Numero 2 - Altervista

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Numero 2 - Altervista
PERIODICO POLITICO CULTURALE SPORTIVO DELL’AREA VESTINA
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LACERBA
18 Maggio 2014 Numero 2 Anno XIX
LOCASCIULLI
LA SCUOLA
RESTI DOV’E’
GRATUITO . LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione /
Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino PE / CONTATTI +39 085 8208880 www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa
anno 1996 n° 21 / Direttore Berardo Lupacchini / Editore Gianluca Buccella / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella,
Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri /
Tipografia: Arti Grafiche Picene / PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736
PENNE
DOPPIA URNA ALLA
SBARRA
Il 18 il tribunale decide
sull’ineleggibilità di
D’Alfonso
ATTUALITA’
COSI LORETO LIMITA
L’URBANISTICA. E IL
LAVORO
ECONOMIA
LI’ SEI A CREDITO
Il boom del credito
cooperativo di
Castiglione e Pianella
ELEZIONI
LE INTERVISTE
Gabriele Frisa e
Gianluca Buccella
spiegano i progetti e gli
obiettivi per la nostra
vallata
PERSONAGGI
QUANDO PEPPINO
Costruì il bigliardino
DICI GRAN SASSO,
PENSI A PENNE
L’originalità del nome nelle righe di Candido Greco
(Scorcio del Duomo, foto di Mario Costantini)
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Editoriale
La “sovranità
popolare”
Con le elezioni del 25 maggio si manderanno
nuovi rappresentanti e governanti in Regione,
Europa e qualche comune
Lacerba
lacerbaonline.it
Gennaio
Aprile
2014
2014
n 1n 1
di Gianni Cutilli
Con le elezioni del 25 maggio si manderanno
nuovi rappresentanti e governanti in Regione, Europa e qualche comune. Con il voto, si eserciterà la
sovranità popolare, garantita dalla Costituzione.
Essere sovrani vuol dire essere “sopra di tutti gli altri”; che “non si ha altro potere o autorità da cui si
dipenda” (Treccani). Il voto decide il destino dei
candidati. E’ anche un momento importante per
non prendersi in giro da soli, perciò è importante
chiedere al candidato con ruoli di governo e rappresentanza nei cinque anni trascorsi di dare dimostrazione e spiegazione di ciò che ha e non ha detto e di
ciò che ha e non ha fatto e, naturalmente, di illustrare cosa intenda o non intenda fare per il futuro. Per
esempio, a chi, con ruoli istituzionali, abbia parlato
di ristrutturazione dell’Ospedale di Penne andrebbe, ora, chiesto di “dimostrare”, leggi, delibere e carte alla mano, che i fondi necessari siano già disponibili, con indicazione della data e della fonte, cioè, se
finanziati con l’art. 20, che è il “jolly” delle fregnacce, o con il gratta e vinci. Se non fosse in grado di
dimostrarlo, bisognerebbe non votarlo, di destra, di
sinistra, di centro o di coccio che sia, invitandolo
pure ad andare a prendere per i fondelli i suoi parenti stretti! A tutti coloro che hanno avuto o vogliono avere futuri ruoli nelle Istituzioni da rinnovare, andrebbe pure chiesto quale legalità
preferiscano: coerente con le regole date, comprese
le repellenti, o solo quella che gli piace. Nel concreto, gli si dovrebbe chiedere se possono sostenere e
dimostrare: -che gli edifici pubblici di Penne e dintorni adibiti ad attività sanitarie e/sociali, siano “a
norma”; -che in nessun caso, nemmeno per la Casa
di Riposo di Penne (gestita dalla Regione), per l’Ospedale, per il Distretto Sanitario, ecc., vi siano rischi per la sicurezza e l’incolumità di Operatori e
Ospiti; -che il loro utilizzo non violi la legalità codificata. Se, invece, ritenessero che quegli edifici siano
fuori legge, i politici “uscenti” dovrebbero dimostrare, con fatti e non con chiacchiere, se e cosa abbiano fatto, anche presso le autorità competenti, per
interdirne l’uso (come per il cinema, a Penne). Se
nulla avessero fatto, andrebbero rispediti a casa:
meglio eleggere un politico apertamente contrario
alla “messa a norma” degli edifici piuttosto che un
altro, ipocrita, che vota o sostiene quelle norme e
poi ci sputa sopra. Simile gentaglia ha invaso a sufficienza consigli regionali e parlamento! I politici
“esordienti”, invece, dovrebbero dire se intenderebbero far chiudere le strutture fuori legge, cambiare
le leggi, o essere incoerentemente complici dell’attuale andazzo “illegale”. E’ fondamentale valutare,
su argomenti rilevanti, l’operato dei politici uscenti
e l’opinione degli aspiranti a Palazzo. Di più di uno
di loro si smaschererebbero anche contraddizioni e
furberie. Per valutarli con serenità è, però, necessario essere liberi da condizionamenti e da ottuse partigianerie e non cedere al richiamo delle appartenenze. Si dovrebbero esaminare con rigore gli
uscenti su quello che hanno o non hanno fatto rispetto a quello che hanno detto e gli esordienti per
quello che dicono e per come lo dicono. Bisogna
anche valutare bene il parlare di politici e burocrati,
di norma preoccupati solo di esaltarsi. Si prenda la
risposta del presidente della regione a un’interrogazione di un consigliere, su un caso d’attesa di 368
giorni per una visita oculistica presso l’ambulatorio
dell’Ospedale di Penne. Disse: “I tempi di attesa per
una visita specialistica di oculistica all’ospedale San
Massimo di Penne…derivano dalla presenza in servizio di un solo dirigente medico che presta la propria opera per due giorni alla settimana. Il direttore
dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica di
Pescara si è impegnato ad implementare l’attività
ambulatoriale di oculistica di Penne, inviando un
dirigente medico dal Presidio di Pescara”. E questo è
tutto! Poche righe e chiusa la saracinesca! Il resto
della lunga risposta non c’azzeccava nulla con l’interrogazione! Solo quando si tagliano nastri, annunciano pomposi programmi di ristrutturazione o
grandiosi obiettivi, la logorrea è irrefrenabile, politici e direttori generali strombazzano proclami senza
prendere fiato. Ma se si tratta di giustificare e risolvere disservizi, specie se eclatanti, ci si defila, si cede
il passo. In questo caso, la “pratica” è stata “smistata”
addirittura a un dipendente (il “Primario” dell’Oculistica di Pescara), assicurando che si sarebbe “impegnato” a risolvere lui il problema! Incredibile! In
ogni caso, al presidente e ai politici che avrebbero
dovuto occuparsene, bisognerebbe chiedere di confermare o smentire che a distanza di tre mesi dalla
risposta a quell’interrogazione, tutto è come prima e
che la stessa pianta organica impedisce l’assunzione
di medici e che bisogna arrangiarsi con quelli che ci
sono. Ma, se è vero ciò, due sono le cose. O a Pescara c’era già un oculista di troppo che si sarebbe potuto mandare a Penne da tempo o a Pescara non
c’avanzava e non c’avanza nessun oculista. Nel primo caso, si tratterebbe di abietto disinteresse per un
ambulatorio periferico; nell’altro, si creerebbero
disservizi, stavolta a Pescara! Insomma: menefreghismo o coperta corta! E’, quindi, essenziale, per
capirne il comportamento, chiedere a presidente e
politici vari cosa abbiano fatto (oltre il “recepito, attuato e implementato”, rivendicato dal presidente
nella risposta, di cui, però, ai pazienti non interessa
nulla) per prevenire l’una e l’altra evenienza o, almeno, ovviarvi. Se poi in campagna elettorale si dovesse vedere in giro il sindaco di Penne, anche a lui
andrebbe chiesto, quale autorità sanitaria locale e
membro del Comitato Ristretto dei sindaci della
Asl, con quali iniziative coerenti si sia fatto, eventualmente, carico di queste problematiche, risparmiandoci gli inconcludenti “vigileremo”. Gli si potrebbe magari pure chiedere, introducendo un altro
argomento da spendere con tutti i candidati, veterani o esordienti, cosa abbia fatto per abbassare le pretese della “sua” burocrazia. Verso fine aprile, ai pennesi sono state recapitate migliaia di lettere per il
conguaglio della TARES, con preavviso di pochi
giorni o anche di poche ore rispetto alla scadenza,
indicata nel 30 aprile. Al di là del merito di quelle
“cartelle”, in più casi “pazze”, ciò che allibisce, di
nuovo, anche in questa ennesima circostanza, è l’esibizione, indecente, di una grave scostumatezza
dell’Ente. Si approfitti, perciò, della campagna elet-
torale, anche se non per le nostre comunali, per capire come la pensino i politici su questi argomenti e
se sono d’accordo nel regolamentare i termini di
pagamento delle gabelle degli enti locali. Insomma,
se condividono di costringere, con regole certe, amministratori e burocrati alla buona educazione, e
non di augurarsela, a scatola chiusa. Si facciano parlare i politici o gli aspiranti tali a proposito di quello
che gli si chiede e non di quello che pare a loro. Per
esempio, gli si potrebbe anche chiedere cosa pensino di vicende burocratiche che concorrono a desertificare i centri storici, compreso quello di Penne.
Nella valle di lacrime economica in cui viviamo,
ogni volta che qualcuno intraprende un’attività nella quale, disgraziatamente, devono mettere becco
asl e comune, partecipa a una dura via crucis. Può
anche scoprire che un’attività di somministrazione
di alimenti, a Penne non la si autorizzi e in un altro
comune sì, a causa di regolamenti con i paraocchi e
deroghe paternalisticamente concesse o ignorantemente negate. Insomma, la peggiore burocrazia da
combattere, che può decidere della vita di un imprenditore e, di riflesso, del benessere di una comunità. La campagna elettorale consente di chiedere ai
politici uscenti della Regione e ai candidati che aspirano a entrarvi, di dare conto di queste “perle” eruttate dalla burocrazia e che costituiscono un freno
ottuso e lesivo dei diritti di libertà economica degli
individui che hanno la sfortuna di subirle. Mentre
Renzi perde tempo a contrastarla inventandosi una
norma che già esiste, il licenziamento dei dirigenti
pubblici, o i “pin” per snellire le file agli sportelli invece di snellire gli sportelli, eliminando le ragioni
stesse della loro esistenza, la burocrazia crocifigge
chi gli capita a tiro. Su questi argomenti i politici
vanno trascinati prendendoli per la collottola, essendo molto inaffidabili. Lo dimostra quest’altra
storia, stupefacente. Il consiglio regionale con una
legge aumentò la retribuzione dei dipendenti regionali, per livellarla, al rialzo, a quella di dipendenti
assunti per trasferimento da altri enti. Il Governo
nazionale, nella circostanza imbesuito, non impugnò il provvedimento. L’attuazione dei benefici, tuttavia, non fu né omogenea né sollecita per tutti e
produsse figli e figliastri. I funzionari che ne rimasero esclusi adirono i tribunali e ottennero sentenze
confermative di quei diritti economici, già fruiti da
colleghi. La Regione, pur di bloccare l’esecuzione di
quelle sentenze e la produzione di nuove, analoghe
decisioni, s’inventa un’autoaccusa! Solleva, in tribunale, la questione di legittimità costituzionale di
quella legge! Un giudice accoglie l’istanza e trasmette gli atti alla Corte Costituzionale che a giugno deciderà! La Regione, quindi, spera (caso unico al
mondo tra i legislatori) che la Corte dichiari incostituzionale la sua legge! Insomma, chi fa le leggi,
sostiene, in tribunale, che i propri provvedimenti
siano da vomito, violando addirittura la Costituzione! Un manicomio totale! E’ quasi un obbligo chiedere ai politici transitati, anche in passato, per la
Regione, e ora a caccia di voti, se abbiano mai votato quella legge, ritenuta oggi incostituzionale
dall’ente stesso che l’ha approvata. In ogni caso, va
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chiesto, agli uscenti, cos’abbiano fatto, essi in
persona, per prendere le distanze da questa
squallida vicenda e dalla stessa scelta, eticamente scellerata e stupefacente, della Regione
di difendersi in tribunale chiedendo che una
sua legge sia dichiarata incostituzionale. Questa
storia dimostra che dai politici ti puoi aspettare
di tutto: pure di vederli minzionare sopra le leggi fatte da loro stessi! E il pensiero non può non
andare a un’altra vicenda miseranda. La nostra
Costituzione, all’art. 34, comma 3, dice: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Anna Ciccone, la mamma del giovane alpino Williams Tracanna, di Turrivalignani, morto il 17 aprile scorso sulle Dolomiti bellunesi,
durante un’esercitazione, ha detto: «Ricordo
ancora i suoi pianti di rabbia, quando gli dissi
che non ce l'avremmo fatta a pagare i suoi studi,
nonostante io ce la mettessi tutta accettando
anche lavori massacranti. Voleva andare all'università per studiare scienze politiche». Il rispetto per la memoria di Williams impone di interrogare i politici. Intanto, si può provare solo
strazio e vergogna, al posto di tutti coloro, governanti e parlamentari di tutte e 16 le legislature fin qui compiute, che non hanno trovato il
tempo, la voglia e il modo (se non, all’italiana,
con ridicoli sussidi, erogati con i ritardi cari alla
nostra orrida burocrazia) di dare effettiva e piena attuazione a quel “diritto” sancito dalla Carta
fondamentale dello Stato. Se quella deprecabile
gente lo avesse fatto, forse oggi Williams sarebbe vivo. Vale, allora, la pena di onorare la memoria di un alpino allestendo un ideale sinedrio elettorale nel quale, chi ha voluto e rivuole
i nostri voti, spieghi cosa abbia fatto, se lo ha
fatto, per Williams e chi i voti li chiede solo ora
dica cosa pensa di fare per rispettare il precetto
costituzionale e riconoscere ai tanti Williams in
giro per l’Italia quel diritto che a lui fu precluso,
avviandolo, così, al suo destino, nel quale rimase inascoltata la stessa “Preghiera dell’Alpino” a
“Dio onnipotente”: “…fa che il nostro piede
posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle ritte
pareti, oltre i crepacci insidiosi”. Non lasciamo
che siano sempre i politici i becchini del nostro
destino!
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Tanto peggio? Tanto meglio!
Non saprei proprio cosa scrivere in questa fase depressiva di
vita nazionale e di sopravvivenza paesana. Mai, come in questo
periodo, le vicende del Paese si
sono intrecciate con quelle del
paese (con la p minuscola). I
racconti dei Tg nazionali coincidono con le lamentazioni della piazza. Piazza Pulita infatti
non è soltanto il titolo di uno
dei tanti talk show televisivi
ma può anche essere il nuovo
nome da attribuire alla nostra
cara Piazza Garibaldi, quella
di Loreto naturalmente. Piazza
pulita non nel senso dell’igiene
urbana, finalmente realizzata da
un servizio efficiente, ma pulita
nel senso di sgombra, epurata
da ogni elemento di disturbo,
liberata dalle voci della maggioranza, che null’altro sa dire se
non che non ci siano soldi per
fare questo e quello, e liberata
soprattutto dalle tante botteghe
preelettorali delle ultime consultazioni (peraltro alcune riaperte
in occasione delle prossime regionali) che hanno portato all’elezione del Sindaco-medico Gabriele Starinieri. Maggioranza e
opposizioni annegate nel mare
del silenzio della crisi politica,
economica e sociale. E’ rimasto
solo il degrado a far rumore,
solo il senso angoscioso della
recessione urla con voce afona
e stride con le righe di parole
che avevano riempito i fogli dei
programmi elettorali. Faremo
questo e quello urlati ma tacitati
e sprofondati nei buchi neri del
bilancio comunale. Mi torna in
mente a proposito un detto popolare loretese: “ Mandè quand
tè, ca quand nin tè, si mandè
addà oess!” e cioè non sperperare quando hai qualcosa poichè
quando non avrai più niente
si sosterrà da solo! Esplicito il
richiamo allo sperpero di pub-
blico denaro effettuato dalle
amministrazioni precedenti che
ci hanno trascinati nel baratro
della recessione. Le amministrazioni rette da Bruno Passeri hanno per anni “giocato” con le voci
del bilancio vantandosi ad ogni
fine consigliatura di un bilancio
sano e prosperoso mentre noi
da queste pagine lì a segnalarne
con puntigliosa perspicacia le
intemperanze e le incongruenze.
Milioni del pubblico patrimonio
buttati, sperperati e dispersi nei
rivoli del clientelismo e della
mala amministrazione. Nessuno
ha mai voluto credere che le nostre segnalazioni corrispondevano al vero. E tutti lì a confermare
all’interno dell’urna un consenso immeritevole che solo oggi si
scopre immeritato. Ebbene non
ci sono più risorse economiche
per fare e siamo d’accordo; ma
bisognerà anche convenire che
queste siano state sperperate da
politiche e politicanti scellerati che
comunque vengono puntualmente confermati almeno nel simbolo
da cui sono rappresentati cioè il
PD. In tutto questo immobilismo
senza quattrini si è comunque
compreso qualcosa che forse ci
condurrà verso altre prospettive:
il fai da te! Schiere di falciatori e
falciatrici si sono schierati, più o
meno autonomamente ,per cercare di contrastare il proliferare
delle malerbe che le abbondanti
piogge hanno alimentato e fatto
crescere invadendo gli spazi pubblici. Qualcuno ha cominciato a
comprendere che quegli spazi non
sono di “Pantalone” ma ci appartengono, sono nostri e siamo noi
che dobbiamo salvaguardarli e
pulirli. Ottime iniziative che stimolano la crescita del senso civico e che solo un periodo di crisi
come questo poteva suscitare ma
che contengono intrinsecamente un problema. Sono iniziative
estemporanee, legate ad un volontariato spontaneo e disorganizzato, privo di ogni copertura legale
ed assicurativa, e che rischia di
essere strumentalizzato di volta in
volta sempre dagli stessi. Mi vorrei perciò permettere di suggerire
da queste pagine la promozione
di una proposta concreta e penso
seria. Si diano in affidamento gli
spazi pubblici soggetti al degrado alle associazioni costituite di
volontariato con una copertura
istituzionale dell’Amministrazione
che dovrebbe provvedere almeno
a stipulare un’assicurazione che
copra i rischi di danneggiamenti a
persone e cose.
Altra cosa di cui vorrei parlarvi da queste pagine, volutamente
controcorrente, è la recente abolizione o trasformazione delle Province. In primis mi viene subito da
dire che come sempre la politica
è forte con i deboli e debole con i
forti. La Provincia infatti sembre-
di CIRONE LILIANA
rebbe l’anello debole della “catena
alimentare” dei partiti ma forse
costituiva il punto di riferimento
più immediato, per il cittadino,
nella ricerca di interlocutori politici vicini al territorio in grado di
ascoltare e soddisfarne le esigenze.
