. Di conseguenza, solo con
pensieri buoni la vita sarà buona.”
__________________
“La mente è l’unica causa di elevazione o di decadenza nella vita dell’uomo: la
mente è la sola responsabile della prigionia o della liberazione dell’uomo. Nient’altro
che la mente fa dimenticare all’uomo la sua realtà e lo precipita all’inferno.”
__________________
“L’obiettivo fondamentale dell’uomo è quello di riconoscere con chiarezza la natura
della mente: nella mente dimorano tutte le arti e la creazione intera. Solo nella
mente gli uomini possono trovare la loro giusta collocazione. La mente è il trono
dove può collocarsi l’Amore ed è sovrana di tutte le gioie e di tutti i dolori. Quando
la mente sarà colma di pensieri santi, potrete chiamarvi uomini.”
__________________
“Vero uomo è solo chi ha sottomesso e controlla la propria mente.
Saggio è chi conosce mente ed intelletto.
Esemplare è colui nel quale c’è armonia tra parola ed azione…
La mente è responsabile di tutto.”
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“La mente possiede due tipi di energia: il primo si riferisce ai pensieri che hanno
attinenza con ciò che è permanente ed eterno; il secondo riguarda i pensieri che
perseguono ciò che è terreno ed effimero.
Soltanto nel primo caso si potranno avere desideri puri.”
__________________
“In qualunque posto uno si trovi, ciò che importa è la mente.
Né la casa, né la foresta ti daranno la liberazione: finchè la tua mente non sarà in
buone condizioni, non fa differenza che ti trovi in un tempio o in un deserto.”
__________________
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“Dopo aver ottenuto la condizione di uomo, egli non è stato in grado di esercitare il
completo controllo della mente: non l’ha sottomessa, infatti, la mente non fa che
saltare e vagare da un oggetto all’altro, da una faccenda all’altra.
Se continuate a gettare pietre in un lago, come potrà calmarsi la superficie delle
acque?…
Sembra non esserci limite a questo vagabondaggio della mente e non ci si cura di
sapere se, ciò su cui si trova, sia sacro o profano.
La capacità di discernere è insita nell’uomo, ma egli non ne fa buon uso…
La mente umana può essere paragonata ad un grande lago o ad una cisterna,
l’Energia Divina è il flusso d’acqua che, scorrendo attraverso il canale dell’intelletto,
raggiunge il serbatoio della mente. I sensi sono le sue falle.
L’Energia Divina può rimanere nella mente solo quando i sensi vengono tenuti sotto
controllo.
La mente, da padrona dei sensi, si fa loro schiava ed è come se un sovrano si
abbassasse al rango di servitore della servitù. Come potrebbe un simile re esigere
rispetto e venerazione? Lo stesso vale per la mente, che pur essendo sovrana dei
sensi, si riduce ad essere loro schiava, facendo perdere all'uomo la condizione che
gli è propria.
Quindi, l’uomo sia padrone, non servo!
Perché questo accade?
L’uomo perde la sua energia inseguendo le richieste dei sensi, invece di controllarli.
La mente perde energia col continuo parlare, col guardare tutto quanto c’è in giro e
col desiderare ogni genere di cose.
Così come, quando non assumete il cibo giusto, il corpo fisico deperisce, anche la
mente deperisce se si usa l’Energia Divina senza discriminazione.
Dunque, l’uomo controlli la propria attività di pensiero, perché solo allora la mente
avrà il suo pieno potenziale e ne uscirà santificata. Bisogna aver cura del potenziale
della mente: l’uomo è il risultato finale della sua mente. Se l’energia della mente
viene persa, anche la santità dell’uomo viene compromessa. Quando l’uomo
sollecita i sensi e ne segue il sentiero, va incontro ad un gran numero di problemi…
Se un cavallo è pigro, anche se gli somministrate del foraggio particolarmente
nutriente, continuerà ad essere sempre più pigro. I sensi sono come quel cavallo,
quanto più sono soddisfatti, tanto più diventano preponderanti, fino al punto di
rovinare la natura stessa dell’uomo.”
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“L’illusione non è altro che la mente, ma ha uno scopo, perché senza di essa l’uomo
non potrebbe vivere.
La parola uomo (in inglese, man) deriva da Manas, che significa “mente”: l’uomo,
infatti, non potrebbe essere considerato tale se fosse privo di mente; ed è nella
comprensione del Principio della Mente che si arriverà alla comprensione del
Principio di Dio. Il Vedânta ha dichiarato che la mente è causa di prigionia come di
liberazione ed è essa a decidere la meta…
La mente è la chiave, se la introducete nella serratura del cuore e la girate verso Dio,
avrete il distacco, se invece la girate verso il mondo, rimarrete negli attaccamenti…”
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“E’ un grosso errore credere che le cose materiali possano soddisfare il bisogno di
felicità dell’uomo…
Egli dovrebbe sapere che il piacere è inerente a lui stesso e che, solo nello sviluppo
della visione interiore, può manifestare tutto lo splendore e la felicità che gli
appartengono intimamente.”
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“La vostra mente è la sola responsabile di gioie, dolori, attaccamenti e odio. Cercate
di cambiarla.”
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“Gioia e dolore sono essenzialmente differenti aspetti della mente e dipendono dai
suoi umori.”
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“Le gioie che si provano sono in stretta connessione con la natura, l’indole o i
sentimenti di chi le sperimenta.”
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“Occorre riconoscere che la mente va controllata in qualsiasi frangente. La mente è
responsabile sia della schiavitù sia della liberazione di un individuo.”
__________________
“ La mente è piena di legami: è bramosa delle cose, della compagnia della gente e
preferisce un certo luogo piuttosto di un altro. L’attaccamento è una catena; il non-
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attaccamento è Liberazione. Desiderare è come essere in prigione, morire;
distogliere la mente dagli attaccamenti vuol dire essere liberi e vivere eternamente.
La mente è ciò che lega l’uomo e può dargli la liberazione.
La mente corre dietro ad una cosa e vi si attacca, i sensi stanno all’erta, ne risulta
un’azione, la mente ne è contenta o scontenta, ne seguono sentimenti, sopravviene
la paura, cresce l’ira e si sviluppa l’affetto. E così si rafforzano le catene.”
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“Come tutto si copre di polvere, la mente è impolverata dai desideri, dagli
attaccamenti, dagli appetiti e dalle bramosie; per far sì che lo splendore del Sé
(l’Atma) possa immergersi nello splendore del Sé Supremo (Paramâtman), occorre
spazzar via tutta quella polvere: allora il Sé diventerà Uno con lo splendore del Sé
Supremo.”
__________________
“Nell’uomo conta soprattutto la mente, ma egli bada esclusivamente alla sua forma
fisica. E’ un grave errore!
Se affermate che il mondo non è come dovrebbe essere, chiedetevi anche perchè si
trova in tale stato.
L’uomo è la sua mente; la mente è un’accozzaglia di pensieri che sorgono in gran
parte dalle azioni che si compiono. Se la condotta è buona, la mente è buona; se la
mente è buona, l’uomo è buono.
Se affermate che il mondo d’oggi va male, significa che la condotta degli uomini non
è corretta, il loro comportamento deve essere santo, divino.
Dio non vive ai margini dell’uomo, la stessa forma umana è una forma divina. Dio
scende sulla terra in forma umana, ma non ne ha una sua. Si continuerebbe a
camminare su un sentiero sbagliato se non si sapesse vedere Dio nella forma
umana e si sprecherebbe la vita se si proseguisse nella ricerca di cose inutili e di
perditempo.”
__________________
“La mente è un fastello di inclinazioni; in verità la mente è il mondo: è tutto il
mondo per l’individuo. Quando siete nel sonno profondo la mente non è in funzione,
e così, per l’individuo, il mondo è inesistente. Il mondo nasce, ossia si presenta alla
coscienza, e muore, cioè sparisce dalla coscienza, a seconda delle possibilità
cognitive della mente. Perciò, quando si dissolve la mente, si dissolve anche il
mondo e l’individuo è libero, ha ottenuto la Liberazione.”
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“Chi ha domato la mente sarà sempre lo stesso, sia nella buona sia nella cattiva
sorte. Il dolore e la gioia non sono che aberrazioni della mente: questa è affetta,
agitata o modificata solo quando viene in contatto con i sensi ed il corpo. Il
Realizzato ricava piena Beatitudine dal proprio Sé; non Lo cerca in nessun luogo al
di fuori di lui, non desidera né fa conto di trovare gioia in qualcosa di esterno, ma è
pienamente soddisfatto dalla gioia interiore che riceve.”
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“C’è chi sogna ad occhi aperti, fa castelli in aria, fa progetti su ciò che vede e non
vede, che sa e che non sa. C’è chi è ipersveglio, ed in lui il senso di “Io” e di “Mio”
hanno messo radici troppo profonde attraverso molte vite. Questi sentimenti non
sono altro che agitazioni della coscienza. La saggezza albeggerà solo quando esse
saranno distrutte. Fino allora, per quanto sapere, di nomi e di forme, si sia
accumulato, non si potrà mai afferrare la Realtà.
La cessazione di tutte le agitazioni mentali è il segno della persona che conosce
veramente la realtà.
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“La fiamma del desiderio non può essere spenta se prima non viene conquistata la
mente; e la mente non può essere vinta se non si rendono innocue le fiamme del
desiderio. La mente è il seme ed il desiderio è l’albero: dunque, mente, desiderio e
Conoscenza del Sé (Atma-jnana) sono interdipendenti.
__________________
“L’uomo diventa ciò che pensa.”
__________________
“Se nella vostra mente entrano pensieri malvagi e disonesti, tutto il vostro modo di
pensare diventa arido, segue direzioni sbagliate e voi assumete un atteggiamento
duro e crudele, perdendo ogni vantaggio dell’istruzione ricevuta. Chi è di mente
ottusa non conoscerà mai sé stesso, anche se ha studiato molto.”
__________________
“La mente va soggetta a tre tipi di inquinamento: mala, vikshepa e âvarana.
Cosa vuol dire mala?
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L’uomo, consciamente o inconsciamente, commette parecchi errori, non solo in
questa vita, ma anche in quelle precedenti. Di vita in vita, queste azioni hanno
lasciato un’impronta nella memoria (citta) che si sedimenta, come la polvere si
accumula, giorno dopo giorno, sulla superficie di uno specchio. Così lo specchio
della mente umana si ricopre di sporcizia, che viene propriamente detta mala. A
motivo di mala, l’uomo non riesce a vedere chiaramente il riflesso della sua reale
identità nello specchio della mente; da qui, la necessità di pulire lo specchio dalle
impurità che lo ricoprono.
Questa operazione di pulizia si effettua regolando l’alimentazione e le altre abitudini
di vita, compreso il divertimento…
La seconda distorsione della mente, detta vikshepa, è dovuta al continuo vagare
della mente, come le immagini che si riflettono su uno specchio tenuto sempre in
agitazione.
Per controllare l’indole capricciosa della mente, bisognerebbe dedicarsi a varie
pratiche spirituali, come la meditazione, la preghiera ed i nove sistemi di devozione
menzionati dalle Scritture. Eccoli:
1) ascoltare storie e aneddoti che ricordano i giochi divini e i miracoli del Signore;
2) cantare la Sua Gloria;
3) ricordarLo;
4) servirLo;
5) adorarLo;
6) inchinarsi a Lui riverentemente;
7) mettersi al Suo completo servizio;
8) avere sentimenti di intima amicizia;
9) completo abbandono di sé al Signore…
La terza distorsione della mente, âvarana, si può paragonare ad una spessa coltre
che ricopre lo specchio della mente, impermeabile a qualsiasi riflesso del Sé. Così,
mentre mala impedisce di avere un’immagine chiara e corretta dell’Io e vikshepa ne
mostra un riflesso oscillante, âvarana occulta del tutto la Realtà, il Sé, e induce a
identificarsi col proprio corpo...
La stoffa che vela lo specchio della mente è costituita dall’insieme dei sei nemici
interiori dell’uomo: i desideri, la collera, l’attaccamento, l’avidità, l’orgoglio e la
gelosia. Fra tutti, il peggiore è l’orgoglio…
Il miglior modo per eliminare questo pesante panno di âvarana è far progredire
l’amore verso tutti.”
__________________
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“I piaceri mondani dell’uomo oggi hanno sorpassato ogni limite e, ciò che è peggio, è
che vuole soddisfarli “tutti e subito!”…
L’uomo è pronto a fare qualsiasi cosa pur di diventare ricco, ma non è disposto a
fare nessuno sforzo per realizzare Dio.”
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“L’uomo che si accontenta dell’occhio fisico senza sviluppare l’occhio della saggezza
non è meglio di un uccello o di una bestia…
L’occhio della saggezza è essenziale per l’uomo, perché solo con tale occhio si potrà
vedere il mondo per quello che è realmente, e cioè, Dio.
Tutte le cose visibili sono soggette a cambiamento, ma la base di tutti i
cambiamenti fenomenici è l’immutabile Spirito: Dio è come la strada che sopporta il
movimento veloce dei veicoli; solo riconoscendo il principio immutabile che sopporta
l’universo cangiante si potrà afferrare il suo segreto.
La vostra mente è la causa dell’incapacità di capire la reale natura del mondo: la
caratteristica della mente è quella di essere rivolta verso l’esterno.
L’uomo spreca la sua vita, notte e giorno, per acquisire cose esteriori come case,
veicoli, terre, barche, aeroplani ed altre proprietà: ma, per queste cose è nato
l’uomo?
No, no e no!
Realizzare Dio è il compito della sua vita: l’uomo deve realizzare Dio, sentire Dio,
vedere Dio e parlare con Lui.
Questa è la realizzazione. Questa è la religione. Non vi è scopo nel conoscere tante
cose senza conoscere Dio.”
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“La mente è la vera forma di Vishnu e racchiude l’universo intero. Se siamo stati
sull’Himalaya, ripensandoci, si possono riprodurre quelle montagne stupende nella
mente, la quale, per quanto piccola, può contenere un’immagine di così vaste
dimensioni: nella mente ci può stare il mondo in tutta la sua grandezza e non si
deve credere che sia una cosa da poco.
La mente è la forma di Vishnu e Vishnu riempie tutto di Sé.
Si soffre perché questa sua capacità di espandersi e di penetrare nel tutto, ha
subito alterazioni e perché si è costretti a tenerla sotto controllo.
Pur vivendo nella mente, la mente non è in noi, bensì nel mondo ed il mondo è nella
mente: mente e mondo sono inseparabili.
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Nell’egoista la divinità si contrae e la divinità insita in lui si restringe, si fa piccola
piccola; ed allora, dimenticando le proprie nobili origini, si abbassa a chiedere e a
mendicare.
Non siate mendicanti! Siate Padroni! Siate Svāmi!”
L’INTELLIGENZA
Allo stesso modo del corpo, Sai Baba considera l’intelligenza solo uno strumento, una
sorta di specializzazione mentale capace di rendere l’individuo in grado di discriminare il
giusto dallo sbagliato.
Apparentemente sembra un concetto ovvio, sul quale non dovrebbero esserci discussioni
di sorta, invece, come detto, la definizione di intelligenza, tuttora, non trova d’accordo gli
studiosi del settore.
Dal punto di vista psicoanalitico, noi possiamo accettare tale definizione, anche perché
l’intelligenza è strettamente collegata con il “principio di realtà” descritto da Freud, che,
come abbiamo detto più sopra, è una caratteristica peculiare della persona matura.
Badate bene, l’intelligenza non va confusa con la furbizia: quest’ultima è l’intelligenza
messa al servizio del “principio del piacere”, piuttosto che essere il pilastro del “principio
di realtà” e della saggezza. Difatti, le persone immature possono essere furbissime, anzi,
possiamo affermare che la maggior parte degli adulti, che vivono la propria vita orientati
dal “principio del piacere”, sono persone molto furbe, perché la furbizia è un sistema
indispensabile per sostenere quella modalità esistenziale. Tra l’altro, grazie
all’allenamento continuo, essa cresce parallelamente con l’avanzare dell’età. Purtroppo
però (o meglio, meno male!), proprio perché è un mezzo relazionale insufficiente e
conflittuale, la furbizia si porta appresso sempre il pericolo di fare la figura degli stupidi:
infatti, non sono rare le persone ritenute unanimemente furbissime che sono, alla fine,
“annegate in un bicchier d’acqua”. Ma non è questo il contesto per spiegarne i motivi; chi
volesse saperne di più, può leggere “Il Gioco Autentico”, nel quale sono riportati alcuni
esempi emblematici.
In realtà, parlando di intelligenza, spesso Baba fa un’ulteriore distinzione tra intelligenza
ed intelletto che per noi è estremamente complessa, anche se in parte assimilabile alla
differenza appena fatta tra furbizia ed intelligenza.
In ogni caso, nella psicologia di Baba l’intelligenza ha un’importanza fondamentale e, tra
le sue funzioni, c’è soprattutto quella di orientare la mente, in modo tale da permettere al
soggetto di seguire il giusto anziché il piacevole, evitandogli di diventare succube dei sensi,
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i quali, da semplici strumenti o servitori, possono trasformarsi in padroni assoluti, in
grado addirittura di fargli perdere la propria dignità umana.
Usando la metafora del gioco, noi possiamo definire l’intelligenza come la capacità di
capire ed accettare il gioco nel quale siamo inseriti, le Regole che lo sostengono ed il
Ruolo rivestito da tutti i partecipanti; per di più, di imparare a giocare correttamente e
indipendentemente dal risultato sperato.
Torniamo ora a Baba:
“La mente è una proprietà senza prezzo, è un dono di Dio, il più grande che abbia
fatto all’uomo.
Le Scritture hanno dichiarato che solo la mente è responsabile della schiavitù come
della libertà dell’uomo; pertanto, come potete condannare la mente come cattiva
quando essa è in grado di condurvi sino alla meta suprema della liberazione?
Un coltello può essere usato per tagliare la frutta e le verdure, ma se l’usate per
tagliarvi la gola o quella di altri, non potete dare la colpa al coltello! Allo stesso
modo non potete incolpare la mente se la usate male.
La vostra elevazione, come la vostra caduta dipendono dall’uso che fate della
mente…
Ciò che occorre è regolare i nostri pensieri in modo corretto: non appena un
pensiero sorge, non si dovrebbe subito tradurlo in azioni, ma assoggettarlo al vaglio
dell’intelletto per una corretta decisione. Oggi, purtroppo, molta gente ha la
tendenza a tradurre immediatamente in azione il pensiero prima di una tale
deliberazione.
Solo l’azione fatta con l’assenso dell’intelletto è quella che ci porterà la pace.”
__________________
“Vi ho detto che secondo le Upanishad il corpo umano è come un carro… ed il
cocchiere è l’intelletto.
Nella vita quotidiana, l’uomo deve affrontare molte difficoltà e risolvere tanti
problemi, e lo strumento a lui indispensabile è l’intelletto o la capacità decisionale.
Senza di esso nessun problema può risolversi: senza tale capacità l’uomo rimane
pieno di dubbi ed è destinato a finire male.
Dato che l’intelletto dissolve i dubbi, si dice che esso è al di là dei sensi…
L’intelletto è anche chiamato “la voce interiore”.
L’uomo guidato dalla sua voce interiore risolve tutti i suoi problemi… in questo caso,
la voce interiore è “la propria Coscienza”…
L’intelletto tende ad essere coperto dal senso dell’ego.
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Se i sensi sono più sottili del corpo e la mente più sottile di essi, l’intelletto è ancora
più sottile della mente, mentre lo Spirito è più sottile di tutti.”
__________________
“L’intelletto è molto vicino allo Spirito e riceve il 90% dell’energia spirituale.
La mente deriva il suo potere dall’intelletto, i sensi dalla mente ed il corpo dai sensi:
in questo processo di flusso dell’energia dallo Spirito al corpo, si verifica una
graduale diminuzione, qualitativa e quantitativa, del potere spirituale…
Con qualche sforzo, è possibile minimizzare questo progressivo depauperamento
energetico, purificando l’intelletto e facilitando la sua diretta influenza sul corpo.”
__________________
“Gli studenti dovrebbero capire che l’intelletto è molto superiore all’intelligenza ed al
mero intellettualismo, come comunemente è inteso. L’intelletto superiore è uno
stato mentale di pace che si ottiene con le qualità della fede e della fermezza.
Questo intelletto non è solo potere deliberativo o decisionale o discriminativo, ma il
potere del profondo interiore, dell’inchiesta e del giudizio imparziale.
__________________
“L’intelletto non deve quindi essere inteso come i talenti, l’intelligenza, la lucidità
intellettuale, la cultura e così via, ma come il composto di fede, fermezza e zelo,
verità, coerenza e realizzazione. In sostanza, è l’eco, il riflesso e la reazione del
Potere Spirituale. Esso deve servire per raggiungere la meta della vita umana, che è
la risposta alla domanda: “Chi sono Io?”…
Tutti dovrebbero poter rispondere a tale domanda cruciale e, quindi, scardinare la
convinzione di essere un corpo: Antonio, Alessandro, Vittorio, sono nomi dati ad un
corpo che assumiamo temporaneamente ed a cui ci identifichiamo, ma noi non
siamo quel corpo!
E l’intelletto, che è il diretto riflesso dello Spirito in noi, deve servire per condurci
alla realizzazione di quell’assunto e scoprire la nostra reale identità.”
__________________
“Oggi si usa l’intelligenza solo per farsi domande del genere: come posso avere più
prestigio? Come fare per essere più ricco? E per avere più comodità, più tranquillità
e più possedimenti?
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In questo modo, la gente non fa che incrementare desideri, mentre non nutre
pensieri del tipo: voglio diventare una persona virtuosa; voglio essere retto; voglio
seguire la strada che porta alla divinità; voglio raggiungere Dio.
Per inseguire progetti meschini gli uomini si votano all’ignoranza ed all’egoismo,
perdendo di vista la propria natura umana. Sono degli esseri umani solo quanto a
forma esteriore, ma non quanto a contenuti. Che contributo possono dare al mondo
persone del genere?”
__________________
“Per bello che sia il carro, per quanto affidabili siano i cavalli, per quanto resistenti
e sicure le redini, tutto ciò non serve a niente se manca il cocchiere. Così pure, per
quanto efficienti possano essere il corpo, i sensi e la mente, non servono a nulla se
manca l’auriga, cioè buddhi, l’intelletto.”
__________________
“Nella vita di ogni giorno, sorgono, di tanto in tanto, molte difficoltà, problemi e
seccature: per superare questi ostacoli, il caposaldo è l’intelletto. Senza il suo
intervento, nessun problema può trovare soluzione. Dice la Gîtâ: “Un uomo pieno di
dubbi finirà per soccombere”;
e sull’intelletto che distrugge i dubbi aggiunge: “L’intelletto può capire ciò che va
oltre l’osservazione dei sensi”.
__________________
“La mente, l’intelletto, la memoria e l’ego, che insieme formano “l’organo interno” o
antahkarana, sono senza forma, ma gli organi esterni, ossia i sensi, che sono gli
strumenti per mezzo dei quali l’organo interno percepisce il mondo fenomenico,
hanno forma.
L’organo interno va soggetto a quattro tipi di menomazioni e, precisamente:
- l’errata sovrapposizione di immagini;
- la temerarietà o il senso del pericolo;
- la fragilità degli strumenti;
- la gelosia…
1) Non pensate al male: pensate ciò che è buono;
2) Non guardate il male: guardate ciò che è buono;
3) Non ascoltate il male: ascoltate ciò che è buono;
4) Non parlate del male: parlate del bene;
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5) Non fate del male: fate del bene.
Se rispetterete questi cinque comandamenti, proprio come se fossero il respiro della
vostra vita, sarete in grado di superare tutti e quattro i difetti dell’antahkarana e di
raggiungere la purezza della mente, dell’intelletto, della memoria e dell’ego,
sperimentando così un’indescrivibile felicità.
__________________
“ Nella Taittirîa Upanishad, una delle più importanti fra le dieci principali
Upanishad, l’intelletto viene descritto sotto forma di uccello: la testa è la fede
(shraddâ), l’ala destra è l’ordine cosmico (ritam) e l’ala sinistra la verità (satyam), il
tronco del suo corpo è il Grande Principio (Mahâ-Tattva), la coda si chiama yoga, la
fusione completa.
L’intelletto, nel suo complesso, risulta dunque essere costituito da cinque elementi
ed ha un potere straordinario…
Non si deve confondere l’intelletto con i talenti o le doti naturali (medha) come
l’intelligenza, la perspicacia e così via, avulsi dalla conoscenza di sé stessi. Quindi,
l’intelletto, composto di fede, verità, ordine cosmico, Grande Principio e yoga, può
considerarsi come il riflesso, la risonanza e la reazione dell’Atma. D’altro canto, il
potere della conoscenza profana (medha-shakti) equivale al divino potere
dell’Illusione (Mâyâ-shakti).
__________________
“Aumentate il vostro potere di discernimento e controllate la vostra mente che
inclina verso una direzione innaturale. Ben pochi oggi sono dotati di questo potere:
per esempio, gli studenti sanno discernere, ma solo per pensare a ciò che fa loro
comodo; credono che sia buono tutto quanto piace.
Solo quando abbandonerete le vostre posizioni soggettive ed avrete una visione
obiettiva delle cose potrete accedere alla Verità. Discriminare significa
essenzialmente volgere la propria attenzione all’Eterno e non alle rappresentazioni
caduche della mente. Accantonate perciò il vostro ego, la vostra tendenza a
possedere ed impegnatevi nella ricerca dell’autentico significato della Verità: in una
visione distorta e confusa non trova manifestazione l’Essenza-Coscienza-Beatitudine
che è insita nell’uomo.”
__________________
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EDUCAZIONE, PERSONALITA’ E CARATTERE
Molto spesso, il termine personalità viene utilizzato come sinonimo di carattere:
sicuramente, tra questi due termini c’è un collegamento strettissimo che ora, almeno in
maniera abbozzata, cercheremo di indagare.
Personalità deriva dal latino ”per-sonare”, che significa “risuonare o suonare attraverso”. I
latini chiamavano “persona”, la maschera di legno che gli attori indossavano sulla scena,
nei teatri dell’antica Grecia e d’Italia; quest’ultima, aveva un duplice scopo: da un lato, la
sua mimica esagerata serviva ad esaltare il carattere tragico o comico del personaggio in
questione, dall’altro lato, essa stessa permetteva di aumentare il volume della voce
dell’attore, vista la mancanza di microfoni e la ragguardevole ampiezza dei teatri di allora.
A questo punto, se la maschera era uno strumento che favoriva il miglioramento delle capacità
espressive dell’attore, perché questo termine è stato poi usato per identificare un soggetto?
Se accettiamo quello che dice Baba (ma che, in fondo, dicono tutte le religioni), e cioè che
l’individuo sia fondamentalmente Anima o Spirito, ne viene fuori che, “la persona” non è
altro che quella combinazione di corpo e mente (“la maschera”) che consente allo Spirito
(“l’attore”), di recitare la propria parte di essere umano. Per di più, così come la maschera
permetteva all’attore sia la mimica, sia l’amplificazione della voce, allo stesso modo, la
mente ed il corpo consentono allo Spirito di pensare e di esprimersi, fisicamente e
verbalmente.
In definitiva, la persona è l’insieme delle componenti fisiche e psichiche dell’individuo (“la
maschera” che consente allo Spirito di manifestarsi); invece, la personalità, o il carattere,
è la risultante dell’interazione tra lo Spirito ed il corpo: cioè, lo Spirito, interagendo con il
corpo e la mente si manifesta come individuo.
Detto in altro modo: la personalità o il carattere è l’attitudine o la capacità dello Spirito di
“recitare” la parte di essere umano, compatibilmente con il corpo e la mente che ha a
disposizione.
La combinazione di mente e corpo, a sua volta, è costituita da un insieme numeroso e
complesso di caratteri distintivi, che permettono di realizzare l’unicità del soggetto: sono
essi che favoriscono l’identificazione e la differenziazione degli individui tra loro.
Tutti quei tratti fisici, psichici, morali e comportamentali, che differenziano una persona
dall’altra, costituiscono l’insieme dei caratteri distintivi personali.
Tali “caratteri”, possono essere classificati a seconda della loro origine e/o per come si
manifestano. Nel primo caso, avremo: caratteri innati o appresi, ereditari o acquisiti,
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primari o secondari ecc. Nel secondo caso invece, a seconda cioè di come essi si
traducono in comportamento vero e proprio, avremo quello che nel linguaggio comune
viene denominato “carattere”. Nella pratica, distinguiamo: il carattere volitivo, quello
riservato, estroverso, introverso, energico, debole, strano, difficile, capriccioso, mite,
violento ecc.
A questo punto però, trattandosi di una combinazione di elementi fisici e psichici (innati
o appresi, ereditari o acquisiti), il problema principale dell’uomo sarà quello di creare una
sorta di equilibrio o di armonia tra essi, al fine di vivere una vita serena. E quando
raggiunge questo risultato (cioè, quando riesce ad armonizzare tutte le diverse parti che
lo compongono) l’uomo ottiene ciò che comunemente viene detto una personalità
equilibrata, o un carattere stabile.
Tra l’altro, questo è il motivo per il quale, usando i termini in maniera estensiva,
personalità e carattere, sono diventati sinonimi di coerenza, fermezza di propositi e
attaccamento a sani principi (non a caso, si dice: “E’ una persona che ha carattere.”,
oppure, “Ha una forte personalità.”); allo stesso modo, la mancanza di armonia tra queste
parti indica la presenza di una personalità squilibrata o, comunque, non normale (infatti
si dice: “E’ privo di carattere.”, o anche, “Ha una personalità disturbata.”).
Sulla base di queste premesse, nel corso degli anni, le teorie sulla personalità si sono
moltiplicate, ma nessuna ha ottenuto il consenso unanime di tutti gli psicologi, anche se,
bisogna dirlo, ciascuna portava in sé un frammento di verità ed una rispettabile
originalità del punto di vista dell’autore. Per questo motivo, evito di fare citazioni e
rimando gli interessati agli studi specialistici.
Per quanto ci riguarda invece, Sai Baba considera la personalità come la risultante di
un’interazione tra lo Spirito ed “il complesso corpo-mente”; e, proprio per questo motivo,
accenniamo ora ad una serie di Sue affermazioni, circa la definizione di tale struttura e
sul come bisogna costruirsela con l’educazione.
