Un nuovo semplice metodo per l`ottenimento

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Un nuovo semplice metodo per l`ottenimento
Un nuovo semplice metodo per l'ottenimento
della colla di fibrina autologa ad uso chirurgico
Flavio Tarantino(1), Antonio Flores(2), Aldo Gobbi(3), Daniele Salomé(4)
(1)
Servizio di Anestesia e Rianimazione Generale, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Milano)
Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale, Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico, Milano
(3)
Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale, Presidio Oaspedaliero Fornaroli, Magenta (Milano)
(4)
Servizio di Ricerca e Sviluppo, LP Italiana SpA, Milano
(2)
Authors present new simple and economic method
for autologous fibrin glue production and its surgical
immediate risk-free application. Fibrin glue so obtained
offers some evident advantages: free-risk safety,
simple operativeness, low cost, no problem application.
Parole chiave: colla di fibrina, autotrasfusione, Buon Uso
del Sangue, rischio trasfusionale
Key words: fibrin glue, autotransfusion, blood "good use",
transfusion risk
Introduzione
La colla di fibrina, di derivazione animale od umana, è
da tempo impiegata con successo in differenti condizioni
chirurgiche1, 2, 4, 5, 8. La fibrina deriva dalla trasformazione
del fibrinogeno, glicoproteina di p.m 340.000 D, tramite
l'azione della trombina.
La colla di fibrina di derivazione omologa è stata
largamente impiegata in chirurgia7 per la sua capacità di
unire, in maniera rapida e duratura, varie componenti
biologiche quali: cute, sottocute, fasce muscolari, vasi,
protesi, tessuti d'organo come fegato, milza, rene, polmone
ecc. La colla di fibrina, inoltre, può essere utilmente
impiegata in sostituzione o a complemento delle suture
chirurgiche e per la loro impermeabilizzazione3.
La colla autologa è in grado di formare un coagulo di
fibrina che possiede le stesse capacità biologiche:
- emostatica,
- adesiva, grazie alla formazione di fisiologici legami
covalenti fra fibrina, fibronectina e collageno tissutale,
Ricevuto: 10 settembre 2000 - Accettato: 31 ottobre 2000
Corrispondenza:
Dott. Antonio Flores
Via A. Lecchi, 14
20143 Milano
-
stimolante tissutale, per la presenza di sostanze
quali la fibronectina, con, in più, la possibilità di
predeterminare la consistenza e il tempo di coagulazione,
in modo da poter coprire tutte le necessità del chirurgo
in termini di plasmabilità della colla in situ.
Con l'aggiunta, inoltre, di materiale quale biovetro,
sostituto d'osso o, meglio, di materiale bio-autologo, quale
frazione d'osso del paziente e similari, la colla di fibrina
autologa consente la ricostituzione d'osso per i grandi
riempimenti.
In tutti i casi, il mescolamento del sostituto osseo col
collante biologico consente di:
1- posizionare agevolmente il materiale (o il biomateriale),
che rimane in situ più agevolmente;
2- creare un supporto stabile che facilita l'utilizzo di
biomembrane;
3- riempire agevolmente e stabilmente anche grosse cavità.
Tutto questo rappresenta, ad esempio, un valido aiuto
nella comune routine chirurgica orale, grazie ad una tecnica
semplice, poco costosa e scevra da rischi intrinseci.
Gli Autori hanno ideato e sperimentato una metodica
molto semplice ed economica per ottenere colla di fibrina
ad uso chirurgico.
Diversamente da tutte le altre metodologie presenti in
letteratura sino al ‘96, che prevedono l'utilizzo di metodica
chimica (estrazione etanolica4,6) o di diversa metodica fisica
(crioprecipitazione3-5), la tecnica proposta prevede la
preparazione per centrifugazione e la separazione fisica
mediante una speciale membrana (Figura 1) idonea a
concentrare il fibrinogeno.
Questa tecnica:
- semplifica e velocizza la preparazione di colla di fibrina
autologa ad uso chirurgico;
- ne consente l'ottenimento estemporaneo,
perioperatoriamente, in tempi molto contenuti (fra 30 e
LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 46 - num. 1 gennaio-febbraio 2001 (37-46)
37
F Tarantino et al.
