SCOPO DEFINIZIONE LA COAGULOPATIA NELL`EMORRAGIA
Transcript
SCOPO DEFINIZIONE LA COAGULOPATIA NELL`EMORRAGIA
PIANO DI INTERVENTO PER L’UTILIZZO DI EMOCOMPONENTI, PLASMADERIVATI E FATTORI DELLA COAGULAZIONE NELL’EMORRAGIA POST PARTUM SCOPO Lo scopo del presente Piano è quello di stabilire appropriate indicazioni all’uso e modalità di consegna di emocomponenti, plasmaderivati e farmaci da utilizzare nelle situazioni di urgenza/emergenza in corso di emorragia post-partum Questo Piano è stato elaborato da un gruppo ristretto di lavoro (M. Casarotto, SOC Ostetricia e Ginecologia, M. Lucca SOC Anestesia e Rianimazione, A. Masotti SOC Immunoematologia e M. Trasfusionale) e contiene alcune raccomandazioni mutuate dal documento “Gestione Multidisciplinare dell’Emorragia Post-Partum. Algoritmo.” prodotto nel novembre 2014 dalle società scientifiche italiane dei ginecologi ostetrici (SIGO, AOGOI, AGUI) e sottoposto alla revisione di esperti di Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia, e Società Italiana per lo Studio di Emostasi e Trombosi. DEFINIZIONE Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per emorragia post-partum (EPP) s’intende una perdita ematica uguale o superiore a 500 mL in un parto vaginale, e uguale o superiore a 1.000 nel taglio cesareo. Si definisce EPP primaria la perdita ematica insorta entro 24 ore dal parto, ed EPP secondaria quella insorta tra 24 ore e 12 settimane dopo il parto. Le pazienti con perdite ematiche tra 500 e 1.000 mL senza segni di squilibrio emodinamico, richiedono misure di base di monitoraggio, allerta di tutte le figure professionali coinvolte, ed eventuale somministrazione di terapia trasfusionale mirata; le pazienti con perdite ematiche superiori a 1.000 mL, instabili emodinamicamente, richiedono, oltre alla correzione dell’ipoperfusione con fluidi, un supporto precoce della coagulazione secondo protocolli predefiniti. Il presente protocollo affronta la gestione dell’EPP primaria con perdite superiori a 1000 ml in paziente emodinamicamente instabile mentre non è rivolto a pazienti con disordini ereditari della coagulazione che vanno trattati seguendo linee guida specifiche. LA COAGULOPATIA NELL’EMORRAGIA POST-PARTUM In letteratura stanno progressivamente aumentando le evidenze che i deficit dell'emostasi che si instaurano in corso di emorragia post-partum hanno caratteristiche diverse da quelli dell'emorragia post-traumatica. A fine gravidanza l'emostasi è fortemente sbilanciata verso uno stato protrombotico, con un aumento dei livelli di tutti i fattori procoagulanti, ad eccezione del FXI (1). Questo fenomeno è particolarmente marcato per il fibrinogeno, il VWF e il fattore VIII, che possono subire incrementi anche superiori al 100%. A termine il livello del fibrinogeno è generalmente di 4–6 g/L (2). Alla determinazione dello stato protrombotico concorre anche una diminuzione degli anticoagulanti naturali come la proteina S (3). Nonostante deficit complessi dell'emostasi possano svilupparsi durante un’emorragia post-partum, nella maggioranza dei casi PT e aPTT rimangono nei limiti anche per quantità considerevoli di perdite ematiche. Mentre la concentrazione di fibrinogeno scende sotto i livelli considerati ‘normali in gravidanza’ prima degli altri fattori della coagulazione e, in alcuni casi, può rapidamente crollare a valori < 2 g/L (4). Caratteristiche, severità, e velocità d’insorgenza della coagulopatia variano con l'eziologia del sanguinamento (5,6). Atonia uterina e sanguinamenti da trauma del canale del parto non sono frequentemente associati a coagulopatia significativa, anche per perdite relativamente abbondanti (7). Comunque se il sanguinamento non è controllato, può insorgere una coagulopatia da diluizione. Diversamente il distacco di placenta può essere associato a una severa e rapida coagulopatia da consumo caratterizzata da ipofibrinogenemia e trombocitopenia anche per perdite ematiche inizialmente modeste (6). L'embolia amniotica è associata con una rapida e severa coagulopatia intravasale disseminata (8). C’è forte evidenza che un basso