111212 Verbale Forum Donne ODEB
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FORUM PROVINCIALE DELLE DONNE 12 DICEMBRE 2011 ORE 17:00 PALAZZO MAGNANI, SALA GUALDI VERA ROMITI Coordinatrice del Forum Provinciale delle Donne Saluta i presenti ed introduce l’argomento: la presentazione del progetto Materno Infantile chiamato “Ospedale della Donne e del Bambino”. Un progetto corposo ed organico, certamente elaborato con grande competenza e con finalità concrete di realizzazione. In questi giorni difficili è importante essere pieni di speranza e visionarietà. Come si legge nel progetto, si ha la “necessità da parte di tutti e ciascuno per la sua parte di visione, di capacità di innovazione di senso di responsabilità”. Anche se ci vorrà del tempo, siamo fiduciosi. Come dice Messner, famoso alpinista: “quando inizio una scalata non guardo la cima della montagna, ma il passo successivo di fronte a me”. SONIA MASINI Presidente della Provincia di Reggio Emilia Riflettendo sul progetto e sulla sua visione mi è venuto ora in mente un nuovo nome: “Nascere a Reggio Emilia”, anche se sarebbe importante condividere il titolo e sarebbe forse meglio fare un concorso. Ci sarà modo di riflettere su questo. Ora vorrei riflettere con voi sul tema della nascita come elemento di ottimismo e non come un qualcosa di sanitario, come invece suggerisce l’attuale nome. Oggi ci verrà presentato questo progetto, sono contenta di ascoltare ed approfondire, ma credo sia anche importante fissare i tempi di questo lavoro. Abbiamo qui con noi anche “Miss Deanna”, che si è resa disponibile a collaborare e si è già messa in moto, con l’obiettivo di alcune scadenze già a breve. Ogni giorno che passa cambiano le condizioni in cui lavoriamo e cambiano anche le nostre consapevolezze, il tempo passa veloce e certamente non vediamo di fronte a noi nuove fasi di espansione della spesa pubblica. Il nostro auspicio è che la spesa pubblica venga tagliata laddove si può risparmiare o razionalizzare, ma non nei servizi essenziali come la sanità, anche se siamo consapevoli che anche qui ci saranno delle ripercussioni. Dobbiamo quindi mettere in campo nuove idee, in vista dell’aggiornamento del PAL nel 2012. Questa nuova struttura dovrà stare dentro all’idea di riorganizzazione della sanità, ma non solo, anche nella nostra visione di comunità. Partire adesso con questa congiuntura sfavorevole ci fa partire però con grande entusiasmo: ciò grazie alla visionarietà ed al sogno che ci guidano. Dovremo tenere in conto le compatibilità economiche, dobbiamo certamente vedere il bene anche se i dati che abbiamo, pure su una realtà sana come Reggio Emilia, sono dati di recessione. Le produzioni non si incrementano ed anche la nostra Provincia è in recessione: ce ,lo dimostrano ad esempio la diminuzione del PIL e la diminuzione del reddito pro capite. Siamo consapevoli dei passaggi particolari che abbiamo vissuto negli anni passati, quando abbiamo continuato a crescere grazie a una sorta di sviluppo “drogato”, in particolare in relazione all’espansione dell’edilizia. Ora è arrivato il contraccolpo. La fase di espansione della qualità dei servizi a Reggio Emilia è stata fortemente legata a quella della crescita economica e dobbiamo essere oggi consapevoli che la recessione di una condizionerà inevitabilmente la recessione dell’altra. Muoviamoci oggi con il conoscere questo nuovo progetto, un progetto di rilancio e di profonda riflessione sull’impostazione dei nostri servizi, nell’attesa di poter dare il nostro contributo di merito nelle future sedi opportune. DOTT.SA ANTONELLA MESSORI Responsabile del programma interaziendale materno infantile Il gruppo interaziendale incaricato di redigere il progetto ha cercato innanzi tutto di elaborare proposte condivise. Il lavoro svolto ha visto un insieme di professionisti delle due aziende e degli ospedali del territorio lavorare insieme. Vorrei citarli tutti, sono davvero tanti i professionisti delle due aziende e dei diversi servizi (dei reparti del Santa Maria, dei consultori, della pediatria di comunità, ostetriche, infermieri) che hanno messo a disposizione le loro professionalità e competenze. L’indicazione