Numero 2 - Altervista
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Numero 2 - Altervista
PERIODICO POLITICO CULTURALE SPORTIVO DELL’AREA VESTINA lacerbaonline.com - [email protected] facebook.com/lacerba LACERBA 18 Maggio 2014 Numero 2 Anno XIX LOCASCIULLI LA SCUOLA RESTI DOV’E’ GRATUITO . LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione / Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino PE / CONTATTI +39 085 8208880 www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21 / Direttore Berardo Lupacchini / Editore Gianluca Buccella / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri / Tipografia: Arti Grafiche Picene / PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 PENNE DOPPIA URNA ALLA SBARRA Il 18 il tribunale decide sull’ineleggibilità di D’Alfonso ATTUALITA’ COSI LORETO LIMITA L’URBANISTICA. E IL LAVORO ECONOMIA LI’ SEI A CREDITO Il boom del credito cooperativo di Castiglione e Pianella ELEZIONI LE INTERVISTE Gabriele Frisa e Gianluca Buccella spiegano i progetti e gli obiettivi per la nostra vallata PERSONAGGI QUANDO PEPPINO Costruì il bigliardino DICI GRAN SASSO, PENSI A PENNE L’originalità del nome nelle righe di Candido Greco (Scorcio del Duomo, foto di Mario Costantini) seguici su » lacerbaonline.com 3 Editoriale La “sovranità popolare” Con le elezioni del 25 maggio si manderanno nuovi rappresentanti e governanti in Regione, Europa e qualche comune Lacerba lacerbaonline.it Gennaio Aprile 2014 2014 n 1n 1 di Gianni Cutilli Con le elezioni del 25 maggio si manderanno nuovi rappresentanti e governanti in Regione, Europa e qualche comune. Con il voto, si eserciterà la sovranità popolare, garantita dalla Costituzione. Essere sovrani vuol dire essere “sopra di tutti gli altri”; che “non si ha altro potere o autorità da cui si dipenda” (Treccani). Il voto decide il destino dei candidati. E’ anche un momento importante per non prendersi in giro da soli, perciò è importante chiedere al candidato con ruoli di governo e rappresentanza nei cinque anni trascorsi di dare dimostrazione e spiegazione di ciò che ha e non ha detto e di ciò che ha e non ha fatto e, naturalmente, di illustrare cosa intenda o non intenda fare per il futuro. Per esempio, a chi, con ruoli istituzionali, abbia parlato di ristrutturazione dell’Ospedale di Penne andrebbe, ora, chiesto di “dimostrare”, leggi, delibere e carte alla mano, che i fondi necessari siano già disponibili, con indicazione della data e della fonte, cioè, se finanziati con l’art. 20, che è il “jolly” delle fregnacce, o con il gratta e vinci. Se non fosse in grado di dimostrarlo, bisognerebbe non votarlo, di destra, di sinistra, di centro o di coccio che sia, invitandolo pure ad andare a prendere per i fondelli i suoi parenti stretti! A tutti coloro che hanno avuto o vogliono avere futuri ruoli nelle Istituzioni da rinnovare, andrebbe pure chiesto quale legalità preferiscano: coerente con le regole date, comprese le repellenti, o solo quella che gli piace. Nel concreto, gli si dovrebbe chiedere se possono sostenere e dimostrare: -che gli edifici pubblici di Penne e dintorni adibiti ad attività sanitarie e/sociali, siano “a norma”; -che in nessun caso, nemmeno per la Casa di Riposo di Penne (gestita dalla Regione), per l’Ospedale, per il Distretto Sanitario, ecc., vi siano rischi per la sicurezza e l’incolumità di Operatori e Ospiti; -che il loro utilizzo non violi la legalità codificata. Se, invece, ritenessero che quegli edifici siano fuori legge, i politici “uscenti” dovrebbero dimostrare, con fatti e non con chiacchiere, se e cosa abbiano fatto, anche presso le autorità competenti, per interdirne l’uso (come per il cinema, a Penne). Se nulla avessero fatto, andrebbero rispediti a casa: meglio eleggere un politico apertamente contrario alla “messa a norma” degli edifici piuttosto che un altro, ipocrita, che vota o sostiene quelle norme e poi ci sputa sopra. Simile gentaglia ha invaso a sufficienza consigli regionali e parlamento! I politici “esordienti”, invece, dovrebbero dire se intenderebbero far chiudere le strutture fuori legge, cambiare le leggi, o essere incoerentemente complici dell’attuale andazzo “illegale”. E’ fondamentale valutare, su argomenti rilevanti, l’operato dei politici uscenti e l’opinione degli aspiranti a Palazzo. Di più di uno di loro si smaschererebbero anche contraddizioni e furberie. Per valutarli con serenità è, però, necessario essere liberi da condizionamenti e da ottuse partigianerie e non cedere al richiamo delle appartenenze. Si dovrebbero esaminare con rigore gli uscenti su quello che hanno o non hanno fatto rispetto a quello che hanno detto e gli esordienti per quello che dicono e per come lo dicono. Bisogna anche valutare bene il parlare di politici e burocrati, di norma preoccupati solo di esaltarsi. Si prenda la risposta del presidente della regione a un’interrogazione di un consigliere, su un caso d’attesa di 368 giorni per una visita oculistica presso l’ambulatorio dell’Ospedale di Penne. Disse: “I tempi di attesa per una visita specialistica di oculistica all’ospedale San Massimo di Penne…derivano dalla presenza in servizio di un solo dirigente medico che presta la propria opera per due giorni alla settimana. Il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica di Pescara si è impegnato ad implementare l’attività ambulatoriale di oculistica di Penne, inviando un dirigente medico dal Presidio di Pescara”. E questo è tutto! Poche righe e chiusa la saracinesca! Il resto della lunga risposta non c’azzeccava nulla con l’interrogazione! Solo quando si tagliano nastri, annunciano pomposi programmi di ristrutturazione o grandiosi obiettivi, la logorrea è irrefrenabile, politici e direttori generali strombazzano proclami senza prendere fiato. Ma se si tratta di giustificare e risolvere disservizi, specie se eclatanti, ci si defila, si cede il passo. In questo caso, la “pratica” è stata “smistata” addirittura a un dipendente (il “Primario” dell’Oculistica di Pescara), assicurando che si sarebbe “impegnato” a risolvere lui il problema! Incredibile! In ogni caso, al presidente e ai politici che avrebbero dovuto occuparsene, bisognerebbe chiedere di confermare o smentire che a distanza di tre mesi dalla risposta a quell’interrogazione, tutto è come prima e che la stessa pianta organica impedisce l’assunzione di medici e che bisogna arrangiarsi con quelli che ci sono. Ma, se è vero ciò, due sono le cose. O a Pescara c’era già un oculista di troppo che si sarebbe potuto mandare a Penne da tempo o a Pescara non c’avanzava e non c’avanza nessun oculista. Nel primo caso, si tratterebbe di abietto disinteresse per un ambulatorio periferico; nell’altro, si creerebbero disservizi, stavolta a Pescara! Insomma: menefreghismo o coperta corta! E’, quindi, essenziale, per capirne il comportamento, chiedere a presidente e politici vari cosa abbiano fatto (oltre il “recepito, attuato e implementato”, rivendicato dal presidente nella risposta, di cui, però, ai pazienti non interessa nulla) per prevenire l’una e l’altra evenienza o, almeno, ovviarvi. Se poi in campagna elettorale si dovesse vedere in giro il sindaco di Penne, anche a lui andrebbe chiesto, quale autorità sanitaria locale e membro del Comitato Ristretto dei sindaci della Asl, con quali iniziative coerenti si sia fatto, eventualmente, carico di queste problematiche, risparmiandoci gli inconcludenti “vigileremo”. Gli si potrebbe magari pure chiedere, introducendo un altro argomento da spendere con tutti i candidati, veterani o esordienti, cosa abbia fatto per abbassare le pretese della “sua” burocrazia. Verso fine aprile, ai pennesi sono state recapitate migliaia di lettere per il conguaglio della TARES, con preavviso di pochi giorni o anche di poche ore rispetto alla scadenza, indicata nel 30 aprile. Al di là del merito di quelle “cartelle”, in più casi “pazze”, ciò che allibisce, di nuovo, anche in questa ennesima circostanza, è l’esibizione, indecente, di una grave scostumatezza dell’Ente. Si approfitti, perciò, della campagna elet- torale, anche se non per le nostre comunali, per capire come la pensino i politici su questi argomenti e se sono d’accordo nel regolamentare i termini di pagamento delle gabelle degli enti locali. Insomma, se condividono di costringere, con regole certe, amministratori e burocrati alla buona educazione, e non di augurarsela, a scatola chiusa. Si facciano parlare i politici o gli aspiranti tali a proposito di quello che gli si chiede e non di quello che pare a loro. Per esempio, gli si potrebbe anche chiedere cosa pensino di vicende burocratiche che concorrono a desertificare i centri storici, compreso quello di Penne. Nella valle di lacrime economica in cui viviamo, ogni volta che qualcuno intraprende un’attività nella quale, disgraziatamente, devono mettere becco asl e comune, partecipa a una dura via crucis. Può anche scoprire che un’attività di somministrazione di alimenti, a Penne non la si autorizzi e in un altro comune sì, a causa di regolamenti con i paraocchi e deroghe paternalisticamente concesse o ignorantemente negate. Insomma, la peggiore burocrazia da combattere, che può decidere della vita di un imprenditore e, di riflesso, del benessere di una comunità. La campagna elettorale consente di chiedere ai politici uscenti della Regione e ai candidati che aspirano a entrarvi, di dare conto di queste “perle” eruttate dalla burocrazia e che costituiscono un freno ottuso e lesivo dei diritti di libertà economica degli individui che hanno la sfortuna di subirle. Mentre Renzi perde tempo a contrastarla inventandosi una norma che già esiste, il licenziamento dei dirigenti pubblici, o i “pin” per snellire le file agli sportelli invece di snellire gli sportelli, eliminando le ragioni stesse della loro esistenza, la burocrazia crocifigge chi gli capita a tiro. Su questi argomenti i politici vanno trascinati prendendoli per la collottola, essendo molto inaffidabili. Lo dimostra quest’altra storia, stupefacente. Il consiglio regionale con una legge aumentò la retribuzione dei dipendenti regionali, per livellarla, al rialzo, a quella di dipendenti assunti per trasferimento da altri enti. Il Governo nazionale, nella circostanza imbesuito, non impugnò il provvedimento. L’attuazione dei benefici, tuttavia, non fu né omogenea né sollecita per tutti e produsse figli e figliastri. I funzionari che ne rimasero esclusi adirono i tribunali e ottennero sentenze confermative di quei diritti economici, già fruiti da colleghi. La Regione, pur di bloccare l’esecuzione di quelle sentenze e la produzione di nuove, analoghe decisioni, s’inventa un’autoaccusa! Solleva, in tribunale, la questione di legittimità costituzionale di quella legge! Un giudice accoglie l’istanza e trasmette gli atti alla Corte Costituzionale che a giugno deciderà! La Regione, quindi, spera (caso unico al mondo tra i legislatori) che la Corte dichiari incostituzionale la sua legge! Insomma, chi fa le leggi, sostiene, in tribunale, che i propri provvedimenti siano da vomito, violando addirittura la Costituzione! Un manicomio totale! E’ quasi un obbligo chiedere ai politici transitati, anche in passato, per la Regione, e ora a caccia di voti, se abbiano mai votato quella legge, ritenuta oggi incostituzionale dall’ente stesso che l’ha approvata. In ogni caso, va seguici su » lacerbaonline.com chiesto, agli uscenti, cos’abbiano fatto, essi in persona, per prendere le distanze da questa squallida vicenda e dalla stessa scelta, eticamente scellerata e stupefacente, della Regione di difendersi in tribunale chiedendo che una sua legge sia dichiarata incostituzionale. Questa storia dimostra che dai politici ti puoi aspettare di tutto: pure di vederli minzionare sopra le leggi fatte da loro stessi! E il pensiero non può non andare a un’altra vicenda miseranda. La nostra Costituzione, all’art. 34, comma 3, dice: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Anna Ciccone, la mamma del giovane alpino Williams Tracanna, di Turrivalignani, morto il 17 aprile scorso sulle Dolomiti bellunesi, durante un’esercitazione, ha detto: «Ricordo ancora i suoi pianti di rabbia, quando gli dissi che non ce l'avremmo fatta a pagare i suoi studi, nonostante io ce la mettessi tutta accettando anche lavori massacranti. Voleva andare all'università per studiare scienze politiche». Il rispetto per la memoria di Williams impone di interrogare i politici. Intanto, si può provare solo strazio e vergogna, al posto di tutti coloro, governanti e parlamentari di tutte e 16 le legislature fin qui compiute, che non hanno trovato il tempo, la voglia e il modo (se non, all’italiana, con ridicoli sussidi, erogati con i ritardi cari alla nostra orrida burocrazia) di dare effettiva e piena attuazione a quel “diritto” sancito dalla Carta fondamentale dello Stato. Se quella deprecabile gente lo avesse fatto, forse oggi Williams sarebbe vivo. Vale, allora, la pena di onorare la memoria di un alpino allestendo un ideale sinedrio elettorale nel quale, chi ha voluto e rivuole i nostri voti, spieghi cosa abbia fatto, se lo ha fatto, per Williams e chi i voti li chiede solo ora dica cosa pensa di fare per rispettare il precetto costituzionale e riconoscere ai tanti Williams in giro per l’Italia quel diritto che a lui fu precluso, avviandolo, così, al suo destino, nel quale rimase inascoltata la stessa “Preghiera dell’Alpino” a “Dio onnipotente”: “…fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle ritte pareti, oltre i crepacci insidiosi”. Non lasciamo che siano sempre i politici i becchini del nostro destino! 4 seguici su » lacerbaonline.com 5 Tanto peggio? Tanto meglio! Non saprei proprio cosa scrivere in questa fase depressiva di vita nazionale e di sopravvivenza paesana. Mai, come in questo periodo, le vicende del Paese si sono intrecciate con quelle del paese (con la p minuscola). I racconti dei Tg nazionali coincidono con le lamentazioni della piazza. Piazza Pulita infatti non è soltanto il titolo di uno dei tanti talk show televisivi ma può anche essere il nuovo nome da attribuire alla nostra cara Piazza Garibaldi, quella di Loreto naturalmente. Piazza pulita non nel senso dell’igiene urbana, finalmente realizzata da un servizio efficiente, ma pulita nel senso di sgombra, epurata da ogni elemento di disturbo, liberata dalle voci della maggioranza, che null’altro sa dire se non che non ci siano soldi per fare questo e quello, e liberata soprattutto dalle tante botteghe preelettorali delle ultime consultazioni (peraltro alcune riaperte in occasione delle prossime regionali) che hanno portato all’elezione del Sindaco-medico Gabriele Starinieri. Maggioranza e opposizioni annegate nel mare del silenzio della crisi politica, economica e sociale. E’ rimasto solo il degrado a far rumore, solo il senso angoscioso della recessione urla con voce afona e stride con le righe di parole che avevano riempito i fogli dei programmi elettorali. Faremo questo e quello urlati ma tacitati e sprofondati nei buchi neri del bilancio comunale. Mi torna in mente a proposito un detto popolare loretese: “ Mandè quand tè, ca quand nin tè, si mandè addà oess!” e cioè non sperperare quando hai qualcosa poichè quando non avrai più niente si sosterrà da solo! Esplicito il richiamo allo sperpero di pub- blico denaro effettuato dalle amministrazioni precedenti che ci hanno trascinati nel baratro della recessione. Le amministrazioni rette da Bruno Passeri hanno per anni “giocato” con le voci del bilancio vantandosi ad ogni fine consigliatura di un bilancio sano e prosperoso mentre noi da queste pagine lì a segnalarne con puntigliosa perspicacia le intemperanze e le incongruenze. Milioni del pubblico patrimonio buttati, sperperati e dispersi nei rivoli del clientelismo e della mala amministrazione. Nessuno ha mai voluto credere che le nostre segnalazioni corrispondevano al vero. E tutti lì a confermare all’interno dell’urna un consenso immeritevole che solo oggi si scopre immeritato. Ebbene non ci sono più risorse economiche per fare e siamo d’accordo; ma bisognerà anche convenire che queste siano state sperperate da politiche e politicanti scellerati che comunque vengono puntualmente confermati almeno nel simbolo da cui sono rappresentati cioè il PD. In tutto questo immobilismo senza quattrini si è comunque compreso qualcosa che forse ci condurrà verso altre prospettive: il fai da te! Schiere di falciatori e falciatrici si sono schierati, più o meno autonomamente ,per cercare di contrastare il proliferare delle malerbe che le abbondanti piogge hanno alimentato e fatto crescere invadendo gli spazi pubblici. Qualcuno ha cominciato a comprendere che quegli spazi non sono di “Pantalone” ma ci appartengono, sono nostri e siamo noi che dobbiamo salvaguardarli e pulirli. Ottime iniziative che stimolano la crescita del senso civico e che solo un periodo di crisi come questo poteva suscitare ma che contengono intrinsecamente un problema. Sono iniziative estemporanee, legate ad un volontariato spontaneo e disorganizzato, privo di ogni copertura legale ed assicurativa, e che rischia di essere strumentalizzato di volta in volta sempre dagli stessi. Mi vorrei perciò permettere di suggerire da queste pagine la promozione di una proposta concreta e penso seria. Si diano in affidamento gli spazi pubblici soggetti al degrado alle associazioni costituite di volontariato con una copertura istituzionale dell’Amministrazione che dovrebbe provvedere almeno a stipulare un’assicurazione che copra i rischi di danneggiamenti a persone e cose. Altra cosa di cui vorrei parlarvi da queste pagine, volutamente controcorrente, è la recente abolizione o trasformazione delle Province. In primis mi viene subito da dire che come sempre la politica è forte con i deboli e debole con i forti. La Provincia infatti sembre- di CIRONE LILIANA rebbe l’anello debole della “catena alimentare” dei partiti ma forse costituiva il punto di riferimento più immediato, per