Meglio avrebbero fatto ad eliminare le Regioni, che tanto denaro
pubblico hanno drenato e che altrettanto sono distanti fisicamente
e idealmente dalle esigenze concrete del territorio e degli abitanti
che lo vivono. Vi faccio un esempio concreto. Come tutti sapete la
Strada Provinciale che da Loreto
Via Fiorano va a ricongiungersi in
Con.da Collatuccio con la Statale
151 sta letteralmente per essere inghiottita da una frana molto pericolosa e consistente (vedi foto). A
chi potremmo rivolgerci, con l’abolizione della Provincia e la conseguente dismissione delle relative
competenze, per la ricerca di soluzioni immediate e d urgenti? Ai
dirigenti burocrati, magari anche raccomandati e strapagati che vivacchiano negli uffici,
ai consiglieri regionali lontani dal territorio o
sarebbe meglio avere un referente provinciale che, sottoposto al vaglio elettorale, avrebbe
tutto l’interesse a cercare le soluzioni? Vi lascio l’interrogativo sperando di contribuire,
con una voce fuori dal coro, alla formazione di un pensiero critico ogniqualvolta vi
dovessero sollecitare, i politici di turno, con
proposte e soluzione che spesso non portano
ad altro se non a soddisfare le loro aspettative
e non quelle dei cittadini.
Ultima
considerazione
(supportata
anch’essa da fotografie molto esplicite). Sta
partendo anche a Loreto la famosa Raccolta Differenziata con il sistema del Porta a
Porta e, bene hanno pensato in molti a disfarsi di quanto di più ingombrante o nocivo
avessero nelle proprie cantine prima ancora
che la cosa diventasse per loro più onerosa.
Bisogna però che ci si informi che lo smaltimento degli pneumatici, degli inerti, delle
coperture in eternit e di quant’altro di nocivo
possiamo avere nelle nostre cantine dovrà
essere fatto a spese del Comune e, quando
dico Comune dobbiamo solo pensare alle
nostre tasche e non a quelle di “Pantalone” !
Il Comune cioè avrà un ulteriore aggravio di
spese per lo smaltimento dei rifiuti speciali la
cui cifra dovrà necessariamente ridistribuire
nelle varie cartelle dei cittadini. Pertanto c’è
da considerare che gli anonimi ed imperturbabili trasgressori, che di notte si liberano di
quei rifiuti, altro non stanno facendo che un
prelievo forzoso dalle nostre tasche per un
importo pari alla copertura della spesa che il
Comune dovrà sostenere per lo smaltimento. Occhio allora! Quando vedete qualcuno
che si libera, credendo impunemente, di quel
tipo di rifiuti prendete nota del numero di
terga e segnalate alle autorità! Si chiamerà,
con un termine non proprio elegante , delazione, ma altro non è che salvaguardia della
propria economia domestica!
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ROCCO,
VOGLIONO
ALTRI 190
MILA EURO
Il tribunale dà ragione agli esattori della Ce.R.IN.
Aspettano anche la CPL e Giancaterino
P
ENNE – Debiti, sempre debiti fuori bilancio. Una storia infinita
di malagestio al Comune con i creditori alle porte. Il quadro al 31
dicembre 2013. La Ce.R.In. srl di Bitonto ha vinto al tribunale di
Pescara che ha condannato l’ente a pagarle poco meno di 200 mila euro.
Si tratta della società che dal ’93 al 2003 ha accertato e riscosso i tributi comunali. Alla srl 178.591 euro, oltre interessi legali, dalla domanda al saldo, più 6.100 euro di spese legali. La sentenza è dell’8 marzo di
un anno fa. Da un debito fuori bilancio all’altro. E’ il caso dei 250 mila
euro derivati dall’accordo siglato dal Comune con la CPL Concordia,
la società modenese che si è occupata dal 2002 all’anno scorso della
gestione degli impianti sportivi. Fra dare ed avere e contestazioni reciproche, è l’ente pennese a sborsare euro pubblici. Lo deve fare con 7 rate
semestrali, cioè 3 anni e mezzo. Ma la questione è ancora da approfondire tecnicamente: i debiti fuori bilancio sono ancora un’incognita. Da
contrada Campetto, a piazza Luca da Penne. O meglio buco da Penne.
La piazza attende da sempre di essere rifatta, e da tre anni c’è un mutuo
di un milione di euro (ottenuto anche per sistemare le strade rurali)
per finanziarne i lavori mai partiti: gli interessi passivi invece sì. Dopo
un concorso di idee, se ne occuperà il professore universitario della
D’Annunzio, Ludovico Micara, un architetto, designato a progettare
una nuova piazza Luca da Penne con tanto di fontana. Non sarà perciò
lui, l’architetto Francesco Giancaterino, a firmare gli elaborati, ma con
lui l’amministrazione D’Alfonso dovrà fare i conti per un passato che
ritorna. Nel lontano 1996 ebbe l’incarico dalla giunta guidata dallo zio
della moglie, il sindaco Lucio Marcotullio, insieme ad altri due professionisti, l’ingegnere Fausto La Sorda e l’architetto-politico Vincenzo Di
Simone, di progettare i lavori per la valorizzazione del versante nord est
della piazza, riconvertendo l’edificio della pretura. Un incarico ricevuto insieme con l’allora presidente dell’ordine pescarese degli ingegneri
Fausto La Sorda e con l’architetto-politico Vincenzo Di Simone. E adesso, ben 17 anni dopo, Giancaterino può bussare alla cassa comunale:
100.755, 71 euro di compensi dovuti e non corrisposti, oltre interessi
e rimborso spese; poi spese di lite per 14.700 euro, 48 mila euro per
pagare gli arbitri e 12.500 per la perizia dell’architetto Polidoro. Lo ha
deciso un lodo arbitrale, l’equivalente di una sentenza di primo grado di
tribunale emessa però non da giudici togati, ma da professionisti: due
avvocati, Alfonso Vasile e Antonino Macera, oltre all’architetto Alfredo
D’Ercole. A Francesco Giancaterino, assistito dall’avvocato Claudio Di
Tonno, il riconoscimento della validità delle sue ragioni. “Non ne sapevo nulla, del resto sono sindaco dal 2011, ma dopo tutti questi anni
la richiesta del professionista l’ho appresa solo da lui”, ha dichiarato
agli arbitri il sindaco di Penne. Nunzia Buccilli, la segretaria generale
del Comune, aveva considerato 188 mila euro come potenziale debito, inserito nell’elenco spedito alla corte dei Conti. Il lodo è in fase di
contestazione dall’avvocato Sergio Della Rocca. Più passa il tempo e
il rischio di un conto più salato aumenta però. Intanto, l’ingegner La
Sorda ha intrapreso la stessa strada del collega Giancaterino, bussando
a soldi. All’appello manca l’ex consigliere comunale Di Simone: attese
sue mosse in tal senso. B.Lup.
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QUEL PROTETTORE
DI MARRONE
Il Comune si protegge dai
rischi affidandosi ad una srl.
Con tanti nomi noti. E sicuri.
Polticamente
PENNE
- Maurizio Lucci, Massimo
Forestiero, Mauro La Torre, Andrea Marrone: sono nomi che dicono qualcosa ai
pennesi. Per tre anni si occuperanno di
garantire la prevenzione e la protezione dei
rischi al Comune. Impegno di spesa triennale previsto: 16.500 euro più Iva. L’ingegner Maurizio Lucci, 27 anni, figlio dell’ex
assessore e medico dell’Utap, Roberto, è il
nuovo responsabile del servizio; Massimo
Forestiero, ingegnere anche lui, classe 1966,
è figlio dello scomparso Giuseppe, medico
di base e geriatra, nonché politico di lungo
corso ed assessore democristiano; Mauro
La Torre, in gergo tecnico funge da medico
competente, è il più anziano dei tre, classe 1948: pediatra e presidente della mitica
Pennese dei primi anni ’80, vive ed opera a
San Giovanni Teatino dove è stato pubblico amministratore. In realtà, il servizio in
Il Giudice
aspetta
questione è stato affidato direttamente, in
maniera del tutto lecita, da Piero Antonacci, ingegnere comunale plenipotenziario,
alla società a responsabilità limitata Apta
servizi professionali, (10 mila euro di capitale sociale) basata in via de Sterlich e costituita il 26 gennaio 2012 di cui Forestiero junior è amministratore unico dal settembre
2013. La società si occupa di consulenza
in materia di privacy, sicurezza sul lavoro
e anti riciclaggio e attività connesse. I suoi
soci sono con il 30% ciascuno: il piccianese
Paolo Di Federico detto Enzo, talentuoso centrocampista della Pennese che fu, e
Floriana Degl’Innocenti; detentore del 10%
residuo è Andrea Marrone, già esponente
della sinistra e per poco tempo vice sindaco di Penne quando primo cittadino era
Donato Di Marcoberardino: fa parte del
direttivo del partito democratico. Quando
se ne andò, ne finale di quella stagione, definì un fallimento la consiliatura.Insomma,
al Comune hanno puntato per proteggersi
su nomi sicuri. Almeno politicamente.
Entro giugno, il Comune
deve dotare di personale
proprio l’ufficio giudiziario salvato. Pena, la soppressione
P
ENNE – C’è il decreto
pubblicato il 14 aprile
sulla gazzetta ufficiale
che lo conferma: Penne mantiene l’ufficio del giudice di
Pace, a patto però che entro 60
giorni –dal 29 aprile il termine
è perentorio e dunque fine giugno- allestisca la sua cancelleria con impiegati del Comune,
come si era impegnato a fare
e come tutte le sedi salvate si
sono assunte l’impegno.
Almeno tre, di cui un capo
ufficio, tutti dipendenti del
Comune, ma pare che non
se ne trovino di disponibili.
Obbligarli?Il Comune si impoverirebbe di altro personale
dopo la cura dimagrante (i suoi
dipendenti sono 47 e si sono
dimezzati in dieci anni)?Si
prova con un avviso di mobilità nei Comuni di competenza
dell’ufficio pennese. Gli impe-
gni presi sono stati deliberati,
comunque. Entro il 22 maggio,
se ci fosse qualche impiegato
dei Comuni del circondario,
fra i quali Loreto Aprutino e
Collecorvino, interessato a farsi
distaccare presso il giudice di
Pace potrebbe salvare l’ufficio.
Altro scenario: se l’amministrazione D’Alfonso volesse (o dovesse), potrebbe recedere dagli
impegni assunti col ministero e
Penne direbbe addio al giudice
di Pace. Il Comune è a un bivio,
insomma: dovrà o rinunciare
oppure comunicare al ministero della Giustizia i nomi degli
impiegati che lavoreranno al
giudice di Pace perché il ministero da luglio li dovrà formare
al nuovo ruolo. E dovrà segnalare anche i locali dove il giudice di Pace opererà: si era detto
di trasferirli all’interno del Comune allo scopo di risparmiare
sulle spese. Penne è una delle
sette sedi abruzzesi salvate, l’unica del Pescarese, dopo naturalmente quella circondariale
di Pescara; in Abruzzo gli altri
presidi non provinciali confermati sono quelli chietini di
Casalbordino, Gissi e Lama dei
Peligni; Atri per Teramo; nell’Aquilano, Castel di Sangro e Pescina. Nella provincia di Pescara, chiudono dunque gli uffici
di San Valentino (che aveva già
perso come Penne la sezione
distaccata del tribunale) e di
Pianella: le rispettive amministrazioni comunali entro il 29
aprile del 2013 non deliberarono infatti l’assunzione degli
impegni di spesa per il mantenimento del presidio giudiziario. Il salvataggio pennese è
invece riuscito grazie all’impegno formale dell’amministrazione comunale, guidata dal
sindaco Rocco D’Alfonso, che
con la spinta dell’opposizione,
ha deciso di accollarsi da sola,
cioè senza il contributo finanziario degli altri nove comuni
(fra i quali Loreto Aprutino e
Collecorvino) ricadenti nella
giurisdizione, tutte le spese di
funzionamento dell’ufficio e del
personale amministrativo.
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Locasciulli. Sempre più opinion
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ENNE – Il cantautore Mimmo Locasciulli è sempre più sul
palco pennese e stavolta, dopo
lo scandalo della “mare-monti” su cui
chiede chiarezza, intona parole e musica contro lo spostamento della scuola
Mario Giardini.
Esterna su facebook, il candidato
alle elezioni regionali in una delle liste civiche a sostegno dell’aspirante
presidente del centro sinistra Luciano D’Alfonso, imputato proprio sulla
“mare-monti” (se ne riparla in aula il 9
luglio). Sostiene Locasciulli:“La logica,
il buon senso, la correttezza amministrativa e la volontà della cittadinanza
parlano chiaro: la scuola resta dov’è”.
Una presa di posizione per nulla favorevole dunque alla decisione presa
dalla giunta cittadina di centro sinistra
che invece vorrebbe delocalizzare l’istituto comprensivo in via dei Lanaioli. “I
miei uffici ci stanno lavorando, l’idea
è sempre quella di spostare le aule in
via dei Lanaioli”, fa sapere il sindaco
Rocco D’Alfonso. Il notissimo medico
in pensione, oggi anche produttore di
vini di nicchia, tifa dunque per evitare
il trasloco dei banchi. La pensano come
lui decine di pennesi (fra i quali l’ambientalista Osvaldo, il fratello di Mim-
mo, una delle voci del comitato Penne
Unita) che da mesi protestano contro la
scelta dell’amministrazione civica che
invece vorrebbe trasferire la scuola in
un’area comunale un po’ distante dal
centro cittadino, al cui interno sorge
invece da oltre mezzo secolo l’edificio
scolastico, ritenuto però insicuro al
punto che la Regione ha stanziato 724
mila euro di fondi, non sufficienti però
per ristrutturarla: ecco perché il Comune è chiamato ad alimentare il finanziamento con fondi propri attraverso un
contratto trentennale di disponibilità,
ovvero un leasing, con un privato che
incasserebbe 190 mila euro annui, ma
il progetto è fermo. La Regione infatti
non sa ufficialmente che il Comune
intende realizzare la scuola in un sito
diverso dall’attuale. E manca anche il
progetto definitivo, a cura dell’impresa Corbo spa, vincitrice dell’appalto,
poiché la ditta, che sarà proprietaria
dell’immobile, è in attesa che il consiglio comunale voti la deroga al piano
regolatore: via dei Lanaioli ad oggi non
può infatti ospitare le aule. Intanto, Roberto Corbo, l’amministratore delegato,
è sempre imputato davanti al tribunale di Perugia per l’appaltopoli legata a
strade e scuole, con l’interessamento di
alcuni dirigenti della Provincia, emersa
nel 2008 e per la quale Corbo finì agli
arresti domiciliari.
Un luogo, una storia
Il Pretore di Penne:
«omosessuale non e’ insulto».
La sentenza è del 1994
Riproponiamo un articolo del Corriere
della Sera, a firma di Alessandro
Vispignani, pubblicato a pagina 17, il
giorno 1 luglio 1994
PENNE – «Non e’ diffamazione definire omosessuale l’ex
marito. Lo ha stabilito il pretore di Penne, cittadina in provincia di Pescara, che ha assolto una donna “perche’ il fatto non
costituisce reato”. “L’ omosessualita’ non e’ un illecito . scrive il
giudice Nicola Valletta nella motivazione ., ne’ una perversione,
ne’ una devianza. In definitiva . afferma ancora il magistrato .
si tratta di un’ abitudine sessuale di minoranza e null’ altro”. La
sentenza e’ destinata a far discutere; in ogni caso, rappresenta la
conclusione giudiziaria di una storia di provincia iniziata con
la tempestosa separazione tra lei (M.) e lui (A.). A chiudere il
triangolo, proprio come avveniva nelle commedie di moda
qualche decennio fa, c’ e’ F., compagno di lavoro e amico di
vecchia data del marito. Un ruolo fondamentale nella vicenda,
infine, tocca alla figlia di M. e A. In un primo tempo la bambina
viene affidata al padre, poi . prima ancora che la vicenda della
presunta omosessualita’ di lui venga a galla . torna con la madre.
La piccola dice e non dice, con ogni probabilita’ neppure lei capisce chiaramente quello che ha visto e sentito, ma la sensazione
e’ che la bambina sia spaventata dalla figura del secondo uomo.
Come conseguenza di questo timore, avrebbe problemi con il
padre. Un aspetto molto delicato della storia, e mai pienamente
chiarito: nemmeno adesso che, dodicenne, la ragazzina fornisce
a porte chiuse la sua testimonianza in aula davanti al pretore. Il
problema familiare approda all’ attenzione dell’ assistente sociale e della psicologa. A questo punto e’ a loro che la mamma confessa le sue perplessita’ sulla condizione del marito. “Credo che
sia omosessuale...”. Una frase che sarebbe stata ripetuta anche a
un carabiniere. Come sempre accade in questi casi, la voce fa il
giro del paese alla velocita’ di un razzo. Arriva, naturalmente,
anche alle orecchie di A. e l’ uomo, senza perdere tempo, sporge
querela nei confronti della ex moglie: l’ accusa di diffamazione.
Il magistrato ordina le indagini e alla fine dispone il decreto di
citazione a giudizio. Il giorno del processo l’ aula della Pretura,
come si puo’ immaginare, e’ stracolma. Lui, l’ uomo ferito nell’
onore, non si presenta. Lei, la donna che lo accusa di avere abitudini sessuali “contronatura”, affida la difesa all’ avvocato Luigi
Albore Mascia. Nel lungo dibattimento non si riesce a inserire
la “facolta’ di prova”, cioe’ la possibilita’ concessa all’ imputato di
dimostrare materialmente quanto sostenuto. Viene a mancare
un classico dei processi per diffamazione anche perche’ , imbarazzo a parte, sarebbe stato difficile, se non impossibile, valutare
in aula il profilo sessuale della parte offesa. L’ avvocato Mascia,
pero’ , offre un motivo di riflessione. “Attenzione . sostiene . la
donna ha usato il termine omosessuale. E non ha apostrofato l’
ex marito con parolacce che avrebbero eventualmente estremizzato un concetto o una condizione”. Insomma, anche il lessico
conta e lo stile . sostiene la difesa . ha il suo peso. Tra l’ altro lei e
lui, dopo un periodo burrascoso caratterizzato da diverse battaglie legali, avrebbero instaurato un rapporto piu’ tranquillo, pur
restando separati. Il pretore Valletta decide dopo due ore di camera di consiglio. Non accoglie davvero la proposta del pubblico ministero: condanna al minimo e sospensione condizionale.
Assolve la donna, invece, “perche’ il fatto non costituisce reato”.
“L’ omosessualita’ non e’ un illecito, ne’ una perversione, ne’ una
devianza. In definitiva si tratta di un’ abitudine sessuale di minoranza e null’ altro”. Ma il giudice aggiunge altro nella motivazione della sentenza. Si puo’ anche capire che, in un piccolo
centro, essere definiti omosessuali possa provocare non pochi
problemi di convivenza tra le altre persone, ma, al di la’ di questo, il termine nel contesto del quale e’ stato usato non puo’ essere considerato diffamatorio ne’ in un paese dell’ Abruzzo ne’ in
qualunque altra citta’ d’ Italia. Indipendentemente dal fatto se l’
uomo sia o meno omosessuale. Nessuno, da quello che si sa, ha
proposto appello alla decisione del pretore. E per il marito, forse
gay o forse no, ci sono anche da pagare le spese processuali».
