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LUIGI BARTOLOZZI (*) - GIOVANNI GALIPÒ (*)
PRIME ESPERIENZE DI APPLICAZIONE DEL PIANO
DI GESTIONE E SILVOMUSEO DELLA RISERVA
NATURALE STATALE BIOGENETICA DI VALLOMBROSA
Considerate le peculiarità del nuovo Piano di Gestione della Riserva Naturale Biogenetica di Vallombrosa, decisamente innovativo nei suoi caratteri fondamentali, è apparso fin da subito estremamente interessante monitorare in dettaglio le
varie tipologie di intervento. Saranno qui brevemente descritti alcuni casi rappresentativi di questi primi anni di applicazione. Alla luce delle attuali caratteristiche
del mercato, fatte salve le finalità istituzionali perseguite dall’Amministrazione
Forestale di Vallombrosa, si evince l’importanza ed il valore intrinseco di uno strumento di gestione flessibile, aperto sia alle esigenze del gestore che a quelle dell’ecosistema.
Parole chiave: gestione; flessibilità; biodiversità; utilizzazioni forestali; professionalità.
Key words: management; flexibility; biodiversity; forest harvesting; professionalism.
CASI DI STUDIO
N. 1 (anno 2007)
In Tabella 1 sono sintetizzate le caratteristiche principali dell’unità colturale (UC) 111, comparto 10. Si tratta di una pendice lieve
caratterizzata da una fustaia di abete a densità colma. Il profilo è
uniforme a copertura monoplana. Nei pressi dell’UC 191 vi è un
nucleo di peccio eccessivamente denso in stadio di perticaia. Esso presenta condizioni vegetative mediocri. Vi sono individui morti in piedi
e soggetti dal portamento filato. Nella parte bassa e nella zona centrale dell’UC si trova una fustaia di abete con inclusioni di faggio e castagno. Sono presenti anche alcuni individui di pino laricio. A causa di
(*) Corpo Forestale dello Stato, Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Vallombrosa.
ANNALI A.I.S.F., Vol. LVIII, 2009: 201-212
202
alcuni schianti si sono aperti dei vuoti di ampiezza pari a 100-150 m2
circa. Vi è rinnovazione di abete e faggio che tende a concentrarsi in
prossimità dei soggetti adulti di castagno e faggio (CIANCIO, 2009).
La fase preliminare di raccolta dei dati necessari per l’autorizzazione dell’intervento ai sensi della vigente normativa forestale regionale
(L.R. 21 marzo 2000 n. 39, D.P.G.R. 8 agosto 2003 n. 48/R e s.m.i.) si è
svolta col prezioso contributo degli studenti del corso di laurea in
Scienze Forestali ed Ambientali, in sede di esercitazione estiva. Alla
presenza degli stessi studenti è stato effettuato l’intervento: diradamento di tipo basso e grado moderato con rimozione di eventuali piante a
rischio caduta lungo le strade. Dello stesso si sintetizzano in Tabella 2 le
caratteristiche principali, in estratto dalla Dichiarazione di taglio trasmessa alla Comunità Montana della Montagna Fiorentina.
In conformità a quanto previsto dal piano dei sistemi di esbosco,
considerato che l’unità colturale, peraltro non molto estesa, è completamente circondata da viabilità principale e secondaria, è stato effettuato direttamente l’esbosco a strascico del materiale al vicino imposto in
località «Prato alla culla» con l’ausilio di trattore agricolo DT con allestimento forestale.
Tabella 1 – Caratteristiche della unità colturale 111.
Unità Località
colturale
111
Metato
Fornace
Tipologia
colturale
Superificie
ha
Età
anni
Fertilità
Esposizione
Fustaia
di abete bianco
ed altre confiere
1.8407
n.d.
(circa 60)
5
O
Pendenza Quota
massima
m
%
s.l.m.
40
972
Tabella 2 – Caratteristiche dell’intervento.
Unità colturale
Superificie interessata
dall’intervento
ha
Provvigione legnosa
pre-intervento
m3
Ripresa
m3
Ripresa
%
111
1.8407
1174.9
163
14
N. 2 (anno 2008)
In Tabella 3 sono sintetizzate le caratteristiche principali dell’unità colturale 56, comparto 3. Si tratta di una pendice moderata con
tratti ripidi in basso. È caratterizzata da una giovane fustaia di abete a
densità eccessiva con profilo uniforme. In basso è presente una fascia
203
mista di douglasia (85%) e abete (15%) e un popolamento di peccio
in stadio di giovane fustaia a densità eccessiva. Sono presenti sporadici soggetti di pino laricio, castagno e altre latifoglie: carpino, cerro e
salicone (CIANCIO, 2009).
