Monsignor Giovanni Francesco Negrone
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Monsignor Giovanni Francesco Negrone
LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 13:17 Pagina 12 Monsignor Giovanni Francesco Negrone: “spirito e fuoco” per la Chiesa del Gesù in Roma Arte di Susanna Canepa LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 13:17 Pagina 13 Ricchezza, potere, parsimonia e impegno nelle opere a profitto dell’anima sono gli aspetti della personalità controversa del prelato che ci ha tuttavia lasciato eredi di una straordinaria opera d’arte barocca. A lui si deve l’edificazione della cappella del transetto destro dedicata alla maggior gloria di Dio, all’onore di San Francesco Saverio e per ornamento della Chiesa del Gesù dell’alma città di Roma1. Ed effettivamente il sacello - architettonicamente ricomposto sul finire del 1678 - perfettamente si inserisce in quel progetto globale di artistica eccellenza che i Gesuiti vollero per le loro chiese, a testimonianza del felice esito della restaurazione cattolica sulla diffusione del protestantesimo. A ciò si aggiunga che già dalla seconda metà del sec. XVI, l’Ordine vantava una prodigiosa floridezza, mentre l’apostolato in Oriente e nel Nuovo Mondo aveva riportato un sorprendente successo dovuto al notevole numero di conversioni, avvenute proprio quando sembrava inarrestabile la diffusione della Riforma luterana. L’esaltazione per la Chiesa Trionfante si coglie allora nella magnificenza degli edifici gesuitici romani, ove lo sguardo si smarrisce tra lo splendore degli ori, degli argenti, dei rilucenti marmi ed è sopraffatto dalla suggestione degli squarci illusionistici verso l’immensità celeste delle volte affrescate2. Al Gesù, un forte coinvolgimento emotivo è dovuto ai capolavori dipinti da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio: un artista genovese che Bernini aveva proposto al suo amico e confessore Giovanni Paolo Oliva, allora generale dell’Ordine. Il già celebre maestro fu incaricato di realizzare tutto il ciclo pittorico dell’aula ecclesiale ma inspiegabilmente, a lavori iniziati, trovò l’intransigente opposizio- Arte ne di monsignor Negrone, che per gli affreschi della cappella di cui era committente nell’imponente transetto destro volle Giovanni Andrea Carlone. Si può immaginare la contrarietà di padre Oliva che vedeva sfumare il progetto di un intervento di decorazione unitario già previsto dal contratto; eppure, ciò nonostante, il rettore si adattò a compiacere il risoluto monsignore aggiungendo una clausola di suo pugno al precedente accordo e, per di più, a pagare l’intero compenso già stabilito per Baciccio3. Si presume, di conseguenza, che Giovanni Francesco Negrone abbia sfruttato la sua influente posizione di chierico di Camera, prima presso la Curia papale durante il pontificato di Clemente IX, successivamente con l’incarico di tesoriere delle finanze pontificie, che monsignore amministrò con successo per Innocenzo XI, infatti, “…per essere inclinato di sua natura alla parsimonia, sep- pe talmente far uso di essa nell’amministrare le rendite della Camera Apostolica, che ben presto questa si riebbe delle angustie nella quale trovavasi…”4. Sebbene non si conoscano le fonti delle sue cospicue disponibilità al di là delle fortune economiche famigliari, tale carriera ecclesiastica è significativa poiché conferma quella continua egemonia nelle cariche amministrative che gratificò innumerevoli prelati genovesi. Spinola, Grimaldi, Pallavicini, Giustiniani, Durazzo e molti altri, tra cui i Costaguta di Chiavari, erano casati di Particolare del prezioso altare in rame e oro sormontato dall’angelo in bronzo dorato. A fronte La cappella del transetto destro dedicata a San Francesco Saverio. Roma, chiesa del Gesù. (Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno). 13 LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 14 12-12-2007 13:17 Pagina 14 Arte LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 mercanti-banchieri protagonisti della finanza internazionale e pertanto impegnati anche in operazioni creditizie a favore del debito pubblico dello Stato della Chiesa e degli stessi pontefici. Ingenti capitali erano investiti o fatti investire da un gran numero di grandi o piccoli operatori nei monti di Roma, che erano le “obbligazioni” dell’epoca. Per garantirsi poi da possibili rovesci o insolvenze, i Genovesi richiedevano in contropartita la possibilità di intervenire direttamente sulla circolazione della liquidità monetaria anche esigendo appalti di imposte o monopoli commerciali5. Oltre a ciò, il cumulo degli interessi sui prestiti pubblici e privati, i proventi degli arbitraggi sui cambi operati nei mercati finanziari (fiere di cambio) di tutta Europa, i pagamenti di servizi bancari sui trasferimenti di ingenti somme procurarono profitti rilevantissimi a un cospicuo numero di affaristi come i Negrone6. Ma non solo, il collezionismo di dipinti, arazzi, e suppellettili d’argento era molto diffuso a Genova perché ritenuto anzitutto un investimento redditizio, ma anche indice di quella colta raffinatezza distintiva delle classi sociali più elevate, aggiornate sulle varie tendenze culturali. A Roma poi - riconosciuta capitale dell’arte dal Cinquecento al Seicento e oltre - c’era la possibilità di interpellare gli artisti più prestigiosi, possibilità che Giovanni Francesco Negrone non si fece sfuggire e, sebbene nel 1674 non avesse voluto sfruttare le eccezionali capacità e il genio inventivo di Giovanni Battista Gaulli, per la realizzazione dell’ancona sull’altare della sua cappella ricercò comunque un artista di alto profilo come Carlo Maratta. Questo protagonista della pittura romana era esaltato come nume del classicismo, uno stile che il maestro andò comunque attenuando nella Morte di San Francesco Saverio, la tela realizzata al Gesù, proprio per l’influenza del Baciccio7. Nella volta del transetto anche Giovanni Andrea Carlone si confrontava con il compatriota negli affreschi della Storia di San Francesco Saverio. Arte 13:17 Pagina 15 Per i suoi meriti fu accolto nella prestigiosa Accademia di San Luca e ottenne commissioni da Cristina di Svezia e dagli Altieri in Roma, successivamente lavorò in numerose città italiane8. Allo stesso modo, architetti, scultori, stuccatori, argentieri e indoratori ebbero modo di dimostrare Carlo Maratta. Morte di San Francesco Saverio. Roma, Chiesa del Gesù. A fronte Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Il Trionfo del nome di Gesù (1676-1679), affresco della volta. Roma, chiesa del Gesù. (Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici di Culto - Ministero dell’Interno). 