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A lezione di sentimenti
Le Donne Vestine presentano a Penne la proposta di legge sull’insegnamento nelle scuole
“
L’educazione sentimentale a scuola” è il titolo del convegno organizzato dall’Associazione Donne Vestine e moderato dall’avv.
Silvia Di Salvatore che si è svolto lunedì scorso presso la sala
consiliare del Comune di Penne e che ha aperto un interessante e
stimolante dibattito tra i relatori, creato spunti di approfondimento,
stimolato domande. I lavori si sono aperti con l’intervenuto dell’On.
Celeste Costantino, autrice della proposta di legge sulla introduzione
della educazione sentimentale a scuola e sono poi proseguiti con gli
interventi del Sindaco del comune di Penne dott. Rocco D’Alfonso,
della dott.ssa Francesca Magliulo dell’UDI di Pescara e della dott.
ssa Iolanda D’Incecco de “La Città delle donne” di Montesilvano e di
alcune ragazze del liceo pedagogico Luca da Penne.
L’On. Celeste Costantino, ha auspicato, tramite una proposta di
legge, che l’educazione sentimentale diventi materia di studio a scuola perché, al fine di contrastare la violenza contro le donne, bisogna
intervenire là dove le relazioni si formano, e dunque anche tra banchi
e lavagne. “La prevenzione – ha puntualizzato l’on. Celeste Costantino –contro il femminicidio, il bullismo e l’omofobia bisogna costruirla, uscendo dall’ottica securitaria, insegnando un’altra educazione
civica, demolendo gli stereotipi, decostruendo i modelli dominanti
nei media e nella società . Serve una rivoluzione culturale, bisogna
rimettere al centro l’educazione sentimentale e offrire una nuova
chiave di lettura dei rapporti. Con la proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, di cui sono prima
firmataria – ha concluso la Costantino - si vuole sistematizzare l’istruzione e i tanti esperimenti virtuosi già attivi in Italia. In Europa è
già una realtà, in Italia siamo ancora in ritardo”.
Abbiamo voluto organizzare questo convegno - ha dichiarato la
presidente dell’Associazione Donne Vestine, Silvia di Salvatore - per
dare il nostro contributo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso l’insegnamento della educazione sentimentale. La scuola è chiamata a tamponare, arginare, frenare l’ondata minimalista
che banalizza i rapporti tra i sessi e che porta con sé mancanza di
rispetto, antifemminismo, mortificazione delle emozioni fino a far
considerare il partner, come un oggetto da usare o di cui abusare.
Su tutto, l’auspicio conclusivo di una sollecita discussione della
proposta perché diventi quanto prima legge dello Stato.
E’ stato un Venerdì Santo con più di una novità
quello del 18 aprile scorso a Loreto Aprutino. L’appuntamento, organizzato dalla parrocchia di San Pietro e
dall’arciconfraternita del paese, ha introdotto infatti
delle modifiche volte a dare nuovo lustro a quello che è
uno degli eventi più sentiti dalla cittadinanza.
Parte attiva nella definizione delle modifiche da apportare la avuta anche il gruppo dei portantini, ovvero
le sedici persone che si occupano di portare a spalla le
statue durante la processione.
Il primo cambiamento ha riguardato l’orario: invece
che alle diciannove, la celebrazione ha avuto inizio alle
venti e trenta, in modo da creare un’atmosfera di maggiore solennitàgrazie alla luce delle fiaccole.
L’itinerario della processione, poi, è stato allungato
in modo da toccare zone al di là dell’ormai tradizionale percorso che attraversava il centro storico.
Come sempre accade in occasione di manifestazioni
come queste, la fasi preparatorie sono state molto impegnative, anche per l’attenzione posta nella cura dei
particolari: oltre alla cura dei vestiti si è dato inizio a
un approfondito lavoro di manutenzione e ripristino
degli oggetti utilizzati nel corso della rappresentazione, con l’obiettivo di iniziare un percorso, destinato a
svilupparsi nel corso dei prossimi anni, volto a dare
sempre maggiore lustro alla processione.
Nelle intenzioni degli organizzatori, creare un’atmosfera più solenne consente anche agli spettatori di
essere maggiormente coinvolti dal punto di vista emozionale, e questo in prospettiva potrà attirare anche
molti visitatori da fuori.
Alessio Turchi
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L’ENNESIMA PARTITA
GIOCATA MALE
di Enzo Di Simone
Area vestina area di conquista,
tutti divisi, come sempre, a
vantaggio di candidati di altre
zone.
Sembra che non ci si renda
conto dell’importanza delle
prossime votazioni che andranno
a delineare il nuovo assetto
della Regione Abruzzo; un Ente
fondamentale che detta le linee
guida generali per il territorio,
proprio per questo è necessaria
la presenza al suo interno di un
nostro rappresentante.
Purtroppo c’è il rischio di rimanere
ancora una volta fuori dai giochi:
sono decenni che la nostra
area non esprime consiglieri
e di conseguenza sono alte le
probabilità di continuare ad essere
esclusi dalla programmazione
regionale, che invece ha
permesso a contesti limitrofi
(vedi Val Fino, Val Pescara) di
svilupparsi.
Nella sola Città di Penne la
sinistra mette in campo ben
cinque candidati, che portano
acqua ad un candidato presidente
che gli stessi, in passato, hanno
indicato, costituendosi parte
civile, come uno dei responsabili
della mancata realizzazione della
Mare-Monti.
La destra al contrario, non
permette nemmeno di avere un
posto in lista e l’elettore si ritrova
costretto a cercare riferimenti non
locali.
Esistono le eccezioni però: la
lista civica “Abruzzo Futuro” di
Carlo Masci ha dato l’opportunità
al candidato di area Gianluca
Buccella, di partecipare a questa
competizione, permettendo agli
amici e simpatizzanti di centrodestra di dare la preferenza ad un
candidato dell’area vestina.
L’esperienza e il risaputo
attaccamento di Buccella al
nostro territorio sono i motivi
per i quali è giusto porre fiducia
al candidato; è evidente che
raggiungendo un risultato
positivo, la nostra area avrebbe
la possibilità di provare a
riconquistare il ruolo che le
compete.
Lì sei a
credito
Castiglione Messer
Raimondo - Stabilito il
superamento di quota
50 milioni di euro di
patrimonio (con 51,4
milioni di euro, in
crescita del 13% rispetto
al 2012 e aumentato del
206% rispetto al 2000),
la Bcc di Castiglione
Messer Raimondo e
Pianella annuncia il
mantenimento delle
sospensive dei mutui per
le famiglie e le piccole
imprese.
Per il secondo anno
consecutivo conferma
la donazione di 50mila
euro, sancita nel 2013,
da devolvere ai centri
Caritas operanti sulle
province di Teramo,
Chieti e Pescara in
cui insistono le 13
filiali (Castiglione
M.R., Penne, Loreto
Aprutino, Elice, Pianella,
Cerratina, Rosciano,
Citta’ Sant’Angelo, Silvi,
Pineto, Montesilvano,
Pescara). E’ stato
rinnovato anche il
fondo di solidarieta’
di 60mila euro con
100 carte di credito
prepagate destinate
ai nuclei familiari piu’
bisognosi. Sono i numeri
illustrati nel corso
dell’approvazione del
bilancio della Banca
di credito cooperativo
Castiglione Messer
Raimondo e Pianella.
I soci sono 2941
le sofferenze nette
del 2,27%, 26mila i
clienti. Confermato
alla presidenza Alfredo
Savini.
Fine mese mai
Gli ultimi dati del comprensorio fanno registrare una
crescita di oltre duemila «senza lavoro» in un anno
P
ENNE. La disoccupazione, in
particolare quella giovanile, continua a salire anche nel comprensorio vestino. A rivelarlo sono i numeri
impietosi forniti dal centro dell’impiego
di Penne che attestano come il tasso di
disoccupazione nell’area vestina si sia
allineato in negativo con le medie regionali e nazionali.
Alla data del 31 dicembre 2013, gli
iscritti nelle liste di collocamento in
cerca di un lavoro sono stati in totale 11mila 183, contro i 9.054 dell’anno
precedente, con un aumento dunque di
2mila 129 unità.
Nello specifico, nel 2012, erano 4mila
143 gli uomini senza un impiego a fronte delle 4mila 911 donne, mentre nel
2013 il divario tra i due sessi si restringe, anche se di poco, poiché sono 5mila
243 i maschi contro le 5mila 940 donne.
Osservando i dati nel dettaglio, fanno riflettere soprattutto quelli relativi
alla fascia d’età compresa tra i quindici
e i trentacinque anni, dove i principali
picchi di non occupazione si registrano
tra i giovani dai venticinque ai trent’
anni e dai 31 ai 35, con aumenti significativi anche tra gli over 40-45, quando
il reinserimento nel mondo del lavoro,
magari dopo la perdita di una precedente occupazione, diventa molto più
complesso e difficoltoso.
Colpisce, andando ad analizzare anche le caratteristiche con le quali uomini e donne si affacciano per la prima
volta o vengono reintegrati nel circuito
del lavoro, che meno della metà dei disoccupati, sempre riferendoci alle stime
del 2013, possiede come titolo di studio un diploma o la laurea, mentre la
grande maggioranza che cerca lavoro
possiede soltanto la licenza della scuola
dell’obbligo e un numero importante di
iscritti – 2mila 342 su quegli 11mila 183
– neanche quello. Passando alle qualifiche, sono sempre le fonti del centro
per l’impiego a dirlo, soltanto 2mila 496
sono censiti come qualificati, ovvero
sono in possesso di una specifica iscrizione a qualche albo o abilità professionale, e soltanto 72 possono definirsi
specializzati.
É proprio questo uno degli aspetti
messi in evidenza dal direttore del centro dell’impiego di Penne, Isidoro Tabilio, secondo il quale, da un monitoraggio costante dei livelli occupazionali e
delle richieste che arrivano dal mercato
del lavoro, in particolare dalle aziende,
sarebbe emerso che mancano spesso figure professionali specializzate.
«All’origine del problema» spiega il direttore del centro dell’impiego,
«spesso c’è l’assenza di politiche di programmazione a lunga scadenza nella
formazione delle nuove generazioni che
tengano conto anche dell’importante
ruolo che svolgono le scuole nella fase
dell’orientamento, prassi che poi deve
continuare attraverso i presidi territoriali come i centri per l’impiego».
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Verso una maggiore integrazione
Nell’area vestina aumentano le
domande alla Caritas Non solo
pacchi viveri ma anche mobili,
giochi e vestiti
prodotti alimentari, ma anche vestiario, mobili, giochi e accessori
per l'infanzia per cui, nel 2013 si
sono superate abbondantemente
le 3000 richieste. «Abbiamo mille
e più necessità da fronteggiare per
poter dare sostegno ai più bisognosi. Nell’ultimo anno», racconta
uno dei volontari della Caritas di
Penne, «abbiamo registrato un aumento considerevole di cittadini
italiani in difficoltà».
Per poter accedere e fare spesa
all’emporio solidale della Caritas,
le famiglie devono ricevere l’ok da
un gruppo di valutazione composto da un componente della Caritas, uno dell’associazione San Vincenzo de’ Paoli, un componente
della Croce Rossa e dagli assistenti
sociali dei comuni interessati. In
base al reddito Isee viene stabilito
un importo mensile per ciascun
componente del nucleo familiare.
I prodotti che i volontari della Caritas mettono a disposizione dei
bisognosi provengono da raccolte
di enti privati, donazioni di famiglie benestanti e aiuti di aziende e
supermercati. I volontari della Caritas pennese, che conta oltre 50
persone, hanno ideato una bacheca per lo scambio gratuito di mobili e istituito un centro di ascolto
dove discutere e affrontare al meglio le varie problematiche. Sono
stati istituiti anche un servizio
badanti, un servizio recupero scolastico e un supporto di insegnanti
italiani per studenti stranieri.
La Caritas di Penne, inoltre,
in accordo con il ministero della
Giustizia, svolge anche un prezioso ruolo educativo e riabilitativo
accogliendo nei propri progetti
di volontariato giovani disagiati e
problematici.
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ALLA VIGILIA
delle ELEZIONI EUROPEE
Dove ti danno
una mano
PENNE. Aumentano i poveri
nell’area vestina. Sono sempre di
più le famiglie bisognose che per
andare avanti hanno bisogno di
assistenza e supporto. I dati forniti dalla Caritas locale fotografano
una situazione difficile in tutto il
territorio. Un dato allarmante che
va di pari passo con la crisi economica e finanziaria nazionale.
Disoccupati, mamme sole, anziani, pensionati strozzati da bollette e affitti sempre più alti che
non ce la fanno ad arrivare a fine
mese. Sono loro i nuovi poveri,
spesso invisibili per pudore e vergogna, che ingrossano le liste di
chi chiede un aiuto per mangiare
o per non perdere quel poco che
gli è rimasto. Non solo extracomunitari o persone con disagi: a
cercare aiuto sono sempre più famiglie che fino a qualche mese fa
vivevano nella normalità di un lavoro, o quantomeno in situazione
dignitosa.
Dal vestiario alle informazioni
per trovare lavoro, dall’assistenza
medica ai beni di prima necessità.
Sono queste, e tante altre ancora,
le esigenze che sempre più persone hanno bisogno di ricevere dalle
associazioni di volontariato locali.
La Caritas, tramite l’emporio
solidale vestino aperto nel dicembre 2010 nell’ex scuola elementare
di Conaprato, offre un sostegno
costante ai bisognosi di Penne,
Loreto Aprutino, Montebello, Farindola, Civitella Casanova, Collecorvino e Picciano.
Solo nel reparto alimentare,
nel giro di un anno, l’associazione
di volontariato presieduta da don
Giorgio Moriconi ha registrato accessi quasi triplicati: dai 1172 del
2012 si è passati ai 3362 del 2013.
Le richieste non riguardano solo i
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RIGOPIANO
FARINDOLA (PE)
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elezioni regionAli
25 maggio 2014
dalla pa rte
dei citta dini
luigi
D’Angelo
Luciano D’aLfonso
Candidato Presidente
“ L’Europa è la grande speranza.
Fuori dalla solidarietà europea
non vi è altro che la sfiducia,
la tentazione della decadenza,
il rischio e la tristezza
dell’isolamento.”
Sono parole illuminanti
lasciateci in eredità politica e
culturale da Aldo Moro, il grande
statista ucciso dalle brigate rosse
il 9 maggio 1978.
Alla vigilia di una
competizione elettorale
importantissima per lo sviluppo
dell’integrazione europea, questo
ammonimento risulta di grande
attualità e di valore quasi profetico.
In effetti nel dopoguerra le
principali potenze europee – che
assistevano all’indebolimento
ed alla svalutazione delle loro
risorse principali(siderurgica
e carbone) in favore dell’oro e
del petrolio – decisero di creare
una confederazione economica
con lo scopo di rafforzare,
agevolare e proteggere, il mercato
legato alla produzione ed alla
commercializzazione del carbone
e dell’acciaio, per contrastare
l’egemonia delle potenze
economiche del dopo guerra,
soprattutto Stati Uniti e Giappone,
le principali potenze.
Nacque così allora la
Comunità Europea del Carbone
e dell’Acciaio (C.E.C.A.) e
grazie ad essa il mercato del
carbone e dell’acciaio riprese
l’antico vigore economico,
contribuendo allo sviluppo
post-bellico dei Paesi europei;
i risultati positivi che furono
conseguiti stimolarono i fondatori
a proseguire ed estendere l’idea
della confederazione tra Stati per
meglio promuovere e sviluppare
il rafforzamento economico
dell’Europa.
I paesi fondatori furono sei:
Belgio, Francia, Repubblica
Federale di Germania, Italia,
Lussemburgo e Paesi Bassi; ad
essi si sono aggiunti nel 1973
Danimarca, Irlanda e Regno
Unito, nel 1981 Grecia, nel 1986,
la Spagna e il Portogallo, e
successivamente diversi altri sino
a raggiungere il numero attuale con l’adesione della CROAZIA - di
28 Stati.
All’origine della comunità vi è il
Trattato di Parigi del 18 aprile 1951
che nell’anno successivo dette
vita alla C.E.C.A.; con i due Trattati
Roma (25.3.57) furono poi istituite
la Comunità Economica Europea
(C.E.E.) e la comunità Europea
dell’Energia Atomica (C.E.E.A.
o EURATOM). l’interesse era
rivolto soprattutto all’integrazione
economica.
Nel 1967 tutte le istituzioni delle
tre Comunità vennero unificate
ed alla Corte di Giustizia e al
Parlamento, che sin dall’inizio
erano stati previsti come organi
comunitari per le tre Comunità,
si aggiunsero anche il Consiglio
e la Commissione, quali organi
esecutivi.
I Trattati di Roma furono poi
modificati ed integrati con l’”Atto
Unico Europeo”(A.U.E.) – firmato
nel febbraio del 1992 ma in vigore
dal 1° luglio 1987 – che ha meglio
precisato alcuni obiettivi, in modo
particolare, ad esempio, quello
della politica sociale.
Infine col Trattato di Maastricht
– firmato nel febbraio del 1992
ma in vigore dal 1° novembre
1993 – con la modifica dei trattati
comunitari (in certo qual modo
costituisce una vera riforma degli
“accordi di Roma”) l’espressione
“Comunità economica europea” è
sostituita da quella di “Comunità
Europea” (C.E.) e fu istituita un’
“Unione Europea” che è “fondata
sulle Comunità europee” (una
sorta di “cappello” al di sopra
delle Comunità stesse).
In parole povere “l’unione
politica” è ancora da venire…
Trattasi di un obiettivo non facile
–alla fin fine ogni Stato è geloso
della propria sovranità- ma da
perseguire ad ogni costo, come
già sosteneva De Gasperi.
Certamente una maggiore
integrazione richiederà una
maggiore integrazione giuridica
e forse necessariamente prima
o dopo dovrà darsi vita alla
Costituzione Europea.
Ecco allora l’importanza delle
prossime elezioni regionali e ancor
l’attualità dell’ammonimento
fattoci da Aldo Moro con queste
parole.
“ E una volta decisa insieme
una strada, guai alle divisioni
interne, guai a disorientare il
nostro elettorato a causa di tali
divisioni ”.
