INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
INTRODUZIONE Questa tesi indaga il paesaggio sonoro, un campo di studio fatto di suoni e non di oggetti visivi, suoni che vanno al di là della percezione dell’orecchio. Un campo in cui si può isolare una ricerca acustica, analizzare e sperimentare. Questa tesi indaga due particolari ambienti sonori legati tra loro: paesaggio sonoro industriale e paesaggio sonoro domestico, con l’obiettivo di restituire alla percezione suoni ovattati dalla frenesia quotidiana. Analisi di due aspetti in un contesto tecnologico, uno di produzione e l’altro di fruizione. La prima parte introduce la storia del paesaggio sonoro di R. Murray Schafer: il cambiamento della percezione del suono in base al diverso contesto sociale; quindi dalle origini all’uomo moderno in cui l’aumento dei suoni e della loro potenza conseguono nell’inquinamento, altro aspetto interessante di oggi. Per comprendere il paesaggio sonoro contemporaneo bisogna prima conoscere quello passato e i suoi cambiamenti. Un excursus, quindi, che parte dai suoni che circondano l’uomo in origine fino alla rivoluzione industriale e poi elettrica. Nuovi suoni e rumori entrano nel paesaggio sonoro del XX secolo con esiti negativi non solo a livello sociale ma anche fisico; difatti gli studi su un paesaggio sonoro s’intrecciano sempre di più a studi scientifici. Oltre alla storia e ai cambiamenti del paesaggio sonoro, oltre all’analisi di quest’ultimo inserendo parti relative alla notazione, classificazione, percezione, morfologia, simboli1 smo, rumore e silenzio, la seconda parte della tesi dà spazio alla sperimentazione. Sperimentazione che si apre con la documentazione di artisti contemporanei che hanno usato suoni industriali ed elettronici, per creare musica: Einsturzende Neubauten e Alva Noto, artisti del XXI secolo che descrivono tramite la musica “l’Era industriale ed elettronica”. Continua con un’introduzione alla mappa sonora, realizzata poi virtualmente. Mappa sonora che accoglie entrambi ambienti acustici e ne restituisce i suoni, non altro che un viaggio all’interno di due luoghi tridimensionali (3D), in cui i suoni prodotti fanno parte, ormai, della quotidianità dell’uomo contemporaneo. Lo scopo è di rieducare l’orecchio per ascoltare maggiormente i suoni che ci circondano, potendo così decidere quali di questi sono fastidiosi o piacevoli. Questa parte sperimentale comprende anche delle registrazioni audio di macchinari industriali ed elettrodomestici, essenziali per la mappa sonora. Tali registrazioni sono trascritte in un diario di bordo che ne documenta la tipologia di registrazione, l’acustica, ecc.. La tesi inoltre propone anche un questionario, spartito a persone di diversa età, professione, sesso e domicilio. Una statistica in grado di quantificare il livello di fastidio o interesse per i suoni industriali e domestici. Un’indagine che cerca di capire “qual è il rapporto dell’uomo con i suoni del proprio ambiente e cosa accade quando cambiano”. 2 PAESAGGIO SONORO 1.1 IL PAESAGGIO SONORO Un paesaggio sonoro è un qualsiasi campo di studio acustico, può essere un programma radio, una composizione musicale o un ambiente acustico. Si può studiare o isolare un campo di ricerca acustica così come un paesaggio. Un paesaggio sonoro è fatto di eventi uditi e non di oggetti visivi, quindi la notazione e la fotografia sonora vanno al di là della percezione dell’orecchio. L’uomo vive in un paesaggio sonoro che è il mondo, naturalmente l’uomo moderno vive in un paesaggio sonoro diverso da ogni altro che l’ha preceduto. Suoni e rumori nuovi sono di qualità e intensità diversa rispetto a quelli passati. La diffusione indiscriminata e imperialistica di suoni sempre maggiori e sempre più potenti termina nell’inquinamento acustico che oggi rappresenta un problema mondiale. Secondo molti esperti se questo problema non verrà preso in esame si arriverà ad una sordità universale. In molti paesi, infatti, sono state già avviate una serie di ricerche attinenti allo studio del suono: acustica, psicoacustica, otologia, limitazione del rumore a livello internazionale, tecniche di registrazione e comunicazione. Ciascuna di queste ricerche rappresenta un aspetto del paesaggio sonoro del mondo e tutte sono legate dall’esigenza di dare una risposta alla domanda: qual è il rapporto tra l’uomo e i suoni del suo ambiente e cosa 3 accade quando questi cambiano? D’altra parte gli studi del paesaggio sonoro tentano di unificare queste ricerche. Si ha un inquinamento sonoro quando l’uomo arriva a non ascoltare più con attenzione i suoni, imparando così ad ignorare quei suoni che sono i rumori. “ Per combattere l’inquinamento sonoro gli si contrappone oggi la riduzione del rumore. Ma si tratta di uno approccio meramente negativo” questo è quanto afferma R.Murray Schafer, “Dobbiamo invece far sì che gli studi sull’acustica ambientale abbiano un significato, un valore positivo. Quali sono i suoni che desideriamo conservare, privilegiare, moltiplicare? Quando lo sapremo, saremo in grado di riconoscere con sufficiente chiarezza i suoni fastidiosi o nocivi, e sapremmo anche perché dovremmo eliminarli. Solo una complessiva rivalutazione dell’ambiente acustico può permettere di migliorare l’orchestrazione del paesaggio sonoro del mondo. Per anni ho lottato perché nelle scuole si tenessero dei corsi di pulizie dell’orecchio e perché nelle fabbriche venissero eliminati gli autodiometri.[…]”. Gli studi sul paesaggio sonoro incontrano la ricerca scientifica, le scienze sociali e la produzione artistica: l’acustica e la psicoacustica studiano le proprietà fisiche del suono e come esso viene interpretato dal nostro cervello. Le scienze sociali analizzano come l’uomo si comporta nei confronti del suono e come il suono influenza e modifica i suoi comportamenti. Le arti, in particolar modo la musica include la capacità 4 creativa dell’uomo, di creare dei paesaggi sonori ideali volti all’immaginazione, al mondo psichico. Tutte queste discipline gettano le basi per un nuovo campo di ricerca e studi: il design acustico. Analizzando un paesaggio sonoro è necessario prima di tutto scoprirne le caratteristiche significative: i suoni importanti per la loro individualità, la loro quantità e presenza dominante. Un paesaggio sonoro può essere suddiviso in tre principali categorie: toniche, segnali e impronte sonore. Tonica: termine musicale, è la nota che identifica la chiave o la tonalità di una particolare composizione. E’ in relazione a questa nota che ogni altro momento della composizione ha un proprio significato, anche quando il materiale ruota intorno ad essa, mascherandone l’importanza. Inoltre le toniche non vengono percepite in modo cosciente perché esse sono “sovrascoltate”. Tuttavia non devono essere trascurate perché questi suoni, sebbene la loro caratteristica, diventano delle abitudini di ascolto. La tonica di un paesaggio sonoro è costituita dai suoni naturali, da suoni creati dalla sua geografia e dal suo clima: acqua, vento, foreste, pianure, uccelli, insetti, animali ecc. Questi suoni possiedono un valore archetipo, ovvero possono essersi impressi così profondamente nell’animo dell’uomo, che una vita senza questi suoni potrebbe essere percepita come un impoverimento. Segnali: suoni in primo piano ascoltati coscientemente. Qualunque suono che può essere ascoltato coscientemente 5 può diventare segnale o figura. I suoni-segnali sono spesso organizzati in codici molto elaborati che permettono la trasmissione di messaggi articolati per coloro che sono in grado di interpretarli. Impronta sonora: indica un suono comunitario che ha caratteristiche di unicità o qualità da fargli attribuire da parte di una comunità un valore e considerazioni particolari. Una volta individuata l’impronta sonora, deve essere proiettata perché la sua esistenza dà un carattere di unicità alla vita di una comunità1. 1.2 IL PAESAGGIO SONORO NATURALE “Quale suono venne udito per primo? La carezza delle acque.” I miti greci narrano come l’uomo sia uscito dall’acqua: “Certuni dicono che tutti gli dèi e tutte le creature viventi nacquero dal fiume Oceano che scorre attorno al mondo, e che Teti fu madre di tutti i suoi figli.”2 “L’utero della madre, con il suo liquido amniotico, riproduce l’Oceano dei nostri antenati, ed è a questo simile dal punto di vista chimico. L’Oceano e la Madre. Nell’oscuro liquido oceanico il primo orecchio sonar venne colpito e impressionato dalle masse d’acqua senza riposo. A questo sciabordio, al mormorio prodotto dall’andirivieni continuo dell’acqua è accordato 1 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 2 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 6 l’orecchio del feto, nel suo rigirarsi all’interno del proprio liquido amniotico. E prima ancora del frangersi delle onde fu la risonanza delle profondità sottomarine. Ma ben presto poco alla volta, le acque presero ad agitarsi e il loro movimento infastidiva i grandi pesci e le creature scoperte di squame, le onde cominciarono ad arrotolarsi creando doppi frangenti, e gli esseri che dimoravano nelle acque furono presi da paura e, mentre tutti insieme i frangenti scorrevano impetuosamente, il muggito dell’oceano crebbe di intensità, e gli spruzzi s’infransero con furia, e si alzarono ghirlande di spuma, e il grande oceano si spalancò rivelando le proprie profondità e le acque si precipitarono per ogni parte mentre le creste furiose delle onde cozzavano le une contro le altre in ogni direzione.” “l’uomo saggio ama l’acqua”, disse Laotse. Tutte le strade dell’uomo conducono all’acqua, di fatti è un elemento fondamentale del paesaggio sonoro delle origini; il suono dell’acqua con le sue innumerevoli trasformazioni dà all’uomo il godimento più grande che un suono possa dare. Ogni goccia rimbalza e tintinna con un’altezza diversa, ogni onda filtra a proprio modo una riserva inesauribile di rumore bianco; alcuni suoni sono discreti, altri continui, nel mare tutti vengono fusi in unità primordiale. I ritmi del mare sono molteplici: infrabiologici - l’acqua cambia altezza e timbro più rapidamente di quanto la capacità di risoluzione dell’orecchio riesce a catturarne i mutamenti; biologici: il ritmo delle onde è quello del cuore e