15 LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 13:17 Pagina 16 Manoscritti con lo stemma e la genealogia della famiglia Negrone (Archivio di Stato di Genova, autorizz. N.12/07 – Prot. 3585 cl28.28.00/23). nell’opera voluta da monsignor Negrone l’eccellente levatura della loro arte. I nomi di alcuni di loro compaiono in una serie di conti, ricevute, copie di lettere scritte su piccoli fogli a costituire una frammentaria documentazione dei lavori al Gesù9. Il primo manoscritto in ordine cronologico - ritrovato da chi scrive nella Biblioteca Comunale di Santa Margherita Ligure - riporta la data del 10 aprile 1677 ed è la ricevuta di un compenso rilasciata dal carrettiere Brunoro per aver trasportato dei marmi la cui provenienza e qualità non è purtroppo specificata10. Particolarmente interessante è la firma sul retro dove Giacomo Costanzi sottoscrive l’arrivo di 10 pezzi di marmo per base di capitelli aggiungendo al proprio nome l’abbreviazione di architetto, come ripeterà in altri fogli di quietanza fino al 1679. Giacomo Costanzi fu membro dei Virtuosi del Pantheon, attivo a Roma fra il 1680 e il 1683 come sottomastro delle strade e architetto nel 1686 del chiostro di Trinità dei Monti, ma fino a oggi si ignorava la sua presenza in un cantiere al Gesù ad affiancare Luca Berrettini, cugino in secondo grado di Pietro da Cortona, il noto artefice della Roma barocca in- 16 Arte LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 13:17 Pagina 17 sieme a Gian Lorenzo Bernini e a Francesco Borromini. “…Pietro non si sposò, e i parenti a lui più prossimi erano i figli di suo cugino Filippo Berrettini: Lorenzo e Luca. Lorenzo era pittore, ed è probabile abbia ricevuto i primi insegnamenti da Pietro, del quale, soprattutto negli ultimi anni della vita del maestro, divenne collaboratore. Luca, invece, era scalpellino, e anch’egli coadiuvava il maestro, nelle sue opere architettoniche…”11. La certificazione di quanto precedentemente affermato si ricava da un mandato di pagamento con cui, nel settembre 1678, il Sig.r Luca Beretini poteva versare una somma allo scultore Cristoforo Muzzi a nome di monsignor Negrone12 e da una lettera del prelato ove è citato come direttore dell’opera: missiva già pubblicata da Filippo Trevisani, di cui si tratterà più diffusamente qui di seguito. Secondo l’opinione di Pio Picchiai, Pietro da Cortona fu l’esecutore del disegno di progetto della cappella a capo del transetto destro ma poiché nel 1672 il generale Gian Paolo Oliva accordò a Giovanni Francesco Negrone il suo assenso per un nuovo altare e prospetto, inevitabilmente ne consegue che la presunta ideazione progettuale - se veramente fu del Cortonese come tradizione tramanda - doveva ovviamente essere precedente alla data della sua morte avvenuta nel 166913. In assenza di una fonte documentaria chiarificatrice, si può solo osservare che l’affidamento della direzione dell’opera al cugino potrebbe avvalorare l’ipotesi di una voluta continuità stilistica, che peraltro si evidenzia nell’impostazione di gusto classicheggiante della composizione architettonica ben più pacata rispetto alle stupefacenti invenzioni formali, decorative e coloristiche di ori, argenti, marmi e lapis“Antiquae urbis splendor” incisione di Giacomo Lauro, Roma 1621 (Coll. Galleria San Lorenzo al Ducale, Genova). Palazzi e Villa Negrone sul colle Esquilino in una stampa del XVIII sec. Arte 17 LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa lazzuli approntate nel transetto sinistro da padre Andrea Pozzo, per l’esaltazione della gloria di Sant’Ignazio. Allo stesso modo, ipotizzando un’ideazione di Luca Berrettini, è più che plausibile un’analogia stilistica con le opere del celebre parente come ad esempio si riscontra tra la cappella al Gesù e il progetto di Pietro da Cortona per l’altar maggiore della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini in Roma14. La cappella di San Francesco Saverio e il disegno appena citato presentano entrambi un alto basamento sul quale si impostano colonne serrate ad aggregarsi, mentre l’articolazione plastica nel suo insieme assume un andamento a sporgere e arretrare con contrastanti effetti di luce. Al Gesù, la penombra di una nicchia esalta l’avanzare della struttura architettonica risplendente per il rame dorato dell’altare e per i riflessi dei preziosi marmi policromi che possiamo immaginare scintillanti al chiarore delle torcere. Le colonne di marmo rosso screziato dai capitelli corinzi sorreggono una possente trabeazione ad arco la cui classicità è spezzata da un complesso gruppo scultoreo in stucco e oro proiettato nello spazio da una sfolgorante raggiera. L’esuberanza del barocco, che investe le decorazioni del cornicione e oltre, è invece più contenuta nei muri ai lati dell’altare, che sebbene rivestiti da un superbo apparato marmoreo, sono scanditi con rigore compositivo da imponenti paraste. Allo stato attuale delle ricerche non è possibile distinguere le competenze specifiche assunte in questo grandioso monumento dall’architetto Giacomo Costanzi o dal direttore Luca Berrettini il cui nome e ruolo è riportato in una lettera del cardinale Negrone indirizzata al padre generale Tirso Gonzales, sul finire del 1702, per sancire l’ultimazione dei lavori di decorazione15. Altri nomi citati nella missiva sono il Carloni, Carlo Maratta e il Lucenti autore della teca che conteneva il braccio di Francesco Saverio e il soprastante angelo in volo di bronzo dorato. Quest’ultimo maestro si può identificare 18 12-12-2007 13:17 Pagina 18 con il cavalier Girolamo, scultore, bronzista e incisore, allievo di Alessandro Algardi e accademico di San Luca. Egli lavorò alla zecca e collaborò con il cavalier Bernini per l’esecuzione delle statue di ponte Sant’Angelo; successivamente, nel 1674 insieme con Bernardino Danese operò la fusione del ciborio disegnato da Bernini per l’altare del Sacramento in San Pietro16. Nei manoscritti pervenuti sono affiorati anche i nomi dello scultore Cristoforo Muzzi di cui è documentata la realizzazione di almeno 2 capitelli; del celebre argentiere Giovanni Giardini (1646-1722), che realizzò il paliotto con putti in rilievo insieme al prezioso tabernacolo, al lavabo e almeno una cartagloria, tutti