lab dem – documento forum 29.1.17
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lab dem – documento forum 29.1.17
PER UN BENESSERE EQUO, SOSTENIBILE E CONDIVISO, DIECI PROPOSTE PER UN’INNOVATA POLITICA PROGRESSISTA E EUROPEA Il periodo storico in cui viviamo è molto particolare a causa di un sostanziale cambio di paradigma di riferimento. Finita l’epoca delle certezze acquisite o da acquisire, tutto è “liquido” e troppo spesso la paura del futuro sconosciuto pervade le persone insieme a quella verso migranti e rifugiati, alla delusione e sofferenza di essere rimaste indietro a causa della dittatura ideologica della globalizzazione e alla perdita d’identità. Insieme le problematiche climatiche e ambientali che ci inviterebbero a essere più integrati alla natura alla quale apparteniamo e a considerare la vera sola patria la Terra. Tutto ciò deve far riflettere e determinare un’autocritica e un cambio nella strategia della famiglia socialista e progressista italiana e mondiale anche a causa del fronte variegato di scetticismo che si è progressivamente trasformato in un vero e proprio attacco ai principi e ai valori sui quali, in Italia e in Europa, abbiamo costruito ottimi livelli di benessere a valle della seconda guerra mondiale e ai suoi orrori. Abbiamo avuto letture parziali e superficiali della globalizzazione ritenendo erroneamente che il pensiero unico liberaldemocratico sia pensiero universale; che la globalizzazione crea solo diritti; che la mano invisibile di Adam Smith sia in grado di garantire insieme alla crescita la coesione sociale; che la deregulation e le privatizzazioni portano ad una giusta redistribuzione della ricchezza e delle opportunità di accesso al benessere; che la crisi della sovranità dia luogo ad una maggiore protezione dei diritti umani e che faciliti un regime cooperativo della sicurezza in cui tutti sono consumatori e produttori di sicurezza. L’errore compiuto, ritenendo inevitabile questo scenario, dopo la fine del comunismo, è stato quello di sacrificare una parte importante del nostro patrimonio identitario. Capire questi errori significa confrontarsi con i nuovi scenari recuperando l’identità e i valori socialisti senza sconfinare nel passatismo e nella globalizzazione totalizzante, e senza chiudersi all’innovazione. Significa ricordare che esistono una destra e una sinistra, perché non siamo tutti uguali. La sinistra deve essere portatrice di politiche di equità e di crescita, d’investimento per il lavoro e la dignità delle persone, di lotta al cambiamento climatico, di transizione energetica, di un nuovo alfabeto di diritti che ponga al primo posto la persona umana, senza distinzioni di colore, di fede, di sesso, di provenienza territoriale. In tanto disordine occorre ridare dignità alle identità. Si avverte l'esigenza di definire i caratteri di un’alternativa basata anche su alcuni valori come quello del dialogo tra le civiltà arginando l'invadenza delle ideologie atlantiste. Bisogna esaltare le radici mediterranee dell'Europa e il tema cruciale della sua autonomia politica che non meritano di essere sacrificate sull'altare di una concezione monoteistica dell'Occidente. I tratti identitari del riformista devono essere i meriti ed i bisogni, l’anti consociativismo e la meritocrazia, che è di sinistra perché è il solo modo di difendere le conquiste fatte dai movimenti progressisti nel 900 e di fare funzionare l'ascensore sociale che si è fermato da tempo e che si sta riproducendo in una situazione inaccettabile dove le posizioni più prestigiose vengono assegnate su base cetuale. Occorre riconoscere la ricchezza delle differenze. Siamo all’inizio di una fase nuova – politica, culturale e anche economica e sociale - che ci dovrà portare a recuperare i referenti sociali che hanno preso la strada dell’astensione o dell’anti-sistema e ricacciare in un angolo le forze distruttrici e anti-europee che ci hanno 1 presentato come un tutt’uno indistinto, il sistema del male, l’Europa