Figura 1
60 minuti, vedi materiali e metodi), mediante un semplice
prelievo ematico venoso e l'uso di una comune
centrifuga da laboratorio.
La resa del metodo è, inoltre, molto elevata, in quanto si
riesce ad ottenere una quantità di colla variabile tra il 40 ed
il 50 % rispetto al volume di sangue prelevato. Si basa,
infatti, su di una doppia separazione in centrifuga:
- prima centrifugazione: si ottiene plasma per un volume
pari a circa il 50% del volume di sangue iniziale;
- seconda centrifugazione: (vedi Grafici 3 e 4) si ottiene
fibrinogeno concentrato per un volume indicativamente
pari al 50% del plasma;
- miscelazione finale: in rapporto volumetrico 1:1 con
attivatore, durante la fase di dispensazione, riporta il
volume finale della colla di fibrina ottenuta a circa il
50% del volume di sangue prelevato.
citrato, biidrato, al 3,2%, molarità 0,1088, in ragione di 100
µL/mL di sangue). La quantità prelevata deve essere
naturalmente commisurata all'entità di colla che si vorrà
ottenere, tenendo conto del rendimento citato.
Si è impiegato un modello sperimentale molto semplice,
che prevede:
1- prelievo di sangue mediante provetta contenente sodio
citrato, in quantità predeterminata, secondo necessità
e tenendo conto della resa come sopra indicato;
2- prima centrifugazione a 3.000 rpm per 10 minuti primi,
per ottenere un plasma completamente privo di cellule
(G.R, G.B, piastrine)*;
3- trasferimento del plasma, in condizioni di sterilità, in
apposita provetta filtro (Figura 1);
4- seconda centrifugazione a 3.600 rpm (2.028 x g nella
centrifuga utilizzata per la sperimentazione) per un tempo
variabile da 30 a 60 primi (vedi Grafici 1-4) per ottenere
il concentrato di fibrinogeno dalla provetta col filtro,
Materiali e metodi
La tecnica prevede di partire da un semplice prelievo di
sangue, reso incoagulabile mediante citratazione (con sodio
38
* La sottrazione di queste sue componenti riduce il plasma a "frazione
di plasma", il che rende la metodica proposta ben accetta anche da
parte dei Testimoni di Geova.
Nuovo metodo per la colla di fibrina autologa
Figura 2
5- trasferimento del concentrato di fibrinogeno in apposita
siringa di miscelazione e dispensazione (Figura 2).
L'intera operazione può essere effettuata durante la fase
di preanestesia del paziente, utilizzando per il prelievo la
stessa via praticata dall'anestesista.
La centrifugazione per concentrare il fibrinogeno
avviene mediante la speciale provetta (Figura 1), dotata di
idoneo tappo a tenuta che garantisce il mantenimento della
sterilità anche durante la successiva fase di prelievo del
fibrinogeno concentrato. Al fondo della camera superiore
è collocato il supporto per la membrana specifica del
sistema. La porosità della membrana è elemento
fondamentale per il risultato che si vuole ottenere.
Gli Autori hanno determinato che è possibile operare
soddisfacentemente con taglio molecolare nominale
(MWCO o porosità) fra 100.000 e 300.000 D: quanto più la
membrana ha porosità vicina al p.m. del fibrinogeno, tanto
più rapidamente si ottiene il concentrato e viceversa;
contemporaneamente, però, si ottiene una resa volumetrica
tanto più bassa quanto più alta è la porosità della membrana.
Nel corso della sperimentazione cui fanno riferimento i
dati presentati, gli Autori hanno utilizzato una membrana
da 100.000 D, porosità, considerata adeguata per gli utilizzi
normali.
In tali condizioni, è possibile concentrare il fibrinogeno
e tutte le altre proteine ad alto peso molecolare al disopra
della membrana.
I parametri di centrifugazione, durata e accelerazione,
forniti a titolo indicativo, influiscono sul livello di
concentrazione del fibrinogeno ricercato.
Come è intuitivo, maggiori sono l'accelerazione ed il
tempo di centrifugazione, più alto sarà il dosaggio (titolo
della concentrazione) del fibrinogeno ottenuto (Grafico 1).
Vediamo nel dettaglio. Per quanto riguarda il tempo di
centrifugazione indicato, possiamo distinguere le fasi che
seguono.