Giorgio Di Carlo
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Doppia urna alla sbarra
Domani udienza in tribunale sull’ineleggibilità di D’Alfonso. Scontro
legale, la cassazione aspetta
P
ENNE – Eletto tre anni fa sindaco di Hanno tempo comunque fino a poco prima
Penne senza dimettersi un mese prima
dell’udienza di lunedì, quando il tribunale di
del voto da consigliere di circoscrizioPescara esaminerà il ricorso, redatto dall’avvone al Comune di Reggio Emilia (lo fece solo a
cato Claudio Di Tonno, teso a far accertare la
luglio 2011): alcuni elettori chiedono al tribuineleggibilità di D’Alfonso il quale non si diminale di Pescara che lunedì si pronunci sulla dese, un mese prima del voto di Penne, da concadenza per ineleggibilità di Rocco D’Alfonso.
sigliere di circoscrizione al Comune di Reggio
L’azione popolare mira a chiedere la corEmilia eletto nel 2009. Un caso che potrebbe
rezione del risultato elettorale del 16 maggio
violare l’articolo 60 del testo unico sugli enti
2011, con l’elezione a sindaco di Luigi Bianlocali il cui punto 12 impedirebbe l’elezione a
chini. D’Alfonso si è costituito con le memorie
sindaco di un consigliere di circoscrizione in
firmate dall’avvocato Giulio Cerceo cui si sono carica in un altro Comune. La difesa di D’Al-
sclusività della rappresentanza di quella comunità; lasciando quella carica, è lo spirito della
norma, può candidarsi altrove. Nel frattempo,
una interrogazione parlamentare presentata
dalla senatrice Paola Pelino di Forza Italia è sul
tavolo del ministro dell’Interno. Mira anche a
chiedere lumi sul comportamento della prefettura di Pescara. A norma dell’articolo 70 del
testo unico infatti il prefetto può promuovere
l’azione popolare per proprio conto chiedendo cioè al giudice ordinario di valutare la de-
aggiunte quelle dei consiglieri di maggioranza fonso sostiene come la norma invece consenta cadenza del sindaco. A Gavorrano, centro del
assistiti dal legale Ugo Di Silvestre. Non tutti ad una persona di unire le due cariche di sin- Grossetano, il rappresentante del governo ha
hanno deciso di sostenere la difesa del sindaco, daco e di consigliere di circoscrizione: il divie- attivato la procedura e fatto decadere il sindaperò: non risultano le firme dell’avvocato Ga- to varrebbe solo per cariche identiche cioè sin- co Borghi perché da impiegato dell’anagrafe di
briele Vellante del Pd, presidente del consiglio daco con sindaco, consigliere con consigliere. quel Municipio non si era collocato in aspettacomunale ma candidato al consiglio regionale I ricorrenti segnalano come la cassazione e il tiva nei tempi previsti, cioè un mese prima del
con la lista Centro Democratico; dell’ex asses- ministero, nel 2006 e nel 2010, abbiano chiari- voto, ma con un ritardo di tre giorni.
sore Paride Solini (Pd) e di Remo Evangelista. to come l’eletto in un’assemblea sia legato all’e-
La Bilancia, 40 anni di gusto e tradizione
Nel giugno 1974 Sergio accanto alla moglie Antonietta superba cuoca aprirono la “trattoria“ La Bilancia,
con il prezioso aiuto della mamma Angela. Il nome La Bilancia volle significare equilibrio e se dopo 40
anni siamo ancora qui ad offrirvi una cucina legata alle tradizioni del territorio, possiamo dire che le
nostre idee si sono rivelate valide e sono condivise, tuttora, dai nostri clienti.
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19
Strisce blu,
poltrone rosse
PENNE – Conti in ordine, anzi a
gonfie vele per la Società
Intercomunale Gas
spa: ha ben chiuso
il 2012 grazie ad un
utile accresciuto.
Per la Sig spa (7 milioni di
euro di capitale sociale), gli ultimi
numeri conosciuti parlano chiaro: 279.557 euro di utile, di cui
265.300 euro distribuiti agli azionisti, per la società mista pubblicoprivata che nel 2011 si era fermata
a quota 216 mila euro di avanzo.
E’ presieduta dal pennese Enrico
Nobilio, uomo del Pd e dipendente della CNA esattamente come
l’assessore pennese Ennio Napoletano, che opera nella gestione e
nella distribuzione del gas metano,
di cui i Comuni di Penne, Loreto
Aprutino e Collecorvino hanno
le azioni di maggioranza rispetto
al socio privato, la marchigiana
Multiservizi spa, che però esprime
l’amministratore delegato, Graziano Mariani. A Penne però la
Sig spa, oltre alla gestione del calore (in attesa del nuovo bando in
ambito provinciale entro il 2016:
stazione appaltante è il Comune
di Pescara) e della pubblica illuminazione, aveva ed ha mantenuto
anche la gestione dei parcheggi
a pagamento senza custodia, ma
stavolta attraverso un’associazione temporanea d’impresa con la
Cityservice srl, la società pennese
che da anni offre i suoi servizi al
core business di Sig, cioè il metano. E’ una notizia che ci sia stato
bisogno di un’associazione temporanea d’impresa per gestire le quasi raddoppiate strisce blu (passati
da quota 228 agli attuali 452). Così
come è un’altra notizia, quella secondo cui chi ha vinto l’appalto abbia presentato al Comune un’offerta addirittura al rialzo per gestire i
parcheggi pennesi: 216 mila euro
di canone, circa il 28% per 12 anni
sugli introiti annuali e 100 mila
euro di investimento per la videosorveglianza. Ma tant’è: quella
di Sig
mandanteCityservice
è
stata l’unica offerta arrivata al
Comune. Nel 2012 gestire i parcheggi pennesi ha visto per Sig
un ricavo di 99.047 euro, ovvero
quasi 7 mila euro in meno del
2011, a fronte di costi sostenuti
per 97.737 euro anch’essi ridottisi
ma di 2.550 euro. La Cityservice
è una srl che conta su un capitale
sociale di 10 mila euro, detenuto
da Tecnoservice srl (10 mila euro
di capitale sociale) per 9.300 euro
e dal 60enne Nicola Pomponio
per altri 700 euro. In Tecnoservice, già società in accomandita
semplice, hanno titolo a decidere
i soci-lavoratori-parenti Luciano
Palma (2000,05 euro di quota),
Rocco Bompensa (1999,99 euro),
Ilde Buccella (299,95 euro), Roaldo Acciavatti (1999,97 euro), Valeria Testi (299,99 euro), Luigino
D’Agostino (700,06 euro), Paola
Di Teodoro (299,99 euro), Luigi
Francesco Agricola (100,01 euro),
oltre a Paride Peretti (1999,99
euro) e alla ventenne Alessia Peretti (300 euro). Peretti è il marito della consigliera comunale di
maggioranza a Penne, Margherita
D’Agostino, esponente del Pd, socia accomandante per sei anni e
fino al 22 giugno 2012 nella precedente versione giuridica di società di persone della Tecnoservice.
Vincenzo Ferrante, consigliere di
minoranza, attaccò in consiglio
comunale i conflitti d’interesse fra
la Sig e le società che vi collaborano e così le compagini sociali di
Cityservice e di Tecnoservice sono
state modificate. Tutto cambia affinché resti tutto com’è. O quasi.
No?
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Sul tributo, il caos continua.
Mancano 433 mila euro e un
parere avanza qualche dubbio. E
qualche pretesa
Ecco la nuova RSU
non possiamo che essere
soddisfattissimi, pur rimarcando
che abbiamo perso 41
preferenze ed il margine rispetto
alla Filctem-Cgil è sceso da 53
a 40 voti”. Soddisfatto anche
Luca Piersante della UiltecUil:”Venivamo da un periodo
devastante, dopo l’abbandono
del segretario nel settembre
del 2012, perciò questo
risultato ci premia grazie ad una
partecipazione attiva, diligente
e trasparente specie nella
trattativa sugli esuberi. Nella Rsu
ora abbiamo un posto di tutto
rispetto”. Gli eletti: Leonardo
D’Addazio, Melissa Costantini,
Gianluca Francescone, Bice
Iannascoli, Antida Procacci,
Aurora Sacripante (Cisl); Enzo
Leone, Giancarlo Delle Monache,
Maria Laura Di Marcoberardino,
Rosa Facciolini, Annalisa
Marrone, Mersia Troico (Cgil);
Fabio Di Giuseppe, Gilda Pavone
e Lina Della Marra (Uil). B.Lup.
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Infinita TARES
ROMAN
STYLE, CISL
SEMPRE
PRIMA
PENNE – Vince e si conferma
il primo sindacato la FemcaCisl nelle elezioni per rinnovare
la rappresentanza sindacale
unitaria della Roman Style spa,
l’alta sartoria del lusso maschile.
354 preferenze pari al 42,96%
per il sindacato coordinato da
Leonardo D’Addazio, seguito
dalla Filctem-Cgil con 314
preferenze (il 38,1%) e dalla
Uiltec-Uil che ha ottenuto 156
voti pari al 18,94%. Alle urne si
sono recati, esattamente come
nel 2010, 854 lavoratori. Stessi
seggi per Cisl e Cgil, cioè 6
ciascuna, sui 15 complessivi;
3 alla Uil. La Femca-Cisl ha
aggiunto il successo, avendo
corso da sola (le altre sigle
sindacali non hanno iscritti), nello
stabilimento della Roman Mode
di Civitella Casanova dove ha
eletto 3 suoi rappresentanti. “Se
penso che ne 20001 avevamo 32
preferenze-osserva un raggiante
D’Addazio della Femca-Cisl-
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LEI NON CI STA
Un’impiegata di Brioni attacca
l’accordo sugli esuberi. “Voglio
vederci chiaro sugli interessati”
PENNE – Non ci sta. Lei, una
impiegata di Brioni, definita un
esubero, si è rivolta ad un avvocato
ed ha mandato a dire agli amministratori della casa di moda francese che vuole vederci chiaro su
come sta gestendo la procedura.
In pratica, 51 fra impiegati e lavoratori indiretti nel 2016, cioè dopo
la cassa integrazione straordinaria
ed un incentivo di 49 mila euro,
perderanno il posto di lavoro,
mentre per altri 14 operai Brioni
ha offerto una mobilità volontaria
incentivata alle stesse condizioni.
E’ il succo dell’accordo mediato a
fine marzo dalla Provincia fra la
casa di moda maschile ed i sindacati ratificato dall’assemblea dei lavoratori degli stabilimenti vestini
di Brioni interessati. Nella lettera
del legale, si chiede di conoscere
se e come siano stati rispettati i
criteri per individuare i lavoratori interessati a lasciare l’azienda.
Qualora Brioni non desse risposte inequivocabili, interverrà il
giudice del lavoro. Il rischio che
l’accordo venga dichiarato nullo
fa parte delle possibilità. Un accordo che ai sindacati non è tutto
sommato dispiaciuto.“Si è chiusa
una lunga trattativa-commenta
Leonardo D’Addazio della FemcaCisl- di cui non possiamo essere
soddisfatti perché alla fine saranno almeno in 51 a perdere il posto, anche se avessimo firmato un
accordo che avesse previsto un incentivo all’esodo di 100 mila euro.
20 dei 51 esuberi sono dovuti al
progetto Pegaso di cui l’azienda ci
aveva parlato già nell’ottobre 2012.
Il discorso per i 14 diretti è completamente diverso in quanto sarà
esclusiva volontà del lavoratore
scegliere se essere collocato in mobilità. Insomma, nessuna mobilità
obbligatoria per loro”. Tuttavia gli
interessati non sembrano mancare. Il progetto Pegaso è lo spostamento nel Ticino della logistica
affidata ad una società del gruppo
Kering, proprietario di Brioni. L’azienda comunque si è impegnata a
far partire da giugno un fondo di
solidarietà grazie al quale i lavoratori di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova potranno affrontare le spese mediche.
Domenico Ronca della Cgil attacca la dirigenza aziendale: “Brioni
ha cambiato il modo di affrontare
le relazioni con i sindacati. Ha mostrato una rigidità mai riscontrata
negli anni passati. Abbiamo firmato per non offrire la possibilità
all’azienda di procedere all’attivazione dei licenziamenti con una
forte conflittualità sociale. Prendo
atto anche dell’atteggiamento della
Uil che recrimina circa la mancata firma dell’accordo il 20 dicembre scorso. Ricordo che rispetto
ad allora l’incentivo finanziario è
sostanzialmente rimasto identico,
considerando che sono passati 4
mesi da allora e gli stipendi pagati.
E comunque è stato ben definito
adesso che chi andrà fuori lo farà
sulla base dei criteri della legge
223 del ‘91, e cioè anzianità di servizio, carico di famiglia ed esigenze tecnico-produttive”.
PENNE - Nuova ondata
di bollette per il saldo Tares
2013 e nuove, vibranti e
corali proteste. Al punto che
Forza Italia parla di stalking
fiscale dell’amministrazione
D’Alfonso e contestuale
richiesta di dimissioni
dell’assessore al bilancio
Valeria Di Luca. I fatti. Il
pasticcio è nato quando
nel dicembre scorso sono
state inviate ai pennesi le
bollette calcolate sulle tariffe
sbagliate, cioè non quelle
deliberate a novembre dal
consiglio comunale, ma
simulazioni fatte in estate.
Non solo. Non erano stati
considerati per 1.100 utenti
non raggiunti dal servizio, gli
sgravi del 40% previsti dalle
norme nazionali. A febbraio
perciò una delibera consiliare
posticipava il pagamento del
saldo al 30 aprile. E invece
la casistica di errori appare
rimasta in piedi. Come nel
caso di un contribuente
cui è stato comunicato un
credito tributario di 240
euro. “Io non ho pagato il
saldo-ammette l’uomo con
promessa di anonimato-vivo
solo in una casa di 100 mq,
il Comune mi sta restituendo
gli acconti versati”. A
questo si contrappone
il caso della signora che
aveva già pagato il saldo e
le viene ancora richiesto. Il
sindaco Rocco D’Alfonso ha
dichiarato che 800 pennesi
saranno rimborsati. Restano
da incassare comunque 433
mila euro, ora considerati
residui attivi. “La soluzione
della compensazione è
atipica, ma appare preferibile
a quella della gestione
di numerose pratiche
di rimborso”, sostiene
il professor Massimo
Basilavecchia, ordinario di
diritto tributario all’università
di Teramo cui l’assessore al
bilancio Di Luca si è rivolto.
“L’amministrazione non
ha chiesto nulla, il parere
l’ho richiesto io”, tiene a
precisare l’assessore. Ma
ora chi lo pagherà?Tuttavia,
l’accademico non ha mai
parlato nel suo parere di
un passaggio in consiglio
comunale del pasticcio Tares
come invece è accaduto
il 13 febbraio. In relazione
alla compensazione,
Basilavecchia rileva qualche
dubbio però. “Il regolamento
generale delle entrate del
Comune, deliberato nel
2007 (il numero 22 del
17 aprile) contempla la
compensazione verticale
con riguardo al medesimo
tributo: quello del 2014 non
è il medesimo del 2013, ma
ha carattere sostitutivo del
primo e questo carattere
non è privo di rilevanza per
stabilire una continuità fra
i due tributi”. In alternativa,
Basilavecchia sostiene
che “non pare vi siano
ostacoli ad applicare la
compensazione orizzontale,
ossia con tributi relativi
al medesimo periodo”.
Tuttavia, il professore
di diritto tributario si
mette anche dalla
parte del contribuente.
“L’eventuale ricorso in
commissione tributaria
provinciale potrà essere
presentato a decorrere
dalla comunicazione del
nuovo atto impugnando,
ove ricorrano le condizioni,
sia quest’ultimo, sia l’atto
iniziale modificato”. Tanto
più che lunedì 19 maggio
il tribunale di Pescara
potrebbe decidere anche
la decadenza del sindaco
col rischio che la delibera
consiliare di febbraio sia
inficiata. B.Lup.
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HOTEL
COLLEROMANO,
PASQUALONE
CI RIPROVA
Sul convento di Colleromano da trasformare in resort,
l’amministrazione di Rocco D’Alfonso vuole riprovarci
Riqualificazione? A Loreto non parte
La legge 106/2011, permette ai Comuni di aumentare l’incremento
volumetrico dal 20% fino al 40%. Ma il Comune di Loreto tarda a recepirla
L
ORETO APRUTINO - La crisi è
quella che è, nessuno ha la soluzione
per risolvere questa piaga mondiale,
ma è altrettanto vero che il Comune di Loreto Aprutino non si adopera, perché anche
nel nostro piccolo può essere fatto qualcosa
per arginarla: sono due anni che il Consiglio
Regionale ha recepito la legge 106/2011 e demandato successivamente ai Comuni di tutta la Regione di adottarla, ma quello Aprutino proprio non ne vuole sentir parlare.
La legge 106/2011, permette ai Comuni
di aumentare l’incremento volumetrico dal
CHI
VA AL
SEGGIO
20% fino al 40%. Questo significherebbe che
molti cittadini, impossibilitati a costruire,
visto i tempi che corrono, per mancanza di
soldi, potrebbero procedere con l’ampliamento o la demolizione e poi ricostruzione
con realizzazione, quale misura premiale, di
un aumento di volumetria rispetto a quella
legittimamente esistente alla data di entrata
in vigore della presente.
Infatti, la legge in questione detta norme
per incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, la promozione
della riqualificazione delle aree degradate, la
PENNE - Non è tardata ad
arrivare la risposta del sindaco
Rocco D'Aflonso all'esponente
grillina, che aveva chiesto di nominare come scrutatori giovani e
disoccupati. Ecco la lettera.
"Gentile Sig.ra Altigondo, accolgo con pieno favore le indicazioni contenute nella sua lettera
in merito alla procedura per la
nomina degli scrutatori per le
elezioni europee e regionali del
riqualificazione degli edifici a destinazione
non residenziale dismessi o in via di dismissione o da rilocalizzare e lo sviluppo della
efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
In poche parole, il Comune recependo tale
legge potrebbe innescare un vortice lavorativo dando respiro alle molte aziende del settore edile locale e creando, in questo modo,
nuova occupazione.
Tutti i Comuni hanno recepito tale legge,
quello di Loreto Aprutino ancora no. Quali
sono i motivi di tale ritardo (due anni) non
è ancora chiaro.
25 maggio 2014. Già in occasione delle elezioni politiche dello
scorso anno, l’Amministrazione
Comunale da me guidata ha deciso di selezionare gli scrutatori
per i diversi seggi elettorali all’interno delle liste di collocamento
forniteci dall’Ufficio Provinciale
per l’ Impiego, tenendo conto
anche della condizione economico-sociale delle famiglie dei
giovani disoccupati. Tale scelta è
stata molto apprezzata non solo
dall’opinione pubblica locale, ma
anche dagli organi di stampa (e
soprattutto dal quotidiano “Il
Centro”) , che hanno avuto modo
di elogiare ripetutamente la decisione dell’Amministrazione di
avversi per lo scrutinio elettorale
esclusivamente dei giovani disoccupati regolarmente iscritti
alle liste di collocamento. Per le
elezioni europee e regionali del
L’assessore ai lavori pubblici Gabriele Pasqualone ha
convocato i consiglieri di minoranza per riparlarne. Due mesi
fa, il consiglio comunale bocciò il tentativo di discussione
circa la manifestazione di interesse al conferimento
dell’immobile storico-religioso in un fondo gestito dalla Borghi
Servizi&Ambiente srl. In un clima di forte contestazione
popolare, decisivi furono i voti contrari dell’allora vice
sindaco Luigi D’Angelo (Idv) e di Remo Evangelista (“per
noi la questione Colleromano è morta e sepolta”), oltre che
dell’allora assessore, il diacono Paride Solini (per Don Giorgio
Moriconi, braccio destro dell’arcivescovo, “Colleromano
resti luogo di povertà e di preghiera”) e del presidente del
consiglio Gabriele Vellante (“un caso di coscienza”, disse):
entrambi del Pd, ma oggi Vellante è candidato alle regionali
per il Centro Democratico. L’assessore Pasqualone è convinto
della bontà dell’idea: resterebbero fuori dal progetto la chiesa,
la prestigiosa biblioteca ed il museo di arte sacra. Ma a
Colleromano sono interessate anche certe suore di clausura del
Maceratese: da due anni aspettano risposta però.(B.Lup.)
prossimo 25 maggio contiamo di
utilizzare lo stesso criterio per la
nomina degli scrutatori, e a tal fine
abbiamo già richiesto all’Ufficio
Provinciale per l’Impiego l’ elenco
dei disoccupati residenti nel nostro
Comune. Il che conferma che il governo cittadino intende privilegiare le esigenze di coloro che, a causa
della grave crisi economica e sociale
che attanaglia il nostro Paese, non
riescono a trovare un’occupazione
in modo da assicurarsi una certa
indipendenza economica. Nella
speranza di aver esaudito la Sua
richiesta e auspicando di incontrarLa presso gli uffici comunali,
La saluto cordialmente augurando
Buona Pasqua a Lei e ai suoi cari".
