guida alla mediazione tra pari - "E. Mattei"

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guida alla mediazione tra pari - "E. Mattei"
GUIDA ALLA MEDIAZIONE TRA PARI
COMENIUS PROJECT
“School Conflicts Mediators”
Multilateral Partnership 2010-2012
Realizzata da:
CORDINATORE - Prof.ssa e psicoanalista Alina CUCU
”Petru Poni” Technical College, Romania
Prof.ssa Doina FERRANT
”Petru Poni” Technical College, Romania
Prof.ssa Alina ZAMFIR
”Petru Poni” Technical College, Romania
Prof.ssa Giovanna UDA
ITCG “Enrico Mattei” Decimomannu, Italia
La traduzione in italiano è a cura delle
Prof.sse Giovanna Uda e Rosalia Marciano
dell’ ITCG “Enrico Mattei” Decimomannu, Italia
A tutti quelli che
hanno il coraggio e la saggezza di appellarsi ad altri meccanismi
per risolvere i conflitti
che non siano quelli tradizionali,
e a quelli che
hanno il genuino desiderio di vivere in pace e armonia con i loro pari,
dedichiamo questa guida.
CONTENUTI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La Mediazione
Il Percorso di formazione sulla mediazione scolastica
Il Ritratto dello studente mediatore
La Formazione dello studente mediatore
Il Corso di formazione per gli insegnanti mediatori
Bibliografia
2
1 LA MEDIAZIONE
Cos’è la mediazione? Quando due persone non riescono a risolvere un problema da soli, un
mediatore può aiutarli.
Un mediatore:




Ascolta entrambe le parti ma non esprime giudizi su chi ha ragione;
Crea l’atmosfera adatta di modo che le parti coinvolte nel conflitto
possano esprimere i loro sentimenti e interessi;
Facilita la comunicazione tra le due parti così che possano provare insieme a
risolvere il loro problema;
Il ruolo del mediatore è di facilitare la conversazione, non quello di risolvere il
conflitto;
Le cinque chiavi della mediazione
E’ molto difficile- perfino impossibile- aprire una porta chiusa ma se hai la chiave, la metti
nella serratura, la fai girare, la porta si apre. A volte quando gli amici litigano sono come le
porte chiuse. Se si possiede la chiave ai loro pensieri, possono essere aiutati a risolvere i loro
problemi. Queste chiavi sono molto importanti perché aiutano gli amici e i compagni di scuola
a parlare dei loro conflitti apertamente.
Le cinque chiavi sono:
1. Non giudicare. I mediatori sono imparziali anche quando pensano che una delle parti
abbia ragione e l’altra torto.
2. Non dare consigli. A volte i mediatori possono avere delle idee per risolvere il
conflitto ma non devono suggerirle alle due parti coinvolte; è il loro conflitto e devono
risolverlo da soli a modo loro. Solo allora si sentiranno veramente responsabili.
3. Dimostrarsi equamente empatico. Il mediatore empatico cerca di capire come si
sentono entrambe le persone coinvolte. Cerca di mettersi nei loro panni e di capire la
situazione da tutte e due le prospettive, evitando di favorire una parte.
4. Mantenere la riservatezza. Le persone si sentono più a loro agio quando parlano dei
loro sentimenti e problemi se sanno che i mediatori non ne parleranno con nessuno.
5. Mostrare interesse. I mediatori devono considerare il processo di mediazione e le
persone. Devono fare del loro meglio per mettere d’accordo le parti coinvolte e
risolvere i loro conflitti. Se i mediatori rispettano il processo di mediazione, le parti
confideranno nel fatto che questo li aiuterà a risolvere i loro conflitti.
3
Gli stadi della mediazione tra studenti
Gli stadi della
mediazione
1. Preparare il
sito (area-luogo)
2. Accoglienza
3. Spiegare le
regole
5. Scoprire gli
interessi comuni
6. Pensare a
possibili
soluzioni
7.Prendere una
decisione
8. Annotare su un
foglio di carta
Breve descrizione di ogni stadio
Lo studente mediatore (è opportuno che la mediazione sia condotta da due studenti
mediatori):
-Trova un posto tranquillo e silenzioso;
-Si assicura che il luogo sia disponibile e che nessuno possa sentire le conversazioni;
-Prepara la stanza.
Lo studente mediatore:
-Da il benvenuto ai presenti alla sessione di mediazione;
-I partecipanti all'incontro si presentano.
1 Lo studente mediatore dice: “La mediazione vi darà l'opportunità di lavorare insieme e di
andare d'accordo. Con questo processo sarete in grado di trovare una soluzione per
migliorare la vostra situazione. Entrambi potete ottenere un risultato soddisfacente tramite
la mediazione.”.
2 Lo studente mediatore spiega le regole di base: "Prima di iniziare vi dirò alcune regole
della mediazione. Due di queste regole che noi mediatori rispettiamo sono:
-Noi non parteggiamo per l'uno o per l'altro e non giudichiamo nessuno;
-Tutto ciò che è detto qua, è confidenziale;
Ci sono anche alcune regole base che vorremmo stabilire:
-Niente nomignoli, niente insulti;
-Nessuna interruzione;
-Siate onesti e rispettosi;
-Fate un sincero sforzo per risolvere il problema.”
3 Lo studente mediatore chiede a ogni parte in conflitto: " Sei d'accordo con queste regole?"
Lo studente mediatore pone domande del tipo:
“Se tu fossi in lui, come ti sentiresti ora?”;
“Vuoi uscire da questo conflitto?”;
“Su cosa potreste entrambi mettervi d'accordo?”.
1. Lo studente mediatore dice:
"Impegniamoci a cercare possibili soluzioni a questo conflitto".
2. Spiega la procedura alle due parti in conflitto e dice:
“ Quello che dovete fare:
-Comunicate qualsiasi idea/soluzione vi viene in mente.
-Cercate quante più idee/soluzioni possibili;
“Quello che non dovete fare:
-Non giudicate nessuna idea/soluzione come buona o cattiva;
-Non parlate di queste idee/soluzioni, dovete solo ricordarle; ”
Uno dei due studenti mediatori annota le idee/soluzioni proposte dalle due parti.
1. Lo studente mediatore chiede ai confliggenti di valutare le possibili soluzioni:
"Quali sarebbero le conseguenze positive e negative di ogni soluzione?”
“Quale soluzione andrebbe incontro agli interessi di entrambi?"
Gli studenti devono scegliere una soluzione dalla quale entrambi trarranno beneficio.
2. Se gli studenti non riescono a trovare una soluzione, lo studente mediatore può
incoraggiarli a pensare ad altre possibili soluzioni e varianti.
3. Lo studente mediatore chiede alle parti in conflitto di elencare le cose nuove che hanno
scoperto su se stessi e sul loro conflitto.
1. Se le due parti hanno raggiunto un punto d'incontro, lo studente mediatore lo riassume a
voce alta e scrive su un foglio i risultati della mediazione. Poi chiede a entrambi gli studenti
di firmarlo.
