valchiavenna estrema
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valchiavenna estrema
laghi di gusto / itinerari VALCHIAVENNA ESTREMA Viaggio religioso e goloso al santuario di Gallivaggio, visita all’enoteca-ristorante Montespluga (la più alta d’Italia), la bresaola di Nuova Olonio e le patate di Starleggia D alle rive del lago di Como fino alla cresta spartiacque delle Alpi, lungo una via frequentata fin dai Romani, arte, storia, fede e soprattutto lo spettacolo di una natura superba, dolce, a volte orrida, ma sempre affascinante. Un percorso di poche decine di chilometri da Chiavenna, con moltissimi punti d’ interesse, tanto da meritare un percorso a piedi, per non farsi sfuggire nulla. Percorso: l’itinerario inizia da Colico (218 m s.l.m.), estremità settentrionale del lago di Como, facilmente raggiungibile da Lugano (80 km), da Milano (100 km) e da Bergamo (78 km via Lecco). Giunti a Chiavenna, costeggiando il lago di Mezzola, inizia la spettacolare salita lungo la Valle San Giacomo fino al passo dello Spluga, a quota 2113 metri. (nota: da Colico a Chiavenna vi troverete a fiancheggiare una grande area “umida” che separa dal non lontano lago di Como il vicino lago di Mezzola; qui sorge la riserva regionale “Pian di Spagna”, zona di interesse internazione con un paesaggio vegetale di grande suggestione caratterizzato prevalentemente da canneti a cannuccia da palude, con una straordinaria ricchezza floreale e faunistica: si pensi che sono state osservate qualcosa come 200 specie diverse di uccelli stanziali e migratori, oltre a 24 specie di uccelli acquatici). Foto Consorzio Turistico Valchiavenna Tempo richiesto e caratteristiche: calcolando la visita al Santuario di Gallivaggio, l’arrivo allo Spluga, una sosta golosa al Passo ed una passeggiata, il percorso è facilmente fattibile in una giornata. La strada per arrivare al Passo dello Spuga impone una buona dose di attenzione e di prudenza, soprattutto d’inverno (curve a stretto raggio). Si parte da Chiavenna, città di sicura origine romanica per iniziare la salita alla Valle di San Giacomo, poi ad un tratto, alla base di una strapiombiante parete rocciosa, ecco il grande Santuario della Madonna della Misericordia di Gallivaggio, centro spirituale della Valchiavenna. 84 / ristora magazine SANTUARIO DI GALLIVAGGIO DETTO SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA MISERICORDIA N arrare la storia di un Santuario, anche in breve, non significa solo illustrare una cronologia di fatti, oppure spiegare attraverso l’architettura l’evoluzione dei diversi interventi operati nel tempo dall’uomo. Il santuario è il luogo dello straordinario, dove Dio, in un determinato periodo storico, ha voluto manifestare la sua precisa volontà salvifica con parole che sono in grado di raggiungere il cuore di ogni uomo ed attiralo a sé. Attorno a questo Santuario, si è svolta la vita di un popolo. Gallivaggio, nell’arte e nella storia è il segno delle vicende che hanno coinvolto ed entusiasmato una comunità di credenti. LA STORIA IN BREVE Quando, nel 1492, due ragazze annunciarono l’apparizione della Madonna in un castagneto, a circa metà strada tra Chiavenna e Campodolcino (sulla via per il passo dello Spluga), la Val San Giacomo, come tutta la Valchiavenna e la vicina Valtellina, apparteneva da un secolo e mezzo al Ducato di Milano ed era zona di confine con la Repubblica delle Tre Leghe. Il Santuario, situato a 800 metri di altezza, fu eretto tra il 1598 e il 1603, mentre il campanile venne costruito nel 1731. Imponente e di particolare interesse l’organo (1673); l’altare maggiore è opera barocca e nella nicchia superiore è collocato un dipinto ligneo dorato, raffigurante l’apparizione. Per chi è in forma fisica, si può accedere al santuario anche attraverso una lunga scalinata con scalini in granito, alla cui cima si trova