1- Tra 0 e 30' si verificano un notevole incremento della
concentrazione del fibrinogeno ed una vistosa riduzione
volumetrica del campione, tanto maggiore quanto
maggiore è l'accelerazione raggiunta.
2- Tra 30' e 45' questi fenomeni rallentano notevolmente,
sino quasi ad azzerarsi dopo 45' (limite consigliato, agli
effetti pratici, con qualsiasi centrifuga).
3- A 60' si ottengono pressoché le massime concentrazioni
ed i minimi volumi raggiungibili.
Possiamo riassumere, indicando il limite temporale di
30' quale ottimale nel caso si utilizzi un sistema di
centrifugazione che consenta di lavorare attorno a 4.500 x
g, mentre consigliamo di usare i 45' laddove il sistema lavori
attorno a 2.000 x g.
39
F Tarantino et al.
Grafico 1.1 - andamento della concentrazione del fibrinogeno, in funzione dell'accelerazione (xg) e del tempo di centrifugazione a 38 °C
Grafico 1.2 - andamento della concentrazione del fibrinogeno a 4.500xg in funzione del tempo, a 5 °C
Segnaliamo, infatti, che con tale sistema si perviene,
nel tempo indicato di 45 minuti primi, a circa il 75-80% della
concentrazione massima ottenibile partendo da plasma
fresco non congelato, proveniente da sangue prelevato da
non più di 4- 6 ore (Grafico 2, in cui si riporta un caso
ritenuto rappresentativo della casistica osservata).
Ogni variazione di porosità, durata ed accelerazione
influisce come descritto e come rilevabile dai grafici 1 e 2.
Alla fine di questa seconda centrifugazione si ottiene
40
un emoderivato, precursore della colla autologa, vale a
dire il liquido collante, contenente il concentrato di
fibrinogeno. Questo è un vero preparato autologo, cioè la
base di partenza per l'ottenimento della colla di fibrina, che
viene ad essere prodotta semplicemente miscelando
intimamente il concentrato con un opportuno catalizzatore
(Figura 2 ).
Con l'uso di trombina, ad esempio, il clotting time è di
pochi secondi (3-4), e tale si mantiene anche se si
Nuovo metodo per la colla di fibrina autologa
Grafico 2 - andamento medio della concentrazione del fibrinogeno in centrifugazione a 38 °C - accelerazione 2.028xg
aggiungono, con effetto diluizione, sensibili quantità di
altre sostanze che hanno lo scopo di migliorare la
performance del coagulo finale: ad esempio antifibrinolitici
(aprotinina, acido ε-amino caproico, acido tranexamico) e
cloruro di calcio.
È chiaro che per ottenere un coagulo rigorosamente
autologo si debba utilizzare trombina autologa (oggi non
disponibile) o tromboplastina ricombinante, disponibile sul
mercato ma non per uso clinico; ricordiamo, però, che l'uso
di tromboplastina ha provocato, nel corso dei nostri
esperimenti, un allungamento intollerabile dei tempi di
formazione del coagulo bianco (2-3 minuti).
Quello che abbiamo potuto rilevare è che nel collante la
concentrazione del fibrinogeno è funzione di vari parametri:
1- gravità raggiunte (funzione del numero di giri e del raggio
della centrifuga);
2- concentrazione del fibrinogeno nel plasma di partenza ;
3- temperatura del campione;
4- tempo di centrifugazione;
5- porosità della membrana adottata.
Considerando variabile indipendente la concentrazione
iniziale del fibrinogeno nel plasma di partenza, quindi alla
stregua di una costante su cui non possiamo influire,
esaminiamo l'effetto di ciascuno degli altri parametri,
modificando i quali risulta possibile variare e prevedere la
concentrazione e il volume finale del fibrinogeno
concentrato, raggiungibili, e, quindi, il volume finale del
collante a disposizione. Della porosità della membrana e
dei suoi effetti si è già detto; così pure del tempo di
centrifugazione e dell'accelerazione applicata.
A questo riguardo, si noti che l'accelerazione è funzione
del raggio di centrifugazione e della velocità angolare
raggiungibile, entrambi parametri dettati dai limiti della
centrifuga a disposizione, ma fortunatamente, nei casi meno
felici, in larga misura compensabili con la durata
dell'operazione.