2. Si complimenta con loro.
4
2 LINEE GENERALI DEI PERCORSI DI FORMAZIONE SULLA MEDIAZIONE SCOLASTICA
 La mediazione può:
Aiutare a risolvere i problemi prima che questi diventino seri;
Mostrare agli studenti che possono risolvere le loro questioni da soli;
Migliorare il clima scolastico;
Ridurre la tensione nella scuola.
 Tipi di problemi da gestire
I mediatori possono aiutare a risolvere i seguenti tipi di conflitto:
Litigi;
Litigi mancati;
Pettegolezzi;
Conflitti con estranei;
Conflitti insegnante/studente;
Conflitti ragazzo/ragazza;
Conflitti riguardanti il denaro e la proprietà;
Tensioni familiari.
 Tipi di problemi che non si dovranno gestire.
I mediatori non dovranno occuparsi di problemi di:
Armi
Droga
Aggressioni
 Cos’è un mediatore
Un mediatore agisce nel seguente modo:
Rimane neutrale;
Non prende le parti di nessuno;
Tratta le persone con grande rispetto;
Tratta i problemi con rispetto;
Mantiene le questioni riservate;
Non da consigli diretti.
 Cosa non è un mediatore
Un mediatore non agisce nei seguenti modi:
Come consulente/consigliere,
Come giudice;
Come avvocato;
Come dispensatore di consigli;
5
 I contenuti del percorso formativo:
Saranno discussi i seguenti argomenti:
Conflitto e cambiamento;
Pressioni tra compagni;
Pettegolezzi/voci di corridoio;
Essere imparziale e neutrale;
Trovare soluzioni: processi e requisiti.
 Le tecniche di mediazione
Saranno svolte esercitazioni pratiche per migliorare/acquisire:
Capacità di ascolto;
Porre domande (aperte, chiuse, informative, chiarificatrici);
Comunicazione non verbale
Stendere un accordo.
6
3. IL RITRATTO DELLO STUDENTE MEDIATORE
L’analisi si basa sulla lettura dei dati del Questionario per lo studente mediatore (vedi
pagg.11e 12), compilato dagli alunni dell’ITCG “ E. Mattei” che hanno frequentato i due corsi di
formazione sulla mediazione, tenuti dalla Dott.ssa Maria Aurelia Dessì - mediatrice presso il
Tribunale dei Minori di Cagliari, rispettivamente negli anni 2011 e 2012 .
Gli alunni che hanno frequentato il corso sono trentasei, ma solo trentatré di loro hanno
restituito il questionario compilato. Le percentuali di seguito elencate si basano sul numero di
risposte fornite.
Gli studenti mediatori sono descritti dai propri compagni di scuola come simpatici, socievoli e
generosi e capaci.
Anche i loro genitori li descrivono come persone socievoli, simpatiche e capaci. Pochi sono
descritti come irrequieti, impulsivi e nervosi.
La stragrande maggioranza degli studenti intervistati afferma di dare il meglio di sé quando
sono in gioco i propri interessi e di essere in grado di affrontare situazioni difficili.
La maggior parte di loro non si butta a capofitto nelle situazioni senza pensare, anche se sono
impulsivi e si pentono in seguito di ciò che hanno fatto.
La metà degli intervistati è sensibile a quanto succede intorno a loro, ma non ritiene di essere
influenzato da quanto dicono gli altri.
Sono altruisti, socievoli e sono in grado di capire gli altri, ma la maggior parte di loro, alla
domanda se, quando subiscono un torto da una persona, riescono a mantenere una buon
rapporto, ha un atteggiamento neutro.
Il 76% qualche volta si è ritrovato coinvolto in conflitti che non lo riguardavano in prima
persona, il 18% mai.
Rimani coinvolto in conflitti che non ti riguardano direttamente?
Non risponde
3%
sempre
3%
mai
18%
qualche volta
76%
7
Il 64% degli studenti mediatori ritiene che a scuola accadano spesso degli episodi di conflitto,
il 36%qualche volta.
Quanto spesso pensi che si verifichino episodi di conflitto a scuola?
mai
0%
qualche volta
36%
spesso
64%
Il 52% degli studenti mediatori non sono mai stati coinvolti in questi conflitti, il 42%
raramente e il 6% mai.
Quanto spesso sei rimasto coinvolto in questi conflitti?
spesso
6%
mai
52%
qualche volta
42%
8
Il 55% pensa che la mediazione possa essere uno strumento per risolvere i conflitti, il 39%
non lo sa, e il 6% pensa di no.
Pensi che potrai essere in grado, con la mediazione, di risolvere i conflitti
nella tua scuola?
non lo so
39%
si
55%
no
6%
Il 9% degli studenti è molto sicuro di poter essere un buon mediatore, il 33% è sicuro, il 40%
ha una posizione neutrale e il 3% non è per niente sicuro.
Su una scala da 1 a 5, quanto sei sicuro che sarai un buon studente mediatore?
5.per niente sicuro
3%
non risponde
3%
1- molto
sicuro
9%
4- un pò sicuro
12%
2- sicuro
33%
3-nè sicuro nè
insicuro
40%
9
Gli studenti ritengono che il vantaggio maggiore nell’essere un mediatore consista nella
possibilità di aiutare gli altri e di capirli, nel non avere pregiudizi e nel fatto di aver imparato
qualcosa utile anche per se stessi. Inoltre il 10% pensa che fare da mediatore sia gratificante.
vedere i problemi
da un altro punto
di vista
3%
I vantaggi dall'essere un buon studente mediatore
poter risolvere i
problemi degli altri
7%
perché quello che ho
imparato serve anche
a me
10%
più amici e meno litigi
7%
non avere
pregiudizi
10%
capire i
sentimenti
degli altri
14%
capacità di mediare
7%
è gratificante
10%
parlare di più
4%
essere meno
impulsivi
4%
aiutare gli altri
24%
La maggior parte degli studenti mediatori ritiene non ci siano svantaggi dall’essere uno
studente mediatore. Il 17% invece ha paura che il loro ruolo non possa essere compreso, altri
di ritrovarsi coinvolti in conflitti da cui è meglio rimanerne fuori o di non essere in grado di
essere d’aiuto per gli altri.
Gli svantaggi dall'essere uno studente mediatore
che gli altri non
possano
comprendere il ruolo
17%
paura di ritorsioni
4%
se non so risolvere
un problema
9% essere coinvolto in
le persone hanno il
loro parere e
nessuno riesce a
distoglierle
4%
nessuno
57%
situazioni da dove
preferiresti restare
fuori
9%
10
Il Questionario per lo Studente Mediatore
Sesso
a. femmina
b. maschio
Rispondi sinceramente. Il questionario è ANONIMO.
1.Ti trovi mai coinvolto in conflitti che non ti riguardano direttamente?
a. sempre b. qualche volta c. mai
2. Secondo te quanto spesso si verificano dei conflitti nella nostra scuola?
a. spesso b. di rado c. mai
3. Quanto spesso sei rimasto coinvolto in questi conflitti?
a. spesso b. di rado c. mai
4. Rifletti sulle seguenti affermazioni ed esprimi quanto sei d’accordo con esse cerchiando il numero
che corrisponde alla tua risposta. E’ importante che tu esprima ciò che realmente fai o dici e NON ciò
che pensi sia corretto o giusto.