Dice Baba:
“Mentre ciascun organo di senso nel suo funzionamento è limitato al proprio
specifico ruolo, “lo strumento interiore” (mente, intelletto, memoria ed ego) combina
le funzioni di tutti e cinque gli organi: solo esso ha la capacità di sperimentare tutte
le percezioni dei cinque sensi…
La complessa personalità umana funziona grazie alla combinazione degli organi
esterni con le corrispondenti facoltà situate nel cervello.”
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52
“L’uomo è una combinazione di corpo, mente e Spirito: questi tre, insieme,
costituiscono i gradini per l’ascesa dell’uomo allo stadio più alto.
Il corpo è lo strumento per le azioni, la mente è relata all’aspetto cognitivo, lo Spirito
è la realtà permanente ed immodificabile, è l’aspetto divino dell’uomo. Pertanto, fare,
conoscere ed essere, sono le tre manifestazioni della personalità umana.
Nonostante che il corpo, la mente e lo Spirito abbiano nomi e caratteristiche diverse, la loro
armonizzazione ed unificazione lo aiutano ad innalzare sé stesso da umano a Divino; al
contrario, la loro alienazione lo degrada a livello animale.”
__________________
“Vi sono quattro livelli che si dovrebbero sempre tenere presenti a proposito dell’uso
che si fa del proprio corpo:
1°) chi si serve del corpo fisico, che è sacro, per frequentare luoghi disdicevoli o per
fare cose che non dovrebbe fare, abusando di esso e rovinandolo, si trova al livello
più basso della natura umana;
2°) al secondo livello si trova quel tipo di persona che si serve del corpo per
scaricare sugli altri i doveri che gli competono e per eludere le responsabilità
famigliari, conformandolo alla moda;
3°) al terzo livello troviamo la persona che non si limita a compiere il proprio dovere
con l’aiuto del fisico, ma si serve del corpo per essere al servizio del prossimo, per
ricordare il Signore e per compiere soltanto ciò che può piacere al Signore;
4°) il quarto livello è quello di coloro che non si accontentano di compiere i propri
doveri, ma usano tutto il tempo e tutte le energie fisiche al servizio degli altri, nel
ricordo del Signore e nel compimento di ciò che è gradito a Dio."
__________________
“Il cibo che viene consumato dall’uomo è la sorgente del sostentamento e dello
sviluppo della mente: dopo averlo digerito, la parte più grossolana del cibo viene
eliminata.; la parte sottile diventa carne e sangue e la parte ancora più sottile
assume la forma della mente. Pertanto, la natura della mente dipende dalla
quantità di cibo consumato.
Il corpo dipende dal cibo mentre l’acqua che noi beviamo va ad alimentare la parte
più sottile che è il respiro; di essa, la parte più grossolane fuoriesce come urina.
Il corpo ed il respiro provvedono allo sviluppo ed al mantenimento della mente,
dell’intelletto e dello Spirito. Ciò mostra quanta importanza abbia il cibo sullo
sviluppo e la formazione della personalità.”
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__________________
“In ogni essere umano ci sono quattro tipi di potenzialità: quella animale, la
demoniaca, l’umana e la divina.
1) Colui che farà emergere “la qualità divina” sarà un Brahma-Nista, ovvero uno
totalmente dedito alla contemplazione dello Spirito Supremo (l’Atma) a sé
immanente, godrà di beatitudine suprema e santificherà ogni momento della sua
vita facendo buone azioni. Egli giungerà alla consapevolezza che in tutti gli esseri si
cela lo stesso Spirito Divino come Sé interiore (antharaatma) e vivrà in piena
beatitudine eliminando ogni pensiero egoistico.
Egli è un Brahmajñâni, cioè un’Anima realizzata consapevole della verità che
onorare il prossimo significa onorare il Signore ed offendere il prossimo significa
offendere il Signore. Una persona simile irradierà divinità pur essendo in un corpo.
2) La persona di “tipo umano” segue il sentiero della Verità e della Rettitudine
(Sathya Dharma paro Marthyaha), si impegna in attività che sono in armonia con
Sathya e Dharma (Verità e Rettitudine), usa il senso di discriminazione nel modo
giusto ed assolve le proprie responsabilità senza mirare a posizione sociale, potere,
ricchezza o fama.
Tale persona vive in armonia con i propri simili e compie il proprio dovere con ferma
fede nei tre precetti:
-
timore del peccato;
-
amore per dio;
-
moralità nella società.
3) Il terzo tipo è “la persona demoniaca”. Questa persona non si cura del proprio
codice di condotta nei confronti degli esseri umani, asseconda un’indecorosa ricerca
dei piaceri sensuali, è piena di ego ed orgoglio; non esita a danneggiare gli altri per
fini egoistici e continua a compiere atti peccaminosi con noncuranza.
L’egoismo è il suo respiro vitale, l’attaccamento, la spina dorsale.
Una persona così egoista può essere definita demoniaca.
4) “L’uomo che manca di saggezza è come un animale (Jnaana vihinaha
pasubhissamaanaha). La persona radicata nell’ignoranza può essere considerata
alla stregua di un animale. La sua vita è incentrata soltanto sulla gratificazione
personale ed i suoi pensieri non vanno oltre i sensi, poiché ignora di avere in sé la
divinità. Egli considera i transitori piaceri terreni, come beatitudine celeste e vive
nell’illusione priva di discriminazione.
Ogni uomo deve compiere uno sforzo per elevarsi alla vera dignità di essere umano: a
tal fine, prima dovrà eliminare da sé le caratteristiche animali e demoniache, poi
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cercherà di realizzare la propria Natura Divina. Oggigiorno dobbiamo constatare che
gli uomini procedono in senso opposto, cioè dalla condizione umana procedono
verso quella demoniaca ed animale.”
__________________
Come avete potuto leggere in questo frammento di discorso, adottando una terminologia
semplice, Sai Baba imposta una classificazione delle diverse personalità ordinata sia nel
senso delle qualità, sia nel senso del grado evolutivo (animale, demoniaca, umana e
Divina), oppure, detto in altro modo, distingue i caratteri a seconda della capacità
dell’Atma di manifestarsi compatibilmente con il tipo di corpo e mente che ha a
disposizione.
Naturalmente, nella realtà quotidiana è difficile trovarsi di fronte a dei quadri puri, così
come più sopra descritti; in genere, noi tutti siamo personalità composite, ossia, nella
maggior parte dei casi la nostra personalità è l’espressione di tutt’e quattro questi aspetti
(che Baba chiama potenzialità) e, a seconda del contesto, dell’età o del grado evolutivo
che abbiamo raggiunto, si manifestano nel nostro vivere in maniera più o meno evidente.
In ogni caso, tali quadri fanno parte della “Psicologia integrale” di Sai Baba ed emergono
ovviamente dall’uso di alcuni parametri fondamentali, quali:
1) la Natura Divina dell’uomo;
2) la componente materiale di cui egli è anche costituito: il corpo (l’aspetto animale) e la
mente (lo strumento a sua disposizione, che può trasformare l’animale in demonio o
in essere umano);
3) i Valori Umani della Verità, della Rettitudine ecc. che dovrebbero orientare la sua vita;
4) il controllo dei sensi come mezzo per realizzare prima la componente umana e,
successivamente, quella Divina dell’uomo;
Grazie a questa impostazione, è anche possibile intravedere una doppia dimensione,
ovvero, un doppio obiettivo raggiungibile:
-
la normalità dell’essere umano e la possibilità di vivere la propria vita
serenamente;
-
la realizzazione dell’Essere Spirituale o, in altre parole, la capacità dell’Anima di
manifestarsi quando il corpo è ancora in vita.
Si tratta di due livelli che, così come vedremo nel capitolo della terapia, hanno valenze
diverse e sono raggiungibili solo attraverso un progressivo sforzo di sublimazione degli
interessi mondani.
Ma, torniamo a Baba.
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“Siate uomini di carattere. Mantenete puro il vostro cuore. Queste sono le due
qualità che distruggeranno l’ego.
Quando fate servizio l’ego scompare…
Prima di insegnare bisogna essere maestri nell’incominciare.”
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“E’ una follia pretendere di cambiare il mondo se prima non si cambia sé stessi, se
non si mette ordine prima in casa propria.”
__________________
“Il fatto che l’uomo dimentichi sé stesso è dovuto al senso dell’ego.
La più grande e concreta schiavitù è l’oblio della propria realtà; e la vera
realizzazione consiste nel prendere coscienza di essa.
Se non ci sono cambiamenti nel vostro atteggiamento, a nulla servono tutte le
vostre pratiche spirituali, come la ripetizione di mantra, lo yoga, le attività di
servizio. Non è l’uomo, bensì la mente che deve cambiare: cambiare il carattere è
ben più importante che cambiare abito.
__________________
“Con lo sforzo cosciente si possono cambiare le abitudini e migliorare il carattere:
l’uomo ha sempre in lui, alla sua portata, la capacità di combattere le sue
propensioni al male e di trasformare le proprie abitudini cattive. Con il servizio
disinteressato, la rinuncia, la devozione, la preghiera ed il raziocinio, possono
essere eliminate le vecchie abitudini che legano l’uomo al mondo ed essere impresse
nella nostra vita abitudini nuove che ci possono condurre sulla via del Divino.
Tutta la letteratura spirituale, i poemi epici, i libri e le riviste si propongono l’esame
del carattere e delle sue deviazioni, ed informano sui modi per migliorarlo…
Tuttavia, diciamolo pure, non basta la lettura di libri o di giornali per acquisire
discernimento (viveka), occorre mettere in pratica, nella vita quotidiana ciò che si è
letto o udito. Senza questo, la lettura è solo una perdita di tempo: ciò che si legge
per passatempo passerà col tempo e non ne rimarrà nulla.”
__________________
“Non può essere un bramino chi non conosce “Il Principio di Brahman”. Non può
chiamarsi buono, chi non possiede qualità buone. Non può dirsi uomo, chi non ha
retta condotta.
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Ditemi, come potrebbe la mia coscienza accettare una simile cosa, in tutta onestà,
come si potrebbe definire uomo una persona senza buone qualità?”
__________________
“La vera rinuncia è quella delle vostre cattive qualità. La personalità umana emerge
da tale sacrificio.
Rinunciare alla moglie, ai figli, alla ricchezza, non è un gran sacrificio: vivere come
un vero essere umano è il grande compito dell’uomo.
L’umanità è minacciata di estinzione dalla “gang” dei suoi sei nemici
interiori: desiderio, ira , cupidigia, illusione, orgoglio e gelosia.”
__________________
“Se osservate bene, qualunque attività, qualsiasi servizio è sotto il controllo dell’ego.
Finchè farete tutto con ostentazione e per mettervi in mostra, non capirete mai il
vostro Sé e, senza questa comprensione, non evolverete mai in esseri umani…
La qualità più importante che si deve avere nel mettersi al servizio degli altri è il
sacrificio e, fra tutte le cose che si devono sacrificare, la prima è l’ego…
Il servizio non consiste nell’andare a pulire le strade di un villaggio, ma nel
compiere scrupolosamente bene il proprio dovere.”
__________________
“Si suppone che l’uomo abbia saggezza, conoscenza ed intelligenza, perciò non
dovrebbe vivere alla stregua di un animale, sprecando la propria vita.”
__________________
“Quando l’uomo usa male le proprie capacità intellettuali, va incontro a molte
difficoltà, mentre se le usa nel modo dovuto avrà una vita facile e tranquilla.
Qualunque sia il vostro lavoro ricordatevi di essere uomini ed eseguite i vostri
doveri con tutta l’intelligenza di cui siete dotati.”
__________________
“L’uomo deve vivere e comportarsi da uomo: deve saper affrontare con animo forte
ogni difficoltà che incontra, pronto a lottare per superarle; deve sentire la
superiorità del suo “stato umano” e conoscere appieno il significato che il termine
“uomo” comporta.
Uomo è chi sa rendersi libero dall’ignoranza.
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In sanscrito uomo si dice manava: ma vuol dire “non”; nava significa “nuovo”.
Dunque, l’uomo non è nuovo, è nato molte volte ed ha ereditato le vecchie tendenze
che di vita in vita si è portato appresso.”
__________________
“Vero uomo è solo colui che ha sottomesso e controlla la propria mente.
Saggio è colui che conosce mente ed intelletto.
Esemplare è colui nel quale c’è armonia tra parola ed azione.”
__________________
“La vera rettitudine consiste nell’armonizzare pensieri, parole ed azioni.”
__________________
“Sforzatevi di creare coerenza tra pensieri parole ed azioni, solo in questo modo ci
saranno dei veri esseri umani.
Non permettete che ci sia un modo di pensare, un altro di parlare ed un altro
ancora di agire.
Si diventa ciò che si pensa in modo dominante.
Siate buoni, fate il bene, vedete il bene!”
__________________
“Il corpo può vivere, morire, essere arso e scomparire, ma una promessa rimarrà
per sempre.”
__________________
“Nulla appaga maggiormente del mantenere le promesse e del vivere in conformità a
quanto si dice.”
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“Al momento della nascita l’uomo è libero da tutto. Col crescere, fra i vari condizionamenti
dell’ambiente, degli amici e delle circostanze, spuntano i cattivi sentimenti. Quando egli
s’immerge dalla testa ai piedi nell’ambiente scolastico e nel campo degli studi, incomincia ad
ingrandire l’ego e ad essere rozzo.
Alcuni studenti hanno davanti a sé cinque anni per predisporre il loro avvenire, altri
ne hanno dieci: gli studenti d’oggi vorrebbero guadagnare tanto denaro da poter
assicurare sostentamento a quattro generazioni successive. Quest’avidità fa perdere
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la testa. Le prime cose cui uno studente dovrebbe dare maggiore importanza sono la
propria incorruttibilità ed il proprio carattere.”
__________________
“Non permettete mai che la qualità del vostro prodotto venga compromessa: si può
trattare sul prezzo, non sulla qualità. Ecco quanto desidero da voi. Ciò che
m’interessa è la vostra qualità, non il numero. Su questa terra, per ottenere un
piccolo vantaggio, si è disposti a transigere sulla qualità; ma questo comportamento
è all’origine di lunghe e terribili sofferenze. Desidero che facciate vostri questi
suggerimenti e li teniate ben presenti quando entrerete nel mondo del lavoro…
La responsabilità di trovarvi un’occupazione è mia, ma la responsabilità di tenere
alto l’onore è vostra.”
__________________
“I cattivi pensieri e i sentimenti disordinati vi fanno smarrire la vostra natura
umana.”
__________________
“Che cosa si deve fare per esaltare la natura di uomo? Liberatevi dalla tendenza a
far mostra di sé, dalla vanagloria e dal senso di ego, gettate via tutti i pensieri e le
azioni cattive. Eliminate il senso del “mio”.”
__________________
“Direbbe un proverbio: “Brilla, brilla stellina mia! Mi chiedo sempre cosa tu sia”…
Con tutto questo “voler apparire” la fate solo in barba al mondo. Non è a questo che dovete
applicarvi.”
__________________
“L’ornamento dell’uomo è l’umanità, essa è indispensabile per la società umana.
Lo sviluppo delle qualità umane è essenziale per tutti, che uno sia erudito, con una
mente scientifica, o sia un grande amministratore, con una mente pratica.
Lo sviluppo della società, dello stato, della nazione è proporzionato allo sviluppo
dello stato umano: se le qualità umane sono perse, l’onore della società e della
nazione sarà perso.
L’onore dell’umanità dipende dalla sua moralità ed integrità…
In assenza di moralità la razza umana va verso la rovina…
La moralità si ottiene con il controllo dei sensi.
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Colui che controlla sé stesso può controllare gli altri: come può un indisciplinato
richiedere la disciplina degli altri?
Solo quando esiste armonia tra le proprie parole e le proprie azioni l’uomo può fare
grandi cose nella vita.
Se l’uomo pratica ciò che predica, egli non è solo un uomo normale, ma un grande
uomo; se un uomo dice una cosa e ne fa un’altra è solo una bestia e non un uomo.”
__________________
“Se non avrete disciplina, chissà quante volte sarete criticati dal mondo…
La prima cosa che serve per far andare bene le cose è la disciplina.
Ci si dovrebbe applicare a qualunque tipo di attività lavorativa.
Mai essere pigri!
Ognuno può decidere per sé se migliorare o peggiorare. La conoscenza senza azione
è inutile e l’azione senza conoscenza è una follia. Cari studenti, siate dei veri uomini,
in modo che entrando nel mondo esterno lo illuminiate e lo purifichiate. Andateci
con coraggio e buon senso. Qui vi addestrate e vi allenate, poi, una volta raggiunta
la giusta preparazione, potete agire perfettamente nel mondo. Che cosa potreste fare
senza preparazione?
…anche per una piccola cosa è necessario molto allenamento.”
__________________
“La cosa più importante da fare nella vita di ogni giorno è cambiare la propria
condotta, osservando una severa disciplina: tutta la nostra vita si basa sulla qualità
umana del comportamento, poiché nella vita tutto dipende dalla condotta.”
__________________
“Nel sentiero spirituale dovete possedere queste “5 D”:
-
Dedizione;
-
Devozione;
-
Disciplina;
-
Discriminazione;
-
Determinazione.
La prima caratteristica è la Dedizione, che consiste nel dedicare tutto a Dio. In
questo caso l’egoismo è un bastone fra le ruote e si riconosce dalle varie espressioni
di orgoglio: del vigore fisico, delle capacità intellettuali, della ricchezza e via di
questo passo. Se tutto ciò è così limitato nel tempo e può andar perso da un
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momento all’altro, è da stolti fondare il proprio vanto sul corpo, sulla mente o sui
beni patrimoniali; perciò, la prima cosa da dedicare a Dio è la rinuncia all’egoismo.
Poi c’è la Devozione che va considerata come un’espressione di gratitudine verso
tutto quanto si riceve dalla Provvidenza: l’aria che respiriamo, la luce ed il calore
che fruiamo dal sole, l’acqua che beviamo ed il cibo che mangiamo. Tutto ciò che è
necessario alla vita viene dispensato dalla Grazia di Dio. Questa gratitudine è un
dovere di primaria importanza ed il canto sacro, la ripetizione del Nome, la
meditazione e la preghiera ne sono l’espressione devota.
La Disciplina è il terzo requisito. In quasi tutte le azioni della vita ci sono dei limiti e
delle norme da rispettare e questo si applica anche al campo spirituale. Vanno
osservate delle regole in materia di abbigliamento, nel vostro contegno fuori dal
tempio, o dentro durante i canti sacri, nel vostro modo di parlare ed in ciò che
mangiate: ogni vostra azione sia contrassegnata da santità e purezza.
La quarta prerogativa è la Discriminazione, che deve comparire in ogni aspetto della
vita quotidiana: in ciò che vedete, in ciò che ascoltate, in ciò che consumate. Evitate
di mangiare di tutto in posti strani.
Da ultimo viene la Determinazione. Nella vita nulla di nobile si può ottenere se non
si ha decisione; e questo vale ancor più in campo spirituale, dove si devono
affrontare e superare ostacoli e difficoltà di ogni genere. Dovete tenervi saldi in ciò
che considerate buono, sacro e veritiero. Questa è vera penitenza.”
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“Qual è lo scopo di acquisire la conoscenza del mondo senza possedere il carattere? …
Se perdete l’equilibrio mentre andate in bicicletta, potete anche avere un incidente;
allo stesso modo, se non vi è l’equilibrio tra la conoscenza ed il carattere nella
vostra vita, siate certi che sarete esposti a seri incidenti di percorso.
Ecco perché dovete controllare i vostri sensi da una parte e sviluppare le virtù
dall’altra.”
__________________
“Dal punto di vista sia individuale che collettivo, oltre ad occuparsi della salute e
del benessere, si devono coltivare alcune virtù fondamentali. Solo chi ha il pieno
possesso delle virtù avrà modo di eccellere in questo mondo.”
__________________
“Una persona senza virtù e lealtà è come morta.
La vita senza servizio è come una casa oppressa dalle tenebre…
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Una vita senza gratitudine è peggiore della vita di un bruto o di un animale.
Il servizio è fondamentalmente una parte integrante della vita umana: non
comprenderne l’importanza equivarrebbe a sprecarla. Questo tipo di servizio non ha
bisogno di denaro né di cose materiali e sarebbe pura perdita di tempo qualora
fosse privo di amore.”
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“Sono le virtù che danno vita all’istruzione.
La scuola è superflua quando non si coltivano le virtù.
L’opera di raffinamento consiste nella trasformazione essenziale per coltivare le
buone qualità e le nobili virtù. Sviluppate i valori morali, senza i quali sareste degli
animali.
A che serve possedere tanta ricchezza?
Qualunque patrimonio abbiate, qualunque potenza siate, a che vi servirà?
Potreste pensare di guadagnarvi il rispetto del mondo, ma, in realtà, nessuno vi
ama per queste cose. Se invece sviluppate le virtù, sarete amati da tutti. L’amore è
ben più del rispetto. L’onore e la rispettabilità vivono entro i confini del mondo;
l’amore è la relazione tra due cuori.”
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“Scopo della vita è la concentrazione della mente e non una raccolta di nozioni…
Scoprite la differenza tra saggezza ed erudizione.”
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“Istruzione significa aprire gli occhi del cuore e della mente. Essa dovrebbe portare
al controllo dei sensi, dovrebbe insegnare all’uomo l’anelito per il bene del mondo,
dovrebbe servire a far crescere le virtù nel cuore degli uomini.
Senza virtù l’istruzione è assolutamente inutile.
Perché vengono meno le virtù e la capacità di controllo sui sensi?
Una delle cause è il troppo parlare: la loquacità è uno spreco di energia ed, inoltre,
fa perdere la facoltà di discernere ed il contegno da tenere con gli anziani e con gli
estranei.”
__________________
“La vera istruzione consiste nel non permettere ai cattivi pensieri di invadere la
mente.
Colto è colui che insegna virtù come l’umiltà.
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Per disciplina non si intende che dovete vivere entro determinati schemi che regolano la vita,
ma che non dovete prestare il fianco agli stimoli, che dovete tenere sotto controllo i sensi e
comportarvi giorno per giorno in maniera ideale.”
__________________
“Come può un incostante avere pace e felicità?
Come può avere pace, prosperità e gioia chi indulge in ogni tipo di desiderio?”
__________________
“E’ importante che gli studenti sviluppino il controllo di sé stessi, del proprio corpo,
della propria mente, attraverso il servizio altruistico e l’amore. Solo così
diventeranno dei leaders, che potranno comandare e guidare gli altri. Non potranno
farlo coloro che sono invece comandati e guidati dai loro sensi. Ecco perchè è
imperativo il loro controllo così come lo è sviluppare l’amore per Dio, il timore del
peccato e la moralità nella società.”
__________________
“L’esercizio del controllo serve a sviluppare concentrazione e stabilità. Una vita
senza perseveranza e fermezza è solo uno spreco.
Si dovrebbe individuare l’obiettivo della vita e comprendere che cosa sia la Verità.
E’ l’Eterno che va raggiunto, l’immutabile Meta: in questo consiste il principale
dovere dell’uomo.”
__________________
“Fra gli organi di senso, la lingua è il più importante. La forza mentale si accresce
evitando l’eccessivo parlare e pronunciando solo discorsi buoni. La parsimonia nel
parlare e la dolcezza nel tono di voce sono essenziali. Tutto si può ottenere
seguendo il sentiero della verità.
Non c’è maggior giustizia della verità, ma anche la verità va detta con dolcezza, in
modo gradevole e senza esitazioni: il sentiero della verità fa recuperare la vita.”
__________________
“Saggio è colui che guarda dentro sé stesso per cercare i propri errori; invece, chi
cerca gli errori negli altri non vede i propri, né può comprendere chi egli sia. Uno
stolto è di gran lunga migliore di una simile persona.”
__________________
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“Se l’attenzione è sempre rivolta agli errori degli altri, se le orecchie non aspettano
che di udire qualcosa di cattivo sugli altri, se intelligenza e pensiero sono saturi di
sentimenti negativi, se le mani sono sempre impegnate in azioni malvagie, allora,
come sarà possibile scoprire il Divino in tutto?”
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“La via dello Yoga consiste nel dominio della mente e in un rigoroso controllo dei
sensi. Questo sentiero è possibile solo se si abbraccia una severa disciplina. Si
devono superare molti problemi, prove e tribolazioni: solo in questi disagi si potrà
santificare la propria vita. Sono davvero pochi coloro i quali sono dotati di forza
psicologica e spirituale per affrontare i travagli e le ardue prove della vita.
Il sentiero dello Yoga è irto di ostacoli…
Non scoraggiatevi mai!
Non cedete alle difficoltà e alle delusioni: dovete cercare in ogni modo di superarle!
Per ottenere questo, sviluppate il vostro amore per Dio, non dimenticando che Egli
vi ama.”
__________________
“IL Divino sa tutto ed ha a Sua disposizione ogni potere, tuttavia si comporta come
se non li avesse e come se non sapesse nulla. Gli esseri umani invece, che non
sanno proprio niente e non hanno assolutamente alcun potere, si comportano come
se avessero poteri e conoscenza: in questo sta la differenza tra l’umano ed il
Divino…
In realtà ci sono due differenze fondamentali: colui che ha una volontà
incondizionata ed è silenzioso è Dio. Dio è nella semplicità del pensiero. Chi è
inalterabile è Divino, chi tentenna è umano. Il pensiero di un essere umano sarà
sempre oscillante, ma anche per questo c’è qualcosa che si chiama ‘tempo’.”
__________________
“Le persone si alternano continuamente, perciò c’è bisogno di autonomia,
indipendenza: non si deve dipendere da nessuno; in questo sta la forza dello Spirito.
Se si possiede questa potenza, non c’è nulla che regga al confronto.”
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“Non otterrete la grazia di Dio con un mero cambiamento di religione, dovete
cambiare nella mente e nel modo di pensare. Non avrete le qualità di Dio
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limitandovi a cambiare il vestito, ma dovrete cambiare le vostre stesse qualità:
soltanto chi cambia la mente ottiene in sé qualità umane.”
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“Tutti reclamano la pace, ma la pace non è fuori di noi, è in noi. Pertanto, se volete
la pace, dovete abbandonare i pensieri egoistici ed essere sempre impegnati
nell’inchiesta del “Chi sono Io?”.
“Io sono un uomo!”, è la risposta. Ma, non basta. Infatti, anche se vi dite in
continuazione: “Io sono un uomo, Io sono un uomo…!”, sarete solo mezzo uomo. Per
realizzare l’umanità pienamente dovrete anche ripetervi: “Io non sono un animale,
non sono un animale…!”.
Oggi però gli uomini si dichiarano tali, ma si comportano come bestie. Ecco perché
l’animale è meglio dell’uomo, perché pensa di sé stesso come un animale e si
comporta come tale, mentre l’uomo pensa di essere uomo ma si comporta come un
animale.
Voi avete avuto il nome di “uomo” perché siete dotati di mente, pertanto dovete
meritarvi quel nome modellando la vostra mente in modo corretto, cioè come uomini,
non come bestie.”
__________________
“Vi sono quattro leggi di comportamento di fondamentale importanza e sono:
-
l’amicizia;
-
la compassione;
-
l’apprezzamento dei pregi altrui;
-
il mantenersi a debita distanza dalle cattive compagnie.
Poiché molti, che sono privi della giusta intuizione, si cimentano nel fornire
spiegazioni diverse su questi “codici di vita”, sorgono dei malintesi.
Per esempio, la parola Maitry o amicizia viene intesa come un semplice essere
amichevoli.
Che cosa s’intende per amicizia? Con chi essere amici? In che modo fare amicizia?
E’ necessario capire ed andare a fondo di questo problema.
Amicizia non significa legarsi indiscriminatamente a chiunque.
E’ fra persone affini che si devono instaurare amicizie, considerando l’età, il ceto
sociale, lo stato di salute, la cultura e varie altre condizioni. Un’amicizia va
subordinata a queste circostanze, mantenendosi a livelli di parità, e non si dovrebbe
stringere amicizia con persone di cui non si condivide lo stato sociale, perché più
elevato o più basso. Questo è il giusto modo di intendere l’amicizia.
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Se cercaste di fare amicizia con persone di ceto sociale più elevato del vostro,
finireste per sottostare ad esse e, se ciò non avvenisse, perdereste l’amico. Se invece
allacciaste un’amicizia con persone di ceto inferiore, potreste essere voi ad
esercitare un indebito dominio su di esse, e qualora il vostro amico non accettasse
quel potere abusivo, l’amicizia si infrangerebbe.
Un’amicizia è duratura e gratificante solo quando si instaura tra persone che hanno
in comune la posizione sociale, la condizione economica, l’educazione e così via.
Il secondo sentiero è rappresentato da Karuna, la compassione o l’amabilità, che
non va confusa con la mancanza di discriminazione. Siate amabili verso tutti coloro
che per età, ricchezza, stato di salute ed istruzione vi sono inferiori. Abbiate
sentimenti di compassione verso chi è carente in questi aspetti. E’ questo il caso in
cui ci vuole compassione e dove l’amabilità ha ragione d’essere.
Poi viene Muditâ, ossia la stima e l’apprezzamento di tutto il bene che si vede negli
altri. Ci sono persone che sono migliori di voi, siatene felici. Se vedete gente più
ricca, rallegratevene sinceramente.
Se c’è qualcuno che ha maggiori possibilità economiche di voi, oppure occupa un
posto autorevole rispetto al vostro, siatene contenti, anzi, contentissimi!
Lo stesso valga nei confronti di chi ha avuto un voto più alto. Rallegratevi dei
vantaggi che altri possono avere in ogni campo della vita e ciò sia per voi motivo di
gioia. L’apprezzamento e la stima degli altri comportano libertà dall’invidia e felicità
per la loro fortuna.
Vi sono due termini Apekshâ e Upekshâ che stanno ad indicare rispettivamente
sentimenti di simpatia ed antipatia. Non si dovrebbero mai coltivare sentimenti di
simpatia nei confronti di persone che fanno del male, non devono piacere coloro che
provocano del male ad altri. Non annoverate mai tra i vostri amici persone cariche
di pensieri cattivi, dedite ad azioni cattive e colme di propositi cattivi. Non
simpatizzate mai con chi è malvagio nei pensieri, nei costumi, nei gusti, nelle
inclinazioni e così via. Questo è Upekshâ.