Mentre si rimanda al grafico 1 per i limiti di applicabilità,
si riporta che, come ovvio, al diminuire del volume del
concentrato si ottiene un incremento della concentrazione
di fibrinogeno (dosaggio).
Da ultimo, si noti che trattandosi di materiale biologico
fresco, da usare fresco, si è riscontrato che una temperatura
di centrifugazione di 38/39 °C contribuisce ad un aumento
di circa il 5-10 % della concentrazione finale, rispetto alla
stessa operazione condotta con analoga centrifuga
termostatata a 5 °C.
In merito, si vedano i grafici 3 e 4 e la Tabella I in cui per
"Dos. Iniz." si legga Dosaggio iniziale del fibrinogeno dei
campioni di Pool e per "Dos. 60'" si legga Dosaggio dopo
60' di centrifugazione a 4.396 x g.
Nei grafici 3 sono rappresentati l'andamento della
contrazione volumetrica e della concentrazione del
fibrinogeno di 8 campioni conservati a temperatura ambiente,
prima del passaggio in centrifuga refrigerata a 5 °C, mentre
41
F Tarantino et al.
Grafico 3.1 - andamento volumetrico - 8 campioni a 5 °C
Grafico 3.2 - andamento Dosaggio Fibrinogeno - 8 campioni a 5 °C
Grafico 4.1 - 3 campioni a 20 °C
Grafico 4.2 - 3 campioni a 20 °C
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Nuovo metodo per la colla di fibrina autologa
Tabella I
Campione
T °C
Dos.
iniz.
Dos.
60’
Fattore
di Concentr.
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
20
20
20
20
20
20
20
20
20
192,3
232,8
259,7
275,3
263,4
275,3
151,5
245,6
263,1
263,0
262,9
263,1
288,1
252,2
258,8
258,9
250,4
218,6
173,1
235,9
242,3
239,1
232,8
274,9
230,1
266,9
234,9
244,8
382,2
406,4
433,8
415,1
398
453,8
433,7
374,7
398,1
423,9
414,9
476,1
476,0
423,9
443,1
499,9
428,4
436
475,8
475,8
453,8
453,8
475,8
525,9
513,1
475,9
476,2
445,6
2,0
1,7
1,7
1,5
1,5
1,6
2,9
1,5
1,5
1,6
1,6
1,8
1,7
1,7
1,7
1,9
1,7
2,0
2,7
2,0
1,9
1,9
2,0
1,9
2,2
1,8
2,1
1,9
Generale
medio
medio
media
nei grafici 4 si rilevano gli stessi di 3 campioni conservati
analogamente ma centrifugati a 20 °C.
Il mantenimento a 38-39 °C del fibrinogeno contribuisce
in maniera considerevole alla formazione della massa
gelatinosa prima e del coagulo poi, allorché intimamente
miscelato con opportuno starter della coagulazione, pure
mantenuto alla stessa temperatura.
Pur disponendo di una massa di dati molto dispersiva,
si è osservato che il tempo di gelificazione/coagulazione si
riduce di circa il 30-50 % rispetto allo stesso effettuato con
fibrinogeno e starter mantenuti tra temperatura ambiente e di
refrigerazione (a 5 °C).
Il grafico 5 rivela inoltre che, quanto meglio si miscela
intimamente il fibrinogeno con lo starter (tempo di eiezione
più lungo significa miglior reciproca compenetrazione per
maggior permanenza all'interno del miscelatore), tanto più
rapida risulta la formazione del coagulo dall'uscita dal
miscelatore, fino a risultare già compiuta nel momento
stesso della fuoriuscita. Si noti che l'utilizzo di starter da 1
UI induce la permeazione del fibrinogeno da parte dello
starter con tempi mediamente superiori ai 2 minuti,
scarsamente influenzabile dalla modalità della miscelazione.
Altre esperienze (Grafico 6) ci portano ad affermare che,
a parità di contenuto in UI di trombina, l'aumento della
"diluizione" dello starter nel fibrinogeno (rapporto
fibrinogeno/starter che passa da 1:1 fino a 7:1) hanno un
Grafico 5
43
Grafico 6 - influenza del rapposrto tra fibrinogeno e starter
effetto ritardante nei tempi di coagulazione. Al contrario
l'inversione di tale rapporto (aumento della quantità di
starter nel fibrinogeno, da 1:1 fino a 9:1) non ha effetto
significativo. Il cambiamento si verifica a partire dal rapporto
paritetico.