e l’Italia del consociativismo e dell’inciucio proteso alla difesa delle lobby finanziarie e incapace di risposte vere ed efficaci alle grandi sfide che toccano la vita dei cittadini e delle famiglie. La vecchia “sinistra” ha perso la capacità di avere una visione del futuro e la nuova non ha auto finora ancora il coraggio di sperimentare nuove visioni, nuovi sogni . L’Italia - un paese oggi sostanzialmente diviso in due tra Nord e Sud - in questo frangente ha perso molte opportunità di cambiamento e adeguamento ai nuovi modelli e metodi di crescita e progresso in questi ultimi 20-25 anni. Ci ricorda l’Università di Pavia che il PIL – purtroppo ancora l’unico indicatore che si continua a utilizzare – dal 1995 al 2015 è cresciuto solo del 10,3% (depurato dall’inflazione), pari a un modestissimo 0,5%/annuo che ci ha relegato tra gli ultimi paesi europei e occidentali. Abbiamo solo conservato l’esistente con la presunzione di vivere di rendita. Non siamo riusciti a cavalcare il cambiamento e l’innovazione causando il sostanziale blocco della crescita del Paese, a prescindere dagli eventi finanziari del 2008, impedendoci finora di ripartire come hanno fatto tutti i paesi occidentali. I nodi sono conosciuti a tutti, ma finora nessuno ha voluto concretamente scioglierli per ignoranza e potere. Il tentativo del governo Renzi è stato fermato certamente da qualche errore di valutazione e previsione, ma principalmente dal blocco della conservazione (di destra, di centro e di sinistra). La protesta di chi ha perso e di chi non ha saputo adeguarsi, degli ignoranti e dei falsi alfabetizzati, ma soprattutto di chi ha giustamente paura e è contro la difesa dello status quo e dei relativi privilegi consolidati, è stata interpretata dai “grillini” e ha così piede insieme al leghismo nordista. La vita politica e istituzionale italiana deve registrare un'evoluzione, caratterizzata da una più nitida dialettica politica tra progressisti e moderati. Lo scenario italiano ci invita a delineare due strade da percorrere insieme: delineare e auspicare un futuro da sognare, ma possibile. lavorare per l’emergenza Dovremmo valutare se l’obiettivo macro della chiave del progresso della specie umana, in sintonia con la Terra, non debba più essere il profitto, ma il benessere e che la mano invisibile diventi meno teorica e più consapevole della complessità. Non più quindi un capitalismo mercatista e solo competitivo per il profitto (troppo spesso sposato dalla sinistra negli ultimi decenni), ma un’economia più solidale pur se competitiva e nuovi sogni con alcuni capisaldi frutto della nostra storia e cultura: condivisione e collaborazione, tra i protagonisti e gli attori dello sviluppo, quali le imprese, le imprese sociali, l’amministrazione del bene comune, le persone, per delineare programmi e obiettivi in comune e svolgere poi ognuno il suo ruolo e funzione nel rispetto e in competizione; diritti e uguaglianza e solidarietà, tra persone con il riconoscimento dello status sociale e economico e il supporto e l’aiuto per raggiungere un benessere equo, nel rispetto reciproco tra aiutato e aiutante; benessere equo, attraverso il lavoro svolto con competenze e meriti senza cadere nella trappola della decrescita felice; sostenibilità per progettare e realizzare beni e servizi compatibili con l’ambiente, socialmente e economicamente; 2 cultura, competenze e meriti per progredire verso un benessere comune di qualità con etica e morale. Il cammino che ci attende è molto lungo anche perché dobbiamo recuperare il tempo perso. In questo contesto è nostro obbligo etico e morale fare delle proposte per iniziare a camminare e raggiungere alcuni obiettivi intermedi verso il nuovo paradigma (se mai ci sarà) che dovremmo realizzare. Proposte che per primo dobbiamo rivolgere a chi come noi accetta il cambiamento e l’innovazione del Paese e dell’Europa, per migliorarlo. E veniamo alle proposte concrete. 