della respirazione e il ritmo delle maree 7 è quello del giorno e della notte; iperbiologici: la presenza infinita e inestinguibile dell’acqua. Un torrente di montagna è un accordo di molte note che si diffonde in stereofonia; ogni torrente, ogni fiume del mondo comunica con il proprio linguaggio. In Svizzera il risonare dell’acqua può essere udito a distanza nelle valli silenziose. Nelle montagne rocciose quando l’acqua precipita in una cascata di cento metri, vi è una quiete carica di tensione, simile alla paura. Nelle lande inglesi le modulazioni dell’acqua sono sottili. Non esistono due gocce d’acqua con lo stesso suono così come il suono della neve è differente se in Italia o in Siberia, è differente il suono dell’inverno rispetto al suono della primavera di uno stesso luogo. Ogni luogo, ogni centimetro della terra è diverso dall’altro ed unico e il suono ne rappresenta una peculiarità. Anche il vento come il mare produce un’infinità di variazioni vocali ed entrambi generano suoni a banda larga e nella vasta gamma delle loro frequenze sembra di percepire altri suoni. Questa capacità del vento di trarre in inganno si ritrova nella tempestosa descrizione di Victor Hugo.3 In aperta prateria, priva di alberi, quest’ultima è un enorme arpa eolia, che vibra incessante; invece nelle campagne inglesi, più riparate, il vento fa vibrare le foglie secondo tonalità differenti. Ogni tipo di foresta produce una propria tonica caratteristica. Per esempio le foreste sempreverdi giunte alla fase adulta 3 Thorkell SigurbjÖrnsson, comunicazione personale. 8 formano delle oscure navate, in cui i suoni si riverberano e questo spinse i popoli nordeuropei, ad aumentare questi effetti di riverberazioni nella costruzione di cattedrali gotiche. Con l’arrivo dei primi coloni nelle foreste, spinti dal desiderio di spazio e luce, si aggiunse un’altra tonica: il rumore legato al commercio del legname. Prima fu l’ascia, il cui rumore non riusciva a oltrepassare la sempre più estesa area disboscata, poi ci fu la sega a mano, fino ad oggi che nelle meno estese foreste si percepisce il ringhiare della sega a catena. Ciascun paesaggio sonoro ha toni propri, spesso così originali da trasformarsi in impronte sonore. “La più impressionante impronta sonora” dice R. Murray Schafer “l’ho ascoltata a Tkitere, Rotorua, in Nuova Zelanda: vaste solfatare in ebollizione, che si estendevano su una superficie di parecchi acri, erano accompagnati da strani brontolii e gorgoglii sotterranei. Un’ulcerazione pustolosa sulla pelle della terra, da cui pori traboccano infernali effetti sonori.”4 Anche i vulcani dell’Islanda producono questi stessi effetti, ma man mano che si ci allontana questi effetti si modificano. “ Al bordo del cratere, i rumori sono come di tuono o di esplosione, nelle vicinanze del cratere si può sentire il terreno scuotersi. I fatali muri di lava, alti 2-3 metri, continuano ad 4 T.HARDY, Tess dei D’Urbeville, Einaudi, Torino 1970. 9 avanzare, uccidendo ogni cosa sulla loro strada. Avanzano quasi in silenzio, ma non del tutto: “se si ascolta con attenzione, si sentono gli schiocchi delicati e fragili della costa, suoni secchi, come di vetro che si spezzi, un pò ovunque attorno, per parecchie miglia. Quando la lava incontra la terra umida, anche un sibilo per certi versi soffocante. Tolto questo, tutto è silenzio”. 5 Il rumore più percepito nella terra fu l’esplosione del vulcano Karakatoa, in Indonesia, il 26 e 27 agosto 1883. I suoni dell’esplosione furono uditi fino all’isola Rodriguez, distante circa 4500 km. L’area in cui vennero percepiti i rumori corrisponde circa 1/13 dell’intera superficie del pianeta. 1.3 LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione industriale iniziata in Inghilterra negli anni compresi tra il 1760 e 1840 circa, condusse alla comparsa del paesaggio sonoro lo-fi. Il paesaggio sonoro lo-fi nasce dalla congestione dei suoni. Con la rivoluzione industriale si introdussero moltissimi suoni nuovi che ebbero effetti disastrosi per alcuni suoni dell’uomo e della natura, finendo per essere coperti. 5 ZOLA, Germinale, Mondadori, Milano, 1970. 10 Questo sviluppo vide una seconda fase con la rivoluzione elettrica che introdusse a sua volta meccanismi ed effetti in grado di impacchettare il suono e di trasmetterlo schizofonicamente attraverso il tempo e lo spazio. Nel mondo oggi vi è una sovrabbondanza di suoni: vi è eccessiva informazione acustica, difatti solo una piccola parte di questa può essere percepita con chiarezza. A livelli più degradanti del paesaggio sonoro lo-fi il rapporto segnale/rumore è uguale a uno, quindi non è più possibile, qualunque sia il messaggio, sapere che cosa si stia ascoltando. La prima industria a meccanizzarsi fu quella tessile, seguita poi rapidamente da altre industrie, cambiando il paesaggio sonoro con la comparsa di nuovi materiali e di nuove fonti energetiche. Tali invenzioni condussero ad una serie di trasformazioni sociali; i contadini vennero privati dei loro possedimenti feudali e costretti a lavorare nelle fabbriche della città; poi con le macchine a vapore e l’illuminazione a gas, le fabbriche poterono lavorare anche di notte e quindi la giornata lavorativa raggiunse e superò le sedici ore con una sola ora di intervallo per il pasto. “ Un rapido spuntino fu consumato in piedi, senza lasciare i loro posti e dopo, un altro paio d’ore li avvicinò al pranzo; intanto le ruote inesorabili continuavano a girare e il penetrante ronzio della trebbiatrice faceva vibrare fin dentro alle midolla tutti coloro che si trovavano vicini alla gabbia rotante di rete metallica.”6 6 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 11 I suoni della tecnologia si diffusero in tutta Europa nell’arco di molti anni e le testimonianze (scrittori) rivelano anche in che modo questi suoni finirono per essere considerati inevitabili. Le città francesi furono le prime ad essere invase dai nuovi ritmi e dai rumori delle nuove macchine, infatti nel 1864 le città francesi erano ormai piene di fabbriche. All’inizio del XX sec. L’orecchio del cittadino accetta con facilità i suoni della tecnologia, suoni che ormai si sono armonizzati con i suoni della natura. Le vibrazioni costanti delle macchine hanno un effetto tossico, anestetizzante sull’uomo; i rumori della moderna città industriale avevano preso il sopravvento sui suoni della natura. Luigi Russolo, fu il primo futurista a sottolineare nel suo manifesto L’Arte dei rumori, scritto alla vigilia della prima guerra mondiale, “che la nuova sensibilità dell’uomo si basa ormai sulla sua fame di rumore e che questa sensibilità avrebbe potuto trovare il suo più superbo e grandioso mezzo d’espressione nella guerra meccanizzata.” Malgrado il notevole incremento di rumori provocato dalle nuove macchine che costituirono il cambiamento del paesaggio sonoro nel corso dei secoli XVIII e XIX, difficilmente si trova opposizione a questi rumori. In Inghilterra vi fu il primo testo critico sulla condizione degli operai nelle fabbriche, stilato nel 1832 dalla Commissione Sadler. Questo documento è pieno di descrizione delle spaventose e degradanti condizioni degli operai, ma il rumore non è indicato come uno dei fattori che 12 contribuisce alla degradazione di tali ambienti. Soltanto una volta si trova un riferimento riguardante il rumore “ossessivo” dei macchinari; e quando un rumore viene notato e riportato in questo documento si riferiva alle urla degli operai che vengono picchiati. Criticarono il rumore delle macchine, gli scrittori Dickens e Zola. Dickens, Tempi difficili 1854: “Stefano tornò a chinarsi sul suo telaio, quieto, attento e assiduo: perfetto contrasto, come ognuno degli uomini che era nella foresta di telai dove lavorava Stefano, con la roboante, fracassante, turbinante parte del meccanismo a cui era adibito.” Zola, Germinale 1885. “… aveva adocchiato i rubinetti di scarico. I getti di vapore eruppero con la violenza di cannonate; in un fragore di tempesta le cinque caldaie si vuotarono, fischiando da far sanguinare le orecchie.” Passeranno cento anni prima che siano stabiliti dei criteri di controllo della rumorosità, nell’ambito dei programmi di prevenzione sanitaria all’interno delle fabbriche. Fin dal 1831 si era a conoscenza che il rumore potesse recar danni all’udito, dopo lo studio di John Fosbroke sulla sordità dei fabbri. Ma si trattò di uno studio isolato fino a quando nel 1890 Barr, dopo 13 aver esaminato cento opererai di una fabbrica produttrice di caldaie, scoprì che nessuno di loro possedeva un normale livello di udito. Il battere le lastre d’acciaio produceva un rumore intenso, che provocava danni all’udito, caratterizzati dall’incapacità di percepire le alte frequenze. Difatti l’espressione “morbo del calderaio” finì per essere utilizzato per indicare qualsiasi tipo di diminuzione dell’udito legata alla lavorazione industriale, e solamente attorno al 1970, ci si cominciò a occupare della sua prevenzione. Inoltre nelle prime fasi di lavorazione industriale questa incapacità di riconoscere la presenza del rumore, rappresenta uno dei fattori che contribuiscono a moltiplicare gli effetti dannosi nei nuovi ambienti di lavoro. Questo fattore in parte è dovuto all’impossibilità di poter misurare quantitativamente il suono. Un suono può essere percepito come troppo intenso o doloroso, ma fino a quando Lord Rayleigh non costruì il primo strumento che permettesse di misurare con precisione l’intensità acustica nel 1882 e l’uso dei decibel come misurazione; diventerà standard nel 1928. Fina dall’antichità i rumori intensi ispirano paura e rispetto e appaiono espressione del potere divino; questo potere è passato dai suoni naturali: fulmini, eruzioni e tempeste, ai rumori più industriali. Difatti con la rivoluzione industriale erano gli industriali a detenere il potere. Qualora sarà garantita l’immunità a un rumore, là, si troverà un centro di potere. Intensità in decibel di alcuni rumori prodotti da macchine 14 moderne: Macchina a vapore Macchina da stampa Generatore elettrico Diesel Macchina ribaditrice Tranciatrice per segherie Rettificatrice Piallatrice Sega a metallo Complesso rock Fabbriche di caldaie - martello pneumatico Aereo a reazione, al decollo Lancio missilistico 85 dBA 87 dBA 96 dBA 101 dBA 105 dBA 106 dBA 108 dBA 110 dBA 115 dBA 118 dBA 120 dBA 160 dBA La rivoluzione industriale portò a un’altra conseguenza: la comparsa della linea retta nel paesaggio sonoro. Quando si visualizzano i suoni attraverso un sistema grafico collegato a un apparecchio di registrazione, diventa possibile analizzarli attraverso il loro “profilo”. Le principali caratteristiche di questo profilo sonoro sono: attacco, corpo, transienti (mutamenti interni), caduta. Quando il corpo di un suono si prolunga nel tempo ed è privo di modificazioni, la sua riproduzione grafica corrisponde a una linea retta orizzontale. In acustica la linea retta continua è artificiale; infatti è raro trovarla in natura. Oggi la maggior parte dei suoni sono continui e questo fenomeno 15 acustico, creato dalla rivoluzione industriale é ulteriormente incrementato dalla rivoluzione elettrica, che ci costringe oggi a dei rumori di fondo permanenti, ci avvolge in fasce di rumore a larga banda, privi di personalità e di dinamica. Così come la prospettiva è assente nel paesaggio sonoro lofi (tutto è simultaneamente presente), in una linea retta in acustica è assente la durata; si tratta di un fenomeno sovra biologico. I suoni naturali, invece vivono di una propria esistenza biologica. Nascono, si sviluppano, muoiono; al contrario un generatore elettrico o un condizionatore d’aria non muoiono mai, vivono di trapianti e vivono in eterno. 