Per la cronaca, già Sel, in precedenza, aveva avanzato questa richiesta
all'amministrazione comunale.
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Speciale elezioni 2014: le interviste
Gianluca Buccella
Ancora in campo perchè?
La mia candidatura scaturisce da un progetto
avviato diversi anni fa con gli amici di Penne,
Loreto, Collecorvino e Farindola. Un progetto
politico teso ad avere una voce univoca sul territorio vestino per la risoluzione dei tanti problemi che attanagliano la nostra area. Una voce
forte che può mettere in evidenza nelle aule che
contano i disagi che oggi la nostra vallata vive.
Non è più tollerabile che la Provincia di Pescara
sia divisa in due zone: una di seri A e una di
serie B.
In che senso?
Non è più concepibile che la Val Pescara sia
dotata di autostrada, ferrovia, aeroporto, interporto e chi più ne ha più ne metta e noi non riusciamo neanche ad ottenere un casello autostradale a Cappelle. E se poi penso che il candidato
del centro sinistra è D’Alfonso, che ci aveva promesso la Mare Monti allora è un dovere scendere
in campo e combattere in maniera decisa coloro
che hanno fatto dell’area vestina carne da porco.
È il momento di reagire e di pretendere più
attenzioni per i nostri paesi e questo lo possiamo
fare con forza solo se uno di noi, che vive quotidianamente i problemi della zona e del posto,
sarà presente all’interno delle istituzioni.
Tutti i candidati in tempo di elezioni escono come funghi e promettono, è il caso di dirlo, mare e monti.
Da 20 anni pratico la politica come passione, come mezzo per migliorare la società. Sono
stato consigliere comunale di opposizione per
ben due volte. Tante le proposte in merito allo
sviluppo socio economico del paese. Tante as-
semblee, dibattiti e manifestazioni che mi hanno portato continuamente a rapportarmi con la
cittadinanza.
Quindi non mi sento il politico dell’ultimo
minuto che affronta la piazza solo sotto le elezioni. Capisco che oggi vi è una grande sfiducia nelle istituzioni e nella politica in generale,
ma siccome io amo la politica quella vera, non
fuggo, non mi sottraggo, ma combatto affinché
si torni ad una politica credibile e pulita. Ed
oggi candidandomi nella coalizione di Gianni
Chiodi, nel movimento civico Abruzzo Futuro,
so di fare la scelta giusta perché questo governo
regionale in questi anni ha operato in maniera
esemplare risanando un bilancio regionale e sanitario devastato, tagliando i costi della politica ed incentivando le aziende con risorse per lo
sviluppo.
Di una cosa però le dò atto: oggi molti candidati parlano nei convegni di promozione del
territorio, dei prodotti tipici e del turismo, ma io
sono stato l’unico che concretamente ha lavorato
per questi settori. Come presidente di un consorzio Terre Pescaresi, abbiamo nel 2013 distribuito
su tutta la provincia di Pescara oltre 1 milione
di euro alle aziende agricole. Attualmente abbiamo emanato altri bandi per la promozione del
prodotto tipico e ci apprestiamo a spendere altri
2 milioni di euro per la promozione del turismo.
Nella mia vita lavorativa ho creato tanti posti di lavoro, ho investito in attività e salvato,
in questo periodo di crisi, una società con 24
dipendenti e mi riferisco all’ente Provincia Ambiente che con orgoglio dirigo da 5 anni.
Come ha fatto il presidente Chiodi in regione,
pure io in questa
società ho applicato la buona
politica,
tagliando
i
costi,
aumentando la
produttività e
riducendo del
20 per cento le
nostre
indennità,
facendo in modo che già
dal
primo anno Provincia e Ambiente chiudesse
il proprio bilancio in positivo. A differenza di
prima che a causa di assunzioni clientelari, ed
incarichi ben pagati, si avevano circa 300 mila
euro all’anno, di perdita a danno dei cittadini.
Da tanti anni sono impegnato in associazioni culturali di pregio organizzando eventi che
hanno portato nei nostri paesi decine e decine
di turisti e concorso alla tutela del patrimonio
artistico. Cito uno su tutti il FAI, associazione
che ci ha permesso di fare conoscere, in questi
anni, Loreto, Città S. Angelo e Torre De Passeri
a circa 5000 . Di idee ne ho avute tante ed ho
dato tutto me stesso per cercare di realizzarle
fino in fondo, in tutti i campi, dalla cultura al
lavoro. Adesso voglio realizzare l’idea più grande e cioè quella di portare l’area vestina ad una
crescita socio economica attraverso il turismo,
la cultura, la promozione del territorio e al miglioramento delle infrastrutture.
Gabriele Frisa
Ha 38 anni e da oltre venti
è uno dei maggiori attivisti
del partito di Rifondazione
Comunista dell’area vestina.
Gabriele Frisa, pennese doc,
in questa tornata elettorale
punta a conquistare un posto
in seno al consiglio regionale
abruzzese, candidato con la lista
di Maurizio Acerbo, “Un’altra
regione”. Frisa, dopo tante
battaglie condotte in piazza e
dagli scranni dell’assise civica
pennese, vuole portare il suo
megafono e con esso la voce
del popolo vestino sui tavoli
della Regione, dove “da troppi
anni – dice - manca un degno
rappresentante di Penne e
dintorni”. Tre sono le priorità e gli
obiettivi da perseguire per Frisa:
lavoro, sanità e promozione del
territorio vestino. In cima alla
lista della sua agenda elettorale
c’è di certo l’occupazione.
“Al centro della nostra azione”
– afferma Frisa – “ci sono le
politiche sul lavoro. Il primo male
da debellare è innanzi tutto la
fuga in massa dei giovani che
abbandonano l’area vestina a
causa della cronica mancanza
di prospettive occupazionali.
Il tasso di disoccupazione è
altissimo nella nostra regione
perché mancano fondi strutturali
per gli insediamenti produttivi
e leggi regionali specifiche che
scoraggino la delocalizzazione
dei siti industriali”. A sostegno
delle famiglie dove i coniugi, o
anche solo uno dei due, abbiano
perso il lavoro e per i giovani
disoccupati in attesa di trovarne,
Acerbo e i suoi propongono
l’introduzione del reddito minimo
di cittadinanza, un sussidio per
garantire la soglia minima di
sopravvivenza per un periodo
limitato. Altro argomento cardine
al centro del programma di Frisa
è la sanità.
Che cosa deve cambiare nella
sanità abruzzese e locale?
“Nel comparto sanitario ci
sono troppe lobby. Diciamo
basta al taglio indiscriminato
dei posti letto a vantaggio
degli interessi di pochi. Per
risparmiare bisogna tagliare
il numero dei dirigenti, non
solo sanitari ma in tutti gli
ambiti amministrativi. Inoltre è
necessario fermare il ricorso
sistematico alle strutture private
convenzionate con la sanità
pubblica. Il privato deve fungere
da supporto all’ospedale
pubblico non deve sostituirlo.
Inoltre vanno contenute le
esternalizzazioni dei servizi. Il
settore sanitario pubblico deve
tornare ad assumere i lavoratori
specifici e gestirli direttamente,
come ad esempio gli addetti
alle pulizie, e non affidare gli
appalti alle cooperative esterne.
Ci batteremo perché l’ospedale
di Penne abbia macchinari
all’avanguardia e mezzi di
soccorso funzionanti e sicuri”.
Tra gli impegni che Frisa si
assume per l’area vestina c’è
quello di riportarla ad avere
un ruolo di primo piano nelle
regione, facendola uscire
dall’oblio dei tavoli della politica.
Cosa ha portato alla
marginalizzazione dell’area
vestina?
“Abbiamo avuto politici che
hanno che non hanno risposto
alle esigenze del territorio ma
alle logiche delle lobby, della
sanità, dell’immondizia, del
cemento. Dopo i risultati ottenuti
è ora di cambiare”.
Da dove bisogna ripartire
nell’area vestina per rinascere?
“Dai nostri prodotti tipici,
soprattutto agroalimentari.
Pensiamo all’olio d’oliva tra
i più buoni del mondo. Va
promossa e sviluppata la filiera
di qualità. Ma anche continuare
ad investire sulle manifatture
tipiche di questo territorio ed in
particolare sui cervelli vestini,
sui giovani, le cui idee vanno
supportate con adeguate forme
di finanziamento e strutture di
consulenza gratuite”.
Votare per Frisa quindi
significa?
“Continuare a stare con chi,
come me, è stato per vent’anni
dalla parte della gente e non dei
poteri forti”.
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Nella foto qui sopra Via Diana
con la ex sala biliardo rivisitata
dall’articolista.
A lato Peppino Savini ventenne
QUANDO “PEPPINO”
COSTRUI’ IL BIGLIARDINO
Giuseppe Savini: dal calcio balilla a quello giocato.
Ricordo di una vera amicizia.
di Francesco Di Pietro
La recente scomparsa di Peppino Savini è stata
giustamente ricordata dalla stampa come quella di
un simbolo del calcio loretese; ma Peppino non è stato solo una vecchia gloria calcistica e, ripercorrendo
con la mente i ricordi del periodo della fanciullezza che abbiamo trascorso insieme, riaffiorano tanti
episodi che testimoniano, oltre alle sue innate doti
sportive, anche le sue capacità nel lavoro e la sua sensibilità nella valorizzazione dei rapporti umani.
Il mio grande rapporto di amicizia con lui, discendeva dallo stretto legame delle nostre rispettive
famiglie, che vivevano vicinissime nel quartiere de
“Li Coste”, tra la fine degli anni ’40 e la prima metà
degli anni ’50.
La sua casa era meta fissa delle tradizionali tombolate natalizie con le cartelle sulle quali risaltavano
le foto dei miti hollywoodiani di quell’epoca (Alan
Ladd, Gary Cooper, Robert Mitchum, Glenn Ford,
Gregory Peck, Humphrey Bogart, Maurenne O’hara,
Marlene Dietrich, Veronica Lake, Jean Harlow, ecc.).
Peppino era per me come un fratello più grande
(ci dividevano non più di tre anni) e, praticamente, come si usa dire, ci spartivamo “lu sonne e …la
fame”. Ricordo che la domenica pomeriggio, anche
con grandi sacrifici economici da parte delle nostre
famiglie, andavamo insieme al Supercinema di Tommaso Palladini (Don Tumasse) e dell’Ing. Luigi Di
Clemente e dove si esibiva quale operatore proiezionista, “l’Alfredo di Nuovo Cinema Paradiso” di allora, Rocco Acciavatti (Rock l’elettriciste); il proiettore
utilizzato in quel periodo nelle sale cinematografiche
era regolato da carboni che servivano ad illuminare
lo schermo; accadeva che, durante la proiezione del
film, Rocco ritardava di avvicinare al proiettore i carboni provocando il buio in sala; subito dalla platea
giù fischi e, rivolti verso la cabina di proiezione, tutti
insieme a gridargli: “a Ròo, li carbongììne!!!”
Tra i tanti ricordi di gioco di quel periodo spicca
quello di Peppino, appena ragazzino, che palleggiava di testa con il pallone contro il muro della casa di
Via Desolata n.8 abitata, in quei tempi, dalla famiglia
del carabiniere Violante; assistevamo con il compito
di contare i palleggi che riusciva ad effettuare e rimanevamo estasiati dalla sua bravura, spesso non
riuscendo più a rispettare il conto esatto che, solitamente, superava i mille palleggi; a volte, doveva interrompere perché sopravveniva l’imbrunire. Già da
allora emergeva il suo feeling e la sua bravura con il
pallone.
Nelle formazioni delle squadre in cui ha militato compariva, sempre con addosso la tradizionale
maglia numero 3, quella del terzino sinistro. Voglio
ricordare, al riguardo, una parentesi calcistica degli
anni cinquanta (1954/55) che lo ha visto protagonista in un ruolo diverso da quello tipico di difensore.
In quel periodo, infatti, Loreto, oltre al campionato
maggiore, partecipava anche al campionato giovanile interprovinciale con una squadra in cui militavano, tra gli altri, il capitano Silvio Di Tonno (Silvie di
mingùcce), Giorgio Crisante (Giorge lu fasciulàre),
Carlo Acciavatti (Karle trapàne), Ugo Di
Teodoro (Ughe lu callaràle), Gabriele Tereo (Caprièle di maccacciùne), Antonio
Bellante (‘Ndonje di brandulìne), Manfredo
Acciavatti (Manfrède lu fùrnacàre).
Peppino era il portiere titolare di questa squadra
e quello di riserva era Achille Di Carlo (Achille lu
scàpule), mentre il massimo difensore della prima
squadra era il mitico e longevo “capitano” Valeriano
Costante (lu ferracavàlle) che rinverdiva le gesta di
altri due leggendari numeri 1 del passato: Primo De
Martinis (Primucce lu turreuse) e Guglielmo Telli
(Guglielmotèll). Una domenica mattina al campo
sportivo G. Mosca, venne disputata la partita tra le
squadre giovanili di Loreto e Giulianova: ho ancora
nitidamente impresse le straordinarie parate di Peppino che, insuperabile, volava da un palo all’altro. Rimasi talmente sbalordito dalla sua prestazione che,
ancora oggi, rimango sempre più convinto di un suo
uguale successo anche se avesse intrapresa la carriera
di portiere, anziché quella di difensore.
Ma il ricordo che serbo con particolare piacere,
è quello di “quando Peppino costruì il bigliardino”.
E’ utile ricordare che in quel periodo, l’unico bigliardino presente a Loreto era quello posizionato nel
locale “li bocce” gestito da Giuseppe Amati (Peppine
la cazzòle) e dove noi ragazzi ci recavamo per giocare; solo che per poter giocare bisognava acquistare
il “gettone” e questo rappresentava un vero problema
considerata la scarsa disponibilità di
soldi nelle nostre tasche.
Peppino, che lavorava come apprendista presso la falegnameria di
Vincenzo Di Pasquo (Mingenze di
Capuràle) sito nel quartiere “li Coste”, ebbe l’idea di costruire un bigliardino con le proprie mani; detto fatto,
si mise all’opera e, in breve tempo, realizzò un bigliardino “completamente
in legno” (chiaro), in dimensioni naturali, perfettamente funzionante e
che venne posizionato nel locale sito
in Via Diana n.19 utilizzato, come
“stalla”, da Pasquale Soccio (Pasquale
Lu Stuck).
Questa magnifica e vera “opera d’arte”, venne da noi salutata con
grande entusiasmo e demmo subito
inizio ad interminabili partite alle
quali partecipavamo principalmente
noi ragazzi del quartiere (“la teppe
de li Coste”); eravamo numerosi e
mi piace ricordarli uno per uno: Peppino, io “cacchette” (da “checchette”
diminutivo di Checco a sua volta di
Francesco), Fernando Rossi “ndazz”,
Clementino Calvi “ciaciapp-l” , Zopito Ruscitti “la picarun”, Zopito Soccio
“lu stuck”, Vincenzino De Lellis “lu
beck”, Mario Fabbrizio “la pace”, Gabriele Di Bernardo “lu piattinare”,
Zopito e Gabriele Di Tonno “li turrise”, Licontino Del Pretaro “Quintine”, Lucio Di Gianvittorio “Liviucce”
(anche lui lavorante nella stessa falegnameria e, presumo, partecipe nella
costruzione del bigliardino).
La notizia della presenza di questo
bigliardino si sparse per tutta Loreto e,
presto, incominciarono a frequentare
la nostra “magnifica sala bigliardo”
ovvero la stalla di Pasquale Lu Stuck,
anche i ragazzi degli altri quartieri;
tra gli altri, ricordo che veniva a giocare anche l’indimenticabile Osman
Soccio (lu fije di Pine la Capparelle
e ‘Ndonje di mattilûcce) abilissimo
sia nel gioco a coppia che nel singolo
e ricordo che facevamo a gara per giocare in coppia con lui.
Questo attrezzo accompagnò i giochi della nostra fanciullezza fino al
compimento dell’età giovanile.
Peppino, in un periodo di assoluta
indigenza per tutti noi ragazzi, attraverso questa sua realizzazione ed
interpretando i nostri desideri, ha saputo dare un “calcio alla povertà”, regalandoci la possibilità di trascorrere
momenti di puro e sano divertimento, dimostrando tutta la sua valenza
nell’arte della falegnameria oltre che
il suo spiccato senso di pura e sincera
amicizia verso gli altri. Lo vogliamo
ricordare così.
Durante i suoi funerali, davanti alla
Chiesa di Santa Maria in Piano, ho rivisto dopo tantissimi anni un vecchio
compagno di giochi, componente la
“teppe de li Coste”, Mario Fabbrizio
detto “la pace”, e dopo gli affettuosi
saluti, le sue prime parole sono state:
- “Ti ricordi quando Peppino costruì
il bigliardino?”
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VENTENNALE DEL GIRO D’ITALIA A LORETO APRUTINO
Tutto ebbe inizio con oops!
Il miracolo sportivo delle due ruote avvenne il 24
maggio 1994
di Mauro Soccio
LORETO APRUTINO. Indubbiamente fu un
fatto clamoroso quello che accadde nel nostro paesello vent’anni fa. Nessuno poteva immaginare
che una piccola cittadina come la nostra potesse
avere il coraggio e la forza di ospitare una tappa
del Giro d’Italia di ciclisti professionisti. Al solo
ricordo si rabbrividisce. Quando mi si chiede se
credo ai miracoli rispondo sempre di si, perché
quello che si concluse nella nostra cittadina non
fu solo l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia, ma
in una visione più ampia fu anche una straordinaria tappa del mio accidentato percorso esistenziale. Il quale è segnato da alcuni fatti “miracolosi”, tappa del Giro compreso. Spiego meglio.
