Approfondimento 16/13
Transcript
Approfondimento 16/13
16/13 APPROFONDIMENTI UN MERCATO DEL LAVORO PER VECCHI? Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 Le caratteristiche e l’evoluzione dell’offerta e della domanda di lavoro per classi di età nelle maggiori economie europee sono esaminate e poste a confronto con gli Stati Uniti. Ciò permette di evidenziare se quanto si legge sulla “superficie” del tasso di disoccupazione aggregato sia il risultato di scelte degli operatori o invece riflesso del modificarsi della struttura demografica, traendo qualche implicazione congiunturale, per la politica monetaria, e strutturale, sulle caratteristiche dell’offerta e della domanda di lavoro. Da qualche tempo il dibattito sull’andamento dell’offerta di lavoro è uscito dal ristretto circolo degli esperti di mercato del lavoro per assurgere al rango di tema di interesse mediatico. Il motivo è connesso al rilievo che esso assume nella riflessione sulla politica monetaria negli Stati Uniti e sui tempi e i modi del suo ritorno alla “normalità”, dibattito che implica valutare quanto il mercato del lavoro sia vicino al pieno impiego e, dunque, quanta offerta di lavoro potenzialmente disponibile sia rimasta1. Studio dell’offerta di lavoro sempre più rilevante per le implicazioni di policy… È una domanda sottesa anche ad alcune valutazioni divergenti della politica monetaria della BCE, più o meno apertamente espresse, che nell’area dell’euro contrappongono paesi come la Germania, il cui tasso di disoccupazione è ai minimi storici, agli altri paesi europei nei quali la disponibilità di forza lavoro disoccupata è ancora molto ampia. In verità, il rilievo della riflessione sull’offerta di lavoro trascende la congiuntura e va rivestendo una sempre maggiore importanza in relazione alle trasformazioni innescate dall’invecchiamento della popolazione nelle economie avanzate. Se fino a qualche tempo fa questi temi erano confinati alle riflessioni nell’orizzonte di medio-lungo periodo tipico dei demografi, l’osservazione dei dati più recenti suggerisce che “il lungo periodo” sia già arrivato. … e quelle più strutturali 02 - PROMETEIA Determinanti dell’offerta di lavoro L’offerta di lavoro è definita come l’insieme delle persone che, avendone l’età (normalmente tra i 15 e i 65 anni o più), sono disponibili a lavorare. È dunque composta dalla somma degli occupati e dei disoccupati. Ne rimangono esclusi i cosiddetti inattivi, ossia le persone che per età (pensionati), scelte di vita (studenti, casalinghe, ecc..), inabilità, scoraggiamento per l’impossibilità di trovare un’occupazione, rimangono fuori dal mercato del lavoro. Una misura frequentemente usata in questo contesto è il tasso di partecipazione2, o tasso di attività, dato dalla quota di popolazione in età lavorativa che sia occupata o sia in cerca di lavoro. Un po’ di definizioni Dalla definizione risulta chiaro che l’offerta di lavoro è innanzitutto determinata dalla demografia, poiché è la dimensione della popolazione in età Rilevanza della demografia… 1 “Jobs Data Cool Odds on Rate Rise”, The Wall Street Journal, 5 settembre 2016. 2 Il tasso di partecipazione (TP), o tasso di attività, è misurato dal rapporto tra le forze di lavoro (FL) e la popolazione in età lavorativa (PA), ossia TP=FL/PA*100. … in una complessa interazione di fattori a determinare l’offerta Infatti, l’offerta di lavoro è il risultato del complesso interagire di molti diversi fattori: normativi, quali ad esempio la necessità di adempiere all’obbligo scolastico (in Italia innalzato di recente a 16 anni ma diverso da paese a paese) o di raggiungere un’età minima per il pensionamento; socio-culturali, quali la divisione dei ruoli all’interno della famiglia o la disponibilità di servizi di cura per bambini e anziani, che influenzano la scelta di offrirsi o meno sul mercato del lavoro, specialmente per la componente femminile della popolazione; istituzioni, quali l’esistenza e le caratteristiche di un sistema di welfare e protezione sociale; economiche-congiunturali, che possono incidere sulla scelta in base alla maggiore o minore difficoltà di