1.4 LA RIVOLUZIONE ELETTRICA La rivoluzione elettrica accentua per molti aspetti temi già presenti nella rivoluzione industriale, aggiungendovi alcuni effetti inediti. L’avvento dell’elettricità favorì l’uniformazione globale della velocità di trasmissione della stessa su frequenze cardine di 25 e 40 cicli al secondo, e in seguito di 50 e 60 cicli. In oltre apportò la moltiplicazione delle fonti sonore e aumentò le potenzialità della loro diffusione grazie all’amplificazione. Vennero introdotti due nuovi concetti: la conservazione e l’accumulazione del suono e la dissociazione dei suoni dal loro contesto originale, che R. Murray Schafer definisce schizofonia. 16 La trasmissione elettroacustica e la riproduzione del suono rappresentano senza ombra di dubbio una grande fonte di benefici per l’umanità, senza che questo possa mascherare il fatto che la progettazione del primo impianto hi-fi coincise esattamente con il momento in cui il paesaggio sonoro mondiale scivolava in una condizione di bassa fedeltà. Le tre tecniche acustiche più sconvolgenti della rivoluzione elettrica furono il telefono, il fonografo e la radio. Con il telefono e la radio il suono non era più legato alla sua origine nello spazio, e con il fonografo perdeva la sua origine nel tempo. La stupefacente eliminazione di queste restrizioni ha dato all’uomo moderno un potere nuovo ed eccitante, che la tecnologia ha cercato sempre di rafforzare. Nello studio del paesaggio sonoro è importante soffermarsi in analisi sui mutamenti e della percezione e di comportamento, come è avvenuto con il primo di questi strumenti ad essere stato introdotto in modo invasivo nella vita quotidiana: il telefono. Ad attestare il grande passo compiuto dall’uomo con le tecnologie della rivoluzione elettrica sono i numerosi riferimenti a miti e leggende di ere in cui l’uomo era ben lungi dal materializzare questi prodigi, per esempio presso i babilonesi si parla dell’esistenza presso uno degli zigurrat di una stanza costruita in modo tale che un sussurro vi rimanesse per sempre. Una stanza simile esiste tutt’oggi presso il palazzo di Ali Quapu, ad Isfhahan, anche se le condizioni precarie del 17 sito impediscono di carpirne il funzionamento. Probabilmente pavimento e pareti opportunamente levigate conferivano ai suoni un riverbero di lunghezza stranamente prolungata. Ancora un’antica leggenda cinese narra di un re che possedeva una scatola nera segreta dentro la quale dettava i suoi ordini, inviati ai suoi subordinati per tutto il regno. Il desiderio di dislocare i suoni nello spazio e nel tempo non rappresenta quindi un fatto nuovo nella storia, per cui le recenti tecnologie non fanno altro che realizzare aspirazioni maturate nel corso della storia trascorsa. Da un punto di vista pratico questo desiderio ha portato alla ricerca e proposizione di un paesaggio sonoro virtuale, più ampio e diverso da quello naturale. Con la possibilità della conservazione e riproduzione del suono, esso stesso diventa un mezzo portatile e individuale e di conseguenza uno strumento di potere. Il suono diventa così anche uno strumento imperialista delle nazioni post industriali, con il supporto dei gadget hi-fi come gli altoparlanti. A proposito di quest’ultimi scriveva Adolf Hitler: “non avremmo mai conquistato la Germania senza altoparlanti”. Il risultato dei diversi gadget hi-fi è l’introduzione di un paesaggio sonoro sintetico, in cui i suoni naturali tendono a snaturarsi, mentre i segnali operativi che dirigono la vita moderna finiscono con l’essere il suono sostitutivo prodotto dalle macchine. Con la diffusione delle stazioni radiofoniche e l’entrata in commercio a prezzi popolari di “kit hi-fi”, il 18 paesaggio sonoro urbano ha drasticamente mutato la sua forma: se prima la città fondava i suoi ritmi sul suonare delle campane della parrocchia , con l’affermazione del palinsesto radiofonico, li basa sulla sua emittente locale.7 Il nuovo paesaggio sonoro costituitosi si rivelò un elemento disgregante per la vita pubblica, manifestandosi come un muro sonoro, che rinchiudeva l’individuo entro il proprio nucleo familiare al sicuro dai pericoli del mondo esterno, ormai solcato da mezzi a motore e stabilimenti produttivi. La radio quindi fa si che la musica perda la qualità riflessiva della sua fruizione e acquisti significanza in termini di analgesico. Si parla in fatti di audio analgesia quando la musica viene utilizzata ai fini di alleviare l’attesa, distogliere il pensiero, deconcentrarsi o scaricare lo stress della frenesia quotidiana. Questi scopi sono l’obbiettivo della cosiddetta musica di sottofondo, che trova applicazioni in industrie, dove statisticamente l’ascolto di un audio durante il turno lavorativo, dà una sensazione di maggiore progressione temporale (effetto analgesico), oppure nei supermercati per rendere più sereno e rilassante il momento di scelta e acquisto del prodotto, e così via.. Dunque di conseguenza alla diffusione della radio in certi casi il suono assume la funzione di maschera, oltre che di muro, perché cela il paesaggio sonoro reale altrimenti di ostacolo al perseguimento di determinati obiettivi. Un altro caso in cui si 7 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 19 parla di mascheramento è quello che riguarda alcuni ingegneri acustici, i quali sfruttano il sibilo del condizionatore d’aria o il ronfare della caldaia per coprire altri suoni fastidiosi e, quando quelli, da soli, non sono sufficientemente intensi, li rafforzano ricorrendo all’istallazione di generatori di rumore bianco. Il progetto che una delle più importanti società americane di ingegneria acustica ha indirizzato al direttore di un dipartimento musicale, ci rivela come, se da un lato la musica può essere usata per mascherare il rumore, dall’altro anche il rumore può essere usato per mascherare la musica. Nel progetto troviamo infatti questo consiglio: “Biblioteca Musicale: occorrerà introdurre una quantità di rumore meccanizzato sufficiente a coprire quello prodotto dal voltare le pagine e dal movimento dei piedi.” La maschera nasconde il volto. Le mura sonore (tramite diffusione elettrica) nascondono sotto la finzione il paesaggio sonoro autentico.8 8 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 20 ANALISI DEL PAESAGGIO SONORO 2.1 NOTAZIONE La notazione è una metodologia utilizzata per trascrivere gli eventi acustici tramite segni grafici, ed ha una rilevante importanza per quanto riguarda la conservazione e l’analisi del suono. Esistono tre sistemi grafici di notazione: - il sistema acustico, in cui le proprietà meccaniche dei suoni possono venire trascritte con precisione su carta o su uno schermo; - il sistema fonetico, che proietta e analizza il linguaggio umano; - la notazione musicale, che permette la trascrizione di quei determinati suoni che possiedano un carattere “musicale”. Il sistema acustico e il sistema fonetico sono di natura descrittiva, in quanto rappresentano suoni già esistenti, mentre la notazione musicale fornisce informazioni su suoni generalmente ancora da produrre. La rappresentazione grafica del suono affonda le sue radici già negli ideogrammi o nei geroglifici i quali a differenza del linguaggio fonetico, che rappresenta i suoni delle parole, rappresentavano delle cose o degli avvenimenti. 21 La notazione in musica, rappresenta quindi il primo tentativo di fissare dei suoni diversi da quelli della parola, sistema perfezionato a partire dal Medioevo fino al XIX secolo. Dalla scrittura la notazione ha ereditato la convenzione di indicare il tempo con un movimento da sinistra verso destra, introducendovi la dimensione verticale per indicare la frequenza e l’altezza. “Gli sviluppi della notazione di carattere descrittivo in acustica e fonetica sono molto più recenti e li si può considerare nati nel XX secolo. Per poter avere un’esatta descrizione fisica dei suoni nello spazio occorreva avere una tecnologia capace di definire, e di misurare, con scale quantitative precise, i parametri di base. E questi erano: tempo, frequenza, ampiezza (o intensità). Si tratta inoltre di una condizione artificiale che implica, come per la notazione musicale, un’atteggiamento mentale tridimensionale. Dato un qualsiasi evento sonoro, i tre parametri prescelti non devono mai essere considerati come parametri isolati o indipendenti tra loro. Almeno fino a quando abbiano a che fare con la percezione del tempo (una nota suonata forte sembrerà più lunga rispetto ad una suonata piano), la frequenza condiziona la nostra percezione dell’intensità (una nota acuta suonerà più forte di una nota grave della medesima forza) e il tempo condiziona l’intensità (una nota di forza costante sembrerà indebolirsi nel tempo).” Nell’analisi di un dato suono occorre apportare una distinzione tra: oggetti sonori, eventi sonori e paesaggi sonori. 