livello di fibrinogeno misurato con test di Clauss sia un accurato marker di progressione da emorragia moderata ad emorragia severa(7, 9-11). Non vi è tuttavia evidenza che vi sia utilità nella somministrazione precoce di fibrinogeno come trattamento preventivo nelle pazienti con emorragia severa con fibrinogeno normale (12). Appare dunque centrale nella gestione della terapia trasfusionale il monitoraggio dei livelli e il timing della somministrazione del fibrinogeno. Esperienze di Point of Care Testing (POCT) con disponibilità di tromboelastogramma sono consolidate per l’emorragia post-traumatica mentre per l’emorragia post-partum sono disponibili isolate segnalazioni. Sembra esserci un certo consenso verso l’uso del Rotem nella funzione FIBTEM i cui esiti sono paragonabili al test di Clauss per il dosaggio del fibrinogeno con il vantaggio di una rapida disponibilità di risultati che consente uno stretto monitoraggio delle emorragie gravi rapidamente evolutive (13). L’indicazione alla terapia sostitutiva con l’emoderivato specifico nel documento che abbiamo utilizzato come riferimento è data per valori di fibrinogeno<= 2 g/L con l’obiettivo di mantenerne la concentrazione tra 2 e 3 g/L. PIANO DI INTERVENTO I dirigenti medici della Sala Operatoria (Anestesista e/o Chirurgo Ginecologo), ove viene individuata la paziente con emorragia post-parum emodinamicamente instabile, hanno le responsabilità della qualifica e le competenze professionali relative a: 1. Informare tempestivamente il SIMT della presenza di una paziente che richiede supporto trasfusionale in urgenza/emergenza causato da una patologia ostetrica in grado di determinare gravi e rapidi sanguinamenti non controllabili in tempi adeguati dall’emostasi chirurgica. Recapiti telefonici del SIMT • P.O. di Pordenone: interno URGENZE 9979 • Casa Cura S.Giorgio: linea esterna 0434/399979 • P.O. di San Vito: interno 1234 (Lun-Ven h 08:00-16:30, Sab h 8:00-12:00); negli orari in cui è attiva la pronta disponibilità, chiamare in servizio il tecnico reperibile contattando la portineria (interno 1111) e successivamente allertare il medico del SIMT attraverso il settore urgenze di Pordenone (linea esterna 0434/399979) 2. Effettuare i prelievi per le prove pre-trasfusionali e per controlli ripetuti dei test di coagulazione di base: PT, PTT, fibrinogeno (metodica Clauss) e AT. 3. Richiedere gli emocomponenti indicati nei casi di emorragia critica: plasma fresco congelato contestualmente ai concentrati eritrocitari. 4. Verificare la disponibilità di Fibrinogeno presso il Servizio Immunotrasfusionale nel P.O. di Pordenone (dove di norma sono presenti 5 confezioni di Haemocomplettan da 1 gr), o presso la Terapia Intensiva nel P.O. di San Vito (di norma 5 confezioni da 1 gr). 5. In assenza di POCT, procedere con la terapia trasfusionale per indicazione clinica e non sulla base delle informazioni derivate dagli esami ematochimici. 6. In assenza di POCT, nelle pazienti con un dato recente di fibrinogenemia non in linea con i valori fisiologici di fine gravidanza (< 3.5 g/L), dopo somministrazione di emazie concentrate e plasma fresco congelato, in caso di mancato controllo dell’emorragia, procedere alla somministrazione di fibrinogeno (30 mg x Kg) anche solo per indicazione clinica in attesa che siano disponibili gli esiti degli esami emocoagulativi. 7. Quando si rende disponibile il risultato degli esami emocoagulativi, se il PTTr e l’INR sono > 1,5 infondere plasma, contestualmente alle emazie concentrate, alla dose iniziale di 20 ml/kg, fino a 30 ml/kg in caso di persistente ingravescente coagulopatia. 