Se coltiverete queste quattro qualità, non avrete bisogno di altri obiettivi nella vita.
Amicizie scelte fra pari, compassione verso chi è inferiore, gioia per la buona
fortuna di chi è migliore e debita distanza da chi compie il male: sono i quattro
obiettivi cui puntare nella vita. Il degrado attuale nella qualità della vita dipende
dalla mancata osservanza di questi principi.
__________________
“In nome della libertà, invocata ad ogni piè sospinto dagli occidentali, voi state
perdendo le qualità umane.
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Che cos’è questa libertà? Vuol dire forse fare ciò che piace?
Assolutamente no: la vera libertà non è quella che si è fatta schiava dei sensi. In
quel modo, come potete essere liberi? E’ una libertà solo temporanea e, oltretutto, la
vostra libertà non dovrebbe mai interferire con quella degli altri: voi reclamate la
vostra libertà e vostra moglie la sua; se fate obiezioni alla sua libertà, perdete la
pace.
Come ottenere la libertà?
La vera libertà consiste nel controllo dei sensi. Dunque, riducete i vostri desideri,
sono essi che distraggono la vostra mente. Se un uomo vuole essere libero di bere,
che cosa accadrà alla sua libertà quando sarà alticcio?
Libertà non significa essere permissivi.
La vita è come un lungo viaggio, meno sarà il bagaglio, più confortevole e piacevole
sarà il viaggio. Limitate i vostri desideri ed anche i legami si ridurranno; quando
questi legami si saranno ridotti, allora godrete la vera libertà.
La vera libertà nasce dalla realizzazione del Sé ed è il fine della saggezza.
__________________
“Ai giorni nostri la gente è disposta a battersi per i propri diritti, ma non riconosce
di avere anche dei doveri e delle responsabilità. Diritti e doveri sono come le ali di
un uccello: quando lottate per i vostri diritti, dovreste ammettere di avere anche dei
doveri. Col riconoscere sia i diritti che i doveri, condurrete una vita piena di felicità
e di gioia.”
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“Se ciascun individuo esaminasse attentamente la propria condotta e la
sottoponesse all’esame della sua coscienza, saprebbe valutare se c’è del giusto o
dello sbagliato in ciò che fa. Quando siete in agitazione o adirati, vi può capitare di
usare parole offensive contro qualcuno, ma quando cominciate ad essere un po’
calmi e controllati sono il cuore e la coscienza che parlano: vi sentite pentiti, ma
non volete che si veda, anzi, cercate di sopprimere quel sentimento. Se foste davvero
pentiti, non ripetereste mai più quelle parole. Sbagli e pentimento, sbagli e
pentimento! Continuando su questa linea il risultato finale sarà zero, perché i più
ed i meno si annullano. Così va il mondo oggi: la gente fa errori, poi si pente,
sbaglia e poi recita il mea culpa. Ma se quel ravvedimento fosse sincero, perché
ripetere l’errore?
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Consapevoli o no, una volta commesso l’errore e compreso che si tratta di uno
sbaglio, vedete di non commetterlo mai più: siate convinti che tutti i pensieri, le
parole e le azioni sono colmi di Dio e comportatevi in maniera degna di Lui.”
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LA FEDE
La posizione degli psicologi nei confronti della fede è molto variegata: alcuni sono fautori
delle teorie freudiane, cioè, considerano Dio semplicemente come una proiezione della
figura paterna e la religione un mezzo difensivo del soggetto nevrotico o uno strumento
repressivo usato nei confronti dei propri simili; altri invece, come Jung, sostengono che
l’aspetto spirituale sia un elemento fondamentale della personalità umana, a tal punto
che non si può parlare di maturazione psicologica se il soggetto non ha elaborato un
concetto equilibrato di religiosità.
Tra questi due estremi, abbiamo tutta una serie di posizioni intermedie che danno un
respiro molto ampio all’argomento e mantengono vivo il dibattito: perciò, in tali
condizioni, qualsiasi posizione assunta, atea o credente, è ammessa; l’importante è che vi
sia il più possibile coerenza tra le proprie convinzioni e le teorie psicologiche professate.
Sicuramente, esiste una profonda differenza tra religiosità e spiritualità e tale diversità è
stata decisamente favorita dall’ambivalenza dei “responsabili” di ciascuna religione
(sacerdoti, bramini ecc.).
Secondo Baba, la prima causa dell’odierno ateismo, così diffuso, dipende appunto dal
comportamento, quantomeno discutibile, dei suddetti rappresentanti. In ogni caso,
almeno in termini di principio, Baba rinnova la fiducia a tutte le religioni (difatti, non ne
considera una meglio di un’altra), anzi, le ritiene tutte similmente atte alla loro naturale
funzione, ossia, quella di ricondurre l’uomo a Dio. Non a caso, il termine religione deriva
dal latino re-ligare, che significa, “legare di nuovo”, cioè legare di nuovo lo Spirito
individuale al Divino Spirito Universale da cui ha avuto origine; o, almeno, quella di
permettergli di capire il significato della spiritualità.
Nei Suoi discorsi, Baba fa tutta una serie di precisazioni circa il significato della fede e
della devozione, concetti che solo apparentemente riguardano la religiosità o la
spiritualità, di fatto, esse hanno una pregnanza psicologica notevole. Se solo pensiamo
che la radice etimologica della parola fede è identica a quella della fiducia, ci accorgiamo
dell’enorme valore psicologico insito in questo aspetto: infatti, la fiducia in sé stessi e
negli altri sono i pilastri su cui è costruita sia la struttura psichica del soggetto, che
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quella della società, perciò, esse sono il fondamento della sopravvivenza stessa
dell’individuo sulla terra.
In senso generale, il presupposto di tutto il nostro discorso è che la fede, quella vera, non
ha nulla a che fare con l’intelligenza, in quanto la trascende: in pratica, se per arrivare
ad ipotizzare, o anche a credere nell’esistenza di Dio si può passare attraverso
l’intelligenza, per avere fede è necessario qualcosa che l’intelligenza non è in grado di
elaborare.
La fede di cui parliamo è intesa come fiducia nel Divino, una sorta di fiducia cieca che,
come dice la Bhagavad Gita: “… non cambia mai, nel bene e nel male, nella buona e nella
cattiva sorte.”.
Come detto, con l’intelligenza non è possibile capire la fede di cui si sta parlando, anche
se con essa si possono abbozzare delle ipotesi interpretative. Baba stesso, dice: “Solo Dio
capisce il devoto e solo il devoto capisce Dio, nessuno dal di fuori può capire questa
relazione.”
Badate bene però, che nonostante talune manifestazioni della fede siano francamente
illogiche, coloro i quali sono depositari di un simile sentimento, sono tutt’altro che malati
di mente; infatti, anche se la fede trascende l’intelligenza, quest’ultima prepara il terreno
alla fede vera. Purtroppo però, sia in passato che oggigiorno, si è spesso scambiata una
fede vera con una manifestazione isterica o un’esaltazione psicotica (maniacale o
schizofrenica).
Tutto ciò è successo perchè i contenuti mistici sono presenti in tutte le malattie mentali,
sia nei deliri che nelle allucinazioni degli psicotici (coloro i quali, volgarmente, sono
definiti matti), sia nelle visioni pseudo allucinatorie che nelle somatizzazioni isteriche
(una tra tutte, le stimmate), persino in certi ritualismi tipici della nevrosi ossessiva.
D’altro canto, siccome la religione può essere vista come un insieme di regole che hanno
la funzione di ricondurre e mantenere legato l’uomo a Dio, il rapporto che l’uomo
intrattiene con essa diventa, certamente, uno dei più travagliati, sia per una persona
“normale” che, ovviamente, per un nevrotico. Per gli psicotici, invece, bisogna fare un
discorso a parte: per loro, infatti, l’esistenza di regole chiare costituisce una struttura
protettiva di primaria importanza, utile per “tenere insieme la loro mente”, purtroppo però,
visto che le regole religiose, molto spesso, sono in contraddizione tra loro, oppure,
pescano in ambiti non verificabili (coperti, per lo più, da interpretazioni ambigue del tipo:
“Mistero della Fede”), di fatto, anziché proteggere il soggetto, tali regole ambigue
favoriscono la dissociazione (le crisi psicotiche), piuttosto che evitarne la comparsa.
Sono dunque questi alcuni motivi per i quali la religione, la fede e la devozione sono
sempre state viste con sospetto dagli psicologi, specie se psicoanalisti.
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In ogni caso, è oggettivo il fatto che, quando compare la fede, l’uomo viene
completamente trasformato (generalmente, in meglio) ed in esso compaiono alcune
caratteristiche non riscontrabili in precedenza. E questo succede anche nelle forme di
fede, diciamo così, non complete: quando, per esempio, c’è la fede in Dio ma non c’è
ancora la disponibilità ad accettare tutte le Sue indicazioni.
Badate bene, molto spesso si usa il termine devozione come sinonimo di fede, anche se,
volendo essere precisi, la devozione si dovrebbe riferire più al sentimento di amore che il
devoto prova per il Signore, piuttosto che alla fiducia nella Sua potenza. In ogni caso,
fede e devozione, normalmente sono compresenti ed, in entrambi i casi, si tratta di
sentimenti che, una volta comparsi, non cambiano più, qualsiasi cosa succeda (“… nella
buona e nella cattiva sorte”).
Tra l’altro, quando Baba parla di fede, contempla sempre un elemento apparentemente
preliminare, come la fiducia in sé stessi.
In realtà il “sé” di cui parla non è quello che comunemente si intende (l’Io immaginario o
addirittura l’Io Simbolico), ma è il Sé interiore o Sé Divino (l’Io Reale).
A questo punto, vediamo alcune delle Sue affermazioni in merito alla devozione ed alla
fede in Dio.
“E’ un grave errore ritenere che ci debbano essere ragioni a sostegno della fede. Per
avere fede non ci sono ragioni né stagioni. La fede è un fatto che va al di là della
ragione.”
__________________
“Il fiume della vita deve essere canalizzato fra due sponde, senza le quali l’uomo
soccombe: una è la fede, con la quale l’uomo acquisisce la saggezza, l’altra è
l’intelletto o la ragione con cui l’uomo dissolve tutti i suoi dubbi. Quando la vita
viene protetta da questi due valori, l’uomo è benedetto dalla pace e dalla gioia e
raggiungerà il mare della Grazia Divina, che è lo scopo della sua vita terrena.”
__________________
“Fate in modo di capire quale sia il sistema migliore per servirvi delle cose.
In tutto, l’unico supporto è la Divinità. Voi avete fede soltanto in questo fragile
corpo e non in Dio che ne è il sostegno ed a causa di questa infatuazione avrete a
patire delusioni ed ansie. Le ansie poi, vi priveranno di ogni capacità ed energia.
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Soddisfatto nei sensi l’uomo dice tra sé: “Sono felice!”; ma è un grosso equivoco.
Non siete voi che godete gli oggetti, ma sono gli oggetti che stanno godendo voi:
infatti, l’energia dei vostri organi di senso va sempre più calando, perché gli oggetti
l’assorbono totalmente; invece, quando siete veramente felici, siete anche più forti.
Quando siete oggetto di godimento siete logori ed esausti; ed è per questo che è
stato detto: “Fate attenzione, dalla nascita alla morte ci saranno solo difficoltà e
dolori!”.
Cari studenti, le gioie del mondo non durano e non danno un piacere reale. Potete
desiderarle ed anche fruirne, ma abbiate sempre fissa nella vostra mente la meta
spirituale.
Vivete dunque nel mondo secondo una visione Divina: soltanto così avrete successo
in ogni campo.”
__________________
“Senza fede e fermezza il talento non serve a nulla! Solo con la fede e lo zelo,
insieme alla fermezza ed alla determinazione, è possibile fare grandi e utili cose
nella vita…
Non vi è nulla di sbagliato nella scienza, ma solo nell’uso che se ne fa.
Ciò che oggi si dovrebbe fare è sviluppare, insieme al pensiero scientifico, la fede e
la spiritualità.”
__________________
“Il requisito più importante per qualunque cosa l’uomo intenda realizzare è una
ferma e risoluta determinazione. Chi tentenna non riuscirà mai ad ottenere
alcunchè, nemmeno le più piccole cose. Una mente che non vacilla ed un’energica
risolutezza sono qualità essenziali per lo studente che voglia raggiungere i propri
obiettivi.”
__________________
“Com’è possibile avere fiducia in sé stessi se non si crede nella vita? Chi manca di fiducia in
sé stesso sarà sempre assalito dai dubbi e, di conseguenza, non riuscirà mai a sperimentare
né pace, né benessere. Ci vuole una fede piena e sicura per poter confidare in sé stessi; e
se non si ha fede in sé stessi, come fidarsi degli altri?
Come vive una persona che non si fida degli altri?
E’ impossibile.
71
La parola “uomo” (Manava) significa proprio “uno che ha fiducia in sé”. Quando egli
dà compimento alle cose in cui crede, si acquieta e si sente appagato, ottiene pace e
benessere. L’amore è la regola aurea per sviluppare una simile fede.
__________________
“Abbiate una maggiore fiducia in voi stessi, piuttosto che nel mondo…
Abbiate sempre fiducia in voi stessi e sarete beati. Non lasciatevi mai prendere dalle
preoccupazioni e dall’ansia. Acquisite abbastanza forza, sia fisica che mentale, per
far fronte energicamente alle difficoltà, alle perdite e ai dolori della vita. Ciò vi
risulterà facile, se metterete in pratica le quattro massime:
-
Segui il Maestro;
-
Affronta il diavolo;
-
Lotta fino alla fine;
-
Termina il gioco.”
__________________
“Il requisito fondamentale per una vita di successo sta nell’avere fiducia in sé stessi;
e solo con la fede e la fiducia in questo particolare Nome potrete avere in voi la
Persona che è significata dal Nome stesso.”
__________________
“La fiducia in sé stessi oggi c’è e domani non più. La mente odierna è instabile e va
soggetta in ogni momento a continui alti e bassi: quando si sente esaudita da Dio,
la gente va a riporre dieci immagini sacre, invece che una sola, nella stanza delle
preghiere; quando non viene esaudita nei desideri, toglie anche l’unica immagine
che prima venerava. Ecco come va la mente di costoro: non è un buon
comportamento…
Se la vostra mente continua ad oscillare senza posa, come farete ad avere fermezza
o stabilità nella vita?
Ognuno deve fare di tutto per accrescere il coraggio di affrontare con animo
imperturbabile le vicissitudini della vita, le gioie, i dolori, i guadagni e le perdite.
Oggi, c’è molta gente che si professa credente in Dio, ma a causa della condotta
incoerente di questi “credenti”, molti diventano atei. Parlano di bhakti, di devozione,
ma si danno a bhukti, all’edonismo. Questa non è vera devozione: il devoto deve
essere disposto ad accettare gioiosamente qualsiasi cosa come un dono di Dio…
Vera devozione è quella che viene rinforzata da una fede incrollabile e rimane solida
ed immutabile in ogni circostanza. Solo allora si meritano i frutti della devozione.”
72
__________________
“Si deve porre la massima attenzione alle parole che si dicono, al fine di conservare
alla mente il suo potere e mantenere puro il parlare. In qualunque difficoltà, sotto
qualunque critica, mantenete sempre fede alla parola data. Ogni vittoria può essere
ottenuta solo con Dio al proprio fianco e, in altre parole, quando Dio è installato nel
proprio cuore e si ripone piena fiducia in Lui.”
__________________
“L’uomo si fa ossessionare dalla febbre di possesso. “Questo è mio! Mi appartiene!”.
A causa di questi sentimenti, l’uomo perde la pace della mente e va incontro a tutti
gli altri guai; invece dovrebbe credere fermamente nell’aforisma: ‘Quello è Dio!’.”
__________________
“L’uomo si sta distruggendo perché crede nelle cose materiali ed ignora il Ruolo ed il
Potere di Dio…
E’ il Divino che, sotto forma di linfa, permette a tutti gli organi di funzionare.
L’uomo che non riconosce questa verità di base, rimane nell’ignoranza e diventa
arrogante ed egoista: crede di essere lui a far tutto e perciò andrà incontro a
sofferenza.”
__________________
“Solo con una fede incrollabile potrete realizzare Dio; e quella fede vi darà una forza
ed un sostegno considerevoli”.
__________________
“La mancanza di fede nel Sé è la causa principale dei problemi che oggi esistono al
mondo, come la corruzione, l'ingiustizia, i fallimenti, le pene e le sofferenze. La
gente non crede in sé stessa, non parliamo poi degli altri.
Anzitutto, sviluppate la fede in voi stessi, nel Sé, che è la vostra realtà interiore e ciò
vi renderà soddisfatti. Senza la soddisfazione del Sé non potrete essere felici. Una
volta ottenuta la soddisfazione del Sé, allora, automaticamente, sarete pronti per il
sacrificio del Sé: non occorre dire che là dove c’è il sacrificio ci sarà anche la
realizzazione del Sé.”
__________________
73
“La vera natura della Divinità non può essere capita da tutti, per questo ci vuole
fede.
Il primo passo per sviluppare questa fede è la fiducia in sé stessi: chi ha fiducia in
sé, otterrà anche soddisfazione nel Sé.
La fiducia in sé stessi rappresenta le fondamenta su cui viene costruita la dimora
della realizzazione del Sé: le pareti sono l’appagamento del sé; il tetto è il sacrificio
del sé inferiore.
Solo quando siete pronti a sacrificare pienamente il vostro Io inferiore, allora
riuscirete ad entrare nella dimora della realizzazione di Dio.
E’ perciò di primaria importanza che siate pronti a sacrificare tutto per Dio.”
__________________
“Il sacrificio ci dà la forza per progredire: chi si dibatte fra difficoltà e preoccupazioni
personali non sa sacrificarsi; ma se ogni essere umano avesse fede in Dio, si
sentirebbe più forte, perché la fede può trasformare l’uomo in Dio.”
__________________
“Si diventa quello che si pensa in maniera prevalente.”
__________________
“Devozione significa orientare la mente a Dio. Passare la vita nella visione del Divino
è devozione; condurre una vita con la coscienza di essere il corpo è illusione.”
__________________
“ Non basta citare una frase da qualche libro per essere un puro saggio: la pura
conoscenza può essere conseguita mediante la disciplina spirituale ed una fede
incrollabile.
Chi adora Dio ottiene qualunque cosa.”
__________________
“Non è vera adorazione quella di chi ama Dio con l’intento di soddisfare desideri
mondani. Si deve amare per amore.”
__________________
“Ad un certo punto è necessario porre dei limiti ai desideri: l’uomo che dà libero
corso ai desideri, non fa che lamentarsi e non ha mai nemmeno il tempo per
pregare…
74
La devozione, e solo quella, dà forza e sapore alla vita: solo dopo aver gustato quel
sapore si giungerà al distacco dalle cose e soltanto quel distacco condurrà alla
liberazione.”
__________________
“Liberatevi dell’illusione che Dio si possa trovare in qualche posto fuori di voi: voi
stessi siete Dio! Professate questa fede.”
__________________
“Keshava è la reale incarnazione di Brahmâ, Vishnu e Ishvara. Nell’uomo esistono
tutti e tre questi divini principî: i suoi pensieri rappresentano il principio di Brahmâ,
che è il principio della creazione. Isha (Shiva) è rappresentato dal cuore. L’intelletto
(Buddhi) rappresenta il principio onnipervadente di Vishnu.”
__________________
“Fidatevi di ciò che vi suggerisce la Coscienza Divina: nessuno agisca contro i
dettami della propria Coscienza.”
__________________
“Se obbedite agli ordini sottintesi negli insegnamenti dello Svâmi, la Sua Grazia si
diffonderà automaticamente su di voi, non avrete bisogno di particolari preghiere
per averla.”
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“Attualmente, in ogni nazione c’è tanta violenza e paura. Questa paura va eliminata.
Non abbiate timore, Dio è con voi!
Date spazio a questa somma fiducia: “Dio è con me, Io sono in Dio, Io sono in Dio!
Eliminata la paura, più nulla vi spaventerà.”
__________________
“Il Paradharma è in relazione al corpo e comprende l’etica da rispettare ogni giorno
nel guadagnarsi da vivere e nella vita di società. Il Paradharma comporta timori e
delusioni; nel perseguire gli impegni del mondo con i suoi codici di condotta, l’uomo
viene tormentato da molte paure: paura dell’insuccesso, del disprezzo o della critica,
paura causata dall’incertezza e dall’ansia. Ma per colui che segue le vie dello Spirito,
nell’Atmadharma, non c’è posto per la paura, né per l’ansia. L’uomo dunque, segua
questa via.”
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__________________
“Quando riusciste a mantenere Dio nel vostro Cuore con fede piena e coraggio,
invocateLo ed otterrete ogni successo.
E’ questo il senso dell’ultimo versetto della Bhagavad Gita: - Là dove c’è Krishna, il
Maestro dello yoga, là dove c’è Pârtha, l’arciere, immancabili sono la gloria, la vittoria
e la prosperità, ed anche l’immutabile legge della giustizia - .”
__________________
“Non giudicate affrettatamente qualunque cosa vedete ad occhi aperti, come se
fosse una verità inconfutabile.
Al di là dello schermo c’è la pura verità; se volete conoscerla ricorrete
instancabilmente a Me.”
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“Mentre ripetete il Nome di Dio nella meditazione, non abbiate paura di nessuno! …
Questa è vera fede. Perché correre dietro alla fede di altri? Seguite la vostra. Potete
forse chiudere gli occhi e dipendere da un altro solo per il fatto che ha una buona
vista? Voi dovete dipendere dalla vostra vista, dalle vostre gambe, dalla vostra fede.
Questa è la via più sicura.
Una persona instabile di mente non può avere pace o felicità. Solamente quando
avrete stabilito nel vostro cuore questa fede vi sarà possibile seguire il giusto
sentiero e raggiungere con successo la meta.”
__________________
“Si dovrebbe agire lo stesso nel modo che si è scelto, anche se non piace ad altri.”
__________________
“E’ quanto mai pericoloso cavalcare due cavalli. Montate su uno solo, se ne
cavalcate due che vanno ognuno per una direzione diversa cadrete e vi farete male.
Adorate Dio con fede incondizionata.”
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“Sviluppate l’amore per Dio; non lasciate la vostra devozione per Dio anche se vi
ridicolizzano; non perdete la fede in Lui quando siete nelle difficoltà: considerate
ogni cosa, piacere e pena, perdita e guadagno, gioia e tristezza, come doni di Dio,
una Sua Grazia.
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Non dimenticate di ripetere il Suo Nome in ogni circostanza: il Nome di Dio è l’unica
barca disponibile per attraversare il fiume della vita.”
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“Quando si tratta di Dio, qualunque persona si intrometta, abbandonatela!”
__________________
“Quando qualcuno va contro Dio disobbeditegli, fosse anche vostro padre.”
__________________
Come detto all’inizio, esistono delle forme di fede, e sono la maggioranza, in cui il devoto
si dichiara credente ma, nonostante ciò, continua a mantenere una o più forme di timori
terreni: certo sono cose comprensibili però, parlando di fede, ci si potrebbe domandare:
com’è possibile avere timore quando si ha fede in Dio?
Naturalmente, si tratta di forme intermedie di fede, oppure, detto in altro modo, di
devozione “in formazione”; in ogni caso, a tale proposito, Baba fa un discorso accattivante
che ho trovato su un “foglietto volante”, per cui non vi posso dare un riferimento
bibliografico.
Dice comunque Baba:
“Perché vi agitate? Lasciate a Me la cura di tutte le vostre cose. Ci penserò Io.
Io non aspetto altro che voi vi abbandoniate a Me. Io intervengo solo quando voi
sapete abbandonarvi completamente a Me. Ed una volta abbandonati a Me non
dovete più preoccuparvi di nulla: via ogni paura, via ogni scoraggiamento.
Dimostrate di non fidarvi di Me, invece dovete confidare ciecamente in Me.
Abbandonarsi, significa distogliere il pensiero dalle tribolazioni, distogliere il
pensiero dalle difficoltà che incontrate, distogliere il pensiero da tutti i problemi che
avete.
Mettete tutto nelle Mie mani dicendo: “Signore, sia fatta la Tua volontà, pensaci Tu!”;
che è come dire: “Signore, Ti ringrazio perché hai preso tutto nelle Tue mani e
risolverai ogni cosa per il mio bene”.
Ricordate che è contro l’abbandono pensare alle conseguenze di un fatto: cioè preoccuparvi
perché una circostanza ha avuto un esito non come volevate voi.
Dimostrerete di non credere al Mio amore per voi; dimostrerete di non credere che
la vostra vita è sotto il Mio controllo e che nulla Mi sfugge.
Non pensate mai: “Come andrà a finire? Cosa succederà?”.
Se cedete a questa tentazione, dimostrate di non fidarvi di Me.
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Volete o non volete che ci pensi Io?
Ed allora smettete di preoccuparvi voi!
Solo se voi vi abbandonate a Me, Io vi conduco. E se devo portarvi in una via
diversa da quella che avete visto voi, vi porto con le Mie braccia.
Quello che vi sconvolge è il vostro stesso ragionamento, il vostro pensiero, il vostro
assillarvi, il voler provvedere voi ad ogni costo.
Quante cose Io opero quando l’Anima, nelle sue necessità spirituali o materiali, si rivolge a
Me dicendomi: “Pensaci Tu”, e poi chiude gli occhi e riposa tranquilla.
Voi riceverete molto solo quando la vostra preghiera sarà l’affidarsi completamente
a Me.
Voi nel dolore pregate perché Io operi, ma sperate che Io operi come volete voi!
Non vi rivolgete a Me, ma volete che Io mi adatti alle vostre richieste!
Non siete infermi che domandano al medico la cura, ma gliela suggeriscono!
Non fate così!
Anche nelle circostanze tristi dite: “Signore, Ti lodo e Ti ringrazio per questo mio
problema, per questa mia necessità. Ti prego di disporre le cose come meglio Ti pare
per la vita terrena e temporale. Tu sai molto bene cosa sia meglio per me”.
Se mi dite realmente: “Sia fatta la Tua volontà”, che è come dire: “Pensaci Tu”, Io
intervengo con tutta la Mia onnipotenza e risolvo le situazioni critiche più incredibili.
A volte avete l’impressione che il malanno incalzi invece di decadere, non vi agitate,
chiudete gli occhi e dite con fiducia: “Sia fatta la Tua volontà, pensaci Tu!”. E
quando dite così, compio anche un miracolo, quando occorre.
Io penso sempre a voi, ma posso aiutarvi completamente solo quando vi affidate
completamente a Me.”
__________________
L'EQUILIBRIO MENTALE
LA PACE E L’AMORE
Il contenuto di questo capitolo è in parte identico a quello successivo delle indicazioni
terapeutiche, ma ho ritenuto di distinguerli, perché volevo evidenziare maggiormente il
significato dell’equilibrio mentale, della pace e dell’amore, sia di per sè che come finalità
ultime di qualsiasi terapia psicologica.
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Per realizzare lo scopo, dobbiamo però fare un piccolo passo indietro.
In precedenza abbiamo sottolineato un’affermazione di Baba, circa la mente ed i desideri,
estremamente importante, che diceva: “La mente non è altro che un fascio di desideri”;
ora, per comprendere cosa significhi veramente tale asserzione domandiamoci: che cos’è
un desiderio?
Il desiderio è una spinta orientata verso un oggetto qualsiasi: può trattarsi di un sogno, di
un bisogno o di una pulsione, in ogni caso, quello che si cerca è sempre una soddisfazione.
Il desiderio ha a che fare con la mente ed in qualsiasi modo si tenti di definirlo, all’atto
pratico, la sua presenza comporta comunque una condizione di squilibrio. In altre parole,
siccome la sede del desiderio è la mente, quando esso compare, in tutti i casi, si crea uno
squilibrio mentale.
A questo punto però, sorge spontanea una domanda: se il desiderio crea uno squilibrio
nella mente, la sua soddisfazione riesce a riequilibrarla? Oppure, con la soddisfazione del
desiderio, il soggetto riesce a pacificarsi?
Per rispondere, anche qui, dobbiamo fare una premessa.
Se proviamo ad osservare la natura delle cose, ci accorgiamo subito che tutto, ma proprio
tutto quello che appartiene al creato, è in equilibrio precario: viviamo sopra un mondo
fatto a sfera, il quale, per giunta, gira su sè stesso, persino in maniera disassata; gira
anche attorno al sole, all’interno di una galassia in movimento, e quest’ultima fa parte di
un universo in espansione!
Da quando veniamo al mondo, dobbiamo adeguarci al fatto che nulla sta fermo, tutto
cambia, tutto è in movimento; inoltre, nulla dura, tutto si consuma! Ed in queste
condizioni, quello che ci viene richiesto, anche se in forme diverse, o a seconda delle
esperienze di ciascuno, è sempre la stessa cosa: dobbiamo tenerci in equilibrio!
Sì!
Dobbiamo mantenere il nostro equilibrio, fisico, mentale ed emozionale!
Per capire tutto ciò, è sufficiente considerare il nostro solo camminare: per imparare ci
impieghiamo un mucchio di tempo e fatica, ci tiriamo in piedi da una condizione naturale
di quattro zampe, e poi, con la pratica, riusciamo a procedere in avanti e indietro, in
maniera sempre più spedita e, dopo un po’… arriviamo persino a correre! Però,
nonostante tutto, anche nella migliore delle ipotesi, il nostro incedere rimane sempre
precario, sempre faticosamente oscillante.
E’ proprio così: si fa sempre fatica!
La verità è che, anche inconsapevolmente, siamo continuamente impegnati a mantenere
una condizione di equilibrio che potrebbe interrompersi in qualsiasi momento: ad ogni
passo, è sufficiente inciampare per rischiare di ruzzolare a terra.
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D’altronde, per evitare di cadere, non è nemmeno possibile stare in piedi senza muoversi,
perché il solo stare in piedi vuole comunque dire tenersi in equilibrio: per capirlo, è
sufficiente rimanere fermi per un po’ di tempo in uno stesso punto: in questa condizione,
nonostante l’apparente stabilità o immobilità, di fatto oscilliamo anche se stiamo fermi e
questa oscillazione aumenta con il passare del tempo, fino a che, se se non ci sediamo,
crolliamo… per la fatica di essere stati fermi!
Sì, una fatica enorme, nonostante non ci siamo mossi nemmeno di un passo!