di partenza è stata quella di far nascere il progetto da un contributo della rete dei servizi e dei professionisti di tutta la provincia, con l’obiettivo dell’integrazione. Nel 2007 è stato istituito il PIAMI (Programma Interaziendale Materno Infantile) coordinato fino allo scorso anno dal dott. Nicolini e nell’ultimo anno da me. L’obiettivo del Programma è quello del Coordinamento e della Integrazione tra i diversi nodi della rete, per sistematizzare occasioni di confronto ed operare sui percorsi assistenziali garantendo appropriatezza, omogeneità, continuità tra ospedali e territorio e lo scambio di esperienze tra i professionisti: è pertanto all’interno del programma che è stato elaborato il progetto. Il lavoro sul progetto è stato svolto da 23 professionisti cercando di cogliere l’occasione, anche all’interno delle organizzazioni, di guardare al futuro partendo da un’analisi dell’esistente. Da qui la formulazione di proposte, non solo rivolte al nuovo contenitore, ma intese come lettura di nuovi bisogni emersi dall’analisi svolta, lettura intesa come ipotesi e prospettive di miglioramento dell’offerta e dei servizi. Abbiamo cercato di proporre nuovi modelli assistenziali e organizzativi per gestire i bisogni di salute nell’area materno infantile, nuovi modelli assistenziali e nuovi modelli organizzativi. Il lavoro del gruppo, oltre all’analisi del contesto effettuato dalla sottoscritta, è stato articolato in tre sottogruppi interaziendali: uno focalizzato sul percorso assistenziale alla gravidanza fisiologica, uno sull’area ostetrico ginecologica, il terzo sull’area pediatrica. Ci siamo divisi i compiti secondo quattro ambiti: uno per l’analisi del contesto socio-demografico ed epidemiologico e delle rete di offerta dei servizi (coordinato dalla dott.sa Antonella Messori), uno per l’analisi di nuove modalità assistenziali della gravidanza fisiologica (coordinato dalla dott.ssa Borgognoni ed ha visto coinvolte soprattutto le ostetriche con il contributo di medici ostetrici e pediatri), uno per l’analisi delle problematiche di tipo ostetrico-ginecologico (coordinato dal dott. Abrate) ed uno relativo all’ambito pediatrico (coordinato dal dott. Amarri). I diversi contributi sono stati condivisi e integrati: il documento tecnico è stato presentato alle direzioni delle due Aziende che lo hanno validato nella formulazione corrente. Siamo dunque partiti dall’analisi del contesto socio-demografico attuale: esaminando l’andamento del tasso di natalità (che vede un incremento dei nati superiore alla media regionale e nazionale, in stretta relazione con l’aumento dell’immigrazione) ed il tasso di parti cesarei (indicatore di qualità dell’assistenza per migliorare l’appropriatezza del quale stiamo lavorando tenendo conto anche che minore è il numero di parti, maggiore è il numero di cesarei). Quest’ultimo dato è rilevante ed è stato analizzato con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure: la riduzione dei cesarei va infatti di pari passo con la demedicalizzazione della gestione della gravidanza e con l’elaborazione di percorsi e modelli assistenziali diversi. Tra l’altro sono stati analizzati i dati sull’accesso ai consultori o agli specialisti privati, rilevando numeri differenti tra le donne italiane e le donne straniere. E’ stata sviluppata una seria riflessione sulla gestione della gravidanza fisiologica da parte dell’ostetrica così come previsto dalla Delibera di giunta regionale n° 533 del 2008 . Nella nostra provincia si è sviluppato nei consultori un progetto di gestione delle gravidanze fisiologiche in autonomia da parte delle ostetriche con ottimi risultati. E’ necessario consolidare ed estendere il modello di gestione ostetrica della gravidanza fisiologica anche negli ospedali, differenziando i percorsi della fisiologia e della patologia. Importante l’analisi delle attività dei punti nascita, sviluppata tenendo conto del fatto che la metà degli oltre 5000 parti /anno avvengono presso l’ASMN. Il Santa Maria garantisce infatti, oltre al primo livello, un riferimento anche per le gravidanze patologiche (2° e 3° livello). L’altra metà dei parti avviene nei quattro