1. UN’EUROPA FEDERATA E UNICA – Oggi sappiamo che il conflitto sociale in una società globale va combattuto attraverso entità continentali e non dentro gli stati. Dobbiamo costruire un’Europa unica nella politica, nella difesa, (non schiacciata su posizioni meramente atlantiste), nella sicurezza, nei diritti, nella sostenibilità oltre che nella moneta. Un’Europa con meno nazionalismi e più identità e autenticità. Un’Europa unica per relazionarsi adeguatamente con Usa, Cina, Russia, India, i poli di riferimento attuali e futuri. 2. UN MEZZOGIORNO ITALIANO E EUROPEO - Occorre che la produttività dell'intero sistema paese possa crescere con la consapevolezza che il Mezzogiorno deve raggiungere le condizioni di vita medie. Consci della necessità di valorizzare le peculiarità e non modelli importati. Una priorità le Zone Economiche Speciali. Subito. E’ un’emergenza. 3. UN ITALIA INNOVATA – Con un ricambio della classe dirigente (non tra giovani e vecchi, ma tra progressisti e conservatori), con un adeguamento delle regole dell’amministrazione pubblica, con un reale supporto alle PMI, promuovendo le produzioni per valorizzare le nostre identità e con un adeguato acculturamento digitale delle imprese e delle famiglie oltre che della PA. L’innovazione non è nuovismo e coincide con l'avanzamento del progresso umano. E’ un’emergenza. 4. UN’AMMINISTRAZIONE DEL BENE COMUNE EFFICIENTE - Occorre finanziare gli obiettivi dei due precedenti punti anche attraverso una riduzione degli sprechi che continuano ad essere molto rilevanti all'interno dell’apparato pubblico. Occorre mettere al bando ogni forma di demeritocrazia legando le carriere dei dipendenti pubblici ai risultati prodotti, e non a parametri egualitaristi come l'anzianità di servizio, i carichi familiari, etc. Secondo l’Istituto Bruno Leoni il valore degli immobili pubblici “potenzialmente liberi”, quindi non necessari ai fini istituzionali, ammonta a 42 miliardi di euro, (più del 2,5 % di Pil). Si impone la decisione improcrastinabile di dismettere il patrimonio non strumentale utilizzando per esempio le nuove regolamentazioni dei “Fondi Immobiliari” che offrono garanzie più che sufficienti di sicurezza, trasparenza e successo delle operazioni. E’ un’emergenza. 5. UN REDDITO DI DIGNITA’ PER GLI ECLUSI - Bisogna ripensare le modalità che consentono agli esclusi di diventare inclusi supportandoli con un reddito che dia dignità e opportunità di formarsi e trovare nuovi lavori. Defiscalizzare per esempio le spese destinate a consentire un'esistenza libera e dignitosa evitando che si proceda ad alleviare lo stato di disagio solo attraverso sussidi che creano un’intermediazione della pubblica amministrazione spesso fonte di abusi e corruttele E’ un’emergenza. 3 6. UNA SCUOLA PER IL FUTURO - Una scuola da adeguare negli approcci e contenuti educativi (complessità, sistemi, sostenibilità, educazione civica nazionale e europea, innovazione, ecc.) e nell’uso dell’immenso patrimonio immobiliare 12 ore al giorno per 12 mesi l’anno (con conseguenti maggiori libertà per le donne e le famiglie e maggiori entrate fiscali). Occorre far si che tutti gli individui fino alla maturità possono avere facilitato l'accesso alla conoscenza per garantire l'educazione permanente per non essere esclusi dal mercato del lavoro, pensare al prestito d'onore per facilitare l'accesso all'università ai meritevoli privi di mezzi e istituire l'Erasmus con i paesi del Mediterraneo La buona qualità della scuola pubblica rappresenti una conquista storica delle forze progressiste e va valorizzata. E’ un’emergenza. 7. PIU’ DONNE E PIU’ GIOVANI - Una maggiore integrazione nel mondo del lavoro, nelle classi dirigenti, secondo capacità e meriti e non più per età e genere. E’ un tema culturale e economico dal quale derivano innovazioni e miglioramenti sociali e economici per tutti. E’ un’emergenza. 