trovare un’occupazione. Anche la domanda di lavoro ne risulta influenzata Ma vi è di più, poiché l’offerta interagisce con la domanda di lavoro, generando un altro composito insieme di questioni. Innanzitutto il tema del matching, ovvero la necessità che le caratteristiche della prima corrispondano a quelle della seconda e dei corrispondenti problemi che possono presentarsi. Ne è un esempio il caso in cui a offrirsi siano donne con studi umanistici in cerca di un lavoro part-time e la domanda sia di tecnici da inserire a tempo pieno in aziende manifatturiere; un altro mismatch tipico del nostro paese è in termini territoriali, poiché l’offerta abbonda nel Mezzogiorno mentre la domanda delle imprese è prevalentemente localizzata nel Settentrione. Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 lavorativa che definisce il limite superiore dell’offerta di lavoro potenziale. Ma non è solo la dimensione assoluta a rilevare, quanto anche la sua struttura per sesso e per età, poiché normalmente l’offerta di lavoro della componente femminile è diversa da quella maschile e poiché per entrambe cambia lungo l’arco della vita. Vi è, infine, un terzo ordine di questioni, più legate alla forza lavoro occupata, che fa riferimento alle conseguenze delle sue caratteristiche in termini di produttività, capacità innovativa e imprenditoriale, scelte di risparmio3. In questo ambito, stanno assumendo particolare rilievo le implicazioni dell’invecchiamento della popolazione che, richiedendo un generale innalzamento dell’età pensionabile, stanno provocando un “invecchiamento” anche degli occupati, con conseguenze che non sono ancora del tutto chiare. Il tema è di particolare attualità in Italia dopo la riforma Monti-Fornero e i correttivi presentati nella Legge di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento (APE, Anticipo PEnsionistico). Anche da una così rapida enunciazione emerge chiaramente l’importanza in termini economici dell’offerta e della domanda di lavoro, importanza che va molto oltre la loro dimensione assoluta. Una molteplicità di implicazioni che richiede una trattazione articolata per temi, che effettueremo in occasione di prossimi Approfondimenti4. 3 Demografia propensione al risparmio e ricchezza pensionistica, Baldini M., Giarda E., Mazzaferro C., Prometeia, Rapporto di Previsione Aprile 2014. 4 Cfr. il primo: Tasso di interesse e demografia: tendenze di lungo periodo, Approfondimento Rapporto di Previsione, Novembre 2016. 03 - PROMETEIA Iniziamo il percorso con una descrizione delle caratteristiche e dell’evolu- Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 zione dell’offerta e della domanda di lavoro per classi di età nelle maggiori economie europee, poste a confronto con gli Stati Uniti. Disoccupazione e occupazione durante la crisi: quattro grandi paesi a confronto La Fig. 15 riassume l’andamento molto differenziato del tasso di disoccupazione6 fra i tre maggiori paesi dell’UEM e gli Stati Uniti nell’ultimo decennio, con cicli economici molto diversi ma anche con diverse reazioni dei rispettivi mercati del lavoro. Nell’anno di avvio della crisi finanziaria, il 2008, era stata raggiunta una quasi totale convergenza fra i tassi di disoccupazione dei quattro paesi. Successivamente, i dati raccontano di due storie di successo (Usa e Germania), e due decisamente meno brillanti (Francia e Italia), riflesso di storie diverse in termini di crescita economica: tra il 2009 (epicentro della crisi finanziaria) e il 2015, il PIL negli USA è cresciuto del 13%, in Germania del 12%, in Francia del 6%, in Italia è calato dell’1.5%. Sotto questa luce, si potrebbe sostenere che è la Germania il best performer e la Francia il peggiore, con un tasso di disoccupazione a due cifre nonostante una crescita non così deludente, quantomeno rapportata a quella italiana. Anche la discesa del tasso di disoccupazione negli USA, certo brillante in sé, lo è meno se la si legge alla luce della crescita dell’attività economica: con una semplice regola del pollice quale la Legge di Okun, 4.3 punti di riduzione del tasso di disoccupazione a fronte di 13 punti di crescita