punti nascita della provincia che possono assistere solo parti fisiologici. Quest’ultimo punto richiede un’integrazione forte a livello provinciale: in particolare per la diagnostica prenatale e la gestione delle gravidanze patologiche sia nella fase di diagnosi prenatale e di percorsi di secondo livello sia per la centralizzazione presso l’Azienda Ospedaliera delle gravidanze a rischio. I percorsi sono presenti e dovranno essere consolidati. Nel progetto viene descritta la struttura dell’offerta nelle due aziende, sia per le componenti ospedaliere delle due aziende che su quella territoriale sulla quale non mi soffermo nel dettaglio. Un aspetto rilevante ai fini delle proposte del progetto, legato anche agli aspetti socio demografici rilevati, è quello neonatologico: il numero di nati, il numero di bambini sotto il 1,5 Kg, lo sviluppo della scienza medica e di nuove tecnologie (come la fecondazione medicalmente assistita che trova presso l’ASMN un centro di grande rilevanza) ha ricadute assistenziali importanti e complesse (anche se apparentemente modeste numericamente) in particolare nell’ambito della terapia intensiva neonatale. Si tratta di un bisogno aumentato nel corso degli anni, che ha anche ricadute nell’ambito dell’assistenza pediatrica per gli esiti di disabilità e le sequele di cronicità che ne possono derivare. La discussione si è pertanto sviluppata nel gruppo di lavoro di ambito pediatrico, per valutare i bisogni di assistenza per il bambino cronico, in ospedale e una necessaria integrazione con il territorio. Altri aspetti analizzati sono stati i volumi e la tipologia di attività delle diverse unità operative, i percorsi con la pediatria ospedaliera nella gestione delle patologie considerando le possibilità di trasferimento tra le diverse sedi ospedaliere (collaborazioni in questo senso vengono già messe in atto). Per la parte pediatrica, neurologica e psichiatrica la riflessione si è focalizzata sull’emersione di problematiche, come i disturbi del comportamento alimentare o altri aspetti che riguardano il disagio in adolescenza (riferimento in ambito ospedaliero e di continuità con il territorio) e si è tentato di definire meglio quale possa essere l’area di riferimento pediatrica anche in coerenza con gli indirizzi internazionali e le norme regionali di accreditamento, che prevedono l’ampliamento della fascia di età da 0 ai 18 anni. Abbiamo poi avuto il contributo della pediatria di libera scelta, con una prospettiva di integrazione dei percorsi con la pediatria di famiglia. Questi gli elementi essenziali, in linea con gli 11 obiettivi del percorso nascita previsti dalla DGR 533/2008, su cui stiamo lavorando (si vedano allegati in appendice). Tra questi il controllo del dolore nel travaglio del parto, considerando non solo parto analgesia, ma anche le diverse opportunità meno medicalizzate e non farmacologiche, opportunità e informazioni che dobbiamo essere capaci di dare alle donne, affinché possano compiere scelte consapevoli e informate e accanto a questo temi come l’allattamento al seno o la gestione dei disturbi emozionali in gravidanza, parto e puerperio. DOTT. MARTINO ABRATE Il quadro delineato già dalla dott.sa Messori è quello di un profondo mutamento della nostra società, di complessità anche culturale, con una struttura famigliare che è cambiata rispetto al passato. E’ importante quindi che la risposta delle strutture sanitarie sia capace di mettere in campo nuove competenze, nuovi saperi, ponendo la persona al centro della cura. Curare avendo cura è la nostra filosofia. Dobbiamo riprogettare gli aspetti tecnico scientifici, l’ambito della relazione, l’organizzazione dei tempi e degli spazi, poiché le esigenze di salute sono in continua evoluzione. In questa nuova struttura che proponiamo assistenza, formazione continua e ricerca dovranno essere un tutt’uno, in una relazione istituzionalizzata con altri soggetti, in primis l’Università di Modena e Reggio Emilia. Quali risposte dare dunque ai nuovi bisogni? Partendo dall’area ostetrica abbiamo pensato a nuove strutture, più sale parto, ma anche una nuova filosofia che preveda percorsi differenziati per la gravidanza: - Un percorso per la gravidanza fisiologica, con centri nascita dove si evita la medicalizzazione inappropriata del parto valorizzando le competenze della donna e della coppia ed anche il ruolo dell’ostetrica, con tempi brevi di degenza, sempre in relazione con la struttura territoriale e con i pediatri di famiglia, che garantisca un puerperio protetto (Ad esempio il progetto latte e coccole); - Un secondo percorso sempre per gravidanze fisiologiche, ma per madri che non vogliono accedere al centro nascita perché reticenti ad essere affidare solo all’ostetrica, quindi con una medicalizzazione maggiore; - Un ultimo percorso per gravidanze patologiche ad alto rischio, in collegamento con la terapia intensiva neonatale, con una centralizzazione quindi al Santa Maria (Si veda la Delibera 533 della Regione Emilia Romagna), sempre avendo al centro un atteggiamento di care. Non abbiamo riflettuto solo sul parto, ma anche sull’area pediatrica e chirurgica, su un’area ginecologica che tratti sia le patologie benigne che maligne con più sale operatorie (con un occhio di riguardo alle diverse patologie, ad esempio l’endometriosi, che per essere curata necessita di competenze multidisciplinari). Nell’ambito dell’oncologia abbiamo previsto un centro per le neoplasie femminili non solo ginecologiche, ma anche altre, come quella al seno, per avere una visione più olistica della donna. Tutto questo anche in funzione della nostra funzione di IRCCS. Ci siamo poi proposti come centro di riferimento per le coppie HIV positive, per la crioconservazione, la fecondazione medicalmente assistita, sono molte le nuove frontiere che si aprono. Legata alla diagnostica genetica pre - impianto abbiamo fatto alle direzioni la proposta di trasferire il laboratorio di genetica all’interno di questo dipartimento e di questa struttura, dal momento che gran parte della sua attività è in funzione della diagnostica prenatale. Nell’are pediatrica l’impostazione è quella dell’intensità di cura, con una terapia intensiva neonatale (unico centro di terzo livello della provincia, che vede un aumento dell’attività sia per quantità che per complessità) che necessita di maggiori posti letto, più una terapia intensiva post – natale (per bambini di 3-6 mesi che hanno bisogno di competenze sia pediatriche che neonatologiche). Come dicevamo, attualmente non c’è un livello intermedio tra il bambino sano ed il bambino con gravi patologie, un secondo livello intermedio potrebbe ad esempio essere previsto a Guastalla. In questo ambito è poi fondamentale il tema dell’accoglienza alle famiglie, su cui siamo consapevolmente carenti. Un tema da sviluppare in ambito pediatrico è quello della patologia cronica, come per le disabilità, soprattutto in ambito motorio e neurologico, che può essere approfondito grazie anche alla presenza della genetica clinica. La neuropsichiatria infantile si caratterizza soprattutto per le malattie metaboliche e per le malattie del mitocondrio: una superspecializzazione a cui sono legate anche molte patologie dell’adulto e che si potrebbe ulteriormente sviluppare. L’integrazione ospedale – territorio ed il rapporto con la pediatria di famiglia rimangono un elemento fondamentale, legati a progetti di sostegno alla genitorialità, ad altri come NATI PER LEGGERE o NATI PER LA MUSICA, ai gruppi di auto aiuto, in collegamento con altre strutture esterne come il tribunale dei minori, il forum delle famiglie etc. Nell’ambito della psicologia prevediamo un rilancio della psicologia clinica, anche come elemento di sostegno all’attività formativa degli operatori (importanze il tema della relazione con gli utenti). VERA ROMITI APRE IL DIBATTITO MARIA MONDELLI Consigliera provinciale di parità Interessante l’illustrazione del progetto che poteva rischiare di rimanere “un titolo”, interessante soprattutto il fatto che si ragioni di filosofie ed obiettivi a cui seguono contenuti progettuali concreti. Importante anche il fatto che non sia presente solo l’elemento di cura legato al parto, ma che ci si occupi di tutto il resto a 360 gradi. Questo rappresenta un grande salto culturale, quasi un sogno, dal momento che prima si parlava