8. Se i valori di fibrinogenemia, rilevata mediante Clauss sono inferiori o uguali a 2 g/L, somministrare concentrato di fibrinogeno al dosaggio di 30-60 mg x kg (per l’infusione di 50 mg x Kg l’incremento atteso della concentrazione di fibrinogeno è di 1g/L) 9. L’utilizzo di rFVIIa (bolo di 60-90 µg/kg eventualmente ripetuto entro 15-30 min) è da intraprendere come extrema ratio, prima di ricorrere all’isterectomia (Novoseven, conservato in Farmacia nel P.O. di Pordenone, in Terapia Intensiva nel P.O. di San Vito). Tenere presente che il rFVIIa per funzionare richiede normali pH e temperatura corporea, livelli adeguati di piastrine (> 50.000/mm3) e fibrinogeno (> 2 g/L), inoltre bisogna verificare che l’antitrombina sia nella norma per non incorrere in eventi trombotici. I dirigenti medici del SIMT hanno le responsabilità della qualifica e le competenze professionali relative alla terapia trasfusionale per quanto riguarda: • • • • Il supporto al medico richiedente circa le indicazioni alla terapia sostitutiva con emocomponenti, plasmaderivati e fattori ricombinanti della coagulazione. Allertare il tecnico di laboratorio (TdL) del Settore Distribuzione e Urgenze sull’emergenza in atto Autorizzare il TdL allo scongelamento del plasma fresco congelato (PFC) anche prima di avere ottenuto gli esiti dei test di coagulazione Autorizzare il TdL alla distribuzione di Haemocomplettan sulla scorta delle indicazioni cliniche fornite dal medico richiedente Il Tecnico di Laboratorio del Settore Distribuzione e Urgenze del SIMT svolge funzioni inerenti: • L’esecuzione dei test dell’emostasi • L’accettazione della richiesta trasfusionale • Lo scongelamento tempestivo del PFC • La distribuzione degli emocomponenti e dei plasmaderivati (di competenza del SIMT) assegnati Bibliografia 1. O’Riordan MN, Higgins JR. Haemostasis in normal and abnormal pregnancy. Best Practice and Research. Clinical Obstetricsand Gynaecology 2003; 17: 385–96. 2. Szecsi PB, Jorgensen M, Klajnbard A, Andersen MR, Colov NP,Stender S. Haemostatic reference intervals in pregnancy.Thrombosis and Haemostasis 2010; 103: 718–27. 3. Cerneca F, Ricci G, Simeone R, Malisano M, Alberico S, GuaschinoS. Coagulation and fibrinolysis changes in normal pregnancy increased levels of procoagulants and reduced levels of inhibitors during pregnancy induce a hypercoagulable state, combined with a reactive fibrinolysis. European Journal of Obstetrics, Gynecology and Reproductive Biology 1997; 73:31–6. 4. De Lloyd L, Bovington R, Kaye A, et al. Standard haemostatic tests following major obstetric haemorrhage. International Journal of Obstetric Anesthesia 2011; 20: 135–41 5. Allard S, Green L, Hunt BJ. How we manage the haematological aspects of major obstetric haemorrhage. British Journal of Haematology 2014; 164: 177–88. 6. Thachil J, Toh CH. Disseminated intravascular coagulation in obstetric disorders and its acute haematological management. Blood Reviews 2009; 23: 167–76. 7. Collins PW, Lilley G, Bruynseels D, et al. Fibrin-based clot formation an early and rapidly biomarker for progression of postpartum hemorrhage: a prospective study. Blood 2014; 124: 1727–36. 8. Levi M. Pathogenesis and management of peripartum coagulopathic calamities (disseminated intravascular coagulation and amniotic fluid embolism). Thrombosis Research 2013;131: S32–4. 9. Charbit B, Mandelbrot L, Samain E, et al. The decrease offibrinogen is an early predictor of the severity of postpartum hemorrhage. Journal of Thrombosis and Haemostasis 2007; 5:266–73. 10. Cortet M, Deneux-Tharaux C, Dupont C, et al. Association between fibrinogen level and severity of postpartum haemorrhage: secondary analysis of a prospective trial. British Journal of Anaesthesia 2012; 108: 984–9. 11. Gayat E, Resche-Rigon M, Morel O, et al. Predictive factors of advanced interventional procedures in a multicentre severe postpartum haemorrhage study. Intensive Care Medicine 2011; 37: 1816–25. 12. J. Wikkelsø, H. M. Edwards, A. Afshari, J. Stensball, J. Langhoff-Roos, C. Albrechtsen, K. Ekelund,G. Hanke, E. L. Seche3, H. F. Sharif, L. M. Pedersen, A. Troelstrup, J. Lauenborg, A. U. Mitchell1,L. Fuhrmann1, J. Svare, M. G. Madsen, B. Bødker, A. M. Møller and FIBPPH Trial Group. Pre-emptive treatment with fibrinogen concentrate forpostpartum haemorrhage: randomized controlled trialFIB-PPH trial group British Journal of Anaesthesia 114 (4): 623–33 (2015). doi:10.1093/bja/aeu444 13. R. E. Collis and P. W. Collins. Haemostatic management of obstetric haemorrhage Anaesthesia 2015; 70 (Suppl. 1): 78–86