ITALIE G. MANETTI, Vita Socratis et Senecae. Introduzione, testo e

Transcript

ITALIE G. MANETTI, Vita Socratis et Senecae. Introduzione, testo e
202
ITALIE
Vita Socratis et Senecae. Introduzione, testo e apparati a
cura di Alfonso DE PETRIS, Firenze, MCMLXXIX, pp. 240 .
G . MANETTI,
Le due biografie manettiane che, sotto unico titolo, sono presentate in questo volume appartengono agli anni della maturità de l
grande umanista fiorentino . Entrambe sono state edite ultimamente
in separate sedi, quella di Socrate nella Biblioteca di u De Homine »
del Centro di ricerca per le scienze morali e sociali dell'Istituto d i
filosofia dell'Università di Roma a cura di M . MONTUORI (Firenze ,
1974), cui si deve altresì il pregevole volume Socrate — Fisiologia di
un mito uscito contemporaneamente nella stessa collana, l'altra d a
C. MoRESCmNI negli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa ,
Serie III, VI (1976), pp . 847-875 . Il De Petris, che tiene presenti per
la sua edizione undici manoscritti, contro cinque del Montuori e
nove del Moreschini, pubblica i due testi in successione, così com e
del resto sono tramandati da tutti i testimoni tranne P (Paris . lat .
5828), ove la Vita Senecae precede. Poiché le due operette sono state ,
a quanto pare, concepite e scritte unitariamente, con un parallelism o
che, come é precisato sia nella prima che nella seconda Praefatio, si
richiama al modello plutarchiano, una edizione complessiva era
quanto mai opportuna . Forse, proprio per questa esplicita dichiarazione di ascendenza e per la impostazione della materia, mantenut a
ben distinta nelle due separate narrazioni, ciascuna con un propri o
incipit ed explicit, la intitolazione Vitae (anziché Vita) Socratis e t
Senecae (che incontriamo del resto a pp . 5, 6, 9 ecc .) sarebbe stat a
preferibile . La data originaria di composizione é da fissare, second o
l'editore, nel 1440, sulla base di alcuni elementi offerti dalla prim a
Praefatio, indirizzata all'amico Nullo de Guzman, figlio del Gran
Maestro di Calatrava Lodovico, dalla quale si deduce anche la posteriorità, sia pure di poco, all 'opera De illustribus longaevis dello stesso
Manetti . Resta da chiarire meglio, perd, l'apparente contraddizione
20 3
insita nel richiamo alla Vita Senecae contenuto nell'ultimo paragrafo
del Libro V del De ill. long., che il De Petris propende a ritener e
« originariamente concluso » con Galeno (p . 9) . Il profilo senechian o
era o non era tra quelli compresi in questo Libro, allorché l'umanist a
si accinse, nel 1440, a scrivere la ben più ampia Vita del moralista
latino ?
La seconda Praefatio, « ad Alfonsum Aragonum regem », è successiva al 21 giugno 1450, quando fu stipulata la pace tra il sovrano e
i Fiorentini (p . 11) . L'editore preferisce parlare, qui e ripetutamente ,
di « seconda redazione » delle due biografie (nonché di un « terz o
momento », di una « revisione finale » del figlio di Giannozzo,
Agnolo, intervenuta non prima del 17 gennaio 1456, data del definitivo trasferimento del Manetti a Napoli : pp . 11 e 42 sg .), ma po i
precisa che il testo «non differisce sostanzialmente nelle due redazioni » e che ci si trova piuttosto in presenza di « due traditiones
diverse per " bontà " » dello stesso testo (p . 60) . Che senso ha allor a
parlare di prima e seconda redazione ?
Gli undici manoscritti, tutti del secolo XV, membranacei (ad eccezione di un Escorialense parzialmente cartaceo), descritti ed esaminat i
nelle peculiarità e nei reciproci rapporti ai fini della ricostruzion e
testuale, vengono suddivisi dall'editore in tre famiglie (a, b, c) . I
codici della famiglia a (cosiddetta « seconda redazione », come b )
sono due, il Vat . lat . 6397 e il Vat. Pal. lat . 1604, entrambi appartenuti alla biblioteca personale di Giannozzo Manetti e particolarmente autorevoli anche perché rappresentano rami alti della tradizione . Tra essi il De Petris giudica migliore « sul piano della correttezza e dell'attendibilità » (p . 40) il Vat . lat . 6397, autografo d i
Agnolo Manetti, e su questo fonda principalmente la sua edizione .
L'osservazione principale che va fatta, sotto il profilo metodologico ,
al suo procedimento nella delineazione dei rapporti tra i codici pe r
la costituzione dello stemma è quella di aver posto sullo stesso pian o
errori e lezioni adiafore .
Un lungo capitolo (pp . 67-105) è dedicato alle fonti, molteplici e
varie . La ordinata rassegna consente di verificare gli ampi orizzont i
culturali del Manetti e la vastità delle sue esperienze di lettura (d a
Diogene Laerzio, Platone, Senofonte a Cicerone, Tacito, Svetonio ,
Apuleio, Seneca, Aulo Gellio, Valerio Massimo, Quintiliano, Agostino ,
Girolamo e così via fino al Boccaccio e al Petrarca) e insiste sull a
personale tecnica di appropriazione dell'umanista, che « non si limit a
mai a semplice trascrizione né a mera giustapposizione di parti »
(p . 105) . L'apparato di fonti e loci similes a corredo del testo fornisce a
questo riguardo una ricca documentazione .
204
In appendice il De Petris pubblica, infine, i due brani inediti de l
De illustribus longaevis contenenti il profilo biografico di Socrate e
Seneca, traendoli dal cod . Vat. Pal . lat . 1605, e recensisce l'edizion e
della Vita Socratis di Montuori, con una serie di « precisazioni » di cu i
poi sembra quasi volersi scusare e far colpa, riconducendole, com e
dichiara, ai « limiti della soggettività (e, chissà ! forse anche dell a
unilateralità, non certo intenzionale) di una ricerca a livello stretta mente personale » (p . 221) : giustificazione ambigua e comunque no n
riferibile al genere di rilievi mossi, per lo pia su dati di fatto . Ma
incertezze e involuzioni stilistiche, oltre che ripetizioni concettuali, no n
mancano qua e Ià nella prosa del De Petris .
Per quanto riguarda il testo manettiano, senza scendere di proposito in dettagli su singole varianti, non posso esimermi dal segnalare ,
in Praef. 1, 8, 64, la certamente erronea lezione « diurnum » di M
accolta dall' editore, che non dà senso, contro la concorde attestazion e
« diuturnum » degli altri codici della stessa famiglia .
Rome .
Giuseppe
SCALIA