22 Un oggetto sonoro è la più piccola particella autonoma d’un paesaggio sonoro. Ha un inizio, un corpo centrale e una fine e può quindi essere analizzato secondo questo profilo. L’attacco corrisponde alla parte iniziale dell’oggetto sonoro ed è determinato da una stimolazione di un sistema acustico, pertanto, ogni attacco è accompagnato da un rumore, con le dovute differenze a seconda che si parli di di uno strumento acustico o elettroacustico, per quest’ultimo sono da tenere in considerazione i brevissimi tempi di accensione. Il corpo centrale o parte stazionaria, si riferisce alla parte centrale di un oggetto sonoro in cui sembra sia possibile individuare un punto di stasi apparente dei parametri costitutivi del suono. Alcuni suoni, come percussioni, campane e gong sembrano non avere un corpo, ma solo attacco e fine o caduta. Altri suoni invece sembrano non cadere mai e prolungare all’infinito questo stato stazionario, quale quello dei condizionatori d’aria, condizione artificiale, che ha avuto inizio con l’industrializzazione del XIX secolo e con la rivoluzione elettrica si è estesa ad ogni aspetto della vita moderna. 2.2 CLASSIFICAZIONE In quanto strumento di analisi, la classificazione è un sistema generato per contribuire a migliorare la nostra percezione, la capacità di analisi, e la nostra creatività. Esistono diversi modi per classificare i suoni: in base alle caratteristiche fisiche 23 (acustica), alla sua percezione (psicoacustica), a seconda della loro funzione e del loro significato (semiotica o semantica) oppure secondo le caratteristiche emozionali o affettive (estetica). La classificazione secondo le caratteristiche fisiche si dimostra utile per analizzare in dettaglio singoli oggetti sonori; pertanto in primo luogo bisogna fornire informazioni relative alla distanza del suono dall’osservatore; l’intensità di quest’ultimo; se emerge chiaramente dal contesto o se risulta poco percepibile; se l’ambiente circostante causa effetti di riverbero, eco o altro ancora come effetto di deriva o disorientamento nell’individuare la sorgente del suono. Una classificazione secondo aspetti referenziali, ci permette invece di analizzare il suono in base a funzioni e significati dei suoni. A causa delle sue numerose suddivisioni, questo sistema risulta arbitrario, in quanto nessun suono ha un significato oggettivo e ogni osservatore delibera in base al proprio vissuto culturale, per cui viene stabilita una catalogazione di suoni evinti dalle descrizioni in documenti storici, letterari e antropologici. Le indicazioni relative alla data e al luogo di ciascun suono catalogato permettono di misurare tanto i cambiamenti storici intervenuti nel paesaggio sonoro mondiale, quanto le reazioni sociali a questi cambiamenti. Così facendo è possibile individuare alcuni importanti mutamenti nel rapporto, ad esempio, tra il numero delle citazioni relative a suoni di origine naturale e di quelle relative 24 a suoni di carattere tecnologico. Raggruppare i suoni secondo le loro qualità estetiche è sicuramente il metodo più arduo, in quanto i suoni colpiscono in maniera differente ogni singolo individuo e ad ogni suono corrisponde una vasta gamma di reazioni. A questo scopo può essere utile conoscere quali siano in ciascuna cultura i suoni considerati più o meno gradevoli, fornendoci utili indicazioni per la formulazione di un design del paesaggio sonoro futuro. Tra gli aspetti da analizzare per una classificazione di tipo estetico sono le condizioni climatiche e geografiche, in quanto realtà che influenzano il gradimento. Ad esempio i paesi che si affacciano sul mare l’infrangersi delle onde del mare risulta sempre gradito, mentre nei paesi continentali questo gradimento si indirizza verso ruscelli e cascate. Allo stesso modo le reazioni sono subordinate al grado di vicinanza agli elementi naturali. Quanto più ci si allontana dalla vita all’aria aperta tanto più i suoni della natura sono graditi. D’altro canto però per quanto riguarda i suoni della tecnologia, è dimostrato che questi ultimi sono più apprezzati da paesi in cui la loro presenza è recente rispetto ai paesi tecnologicamente avanzati. 2.3 PERCEZIONE Molte delle ricerche condotte in questo campo riguardano la localizzazione del suono e quindi la sua dimensione 25 spaziale, rivolgendosi a particolari aspetti di questo come il mascheramento sonoro ( il ricoprire un suono mediante un altro suono ) e la fatica uditiva ( gli effetti di una esposizione prolungata allo stesso suono ); senza però trattare l’obiettivo principale, secondo schaeffer, che è la determinazione del come e del perché esistano differenti modalità di ascolto in individui e in società appartenenti a diverse epoche storiche. Compito dunque dello storico del paesaggio sonoro è di avanzare delle teorie sulle cause che hanno prodotto dei mutamenti percettivi nelle abitudini di ascolto. Alcuni dei termini coniati per la percezione di tipo visiva possono ugualmente applicarsi alla percezione acustica, come per esempio il termine irradiazione, principio secondo il quale un’area fortemente illuminata da l’impressione di dilatarsi, così come un suono intenso sembra essere più lungo di un suono meno intenso di uguale durata. Il termine ricostruzione, ovvero la facoltà percettiva di completare i vuoti di uno schema conosciuto, ha molti riscontri in ambito fonetico. Un altro concetto che schaeffer prende in prestito dalla percezione visiva è quello del rapporto figura-sfondo, cioè il rapporto che individua in un evento un punto focale d’interesse e un contesto in cui è inserito, concetto introdotto dalla psicologia della gestalt, al quale successivamente si aggiunse il concetto di campo in cui si svolge l’azione. Quindi la figura corrisponde all’impronta sonora, lo sfondo ai suoni dell’ambiente che la circondano, il campo è il paesaggio sonoro. 26 L’appartenenza di un suono alle categorie di figura o sfondo dipendono da diversi fattori: culturali, differenti abitudini di ascolto, differenti interessi, e dal rapporto che intercorre tra l’ascoltatore e il campo (se è autoctono, casuale o estraneo). Oltretutto le differenze culturali appena accennate rendono questo stesso sistema di organizzazione figura/sfondo/campo un’altra abitudine culturale non condivisa in molte altre parti del mondo. Per affrontare delle indagini in tal senso, bisogna dunque utilizzare i giusti mezzi, ovvero, per rendere conto di un’impressione sonora, è necessario utilizzare il suono; ogni altro metodo che si avvale di immagini, o della forma del racconto sarà infedele. L’unico modo per verificare la percezione consiste nell’escogitare un metodo che consente all’ascoltatore di riprodurre con esattezza ciò che ha udito. 2.4 MORFOLOGIA La morfologia studia le forme e le strutture. Termine coniato nel XIX secolo , usato inizialmente dagli evoluzionisti per indicare lo sviluppo delle forme biologiche e utilizzato anche da R. Murray Schafer per segnare il cambiamento delle forme del suono nel tempo e nello spazio. La morfologia permette di poter raggruppare insieme suoni che abbiano forme e funzioni simili, facendone notare gli sviluppi e le linee evolutive. Studiando la trasformazione di un suono come per esempio il passaggio dai 27 fischi alle sirene nelle fabbriche, è possibile dimostrare i criteri evolutivi di questo suono nel corso del tempo o rapportarlo ad altri suoni con finalità simili, ma in contesti sociali diversi. Un aspetto interessante è l’evoluzione dei materiali primari di una società o di una cultura; naturalmente ogni area geografica possiede dei materiali principali per la costruzione di case, utensili e oggetti: legno, pietra, metalli ecc.. Materiali che quando sono scheggiati, tagliati, martellati producono dei suoni caratteristici. Per esempio in Europa il primo materiale da costruzione usato è stato il legno, rimpiazzato poi dalla pietra, oggi dal cemento grezzo. Nel Nord America si è passati invece dal legno al cemento, senza prima aver conosciuto l’era della pietra; quindi i martelli dei tagliapietra hanno ceduto il posto al suono continuo della betoniera. E’ importante, inoltre, la storia dell’uso dei metalli per capire la morfologia dei diversi materiali: rame e stagno furono fusi insieme producendo un nuovo suono, quello del bronzo, usato per cannoni e campane. Il bronzo fu il primo metallo conosciuto in Europa, nel Medio Oriente e in Cina. Intorno all’anno mille venne fuso il ferro e di conseguenza si introdussero suoni nuovi: quelli prodotti dal ferro stesso e quelli legati alla sua lavorazione. Il vetro, il corrispettivo femminile del ferro, fornisce altre sonorità caratteristiche introdotte nel XII secolo in Europa, contribuendo anch’esso a sostituire il legno, soppiantato poi dalla celluloide e dalla plastica (materiale moderno multiuso) dalla voce simile ad un sordo rumore. Questo studio morfologico è interessante 28 anche per il passaggio dei suoni legati ai mezzi di trasporto e questo dimostrerebbe quanto tali toniche occupano la nostra vita. Per esempio il diverso rumore prodotto dal camminare, dovuto alle diverse fogge delle scarpe, è stato poi sostituito dal rumore pesante della ruota sul terreno aspro, alleggerita in seguito dai raggi in metallo per poi divenire pneumatici che a sua volta producono delle variazione: dal sibilo delle ruote più leggere al ronzio delle gomme da neve, fino al fracasso delle gomme chiodate. Perfino i mezzi di comunicazione hanno subito una notevole metamorfosi acustica. Il primo strumento che aumentò l’estensione della voce fu il corno con il suo impressionante e spaventoso suono, seguito dalla piattezza del telegrafo fino alla nascita della radio e del telefono. 2.5 SIMBOLISMO SONORO I suoni dell’ambiente hanno un significato referenziale e per lo studio del paesaggio sonoro questi non sono soltanto degli eventi sonori astratti, ma anche dei segni e dei simboli acustici. C.G Jung scrive: “Una parola o un’immagine è simbolica, quando sottintende qualcosa di più del suo significato ovvio e immediato. Essa ha un aspetto inconscio più ampio, che non è mai definito esattamente o completamente chiarito.” 