PROLOGO - Da alcuni anni nutrivo il desiderio di vedere “apparire” la maglia rosa tra le
scarmigliate chiome degli olivi che impreziosiscono il paesaggio del nostro antico abitato. La
bellezza dello sport davanti alla bellezza del paesaggio architettonico, dell’arte, della storia. Un
dialogo sinergico per un connubio perfetto. Ma
restava pur sempre una chimera, fin quando…
ATTO PRIMO - Per capire la sua genesi bisogna risalire agli inizi degli anni ’90, quando,
insieme con gli amici Giorgio Di Martile (lu paròte) e Achille Rasetta (mileulle) da alcuni anni
ci si recava, nella vicina Cepagatti ad assistere al
Criterium d’Abruzzo, una manifestazione com-
petitiva di ciclisti professionisti che si svolgeva in
due sedute: una, di mattina (cronostaffetta) e l’altra, nel pomeriggio (in linea). Per cui, quell’anno,
e credo fosse il 1992, conclusasi la cronostaffetta
nella mattinata, decidemmo di restare sul posto
e di recarci a pranzo presso un ristorante nella
cui area- parcheggio mostrava le ammiraglie al
seguito delle squadre ciclistiche. Per raggiungere il luogo del convivium, si doveva superare la
hall e attraversare uno stretto corridoio, alla fine
del quale si girava ad angolo retto per immettersi
nella sala. In questa intersezione il benevolo destino si mise in agguato: uno scontro frontale col
cameriere proveniente dalla direzione opposta
ovvero dalla sala pranzo, fu evitato per un nonnulla. Oops! Lo sbigottimento procurato dall’improvvisa apparizione fece vedere lucciole per
lanterne a tutti, soprattutto al cameriere, il quale
ci disse: “-Anche voi, al seguito?” “-Si!”- risposi
d’acchito, colto di sorpresa, senza rendermi effettivamente conto della risposta data (intendeva al
seguito dell’organizzazione, n.d.r.). “Prego, accomodatevi”. Insomma ci scambiò per giornalisti,
dato che oltre ad un cappellino da ciclista che mi
riparava dal sole, portavo a tracolla la macchina
fotografica semi-professionale che mi accompagnava in ogni luogo; mentre l’amico Giorgio
(Achille era ospite di amici), che sulla sua ampia
fronte presentava un cappellino all’inglese, stringeva tra le mani “La Gazzetta dello Sport” ed un
block-notes mentre nel taschino faceva capolino
una penna bic. Ma ormai il dado era tratto: entrammo decisi e ci fecero accomodare negli unici
due posti (sich!) rimasti liberi, quelli del tavolo
centrale riservato a gente di riguardo: eravamo
con Alfonso Di Russo (storico e giornalista),
Nino Bellonio (segretario regionale della F.C.I. e
giornalista), Fulvio Perna (storico organizzatore
del Trofeo Matteotti), un paio di direttori sportivi ed altre note personalità del ciclismo di cui
mi sfuggono i nomi. Nelle dovute presentazioni
citammo il luogo della nostra provenienza e bastò questo per suscitare nella mente degli storici
interlocutori, il ricordo di un nostro ex campione del pedale dilettantistico e porci la domanda:
“Che fa Giovanetti? E’ ancora in vità? Che bel
corridore!”. Capimmo subito che si riferivano ad
Antonio Giovanetti, il popolare ‘Nduline. E giù
con ricordi ancora vividi delle sue gesta sportive, narrate addirittura dalla viva voce degli stessi
giornalisti testimoni diretti delle sue imprese e
dei quali avevamo lette le cronache sui giornali.
L’atmosfera si fece più confidenziale e ne approfittai per svelare a Fulvio Perna l’antico mio desiderio chiedendogli le modalità da seguire per
ottenere un passaggio del Giro d’Italia a Loreto
Aprutino. Mi rispose che se l’itinerario del Giro
avesse contemplato le nostre zone, e lui l’avrebbe sicuramente saputo in anticipo, mi avrebbe
avvertito.
ATTO SECONDO - Circa due anni dopo la
narrata scena nel ristorante di Cepagatti, ero in
servizio di vigilanza urbana in Piazza Garibaldi,
quando, verso le 15,30, un’auto proveniente da
Pescara, dopo aver segnalato il cambio di direzione, si fermò davanti al Bar Cavallone. Vidi uscire
l’autista e portarsi, trafelato, al mio cospetto. Era
l’amico Achille che, nelle vesti di messaggero degli dei, mi avvisava di telefonare al più presto a
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Fulvio Perna per notizie riguardanti il Giro d’Italia. A dire il vero
mi sembrava una cosa poco seria, una presa in giro. Fulvio, mi
perdoni ma dopo due anni, non
pensavo più al Giro. Sbagliavo.
Raggiunsi celermente l’Ufficio e
lo contattai. Mi prospettò la possibilità non solo di un semplice
passaggio della carovana rosa ma
addirittura di designare il nostro
piccolo centro, quale sede di arrivo di tappa. Avevo una settimana
di tempo per dargli una risposta.
Non persi nemmeno un minuto.
Contattai l’allora Sindaco Mauro Di Zio che immediatamente
mi autorizzò a portare avanti
la trattativa. Nel frattempo lui,
fece in modo di aggiustare tutti i
tasselli per comporre il mosaico
dei finanziamenti economici e
spalleggiato dall’intero Consiglio
Comunale e dall’allora Assessore
Regionale Bruno Passeri, fece diventare realtà il lungo sogno cullato. Pensai alla fata turchina…
Ricordo l’iniziale scetticismo
che serpeggiava tra la gente ma
anche la fiducia e la stima di
chi si sentiva invece orgoglioso
e portatore di uno spiccato sen-
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so di appartenenza al territorio.
Non sembrava vero ma il nome
del nostro paese era al centro
della cartina rosa d’Italia. Faceva
un certo effetto leggerlo. Soprattutto all’atto della presentazione
ufficiale del Giro negli studi televisivi Mediaset di Milano, dove
eravamo presenti insieme col
Sindaco Di Zio e l’Assessore allo
Sport Sablone.
ATTO TERZO - Si formò,
quindi, il Comitato cittadino,
poi quello di Tappa unitamente
alla costituzione pro-tempore
dell’Associazione PromoSport
in cui, in qualità di Presidente
fu eletto Raffaele D’Amico che
svolse egregiamente il suo compito: nella vice presidenza per
meriti onorari e sportivi, il mai
compianto abbastanza Camillo
Acconciamessa; e nella efficiente
segreteria Franco Rasetta, Sergio Di Camillo, Osman Soccio
e Michele Ursini. Mentre Mirella Angelucci, Corrado Coletta e
altri furono solerti nella risoluzione dei problemi logistici. Fu
un coinvolgimento totale delle
forze attive del paese ed encomiabile fu l’organizzazione gene-
rale, stigmatizzata dal Direttore
del Giro d’Italia, dott. Carmine
Castellano. La gratificazione finale avvenne il giorno dell’arrivo
della tappa, la terza del Giro, con
partenza da Osimo nelle Marche
e l’arrivo nella nostra cittadina
dopo 185 km: il vincitore non
fu un atleta qualsiasi bensì il
due volte campione del mondo
Gianni Bugno. Troppa grazia!...
E pensare che tutto ebbe inizio
con un oops!
EPILOGO - Parte dei contributi raccolti fu destinata all’acquisto di un’ambulanza ma nonostante tutto, l’organizzazione
dell’arrivo della tappa, comportò
delle polemiche fuori luogo che
costarono un pedaggio morale
troppo alto per tutti, dando ad
intendere che un mero provincialismo nel nostro modus vivendi stenta ancora a scomparire.
Paulo Coelho, ne Il Guerriero
della Luce scrive: “Il Guerriero
della Luce, crede. Poiché crede
nei miracoli. I miracoli cominciano ad accadere.”
Qui sopra la mappa del 77° Giro d’Italia.
In alto a sinistra la foto autografata di Gianni
Bugno vincitore della tappa. Al centro uno dei
tantissimi titoli dedicata alla tappa loretese. A
destra, nella foto di Achille Rasetta: il sindaco
Mauro Di Zio, Corrado Coletta, Fulvio Perna,
Giorgio Di Martile e Raffaele D’Amico (Pres.
Promo-Sport).
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Agricoltura come
stile di vita
Mauro Di Zio alla guida regionale della
Confederazione Italiana Agricoltori
Succede a Domenico Falcone
presidente storico dei contadini
abruzzesi
di Mauro Soccio
LORETO APRUTINO. Ecco, questa è
una buona notizia: il nostro ex primo cittadino Mauro Di Zio, è il neo-presidente
regionale della C.I.A. (Confederazione
Italiana Agricoltori) che col Servizio di
controspionaggio americano (Central
Intelligence Agency) ha soltanto l’acronimo in comune.
Dopo alcuni anni lontano dalla politica amministrativa e dedicati alla riflessione, al consolidamento della sua giovane
famiglia e alla conduzione dell’Impresa
agricola di cui è titolare, ridiscende in
campo ufficialmente, questa volta nel settore dell’Agricoltura. E lo fa nel migliore
dei modi: nell’Assemblea elettiva tenutasi
a Montesilvano nel febbraio scorso, composta da oltre un centinaio tra delegati ed
invitati, ne esce con gran merito e viene
designato, all’unanimità, a ricoprire la
massima carica ovvero quella di Presidente Regionale.
Tutto questo, sotto gli occhi del vicepresidente nazionale (ma candidato
unico alla presidenza) Dino Scanavino,
dell’Assessore Regionale all’Agricoltura
Mauro Febbo, dei rappresentanti politici,
istituzionali, delle Organizzazioni professionali agricole, artigianali, del commercio.
Gratificato dalla scelta, il territorio
vestino ripone concrete speranze nelle
capacità del neo-presidente di svolgere il
nuovo incarico con entusiasmo e visione
complessiva delle varie problematiche
che caratterizzano la vita degli agricoltori.
Noi non possiamo che congratularci col
nostro stimato concittadino e augurargli
un proficuo lavoro a fianco dei lavoratori
della terra e degli imprenditori agricoli.
Ricordiamo volentieri la sua corrispondenza, seppur breve, con Luigi Veronelli
di alcuni anni fa, nel periodo in cui Mauro era Sindaco della cittadina vestina. Il
“Guru” dell’enogastronomia mondiale si
disse piacevolmente sorpreso dalla sensibilità e dalla visione lungimirante del nostro nei confronti dei problemi della terra
e dell’agricoltura in particolare. Fu un
significativo sigillo, un imprimatur qualificante che il maestro appose sulla voglia
di apprendere e sulle sensibilità e capacità
del giovane estimatore loretese, scoperte
e stigmatizzate in tempi non sospetti da
Al centro: paesaggio agricolo.
A destra: Domenico Falcone
e Mauro Di Zio in alcune fasi
dell’assemblea
cotanta autorità del settore.
“Sono stato indicato alla successione di Domenico Falcone che è un presidente non facile da sostituire - dice
Mauro Di Zio - per la sua storia nella
C.I.A. e anche per la sua umanità,
per l’equilibrio dimostrato e il grande
senso del rigore e della lealtà che lo
hanno accompagnato in tutte le scelte
fatte in nome della categoria…Essere un presidente-agricoltore a livello
umano arricchisce molto – continua
Di Zio – perché vivi quotidianamente
le notevoli problematiche che ogni imprenditore agricolo vive in questo momento di difficoltà e ti confronti con
persone abituate a confrontarsi con
la burocrazia … Bisogna ripensare il
futuro dell’agricoltura abruzzese: l’Abruzzo delle eccellenze c’è e viene da
lontano ma deve confrontarsi col mercato e sapersi proporre a un pubblico
potenziale di regione e fuori regione,
“...Bisogna ripensare il futuro
dell’agricoltura
abruzzese, l’Abruzzo [...] deve
confrontarsi
col mercato e
sapersi proporre
a un pubblico
potenziale di
regione e fuori
regione, capace
di dare opportunità di crescita”
capace di dare opportunità di crescita”.
Domenico Falcone, il presidente per antonomasia, avendo ricoperto la
massima carica della C.I.A. per ben sedici lustri, ma nelle cui fila lavora da
quarant’anni, si può dire ormai essere la memoria storica delle vicissitudini
degli agricoltori abruzzesi. Stimato da tutti per la sua lealtà, gli si riconosce
sensibilità e capacità direttive nella risoluzione di problematiche agricole ed
ambientali. Con lui, l’agricoltura abruzzese ha visto la sua trasformazione in
agricoltura sconosciuta con prodotti non identificati a quella ormai tipica
con prodotti affermati e di qualità. Ha sovrinteso alla crescita dell’agricoltura e delle sue maestranze contribuendo a far lievitare anche l’immagine del
made in Abruzzo.
“Lascio tranquillissimo perché i nuovi vertici rappresentano un
gruppo che ho seguito negli ultimi quattro anni, avendo lavorato insieme e posto le basi per i cambiamenti. Quarant’anni dentro la Cia - afferma Domenico Falcone - sono tantissimi ma il mio non è un percorso
finito e sono molto contento perché c’è questo passo nuovo con il presidente-agricoltore…Sarà la sua priorità quella di dare voce e visibilità a
tutto il nostro mondo e sono sicuro che saprà farlo benissimo, io sarò a
disposizione. Ho iniziato da giovane e per me era una missione, un impegno sociale. Quando ho iniziato ad occuparmene l’agricoltura era
ancora mezzadria e soffriva a causa dell’emigrazione delle braccia,
dell’emarginazione dal mercato, perché lo sviluppo economico puntava sull’industria. L’ho praticato come un lavoro a tutto tondo e durante questi quarant’anni ho avuto da parte degli agricoltori dei riconoscimenti. Ho dato il massimo che potevo dare e il mondo agricolo mi
ha ridato di più: affetto, riconoscenza, stima e lealtà, lavorarci dentro
è esperienza bella perché questo mondo (dell’agricoltura, n.d.r.) è bello”.
Noi non possiamo che essere d’accordo. Il mondo dell’agricoltura è quello che più di ogni altro ci avvicina alla natura, al significato della vita lontano dalle statistiche commerciali che lo considerano soltanto lo spazio di
un’attività economica. Agricoltura, invece, come stile di vita, come identità
culturale, come antico patto con la natura che si estrinseca nella tutela degli
habitat e dei paesaggi, nella conservazione del suolo, nella gestione dei bacini idrici, nella protezione della biodiversità. Tutto questo non ha prezzo e
credo che Domenico, questo volesse intendere.
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E’ uscito il nuovo
numero de
LACERBA ?
Certo, ne vuole
una copia ?
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Omaggio alle mamme
Domenica 11 maggio un gruppo di amici
dell’avv. Di Carlo - animatore di iniziative
tradizionali e di costume - si sono riuniti in
Montesilvano, presso il ristorante Lu Travocc , per la Festa della Mamma.
Nel corso della conviviale, ove è stato gustato dell’ottimo pesce, in particolare è
stata commentata una lettera del giornalista
e conduttore televisivo Maurizio MOSCA, in
cui egli rivela un angolo segreto della sua
vita, dove la mamma, malata da dieci anni
del morbo di Alzheimer, è “regina assoluta”.
Benedetto, Antonello, Paolo ed io, siamo qui vicini a
te con le dolci donne che ogni giorno ti assistono con
tanta cura, tanta attenzione.
Minella, oggi la tua casa, la casa ove viviamo assieme, è piena di fiori, di colori. E quei colori ti piacciono
tanto, ti incuriosiscono. Sembri una farfalla: fai cenno
Vi si legge fra l’altro:
Magari... non riesco mai a trovarlo in edicola !
Purtroppo non possiamo stampare più copie
perchè non abbiamo abbastanza soldi.
Però lei può aiutarci e le spiego come ...
Versando 20 € all’associazione le lasceremo
una copia in edicola a suo nome.
Dopo 20 anni di
informazione libera e
bella, LACERBA chiede ai
lettori un piccolo
contributo per difendere la
sua autonomia.
Per andare avanti abbiamo
bisogno del vostro aiuto.
Per i primi 100 sottoscrittori
sarà estratta una serigrafia di
Procopio
Per info:
Gianfranco Buccella 339.3293885
Andrea Evangelista 389.6470028
“Cara Minella, purtroppo non ti ricordi più, ma
ti ho sempre chiamato così. Minella. Non so perché.
Raramente mamma. Ma adesso, appena posso starti
vicino, ti chiamo mille volte mamma o mammina. E ti
dico piano: <<Lo sai, Minella, che tu sei la mia mamma, la mia mammina? Lo sai?>> E tu mi sorridi. Mi
basta così. Anche se temo che non mi riconosca neppure. Non importa, mamma, Minella. Il tuo sorriso è la
mia vita. Lo sai?, Minella, che è il giorno della mamma?
Delle mamme di tutto il mondo. Per ognuno di noi, la
propria mamma è la più bella. Soprattutto nel giorno
della sua festa. Minella, lo so tu non capisci, non ricordi. Eppure mi sembra che anche tu, oggi, avverta qualcosa di diverso. Mi sembri ancora più bella, più serena,
più sorridente. Mi sembra che ti scorra dentro come un
brivido, che ti accarezzi una folata di vento. Sì Minella, oggi devi essere particolarmente contenta. Noi figli
con un dito di volerti accostare il più possibile ai fiori. E
tiri su il naso, è un attimo meraviglioso. Poi, d’incanto,
i tuoi occhi si illuminano ancor di più. Chissà Minella,
forse ti sei accorta davvero che oggi è la tua festa; chissà, Minella, forse è successo quel miracolo che noi figli
invochiamo da dieci anni. Vedi Minella, io sto in casa
con te e ti vedo ogni giorno. Ho questa fortuna che non
possono avere Benedetto, Antonello e Paolo. Minella,
ti adoro. E lo sai che di giorno, appena ho un attimo
libero, corro a casa a trovarti? Lo sai che telefono a casa
ogni ora? Lo sai che ogni mattina ti scruto dalla testa ai
piedi per vedere che tutto sia a posto? Lo sai che di notte, a ogni minimo rumore, scatto giù dal letto e corro
terrorizzato nella tua stanza? Lo sai che ogni giorno mi
passano davanti come dei flash, spezzoni della tua vita,
della nostra vita, di quella di papà? Lo sai che di notte,
alle ore più impensate, mi sveglio e piango al pensiero
di non poterti più parlare come una volta, di non poterci più confidare? E allora corro da te, mi accosto al
tuo viso e ti sussurro: <<Minella, sono Maurizio, sono
tuo figlio. Ti ricordi?>>. E ogni volta mi sembra che
ti svegli per un attimo e fai un cenno col capo. Non
è vero, lo so. Ma mi piace illudermi, sognare sperare.
Minella, a me basta saperti serena. E mi pare che
tu lo sia. Mi basta tenerti per mano nelle passeggiate
per casa. Quando ti ripeto: <<Su con la testa, Minella,
su con le spalle, Minella>>. E tu sorridi. Vedo che non
soffri e sono felice. E’ la festa della mamma: puoi sorridere ancora di più. Su, Minella. Noi ci capiamo con i
sorrisi. Oggi noi figli ti siamo ancor più vicini. E preghiamo perché tu possa seguitare ad essere la reginella
della casa. Una reginella che sorride, dolce e tenera,
circondata da un affetto infinito. Minella, stai serena:
lo vedi? Siamo tutti qui, papà sorride da lassù, non è
cambiato niente. E’ tutto come prima. E in più tu sei
sempre più bella. Ti adoro. Tuo Maurizio”
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L’essere
di Tonino Testa
La notte insegue il giorno, ma
non c’è notte tanto lunga da impedire al sole di sorgere. Come tutti
sanno il sole illumina e riscalda la
crosta terrestre e se non ci fosse il
nostro pianeta sarebbe un deserto
senza vegetazione, senza esseri viventi e naturalmente senza l’essere
umano. Il sole non crea, ma nutre.
