111212 Verbale Forum Donne ODEB

Transcript

111212 Verbale Forum Donne ODEB
FORUM PROVINCIALE DELLE DONNE
12 DICEMBRE 2011 ORE 17:00
PALAZZO MAGNANI, SALA GUALDI
VERA ROMITI Coordinatrice del Forum Provinciale delle Donne
Saluta i presenti ed introduce l’argomento: la presentazione del progetto Materno Infantile chiamato
“Ospedale della Donne e del Bambino”. Un progetto corposo ed organico, certamente elaborato con
grande competenza e con finalità concrete di realizzazione.
In questi giorni difficili è importante essere pieni di speranza e visionarietà. Come si legge nel
progetto, si ha la “necessità da parte di tutti e ciascuno per la sua parte di visione, di capacità di
innovazione di senso di responsabilità”. Anche se ci vorrà del tempo, siamo fiduciosi. Come dice
Messner, famoso alpinista: “quando inizio una scalata non guardo la cima della montagna, ma il
passo successivo di fronte a me”.
SONIA MASINI Presidente della Provincia di Reggio Emilia
Riflettendo sul progetto e sulla sua visione mi è venuto ora in mente un nuovo nome: “Nascere a
Reggio Emilia”, anche se sarebbe importante condividere il titolo e sarebbe forse meglio fare un
concorso. Ci sarà modo di riflettere su questo.
Ora vorrei riflettere con voi sul tema della nascita come elemento di ottimismo e non come un
qualcosa di sanitario, come invece suggerisce l’attuale nome. Oggi ci verrà presentato questo
progetto, sono contenta di ascoltare ed approfondire, ma credo sia anche importante fissare i tempi
di questo lavoro. Abbiamo qui con noi anche “Miss Deanna”, che si è resa disponibile a collaborare
e si è già messa in moto, con l’obiettivo di alcune scadenze già a breve.
Ogni giorno che passa cambiano le condizioni in cui lavoriamo e cambiano anche le nostre
consapevolezze, il tempo passa veloce e certamente non vediamo di fronte a noi nuove fasi di
espansione della spesa pubblica. Il nostro auspicio è che la spesa pubblica venga tagliata laddove si
può risparmiare o razionalizzare, ma non nei servizi essenziali come la sanità, anche se siamo
consapevoli che anche qui ci saranno delle ripercussioni. Dobbiamo quindi mettere in campo nuove
idee, in vista dell’aggiornamento del PAL nel 2012. Questa nuova struttura dovrà stare dentro
all’idea di riorganizzazione della sanità, ma non solo, anche nella nostra visione di comunità.
Partire adesso con questa congiuntura sfavorevole ci fa partire però con grande entusiasmo: ciò
grazie alla visionarietà ed al sogno che ci guidano. Dovremo tenere in conto le compatibilità
economiche, dobbiamo certamente vedere il bene anche se i dati che abbiamo, pure su una realtà
sana come Reggio Emilia, sono dati di recessione. Le produzioni non si incrementano ed anche la
nostra Provincia è in recessione: ce ,lo dimostrano ad esempio la diminuzione del PIL e la
diminuzione del reddito pro capite. Siamo consapevoli dei passaggi particolari che abbiamo vissuto
negli anni passati, quando abbiamo continuato a crescere grazie a una sorta di sviluppo “drogato”,
in particolare in relazione all’espansione dell’edilizia. Ora è arrivato il contraccolpo. La fase di
espansione della qualità dei servizi a Reggio Emilia è stata fortemente legata a quella della crescita
economica e dobbiamo essere oggi consapevoli che la recessione di una condizionerà
inevitabilmente la recessione dell’altra.
Muoviamoci oggi con il conoscere questo nuovo progetto, un progetto di rilancio e di profonda
riflessione sull’impostazione dei nostri servizi, nell’attesa di poter dare il nostro contributo di merito
nelle future sedi opportune.
DOTT.SA ANTONELLA MESSORI
Responsabile del programma interaziendale materno infantile
Il gruppo interaziendale incaricato di redigere il progetto ha cercato innanzi tutto di elaborare
proposte condivise. Il lavoro svolto ha visto un insieme di professionisti delle due aziende e degli
ospedali del territorio lavorare insieme. Vorrei citarli tutti, sono davvero tanti i professionisti delle
due aziende e dei diversi servizi (dei reparti del Santa Maria, dei consultori, della pediatria di
comunità, ostetriche, infermieri) che hanno messo a disposizione le loro professionalità e
competenze.