Quindi, ritornando al discorso iniziale, siccome tutto è in movimento, il massimo cui
possiamo aspirare non è una situazione di equilibrio statico, ma dinamico; detto in altro
modo: per stare in equilibrio, dobbiamo muoverci! Non solo, dobbiamo farlo correttamente,
con raziocinio e sacrificio: dobbiamo alternare il movimento alla sosta, una posizione
dinamica ad una statica, oppure, una condizione di riposo ad un’altra migliore e così
via… in continuazione.
In parole povere, per stare tranquilli, ovvero, per mantenere una certa stabilità,
dobbiamo continuare a muoverci (infatti, dice il detto: “Chi si ferma è perduto!”); ma non
è sufficiente “muoversi a caso”, bisogna farlo anche correttamente: la vita quotidiana ci
insegna che quando ci muoviamo in maniera esagerata, oppure sbagliata, rischiamo di
sbandare o, addirittura, di cadere.
Facendo un parallelo con l’equilibrio mentale, verifichiamo che, spesso, a causa di certi
desideri indiscriminati, siamo indotti a scegliere una via che si rivela aumentare il nostro
squilibrio, anziché ridurlo. In tali circostanze, noi crediamo (e, a volte, ne siamo
assolutamente convinti) che la consumazione del nostro desiderio ci dia la pace, ma
questo non succede.
Certo! In quel momento sperimentiamo il piacere (anche se, sarebbe meglio definirlo
godimento) ma, purtroppo, dopo un sollievo temporaneo, il desiderio si ripresenta più
forte di prima: e tutto ciò ci viene confermato dal fatto che la maggior parte di noi è non è
mai in pace, da quando nasciamo fino a quando moriamo.
Ma perché questo?
Primo, perché tenersi in equilibrio costa fatica, e noi non lo accettiamo; inoltre, perché
bisogna imparare a rimanere in equilibrio in ogni circostanza (“…sia con il mare calmo,
che con il mare mosso”) e questo è ancora più difficile, a tal punto che, per impararlo, può
non bastare tutta una vita.
Quindi, nella pratica quotidiana, noi, anziché renderci costantemente disponibili allo
sforzo richiesto per vivere, specie sotto la pressione del desiderio, cerchiamo strade
alternative, soluzioni facilitate che ci tolgano questo impegno e ci consentano di godere
del piacere dei sensi, anche quando sappiamo che le soluzioni ipotizzate ci portano ad
accentuare, anziché risolvere, il nostro squilibrio.
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Tutto questo discorso potrebbe far pensare ad una sorta di demonizzazione del desiderio,
ma non è la mia intenzione.
Il desiderio è un motore potentissimo che sostiene l’esistenza; il vero problema dell’uomo
è che egli non riesce a tenerlo sotto controllo: il desiderio non va soppresso, va solo
gestito correttamente.
Nella vita ci sono situazioni di squilibrio piacevoli ed anche divertenti, nelle quali, se le
cose vengono mantenute entro certi limiti, non c’è nulla di male nel viversele: il piacere
dei sensi, se regolamentato, fa anche bene, dà sapore alla vita; però, la realtà ci dimostra
che quando c’è un’ampia disponibilità degli oggetti dei sensi (cibi prelibati, bevande
inebrianti, persone affascinanti ecc.) è estremamente difficile rispettare dei limiti salutari.
Tra l’altro, in tali circostanze, è sufficiente un po’ di tempo perchè l’abitudine al consumo
si trasformi in una pratica irrinunciabile… e quando questo succede, siamo veramente
fregati!
Sì!
Perché se, per qualsiasi motivo, la cosa dovesse interrompersi, quella pace, così precaria
e temporanea (“il sollievo” di cui sopra) dettata dalla semplice presenza del nostro oggetto
di desiderio, la perdiamo completamente.
Per convincersi di ciò è sufficiente pescare nel bagaglio della nostra esperienza personale:
pensate al dispiacere che abbiamo sperimentato quando siamo rimasti privi dell’oggetto
desiderato (poteva trattarsi della persona amata, ma anche solo di oggetti consumati
abitualmente, come un cibo, una bevanda, delle sigarette, oppure, di un’occupazione che
ci coinvolgeva costantemente sia in termini pratici che emotivi, come un lavoro, uno
sport, un gioco o semplicemente un ritrovo settimanale con gli amici): in quelle occasioni,
quando il destino ci ha tolto improvvisamente queste cose, abbiamo sentito veramente
cosa significhi quello che gli psicoanalisti chiamano “la mancanza”.
In questi frangenti però, si tratta di condizioni di squilibrio recuperabili: infatti, con una
buona dose di volontà e di buon senso si può tornare all’equilibrio originario spostando
l’investimento su altri oggetti di desiderio, analoghi al primo o decisamente nuovi.
Bisogna stare attenti però, perché ci sono oggetti che stimolano i sensi in maniera
esagerata e, perciò, sono in grado di creare situazioni di squilibrio estremo, difficilmente
risolvibili.
Stiamo parlando delle droghe.
Si tratta di sostanze che, proprio perché in grado di offrire sensazioni piacevoli (e, in
taluni casi, estremamente piacevoli), favoriscono la comparsa di una vera dipendenza,
anche molto rapidamente (e, in questo senso, le droghe sintetiche dell’ultima generazione
sono devastanti); inoltre, proprio perché ingestibili, riescono anche a trasformare
profondamente la personalità dell’individuo che le consuma abitualmente: infatti, in caso
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di “mancanza” (che tecnicamente si chiama “carenza”), non c’è nulla che riesca a
contenere il desiderio di una persona siffatta.
E’ il quadro patologico della “tossicodipendenza” e i quotidiani fatti di cronaca ci
dimostrano quanto sia vero quello che abbiamo appena detto..
Badate bene che quanto descritto vale per tutti, nessuno escluso, qualsiasi sia il livello
intellettuale raggiunto!
Potrà cambiare il limite individuale, ma chiunque, dopo un tempo più o meno lungo,
diventa “dipendente” da questa forma di godimento: non crediate che esistano persone
capaci di “tenere sotto controllo” certe abitudini.
LA PACE
Nel discorso fatto finora è comparso il termine pace, che andrebbe indagato.
Etimologicamente, la parola pace deriva dal radicale sanscrito “pac, pak o pag” che
significa legare, unire, saldare. Da qui, considerando la definizione iniziale di mente data
da Baba (“La mente è un fascio di desideri”), il significato pratico della parola pace
diventa evidente e consequenziale: la pace è il prodotto della capacità di legare o tenere a
freno i desideri. Come sappiamo però, quando si ha nei confronti del desiderio un
atteggiamento repressivo, più che la pace, otteniamo una reazione di rifiuto, di ribellione;
perciò, forse sarebbe meglio interpretare il “legare, unire, saldare” di cui sopra, anzichè
con un “tenere a freno”, piuttosto con un “armonizzare” i desideri multipli, e talora
contraddittori, che ci portiamo appresso.
Quindi, se ammettiamo quanto detto finora, e cioè, che nella realtà della vita non esiste
nulla di stabile o fermo e che tutto è destinato a finire, allora, possiamo trarre queste
conclusioni: dato che la mente non è altro che un fascio di desideri e visto che l’assenza
di mente comporta, necessariamente, anche l’assenza dell’uomo, fino a quando siamo
uomini, il massimo che possiamo sperare, non è tanto di riuscire a sopprimere i desideri,
ma, piuttosto, di creare una sorta di equilibrio tra questi desideri ed il soggetto che li
vorrebbe consumare, sempre e comunque. E tutto questo può essere fatto solo grazie alla
razionalità ed al carattere che con l’educazione viene costruito, nel senso che, grazie
all’istruzione, all’esperienza ed alla conoscenza, si dovrebbe arrivare a discriminare tra i
desideri leciti e quelli illeciti, e poi, all’interno di quelli leciti, la misura in cui vada
perseguita la loro soddisfazione.
Sempre mantenendo il discorso in termini pratici, anticipiamo però che Baba distingue
nettamente quello che è il senso di calma e di appagamento conseguente alla
soddisfazione di un desiderio, dalla pace vera e propria. Secondo Lui, la pace dovrebbe
essere la meta degli sforzi umani e non ha nulla a che fare con la soddisfazione dei sensi,
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inoltre, la sua comparsa rappresenta, di per sé, la manifestazione evidente del suo
raggiungimento. Detto in altro modo, la pace è, al tempo stesso, sia l’obiettivo finale, cioè
il risultato della “realizzazione dell’esistenza umana”, sia il sintomo della riuscita di
questa impresa.
Vediamo però ora, nello specifico, quello che Baba dice a riguardo della pace e
dell’equilibrio mentale.
“Ogni cosa nella vita dipende dalla nostra capacità di mantenere un appropriato
equilibrio in tutto ciò che si fa e questo equilibrio è oggi perso a causa del cattivo
uso della conoscenza.”
__________________
A che serve possedere tutta la scienza del mondo, se poi manca il carattere?
Ciò spiega la perdita di equilibrio nell’uomo moderno in generale ed in quello colto,
in particolare.
Se si perde l’equilibrio quando si va in bicicletta, si hanno degli incidenti; lo stesso
vale quando manca equilibrio intellettuale nel viaggio della vita: si finisce
sicuramente per esporsi ad incidenti gravi.
Perciò, da una parte, controllate i sensi e, dall’altra, sviluppate una vita virtuosa. E’
indispensabile che gli studenti mantengano l’equilibrio tra i due.
__________________
“La pace dell’individuo, come quella del mondo, dipendono dalla mente e quindi
occorre disciplinarla: come un pesce nuota contro corrente per salvare sé stesso dai
pericoli, così l’uomo dovrebbe combattere i propri pensieri maligni e proteggere sé
stesso dai pericoli che sorgono da essi. Oggi, a causa dei suoi pensieri sbagliati, egli
si sta creando ogni sorta di fastidi.”
__________________
“Molte sono le idee e le immaginazioni che passano per la mente della gente, ma in
qualunque circostanza si deve essere nella condizione di controllarle e, con un po’
di pazienza, potete esercitare su di esse un certo influsso e ottenere dei risultati.
D’altro canto, se lasciate che quei difetti ristagnino in voi, dovunque e con chiunque
vi troviate, non arriverete mai a capo di nulla.”
__________________
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“I sensi possono gioire della pace solo quando non vengono in contatto con i loro
oggetti. In alternativa, si dovrebbe poter mantenere un sentimento di equanimità
senza badare al piacere derivato dal contatto dei sensi con gli oggetti. Ma non è
facile, né sempre possibile, prevenire il contatto, mentre è possibile, con qualche
sforzo, sviluppare un’attitudine di equidistanza attraverso un’inchiesta che sviluppi
la ferma convinzione che “Io non sono né il corpo, né i sensi, ma sono Spirito”.
Quando questa convinzione sarà radicata in voi, gli organi di senso smetteranno di
infastidirvi.
Con l’inchiesta accompagnata dalla costante contemplazione del fatto che voi siete
lo Spirito e che siete capaci di trascendere i limiti umani, potrete sperimentare in
ogni circostanza il vostro Sé Divino.”
__________________
“Si studiano tante cose senza capirle; ma voi traete gioia da questi studi? Forse un
po’ di felicità e di soddisfazione, ma di scarsa durata. La pace non dimora dove se
ne parla tanto. La pace si trova dentro di voi: non la troverete all’esterno. Se volete
essere davvero beati, dovete godere le gioie dello Spirito.
Ogni uomo anela alla beatitudine, ma la sua indagine non è diretta laddove può
trovarla. C’è forse beatitudine nelle cose esteriori o nelle persone?
No, di certo! La Beatitudine è dentro di sé.
Come può l’uomo raggiungere il Principio dell’Essenza Divina che sta in lui, se lo
cerca all’esterno?
E’ all’interno che deve cercare e fare la sua indagine: questa è la vera ricerca.”
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“La vera disciplina spirituale consiste nella tecnica di fondere la facoltà della parola
nella mente, la mente nell’intelletto e, finalmente, l’intelletto nello Spirito.
E’ triste vedere l’uomo ignorare questo sacro cammino e indulgere in piaceri
sensoriali che lo portano verso un’indicibile sofferenza. Nessuno ricerca la sorgente
che anima gli insenzienti sensi, né cerca di conoscere chi è il vero fruitore di tutti i
piaceri derivati da essi…
Colui che sperimenta veramente è lo Spirito…
Gli organi di senso cesseranno di dominarci soltanto quando realizzeremo il ruolo
fondamentale dello Spirito che è la sorgente di tutto.”
__________________
84
“In una casa, se la donna è bisbetica non ci possono essere né gioia né pace; se il
marito è un ubriacone ed un tiranno, l’atmosfera sarà carica di odio e di rancore.
Analogamente, se la mente è perfida e l’intelligenza tirannica non ci può essere pace
nell’uomo.
La padrona della casa è l’Atma, che rare volte è riconosciuta o identificata come tale.
Quando invece questo avviene, nella casa regna una gioia completa.”
__________________
“Il Principio dell’Essenza Divina o Atma trascende questo mondo e gli organi di
senso; quindi, se volete raggiungere quel Principio dovrete trascendere le limitazioni
dei sensi per mezzo della meditazione.
La meditazione non è la stessa cosa della concentrazione: la concentrazione è
ancora sotto il dominio dei sensi…
Fra la concentrazione e la meditazione c’è un confine da varcare: questo confine si
chiama contemplazione. Alla meditazione si giunge solo dopo quel valico.
Oggi la gente sta sprecando il proprio tempo in nome della meditazione.
Costoro sanno forse tener ferma la propria mente per un solo minuto?
No! Si siedono in una postura particolare per mezz’ora, un’ora, ma non fanno che
perdere tempo.
Riuscite forse a rimanere con una mente ferma per un’ora?
La vostra mente corre invece all’impazzata come una scimmia!
Mentre sprecate tempo nel respingere questa scimmia impazzita e nel cercare di
tenerla a freno, essa se ne scappa ancora via.
Considerate il vostro dovere come Dio e intraprendete ogni attività per amor Suo:
allora il lavoro si trasformerà in adorazione.
Considerate ogni lavoro come il lavoro di Dio: quella è vera meditazione!
Non raggiungerete la meditazione chiudendo semplicemente gli occhi e mettendovi
in posizione meditativa: la gioventù d’oggi sta sprecando il proprio tempo prezioso a
causa di questo equivoco sulla meditazione.”
__________________
“Cosa si deve fare per avere purezza e stabilità nella mente?
Oggi l’uomo fa di tutto per nascondere i propri difetti e le proprie debolezze, mentre
cerca di scoprire i difetti negli altri. Finchè ci sono questi due punti deboli, non è
possibile purificare il cuore, né avere una mente stabile.
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Ciò che serve è riconoscere i propri difetti e le proprie debolezze e vedere le buone
qualità negli altri. Ma gli uomini non fanno altro che impegnarsi in cose esteriori,
mondane ed appariscenti; ma questo ostentato esibizionismo li distruggerà.”
__________________
“Non appena l’egoismo si mette all’opera nell’uomo, egli slitta via dall’ideale e
rapidamente precipita giù, di gradino in gradino, fino al fondo della scala. L’egoismo
provoca gli scismi, gli odi e gli attaccamenti. A causa degli attaccamenti e degli
affetti, ma anche dell’invidia e dell’odio, l’uomo si tuffa nell’azione e rimane immerso
nel mondo.”
__________________
“La pace è qualcosa di permanente, sempre a vostra disposizione e viene distrutta
dall’ego e dai desideri insaziabili. Controllate e riducete i vostri desideri.
Per qualsiasi cosa vi preoccupate senza tregua. Siete nati nell’ansia, siete in ansia
per la famiglia, in ansia per la vita, in ansia per la morte. Passate la fanciullezza
nella preoccupazione, la giovinezza nella preoccupazione e la vecchiaia nella
preoccupazione. Siete preoccupati per la stessa preoccupazione.
Miei cari, almeno ora che state dimostrando la vostra devozione al Signore, riuscite
ad eliminare la vostra preoccupazione e a gustare la pace?
Il progresso scientifico ed intellettuale non è in grado di procurare pace. Nel mondo
non c’è pace a causa di una crescente visione materialistica che ignora la
dimensione spirituale.”
__________________
“Si stanno dimenticando i sentimenti e le virtù umane, mentre prendono piede
qualità bestiali. Se c’è un impegno è per andare alla ricerca di soddisfazioni. Quindi,
ben lontana rimane la pace della mente.
__________________
“Oggi il mondo è pervaso dalla paura: a casa come in strada, viaggiando in treno, in
autobus o in aeroplano, la gente ha paura. La causa di questa paura è l’assenza di
pensieri sacri e puri nella mente degli uomini. L’intero mondo appare come un
labirinto pieno di paura, dove dietro ogni angolo c’è qualcosa da temere.
Il dramma di Abhimanyu, figlio di Arjuna ed eroe della guerra di Kurukshetra,
consistette nel fatto che seppe come entrare nel labirinto Padmavyuha, ma non
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seppe come uscirne. La strada per uscire vi sarà nota solo dopo aver sottoposto i
pensieri al vaglio dell’intelletto (buddhi).”
__________________
“Appena formulato un pensiero non ci si deve precipitare a metterlo in azione, ma
dev’essere vagliato all’esame dell’intelletto, perché la decisione sia corretta ancor
prima della sua esecuzione. Oggi però, la maggior parte della gente tende ad aver
fretta ed a realizzare subito quanto ha pensato, senza prima valutarlo. Questa è la
ragione per cui si dice: “La fretta produce spreco, lo spreco produce angoscia, dunque,
non aver fretta!”.
Quindi, solo ciò che viene intrapreso dopo un attento giudizio può offrire pace.”
__________________
“Qual è la ragione per cui è andata persa la pace della mente?
C’è un duplice motivo: in primo luogo, l’uomo ignora ciò che ha ed, in secondo luogo,
egli desidera ciò che non ha.
Accontentatevi di quello che avete. Non preoccupatevi di ciò che non avete. Solo
allora avrete la pace.”
__________________
“Ho visto un sacco di persone straricche. A che giova quella ricchezza se non hanno
la mente in pace? Una ricchezza che non lascia la mente in pace è inutile, è come
fango. Vere ricchezze e prosperità sono quelle che danno pace alla vostra mente.”
__________________
“Non c’è pace e non c’è gioia quando si inseguono continuamente le cose del mondo.
Il proprio dovere va compiuto sia nella gioia che nel dolore, col medesimo stato
d’animo. Gioie e dolori vanno accettati come un dono di Dio. Non si devono fare
confronti fra ciò che è nobile e ciò che non lo è. La cosa più importante è controllare
i propri sensi.
Bisogna rendersi conto che è la mente la responsabile della gioia e del dolore. Se la
vostra mente è a posto sarete in pace sia a casa vostra che nella foresta; ma se la
mente è piena di sporcizia, non troverete pace nemmeno rifugiandovi nella foresta.
La pace che cercate è nella mente. Trasformate la vostra mente in una mente
d’amore, niente è più grande dell’amore.”
__________________
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“Quando terminate un canto devozionale ripetete tre volte il termine Shanthi (che
vuol dire pace); ma solo pronunciandolo non vi conferirà la pace.
Il senso di quella triplice ripetizione sta nel fatto che l’uomo ha bisogno di questi tre
tipi di pace:
-
la pace materiale non ostacolata da altre creature;
-
la pace spirituale non disturbata dal proprio corpo o dalla propria mente;
-
la pace divina, ossia quella che non viene turbata dalle forze della natura
incontrollabili dall’uomo.
Di queste tre, l’ultima ha bisogno della grazia di Dio, che può essere guadagnata
solo con la “resa” completa a Lui.
Questo concetto di “resa” è, molte volte, male interpretato.
La “resa” non vuol dire abbandonare tutte le attività pensando: “Dio farà tutto ciò
che è necessario per me, perché io ho reso ogni cosa a Lui”.
Questa non è altro che pigrizia!
E’ come stare davanti ad un piatto pieno di cibo ed aspettarsi di calmare la fame
senza mangiarlo.
In altre parole, il corretto significato di “resa” è fare uso delle proprie facoltà e della
propria energia per compiere il lavoro che ci compete dedicandolo a Dio; per di più,
senza illudersi di esserne l’autore (vale a dire colui che fa) e senza l’ingiustificata
aspettativa dei risultati delle azioni.”
__________________
“I pensieri sono contagiosi. Da qui l’adagio: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Le cattive compagnie vanno evitate scrupolosamente…
Cattiva compagnia, cattivi pensieri ed un vivere sensuale possono offrirvi un piacere
momentaneo, ma alla fine, vi faranno affogare in un’indescrivibile infelicità ed in
una completa rovina.
Ricordate che si raccoglie ciò che si semina.”
__________________
“Se volete avere la pace, all’inizio dovete praticare questa disciplina:
-
parlare poco;
-
studiare bene;
-
mangiare giusto.”
__________________
88
“Dal cibo si forma l’essere vivente, l’individuo, il Jîva. L’essenza di un essere umano
è rappresentata dal suo mondo; la sensazione prodotta da questo mondo si è
tradotta in un cumulo di forme. La tranquillità della mente che non aderisce agli
oggetti del mondo (Sama) costituisce la bellezza di questa molteplicità.”
__________________
“Non cedete all’odio verso i vostri simili, non indulgete in ostentazioni, non date
spazio all’arroganza. Siate umili…
La disciplina vi deve seguire come un ombra, dovunque andiate… Abbiate buoni
sentimenti nella vostra condotta, nel modo di comportarvi, nei pensieri, in tutto.
Allora sarete felici. Questa è vera educazione, senza di essa non avrete pace nella
mente.”
__________________
“Troppi desideri fanno impazzire l’uomo; infatti, sta proprio vivendo una vita da
pazzi, dimenticando la Verità Suprema.
Occorre stabilire un tetto ai desideri se si vuole vivere bene e felicemente. Si spende
in cose superflue…
La mancanza di pace è proporzionale alla crescita dei desideri.”
__________________
“I sensi vanno usati correttamente, secondo i dettami di Dio; in caso contrario,
l’uomo soffrirà per mancanza di pace.
E’ una situazione simile a quella di un uomo che ha molte mogli…la mente (che fa
la parte del marito), deve giostrarsi tra dieci mogli (i cinque organi di senso e i
cinque organi d’azione): ognuno vuol godere oggetti di sua scelta. Per esempio, il
naso è attirato dal profumo di masala dosha (una leccornia dell’India del sud) e
vuole provarla; l’orecchio vuole la radio accesa per godere della musica piacevole; gli
occhi bramano le immagini di un nuovo film…
Di questo passo, se tutti hanno desideri particolari, come farà il padrone, cioè la
mente, a soddisfarli tutti insieme?
Allora, non riuscendo a soddisfarli, la mente entra in frustrazione.
Come farà, dunque, questa mente con dieci mogli ad avere pace?
Solo quando i sensi sono tenuti sotto controllo, l’uomo può essere felice e dividere
questa felicità con quelli che gli stanno intorno...
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L’ambiente non incide sul controllo dei sensi e delle emozioni; di fatto, la sincerità dei
propositi e la determinazione nel perseguire il cammino spirituale, contano di più
dell’ambiente: infatti, in questo caso, esso ha una rilevanza scarsa o nulla.”
__________________
“Qual è la prima cosa da sacrificare a Dio? Innanzitutto, le cattive qualità.
Imparate ad essere virtuosi; rinunciate alle vostre visioni ristrette per diventare di
larghe vedute.
Offrite la vostra mente agitata, per avere in cambio la quiete mentale. Ma non sarà
facile averla senza sacrifici.
Questo imparate: sacrifici, sacrifici, sacrifici!”
__________________
“L’eliminazione delle cattive qualità e dei cattivi pensieri è già di per sé un sacrificio
che può definirsi yoga.”
__________________
“Secondo Patanjali, lo Yoga consiste nel controllo dei vagabondaggi della mente, ma
questo obiettivo è molto difficile, se non impossibile da raggiungere.
Al contrario, c’è un metodo più facile per ottenere l’armonia o l’equilibrio mentale:
concentratevi su ciò che è buono ed allora sarete distolti automaticamente da ciò
che è cattivo.
E’ la debolezza della vostra mente la causa di tutti i problemi…
Oggi molte persone soffrono non a causa dei sensi, ma a causa della loro stessa
immaginazione.”
__________________
“Aspirate alla pace ed alla prosperità.
Come attingere a questa pace?
Soltanto con il controllo della mente.
E che fare per controllare la mente?
Rimanete a stretto contatto con Dio.”
__________________
“Recitando il Nome del Signore, quel Nome vi aiuterà a compiere qualsiasi cosa,
riempirà la vostra vita di pace e di felicità, scompariranno i desideri, gli odi e tutte le
caratteristiche animalesche.”
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__________________
“Solo per mezzo del Nome si può ottenere la pace nella mente. Il Nome di Dio può
trasformare persino in nettare il veleno.”
__________________
“La lingua è incline a commettere quattro tipi di peccati:
- dire le bugie;
- raccontare storie malevoli sugli altri;
- scandalizzare;
- parlare troppo.
Queste sono le tendenze che privano l’uomo della pace.
Per non perdere la pace l’uomo dovrebbe dire sempre la verità. Naturalmente, in
qualche raro caso, può essere pericoloso dire la verità:
in queste circostanze dovreste essere discreti, quel tanto che basta per evitare di
parlare. Solo in questo modo potrete avere successo in società.”
__________________
“Dire la verità è facile, per mentire bisogna essere molto abili, altrimenti si va
incontro ad un sacco di fastidi: dimenticando ciò che si è detto la prima volta, si
finisce per raccontare un’altra bugia, e poi, per sostenerla, se ne dovranno
inventare altre dieci.
Siate sinceri, parlate gentilmente e ricordate che Dio è Verità.
La Verità è la base su cui poggia il mondo; essa non può essere afferrata in tutta la
sua interezza dalla mente umana perché trascende il tempo, la ragione e le
circostanze. Il Vedanta la chiama Rita, ossia Legge, Verità Divina, trascendentale,
non soggetta a modifiche, eterna. E’ quella Verità che vi deve sostenere, guidare.”
__________________
“Secondo il mio modo di vedere, controllare la mente è facilissimo, anzi, è la cosa
più facile: se solo si seguisse una disciplina con passione e fede, sarebbe sufficiente
per conseguire ampi risultati. Tutto è difficile per il pigro che non fa alcuno sforzo.
E’ molto, molto facile controllare la mente, vincere la mente per diventare un
individuo che trascende tutte le percezioni sensoriali e gode la beatitudine dello
Spirito: c’è una via per giungere a questo ed è quella della devozione.”
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L’AMORE
Naturalmente, in una persona equilibrata non può mancare l’amore e, a questo proposito,
le indicazioni di Baba sono veramente molte, prima tra tutte il fatto che, iniziando tutti i
Suoi discorsi, Egli ci chiama “Premaswarupa”, che significa: “Incarnazioni dell’Amore”.
Proprio per la vastità dell’argomento, l’amore necessiterebbe una trattazione a parte,
anche perché Baba fa una distinzione molto netta tra l’amore per le persone e le cose
materiali ed il Vero Amore (Egli dice:“Il sentimento che gli uomini chiamano “amore” è
estremamente limitato, egoistico. Il Vero Amore non è così: il Vero Amore è ampio, estensivo,
abbraccia tutto il creato e vede l’Amore in tutti gli esseri umani.”); inoltre, Baba fa una
sottile distinzione tra l’amore per Dio, anche detto “devozione”, e l’Amore di Dio, che i
cristiani chiamano “La Grazia di Dio” (“Anelate a Dio e tutti i vostri desideri verranno
assecondati; se invece aspirate al mondo dei demoni, esso vi catturerà procurandovi solo
tribolazioni. L’unica cosa che dovete chiedere, sia dunque solo l’Amore di Dio…”).
In futuro cercherò di approfondire questo argomento che, come detto, proprio per la sua
complessità e vastità, necessita di un’attenzione privilegiata; in ogni caso, almeno per il
momento, qualche cenno sulle affermazioni di Baba in merito all’amore lo si può fare.
“La qualità più elevata degli esseri umani è l’amore: crescete nell’amore, che
distruggerà ogni attaccamento ed avversione.”
__________________
“In un cuore privo d’amore si consolidano paura ed illusione, mentre un cuore
pieno d’amore per Dio godrà pace e sarà completamente libero da timori ed ansie.”
__________________
“L’uomo d’oggi viene assalito da un senso di paura o altro: la paura lo perseguita,
qualunque opera intraprenda, perché manca di amore verso Dio.”
__________________
“Scacciate dunque questa paura che è un demonio e siate audaci.
Del peccato dovreste avere paura! Perché temete il mondo?.”
__________________
“La vita si riempie di gioia quando si teme il peccato e si ama il Signore.”
__________________
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“Quando nel vostro cuore c’è amore, la vostra mente è stabile e piena di pace e
santità; non siete più coinvolti da nessun fallimento e da nessuna angoscia o
tribolazione vi capiti.
L’amore di Dio è il requisito fondamentale per ottenere una mente così santa.”
__________________
“Ricordatevi che l’amore è la cosa più importante, ricordatevi che con l’amore si può
tenere unito il mondo. Dove manca l’amore si insinua l’odio che fa degenerare la
natura umana e manda in rovina l’umanità.
E’ più facile nutrire sentimenti d’amore che di odio e, se rinunciate alle cose più
facili, ne troverete altre molto più difficili.”
__________________
“Dove regna l’amore non c’è più spazio per l’odio e, dove non c’è odio, ci sarà
automaticamente amore. Ci sono solo due alternative, amore e odio: l’odio
incrementa l’ego, l’amore dà pazienza e compassione.”
__________________
“Sgombrate l’animo dalle futili fantasie, dalle fisime ostinate, dagli inutili crucci,
trasformate queste bizzarrie in pensieri elevati, in modo che diventino sentimenti
d’amore.
L’amore deve predominare su tutto…”
__________________
“Incarnazioni del Divino Amore, quali voi siete, dovete far nascere l’amore in voi se
non volete essere inferiori agli stessi animali che, almeno, dimostrano di avere
qualche sentimento affettuoso, mentre sembra che l’uomo abbia soltanto affetti
egoistici.
Eliminate l’egoismo, vivete nell’amore, vivete nella verità e raggiungete la Meta.