9 E’ simbolico, un fatto sonoro, quando suscita un’emozione o pensieri che vanno oltre la meccanicità delle sensazioni o la funzione di segnale che può esercitare, quando 9 C.G JUNG, L’uomo e i suoi simboli, Mondadori, Milano 1984. 29 possiede un qualcosa di soprannaturale e di riverberante che risuona attraverso i luoghi nascosti della psiche. Nell’opera Tipi psicologici, Jung parla di miti e simboli : “ che possono nascere autoctoni in tutti gli angoli della terra e che nondimeno sono identici, perché vengono appunto generati da quell’inconscio umano che è sempre il medesimo, che è ovunque diffuso e i cui contenuti differiscono fra loro infinitamente meno che non le razze e gli individui.” A queste immagini Jung impose il nome di “archetipi”. Sono gli schemi primordiali ed ereditari dell’esperienza. Non possiedono alcuna estensione sensibile, ma possono trovare espressione nel sogno, nelle opere d’arte e nell’immaginazione. I suoni dell’acqua, elemento da cui ha avuto origine la vita, possiedono un’avvincente simbologia. La pioggia, un corso d’acqua, un fiume, una sorgente, ognuno ha un proprio suono, ma tutti hanno in comune un immenso significato simbolico: pulizia, purificazione, riposo e rinnovamento. Difatti l’acqua è presente in qualsiasi Rito antico e contemporaneo. Nella letteratura, nei miti e nell’arte, per esempio il mare è stato sempre uno dei simboli originari dell’uomo. Per la sua presenza incessante è simbolo di eternità; per le maree, per il flusso e il riflusso delle onde, è il simbolo del cambiamento. Rappresenta anche la legge della conservazione dell’energia: l’acqua evapora dal mare, si trasforma in pioggia, poi in ruscelli, in fiumi e alla fine ritorna nuovamente al mare. E’ anche il simbolo della reincarnazione, infatti, l’acqua non muore 30 mai. Quando il mare è in collera la sua energia, si espande in egual modo, è un rumore bianco, è tutte le frequenze: in un momento predominano le vibrazioni gravi, in un altro acuti effetti sibilanti, però nessun suono è mai assente e l’unico cambiamento consiste nel variare della loro intensità relativa. Il mare simboleggia la forza bruta, la terra, la sicurezza e il benessere. L’opposizione di questi due elementi s’intende nello scroscio dei frangenti. Nessun altro suono come quello del mare riunisce in sé continuità e discontinuità. L’uomo moderno si sta allontanando dal mare, dai viaggi via mare; l’uomo moderno sta per perdere il contatto con i ritmi soprabiologici che nell’arte e nei rituali antichi davano al mare una presenza carica di vibrazione. 2.6 RUMORE La crescita dei suoni del mondo moderno ha portato a una modifica nel significato del termine rumore. Partendo dall’etimologia della parola, rumore può derivare dal termine inglese noise( rumore), che a sua volta può essere fatto risalire al termine francese noyse, nosa o nausa, ma comunque la sua origine rimane incerta. Il termine possiede vari significati e sfumature e i più importanti sono: Suono non desiderato: L’Oxford English Dictionary, contiene il termine noise inteso come “suono non desiderato”, risalente almeno fino al 1225. 31 Suono non musicale: Nel XIX secolo il fisico Hermann Helmoltz, utilizzò il termine noise, per descrivere i suoni composti di vibrazioni aperiodiche (lo stormire delle foglie), in opposizione ai suoni composti di vibrazioni periodiche (suoni musicali). In tal senso il termine è usato ancora oggi in espressioni: “rumore bianco” o “rumore gaussiano”. Tutti i suoni di forte intensità: Oggi, nel linguaggio quotidiano, il termine è spesso utilizzato per indicare i suoni particolarmente forti. Disturbo all’interno di un qualsiasi sistema di comunicazione: Il termine noise, in elettronica e meccanica indica qualsiasi disturbo che non faccia parte del segnale, come il suono prodotto dall’elettricità in un telefono o dall’effetto-neve su uno schermo televisivo. Il termine noise venne inizialmente utilizzato nella lingua inglese per indicare un “suono non desiderato”, ma venne qualche volta usato per indicare un “suono piacevole e melodioso”; quindi la faccenda diventa più complessa. Queste caratteristiche più ampie sono oggi scomparse nella lingua inglese, ma la si ritrova ancora nella lingua francese: bruit; difatti i francesi ancora oggi parlano del bruit degli uccelli o del bruit del traffico stradale. Di queste quattro definizioni principali, la più soddisfacente rimane tutt’oggi quella di “suono non desiderato”. Secondo questa definizione, rumore (noise) è un termine soggettivo. 32 Quindi ciò che per una persona può essere musica, per un’altra può essere rumore. La legislazione tradizionale si occupa del problema del rumore in funzione di un certo consenso della società: “disturbare la quiete pubblica”, vuol dire disturbare una porzione significativa di individui, ed è proprio in questo modo che la legislazione opera sul problema “rumore”. Pertanto essa considera l’opinione pubblica e potrebbe essere considerata legislazione di tipo qualitativa. Esiste anche la legislazione di carattere quantitativo, in cui vengono fissati dei limiti in decibel per i suoni considerati indesiderati. Una misurazione del suono in termini quantitativi tende al rumore un significato di “suono di forte intensità”; ad esempio: se una regolamentazione stabilisce che il livello massimo permesso di intensità sonora per un’automobile è di 85 decibel, un’automobile che produce 86 decibel è rumorosa, mentre una che ne produce 84 non lo é. Questa è una definizione poco esauriente perché non tutti i rumori fastidiosi sono di forte intensità o sufficientemente potenti da poterlo dimostrare attraverso un apparecchio di misurazione. La scienza medica ha dimostrato che i suoni superiori agli 85 decibel, se ascoltati in continuazione sono dannosi per l’udito. Le prime vittime accertate furono i lavoratori di fabbriche in cui erano messe insieme caldaie di metallo e da qui deriva l’espressione “morbo del calderaio”. In un primo momento l’esposizione prolungata di un suono che supera questo livello può causare un temporaneo spostamento di soglia. Vi è un 33 temporaneo innalzamento della soglia di udibilità perché dopo aver udito dei suoni molto forti, tutti quelli ascoltati dopo sembrano più regolari. Dopo alcune ore o giorni le condizioni tornano normali. Invece un’esposizione prolungata di suoni superiori agli 85 decibel può portare alla definitiva lesione della chiocciola e quindi a uno spostamento definitivo della soglia. Tale lesione nella parte interna dell’orecchio non è curabile. Oggi la minaccia di una sordità industriale è combattuta tramite apparecchiature di protezione che proteggono l’operaio dai suoni di forte intensità che superano il limite. Il suono essendo vibrazioni può colpire anche altre parti del corpo e un rumore intenso può causare: emicranie, nausee, impotenza sessuale, riduzione della vista, indebolimento delle funzioni cardiovascolari, gastrointestinali e respiratorie.10 2.7 IL SILENZIO Da sempre, la vita dell’uomo è scandita dall’incessante presenza dei suoni e della loro alternanza con ciò che genericamente chiamiamo silenzio. Ma, mentre il suono è una precisa manifestazione sensoriale associata ad uno stimolo fisico, misurabile, viceversa il silenzio è piuttosto la condizione di quiete del mezzo che lo trasferisce. Il mondo dei suoni e quello della musica in particolare pongono ineluttabilmente il silenzio come sfondo necessario alla loro diretta manifestazione; e la relazione tra suono e 10 R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998. 34 musica è fondamentale per tentare di mettere a fuoco una così complessa relazione. Non v’è dubbio che l’umanità si sia sviluppata nel corso dei secoli in uno scenario sempre più sovraccaricato di suoni. Luigi Russolo già nel 1913 scriveva nell’ “Arte dei Rumori”: La vita nell’antichità era tutto silenzi. Nel diciannovesimo secolo, con l’invenzione della macchina, nacque il rumore. Oggi esso trionfa e regna supremo sulle sensazioni dell’uomo. Questa condizione di crescente condizione del suono e della conseguente esposizione a esso, se da un lato appare come necessaria conseguenza del crescente uso delle macchine e della tecnologia in genere, essa rivela anche un rifiuto ancestrale del silenzio in quanto tale. Questo atteggiamento deriva principalmente dall’associazione del silenzio totale con la morte. E il tema della morte nella società moderna e industrializzata è continuamente esorcizzato mentre il mondo viene inondato indiscriminatamente di energia acustica. 35 In musica molti artisti si sono avvicinati alla sperimentazione di suoni ambientali, industrial ed elettronici. Intrecci di rumori, silenzi e simbolismo. Melodie tradizionali che si fondono a una sperimentazione, giocando su dissonanze e fraseggi sincopati di fiati. Suoni naturali, industriali ed elettronici che si tessono in una trama particolare. Suoni esclusivi, un’acustica insolita e la documentazione quasi scientifica di suoni elettronici plasmano un paesaggio sonoro moderno in cui irrompono suoni frammentati, suoni irregolari, che procedono quasi in silenzio. IL CASO EINSTURZENDE NEUBAUTEN Einstürzende Neubauten: “nuovi edifici che crollano”, è il progetto varato nel 1980 a Berlino dal cantante e chitarrista Blixa Bargeld (alias Christian Emmerich) e dai percussionisti Mufti F.M.Einheit (Franz Strauss) e N.U.Unruh (Andrew Chudy, originario di New York). Il nucleo della band risale almeno a un paio di anni prima, al collettivo “Geniale Dilettanten”, che comprendeva anche le musiciste Beate Bartel e Gudrun Gut (che diventerà una delle maggiori artiste d’avanguardia tedesche). Ma è stato con il progetto Neubauten che l’underground berlinese, tutta la costellazione dei punk, degli anarchici e degli irregolari che frequentavano l’area dell’Üntergang, un ex-mattatoio che era diventato il centro dell’avanguardia giovanile della città, trovò la sua espressione più completa. 