il cittadino, nella ricerca di interlocutori politici vicini al territorio in grado di ascoltare e soddisfarne le esigenze. Meglio avrebbero fatto ad eliminare le Regioni, che tanto denaro pubblico hanno drenato e che altrettanto sono distanti fisicamente e idealmente dalle esigenze concrete del territorio e degli abitanti che lo vivono. Vi faccio un esempio concreto. Come tutti sapete la Strada Provinciale che da Loreto Via Fiorano va a ricongiungersi in Con.da Collatuccio con la Statale 151 sta letteralmente per essere inghiottita da una frana molto pericolosa e consistente (vedi foto). A chi potremmo rivolgerci, con l’abolizione della Provincia e la conseguente dismissione delle relative competenze, per la ricerca di soluzioni immediate e d urgenti? Ai dirigenti burocrati, magari anche raccomandati e strapagati che vivacchiano negli uffici, ai consiglieri regionali lontani dal territorio o sarebbe meglio avere un referente provinciale che, sottoposto al vaglio elettorale, avrebbe tutto l’interesse a cercare le soluzioni? Vi lascio l’interrogativo sperando di contribuire, con una voce fuori dal coro, alla formazione di un pensiero critico ogniqualvolta vi dovessero sollecitare, i politici di turno, con proposte e soluzione che spesso non portano ad altro se non a soddisfare le loro aspettative e non quelle dei cittadini. Ultima considerazione (supportata anch’essa da fotografie molto esplicite). Sta partendo anche a Loreto la famosa Raccolta Differenziata con il sistema del Porta a Porta e, bene hanno pensato in molti a disfarsi di quanto di più ingombrante o nocivo avessero nelle proprie cantine prima ancora che la cosa diventasse per loro più onerosa. Bisogna però che ci si informi che lo smaltimento degli pneumatici, degli inerti, delle coperture in eternit e di quant’altro di nocivo possiamo avere nelle nostre cantine dovrà essere fatto a spese del Comune e, quando dico Comune dobbiamo solo pensare alle nostre tasche e non a quelle di “Pantalone” ! Il Comune cioè avrà un ulteriore aggravio di spese per lo smaltimento dei rifiuti speciali la cui cifra dovrà necessariamente ridistribuire nelle varie cartelle dei cittadini. Pertanto c’è da considerare che gli anonimi ed imperturbabili trasgressori, che di notte si liberano di quei rifiuti, altro non stanno facendo che un prelievo forzoso dalle nostre tasche per un importo pari alla copertura della spesa che il Comune dovrà sostenere per lo smaltimento. Occhio allora! Quando vedete qualcuno che si libera, credendo impunemente, di quel tipo di rifiuti prendete nota del numero di terga e segnalate alle autorità! Si chiamerà, con un termine non proprio elegante , delazione, ma altro non è che salvaguardia della propria economia domestica! C.da Conaprato, 32 - 65017 PENNE (PE) Tel.Uff. 0858279818 - Tel.Ab. 0858270385 - Cell. 3398253250 www.mobilicirone.com TRASLOCHI seguici su » lacerbaonline.com 6 seguici su » lacerbaonline.com 7 ROCCO, VOGLIONO ALTRI 190 MILA EURO Il tribunale dà ragione agli esattori della Ce.R.IN. Aspettano anche la CPL e Giancaterino P ENNE – Debiti, sempre debiti fuori bilancio. Una storia infinita di malagestio al Comune con i creditori alle porte. Il quadro al 31 dicembre 2013. La Ce.R.In. srl di Bitonto ha vinto al tribunale di Pescara che ha condannato l’ente a pagarle poco meno di 200 mila euro. Si tratta della società che dal ’93 al 2003 ha accertato e riscosso i tributi comunali. Alla srl 178.591 euro, oltre interessi legali, dalla domanda al saldo, più 6.100 euro di spese legali. La sentenza è dell’8 marzo di un anno fa. Da un debito fuori bilancio all’altro. E’ il caso dei 250 mila euro derivati dall’accordo siglato dal Comune con la CPL Concordia, la società modenese che si è occupata dal 2002 all’anno scorso della gestione degli impianti sportivi. Fra dare ed avere e contestazioni reciproche, è l’ente pennese a sborsare euro pubblici. Lo deve fare con 7 rate semestrali, cioè 3 anni e mezzo. Ma la questione è ancora da approfondire tecnicamente: i debiti fuori bilancio sono ancora un’incognita. Da contrada Campetto, a piazza Luca da Penne. O meglio buco da Penne. La piazza attende da sempre di essere rifatta, e da tre anni c’è un mutuo di un milione di euro (ottenuto anche per sistemare le strade rurali) per finanziarne i lavori mai partiti: gli interessi passivi invece sì. Dopo un concorso di idee, se ne occuperà il professore universitario della D’Annunzio, Ludovico Micara, un architetto, designato a progettare una nuova piazza Luca da Penne con tanto di fontana. Non sarà perciò lui, l’architetto Francesco Giancaterino, a firmare gli elaborati, ma con lui l’amministrazione D’Alfonso dovrà fare i conti per un passato che ritorna. Nel lontano 1996 ebbe l’incarico dalla giunta guidata dallo zio della moglie, il sindaco Lucio Marcotullio, insieme ad altri due professionisti, l’ingegnere Fausto La Sorda e l’architetto-politico Vincenzo Di Simone, di progettare i lavori per la valorizzazione del versante nord est della piazza, riconvertendo l’edificio della pretura. Un incarico ricevuto insieme con l’allora presidente dell’ordine pescarese degli ingegneri Fausto La Sorda e con l’architetto-politico Vincenzo Di Simone. E adesso, ben 17 anni dopo, Giancaterino può bussare alla cassa comunale: 100.755, 71 euro di compensi dovuti e non corrisposti, oltre interessi e rimborso spese; poi spese di lite per 14.700 euro, 48 mila euro per pagare gli arbitri e 12.500 per la perizia dell’architetto Polidoro. Lo ha deciso un lodo arbitrale, l’equivalente di una sentenza di primo grado di tribunale emessa però non da giudici togati, ma da professionisti: due avvocati, Alfonso Vasile e Antonino Macera, oltre all’architetto Alfredo D’Ercole. A Francesco Giancaterino, assistito dall’avvocato Claudio Di Tonno, il riconoscimento della validità delle sue ragioni. “Non ne sapevo nulla, del resto sono sindaco dal 2011, ma dopo tutti questi anni la richiesta del professionista l’ho appresa solo da lui”, ha dichiarato agli arbitri il sindaco di Penne. Nunzia Buccilli, la segretaria generale del Comune, aveva considerato 188 mila euro come potenziale debito, inserito nell’elenco spedito alla corte dei Conti. Il lodo è in fase di contestazione dall’avvocato Sergio Della Rocca. Più passa il tempo e il rischio di un conto più salato aumenta però. Intanto, l’ingegner La Sorda ha intrapreso la stessa strada del collega Giancaterino, bussando a soldi. All’appello manca l’ex consigliere comunale Di Simone: attese sue mosse in tal senso. B.Lup. Studio di Fisioterapia Dott. Marco Giovanetti Laurea in Fisioterapia Laurea in Scienze Motorie Tel. 3881047828 Onde d’urto Terapia manuale Tecar terapia Massoterapia Elettro terapia Protocollo P.R.P. Ionoforesi Traumatologia sportiva Ultrasuoni Riabilitazione post - intervento Magneto terapia Rieducazione post - traumatica Kinesio - Taping Back School Via Roma 66 - Loreto Aprutino c/o seguici su » lacerbaonline.com 8 QUEL PROTETTORE DI MARRONE Il Comune si protegge dai rischi affidandosi ad una srl. Con tanti nomi noti. E sicuri. Polticamente PENNE - Maurizio Lucci, Massimo Forestiero, Mauro La Torre, Andrea Marrone: sono nomi che dicono qualcosa ai pennesi. Per tre anni si occuperanno di garantire la prevenzione e la protezione dei rischi al Comune. Impegno di spesa triennale previsto: 16.500 euro più Iva. L’ingegner Maurizio Lucci, 27 anni, figlio dell’ex assessore e medico dell’Utap, Roberto, è il nuovo responsabile del servizio; Massimo Forestiero, ingegnere anche lui, classe 1966, è figlio dello scomparso Giuseppe, medico di base e geriatra, nonché politico di lungo corso ed assessore democristiano; Mauro La Torre, in gergo tecnico funge da medico competente, è il più anziano dei tre, classe 1948: pediatra e presidente della mitica Pennese dei primi anni ’80, vive ed opera a San Giovanni Teatino dove è stato pubblico amministratore. In realtà, il servizio in Il Giudice aspetta questione è stato affidato direttamente, in maniera del tutto lecita, da Piero Antonacci, ingegnere comunale plenipotenziario, alla società a responsabilità limitata Apta servizi professionali, (10 mila euro di capitale sociale) basata in via de Sterlich e costituita il 26 gennaio 2012 di cui Forestiero junior è amministratore unico dal settembre 2013. La società si occupa di consulenza in materia di privacy, sicurezza sul lavoro e anti riciclaggio e attività connesse. I suoi soci sono con il 30% ciascuno: il piccianese Paolo Di Federico detto Enzo, talentuoso centrocampista della Pennese che fu, e Floriana Degl’Innocenti; detentore del 10% residuo è Andrea Marrone, già esponente della sinistra e per poco tempo vice sindaco di Penne quando primo cittadino era Donato Di Marcoberardino: fa parte del direttivo del partito democratico. Quando se ne andò, ne finale di quella stagione, definì un fallimento la consiliatura.Insomma, al Comune hanno puntato per proteggersi su nomi sicuri. Almeno politicamente. Entro giugno, il Comune deve dotare di personale proprio l’ufficio giudiziario salvato. Pena, la soppressione P ENNE – C’è il decreto pubblicato il 14 aprile sulla gazzetta ufficiale che lo conferma: Penne mantiene l’ufficio del giudice di Pace, a patto però che entro 60 giorni –dal 29 aprile il termine è perentorio e dunque fine giugno- allestisca la sua cancelleria con impiegati del Comune, come si era impegnato a fare e come tutte le sedi salvate si sono assunte l’impegno. Almeno tre, di cui un capo ufficio, tutti dipendenti del Comune, ma pare che non se ne trovino di disponibili. Obbligarli?Il Comune si impoverirebbe di altro personale dopo la cura dimagrante (i suoi dipendenti sono 47 e si sono dimezzati in dieci anni)?Si prova con un avviso di mobilità nei Comuni di competenza dell’ufficio pennese. Gli impe- gni presi sono stati deliberati, comunque. Entro il 22 maggio, se ci fosse qualche impiegato dei Comuni del circondario, fra i quali Loreto Aprutino e Collecorvino, interessato a farsi distaccare presso il giudice di Pace potrebbe salvare l’ufficio. Altro scenario: se l’amministrazione D’Alfonso volesse (o dovesse), potrebbe recedere dagli impegni assunti col ministero e Penne direbbe addio al giudice di Pace. Il Comune è a un bivio, insomma: dovrà o rinunciare oppure comunicare al ministero della Giustizia i nomi degli impiegati che lavoreranno al giudice di Pace perché il ministero da luglio li dovrà formare al nuovo ruolo. E dovrà segnalare anche i locali dove il giudice di Pace opererà: si era detto di trasferirli all’interno del Comune allo scopo di risparmiare sulle spese. Penne è una delle sette sedi abruzzesi salvate, l’unica del Pescarese, dopo naturalmente quella circondariale di Pescara; in Abruzzo gli altri presidi non provinciali confermati sono quelli chietini di Casalbordino, Gissi e Lama dei Peligni; Atri per Teramo; nell’Aquilano, Castel di Sangro e Pescina. Nella provincia di Pescara, chiudono dunque gli uffici di San Valentino (che aveva già perso come Penne la sezione distaccata del tribunale) e di Pianella: le rispettive amministrazioni comunali entro il 29 aprile del 2013 non deliberarono infatti l’assunzione degli impegni di spesa per il mantenimento del presidio giudiziario. Il salvataggio pennese è invece riuscito grazie all’impegno formale dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Rocco D’Alfonso, che con la spinta dell’opposizione, ha deciso di accollarsi da sola, cioè senza il contributo finanziario degli altri nove comuni (fra i quali Loreto Aprutino e Collecorvino) ricadenti nella giurisdizione, tutte le spese di funzionamento dell’ufficio e del personale amministrativo. da Antonio e Claudia LORETO APRUTINO (PE) - Via Cappuccini, sn tel. 085 9152009 Carni Confezionate carta fedeltà con vantaggi esclusivi seguici su » lacerbaonline.com 11 La scuola resti dov’é, canta Mimmo Pane Caldo anche la sera Al vostro servizio dal lunedì al sabato con Si ritirano comodi orari compreso buoni pasto il giovedì pomeriggio Offerte valide dal 9 al 21 Maggio Prosciutto crudo di PARMA DOP SCONTO 40 % Pomodoro Piccadilly g 500 vaschetta gr. 500 Acqua FRASASSI SCONTO 50% naturale l 2 Solo con anzichè € 27,90 € 15,90 € 0,99 anzichè € 0,37 (al kg € 1,98) al kg SCONTO SCONTO Latte ps uht PARMALAT 40 % Olio extra vergine FARCHIONI l 1 l 1 anzichè € 1,37 anzichè € 4,99 € € 0,77 3,49 30% € 0,18 (al kg € 0,09) Testi e musica del cantante Locasciulli. Sempre più opinion leader P ENNE – Il cantautore Mimmo Locasciulli è sempre più sul palco pennese e stavolta, dopo lo scandalo della “mare-monti” su cui chiede chiarezza, intona parole e musica contro lo spostamento della scuola Mario Giardini. Esterna su facebook, il candidato alle elezioni regionali in una delle liste civiche a sostegno dell’aspirante presidente del centro sinistra Luciano D’Alfonso, imputato proprio sulla “mare-monti” (se ne riparla in aula il 9 luglio). Sostiene Locasciulli:“La logica, il buon senso, la correttezza amministrativa e la volontà della cittadinanza parlano chiaro: la scuola resta dov’è”. Una presa di posizione per nulla favorevole dunque alla decisione presa dalla giunta cittadina di centro sinistra che invece vorrebbe delocalizzare l’istituto comprensivo in via dei Lanaioli. “I miei uffici ci stanno lavorando, l’idea è sempre quella di spostare le aule in via dei Lanaioli”, fa sapere il sindaco Rocco D’Alfonso. Il notissimo medico in pensione, oggi anche produttore di vini di nicchia, tifa dunque per evitare il trasloco dei banchi. La pensano come lui decine di pennesi (fra i quali l’ambientalista Osvaldo, il fratello di Mim- mo, una delle voci del comitato Penne Unita) che da mesi protestano contro la scelta dell’amministrazione civica che invece vorrebbe trasferire la scuola in un’area comunale un po’ distante dal centro cittadino, al cui interno sorge invece da oltre mezzo secolo l’edificio scolastico, ritenuto però insicuro al punto che la Regione ha stanziato 724 mila euro di fondi, non sufficienti però per ristrutturarla: ecco perché il Comune è chiamato ad alimentare il finanziamento con fondi propri attraverso un contratto trentennale di disponibilità, ovvero un leasing, con un privato che incasserebbe 190 mila euro annui, ma il progetto è fermo. La Regione infatti non sa ufficialmente che il Comune intende realizzare la scuola in un sito diverso dall’attuale. E manca anche il progetto definitivo, a cura dell’impresa Corbo spa, vincitrice dell’appalto, poiché la ditta, che sarà proprietaria dell’immobile, è in attesa che il consiglio comunale voti la deroga al piano regolatore: via dei Lanaioli ad oggi non può infatti ospitare le aule. Intanto, Roberto Corbo, l’amministratore delegato, è sempre imputato davanti al tribunale di Perugia per l’appaltopoli legata a strade e scuole, con l’interessamento di alcuni dirigenti della Provincia, emersa nel 2008 e per la quale Corbo finì agli arresti domiciliari. Un luogo, una storia Il Pretore di Penne: «omosessuale non e’ insulto». La sentenza è del 1994 Riproponiamo un articolo del Corriere della Sera, a firma di Alessandro Vispignani, pubblicato a pagina 17, il giorno 1 luglio 1994 PENNE – «Non e’ diffamazione definire omosessuale l’ex marito. Lo ha stabilito il pretore di Penne, cittadina in provincia di Pescara, che ha assolto una donna “perche’ il fatto non costituisce reato”. “L’ omosessualita’ non e’ un illecito . scrive il giudice Nicola Valletta nella motivazione ., ne’ una perversione, ne’ una devianza. In definitiva . afferma ancora il magistrato . si tratta di un’ abitudine sessuale di minoranza e null’ altro”. La sentenza e’ destinata a far discutere; in ogni caso, rappresenta la conclusione giudiziaria di una storia di provincia iniziata con la tempestosa separazione tra lei (M.) e lui (A.). A chiudere il triangolo, proprio come avveniva nelle commedie di moda qualche decennio fa, c’ e’ F., compagno di lavoro e amico di vecchia data del marito. Un ruolo fondamentale nella vicenda, infine, tocca alla figlia di M. e A. In un primo tempo la bambina viene affidata al padre, poi . prima ancora che la vicenda della presunta omosessualita’ di lui venga a galla . torna con la madre. La piccola dice e non dice, con ogni probabilita’ neppure lei capisce chiaramente quello che ha visto e sentito, ma la sensazione e’ che la bambina sia spaventata dalla figura del secondo uomo. Come conseguenza di questo timore, avrebbe problemi con il padre. Un aspetto molto delicato della storia, e mai pienamente chiarito: nemmeno adesso che, dodicenne, la ragazzina fornisce a porte chiuse la sua testimonianza in aula davanti al pretore. Il problema familiare approda all’ attenzione dell’ assistente sociale e della psicologa. A questo punto e’ a loro che la mamma confessa le sue perplessita’ sulla condizione del marito. “Credo che sia omosessuale...”