Secondo la teoria Tolemaica, era il
sole che girava intorno alla terra,
tant’è che nella famosa tragedia
dell’Alfieri (Saul), Nabuccodonosor innalza le mani verso il cielo
e grida:”Fermati o sole” affinché
il giorno fosse più lungo per poter
sconfiggere il suo nemico e vincere la battaglia. Cos’è mai la vita?Ad
un congresso medico, un luminare
prima di dissertare sulla sua relazione, disse:”La vita, cari colleghi,
è una particolare condizione dalla
quale non si esce mai vivi, si nasce
per morire ed il nostro compito
quindi è quello di prolungarne
la durata”. Mentre il Manzoni,
il più grande scrittore dell’800,
uomo di grande fede, nell’Adelchi
afferma:”Gran segreto è la vita, e
non comprende che l’ora estrema”,
volendo significare che al trapasso
ci sarà il giudizio finale, il rendiconto delle nostre azioni durante
l’esistenza in vita. Il D’Annunzio
parla della “notte del mistero e
dell’oblio”, ma anche della “notte dell’amore e del perdono”. Un
grande storico, Pietro Silva, riportava le parole di un filosofo:”Dio
esiste ed è una follia pensare che
non esista”, ma spesso la mente
dell’uomo viene attraversata, anche se fugacemente, dal dubbio
amletico:”Essere o non essere,
questo è il problema…poiché il
paese dal cui confine nessun viaggiatore ritorna, ci confonde l’idea e
la coscienza ci rende tutti vili”. Lo
stesso Cicerone, il più grande oratore romano, vissuto ai tempi degli
dei “falsi” e “bugiardi”, nelle Lettere
Filosofiche, scriveva:”Certamente
esiste nell’universo Qualcuno che
muove e non è mosso da alcuno:
il motore immobile”: nulla è dato
al Caso, il Caso non crea la perfezione.
DIFENDERE I FIGLI
di Francesco Di Giorgio
Nei nostri tempi i genitori severi sono stati complessati, come se
comandare fosse un delitto e non un dovere. E così la maggior
parte lascia che i figli si rovinino, senza fare nulla.
Non possiamo approvare un comportamento simile. Si, oggi
più che mai i figli hanno bisogno di essere moralmente protetti.
Ma non con proibizioni esagerate, con minacce e con violenze
fisiche o morali, le quali non possono non suscitare in essi gravi
sofferenze affettive, ribellione, esasperazione e soprattutto una
separazione interiore dai genitori, che li rende estremamente
più vulnerabili al male che li circonda. Non bisogna costringere
i figli a “fare i furbi” per avere ciò che hanno diritto di prendersi
e che i genitori non hanno il diritto di toglier loro. Non bisogna
costringerli a scegliere tra i genitori e gli amici. La strada
giusta da seguire è un’altra ed è ben nota. Bisogna cercare di
circondare i figli di un affetto caldo, di un amore amichevole e
fraterno che li incoraggi a cercare confidenza ed appoggio nei
genitori. Qualche proibizione rimane certamente necessaria;
ma va riservata a situazioni estreme, come la frequenza
di compagnie veramente nocive o di ambienti pericolosi
moralmente.
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Porta sempre
un libro con te
di Maria Amicone
P
enso che ognuno di noi
abbia un cammino da percorrere che tante volte è accidentato, non asfaltato e pieno di
sassi. Altre volte,invece,un manto
di asfalto lo senti sotto i piedi e allora ti viene voglia di correre perchè le tue gambe sono più leggere
e ti portano lontano.
Ecco,i libri sono così: ti portano
lontano.
Ti fanno entrare e conoscere
luoghi altrimenti inaccessibili,ti
fanno sorvolare paesi che con nessun mezzo riusciresti mai a raggiungere.
I libri accendono le passioni e la
fantasia.
La lettura è la colonna portante della cultura,solo chi legge
è padrone del suo dire,del suo
sapere,del suo modo di essere e
delle sue capacità.
Leggere è un privilegio esclusivo dell’uomo, a nessun altro essere
vivente viene data questa possibilità.
Mi piace dire che bisogna leggere di tutto.
Con la lettura si innescano
meccanismi inaspettati.Nel nostro cervello scattano delle serrature che spesso teniamo chiuse
per paura, per pigrizia o semplicemente per pudore.Leggendo si
possono infrangere tutte queste
barriere.Non c’è limite al nostro
pensiero o alla nostra fantasia che
si può “allungare” all’infinito e spaziare nell’universo.
I libri, e non solo, la lettura in
generale, creano tutto questo.
Si forma una sorta di interazione tra il lettore e la parola scritta,è
come se ci si sentisse “rapiti” dalle
pagine, fino a rimanere estraniati
da ciò che ci circonda.
Purtroppo però poi si torna alla
dura realtà, alla strada di cui parlavamo all’ inizio,una strada veloce
e non sempre comoda.Non si han-
no corsie preferenziali,la vita non
è mai troppo semplice per nessuno.Ogni cosa va conquistata con
sacrificio e tenacia.Tutto,o quasi,si
può ottenere, ma bisogna lottare e
tenere i denti stretti e le mani ben
salde per non far fuggire neanche
un attimo del tempo prezioso che
serve per arrivare al traguardo.
Leggere serve anche a questo,a
farci guardare ai nostri traguardi
in modo diverso.
Nella nostra quotidianità dovremmo imparare a ritagliarci
dei momenti per la lettura.Molte
persone purtroppo pensano che
sia tempo sprecato, al contrario
invece non c’è tempo speso meglio.
Da piccola amavo leggere libri
avventurosi e sognare il principe
azzurro che veniva a salvarmi dalla strega cattiva.Crescendo ho cominciato a leggere i romanzi d’amore pieni di sentimento,poi ho
spaziato dai gialli alle commedie
teatrali fino alle varie trilogie per
arrivare a letture più impegnative.
Ho sempre amato molto gli
scrittori ed i poeti francesi ma le
mie preferite sono le scrittrici.Da
Marguerite Duras ad Isabel Allende ad Oriana Fallaci,per citarne
solo alcune.Tutte scrittici di ottimo livello,donne combattive,piene
di grinta pronte ad affrontare mille
difficoltà.
Quando scelgo le mie letture
non guardo mai la fede politica, la
famiglia di appartenenza o la religione dell’autore,leggo e basta traendo alla fine le mie impressioni,e
soprattutto non amo leggere su
tablet o telefoni, mi piace la carta
stampata, la pagina scritta dove le
emozioni e le sensazioni sono più
vere e vibranti.
Per concludere vi invito ad andare a vedere uno dei più bei film
usciti nell’ ultimo periodo:”Storia
di una ladra di libri” e..... mi darete
ragione.
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Intervista
Mamme da
arringa le…
“mamme della
Ringa”
Ci può riepilogare brevemente la storia della vostra associazione?
Nasce nel 2011 l’idea di formare questa associazione da un gruppo
di mamme che, osservando i propri figli giocare piacevolmente durante
l’estate, lungo il Viale Ringa di Penne , si propongono di far proseguire
quella esperienza giocosa anche per il periodo invernale. Il richiamo
ad un luogo specifico non vuole però essere limitativo rispetto alla partecipazione che resta aperta a chiunque voglia sottrarre i propri figli
all’incantesimo televisivo o alle lusinghe dei video giochi e dei cartoni
animati o alle scorribande insensate lungo le navate dei supermercati.
La disponibilità di Don Celestino e di Don Giorgio ha fatto il resto mettendoci a disposizione i locali della Parrocchia e permettendo ai nostri
bambini di trascorrere in maniera giocosa e sicura i pomeriggi domenicali in particolare.
E come li intrattenete i vostri bambini?
Mamme, papà, nonni, zii e ziette tutti hanno l’opportunità di socializzare con i propri figli o nipoti intrattenendoli con giochi, lavoretti
che sviluppano la manualità, raccontando loro delle storie e soprattutto
creando un’atmosfera socializzante con il momento della merenda. Ma
siamo andati oltre perché i simpatici manufatti realizzati dai nostri bam-
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bini ci hanno consentito di realizzare un piccolo mercatino natalizio i
cui proventi abbiamo devoluto in beneficienza facendo sorgere e sviluppare il sentimento della solidarietà. Con la disponibilità della Dirigente
Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Mario Giardini” abbiamo anche
effettuato una raccolta di beni alimentari che abbiamo poi devoluto alla
“Caritas” per la distribuzione alle famiglie più bisognose. Abbiamo inoltre allestito un presepe che in occasione dei festeggiamenti natalizi sarà
esposto nella tradizionale mostra dei presepi.
Insomma il gioco è diventato quasi un lavoro? E’ molto difficile,
con i bambini, distinguere le due attività, per loro il gioco è un lavoro ed
il lavoro stesso può diventare un gioco. La partecipazione, come associazione alla PODISTICA pennese o la formazione di un coro che, sotto la
guida esperta della Prof.ssa Lidia Duttilo, si esibirà davanti al Papa Francesco, richiede un impegno ed una dedizione che eguaglia l’impegno
lavorativo di un adulto. Altrettanto impegnative risultano essere attività
come la riscrittura di fiabe con finali a sorpresa, la collaborazione con
il Telefono Azzurro per la lotta contro il bullismo, la realizzazione degli
addobbi per le feste natalizie, l’organizzazione della festa della Befana,
del Carnevale o della Primavera lungo il viale Ringa, la collaborazione
con l’UNICEF o con l’associazione “Penne Eventi”, la partecipazione alla
giornata del FAI del 22 e 23 marzo sono state tutte occasioni per far
crescere i nostri bambini nello spirito della socialità e della solidarietà
responsabilizzandoli piacevolmente e facendoli crescere come cittadini.
Pensate di poter allargare il vostro gruppo e il vostro campo
d’azione?
L’associazione è aperta a tutti. Anzi noi invitiamo tutte le mamme ed i
papà ad unirsi a noi per ampliare il numero dei partecipanti che possano
fornire ai nostri ragazzi altre occasioni esperienziali legate al nostro territorio e che vadano a valorizzarne la ricchezza artistica, architettonica,
paesaggistica, immettendo all’interno dell’associazione nuove energie e
nuove competenze di cui possano beneficiare tutti. Non ci aspettiamo
molto dagli altri ma pensiamo di dare molto di noi stessi avendo come
obiettivo la crescita socioculturale dei nostri bambini e del nostro territorio.
Per l’adesione all’associazione rivolgersi alla presidente Antonina
D’Angelo.
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Caro
Presidente del Senato
E’ di Maria Francesca Pantalone, un’alunna della Scuola Primaria di
Loreto Aprutino, la lettera inviata al Presidente del Senato, Piero Grasso,
per raccontargli l’esperienza vissuta durante la settimana di Pausa Didattica
raccontata dalla pubblicazione allegata all’ultimo numero del giornale LACERBA. Piccolo nella struttura, grande nell’emozione che lo contiene è il
giornalino della pausa didattica, IL PENSAGRAMMA. “ Per una settimana
la nostra scuola si è trasformata in un laboratorio a cielo aperto. – Così
scrive la piccola Maria Francesca – Le aule sono diventate piccole officine.
Noi alunni, i genitori, gli esperti, cioè tutte le risorse umane presenti sul territorio (musicisti,archeologi, bibliotecari, maestre in pensione, nonni, attori
e registi, scenografi, giornalisti, fotografi, falegnami e tanti altri ancora) le
nostre maestre, la Preside Lorella Romano, tutti i collaboratori, i bidelli della
scuola, siamo diventati dei piccoli operai – artigiani e, in un clima comunitario e di collaborazione abbiamo tutti imparato ad imparare. In questo
ambiente ben organizzato e preparato, in questa settimana, abbiamo liberato la nostra creatività e la nostra fantasia per realizzare dei progetti dove
ognuno ha messo in gioco i propri talenti. Perciò vogliamo condividere con
te questa bella esperienza, raccontata in questo giornalino e vogliamo farti
i migliori auguri di una serena e gioiosa Pasqua. Gesù possa risorgere nel
cuore di ognuno e colmarlo di tanta pace.
Per favore rispondici. Ci teniamo tanto e aspettiamo con ansia la tua
risposta.
Maria Francesca Pantalone
Gent. Signorina Maria Francesca
Ho ricevuto con molto piacere il giornalino che, insieme
ai tuoi compagni e ai tuoi insegnanti, hai creato durante il
progetto “pausa didattica” e ti voglio ringraziare per avermi fatto
tornare indietro, ai tempi della mia infanzia, quando, anche io
come te, venivo amorevolmente educato a diventare un bravo
figlio orgoglioso dei miei genitori, uno studente amante della
conoscenza e del sapere, un magistrato difensore della giustizia
e infine un rappresentante delle Istituzioni, rispettoso dello Stato e
dei simboli che lo rappresentano.
Cara Maria Francesca e cari ragazzi, vi esorto affettuosamente
a fare tesoro di questo progetto, perché non sia soltanto una
bella esperienza scolastica da ricordare, ma diventi un impegno
costante e concreto per raggiungere i più elevati traguardi di studi
e di realizzare, con passione e amore, i vostri sogni.
Infine desidero esprimere il mio personale e istituzionale
encomio al corpo docente che, in occasione di questa lodevole
iniziativa, ha dimostrato di essere con la sua dedizione alla
crescita formativa dei giovani, un prezioso “faro della mente”
capace di illuminare il loro cammino ed educarli al gusto e al
sapore della conoscenza.
Piero Grasso
Workshop
Borsa di studio in memoria di Concetta
Buccella
Loreto Aprutino, 29 maggio 2014-05-10 Castello Chiola
L’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino, in collaborazione
con il Comune di Loreto Aprutino, con il patrocinio della Provincia
di Pescara e dell’Associazione della Stampa Abruzzese, organizza
un workshop sui Laboratori della PAUSA DISATTICA (Scuola
Primaria e secondaria) e della scuola dell’Infanzia in relazione
alla borsa di studio istituita in memoria della DSGA Concetta
Buccella. La giornata propone un confronto tra i laboratori sulle
esperienze di innovazione in atto e si pone come obiettivo quello
di individuare tre laboratori da premiare, uno per ogni tipologia di
scuola.
Nel corso della manifestazione saranno premiati anche gli
studenti residenti A Loreto Aprutino diplomati con il massimo
dei voti come da bando già pubblicato. Il programma della
manifestazione prevede l’illustrazione dei vari laboratori dei vari
ordini di scuole e al termine la relativa premiazione.
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“Una voce forte che può mettere in evidenza
nei luoghi che contano i disagi oggi vissuti
dalla nostra vallata. Non è più tollerabile che la
provincia di Pescara sia divisa in due zone: una
di serie A e una di serie B”
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Foto: Pultone mette in salvo il proprio
padre, disegno di Giuseppe Pancione
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MAMMA
Dici Gran Sasso,
pensi a Penne
Un nome…una parola come tante
Forse la prima del tuo vocabolario
Ma la più bella
Cinque lettere con un dolce suono come lo è lei
Un suono che non ha limiti e confini
Al sol pensiero ed a pronunciarla ti dice tutto
E’ pieno d’amore…amore profondo come l’oceano
Perché amore profondo ella ti dà
E’ pieno di vita…perché abbraccia la tua vita
E perché la vita ti dà…
Piange e gioisce per te e con te…vive solo per te e di te
Vede oltre i tuoi occhi fino al tuo cuore
Ogni tua pena
Che vorrebbe alleviarti farla sua per non farti soffrire
Tutto farebbe la mamma per te
Ma tu crescendo e lei invecchiando
Purtroppo…
Forza e potere con il tempo le si affievoliranno
E non ti potrà dare tutto quello che ti ha sempre dato e di cui
ancora hai bisogno
Però…anche se vecchia i suoi baci gli abbracci saranno
sempre gli stessi
Forse ancora più intensi e profondi anche se meno forti di un
tempo
Ogni volta sarà per lei forse l’ultima
Perché sa che un giorno non potrà a sé stringerti più
AMC
Tanta storia in breve. E una novità
di Candido Greco
Il nome “Penne” è un plurale e in questa
forma compare nel Medio Evo. La dizione antica è il singolare Pinna che entra nella Storia
con un aggettivo stupendo virens, la verdeggiante, una caratteristica che si è mantenuta
nel corso dei secoli per la continua coltivazione degli ulivi sempreverdi in tutto il suo territorio, chiamato da sempre pennese, ma oggi
solo pescarese, comprendente Loreto, Collecorvino, Farindola, Castiglione a Casauria,
Montebello, Civitella Casanova, Civitaquana,
Nocciano, Alanno, Pescocostanzo, Saline e
Castiglione Messer Raimondo.
A chiamarla Pinna virens fu il poeta-storico
Silio Italico vissuto nel 1° secolo d.C., forse un
abruzzese a giudicare dal cognome che è in realtà un soprannome. La testimonianza di Silio
è importante, perché egli cita espressamente la
Città negli avvenimenti della Seconda Guerra
Punica che ebbe luogo negli anni 218-202 a.C.
e che vide la vestina iuventus schierata contro
Annibale.
Più in là del III secolo a. C. non posso spingermi, non perché non esistesse Pinna, ma
solo perché la Storia non la documenta. E’ solo
carenza di documenti, di fonti scritte. Con
l’Archeologia si può arrivare molto oltre, fino
alla Civiltà Bertoniana, così detta dal Monte
Bertona, la montagna sacra di Penne, dove
sono le radici preistoriche di tutta la Regione
Pennese.
Pinna o Penna, parola di stampo prelatino,
vuol dire “vetta rocciosa”. Gli Appennini sono
una catena di “Penne”, ovvero di vette.
Si ritiene che la “penna” in questione sia
l’altura sulla quale si erge oggi la Cattedrale
pennese. Ma essa all’altimetro risulta di 438
metri sul livello del mare, quindi è una collina e pertanto sarebbe poco idonea a far parte
della catena di vette degli Appennini. Inoltre
la Città, tranne che nell’Alto Medioevo, si è
estesa sempre non su un solo colle ma su due,
onde il riferimento ad una sola “vetta” sarebbe
improprio, oltre che per l’altezza, anche per il
numero.
Credo che la “penna rocciosa”, alla quale allude il nome, sia quella degli Appennini, chiamata Gran Sasso, contro la quale si staglia da
sempre la Città di Penne, così come mostrano
nitidamente le foto del Primo Novecento con
una formidabile illusione ottica. Per questa
simbiosi illusoria o di prospettiva “Penne” significherebbe la “Città della Penna” ovvero del
Gran Sasso, “penna” per eccellenza di tutto il
territorio pennese. Nè il colle del Duomo, o
uno dei tanti che circondano la Città, potrebbe meritare il nome di “Penna” o di “vetta” che
si addice esclusivamente a monte.