36 L’arte degli Einstürzende Neubauten più vicina al teatro che alla musica è forse la rappresentazione più verosimile, e più sconvolgente, della società post-industriale. Musicalmente, il nesso più evidente è con l’industrial dei “Throbbing Gristle”, genere di cui rappresentano una delle massime espressioni di sempre insieme a formazioni quali “Killing Joke, Nine inch Nails e Ministry”. Ma forte è anche il legame con la no-wave newyorkese, in particolare con i deliri psicotici di “Lydia Lunch” e con gli incubi thriller dei primissimi “Sonic Youth”- . Nel 1980 gli Einstürzende Neubauten si esibirono per la prima volta, suscitando scalpore per la loro scelta di affiancare agli strumenti tradizionali, un assortimento di apparecchi di ogni tipo (seghe circolari, bidoni pieni d’acqua, plastica, vetro, tubi e travi di metallo, ecc.): live show distruttivi, terroristici e sfrenati, che imposero subito il gruppo come una delle esperienze più estreme e più innovative, a livello non solo europeo della musica d’avanguardia. Gli Einstürzende Neubauten esordirono su disco nel 1980 con i singoli “Für den Üntergang” e “Dürstiges Tiger”, e con “l’EP Kalte Sterne”. Nelle registrazioni in studio, gran parte della dirompente e traumatica violenza dei loro live andava inevitabilmente perduta, ma si cominciano anche ad intravedere segni di un reale talento musicale. Nel 1981, fu pubblicato il primo album “Kollaps” che sintetizza alla perfezione il loro progetto: quella degli EN è musica ridotta al grado zero, spogliata di ogni tipo di armonia e arrangiamento: apice dell’opera sono le frenetiche danze industriali “Tanz 37 Debil” e “Steh Auf Berlin” (introdotta da un martello pneumatico!), dove gli Einstürzende Neubauten portano la musica tedesca, rock e non, al suo limite estremo. Il resto del disco si divide tra vignette surreali e infernali orge di rumore, ma spiccano gli otto minuti della title-track, una litania narrata da un Bageld in pieno delirio estatico. Ancora acerbo, il disco mostra comunque già la personalità unica e originalissima dell’ensemble (ai tre fondatori si erano aggiunti il bassista Marc Chung e il chitarrista Alexander Hacke). La stessa prassi della non-musicalità, ovviamente con maggiore maturità, irrompe anche il secondo album “Zeichnungen das Patienten O.T.” (1983). Più che alla musica industriale, gli Einstürzende Neubauten si avvicinano sempre più ai collage sonori dei maestri dell’avanguardia elettronica tedesca (Stockhausen) e americana, ma con maggiore profondità morale e visionaria. I loro battiti metallici, le agonie demoniache del cantante, le dissonanze e le tempeste ritmiche esprimono scenari apocalittici senza possibilità di uscita e di salvezza: ogni brano è avvolto in un senso quasi tangibile di vuoto, angoscia, terrore. “Armenia”, a metà tra un incubo freudiano e un trip lisergico, riassume tutta la “poetica” di Blixa e compagni. Blixa Bargeld entra a far parte l’anno dopo del gruppo di Nick Cave: l’esperienza con i Bad Seeds si ripercuote immediatamente sul sound degli EN, che comincia per la prima volta a introdurre strutture musicali ben ordinate, se non vere e proprie “canzoni”, in “Halber Mensch” (1985). È 38 senza dubbio l’album più eterogeneo della loro carriera, quello che inaugura il loro periodo maggiore. Nelle loro mani tutto viene trasformato e deformato per essere messo al servizio delle nevrosi lancinanti di Blixa e dei deliri rumoristici dei due fenomenali percussionisti Einheit e Unruh: tanto la musica corale d’avanguardia (la title-track, che rimanda a Ligeti), quanto le “canzoni” (come le bellissime “Letztes Biest” e “Sand”), tanto le danze indemoniate che li impongono alla testa del movimento industriale “Yu-gung” e “ZNS” quanto i melodrammi decadenti come “Seele Brennt”. A completare l’ampissimo spettro musicale dall’opera arrivano poi due infernali tour de force rumoristici, forse i più radicali ed estremi del loro intero repertorio: il lied maligno “Der Tod Ist Ein Dandy” e l’estenuante sinfonia “siderurgica” di “Das Schaben”. Una nuova importantissima esperienza segna però quel periodo: gli Einstürzende Neubauten suonano insieme proprio ai Sonic Youth in varie date del loro tour (si parla dei Sonic Youth del periodo di “Bad Moon Rising” e “Evol”, e proprio gli echi di quei due capolavori del gruppo newyorkese avvolgono profondamente le atmosfere e le sonorità del quarto album dei Neubauten, “Fünf Auf Der Nach Oben Offenen Richterskala” (1987), il più tetro, insondabile e inquietante della loro carriera, nonché indubbiamente il più suggestivo. Più che un album, uno psicodramma disperato, che ruota intorno alla straordinaria “Zerstorte Zelle”, brano che porta a definitivo compimento la loro prassi del collasso nervoso, con il suo 39 andamento sinistro e l’apoteosi finale tra aperture sinfoniche e grida disperate. La frenesia di “Ich Bin’s”, la snervante suspence di “Zwolf Stadte” e “Keine Schönheit” (uno dei loro capolavori), le partiture impazzite di “Mo Di Mi Do Fr Sa So” sono tutti accompagnamenti ideali per il delirante flusso di coscienza, intonato da Blixa Bargeld. “Fünf” non è più soltanto un album di musica, ma è prima di tutto un album di immagini da un mondo ridotto in macerie, un “viaggio allucinante” tra le rovine della civiltà. Con questo album si concluse idealmente il periodo più “espressionista” degli Einstürzende Neubauten, che da qui in poi intraprendono un processo di maturazione e normalizzazione del loro sound in direzione di armonie più regolari e, relativamente, accessibili. Ormai all’apice dei loro mezzi tecnici e artistici, con “Haus der Lüge” (1989) il gruppo firma un altro capolavoro della musica industriale: incalzanti cavalcate techno (“Feurio”), minacciose danze tribali (“Schwindel”) o melodrammi fiammeggianti (la title-track), continuamente rielaborati secondo la loro estetica rumorista. Il capolavoro è però un brano per loro atipico, la suite “Fiat Lux”, divisa in tre movimenti, una sorta di requiem scandito da vortici sonori in stile shoegazer, passaggi “cosmici” alla Popol Vhu e inserti concreti, carico di una spiritualità solenne e di una malinconia senza fondo, per poi aprirsi in una terrificante marcia industriale. Per la prima volta nella loro carriera, gli Einstürzende Neubauten fanno i conti con la realtà della loro Germania e soprattutto della loro Berlino, in quanto 40 era appena caduto il Muro. Difatti i testi sono per la prima volta diretti, espliciti e politicamente impegnati, rinunciando quasi del tutto alle loro tipiche allegorie espressioniste: questo toglie forse molto del fascino della loro musica, ma svela anche tutta la reale grandezza intellettuale, ancor prima che musicale, del gruppo e del suo leader. Sulla scia dell’esplosione su larga scala del movimento industrial anche per la band tedesca si aprono improvvisamente le porte del grande pubblico: Nick Cave in persona sponsorizza il loro passaggio alla Mute. Il gruppo, nel 1991 registrò una soundtrack per il teatro, “Die Hamletmaschine” per poi dedicarsi a una trilogia comprendente gli “Ep Interim” e “Malediction” e l’album “Tabula Rasa” (1993). Sulla falsariga del precedente, i cinque dividono l’opera tra splendide suite industriali (“12305 Nacht” “Headcleaner”) e canzoni più regolari (come “Blume” cantata da Anita Lane). L’abilità del gruppo berlinese nel narrare gli scenari più fantasiosi, rimanendo fedeli alla sua poetica, resta straordinaria (valga per tutte “Wuste”, a metà tra ambient e musica da camera); anche se si sente la mancanza della follia anarchica e visionaria dei dischi precedenti, che fa capolino soltanto nella devastante e già citata “Headcleaner”. Nei due anni successivi, tra progetti solisti, colonne sonore (tra cui l’interessante Faustmusik) e raccolte (la serie delle Strategies Against Architecture) si intravedono anche i primi germi della crisi che di lì a poco colpirà il gruppo, che si ritroverà privato del bassista Marc Chung ma soprattutto del geniale 41 F.M. Einheit, sostituiti rispettivamente da Jochen Arbeit e da Rudi Moser, entrambi bravi ma non certo all’altezza dei loro predecessori. Il primo album della nuova formazione si intitola non a caso “Ende Neu” (1996), evidenziando la voglia di lasciarsi alle spalle il passato, ma proprio quel passato pesa come un macigno sul disco, che non è altro che una “pallida ombra” dei loro capolavori. Non che manchino gli spunti interessanti, soprattutto l’incalzante “Was Ist Ist”, la romantica “Stella Maris” e la lunghissima “Nnnaaammm”, ma l’album è comunque il meno compiuto e convincente della loro carriera. Dopo una lunga pausa, gli Einstürzende Neubauten rinascono dalle proprie ceneri con “Silence Is Sexy”, 2000, che dà inizio a una nuova carriera. Il gruppo porta avanti un’estetica basata sul silenzio, l’attesa e la rarefazione come armi per spiazzare il pubblico. Il manifesto del nuovo corso è la title track, che Blixa stesso racconta dicendo:“Si trattava di trovare qualcosa che non avevamo mai fatto prima. E questo naturalmente ci ha portato a fare delle cose sempre più fragili, perché le cose rumorose le abbiamo già provate negli anni 80. Adesso lavoriamo invece con il silenzio e con i suoni molto piani, il sovrapporre, lo sparire e riapparire dei pezzi, che sono molto diversi l’uno dall’altro, era questo quello che ci interessava in questo disco”. Il risultato finale in realtà non si discosta molto dalle sonorità scarnificate di “Fünf”, anzi quello che è cambiato totalmente è l’approccio: dove prima c’erano il terrore e l’angoscia ora ci sono ironia e 42 raffinatezza. Ma a confondere nuovamente le acque arriva il singolo “Pelikanol”, (abbinato anche come bonus-track all’album), ovvero 18 minuti di recitazione su un sottofondo di rumori estenuanti. Se pure vitalità e convinzione sono ancora intatti, è difficile riuscire dopo tanti anni a realizzare un’opera capace di aggiungere novità sostanziali a quanto fatto in precedenza. È questo, comprensibilmente, il limite principale di “Perpetuum Mobile”, nono album ufficiale dei Neubauten (senza contare raccolte, soundtrack, live e progetti paralleli). Un disco che prosegue con coerenza lungo la strada intrapresa negli ultimi anni, tra strutture basate su dilatazioni, rarefazione, pause e silenzi. E’ l’iniziale “Ich Gehe Jetz” a stabilire la perfetta continuità con le atmosfere del precedente album. Sottile e sommesso, il sound dei Neubauten esplora ormai territori che si fanno spesso e volentieri quasi “ambientali”. È il caso dell’affascinante incubo elettronico “Boreas”: il capolavoro del disco e dell’ancora più angosciosa “Ozean und Brandung”, rumore indefinito e senza forma, lasciato vegetare a