. Una frase che sarebbe stata ripetuta anche a un carabiniere. Come sempre accade in questi casi, la voce fa il giro del paese alla velocita’ di un razzo. Arriva, naturalmente, anche alle orecchie di A. e l’ uomo, senza perdere tempo, sporge querela nei confronti della ex moglie: l’ accusa di diffamazione. Il magistrato ordina le indagini e alla fine dispone il decreto di citazione a giudizio. Il giorno del processo l’ aula della Pretura, come si puo’ immaginare, e’ stracolma. Lui, l’ uomo ferito nell’ onore, non si presenta. Lei, la donna che lo accusa di avere abitudini sessuali “contronatura”, affida la difesa all’ avvocato Luigi Albore Mascia. Nel lungo dibattimento non si riesce a inserire la “facolta’ di prova”, cioe’ la possibilita’ concessa all’ imputato di dimostrare materialmente quanto sostenuto. Viene a mancare un classico dei processi per diffamazione anche perche’ , imbarazzo a parte, sarebbe stato difficile, se non impossibile, valutare in aula il profilo sessuale della parte offesa. L’ avvocato Mascia, pero’ , offre un motivo di riflessione. “Attenzione . sostiene . la donna ha usato il termine omosessuale. E non ha apostrofato l’ ex marito con parolacce che avrebbero eventualmente estremizzato un concetto o una condizione”. Insomma, anche il lessico conta e lo stile . sostiene la difesa . ha il suo peso. Tra l’ altro lei e lui, dopo un periodo burrascoso caratterizzato da diverse battaglie legali, avrebbero instaurato un rapporto piu’ tranquillo, pur restando separati. Il pretore Valletta decide dopo due ore di camera di consiglio. Non accoglie davvero la proposta del pubblico ministero: condanna al minimo e sospensione condizionale. Assolve la donna, invece, “perche’ il fatto non costituisce reato”. “L’ omosessualita’ non e’ un illecito, ne’ una perversione, ne’ una devianza. In definitiva si tratta di un’ abitudine sessuale di minoranza e null’ altro”. Ma il giudice aggiunge altro nella motivazione della sentenza. Si puo’ anche capire che, in un piccolo centro, essere definiti omosessuali possa provocare non pochi problemi di convivenza tra le altre persone, ma, al di la’ di questo, il termine nel contesto del quale e’ stato usato non puo’ essere considerato diffamatorio ne’ in un paese dell’ Abruzzo ne’ in qualunque altra citta’ d’ Italia. Indipendentemente dal fatto se l’ uomo sia o meno omosessuale. Nessuno, da quello che si sa, ha proposto appello alla decisione del pretore. E per il marito, forse gay o forse no, ci sono anche da pagare le spese processuali». seguici su » lacerbaonline.com 12 seguici su » lacerbaonline.com A lezione di sentimenti Le Donne Vestine presentano a Penne la proposta di legge sull’insegnamento nelle scuole “ L’educazione sentimentale a scuola” è il titolo del convegno organizzato dall’Associazione Donne Vestine e moderato dall’avv. Silvia Di Salvatore che si è svolto lunedì scorso presso la sala consiliare del Comune di Penne e che ha aperto un interessante e stimolante dibattito tra i relatori, creato spunti di approfondimento, stimolato domande. I lavori si sono aperti con l’intervenuto dell’On. Celeste Costantino, autrice della proposta di legge sulla introduzione della educazione sentimentale a scuola e sono poi proseguiti con gli interventi del Sindaco del comune di Penne dott. Rocco D’Alfonso, della dott.ssa Francesca Magliulo dell’UDI di Pescara e della dott. ssa Iolanda D’Incecco de “La Città delle donne” di Montesilvano e di alcune ragazze del liceo pedagogico Luca da Penne. L’On. Celeste Costantino, ha auspicato, tramite una proposta di legge, che l’educazione sentimentale diventi materia di studio a scuola perché, al fine di contrastare la violenza contro le donne, bisogna intervenire là dove le relazioni si formano, e dunque anche tra banchi e lavagne. “La prevenzione – ha puntualizzato l’on. Celeste Costantino –contro il femminicidio, il bullismo e l’omofobia bisogna costruirla, uscendo dall’ottica securitaria, insegnando un’altra educazione civica, demolendo gli stereotipi, decostruendo i modelli dominanti nei media e nella società . Serve una rivoluzione culturale, bisogna rimettere al centro l’educazione sentimentale e offrire una nuova chiave di lettura dei rapporti. Con la proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, di cui sono prima firmataria – ha concluso la Costantino - si vuole sistematizzare l’istruzione e i tanti esperimenti virtuosi già attivi in Italia. In Europa è già una realtà, in Italia siamo ancora in ritardo”. Abbiamo voluto organizzare questo convegno - ha dichiarato la presidente dell’Associazione Donne Vestine, Silvia di Salvatore - per dare il nostro contributo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso l’insegnamento della educazione sentimentale. La scuola è chiamata a tamponare, arginare, frenare l’ondata minimalista che banalizza i rapporti tra i sessi e che porta con sé mancanza di rispetto, antifemminismo, mortificazione delle emozioni fino a far considerare il partner, come un oggetto da usare o di cui abusare. Su tutto, l’auspicio conclusivo di una sollecita discussione della proposta perché diventi quanto prima legge dello Stato. E’ stato un Venerdì Santo con più di una novità quello del 18 aprile scorso a Loreto Aprutino. L’appuntamento, organizzato dalla parrocchia di San Pietro e dall’arciconfraternita del paese, ha introdotto infatti delle modifiche volte a dare nuovo lustro a quello che è uno degli eventi più sentiti dalla cittadinanza. Parte attiva nella definizione delle modifiche da apportare la avuta anche il gruppo dei portantini, ovvero le sedici persone che si occupano di portare a spalla le statue durante la processione. Il primo cambiamento ha riguardato l’orario: invece che alle diciannove, la celebrazione ha avuto inizio alle venti e trenta, in modo da creare un’atmosfera di maggiore solennitàgrazie alla luce delle fiaccole. L’itinerario della processione, poi, è stato allungato in modo da toccare zone al di là dell’ormai tradizionale percorso che attraversava il centro storico. Come sempre accade in occasione di manifestazioni come queste, la fasi preparatorie sono state molto impegnative, anche per l’attenzione posta nella cura dei particolari: oltre alla cura dei vestiti si è dato inizio a un approfondito lavoro di manutenzione e ripristino degli oggetti utilizzati nel corso della rappresentazione, con l’obiettivo di iniziare un percorso, destinato a svilupparsi nel corso dei prossimi anni, volto a dare sempre maggiore lustro alla processione. Nelle intenzioni degli organizzatori, creare un’atmosfera più solenne consente anche agli spettatori di essere maggiormente coinvolti dal punto di vista emozionale, e questo in prospettiva potrà attirare anche molti visitatori da fuori. Alessio Turchi 13 seguici su » lacerbaonline.com 15 13 L’ENNESIMA PARTITA GIOCATA MALE di Enzo Di Simone Area vestina area di conquista, tutti divisi, come sempre, a vantaggio di candidati di altre zone. Sembra che non ci si renda conto dell’importanza delle prossime votazioni che andranno a delineare il nuovo assetto della Regione Abruzzo; un Ente fondamentale che detta le linee guida generali per il territorio, proprio per questo è necessaria la presenza al suo interno di un nostro rappresentante. Purtroppo c’è il rischio di rimanere ancora una volta fuori dai giochi: sono decenni che la nostra area non esprime consiglieri e di conseguenza sono alte le probabilità di continuare ad essere esclusi dalla programmazione regionale, che invece ha permesso a contesti limitrofi (vedi Val Fino, Val Pescara) di svilupparsi. Nella sola Città di Penne la sinistra mette in campo ben cinque candidati, che portano acqua ad un candidato presidente che gli stessi, in passato, hanno indicato, costituendosi parte civile, come uno dei responsabili della mancata realizzazione della Mare-Monti. La destra al contrario, non permette nemmeno di avere un posto in lista e l’elettore si ritrova costretto a cercare riferimenti non locali. Esistono le eccezioni però: la lista civica “Abruzzo Futuro” di Carlo Masci ha dato l’opportunità al candidato di area Gianluca Buccella, di partecipare a questa competizione, permettendo agli amici e simpatizzanti di centrodestra di dare la preferenza ad un candidato dell’area vestina. L’esperienza e il risaputo attaccamento di Buccella al nostro territorio sono i motivi per i quali è giusto porre fiducia al candidato; è evidente che raggiungendo un risultato positivo, la nostra area avrebbe la possibilità di provare a riconquistare il ruolo che le compete. Lì sei a credito Castiglione Messer Raimondo - Stabilito il superamento di quota 50 milioni di euro di patrimonio (con 51,4 milioni di euro, in crescita del 13% rispetto al 2012 e aumentato del 206% rispetto al 2000), la Bcc di Castiglione Messer Raimondo e Pianella annuncia il mantenimento delle sospensive dei mutui per le famiglie e le piccole imprese. Per il secondo anno consecutivo conferma la donazione di 50mila euro, sancita nel 2013, da devolvere ai centri Caritas operanti sulle province di Teramo, Chieti e Pescara in cui insistono le 13 filiali (Castiglione M.R., Penne, Loreto Aprutino, Elice, Pianella, Cerratina, Rosciano, Citta’ Sant’Angelo, Silvi, Pineto, Montesilvano, Pescara). E’ stato rinnovato anche il fondo di solidarieta’ di 60mila euro con 100 carte di credito prepagate destinate ai nuclei familiari piu’ bisognosi. Sono i numeri illustrati nel corso dell’approvazione del bilancio della Banca di credito cooperativo Castiglione Messer Raimondo e Pianella. I soci sono 2941 le sofferenze nette del 2,27%, 26mila i clienti. Confermato alla presidenza Alfredo Savini. Fine mese mai Gli ultimi dati del comprensorio fanno registrare una crescita di oltre duemila «senza lavoro» in un anno P ENNE. La disoccupazione, in particolare quella giovanile, continua a salire anche nel comprensorio vestino. A rivelarlo sono i numeri impietosi forniti dal centro dell’impiego di Penne che attestano come il tasso di disoccupazione nell’area vestina si sia allineato in negativo con le medie regionali e nazionali. Alla data del 31 dicembre 2013, gli iscritti nelle liste di collocamento in cerca di un lavoro sono stati in totale 11mila 183, contro i 9.054 dell’anno precedente, con un aumento dunque di 2mila 129 unità. Nello specifico, nel 2012, erano 4mila 143 gli uomini senza un impiego a fronte delle 4mila 911 donne, mentre nel 2013 il divario tra i due sessi si restringe, anche se di poco, poiché sono 5mila 243 i maschi contro le 5mila 940 donne. Osservando i dati nel dettaglio, fanno riflettere soprattutto quelli relativi alla fascia d’età compresa tra i quindici e i trentacinque anni, dove i principali picchi di non occupazione si registrano tra i giovani dai venticinque ai trent’ anni e dai 31 ai 35, con aumenti significativi anche tra gli over 40-45, quando il reinserimento nel mondo del lavoro, magari dopo la perdita di una precedente occupazione, diventa molto più complesso e difficoltoso. Colpisce, andando ad analizzare anche le caratteristiche con le quali uomini e donne si affacciano per la prima volta o vengono reintegrati nel circuito del lavoro, che meno della metà dei disoccupati, sempre riferendoci alle stime del 2013, possiede come titolo di studio un diploma o la laurea, mentre la grande maggioranza che cerca lavoro possiede soltanto la licenza della scuola dell’obbligo e un numero importante di iscritti – 2mila 342 su quegli 11mila 183 – neanche quello. Passando alle qualifiche, sono sempre le fonti del centro per l’impiego a dirlo, soltanto 2mila 496 sono censiti come qualificati, ovvero sono in possesso di una specifica iscrizione a qualche albo o abilità professionale, e soltanto 72 possono definirsi specializzati. É proprio questo uno degli aspetti messi in evidenza dal direttore del centro dell’impiego di Penne, Isidoro Tabilio, secondo il quale, da un monitoraggio costante dei livelli occupazionali e delle richieste che arrivano dal mercato del lavoro, in particolare dalle aziende, sarebbe emerso che mancano spesso figure professionali specializzate. «All’origine del problema» spiega il direttore del centro dell’impiego, «spesso c’è l’assenza di politiche di programmazione a lunga scadenza nella formazione delle nuove generazioni che tengano conto anche dell’importante ruolo che svolgono le scuole nella fase dell’orientamento, prassi che poi deve continuare attraverso i presidi territoriali come i centri per l’impiego». seguici su » lacerbaonline.com 16 Verso una maggiore integrazione Nell’area vestina aumentano le domande alla Caritas Non solo pacchi viveri ma anche mobili, giochi e vestiti prodotti alimentari, ma anche vestiario, mobili, giochi e accessori per l'infanzia per cui, nel 2013 si sono superate abbondantemente le 3000 richieste. «Abbiamo mille e più necessità da fronteggiare per poter dare sostegno ai più bisognosi. Nell’ultimo anno», racconta uno dei volontari della Caritas di Penne, «abbiamo registrato un aumento considerevole di cittadini italiani in difficoltà». Per poter accedere e fare spesa all’emporio solidale della Caritas, le famiglie devono ricevere l’ok da un gruppo di valutazione composto da un componente della Caritas, uno dell’associazione San Vincenzo de’ Paoli, un componente della Croce Rossa e dagli assistenti sociali dei comuni interessati. In base al reddito Isee viene stabilito un importo mensile per ciascun componente del nucleo familiare. I prodotti che i volontari della Caritas mettono a disposizione dei bisognosi provengono da raccolte di enti privati, donazioni di famiglie benestanti e aiuti di aziende e supermercati. I volontari della Caritas pennese, che conta oltre 50 persone, hanno ideato una bacheca per lo scambio gratuito di mobili e istituito un centro di ascolto dove discutere e affrontare al meglio le varie problematiche. Sono stati istituiti anche un servizio badanti, un servizio recupero scolastico e un supporto di insegnanti italiani per studenti stranieri. La Caritas di Penne, inoltre, in accordo con il ministero della Giustizia, svolge anche un prezioso ruolo educativo e riabilitativo accogliendo nei propri progetti di volontariato giovani disagiati e problematici. 17 27 ALLA VIGILIA delle ELEZIONI EUROPEE Dove ti danno una mano PENNE. Aumentano i poveri nell’area vestina. Sono sempre di più le famiglie bisognose che per andare avanti hanno bisogno di assistenza e supporto. I dati forniti dalla Caritas locale fotografano una situazione difficile in tutto il territorio. Un dato allarmante che va di pari passo con la crisi economica e finanziaria nazionale. Disoccupati, mamme sole, anziani, pensionati strozzati da bollette e affitti sempre più alti che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Sono loro i nuovi poveri, spesso invisibili per pudore e vergogna, che ingrossano le liste di chi chiede un aiuto per mangiare o per non perdere quel poco che gli è rimasto. Non solo extracomunitari o persone con disagi: a cercare aiuto sono sempre più famiglie che fino a qualche mese fa vivevano nella normalità di un lavoro, o quantomeno in situazione dignitosa. Dal vestiario alle informazioni per trovare lavoro, dall’assistenza medica ai beni di prima necessità. Sono queste, e tante altre ancora, le esigenze che sempre più persone hanno bisogno di ricevere dalle associazioni di volontariato locali. La Caritas, tramite l’emporio solidale vestino aperto nel dicembre 2010 nell’ex scuola elementare di Conaprato, offre un sostegno costante ai bisognosi di Penne, Loreto Aprutino, Montebello, Farindola, Civitella Casanova, Collecorvino e Picciano. Solo nel reparto alimentare, nel giro di un anno, l’associazione di volontariato presieduta da don Giorgio Moriconi ha registrato accessi quasi triplicati: dai 1172 del 2012 si è passati ai 3362 del 2013. Le richieste non riguardano solo i seguici su » lacerbaonline.com RIGOPIANO FARINDOLA (PE) Tel. 338 7421345 elezioni regionAli 25 maggio 2014 dalla pa rte dei citta dini luigi D’Angelo Luciano D’aLfonso Candidato Presidente “ L’Europa è la grande speranza. Fuori dalla solidarietà europea non vi è altro che la sfiducia, la tentazione della decadenza, il rischio e la tristezza dell’isolamento.” Sono parole illuminanti lasciateci in eredità politica e culturale da Aldo Moro, il grande statista ucciso dalle brigate rosse il 9 maggio 1978. Alla vigilia di una competizione elettorale importantissima per lo sviluppo dell’integrazione europea, questo ammonimento risulta di grande attualità e di valore quasi profetico. In effetti nel dopoguerra le principali potenze europee – che assistevano all’indebolimento ed alla svalutazione delle loro risorse principali(siderurgica e carbone) in favore dell’oro e del petrolio – decisero di creare una confederazione economica con lo scopo di rafforzare, agevolare e proteggere, il mercato legato alla produzione ed alla commercializzazione del carbone e dell’acciaio, per contrastare l’egemonia delle potenze economiche del dopo guerra, soprattutto Stati Uniti e Giappone, le principali potenze. Nacque così allora la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.) e grazie ad essa il mercato del carbone e dell’acciaio riprese l’antico vigore economico, contribuendo allo sviluppo post-bellico dei Paesi europei; i risultati positivi che furono conseguiti stimolarono i fondatori a proseguire ed estendere l’idea della confederazione tra Stati per meglio promuovere e sviluppare il rafforzamento economico dell’Europa. I paesi fondatori furono sei: Belgio, Francia, Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi; ad essi si sono aggiunti nel 1973 Danimarca, Irlanda e Regno Unito, nel 1981 Grecia, nel 1986, la Spagna e il Portogallo, e successivamente diversi altri sino a raggiungere il numero attuale con l’adesione della CROAZIA - di 28 Stati. All’origine della comunità vi è il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 che nell’anno successivo dette vita alla C.E.C.A.; con i due Trattati Roma (25.3.57) furono poi istituite la Comunità Economica Europea (C.E.E.) e la comunità Europea dell’Energia Atomica (C.E.E.A. o EURATOM). l’interesse era rivolto soprattutto all’integrazione economica. Nel 1967 tutte le istituzioni delle tre Comunità vennero unificate ed alla Corte di Giustizia e al Parlamento, che sin dall’inizio erano stati previsti come organi comunitari per le tre Comunità, si aggiunsero anche il Consiglio e la Commissione, quali organi esecutivi. I Trattati di Roma furono poi modificati ed integrati con l’”Atto Unico Europeo”(A.U.E.) – firmato nel febbraio del 1992 ma in vigore dal 1° luglio 1987 – che ha meglio precisato alcuni obiettivi, in modo particolare, ad esempio, quello della politica sociale. Infine col Trattato di Maastricht – firmato nel febbraio del 1992 ma in vigore dal 1° novembre 1993 – con la modifica dei trattati comunitari (in certo qual modo costituisce una vera riforma degli “accordi di Roma”) l’espressione “Comunità economica europea” è sostituita da quella di “Comunità Europea” (C.E.) e fu istituita un’ “Unione Europea” che è “fondata sulle Comunità europee” (una sorta di “cappello” al di sopra delle Comunità stesse). In parole povere “l’unione politica” è ancora da venire… Trattasi di un obiettivo non facile –alla fin fine ogni Stato è geloso della propria sovranità- ma da perseguire ad ogni costo, come già sosteneva De Gasperi. Certamente una maggiore integrazione richiederà una maggiore integrazione giuridica e forse necessariamente prima o dopo dovrà darsi vita alla Costituzione Europea. Ecco allora l’importanza delle prossime elezioni regionali e ancor l’attualità dell’ammonimento fattoci da Aldo Moro con queste parole. “ E una volta decisa insieme una strada, guai alle divisioni interne, guai a disorientare il nostro elettorato a causa di tali divisioni ”. Giorgio Di Carlo seguici su » lacerbaonline.com 18 Doppia urna alla sbarra Domani udienza in tribunale sull’ineleggibilità di D’Alfonso. Scontro legale, la cassazione aspetta P ENNE – Eletto tre anni fa sindaco di Hanno tempo comunque fino a poco prima Penne senza dimettersi un mese prima dell’udienza di lunedì, quando il tribunale di del voto da consigliere di circoscrizioPescara esaminerà il ricorso, redatto dall’avvone al Comune di Reggio Emilia (lo fece solo a cato Claudio Di Tonno, teso a far accertare la luglio 2011): alcuni elettori chiedono al tribuineleggibilità di D’Alfonso il quale non si diminale di Pescara che lunedì si pronunci sulla dese, un mese prima del voto di Penne, da concadenza per ineleggibilità di Rocco D’Alfonso. sigliere di circoscrizione al Comune di Reggio L’azione popolare mira a chiedere la corEmilia eletto nel 2009. Un caso che potrebbe rezione del risultato elettorale del 16 maggio violare l’articolo 60 del testo unico sugli enti 2011, con l’elezione a sindaco di Luigi Bianlocali il cui punto 12 impedirebbe l’elezione a chini. D’Alfonso si è costituito con le memorie sindaco di un consigliere di circoscrizione in firmate dall’avvocato Giulio Cerceo cui si sono carica in un altro Comune. La difesa di D’Al- sclusività della rappresentanza di quella comunità; lasciando quella carica, è lo spirito della norma, può candidarsi altrove. Nel frattempo, una interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Paola Pelino di Forza Italia è sul tavolo del ministro dell’Interno. Mira anche a chiedere lumi sul comportamento della prefettura di Pescara. A norma dell’articolo 70 del testo unico infatti il prefetto può promuovere l’azione popolare per proprio conto chiedendo cioè al giudice ordinario di valutare la de- aggiunte quelle dei consiglieri di maggioranza fonso sostiene come la norma invece consenta cadenza del sindaco. A Gavorrano, centro del assistiti dal legale Ugo Di Silvestre. Non tutti ad una persona di unire le due cariche di sin- Grossetano, il rappresentante del governo ha hanno deciso di sostenere la difesa del sindaco, daco e di consigliere di circoscrizione: il divie- attivato la procedura e fatto decadere il sindaperò: non risultano le firme dell’avvocato Ga- to varrebbe solo per cariche identiche cioè sin- co Borghi perché da impiegato dell’anagrafe di briele Vellante del Pd, presidente del consiglio daco con sindaco, consigliere con consigliere. quel Municipio non si era collocato in aspettacomunale ma candidato al consiglio regionale I ricorrenti segnalano come la cassazione e il tiva nei tempi previsti, cioè un mese prima del con la lista Centro Democratico; dell’ex asses- ministero, nel 2006 e nel 2010, abbiano chiari- voto, ma con un ritardo di tre giorni. sore Paride Solini (Pd) e di Remo Evangelista. to come l’eletto in un’assemblea sia legato all’e- La Bilancia, 40 anni di gusto e tradizione Nel giugno 1974 Sergio accanto alla moglie Antonietta superba cuoca aprirono la “trattoria“ La Bilancia, con il prezioso aiuto della mamma Angela. Il nome La Bilancia volle significare equilibrio e se dopo 40 anni siamo ancora qui ad offrirvi una cucina legata alle tradizioni del territorio, possiamo dire che le nostre idee si sono rivelate valide e sono condivise, tuttora, dai nostri clienti. seguici su » lacerbaonline.com 19 Strisce blu, poltrone rosse PENNE – Conti in ordine, anzi a gonfie vele per la Società Intercomunale Gas spa: ha ben chiuso il 2012 grazie ad un utile accresciuto. Per la Sig spa (7 milioni di euro di capitale sociale), gli ultimi numeri conosciuti parlano chiaro: 279.557 euro di utile, di cui 265.300 euro distribuiti agli azionisti, per la società mista pubblicoprivata che nel 2011 si era fermata a quota 216 mila euro di avanzo. E’ presieduta dal pennese Enrico Nobilio, uomo del Pd e dipendente della CNA esattamente come l’assessore pennese Ennio Napoletano, che opera nella gestione e nella distribuzione del gas metano, di cui i Comuni di Penne, Loreto Aprutino e Collecorvino hanno le azioni di maggioranza rispetto al socio privato, la marchigiana Multiservizi spa, che però esprime l’amministratore delegato, Graziano Mariani. A Penne però la Sig spa, oltre alla gestione del calore (in attesa del nuovo bando in ambito provinciale entro il 2016: stazione appaltante è il Comune di Pescara) e della pubblica illuminazione, aveva ed ha mantenuto anche la gestione dei parcheggi a pagamento senza custodia, ma stavolta attraverso un’associazione temporanea d’impresa con la Cityservice srl, la società pennese che da anni offre i suoi servizi al core business di Sig, cioè il metano. E’ una notizia che ci sia stato bisogno di un’associazione temporanea d’impresa per gestire le quasi raddoppiate strisce blu (passati da quota 228 agli attuali 452). Così come è un’altra notizia, quella secondo cui chi ha vinto l’appalto abbia presentato al Comune un’offerta addirittura al rialzo per gestire i parcheggi pennesi: 216 mila euro di canone, circa il 28% per 12 anni sugli introiti annuali e 100 mila euro di investimento per la videosorveglianza. Ma tant’è: quella di Sig mandanteCityservice è stata l’unica offerta arrivata al Comune. Nel 2012 gestire i parcheggi pennesi ha visto per Sig un ricavo di 99.047 euro, ovvero quasi 7 mila euro in meno del 2011, a fronte di costi sostenuti per 97.737 euro anch’essi ridottisi ma di 2.550 euro. La Cityservice è una srl che conta su un capitale sociale di 10 mila euro, detenuto da Tecnoservice srl (10 mila euro di capitale sociale) per 9.300 euro e dal 60enne Nicola Pomponio per altri 700 euro. In Tecnoservice, già società in accomandita semplice, hanno titolo a decidere i soci-lavoratori-parenti Luciano Palma (2000,05 euro di quota), Rocco Bompensa (1999,99 euro), Ilde Buccella (299,95 euro), Roaldo Acciavatti (1999,97 euro), Valeria Testi (299,99 euro), Luigino D’Agostino (700,06 euro), Paola Di Teodoro (299,99 euro), Luigi Francesco Agricola (100,01 euro), oltre a Paride Peretti (1999,99 euro) e alla ventenne Alessia Peretti (300 euro). Peretti è il marito della consigliera comunale di maggioranza a Penne, Margherita D’Agostino, esponente del Pd, socia accomandante per sei anni e fino al 22 giugno 2012 nella precedente versione giuridica di società di persone della Tecnoservice. Vincenzo Ferrante, consigliere di minoranza, attaccò in consiglio comunale i conflitti d’interesse fra la Sig e le società che vi collaborano e così le compagini sociali di Cityservice e di Tecnoservice sono state modificate. Tutto cambia affinché resti tutto com’è. O quasi. No? seguici su » lacerbaonline.com 20 16 Sul tributo, il caos continua. Mancano 433 mila euro e un parere avanza qualche dubbio. E qualche pretesa Ecco la nuova RSU non possiamo che essere soddisfattissimi, pur rimarcando che abbiamo perso 41 preferenze ed il margine rispetto alla Filctem-Cgil è sceso da 53 a 40 voti”. Soddisfatto anche Luca Piersante della UiltecUil:”Venivamo da un periodo devastante, dopo l’abbandono del segretario nel settembre del 2012, perciò questo risultato ci premia grazie ad una partecipazione attiva, diligente e trasparente specie nella trattativa sugli esuberi. Nella Rsu ora abbiamo un posto di tutto rispetto”. Gli eletti: Leonardo D’Addazio, Melissa Costantini, Gianluca Francescone, Bice Iannascoli, Antida Procacci, Aurora Sacripante (Cisl); Enzo Leone, Giancarlo Delle Monache, Maria Laura Di Marcoberardino, Rosa Facciolini, Annalisa Marrone, Mersia Troico (Cgil); Fabio Di Giuseppe, Gilda Pavone e Lina Della Marra (Uil). B.Lup. 21 Infinita TARES ROMAN STYLE, CISL SEMPRE PRIMA PENNE – Vince e si conferma il primo sindacato la FemcaCisl nelle elezioni per rinnovare la rappresentanza sindacale unitaria della Roman Style spa, l’alta sartoria del lusso maschile. 354 preferenze pari al 42,96% per il sindacato coordinato da Leonardo D’Addazio, seguito dalla Filctem-Cgil con 314 preferenze (il 38,1%) e dalla Uiltec-Uil che ha ottenuto 156 voti pari al 18,94%. Alle urne si sono recati, esattamente come nel 2010, 854 lavoratori. Stessi seggi per Cisl e Cgil, cioè 6 ciascuna, sui 15 complessivi; 3 alla Uil. La Femca-Cisl ha aggiunto il successo, avendo corso da sola (le altre sigle sindacali non hanno iscritti), nello stabilimento della Roman Mode di Civitella Casanova dove ha eletto 3 suoi rappresentanti. “Se penso che ne 20001 avevamo 32 preferenze-osserva un raggiante D’Addazio della Femca-Cisl- seguici su » lacerbaonline.com LEI NON CI STA Un’impiegata di Brioni attacca l’accordo sugli esuberi. “Voglio vederci chiaro sugli interessati” PENNE – Non ci sta. Lei, una impiegata di Brioni, definita un esubero, si è rivolta ad un avvocato ed ha mandato a dire agli amministratori della casa di moda francese che vuole vederci chiaro su come sta gestendo la procedura. In pratica, 51 fra impiegati e lavoratori indiretti nel 2016, cioè dopo la cassa integrazione straordinaria ed un incentivo di 49 mila euro, perderanno il posto di lavoro, mentre per altri 14 operai Brioni ha offerto una mobilità volontaria incentivata alle stesse condizioni. E’ il succo dell’accordo mediato a fine marzo dalla Provincia fra la casa di moda maschile ed i sindacati ratificato dall’assemblea dei lavoratori degli stabilimenti vestini di Brioni interessati. Nella lettera del legale, si chiede di conoscere se e come siano stati rispettati i criteri per individuare i lavoratori interessati a lasciare l’azienda. Qualora Brioni non desse risposte inequivocabili, interverrà il giudice del lavoro. Il rischio che l’accordo venga dichiarato nullo fa parte delle possibilità. Un accordo che ai sindacati non è tutto sommato dispiaciuto.“Si è chiusa una lunga trattativa-commenta Leonardo D’Addazio della FemcaCisl- di cui non possiamo essere soddisfatti perché alla fine saranno almeno in 51 a perdere il posto, anche se avessimo firmato un accordo che avesse previsto un incentivo all’esodo di 100 mila euro. 20 dei 51 esuberi sono dovuti al progetto Pegaso di cui l’azienda ci aveva parlato già nell’ottobre 2012. Il discorso per i 14 diretti è completamente diverso in quanto sarà esclusiva volontà del lavoratore scegliere se essere collocato in mobilità. Insomma, nessuna mobilità obbligatoria per loro”. Tuttavia gli interessati non sembrano mancare. Il progetto Pegaso è lo spostamento nel Ticino della logistica affidata ad una società del gruppo Kering, proprietario di Brioni. L’azienda comunque si è impegnata a far partire da giugno un fondo di solidarietà grazie al quale i lavoratori di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova potranno affrontare le spese mediche. Domenico Ronca della Cgil attacca la dirigenza aziendale: “Brioni ha cambiato il modo di affrontare le relazioni con i sindacati. Ha mostrato una rigidità mai riscontrata negli anni passati. Abbiamo firmato per non offrire la possibilità all’azienda di procedere all’attivazione dei licenziamenti con una forte conflittualità sociale. Prendo atto anche dell’atteggiamento della Uil che recrimina circa la mancata firma dell’accordo il 20 dicembre scorso. Ricordo che rispetto ad allora l’incentivo finanziario è sostanzialmente rimasto identico, considerando che sono passati 4 mesi da allora e gli stipendi pagati. E comunque è stato ben definito adesso che chi andrà fuori lo farà sulla base dei criteri della legge 223 del ‘91, e cioè anzianità di servizio, carico di famiglia ed esigenze tecnico-produttive”. PENNE - Nuova ondata di bollette per il saldo Tares 2013 e nuove, vibranti e corali proteste. Al punto che Forza Italia parla di stalking fiscale dell’amministrazione D’Alfonso e contestuale richiesta di dimissioni dell’assessore al bilancio Valeria Di Luca. I fatti. Il pasticcio è nato quando nel dicembre scorso sono state inviate ai pennesi le bollette calcolate sulle tariffe sbagliate, cioè non quelle deliberate a novembre dal consiglio comunale, ma simulazioni fatte in estate. Non solo. Non erano stati considerati per 1.100 utenti non raggiunti dal servizio, gli sgravi del 40% previsti dalle norme nazionali. A febbraio perciò una delibera consiliare posticipava il pagamento del saldo al 30 aprile. E invece la casistica di errori appare rimasta in piedi. Come nel caso di un contribuente cui è stato comunicato un credito tributario di 240 euro. “Io non ho pagato il saldo-ammette l’uomo con promessa di anonimato-vivo solo in una casa di 100 mq, il Comune mi sta restituendo gli acconti versati”. A questo si contrappone il caso della signora che aveva già pagato il saldo e le viene ancora richiesto. Il sindaco Rocco D’Alfonso ha dichiarato che 800 pennesi saranno rimborsati. Restano da incassare comunque 433 mila euro, ora considerati residui attivi. “La soluzione della compensazione è atipica, ma appare preferibile a quella della gestione di numerose pratiche di rimborso”, sostiene il professor Massimo Basilavecchia, ordinario di diritto tributario all’università di Teramo cui l’assessore al bilancio Di Luca si è rivolto. “L’amministrazione non ha chiesto nulla, il parere l’ho richiesto io”, tiene a precisare l’assessore. Ma ora chi lo pagherà?Tuttavia, l’accademico non ha mai parlato nel suo parere di un passaggio in consiglio comunale del pasticcio Tares come invece è accaduto il 13 febbraio. In relazione alla compensazione, Basilavecchia rileva qualche dubbio però. “Il regolamento generale delle entrate del Comune, deliberato nel 2007 (il numero 22 del 17 aprile) contempla la compensazione verticale con riguardo al medesimo tributo: quello del 2014 non è il medesimo del 2013, ma ha carattere sostitutivo del primo e questo carattere non è privo di rilevanza per stabilire una continuità fra i due tributi”. In alternativa, Basilavecchia sostiene che “non pare vi siano ostacoli ad applicare la compensazione orizzontale, ossia con tributi relativi al medesimo periodo”. Tuttavia, il professore di diritto tributario si mette anche dalla parte del contribuente. “L’eventuale ricorso in commissione tributaria provinciale potrà essere presentato a decorrere dalla comunicazione del nuovo atto impugnando, ove ricorrano le condizioni, sia quest’ultimo, sia l’atto iniziale modificato”. Tanto più che lunedì 19 maggio il tribunale di Pescara potrebbe decidere anche la decadenza del sindaco col rischio che la delibera consiliare di febbraio sia inficiata. B.Lup. seguici su » lacerbaonline.com 22 18 seguici su » lacerbaonline.com 23 19 HOTEL COLLEROMANO, PASQUALONE CI RIPROVA Sul convento di Colleromano da trasformare in resort, l’amministrazione di Rocco D’Alfonso vuole riprovarci Riqualificazione? A Loreto non parte La legge 106/2011, permette ai Comuni di aumentare l’incremento volumetrico dal 20% fino al 40%. Ma il Comune di Loreto tarda a recepirla L ORETO APRUTINO - La crisi è quella che è, nessuno ha la soluzione per risolvere questa piaga mondiale, ma è altrettanto vero che il Comune di Loreto Aprutino non si adopera, perché anche nel nostro piccolo può essere fatto qualcosa per arginarla: sono due anni che il Consiglio Regionale ha recepito la legge 106/2011 e demandato successivamente ai Comuni di tutta la Regione di adottarla, ma quello Aprutino proprio non ne vuole sentir parlare. La legge 106/2011, permette ai Comuni di aumentare l’incremento volumetrico dal CHI VA AL SEGGIO 20% fino al 40%. Questo significherebbe che molti cittadini, impossibilitati a costruire, visto i tempi che corrono, per mancanza di soldi, potrebbero procedere con l’ampliamento o la demolizione e poi ricostruzione con realizzazione, quale misura premiale, di un aumento di volumetria rispetto a quella legittimamente esistente alla data di entrata in vigore della presente. Infatti, la legge in questione detta norme per incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, la promozione della riqualificazione delle aree degradate, la PENNE - Non è tardata ad arrivare la risposta del sindaco Rocco D'Aflonso all'esponente grillina, che aveva chiesto di nominare come scrutatori giovani e disoccupati. Ecco la lettera. "Gentile Sig.ra Altigondo, accolgo con pieno favore le indicazioni contenute nella sua lettera in merito alla procedura per la nomina degli scrutatori per le elezioni europee e regionali del riqualificazione degli edifici a destinazione non residenziale dismessi o in via di dismissione o da rilocalizzare e lo sviluppo della efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. In poche parole, il Comune recependo tale legge potrebbe innescare un vortice lavorativo dando respiro alle molte aziende del settore edile locale e creando, in questo modo, nuova occupazione. Tutti i Comuni hanno recepito tale legge, quello di Loreto Aprutino ancora no. Quali sono i motivi di tale ritardo (due anni) non è ancora chiaro. 