d’argento, rame e oro17; di Pietro Ceci a cui si deve l’indoratura di 4 statue di San Francesco (d’Assisi, Borgia, di Sales, di Paola) con insegne della famiglia Negrone nel basamento18; degli altri indoratori Domenico Kaiser - per il rivestimento in oro di 4 angeli, 2 apostoli, 12 armi - Bartolomeo Kaiser e Tommaso Severo; di Francesco e Giulio Mazza ottonieri, quest’ultimo autore di 6 candelieri, di 4 più piccoli, 2 torcieri, gigli ai candelieri e 2 cornucopie; di Matteo Zanella e Belardino Zannetti stagnari; di Tommaso Monaldi intagliatore, Ottavio Ciccolini falegname, Ignazio Gai tornitore, Antonio Fiolo chiavaro, Carlo Antonio Luccarelli coramaro, Ercole Venturini cerarolo19. Giunti probabilmente da diverse donazioni facevano parte della dotazione della cappella vari oggetti d’argento tra cui un busto con lastra d’oro, rubini e smeraldi, altri preziosi d’oro e diamanti, quattro angeli di bronzo, candelieri d’ottone per l’altare e a un paliotto in raso bianco e oro20. In un altro elenco di opere in onore di San Francesco Saverio sono compresi degli angeli da porre sopra le balaustre con insegne di Cristo, di numero non precisato, e probabilmente identificabili con quelli presenti oggi nella stessa collocazione21. Tra le decorazioni appaiono inusuali i due grandi stemmi marmorei sui plin- ti a lato dell’altare poiché sono quelli dei casati dei papi Clemente IX Rospigliosi e Innocenzo XI Odescalchi, che il committente volle in evidente collocazione come attestato di riconoscenza nei confronti dei pontefici suoi protettori, mentre le insegne araldiche dei Negrone furono relegate sui muri laterali del transetto. Gli ultimi pagamenti per le suppellettili risalgono al 1703, ma alcuni anni prima, al completamento della struttura architettonica del monumento, monsignore, conscio di aver guadagnato un particolare prestigio con il fasto con cui era stata compiuta quell’opera, considerò l’opportunità di acquistare una residenza adeguata al proprio rango cogliendo l’occasione nel novembre 1682, quando gli eredi del duca Girolamo Mattei decisero di vendere il Palazzo di Santa Lucia alle Botteghe Oscure, oggi noto come Palazzo Caetani22. Qui saranno ospitati i nipoti prelati Giovanni Battista Spinola juniore e Nicolò Negrone che seguiranno le orme dell’avo nella carriera ecclesiastica; in particolare, Nicolò diverrà, come lo zio, tesoriere di Santa Romana Chiesa e Giovanni Battista avrà il cardinalato con lo stesso titolo: quello di San Cesareo23. È significativo qui ricordare la predilezione in casa Spinola per il Baciccio, favore che ebbe il suo esordio nel 1668 con il ritratto voluto dal cardinale Giulio (1612-1691) e proseguì lo stesso anno con il nipote Giovanni Battista Spinola juniore (1646-1719), effigiato quella prima volta in abito prelatizio e due volte dopo l’ottenimento del titolo cardinalizio nel 1695. Intorno al 1693 anche Giovanni Battista Spinola seniore (1615-1704), si era avvalso del celebre pittore per diverse repliche della sua immagine in veste di cardinale24. Nel 1686, Innocenzo XI aveva investito di tale dignità Giovanni Francesco Negrone e, questa volta, il neoporporato per celebrare l’avvenimento volle un ritratto dallo stesso Gaulli, avendo evidentemente mutato opinione sulle capacità del maestro dopo la realizzazione del capolavoro asso- Arte LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 luto degli affreschi alla chiesa del Gesù. L’insigne artista già prima di dedicarsi a quell’enorme cantiere era stato il ritrattista più ricercato da pontefici ed eminenti prelati, che avevano apprezzato la sua tecnica unitamente alla straordinaria vitalità e immediatezza che sapeva trasmettere ai protagonisti dei suoi dipinti. Tuttavia, ancora una volta la sua perizia non convinse del tutto il cardinale, che pretese dei rifacimenti. Oggi il penetrante sguardo del caparbio committente colpisce attraverso una piccola fotografia in bianco e nero recentemente pubblicata, ma già sufficiente a rendere il carattere del personaggio25. Nonostante il forte temperamento di entrambi, il loro rapporto non fu compromesso poiché almeno altre due tele del mae- Arte 13:17 Pagina 19 G.B. Gaulli, ritratto del cardinale Gio. Francesco Negrone (coll. Privata). Raccolta di sonetti pubblicata in occasione della laurea di Gio. Francesco Negrone, discussa a Perugia nel 1654. stro sono giunte a Genova per successione, provenienti dalla collezione di Giovanni Francesco e precisamente: un Gesù Bambino Salvatore, oggi alla Galleria di Palazzo Rosso già Palazzo Brignole Sale, pervenuto con ogni probabilità dall’eredità paterna di Artemisia Negrone, moglie di Antonio Brignole Sale, nonché uno splendido Noli me tangere di una collezione privata genovese, esposto insieme all’altro dipinto alla mostra di Palazzo Chigi in Ariccia, nel 200126. Il nuovo incarico di legato a Bologna portò il neocardinale in quella città ma là ebbe dei problemi: “…un soverchio zelo per la giustizia lo rese odioso agli ottimati e poco ben veduto dalla plebe…”; e ancora “…si rese celebre e tremendo a que’nobili, de’quali raffrenò la smodata licenza onde era da essi chiamato il Cardinal Nerone…”27. La permanenza a Faenza nel 1687, dovuta alla nomina di vescovo in quella diocesi, risultò un incarico così gravoso da indurre il prelato a dimettersi l’anno successivo. Gli fu concesso di tornare a Roma ove, dopo un soggiorno nella Riviera di Genova nel 1694, e a Genova nel 1695 per l’elezione a doge della Repubblica del fratello Bendinelli, potè portare a compimento un progetto che da tempo perseguiva, come egli ben spiegò in una lettera all’arcivescovo e cugino Giovanni Battista Spinola seniore. Da molto tempo, infatti, Giovanni Francesco aveva posto l’occhio su Villa Montalto e Peretti all’Esquilino, una vasta proprietà con due palazzi, case e giardini già appartenuta al cardinal Peretti - poi papa Sisto V - e proprio nella missiva al cugino, del gennaio 1697, dichiarava di averla acquistata con il nobile intento di mettere quei beni a disposizione di un convitto di sacerdoti, dove cioè giovani religiosi potessero abitare, studiare, curarsi se ammalati e dedicarsi agli esercizi spirituali nell’amenità di viali e giardini d’incomparabile delizia. L’edificio denominato di Montalto per quanto grandioso - fu ampliato perché considerato comunque non sufficientemente corrispondente alle esi- 19 LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 13:17 Pagina 20 quella di Cincinnato. Il