La discesa di Dio sulla terra non risolve i vostri piccoli problemi per la cui soluzione
bastano le preghiere: non è necessario che Dio si muova. Egli viene per infondere in
voi l’amore, per alimentarlo e distribuirlo fra gli uomini. Dio che è l’amante
dell’amore vuole insegnarvi ad amare e, a tal fine, prende fattezze umane.
Amate i vostri simili, siate solidali nell’amore, aiutatevi l’un l’altro: questo è il vostro
più grande dovere.”
__________________
93
“Rispettate ed amate ogni essere umano. Dimostrate amore verso tutti.
L’amore non è un raccolto che si possa coltivare o una merce da comprare in un
negozio: sia il potente che la persona ordinaria vedranno sbocciare l’amore nel
cuore solo con la rinuncia all’amor proprio e con la disponibilità al sacrificio.”
__________________
“Vi affliggono molti mali perché siete egoisti e non sapete amare. Abituatevi al
sacrificio, imparate ad amare, altrimenti avrete solo dei guai. Un uomo senza amore
è un cadavere ambulante.
La divinità dell’uomo può emergere solo dal sacrificio.
Ricordate che l’amore e la sola ricompensa dell’amore: l’amore è testimone
dell’amore.
L’amore è un sentimento completo, ampio, espansivo, attivo, senza incertezze, senza
egoismi, senza paure…e gli Avatar vengono sulla terra per insegnare agli uomini
questo amore di natura divina.”
__________________
“Se volete la visione del Divino, la forma che vi siete immaginati risulterà essere solo
una caricatura. Considerate invece come divina la vostra stessa forma, abbiate
stima di voi stessi quali esseri divini e abbiate rispetto per gli altri. Amate voi stessi
ed amate gli altri, questa è vera devozione.”
__________________
“L’amore di Dio è sacro: se imparerete ad amare Dio, sia pure in misura minima, la
vostra vita ne sarà compensata. Fate dunque che in voi germogli o sbocci l’amore.”
__________________
“Offrite a Dio un amore libero da egoismo e desiderio, e siate magnanimi; ma prima
di amare Dio, amate voi stessi; dopo aver amato voi stessi, amate la società ed,
infine, volgete il vostro amore al mondo intero. Se il vostro amore non è privo di ego,
non potrete amare il mondo e, se non riuscite ad amare il mondo, non potrete
amare neanche il Sé Supremo.
Dunque, per prima cosa amate il mondo; arriverete dopo al Padrone del mondo: per questo
l’uomo deve partire dall’amore verso sé stesso, poi verso la sua gente, poi verso la società…
Prima di estendere amore alla società e ad altri, dovete offrirlo innanzitutto ai
membri della vostra famiglia…
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Col crescere dell’amore, anche il cuore si dilata, si allarga vieppiù, dando origine ad
una trasformazione che inizia alla Verità e insegna la compassione. Si incomincia a
provare compassione per gli altri ed a scoprire la propria identità con essi; si giunge
ad uno stato di devozione che permette all’uomo di amare tanto da superare
qualsiasi ostacolo: ecco perché la devozione nella vita di un uomo occupa un posto
così rilevante.”
__________________
“La fede è basilare: chi è senza fede non può avere amore, ed è con l’amore che si
giunge a Dio. Ecco il punto critico del Kali-yuga: si vive lontani, lontanissimi
dall’amore. Si fa in modo di circoscrivere l’amore ad un gruppo limitato di persone:
la propria gente, i propri parenti…
Il genere d’amore che si vive non sa abbracciare tutta l’umanità e non va oltre gli agi
e le gioie terrene. Così, il Nome va ripetuto con spontaneità, con solida fede, con un
amore universale e nel completo desiderio di unione con Dio: ecco come recitare il
Nome!
In nessun’altra cosa potrete trovare l’energia che può dare il Nome.
La ripetizione del Nome può trasformare un uomo aprendogli la mente.
La continua recita del Nome porta vieppiù alla fusione nell’amore.”
__________________
“Come fare per accrescere l’amore nel cuore?
C’è solo il Nome!
L’amore ottenuto per mezzo di esso vi condurrà a Dio.
Chi è immerso nell’amore non sarà mai turbato: come fanno i raggi del sole a
raggiungere una persona immersa nel Gange? Soltanto chi sta sulla sponda del
fiume potrà trarre beneficio dai raggi solari.
Chi è intriso d’amore non sarà mai preda dell’illusione (Maya); invece, a chi è privo
d’amore l’illusione non procurerà altro che problemi.
Progredite nell’amore che è in voi ripetendone il Nome: con la forza dell’amore
riuscirete a soggiogare tutte le forze ostili. Aumentando il vostro amore in voi
potrete eliminare desideri e conflitti, e la pace suprema regnerà dentro di voi. Con
essa giungono gaudio e felicità.”
__________________
“Non continuate a pensare che Dio vi sorvegli, pensate che voi siete Dio.
L’amore e la santità dei pensieri potranno farvi capire Dio.”
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__________________
“La devozione è persino superiore alla conoscenza e si può facilmente trarne gioia.
Dio può essere conquistato solo con l’amore, con l’amore spontaneo che non viene
dall’esterno e che non è soggetto a cambiamenti.
La devozione mossa dal desiderio di raggiungere una buona posizione è basata su
interessi di tipo commerciale: “Signore, se gli esami mi andranno bene ti offrirò due
noci di cocco!”. E’ devozione questa? Non è un patto d’affari?”
__________________
“Anelate a Dio e tutti i vostri desideri verranno assecondati; se invece aspirate al
mondo dei demoni, esso vi catturerà procurandovi solo tribolazioni. L’unica cosa
che dovete chiedere sia dunque solo l’amore di Dio…e non dovrete far altro che
recitare il Suo Nome.”
__________________
“Esistono vari tipi di persone: ci sono le persone ordinarie, gli sciocchi, gli ignoranti,
gli eruditi, ma in tutti c’è amore e questo frutto dell’amore può sbocciare e fiorire in
ciascun cuore. Tuttavia, questo frutto è ricoperto da una buccia intrisa di odio,
gelosia, invidia, alterigia; per questo vi risulta difficile assaporarne la dolcezza; ma
coloro i quali riescono a rimuovere la buccia dell’odio, potranno gustare il dolce
succo di quel frutto.
Superate le sensazioni di piacere e dispiacere. Lasciate il posto al solo Nome del
Signore e ponetelo alla base di tutto. Non serve cercare il Signore in qualche luogo
particolare, come se fosse un’entità separata da voi: Egli è vicinissimo a voi, Dio è
riscontrabile nell’intima natura di ogni cosa.”
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“Non c’è nessuno che sia privo d’amore. L’amore può trovarsi in diversi modi di
espressione ma, essenzialmente, è uno: quell’amore è Dio. Non opponetevi a
quell’Amore.”
__________________
“Vivete con amore.
Servite con amore.
Gioite con amore.
Fondetevi con l’amore.”
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“Non detestatevi. Non criticatevi. Considerate l’amore come il fondamentale
principio vitale: fate in modo che esso sia il vostro obiettivo principale; sviluppatelo
ed accrescetelo.”
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“L’uomo non è altro che un’espressione della Coscienza Cosmica, ma il cuore che
orienta quell’amore verso le cose materiali perde la capacità di riconoscere la
propria Divinità.
Legandosi al mondo esteriore la mente si deteriora, si corrompe l’originaria purezza
di quell’amore e, per conseguenza, all’uomo riesce impossibile scorgere nel proprio
cuore il riflesso di Dio. Invece, quando egli orienta il suo amore verso il Divino,
raggiunge una pura esperienza di quella Divinità che gli è inerente.
Se agitiamo l’acqua, anche i riflessi della sua superficie si scomporranno. Se l’acqua
è limpida e placida, il riflesso della luna sarà molto nitido, mentre in acque torbide,
anche la luna che vi si riflette sembrerà sporca. Così pure, se il lago della mente è
confuso e volubile, anche l’amore che vi si riflette ne risulterà distorto. Se la mente
dell’uomo è stabile, pura e nitida, il riflesso della Divinità sarà altrettanto puro e
nitido.
Poiché l’uomo d’oggi ha una mente ossessionata da una miriade di cose materiali
che la inquinano, la sua esperienza del Divino rimane inibita, sebbene tutto ciò che
si vede ci parli di Dio.”
__________________
“Bisogna amare finchè c’è vita. Non a tutti riesce, ma non si deve per questo
disperare: perseverando, con ogni sforzo, si raggiungerà la meta.”
__________________
“Chi ha già il cuore pieno d’amore aiuti gli altri a fare lo stesso utilizzando la propria
esperienza.”
__________________
“Alla base di tutto, quindi, ci sia l’amore. Al mondo non esiste nulla di più grande
dell’amore.”
__________________
“Incomincia il giorno con amore.
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Riempi il giorno d’amore.
Trascorri il giorno con amore.
Concludi il giorno con amore.
Ecco la via verso Dio!”
__________________
98
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
In un trattato psicologico che si rispetti non potevano certo mancare le indicazioni
terapeutiche e, come vi sarete già accorti, nei discorsi di Baba tali indicazioni sono
veramente tante e di tutti i generi, sia “sintomatiche” che “strutturali”.
Per spiegare ai “non addetti” cosa significhino questi due termini, diciamo che le terapie
psicologiche, grosso modo, possono essere distinte in due grandi categorie: le terapie
sintomatiche e quelle strutturali.
Nel primo caso, l’intervento psicologico è sintomatico quando è volto solo a togliere un sintomo
fastidioso con una metodica più o meno semplice: ne sono un esempio quegli interventi di
rassicurazione fatti da un professionista, o da un semplice conoscente, che hanno la capacità di
allontanare, almeno per un po’ di tempo, l’ansia del soggetto. Questi interventi però, hanno
un’efficacia limitata (quando ce l’hanno), perché dopo un periodo più o meno lungo il sintomo
ricompare. Per capirci, è come se un individuo che soffre per il mal di denti usasse un farmaco per
togliere il dolore: in alcuni casi serve e per un po’ di tempo egli è alleviato dal problema; però,
quando termina l’effetto del farmaco, il dolore ritorna.
Nel secondo caso invece, abbiamo gli interventi strutturali, i quali hanno come lo scopo di
cambiare la struttura della psiche del soggetto, anche perché, per quanto grave possa
essere, un sintomo psicologico è solo un segnale (un sintomo, appunto) del fatto che
qualcosa a livello della psiche non funziona; ed in questi casi, se l’intervento è corretto, la
mente torna a funzionare normalmente (o inizia per la prima volta a funzionare) ed il
soggetto smette di soffrire. Per mantenere l’esempio di prima, è come se il predetto
paziente con il mal di denti, dopo aver provato degli analgesici, andasse finalmente dal
dentista: in quel caso, se l’intervento “strutturale” del medico risulta idoneo, il dente
viene recuperato all’originaria funzione ed il paziente torna non solo a non avere più male,
ma anche a masticare bene.
Dal discorso fatto nasce spontanea una domanda: in campo psicologico, quali sono,
oppure, come si possono riconoscere le terapie sintomatiche da quelle strutturali?
La risposta la dovrebbero dare i professionisti che vengono consultati nel corso della
prima visita; in ogni caso, nell’ampio panorama delle psicoterapie, di sicuro, la
psicoanalisi ha come obiettivo quello di modificare la struttura psicologica del soggetto,
pur nei limiti del tipo di trattamento e delle capacità professionali dell’analista: è un
trattamento particolarmente difficile e non è indicato per tutti i pazienti.
D’altra parte, invece, la maggior parte delle restanti psicoterapie sono orientate a togliere
la sofferenza psichica il più in fretta possibile: il loro intervento non è strutturale, anche
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perché, per lo più, non hanno a disposizione una teoria psicologica sufficientemente
approfondita, che orienti la modifica o la ristrutturazione della psiche (è come
ristrutturare completamente una casa, bisogna avere a disposizione un progetto
minuzioso che, prima ancora di iniziare, spieghi come dovrà essere la nuova casa; cioè,
non si può procedere “a occhio… cambiando idea ogni giorno”). Questo non vuol dire che
non siano valide, anzi, sul breve e medio termine le terapie sintomatiche danno dei
risultati anche più brillanti della psicoanalisi, però, come detto, i miglioramenti sono
limitati nel tempo e, dopo un po’, come per gli analgesici, i sintomi possono tornare.
Comunque, è anche vero che grazie ad un intervento di questo genere, il paziente si può
trovare nelle condizioni migliori per intervenire anche strutturalmente intraprendendo
successivamente un’analisi più approfondita: è risaputo che solo quando si sta
veramente bene è possibile fare delle modificazioni strutturali di una certa entità; è come
quando un paziente necessita di un intervento chirurgico, se è in buona salute, la
probabilità di riuscita è decisamente maggiore.
Tornando a Baba, possiamo dire che la sua terapia è sia sintomatica che strutturale,
primo perché grazie ad interventi semplici offre delle soluzioni ai sintomi più fastidiosi
(come l’ansia), secondo, perché avendo a disposizione una teoria psicologica completa
della personalità (ed, in particolare, dell’Io), ha la possibilità di orientare gli interventi in
maniera precisa e sempre coerente. Infatti, Egli dice: “L’uomo è un miscuglio di bestialità,
umanità e divinità: nell’inevitabile lotta che si crea tra le diverse parti, egli deve fare
arridere la vittoria alla parte divina…”.
E’ chiaro che con questi presupposti uno sa chi è, qual è la causa della propria
sofferenza e cosa deve fare per modificare la struttura responsabile della stessa.
Purtroppo però, così come si manifesta in tutte le terapie che si rispettino, l’uomo è restio
ad accettare le prescrizioni, specie se queste comportano dei sacrifici: da sempre l’uomo
digrigna i denti di fronte alle indicazioni del medico coscienzioso e, spesso, cerca rimedi
alternativi con i quali rischia di allungare i tempi di recupero, o anche, di compromettere
definitivamente la possibilità di guarire.
Infatti, per impostare qualsiasi trattamento, sono necessari sia la disponibilità a
rispettare le prescrizioni, sia la voglia intensa di guarire, oppure, detto in altro modo, per
portare a compimento qualsiasi terapia è necessaria la determinazione giusta, la quale,
nonostante le apparenze (il dolore e le manifeste lamentele), non è obbligatoriamente
presente.
Quanto detto serve per spiegare che, non sempre, il paziente ha veramente voglia di
guarire (e questo lo si evidenzia facilmente nel corso di una psicoterapia analitica), anche
perché la malattia porta con sé tutta una serie di “benefici secondari”, o vantaggi della
100
malattia (come, per esempio, quello di apparire “vittima”), privilegi ai quali, dopo averne
goduto, è difficile rinunciare.
Comunque, alla base di qualsiasi Sua indicazione terapeutica, Baba inserisce un
presupposto indispensabile, che consiste nel capire chi siamo veramente e quale sia il
senso della nostra vita; questo perché, lo ricordiamo ancora, il Suo obiettivo ultimo è una
terapia strutturale: per Lui è ovvio che se non capiamo anzitutto chi siamo e quale sia lo
scopo della nostra esistenza, nessuna terapia può essere impostata.
Vista da un’altra angolazione, nella “psicoterapia” da Lui indicata è possibile intravedere
due approcci o livelli:
1°) una terapia di base che ha lo scopo di riequilibrare la mente;
2°) una pratica superiore che ha lo scopo di annichilire ed annullare la mente, con il fine
ultimo della “realizzazione spirituale”.
Naturalmente, Baba attribuisce un maggiore valore alla seconda, infatti, non cessa mai
di ricordarci la meta finale della nostra esistenza come esseri umani, anche se è
consapevole dell’enorme sforzo necessario per capirlo, accettarlo e tentare di realizzarlo.
Tra l’altro, dobbiamo anche aggiungere che, le metodiche proposte da Baba hanno il
vantaggio di poter essere sperimentate personalmente, senza il bisogno di un terapeuta
di supporto. Questo potrà sembrare strano o inattuabile, però, se proviamo a metterle in
atto, possiamo convincerci da soli della loro validità: ciò vuol dire che non è sufficiente
leggere quel che dice e pensare siano cose banali o ovvie, è necessario sperimentare le
Sue indicazioni, pur quando ci appaiono semplici (come quella del “basilico”) o assurde
(come la pratica del “Namasmarana”).
A conferma di ciò, Egli dice:
“E’ ignoranza bell’e buona credere che uno possa ricevere evoluzione da altri. E’ già
tutto in voi: tutto ciò che fate mediante sforzi è manifestare o esprimere
esteriormente quanto è insito in voi. Così pure nel campo spirituale, tutta la
disciplina che vi serve è rimuovere gli ostacoli e, precisamente, l’ignoranza che
impedisce la manifestazione della Divinità già presente in voi…
Sappiate bene che nessun maestro e nemmeno un grand’uomo, dotato di poteri
straordinari, può creare in voi ciò che non è già nel vostro intimo. Fortuna o
sfortuna, felicità o infelicità, è tutto già in voi e solo in voi.”
__________________
“Come può un essere umano che ha i suoi problemi e le sue sofferenze venire in
aiuto di un altro?
… e non c’è un essere umano che non abbia dei problemi o delle sofferenze.
101
Come può soccorrere altri chi è afflitto dai propri dolori?
… sarebbe insensato.
Così come un frutto non può rendere buono un altro frutto, allo stesso modo un
essere umano non può salvare un altro essere umano. Tutto ciò che potrebbe fare
sarebbe offrire una soluzione temporanea ai problemi del mondo.”
__________________
“La vostra mente è la sola responsabile di gioie, dolori, attaccamenti e odio. Cercate
di cambiarla.”
__________________
“Il Vedanta ha dichiarato che la mente è la chiave sia per la schiavitù che per la
liberazione dell’uomo.
Ecco là una porta ed in quella porta una serratura: se introducete la chiave giusta
in quella toppa e la girate verso destra, si aprirà; ma se girate la chiave verso
sinistra, si chiuderà. Stessa serratura, stessa chiave, ma per aprire o chiudere si
deve solamente fornire un’altra direzione al movimento della chiave. Il vostro cuore
spirituale è la serratura, la mente è la chiave: rivolgendo la mente a Dio otterrete il
distacco e la vostra serratura spirituale si aprirà; al contrario, rivolgendo la mente
al mondo, ne ricaverete ulteriori attaccamenti e la serratura si chiuderà. Orbene, la
vostra mente è occupata nelle cose del mondo, perciò la serratura del cuore
spirituale resta chiusa, di conseguenza, rimanendo legati al mondo, perdete la
pace.”
__________________
“Ciò che l’uomo deve innanzi tutto ottenere è la purificazione e l’annullamento della
mente.”
__________________
“Tutte le vostre pratiche sono superflue se volete avere l’esperienza del Sé: esse
servono solo a placare al mente; ma una mente indotta alla calma può ancora
agitarsi. Ciò che importa è liberarsi della mente, comprendendone la natura.
Soltanto quelle pratiche spirituali che mirano all’annientamento della mente sono
giuste.”
__________________
“Sino a quando esiste la mente, l’uomo non può fare a meno di avere pensieri di
ogni sorta: questo significa libertà della mente, ma non libertà per l’uomo.”
102
__________________
“Quando si ha la vera libertà?
Solo quando la mente viene distrutta.
Si dovrebbe riconoscere che la vita umana è regolata dalle leggi naturali da una
parte e dalle leggi umane dall’altra; pertanto non vi è libertà d’azione secondo i
propri desideri. Solo Dio si può dire abbia la vera libertà; anche questa però, è una
verità relativa, poiché la parola libertà è fuori posto laddove esiste solo l’Uno.”
__________________
“L’uomo non sa cosa sia La Vera Libertà. Chi ce l’ha non entra in questo mondo.
__________________
“Tutte le difformità che esistono nel mondo non sono altro che un riflesso della
vostra mente. Sia che amiate, sia che odiate o esponiate al ridicolo qualcuno, sono
tutti sentimenti riflessi da voi. Se lasciate perdere reazioni, risonanze e riflessi della
mente, che fanno la loro apparizione nel mondo fenomenico, e vi teneste saldamente
attaccati al Cuore (la Realtà), svanirebbero tutte le differenze di pensieri, sentimenti
e azioni.”
__________________
“La mente va soggetta a tre tipi di inquinamento: mala, vikshepa e âvarana.
Cosa vuol dire mala?
L’uomo, consciamente o inconsciamente, commette parecchi errori, non solo in
questa vita, ma anche in quelle precedenti. Di vita in vita, queste azioni hanno
lasciato un’impronta nella memoria (citta) che si sedimenta, come la polvere si
accumula, giorno dopo giorno, sulla superficie di uno specchio. Così lo specchio
della mente umana si ricopre di sporcizia, che viene propriamente detta mala. A
motivo di mala, l’uomo non riesce a vedere chiaramente il riflesso della sua reale
identità nello specchio della mente; da qui, la necessità di pulire lo specchio dalle
impurità che lo ricoprono.
Questa operazione di pulizia si effettua regolando l’alimentazione e le altre abitudini
di vita, compreso il divertimento…
La seconda distorsione della mente, detta vikshepa, è dovuta al continuo vagare
della mente, come le immagini che si riflettono su uno specchio tenuto sempre in
agitazione.
103
Per controllare l’indole capricciosa della mente, bisognerebbe dedicarsi a varie
pratiche spirituali, come la meditazione, la preghiera ed i nove sistemi di devozione
menzionati dalle Scritture. Eccoli:
1) ascoltare storie e aneddoti che ricordano i giochi divini e i miracoli del Signore;
10) cantare la Sua Gloria;
11) ricordarLo;
12) servirLo;
13) adorarLo;
14) inchinarsi a Lui riverentemente;
15) mettersi al Suo completo servizio;
16) avere sentimenti di intima amicizia;
17) completo abbandono di sé al Signore…
La terza distorsione della mente, âvarana, si può paragonare ad una spessa coltre
che ricopre lo specchio della mente, impermeabile a qualsiasi riflesso del Sé. Così,
mentre mala impedisce di avere un’immagine chiara e corretta dell’Io e vikshepa ne
mostra un riflesso oscillante, âvarana occulta del tutto la Realtà, il Sé, e induce a
identificarsi col proprio corpo...
La stoffa che vela lo specchio della mente è costituita dall’insieme dei sei nemici interiori
dell’uomo: i desideri, la collera, l’attaccamento, l’avidità, l’orgoglio e la gelosia.
Fra tutti, il peggiore è l’orgoglio… che è di otto tipi: orgoglio per il denaro, per la cultura, per
la casta, per la bellezza fisica, per la ricchezza acquisita, per la gioventù, per l’autorità, per le
conoscenze spirituali.
Il miglior modo per eliminare questo pesante panno di âvarana è far progredire
l’amore verso tutti.”
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“L’impurità (Mala) è causa dell’ignoranza e può essere distrutta con le buone azioni.
La malattia conosciuta come Âvaranam (lo stato in cui, è come se ci fosse un velo,
che impedisce di distinguere il transitorio dall’eterno) può essere vinta con
l’adorazione.
Vikshepa, il male dell’illusione, può essere guarito con la discriminazione.”
__________________
“Perché l’uomo possa liberarsi dai sentimenti di invidia, di rancore, di collera e via
di seguito, deve assolutamente convincersi che tutti gli esseri umani sono
incarnazioni divine.
104
Se saprete cogliere il sottile legame che avvince l’umanità e che si cela dietro
l’apparenza delle forme, non sarete più soggetti ad impressioni gradevoli o
sgradevoli, a sensazioni di simpatia o antipatia, giacchè avrete finalmente capito
che l’Essenza Divina o Atma sostiene ed accomuna tutti gli esseri, che lo Spirito che
dà vita al creato è unico, che tutta la natura è pervasa di forza divina.
Questa è una verità fondamentale e tutti devono conoscerla; altrimenti, a che serve
conoscere il resto?
Gli uomini devono sentirsi in dovere di cercarla, di scrutare il mistero nascosto
sotto i fenomeni naturali per non eludere lo scopo per cui sono stati creati.
“Conosci te stesso! Cerca di sapere chi sei!”, è lo stimolante invito del Vedanta
all’uomo. Se giungerete alla scoperta della vostra vera identità, potrete capire il
mistero della creazione che è noto soltanto all’Assoluto.”
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“Cercate di capire il perché della vostra nascita. Ciascuno si domandi: qual è lo
scopo della vita? Perché sono nato? Qual è il significato più profondo della mia vita?
…
Ecco perché il vedanta ha detto: ‘Prima di tutto scopri chi sei’.
Soltanto quando capirete la vostra vera natura, capirete tutto il resto.”
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“Soltanto quando avrete ben compreso il principio della divinità, saprete
comportarvi nel modo giusto.”
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“Se offrite tutto al Signore, eviterete di impegnarvi in cattive azioni o di compiere
immoralità nella vita.”
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“Dio non chiede niente a nessuno. L’unica cosa che Gli potete offrire è il vostro ego.
Fin quando vi tenete stretto il senso dell’ego, non potrete avere né pace, né gioia.
Sacrificate il vostro ego ed avrete pace e gioia. Una volta immolato l’ego, avrete
Amore e quell’Amore è devozione, la quale vi porterà la facoltà di discernere il vero
dal falso, il permanente dal transeunte. Da qui, poi, la determinazione, che
accompagnerà tutto il vostro operato.
E’ l’ego la causa dell’infelicità e di ogni difficoltà!”
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105
“Non fondate la vita in cose che passano. Vivetela negli ideali più elevati, con la
mente sempre rivolta alla meta eterna.”
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“La trasformazione dell’uomo è alla base della trasformazione del mondo, se l’uomo
migliora, anche il mondo migliora: quanto più esemplare diventa il comportamento
dell’uomo, tanto maggiore è la perfezione cui giunge la società. Perciò, se volete che
il mondo sia in pace ed abbia prosperità, dovrete innanzi tutto trasformare
l’individuo.
Da che cosa dipendono tutti i turbamenti, i problemi e le miserie che ci sono oggi
nel mondo?
Dipendono dal livello non ideale del comportamento umano e dallo scorretto tenore
di vita degli uomini.
Com’è un vero uomo? …
In lui deve esserci unità nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.”
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“Ma l’uomo non è disposto a trasformarsi!
Come fa un uomo a diventare buono, a migliorare, se non vuole difficoltà, se non vuole
piangere?
Per gli uomini tutto dovrebbe essere piacevole e andare liscio. Ed in questo modo
vorrebbero raggiungere il massimo della perfezione!”.
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“Trasformazione significa rinunciare a tutte le cattive qualità, alle cattive abitudini
ed ai cattivi pensieri; e poi, a sviluppare buone qualità, buoni pensieri e buone
azioni.”
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“Proprio come Rama distrusse le forze demoniache, così voi dovete vincere tutte le
qualità, tendenze ed attitudini cattive che si sono installate dentro di voi.”
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“Chi è senza moralità e senza dignità non potrà mai eccellere come uomo. Perciò,
una vita morale e spirituale sono il fondamento della vita umana.”
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“Date alla vostra vita maggior moralità ed integrità. La vostra condotta non sarebbe
buona senza queste due qualità. Eliminate l’ego ed abbiate cura della vostra Anima.
Abbiate fede nell’Atma.”
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“Incrollabilità ed integrità nella visione sono due qualità essenziali.”
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“L’uomo è un ricercatore incessante della gioia ed un aspirante alla pace suprema e
lotta giorno e notte per ottenerle. In ogni attività della vita egli vuole due cose:
ottenere la felicità e rimuovere il dolore. Qual'è il significato profondo di questa sua
perenne ricerca di felicità? Perché la sua vera natura è gioia, e quindi egli ha i titoli
per riavere il suo diritto originario…
L’uomo è stato dotato di corpo, sensi, mente ed intelletto per sperimentare il suo
naturale stato di felicità, ma sfortunatamente, questi doni di Dio sono stati
inquinati e l’uomo è caduto in una condizione miserevole.
Il corpo si è tinto dello sporco dell’attaccamento e dell’odio; i sensi sono avvolti
nell’abito dei desideri e piaceri sensoriali; la mente si è inquinata da tutte quelle
impurità e, come risultato, l’uomo è diventato incapace di riconoscere la propria
Vera Natura.
Egli sta lavorando sulla falsa nozione che i piaceri mondani siano naturali e
dipendano da lui, mentre essi sono effimeri e transeunti, come le nuvole che
passano.”
__________________
“Dovete indagare sulle cause del dolore e della sofferenza.
La prima causa della sofferenza è il nascere, del nascere è l’azione e dell’azione il
desiderio. L’attaccamento è responsabile del desiderio e la ragione principale che dà
origine all’attaccamento è la mancanza di discernimento, in altre parole la stoltezza.
Della carenza di discernimento si fa carico l’ego, il quale fonda le sue radici
nell’ignoranza. Con l’eliminazione dell’ignoranza si rimuove l’ego. Eliminato l’ego se
ne va la stoltezza. Senza stoltezza il desiderio scompare. Con la scomparsa del
desiderio si rinuncia all’azione e quando non si ha più alcun attaccamento
all’azione la vita si santifica.”
__________________
107
“Poiché la sofferenza non ci è naturale, è possibile sopraffarla: gioia e dolore sono
essenzialmente differenti aspetti della mente e dipendono dai suoi umori.”
__________________
“Poiché avete una mente piena di ogni sorta di desideri, finite per soggiacere alle
preoccupazioni.”
__________________
“Controllate la mente, aumentate la vostra fede, abbiate fiducia in voi stessi.
Senza quest’ultima, qualunque cosa facciate sarà solo un perdita di tempo…
Mettete in pratica almeno una o due cose di quelle che avete sentito: staccatevi
gradualmente dalle cose che appartengono alla natura e fate il vostro viaggio verso
il Divino”.
__________________
“La mente è la causa prima dell’albero della vita, del ciclo vita-morte e dell’universo
manifesto. Per distruggere quest’albero se ne dovrebbero tagliare le radici o, in altre
parole: la mente dovrebbe essere distrutta convogliando il pensiero verso l’inchiesta
sullo Spirito, il Sé Reale.”
__________________
“Solo l’Atma, Il Divino Spirito, può dare la vera felicità: il corpo procura solo
patimenti e preoccupazioni, ma non dobbiamo badarci, perché sono transitori come
il corpo.”
__________________
“A volte, è vero, avete dei problemi, ma dovete accettarli con animo sereno e vivere
ugualmente contenti e fiduciosi.”
__________________
“Ogni volta che vi si presenta una difficoltà, cercate di capire da dove provengono la
gioia e il dolore e che cosa li ha causati.
In realtà, né la gioia, né il dolore devono cambiare il vostro stato d’animo.