Anche in questo caso, la fase di raccolta dei dati necessari per
l’autorizzazione dell’intervento ai sensi della vigente normativa sopra
citata si è svolta in collaborazione con gli studenti del corso di laurea
in Scienze Forestali ed Ambientali, in sede di esercitazione estiva.
Alla presenza degli studenti è stato effettuato l’intervento: diradamento di tipo basso e grado moderato con rimozione di eventuali
piante a rischio caduta lungo le strade. Ne sono sintetizzate in Tabella 4 le caratteristiche principali, in estratto dalla Dichiarazione di
taglio trasmessa alla Comunità Montana della Montagna Fiorentina.
In occasione di questo intervento è stata ripristinata l’importante
quanto efficace consuetudine di procedere al concentramento del
materiale legnoso, allo scopo di razionalizzare la successiva fase di
esbosco. È stato all’uopo utilizzato un trattore agricolo DT miniarticolato su gran parte della superficie d’intervento. Nella parte centrale
dell’unità colturale, per l’elevata pendenza, si è proceduto mediante
avvallamento manuale. Il concentramento del materiale ha consentito
di facilitare notevolmente le operazioni di esbosco nonché di evitare,
in molteplici casi, il danneggiamento delle piante «in piedi». Anche in
questo caso è stato impiegato un trattore agricolo DT con allestimento
forestale.
Tabella 3 – Caratteristiche della unità colturale 56.
Unità Località
colturale
56
Soglio
Tipologia
colturale
Superificie
ha
Età
anni
Fertilità
Esposizione
Fustaia
di abete bianco
ed altre confiere
2.2550
39
2
O
Pendenza Quota
massima
m
%
s.l.m.
97
965
Tabella 4 – Caratteristiche dell’intervento.
Unità colturale
Superificie interessata
dall’intervento
ha
Provvigione legnosa
pre-intervento
m3
Ripresa
m3
Ripresa
%
56
2.2550
972.1
145.82
15
204
N. 3 (anno 2008)
Si schematizzano in Tabella 5 le caratteristiche principali delle
unità colturali 194, 196 e 197, comparto 10. Si tratta, nel complesso,
di una pendice da moderata a dolce, a tratti pianeggiante, caratterizzata da una fustaia adulta di abete bianco con presenza sporadica, localizzata, di pino nero, abete rosso e douglasia. Sono presenti esemplari
di acero, faggio, castagno e sorbo di più età. Frequenti i nuclei di rinnovazione di abete bianco danneggiati dal morso degli ungulati. In
corrispondenza di chiarie, formatesi per schianti di abete bianco e
rosso, sono presenti esemplari di conifere secche in piedi; le erbacee
risultano in questi casi a tratti invadenti. Il grado di copertura è
comunque mediamente pari all’85% (CIANCIO, 2009).
Nel corso delle esercitazioni estive di assestamento, gli studenti
forestali hanno nuovamente collaborato con il personale C.F.S. per la
raccolta dei dati necessari ad autorizzare l’utilizzazione. L’innovativo
intervento previsto dal Piano è codificato quale taglio a scelta a piccolissimi gruppi. Sono sintetizzate in Tabella 6 le caratteristiche principali in estratto dalla Dichiarazione di taglio trasmessa alla Comunità
Montana della Montagna Fiorentina.
Tabella 5 – Caratteristiche delle unità colturali 194, 196 e 197.
Unità Località
colturale
Tipologia
colturale
Superificie
ha
Età
anni
Fertilità
Esposizione
Pendenza Quota
massima
m
%
s.l.m.
194
Buca del
Castri
Fustaia
di abete bianco
ed altre confiere
2.2318
116
4
NO
40
997
196
Buca del
Castri
Fustaia
di abete bianco
ed altre confiere
3.0956
93
2
O
65
1001
197
Buca del
Castri
Fustaia
di abete bianco
ed altre confiere
0.9074
65
5
O
36
1008
Tabella 6 – Caratteristiche dell’intervento.