Do il meglio di me stesso quando sono in gioco i
miei interessi.
Ho un’intelligenza pronta specialmente in
situazioni difficili.
Penso di essere perspicace nelle situazioni
interpersonali.
Il mio essere incontenibile spesso mi causa dei
problemi.
Mi butto a capofitto nelle azioni senza pensarci
troppo.
Mi adiro facilmente, anche se più tardi me ne
pento.
Presto più attenzione agli altri che a me stesso
Fremo (m’innervosisco) facilmente per qualsiasi
cosa accade intorno a me.
Tutto ciò che gli altri dicono o fanno m’influenza.
Spesso i miei tantissimi pensieri sulle persone che
mi circondano mi tormentano.
Capisco gli altri
Aiuto spesso gli altri.
Ho un carattere socievole
Anche se qualcuno mi fa del male, continuo a
mantenere un buon rapporto con quella persona.
Molto
d’accordo
D’accordo
Né
d’accordo
né in
disaccord
o
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
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1
1
1
1
2
2
2
2
3
3
3
3
4
4
4
4
5
5
5
5
Disaccordo
Per nulla
d’accordo
11
5. Rispondi la prima cosa che ti viene in mente.
I miei compagni di scuola mi descrivono così……………………………………………………………………………………
I miei genitori mi descrivono così …………………………………………………………………………………………………….
Sarò un buon studente mediatore perchè……………………………………………………………………………………….
6. Pensi di poter contribuire, grazie alla mediazione, a risolvere i conflitti nella tua scuola?
a. SI
b. NO c. NON LO SO
7. Su una scala da 1 a 5,quanto sei sicuro che sarai un buon studente mediatore?
1- molto sicuro 2- sicuro 3- né sicuro né insicuro 4- un po’ sicuro 5- per nulla sicuro
8.Quali pensi possano essere i vantaggi nell’essere un buon studente mediatore?
………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
9. Quali pensi possano essere gli svantaggi nell’essere uno studente mediatore?
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
12
4. PERCORSO DI FORMAZIONE ALLA MEDIAZIONE TRA PARI
L’attività di mediazione degli studenti formati tramite il progetto “School Conflicts Mediators”
si è dimostrata una valida alternativa per eliminare/ridurre i conflitti scolastici. Gli studenti
sono, infatti, in grado di facilitare la comunicazione tra le parti meglio di genitori o insegnanti.
Essere uno studente mediatore significa non solo mediare la comunicazione tra compagni in
conflitto ma anche iniziare a riflettere sul conflitto, cosi che entrambe le parti giungano ad una
lettura del conflitto sulla base dei loro valori personali. Lo studente mediatore deve fare in
modo che le parti, ostili, cambino atteggiamento e percezione rispetto al conflitto in corso e
che trovino essi stessi una soluzione accettabile. E’ possibile mediare gli inevitabili conflitti tra
compagni di scuola se le istituzioni scolastiche formassero mediatori, con l’utilizzo di
programmi adeguati, che garantiscano un modo efficace per affrontare i conflitti. Inoltre,
perché gli studenti mediatori, formatisi a seguito di un corso al quale devono aderire in modo
volontario, abbiano successo nel mettere in atto il processo di mediazione, dovranno
dimostrare di avere precise abilità nel:
Stabilire relazioni di mediazione efficienti con entrambe le parti in conflitto, così che i
partecipanti al processo possano fidarsi, comunicare liberamente e accettare i
suggerimenti;
Creare un atteggiamento di cooperazione tra le parti in conflitto;
Sviluppare un processo creativo di lavoro di gruppo e adottarne le decisioni;
Identificare le singole informazioni intorno alle quali gravitano i conflitti.
Queste abilità possono essere utili per arrivare a soluzioni che le parti altrimenti non
prenderebbero in considerazione.
Esse possono essere sviluppate durante le sessioni di formazione alla mediazione. Sono
basate su una serie di caratteristiche della personalità che devono essere prese in
considerazione al momento della selezione dei partecipanti alla formazione: empatia,
tolleranza, socializzazione, onestà, sincerità, imparzialità e flessibilità, capacità di
comunicazione, rispetto, capacità di gestire le proprie emozioni, una buona immagine di se
stessi e perfino creatività.
Queste caratteristiche sono utili sia per convincere i compagni ad accettare la mediazione
immediatamente dopo l’esplosione del conflitto, sia durante il processo di mediazione in se.
Tutti i ragazzi che hanno partecipato alle sessioni di formazione erano in grado di riconoscere
situazioni di conflitto nella classe o a scuola, anche se non direttamente coinvolti. Agli studenti
in formazione è stato chiesto di annotare le situazioni di conflitto nelle quali erano coinvolti
loro o i loro compagni e hanno riscontrato conflitti simili. Alcuni esempi:
-Due compagni litigano perché uno di loro non vuole cedere i suoi compiti.
- Menefreghismo e superficialità nell’adempiere agli impegni presi; […]
-Uno studente non porta a termine i suoi compiti quando fa parte di un gruppo;
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-Un studente spinto da un senso di frustrazione diventa violento verso un compagno più
fortunato di lui;
-Un gruppo di studenti crea una situazione di conflitto perché gli studenti con buoni voti
vengono presi in giro;
- Studenti prendono in giro un compagno timido.
In conclusione si può affermare che le situazioni conflittuali sono causate dalla mancanza o
dalla cattiva comunicazione, dall’assenza di obbiettività, dal procrastinare la risoluzione del
problema/conflitto, dalla competizione, dall’egoismo, dall’ incompatibilità, dalla stima di se,
dall’ aggressività, da un comportamento non appropriato; ma anche dall’assenza di qualità
come la tolleranza e l’empatia o perfino da alcuni fattori esterni come la mancanza di tempo,
soldi o spazio. Coloro che non riescono a distinguere l’aggressività dalla violenza sono più
facilmente coinvolti nei conflitti. La linea di confine tra l’aggressività e la violenza si situa tra
l’ironia e il rifiuto di aiutare. La violenza si manifesta in forma di minaccia, scontri fisici,
spintoni e bullismo. Durante le sessioni di formazione, gli alunni avevano il compito di
illustrare uno dei conflitti di cui avevano esperienza diretta o indiretta, attraverso un gioco di
ruolo. Nelle simulazione gli studenti assumevano il ruolo delle due parti in conflitto, dei due
mediatori e dei due osservatori. A fine corso erano in grado di applicare le regole della
mediazione con l’osservazione dei suoi cinque punti “chiave”:
-
Non giudicare
Non dare consigli
Essere equamente empatici
Mantenere la riservatezza/segreto
Dimostrare di tenerci
Nella seconda parte della sua guida intitolata “Mediating pupils: training and implementation”
Daniel Shapiro propone alcune fasi che gli insegnanti/formatori degli studenti mediatori
dovrebbero seguire.