giardino ha diversi compartimenti di fiori ed alcuni viali di cipressi lunghissimi, adornati con statue e particolarmente di un Nettuno scolpito dal cavaliere Bernini. La frequenza de’ boschetti, agrumi, fontane, laghi e vari giuochi d’acqua dimostrano la magnificenza di questa villa, che può dirsi regia. Contigua al suddetto palazzo esteriore v’è la casa ove alloggiò il cardinale Alvaro Cienfuegos, dopo che rinunziate le cure del secolo, si diede intieramente a quelle dell’anima propria. Questa si ritiene tuttavia da’ Padri Gesuiti per ammettervi quelli laici i quali in alcuni tempi dell’anno e specialmente nel carnevale quivi si ritirano per applicarsi sotto la direzione de’ padri medesimi agl’esercizi spirituali. Seguono poi altre piccole case, ove per l’abbondanza dell’Acqua Felice, si è ultimamente eretta una fabbrica di cartoni…”29. Oltre a queste prestigiose dimore, altre sono segnalate nella Pianta di Roma del 1748 ove il noto cartografo Giovanni Battista Nolli indica - nel rione Campo Marzio - due Palazzi Negroni30. Da qui scaturiscono ulteriori interrogativi su committenze architettoniche e artistiche, sicuramente di alto profilo e pertanto meritevoli di essere indagate in ulteriori specifici studi. Note Con questa lettera del 13 gennaio 1679 inviata a Giovanni Paolo Oliva, padre generale della Compagnia di Gesù, mons. Giovanni Francesco Negrone dichiara di aver dato compimento alla fabbrica della cappella da lui fondata. Il completamento del ricco arredo avverrà successivamente, nel 1703. BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappella di San Francesco Saverio, nella chiesa del Gesù in Roma, ms. n 274, secc. XVIIXVIII, foglio 136. Nel 1596, la composizione architettonica della cappella del transetto destro era stata assegnata al cardinale Rusticucci, ma il rifacimento non fu portato a termine perché il prelato l’abbandonò per dedicarsi all’edificazione della chiesa di Santa Susanna. Cfr. F. TREVISANI, 1980, p. 361. Un erudito ottocentesco ha così delineato la biografia di Giovanni Francesco: “…Negroni Gianfrancesco [1631-1713]…ebbe famigliari ricchezze, che gli aprirono largo campo di arrivare ai più alti onori…giunto appena in Roma tutto spirito e fuoco, che seppe però contenere dentro i limiti di un integerrimo costume anche negli anni più floridi, ottenne da Alessandro VII il governo della città di Terni, di Fabriano, di Jesi, di Spoleto e delle province di Romagna, Umbria e Campagna, colla commissione di procedere contro i malviventi e i banditi e di rego- 1 Roma, il Palazzo Negrone, oggi Caetani, in via Botteghe Oscure 32. genze d’abitazione di tutti i residenti previsti. Per di più un’altra dimora, prospiciente la chiesa di Santa Maria Maggiore e da cui si godeva il panorama di tutta Roma, fu frazionata in comodi appartamenti per ospitare i prelati forestieri, che sarebbero giunti in città nell’imminente giubileo28. Un’incantevole descrizione settecentesca di questa oasi di bellezza e di pace, inesorabilmente perduta con le cementificazioni di fine Ottocento e Novecento e con la realizzazione della stazione ferroviaria, ci 20 giunge dall’erudito Nicolò Roisecco: “…Occupa la parte meridionale della gran piazza di Termini questa Villa Montalto Peretti, la quale fu venduta nel 1696 dalli signori Savelli al cardinale Gio Francesco Negroni. Fu principiata da Sisto V mentre era cardinale, ma fu abbellita ed ampliata nel di lui pontificato a tal segno che ora contiene due miglia di giro ed è circondata da forti muraglie con due belli palazzi l’uno de’ quali, che è quello che si osserva in questa piazza, fu architettato dal suddetto Fontana [Domenico] insieme col gran portone. Vi sono diversi bassorilievi e molte statue antiche, fra le quali sono singolari la statua di Augusto e Arte LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 lare e sollevare le comunità dello Stato Pontificio. Il riuscimento commendabile di queste incombenze gli fecero meritare, nel pontificato di Clemente IX, il chiericato di Camera colla presidenza dell’Annona, da lui però comprato giusta l’uso di quei tempi. Innocenzo XI lo fece tesoriere, carica che amministrò con ogni particolare attenzione, e per essere inclinato di sua natura alla parsimonia, seppe talmente far uso di essa nell’amministrare le rendite della Camera Apostolica, che ben presto questa si riebbe delle angustie nella quale trovavasi. Quindi detto papa a’ 2 settembre 1686 lo creò cardinale diacono di San Cesareo e legato di Bologna, dove un soverchio zelo per la giustizia lo rese odioso agli ottimati e poco ben veduto dalla plebe. Nel 1687 fu fatto vescovo di Faenza e vi celebrò il sinodo, che con vantaggio della diocesi pubblicò alle stampe. Riuscendogli molto gravoso l’incarico pastorale, desiderando di liberarsene per vivere in pace il rimanente dei suoi giorni, rassegnò quella chiesa nel 1697 ad Innocenzo XII e ritiratosi in Roma, il gennaio 1713 terminò di vivere d’anni 82 ordinando di essere sepolto dentro la chiesa del Gesù, nella magnifica cappella di San Francesco Saverio da lui eretta. Intervenne a tre conclavi e lasciò 600.000 scudi…”. G. MORONI, 1847, pp. 261-262. 2 Cfr. R. ENGGASS, 1999, pp. 27-39. 3 Padre Oliva, Gaulli, Carlone e Negrone erano tutti Genovesi. Non sappiamo quali fossero i motivi dell’ostinazione di monsignor Negrone, ma la scelta di Giovanni Andrea Carlone non fu casuale poiché il padre dell’artista, Giovanni Battista, aveva affrescato intorno al 1650 il palazzo famigliare del prelato a Genova che sorgeva in platea vocata del Fonte Amoroso, realizzando l’opera più alta della sua arte. Sia il padre che il figlio avevano frequentato Roma: il primo collaborando con Pietro da Cortona, Giovanni Andrea come allievo di Carlo Maratta. Per gli affreschi di Palazzo Negrone in Genova si veda: E. GAVAZZA, 1974, pp. 259-282. La clausola di affidamento ad altro pittore della cappella Negrone, senza pregiudicare il compenso già stabilito per Giovanni Battista Gaulli, fu aggiunta il 17 luglio 1674. Su tutta la vicenda degli affreschi nella chiesa cfr. R. ENGGASS, 1999, pp.27-39; F. PETRUCCI, 1999, pp. 47-71; F. PETRUCCI, 2001, p.47. Nella direzione degli interventi di fine Seicento al Gesù va rilevato lo straordinario gusto artistico e profilo culturale di Giovanni Paolo Oliva (1600-1682) che non solo scelse Giovanni Battista Gaulli e lo stuccatore Antonio Raggi, ma dopo lunghe trattative riuscì a far venire a Roma, nel 1681, Andrea Pozzo. Luigi XIV, re di Francia, “…di lui soleva dire essere un uomo dei più abili a governare e dei più savi di quel secolo…”. Cfr. L. GRILLO, 1846, vol. II, p. 307; M. FAGIOLO, 1980, pp. 353-360; G. SALE, 2003, pp. 157-158. 