L’uomo accoglie con piacere la gioia e cerca di cacciar via il dolore; ma il vero uomo
dovrebbe considerarli alla stessa stregua: entrambi nascono dal cuore; quindi, se
riuscite a controllare le vostre emozioni, nulla potrà affliggervi.”
__________________
108
“Qualunque sia il problema o la difficoltà che vi angoscia, non preoccupatevene,
pensate ad altro: esercitate l’autocontrollo; seguite il mio esempio.”
__________________
“Quando non vi sentite bene, se continuate a pensarci, il male non passerà, anzi, lo
sentirete di più: stornate i vostri pensieri e portateli su altri oggetti più gradevoli e vi
sentirete subito meglio.”
__________________
“Fino a quando il pensiero è concentrato su un determinato oggetto, non ci si
accorge di quanto succede al corpo: ci si muove automaticamente, quasi senza
rendersene conto. Ma se sentite prurito e ci pensate, il prurito aumenterà.
Ogni malattia, ogni dolore provengono dalla mente…
Se coltivate le virtù e le buone qualità avrete sempre gioia nel cuore, una gioia
intensa e duratura; ma se vi curate solo del corpo fisico, le gioie che potrà darvi
saranno fugaci, leggere.”
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“Non screditatevi: sono i desideri che tendono ad abbassare il vostro livello.”
__________________
“Finchè lascerete spazio ai desideri, non avrete pace.”
__________________
“Accontentatevi di ciò che avete e non siate tristi o preoccupati per ciò che non
avete. Quando subite qualche perdita consideratela una forma di sacrificio.”
__________________
“Vero sacrificio e yoga è la rinuncia alle tendenze cattive dei vostri pensieri e del
vostro comportamento.”
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“Una vita senza perseveranza e fermezza è uno spreco. Si dovrebbe individuare
l’obiettivo della vita e comprendere cosa sia la verità.
E’ l’Eterno che va raggiunto, l’Immutabile Meta: in questo consiste il principale
dovere di ogni uomo.”
109
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“Null’altro si dovrebbe vedere all’infuori dello scopo, del traguardo e di ciò che si
vuol perseguire…
Non va mai dimenticato l’obiettivo, mai si deve permettere che il proprio modo di
vedere tentenni.”
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“Non fatevi mai prendere dalla disperazione e dal disgusto per la vita.”
__________________
“Pertanto, cercate di avere ottimismo e fede in voi stessi, nel vostro Sé e la vostra
salute sarà buona.”
__________________
“Quando l’istruzione non viene messa in pratica, è solo una perdita di tempo:
bisognerebbe mettere in pratica almeno una parte di ciò che si è imparato.”
__________________
“Mettete in pratica almeno una o due cose di quelle che avete sentito.
Staccatevi gradualmente dalle cose che appartengono alla natura e fate il vostro
viaggio verso il Divino."
__________________
“Cari studenti, le gioie del mondo non durano e non danno un piacere reale. Potrete
desiderarle ed anche fruirne, ma abbiate sempre fissa nella vostra mente la meta
spirituale. Vivete dunque nel mondo secondo una visione divina. Soltanto così
avrete successo in ogni campo.”
__________________
“Senza una rivoluzione mentale non potete avere pace. La ricchezza non vi darà
pace, tutti i vostri parenti ed amici non vi possono dare la pace, gli oggetti materiali
non vi daranno la pace, comodi ed abbondanti cuscini in un ambiente con l’aria
condizionata non possono dare pace alla vostra mente: se volete la pace mentale
potrete raggiungerla pensando e contemplando Dio.”
__________________
110
“Sviluppate la fiducia in voi stessi che vi condurrà ad essere benedetti. Non date
spazio alle ansietà ed alle preoccupazioni. Abbiate sufficiente forza nel corpo e nella
mente per affrontare le difficoltà della vita. Questo vi sarà più facile una volta che
avrete messo in pratica il detto: ‘Segui il Maestro (la tua Coscienza); affronta il male;
lotta fino alla fine e concludi il gioco!’.”
__________________
“Nelle Upanishad è detto: ‘Sorgi, svegliati e non fermarti fino a quando lo scopo non
è raggiunto!’.”
__________________
“Si diventa ciò che si pensa in modo dominante.”
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“Mirate alla bontà, non alla grandezza.
Che cosa guadagnate con quella grandezza?
I grandi possono esigere rispetto, ma i buoni lo ottengono spontaneamente,
ovunque vadano. I buoni sono amati, i grandi sono solo rispettati, ma quel tipo di
rispetto non vi deve interessare.”
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“Ciò di cui oggi ha bisogno il mondo sono uomini d’azione, non parolai.”
__________________
“Non lasciate che i pensieri cattivi entrino nella vostra mente. Se cedete su questo,
qualunque istruzione abbiate non vi servirà, sarà solo uno spreco.
Mettete in pratica la conoscenza che avete acquisito.
La conoscenza senza azione è inutile e l’azione senza conoscenza è stoltezza.”
__________________
“Tutti i disagi e le preoccupazioni dell’uomo nascono per difetto di conoscenza circa
l’uso del proprio corpo. Che diviene perciò ricettacolo di malattie e sofferenze.”
__________________
“Dopo aver acquisito conoscenza, discriminate tra il giusto e lo sbagliato, fra il vero
ed il falso, e seguite sempre la Via della Verità.”
__________________
111
“Vi sono diversi tipi di conoscenza. Innanzi tutto c’è la conoscenza che proviene dai
libri…ma è solo conoscenza superficiale.
C’è poi la conoscenza che rende capaci di discernere, ma ci vuole il potere di
discriminazione. Al fine di conseguirla, in ogni situazione, prima di agire chiedetevi:
“E’ bene o male questo? E’ giusto o sbagliato?
Poi fate la vostra scelta. Non seguite gli impulsi della mente perché è una scimmia
pazza. Alla mente non si deve permettere di agire secondo il suo piacere.
Prima di intraprendere qualsiasi azione, usate il vostro intelletto per verificare se
l’azione sia giusta o sbagliata, adatta o no. Dopo averla esaminata con
discernimento, anche la vostra coscienza dovrà approvarla e, una volta che la
coscienza avrà dato la sua approvazione, allora potete compiere l’azione.
Non ponete mano ad alcuna azione senza prima esservi serviti della discriminazione
e senza la “segnaletica” della vostra coscienza.
Oltre alla conoscenza dei libri e a quella discriminante, vi serve anche la conoscenza
del mondo o generale: esistono numerosi eruditi che hanno letto molto; costoro
hanno dai libri una conoscenza superficiale e potrebbero anche avere capacità di
discernimento, ma mancano di nozioni generali ed hanno scarso buon senso. Perciò,
è molto importante una conoscenza generale.
Tra tutti i tipi di conoscenza però, ve n’è una che conta di più di tutte: è la
conoscenza pratica, quella cioè ottenuta mediante l’esperienza diretta.”
__________________
“Con l’istruzione sviluppate l’umiltà.
Con l’umiltà sviluppate il discernimento.
Con il discernimento sviluppate la saggezza.
Con la saggezza va di pari passo la gioia.”
__________________
“Non dimenticate mai che questo corpo è solo un abito. E’ dovuto all’ignoranza
credere che esso sia il Sé. Nel momento in cui sarete liberati da questa ignoranza,
per voi risplenderà il sole della saggezza.”
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“Tutti coloro i quali soffrono della malattia dell’ignoranza (ajñâna) devono leggere e
riflettere sui libri che parlano della cura di questa infermità; sono i libri che parlano
112
delle esperienze degli anziani nel campo dello sforzo spirituale. Solo così potranno
capire bene come stanno le cose.
C’è un altro segreto per il successo ed anche questo va tenuto bene in mente. Ogni
cura o trattamento medico richiede alcune norme o restrizioni nella dieta, nel
movimento, nelle abitudini e nella condotta; non si devono trascurare o prendere
alla leggera, perché, se non si segue strettamente ciò che il medico prescrive al
riguardo, anche la medicina più costosa, più moderna o più potente, risulta
inefficace.
Guardate chi esce dall’ospedale dopo aver subito i trattamenti terapeutici, le
medicine, le restrizioni, le limitazioni e tutto il resto: è sano e contento!”
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“Il corpo, i sensi, la mente, l’intelletto e lo Spirito dovrebbero considerarsi come i
vostri cinque respiri: una volta conosciuto il loro segreto non avrete bisogno di altra
disciplina spirituale.”
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“Il corpo si pulisce con l’acqua, la mente con la Verità.”
__________________
“Non inibite il vostro potere mentale ricorrendo sempre a strumenti artificiali…
Camminate con le vostre gambe: non dipendete dall’energia elettrica, dalle
calcolatrici e dai computer. Usate tutte queste cose nel modo corretto, quando serve.
Innanzitutto siate autonomi, questo vi farà avere fiducia in voi stessi.
Siate dunque autonomi, non dipendete che da voi stessi e mettetevi al servizio dello
Spirito. Avere fiducia in sé stessi è di estrema importanza per ogni uomo.”
__________________
“Sva-Dharma sta per Atma-Dharma e, perciò, sta ad indicare una condotta che ha
relazione con lo Spirito. Dovere principale dell’uomo è seguire questa norma
spirituale di condotta.
Paradharma è in relazione al corpo e comprende l’etica da rispettare ogni giorno nel
guadagnarsi da vivere e nella vita di società. Il Paradharma comporta timori e
delusioni; nel perseguire gli impegni del mondo con i suoi codici di condotta, l’uomo
viene tormentato da molte paure: paura dell’insuccesso, del disprezzo o della critica,
paura causata dall'incertezza e dall’ansia; ma per colui che segue le vie dello Spirito,
nell’Atmadharma, non c’è assolutamente posto per la paura né per l’ansia.
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L’uomo dunque, segua questa via.”
__________________
“Solo quando la vostra mente seguirà il sentiero della verità, riuscirete a
raggiungere l’ultima meta, l’eterna beatitudine.”
__________________
“Una volta una vecchia donna venne da me lamentandosi che la sua mente le dava
numerosi fastidi con la sua incostanza; allora le chiesi: ‘Dov’è la mente che ti dà
tanti fastidi? Mostramela e la distruggerò’.
La donna mi rispose: “Swami, io non so dove sia!”. Allora le dissi: “Se non sai dov’è
la mente, come fai a sapere che ti dà tanti fastidi? E’ la mente che ti sta
infastidendo o sei tu che infastidisci te stessa?”.
Così, se non si sa niente sulla mente, accusarla non ha alcun significato e sedere in
meditazione è altrettanto stupido: dovreste sapere invece come funziona la mente,
la sua natura e la natura dei sensi. Ogni cosa a questo mondo ha un utile segreto
da scoprire. Dio non crea niente senza scopo: tutte le cose hanno un fine, un
significato ed un valore, ma noi non facciamo nulla per capirlo.”
__________________
“Come può un incostante avere pace o felicità? Come può avere pace, prosperità e
gioia chi indulge in ogni tipo di desiderio?”.
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“Io voglio pace, è una frase di tre parole: ‘Io’ rappresenta l’ego e ‘voglio’ rappresenta
il desiderio; se eliminate queste due parole, avrete la pace.
Avete ammantato la vostra pace con l’ego e con i desideri; per prima cosa, eliminate
l’ego.
Qual è la ragione della sua esistenza?
In verità non ha motivo di essere: l’ego nasce dall’ignoranza.
Se considerate il corpo da un punto di vista fisico e lo paragonate a questo immenso
universo, siete solo dei piccoli esseri…
Siete fieri del vostro corpo?
Il corpo non è durevole, è come una bolla d’acqua: la vita potrebbe lasciare il corpo
in qualsiasi momento.
Ha senso sentirsi fieri delle proprie ricchezze?
Anch’esse non durano, sono come nuvole passeggere: la ricchezza va e viene.
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Vi inorgoglite per la vostra mente?
Questa mente è una scimmia pazza: non avete controllo su di essa, non lo avete per
niente.
Se dunque stanno così le cose, per che cosa vi vantate?
Non c’è una ragione accettabile. Allora, prima di tutto, abbattete questo ego.”
__________________
“Ogni volta che vi sentite vittima dell’ego, andate a sedervi in un angolo e rimanete
in silenzio ed ascoltate attentamente ciò che il vostro respiro vi suggerisce: ‘So…
Ham’, vi dice; So, nel momento dell’inspirazione, Ham, nel momento dell’espirazione.
Insieme, le due sillabe formano la parola ‘So Ham’, il cui significato è: ‘Io sono
Brahman’, ‘Io sono Dio’. Se mediterete costantemente su questa espressione, il
vostro senso dell’Io, caratterizzato dall’idea ‘Io sono il corpo’, cesserà di infastidirvi…
Se pensate di essere Tizio, Caio o Sempronio, immaginando che questi nomi si
riferiscano al vostro corpo non otterrete alcun progresso, quand’anche vi
impegnaste in lunghe pratiche spirituali: rimarrete quello che siete sempre stati,
secondo quel nome che identifica un corpo. ‘So Ham’ è il vostro nome di nascita e
quello solo è il vostro nome naturale ed eterno: la vostra Realtà o Verità.”
__________________
“Purtroppo oggi l’uomo non sa liberarsi dei propri difetti, ma va a cercarli negli altri.
Se si vuol seguire il cammino spirituale, è anzitutto necessario annientare l’ego che
è all’origine dei desideri, i quali, sempre a causa dell’ego, continuano a moltiplicarsi
all’infinito: “Vorrei essere molto istruito, molto ricco, potente, bello, avvenente” e
così via. Sono desideri che non hanno mai fine.
Non bisogna oltrepassare certi limiti, altrimenti la natura umana degenera; ma
sfortunatamente, i desideri dell’uomo sono sempre più numerosi e vanno oltre il
lecito.
Le belve, gli animali domestici e gli uccelli non ne hanno tanti, ma essi sono privi di
ego e di bramosia, che soltanto l’essere umano mostra di avere.
L’uomo deve cambiare, è indispensabile!
Dio scende sulla terra in forma umana proprio per questo.
Gli animali vivono secondo natura e la loro vita è adatta alla specie cui
appartengono. L’uomo continua ad istruirsi, l’ego e la presunzione aumentano e
mettono radici profonde.
Eliminate, dissolvete l’ego, cosicchè le qualità umane possano rifiorire in voi ed
annientare le caratteristiche animalesche.”
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__________________
“Occasionalmente vi verranno dei pensieri cattivi, non date peso a questi pensieri
che vi passano per la mente; è solo quando ai pensieri fate seguire azioni che
possono insorgere diversi tipi di difficoltà. Se anche vi sopraggiungono pensieri
cattivi, purchè manteniate il controllo sul corpo, non ne conseguiranno azioni di cui
pentirsi.”
__________________
“Se solo sapeste orientare il vostro pensiero verso il bene… quanto sarebbe bello e
sacro!
Perché mai usare l’intelligenza per pensieri malvagi?”
__________________
“Fate in modo che la vostra mente produca pensieri buoni e potrete avere una
conoscenza infinita, sperimentare altre gioie e felicità, godere una pace mentale
senza fine ed anche una gioia intellettuale.”
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“Ognuno di voi allontani sul nascere anche il più piccolo pensiero cattivo che si
affacciasse alla mente. Sottovalutarlo come una cosa piccola ed insignificante gli
consentirebbe di far breccia nella mente stessa e, col passare del tempo, di
occuparla completamente. Così, durante quel processo, la natura umana subirebbe
un totale deterioramento.
Fate dunque ogni sforzo per allontanare ogni cattivo pensiero nell’istante stesso in
cui insorge e fate largo il più possibile alle qualità umane.”
__________________
“Quando si parla di Samskâra non ci si vuole riferire semplicemente a qualche rito
purificatorio, ma si intende l’eliminazione dei cattivi pensieri, dei cattivi sentimenti e
delle cattive abitudini che ci sono nell’uomo sostituendole con buone abitudini,
buoni pensieri e buoni sentimenti. In questo consiste l’opera di raffinamento.”
__________________
“Non preoccupatevi di nulla, la preoccupazione è uno stato creato dalla mente.
Allontanate da voi le apprensioni e fate l’esperienza della gioia perenne, pensando
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tutto il tempo a Dio: una singola esperienza, intensa e fervida, disperderà tutti i
vostri guai.
Riducete il vostro parlare, le vostre attività, le vostre inquietudini e concentrate la
vostra mente su Dio, allora rimarrete felici.”
__________________
“Tra le specie animali esistenti, soltanto l’uomo ha la facoltà di discernere, soltanto
lui è in grado di riconoscere il bene dal male, soltanto lui ha il senso del tempo e sa
distinguere tra passato, presente e futuro. L’uomo può pensare al futuro ed al
passato e può sperimentare il tempo presente…ma in un certo senso, questo gli
nuoce.
Egli non dovrebbe ripensare al passato, né darsi pensiero per il futuro. I frutti delle
azioni passate sono quelli che sono e non si possono cambiare. Non si può
retrocedere nel tempo e rivivere nel passato. Il futuro è incerto: non sapete se
domani sarete ancora vivi. Perché darsene pena? Potreste morire oggi stesso!
E allora?
Vivete nel presente, pensate al presente; ma se si richiama il Divino alla mente, se
si riesce a scorgerLo, il presente diventa infinito, è sempre presente.
L’uomo vive sul frutto delle azioni trascorse: il passato è un insegnamento per il
presente che, a sua volta, è un insegnamento per il futuro. L’uomo, purtroppo, non
riflette e non sa vedere l’importanza del tempo presente, perciò rimugina sul
passato e si preoccupa del futuro.”
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“Cari studenti, nel Creato non vi sono errori, l’unico difetto è nell’uomo che agisce
secondo ciò che gli piace o no. Non sprecate questo prezioso periodo della vostra
vita.
Come pensate sia un giovane? Una persona fra i 15 e i 30 anni? No, di certo. E’
sbagliato!
E’ giovane chi è sano…
Ecco perché si afferma che la salute è ricchezza.
Per poter godere di ottima salute dovete esercitare il massimo controllo sui pensieri
e sui desideri…
A tutti gli esseri viventi, fatta eccezione per l’uomo, basta quello che hanno per
essere felici: essi non hanno la cattiva abitudine di nascondere e fare provviste per il
futuro; persino gli insetti come le formiche si attengono a dei limiti nei loro
approvvigionamenti. Derubare e mettere da parte sono abitudini esclusive dell’uomo
117
ed è per questo che egli non sa cosa sia la gioia perenne, né è in grado di gustare la
gioia trascendentale…
La vita è un lungo viaggio: meno bagagli, maggior comfort e piacere. In questo
viaggio i desideri rappresentano un ingombrante bagaglio…
Se un uomo vuole celebrità, avrà a che fare con non pochi problemi ed ansie. Soltanto chi li
affronterà e li supererà potrà dirsi uomo, mentre il debole di mente soccomberà. Dio solo può
conferirvi questo coraggio…
E’ con questo genere di coraggio che potete affrontare il viaggio della vita.”
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“Una salute cagionevole dipende anche da ragioni psicologiche: se controllate il
polso, la pressione, la temperatura ecc. con senso di apprensione o convinti di non
star bene, otterrete degli esiti anomali. Se temete di non poter dormire, accadrà di
certo ciò che temevate. Cercate dunque, di avere sempre un’idea positiva della
vostra salute e di coltivare la convinzione di star bene.
I nostri antenati avevano il desiderio di vivere a lungo perché amavano vivere in Dio:
per questo cercavano di preservare la salute fisica ed anche quella mentale…
Fra la gente d’oggi manca completamente una simile forza spirituale.”
__________________
“Le malattie dell’uomo odierne sono causate maggiormente dalle sue ansie e
dall’assunzione di cibo cattivo.
Di cos’è fatta l’ansia?
Di paure create dalla mente.
Bisogna porre un limite al pensiero speculativo, all’ansietà ed alle preoccupazioni,
altrimenti ne deriveranno guai e dissesti psichici…
Si spreca la vita quando si sta a rimuginare sul passato e ad angosciarsi per il
futuro…
Non c’è bisogno di pensare a ciò che è passato e a ciò che riserva il futuro: a che
serve richiamare alla mente un passato irrevocabile o preoccuparsi di un futuro
incerto?
E’ una pura perdita di tempo: il passato è passato, il futuro è venturo; sia per l’uno
che per l’altro non c’è niente da fare. Ciò che conta maggiormente è il presente; e
non si tratta di un presente ordinario, ma dell’Onnipresente.
Ciò che è stato e ciò che verrà sono entrambi nel presente: adesso, infatti, state
mietendo ciò che avete seminato in passato; e ciò che state seminando ora, lo
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raccoglierete in futuro. Così, sia il passato che il futuro non sono altro che nel
presente. Fatene il miglior uso possibile!
Lasciate correre tutte le preoccupazioni e conducete una vita ideale, orientata verso
l’immortalità e verso il compimento del fine della vita.”
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“Fate in modo che ci sia coerenza tra i vostri pensieri, le vostre parole e le vostre
azioni.”
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Siate moderati nel cibo come in tutte le altre abitudini di vita, affinchè possiate
mantenere in buona forma il corpo e compiate bene il vostro dovere. In ogni caso,
non attaccatevi troppo al corpo. I due sentimenti di “Io e mio” sono alla radice di
ogni problema e di ogni male che predomina nella società. Cercate di ridurre, se
non di eliminare totalmente, i sentimenti di “colui che compie l’azione e ne ricava
piacere”. Soltanto allora potrete avere una vita ideale.”
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“L’uomo moderno è afflitto da molte malattie mentali dovute alle preoccupazioni ed
al consumo di cibo cattivo. Le preoccupazioni derivano dalla sua mente; le malattie
mentali vengono perché l’uomo non è capace di fermare l’angoscia e la paura.
Molti sono i giovani che oggi soffrono di questi disturbi e, perciò, dovrebbero stare
attenti perché vivono gli anni più preziosi della loro vita: dovrebbero cercare di
controllare il flusso dei pensieri, delle paure inutili e sapere porre un limite anche
alla lettura, al gioco, alla musica ed al sonno. Un eccesso, anche in questi casi
finisce per avere un effetto negativo sul corpo.
Più volte si è sottolineata l’importanza di porre un limite ai desideri.
Il primo punto è: ‘Non sprecare il cibo’;
il secondo è: ‘Non sprecare denaro’;
il terzo è: ‘Non sprecare energia’;
il quarto è: ‘Non sprecare tempo’.
La vita dell’uomo è persa quando si pensa sempre al passato ed al futuro, preoccupandosi
dell’uno come dell’altro.
Qual è la radice di questo male?
Non accontentandosi di ciò che si ha e desiderando ciò che non si ha, in tal modo
l’uomo perde la sua pace interiore.
119
Non occorre preoccuparsi del futuro che nessuno conosce: il passato è passato ed il
futuro è futuro! Nessuno può farci nulla, ma ciò che invece è importante è il
presente che non è un presente qualsiasi, ma è Onnipresente…
Lasciate alle spalle le preoccupazioni e vivete vite ideali che vi faranno ottenere
l’immortalità…
Non preoccupatevi del futuro, non rimpiangete il passato, entrambi sono nuvole
passeggere. In questo mondo non c’è nulla di permanente, né persone, né cose.”
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“Per dare compimento a qualsiasi cosa nel mondo sono essenziali tre condizioni:
1) il controllo dei sensi;
2) il controllo della mente;
3) mantenere il corpo in perfetta salute.”
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“Se si usano i sensi in modo impuro, la natura degenera da umana in demoniaca…
La moderazione dovrebbe essere il principio sul quale basare il consumo del cibo,
dell’acqua, l’uso delle parole, insomma, le abitudini dovrebbero essere tutte nei
limiti della sensata moderazione. Eccedere tali limiti provocherà danni: un eccesso
di cibo o un eccessivo parlare porta solo aberrazioni mentali, mentre un cibo
moderato o un parlare moderato portano ad una vita piacevole.
Pertanto, il nostro corpo dovrebbe essere usato in modo che conferisca gioia alla
nostra vita.”
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“L’uomo d’oggi non capisce cosa significhi controllare i sensi. Non sa nemmeno cosa
sia il controllo. Con queste premesse, l’uomo finisce per comportarsi in modo
licenzioso, che scambia per libertà. Questo permissivismo senza ritegno e questa
condotta libertina stanno per distruggere l’umanità e la stessa vita umana.
L’esercizio del controllo serve a sviluppare concentrazione e stabilità.”
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“Dal momento che gli organi di senso sono potentissimi, il primo e più importante
compito per l’uomo è di tenerli sotto controllo, al fine di condurre una vita ideale.
I giovani d’oggi sono subdoli nelle azioni e nel comportamento perché hanno perso il
controllo dei sensi: non sanno star seduti compostamente in classe, non conoscono
il giusto modo di camminare, leggere, dormire; non sanno come comportarsi con i
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genitori, gli insegnanti, gli adulti e gli amici. Quando parlano con qualcuno, volgono
lo sguardo qua e là, tradendo una mancanza di concentrazione. In una
conversazione poi, o quando devono fare un discorso, gesticolano inutilmente e
muovono gambe e braccia come se stessero ballando.
Quando vanno per strada, gli studenti dovrebbero sempre guardare dove mettono i
piedi, in modo da evitare distrazioni e prevenire incidenti. Quando dormono,
dovrebbero tenere il corpo ben disteso e non raggomitolarsi come una spirale
metallica racchiusa in un involto.
Con la costante pratica del giusto modo di fare le cose, gli studenti prenderanno
buone abitudini ed acquisteranno un dominio completo sui sensi…
Oggi gli studenti non sanno stare seduti correttamente quando leggono o scrivono:
siedono con la schiena ricurva e cadente, come se fossero dei vecchi di ottant’anni.
Ciò provoca diverse malattie ed è causa di senilità precoce. Quando si cammina o si
sta seduti, bisogna essere dritti come un fuso, con la colonna vertebrale eretta.”
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“Quando si nutrono i sensi in modo eccessivo è come quando il cavallo ingrassa
perché non gli si dà un adeguato lavoro da svolgere: ecco perché i sensi oggi vanno
per conto proprio danneggiando lo stesso loro proprietario.”
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“Esiste un metodo con il quale armonizzare e riconciliare le varie richieste dei sensi.
Questo metodo è trattare il buono ed il cattivo allo stesso modo.”
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“Non dovreste scoraggiarvi se non potete controllare i sensi, ma sviluppando una
devozione ferma ed una completa resa a Dio, i sensi potranno essere messi sotto
controllo…
Nel controllo dei sensi e delle emozioni, la purezza degli impulsi, la sincerità dello
scopo e la determinazione di percorrere la strada verso Dio contano molto di più
dell’ambiente.
Dunque, a tale riguardo, l’ambiente non rappresenta un ostacolo.”
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“Per disciplinare i sensi bisognerebbe capire come essi funzionano…
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i sensi possono essere distratti da qualche cosa, e cioè rivolti verso un altro oggetto
che opera da incentivo o da disincentivo: in tal modo essi abbandonano la cattiva
abitudine e prendono il cammino giusto…
i piaceri sensoriali hanno origine solo nella sofferenza, ciò perché ciascun piacere
porta con sé il dolore. Il piacere, anzitutto, è sempre momentaneo, non dura ed, alla
fine, si trasforma in dolore…
quindi, pensando bene alla natura del piacere non dovrebbe essere difficile
sviluppare il distacco e la discriminazione per mantenere i sensi sotto controllo.”
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“Controllare i sensi deve essere l’obiettivo primario dello studente, non già i
fuggevoli piaceri degli oggetti dei sensi, i quali danno solo una gioia momentanea,
seguita da un’infinita tristezza.”
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“Una volta dominata la lingua si ha, teoricamente il controllo su tutti i sensi.
Due sono le importanti funzioni della lingua: mangiare e parlare. Chiunque sia in
grado di sottomettere queste due facoltà della lingua, può fondersi con il Divino
Spirito.
Se la lingua cessa di parlare, si mette a chiacchierare la mente; per tenere sotto
controllo le ciarle della mente, occorre avere un intelletto vigile; poi si deve,
delicatamente, persuadere l’intelletto a volgere gradualmente la sua attenzione
verso l’Atma.
La vera pratica spirituale, la vera Sâdhanâ, consiste nella tecnica di fondere la
facoltà della parola (vak) con la mente, la mente con l’intelletto ed, infine, l’intelletto
con l’Atma.
E’ triste constatare come l’uomo, dimenticata questa via santa e regale, a lui
accessibile, scelga di abbandonarsi ai piaceri sensuali che finiranno per
sommergerlo in una profonda sofferenza.”
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“Mangiare e bere con moderazione è una regola saggia, oltre che benefica. Il cervello
funziona bene quando il nutrimento è sobrio e regolare. Il digiuno è dannoso: se ci
si astiene per uno due giorni interi, anche il potere intellettuale e mnemonico si
affievolisce.”
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“Attaccamento ed egoismo sono il risultato di un consumo di cibo improprio.
Cattivo cibo, magari ottenuto con mezzi illeciti, fa cadere l’uomo nell’oscurità
dell’ignoranza per molte vie e sopprime i pensieri buoni che sorgono dal suo cuore.
Regolare il cibo è estremamente importante per un funzionamento salutare della
mente e dell’intelletto.”
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“L’uomo, schiavo del palato, degusta solo cibi cucinati a base di spezie di ogni
genere, ignaro di quanto ciò riduca la sua longevità. Oltre a ciò è interessante
notare che i vegetariani sono meno soggetti a malattie, mentre i non vegetariani si
ammalano più facilmente.
Perché?
Perché l’alimentazione a base di animali è incompatibile con le necessità di un
corpo umano.
I medici mettono in rilievo la scorta proteica presente nel cibo non vegetariano, ma,
va detto, che in realtà nelle verdure, nei legumi, nel latte, nello yogurt e in altri
prodotti alimentari ci sono proteine di qualità migliore.
Il cibo non vegetariano non intacca solo il corpo fisico dell’uomo, ma lascia i suoi
effetti deleteri anche sulla mente.
Cibo, testa e Dio, sono tra loro interdipendenti. Se ci si nutre di cibo animale, si
risvegliano tendenze animali: tale il cibo, tali i pensieri.
Gli uomini d’oggi hanno un comportamento più selvaggio di quello delle belve di
una foresta: sono diventati crudeli, spietati e senza cuore; persino tra simili vien
meno la comprensione e l’umanità. La causa principale di ciò sta nel cibo assunto.