In una prima fase si prepara l’area, cioè si sceglie un posto deputato per le attività di
mediazione, in modo da assicurare la sicurezza e la riservatezza.
Il secondo stadio, quello dell’accoglienza, è il più importante. Proprio ora il mediatore e le
parti coinvolte nel conflitto devono presentarsi/conoscersi; poi si passa ad illustrare la
motivazione dell'intervento di mediazione, il ruolo del mediatore, l’idea d’imparzialità e
neutralità e in quale modo la mediazione sarà di aiuto per trovare una soluzione accettabile
per entrambe le parti.
Il terzo passo è essenziale per un efficiente sviluppo della mediazione: l’analisi e la definizione
del problema, con il mediatore che conduce la discussione, ascolta attivamente, riformula e
sintetizza le idee presentate.
Incoraggiare una comunicazione assertiva e chiedere agli studenti di esprimere le loro
aspettative è il quarto passo.
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La fase seguente è quella di scegliere una soluzione dalla quale entrambi i ragazzi coinvolti
possano trarre beneficio, questo dopo aver analizzato le conseguenze e i lati positivi di ogni
soluzione proposta.
Se le parti in conflitto riescono a trovare soluzioni che incontrano i loro bisogni e interessi, il
mediatore stende per iscritto un accordo formale nell’ultimo stadio del processo di
mediazione. Inoltre il mediatore ringrazia i compagni per gli sforzi fatti durante la sessione di
mediazione, per il loro desiderio di incontrarsi e trovare una soluzione e si congratula con
loro per il successo raggiunto. Il successo viene registrato e l’accordo finale ricordato. Se non
si raggiunge un accordo, i progressi fatti e gli aspetti non risolti sono comunque registrati e si
predispone un prossimo incontro.
Gli insegnanti mediatori hanno a diposizione materiale specializzato e diversificato per
guidare gli alunni attraverso il labirinto dell’arte di mediare nei conflitti. Imparando le
tecniche per risolvere i conflitti, gli studenti sviluppano utili competenze per tutta la vita, e la
loro capacità di approcciarsi ai conflitti in modo costruttivo li aiuterà ad essere più equilibrati.
[…]
Alcune attività per gli studenti, da svolgere nei corsi di formazione.
I. Esercizi per l’apprendimento delle tecniche di ASCOLTO ATTIVO
L’idea di base dell’ascolto attivo è quella di dimostrare all’altra persona che:
(a) si sta ascoltando;
(b) che c’è la possibilità di correggersi se chi lo ascolta ha sentito male;
(c) farla sentire ascoltata.
L’ascolto attivo ha bisogno di pratica.
Ecco alcune frasi che potrebbero aiutare il mediatore a riassumere, parafrasare, rielaborare e
dare riconoscimento a quanto espresso dalle parti configgenti:
Allora ti senti………………………
Quello che ti sento dire……………………….
Quindi come la vedi ………………….
Da quel che posso capire, stai dicendo…………….
Mi sembra di capire……………………….
Non sono sicuro se ho capito ma…………………….
Ho la sensazione che forse tu ti senta…………………
Ti senti…………………….
Quello che ti sento realmente dire………………….
Mi domando se stai esprimendo una preoccupazione che…………….
Mi sembra che tu stia esprimendo una preoccupazione a proposito di………………
Mi domando se tu stia dicendo……………….
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Dai un alto valore a…………….
Ti sembra?.................
Adesso credi……………….
Adesso ti senti………………………….
Senti forse che…………………….
Sembra che tu ti senta…………………….
Ti sembra……………………
Da quello che sento tu………………
Quindi dal tuo punto di vista…………………………
I tuoi sentimenti ora sono………………………
Vedo che stai dicendo………………….
Qualche volta tu………………………
Il tuo messaggio sembra essere “io………………………”.
Ascoltandoti sembra che…………………………
Io intuisco…………………….
Quindi il tuo mondo è un posto ………………
Tu comunichi un senso di………………………………….
II. Come presentare la comunicazione non verbale.
Il formatore può:
A. Iniziare una discussione sul tema dell’ascoltare oltre ciò che le persone dicono;
B. Fare un brainstorming sui segnali del linguaggio del corpo che ci fanno capire cosa c’è
oltre alla comunicazione verbale. Per esempio, si scelgono quattro studenti e si chiede
a due di loro di pensare a un momento felice e agli altri due di pensare a un momento
triste. Ogni studente deve descrivere il suo momento al gruppo usando il linguaggio del
corpo, come se fosse l’opposto. Cioè lo studente che stava pensando al momento triste,
lo descriverà come se fosse felice.
Il formatore chiede al gruppo: Cosa credete ????Quali indizi leggete ???? Dove vedete le
discrepanze????
III. Una simulazione/gioco di ruolo
Questo caso coinvolge due studenti che litigano a proposito di soldi che uno di loro ha preso in
prestito dall’altro:
“Mark ha preso in prestito dei soldi da John. John ha chiesto a Mark di restituirgli i soldi
diverse volte. Mark però ha sempre avuto una scusa per non restituirglieli. Un giorno tra una
lezione e l’altra, John litiga con Mark quando quest’ultimo cerca di riprendersi i soldi “.
16
E’ importante che lo studente che avrà il ruolo di mediatore abbia con sé l’elenco dei punti
importanti che vuole ricordare ai disputanti (dovrebbe conservare questa lista dove la può
consultare, se ne ha bisogno, mentre fa pratica nelle prime fasi della formazione).
1 Due studenti avranno il ruolo di mediatori.
2 Due studenti avranno il ruolo di disputanti.
3 Scambio dei ruoli (cosi che tutti faranno entrambe le parti).
4 Ripetizione della simulazione fino a quando tutti riescono ad eseguirla in maniera corretta e
con una certa facilità.
IV “Calmare la tempesta”
Durante la mediazione, i ragazzi dovranno “calmare la tempesta” molte volte, cioè dovranno
“calmare” le parti in conflitto. La rabbia è il sentimento più comune in un conflitto. Per gestire
quelle situazioni nelle quali la rabbia prevale e per evitarle, i ragazzi dovrebbero cercare di
analizzare se stessi nei momenti di rabbia e cercare di mettere in relazione quanto imparato
ad altre persone o situazioni.
Il formatore può chiedere ai ragazzi di fare una lista di situazioni che li fanno arrabbiare (per
esempio: io mi adiro quando mio fratello……).
Poi chiede loro di descrivere (per ogni caso) come esprimono la loro rabbia (per esempio:
picchio mio fratellino, divento scortese con i miei genitori ecc). A questo punto chiede loro di
ricordare come gli altri hanno reagito alla loro rabbia (per esempio: mio fratello….). Infine il
formatore propone ai ragazzi di scegliere un partner. Secondo quanto hanno scritto, ogni
studente risponderà alle seguenti domande:
-Quali sono le cose che mi fanno arrabbiare?
-Quali sono i tre modi principali in cui io mostro maggiormente la rabbia?
-Quali sono le reazioni di quelli intorno a me quando mi arrabbio?
-Come potrei rispondere diversamente quando mi arrabbio?