Unità colturale
Superificie interessata
dall’intervento
ha
Provvigione legnosa
pre-intervento
m3
Ripresa
m3
Ripresa
%
194 - 196 - 197
6.2348
2428.15
127.5
5
205
Si precisa che, a causa degli schianti presenti, per la creazione dei
«piccolissimi gruppi» previsti dal Piano, è stato sufficiente martellare il
5% della provvigione. Diversamente, l’intervento non avrebbe risposto
agli intendimenti prefissati. Come previsto dal piano dei sistemi di
esbosco, considerato che l’unità colturale, peraltro non molto estesa, è
ben servita sia da viabilità principale che secondaria, è stato effettuato
direttamente l’esbosco a strascico del materiale agli imposti in località
«Prato alla culla» e «Buca del Castri» con l’ausilio di trattore agricolo
DT con allestimento forestale.
Foto 1 – Taglio
a scelta a piccolissimi gruppi in presenza
di latifoglie già
affermate.
Foto 2 – Taglio a scelta a piccolissimi gruppi in abetina pura.
206
Interventi con queste caratteristiche si sono mostrati fin da subito
impegnativi negli aspetti operativi. Intuitiva l’importanza della salvaguardia sia delle piante adulte che dell’eventuale rinnovazione prossima agli esemplari utilizzati. La creazione dei piccolissimi gruppi prescelti permette l’apertura di buche con superficie indicativamente pari
a 100-150 m2.
Operando, nella maggioranza dei casi, su piante di dimensioni
ragguardevoli (i diametri talvolta oltrepassano il metro) è imprescindibile l’impiego di personale formato e informato circa i notevoli rischi
dell’intervento, e con esperienza pluriennale nell’abbattimento di
esemplari con queste caratteristiche. Considerando anche la già citata
necessità di salvaguardare la rinnovazione e, non ultima, la necessità di
direzionare fin da subito la pianta così da facilitare le seguenti operazioni di concentramento ed esbosco, si capisce che questa tipologia di
intervento crea presupposti importanti per la valorizzazione professionale degli operatori forestali.
Foto 3 – Utilizzazione di un esemplare di abete bianco di notevoli dimensioni.
N. 4 (anno 2007) - Silvomuseo
In Tabella 7 sono riepilogate le caratteristiche della particella 587.
Si tratta di una fustaia pura di abete in discrete condizioni vegetative.
Densità scarsa, soprattutto in basso dove le piante risultano isolate o
riunite in piccoli gruppi. Nella parte alta della particella la densità è
eccessiva, interrotta da chiarie di varie dimensioni. La copertura è
207
monoplana. Lungo la strada e lungo il fosso al confine orientale sono
presenti alcuni grossi esemplari di faggio, sorbo e tiglio. Nella parte
bassa della particella, su circa 6000 m2, rinnovazione di abete, di origine sia naturale, sia artificiale, densa, sovrastata da latifoglie. Lungo il
fosso di confine orientale, folta fascia di rinnovazione naturale di abete
e poche latifoglie in stadio di sviluppo variabile, da semenzale a novellame. Sottopiantagione di acero, frassino e abete su tutta la particella,
con individui affermati. A tratti folta rinnovazione naturale di abete,
perlopiù aduggiata (CIANCIO, 2009).
Anche in questo caso, la sinergia C.F.S.-Università degli Studi di
Firenze ha scandito ogni fase dell’intervento. Il piano di assestamento
del silvomuseo, in ossequio alla dottrina assestamentale classica, prevede la gestione di queste abetine mediante trattamento a taglio raso
con rinnovazione artificiale posticipata. Le caratteristiche specifiche
dell’intervento desunte dalla Dichiarazione di taglio, sono riportate in
Tabella 8.
Tabella 7 – Caratteristiche della unità colturale 587.
Unità Località
colturale
57
Pozzini
Tipologia
colturale
Superificie
ha
Età
anni
Fertilità
Fustaia
di abete bianco
1.9564
147
1
Esposizione Morfologia Quota
%
m
s.l.m.
NO
Pendice
piuttosto
acclive
965
Tabella 8 – Caratteristiche dell’intervento.
Unità colturale
Superificie interessata
dall’intervento
ha
Provvigione legnosa
pre-intervento
m3
Ripresa
m3
587
0.6400
1221
399
Si precisa che, per esigenze operative, è stata utilizzata una superficie minore rispetto a quella autorizzata, indicativamente pari a 0,5 ha.