di visione. Vorrei brevemente parlare del ruolo della consigliera di parità di vigilare sulle discriminazioni di genere: molta della casistica che afferisce al mio ufficio riguarda problematiche sorte a seguito della nascita di un figlio, cosa che per il mondo aziendale rappresenta tutt’ora un fastidio. Ciò ci pone nuove problematiche non tanto riguardo al lavoro che non si trova poiché si hanno dei figli, ma riguardo al lavoro che si perde quando si compie la scelta di un figlio. Su questo tema stiamo promuovendo un lavoro di ricerca, per capire meglio cosa accade alle lavoratrici madri. Occorre capire quali sono gli interlocutori da mettere attorno a un tavolo per iniziare una interlocuzione, anche con la parte sanitaria per affrontare queste problematiche, che riguardano sì le donne ma anche i coraggiosi nuovi papà che chiedono il congedo parentale. LAURA SALSI Conferenza permanente delle donne PD Vorrei intervenire a nome della Conferenza delle Donne del PD, molto attenta su questi temi. Oggi abbiamo avuto una possibilità importante nel venire a conoscenza di questo progetto che è sì coraggioso ed ambizioso, ma siamo convinte che Reggio Emilia possa “permettersi” di intraprendere un percorso del genere. Vorrei soffermarmi su un aspetto in particolare: il tempo. Alcuni anni ci separano dal completo compimento di questo percorso, anche in relazione con la crisi che stiamo vivendo. Nel frattempo, dobbiamo cercare di affrontare le criticità presenti. Prima della riunione abbiamo consegnato ai due direttori ed alla presidente una lettera in cui ci premeva di sottolineare la critica situazione delle degenze, il tema dell’affollamento nelle camere, della condivisione dei bagni. Se l’obiettivo è mettere al centro la persona, teniamo anche presente la grave mancanza di spazi presso le nsotre strutture. IONE BARTOLI Sono di una generazione che ha lottato per conquistare dei servizi, non tanto per i propri figli quanto per i propri nipoti! Ma non per questo intendiamo desistere e continuiamo a rincorrere le nostre utopie. Vorrei però intendere meglio ciò che si propone e per questo vorrei avere il progetto, per leggerlo e capirlo meglio. Più conosco, più riesco a capire e meglio riesco a dare il mio contributo. Se non ho capito male si vuole un maggiore collegamento con altri servizi, per un maggior intreccio tra sanitario e sociale. Non vorrei però che questo intreccio rischi di essere portato troppo dentro l’ospedale. Quello che è sul territorio va lasciato sul territorio, anzi va qualificato ulteriormente. SONIA MASINI Siamo di fronte a un progetto di grande qualità e va riconosciuto lo sforzo vero di Reggio Emilia per guardare avanti, a partire dalle competenze messe in campo ed in parte anche stimolate dalle donne reggiane. Credo che l’impostazione sia corretta, ma considererei questa una bozza, tenendo presente che l’interlocuzione è necessaria. E’ necessario mantenersi in continuo movimento in vista di tempi che comunque saranno medio – lunghi. Propongo di fare una carta degli obiettivi, dei valori da condividere: partendo dai concetti di nascere, accogliere, curare. Sono anche io d’accordo sull’obiettivo della bassa medicalizzazione, per questo non condivido il titolo di “ospedale” come prima parola del titolo. Ad oggi non divulgherei questo progetto, che è molto tecnico, ma ne elaborerei una sintesi più divulgativa, che può essere data a tutte noi affinché apportiamo i nostri contributi. Un’ultima osservazione sul tema della donna e del bambino, in relazione con il tema della genitorialità: dobbiamo imparare ad accogliere i padri e dare un luogo anche alla paternità. Credo che stiamo partendo bene e mi congratulo con i professionisti che hanno lavorato al progetto. Ne risultano con evidenza i nostri saperi diffusi e la nostra capacità di mettere insieme tecniche ed approcci per produrre una nuova qualità. E’ proprio vero che l’unione fa la forza, quando il sapere è parcellizzato di certo non ha lo stesso impatto. Un’ultima considerazione sul tema dell’infanzia: sono convinta che sarà possibile anche ricalibrare una parte di economia mettendo a valore (e facendo anche diventare business) tutte