Studenti, fate attenzione al cibo che mangiate; fate in modo che vi dia salute e
felicità. I nostri avi facevano due pasti al giorno e gli antichi saggi mangiavano una
sola volta al dì. Dicevano: è un asceta (yogî) colui che mangia una sola volta al
giorno, un gaudente (bhogi) chi mangia due volte e un malato (rogi) chi tre volte.
La gente oggi mangia a tutte le ore, per non parlare degli spuntini e delle bibite tra
un pasto e l’altro. Come farà a scampare da indigestioni e malattie?
Il fabbisogno di un uomo equivale ad una caloria al minuto. I giovani si dovrebbero
accontentare di 2000 calorie al giorno. Per una vita sana, all’uomo bastano 1500
calorie al giorno; oggi però, si arriva ad assumere 5000 calorie al giorno. Di
conseguenza, la gente soffre di indigestione e di insonnia; e la mancanza di sonno è
all’origine di molti disturbi.
Non abbiate la preoccupazione di dormire: se vi coricate senza ansia, dormirete
automaticamente come ghiri.”
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__________________
“Sappiate che il cibo è il principale responsabile del senso di attaccamento (raga) e
di repulsione (dvesha), così come anche del senso di “Io e mio” (ahamkâramamakâra). Per un sano funzionamento della mente e dell’intelletto è estremamente
importante regolare le abitudini alimentari…
La mente è davvero enigmatica!”
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“La mente è per sé stessa pura, sono i sensi che la rendono impura.
Invece di mangiare qualsiasi cibo che i sensi desiderano, contaminando così la
mente, occorre che l’intelletto discrimini ed operi con il suo potere decisionale in
modo da mantenere la mente incontaminata, riportandola così alla sua purezza
originaria.”
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“Si dovrebbe mangiare solo cibo Satwico (puro), perché i nostri pensieri dipendono
dal cibo che ingeriamo…
Cosa intendiamo per cibo puro o conveniente?
Comunemente si dice essere costituito da latte (proteine) e frutta (vitamine), ma non
è tutto, gli occhi, le orecchie, il naso, le mani, tutti questi organi consumano cibo
prelevato dall’esterno.
Occorre che tutti i cinque sensi siano nutriti di cibo puro…
In questo modo, nutrendo tutti i sensi con cibo puro, riuscirete a realizzare il Sé…
Dovete considerare seriamente quali siano il luoghi che potete visitare, in quale
ambiente vivere e quali tipi di persone frequentare: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi
sei”, dice un vecchio adagio. Dovreste evitare le cattive compagnie, perché i vostri
pensieri possono da queste essere influenzati.”
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“Yoga deve essere inteso come il controllo della mente e dei sensi.”
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“Anche uno yogi, se pieno di desideri, andrà in rovina e distruzione. Se volete
davvero bearvi dello yoga, dovete smettere di essere permissivi.”
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“L’uomo è stato dotato della capacità di controllo sulla propria natura e, qualora
sapesse servirsene nel modo giusto, i suoi istinti animaleschi diminuirebbero fino a
scomparire.”
__________________
“Il controllo andrebbe esercitato in base ad una scala che va gradualmente dal
grossolano al sottile, e cioè: prima il corpo, poi gli organi di senso, quindi la mente,
l’intelletto, fino all’Atma. Ognuno di essi controlla il precedente e ciò significa che
l’Atma, all’apice della sottigliezza, deve avere il dominio su tutti gli altri.”
__________________
“Quando l’uomo controlla i sensi, non si fa più influenzare da preoccupazioni
mondane o spirituali.
Il dolore e la tristezza non fanno parte della natura dell’uomo, ma hanno sempre
una causa: se fossero naturali, nessuna persona o circostanza potrebbero eliminarli.
Per esempio, la dolcezza è naturale per lo zucchero e, per quanto tentiate, non
riuscirete mai ad eliminare il dolce dallo zucchero, perché è una sua caratteristica
naturale; perciò, se la sofferenza fosse naturale per l’uomo, sarebbe ben difficile
eliminarla. A ciò nessuno sforzo e nessuna disciplina varrebbero. Ma, poiché la
sofferenza non è una condizione naturale per l’uomo, è possibile eliminarla.
Portando il proprio pensiero sul Signore è possibile eliminare il dolore dall’uomo.”
__________________
“Disgraziatamente, oggi si sono abbandonate le cose da fare per dedicarsi a quelle
vietate. E’ una pura follia, un’insipienza. Bisogna rigettare ciò che è proibito, anche
se ve lo siete procurato con un sacco di fastidi.”
__________________
“ Evitate queste cinque cose:
-
l’indifferenza verso gli insegnamenti del Guru;
-
la disubbidienza agli stessi insegnamenti;
-
il senso dell’Io;
-
la gelosia o l’invidia verso chi è migliore di voi;
-
la violazione del galateo o del decoro pubblico.”
__________________
125
“La vera disciplina spirituale consiste nel dominare i propri pensieri e nel portare la
mente là dove uno vuole. Da questa disciplina deriva molta gioia: si dice, infatti, che
l’uomo può rendersi libero o schiavo a seconda della propria capacità di controllo
sulla mente.”
__________________
“O mente, non riporre la tua fiducia nel corpo che non può durare, riponila invece
nel Signore e chinati ai Suoi Piedi Divini.”
__________________
“Se sviluppate il controllo sulla “coscienza di avere un corpo” anche la mente
soggiacerà a questo controllo. Dunque, per prima cosa, esercitate il controllo sul
corpo.
Cosa vuol dire?
Controllo di ciò che si dice, di ciò che si guarda, di ciò che si ode e via di seguito.
Può sembrare difficile, ma è solo una questione di esercizio costante. Con la pratica
instancabile raggiungerete l’obiettivo.”
__________________
“La responsabilità dell’alternarsi di gioie e dolori nella vita quotidiana è dovuta ad
un’errata linea di condotta della mente: col senso di “mio e tuo”, nascono in tutte le
esperienze dualismi e discriminazioni.
Dovreste pensare: “Qualunque cosa mi accada non mi tocca, sarò sempre felice”.
Sono i pensieri ed i sentimenti dualistici che provocano sofferenza; è l’egoismo la
causa di simpatie ed antipatie.
Pieno di egoismo è quell’uomo che si identifica col proprio corpo e si preoccupa
soltanto delle persone e delle cose che sono in relazione con quel corpo particolare:
ad una persona del genere apparirà vero ciò che è falso e falso ciò che è vero.”
__________________
“Abbandonate la coscienza di essere corpo, proprio come fareste smettendo dei
vestiti sporchi.”
__________________
“Secondo uno dei più importanti mantra dei Veda, si può raggiungere l’immortalità
solo per mezzo della rinuncia (tyâga) e non per mezzo di buone azioni, mettendo al
mondo dei figli, accumulando delle ricchezze e così via.
126
Ma, cos’è esattamente la rinuncia?
Non si tratta di rinunciare a moglie, figli, alla casa o alle proprietà.
In che cosa consiste realmente la vostra schiavitù?
Nell’illudervi di essere una cosa sola con il vostro corpo.
Dovete rinunciare alla falsa idea di essere il corpo ed impregnarvi della verità che
siete Essenza Divina (Atma). Soltanto allora raggiungerete la liberazione (Moksha). Il
distacco dalla coscienza di essere corpo vi libererà dal dolore della schiavitù; e
l’attaccamento a Dio vi darà la beatitudine della liberazione e dell’unione con Lui.”
__________________
“La gente oggi ritiene che a far felici e a far diventare grandi siano i soldi. In realtà,
il denaro distrugge gli uomini, perché non viene utilizzato secondo un giusto criterio.
I soldi non servono, non offrono proprio niente!
Ovviamente, sono necessari per la sussistenza, ma ne basterebbero pochi per vivere
felici.”
__________________
“La ricchezza vi può rendere la vita più confortevole: potete avere aria condizionata
in una stanza o, addirittura, in tutta la casa, ma non sarà questa a conferire pace
alla vostra mente.
Solo nell’amore di Dio troverete la pace mentale.
E’ impossibile dare una descrizione di questo amore e dei benefici che vi può
arrecare. Se avrete questo Amore, avrete in mente Dio.”
__________________
“Siate sempre felici! Quando siete contenti, la gente che vi guarda diviene a sua
volta felice; se invece vi sentite tristi, gli altri non vi guarderanno. Dunque,
sperimentate su voi stessi la gioia per dispensarla poi agli altri: è questo il vero
impegno spirituale; perciò, mettetevi all’opera, cambiate il vostro comportamento e
rinsaldate la vostra fede in Dio.
Create con amore delle buone relazioni con tutti.”
__________________
“L’uomo è vincolato dalle proprie azioni, alle quali deve il fatto di aver ricevuto un
corpo fisico. L’azione è stimolata dal desiderio che, a sua volta, è mosso dall’invidia,
dall’ambizione e dall’astio; questi sentimenti sono suscitati dall’ego, che è figlio
dell’ignoranza. Per cui, se si vince l’ignoranza, l’ego si annienta, l’invidia scompare,
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il desiderio si placa, l’azione non è più motivata da ragioni meschine e l’uomo potrà
finalmente purificarsi e svincolarsi dal ciclo di nascita e morte o Samsāra.”
__________________
“In questo mondo esistono due specie di gioia: la prima si ottiene con l’impiego delle
proprie forze, l’altra giunge per forza propria (spontaneamente) ed è innata. La gioia
che si raggiunge mediante le proprie forze si fonda sugli oggetti, è effimera, finita,
non si può godere per sempre. Per esempio, quando avete fame, mangiate qualcosa
e siete soddisfatti; ma subito dopo quella soddisfazione svanisce. La gioia che
provate per gli oggetti del mondo dura finchè essi vi attraggono: avete gioia solo
nell’istante stesso in cui li godete. E’ una gioia che ha la durata dell’esperienza di
quel piacere, ma, esaurita l’esperienza, anche la gioia scompare. Questo è un genere
di gioia che, come si suol dire, l’uomo può fruire come e quando vuole; ma non è
vera gioia, in quanto, come può essere acquisita, così può essere persa.
L’uomo anela alla gioia poiché egli stesso ne è un’incarnazione, la sua stessa forma
e la sua natura sono gioia: una gioia naturale, un piacere.
Perché dunque l’uomo non sa attingere la gioia che fa parte della sua natura?
Pur essendo un’autentica incarnazione della gioia, ma ignorando quanto essa gli sia
connaturata, egli volge lo sguardo altrove allontanandola: pensa di trovare felicità
nelle cose esteriori, ma cade in un grave errore, perché soltanto dentro di sé può
scoprire quella gioia che va cercando qua e là.”
__________________
“Sebbene abbiate già tutto in voi, purtroppo andate dietro a desideri meschini e ad
assurdi piaceri sensoriali che appartengono al mondo della materia mutevole. Qual
è il motivo di una corsa così folle? Ignorare la verità che voi stessi siete la fonte di
ogni beatitudine.”
__________________
“Esistono due tipi di felicità: uno proviene dalla disciplina spirituale, l’altro invece
nasce da sé.
Il primo tipo di beatitudine deriva da alcune pratiche spirituali… è una gioia che
nasce da un’azione, con i limiti dell’azione.
Il secondo tipo invece, la beatitudine vera e durevole, deve provenire dall’interno e
dev’essere spontanea: essa proviene dal vostro vero Sé…
Perciò dovete rivelare quella gioia che sta dentro di voi.”
__________________
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“Il tesoro inestimabile della beatitudine è sorvegliato costantemente dal serpente
velenosissimo dell’ahamkâra, il senso dell’Io.
Qual è l’origine dell’ahamkâra?
E’ la ricchezza, la forza, il potere o il sapere?
No, niente di tutto questo. La causa principale del senso dell’Io è l’errata
identificazione col proprio corpo.”
__________________
“Meditazione non vuol dire sedere pigri in posizione yoga, come se posaste per il
fotografo: l’intera vita deve diventare una continua meditazione, ovunque vi troviate
e qualunque cosa facciate.
Naturalmente, se offrite tutto a Dio sarete naturalmente prevenuti dal compiere
cattive azioni o seguire vie sbagliate.”
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“Non guardate il male. Guardate il bene.
Non ascoltate il male. Ascoltate il bene.
Non parlate del male. Parlate del bene.
Non pensate al male. Pensate al bene
Non fate il male. Fate il bene.”
__________________
“Studenti, Non dimenticate che “come si semina, così si raccoglie”: è l’inviolabile
legge del karma, in cui gli indiani credono fermamente. Prima di portare a
compimento un’azione, fatevi questa domanda: “Io sono l’incarnazione del Divino
Spirito, è giusto compiere quest’azione meschina, spregevole?”. Quando praticherete
un simile autocontrollo, riuscirete a tenervi lontano dal male e ad avvicinarvi
sempre più allo Spirito.”
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“Dedicatevi al servizio sociale…
Rifuggite dagli onori e dalla fama.
Seguite soltanto l’amore.”
__________________
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“Imparate sempre di più a distaccarvi. Se volete la pace, dovete rinunciare a
qualcosa: come farete a superare le cattive qualità se non riuscite nemmeno a
rinunciare a cose semplici come le sigarette o altro, se non riuscite a dare un taglio
ai vecchi vizi?
Impegnatevi dunque a sostituire le abitudini cattive con altre buone e pure.”
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“Se prendete quattro foglie di tulsî (basilico) al giorno, vi libererete da ogni tipo di
emozione: ecco perché in ogni casa indiana c’è una pianta di tulsî. Fin dall’antichità
l’India ha offerto al mondo dei buoni esempi, ma oggi tutte queste cose sono
ritenute di nessun valore e inutili: regna l’indifferenza.”
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“Questo è il senso da attribuire all’espressione della Bhagavad Gîtâ, “Paradharmo
bhayâvahah”: la paura è la sorte che spetta a chi soggiace ai doveri del corpo (dehadharma); nessuna paura invece, vi affligge quando seguite le vie dello Spirito (AtmaDharma). Dunque, se comprenderete il vero significato dei versetti e dei termini
usati nella Gîtâ e, sulla base di quella conoscenza, modellerete la vostra vita,
nessuna calunnia, né scherno, né dolore, né sofferenza, potranno incutervi paura.
Studenti, potete credermi o non credermi quando dico: “Non so cosa siano dolore,
preoccupazioni, avversità!”. Qualcuno può rendermi lode o venerazione, qualcun
altro può criticarmi e diffamarmi: in entrambi i casi, sono loro che lo vogliono, per il
loro piacere; la cosa non mi dà assolutamente fastidio.
Il mio atteggiamento verso coloro che mi ingiuriano è il seguente: se mi offendono o
mi sgridano ad alta voce, dico “Via col vento!”; se mi insultano in silenzio, dentro di
sé, dico “Fanno male solo a sé stessi!” visto che la cosa non mi tocca.
Sia in un caso che nell’altro, perché dovrei preoccuparmi?
Perciò, se siete saldamente poggiati sulla Verità, non sarete mai condizionati né
dalla lode, né dal biasimo, né dalla gioia, né dal dolore.”
__________________
“Yâjñavalkya, fra le altre cose, insegnò:
-
Nessun regalo è più nobile del cibo donato e nessun dio è più elevato dei genitori.
-
Non c’è verità più alta della ripetizione del Nome e della penitenza.
-
Nessuna giustizia è più grande della compassione e nessun guadagno è più
vantaggioso della compagnia dei buoni.
130
-
Non c’è nemico più pericoloso della collera e nessuna malattia è tanto grave
quanto il debito.
-
Non c’è morte più orribile dell’essere famigerato e nessuna ricchezza è più
preziosa della stima.
-
Nessuna collana è più graziosa di quella formata dai Nomi di Dio recitati e
cantati.”
__________________
“La via di yama fa giungere alla vittoria su Yama (la morte).
Cosa significa yama?
Consiste in una serie di abitudini quali la non violenza, la veridicità, il non
appropriarsi delle cose altrui, la continenza e l’indipendenza dal favore degli altri.
L’uomo che non ha queste abitudini non è umano: essi sono i Valori Umani
fondamentali.”
__________________
“Basterebbe osservare almeno queste cinque norme:
-
non fare del male;
-
non litigare;
-
avere autocontrollo;
-
non desiderare le cose degli altri (e se serve qualcosa chiederla a Dio, perché è
un diritto);
-
non implorare alcunchè agli altri esseri umani.”
__________________
“La vita è fatta di alterne vicende, quale che sia la situazione che dovete affrontare,
non siate mai malevoli, non usate parole offensive: un tondino di ferro che si rompe
può essere riparato, ma se la mente va in pezzi a causa di un’offesa, è difficile
rimetterla a posto… Se fate del male a qualcuno, la vostra sofferenza sarà poi dieci
volte più grande del male che avete fatto.
Seminate fiori se volete raccogliere fiori: se seminate spine che cosa potete
pretendere?”
__________________
“Quattro sono gli errori cui propende la lingua:
-
mentire;
-
diffondere maldicenze;
131
-
criticare o scandalizzare;
-
parlar troppo.
Queste sono le quattro tendenze che tolgono la pace mentale all’uomo. Si dovrebbe
dire solo ciò che è vero. Naturalmente, il alcuni rari casi, potrebbe essere pericoloso
dire la verità. In tali circostanze, dovreste essere abbastanza prudenti da evitare di
dire sia il vero che il falso: solo così avrete successo nella società.”
__________________
“Si spreca energia quando si guardano cose non buone, quando si fanno discorsi
inutili, quando si ascoltano cose non buone e quando si compiono azioni negative.
Quindi, guardate solo ciò che è buono, non fate come i corvi che curiosano in tutto
ciò che c’è da vedere.
Parlate solo quando è necessario.
Non criticate nessuno.”
__________________
“La prima cosa da fare è evitare le chiacchiere inutili.”
__________________
“Non parlate tanto! Parlate solo quando è necessario, anche in una discussione, dite
solo l’indispensabile.”
__________________
“Non sprecate un solo istante del vostro tempo: se dovete incontrarvi a livello di
gruppo, parlate solo di cose buone e mantenete mente e discorsi su Dio; non parlate
di cose personali, o di questa o quella persona; non parlate mai male di nessuno.
Dio è in ognuno di voi, quando parlate male di qualcuno, in realtà mormorate
contro Dio stesso. La miglior cosa è evitare di parlare con la gente e rimanere
assorti in silenzio per il maggior tempo possibile.”
__________________
“Una delle discipline più importanti per l’uomo consiste nel frequentare persone
buone ed evitare la compagnia di chi cova malanimo.”
__________________
“Evitate cattive compagnie, perché i pensieri vengono influenzati dalle persone che
si frequentano. La gioventù d’oggi è incline a coltivare compagnie cattive ed assume
132
facilmente atteggiamenti spregiudicati. Ciò contribuisce a disonorare e svilire il
corpo, che le Scritture hanno definito il bene più prezioso e raro che esista al
mondo.”
__________________
“Se qualcuno vi dice qualcosa che va contro la morale e contro il vostro stesso modo
di pensare, fate in maniera di lasciare quella compagnia. Quando sentite qualcosa
di negativo, che va contro i vostri principi, abbandonate quel luogo. Se rimanete ad
ascoltare discorsi negativi, la vostra mente si inquina. Non ascoltate niente che sia
male: evitate i contatti dannosi; fuggite dalle compagnie malvagie.
Se vi manterrete liberi da aggregazioni immonde, svilupperete una mente ed un
cuore puri; ma se continuate a guardare cose negative, a parlar male, a pensare
male, ad agire male, allora come potrete evitare di diventare “male”?
Entrerà in voi tutta la negatività e vi inquinerà; perciò, per quanto sta in voi, evitate
i contatti con il male, evitate il parlare male, vedere il male e scansate le cattive
compagnie…
Con questo, vi creo forse dei problemi?
__________________
“Non ricorrete ai piccoli e meschini guru o maestri; non pensate alle grettezze, alle
inclinazioni miserabili.
Se fermaste tutto il processo del pensiero, avreste la liberazione e non rinascereste
più.”
__________________
“Non serve ascoltare tante prediche, ascoltate la vostra coscienza…
Nessuno ha il diritto di inventare dei mantra; ma dal momento che siete Dio, che
altro volete?
Perciò, continuate a ripetere il Nome che vi aggrada; eliminate tutto ciò che è
sbagliato; scegliete una via che sia pura e basata sulla Verità.”
__________________
“Riconoscere la Verità è la vera disciplina spirituale. Quando il cibo è cotto non si
ha più bisogno di legna da ardere; così, quando la Verità è stata realizzata, non vi
sarà bisogno di disciplina spirituale.”
__________________
133
“Dentro di voi c’è il fuoco della saggezza, e poiché lo avete ignorato, questo fuoco si è
ricoperto delle ceneri di Māyā, l’illusione. Quando ripetete il Nome di Dio, Esso è
come un potente soffio di vento sul fuoco: l’illusione viene soffiata via e svanisce
facendo ricomparire il fuoco della saggezza.”
__________________
“Non perdete tempo nel leggere una gran quantità di libri; recitate con cuore puro il
Nome del Signore. Recitando il Suo Nome potrete sperimentare ogni gioia!
Fruite pure delle cose transitorie che il mondo vi offre, ma senza mai dimenticare
che siete tutti manifestazioni di Dio.”
__________________
“Si diventa ciò che si pensa, perciò, con anima e cuore, recitate il Nome del Signore.
Nel mondo d’oggi si sono infiltrate idee e pensieri cattivi, perché gli ambienti in cui si vive non
sono sacri…
La ripetizione del Nome è in grado di purificare quest’aria contaminata.”
__________________
“E’ indispensabile che ripetiate il Nome di Dio. Sarebbe un grave errore se prendeste
queste cose alla leggera. Al mondo non c’è nulla che vi sia precluso se ripetete il
Nome: potete perfino ottenere l’immagine di Dio stesso…
Questo rimedio permetterà la purificazione di tutte e tre le vostre dimensioni: mente,
parola e corpo.”
__________________
“Cercate di dominare i sensi, altrimenti essi stessi vi distruggeranno: sono i sensi
che stanno portando l’umanità alla completa rovina e che vi gettano nel discredito.
Basate la vostra vita sulla ripetizione del Nome del Signore: se volete attraversare
incolumi l’oceano della vita, questo è il modo migliore.”
__________________
“Chi non riconosce la santità del Nome di Dio e non ne vede la forma, si fa illudere
dal mondo esteriore, perciò, inseguendo solo le cose del mondo, non riesce ad
ottenere la liberazione.”
__________________
134
“Voi vi create immagini artificiali di Dio e poi cercate di trarne una gioia artefatta;
ma non è questo il modo di impregnarsi di Dio. Gustatelo secondo la Sua forma
naturale e genuina: Egli è tutto intorno a voi sotto ogni forma.
I devoti si compiacciono di tutti i fregi ornamentali, ma a Dio non piacciono mai. I
cuori dei devoti possono intenerirsi, ma il cuore di Dio non va soggetto a
commozione. Soltanto la potenza dell’amore potrebbe sciogliere il cuore di Dio.
Ricordatevelo: non adulate troppo il Signore; non aspirate a cose banali o effimere;
anelate solo a Lui ed avrete tutto.
Recitate con amore il Nome del Signore e fate che egli sia il vostro amico del cuore.”
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“Per ottenere la condizione più elevata durante il Kali-yuga (l’era delle tenebre),
sarebbe sufficiente il Nome stesso di Dio…
Nel Nome non provate timore, né agitazione, né stupore.
Potete continuare a ripetere il Nome alla maniera che preferite: questo Nome è
dolcissimo e accessibile a chiunque.
Un peccatore potrà non riuscire a raggiungere Dio, ma può recitarne il Nome.
Chiunque può raggiungere la più alta meta al solo canto del Nome del Signore.”
__________________
“Rendetevi conto di quanta gioia può procurarvi la ripetizione del Nome del Signore:
cantando il Suo Nome potete raggiungere il Signore stesso. Nessuno può
comprenderne la misteriosa natura: sarebbe come cercare di conoscere i tratti
fisionomici di uno sconosciuto. Ne potete soltanto ricordare il Nome ed invocarlo.
L’invocazione e la visione di Dio sono possibili solo pronunciandone il Nome e, con
l’ausilio del Nome, riuscirete ad ottenere anche ciò che vi sembra impossibile: Dio
stesso.”
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“Recitate il Nome sempre, ma non fatelo meccanicamente, come un registratore…
Il Nome di Dio risiede nel vostro cuore e soltanto quando Lo pronuncerete con
amore sperimenterete la Divinità. Non dovrebbe partire dalle labbra, ma dal
profondo del cuore: il Nome pronunciato solo con le labbra è simile a quello
riprodotto da un registratore ed il risultato è identico. Oggi, le vostre azioni sono
proprio così, artificiali.”
__________________
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“Se volete che Dio vi sia favorevole, la via più giusta è quella della preghiera. La
mente umana può essere paragonata ad un fiore di loto su cui sono posate due api:
scindendo la parola madhukâra (ape), ne risulta madhu che si riferisce all’acqua e
kara ai raggi del sole. Il loto non può vivere senza questi due elementi essenziali: il
Signore, per mezzo dei raggi solari, fa evaporare l’acqua che rimanda sulla terra
sotto forma di pioggia. Queste due madhukâra o api hanno preso la forma di Râma;
perciò, tutti coloro i quali ricorrono alla recita del Nome di Râma con amore, fede e
completa fiducia, non solo si libereranno dai loro problemi, ma vedranno esauditi i
loro desideri.”
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“E’ indispensabile ammorbidire il cuore dell’uomo e ciò sarà possibile soltanto con
la recita del Nome del Signore…
Recitatelo con amore… in qualsiasi momento e luogo…
Voi credete di non far niente di straordinario recitando il Nome, ma non è così:
questo Nome è l’essenza di tutte le scritture.”
__________________
“Se volete sentirvi pienamente appagati, immergetevi nella ripetizione del Nome del
Signore. Non lasciatevi condizionare dalle preoccupazioni del mondo. Come possono
questi pazzi del mondo conoscere la dolcezza e la follia di una simile pratica?”
__________________
IPOTESI SU DIO
Prima di concludere questo lavoro, vorrei rendervi partecipi di una conclusione cui sono
arrivato interpretando i discorsi di Sai Baba in chiave psicoanalitica.
In pratica, siccome la psicoanalisi dice che l’inconscio dell’uomo appartiene al Reale e
dato che il Reale secondo i credenti è Dio, se ne potrebbe dedurre che l’inconscio
dell’uomo altri non sia che Dio stesso, oppure che Dio controlli l’inconscio dell’uomo. In
questo modo, il libero arbitrio dell’uomo, così ampiamente sbandierato da più parti,
diventa quanto meno discutibile, perché i suoi stessi pensieri, se non totalmente originati
dall’inconscio, sono comunque costantemente condizionati dal suo influsso.
136
Nel “Gioco Autentico” avevamo già detto che l’Io Reale dell’uomo è Dio, però non avevamo
fatto questa semplice associazione, con la quale, visto che l’Io Reale è inconscio, allora,
anche Dio è inconscio, oppure, che Dio è anche nell’inconscio (visto che è dappertutto).
Già solo questa premessa spiegherebbe il perché, alla domanda: “Dove sta Dio?”, i
cattolici e gli hindù rispondano in maniera differente, infatti, i primi, per indicare la
residenza di Dio, puntano il dito indice verso il cielo; i secondi, invece, lo rivolgono verso
sé stessi, nella regione del cuore.
Comunque, proviamo a vedere se nell’affermazione, “La dimora di Dio è l’inconscio
dell’uomo”, ci sia almeno un minimo di fondamento logico.
Sai Baba dice che l’Io Reale dell’uomo altri non è che Dio stesso e nel Gioco Autentico,
utilizzando le teorie psicoanalitiche freudiane e lacaniane, eravamo arrivati a capire che
l’ipotesi era tutt’altro che inverosimile; infatti, in quel contesto avevamo dedotto che, se
consideriamo Dio come “il Tutto, preso nella Sua totalità e contemporaneità”, ne viene
fuori che l’universo intero, non è altro che una Sua creazione immaginaria (le forme) e
simbolica (i nomi), una produzione che si sviluppa e si dispiega secondo una logica di
Gioco. Dunque, nel suo insieme, la vita non sarebbe altro che un gioco organizzato da
Dio, con dei partecipanti, delle Regole, dei Ruoli e dei risultati conclusivi.
Ora però, guardando la stessa cosa da un punto di vista psicologico, potremmo
aggiungere che, se Dio nella sua interezza è un unico “Io”, per creare “i partecipanti” nel
contesto del Gioco della Vita, Egli si deve moltiplicare in innumerevoli “Io”; perciò, visto
che Dio è “l’Io Reale” da cui scaturiscono tutti i partecipanti, se ne deduce che ogni
individuo è portatore di un frammento di quell’unico “Io Reale” che è Dio; oppure,
viceversa, che l’insieme degli “Io individuali” fanno un unico “Io” (il Brahman, Dio),
proprio come l’insieme delle cellule, viventi ed apparentemente autonome, formano
l’unico “Io” dell’individuo.
Detto questo possiamo aggiungere un’altra cosa: se viene accettato da tutti gli
psicoanalisti che l’inconscio appartiene al Reale, e che esso tende a manifestare la sua
presenza con i sintomi più svariati (tra i quali ricordiamo i lapsus, gli atti mancati, i
sogni ecc.) e se noi accettiamo l’idea che Dio è il Reale unico (il Tutto preso nella sua
contemporaneità), allora, potremmo dedurre che l’Uno (Dio) ha a disposizione l’inconscio
di ciascuno (l’Io Reale individuato) e lo può gestire a piacimento.
Capisco che può sembrare un’affermazione folle (ma lo stesso Freud fu considerato un
pazzo quando parlò dell’inconscio la prima volta), però, seguitemi con pazienza ancora
un po’ e poi traete le vostre conclusioni.
137
Se proviamo ad osservare la fisiologia del nostro organismo, ci rendiamo conto che la
stragrande maggioranza delle nostre funzioni sono inconsce ma, soprattutto, autonome
(il respiro, il battito cardiaco, la digestione ecc.); infatti, i fisiologi distinguono il sistema
nervoso in due componenti: un sistema nervoso centrale nel quale interviene la nostra
volontà (anche se solo in parte) ed un sistema nervoso autonomo, che funziona da solo e
che noi non comandiamo, se non in misura modestissima, per quanti sforzi facciamo.