Le operazioni di esbosco sono state effettuate mediante strascico con
trattore e verricello fino al vicino imposto in località “Pozzini”. Le maestranze del C.F.S. hanno poi provveduto alla messa a dimora dei trapianti (2+3) di abete bianco prodotti dal Centro Nazionale Biodiversità del
C.F.S. di Pieve S. Stefano con seme proveniente dalla Riserva di Vallom-
208
Foto 4 – Trapianto di abete bianco (2+3).
brosa. Allo scopo di salvaguardare le giovani piantine dal morso della
fauna ungulata sono state realizzate piantagioni a gruppi di circa 50-70
esemplari. I risultati, ad oggi appaiono quantomeno incoraggianti.
MERCATO DEL LEGNO
Gli addetti ai lavori conoscono le difficoltà di questo settore nell’economia «vallombrosana». È oggi «faticosissima» la collocazione sul
mercato di assortimenti spesso scadenti poiché provenienti da taglio
accidentale di piante stroncate, secche o divelte.
Purtuttavia, gli interventi calendarizzati nel Piano dei tagli, consentiranno di proporre alla vendita lotti di materiale dalle caratteristiche più varie. Biomasse per la produzione di energia, legna da ardere e
materiale da macero proveniente dagli interventi di diradamento in
soprassuoli di conifere e latifoglie. Tondame da sega di varia tipologia e
qualità, anche di dimensioni ragguardevoli, proveniente da tagli di
maturità. Tondame di particolare pregio per impieghi speciali (toppi
per sculture, abete ed acero di risonanza, travature di dimensioni non
comuni, etc.).
Una parte del materiale utilizzato viene impiegato per le molteplici lavorazioni effettuate dalla segheria e dalla falegnameria del C.F.S. di
Vallombrosa.
209
Foto 5 – Le strutture e gli allestimenti in legno del nuovo bivacco in località Soglio
sono state recentemente realizzate nella falegnameria C.F.S. di Vallombrosa.
Da ormai un paio di lustri, le utilizzazioni forestali all’interno della
Riserva sono effettuate in amministrazione diretta. Si consideri anche
che all’atto dell’entrata in vigore del Piano di Gestione, l’Amministrazione forestale di Vallombrosa aveva investito nell’assunzione di ben 11
operai a tempo determinato per far fronte agli interventi previsti. Ragazzi giovani, neodiplomati in istituti forestali, alcuni già con anni di esperienza nel settore, altri formati nei primi mesi di impiego. Purtroppo
negli ultimi due anni, l’impossibilità di rinnovare il contratto di lavoro di
questo personale, ha seriamente messo in crisi l’organizzazione e la programmazione aziendale dell’Ufficio di Vallombrosa. La possibilità di
procedere alla vendita in piedi dei soprassuoli che cadono al taglio appare oggi l’unica opportunità di attuazione delle prescrizioni del Piano.
Sarà necessario, valutando le caratteristiche del locale mercato del
legno, determinare l’opportunità di procedere alla vendita per piccoli
lotti o di interi comparti.
CONSIDERAZIONI
Citata dall’Ariosto, dal Milton che vi sostò nel 1639, ispirandosi per il suo “Paradiso Perduto”, visitata dai grandi artisti del
Rinascimento che ne abbellirono il Monastero, Vallombrosa conser-
210
va anche in tempi moderni il fascino delle sue bellezze naturali ed
artistiche.
La Congregazione monastica che qui è fiorita, la Scuola forestale, la Stazione sperimentale di selvicoltura, l’Arboreto, ne hanno mantenuto famoso il nome anche al di là dei nostri confini.
Vallombrosa può vantarsi di annoverare i più famosi forestali
d’Italia come il Di Bérenger, il Giacomelli, il Perona, il Pavari, il Piccioli, il Fiori, il Di Tella; per questo è necessario che ancora oggi ci sia
una piena sinergia ed un legame storico tra il Corpo Forestale dello
Stato, l’Università e l’Accademia Italiana di Scienze Forestali.
Vallombrosa deve essere una palestra scientifica e didattica nella
quale studenti, professori, forestali si confrontano, si scambiano esperienze. L’interesse principale della Riserva è certamente quello naturalistico, anzi è il punto di forza dell’intera area che comprende anche
l’ANPIL di S. Antonio.
Oggi si sta affermando sempre più una nuova domanda turistica,
più attenta all’ambiente umano e naturale, un turismo di qualità come
quello scolastico delle «giornate verdi» o «settimane verdi», che non
chiede grossi investimenti o infrastrutture, ma ecosistemi integri.