L’indicazione di partenza è stata quella di far nascere il progetto da un contributo della rete dei
servizi e dei professionisti di tutta la provincia, con l’obiettivo dell’integrazione. Nel 2007 è stato
istituito il PIAMI (Programma Interaziendale Materno Infantile) coordinato fino allo scorso anno
dal dott. Nicolini e nell’ultimo anno da me. L’obiettivo del Programma è quello del Coordinamento
e della Integrazione tra i diversi nodi della rete, per sistematizzare occasioni di confronto ed
operare sui percorsi assistenziali garantendo appropriatezza, omogeneità, continuità tra ospedali e
territorio e lo scambio di esperienze tra i professionisti: è pertanto all’interno del programma che è
stato elaborato il progetto.
Il lavoro sul progetto è stato svolto da 23 professionisti cercando di cogliere l’occasione, anche
all’interno delle organizzazioni, di guardare al futuro partendo da un’analisi dell’esistente. Da qui la
formulazione di proposte, non solo rivolte al nuovo contenitore, ma intese come lettura di nuovi
bisogni emersi dall’analisi svolta, lettura intesa come ipotesi e prospettive di miglioramento
dell’offerta e dei servizi. Abbiamo cercato di proporre nuovi modelli assistenziali e organizzativi
per gestire i bisogni di salute nell’area materno infantile, nuovi modelli assistenziali e nuovi
modelli organizzativi.
Il lavoro del gruppo, oltre all’analisi del contesto effettuato dalla sottoscritta, è stato articolato in tre
sottogruppi interaziendali: uno focalizzato sul percorso assistenziale alla gravidanza fisiologica,
uno sull’area ostetrico ginecologica, il terzo sull’area pediatrica.
Ci siamo divisi i compiti secondo quattro ambiti: uno per l’analisi del contesto socio-demografico
ed epidemiologico e delle rete di offerta dei servizi (coordinato dalla dott.sa Antonella Messori),
uno per l’analisi di nuove modalità assistenziali della gravidanza fisiologica (coordinato dalla
dott.ssa Borgognoni ed ha visto coinvolte soprattutto le ostetriche con il contributo di medici
ostetrici e pediatri), uno per l’analisi delle problematiche di tipo ostetrico-ginecologico (coordinato
dal dott. Abrate) ed uno relativo all’ambito pediatrico (coordinato dal dott. Amarri).
I diversi contributi sono stati condivisi e integrati: il documento tecnico è stato presentato alle
direzioni delle due Aziende che lo hanno validato nella formulazione corrente.
Siamo dunque partiti dall’analisi del contesto socio-demografico attuale: esaminando l’andamento
del tasso di natalità (che vede un incremento dei nati superiore alla media regionale e nazionale, in
stretta relazione con l’aumento dell’immigrazione) ed il tasso di parti cesarei (indicatore di qualità
dell’assistenza per migliorare l’appropriatezza del quale stiamo lavorando tenendo conto anche che
minore è il numero di parti, maggiore è il numero di cesarei). Quest’ultimo dato è rilevante ed è
stato analizzato con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure: la riduzione dei cesarei va infatti
di pari passo con la demedicalizzazione della gestione della gravidanza e con l’elaborazione di
percorsi e modelli assistenziali diversi. Tra l’altro sono stati analizzati i dati sull’accesso ai
consultori o agli specialisti privati, rilevando numeri differenti tra le donne italiane e le donne
straniere. E’ stata sviluppata una seria riflessione sulla gestione della gravidanza fisiologica da parte
dell’ostetrica così come previsto dalla Delibera di giunta regionale n° 533 del 2008 . Nella nostra
provincia si è sviluppato nei consultori un progetto di gestione delle gravidanze fisiologiche in
autonomia da parte delle ostetriche con ottimi risultati. E’ necessario consolidare ed estendere il
modello di gestione ostetrica della gravidanza fisiologica anche negli ospedali, differenziando i
percorsi della fisiologia e della patologia.
