Canto all`offertorio LA PREPARAZIONE DEI DONI

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Canto all`offertorio LA PREPARAZIONE DEI DONI
Canto all’offertorio
[La Messa della Domenica – 13]
Disponibilità a Dio, condivisione con i fratelli
Il Messale prevede (o consente) diverse modalità, che vanno tenute presenti
nel momento in cui si predispone l’intera sequenza della presentazione dei
doni, e che vanno sperimentate con sapiente alternanza.
SE SI DECIDE DI ESEGUIRE UN CANTO
se ne può adottare uno che si riferisca alla presentazione del pane e del vino
(evitando però che sia di contenuto già ‘eucaristico’);
oppure se ne può scegliere uno relativo al tempo o alla festività liturgica in atto;
oppure si possono recuperare brani dei preziosi repertori antichi, attivando
l’intervento della Schola cantorum.
Si percepisce che è contraddittorio eseguire in questo momento canti come «Tra le
mani non ho niente» o «Stasera sono a mani vuote, o Dio»?
Si coglie la contraddizione con i precetti biblici: «Non presentarti a mani vuote davanti
al Signore» (Sir 35,4); «Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote» (Dt
16,16b)?
SE NON SI FA IL CANTO ALL’OFFERTORIO O NON SI SUONA L’ORGANO
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il sacerdote «nella presentazione del pane e del vino, può dire ad alta voce
[quindi non è obbligato, ndr] le formule della benedizione, alle quali il popolo
risponde: Benedetto nei secoli il Signore» (OGMR 142). In questo caso:
si può prevedere che l’acclamazione «Benedetto nei secoli il Signore» venga
eseguita dall’assemblea in canto;
oppure si può pronunciare sottovoce la duplice benedizione, valorizzando il
compimento del gesto (soluzione da privilegiare in Quaresima).
In qualche particolare circostanza si potrebbero, al limite, eseguire
completamente in canto i testi di benedizione, ma a condizione che il
celebrante esegua a tempo debito tutta la parte che gli compete e
l’assemblea aderisca con la sola acclamazione finale.
Si evita di assegnare all’assemblea il canto (in versione letterale o parafrasata) delle
parole «Benedetto sei tu…» - destinate al presbitero - in quanto si tratterebbe di
un’appropriazione indebita e di un doppiaggio inopportuno (ma spesso anche una
sfasatura che si viene a creare tra testo e gesto)?
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LA PREPARAZIONE DEI DONI (OGMR 73-77)
A CHE PUNTO SIAMO?
Preparazione dell’altare
Per dare risalto all’altare della celebrazione, ci si attiene alle disposizioni: «Il
vecchio altare non venga ornato con particolare cura per non sottrarre
l’attenzione dei fedeli dal nuovo altare» (OGMR 303), e anche: «Non si copra
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con la tovaglia la mensa dell’altare retrostante» ?
Si rispetta la direttiva: «Sopra la mensa dell’altare possono disporsi solo le
cose richieste per la celebrazione della Messa» (OGMR 306)?
Si evita quindi di porre/lasciare sull’altare le ampolline (con relativa vaschetta), il libro
dei canti, il foglio con gli avvisi della settimana, il foglio con le intenzioni della Messa,
la lastra di vetro a difesa della sottostante tovaglia, ecc.?
Si sa che solo quando è «terminata la Preghiera dei fedeli» viene il momento
in cui «l’accolito o un altro ministro laico colloca sull’altare il corporale, il
purificatoio, il calice, la palla e il messale» (OGMR 139)? È chiaro che questi
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elementi non devono essere portati nella processione offertoriale?
Almeno nelle Domeniche e nei giorni festivi ci si è abituati a far sì che «il
calice con la patena, il corporale, il purificatoio, la palla e il messale siano
disposti sulla mensa solo dal momento della presentazione dei doni fino alla
purificazione dei vasi» (OGMR 306)?
Si è adottato un «microfono che per la dimensione e la collocazione non sia tanto
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ingombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e dei segni liturgici» ?
Consegna dei doni eucaristici e di altri doni
Si sa che la processione offertoriale con il pane e il vino per «il suo valore e il
suo significato spirituale» (OGMR 73) è un gesto da compiere abitualmente,
a cominciare da ogni celebrazione eucaristica domenicale e festiva (e non
solo in particolari solennità)?
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Si può eseguire un intermezzo d’organo o di altra musica strumentale, (solo) finché i doni sono
stati deposti sull’altare; o anche prolungare il suono fino all’invito «Pregate fratelli» (quest’ultima
soluzione è idonea ad esempio nel Tempo pasquale e in qualche solennità in cui sono già molto
numerosi i canti).
CEI, Precisazioni, n. 14, in MR, p. L.
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È controindicato portare in processione un calice vuoto, a meno che lo si debba benedire in
quella circostanza (nel caso cfr. CEI, Benedizionale, nn. 1287-1311: «Benedizione del calice e
della patena»).
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CEI, Precisazioni, n. 14, in MR, p. L. Cfr. anche OGMR 306.