25 maggio 2014. Già in occasione delle elezioni politiche dello scorso anno, l’Amministrazione Comunale da me guidata ha deciso di selezionare gli scrutatori per i diversi seggi elettorali all’interno delle liste di collocamento forniteci dall’Ufficio Provinciale per l’ Impiego, tenendo conto anche della condizione economico-sociale delle famiglie dei giovani disoccupati. Tale scelta è stata molto apprezzata non solo dall’opinione pubblica locale, ma anche dagli organi di stampa (e soprattutto dal quotidiano “Il Centro”) , che hanno avuto modo di elogiare ripetutamente la decisione dell’Amministrazione di avversi per lo scrutinio elettorale esclusivamente dei giovani disoccupati regolarmente iscritti alle liste di collocamento. Per le elezioni europee e regionali del L’assessore ai lavori pubblici Gabriele Pasqualone ha convocato i consiglieri di minoranza per riparlarne. Due mesi fa, il consiglio comunale bocciò il tentativo di discussione circa la manifestazione di interesse al conferimento dell’immobile storico-religioso in un fondo gestito dalla Borghi Servizi&Ambiente srl. In un clima di forte contestazione popolare, decisivi furono i voti contrari dell’allora vice sindaco Luigi D’Angelo (Idv) e di Remo Evangelista (“per noi la questione Colleromano è morta e sepolta”), oltre che dell’allora assessore, il diacono Paride Solini (per Don Giorgio Moriconi, braccio destro dell’arcivescovo, “Colleromano resti luogo di povertà e di preghiera”) e del presidente del consiglio Gabriele Vellante (“un caso di coscienza”, disse): entrambi del Pd, ma oggi Vellante è candidato alle regionali per il Centro Democratico. L’assessore Pasqualone è convinto della bontà dell’idea: resterebbero fuori dal progetto la chiesa, la prestigiosa biblioteca ed il museo di arte sacra. Ma a Colleromano sono interessate anche certe suore di clausura del Maceratese: da due anni aspettano risposta però.(B.Lup.) prossimo 25 maggio contiamo di utilizzare lo stesso criterio per la nomina degli scrutatori, e a tal fine abbiamo già richiesto all’Ufficio Provinciale per l’Impiego l’ elenco dei disoccupati residenti nel nostro Comune. Il che conferma che il governo cittadino intende privilegiare le esigenze di coloro che, a causa della grave crisi economica e sociale che attanaglia il nostro Paese, non riescono a trovare un’occupazione in modo da assicurarsi una certa indipendenza economica. Nella speranza di aver esaudito la Sua richiesta e auspicando di incontrarLa presso gli uffici comunali, La saluto cordialmente augurando Buona Pasqua a Lei e ai suoi cari". Per la cronaca, già Sel, in precedenza, aveva avanzato questa richiesta all'amministrazione comunale. seguici su » lacerbaonline.com 21 Speciale elezioni 2014: le interviste Gianluca Buccella Ancora in campo perchè? La mia candidatura scaturisce da un progetto avviato diversi anni fa con gli amici di Penne, Loreto, Collecorvino e Farindola. Un progetto politico teso ad avere una voce univoca sul territorio vestino per la risoluzione dei tanti problemi che attanagliano la nostra area. Una voce forte che può mettere in evidenza nelle aule che contano i disagi che oggi la nostra vallata vive. Non è più tollerabile che la Provincia di Pescara sia divisa in due zone: una di seri A e una di serie B. In che senso? Non è più concepibile che la Val Pescara sia dotata di autostrada, ferrovia, aeroporto, interporto e chi più ne ha più ne metta e noi non riusciamo neanche ad ottenere un casello autostradale a Cappelle. E se poi penso che il candidato del centro sinistra è D’Alfonso, che ci aveva promesso la Mare Monti allora è un dovere scendere in campo e combattere in maniera decisa coloro che hanno fatto dell’area vestina carne da porco. È il momento di reagire e di pretendere più attenzioni per i nostri paesi e questo lo possiamo fare con forza solo se uno di noi, che vive quotidianamente i problemi della zona e del posto, sarà presente all’interno delle istituzioni. Tutti i candidati in tempo di elezioni escono come funghi e promettono, è il caso di dirlo, mare e monti. Da 20 anni pratico la politica come passione, come mezzo per migliorare la società. Sono stato consigliere comunale di opposizione per ben due volte. Tante le proposte in merito allo sviluppo socio economico del paese. Tante as- semblee, dibattiti e manifestazioni che mi hanno portato continuamente a rapportarmi con la cittadinanza. Quindi non mi sento il politico dell’ultimo minuto che affronta la piazza solo sotto le elezioni. Capisco che oggi vi è una grande sfiducia nelle istituzioni e nella politica in generale, ma siccome io amo la politica quella vera, non fuggo, non mi sottraggo, ma combatto affinché si torni ad una politica credibile e pulita. Ed oggi candidandomi nella coalizione di Gianni Chiodi, nel movimento civico Abruzzo Futuro, so di fare la scelta giusta perché questo governo regionale in questi anni ha operato in maniera esemplare risanando un bilancio regionale e sanitario devastato, tagliando i costi della politica ed incentivando le aziende con risorse per lo sviluppo. Di una cosa però le dò atto: oggi molti candidati parlano nei convegni di promozione del territorio, dei prodotti tipici e del turismo, ma io sono stato l’unico che concretamente ha lavorato per questi settori. Come presidente di un consorzio Terre Pescaresi, abbiamo nel 2013 distribuito su tutta la provincia di Pescara oltre 1 milione di euro alle aziende agricole. Attualmente abbiamo emanato altri bandi per la promozione del prodotto tipico e ci apprestiamo a spendere altri 2 milioni di euro per la promozione del turismo. Nella mia vita lavorativa ho creato tanti posti di lavoro, ho investito in attività e salvato, in questo periodo di crisi, una società con 24 dipendenti e mi riferisco all’ente Provincia Ambiente che con orgoglio dirigo da 5 anni. Come ha fatto il presidente Chiodi in regione, pure io in questa società ho applicato la buona politica, tagliando i costi, aumentando la produttività e riducendo del 20 per cento le nostre indennità, facendo in modo che già dal primo anno Provincia e Ambiente chiudesse il proprio bilancio in positivo. A differenza di prima che a causa di assunzioni clientelari, ed incarichi ben pagati, si avevano circa 300 mila euro all’anno, di perdita a danno dei cittadini. Da tanti anni sono impegnato in associazioni culturali di pregio organizzando eventi che hanno portato nei nostri paesi decine e decine di turisti e concorso alla tutela del patrimonio artistico. Cito uno su tutti il FAI, associazione che ci ha permesso di fare conoscere, in questi anni, Loreto, Città S. Angelo e Torre De Passeri a circa 5000 . Di idee ne ho avute tante ed ho dato tutto me stesso per cercare di realizzarle fino in fondo, in tutti i campi, dalla cultura al lavoro. Adesso voglio realizzare l’idea più grande e cioè quella di portare l’area vestina ad una crescita socio economica attraverso il turismo, la cultura, la promozione del territorio e al miglioramento delle infrastrutture. Gabriele Frisa Ha 38 anni e da oltre venti è uno dei maggiori attivisti del partito di Rifondazione Comunista dell’area vestina. Gabriele Frisa, pennese doc, in questa tornata elettorale punta a conquistare un posto in seno al consiglio regionale abruzzese, candidato con la lista di Maurizio Acerbo, “Un’altra regione”. Frisa, dopo tante battaglie condotte in piazza e dagli scranni dell’assise civica pennese, vuole portare il suo megafono e con esso la voce del popolo vestino sui tavoli della Regione, dove “da troppi anni – dice - manca un degno rappresentante di Penne e dintorni”. Tre sono le priorità e gli obiettivi da perseguire per Frisa: lavoro, sanità e promozione del territorio vestino. In cima alla lista della sua agenda elettorale c’è di certo l’occupazione. “Al centro della nostra azione” – afferma Frisa – “ci sono le politiche sul lavoro. Il primo male da debellare è innanzi tutto la fuga in massa dei giovani che abbandonano l’area vestina a causa della cronica mancanza di prospettive occupazionali. Il tasso di disoccupazione è altissimo nella nostra regione perché mancano fondi strutturali per gli insediamenti produttivi e leggi regionali specifiche che scoraggino la delocalizzazione dei siti industriali”. A sostegno delle famiglie dove i coniugi, o anche solo uno dei due, abbiano perso il lavoro e per i giovani disoccupati in attesa di trovarne, Acerbo e i suoi propongono l’introduzione del reddito minimo di cittadinanza, un sussidio per garantire la soglia minima di sopravvivenza per un periodo limitato. Altro argomento cardine al centro del programma di Frisa è la sanità. Che cosa deve cambiare nella sanità abruzzese e locale? “Nel comparto sanitario ci sono troppe lobby. Diciamo basta al taglio indiscriminato dei posti letto a vantaggio degli interessi di pochi. Per risparmiare bisogna tagliare il numero dei dirigenti, non solo sanitari ma in tutti gli ambiti amministrativi. Inoltre è necessario fermare il ricorso sistematico alle strutture private convenzionate con la sanità pubblica. Il privato deve fungere da supporto all’ospedale pubblico non deve sostituirlo. Inoltre vanno contenute le esternalizzazioni dei servizi. Il settore sanitario pubblico deve tornare ad assumere i lavoratori specifici e gestirli direttamente, come ad esempio gli addetti alle pulizie, e non affidare gli appalti alle cooperative esterne. Ci batteremo perché l’ospedale di Penne abbia macchinari all’avanguardia e mezzi di soccorso funzionanti e sicuri”. Tra gli impegni che Frisa si assume per l’area vestina c’è quello di riportarla ad avere un ruolo di primo piano nelle regione, facendola uscire dall’oblio dei tavoli della politica. Cosa ha portato alla marginalizzazione dell’area vestina? “Abbiamo avuto politici che hanno che non hanno risposto alle esigenze del territorio ma alle logiche delle lobby, della sanità, dell’immondizia, del cemento. Dopo i risultati ottenuti è ora di cambiare”. Da dove bisogna ripartire nell’area vestina per rinascere? “Dai nostri prodotti tipici, soprattutto agroalimentari. Pensiamo all’olio d’oliva tra i più buoni del mondo. Va promossa e sviluppata la filiera di qualità. Ma anche continuare ad investire sulle manifatture tipiche di questo territorio ed in particolare sui cervelli vestini, sui giovani, le cui idee vanno supportate con adeguate forme di finanziamento e strutture di consulenza gratuite”. Votare per Frisa quindi significa? “Continuare a stare con chi, come me, è stato per vent’anni dalla parte della gente e non dei poteri forti”. seguici su » lacerbaonline.com 26 seguici su » lacerbaonline.com 27 Nella foto qui sopra Via Diana con la ex sala biliardo rivisitata dall’articolista. A lato Peppino Savini ventenne QUANDO “PEPPINO” COSTRUI’ IL BIGLIARDINO Giuseppe Savini: dal calcio balilla a quello giocato. Ricordo di una vera amicizia. di Francesco Di Pietro La recente scomparsa di Peppino Savini è stata giustamente ricordata dalla stampa come quella di un simbolo del calcio loretese; ma Peppino non è stato solo una vecchia gloria calcistica e, ripercorrendo con la mente i ricordi del periodo della fanciullezza che abbiamo trascorso insieme, riaffiorano tanti episodi che testimoniano, oltre alle sue innate doti sportive, anche le sue capacità nel lavoro e la sua sensibilità nella valorizzazione dei rapporti umani. Il mio grande rapporto di amicizia con lui, discendeva dallo stretto legame delle nostre rispettive famiglie, che vivevano vicinissime nel quartiere de “Li Coste”, tra la fine degli anni ’40 e la prima metà degli anni ’50. La sua casa era meta fissa delle tradizionali tombolate natalizie con le cartelle sulle quali risaltavano le foto dei miti hollywoodiani di quell’epoca (Alan Ladd, Gary Cooper, Robert Mitchum, Glenn Ford, Gregory Peck, Humphrey Bogart, Maurenne O’hara, Marlene Dietrich, Veronica Lake, Jean Harlow, ecc.). Peppino era per me come un fratello più grande (ci dividevano non più di tre anni) e, praticamente, come si usa dire, ci spartivamo “lu sonne e …la fame”. Ricordo che la domenica pomeriggio, anche con grandi sacrifici economici da parte delle nostre famiglie, andavamo insieme al Supercinema di Tommaso Palladini (Don Tumasse) e dell’Ing. Luigi Di Clemente e dove si esibiva quale operatore proiezionista, “l’Alfredo di Nuovo Cinema Paradiso” di allora, Rocco Acciavatti (Rock l’elettriciste); il proiettore utilizzato in quel periodo nelle sale cinematografiche era regolato da carboni che servivano ad illuminare lo schermo; accadeva che, durante la proiezione del film, Rocco ritardava di avvicinare al proiettore i carboni provocando il buio in sala; subito dalla platea giù fischi e, rivolti verso la cabina di proiezione, tutti insieme a gridargli: “a Ròo, li carbongììne!!!” Tra i tanti ricordi di gioco di quel periodo spicca quello di Peppino, appena ragazzino, che palleggiava di testa con il pallone contro il muro della casa di Via Desolata n.8 abitata, in quei tempi, dalla famiglia del carabiniere Violante; assistevamo con il compito di contare i palleggi che riusciva ad effettuare e rimanevamo estasiati dalla sua bravura, spesso non riuscendo più a rispettare il conto esatto che, solitamente, superava i mille palleggi; a volte, doveva interrompere perché sopravveniva l’imbrunire. Già da allora emergeva il suo feeling e la sua bravura con il pallone. Nelle formazioni delle squadre in cui ha militato compariva, sempre con addosso la tradizionale maglia numero 3, quella del terzino sinistro. Voglio ricordare, al riguardo, una parentesi calcistica degli anni cinquanta (1954/55) che lo ha visto protagonista in un ruolo diverso da quello tipico di difensore. In quel periodo, infatti, Loreto, oltre al campionato maggiore, partecipava anche al campionato giovanile interprovinciale con una squadra in cui militavano, tra gli altri, il capitano Silvio Di Tonno (Silvie di mingùcce), Giorgio Crisante (Giorge lu fasciulàre), Carlo Acciavatti (Karle trapàne), Ugo Di Teodoro (Ughe lu callaràle), Gabriele Tereo (Caprièle di maccacciùne), Antonio Bellante (‘Ndonje di brandulìne), Manfredo Acciavatti (Manfrède lu fùrnacàre). Peppino era il portiere titolare di questa squadra e quello di riserva era Achille Di Carlo (Achille lu scàpule), mentre il massimo difensore della prima squadra era il mitico e longevo “capitano” Valeriano Costante (lu ferracavàlle) che rinverdiva le gesta di altri due leggendari numeri 1 del passato: Primo De Martinis (Primucce lu turreuse) e Guglielmo Telli (Guglielmotèll). Una domenica mattina al campo sportivo G. Mosca, venne disputata la partita tra le squadre giovanili di Loreto e Giulianova: ho ancora nitidamente impresse le straordinarie parate di Peppino che, insuperabile, volava da un palo all’altro. Rimasi talmente sbalordito dalla sua prestazione che, ancora oggi, rimango sempre più convinto di un suo uguale successo anche se avesse intrapresa la carriera di portiere, anziché quella di difensore. Ma il ricordo che serbo con particolare piacere, è quello di “quando Peppino costruì il bigliardino”. E’ utile ricordare che in quel periodo, l’unico bigliardino presente a Loreto era quello posizionato nel locale “li bocce” gestito da Giuseppe Amati (Peppine la cazzòle) e dove noi ragazzi ci recavamo per giocare; solo che per poter giocare bisognava acquistare il “gettone” e questo rappresentava un vero problema considerata la scarsa disponibilità di soldi nelle nostre tasche. Peppino, che lavorava come apprendista presso la falegnameria di Vincenzo Di Pasquo (Mingenze di Capuràle) sito nel quartiere “li Coste”, ebbe l’idea di costruire un bigliardino con le proprie mani; detto fatto, si mise all’opera e, in breve tempo, realizzò un bigliardino “completamente in legno” (chiaro), in dimensioni naturali, perfettamente funzionante e che venne posizionato nel locale sito in Via Diana n.19 utilizzato, come “stalla”, da Pasquale Soccio (Pasquale Lu Stuck). Questa magnifica e vera “opera d’arte”, venne da noi salutata con grande entusiasmo e demmo subito inizio ad interminabili partite alle quali partecipavamo principalmente noi ragazzi del quartiere (“la teppe de li Coste”); eravamo numerosi e mi piace ricordarli uno per uno: Peppino, io “cacchette” (da “checchette” diminutivo di Checco a sua volta di Francesco), Fernando Rossi “ndazz”, Clementino Calvi “ciaciapp-l” , Zopito Ruscitti “la picarun”, Zopito Soccio “lu stuck”, Vincenzino De Lellis “lu beck”, Mario Fabbrizio “la pace”, Gabriele Di Bernardo “lu piattinare”, Zopito e Gabriele Di Tonno “li turrise”, Licontino Del Pretaro “Quintine”, Lucio Di Gianvittorio “Liviucce” (anche lui lavorante nella stessa falegnameria e, presumo, partecipe nella costruzione del bigliardino). La notizia della presenza di questo bigliardino si sparse per tutta Loreto e, presto, incominciarono a frequentare la nostra “magnifica sala bigliardo” ovvero la stalla di Pasquale Lu Stuck, anche i ragazzi degli altri quartieri; tra gli altri, ricordo che veniva a giocare anche l’indimenticabile Osman Soccio (lu fije di Pine la Capparelle e ‘Ndonje di mattilûcce) abilissimo sia nel gioco a coppia che nel singolo e ricordo che facevamo a gara per giocare in coppia con lui. Questo attrezzo accompagnò i giochi della nostra fanciullezza fino al compimento dell’età giovanile. Peppino, in un periodo di assoluta indigenza per tutti noi ragazzi, attraverso questa sua realizzazione ed interpretando i nostri desideri, ha saputo dare un “calcio alla povertà”, regalandoci la possibilità di trascorrere momenti di puro e sano divertimento, dimostrando tutta la sua valenza nell’arte della falegnameria oltre che il suo spiccato senso di pura e sincera amicizia verso gli altri. Lo vogliamo ricordare così. Durante i suoi funerali, davanti alla Chiesa di Santa Maria in Piano, ho rivisto dopo tantissimi anni un vecchio compagno di giochi, componente la “teppe de li Coste”, Mario Fabbrizio detto “la pace”, e dopo gli affettuosi saluti, le sue prime parole sono state: - “Ti ricordi quando Peppino costruì il bigliardino?” seguici su » lacerbaonline.com 28 VENTENNALE DEL GIRO D’ITALIA A LORETO APRUTINO Tutto ebbe inizio con oops! Il miracolo sportivo delle due ruote avvenne il 24 maggio 1994 di Mauro Soccio LORETO APRUTINO. Indubbiamente fu un fatto clamoroso quello che accadde nel nostro paesello vent’anni fa. Nessuno poteva immaginare che una piccola cittadina come la nostra potesse avere il coraggio e la forza di ospitare una tappa del Giro d’Italia di ciclisti professionisti. Al solo ricordo si rabbrividisce. Quando mi si chiede se credo ai miracoli rispondo sempre di si, perché quello che si concluse nella nostra cittadina non fu solo l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia, ma in una visione più ampia fu anche una straordinaria tappa del mio accidentato percorso esistenziale. Il quale è segnato da alcuni fatti “miracolosi”, tappa del Giro compreso. Spiego meglio. PROLOGO - Da alcuni anni nutrivo il desiderio di vedere “apparire” la maglia rosa tra le scarmigliate chiome degli olivi che impreziosiscono il paesaggio del nostro antico abitato. La bellezza dello sport davanti alla bellezza del paesaggio architettonico, dell’arte, della storia. Un dialogo sinergico per un connubio perfetto. Ma restava pur sempre una chimera, fin quando… ATTO PRIMO - Per capire la sua genesi bisogna risalire agli inizi degli anni ’90, quando, insieme con gli amici Giorgio Di Martile (lu paròte) e Achille Rasetta (mileulle) da alcuni anni ci si recava, nella vicina Cepagatti ad assistere al Criterium d’Abruzzo, una manifestazione com- petitiva di ciclisti professionisti che si svolgeva in due sedute: una, di mattina (cronostaffetta) e l’altra, nel pomeriggio (in linea). Per cui, quell’anno, e credo fosse il 1992, conclusasi la cronostaffetta nella mattinata, decidemmo di restare sul posto e di recarci a pranzo presso un ristorante nella cui area- parcheggio mostrava le ammiraglie al seguito delle squadre ciclistiche. Per raggiungere il luogo del convivium, si doveva superare la hall e attraversare uno stretto corridoio, alla fine del quale si girava ad angolo retto per immettersi nella sala. In questa intersezione il benevolo destino si mise in agguato: uno scontro frontale col cameriere proveniente dalla direzione opposta ovvero dalla sala pranzo, fu evitato per un nonnulla. Oops! Lo sbigottimento procurato dall’improvvisa apparizione fece vedere lucciole per lanterne a tutti, soprattutto al cameriere, il quale ci disse: “-Anche voi, al seguito?” “-Si!”