Importante l’analisi delle attività dei punti nascita, sviluppata tenendo conto del fatto che la metà
degli oltre 5000 parti /anno avvengono presso l’ASMN. Il Santa Maria garantisce infatti, oltre al
primo livello, un riferimento anche per le gravidanze patologiche (2° e 3° livello). L’altra metà dei
parti avviene nei quattro punti nascita della provincia che possono assistere solo parti fisiologici.
Quest’ultimo punto richiede un’integrazione forte a livello provinciale: in particolare per la
diagnostica prenatale e la gestione delle gravidanze patologiche sia nella fase di diagnosi prenatale e
di percorsi di secondo livello sia per la centralizzazione presso l’Azienda Ospedaliera delle
gravidanze a rischio. I percorsi sono presenti e dovranno essere consolidati.
Nel progetto viene descritta la struttura dell’offerta nelle due aziende, sia per le componenti
ospedaliere delle due aziende che su quella territoriale sulla quale non mi soffermo nel dettaglio.
Un aspetto rilevante ai fini delle proposte del progetto, legato anche agli aspetti socio demografici
rilevati, è quello neonatologico: il numero di nati, il numero di bambini sotto il 1,5 Kg, lo sviluppo
della scienza medica e di nuove tecnologie (come la fecondazione medicalmente assistita che trova
presso l’ASMN un centro di grande rilevanza) ha ricadute assistenziali importanti e complesse
(anche se apparentemente modeste numericamente) in particolare nell’ambito della terapia intensiva
neonatale. Si tratta di un bisogno aumentato nel corso degli anni, che ha anche ricadute nell’ambito
dell’assistenza pediatrica per gli esiti di disabilità e le sequele di cronicità che ne possono derivare.
La discussione si è pertanto sviluppata nel gruppo di lavoro di ambito pediatrico, per valutare i
bisogni di assistenza per il bambino cronico, in ospedale e una necessaria integrazione con il
territorio.
Altri aspetti analizzati sono stati i volumi e la tipologia di attività delle diverse unità operative, i
percorsi con la pediatria ospedaliera nella gestione delle patologie considerando le possibilità di
trasferimento tra le diverse sedi ospedaliere (collaborazioni in questo senso vengono già messe in
atto).
Per la parte pediatrica, neurologica e psichiatrica la riflessione si è focalizzata sull’emersione di
problematiche, come i disturbi del comportamento alimentare o altri aspetti che riguardano il
disagio in adolescenza (riferimento in ambito ospedaliero e di continuità con il territorio) e si è
tentato di definire meglio quale possa essere l’area di riferimento pediatrica anche in coerenza con
gli indirizzi internazionali e le norme regionali di accreditamento, che prevedono l’ampliamento
della fascia di età da 0 ai 18 anni. Abbiamo poi avuto il contributo della pediatria di libera scelta,
con una prospettiva di integrazione dei percorsi con la pediatria di famiglia.
Questi gli elementi essenziali, in linea con gli 11 obiettivi del percorso nascita previsti dalla DGR
533/2008, su cui stiamo lavorando (si vedano allegati in appendice). Tra questi il controllo del
dolore nel travaglio del parto, considerando non solo parto analgesia, ma anche le diverse
opportunità meno medicalizzate e non farmacologiche, opportunità e informazioni che dobbiamo
essere capaci di dare alle donne, affinché possano compiere scelte consapevoli e informate e
accanto a questo temi come l’allattamento al seno o la gestione dei disturbi emozionali in
gravidanza, parto e puerperio.
DOTT. MARTINO ABRATE
Il quadro delineato già dalla dott.sa Messori è quello di un profondo mutamento della nostra società,
di complessità anche culturale, con una struttura famigliare che è cambiata rispetto al passato. E’
importante quindi che la risposta delle strutture sanitarie sia capace di mettere in campo nuove
competenze, nuovi saperi, ponendo la persona al centro della cura. Curare avendo cura è la nostra
filosofia. Dobbiamo riprogettare gli aspetti tecnico scientifici, l’ambito della relazione,
l’organizzazione dei tempi e degli spazi, poiché le esigenze di salute sono in continua evoluzione.
In questa nuova struttura che proponiamo assistenza, formazione continua e ricerca dovranno essere
un tutt’uno, in una relazione istituzionalizzata con altri soggetti, in primis l’Università di Modena e
Reggio Emilia.
Quali risposte dare dunque ai nuovi bisogni?