Discussione sui risultati ottenuti e generalizzazione. Gli studenti dovranno cercare di stabilire
come ciò che hanno imparato possa essere usato per la mediazione:
-Tenendo conto delle tue reazioni come potresti prevenire/calmare la rabbia dei partecipanti
durante il processo di mediazione?
-Quale dovrebbe essere la tua reazione durante un processo di mediazione se qualcuno si
arrabbia?
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Per i mediatori è complicato ottenere la fiducia delle persone in conflitto, specialmente
all’inizio perché queste sono stressate a causa del conflitto stesso o dal fatto che questo sia
mediato da una persona estranea, ecc. Sarebbe opportuno pensare cosa sarebbe meglio fare in
modo da diminuire lo stress psicologico.
V Il Brainstorming
Il brainstorming è un metodo per attivare le idee. Fu inventato da A.Osborn nel 1953, e
prevede il coinvolgimento di ogni membro del gruppo con l’obiettivo di raccogliere il più idee
possibili dai partecipanti.
Come è applicato il metodo?
I. Tema del brainstorming: il conflitto
Il concetto di conflitto è spiegato ai ragazzi partendo dalla sua definizione.
Secondo Wasmuth il conflitto rappresenta un fatto sociale al quale partecipano almeno due
parti (individui, gruppi, stati), che perseguono diversi obbiettivi inconciliabili o anche lo
stesso obiettivo, ma che può essere raggiunto solo da una delle due parti.
Partendo da questa definizione, si spiega agli studenti che le parti coinvolte nel conflitto sono
incoraggiate ad esporre spontaneamente le loro idee riguardo a ciò che ha causato lo stato di
tensione. Tutte le idee sono ascoltate attentamente. La discussione sulle idee deve essere fatta
immediatamente cosi che i partecipanti non si sentano inibiti o non subentri un blocco di tipo
intellettuale. Le soluzioni vengono date in un secondo momento dal mediatore insieme ai
partecipanti. Le idee sono annotate in una tabella (vedi es. sotto).
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negazione
pregiudizi
egoismo
mancanza di
istruzione
competitività
sfiducia
perfezionismo
conflitto
mancanza
di rispetto
alte
aspettative
senso di
inferiorità
pensieri
negativi
mancanza
di empatia
arroganza
di un
collega
19
I RISULTATI DEL BRAINSTORMING
EGOISMO
COMPETITIVITÀ
PENSIERI POSITIVI
PREGIUDIZI
NEGAZIONE
DIFFIDENZA
SOLIDARIETÀ
ACCETTAZIONE
PENSIERI NEGATIVI
TOLLERANZA
ACCETTAZIONE
ALTE ASPETTATIVE
COMPRENSIONE
PERFEZIONISMO
MANCANZA DI ISTRUZIONE
MANCANZA DI RISPETTO
ASSENZA DI EMPATIA
INDULGENZA
ISTRUZIONE
RISPETTO
EMPATIA
FIDUCIA
20
II. Tema del brainstorming: la violenza
Si comincia con la definizione di violenza. Violenza significa costringere, forzare, obbligare, far
rispettare.
Come si applica il metodo?
1. Brainstorming individuale
debolezza
paura
violenza
frustrazione
senso di
inferiorità
2. Intervista di gruppo
- Quali sono i risultati del brainstorming?
- Qual è il profilo psicologico della persona violenta?
- Perché una persona attacca un’altra persona?
- Come possiamo diminuire il livello della violenza?
3.Preparare degli schemi con i quali ogni studente cerca le soluzioni al problema della
violenza.
4. Mostrare i prodotti
5. Prendere visione dei prodotti
6. Dibattito
21
Esempio: Mostrare i prodotti sul tema della violenza
I
Soluzioni
1. comunicare
2. aumentare l’autostima
3. tollerare
4. aumentare l’attenzione
II
Soluzioni
1. aumentare l’attenzione
2. mantenere la calma
3. usare un tono di voce piacevole
4. usare il linguaggio appropriato
III
Soluzioni
1. non giudicare
2. non ricorrere alla violenza verbale
3. non alzare il tono della voce
4. non attaccare
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Modulo per il consenso alla mediazione tra pari
Data: ________________________________
Contendente: _____________________________________________ Mediatore: _________________________________
Contendente: _____________________________________________ Mediatore: _________________________________
Tipo di conflitto:
o Bisticcio
o Pettegolezzo
o Minaccia
o Presa in giro
o Proprietà personali
o Infastidire
o Amicizia
o Costrizione
o Altro:_________________
Abbiamo partecipato alla mediazione e abbiamo concordato su:
io,__________________________, sono d’accordo a: _________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________________________________________.
io,__________________________, sono d’accordo a: _________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________________________________________.
_____________________________ ____________________________
(Firma, contendente)
(Firma, mediatore)
_____________________________ _____________________________
(Firma, contendente)
(Firma, mediatore)
23
5 PERCORSO DI FORMAZIONE ALLA MEDIAZIONE PER GLI INSEGNANTI - Romania
Il conflitto: chiarimenti concettuali; le strategie per gestire il conflitto.
Definizione di conflitto:
Il conflitto presuppone un’ opposizione, un’incompatibilità, un disaccordo tra due o più parti.
Le parti possono essere persone, gruppi con diverse idee, motivazioni, obiettivi, bisogni
interessi o valori.
I tipi di conflitto
Mentre il conflitto coinvolge due o più parti che si oppongono, il loro livello di coinvolgimento
può essere molto diverso. Nel libro “ Community Conflicts Skills” Mari Fitzduff identifica
diversi tipi di conflitto:
 Secondo il loro livello di localizzazione i conflitti possono essere:
Intra-personali: si verificano all’interno di una persona, dentro un processo intenso
di incompatibilità tra le proprie idee, bisogni o valori.
Inter-personali
Intra- gruppi: all’interno di un gruppo
Inter-gruppi/organizzazioni: si verificano tra gruppi/organizzazioni o individui che
rappresentano questi gruppi/ organizzazioni (compresi gli Stati, in senso più
ampio).
 Secondo la fonte:
Conflitti affettivi, di procedura, di obiettivi, di bisogni o di idee.
 Secondo la posizione occupata dagli attori coinvolti nel conflitto;
Conflitti simmetrici e assi metrici.
 Secondo lo stadio/ forma del conflitto:
Conflitti latenti e manifesti.
Le cause / origini dei conflitti
Le cause sono numerose: le differenze nei bisogni (materiali, di sicurezza e comodità, di
identità, di appartenenza e di autostima), nei valori, nelle percezioni, nelle opinioni e
attitudini.
Differenze tra i bisogni – I conflitti si manifestano quando ignoriamo i bisogni degli atri o i
nostri stessi bisogni. E’ importante non confondere i bisogni con i desideri (le cose che
vogliamo ma che non sono necessarie).
Le differenze di percezione – Le persone interpretano la realtà in modo diverso. La gravità,
le cause e le conseguenze possono essere percepite in modo diverso da ciascuno, a cominciare
dalla percezione che le persone hanno di se stesse, degli altri, delle diverse situazioni e dei
pericoli.