8. UNA GIUSTIZIA CIVILE EFFICIENTE – L'azienda giustizia è dissestata e va riorganizzata. Bisogna preoccuparsi dell'accesso alla giustizia dei non abbienti, nonché dell'identità istituzionale dell'ordine giudiziario che deve tornare nell'alveo della Costituzione che ha conferito l'indipendenza e autonomia ai giudici perché trattavasi di un ordine politicamente neutrale e non di un potere. Bisogna dare adeguate certezze nei modi e nei tempi ai cittadini e alle imprese e rendere il paese più consono agli altri in Europa. E’ un’emergenza. 9. PIU’ MOBILITA’ INTEGRATA – Occorre accelerare e migliorare la possibilità delle persone e delle merci di muoversi in tempi adeguati e competitivi anche attraverso norme costrittive per l’integrazione – infrastrutturale e dei servizi - della mobilità ferro-gommamare-aereo specie a livello locale. E collegare adeguatamente il Sud al Nord e il Nord al Sud. E’ un’emergenza. 10. PIU’ DIRITTI PER TUTTI - I diritti fondamentali sono indivisibili, non si possono riconoscere i diritti della persona e poi sacrificare i diritti sociali che garantiscono in molti casi l'effettivo esercizio dei diritti civili. Per un corretto funzionamento dei servizi pubblici occorre che i diritti degli utenti vengano privilegiati rispetto ai diritti degli addetti, anche a costo di affrontare un difficile scontro con il sindacato. In una società multietnica i gruppi minoritari occorre che non vengono integrati attraverso pratiche assimilazioniste, ma con sistemi di interculturalità in grado di promuovere valori condivisi nel rispetto dell'identità. Sono dieci proposte ispirate dal fondamento ideologico del patto costituzionale che ha l’obbiettivo dell'emancipazione sociale. E' questo il tratto socialista più significativo presente nella Costituzione, ben fotografato da Don Milani quando diceva che il compito dei progressisti deve essere quello di rendere uguali i diseguali. E che non vi sarà mai una vera politica di cambiamento se questo elemento della redistribuzione e della riparazione nei rapporti tra gli individui, i gruppi sociali e i territori non sia ritenuto un riferimento valoriale imprescindibile. Sono proposte : o Integrabili, ma che devono essere affrontate in modo unitario e non più settoriale e diviso, altrimenti si continuerà a lavorare per il niente. 4 o Da partecipare con le persone dei territori- utilizzando le reti on line e off line, i circoli, le associazioni, le piazze e internet - ascoltando, interpretando e proponendo, per poi realizzare. o Per un Partito Democratico che dovrebbe divenire una vera e propria Alleanza per un nuovo sviluppo e non più solo una congrega di tesserati. Vogliamo non solo rendere vitale il PD ma interagire con una rete di soggetti sociali che sono in grado di occuparsi in via permanente del bene pubblico, quali le associazioni politiche, i soggetti del volontariato, il variegato mondo del privato sociale, nonché un sindacato che possa diventare dei cittadini e non dei dirigenti e dei pensionati. o Per allearsi con ricercatori, innovatori, progressisti di fatto e non di nome, con chi crede nel cambiamento e nell’innovazione, nella condivisione, nella solidarietà, nel benessere equo, nella giustizia e libertà. E con la Chiesa di Papa Francesco che con l’enciclica LAUDATO SI ci ha dato un grande riferimento ideale anche a noi socialisti e progressisti. o Per allearsi con i paesi del Mediterraneo, con le culle della civiltà occidentale e non solo (Roma, Italia; Atene, Grecia; Gerusalemme, Israele e Palestina; Il Cairo, Egitto; Istanbul, Turchia) per un futuro costruito su una possibile alternativa, che si contrapponga ad una deriva euro-atlantica, ancorata ad una sorta di monoteismo occidentale, imposta da paesi vecchi e soprattutto invecchiati male, valorizzando le risorse umane e le risorse materiali di cui i paesi della sponda sud abbondano. o Da portare avanti con una governance del paese più incisiva e veloce, più diretta e decisa. Con i controlli veri e una sorveglianza democratica adeguata. LAB DEM da oggi si mobiliterà con la gente nei territori, con chi vuole credere nel progresso umano. da Ercolano il 29 gennaio 2017 5