Nello scegliere gli incaricati per la processione offertoriale si tiene conto che
sono idonei solo quanti sono già stati ammessi al banchetto eucaristico e nel
corso del rito potranno ricevere la Comunione?
Ci si è premurati di individuare con cura il luogo da cui far partire la
processione offertoriale, in modo che il gesto sia visibile da tutti e il
passaggio dei doni all’interno dell’assemblea susciti nei presenti il desiderio
di riconoscersi nell’atto oblativo?
Si è maturata la convinzione che l’atto di presentare i doni è un gesto che
«per essere vissuto nel suo autentico significato, non ha bisogno di essere
enfatizzato con complicazioni inopportune» (SaC 47)? Si evitano quindi
sfilate pittoresche di indole attivistica o con prevalente scopo didattico?
Si educa a comprendere che «i doni esteriori devono essere sempre
espressione visibile di quel vero dono che il Signore aspetta da noi: un cuore
contrito e l’amore di Dio e del prossimo, per mezzo del quale siamo
conformati al sacrificio di Cristo che offrì se stesso per noi» (RS 70)?
PANE, VINO E ACQUA
Per sottolineare la partecipazione all’«unico pane» e all’«unico calice», si ha
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cura di preparare, per quanto possibile, un’unica patena e un unico calice?
Vi sono – al di fuori della celebrazione - momenti in cui si propongono il valore e il
significato (a livello non solo naturale, ma antropologico, biblico e liturgico) del pane /
del vino («frutti della terra / della vite e del lavoro dell’uomo») e dell’acqua, che
vengono portati all’altare?
OFFERTE IN DENARO E ALTRI DONI
Vi sono forme di sensibilizzazione in ordine alla prassi apostolica della
colletta (cfr. 2Cor 8-9; 1 Cor 16,1-3)?
Nelle “Giornate” (mondiali, nazionali, diocesane) che prevedono una specifica colletta,
questa viene annunciata la settimana precedente, in modo che il gesto sia frutto di
un’adeguata preparazione?
Alla Messa “nella Cena del Signore” (Giovedì santo) ci si è abituati a valorizzare la
presentazione dei «doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo
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quaresimale come frutti di penitenza» ? Si tiene in serbo per questa circostanza il
canto «Ubi caritas est vera, Deus ibi est» (o suo equivalente italiano), così come
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prevede il Messale ?
È chiaro che – a differenza del pane, del vino e dell’acqua – gli altri doni
devono essere collocati «fuori della mensa eucaristica» (OGMR 73; RS 70)?
Si è consapevoli che – per evitare finzioni in contrasto con l’autenticità della
liturgia cristiana – i doni, una volta offerti, per nessun motivo devono tornare
all’offerente?
Ci si astiene dall’introdurre didascalie ampie e dettagliate che accompagnino
la presentazione di singoli doni? Si tralasciano eventuali testi di preghiera
connessi a singoli oggetti?
Si è trovata la giusta collocazione (dopo l’omelia) per le consegne della
Bibbia o del Vangelo o (prima del congedo) di sussidi catechistici, evitando
l’incongruenza di portarli nella processione offertoriale?
Ci si è decisi a situare l’eventuale presentazione di doni personali al Parroco,
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o a un altro festeggiato, «dopo la benedizione finale della Messa» ?
In quale momento si portano le offerte in denaro verso l’altare?
Viene praticata l’incensazione delle offerte, della croce, dell’altare, del
celebrante e dell’assemblea? In quali circostanze?
Si è provato a fermarsi dopo la Preghiera dei fedeli per dedicarsi da un lato alla
preparazione dell’altare e dall’altro ad una celere raccolta delle offerte in denaro, in
modo da inserire nella processione offertoriale, dopo i doni eucaristici, gli incaricati
con i cesti della raccolta?
Se ne conosce il significato («l’offerta della Chiesa e la sua preghiera si
innalzano come incenso al cospetto di Dio»: OGMR 75)? Se ne coglie la
portata ‘unificante’ le offerte e gli offerenti?
Ci si è organizzati per fare in modo che la raccolta di offerte in denaro venga
comunque conclusa prima della Preghiera eucaristica?
Si è persuasi che «l’assoluta trasparenza della destinazione e utilizzazione
delle offerte per le necessità della comunità, del culto e dei poveri favorirà la
condivisione raccomandata da san Paolo e testimoniata da san Giustino nel
secondo secolo» (GdS 14)?
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Cfr. CEI, Precisazioni, n. 4, in MR, p. XLIX.
È diventata prassi abituale che i fedeli «stiano in piedi […] dall’invito “Pregate
fratelli” prima dell’orazione sulle offerte» (OGMR 43)?
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CONGREG. PER IL CULTO DIVINO, lett. circol. Preparazione e celebrazione delle feste pasquali,
16.01.1988, n. 52.
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Cfr. Messale Romano, p. 138 (n. 9).
Il testo di riferimento si trova nel rito di ingresso del Vescovo nella sua diocesi: «Dopo la
benedizione finale, nella sede più opportuna, potranno essere presentati eventuali doni per il
nuovo vescovo» (CEI, Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, n. 382).