Naturalmente, supponendo non aumentabili né
l'accelerazione a disposizione, né (per altri ovvi motivi) la
temperatura di 38 °C, l'unico parametro veramente a
disposizione per aumentare la concentrazione risulta il
tempo di centrifugazione.
Potremmo provare a variare all'infinito questi parametri,
ma il nostro obiettivo è il raggiungimento di una
concentrazione finale di fibrinogeno nel campione almeno
doppia, rispetto a quella di partenza. Questo è il vero dato
sensibile che può far variare realmente le performances del
coagulo di fibrina ottenibile (Grafico 7) in cui si è voluta
riproporre la condizione di centrifuga più comune nei
laboratori. Abbiamo, infatti, osservato che, aldilà dei tempi
di coagulazione di cui ai vari grafici forniti, quanto più alto
è il dosaggio iniziale del fibrinogeno, tanto migliore è la
gelatinificazione della fibrina, la sua consistenza e tanto
minore è la fase liquida residua finale, la quale nelle
condizioni migliori risulta addirittura assente.
Nel nostro modello sperimentale presentiamo 11 casi
ed in ciascuno di essi abbiamo rilevato la concentrazione
44
del fibrinogeno basale, a 30', 45' e 60'; tutti questi dati sono
contenuti nella tabella II e nel grafico 7.
La rilevazione nei campioni è stata fatta mantenendo
costanti la temperatura (38 °C) e le gravità (2.028 x g pari a
circa 3.600 rpm nella nostra centrifuga: ALC 4239). Come si
può notare l'unica variabile introdotta è stato il tempo di
centrifugazione.
Mediante una normale siringa sterile, passando
attraverso il tappo perforabile (Figura 1), si preleva quindi
il fibrinogeno concentrato e lo si trasferisce in uno dei due
cilindri dell'apposita siringa (Figura 2) dotata di miscelatore
statico. Analoga operazione si effettua con lo starter della
coagulazione prelevato alla stessa temperatura e immesso,
approssimativamente in rapporto 1:1, nel secondo cilindro
della stessa siringa. L'introduzione del doppio stantuffo
conclude l'operazione rendendo la colla pronta per l'utilizzo.
Il chirurgo può eiettare l'insieme dei due prodotti,
intimamente miscelati per effetto del passaggio attraverso
il miscelatore statico, pronti a divenire a questo punto già
colla di fibrina in formazione o formata, con la possibilità di
stenderlo direttamente sulla parte cruentata.
A seconda dei casi, può essere richiesto un coagulo di
più o meno rapida formazione e di maggiore o minore
consistenza. Due sono i parametri che consentono un più
fine controllo dell'operazione:
Grafico 7 - concentrazione fibrinogeno/tempo a 2.028xg
Tabella II: andamento della Concentrazione del Fibrinogeno in
centrifugazione a 38 °C - accelerazione 2.028 xg
Campione
0’
A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
347
329
283
250
221
221
306
306
306
306
288
Tempi di centrifugazione (minuti)
15’
30’
45’
60’
382
390
347
317
232
263
337
343
349
349
331
390
453
443
415
434
350
473
474
463
427
432
464
464
464
434
443
453
530
530
500
467
475
480
512
487
464
464
464
530
560
515
473
495
1- la concentrazione dello starter espressa in unità
internazionali (NIH) per mL di iniettabile;
2- la velocità impressa allo stantuffo dal chirurgo ossia il
tempo impiegato per l'eiezione della colla di fibrina che
fuoriesce.
Si rileva che, utilizzando come starter una sostanza ad
attività trombinosimile, le concentrazioni utili possono
variare da 1 a 3 NIH/mL.
