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Adieu fraternité. Tutti i dubbi dei francesi Buona reputazione e turismo a rischio. La sindaca della cittadina: uno sbaglio DANIELE ZAPPALA PARIGI a tentazione dell'accoglienza e quella opposta d'innalzare nuovi muri contro i migranti, proprio nella Francia tradizionalmente fiera di presentarsi come "culla dei diritti umani". Con gli o cchi rivolti alla situazione drammatica a Calais, brucia per molti francesi come una feritala semplice idea d'innalzare un lungo muro attorno all'area degli imbarchi del capoluogo sulla Manica, secondo un progetto caldeggiato dal governo britannico, pronto a finanziarlo. Ieri sembrava fare marcia indietro pure la sindaca di Calais, la neogollista Natacha Bouchart, che ha appena confermato il proprio sostegno all'ex presidente Nicolas Sarkozy nella corsa alle imminenti primarie del centrodestra. Dopo aver strigliato per mesi il governo socialista per il suo «immobilismo», la sindaca ha fatto capire che quel muro sarebbe un boornerang per il capoluogo dell'estremo Nord francese, al centro di una regione storicamente nota per la sua accoglienza, come vuole pure il tema conduttore del film campione d'incassi Bienvenue chez les Ch'tis. La stessa terra che a Dunkerque, proprio a due passi da Calais, ama prendersi gioco di se stessa ogni anno con un celebre carnevale dalle forti coloriture popolari. «Il muro non serve se si smantella la Giungla - ha chiarito la bionda sindaca del Nord, riferendosi al campo profughi dove più di 7mila persone quasi sempre anglofone (almeno 9mila, per le ong) re- stano ammassate sul litorale, sferzate ogni giorno dai venti oceanici, con la mente aggrappata all'idea di traversare un giorno la Manica per ritrovarsi in Gran Bretagna. «Sono contraria alla sua co- menti e della generosità popolare un muro alto 4 metri e lungo un chilometro, secondo il progetto finora prospettato? «Scioccante». È un aggettivo ricorrente fra le associazioni umanitarie, spesso d'ispira- Nel Paese da sempre fiero di presentarsi come " culla dei diritti umani" la costruzione della barriera suonerebbe come una beffa Ma sono tanti i malumori da gestire struzione, giacché contribuirebbe a dare un'ulteriore immagine ambientale negativa della città alle migliaia di turisti e viaggiatori che ogni giorno transitano per Calais», ha chiarito la sindaca. Già, come spiegare a chi viene per il celebre carnevale dei travesti- zione cristiana, quando si evoca la «grande muraglia di Calais». Nessuno, fra le ong, vuol vedere infrangersi contro un "muro della vergogna" anni ed anni di lavoro duro e paziente per rendere meno disumano un problema che si è progressivamente ingros- sato, dopo il precedente smantellamento di Sangatte, campo profughi gestito un tempo dalla Croce Rossa. Come tutti i politici locali, la Bouchart spalleggia vigorosamente le vive proteste degli operatori economici di Calais e dell'hinterland, che chiedono a Parigi di decretare lo stato di catastrofe. E la rabbia è palpabile soprattutto fra gli autotrasportatori, costretti non di rado nottetempo a brusche frenate o slalom drammatici lungo la bretella verso gli imbarchi, così da evitare le incursioni di migranti pronti talora al tutto per tutto pur di salire a bordo. Ma anche per tanti cittadini del Nord francese, terra divecchi e densi commerci in mezzo alle Fiandre, quel muro suonerebbe come il simbolo di una sconfitta collettiva duratura e forse definitiva, come sottolineano nelle ultime ore pure certi editoriali nella stampa locale. Nell'estremo Nord, squillano forte da tempo pure le sirene degli ultranazionalisti xenofobi del Front National. Ma gli studi sociologici mostrano che si tratta soprattutto di un orientamento di protesta contro l'establishment dovuto ai pesanti passivi economici accumulati dalla regione, anche dopo la chiusura progressiva dei bacini carboniferi un tempo fiorenti. Attorno alla Giungla, si trascina un groviglio di drammi e dissidi di ogni tipo, compresi i contenziosifranco-britannici, da settimane spesso molto velenosi. Ma forse, in queste ore, si sveglia pure una Francia che non vuol vedere la propria coscienza ridotta con le spalle a un muro.