- risposi d’acchito, colto di sorpresa, senza rendermi effettivamente conto della risposta data (intendeva al seguito dell’organizzazione, n.d.r.). “Prego, accomodatevi”. Insomma ci scambiò per giornalisti, dato che oltre ad un cappellino da ciclista che mi riparava dal sole, portavo a tracolla la macchina fotografica semi-professionale che mi accompagnava in ogni luogo; mentre l’amico Giorgio (Achille era ospite di amici), che sulla sua ampia fronte presentava un cappellino all’inglese, stringeva tra le mani “La Gazzetta dello Sport” ed un block-notes mentre nel taschino faceva capolino una penna bic. Ma ormai il dado era tratto: entrammo decisi e ci fecero accomodare negli unici due posti (sich!) rimasti liberi, quelli del tavolo centrale riservato a gente di riguardo: eravamo con Alfonso Di Russo (storico e giornalista), Nino Bellonio (segretario regionale della F.C.I. e giornalista), Fulvio Perna (storico organizzatore del Trofeo Matteotti), un paio di direttori sportivi ed altre note personalità del ciclismo di cui mi sfuggono i nomi. Nelle dovute presentazioni citammo il luogo della nostra provenienza e bastò questo per suscitare nella mente degli storici interlocutori, il ricordo di un nostro ex campione del pedale dilettantistico e porci la domanda: “Che fa Giovanetti? E’ ancora in vità? Che bel corridore!”. Capimmo subito che si riferivano ad Antonio Giovanetti, il popolare ‘Nduline. E giù con ricordi ancora vividi delle sue gesta sportive, narrate addirittura dalla viva voce degli stessi giornalisti testimoni diretti delle sue imprese e dei quali avevamo lette le cronache sui giornali. L’atmosfera si fece più confidenziale e ne approfittai per svelare a Fulvio Perna l’antico mio desiderio chiedendogli le modalità da seguire per ottenere un passaggio del Giro d’Italia a Loreto Aprutino. Mi rispose che se l’itinerario del Giro avesse contemplato le nostre zone, e lui l’avrebbe sicuramente saputo in anticipo, mi avrebbe avvertito. ATTO SECONDO - Circa due anni dopo la narrata scena nel ristorante di Cepagatti, ero in servizio di vigilanza urbana in Piazza Garibaldi, quando, verso le 15,30, un’auto proveniente da Pescara, dopo aver segnalato il cambio di direzione, si fermò davanti al Bar Cavallone. Vidi uscire l’autista e portarsi, trafelato, al mio cospetto. Era l’amico Achille che, nelle vesti di messaggero degli dei, mi avvisava di telefonare al più presto a seguici su » lacerbaonline.com Fulvio Perna per notizie riguardanti il Giro d’Italia. A dire il vero mi sembrava una cosa poco seria, una presa in giro. Fulvio, mi perdoni ma dopo due anni, non pensavo più al Giro. Sbagliavo. Raggiunsi celermente l’Ufficio e lo contattai. Mi prospettò la possibilità non solo di un semplice passaggio della carovana rosa ma addirittura di designare il nostro piccolo centro, quale sede di arrivo di tappa. Avevo una settimana di tempo per dargli una risposta. Non persi nemmeno un minuto. Contattai l’allora Sindaco Mauro Di Zio che immediatamente mi autorizzò a portare avanti la trattativa. Nel frattempo lui, fece in modo di aggiustare tutti i tasselli per comporre il mosaico dei finanziamenti economici e spalleggiato dall’intero Consiglio Comunale e dall’allora Assessore Regionale Bruno Passeri, fece diventare realtà il lungo sogno cullato. Pensai alla fata turchina… Ricordo l’iniziale scetticismo che serpeggiava tra la gente ma anche la fiducia e la stima di chi si sentiva invece orgoglioso e portatore di uno spiccato sen- 29 so di appartenenza al territorio. Non sembrava vero ma il nome del nostro paese era al centro della cartina rosa d’Italia. Faceva un certo effetto leggerlo. Soprattutto all’atto della presentazione ufficiale del Giro negli studi televisivi Mediaset di Milano, dove eravamo presenti insieme col Sindaco Di Zio e l’Assessore allo Sport Sablone. ATTO TERZO - Si formò, quindi, il Comitato cittadino, poi quello di Tappa unitamente alla costituzione pro-tempore dell’Associazione PromoSport in cui, in qualità di Presidente fu eletto Raffaele D’Amico che svolse egregiamente il suo compito: nella vice presidenza per meriti onorari e sportivi, il mai compianto abbastanza Camillo Acconciamessa; e nella efficiente segreteria Franco Rasetta, Sergio Di Camillo, Osman Soccio e Michele Ursini. Mentre Mirella Angelucci, Corrado Coletta e altri furono solerti nella risoluzione dei problemi logistici. Fu un coinvolgimento totale delle forze attive del paese ed encomiabile fu l’organizzazione gene- rale, stigmatizzata dal Direttore del Giro d’Italia, dott. Carmine Castellano. La gratificazione finale avvenne il giorno dell’arrivo della tappa, la terza del Giro, con partenza da Osimo nelle Marche e l’arrivo nella nostra cittadina dopo 185 km: il vincitore non fu un atleta qualsiasi bensì il due volte campione del mondo Gianni Bugno. Troppa grazia!... E pensare che tutto ebbe inizio con un oops! EPILOGO - Parte dei contributi raccolti fu destinata all’acquisto di un’ambulanza ma nonostante tutto, l’organizzazione dell’arrivo della tappa, comportò delle polemiche fuori luogo che costarono un pedaggio morale troppo alto per tutti, dando ad intendere che un mero provincialismo nel nostro modus vivendi stenta ancora a scomparire. Paulo Coelho, ne Il Guerriero della Luce scrive: “Il Guerriero della Luce, crede. Poiché crede nei miracoli. I miracoli cominciano ad accadere.” Qui sopra la mappa del 77° Giro d’Italia. In alto a sinistra la foto autografata di Gianni Bugno vincitore della tappa. Al centro uno dei tantissimi titoli dedicata alla tappa loretese. A destra, nella foto di Achille Rasetta: il sindaco Mauro Di Zio, Corrado Coletta, Fulvio Perna, Giorgio Di Martile e Raffaele D’Amico (Pres. Promo-Sport). seguici su » lacerbaonline.com 30 seguici su » lacerbaonline.com 31 Agricoltura come stile di vita Mauro Di Zio alla guida regionale della Confederazione Italiana Agricoltori Succede a Domenico Falcone presidente storico dei contadini abruzzesi di Mauro Soccio LORETO APRUTINO. Ecco, questa è una buona notizia: il nostro ex primo cittadino Mauro Di Zio, è il neo-presidente regionale della C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) che col Servizio di controspionaggio americano (Central Intelligence Agency) ha soltanto l’acronimo in comune. Dopo alcuni anni lontano dalla politica amministrativa e dedicati alla riflessione, al consolidamento della sua giovane famiglia e alla conduzione dell’Impresa agricola di cui è titolare, ridiscende in campo ufficialmente, questa volta nel settore dell’Agricoltura. E lo fa nel migliore dei modi: nell’Assemblea elettiva tenutasi a Montesilvano nel febbraio scorso, composta da oltre un centinaio tra delegati ed invitati, ne esce con gran merito e viene designato, all’unanimità, a ricoprire la massima carica ovvero quella di Presidente Regionale. Tutto questo, sotto gli occhi del vicepresidente nazionale (ma candidato unico alla presidenza) Dino Scanavino, dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Mauro Febbo, dei rappresentanti politici, istituzionali, delle Organizzazioni professionali agricole, artigianali, del commercio. Gratificato dalla scelta, il territorio vestino ripone concrete speranze nelle capacità del neo-presidente di svolgere il nuovo incarico con entusiasmo e visione complessiva delle varie problematiche che caratterizzano la vita degli agricoltori. Noi non possiamo che congratularci col nostro stimato concittadino e augurargli un proficuo lavoro a fianco dei lavoratori della terra e degli imprenditori agricoli. Ricordiamo volentieri la sua corrispondenza, seppur breve, con Luigi Veronelli di alcuni anni fa, nel periodo in cui Mauro era Sindaco della cittadina vestina. Il “Guru” dell’enogastronomia mondiale si disse piacevolmente sorpreso dalla sensibilità e dalla visione lungimirante del nostro nei confronti dei problemi della terra e dell’agricoltura in particolare. Fu un significativo sigillo, un imprimatur qualificante che il maestro appose sulla voglia di apprendere e sulle sensibilità e capacità del giovane estimatore loretese, scoperte e stigmatizzate in tempi non sospetti da Al centro: paesaggio agricolo. A destra: Domenico Falcone e Mauro Di Zio in alcune fasi dell’assemblea cotanta autorità del settore. “Sono stato indicato alla successione di Domenico Falcone che è un presidente non facile da sostituire - dice Mauro Di Zio - per la sua storia nella C.I.A. e anche per la sua umanità, per l’equilibrio dimostrato e il grande senso del rigore e della lealtà che lo hanno accompagnato in tutte le scelte fatte in nome della categoria…Essere un presidente-agricoltore a livello umano arricchisce molto – continua Di Zio – perché vivi quotidianamente le notevoli problematiche che ogni imprenditore agricolo vive in questo momento di difficoltà e ti confronti con persone abituate a confrontarsi con la burocrazia … Bisogna ripensare il futuro dell’agricoltura abruzzese: l’Abruzzo delle eccellenze c’è e viene da lontano ma deve confrontarsi col mercato e sapersi proporre a un pubblico potenziale di regione e fuori regione, “...Bisogna ripensare il futuro dell’agricoltura abruzzese, l’Abruzzo [...] deve confrontarsi col mercato e sapersi proporre a un pubblico potenziale di regione e fuori regione, capace di dare opportunità di crescita” capace di dare opportunità di crescita”. Domenico Falcone, il presidente per antonomasia, avendo ricoperto la massima carica della C.I.A. per ben sedici lustri, ma nelle cui fila lavora da quarant’anni, si può dire ormai essere la memoria storica delle vicissitudini degli agricoltori abruzzesi. Stimato da tutti per la sua lealtà, gli si riconosce sensibilità e capacità direttive nella risoluzione di problematiche agricole ed ambientali. Con lui, l’agricoltura abruzzese ha visto la sua trasformazione in agricoltura sconosciuta con prodotti non identificati a quella ormai tipica con prodotti affermati e di qualità. Ha sovrinteso alla crescita dell’agricoltura e delle sue maestranze contribuendo a far lievitare anche l’immagine del made in Abruzzo. “Lascio tranquillissimo perché i nuovi vertici rappresentano un gruppo che ho seguito negli ultimi quattro anni, avendo lavorato insieme e posto le basi per i cambiamenti. Quarant’anni dentro la Cia - afferma Domenico Falcone - sono tantissimi ma il mio non è un percorso finito e sono molto contento perché c’è questo passo nuovo con il presidente-agricoltore…Sarà la sua priorità quella di dare voce e visibilità a tutto il nostro mondo e sono sicuro che saprà farlo benissimo, io sarò a disposizione. Ho iniziato da giovane e per me era una missione, un impegno sociale. Quando ho iniziato ad occuparmene l’agricoltura era ancora mezzadria e soffriva a causa dell’emigrazione delle braccia, dell’emarginazione dal mercato, perché lo sviluppo economico puntava sull’industria. L’ho praticato come un lavoro a tutto tondo e durante questi quarant’anni ho avuto da parte degli agricoltori dei riconoscimenti. Ho dato il massimo che potevo dare e il mondo agricolo mi ha ridato di più: affetto, riconoscenza, stima e lealtà, lavorarci dentro è esperienza bella perché questo mondo (dell’agricoltura, n.d.r.) è bello”. Noi non possiamo che essere d’accordo. Il mondo dell’agricoltura è quello che più di ogni altro ci avvicina alla natura, al significato della vita lontano dalle statistiche commerciali che lo considerano soltanto lo spazio di un’attività economica. Agricoltura, invece, come stile di vita, come identità culturale, come antico patto con la natura che si estrinseca nella tutela degli habitat e dei paesaggi, nella conservazione del suolo, nella gestione dei bacini idrici, nella protezione della biodiversità. Tutto questo non ha prezzo e credo che Domenico, questo volesse intendere. seguici su » lacerbaonline.com 32 E’ uscito il nuovo numero de LACERBA ? Certo, ne vuole una copia ? seguici su » lacerbaonline.com 33 Omaggio alle mamme Domenica 11 maggio un gruppo di amici dell’avv. Di Carlo - animatore di iniziative tradizionali e di costume - si sono riuniti in Montesilvano, presso il ristorante Lu Travocc , per la Festa della Mamma. Nel corso della conviviale, ove è stato gustato dell’ottimo pesce, in particolare è stata commentata una lettera del giornalista e conduttore televisivo Maurizio MOSCA, in cui egli rivela un angolo segreto della sua vita, dove la mamma, malata da dieci anni del morbo di Alzheimer, è “regina assoluta”. Benedetto, Antonello, Paolo ed io, siamo qui vicini a te con le dolci donne che ogni giorno ti assistono con tanta cura, tanta attenzione. Minella, oggi la tua casa, la casa ove viviamo assieme, è piena di fiori, di colori. E quei colori ti piacciono tanto, ti incuriosiscono. Sembri una farfalla: fai cenno Vi si legge fra l’altro: Magari... non riesco mai a trovarlo in edicola ! Purtroppo non possiamo stampare più copie perchè non abbiamo abbastanza soldi. Però lei può aiutarci e le spiego come ... Versando 20 € all’associazione le lasceremo una copia in edicola a suo nome. Dopo 20 anni di informazione libera e bella, LACERBA chiede ai lettori un piccolo contributo per difendere la sua autonomia. Per andare avanti abbiamo bisogno del vostro aiuto. Per i primi 100 sottoscrittori sarà estratta una serigrafia di Procopio Per info: Gianfranco Buccella 339.3293885 Andrea Evangelista 389.6470028 “Cara Minella, purtroppo non ti ricordi più, ma ti ho sempre chiamato così. Minella. Non so perché. Raramente mamma. Ma adesso, appena posso starti vicino, ti chiamo mille volte mamma o mammina. E ti dico piano: <<Lo sai, Minella, che tu sei la mia mamma, la mia mammina? Lo sai?>> E tu mi sorridi. Mi basta così. Anche se temo che non mi riconosca neppure. Non importa, mamma, Minella. Il tuo sorriso è la mia vita. Lo sai?, Minella, che è il giorno della mamma? Delle mamme di tutto il mondo. Per ognuno di noi, la propria mamma è la più bella. Soprattutto nel giorno della sua festa. Minella, lo so tu non capisci, non ricordi. Eppure mi sembra che anche tu, oggi, avverta qualcosa di diverso. Mi sembri ancora più bella, più serena, più sorridente. Mi sembra che ti scorra dentro come un brivido, che ti accarezzi una folata di vento. Sì Minella, oggi devi essere particolarmente contenta. Noi figli con un dito di volerti accostare il più possibile ai fiori. E tiri su il naso, è un attimo meraviglioso. Poi, d’incanto, i tuoi occhi si illuminano ancor di più. Chissà Minella, forse ti sei accorta davvero che oggi è la tua festa; chissà, Minella, forse è successo quel miracolo che noi figli invochiamo da dieci anni. Vedi Minella, io sto in casa con te e ti vedo ogni giorno. Ho questa fortuna che non possono avere Benedetto, Antonello e Paolo. Minella, ti adoro. E lo sai che di giorno, appena ho un attimo libero, corro a casa a trovarti? Lo sai che telefono a casa ogni ora? Lo sai che ogni mattina ti scruto dalla testa ai piedi per vedere che tutto sia a posto? Lo sai che di notte, a ogni minimo rumore, scatto giù dal letto e corro terrorizzato nella tua stanza? Lo sai che ogni giorno mi passano davanti come dei flash, spezzoni della tua vita, della nostra vita, di quella di papà? Lo sai che di notte, alle ore più impensate, mi sveglio e piango al pensiero di non poterti più parlare come una volta, di non poterci più confidare? E allora corro da te, mi accosto al tuo viso e ti sussurro: <<Minella, sono Maurizio, sono tuo figlio. Ti ricordi?