Le differenze di valore – I valori sono convinzioni e principi, fortemente ancorati nella
nostra mentalità e ai quali teniamo tantissimo. I conflitti seri si verificano quando le persone
hanno dei valori incompatibili o quando i loro valori non sono abbastanza chiari.
24
I conflitti si verificano anche quando una parte si rifiuta di accettare che l’altra parte ha un
valore diverso e non una preferenza particolare.
Differenze tra i sentimenti e le emozioni - Molte persone permettono che i loro sentimenti
influenzino il loro modo di affrontare un conflitto. Alcuni conflitti possono verificarsi perché le
persone ignorano i loro sentimenti e le loro emozioni. Altri conflitti si verificano quando i
sentimenti e le emozioni verso un certo elemento sono diversi.
differenze tra i bisogni, gli
obiettivi e i valori
differenze di percezione
delle ragioni, parole, azioni
e situazioni
Il conflitto
diverse aspettative riguardo
il risultato favorevole o
sfavorevole
mancanza di volontà di
risolvere, collaborare o
giungere ad un
compromesso
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L’approccio ai conflitti
QUESTIONARIO
Leggi le affermazioni e poi indica con quale frequenza queste determinano le tue azioni,
usando il seguente sistema di valutazione.
5-molto frequente; 4- frequente; 3-qualche volta; 2-raramente; 1- mai.
N°
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
Affermazione
Punteggio
E’ più facile controllarti che abbandonare/ritirarti da una lite.
Se non riesci a fare in modo che una persona la pensi come te, costringila a fare
ciò che pensi.
Con le belle parole si conquistano i cuori.
Una mano lava l’altra
Pensiamoci insieme
Quando due persone litigano, la prima a calmarsi è la più saggia.
Il potere batte il bene
Le parole dolci portano fortuna
La metà è meglio di niente
La verità sta nella conoscenza, non nell’opinione della maggioranza.
Chi abbandona la lotta dovrà combattere di nuovo.
La battaglia è vinta quando si costringe il nemico a scappare.
Uccidi i tuoi nemici senza pietà
Uno scambio equo non porta ad un litigio
Nessuno ha l’ultima parola, ma ciascuno può dare il suo contributo.
Stai lontano da chi non è d’accordo con te.
Le battaglie sono vinte da coloro che credono nella vittoria.
Una buona parola vale molto e non costa niente.
Occhio per occhio, dente per dente
Solo colui che non crede di conoscere la verità assoluta può trarre beneficio
dalle verità degli altri.
Evita le persone litigiose perché ti faranno provare l’inferno.
Colui che non rinuncia costringe gli altri a rinunciare.
Le buone parole assicurano l’armonia
I regali fanno stare insieme gli amici
Porta i conflitti in superficie e affrontali: è l’unico modo per trovare la soluzione
migliore.
Il modo migliore per affrontare i conflitti è evitarli.
Fai la voce grossa se vuoi ottenere qualcosa.
La gentilezza trionfa sulla rabbia
Una parte di ciò che vuoi è meglio di niente.
Franchezza, onestà e fiducia possono spostare le montagne.
Niente è così importante che valga la pena di lottare per ottenerlo.
Ci sono due tipi di persone: i vincitori e i vinti.
Quando qualcuno ti colpisce con una pietra, colpiscilo con una piuma.
Quando ciascuno rinuncia alla propria metà, si può raggiungere un giusto
accordo.
Se scavi sempre puoi scoprire la verità
26
Riporta i risultato ottenuto nella seguente tabella e calcola il totale per ciascuna colonna.
I
II
III
IV
V
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
20
31
32
33
34
35
Totale
Totale
Totale
Totale
Totale
Risposte:
I. LA TARTARUGA (L’evitare)
La tartaruga si ritira nel suo carapace per evitare i conflitti. Abbandona il suo obiettivo
personale e le relazioni che creano conflitti o con le quali è in conflitto. La tartaruga crede che
non ci sia nessuna speranza nel cercare di risolvere un conflitto. Si sente indifesa. Crede che
sia più semplice ritirarsi (fisicamente e psicologicamente) da un conflitto piuttosto che
accettare il confronto.
II. LO SQUALO (La pressione)
Lo squalo cerca di dominare i suoi oppositori costringendoli ad accettare la sua soluzione al
conflitto. Il suoi obiettivi personali sono molto importanti per lui, mentre le relazioni
personali hanno un’importanza minima. Esso cerca di raggiungere il suo obiettivo a qualsiasi
costo. Non è interessato ai bisogni degli altri. Non gli importa se agli altri piace o se lo
accettano. Lo squalo ritiene che un conflitto sia risolto quando uno vince e gli atri perdono.
Esso vuole vincere attaccando, sovrastando gli altri e con l’intimidazione.
III. IL PICCOLO ORSO (L’adattarsi)
Le relazioni interpersonali sono molto importanti per l’orsetto mentre i suoi obiettivi
personali non lo sono. All’orsetto piace essere accettato e amato dagli altri. Crede che i
conflitti vadano evitati in favore dell’armonia, e che le persone non possono discutere in modo
contradditorio senza rovinare le loro relazioni. Si preoccupa che, se il conflitto continua,
qualcuno soffrirà e questo compromette la relazione con quella persona. Può persino
rinunciare ai suoi obiettivi per mantenere una relazione con qualcuno. L’orsetto dice:
“rinuncio ai miei obiettivi e ai miei interessi, ti lascio ottenere quello che vuoi perché desidero
piacerti”. L’orsetto cerca di risolvere i conflitti per paura di mettere in pericolo la relazione
con qualcuno.
IV. LA VOLPE (Il compromesso)
La volpe è interessata sia ai suoi obiettivi personali sia alla relazione con gli altri. Essa tende a
fare dei compromessi: rinuncia in parte ai suoi obiettivi, convincendo la controparte a fare lo
stesso. In una situazione di conflitto la soluzione della volpe è che ciascuna parte coinvolta
ottenga qualcosa- una soluzione di mezzo. E’ capace di abbandonare parzialmente i suoi
obiettivi e relazioni per raggiungere un’intesa.
V. LA CIVETTA (L’accordo)
La civetta si prende cura sia dei suoi obiettivi personali sia delle relazioni interpersonali.
Considera i conflitti come problemi che necessitano di essere risolti e cerca le soluzioni che
possano soddisfare sia i suoi interessi personali sia quelli della controparte. La civetta vede i
conflitti come un mezzo per migliorare le relazioni, riducendo la tensione tra due persone.
Cerca di iniziare una discussione che guardi al conflitto come un problema. Cercando le
soluzioni che potrebbero soddisfare entrambe le parti, la civetta conserva le relazioni. La
civetta non è soddisfatta fino a che le tensioni e i sentimenti negativi non sono stati risolti
completamente.
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LA MEDIAZIONE A SCUOLA
La scuola è il primo spazio di mediazione, un luogo di passaggio tra la famiglia e la società, se
stessi e gli altri, la visione del mondo dello studente e quella degli altri studenti. Andando a
scuola lo studente vive la prima prova sociale della sua vita, perché si stacca sempre più dal
modello genitoriale per farsi modellare dalla scuola, come istituzione con un importante ruolo
sociale.