4 La citazione è tratta dal brano già stata trascritto alla nota n 1. Per quanto riguarda il prestigioso incarico camerale: “… I più rispettabili dopo di esso [il Cardinale Camerlengo, capo della Camera Apostolica] sono i dodici Chierici di Camera. Era questo un uffizio vacabile, o vogliamo dire venale, dal che essendo nati non leggieri sconcerti, Innocenzo XII [1691-1700], verso il fine del passato secolo, fece loro restituire il denaro che avevano sborsato e rese a sé e suoi successori libera la disposizione di qest’uffizj. Sogliono questi radunarsi ogni lunedì nel Palazzo Pontificio insieme col Cardinale Camerlengo e disporre degl’interessi camerali e specialmente degli affitti da farsi de’ proventi di questa natura. Giudicano inoltre tutte le cause che riguardano gli interessi medesimi e gli appaltatori. Le cause poi spettanti a questo tribunale sono tutte le materie che hanno rapporto agl’interessi della Camera: l’entrate della Sede Apostolica, gl’interessi Arte 13:17 Pagina 21 di affitto e le sue spiegazioni, le tesorerie delle province, dello Stato Ecclesiastico, cause di spogli per quelle chiese e benefizi che soggetti sono allo spoglio camerale, conti con Ufiziali e Ministri dello Stato, il corso e valore delle monete, il prezzo delle grascie, le materie del jus congruo, di gabelle, dazj, imposizioni & c. Ogni Chierico di Camera esecita qualche uffizio particolare: e perciò spetta al Tesoriero d’invigilare alla esazione delle rendite camerali, sottoscrive agli ordini che si traggono sopra la Depositaria della Camera, tra quali non hanno l’ultimo luogo le spese del Palazzo Pontificio e del Conclave, il mantenimento delle milizie e la conservazione delle fortezze. Presiede ancora alle dogane, per le quali deputa i Ministri necessari ed all’amministrazione de’ luoghi de’ monti ed, oltre a ciò, è uno de’ primari deputati del Santo Monte di Pietà e per fine Prefetto della Congregazione de’ Baroni di cui parleremo in appresso; il Prefetto dell’Annona sovrintende alla provvista de’ grani per i granari pubblici…”. Seguono il commissario generale delle armi, i presidenti delle strade, degli archivi, delle carceri, della zecca, delle acque, delle ripe ecc. N. ROISECCO,1765, tomo III, p. 372. 5 Un esempio significativo si ricava da un successo affaristico-finanziario portato a compimento dal genovese Ansaldo Grimaldi nel 1531: egli aveva ottenuto da Clemente VII l’appalto delle miniere della Tolfa presso Civitavecchia, ove si ricavava l’allume -un minerale indispensabile per tingere i tessuti e per conciare le pelli- per rivenderlo in tutta Europa in condizioni di pressoché totale monopolio. E’ lecito supporre che tale concessione fosse la contropartita al credito che Ansaldo elargì, nel 1527, al pontefice assediato dagli Imperiali a Castel Sant’Angelo durante il sacco di Roma. In quell’occasione “…non poco conferì per la di lui liberazione imprestandogli grossa somma di denaro…”. M. DEZA, 1694, p. 301. Cfr. anche G. GIACCHERO, 1979, pp. 146-149. Clemente VII e Gregorio XIII per ovviare alla crisi delle finanze dello stato avevano emesso i monti di Roma: prestiti pubblici che videro i Genovesi tra i maggiori sottoscrittori. Questo ulteriore strumento per incrementare la loro potenza economica raggiunse i massimi livelli con il pontificato di Sisto V, quando scalzarono la banca fiorentina e i capitali genovesi contribuirono all’edificazione della più grande Roma. La presenza dei Liguri in città fu certamente favorita dai due pontefici Della Rovere: Sisto IV e Giulio II poiché nei primi anni del Cinquecento tra i residenti in città si annoveravano 4 cardinali Della Rovere e un Prefetto di Roma della stessa famiglia; altri porporati erano: Cibo, Serra, Ferrari, Fieschi, Pallavicino, Grimaldi. Successivamente l’influenza di aristocratici genovesi si consolidò con il controllo dei centri economici e finanziari con la gestione della Depositeria Generale per oltre la metà degli anni compresi tra 1484 e 1605; Spinola, Centurione, Pinelli, Giustiniani e i chiavaresi Costaguta diressero la Depositeria dell’Abbondanza e l’Annona dal 1580 al 1619; dal 1531 al 1578 Grimaldi, Sauli e Pallavicino furono appaltatori delle miniere di Tolfa; dal 1572 al 1588 i Giustiniani gestirono le Dogane del Patrimonio; dal 1586 un Grimaldi fu chierico di Camera, mentre erano tesorieri generali un Giustiniani dal 1585, un Pinelli dal 1589, un Serra dal 1608. Naturalmente queste posizioni di potere erano conseguenti del ruolo crescente assunto dai finanzieri genovesi come prestatori di denaro ai pontefici, sia con la sottoscrizione di monti, sia con elargizioni a breve. La predominanza della banca genovese divenne assoluta; mentre il volume di acquisti di titoli della rendita pubblica che aveva superato i 3,3 milioni di scudi alla fi- ne del Cinquecento, si avvicinò probabilmente ai 7 milioni nei primi decenni del secolo successivo. Cfr. G. DORIA, 1995, pp. 121-122 e G. FELLONI, 1971, pp. 168, 171. Tra gli innumerevoli cardinali genovesi pare significativo ricordare anche Giacomo Franzone (1614-1697), che ebbe mansioni prima nella Congregazione per la Reverenda Fabbrica di San Pietro, e successivamente nominato Presidente della Camera Apostolica. Cfr. P. BOCCARDO, 1992, p. 463. 6 Per le attività affaristiche e finanziarie dei Negrone si veda: P. SCHIAPPACASSE, 1994, pp. 393-419. Nella pubblicazione stampata in occasione della conclusione degli studi di Giovanni Francesco, pur considerando l’enfasi celebrativa dell’ossequioso autore, che si rivolge al padre del giovane laureato, si ha testimonianza della rilevante posizione sociale dei Negrone: “…E’ proprio de’Signori Negroni portare nel cognome l’ombre, nei fatti gli splendori; lo sa cotesta Serenissima Patria, lo sa il mondo. Né io tengo necessità rammentarne per prova lo splendore delle Porpore Ducali, pur troppo familiari a’Gloriosi Antenati della sua Nobilissima Casa, mentre in Vostra Signoria Illustrissima [Giovanni Battista Negrone] le cariche più rilevanti trattate con avvantaggio notabile di cotesto prudentissimo Senato appresso i maggiori Monarchi d’ Europa, ne rendono testimonianze indubitate. Basti ciò havere accennato, che per esprimerne a sufficienza gli encomij non bastano alla Fama ben mille lingue. Corre per orme sì gloriose l’Illustrissimo Signor Gio. Francesco, il quale da questa augusta città [Perugia] riconosciuto nella virtù per un Augusto Coronato ne parte…”. BCSML, L. BRENI, sec. XVII, p. 2. 