>>. E ogni volta mi sembra che ti svegli per un attimo e fai un cenno col capo. Non è vero, lo so. Ma mi piace illudermi, sognare sperare. Minella, a me basta saperti serena. E mi pare che tu lo sia. Mi basta tenerti per mano nelle passeggiate per casa. Quando ti ripeto: <<Su con la testa, Minella, su con le spalle, Minella>>. E tu sorridi. Vedo che non soffri e sono felice. E’ la festa della mamma: puoi sorridere ancora di più. Su, Minella. Noi ci capiamo con i sorrisi. Oggi noi figli ti siamo ancor più vicini. E preghiamo perché tu possa seguitare ad essere la reginella della casa. Una reginella che sorride, dolce e tenera, circondata da un affetto infinito. Minella, stai serena: lo vedi? Siamo tutti qui, papà sorride da lassù, non è cambiato niente. E’ tutto come prima. E in più tu sei sempre più bella. Ti adoro. Tuo Maurizio” seguici su » lacerbaonline.com 36 L’essere di Tonino Testa La notte insegue il giorno, ma non c’è notte tanto lunga da impedire al sole di sorgere. Come tutti sanno il sole illumina e riscalda la crosta terrestre e se non ci fosse il nostro pianeta sarebbe un deserto senza vegetazione, senza esseri viventi e naturalmente senza l’essere umano. Il sole non crea, ma nutre. Secondo la teoria Tolemaica, era il sole che girava intorno alla terra, tant’è che nella famosa tragedia dell’Alfieri (Saul), Nabuccodonosor innalza le mani verso il cielo e grida:”Fermati o sole” affinché il giorno fosse più lungo per poter sconfiggere il suo nemico e vincere la battaglia. Cos’è mai la vita?Ad un congresso medico, un luminare prima di dissertare sulla sua relazione, disse:”La vita, cari colleghi, è una particolare condizione dalla quale non si esce mai vivi, si nasce per morire ed il nostro compito quindi è quello di prolungarne la durata”. Mentre il Manzoni, il più grande scrittore dell’800, uomo di grande fede, nell’Adelchi afferma:”Gran segreto è la vita, e non comprende che l’ora estrema”, volendo significare che al trapasso ci sarà il giudizio finale, il rendiconto delle nostre azioni durante l’esistenza in vita. Il D’Annunzio parla della “notte del mistero e dell’oblio”, ma anche della “notte dell’amore e del perdono”. Un grande storico, Pietro Silva, riportava le parole di un filosofo:”Dio esiste ed è una follia pensare che non esista”, ma spesso la mente dell’uomo viene attraversata, anche se fugacemente, dal dubbio amletico:”Essere o non essere, questo è il problema…poiché il paese dal cui confine nessun viaggiatore ritorna, ci confonde l’idea e la coscienza ci rende tutti vili”. Lo stesso Cicerone, il più grande oratore romano, vissuto ai tempi degli dei “falsi” e “bugiardi”, nelle Lettere Filosofiche, scriveva:”Certamente esiste nell’universo Qualcuno che muove e non è mosso da alcuno: il motore immobile”: nulla è dato al Caso, il Caso non crea la perfezione. DIFENDERE I FIGLI di Francesco Di Giorgio Nei nostri tempi i genitori severi sono stati complessati, come se comandare fosse un delitto e non un dovere. E così la maggior parte lascia che i figli si rovinino, senza fare nulla. Non possiamo approvare un comportamento simile. Si, oggi più che mai i figli hanno bisogno di essere moralmente protetti. Ma non con proibizioni esagerate, con minacce e con violenze fisiche o morali, le quali non possono non suscitare in essi gravi sofferenze affettive, ribellione, esasperazione e soprattutto una separazione interiore dai genitori, che li rende estremamente più vulnerabili al male che li circonda. Non bisogna costringere i figli a “fare i furbi” per avere ciò che hanno diritto di prendersi e che i genitori non hanno il diritto di toglier loro. Non bisogna costringerli a scegliere tra i genitori e gli amici. La strada giusta da seguire è un’altra ed è ben nota. Bisogna cercare di circondare i figli di un affetto caldo, di un amore amichevole e fraterno che li incoraggi a cercare confidenza ed appoggio nei genitori. Qualche proibizione rimane certamente necessaria; ma va riservata a situazioni estreme, come la frequenza di compagnie veramente nocive o di ambienti pericolosi moralmente. seguici su » lacerbaonline.com 37 Porta sempre un libro con te di Maria Amicone P enso che ognuno di noi abbia un cammino da percorrere che tante volte è accidentato, non asfaltato e pieno di sassi. Altre volte,invece,un manto di asfalto lo senti sotto i piedi e allora ti viene voglia di correre perchè le tue gambe sono più leggere e ti portano lontano. Ecco,i libri sono così: ti portano lontano. Ti fanno entrare e conoscere luoghi altrimenti inaccessibili,ti fanno sorvolare paesi che con nessun mezzo riusciresti mai a raggiungere. I libri accendono le passioni e la fantasia. La lettura è la colonna portante della cultura,solo chi legge è padrone del suo dire,del suo sapere,del suo modo di essere e delle sue capacità. Leggere è un privilegio esclusivo dell’uomo, a nessun altro essere vivente viene data questa possibilità. Mi piace dire che bisogna leggere di tutto. Con la lettura si innescano meccanismi inaspettati.Nel nostro cervello scattano delle serrature che spesso teniamo chiuse per paura, per pigrizia o semplicemente per pudore.Leggendo si possono infrangere tutte queste barriere.Non c’è limite al nostro pensiero o alla nostra fantasia che si può “allungare” all’infinito e spaziare nell’universo. I libri, e non solo, la lettura in generale, creano tutto questo. Si forma una sorta di interazione tra il lettore e la parola scritta,è come se ci si sentisse “rapiti” dalle pagine, fino a rimanere estraniati da ciò che ci circonda. Purtroppo però poi si torna alla dura realtà, alla strada di cui parlavamo all’ inizio,una strada veloce e non sempre comoda.Non si han- no corsie preferenziali,la vita non è mai troppo semplice per nessuno.Ogni cosa va conquistata con sacrificio e tenacia.Tutto,o quasi,si può ottenere, ma bisogna lottare e tenere i denti stretti e le mani ben salde per non far fuggire neanche un attimo del tempo prezioso che serve per arrivare al traguardo. Leggere serve anche a questo,a farci guardare ai nostri traguardi in modo diverso. Nella nostra quotidianità dovremmo imparare a ritagliarci dei momenti per la lettura.Molte persone purtroppo pensano che sia tempo sprecato, al contrario invece non c’è tempo speso meglio. Da piccola amavo leggere libri avventurosi e sognare il principe azzurro che veniva a salvarmi dalla strega cattiva.Crescendo ho cominciato a leggere i romanzi d’amore pieni di sentimento,poi ho spaziato dai gialli alle commedie teatrali fino alle varie trilogie per arrivare a letture più impegnative. Ho sempre amato molto gli scrittori ed i poeti francesi ma le mie preferite sono le scrittrici.Da Marguerite Duras ad Isabel Allende ad Oriana Fallaci,per citarne solo alcune.Tutte scrittici di ottimo livello,donne combattive,piene di grinta pronte ad affrontare mille difficoltà. Quando scelgo le mie letture non guardo mai la fede politica, la famiglia di appartenenza o la religione dell’autore,leggo e basta traendo alla fine le mie impressioni,e soprattutto non amo leggere su tablet o telefoni, mi piace la carta stampata, la pagina scritta dove le emozioni e le sensazioni sono più vere e vibranti. Per concludere vi invito ad andare a vedere uno dei più bei film usciti nell’ ultimo periodo:”Storia di una ladra di libri” e..... mi darete ragione. seguici su » lacerbaonline.com Intervista Mamme da arringa le… “mamme della Ringa” Ci può riepilogare brevemente la storia della vostra associazione? Nasce nel 2011 l’idea di formare questa associazione da un gruppo di mamme che, osservando i propri figli giocare piacevolmente durante l’estate, lungo il Viale Ringa di Penne , si propongono di far proseguire quella esperienza giocosa anche per il periodo invernale. Il richiamo ad un luogo specifico non vuole però essere limitativo rispetto alla partecipazione che resta aperta a chiunque voglia sottrarre i propri figli all’incantesimo televisivo o alle lusinghe dei video giochi e dei cartoni animati o alle scorribande insensate lungo le navate dei supermercati. La disponibilità di Don Celestino e di Don Giorgio ha fatto il resto mettendoci a disposizione i locali della Parrocchia e permettendo ai nostri bambini di trascorrere in maniera giocosa e sicura i pomeriggi domenicali in particolare. E come li intrattenete i vostri bambini? Mamme, papà, nonni, zii e ziette tutti hanno l’opportunità di socializzare con i propri figli o nipoti intrattenendoli con giochi, lavoretti che sviluppano la manualità, raccontando loro delle storie e soprattutto creando un’atmosfera socializzante con il momento della merenda. Ma siamo andati oltre perché i simpatici manufatti realizzati dai nostri bam- 38 bini ci hanno consentito di realizzare un piccolo mercatino natalizio i cui proventi abbiamo devoluto in beneficienza facendo sorgere e sviluppare il sentimento della solidarietà. Con la disponibilità della Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Mario Giardini” abbiamo anche effettuato una raccolta di beni alimentari che abbiamo poi devoluto alla “Caritas” per la distribuzione alle famiglie più bisognose. Abbiamo inoltre allestito un presepe che in occasione dei festeggiamenti natalizi sarà esposto nella tradizionale mostra dei presepi. Insomma il gioco è diventato quasi un lavoro? E’ molto difficile, con i bambini, distinguere le due attività, per loro il gioco è un lavoro ed il lavoro stesso può diventare un gioco. La partecipazione, come associazione alla PODISTICA pennese o la formazione di un coro che, sotto la guida esperta della Prof.ssa Lidia Duttilo, si esibirà davanti al Papa Francesco, richiede un impegno ed una dedizione che eguaglia l’impegno lavorativo di un adulto. Altrettanto impegnative risultano essere attività come la riscrittura di fiabe con finali a sorpresa, la collaborazione con il Telefono Azzurro per la lotta contro il bullismo, la realizzazione degli addobbi per le feste natalizie, l’organizzazione della festa della Befana, del Carnevale o della Primavera lungo il viale Ringa, la collaborazione con l’UNICEF o con l’associazione “Penne Eventi”, la partecipazione alla giornata del FAI del 22 e 23 marzo sono state tutte occasioni per far crescere i nostri bambini nello spirito della socialità e della solidarietà responsabilizzandoli piacevolmente e facendoli crescere come cittadini. Pensate di poter allargare il vostro gruppo e il vostro campo d’azione? L’associazione è aperta a tutti. Anzi noi invitiamo tutte le mamme ed i papà ad unirsi a noi per ampliare il numero dei partecipanti che possano fornire ai nostri ragazzi altre occasioni esperienziali legate al nostro territorio e che vadano a valorizzarne la ricchezza artistica, architettonica, paesaggistica, immettendo all’interno dell’associazione nuove energie e nuove competenze di cui possano beneficiare tutti. Non ci aspettiamo molto dagli altri ma pensiamo di dare molto di noi stessi avendo come obiettivo la crescita socioculturale dei nostri bambini e del nostro territorio. Per l’adesione all’associazione rivolgersi alla presidente Antonina D’Angelo. seguici su » lacerbaonline.com 39 Caro Presidente del Senato E’ di Maria Francesca Pantalone, un’alunna della Scuola Primaria di Loreto Aprutino, la lettera inviata al Presidente del Senato, Piero Grasso, per raccontargli l’esperienza vissuta durante la settimana di Pausa Didattica raccontata dalla pubblicazione allegata all’ultimo numero del giornale LACERBA. Piccolo nella struttura, grande nell’emozione che lo contiene è il giornalino della pausa didattica, IL PENSAGRAMMA. “ Per una settimana la nostra scuola si è trasformata in un laboratorio a cielo aperto. – Così scrive la piccola Maria Francesca – Le aule sono diventate piccole officine. Noi alunni, i genitori, gli esperti, cioè tutte le risorse umane presenti sul territorio (musicisti,archeologi, bibliotecari, maestre in pensione, nonni, attori e registi, scenografi, giornalisti, fotografi, falegnami e tanti altri ancora) le nostre maestre, la Preside Lorella Romano, tutti i collaboratori, i bidelli della scuola, siamo diventati dei piccoli operai – artigiani e, in un clima comunitario e di collaborazione abbiamo tutti imparato ad imparare. In questo ambiente ben organizzato e preparato, in questa settimana, abbiamo liberato la nostra creatività e la nostra fantasia per realizzare dei progetti dove ognuno ha messo in gioco i propri talenti. Perciò vogliamo condividere con te questa bella esperienza, raccontata in questo giornalino e vogliamo farti i migliori auguri di una serena e gioiosa Pasqua. Gesù possa risorgere nel cuore di ognuno e colmarlo di tanta pace. Per favore rispondici. Ci teniamo tanto e aspettiamo con ansia la tua risposta. Maria Francesca Pantalone Gent. Signorina Maria Francesca Ho ricevuto con molto piacere il giornalino che, insieme ai tuoi compagni e ai tuoi insegnanti, hai creato durante il progetto “pausa didattica” e ti voglio ringraziare per avermi fatto tornare indietro, ai tempi della mia infanzia, quando, anche io come te, venivo amorevolmente educato a diventare un bravo figlio orgoglioso dei miei genitori, uno studente amante della conoscenza e del sapere, un magistrato difensore della giustizia e infine un rappresentante delle Istituzioni, rispettoso dello Stato e dei simboli che lo rappresentano. Cara Maria Francesca e cari ragazzi, vi esorto affettuosamente a fare tesoro di questo progetto, perché non sia soltanto una bella esperienza scolastica da ricordare, ma diventi un impegno costante e concreto per raggiungere i più elevati traguardi di studi e di realizzare, con passione e amore, i vostri sogni. Infine desidero esprimere il mio personale e istituzionale encomio al corpo docente che, in occasione di questa lodevole iniziativa, ha dimostrato di essere con la sua dedizione alla crescita formativa dei giovani, un prezioso “faro della mente” capace di illuminare il loro cammino ed educarli al gusto e al sapore della conoscenza. Piero Grasso Workshop Borsa di studio in memoria di Concetta Buccella Loreto Aprutino, 29 maggio 2014-05-10 Castello Chiola L’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino, in collaborazione con il Comune di Loreto Aprutino, con il patrocinio della Provincia di Pescara e dell’Associazione della Stampa Abruzzese, organizza un workshop sui Laboratori della PAUSA DISATTICA (Scuola Primaria e secondaria) e della scuola dell’Infanzia in relazione alla borsa di studio istituita in memoria della DSGA Concetta Buccella. La giornata propone un confronto tra i laboratori sulle esperienze di innovazione in atto e si pone come obiettivo quello di individuare tre laboratori da premiare, uno per ogni tipologia di scuola. Nel corso della manifestazione saranno premiati anche gli studenti residenti A Loreto Aprutino diplomati con il massimo dei voti come da bando già pubblicato. Il programma della manifestazione prevede l’illustrazione dei vari laboratori dei vari ordini di scuole e al termine la relativa premiazione. seguici su » lacerbaonline.com “Una voce forte che può mettere in evidenza nei luoghi che contano i disagi oggi vissuti dalla nostra vallata. Non è più tollerabile che la provincia di Pescara sia divisa in due zone: una di serie A e una di serie B” 41 Foto: Pultone mette in salvo il proprio padre, disegno di Giuseppe Pancione seguici su » lacerbaonline.com 42 seguici su » lacerbaonline.com 43 MAMMA Dici Gran Sasso, pensi a Penne Un nome…una parola come tante Forse la prima del tuo vocabolario Ma la più bella Cinque lettere con un dolce suono come lo è lei Un suono che non ha limiti e confini Al sol pensiero ed a pronunciarla ti dice tutto E’ pieno d’amore…amore profondo come l’oceano Perché amore profondo ella ti dà E’ pieno di vita…perché abbraccia la tua vita E perché la vita ti dà… Piange e gioisce per te e con te…vive solo per te e di te Vede oltre i tuoi occhi fino al tuo cuore Ogni tua pena Che vorrebbe alleviarti farla sua per non farti soffrire Tutto farebbe la mamma per te Ma tu crescendo e lei invecchiando Purtroppo… Forza e potere con il tempo le si affievoliranno E non ti potrà dare tutto quello che ti ha sempre dato e di cui ancora hai bisogno Però…anche se vecchia i suoi baci gli abbracci saranno sempre gli stessi Forse ancora più intensi e profondi anche se meno forti di un tempo Ogni volta sarà per lei forse l’ultima Perché sa che un giorno non potrà a sé stringerti più AMC Tanta storia in breve. E una novità di Candido Greco Il nome “Penne” è un plurale e in questa forma compare nel Medio Evo. La dizione antica è il singolare Pinna che entra nella Storia con un aggettivo stupendo virens, la verdeggiante, una caratteristica che si è mantenuta nel corso dei secoli per la continua coltivazione degli ulivi sempreverdi in tutto il suo territorio, chiamato da sempre pennese, ma oggi solo pescarese, comprendente Loreto, Collecorvino, Farindola, Castiglione a Casauria, Montebello, Civitella Casanova, Civitaquana, Nocciano, Alanno, Pescocostanzo, Saline e Castiglione Messer Raimondo. A chiamarla Pinna virens fu il poeta-storico Silio Italico vissuto nel 1° secolo d.C., forse un abruzzese a giudicare dal cognome che è in realtà un soprannome. La testimonianza di Silio è importante, perché egli cita espressamente la Città negli avvenimenti della Seconda Guerra Punica che ebbe luogo negli anni 218-202 a.C. e che vide la vestina iuventus schierata contro Annibale. Più in là del III secolo a. C. non posso spingermi, non perché non esistesse Pinna, ma solo perché la Storia non la documenta. E’ solo carenza di documenti, di fonti scritte. Con l’Archeologia si può arrivare molto oltre, fino alla Civiltà Bertoniana, così detta dal Monte Bertona, la montagna sacra di Penne, dove sono le radici preistoriche di tutta la Regione Pennese. Pinna o Penna, parola di stampo prelatino, vuol dire “vetta rocciosa”. Gli Appennini sono una catena di “Penne”, ovvero di vette. Si ritiene che la “penna” in questione sia l’altura sulla quale si erge oggi la Cattedrale pennese. Ma essa all’altimetro risulta di 438 metri sul livello del mare, quindi è una collina e pertanto sarebbe poco idonea a far parte della catena di vette degli Appennini. Inoltre la Città, tranne che nell’Alto Medioevo, si è estesa sempre non su un solo colle ma su due, onde il riferimento ad una sola “vetta” sarebbe improprio, oltre che per l’altezza, anche per il numero. Credo che la “penna rocciosa”, alla quale allude il nome, sia quella degli Appennini, chiamata Gran Sasso, contro la quale si staglia da sempre la Città di Penne, così come mostrano