La scuola è come un teatro dove gli attori dell’educazione sono gli insegnanti, che stanno alla
cattedra e insegnano (recitano un ruolo), e gli studenti, il pubblico, che, se da una parte
ascolta, sono anche i più grandi critici dei loro insegnanti. Senza rendercene conto, noi
insegnanti mediamo a nostra volta in classe facendo lezione. La scuola sarebbe il luogo dove i
problemi degli studenti sono discussi e l’insegnante dovrebbe svolgere il ruolo
dell’ascoltatore. È anche il contesto dove si dovrebbe trovare il modo per comunicare con gli
studenti o si dovrebbe fare la domanda: “ Non prendi in considerazione il fatto che sarebbe
meglio se …?” nel caso che gli studenti propongano più soluzioni ad un problema. Alla fine gli
studenti dovrebbero scegliere la soluzione che meglio soddisfa i loro bisogni.
Come sappiamo dalla nostra pratica di insegnamento, come persone “dietro la cattedra”,
possono verificarsi conflitti tra gli studenti, tra studenti ed insegnanti e persino conflitti tra
insegnanti a causa degli studenti. Anche se questi conflitti possono non essere chiariti e
discussi nel momento in cui si verificano, possono essere di diverso tipo, come segue:
Frustrazione da parte dello studente– lo studente può essere frustrato a causa di
un certo voto ricevuto e questo può fargli detestare l’insegnante che gli ha dato
quella valutazione. Ancor peggio, egli può iniziare ad odiare la materia, che in realtà
gli piace, a causa dell’insegnante. Tutto ciò può portare a:- aggressione verbale da
parte dello studente espressa attraverso gli atteggiamenti del corpo. Per
esempio: - lo studente commenta durante la lezione, fuori dalla lezione in corridoio,
parla ad alta voce usando “ piccole ed innocenti ironie” quando l’insegnante passa
in zona, facendo chiaro riferimento a quell’insegnante. Gli atteggiamenti del corpo
si manifestano nella posizione dello studente in classe: ha la testa tra i gomiti, si
siede dando la schiena alla cattedra o mezzo girato verso il compagno di banco,
guarda fuori dalla finestra quando l’insegnante parla o finge di non sentire quando
viene chiamato il suo nome.
L’avversione dello studente nei confronti dell’insegnante.
L’avversione dell’insegnante nei confronti dello studente per il suo
comportamento incivile o per la mancanza di interesse per la sua materia.
In questi casi si dovrebbe intervenire con la mediazione. Gli attori del processo educativo
(insegnanti e studenti) per mezzo della mediazione potrebbero scoprire un nuovo modo di
relazionarsi, proprio per evitare frustrazioni o situazioni di rabbia, e per non rimanerne
bloccati. Gli insegnanti e gli studenti co-esistono per molti anni senza in realtà conoscersi l’un
l’altro. All’interno del processo di mediazione essi si incontrano ad un livello personale e non
si trattano più da estranei- un insegnante e uno studente che non si sono mai parlati
realmente prima, iniziano ora a comunicare. Si crea un senso di complicità, ci sono scambi di
idee e opinioni, si condivide ciò in cui si crede, ci si offre mutuo supporto e ciascuno si sente
meno isolato.
La paura non trova posto nella mediazione, i sentimenti possono essere discussi insiemeconsapevoli che l’aggressione può essere disarmata.
La relazione cambia: l’autorità è sostituita dagli strumenti della mediazione- che possono
essere utilizzati in qualsiasi momento.
La mediazione entra in gioco quando un conflitto necessita di essere risolto senza
danneggiare la dignità di nessuno. Anche quando le tecniche per la risoluzione dei
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conflitti non portano ad un risultato ideale, almeno migliorano la situazione così che
l’amplificazione del conflitto non è più possibile.
È naturale porsi la seguente domanda: ”In che modo le tecniche per la risoluzione dei
conflitti migliorano la situazione all’interno delle scuole e della comunità? In tanti
modi! Prima di tutto ci fanno sentire meglio quando andiamo a scuola. Quando si
impara il modo per controllare le proprie reazioni in situazioni speciali, non ci si
preoccupa più delle incomprensioni, dei piccoli errori e della lotta per la supremazia.
Quando si sceglie di imporre il proprio punto di vista- sia da dirigente, da studente, da
insegnante o da genitore- la scelta di assumersi le proprie responsabilità è la prova
che si possiedono le qualità di leader. Quando commettiamo un errore dobbiamo
scusarci e non ripeterlo. Questo processo di continuo apprendimento, in realtà, a sua
volta implica la diminuzione dello stress.
COME FUNZIONA LA MEDIAZIONE A SCUOLA E CHI PUÒ MEDIARE UN CONFLITTO
SCOLASTICO?
Negli Stati Uniti, in Inghilterra e in altri Stati europei, la mediazione tra compagni di scuola è
un processo per mezzo del quale un gruppo di studenti, opportunamente formati, ascolta i
problemi degli altri studenti e aiuta quelli coinvolti in un conflitto a trovare loro stessi una
soluzione al problema.
Eppure, in molte situazioni, coloro che hanno delle incomprensioni ricorrono alla mediazione
solo dopo che rimangono coinvolti in una lite a scuola.
Come è stato precedentemente dimostrato- gli studenti mediatori non offrono soluzioni ai
problemi. Non impongono niente a nessuno, né costringono nessuno a chiedere scusa. Inoltre
non puniscono nessuno. Non riferiscono agli insegnanti o al dirigente in merito ai problemi.
Essi seguono solo alcune semplici procedure e riempiono un modulo confidenziale che viene
consegnato al coordinatore del gruppo di mediazione dell’istituto scolastico (un adulto).
La Mediazione è una procedura su base volontaria. È utilizzata nelle scuole quando c’è un
problema così serio che, se venisse ignorato, porterebbe a conseguenze spiacevoli.
Lo scopo della mediazione è diverso da quello della punizione. Gli studenti che
volontariamente intraprendono la strada della mediazione, scoprono di poter risolvere essi
stessi la maggior parte dei problemi interpersonali, senza coinvolgere gli adulti e senza avere
problemi più seri. Ciò non significa che la mediazione sia la soluzione perfetta. Significa solo
che le persone coinvolte sentono che la soluzione proposta è ragionevole e accettata.
Alcune scuole sostengono anche la mediazione tra studenti e adulti, quando entrambe le parti
sono d’accordo e quando non si va contro il regolamento scolastico. Anche se la mediazione
studente-adulto è efficace, la mediazione studente-studente è anche meglio, poiché il suo
obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti per risolvere da soli i loro propri problemi.
La mediazione a scuola può essere di vari tipi: studente-studente/gruppo di studenti, adultostudente, la mediazione tra “eguali” e la mediazione “ in coppia” o “ co-mediazione”.
LA MEDIAZIONE STUDENTE-STUDENTE/GRUPPO DI STUDENTI.