del PIL, ossia più di tre7, non sono eccezionali. Divergenze nei tassi di disoccupazione… … con USA e Se poi si considera che nello stesso periodo il tasso di attività (Fig. 2) è Germania che cresciuto in Germania mentre si è ridotto negli USA, la “strisciante” ineccellono, ma le apparenze a volte soddisfazione sulle performance del mercato del lavoro statunitense riingannano sultano comprensibili, nonostante il tasso di disoccupazione sia oggettivamente molto basso e l’occupazione sia tornata oltre i livelli pre crisi. In effetti, l’aumento del tasso di occupazione8 (Fig. 3) è meno Tasso di disoccupazione* a confronto Fig. 1 spettacolare della riduzione del tasso di disocvalori percentuali cupazione. 12 Ciò che risalta dal confronto fra i quattro paesi è anche l’andamento speculare del tasso di parteci- 04 - PROMETEIA 5 Le figure 1,2,3 calcolano gli indicatori presentati sulla classe di età 15-69 anni. Si noti che gli indicatori ufficiali fanno riferimento alla classe 15-64 in Europa, maggiore di 15 negli USA. 10 8 6 Si ricordi che il tasso di disoccupazione (UR) è misurato come il rapporto tra coloro che cercano lavoro (U) e le forze di lavoro (FL), ossia UR=U/FL*100. Ricordando che le forze lavoro sono costituite dagli occupati (N) e dai disoccupati, possiamo anche scrivere UR=(FL-N)/FL*100. 6 7 Il coefficiente della Legge di Okun, nella sua versione più semplice, è dato dal rapporto tra la variazione del tasso di disoccupazione e la variazione del PIL con segno negativo. 4 2005 8 Il tasso di occupazione (TO), ritenuto l’indicatore più appropriato per valutare il grado di salute di un mercato del lavoro, misura la proporzione di occupati sulla popolazione in età lavorativa, in simboli TO=N/PA*100. 2007 USA 2009 Germania 2011 2013 Francia * Calcolati sulla classe di età 15-69 Fonte: elaborazioni Prometeia su dati BLS e Eurostat 2015 Italia Se ne può dunque concludere che risultano comprensibili (ma non necessariamente condivisibili) sia la cautela della Fed nel procedere al rialzo dei tassi di policy sia la “voce dissonante” della Germania nel ritenere la politica monetaria della BCE eccessivamente accomodante. Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 pazione tra USA e Germania, che rimarca l’eccezionalità del ciclo positivo tedesco sintetizzato nell’aumento continuo del tasso di occupazione. In altri termini, mentre parte della rapida discesa del tasso di disoccupazione statunitense è dovuto a una minore partecipazione al mercato del lavoro (e vi ritorneremo nel prosieguo), quello tedesco è avvenuto pur in presenza di un aumento dell’offerta, traducendosi quindi in un aumento più che proporzionale del tasso di occupazione. Le difficoltà di Francia e Italia, espresse da tutti e tre gli indicatori, sono talmente evidenti da non richiedere commenti. Un secondo ordine di conclusioni fa invece riferimento all’importanza dell’andamento del tasso di partecipazione, che si conferma un elemento chiave per distinguere le performance dei diversi paesi. L’offerta di lavoro per classi di età L’approfondimento dell’offerta di lavoro non può che essere per classi di età. Difformità italiana … Fig. 2 Le Fig. 4.a-b-c-d mostrano i tassi di partecipazione distinti per macro classi di età nell’ultimo decennio. Emergono analogie e difformità. La difformità più macroscopica riguarda la situazione italiana, con un livello di partecipazione anormalmente basso a qualunque età rispetto a quello degli altri paesi. È ben noto che tale divario dipende principalmente, anche se non in misura esclusiva, dal bassissimo livello di partecipazione della componente femminile in generale, e di quella residente nel Mezzogiorno in modo particolare. Il basso tasso di partecipazione femminile nell’intero territorio nazionale è un dato strutturale che anche l’ingresso sul merca- Tasso di partecipazione* a confronto Tasso di occupazione* a confronto Fig. 3 valori percentuali 75 valori percentuali 75 70 70 65 65 60 60 55 2007 USA 2009 Germania 2011 2013 Francia * Calcolati sulla classe di età 15-69 Fonte: elaborazioni Prometeia su dati BLS e Eurostat 2015 Italia 50 2005 USA 