Resta inteso che questo tipo di afflusso va previsto nella sua consistenza numerica e opportunamente controllato e distribuito nel tempo e
nello spazio assicurando un impatto minimo su aree naturali già fragili
nel loro equilibrio. Passando agli interventi sul territorio, si pone in
primo piano la manutenzione dei percorsi escursionistici segnalati ed
anche il ripristino di altri, destinati ad un escursionismo di ricerca.
Stiamo realizzando dei particolari itinerari naturalistici capaci di evidenziare i principali caratteri degli ecosistemi appenninici. Un obiettivo che ci siamo posti è quello di ampliare l’offerta didattica e turistica
anche nel periodo invernale, rivolgendosi sempre all’utenza scolastica,
offrendo la possibilità di un nuovo tipo di «settimana bianca» impostata sullo studio dell’ambiente in veste invernale ed un approccio
pratico alla materia «ambiente» con l’utilizzo di laboratori didattici.
Alle scuole si potrebbero proporre anche periodi di attività nella foresta durante il periodo autunnale, incentrati sullo studio degli ecosistemi in un periodo dell’anno particolarmente significativo. È chiaro che
se si vuole incrementare questa tendenza al soggiorno prolungato
degli studenti e delle scolaresche, è necessario essere pronti a far fronte ad una tale evenienza, proporre nuove iniziative può portare ad un
considerevole aumento di presenze, con innegabili ritorni sotto tanti
211
punti di vista, diffondendo nel contempo le conoscenze naturalistiche
sulle quali può basarsi una coscienza ecologica. A tal fine sembrano
indispensabili non solo tutte le iniziative proposte, ma anche un
migliore utilizzo delle strutture presenti, quali il Paradisino, l’Arboreto, il Centro Visitatori, il Giardino di Montagna. In particolare è
auspicabile il potenziamento del centro aziendale dell’UTB di Vallombrosa, già dotato di interessanti strutture.
CENTRO DI FORMAZIONE PER IL C.F.S.
Questa è un’ipotesi che da alcuni anni torna periodicamente alla
mente. Ciò è in parte dovuto ai contenuti della vigente normativa sulla
sicurezza che giustamente impone all’operatore sempre una costante
formazione professionale ed una crescente professionalità di settore. Ed
allora perché non costituire a Vallombrosa un centro di formazione per
tutte le maestranze del C.F.S.? Qui si potrebbero formare e aggiornare
operatori motoseghisti e trattoristi forestali specializzati nelle operazioni
di concentramento ed esbosco, imparando a conoscere ed utilizzare
correttamente i dispositivi di protezione individuale (D.P.I.).
CONCLUSIONI
A conclusione di questa storica giornata, dedicata alla presentazione del Piano di Gestione della Riserva di Vallombrosa, sembra
opportuno evidenziare alcune innegabili variazioni avvenute, nel
corso di venti anni, nella nomenclatura di questi strumenti pianificatori. Da Piani Decennali a Piani di Assestamento, da Piani di Gestione
multifunzionali a Piani Particolareggiati. Per le proprietà pubbliche
nell’ambito della Regione Toscana pochi sono gli Enti che li hanno
capillarmente attuati. Visti in dettaglio molti di questi piani, si può
certamente affermare che la caratteristica unica che contraddistingue
il Piano di Gestione di Vallombrosa, è la flessibilità. Siamo cioè in presenza di uno strumento pianificatorio «flessibile» chiamato giustamente, piano aperto, cioè in continua evoluzione. Colui che è chiamato alla gestione degli ecosistemi, alla luce dello sviluppo delle dinamiche naturali, può beneficiare di questa peculiarità, valorizzando la
propria professionalità, pur nel rispetto delle prescrizioni.
212
SUMMARY
Management plan of the Biogenetic Natural Reserve of Vallombrosa.
Early experience of implementation
Being the new management plan of the Biogenetic Natural Reserve of
Vallombrosa remarkably innovative in its main features, different kinds of
actions promptly required minute monitoring.
The present article describes briefly some representative cases of the first
few years of implementation. Current characteristics of the market as well as
institutional goals of the Forest Administration of Vallombrosa have been taken
into account. What emerges is the importance and the intrinsic value of a
flexible management instrument open to the requirements of the administrator
and of the ecosystem.
BIBLIOGRAFIA
CIANCIO O, 2009 – Riserva Naturale Statale Biogenetica di Vallombrosa. Piano
di Gestione e Silvomuseo 2006-2025. Tipografia Coppini, Firenze.