7 G. SESTIERI, 1994, pp. 115-116. 8 R. DUGONI, 1992, pp. 114-115. 9 Questa raccolta di fogli sparsi comprende copie di lettere, ricevute per i lavori di costruzione e arredo della cappella Negrone, suppliche delle maestranze che richiedono di essere pagate, libretti di conti, ma costituiscono una documentazione frammentaria, che non comprende tutte le fasi di esecuzione. I manoscritti sono conservati nella Civica Biblioteca di Santa Margherita Ligure, che possiede uno dei patrimoni librari più importanti della Liguria grazie alla munifica donazione di opere rare e di pregiate edizioni da parte del collezionista Francesco Domenico Costa. Le notizie sulla donazione sono tratte da: M. T. CAMPANA, 1998. 10 BCSML, Carte..., foglio 60. 11 K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997, p. 467. D. L. SPARTI,1997, p.117. Per la biografia di Giacomo Costanzi si veda G. W.,1999, vol. 21, p.475. Egli era il padre del più celebre Simone Costanzi, che sul finire del Seicento progettò la cappella dei Costaguta nella chiesa romana di San Carlo ai Catinari. Negli stessi anni, a Genova, era architetto camerale Giovanni Battista Costanzo, non si sa se imparentato con i Costanzi presenti a Roma. Notizie di Luca Berrettini sono riportate in A. MATTEOLI, 1994, vol. 9, p.640. Per le traduzioni dal tedesco ringrazio Aura Carniglia e Francesca Fabbri. Giacomo Costanzi si firma come architetto in: BCSML, Carte..., fogli 58, 60, 63, 65, 77, datati dall’aprile 1677 all’agosto 1678. 12 Il “Signor” Luca Berrettini è citato in : BCSML, Carte..., foglio 79, 20 settembre 1678. 13 P. PECCHIAI, 1952, pp. 275-278. 14 Il disegno dell’altare maggiore della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini in Roma è stato pubblicato da K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997, p. 460. 15 La missiva è stata pubblicata da F. TREVISANI, 1980, pp. 368-369. Nella biblioteca di Santa Margherita Ligure è conservata una copia ma- 21 LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa noscritta. Ringrazio Silvana Vernazza per la segnalazione del saggio di Trevisani citato in M. P. D’ORAZIO, 1997, p. 56. 16 Le note biografiche di Girolamo Lucenti sono tratte da: C.G. BULGARI, 1958, p. 59. 17 Biografia e opere di Giovanni Giardini sono illustrate in C.G. BULGARI, 1958, p. 529. 18 Le quattro statue in bronzo di raffinata fattura furono realizzate fra il 1687 e il 1689 probabilmente da Ciro Ferri, scultore allievo di Pietro da Cortona, con il denaro offerto dal padre oratoriano Cesare Massei per l’altare di San Francesco Saverio. Cfr. J. MONTAGU, 1997, pp. 447-449. Giovanni Francesco Negrone pagò la doratura dei quattro santi a Pietro Ceci. 19 Brevi notizie biografiche di Francesco Mazza, nato a Pesaro nel 1649 e di Domenico Kaiser, romano (1678-1734), sono riportate in C.G. BULGARI, 1958, pp. 127 e 31. Una richiesta di pagamento ammontante a 350 scudi di Francesco Mazza per oro e rame utilizzati per candelieri e torcieri è conservata in: BCSLM, Carte..., foglio 172. 20 BCSML, Carte..., foglio 139. 21 BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappella di S. Francesco Saverio, nella chiesa del Gesù in Roma, foglio n 117. 22 Nelle carte di amministrazione dell’aristocratico genovese Giuseppe Maria Durazzo, figlio di Marcello I marchese di Gabiano, è registrato l’acquisto fatto il 24 novembre 1682 da Giovanni Francesco Negrone del Palazzo di Santa Lucia alle Botteghe Oscure appartenente al quondam Girolamo Mattei. Giuseppe Maria Durazzo, affarista e finanziere, acquisterà Palazzo Negroni nel 1753; successivamente l’edificio sarà acquisito dai Caetani. Può essere interessante segnalare che già nel 1717 l’aristocratico aveva rapporti d’affari a Roma con il principe Caetani per il taglio di boschi che quest’ultimo possedeva a Sermoneta e Cisterna. Sorprende questo particolare interesse per il legname di un finanziere di livello internazionale e conferma gli innumerevoli affari dei Genovesi perseguiti per diversificare gli investimenti. L’individuazione di Palazzo Negrone tra i Palazzi Mattei di Giove, Mattei di Paganica e Mattei-Caetani è stato possibile grazie alla cortese collaborazione del personale della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea a Palazzo Mattei di Giove, di Rosanna Nelli e della dott.ssa Caterina Fiorani, che ringrazio. La Fondazione Camillo Caetani attualmente proprietaria del Palazzo già Mattei e Negrone, in via Botteghe Oscure 32, ha promosso la pubblicazione che è in stampa durante la stesura di questo saggio: Palazzo Caetani. Storia, Arte, Cultura a cura di L. FIORANI. Le notizie del passaggio di proprietà da mons. Negrone a Giuseppe Maria Durazzo insieme alle attività dell’aristocratico genovese sono documentate in: APGD, Archivio di Giuseppe Maria Durazzo, Carte di amministrazione, 84, 88. Nella guida di Roma di Nicolò Roisecco del 1765 è specificato che: “…Nella piazzetta di Santa Lucia de’ Ginnasi si vede il principal prospetto del Palazzo Negroni, che fu fabricato con architettura di Bartolomeo Ammannato…”. N. ROISECCO, 1765, tomo I, p.317. 23 È Giovanni Francesco Negrone a definire nipoti prelati Nicolò Negrone e Giovanni Battista Spinola juniore in un documento ove egli destina 400 scudi per le missioni gesuitiche e per gli esercizi spirituali: “…Nel Banco di S. Spirito in Roma sono e si troveranno come depositati dal Cardinale Gio Francesco Negrone scudi 400 moneta romana che cantano a disposizione di Monsignor Nicolò Negrone e Monsignor Batta Spinola nipoti prelati che hanno l’uso del loro abitare nel palazzo, ora nostro, posto fra le due chiese di S. Lucia e S. Caterina … a titolo et obbligazione di doverne disporre per due piccole opere ma che saranno grate a Dio perché raccomandate a S. Ignazio Loio- 22 12-12-2007 13:17 Pagina 22 la una, et l’altra a S. Francesco Xaverio : 200 per 4 missioni annue con uscire dalle 4 porte: Salara, Pia, San Lorenzo e Maggiore … inoltrandosi sino al possibile per spargere … verbum Dei. Altri 200 per due prelati… congiunti e più prossimi di nostra casata …impiegati… per i Santi Esercizij .. da praticarsi nelle stanze dette di fabbrica nuova in Mont’Alto per otto mute l’anno…”. BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù, ms. n 191, foglio 