Partendo dall’area ostetrica abbiamo pensato a nuove strutture, più sale parto, ma anche una nuova
filosofia che preveda percorsi differenziati per la gravidanza:
- Un percorso per la gravidanza fisiologica, con centri nascita dove si evita la
medicalizzazione inappropriata del parto valorizzando le competenze della donna e della
coppia ed anche il ruolo dell’ostetrica, con tempi brevi di degenza, sempre in relazione con
la struttura territoriale e con i pediatri di famiglia, che garantisca un puerperio protetto (Ad
esempio il progetto latte e coccole);
- Un secondo percorso sempre per gravidanze fisiologiche, ma per madri che non vogliono
accedere al centro nascita perché reticenti ad essere affidare solo all’ostetrica, quindi con
una medicalizzazione maggiore;
- Un ultimo percorso per gravidanze patologiche ad alto rischio, in collegamento con la
terapia intensiva neonatale, con una centralizzazione quindi al Santa Maria (Si veda la
Delibera 533 della Regione Emilia Romagna), sempre avendo al centro un atteggiamento di
care.
Non abbiamo riflettuto solo sul parto, ma anche sull’area pediatrica e chirurgica, su un’area
ginecologica che tratti sia le patologie benigne che maligne con più sale operatorie (con un occhio
di riguardo alle diverse patologie, ad esempio l’endometriosi, che per essere curata necessita di
competenze multidisciplinari). Nell’ambito dell’oncologia abbiamo previsto un centro per le
neoplasie femminili non solo ginecologiche, ma anche altre, come quella al seno, per avere una
visione più olistica della donna. Tutto questo anche in funzione della nostra funzione di IRCCS.
Ci siamo poi proposti come centro di riferimento per le coppie HIV positive, per la
crioconservazione, la fecondazione medicalmente assistita, sono molte le nuove frontiere che si
aprono. Legata alla diagnostica genetica pre - impianto abbiamo fatto alle direzioni la proposta di
trasferire il laboratorio di genetica all’interno di questo dipartimento e di questa struttura, dal
momento che gran parte della sua attività è in funzione della diagnostica prenatale.
Nell’are pediatrica l’impostazione è quella dell’intensità di cura, con una terapia intensiva neonatale
(unico centro di terzo livello della provincia, che vede un aumento dell’attività sia per quantità che
per complessità) che necessita di maggiori posti letto, più una terapia intensiva post – natale (per
bambini di 3-6 mesi che hanno bisogno di competenze sia pediatriche che neonatologiche). Come
dicevamo, attualmente non c’è un livello intermedio tra il bambino sano ed il bambino con gravi
patologie, un secondo livello intermedio potrebbe ad esempio essere previsto a Guastalla. In questo
ambito è poi fondamentale il tema dell’accoglienza alle famiglie, su cui siamo consapevolmente
carenti.
Un tema da sviluppare in ambito pediatrico è quello della patologia cronica, come per le disabilità,
soprattutto in ambito motorio e neurologico, che può essere approfondito grazie anche alla presenza
della genetica clinica.
La neuropsichiatria infantile si caratterizza soprattutto per le malattie metaboliche e per le malattie
del mitocondrio: una superspecializzazione a cui sono legate anche molte patologie dell’adulto e
che si potrebbe ulteriormente sviluppare.
L’integrazione ospedale – territorio ed il rapporto con la pediatria di famiglia rimangono un
elemento fondamentale, legati a progetti di sostegno alla genitorialità, ad altri come NATI PER
LEGGERE o NATI PER LA MUSICA, ai gruppi di auto aiuto, in collegamento con altre strutture
esterne come il tribunale dei minori, il forum delle famiglie etc.
Nell’ambito della psicologia prevediamo un rilancio della psicologia clinica, anche come elemento
di sostegno all’attività formativa degli operatori (importanze il tema della relazione con gli utenti).
VERA ROMITI APRE IL DIBATTITO
MARIA MONDELLI Consigliera provinciale di parità
Interessante l’illustrazione del progetto che poteva rischiare di rimanere “un titolo”, interessante
soprattutto il fatto che si ragioni di filosofie ed obiettivi a cui seguono contenuti progettuali
concreti. Importante anche il fatto che non sia presente solo l’elemento di cura legato al parto, ma
che ci si occupi di tutto il resto a 360 gradi. Questo rappresenta un grande salto culturale, quasi un
sogno, dal momento che prima si parlava di visione.