basso volume, spazzato da soffi e tuoni minacciosi. E situandosi all’esatto opposto “emozionale” rispetto a questi due brani, Blixa Bargeld riesce inaspettatamente anche a essere romantico e malinconico, come quando sussurra la soffice melodia di “Ein Leichtes Leises Säuseln”, distesa sopra un “tenuissimo tappeto di tastiere”. “Ein Seltener Vogel”, “Selbstportrait mit Kater” e la title track sono però i brani-cardine, tre lunghe incursioni nel loro tipico sound “metallurgico”, decisamente “ingentilitosi” 43 con gli anni. Quando invece rinunciano alla propria unicità e si adagiano su ritmiche industrial convenzionali e poco incisive, come accade in “Der Weg Ins Freie”, allora gli anni si fanno davvero sentire e i Neubauten iniziano ad arrancare paurosamente. Ma è solo un episodio, a cui si contrappongono divertenti e stranianti siparietti come “Paradiesseits” e la tribaleggiante “Youme & Meyou”, o ancora “Dead Friends Around The Corner”. Coerenza, classe, onestà e unicità sono gli ingredienti di questo disco, manca però il coraggio; il gruppo non osa nulla di particolarmente “strano”, e questo è per loro il segno forse più evidente di una certa stanchezza. “Alles Wieder Offen”, ovvero Autonomia Operaia 2007: Indipendenti a tutti i livelli, dal finanziamento (con contributi dai fan) alla distribuzione tramite la loro etichetta personale, i Neubauten si ripresentano muovendosi con più efficacia e concisione. Album pacato e surreale, in costante equilibrio tra rumorismo e forma-canzone, nutrito con discrezione delle consuete dosi di angoscia e unheimlichkeit, “Alles Wieder Offen” è l’atto di ennesima rinascita del leggendario collettivo berlinese. I Neubauten tornano a occupare fabbriche in disuso, tornano a sporcarsi di cemento e metallo, basti ascoltare l’inno industriale di “Weil Weil Weil”: ma anche così restano pur sempre elitari, raffinati, unici. “Die Wellen”, nuovo capolavoro della loro poetica del suonosilenzio: voce e piano si insinuano velenosamente in un 44 crescendo di suspence e nevrosi che richiama le opere della loro infuocata gioventù. Nel finale tutto diventa percussivo, il piano, la voce, tutto è avvolto nel terrore. A far da controcanto a un tale incubo ecco la classe di sorridenti gioielli quali “Nagorny Karabach”, “Susej” e l’altro capolavoro dell’album, “Ich Hatte Ein Wort”, geniale Neubauten-pop; classe che è ordinaria amministrazione per loro, irraggiungibile per chiunque altro. Sorrette dal recitato di Blixa e dal basso di Hacke, inavvertibili, le dieci nuove composizioni si muovono con sicurezza lungo tutto il consueto spettro espressivo della band. Il teatro prende forma nelle pantomime allucinate di “Von Wegen”, dove un Blixa sempre più istrionico diverte e si diverte, mentre Moser e Unruh ci danno dentro con le solite percussioni metalliche e gli archi volteggiano deliziosamente. C’è tempo pure per una nuova lezione di industrial-rock sporco e sbilenco, “Let’s Do It A Dada”. La title track è un brano non certo originale, eppure la band riesce sempre a rivestire di nuova vita il proprio cliché. L’eterna giovinezza si sposa all’ormai rodata maturità di un ensemble che ha sempre e comunque da insegnare, capace di sorprendere e catturare come nessun altro. “Unvollstaendigkeit” è il pozzo senza fondo in cui cade tutto ciò di gentile e di crudele che alimentava i brani precedenti. “Ich Warte”, invece è il martellante congedo, notturno, lisergico e splendidamente evocativo. Chiusura di un album impeccabile, che pur non portando sostanziali innovazioni, consolida forme ormai standardizzate. 45 “Silence is sexy” è, nelle parole del loro leader Blixa Bargeld, il disco “più lento e più accessibile” che gli Einsturzende Neubauten, gruppo berlinese di punta del panorama della musica industriale, abbiano mai fatto nei loro ormai vent’anni di attività. Un titolo bizzarro per un gruppo che ha sempre amato il rumore e che Bargeld, intervistato dal quotidiano francese “Libération”, spiega così: “E’ una frase che mi è sempre sembrata assurda. D’altro canto, il silenzio resta una componente della musica, anche di quella degli Einsturzende Neubauten. Il rumore non ha significato senza il silenzio, che crea la dinamica. Abbiamo iniziato a lavorare a questa idea senza sapere davvero come utilizzarla. All’inizio ci siamo registrati, seduti con i nostri strumenti, in silenzio, con dei microfoni molto sensibili capaci di captare anche la respirazione o lo sfregamento dei vestiti sulla pelle. Qualcuno ha acceso una sigaretta e il risultato sul nastro ha risposto alle nostre domande. Fumare una sigaretta, aspirare il fumo, rinvia metaforicamente all’idea del vuoto. E’ quello che rende il silenzio e la tensione percepibili. Si sente qualcosa, si intuisce che c’è qualcosa. Per noi il silenzio è più la registrazione della tensione che non un silenzio zen alla John Cage”11. 11 www.ondarock.it 46 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN Analisi della traccia “Armenia” dell’album “ Zeichnungen des patienten O.T” ZEICHNUNGEN DES PATIENTEN O.T (1983) “Armenia” Unione tra melodia popolare caucasica, tremendamente malinconica e dolorosa, con i soffocati contorcimenti vocali di Blixa Bargeld (cantante) e gli angoscianti paesaggi espressionisti dell’industrial: testimonianza del genocidio (in Armenia) o la descrizione di un mondo che rovina se stesso e implode. “Armenia” resta comunque un quadro dai colori crudelmente vividi e intensi in cui l’espressioni deformate delle vittime, della decadenza della città appaiono terribili [ ]. “Società colpevole della propria autodistruzione” raccontata dagli EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN, con sfondi apocalittici. - ACUSTICA: L’acustica è particolare perché gli EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN suonano in un ex-capannone industriale; difatti i suoni sono amplificati: riverbero. La struttura industriale in cemento, di grandi dimensioni, presenta sulle pareti ampi finestre, non tutte integre. Si tratta di un capannone in cattive condizioni forse semidistrutto dai “bombardamenti della seconda guerra mondiale”, infatti scelto, non a caso, come sfondo scenografico ad “Armenia”. 47 I suoni sono metallici per l’uso di oggetti industriali, seghe elettriche, tubi metallici, lamiera, trapano ecc. - RITMICA: la ritmica è caotica tipica del primo periodo del gruppo, i così detti “show distruttivi”, litanie accompagnate da orge di rumori. Dissonanze e tempeste ritmiche si intrecciano dando vita ad un pezzo apparentemente caotico, ma congiunto da un unico input (ritmo monotematico del basso) che fa da filo conduttore. - LIBERTA’ DI COMPOSIZIONE: la struttura musicale è disordinata, le percussioni emergono sopra gli oggetti rumorosi, inoltre mostra impulsi monotematici del basso e urla isteriche. La musica viene ridotta al minimo, viene portata all’estremo capace così di raccontare gli scenari espressionisti su cui ruota la filosofia del gruppo. - STRUMENTI UTILIZZATI: A- Carrello della spesa suonato con bacchette metalliche (Fig.1). B- Tubi metallici legati a una bomba suonati con bacchette metalliche e martelli. C- Molla. D- Trapano usato su una lastra di pietra. E- Levigatrice su lamiera. F- Catene. 48 G- Sega elettrica. H- Contenitori di plastica. Fig.1 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN Fig.2 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN 49 IL CASO ALVA NOTO Fig.3 ALVA NOTO IL CASO ALVA NOTO Il contributo che Alva Noto è riuscito a dare in merito al paesaggio sonoro moderno è quello di avere documentato in maniera quasi scientifica l’affermarsi della realtà elettronica. Le apparecchiature elettroniche hanno portato con se tutto un solstrato di nuove sonorità legate alla loro specifica natura, ben lontane dal mondo meccanico, le apparecchiature elettroniche basano il loro funzionamento sull’attraversamento, la resistenza e la trasformazione di tensioni elettriche, rigidi rapporti e infallibili geometrie reggono i loro principi. Non più ritmo dato dalla ciclicità, non più riverbero dato dall’attrito di solide leghe metalliche, l’elettronica irrompe nel paesaggio sonoro con suoni frammentati, irregolari con un procedere silenzioso e quasi impercettibile. Alva Noto apre uno spiraglio attraverso cui ascoltare un mondo 50 che è stato progettato per non essere ascoltato e lo restituisce con tutte le sue caratteristiche addolcendolo solo talvolta con fittissimi beat in favore di una portata musicale più fruibile al pubblico. Carsten Nicolai, alias Alva Noto, è sicuramente una delle figure artistiche mondiali che, spaziando in diversi ambiti di espressione, ha saputo codificare la modernità in una maniera del tutto particolare e autonoma. Carsten Nicolai nasce nel 1965 a Berlino. Sin da giovane, pur guadagnandosi da vivere lavora come giardiniere, sviluppa una profonda passione per l’arte d’avanguardia, decidendo di frequentare, tra il 1985 e il 1990, un corso sul design a Dresda. Nel 1992 fonda il centro culturale Voxxx.kultur Und Kommunicationszentrum, mentre nel 1999 dà vita alla Raster-Noton, etichetta al vertice della produzione elettronica mondiale. All’inizio degli anni Ottanta, quando Nicolai è un adolescente, la rivoluzione informatica sta prendendo piede: il personal computer non è più appannaggio di pochi ma uno strumento a portata di mano. Ed è proprio col pc, paradigma del mondo moderno, che l’artista inizia sempre più a confrontarsi. Carsten Nicolai esplora il suono con un approccio totalmente attuale. Nella sue eterodossia, mostra al mondo l’arte sviluppatasi nel terzo millennio: la scomposizione. Giocando di rimbalzo su strutture fredde, le impalcature di Carsten Nicolai sono glitch, sfondi ambientali, cortine algebriche. La musica di Alva Noto si genera e si autoriproduce, 51 è matrice. I loop, intrecciati secondo precise tecniche compositive, si stagliano su sfondi elettronici minimali. Tale è la freddezza e l’assoluta mancanza di melodia, che potremmo quasi obiettare circa la provenienza umana delle tracce. Tuttavia è necessario leggere l’opera non nell’ottica di un puro ascolto, quanto del suo valore artistico complessivo. Se da un punto di vista musicale risulterà quindi spiazzante, da un punto di vista legato alla ricerca di nuove sonorità apparirà senz’altro innovativa. 