49. Nicolò Negrone diverrà tesoriere di Santa Romana Chiesa e arcivescovo titolare di Sebaste, suo padre Bendinelli, fu doge della Repubblica di Genova dal 1695 al 1697, suo fratello Domenico ottenne la stessa carica nel 1723. Cfr. P. BOCCARDO, 1999, p. 209. Giovanni Battista Spinola juniore diverrà governatore di Roma e camerlengo dello Stato Pontificio. Cfr. L. TACCHELLA, 1985, p. 63. “Del Camerlingo di Santa Chiesa…Sebbene la di lui giurisdizione abbia sofferte non piccole mutazioni in tempi diversi, non lascia nondimeno di essere ben grande anche in oggi [1765]. Mentre che egli regola tutti gli interessi della Camera, sottoscrive i mandati, presiede e regola le dogane, delle quali sceglie i ministri, giudica immediatamente o per via di appellazione tutte le cause che riguardano la Camera stessa e le Università delle arti di Roma e del commercio e quelle, per fine, che concernono lo jus congruo…Oltre però alle cause civili, giudica ancora delle criminali riguardo alle persone che sono addette al servigio della Camera e ne’delitti che concernono gli interessi della medesima e perciò ha il bargello co’birri. Appartiene ancora al Camerlingo di concedere la licenza per la estrazione delle pitture, sculture ed altre cose simili dalla città di Roma ed ha il privilegio particolare di ricevere il dottorato. Ma in verun altro tempo si manifesta la di lui giurisdizione quanto in sede vacante…assume la Guardia Svizzera,…fa cugnare la moneta con le proprie armi gentilizie ed assiste ogni giorno alle Congregazioni…”. N. ROISECCO, 1765, tomo III, pp. 370-371. La zecca di Roma nel 1700 coniò monete con lo stemma del casato del camerlengo Giovanni Battista Spinola juniore. Cfr. G. B. BARBIERI, 2004, pp. 52-55. 24 Giovanni Battista Spinola juniore fu un mecenate d’arte, protettore di Giovanni Battista Gaulli che raccomandò a Genova per l’esecuzione, poi non avvenuta, del salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale; fu membro della Congregazione per la Reverenda Fabbrica di San Pietro e mise insieme una quadreria di circa duecento opere. Nel consistente nucleo di dipinti ereditati dai nipoti genovesi compaiono tele di Gaulli, Maratta e i maggiori rappresentanti del classicismo emiliano dell’intero Seicento: Carracci, Reni, Albani, Cignani e Franceschini. Cfr. P. BOCCARDO, 1992, p.463. Giovanni Battista Spinola seniore era cugino di Giovanni Francesco Negrone, come quest’ultimo lo definisce in una lettera del gennaio 1697 (vd. alla nota n 28); fu arcivescovo di Genova dal 1668, cardinale di Santa Cecilia nel 1681 e successivamente governatore di Roma. Per queste e altre note biografiche si veda: C. GRILLI, 1999, scheda n 16, p.121. 25 Il ritratto del cardinale Negrone è stato rintracciato in una collezione privata da Vittorio Sgarbi e pubblicato in F. PETRUCCI, 2001, p. 46. Giovanni Francesco Negrone fu nominato diacono cardinale di San Cesareo il 6 settembre 1686 insieme ai conterranei Marcello Durazzo, prete cardinale di Santa Prisca e Opizzo Pallavicino, prete cardinale di Santa Cecilia. Nell’autunno dello stesso anno papa Innocenzo XI e tutta Roma esultarono per la riconquista di Budapest per merito della crociata contro i Turchi, condotta dagli eserciti di Sobieski re di Polonia e Leopoldo I d’Austria, insieme a volontari giunti da molte parti d’Europa. “…L’Urbe rifiorì grazie al sor- gere di un nuovo ciclo di grandiose decorazioni di soffitti in stile pieno barocco, quasi tutti riflettenti, in un modo o nell’altro, il concetto di Chiesa trionfante…”. R. ENGGASS, 1999, pp. 30-31. 26 P. BOCCARDO, 2001, pp. 46-47. 27 A. DELLA CELLA, sec.XVIII, p. 1117. 28 “All’Ill.mo e Rev.mo Signore Monsig. Spinola Arcivescovo di Genova. Il pensiero altre volte indicato a V. S. Illustrissima sotto nome d’idea…. così ora con qualche maggiore chiarezza lo spiego a V. S. Illustrissima consistente in una unione de’ Convittori Sacerdoti, o prossimi al sacerdotio. Potrà avere in questo convitto luogo ogn’uno, e di ogni paese, quando però diano attestati di havere fermato il proprio sistema per la vita ecclesiastica, e conseguentemente di havere godimento ne’ studi e stimoli per habilitarse negl’esercitij di pietà. Ogn’uno che sia di questi sentimenti si farà a suo tempo sentire con suoi documenti doppo che averà considerate le constitutioni che usciranno alla luce, non però s’incommoderà alcuno dalla propria casa se non riceverà prima l’accettatione. Sarà il governo di detto convitto presso di rettori di soda probità e prudenza. Quest’unione sarà provista di publici lettori fino al numero di sei, cioè per la filosofia, per la teologia scolastica, per la morale, per la canonica, per controversie e per l’istoria ecclesiastica. Saranno questi lettori eletti di credito e di dottrina fondata e sana, onde possano essere d’invito a quelli che formeranno il convitto e ivi staranno per loro profitto a publico beneficio. Tanto i Rettori come i Lettori goderanno in habitatione i due palazzi posti nella villa, chiamati di Mont’Alto uno e l’altro de’ Peretti. Corresponderà tutto con commodo, decoro e sodisfattione. Le constitutioni particolari per tutta quest’opera saranno state ben considerate e scielte da molte altre e poi esaminate da più Eminentissimi Signori Cardinali deputati alla Santità di Nostro Signore, che tutto risolverà, che giudicherà opportuno per il pubblico bene, anzi sarà la Santità Sua supplicata a esserne protettore, sia per il letterario, come per gli esercizi di pietà. Ben poi conoscerà ogn’uno dal tenore delle constitutioni con chiarezza maggiore il fine primario di quest’impresa, così il frutto che ne potrà risultare in maggiore servitio delle chiese particolari. L’esercitio letterario si farà nel Palazzo di Mont’Alto e in quello de’ Peretti vi faranno gli esercitij di pietà diretti al profitto dell’anima, ad istruire negli ecclesiastici riti, e in quello tutto possa conferire al culto maggiore di Dio nelle sue chiese. Haverei di buon animo incaminata quest’opera nella Patria, ma riconosciuta più propria e di maggiore profitto in Roma, per più considerationi, qui mi sono fermato. Sappia V. S. Illustrissima che da molto tempo posi l’occhio sopra il corpo grande di case e giardini di detta villa di Mont’Alto e Peretti, benché solo ultimamente ne seguisse la compra. L’ottenni per la Congregazione de’Baroni. A questo conto non darà V. S. Illustrissima attenzione alle molte menzogne che sono state pubblicate perché tutte riescono effetto