Nel corso della sperimentazione riferita, quale starter si
è preferito impiegare un farmaco iniettabile (Botropase) già
in commercio, derivato da veleno di serpente, per motivi di
disponibilità e di sicurezza: non sussistono, infatti, rischi
di trasmissione di malattie infettive (AIDS o sindrome detta
della "mucca pazza") come potrebbe avvenire con trombina
di derivazione umana o bovina (per questa ragione l'FDA
non ha mai concesso la relativa approvazione all'uso negli
Stati Uniti), al contrario le differenze tra l'animale a sangue
freddo e l'uomo sono tali da consentirne l'uso per via
iniettabile. Usando 1 NIH (Grafico 5) otteniamo il coagulo
bianco entro 100-120 secondi, mentre con 3 NIH lo
45
otteniamo nel breve spazio di pochi secondi. In ogni caso,
possiamo utilizzare eiezioni rapide o molto lente: per molto
lenta si intende una eiezione di circa 20-30 secondi, che
corrisponde alla fuoriuscita praticamente goccia a goccia
direttamente sopra il sito desiderato.
In merito, si evidenzia che il mantenimento a circa 38 °C
fino alla eiezione di entrambi i componenti esalta la
performance complessiva rispetto alla stessa se attuata a
temperature più basse (4-10 °C) nell'ordine di un 15-25% in
termini di aumento della reattività e quindi, in ultima analisi,
dei tempi di gelificazione.
Nello scomparto inferiore, invece, si concentrano - oltre
all'albumina, acqua ecc. - tutta una serie di sostanze (per
es. fibronectina) le cui potenzialità a tutt'oggi non risultano
del tutto chiarite. Esistono per ora alcuni dati sperimentali
che sembrano indicare come l'uso delle sostanze presenti
in questo liquido (ultrafiltrato: sezione 2 della provetta)
abbiano un effetto stimolante tissutale favorenti la
guarigione delle piaghe da decubito e delle ulcere, oltre ad
avere un effetto antalgico notevole sulle stesse (fonte:
prove sperimentali dirette su paziente).
Riassunto
Risultati e conclusioni
Con il nostro metodo sono difficilmente raggiungibili
concentrazioni finali di fibrinogeno analoghe a quelle
presenti nell'unico emoderivato pronto all'uso presente in
commercio (Tissucol); ciò nonostante, non abbiamo notato
differenze sostanziali né nel clotting time, né nella capacità
adesiva del coagulo ottenuto. Queste due caratteristiche
rappresentano un indubbio vantaggio del nostro sistema,
in quanto, se per ottenere performance simili noi dovessimo
raggiungere nel nostro campione finale concentrazioni di
fibrinogeno analoghe al Tissucol, necessariamente
dovremmo impiegare temperature molto alte e tempi di
centrifugazione molto dilatati, con fatale perdita di praticità
del sistema.
In alternativa, potremmo agire sulle gravità raggiunte
nella centrifugazione aumentandole in modo sensibile. È
chiaro che per attuare ciò dovremmo impiegare
ultracentrifughe, con necessità, quindi, di attrezzature
speciali molto costose. Una spiegazione plausibile del fatto
che, comunque, la nostra colla si comporti come il Tissucol,
risiede nel fatto che probabilmente nel nostro concentrato
di fibrinogeno non ritroviamo fibrinolitici, forse perché, date
le loro piccole dimensioni, passano la membrana del sistema
e finiscono nell'ultracentrifugato. Un'altra sostanziale
differenza tra il nostro metodo e quelli proposti sino ad ora
in letteratura è che noi otteniamo la separazione e la
concentrazione del fibrinogeno unitamente ad una serie di
proteine della coagulazione ad alto peso molecolare, quali
fattore V, VIII, IX, X, XI e XIII, nel comparto superiore
(sezione 1) della nostra provetta.
Potremmo, inoltre, sfruttare le proprietà terapeutiche di
queste ultime nei casi di loro carenza (Emofilia, CID, ecc.).
46
Gli Autori presentano un metodo innovativo, semplice,
economico per l'ottenimento di colla di fibrina autologa
ad uso chirurgico. La metodologia si differenzia da tutte
quelle proposte in letteratura, sostanzialmente per l'utilizzo
di un sistema mediante centrifugazione. Questa metodica
prevede l'impiego di una speciale membrana a porosità
nota per concentrare il fibrinogeno nel plasma di partenza.
La colla che si ottiene offre tre enormi vantaggi rispetto a
metodiche o prodotti attualmente disponibili sul mercato:
sicurezza, operatività semplice, economicità.
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