La regina delle regate

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La regina delle regate
S E G N A L A Z I O N E
N° 29
AMEDEO, Fabrice
La regina delle regate. L’ avventura della Solitaire du Figaro.
Ed . Mare verticale, 2011, pp. 253, ill.
€. 18,00.=
AMEDEO, Fabrice – JOSSE, Sebastien
La dura legge dell’oceano. Il giro del mondo a vela con la Volvo Ocean Race.
Ed. Mare verticale, 2010, pp. 207, ill.
Collana: Uomini e Oceani
€. 18,00.=
L’ A. di questi due libri mette insieme, con maestria e competenza tecnica e letteraria le due dimensioni
che costituiscono la differenza fra gli uomini di mare e i regatanti senza, peraltro, mai toccare la necessitò
che li determina entrambi nella loro “passione”: il progresso !
Indicherò, come “Segnalatore”, prima il II° libro per poi soffermarmi sul I°.
“Che tipo di rapporto intrattiene il navigatore di oggi con il mare, che, poco a poco, ha perso la sua
poesia ?” (p. 91). “Che cos’è ormai questo spazio “vettorializzato”, analizzato da software che dettano agli
skipper le decisioni che, nel passato, erano ispirate solo dal loro buon senso di marinai ?”
“Possiamo chiederci se i navigatori, nelle regate d’altura, non siano diventati semplicemente degli sportivi
di alto livello, esperti delle regole degli sport tecnologici e preparati alle condizioni estreme ?”
“Il marinaio perde la ricchezza del suo rapporto col mare quando non pensa ad altro che ala velocità della
sua barca, gli occhi sul computer di bordo piuttosto che sulle stelle ?” (p. 94). “La navigazione sportiva ha
perso parte della sua poesia ?” “La vela sta diventando semplicemente una professione dell’estremo ?”
“Il marinaio non avrà più alcun attaccamento alla sua barca che non sarà altro che un attrezzo da lavoro e
soprattutto uno strumento di performance ?” (p.95). “Effettivamente gli skipper della Volvo Ocean Race ci
fanno sognare perché rischiano, stabiliscono nuovi records, ma non per la relazione profonda e vitale che
intrattengono col mare, quel legame che ha sempre intrigato la gente di terra e che ha ispirato tanti poeti
!” (p. 96). Per esempio: Fra’ HM, AG, Ciccio, ch.to Pietro Supparo, in Tavola di Torino, ha vinto “La
Giraglia” 2011 con la “sua” barca (Gianin VI), le sue vele, e il suo grado di “marinaio”: un modello di
passione e conoscenze che, dunque, sopravvive e sopravviverà !
E. Tabarly, nelle sue Memorie:”Per me essere in mare significa essere su una barca e se sono su una barca
sono a casa”. In un Intertavole con la Tavola di Punta Ala ospite, per la Festa del mosto 2011 in un’isoletta
della veneta Laguna: S. Erasmo (Sarasmo, per i dialettologi) ci si chiedeva se far girare, dopo, la foto di un
Fra’ che, al mattino, insaponato, si stava facendo la barba in pozzetto: non era a casa ?
E quando “in planata il sistema elettronico di bordo registra punte di velocità di 46,6 nodi, la velocità più
alta mai registrata da un monoscafo la cosa più incredibile è che la velocità è garanzia di sicurezza.
Rallentare fa correre il rischio di essere raggiunti dalle onde e di vedere la barca trascinata e poi
sfasciata”(p.131). “La vela è uno sport in cui tutte le speranze sono possibili, fino alla fine” (p.152).
La migliore scuola di regata d’altura è la Solitaire du Figaro. E avervi partecipato fa avere il “naso”di
figarista ! (Può voler dire, in veneto, anche un’altra esperienza !).
“Un uomo, una barca: il solo equipaggio. E che vinca il migliore !”. “Che è talvolta colui che ha l’ardire di
andare a perdersi là dove nessuno ha osato: per vincere” (p. 10). La filosofia della Solitaria contribuisce a
renderla accessibile al grande pubblico perché fa trovare: - al neofita gli uomini di mare che vanno a
battersi dietro le linee dell’orizzonte; - al sognatore i racconti di navi nella foschia, di allucinazioni in piena
notte (gommoni all’arrivo per scogli !,), di salvataggi nella tempesta; - all’esperto di vela il livello di preparazione delle barche e tutti quei dettagli che in acqua fanno la differenza e consentono al velista solitario di
governare con abilità” . “La vela è uno degli ultimi sport d’avventura che riesce ancora a riunire tanti
interessi, sogni e fantasie… sognare il largo, la navigazione in solitario, il passaggio del Fastnet di notte,
l’arrivo all’alba con la bonaccia, magari…” (p.11). “La Solitaria è la regata più difficile ma più accessibile a
tutti: oltre 40 edizioni. E’ certo che i vincitori del passato non saranno presenti alla 50° edizione… (La
Fratellanza della Costa Italiana, più lungimirante, ha premiato i Fra’ cinquantenari nell’ APPARTENENZA !).