Vorrei brevemente parlare del ruolo della consigliera di parità di vigilare sulle discriminazioni di
genere: molta della casistica che afferisce al mio ufficio riguarda problematiche sorte a seguito della
nascita di un figlio, cosa che per il mondo aziendale rappresenta tutt’ora un fastidio. Ciò ci pone
nuove problematiche non tanto riguardo al lavoro che non si trova poiché si hanno dei figli, ma
riguardo al lavoro che si perde quando si compie la scelta di un figlio. Su questo tema stiamo
promuovendo un lavoro di ricerca, per capire meglio cosa accade alle lavoratrici madri. Occorre
capire quali sono gli interlocutori da mettere attorno a un tavolo per iniziare una interlocuzione,
anche con la parte sanitaria per affrontare queste problematiche, che riguardano sì le donne ma
anche i coraggiosi nuovi papà che chiedono il congedo parentale.
LAURA SALSI Conferenza permanente delle donne PD
Vorrei intervenire a nome della Conferenza delle Donne del PD, molto attenta su questi temi. Oggi
abbiamo avuto una possibilità importante nel venire a conoscenza di questo progetto che è sì
coraggioso ed ambizioso, ma siamo convinte che Reggio Emilia possa “permettersi” di
intraprendere un percorso del genere.
Vorrei soffermarmi su un aspetto in particolare: il tempo. Alcuni anni ci separano dal completo
compimento di questo percorso, anche in relazione con la crisi che stiamo vivendo. Nel frattempo,
dobbiamo cercare di affrontare le criticità presenti. Prima della riunione abbiamo consegnato ai due
direttori ed alla presidente una lettera in cui ci premeva di sottolineare la critica situazione delle
degenze, il tema dell’affollamento nelle camere, della condivisione dei bagni. Se l’obiettivo è
mettere al centro la persona, teniamo anche presente la grave mancanza di spazi presso le nsotre
strutture.
IONE BARTOLI
Sono di una generazione che ha lottato per conquistare dei servizi, non tanto per i propri figli quanto
per i propri nipoti! Ma non per questo intendiamo desistere e continuiamo a rincorrere le nostre
utopie. Vorrei però intendere meglio ciò che si propone e per questo vorrei avere il progetto, per
leggerlo e capirlo meglio. Più conosco, più riesco a capire e meglio riesco a dare il mio contributo.
Se non ho capito male si vuole un maggiore collegamento con altri servizi, per un maggior intreccio
tra sanitario e sociale. Non vorrei però che questo intreccio rischi di essere portato troppo dentro
l’ospedale. Quello che è sul territorio va lasciato sul territorio, anzi va qualificato ulteriormente.
SONIA MASINI
Siamo di fronte a un progetto di grande qualità e va riconosciuto lo sforzo vero di Reggio Emilia
per guardare avanti, a partire dalle competenze messe in campo ed in parte anche stimolate dalle
donne reggiane. Credo che l’impostazione sia corretta, ma considererei questa una bozza, tenendo
presente che l’interlocuzione è necessaria. E’ necessario mantenersi in continuo movimento in vista
di tempi che comunque saranno medio – lunghi.
Propongo di fare una carta degli obiettivi, dei valori da condividere: partendo dai concetti di
nascere, accogliere, curare. Sono anche io d’accordo sull’obiettivo della bassa medicalizzazione,
per questo non condivido il titolo di “ospedale” come prima parola del titolo.
Ad oggi non divulgherei questo progetto, che è molto tecnico, ma ne elaborerei una sintesi più
divulgativa, che può essere data a tutte noi affinché apportiamo i nostri contributi.
Un’ultima osservazione sul tema della donna e del bambino, in relazione con il tema della
genitorialità: dobbiamo imparare ad accogliere i padri e dare un luogo anche alla paternità.
Credo che stiamo partendo bene e mi congratulo con i professionisti che hanno lavorato al progetto.
Ne risultano con evidenza i nostri saperi diffusi e la nostra capacità di mettere insieme tecniche ed
approcci per produrre una nuova qualità. E’ proprio vero che l’unione fa la forza, quando il sapere è
parcellizzato di certo non ha lo stesso impatto.
Un’ultima considerazione sul tema dell’infanzia: sono convinta che sarà possibile anche ricalibrare
una parte di economia mettendo a valore (e facendo anche diventare business) tutte le competenze
che abbiamo a Reggio Emilia sul tema dell’infanzia.