52 Manifestazioni tecnologiche autonome tra produzione e fruizione Una mappa sonora del paesaggio tecnologico in ambiente domestico e industriale, per analizzare due aspetti di un contesto tecnologico, uno di produzione l’altro di fruizione, come una rappresentazione antropomorfa del paesaggio sonoro nella metafora di un sistema nervoso involontario (tecnologia domestica) e uno volontario (macchinari per la produzione industriale). Un luogo ipotetico che accolga entrambe le configurazioni, con la duplice relazionabilità . 53 Mappa sonora Una mappa sonora è una forma di media locativo che mette in relazione un luogo e le sue rappresentazioni sonore. Una mappa sonora trasmette il paesaggio sonoro di un luogo, che è unico, utilizzando solitamente un’interfaccia interattiva. La mappa sonora veicola contemporaneamente informazioni sull’aspetto visuale e spaziale da un lato, e dati sull’aspetto acustico e temporale dall’altro. La definizione di media locativo sta a indicare una comunicazione funzionalmente legata ad un percorso, con l’obiettivo di rappresentare un luogo servendosi dell’unione del tradizionale codice iconico e codice verbale o sonoro. Per luogo si intende il “tutto” che caratterizza una determinata porzione di spazio presa in considerazione: il paesaggio sonoro. La nascita di questa nuova forma di comunicazione visiva, che delinea il primo approccio al design acustico, si deve al musicologo canadese Raymond Murray Schafer, negli anni sessanta. Fu proprio in quegli anni, con la progressiva e quasi totale industrializzazione delle città, che il problema dell’inquinamento acustico prese corpo. Egli realizza il World Soundscape Project, una campagna di raccolta e catalogazione di paesaggi sonori significativi. Questo tipo di registrazioni possono essere finalizzate a vari scopi: da un lato la necessità della conoscenza e dell’analisi a fini etnografici, dall’altro la possibilità di intervenire sull’ambiente acustico ai fini di 54 migliorarlo (sound design). È fondamentale “costruire” una mappa sonora con centinaia di registrazioni che, una volta messe insieme, sappiano restituire quella vasta composizione musicale che è il mondo intorno a noi. A differenza della mappa sonora, la caratteristica più evidente della mappa, nella sua forma comune e tradizionale, è che essa tende a rappresentare in forma bidimensionale ciò che nella realtà è tridimensionale. Con il termine mappa, dunque, si intende genericamente una rappresentazione semplificata dello spazio, con il fine particolare di mostrare la relazione tra gli oggetti che lo compongono. La mappa sonora, invece, si pone come strumento sensomotorio, capace di conferire un apprendimento analitico, simbolico, ricostruttivo e un eventuale approfondimento per la riflessione territoriale. Essa è realizzazione ed esplorazione ambientale-sonora continuativa, dove l’azione di chi ascolta e di chi si muove innesca contaminazioni multiple. Il suono diviene mappa spaziale sensibile agli spostamenti, il percorso diventa un cronotopo. 55 REGISTRAZIONI REGISTRATORE PORTATILE ZOOM H4N Il registratore utilizzato nelle registrazioni possiede un’interfaccia tra registrazione d’ambiente e registrazione multi-traccia. H4n è provvisto di modalità operative di registrazione: <STEREO mode> in grado di registrare in stereo ad alta qualità, <4CH mode> che può registrare 2 diverse sorgenti sonore e <MTR mode> in grado di registrare e riprodurre 4 tracce/2 tracce contemporaneamente. Potete registrare una melodia così come nasce o le esecuzioni di un’intera band. Potete registrare effetti sonori ambientali e persino creare la vostra musica, registrare voci e strumenti su tracce multiple. H4n presenta la mobilità dei microfoni incorporati, per adattarsi a una più vasta gamma di situazioni. Per una più ampia area di suono, bisogna impostare i microfoni su 120 gradi. Oppure su 90 gradi, per avere un suono più pulito attorno al centro della sorgente sonora. Ad ogni modo, i microfoni sono provvisti dello stesso asse XY, per cui potete registrare il suono stereo senza differenza di fase. 56 Fig.4 REGISTRATORE PORTATILE ZOOM H4N 57 58 59 PAESAGGIO SONORO INDUSTRIALE 60 61 62 Fig.5 SCHIZZO DELLA PIANTA DEL CAPANNONE INDUSTRIALE S.G.M - MARMI E GRANITI 63 S.G.M SPATA - MARMI E GRANITI VISIONE IN 3D Fig.6 VISIONE IN 3D DEL CAPANNONE INDUSTRIALE S.G.M - MARMI E GRANITI 64 65 66 67 68 69 70 PAESAGGIO SONORO DOMESTICO 71 Fig.7 SCHIZZO DELLA PIANTA DI UN’ABITAZIONE 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 INDAGINE STATISTICA La seguente indagine, è stata svolta per mezzo un questionario composto da 10 quesiti a risposta multipla su un campione di cento individui assortiti: operai, casalinghe, studenti, impiegati, imprenditori di età compresa tra i 15 e i 60 anni, residenti in parte in periferia, in parte in centro città nella provincia di Ragusa (Ragusa, Chiaramonte, Modica, Giarratana). (Fig.8) 82 Fig.8 QUESTIONARIO 83 84 85 La funzione del questionario non si esaurisce nella mera compilazione, quanto nella sua elaborazione, operazione che permette di mettere in risalto corrispondenze spesso imprevedibili . Per tanto il risultato dell’indagine ha portato a potere affermare che in media l’individuo più a contatto con determinati suoni per motivi di lavoro o altro, ne risulta il meno disturbato; infatti le casalinghe sono poco o per niente disturbate dagli elettrodomestici quali aspirapolvere, lavatrice(Fig.9), lavastoviglie, cappa da cucina, mentre nelle categorie di operai, impiegati e studenti c’è un’alta frequenza di disturbo derivato dai suddetti apparecchi; di contro gli uomini in generale, con maggiore frequenza tra gli operai, risultano poco infastiditi dai suoni derivati da macchinari o attrezzature industriali (Fig.10) , e nelle donne e casalinghe risulta una bassa tolleranza di quei suoni. 86 Fig.9 ELABORAZIONE DATI 87 Fig.10 ELABORAZIONE DATI In oltre risulta che i giovani (tra i 15 e i 39 anni) sono la categoria in assoluto meno infastidita da qualsiasi sorgente sonora, mentre gli operai sono i più suscettibili in termini di disturbo, inoltre sono la categoria che maggiormente riserva nostalgia riguardo ai suoni dei vecchi macchinari. Emerge in oltre che la maggior percentuale delle donne è indecisa sull’esprimere un parere riguardo l’isolamento acustico e la sua pertinenza in ambito di consumi e inquinamento (Fig.11), di contro risulta anche la categoria più attenzionata riguardo allo stress che può causare un eccessivo inquinamento acustico e alla sensazione di routine che genera la convivenza prolungata con particolari suoni. 88 Fig.11 ELABORAZIONE DATI Gli individui residenti nel centro città risultano più intolleranti sia ai suoni industriali che domestici rispetto ai residenti in periferia. In conclusione emerge che la categoria degli studenti ha una percentuale maggiore rispetto alle altre di individui in controtendenza; per esempio, gli studenti, risultano in disaccordo riguardo all’affermazione che definisce l’isolamento acustico 89 delle apparecchiature un sinonimo di innovazione e qualità (Fig.12). Fig.12 ELABORAZIONE DATI 90 CONCLUSIONI Quando abbiamo intrapreso la stesura di questa tesi, non era ben chiaro il suo preciso scopo dimostrativo, il rapporto tra i due ambienti, uno di produzione e l’altro di consumo, dava sufficiente terreno per un’indagine a 360 gradi. Indecisi quindi sull’aspetto in particolare da analizzare, ci siamo trovati di fronte al vero dilemma della questione: quanto risulti effettivamente interessante direzionare l’analisi verso un nostro personale punto di vista, che può rivelarsi la conseguenza di una abitudine percettiva?, in un ambito, quello sonoro, a cui non tutti sono educati ad attingere. Trattandosi di percezione, è chiaro il carattere relativo delle argomentazioni che avremmo potuto sostenere, strettamente individuali e facilmente opinabili. Giunti quindi alle conclusioni possiamo affermare che la scelta di fornire una fedele restituzione di queste realtà sonore, in rapporto alle nostre attuali competenze, si è dimostrata formativa, potendo acquisire dimestichezza con le metodologie di ripresa e di restituzione di un paesaggio sonoro, e avendo compreso l’importanza di un’indagine statistica nell’attestare valore scientifico alla ricerca, in oltre si è rivelata una scelta efficace da un punto di vista etico. Infatti i due esempi da noi riportati: il capannone industriale e l’abitazione domestica, corredati da un’indagine statistica che ha sondato l’opinione comune, rappresentano il materiale da cui i lettori possono trarre le loro personali riflessioni; un punto di partenza sicuramente attendibile su cui impostare ricerche più ampie. 91 RINGRAZIAMENTI I nostri ringraziamenti vanno innanzitutto alla nostra instancabile relatrice: prof.ssa Nelida Mendoza, per la sua disponibilità incondizionata, e le diverse fonti e personalità con cui ci ha relazionato per la stesura della tesi; il prof. Stefano Zorzanello, per la sua scrupolosa e autorevole consulenza. Ringraziamo anche Danilo Maltese e Veronica Caruso per la formulazione del questionario e l’elaborazione dei dati raccolti; Salvatore Depetro per la realizzazione delle animazioni 3D. In fine l’azienda SPATA MARMI S.R.L. e Gianpaolo Cassarino per la disponibilità concessa ai fini delle registrazioni negli ambienti di lavoro. 92 REFERENZE FOTOGRAFICHE 49 50 57 63 64 72 81 85 86 87 88 Fig.1 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN Fig.2 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN Fig.3 ALVA NOTO Fig.4 REGISTRATORE PORTATILE ZOOM H4N Fig.5 SCHIZZO DELLA PIANTA DEL CAPANNONE INDUSTRIALE S.G.M - MARMI E GRANITI Fig.6 VISIONE IN 3D DEL CAPANNONE INDUSTRIALE S.G.M - MARMI E GRANITI Fig.7 SCHIZZO DELLA PIANTA DI UN’ABITAZIONE Fig.8 QUESTIONARIO Fig.9 ELABORAZIONE DATI Fig.10 ELABORAZIONE DATI Fig.11 ELABORAZIONE DATI Fig.12 ELABORAZIONI DATI 93 BIBLIOGRAFIA T.HARDY, Tess dei D’Urbeville, Einaudi, Torino 1970. C.G JUNG, L’uomo e i suoi simboli, Mondadori, Milano 1984. Thorkell SigurbjÖrnsson, comunicazione personale. R. Murray Schafer , Il paesaggio sonoro, Ricordi Lim, 1985-1998 ZOLA, Germinale, Mondadori, Milano, 1970. SITOGRAFIA www.ondarock.it www.wikipidia.it 94