le competenze che abbiamo a Reggio Emilia sul tema dell’infanzia. DOTT. FAUSTO NICOLINI Direttore generale AUSL Reggio Emilia Vorrei farvi notare che sul documento non compare mai la parola eccellenza, che farebbe comparire il tutto come una cattedrale nel deserto. L’eccellenza sta anche nel nostro quotidiano, credo che tendere all’eccellenza stia nel nostro lavoro di tutti i giorni. Un’altra considerazione che vorrei fare, da pediatra quale sono, è che la visionarietà di questo progetto, al di là della nostra capacità di realizzarlo anche compatibilmente con le risorse disponibili, rappresenta un rilancio culturale e di approccio che non si trova in altri territori, ma che è presente e forte qui a Reggio Emilia e questo è importante. Terza considerazione è che la medicina sta diventando sempre più complessa: si discute di medicalizzazione di non medicalizzazione; la struttura della famiglia e la genitorialità si sono modificate e spesso sono le donne stesse che ti portano a medicalizzare. Ho una mia posizione sul parto in casa, su cui non sono d’accordo, ma sono d’accordo sul fatto che vadano resi più accoglienti e famigliari gli ospedali. Cambiano le competenze della medicina e cambiano le aspettative delle persone, ciò deve avvenire nel rispetto dei meccanismi fisiologici, ma anche con la sicurezza delle persone come riferimento. Appendice: si allegano gli 11 obiettivi previsti dalla DGR 533/2008 sul Percorso Nascita Obiettivo 1: Realizzare una razionalizzazione delle metodiche invasive utilizzate per la diagnosi prenatale di anomalie cromosomiche, mediante l’uso di metodologie finalizzate alla ridefinizione del rischio e all’aumento dell’efficienza della diagnosi prenatale. Obiettivo 2: Predisporre un percorso razionale della diagnostica ecografica delle anomalie morfologiche fetali, ivi inclusa la possibilità di eseguire gli opportuni approfondimenti diagnostici finalizzati ad una migliore definizione della prognosi e all’offerta di un adeguato e tempestivo counselling alla donna. Obiettivo 3: Applicare le linee di indirizzo regionale per la ridefinizione del ruolo dell’ostetrica e la sua integrazione con le altre figure professionali nell’assistenza al percorso nascita (gravidanza, parto, puerperio), con la costruzione di modelli assistenziali che vedano al centro la donna e la sua famiglia. Obiettivo 4: Promuovere e consolidare l’adozione delle linee guida sul “controllo del benessere fetale in travaglio di parto” per la valutazione e la modifica delle prassi assistenziali al travaglio di parto in termini di appropriatezza degli interventi, di definizione dei ruoli professionali, introducendo criteri di migliore pratica clinica basati su prove di efficacia. Obiettivo 5: Migliorare l’assistenza ai disturbi emozionali della donna in gravidanza e nel primo anno di vita del bambino anche sperimentando interventi di prevenzione e terapeutici che completino l’assistenza al percorso nascita. Obiettivo 6: Attivare interventi di supporto alla relazione madre-bambino e di promozione e sostegno dell’allattamento al seno. Obiettivo 7: Favorire il processo di ascolto dell’opinione delle donne e delle coppie che hanno accesso ai servizi per il percorso nascita, mediante l’adozione di strumenti e modalità di indagine specifici”. Obiettivo 8: Garantire un miglioramento della prassi diagnostico assistenziale in caso di nato morto, evidenziando gli interventi atti a ridurre la natimortalità e favorire un miglioramento nella qualità dei dati raccolti e nella comunicazione e degli interventi di supporto rivolti alle famiglie. Obiettivo 9: Garantire un’assistenza qualificata al travaglio e al parto fisiologico in ambiente extraospedaliero. Obiettivo10: Garantire a tutte le gravide i corsi prenatali di base in quanto interventi educativi a tutela della maternità e sperimentare una offerta attiva dei corsi di accompagnamento alla nascita in grado di raggiungere la popolazione svantaggiata. Obiettivo 11: Aumentare le conoscenze e l’attenzione dei professionisti e delle donne al tema “il dolore nel parto”, anche attraverso sperimentazioni controllate di metodiche farmacologiche e non farmacologiche”.