DOTT. FAUSTO NICOLINI Direttore generale AUSL Reggio Emilia
Vorrei farvi notare che sul documento non compare mai la parola eccellenza, che farebbe comparire
il tutto come una cattedrale nel deserto. L’eccellenza sta anche nel nostro quotidiano, credo che
tendere all’eccellenza stia nel nostro lavoro di tutti i giorni.
Un’altra considerazione che vorrei fare, da pediatra quale sono, è che la visionarietà di questo
progetto, al di là della nostra capacità di realizzarlo anche compatibilmente con le risorse
disponibili, rappresenta un rilancio culturale e di approccio che non si trova in altri territori, ma che
è presente e forte qui a Reggio Emilia e questo è importante.
Terza considerazione è che la medicina sta diventando sempre più complessa: si discute di
medicalizzazione di non medicalizzazione; la struttura della famiglia e la genitorialità si sono
modificate e spesso sono le donne stesse che ti portano a medicalizzare. Ho una mia posizione sul
parto in casa, su cui non sono d’accordo, ma sono d’accordo sul fatto che vadano resi più
accoglienti e famigliari gli ospedali. Cambiano le competenze della medicina e cambiano le
aspettative delle persone, ciò deve avvenire nel rispetto dei meccanismi fisiologici, ma anche con la
sicurezza delle persone come riferimento.
Appendice: si allegano gli 11 obiettivi previsti dalla DGR 533/2008 sul Percorso Nascita
Obiettivo 1: Realizzare una razionalizzazione delle metodiche invasive utilizzate per la diagnosi prenatale di anomalie
cromosomiche, mediante l’uso di metodologie finalizzate alla ridefinizione del rischio e all’aumento dell’efficienza della
diagnosi prenatale.
Obiettivo 2: Predisporre un percorso razionale della diagnostica ecografica delle anomalie morfologiche fetali, ivi
inclusa la possibilità di eseguire gli opportuni approfondimenti diagnostici finalizzati ad una migliore definizione della
prognosi e all’offerta di un adeguato e tempestivo counselling alla donna.
Obiettivo 3: Applicare le linee di indirizzo regionale per la ridefinizione del ruolo dell’ostetrica e la sua integrazione
con le altre figure professionali nell’assistenza al percorso nascita (gravidanza, parto, puerperio), con la costruzione di
modelli assistenziali che vedano al centro la donna e la sua famiglia.
Obiettivo 4: Promuovere e consolidare l’adozione delle linee guida sul “controllo del benessere fetale in travaglio di
parto” per la valutazione e la modifica delle prassi assistenziali al travaglio di parto in termini di appropriatezza degli
interventi, di definizione dei ruoli professionali, introducendo criteri di migliore pratica clinica basati su prove di
efficacia.
Obiettivo 5: Migliorare l’assistenza ai disturbi emozionali della donna in gravidanza e nel primo anno di vita del
bambino anche sperimentando interventi di prevenzione e terapeutici che completino l’assistenza al percorso nascita.
Obiettivo 6: Attivare interventi di supporto alla relazione madre-bambino e di promozione e sostegno dell’allattamento
al seno.
Obiettivo 7: Favorire il processo di ascolto dell’opinione delle donne e delle coppie che hanno
accesso ai servizi per il percorso nascita, mediante l’adozione di strumenti e modalità di indagine
specifici”.
Obiettivo 8: Garantire un miglioramento della prassi diagnostico assistenziale in caso di nato morto, evidenziando gli
interventi atti a ridurre la natimortalità e favorire un miglioramento nella qualità dei dati raccolti e nella
comunicazione e degli interventi di supporto rivolti alle famiglie.
Obiettivo 9: Garantire un’assistenza qualificata al travaglio e al parto fisiologico in ambiente extraospedaliero.
Obiettivo10: Garantire a tutte le gravide i corsi prenatali di base in quanto interventi educativi a tutela della
maternità e sperimentare una offerta attiva dei corsi di accompagnamento alla nascita in grado di raggiungere la
popolazione svantaggiata.
Obiettivo 11: Aumentare le conoscenze e l’attenzione dei professionisti e delle donne al tema “il dolore nel parto”,
anche attraverso sperimentazioni controllate di metodiche farmacologiche e non farmacologiche”.