La gara fu pensata come il Tour de France: a tempo e con l’obbligo di comunicare regolarmente la posizione
in mare, perché la gara fosse seguita da terra e i media potessero raccontare i momenti di suspence o i
colpi di scena. Una vera rivoluzione ! La regata d’altura entrava così nell’era moderna della
mediatizzazione, della comunicazione e della sponsorizzazione. E qui sta la differenza con i giorni nostri:
allora c’erano solo degli uomini di mare, non dei regatanti. “Eravamo un po’ soli con noi stessi e con il
nostro coltello – scherzava J. Michel Barrault – uno dei fondatori che seguiva la gara con la famiglia nel suo
ketch di 12 mt. E assistito dalla Marina nazionale.” (p. 21). “Il VHF a bordo serve anche per tenersi
svegli…con le trasmissioni notturne tipo “Radio Cocotier”. Dopo 40 anni niente è cambiato: via radio si crea
una socievolezza come in nessun’altra competizione a vela. Si lotta contro il senso di solitudine.”(p.27).
Episodio: Y. Parlier non trova più il suo tangone all’alzata dello spin e lo dice alla radio. Al VHF D. Vittet che
non lo aiuta direttamente - è proibito - gli fa un gran favore: “ Si può navigare con i tubi delle cuccette”.
Parlier vincerà la classifica finale.
Il giornale L’Aurore proporrà la manifestazione ogni anno. Nel 1980 si trasformerà in Solitaire du Figaro,
quando questo giornale rileverà L’Aurore. La “missione” non sarà stata solo di aver seguito l’evento, ma di
averlo creato e, in ogni caso, animato. Un concorrente dev’essere dunque un buon marinaio e un regatante
fuori del comune: attraversare l’Atlantico, affrontare il largo con esperienza, con sensazioni e senso del
mare. Se il Vendée Globe, il giro del mondo in solitario e senza scalo, è una regata maratona, la Solitaire è
una volata: e non basta saper regatare, bisogna saper gestire la propria gara… Nel 1990 si entra nel
professionismo. Arrivano i “preparatori tecnici”: gli interventi sulle barche sono fatti da un assistente che
segue la regata con un furgoncino.
Nel 2003 arriva il Figaro II°, barca più riuscita e più “marina” per navigare in solitario: modernizzazione dei
materiali, delle carene ma non un cambiamento di filosofia ! (p.55). La Solitaria è una lotta contro il sonno.
Nel 1989 é uscito un libro sulla regata:”Vinca chi non dorme” che sarà tradotto in “vince chi dorme
abbastanza”. E’ la storia, infine, della nautica francese e dei suoi migliori skippers. I francesi sono
dappertutto ! Perché i vincitori ci ritornano ? “La Solitaire du Figaro è una droga”: è l’affermazione di uno
dei plurivincitori. “E’ così dura, così magica che fatta una volta, ci ritorni”. Riassumendo si potrebbe
sostenere che: - é una droga fisica per i traguardi e lo sforzo corporeo; - fisiologica perché creano
dipendenza le sensazioni vorticose ricercate, ancora, all’avvicinarsi dell’estate; - psicologica per superare sé
stessi, gli altri…; - sociale per l’arrivo ai pontili, i preparatori, il darsi una mano, gli sguardi in mare, gli
scherzi via radio. Il libro è tutta una riscoperta del passato, di aneddoti. I figaristi d’oggi sembrano dei patiti
della vittoria e del cronometro. Altri fanno sentire, nelle interviste, che l’appassionato del mare non è
lontano… Il Figaro III° dovrebbe assomigliare al II° tranne che per l’estetica, dato che “quello” ha superato
le prove…tante. Una corsa fra l’avventura in alto mare e lo sprint fianco a fianco.
Finché la sfida con se stessi resterà un desiderio vivo e umanamente possibile.
H.M. P 28 11.02.’12