Cosa rimane oggi della Pinna Vestinorum, il centro più importante della Vestinia
Transmontana rimasto libero fino all’anno 87
a. C.? Il ricordo del suo territorio diviso in pagi
e vici; il ricordo della lingua vestina in una lamina di Civitaquana che si continua a collocare erroneamente nel territorio di Sulmona;
il ricordo di tempi vestini situati sui due colli
della Città o nel suo territorio e dedicati a Verere, Opi, a Feronia in Loreto Aprutino ed il
tempio di Castiglione Messer Raimondo.
Nell’ 87 a. C. si ha il trapasso a municipio
romano che durerà fino al 476 d.C. L’evento
sarà segnato da due assedi subiti da Penne nella cosiddetta Guerra Sociale, uno da parte dei
Soci della Lega Italica, della quale essa faceva
pur parte, e l’altro sùbito dopo da parte dei
Romani. Nel primo, avvenuto nel 91-90 a.C.
e narrato dallo storico greco Diodoro Siculo
del 1° secolo a. C., c’è l’ episodio delle donne
di Penne che non sottostanno al ricatto degli
Italici. Costoro minacciano sotto le porte della
Città di uccidere i loro figli che hanno in ostaggio, qualora non avessero aperte le porte urbiche. Stoicamente esse dichiararono che di figli
ne avrebbero messi al mondo altri che avrebbero combattuto a fianco dei Romani.
L’altro episodio si ebbe durante il successivo assedio dei Romani, essendo riusciti i
Confederati Italici a penetrare in Penne. Gli
assedianti avevano catturato il padre di Pultone e minacciavano di ucciderlo se i Pennesi
non avessero aperto le porte della Città. Pultone con una sortita liberò il padre, salvando
anche l’onore della patria. Entrambi gli episodi
testimoniano che la Città era fortificata ed era
una roccaforte importante su quel ramo della
Salaria che dalle Forche di Penne portava ad
Ascoli e perciò avrebbe potuto sbarrare il passo a qualsiasi esercito.
Dopo l’87 a. C. la Città adottò tutte le
istituzioni romane a cominciare dal Senato,
del quale avanzano alcuni decreti impressi
su pietra. Eresse successivamente terme, un
complesso residenziale imperiale a giudicare
dai marmi impiegati e dal tempio di Drusilla,
la sorella di Caligola che era stata divinizzata,
ed innalzò tempi ad altre divinità femminili
restaurati sotto Augusto: Vesta, Venere, Giunone, Cerere, Opi, Feronia, templi che avevano sacerdotesse ed autorità politico-religiose
come i pontefici ed i flamini, e parimenti
costruì ninfei e case patrizie dotate di mosaici
sul Colle Castello. Sul Colle Sacro ebbe la sua
Acropoli con il tempio principale di Vesta. Ai
piedi del detto colle vi era il teatro. Il centro
abitato era discretamente vasto, estendendosi
sul Colle Sacro ed il colle dirimpettaio, dove
era il tempio di Cerere. Il disastroso terremoto del 346 portò all’abbandono di quest’ultima
parte della Città, restringendo l’abitato al solo
Colle Sacro.
Penne entrò nel Medio Evo con centotrenta anni di anticipo sulla data comunemente
accettata, perché la sua decadenza non fu portata dai Barbari con le loro distruzioni, ma dal
rovinoso terremoto citato.
Con l’arrivo dei Longobardi, sottomessi
poi da Carlo Magno, Penne diviene capo del
gastaldato omonimo, trasformato dai Franchi
in contea. Rinasce la Diocesi di Penne dopo la
parentesi ariana, rifondando Carlo Magno la
Città, ed affidandola con tutte le ville, i monti, i fiumi, i mulini, ecc. ad un vescovo da lui
nominato con funzione temporale anche di
conte. La Diocesi va dal Vomano al Pescara e
dal Gran Sasso al Mare Adriatico. Il Vescovoconte ha potere sulle chiese e sul territorio del
suo Circondario, e sulle sole chiese di tutta la
sua Diocesi. Il territorio di questa è sotto il po-
LA MAMMA…ALLA MIA
tere di altro conte franco che risiede a Loreto
Aprutino. Il potere del Vescovo-conte fu sancito da un praeceptum scriptum, rilasciato dallo
stesso Carlo Magno (+814), il cui originale si è
perso, ma si trova trascritto in tutti i privilegi
svevi fino alla Bolla d’Oro di Federico II rilasciata nel 1219.
In questo periodo Penne battè anche moneta ed ospitò S. Francesco d’Assisi che nel
1216 fondò la prima chiesa francescana d’Abruzzo, divenuta presto Custodia Pennese e
nel 1230 capo di tutta la Provincia Francescana
Pennese.
Morto Federico II il Papa ebbe la meglio
su tutto il Meridione e ne fece un suo feudo,
dandolo a Carlo I d’Angiò. Costui elesse Penne
a città regia, a capo della quale mise un suo capitano. Al vescovo lasciò parte del potere giudiziario, potendosi ricorrere a lui nelle cause di
appello, al popolo lasciò il potere di eleggerlo
nelle assemblee popolari dette conci. Il Capitano regio era un governatore: esercitava il suo
potere giudiziario tramite un giustiziere che in
Penne aveva il suo palazzo ed il cui potere era
su tutta la Provincia Pennese. Al popolo rimase la facoltà di fare le leggi che venivano ratificate dal Re in persona. Nacque così il Codice
Catena, le cui norme sono state applicate fino
all’inizio del Cinquecento.
Nel Medio Evo la Città ebbe un vastissimo
sito perchè dal Colle Sacro, dove si era ridotta
dopo il terremoto disastroso del 346, si riportò sull’altro colle dove sorse un nuovo nucleo
detto Civitas Novella rispetto all’altro antico
detto Civitas Vetus o Civitavecchia. Per indicare Penne Nuova e Vecchia, la Città nella sua
totalità, si prese a scrivere nei documenti Civitas Pennarum, poi divenuta la Città di Penne.
Un’altra propaggine della Città si sviluppò a
Sud, dove sorse Borgonovo, intorno alla Basilica di S. Francesco Conventuale.
La Città, essendo ghibellina, ovvero regia, mal sopportava il potere che era rimasto
al vescovo arroccato nel suo Episcopio e per
assicurarsene il controllo nel 1371 costruì un
castello sul colle dirimpettaio, ove era sorta
la Città Nuova, munendolo di armi moder-
ne: due bombarde. I filoclericali, allora detti vari dei suoi successori rimase in vigore fino
guelfi, lo distrussero nel 1417. Il Castello non all’Unità d’Italia. La Duchessa, come capo di
venne più ricostruito, ma il Colle cominciò a Stato, aveva il suo governatore, chiamato Auchiamarsi Colle Castello.
ditore, il cui ufficio centrale era in Penne, ma
Nel Quattrocento anche le città avevano il alternativamente risiedeva nelle varie località,
vezzo di comprar feudi, si comportavano, cioè, amministrando la giustizia tramite i vari capicome baronesse, e con ciò tendevano ad in- tani, uno per località. Quando tutto il Merigrandire il loro territorio. Questa pratica fece dione era sotto gli Spagnoli del suo fratellastro
entrare in conflitto L’Aquila con Penne, rivali Filippo II, il suo governo emerse per lo scruin politica e in religione, oltre che nei propri
interessi territoriali. Nel 1426 gli Aquilani
guidati da Jacopo Caldora assalirono Penne al
Borgonovo, mettendola a ferro e fuoco su quel
lato che rimase completamente distrutto. Da
questo disastro la Città non si riprenderà più e
Borgonovo rimarrà disabitato e distrutto fino
all’inizio del Novecento.
Dal Cinquecento fino all’Unità d’Italia
Penne fu capitale di uno Stato Farnesiano d’Abruzzo che, passando in eredità ai Borboni
di Napoli, da feudale divenne regio. A capo
di questo Stato fu inizialmente
Margarita
polo con cui sorvegliava i suoi ufficiali, i cui
atti amministrativi erano minuziosamente annotati nei registri dell’Archivio Ducale di Penne per eliminare ogni tentativo di corruzione.
A fine mandato ogni ufficiale era sottoposto a
sindacato che controllava i suoi conti: in caso
di ammanchi avrebbe risposto in prima persona.
Nell’Ottocento Penne fu protagonista dei
Moti Risorgimentali del 1814, del 1837, del
1860 che portarono all’Unità della Patria. Nel
1837 otto patrioti ci rimisero la pelle fucilati
d’Austria con il titolo di duchessa. Era figlia a Teramo, molti altri furono lasciati marcire
dell’imperatore Carlo V e governava oltre che nel Bagno Borbonico di Pescara. Un pennese,
su Penne, la capitale, su Campli, Civita Ducale protagonista nei moti citati, passò gran parte
con Cantalice e Lugano-Lisciano, Leonessa, della sua vita nelle prigioni del Regno, soprat-
Montereale, Borbona, La Posta, Ortona, S. tutto nel citato Bagno. La Storia lo segnala
Valentino, Abbateggio, Pianella e Bacucco. In come il Garibaldi d’Abruzzo e come colui che
queste località vigevano le sue leggi che sosti- fece arrendere il Forte di Pescara, permettuirono quelle del Codice Catena e formarono tendo a Vittorio Emanuele II di entrare nel
un nuovo corpus legislativo chiamato Ordini Meridione e di unirsi a Teano alle truppe di
di Margarita d’Austria, che con adattamenti Garibaldi. Si chiamava Clemente De Caesaris.
Le mamme spesso piangono in silenzio per non farsi sentire
e nascondono il viso per non farsi vedere
Le mamme sorridono anche con l’anima triste
lavorando sfaccendando e giocando con te per non farti
sapere
Le mamme si preoccupano sempre anche se non hai la
febbre
Le mamme vivono per te fin dal primo test
Le mamme sono angeli perché ci sono sempre
e ti sono accanto se hai ragione o torto
Le mamme sono le nostre prime e migliori amiche
non ti giudicano…ti appoggiano e ti consigliano per non farti
commettere lo stesso errore
Le mamme sono veggenti interrompono le tue marachelle al
momento giusto
e se ti puniscono…poi si pentono e di notte piangono
Le mamme ti aiutano a veder chiaro dentro di te
nei momenti bui della tua vita per crescere meglio e forte
Le mamme sono i nostri primi amori…ti baciano…ti
accarezzano ti abbracciano
senti che ti amano più della loro vita…perché così è
Le mamme a mille miglia di distanza dalla tua voce
capiscono
se stai bene oppure no
Le mamme ti seguono sempre anche solo con il pensiero sin
dal primo vagito
finché non ti salutano per sempre
Le mamme sono uniche…alcune volte rompono
ma a fin di bene
sono mamme vere…perfette…senza avere un manuale
Le mamme soffrono anche per amore non per l’amore che
viene e va…
ma per l’unico vero amore e scopo della loro vita…che si
chiama figlio
Le mamme sono l’albero della vita e non il frutto
perché per la tua vita e la darebbe subito la sua
La mamma, la mamma la pensi e ti manca
quando sei lontano e ti rendi veramente conto di amarla solo
quando la perdi per sempre
e il cuore ti si stringe ogni volta nel ricordare i suoi teneri baci
della buona notte
tutte le coccole e le meravigliose torte dei tuoi compleanni
se mamma diventerai solo allora capirai ciò che lei ha fatto
per te
e tu le sue lezioni seguirai
tra miliardi e miliardi di mamme la tua è o è stata unica e non
la cambieresti mai…
ed io mamma fra miliardi e miliardi di mamma sempre te
sceglierei perché sei la miglior mamma così come sei.
AMC
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lacerbaonline.it
un periodico che esce tutti i giorni
Quando le belle idee diventano realtà
Presentazione del libro “Le Storie del Club del Racconto 2” a Loreto Aprutino
di Lia Antico
L
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sulle news dell’area vestina, perche’ ...
Lacerba ne sa di più
o scorso 16 aprile il ristorante La Bilancia ha ospitato la presentazione del libro intitolato “Le Storie del Club del Racconto 2”. Esso
ha preso vita grazie alla seconda edizione del laboratorio di scrittura
creativa che ho organizzato la scorsa estate a Loreto Aprutino e al quale
hanno partecipato sei adolescenti e una bambina.
La creatività rilassa, appassiona, ci salva da situazioni imbarazzanti e ci
emoziona quando si esprime nell’arte. Quello che più mi colpisce di essa
è il suo duplice effetto, che sembra quasi paradossale. Infatti da un lato la
creatività mette le ali alla nostra mente, facendoci evadere dalla vita di tutti
i giorni e perfino da noi stessi grazie all’immaginazione, dall’altro lato ci
mette in diretto contatto con l’inconscio e con i nostri desideri più profondi, che involontariamente ritroviamo disseminati nei personaggi o nelle
situazioni che creiamo.
Ogni incontro del mio laboratorio è stato caratterizzato da esercizi e
tecniche di scrittura che hanno aiutato l’ispirazione per la creazione di una
storia. Il mio entusiasmo unito a quello dei ragazzi, che hanno partecipato
alla prima edizione del mio laboratorio, mi ha incoraggiato a perseguire i
sentieri della creatività e a volerla trasmetterla ai giovanissimi. Alla seconda edizione hanno preso parte Vittoria Cantagallo, Letizia e Stefano Delle
Monache e Francesco Patricelli, che per la prima volta si sono avvicinati
al laboratorio, e Alessandra Di Camillo, Anna Maria Giovanetti e Beatrice
Parlione, che invece hanno continuato il percorso iniziato due anni fa.
È stato intrigante ed emozionante assistere in prima persona alla creazione letteraria di ogni storia, alla scelta dei temi affrontati e alla bellezza
delle immagini che la creatività può regalare in poche righe. Gli apprendisti scrittori si sono lasciati condurre nel meraviglioso mondo che le
loro storie hanno creato, animando le pagine del nostro libro con scene
di amicizia, avventura, fantasy e a volte anche di horror. Ognuno di essi
ha lasciato una traccia singolare nel libro, dapprima prendendo spunto da
un’esperienza vissuta, un desiderio custodito o semplicemente dal flusso
dei pensieri e delle emozioni di quell’istante, e in seguito riproducendo la
storia attraverso il genere che più gli apparteneva. A differenza del primo
libro, i racconti sono accompagnati dai foto-racconti, dei parenti molto
speciali dei fumetti, che sono stati realizzati con dialoghi e fotografie immortalate nel giardino di casa mia o al Kensington Parc di Londra.
I motivi conduttori della presentazione del libro, così come quelli del
laboratorio stesso, sono stati il desiderio di trasmettere la passione per la
creatività e il valore del concretizzare il frutto delle belle idee. Inoltre l’entusiasmo che ho intravisto nei ragazzi ancora una volta hanno alimentato
la mia volontà di sensibilizzare gli adulti alla responsabilità che hanno nei
confronti delle generazioni più giovani, sfatando quindi il pregiudizio che
quest’ultime siano svogliate e oziose, ma che al contrario necessitano di
essere stimolate e ascoltate. Tutti noi abbiamo delle intuizioni più o meno
importanti nel corso della nostra vita che dobbiamo cercare sempre di
portare sulla terra invece di abbandonarle nel mondo delle belle idee, dove
rischiano di affievolire e spegnersi inesorabilmente. Poi, quando queste
intuizioni si sposano con l’interesse di incontrare personalmente gli adolescenti, vanno maggiormente incoraggiate e messe in pratica, creando
quindi occasioni di confronto e scambio di idee e valori.
Leggendo ad alta voce e stampando le nostre storie abbiamo dato vita
a ognuna di esse e magari solleticheremo la creazione di nuove idee nei
nostri lettori.
(Per eventuali informazioni sul libro e sul progetto potrete scrivermi
all’indirizzo di posta elettronica [email protected])
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46
Dal gioco al Karate, al Judo, alla Lotta
L
a FIJLKAM (Federazione Italiana Judo
Lotta Karate Arti
Marziali) ha messo dei paletti molto importanti ed
evoluti sul metodo d’insegnamento rivolto ai giovanissimi.
L’avviamento motorio
in maniera ludica è finalizzato a far apprendere e
consolidare le abilità motorie di base ai ragazzi.
Presso le Società Sportive
affiliate alla FIJLKAM il
Karate, il Judo e la Lotta
vengono praticati a partire dai 4 anni. Esiste, infatti, una forte domanda da
parte delle Famiglie che
ne vedono le valenze educative e formative. Questo
si evince anche dalle statistiche presentate dal CIO a
livello internazionale e da
un’indagine pubblicata dal
periodico il “Sole 24 Ore
Sport”, secondo la quale le
Discipline FIJLKAM sono
tra gli Sport più praticati
dai bambini al di sotto dei
10 anni. Va, inoltre, sotto-
lineato il fatto che la presenza femminile è molto
consistente ed in costante
crescita (ad esempio, nel
Karate, il numero dei praticanti femminili e maschili
si equivale). Questo trend
è ormai in atto da anni e la
FIJLKAM ha adeguato le
proprie strategie in termini
culturali, metodologici, didattici, organizzativi, ecc.
alle esigenze delle Famiglie
ed ai bisogni di formazione
dei piccoli praticanti.
Gli Sport gestiti dalla
nostra Federazione, attraverso il loro percorso educativo e formativo elaborato in termini progettuali,
secondo le linee guida indicate dai Progetti “Corpo,
Movimento, Prestazione”
ed “Educazione Motoria di
Base”, recepiscono anche
le più recenti acquisizioni
delle Neuroscienze Cognitive e della Psicopedagogia. Ciò ha consentito ai
ragazzi in “età scolare” di
sviluppare capacità Neuro-
Cognitivo-Motorie molto
evolute e polivalenti, con
approfondimenti specifici,
ove richiesto, compatibili
con le fasi sensibili dell’età evolutiva. Dal punto di
vista metodologico, oltre
all’approccio multilaterale,
va sottolineata la particolare attenzione al contesto
ludico ed alla stimolazione
della capacità di collaborare nelle fasi di apprendimento. Tale approccio
contempla, infatti, l’interrelazione e l’interazione
collaborativa con i compagni, oltre all’acquisizione
di coerenti comportamenti
ispirati alla sicurezza ed al
fair play (“ludere non ledere”). Con la pratica delle
Discipline Federali il bambino apprende la sincerità,
l’armonia, la decisione, il
coraggio, il rispetto. Viene
insegnato la generosità, ed
eliminati il rancore, l’ansia
di vincere.
Emilio Ermano Presidente Comitato Regionale FIJLKAM Abruzzo
Domenica 11 maggio allo stadio Acciavatti di Loreto Apr. la Lauretum ha incontrato il Pacentro nei play-aut per la permanenza
nella categoria promozione. Ha visto una netta vittoria della squadra loretese che si é aggiudicato l'ultimo incontro dei play-aut
domenica prossima in trasferta con il S.Omero (TE). Ai ragazzi di mister Tomei ai dirigenti ai tifosi del Grappa Group un in bocca
al lupo !!!