dell’otiosità. Questa compra ora mia, si va disponendo per l’effetto meditato, ma potrà solamente crescer l’opera a proporzione delle mie debolissime forze. Haverà però proseguimento quello che si è cominciato se non si opponeranno quegl’ huomini de’ quali si vale Iddio quando non ne vuole la fine. Finirà con cieca obbedienza alle prime voci interne del medesimo Iddio e così alle esterne della Santità di Nostro Signore, non dovendo io volere quello che ad altri non piacesse e ben saprò osservare chi è superiore e massime supremo. Nulla desidero più che piacere altrui, dispiacere a nessuno, giovare al prossimo, massime Ecclesiastico. Arte LA CASANA 012-023:12-23 Negrone-Canepa 12-12-2007 Qui mi resta, per mezzo di V. S. Illustrissima d’invitare gl’Ecclesiastici della mia patria, per il tempo suo, quando vorranno disponersi per l’espresso convitto, potendo credere di ritornare alla medema patria meglio istrutti sì nelle cognitioni proprie de’ veri Ecclesiastici, sì nella pietà soda e Christiana necessaria ad ogn’uno. Aggredisca V. S. Illustrissima questa mia espressione e cordialmente le bacio le mani. Di V. S. Illustrissima e Reverendissima Roma li 18 gennaro 1697 Servitore e cugino G. F. Cardinal Negrone”. BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù, ms. n 191, VI stampa. “…Congregazione de’ Baroni. Per provvedere al sollecito disbrigo delle liti, che nascer possono dalle prestanze che a volte si fanno alle persone di rango, Clemente VIII [1592-1605] istituì questa congregazione che perciò dicesi de’ Baroni. Ella è composta da un Prefetto, da alcuni Chierici di Camera, dall’Avvocatura Fiscale, dal Commissario della Camera e dall’Uditore del Tesoriero, i quali tutti hanno il voto decisivo. Dopo che il creditore ha ottenuto dal giudice competente il mandato esecutivo contro del Barone suo debitore, lo esibisce a quella congregazione, la quale lo fa eseguire sopra i beni del debitore, che fa vendere dopo un mese e pagato col ritratto il creditore, se sopravanza qualche danaro, fa consegnarlo al suo legittimo padrone…”. BCSML, N. ROISECCO,1765, tomo III, p. 391. Il geografo e cartografo Vincenzo Maria Coronelli (Ravenna 1650-Venezia 1718) elogiò l’iniziativa del cardinale, che risulta essere stato un mecenate dell’Accademia degli Argonauti: la prima società geografica del mondo, fondata da Coronelli. 29 N. ROISECCO, 1765, tomo II, p. 578. I confini della villa lambivano le terme di Diocleziano, la chiesa di Santa Maria Maggiore, circondavano su tre lati il complesso di S. Antonio, proseguivano fino alla porta di S. Lorenzo e includevano i resti dell’acquedotto dell’Acqua Felice. Sul finire del Settecento, lo studioso e genealogista Agostino Della Cella, riferì di aver veduto Villa Peretti nel 1779: “…detta poi sempre Villa Negrona perché posseduta da’ nobili Negroni genovesi suoi eredi [di Giovanni Francesco]; al presente, per quanto intendo, è stata alienata nel 1784 e acquistata da un semplice merciaio romano…”. A. DELLA CELLA, sec.XVIII, p. 1117. 30 Nell’indice della mappa di Giovanni Battista Nolli, oltre al Palazzo Negroni alle Botteghe Oscure - segnalato dal cartografo nel rione Sant’Angelo al n 1005 - sono indicati in rione Monti, al n 199, Palazzo e Villa Negroni già Montalto e in rione Campo Marzio al n 502 Palazzo Negroni, al n 503 Palazzo Cellesi ora Negroni. Cfr. BSAG, R. Atl. 63. Questi ultimi edifici sorgono in piazza Nicosia 32-35. Bibliografia Abbreviazioni: APGD, Archivio Pallavicini, Grimaldi, Durazzo (Genova) BCSML, Biblioteca Comunale di Santa Margherita Ligure BKIF, Biblioteca Kunsthistorisches Institut in Florenz CBB, Civica Biblioteca Berio (Genova) BSAG, Biblioteca di Storia dell’Arte di Genova BIASA, Biblioteca di Storia dell’Arte di Roma Manoscritti: Secc. XVII-XVIII BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappella di San Francesco Saverio, nella chiesa del Gesù in Roma, ms. n 274. Arte 13:17 Pagina 23 BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù, ms. n 191. APGD, Archivio di Giuseppe Maria Durazzo, Carte d’amministrazione, 84 e 88 Sec. XVIII CBB, A. DELLA CELLA, Famiglie di Genova antiche e moderne, estinte e viventi, nobili e popolari. Opere a stampa: 1654 BCSML, L. BRENI, Le Cetre Ossequiose nella Laurea dell’Illustrissimo Signore Gio: Francesco Negrone all’Illustrissimo Gio: Battista Negrone. In Perugia per Sebastiano Zecchini con licenzia de’ Superiori. 1694 BCSML, M. DEZA, Istoria della famiglia Spinola, Piacenza. 1765 BCSML, N. ROISECCO, Roma Antica e Moderna o sia nuova descrizione di tutti gl’Edifizi antichi e moderni, sagri e profani della Città di Roma: co’ nomi degl’Autori di tutte le opere di Architettura, Scultura e Pittura; colla notizia degl’Acquedotti, Strade, Costumi, Riti, Magistrati e Famiglie Antiche Romane. Una relazione della presente Corte di Roma, de’ suoi Ministri, Congregazioni e Tribunali e la cronologia de’ Re, Consoli, Imperatori e Pontefici Romani, con duecento e più figure in rame. Il tutto cavato dal Baronio, Bosio, Nardini, Grevio ed altri classici Autori, tomi II-III, Roma, Arm., V, 66. 1846 L. GRILLO, Elogi di Liguri illustri, Genova. 1847 BIASA, G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro ai nostri giorni, Venezia. 1952 BKIF, P. PECCHIAI, Il Gesù di Roma descritto e illustrato da Pio Pecchiai con prefazione del P. Pietro Tacchi Venturi S.I., Roma 1958 C. G. BULGARI, Argentieri gemmari e orafi d’Italia. Notizie storiche e raccolta dei loro contrassegni con la riproduzione grafica dei punzoni individuali e dei punzoni di stato, parte prima, Roma. 1971 G. FELLONI, Gli investimenti finanziari genovesi in Europa tra il Seicento e la Restaurazione, Milano. 1974 E. GAVAZZA, La grande decorazione a Genova, vol. I, Genova. 1979 G. GIACCHERO, Il Seicento e le Compere di San Giorgio, Genova 1980 M. FAGIOLO, Strutture del trionfo gesuitico: Baciccio e Pozzo, in <Storia dell’Arte>. F. 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PETRUCCI, Catalogo della Mostra, Ariccia 23 marzo-27 maggio 2001, Milano. F.PETRUCCI, Catalogo delle Opere, scheda n 10, Noli me tangere, in Il Baciccio un anno dopo…op. cit. 2003 G. SALE, Ignazio e l’arte dei Gesuiti, Milano. 2004 G. B. BARBIERI, Uno stemma genovese sulle monete di Roma, in “La Casana”, supplemento al n 4, ottobre-dicembre 2004. Ringraziamenti: Paolo Arduino, Laura Bregante, Marcello e Sandra Cattaneo Adorno, Raffaella Fontanarossa, Maria Marchetti, Vincenzo Poggi, Nunzia Scarpignato. 23