2007 2009 Germania 2011 2013 Francia * Calcolati sulla classe di età 15-69 Fonte: elaborazioni Prometeia su dati BLS e Eurostat 2015 Italia 05 - PROMETEIA 55 2005 Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 to di coorti di giovani donne con livelli di scolarità superiori9 a quelli delle loro madri non è riuscito a scalfire. Emergono caratteristiche comuni fra i paesi. La prima è che il tasso di partecipazione dei giovani presenta una, più o meno lieve, tendenza alla riduzione, riflesso dell’aumento dei livelli medi di scolarità ma anche, probabilmente, espressione della difficoltà dei giovani di trovare lavoro, essendo stati relativamente più penalizzati dalla crisi. Una tendenza comune che non deve comunque mettere in ombra le differenze: nel 2015, su 100 giovani tra i 15-24 anni, solo 22 si offrivano sul mercato del lavoro (quantomeno su quello ufficiale) in Italia a fronte dei 66 negli Stati Uniti (Fig. 5.a). … e caratteristiche in comune fra i paesi 9 Vi è una ben nota relazione positiva tra il livello di scolarità e la partecipazione al mercato del lavoro per entrambi i sessi, ma per le donne in misura superiore. Fig. 4 Tassi di partecipazione per classi di età a confronto percentuale 15-24 65 25-44 90 60 87 55 50 84 45 81 40 35 78 30 25 2005 90 86 2007 2009 2011 2013 2015 45-54 75 2005 2007 60 2011 2013 2015 2011 2013 2015 55-69 70 70 2009 60 50 82 78 74 06 - PROMETEIA 70 2005 50 40 30 40 20 2005 2007 USA 2007 2009 2009 2011 2013 Germania Fonte: elaborazioni Prometeia su dati BLS e Eurostat 2011 30 2015 20 2005 2013 2007 Francia 2015 2009 Italia La riduzione del tasso di partecipazione è presente anche per i 4554enni statunitensi, mentre è meno netta per la popolazione europea e scompare per la classe di età successiva, i 55-69enni, per i quali la partecipazione è su un chiaro trend di crescita. Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 La tendenza comune alla riduzione della partecipazione si osserva anche tra i lavoratori adulti (25-44enni, i cosiddetti prime working age), che se può essere letta come il riflesso della difficoltà a trovare lavoro prodotta dalla crisi in Italia e Francia, risulta di più difficile spiegazione in Germania e negli USA. Nel caso degli USA, si sottolinea10 come esso sia un fenomeno preesistente la crisi ed espressione di tendenze di lungo periodo connesse alla riduzione della partecipazione dei prime working age maschi (specialmente con bassi livelli di scolarità, i più colpiti dalla crisi del manifatturiero) e all’appiattimento del trend di crescita della partecipazione femminile. Per questi ultimi si sommano due effetti: da un lato la transizione dei baby-boomers, caratterizzati da elevati tassi di partecipazione, in questa fascia di età; dall’altro diverse misure messe in atto dai governi per contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sui sistemi pensionistici e di welfare, che hanno portato ad abolire gli schemi di pre-pensionamento (in Germania con le riforme Hartz, in Italia con misure che si sono succedute nel corso degli anni fino alla Legge Fornero del 2011) e a innalzare l’età di pensionamento (in Francia e in Italia). Si noti inoltre come il tasso di partecipazione statunitense, mediamente molto alto, lo sia soprattutto nelle fasce di età estreme, fra i giovani e gli anziani, mentre per le fasce centrali siano Francia e Germania a presentare i tassi di partecipazione più elevati. Il ruolo della demografia Ma quanto di ciò che leggiamo è guidato dall’andamento della popolazione? Le Fig. 5.a-b-c-d mostrano come popolazione, forze di lavoro e occupazione si sono modificate tra il 2009 e il 2015 per le macro classi di età identificate e nei diversi paesi. Nuovamente l’Italia si caratterizza come il paese in cui l’invecchiamento della popolazione è stato più netto, con un calo della numerosità delle classi fino ai 44 anni e un aumento di quelle successive. Negli altri paesi, il panorama è più variegato ma con una costante, data dall’aumento della popolazione attiva con più di 55 anni. In tutti i paesi avanzati, infatti, gli anni del secondo dopoguerra hanno conosciuto il fenomeno del baby-boom, più anticipato negli USA, più ritardato in Europa, così come hanno visto un progressivo ridursi dei tassi di natalità a partire dagli anni ottanta. Se a partire dal 2010, con scansioni temporali che possono differire in parte, tutti i paesi osservano un ingrossamento delle fasce di età più an10 Cfr. Aaronson D., Hu L., Seifoddini A., and Sullivan D. G., Declining labor force participation and its implications for unemployment and employment growth, 4Q/2014, Economic Perspectives, Federal Reserve Bank of Chicago. 