una croce. Impressiona l’ambiente naturale in cui è collocato il santuario, caratterizzato da una parete a strapiombo, chiamata dagli abitanti del luogo “mòta sèca”. IL SANTUARIO OGGI Imponente come ieri, questo santuario è meta costante, tutto l’anno, di credenti. Presentandosi al Rettore, vi sono messe a disposizione delle guide per una visita guidata in tre lingue. Per chi volesse saperne di più consiglio l’acqui- sto del bellissimo libro “Storia ed arte, la Madonna di Gallivaggio/a cura di Guido Scaramellini” (è in vendita a 30 euro nella biblioteca del santuario). Si racconta che alcuni contadini, nei secoli scorsi, adoperassero le corde per le campane del santuario per far stagionare i loro prosciutti. Sembra che l’aria pura e i refoli di vento provenienti dallo Spluga fossero perfetti per una stagionatura ottimale. Noi abbiamo avuto la fortuna di assaggiare un “Prosciutto di Gallivaggio” prodotto da un contadino di Strarleggia: era perfetto ma il produttore non ci ha raccontato se fosse stagionato sulle corde campanarie del santuario... ristora magazine / 85 Interno ed eterno del Santuario laghi di gusto / itinerari Hotel Posta con Enoteca, Montespluga Nell’aria quasi rarefatta dei duemila metri di quota, a Montespluga, si consumano i riti del buon bere proposti da Fausto Sala, patron dell’enoteca albergo ristorante. L’Hotel Posta occupa l’edificio mirabilmente ristrutturato che storicamente era una stazione di cambio per le diligenze a cavallo era una stazione di cambio per le diligenze a cavallo C irca cinquecento etichette presenti con i grandi vini valtellinesi in prima linea, a ruota i grandi rossi italiani, a seguire un’ ampia selezione di vini esteri di talento, tra cui i grandi Merlot del Ticino. Una ricca carta delle grappe ed una serie di distillati scelti con mirata attenzione. Una sezione dell’enoteca è dedicata ai grandi oli extravergini italiani. Ma l’albergo Posta non è solo enoteca, c’è qualcosa di diverso in questa enclave del gusto, dieci calde stanze per un riposo silente ed un ristorante, condotto con grande attenzione da Cristian Sala, che consegna piatti della tradizione valtelliense e valchiavennasca. ALBERGO, RISTORANTE, ENOTECA POSTA di Montespluga Via Dogana 8 - Tel. 0039 0343 54 234 - Prenotazione necessaria Cosa portare a casa D a non dimenticare, al rientro, una sosta a Chiavenna per visitare il grande emporio di frutta e verdura Mastai (Viale Pratogiacomo 22) che, unico in Italia, non ha nessuna refrigerazione. Frutta e verdura, infatti, è conservata in originali grotte dove, estate e inverno, soffia il “sorel”, ventilazione naturale di aria fredda che arriva dal profondo della montagna. Se ci sono, acquistate le patate di Starleggia (comune di Campodolcino), considerate le migliori al mondo per la loro coltivazione in quota e, fin dal 1742, richieste da re e corti europee per la loro bontà. Sosta a Nuova Olonio, allo spaccio della ditta Robustellini per portare a casa i miglior salumi della Valchiavenna (il prosciutto culatello valtellina, piccola produzione, venduto in rete, pezzatura da 1.5 kg, è una rarità). E, se avete tempo, vale una piccola deviazione per andare dalle sorelle Simonetta e Moni- ca del Curto (via alla Chiesa, 2 Prosto di Chiuro), che artigianalmente confezionano i mitici “Biscotìn de Prost”. Da non tralasciare a Chiavenna (via Dolcino 73 ) il Caffè Svizzero e i biscotti del dr. Ploncher (sedetevi, gustate un caffè con i biscotti e fatevi raccontare la magica storia italo-svizzera della bella ragazza di Savognin ed il mastro pasticcere Persenico da Gallivaggio, sembra una fiaba). Sulla via del ritorno, una sosta dal vignaiolo Memete Prevostini (via Lucchinetti 67, Mese); portare a casa una bottiglia di vino Corte di Cama è portare a casa il vino del rinascimento, parola di Leonardo da Vinci (“valle di Chiavenna, dove la Mera fiume mette in essa lago.. .qui si trova tra montagnj sterili ed altissime con grandi scogli e trovarsi di miglio in miglio bone osterie e vini. Ecci bon vivere a quattro soldi per ischiotto...”