Gli studenti che mediano i diversi tipi di conflitto che si verificano a scuola, cercando di
risolverli, sono chiamati studenti mediatori. Gli studenti non sempre accettano l’insegnante
come mediatore data la “distanza” tra insegnante e studente. Gli studenti mediatori sono
quelli formati a facilitare la discussione tra gli studenti, o gruppo di studenti, e a cercare di
trovare una soluzione. Il loro scopo è di offrire alle parti coinvolte una migliore
comunicazione e comprensione, che spesso porta ad una soluzione accettata da tutti.
Gli studenti individuano le cause della disputa, intervengono immediatamente evitando che il
problema si cronicizzi. Rispettando la dignità delle parti, evitano di fare la parte dei giudici e
cercano una soluzione per trovare un equilibrio tra le parti coinvolte nel conflitto.
29
Come dimostrano gli studi condotti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, la formazione inizia di
solito nella scuola elementare o alle scuole medie. Nella scuola elementare gli studenti
mediano- essi forniscono sostegno ai due studenti coinvolti nel conflitto, li portano ad
ascoltare reciprocamente i propri sentimenti e a raggiungere un accordo su ciò che è meglio
fare in quella determinata situazione.
Gli studenti delle classi superiori hanno un modo di procedere più neutro: non giudicano le
persone coinvolte, aiutano i configgenti ad apprezzare il punto di vista di ciascuno e a
scegliere una via da seguire.
La Mediazione tra gli studenti della scuola primaria può durare pochi minuti, mentre per gli
studenti più grandi, possono essere necessari diversi incontri per giungere ad un accordo.
Come precedentemente detto, gli studenti mediatori necessitano di essere formati con la
frequenza di un corso di base sulla mediazione.
QUALI SONO GLI OBIETTIVI DELLA MEDIAZIONE A LIVELLO SCOLASTICO?
Assicurare la promozione della collaborazione nelle relazioni tra studenti, insegnanti e
genitori nello spirito della tolleranza.
Risolvere alcune situazioni conflittuali tra i membri della comunità scolastica,
situazioni che se fossero ignorate, si trasformerebbero in problemi seri, come per
esempio l’abbandono della scuola o azioni violente con conseguenze di tipo penale.
Aiutare gli studenti ad avere un’immagine più chiara di se stessi e delle relazioni
interpersonali.
Approcciarsi ai conflitti in modo costruttivo, contribuendo alla salute mentale degli
studenti, con effetti positivi sulla società nel suo complesso.
Facilitare la discussione tra studenti o gruppi di studenti per trovare una soluzione. Lo
scopo è di offrire alle parti coinvolte un luogo/momento per una migliore
comunicazione e comprensione, per giungere spesso ad una soluzione accettata da
ciascuna delle parti coinvolte.
Sviluppare negli studenti alcune competenze che possono essere utilizzate in tutto
l’arco della vita, insegnando loro le tecniche di risoluzione dei conflitti il prima
possibile.
Formare studenti mediatori che dovrebbero cercare di ‘risolvere i conflitti, dopo aver
concluso che la soluzione proposta dagli insegnanti non è sempre percepita bene dagli
studenti.
Sostenere tutti i ragazzi della comunità, incoraggiando il coinvolgimento dei genitori
nel processo educativo e nella vita della scuola, e facilitando la collaborazione tra la
famiglia- la comunità-la scuola.
LA MEDIAZIONE PERMETTE AGLI INSEGNANTI DI MIGLIORARE:
negli studenti la concentrazione, la consapevolezza di sé, la comunicazione, la
proiezione futura;
le competenze di apprendimento (organizzazione, pianificazione) e competenze sociali
(intelligenza emotiva, empatia, tolleranza) che favoriscono l’apprendimento e le
relazioni.
Anche se la mediazione non porta ad un accordo, può essere considerate un successo se la
rappresentazione del conflitto per le due parti è cambiata.
I progetti di mediazione tra studenti funzionano con successo in quelle scuole dove il Piano
dell’Offerta Formativa prende in considerazione i bisogni reali delle scuole e le richieste dei
genitori.
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LA MEDIAZIONE PER AFFRONTARE I CONFLITTI - Esperimento di formazione per gli
insegnanti dell’ ITCG “ENRICO MATTEI” di DECIMOMANNU
Come è stato preparato il corso
15 ore di formazione per insegnanti mediatori;
il corso è stato realizzato all’inizio dell’anno scolastico;
la Dott.ssa Maria Aurelia Dessì, mediatore presso il Tribunale dei Minori di Cagliari, ha
tenuto gli incontri;
non più di venti insegnanti sono stati ammessi alla frequenza, perché era necessario
creare un clima amichevole e di mutua fiducia tra i partecipanti.
Come si è svolto il corso
Nessuna lezione frontale o conferenza di tipo teorico.
Sono state simulate situazioni con l’utilizzo del role playing.
Con queste simulazioni i partecipanti hanno potuto sperimentare le sensazioni e le
emozioni dei configgenti nei seguenti contesti:
- in Tribunale
- in Famiglia
- a Scuola
Il modello di mediazione di Jacqueline Marineau
Per le simulazioni è stato adottato l’approccio umanistico di Jacqueline Morineau.
Il modello prevede tre stadi del processo di mediazione, che prendono spunto dalla tragedia
greca:
Teoria
Crisi
Catarsi
Teoria
1 Il mediatore incontra le parti una per una.
2 Il mediatore incontra le parti insieme
3 I confliggenti sono incoraggiati a raccontare la storia del loro conflitto.
4 Il mediatore riassume i due punti di vista/ versioni senza giudicare i fatti.
Crisi
I confliggenti devono raccontarsi reciprocamente le loro storie, in questa fase possono
bisticciare o discutere, ma devono ascoltarsi.
Il mediatore agisce da specchio, riflettendo quello che viene espresso dai protagonisti,
facilitando il porsi delle domande, per portare le parti a riflettere sulle loro storie e a
guardarle da un altro punto di vista.
Catarsi
Il mediatore aiuta i configgenti a rimuovere la maschera e a focalizzarsi sul vero
nocciolo del conflitto.
Le parti non possono più discutere, passo dopo passo diventano consapevoli della loro
sofferenza…
… e in questo modo possono raggiungere un accordo e la soluzione migliore!
31
Bibliografia:
1. Mediation training for teenagers - trainer's manual. Lyn Marx, Helena Cornelius, Sonya
Hall (1989) Chatswood, N.S.W.: The Conflict Resolution Network
2. Resolving Conflict with a Peer Mediation Program, Maureen F. Block and Barbara
Blazej, University of Maine, and Maine Law & Civics Education, University of Southern
Maine, with support from the Division of Family Health, Maine CDC, Department of Health
and Human Services, 2005.
3. Peer mediation guide. Rotaru Vasile, Siedo, Chi�inău, 2006.
4. Conflict and communication-a guide through the labyrinth of conflict management.
Shapiro Daniel, published by International Debate Education Association, New York, 2004.
5. Interpersonal conflict. Ana Stoica-Constantin, Polirom, Iasi, 2004.
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