nitidamente le foto del Primo Novecento con una formidabile illusione ottica. Per questa simbiosi illusoria o di prospettiva “Penne” significherebbe la “Città della Penna” ovvero del Gran Sasso, “penna” per eccellenza di tutto il territorio pennese. Nè il colle del Duomo, o uno dei tanti che circondano la Città, potrebbe meritare il nome di “Penna” o di “vetta” che si addice esclusivamente a monte. Cosa rimane oggi della Pinna Vestinorum, il centro più importante della Vestinia Transmontana rimasto libero fino all’anno 87 a. C.? Il ricordo del suo territorio diviso in pagi e vici; il ricordo della lingua vestina in una lamina di Civitaquana che si continua a collocare erroneamente nel territorio di Sulmona; il ricordo di tempi vestini situati sui due colli della Città o nel suo territorio e dedicati a Verere, Opi, a Feronia in Loreto Aprutino ed il tempio di Castiglione Messer Raimondo. Nell’ 87 a. C. si ha il trapasso a municipio romano che durerà fino al 476 d.C. L’evento sarà segnato da due assedi subiti da Penne nella cosiddetta Guerra Sociale, uno da parte dei Soci della Lega Italica, della quale essa faceva pur parte, e l’altro sùbito dopo da parte dei Romani. Nel primo, avvenuto nel 91-90 a.C. e narrato dallo storico greco Diodoro Siculo del 1° secolo a. C., c’è l’ episodio delle donne di Penne che non sottostanno al ricatto degli Italici. Costoro minacciano sotto le porte della Città di uccidere i loro figli che hanno in ostaggio, qualora non avessero aperte le porte urbiche. Stoicamente esse dichiararono che di figli ne avrebbero messi al mondo altri che avrebbero combattuto a fianco dei Romani. L’altro episodio si ebbe durante il successivo assedio dei Romani, essendo riusciti i Confederati Italici a penetrare in Penne. Gli assedianti avevano catturato il padre di Pultone e minacciavano di ucciderlo se i Pennesi non avessero aperto le porte della Città. Pultone con una sortita liberò il padre, salvando anche l’onore della patria. Entrambi gli episodi testimoniano che la Città era fortificata ed era una roccaforte importante su quel ramo della Salaria che dalle Forche di Penne portava ad Ascoli e perciò avrebbe potuto sbarrare il passo a qualsiasi esercito. Dopo l’87 a. C. la Città adottò tutte le istituzioni romane a cominciare dal Senato, del quale avanzano alcuni decreti impressi su pietra. Eresse successivamente terme, un complesso residenziale imperiale a giudicare dai marmi impiegati e dal tempio di Drusilla, la sorella di Caligola che era stata divinizzata, ed innalzò tempi ad altre divinità femminili restaurati sotto Augusto: Vesta, Venere, Giunone, Cerere, Opi, Feronia, templi che avevano sacerdotesse ed autorità politico-religiose come i pontefici ed i flamini, e parimenti costruì ninfei e case patrizie dotate di mosaici sul Colle Castello. Sul Colle Sacro ebbe la sua Acropoli con il tempio principale di Vesta. Ai piedi del detto colle vi era il teatro. Il centro abitato era discretamente vasto, estendendosi sul Colle Sacro ed il colle dirimpettaio, dove era il tempio di Cerere. Il disastroso terremoto del 346 portò all’abbandono di quest’ultima parte della Città, restringendo l’abitato al solo Colle Sacro. Penne entrò nel Medio Evo con centotrenta anni di anticipo sulla data comunemente accettata, perché la sua decadenza non fu portata dai Barbari con le loro distruzioni, ma dal rovinoso terremoto citato. Con l’arrivo dei Longobardi, sottomessi poi da Carlo Magno, Penne diviene capo del gastaldato omonimo, trasformato dai Franchi in contea. Rinasce la Diocesi di Penne dopo la parentesi ariana, rifondando Carlo Magno la Città, ed affidandola con tutte le ville, i monti, i fiumi, i mulini, ecc. ad un vescovo da lui nominato con funzione temporale anche di conte. La Diocesi va dal Vomano al Pescara e dal Gran Sasso al Mare Adriatico. Il Vescovoconte ha potere sulle chiese e sul territorio del suo Circondario, e sulle sole chiese di tutta la sua Diocesi. Il territorio di questa è sotto il po- LA MAMMA…ALLA MIA tere di altro conte franco che risiede a Loreto Aprutino. Il potere del Vescovo-conte fu sancito da un praeceptum scriptum, rilasciato dallo stesso Carlo Magno (+814), il cui originale si è perso, ma si trova trascritto in tutti i privilegi svevi fino alla Bolla d’Oro di Federico II rilasciata nel 1219. In questo periodo Penne battè anche moneta ed ospitò S. Francesco d’Assisi che nel 1216 fondò la prima chiesa francescana d’Abruzzo, divenuta presto Custodia Pennese e nel 1230 capo di tutta la Provincia Francescana Pennese. Morto Federico II il Papa ebbe la meglio su tutto il Meridione e ne fece un suo feudo, dandolo a Carlo I d’Angiò. Costui elesse Penne a città regia, a capo della quale mise un suo capitano. Al vescovo lasciò parte del potere giudiziario, potendosi ricorrere a lui nelle cause di appello, al popolo lasciò il potere di eleggerlo nelle assemblee popolari dette conci. Il Capitano regio era un governatore: esercitava il suo potere giudiziario tramite un giustiziere che in Penne aveva il suo palazzo ed il cui potere era su tutta la Provincia Pennese. Al popolo rimase la facoltà di fare le leggi che venivano ratificate dal Re in persona. Nacque così il Codice Catena, le cui norme sono state applicate fino all’inizio del Cinquecento. Nel Medio Evo la Città ebbe un vastissimo sito perchè dal Colle Sacro, dove si era ridotta dopo il terremoto disastroso del 346, si riportò sull’altro colle dove sorse un nuovo nucleo detto Civitas Novella rispetto all’altro antico detto Civitas Vetus o Civitavecchia. Per indicare Penne Nuova e Vecchia, la Città nella sua totalità, si prese a scrivere nei documenti Civitas Pennarum, poi divenuta la Città di Penne. Un’altra propaggine della Città si sviluppò a Sud, dove sorse Borgonovo, intorno alla Basilica di S. Francesco Conventuale. La Città, essendo ghibellina, ovvero regia, mal sopportava il potere che era rimasto al vescovo arroccato nel suo Episcopio e per assicurarsene il controllo nel 1371 costruì un castello sul colle dirimpettaio, ove era sorta la Città Nuova, munendolo di armi moder- ne: due bombarde. I filoclericali, allora detti vari dei suoi successori rimase in vigore fino guelfi, lo distrussero nel 1417. Il Castello non all’Unità d’Italia. La Duchessa, come capo di venne più ricostruito, ma il Colle cominciò a Stato, aveva il suo governatore, chiamato Auchiamarsi Colle Castello. ditore, il cui ufficio centrale era in Penne, ma Nel Quattrocento anche le città avevano il alternativamente risiedeva nelle varie località, vezzo di comprar feudi, si comportavano, cioè, amministrando la giustizia tramite i vari capicome baronesse, e con ciò tendevano ad in- tani, uno per località. Quando tutto il Merigrandire il loro territorio. Questa pratica fece dione era sotto gli Spagnoli del suo fratellastro entrare in conflitto L’Aquila con Penne, rivali Filippo II, il suo governo emerse per lo scruin politica e in religione, oltre che nei propri interessi territoriali. Nel 1426 gli Aquilani guidati da Jacopo Caldora assalirono Penne al Borgonovo, mettendola a ferro e fuoco su quel lato che rimase completamente distrutto. Da questo disastro la Città non si riprenderà più e Borgonovo rimarrà disabitato e distrutto fino all’inizio del Novecento. Dal Cinquecento fino all’Unità d’Italia Penne fu capitale di uno Stato Farnesiano d’Abruzzo che, passando in eredità ai Borboni di Napoli, da feudale divenne regio. A capo di questo Stato fu inizialmente Margarita polo con cui sorvegliava i suoi ufficiali, i cui atti amministrativi erano minuziosamente annotati nei registri dell’Archivio Ducale di Penne per eliminare ogni tentativo di corruzione. A fine mandato ogni ufficiale era sottoposto a sindacato che controllava i suoi conti: in caso di ammanchi avrebbe risposto in prima persona. Nell’Ottocento Penne fu protagonista dei Moti Risorgimentali del 1814, del 1837, del 1860 che portarono all’Unità della Patria. Nel 1837 otto patrioti ci rimisero la pelle fucilati d’Austria con il titolo di duchessa. Era figlia a Teramo, molti altri furono lasciati marcire dell’imperatore Carlo V e governava oltre che nel Bagno Borbonico di Pescara. Un pennese, su Penne, la capitale, su Campli, Civita Ducale protagonista nei moti citati, passò gran parte con Cantalice e Lugano-Lisciano, Leonessa, della sua vita nelle prigioni del Regno, soprat- Montereale, Borbona, La Posta, Ortona, S. tutto nel citato Bagno. La Storia lo segnala Valentino, Abbateggio, Pianella e Bacucco. In come il Garibaldi d’Abruzzo e come colui che queste località vigevano le sue leggi che sosti- fece arrendere il Forte di Pescara, permettuirono quelle del Codice Catena e formarono tendo a Vittorio Emanuele II di entrare nel un nuovo corpus legislativo chiamato Ordini Meridione e di unirsi a Teano alle truppe di di Margarita d’Austria, che con adattamenti Garibaldi. Si chiamava Clemente De Caesaris. Le mamme spesso piangono in silenzio per non farsi sentire e nascondono il viso per non farsi vedere Le mamme sorridono anche con l’anima triste lavorando sfaccendando e giocando con te per non farti sapere Le mamme si preoccupano sempre anche se non hai la febbre Le mamme vivono per te fin dal primo test Le mamme sono angeli perché ci sono sempre e ti sono accanto se hai ragione o torto Le mamme sono le nostre prime e migliori amiche non ti giudicano…ti appoggiano e ti consigliano per non farti commettere lo stesso errore Le mamme sono veggenti interrompono le tue marachelle al momento giusto e se ti puniscono…poi si pentono e di notte piangono Le mamme ti aiutano a veder chiaro dentro di te nei momenti bui della tua vita per crescere meglio e forte Le mamme sono i nostri primi amori…ti baciano…ti accarezzano ti abbracciano senti che ti amano più della loro vita…perché così è Le mamme a mille miglia di distanza dalla tua voce capiscono se stai bene oppure no Le mamme ti seguono sempre anche solo con il pensiero sin dal primo vagito finché non ti salutano per sempre Le mamme sono uniche…alcune volte rompono ma a fin di bene sono mamme vere…perfette…senza avere un manuale Le mamme soffrono anche per amore non per l’amore che viene e va… ma per l’unico vero amore e scopo della loro vita…che si chiama figlio Le mamme sono l’albero della vita e non il frutto perché per la tua vita e la darebbe subito la sua La mamma, la mamma la pensi e ti manca quando sei lontano e ti rendi veramente conto di amarla solo quando la perdi per sempre e il cuore ti si stringe ogni volta nel ricordare i suoi teneri baci della buona notte tutte le coccole e le meravigliose torte dei tuoi compleanni se mamma diventerai solo allora capirai ciò che lei ha fatto per te e tu le sue lezioni seguirai tra miliardi e miliardi di mamme la tua è o è stata unica e non la cambieresti mai… ed io mamma fra miliardi e miliardi di mamma sempre te sceglierei perché sei la miglior mamma così come sei. AMC seguici su » lacerbaonline.com 45 lacerbaonline.it un periodico che esce tutti i giorni Quando le belle idee diventano realtà Presentazione del libro “Le Storie del Club del Racconto 2” a Loreto Aprutino di Lia Antico L Visita il nostro sito e tieniti aggiornato sulle news dell’area vestina, perche’ ... Lacerba ne sa di più o scorso 16 aprile il ristorante La Bilancia ha ospitato la presentazione del libro intitolato “Le Storie del Club del Racconto 2”. Esso ha preso vita grazie alla seconda edizione del laboratorio di scrittura creativa che ho organizzato la scorsa estate a Loreto Aprutino e al quale hanno partecipato sei adolescenti e una bambina. La creatività rilassa, appassiona, ci salva da situazioni imbarazzanti e ci emoziona quando si esprime nell’arte. Quello che più mi colpisce di essa è il suo duplice effetto, che sembra quasi paradossale. Infatti da un lato la creatività mette le ali alla nostra mente, facendoci evadere dalla vita di tutti i giorni e perfino da noi stessi grazie all’immaginazione, dall’altro lato ci mette in diretto contatto con l’inconscio e con i nostri desideri più profondi, che involontariamente ritroviamo disseminati nei personaggi o nelle situazioni che creiamo. Ogni incontro del mio laboratorio è stato caratterizzato da esercizi e tecniche di scrittura che hanno aiutato l’ispirazione per la creazione di una storia. Il mio entusiasmo unito a quello dei ragazzi, che hanno partecipato alla prima edizione del mio laboratorio, mi ha incoraggiato a perseguire i sentieri della creatività e a volerla trasmetterla ai giovanissimi. Alla seconda edizione hanno preso parte Vittoria Cantagallo, Letizia e Stefano Delle Monache e Francesco Patricelli, che per la prima volta si sono avvicinati al laboratorio, e Alessandra Di Camillo, Anna Maria Giovanetti e Beatrice Parlione, che invece hanno continuato il percorso iniziato due anni fa. È stato intrigante ed emozionante assistere in prima persona alla creazione letteraria di ogni storia, alla scelta dei temi affrontati e alla bellezza delle immagini che la creatività può regalare in poche righe. Gli apprendisti scrittori si sono lasciati condurre nel meraviglioso mondo che le loro storie hanno creato, animando le pagine del nostro libro con scene di amicizia, avventura, fantasy e a volte anche di horror. Ognuno di essi ha lasciato una traccia singolare nel libro, dapprima prendendo spunto da un’esperienza vissuta, un desiderio custodito o semplicemente dal flusso dei pensieri e delle emozioni di quell’istante, e in seguito riproducendo la storia attraverso il genere che più gli apparteneva. A differenza del primo libro, i racconti sono accompagnati dai foto-racconti, dei parenti molto speciali dei fumetti, che sono stati realizzati con dialoghi e fotografie immortalate nel giardino di casa mia o al Kensington Parc di Londra. I motivi conduttori della presentazione del libro, così come quelli del laboratorio stesso, sono stati il desiderio di trasmettere la passione per la creatività e il valore del concretizzare il frutto delle belle idee. Inoltre l’entusiasmo che ho intravisto nei ragazzi ancora una volta hanno alimentato la mia volontà di sensibilizzare gli adulti alla responsabilità che hanno nei confronti delle generazioni più giovani, sfatando quindi il pregiudizio che quest’ultime siano svogliate e oziose, ma che al contrario necessitano di essere stimolate e ascoltate. Tutti noi abbiamo delle intuizioni più o meno importanti nel corso della nostra vita che dobbiamo cercare sempre di portare sulla terra invece di abbandonarle nel mondo delle belle idee, dove rischiano di affievolire e spegnersi inesorabilmente. Poi, quando queste intuizioni si sposano con l’interesse di incontrare personalmente gli adolescenti, vanno maggiormente incoraggiate e messe in pratica, creando quindi occasioni di confronto e scambio di idee e valori. Leggendo ad alta voce e stampando le nostre storie abbiamo dato vita a ognuna di esse e magari solleticheremo la creazione di nuove idee nei nostri lettori. (Per eventuali informazioni sul libro e sul progetto potrete scrivermi all’indirizzo di posta elettronica [email protected]) seguici su » lacerbaonline.com 46 Dal gioco al Karate, al Judo, alla Lotta L a FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) ha messo dei paletti molto importanti ed evoluti sul metodo d’insegnamento rivolto ai giovanissimi. L’avviamento motorio in maniera ludica è finalizzato a far apprendere e consolidare le abilità motorie di base ai ragazzi. Presso le Società Sportive affiliate alla FIJLKAM il Karate, il Judo e la Lotta vengono praticati a partire dai 4 anni. Esiste, infatti, una forte domanda da parte delle Famiglie che ne vedono le valenze educative e formative. Questo si evince anche dalle statistiche presentate dal CIO a livello internazionale e da un’indagine pubblicata dal periodico il “Sole 24 Ore Sport”, secondo la quale le Discipline FIJLKAM sono tra gli Sport più praticati dai bambini al di sotto dei 10 anni. Va, inoltre, sotto- lineato il fatto che la presenza femminile è molto consistente ed in costante crescita (ad esempio, nel Karate, il numero dei praticanti femminili e maschili si equivale). Questo trend è ormai in atto da anni e la FIJLKAM ha adeguato le proprie strategie in termini culturali, metodologici, didattici, organizzativi, ecc. alle esigenze delle Famiglie ed ai bisogni di formazione dei piccoli praticanti. Gli Sport gestiti dalla nostra Federazione, attraverso il loro percorso educativo e formativo elaborato in termini progettuali, secondo le linee guida indicate dai Progetti “Corpo, Movimento, Prestazione” ed “Educazione Motoria di Base”, recepiscono anche le più recenti acquisizioni delle Neuroscienze Cognitive e della Psicopedagogia. Ciò ha consentito ai ragazzi in “età scolare” di sviluppare capacità Neuro- Cognitivo-Motorie molto evolute e polivalenti, con approfondimenti specifici, ove richiesto, compatibili con le fasi sensibili dell’età evolutiva. Dal punto di vista metodologico, oltre all’approccio multilaterale, va sottolineata la particolare attenzione al contesto ludico ed alla stimolazione della capacità di collaborare nelle fasi di apprendimento. Tale approccio contempla, infatti, l’interrelazione e l’interazione collaborativa con i compagni, oltre all’acquisizione di coerenti comportamenti ispirati alla sicurezza ed al fair play (“ludere non ledere”). Con la pratica delle Discipline Federali il bambino apprende la sincerità, l’armonia, la decisione, il coraggio, il rispetto. Viene insegnato la generosità, ed eliminati il rancore, l’ansia di vincere. Emilio Ermano Presidente Comitato Regionale FIJLKAM Abruzzo Domenica 11 maggio allo stadio Acciavatti di Loreto Apr. la Lauretum ha incontrato il Pacentro nei play-aut per la permanenza nella categoria promozione. Ha visto una netta vittoria della squadra loretese che si é aggiudicato l'ultimo incontro dei play-aut domenica prossima in trasferta con il S.Omero (TE). Ai ragazzi di mister Tomei ai dirigenti ai tifosi del Grappa Group un in bocca al lupo !!!