07 - PROMETEIA Italia e Germania invecchiano più rapidamente… Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 ziane, la misura con cui le coorti più giovani si modificano è più variegata ed è molto influenzata dai flussi migratori. Difatti, la caratteristica comune dell’invecchiamento si associa a un aumento delle fasce giovanili sia negli USA che in Francia, entrambi caratterizzati da tassi di natalità che, sia pure ridotti negli anni, sono ancora relativamente elevati, oltre che da flussi migratori positivi. Flussi migratori che spiegano l’aumento di popolazione tra i 25 e i 34 anni in Germania, altrimenti caratterizzata, come l’Italia, da un processo di invecchiamento in stato avanzato; nel caso del nostro paese, un invecchiamento che nemmeno l’immissione di forza lavoro straniera ha potuto bilanciare. … solo parzialmente contrastati dall’immigrazione Se si confrontano i tassi di crescita della popolazione con quelli dell’offerta di lavoro, si osserva che si sono mossi sempre insieme e sostanzialmente nella stessa misura. Con l’eccezione, già ricordata, dell’aumento di of- Popolazione, forze di lavoro e occupazione per classi di età a confronto Fig. 5 variazioni percentuali cumulate 2015-2009 USA Germania 55-69 55-69 45-54 45-54 35-44 35-44 25-34 25-34 16-24 16-24 -10 0 10 20 -20 30 -10 0 Francia 20 55-69 55-69 45-54 45-54 35-44 35-44 25-34 25-34 0 10 40 occupati forze lavoro popolazione 16-24 -10 30 Italia 16-24 08 - PROMETEIA 10 20 Fonte: elaborazioni Prometeia su dati BLS e Eurostat 30 40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 Una quantificazione dell’effetto demografia sull’offerta Per dare un’indicazione quantitativa di quanto valga la modificazione della struttura per età della popolazione nell’evoluzione del tasso di partecipazione abbiamo calcolato l’offerta di lavoro nell’ipotesi che i tassi di partecipazione fossero rimasti quelli del 2005. Ebbene, a distanza di dieci anni, nel 2015, vi sarebbero stati 2.5 milioni di forze di lavoro in meno in Germania, 1.5 in Francia, 1 milione in Italia. Negli Stati Uniti il fenomeno è andato in direzione diametralmente opposta: a parità di tasso di partecipazione negli ultimi dieci anni vi sarebbero stati 4 milioni di forze lavoro in più. Una valutazione solo esemplificativa delle differenze tra le diverse economie. In verità come mettono in evidenza studi molto dettagliati11, pur con diverse metodologie e ipotesi, almeno la metà del declino osservato nell’offerta è dovuto a fattori sì legati all’evoluzione sociale e non connessi alla crisi ma in qualche modo riflesso esso stesso dell’evoluzione demografica. L’interpretazione che tali studi sembrano avvalorare è che gli USA, avendo raggiunto prima di altri paesi tassi di partecipazione molto elevati, anche per la componente femminile, stiano da tempo, dai primi anni duemila, sperimentando il loro assestamento/riduzione, fenomeno che ha radici profonde nella società statunitense e trascende la crisi. Tali studi, tuttavia, non ne negano il ruolo, che valutano in circa un terzo della riduzione osservata dei tassi di partecipazione, e come tale potenzialmente reversibile. Di conseguenza valutano che nel mercato del lavoro vi sia un’offerta disponibile ben superiore a quella suggerita dal tasso di disoccupazione. L’invecchiamento dell’occupazione e l’APE Lo stesso pattern può essere osservato per l’evoluzione dell’occupazione. Nel caso dell’Italia è eclatante, pur non essendo il solo paese in cui si è verificata una riduzione dell’occupazione tra le fasce più giovani e un aumento fra quelle più anziane. Questo apparente trasferimento non vi è stato, per esempio, negli USA e solo in misura molto modesta in Francia, dove si osserva un aumento dell’occupazione tra le classi di età più avanzate ma non a scapito di quelle più giovani. Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 ferta delle fasce estreme indotto dalle regole pensionistiche, da un lato, e della maggiore scolarità, dall’altro. Sull’effetto old in-young out si sta sviluppando nel nostro paese un dibattito che ha portato, come già ricordato, all’introduzione dell’APE nella Legge di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento, una norma che consente di anticipare, a determinate condizioni e con una penalizzazione sull’assegno pensionistico che garantisce l’equivalenza attuariale dei trattamenti, l’età della pensione con l’esplicito intento di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Dedicheremo un prossimo approfondimento a questo argomento, ma si può intanto ricordare che i, pochi, studi esistenti12 non sono unanimi nel rintracciare nè uno “spiazzamento” della permanenza delle classi di lavoratori più anziani nell’occupazione a scapito delle componenti giovanili né un effetto univoco in termi- 12 Boeri T., Garibaldi P., Moen E. (2016) “A clash of generations? Increase in retirement age and labour demand for youth” WorkINPS Paper, Numero 1, Luglio 2016 e Brugiavini A. and Peracchi F. (2010) “Youth Unemployment and Retirement of the Elderly. The Case of Italy” in Social Security Programs and Retirement around the World: The Relationship to Youth Employment, Chapter 6, NBER Special Issue. 09 - PROMETEIA 11 Aaronson D., et alt., cit. e Balakrishnan R., Dao M., Solé J., Zook J., Recent U.S. Labor Force Dynamics: Reversible or not?, IMF Working Paper WP/15/76, April 2015. Approfondimenti Rapporto di previsione / Novembre 2016 ni di produttività. Inoltre, in una prospettiva di ulteriore invecchiamento, l’aumento della partecipazione sarà fondamentale per preservare la crescita potenziale delle economie, in Italia innanzitutto, e perciò andrà favorito l’aumento dei tassi di attività di tutte le classi di età. Dunque, la transizione demografica dall’era dei baby boomers a quella dei bassi tassi di natalità ha comportato “rimescolamenti” nella struttura per età della popolazione che hanno condizionato l’evoluzione dell’offerta di lavoro, a parità di scelte comportamentali. Si è mostrato come ciò abbia importanti implicazioni per la politica monetaria, che non può fare riferimento solo al tasso di disoccupazione per valutare il grado di tensione del mercato del lavoro. Emblematici, e opposti, i casi di USA e Germania dove tassi di disoccupazione simili sembrano sottendere la presenza di forza lavoro potenziamente disponibile ancora ampia nel primo caso, limitata nel secondo. Non solo. L’invecchiamento della popolazione ha influito sui comportamenti e le scelte degli individui, questi ultimi pesantemente condizionati anche dai mutamenti normativi. Infatti, se è vero che coorti più anziane hanno una propensione minore a entrare nel mercato del lavoro se non vi sono già, è anche vero che le riforme del sistema pensionistico hanno innalzato progressivamente l’età pensionabile. Inoltre, il minore flusso in uscita dall’occupazione si confronta coi ridotti flussi di ingresso di giovani sia perché le coorti sono meno numerose e si sta innalzando il tasso di scolarità, sia perchè scoraggiati dalla mancanza di opportunità, restringendo il tasso di partecipazione dei 15-24enni. 10 - PROMETEIA Sono mutamenti di dimensioni molto ampie, che coinvolgono una molteplicità di fenomeni. Basti ricordare come i mutamenti nella struttura per età possono produrre mismatch poiché i lavoratori “anziani” possono avere caratteristiche in termini di competenze, esigenze in termini di modalità di prestazione dell’attività lavorativa, richiedere salari elevati perché legati all’anzianità di servizio, ecc. molto diverse da quelle dei lavoratori giovani. Tutto ciò rende necessario un ripensamento dell’organizzazione del lavoro… sono pronti i mercati del lavoro e le imprese ad affrontarli? Concludendo… per ora