A grandi linee, il sistema nervoso autonomo gestisce tutti quegli apparati che hanno
un’importanza vitale (come appunto, la circolazione sanguigna, la respirazione ecc.), però,
ed è questa la nota curiosa, non ha un potere assoluto, in quanto, con la volontà è
possibile anche superare i limiti imposti da quel “principio vitale” che protegge la vita a
tutti i costi; ne sono un esempio evidente i suicidi: se “l’istinto di sopravvivenza” fosse
totalmente predominante, non succederebbero.
Quindi, il Reale, o se volete la Natura, governa il nostro organismo, ma non
completamente, perché anche noi ne comandiamo una parte: cioè, abbiamo quello che si
dice “il libero arbitrio”, che ci permette di orientarci in una direzione anziché in un’altra;
ma, come detto più sopra, è ancora tutto da vedere se esista veramente!
Comunque, per capire il funzionamento dell’inconscio è sufficiente rimandare gli
interessati ad approfondire la psicoanalisi; piuttosto, per fare un discorso accessibile alla
maggioranza, facciamo degli esempi.
Quando camminiamo, ad ogni passo effettuato, il nostro cervello elabora tutta una serie
di aggiustamenti:
-
per tenerci in equilibrio;
-
per farci procedere in una direzione precisa, o per permetterci di cambiare strada;
-
per adeguare i nostri passi al tipo di terreno che stiamo calpestando;
-
per mantenere la visione fissa, senza che balli ad ogni passo, specie se facciamo degli
scalini (quella sorta di ondeggiamento che vediamo in certe riprese fatte con
telecamere portate a spalla da un operatore che cammina);
-
per un mucchio di regolazioni… che riguardano il respiro, la frequenza cardiaca, la
digestione, la sudorazione, la produzione di scorie, la loro eliminazione ecc.
Tutto questo avviene inconsciamente, quindi, tutto è in mano all’inconscio, perché noi,
che ci consideriamo i padroni dell’organismo, in quel frangente, magari abbiamo solo
pensato: “Voglio andare là!”.
Dunque, all’atto pratico, chi governa davvero la maggior parte delle nostre funzioni è
l’inconscio o, più precisamente, il nostro “Io Reale” che gestisce tutto l’organismo.
138
Come detto, l’inconscio non è sotto il controllo della volontà, anche se, in qualche
circostanza, essa può, non solo agire, ma anche interferire con “l’autoregolazione”
dell’inconscio.
L’inconscio è un po’ come un cavallo che stiamo cavalcando il quale è in grado, se gli
diamo l’ordine, di trasportarci senza problemi anche in zone impervie, piene di crepacci,
posti pericolosi che noi non faremmo nemmeno a piedi; però, se egli raggiunge il proprio
limite di sicurezza si blocca, perché sa che c’è in gioco la vita; noi però, se volessimo, gli
potremmo dare l’ordine di procedere nonostante tutto e lui lo farebbe, anche se incontra
la morte. La storia ci racconta di cavalli che sono morti per soddisfare cavalieri
incoscienti che pretendevano di continuare a galoppare, disinteressandosi della tenuta
dei propri destrieri.
La stessa cosa vale per l’uomo: un individuo che non sappia nuotare prova una naturale
paura per l’acqua alta, paura che proviene dall’inconscio, il quale conosce il rischio e lo
frena dal buttarsi; però, la volontà può interferire con “la normalità dell’inconscio”, infatti,
se volesse, il soggetto potrebbe superare questa paura e gettarsi in acqua lo stesso,
rischiando di annegare: dico “rischiando”, perché anche in quel caso l’inconscio si
metterebbe in moto, fornendo degli spunti per rimanere a galla, e riuscendoci il più delle
volte, specie se l’entrata in acqua è stata involontaria o dettata da altri. Molte sono le
persone che dicono: “Ho imparato a nuotare (ma sarebbe meglio dire: “a galleggiare”)
quando, da piccolo, mi hanno buttato nell’acqua alta”.
La volontà però, può interferire ulteriormente sulle “azioni protettive” dell’inconscio,
infatti, se la volontà è quella di morire, anche gli ultimi tentativi inconsci possono essere
bloccati.
In definitiva, questi esempi ci dicono che noi, in continuazione, interagiamo con il nostro
inconscio e la nostra vita risulta equilibrata, tanto più, quanto il nostro rapporto con
esso risulta armonico.
L’esempio del cavallo e del cavaliere, per spiegare l’inconscio e l’Io, è già stato usato da
Freud, egli però arriva a conclusioni diverse. Per capirlo, lo cito testualmente: “Il rapporto
dell’Io con l’Es potrebbe essere paragonato a quello del cavaliere con il suo cavallo. Il
cavallo dà l’energia per la locomozione, il cavaliere ha il privilegio di determinare la meta,
di dirigere il movimento del poderoso animale. Ma tra l’Io e l’Es si verifica troppo spesso il
caso, per nulla ideale, che il cavaliere si limiti a guidare il destriero là dove quello ha già
scelto di andare.”
E poi aggiunge: “Com’è ovvio, l’Es non conosce né giudizi di valore, né il bene e il male, né
la moralità. Il fattore economico o, se volete, quantitativo, strettamente connesso al
139
principio di piacere, domina ivi tutti i processi. Investimenti pulsionali che esigono la
scarica: a parer nostro nell’Es non c’è altro”.
Come vedete, secondo Freud l’Es ha come unico scopo quello di soddisfare le proprie
pulsioni. L’Io, dal canto suo, deve filtrare o frenare tali pretese in quanto è costretto a
tenere conto anche della realtà del mondo esterno (nessuno può soddisfare i propri
desideri come vuole) e quelle del Super-io (una struttura immaginaria, retaggio
dell’educazione genitoriale e fonte inesauribile di sensi di colpa). In questo caso l’idea è di
un Es paragonabile ad un mostro affamato di godimento, cieco e sordo, che non
distingue il bene dal male e che obbliga l’Io a trovare mezzi di soddisfazione; e, di fronte a
tutto ciò, Freud ipotizza come sbocco terapeutico la psicoanalisi, la quale dovrebbe avere
la funzione: “… di rafforzare l’Io, di renderlo più indipendente dal Super-io, di ampliare il
suo campo percettivo e perfezionare la sua organizzazione, così che possa annettersi nuove
zone dell’Es.
Dove era l’Es, deve subentrare l’Io. E’ un’opera di civiltà, come ad esempio, il
prosciugamento dello Zuiderzee.”
Come vi sarete accorti, in Freud la visione è quella di una battaglia tra l’Io ed il Super-io,
dove egli cerca “…di rendere l’Io più indipendente”; e tra l’Io e l’Es, dove l’Io “…deve
annettersi nuove zone dell’Es”; e questo ipotizzando che i contenuti del Super-io e dell’Es
possano essere sostituiti da “… un’opera di civiltà, come il prosciugamento dello
Zuiderzee” (opera realizzata grazie alla collaborazione tra l’Io adulto del paziente e quello
dello psicoanalista).
Il discorso di Freud è fondamentalmente corretto se si ipotizza un inconscio (che lui
chiama Es) esclusivamente corporeo o, con problematiche esclusivamente legate alle
pulsioni sessuali e di autoconservazione da lui teorizzate. Invece, se ipotizziamo
l’esistenza di una componente spirituale, e lo possiamo fare visto che nell’uomo esistono
dei principi, come quello dell’Etica, che trascendono il già evoluto “principio di realtà”,
allora, il rapporto con l’inconscio non dovrà più essere quello di “…annettersi nuove zone
dell’Es”, ma per lui sarà sufficiente capirne la natura e mettere in equilibrio le sue
richieste con quelle del mondo esterno.
Per capirci, è sufficiente sviluppare la metafora proposta dallo stesso Freud.
Il prosciugamento dello Zuiderzee, aveva lo scopo di togliere il predominio del mare su
una vasta area di terra ferma, invasa in Olanda e, di fatto, è stato uno dei maggiori sforzi
compiuti dall’uomo nel novecento per controllare le forze della natura. Oggi però,
sappiamo che molte delle grandi opere industriali realizzate in questo secolo (come le
dighe, le autostrade, le industrie, le centrali nucleari ecc.) oltre ad aver portato tutta una
serie di vantaggi economici, hanno però anche determinato numerosi squilibri nella
natura e, a volte, talmente gravi che ne stiamo ancora pagando le conseguenze. Il
140
risultato è che oggi, sempre di più, ci stiamo convincendo che la natura va lasciata il più
possibile intatta, oppure, che gli interventi su di essa devono essere molto accorti.
Sicuramente, Freud viveva in un periodo in cui l’avvento della tecnologia faceva pensare
di poter mettere mano al mondo e di adeguarlo a piacimento, secondo la nostra volontà;
oggi però, abbiamo capito che quell’idea, non solo è falsa, ma è anche dannosa
all’umanità stessa. Se ne potrebbe dedurre che la “vera civiltà” sia la capacità di
interagire con la Natura, di cui siamo una parte, accettandone volentieri le indicazioni,
piuttosto che quella di scoprire il sistema per poterla piegare ai nostri desideri. E tutto
ciò può avvenire grazie all’intelligenza, la quale è in grado di correggere i dettati dell’Es,
del Super-io e della realtà circostante, non solo secondo “il principio di realtà”, ma anche
secondo “i principi dell’Etica”.
L’Etica è un concetto che l’uomo realizza solo grazie all’elaborazione del Simbolico; essa è
una diretta manifestazione del “Principio di Verità” che struttura l’inconscio, componente
questa che comunemente viene detta: “Voce della Coscienza”.
Quindi, se iniziamo a pensare che l’inconscio non è solo espressione del corpo (come
ipotizzava Freud, quando parlava dell’Es portatore di pulsioni sessuali e di
autoconservazione), ma è anche spirituale (l’Io Reale portatore di pulsioni trascendenti)
arriviamo a capire che, oltre a crearci (perché l’Io Reale crea l’Io immaginario, ossia,
quello che noi crediamo di essere), ci dà anche tutta una serie di indicazioni sul come
vivere in pace (è la Voce della Coscienza che, appunto, è fondata sulla Verità). Allora, se
accetteremo tale presupposto esistenziale, forse, non avremo bisogno di conquistare
molte regioni dell’Es, ma dovremo solo mettere in equilibrio le indicazioni dell’Inconscio
con quelle del mondo che ci circonda.
In questo penso ci sia la vera rivoluzione di Sai Baba, quello di aver indicato
nell’inconscio un “serbatoio di saggezza” dal quale attingere per vivere bene e morire
serenamente: “attingere” in maniera intelligente, usando, prima di tutto, “il principio di
realtà” proposto da Freud (il suo modo per denominare l’intelligenza umana) e non
sfruttando la fantasia o l’immaginazione.
Dobbiamo aggiungere che, nel suddetto “serbatoio di saggezza”, ci sono le indicazioni per
quello che tutti gli uomini, di qualsiasi epoca e cultura, hanno sempre chiamato: “La Via
del cuore o dell’amore”; però, bisogna stare attenti, perché non è semplice seguirla e, per
imparare, bisogna prima passare attraverso l’intelligenza.
L’intelligenza è fondamentale, perché grazie ad essa noi arriviamo a:
-
distinguere quelle che sono le pulsioni vere legate al corpo (quelle dell’Es, ossia, del
nostro essere anche animali, che vogliono vivere e procreare) dai desideri immaginari
o dalle costruzioni mentali (le fantasie nevrotiche o perverse);
141
-
discriminare gli obblighi del Super Io (intransigente e persecutorio) dalle Regole
comportamentali che organizzano la società in cui viviamo e ordinano le nostre
relazioni personali (create con il buon senso, per farci vivere meglio insieme e non con
lo scopo di farci sentire degli esseri inferiori);
-
capire che oltre ad essere fatti di corpo e mente, siamo anche Spirito, ciò che
sopravvive alla scomparsa del corpo e che può esprimersi secondo una logica che
trascende i limiti imposti dalla nostra natura animale. Questo non vuol dire che sia
sbagliato soddisfare le nostre esigenze naturali e provare piacere, dobbiamo solo
accettare che tali esperienze non sono eterne (come dice Baba: “Non c’è nulla di male
nel godere dei piaceri della vita, dovete solo ricordarvi che tutto ha una fine.”)
A questo punto, se saremo riusciti ad utilizzare abitualmente l’intelligenza, solo allora
avremo la possibilità di trascenderla.
Detto in altro modo: solo dopo aver capito di essere fondamentalmente Spirito ed, inoltre,
che tutti gli altri esseri hanno la nostra stessa Natura, solo in quel caso potremo agire in
maniera disinteressata e, soprattutto, con amore verso il prossimo.
Personalmente diffido di quelle persone che parlano forzatamente, o in maniera
ridondante, di amore: spesso, tali persone, con la scusa dell’amore ad oltranza, tendono
a trattare con superficialità le Regole sociali, considerandole solo un impaccio. Di fatto,
tali persone non hanno elaborato il Simbolico, perché, se è vero che i saggi hanno
superato i limiti imposti dalle Regole umane (in quanto essi sono legge a sé stessi), è
anche vero che loro sono i primi a rispettarle sempre e ad invitare i propri discepoli a fare
lo stesso.
A volte, qualcuno propone di non pensare troppo e di seguire esclusivamente il proprio
intuito, ma anche qui bisogna stare attenti, perché il rischio di interpretare le proposte
della fantasia come intuizioni geniali è molto alto: l’immaginazione funziona in
continuazione, mentre invece le vere intuizioni sono rare o eccezionali e, per di più, non
sono facilmente utilizzabili da tutti. Perciò, vista la loro sporadica comparsa e la loro
scarsa maneggevolezza, non possono essere considerate uno strumento ordinario di
orientamento comportamentale.
In definitiva, prima ancora che con quelli del cuore o dell’amore, bisogna imparare a vedere
con gli occhi dell’intelligenza; e non è facile, perché tendenzialmente, anziché usare
l’intelligenza, si usa la fantasia; e quando si segue l’immaginazione per interpretare le
indicazioni dell’Es, si rischia di prendere degli abbagli clamorosi.
Sicuramente molti psicoanalisti avranno arricciato il naso al sentire la parola “Voce della
Coscienza”, ma, badate bene, ho usato le lettere maiuscole proprio per distinguerla dalla
142
“voce della coscienza” che è, ovviamente, di natura super-egoica o sociale. La Voce della
Coscienza ha a che fare con Dio, con la Verità e l’Amore di cui è costituito l’inconscio e
non con i mostri della fantasia prodotti da un’educazione bigotta, i quali, con i loro
messaggi contraddittori, tiranneggiano l’individuo per tutta la vita.
Tutto ciò ci viene confermato dalla nostra stessa esperienza: infatti, quando siamo in
grado di interpretare i messaggi che provengono dall’inconscio e li mettiamo in sintonia
con le richieste del mondo esterno (secondo il Principio di Verità, Etico o Trascendente),
otteniamo quel senso di benessere (ma, sarebbe meglio dire di pace) che, senza bisogno
di spiegazioni ulteriori, ci permette di confermare l’esistenza dello Spirito.
In ogni caso, Freud ha avuto l’enorme merito di aver ipotizzato e dimostrato l’esistenza di
un inconscio con il quale l’Io deve fare i conti. Certo, egli non ha contemplato la
componente spirituale, ma anche perché non l’ha distinta dalla religione: la spiritualità è
cosa diversa dalla religiosità; quest’ultima (e, in questo, lui ha ragione), trattandosi di
una traduzione che la mente fa dei messaggi provenienti dall’inconscio, non può che
manifestarsi secondo i limiti mentali dell’uomo che la esprime. Ed è chiaro che un
analista come Freud non poteva accettare tutte le contraddizioni che ogni singola
religione si porta appresso. Nonostante tutto però, pur non parlando di spiritualità, egli
ha avuto il buon gusto di ammettere che, al di là delle sue scoperte, nell’inconscio c’è un
abisso che lui stesso, con le sue ricerche, non è riuscito a sondare (alla fine Freud disse:
“…Cosa daremmo per saperne di più!”).
A proposito della funzione dell’inconscio nel sostenere l’organismo ed, in particolare, per
collegarlo alla funzione divina, Baba dice:
“L’uomo si sta distruggendo, perché crede nelle cose materiali ed ignora il Ruolo ed il Potere
di Dio…
E’ il Divino che sotto forma di linfa permette a tutti gli organi di funzionare. L’uomo che non
riconosce questa verità di base, rimane nell’ignoranza e diventa arrogante ed egoista:
crede di essere lui a far tutto e, perciò, va incontro alla sofferenza.”
“Dovreste essere fermamente convinti che nulla accade per uno sforzo umano e non dovete
andare tanto lontano per cercare una prova a questa affermazione; la prova l’avete proprio
all’interno del vostro corpo: ad esempio, che impegno mettete per mantenere l’incessante
battito del cuore o per il continuo movimento di respirazione dei polmoni? Dipende forse
dalla vostra volontà la digestione del cibo ingerito? Siete capaci di vivere o morire quando
lo volete? Venite al mondo quando e dove lo desiderate voi? Se rifletteste profondamente su
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questa linea di pensiero, scoprireste che i vostri sentimenti di “Io e mio” sono indebitamente
alimentati dall’errata idea di essere l’autore (kartritva) e il fruitore (bhokritva).”
“Tutto accade per volere divino (Daiva-sankalpa). Con le vostre sole forze non siete in grado
di ottenere nulla. L’altro ieri vi ho detto come gli uomini, in diversi casi non siano riusciti ad
aver il successo che avevano perseguito con ogni sforzo, e come, invece, per altri sia stato
facile raggiungerlo, senza averlo cercato. E’ il senso dell’Io (ahamkâra) che vi induce ad
appropriarvi del duplice ruolo di chi compie l’azione (kartritva) e di chi ne fruisce
(bhoktritva).
Voi siete un’autentica incarnazione della beatitudine: la beatitudine è la vostra vera natura.
E’ tragico il fatto che non sappiate individuarla e sperimentarla. Questa beatitudine è
adombrata da simpatie, antipatie, dal senso di “Io e mio”, dall’esitazione e dal dubbio, da
piaceri e dispiaceri, e così via. Attaccamento (râga) e odio (dvesha) sono il panno pesante
che avvolge la vostra beatitudine. Quanto è strano e sciocco che, nonostante voi siate
un’autentica incarnazione della beatitudine, l’andiate a cercare altrove!”
A sostegno dell’ipotesi che Dio è inconscio, oppure, che Dio ha sotto controllo l’inconscio di
ciascuno, si potrebbe riflettere su quanto ha affermato lo stesso Freud nel suo lavoro dal
titolo: “L’appagamento di desiderio”. Dopo aver capito che il sogno rappresenta
l’appagamento di un desiderio, l’autore si domanda (senza però rispondersi) chi sia
l’organizzatore ultimo del sogno ed azzarda: “Ci considerano già dei pazzi, ora, che
parliamo dell’esistenza di un inconscio… figuriamoci cosa direbbero se ne proponessimo
due!”.
Un’altra riflessione che potremmo fare è quella sulle regole che governano l’inconscio. Per
saperlo sarebbe sufficiente studiare la psicoanalisi di Freud, per arrivare a capire che le
regole ci sono e con una certa pratica si riesce pure a conoscerle; comunque, per ridurre
il campo di lavoro, diciamo solo che: è innegabile che l’inconscio poggi sulla verità.
La verità è sicuramente la regola per eccellenza, il che è abbastanza ovvio, perchè se non
prevalesse la verità o, comunque, se l’inconscio dell’uomo non fosse orientato dalla verità,
la vita stessa sarebbe impossibile, sia quella individuale che, tantomeno, quella
collettiva: sarebbe come programmare un computer con le più sofisticate e avanzate
qualità, senza inserire la regola di rispondere sempre in maniera veritiera ai nostri
comandi. Cosa ce ne faremmo di un computer di questo genere, libero cioè di dirci la
verità o meno, a seconda dei casi? Sarebbe pericolosissimo!
A sostegno del fatto che l’inconscio è programmato sulla verità, è sufficiente notare che
uno degli aspetti più caratteristici dell’inconscio studiati da Freud è il lapsus: esso è
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l’emblema del linguaggio dell’inconscio ed, in particolare, dei messaggi veritieri che esso
ci manda.
Questa scoperta è stata così bene accolta dalla coscienza collettiva che, anche per coloro
i quali disdegnano la psicoanalisi, il lapsus è diventato sinonimo di verità ed il suo
scopritore è stato beneficiato con la notorietà nei secoli, infatti, nel linguaggio comune è
stato simbolizzato il detto: “… è un lapsus freudiano!”.
Ma se l’inconscio funziona sulla base della verità, allora perché esiste la menzogna?
Possiamo fare diverse ipotesi, ma quella che preferisco è che tutto nasca da un errore:
l’errore sta nella mente, oppure, detto in altro modo, l’errore sta nel processo di
identificazione, favorito dal principio del piacere. In pratica, identificandosi
esclusivamente con il corpo e considerandosi diverso dai propri simili, il bambino inizia a
ragionare in termini vantaggiosi anche a scapito di altri (“l’Io ed il mio” che troviamo nelle
teorie dell’induismo e del buddismo). Tale fatto è naturalmente favorito dall’educazione
ricevuta, e cioè, se il bambino è entrato in contatto con la menzogna dei genitori e,
soprattutto, con la loro ignoranza di essere Spirito anziché corpo, avrà molte più
probabilità di altri di diventare falso anche lui.
Quindi, la menzogna è il risultato di un processo di dissociazione, per cui l’Io
immaginario si considera padrone assoluto del corpo e ragiona solo in termini di piacere
personale, dimenticandosi di essere invece un prodotto dell’inconscio e, come tale, di
essere al suo servizio, anziché padrone.
Questo è il motivo per il quale detto Io (l’Io mentale o immaginario) rimane disorientato e
spaventato di fronte alle improvvise irruzioni dell’inconscio nello spazio coscienziale;
basti ricordare, oltre ai lapsus, le dimenticanze, i sogni, gli incubi ecc. Ma non basta,
perchè queste manifestazioni sono per lo più semplici, curiose, sporadiche e comuni a
tutti, ve ne sono invece altre che possono organizzarsi in vere e proprie malattie nervose,
ovvero patologie dove compaiono in maniera duratura sia alterazioni psichiche (le nevrosi
isteriche, ossessive, fobiche ecc.), sia fisiche (le cosiddette malattie psicosomatiche).
Ma dove stanno scritte le Regole che governano l’inconscio?
Nel codice genetico, allo stesso modo in cui sono inserite le tendenze naturali degli
animali (il miele dell’ape, la tela del ragno, il nido dell’uccello ecc.), gli istinti, per
intenderci.
Tra le regole dell’inconscio, oltre alla Verità, probabilmente ci sono anche le regole
dell’Amore, della Pace, della Non Violenza e della Retta Azione: Regole, che Sai Baba, forse
non a caso, chiama Valori Umani Fondamentali; e proprio perchè rappresentano le
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fondamenta della coscienza umana, come le fondamenta delle case, sono nascoste...
quindi, inconsce.
Dice Baba: “I Valori Umani sono contenuti in ogni cellula del corpo, altrimenti non potreste
considerarvi umani”.
Il discorso sui Valori Umani è però troppo ampio, ma spero, così come ho detto in
precedenza per l’amore, di riproporlo in un lavoro a parte.
In definitiva, se accettiamo che Dio è inconscio (è il nostro Io Reale), oppure, che Dio
abbia a disposizione il nostro inconscio, possiamo capire con una nuova luce tutta una
serie di affermazioni di Sai Baba in merito a Dio.
Per esempio, quando dice: “Dio è il più vicino, il più affezionato, il più fedele dei compagni,
ma l’uomo nella sua cecità, Lo ignora e cerca la compagnia di altri.
Dio è presente ovunque, in ogni istante: Egli è il più ricco e potente protettore, eppure voi Lo
ignorate. Il Signore è qui, vicino, amoroso, accessibile e potente, ma molti non aprono gli
occhi a questa grande opportunità. Il Suo nome ve Lo porterà vicino: il Nome è sulle labbra,
il mondo è nella mente ed il proprietario del Nome è nel cuore. Il mondo e le sue attrattive vi
distraggono coprendo la risposta che Dio dà alla chiamata del Nome.”
In pratica, Dio è quello che le filosofie orientali chiamano: “Il nostro Se’ interiore”. E’
inconscio ed è perciò che Baba dice: “Io sono Dio ed anche voi lo siete, solo che non ne
siete consapevoli!”.
Questa frase ha scandalizzato la gran parte delle persone che l’hanno sentita (sia i
credenti che, ancor peggio, gli atei), ma soltanto perché non l’hanno presa alla lettera ed
interpretata in chiave psicoanalitica. Quando Baba dice: “… non ne siete consapevoli.”, è
vero! Semplicemente perché non essere consapevoli è un modo diverso di dire inconscio.
L’Io a cui Si riferisce Baba affermando: “Io sono Dio…”, è l’Io inconscio o Reale… e
siccome è inconscio, non possiamo esserne consapevoli!
Volendo essere più precisi dovremmo dire che noi siamo l’Anima o lo Spirito individuale,
quella parte dell’Anima Universale che si è identificata con il corpo; e traducendolo in
termini psicoanalitici, viene fuori che Dio è, al tempo stesso, sia l’inconscio individuale
(quando si identifica nel soggetto) che l’inconscio collettivo (quando si identifica con
l’umanità o il mondo intero).
Il termine di “Inconscio collettivo” fu coniato da C. Gustav Jung, un altro padre della
psicoanalisi, e tratta di un argomento che fu un ulteriore motivo di disputa tra lui e
Freud, conflitto che si tradusse poi con la loro separazione; però, guardandolo ora, ci
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rendiamo conto che entrambi parlavano della stessa cosa, solo che l’attenzione di Freud
era concentrata sull’inconscio individuale, mentre quella di Jung sull’inconscio collettivo.
A questo punto, se ammettiamo quanto detto fin qui, possiamo trarre alcune conclusioni:
-
l’Io non è servo di tre padroni (l’Es, il Super Io e il mondo esterno), come diceva Freud,
o meglio, di sicuro lo è l’Io immaginario, fino a quando non riconosce la propria Vera
Natura di Io Reale (Anima o Spirito).
-
L’Io Reale è l’unico padrone, il Re, ma deve prendere coscienza di questa verità, si
deve riconoscere come tale. Per far questo, ha a disposizione la mente che, come dice
Baba, è al tempo stesso, l’unico vero ostacolo per questa ricerca, ma è anche l’unico
strumento valido per poterla realizzare.
Come fare dunque per riconoscere la propria Vera Natura?
Per ottenere il risultato finale, bisogna saper usare la mente, altrimenti si permane in
uno stato di servitù per tutta la vita: prima bisogna imparare a discriminare con gli occhi
dell’intelligenza (quello che Freud chiama “il principio di realtà”) e superare la tendenza
naturale a vedere con gli occhi della fantasia o dell’immaginazione (che sono invece
orientati dal “principio di piacere”) e poi, utilizzare gli occhi del cuore o dell’amore (che
sono sostenuti dal “Principio Trascendente”).
Sicuramente, riuscire a vedere con gli occhi dell’amore rappresenta il risultato finale della
ricerca di cui abbiamo parlato finora, fatto questo, che tradotto in termini psicoanalitici
vorrebbe dire arrivare ad identificarsi con l’Io Reale (“Io sono l’Anima o lo Spirito!”),
ovvero, riuscire a prendere contatto con l’Inconscio Spirituale, Individuale o Collettivo.
A questo traguardo sono arrivati i profeti, i veggenti e quelle persone che comunemente
vengono dette ”I realizzati in vita”.
Sia nei giorni nostri che nel passato, tale raggiungimento si è reso manifesto agli occhi
del mondo con la comparsa di poteri paranormali, quali la capacità di fare premonizioni,
diagnosi telepatiche, guarigioni ecc. (i cosiddetti “miracoli”). Si tratta di argomenti che
non hanno, finora, avuto nulla a che fare con la psicoanalisi, ma è stata l’ipotesi
dell’Inconscio Collettivo o Spirituale che mi ha permesso di capire come dette persone
fossero veramente in grado di fare quanto detto sopra: è il contatto con l’Inconscio
Spirituale o Divino, un contatto consapevole, continuo e vero, non come quello che possono
far credere di avere certi indovini, maghi e fattucchiere.
I cristiani possono trovare conferma di ciò nella vicenda di Gesù che in mezzo alla folla
accalcata su di lui domandò: “Chi mi ha toccato?”… si trattava di una donna che, per la
sua fede, unica, in mezzo ad una moltitudine di persone che implorava e toccava il
Maestro, ricevette la grazia della guarigione. Questa esperienza di Gesù è una
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dimostrazione lampante di cosa significhi avere un contatto consapevole, continuo e vero
dell’Inconscio Collettivo, una consapevolezza che non necessita né di riti, né di formule
preparatorie per realizzarla in quanto continua.
La distinzione tra i veri Realizzati e quelli falsi potrebbe essere un curioso lavoro di
esclusiva pertinenza degli psicoanalisti, ma non è questo il contesto appropriato per
approfondire l’argomento.
Ora mi fermo e rimando il lettore che volesse sviluppare il concetto dell’Io Divino, alla
seconda parte del “Gioco Autentico”.
Prima di concludere però, vorrei riproporre un piccolo enigma di Sai Baba, che ho già
inserito nel suddetto libro, ma che ritengo fondamentale per rendersi conto della
profondità e della lucidità del Suo pensiero.
Gli psicoanalisti lacaniani saranno felicissimi nel raccogliere la sfida di analizzare e
trovare la chiave di lettura di questo indovinello, però, anche gli altri, con un certo
impegno, hanno la possibilità di risolverlo.
Dice Baba:
“La meta dell’umanità è di raggiungere Brahman.
Aksharam e Brahman sono la stessa meta (Akshara significa indivisibile), indicano gli
aspetti Nirguna e Saguna della stessa verità.
Akshara significa anche una sillaba, il Prânâva OM, che è uno dei Simboli di Brahman e,
perciò, si chiama Aksharaparabrahma Yoga.
Brahman ha due aggettivi, Paraman e Aksharam.
Akshara indica il Prânâva ed anche Mâyâ; e Mâyâ è riassunta nel Prânâva; questi due
hanno attributi, sono qualificati, Savishesha. Comunque, Brahman è Nir-vishesha, senza
attributi, puro di per sé. Coloro i quali lo comprendono Mi raggiungono.