/ ndr: ischiotto, ovvero il conte dell’oste). In Valtellina nascono le Ladies Chefs, prime in Italia Il progetto delle Lady Chef nasce dalla volontà e dall’entusiasmo dell’Associazione Cuochi Valtellina Valchiavenna con l’obiettivo principale di dare importanza e giusto risalto e riconoscere i meriti professionali delle donne in cucina e nella ristorazione. Elisa Maffescioni da Teglio (executif chef Hotel Bellavista) e Pamela Viviani, chef dell’Hotel San Rocco di Livigno, hanno trionfato in una cena spettacolo realizzata nelle sale dell’ hotel Bellavista in occasione dell’incontro di Natale dell’ associazione. Applausi a scena aperta per due piatti: “Tiepido di cervo su letto di soncino con mela alle mandorle” e il dessert “Tronchetto delicato di castagne e Braulio Riserva” (www.acvv.valtline.it). 86 / ristora magazine BRESAOLA AMORE MIO “BRESAOLA DAY”: ROBUSTELLI CONQUISTA LA LEADERSCHIP NEL SETTORE DELLA PRODUZIONE DI SALUMI IN VALTELLINA E VALCHIAVENNA D ecisamente riuscita alla grande la kermesse svoltasi lo scorso novembre alla Barcaccia di Verceia, sul lago di Mezzola (Sondrio): una notte sfavillante che ha rispecchiato nelle acque calme del lago i riflessi ed i colori di spumeggianti e lunghe ore di festa e di sapori. C’è voluta tutta la determinazione di Monica Robustellini – woman director marketing – del salumificio Robustellini di Nuova Olonio (So), al fine di radunare oltre cento ospiti provenienti da tutta Italia, per festeggiare in modo elegante e simpatico il raggiungimento di importanti traguardi di questo salumificio, nato nel lontano 1949 a Grosotto (in Alta Valtellina), ad opera di Pietro Robustellini e oggi azienda leader valtellinese per la produzione di bresaola igt, prosciutti e salumi. Nel corso della serata (impreziosita da una cena perfetta e con esilaranti siparietti musicali e sorprese da parte di Nando, mitico patron dell’albergo ristorante Barcaccia), si è potuto constatare che oggi il salumificio Robustellini di Nuova Olonio, rigorosamente a conduzione famigliare, è azienda leader, in Valtellina, per la produzione di salumi. Ovvio che la cardinalizia bresaola conservi la leadership produttiva, ma sulla scia della regina dei salumi ecco affiancarsi una produzione veramente diversificata con prodotti di ottima qualità (bresaola di tacchino, di cavallo, prosciutto fiocco, speck Valtellina, prosciutto culatello, lonza suino,coppa, pancetta natura- le ed affumicata, carpaccio o fesa fumé, arrosto di tacchino, prosciutto cotto, salami e cacciatori), che fa del salumificio Robustellini, di fatto, il numero uno in provincia di Sondrio per la produzione diversificata, e tra i primissimi per la produzione di bresaole. Sono trascorsi quasi settant’ anni da quando il fondatore Pietro Robustellini fondò l’azienda, avvalendosi di pochi collaboratori, in quel di Grosotto, cominciando in un piccolo capannone la lavorazione delle prime bresaole e di deliziosi prosciutti valtellinesi. Oggi, nel modernissimo stabilimento di Nuova Olonio, tutta la produzione, anche se industriale, risente in modo netto degli insegnamenti del fondatore che vedono la ricerca maniacale delle materie prime e una lavorazione rispettosa ed assoluta delle varie fasi lavorative senza nessun acceleramento di stagionatura o ricorsi a fasi lavorative supplementari. Oggi, sulla tolda di comando di questo veliero del gusto, il figlio di Pietro, Giuseppe, che, con la moglie Grazia Zampatti ed i figli Monica, Paola e Ivan, mantengono intatti profumi e sapori di un tempo andato. SALUMIFICIO ROBUSTELLINI Nuova Olonio (Sondrio) e-mail:[email protected] www.robustellini.com ristora magazine / 87