parchi d`africa - Comune di Cento

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parchi d`africa - Comune di Cento
GIANNI MAITAN è nato a Malo (VI) nel 1951, è amministratore delegato di Gemata S.p.A., azienda meccanica di Trissino
(VI) leader nel mondo nella costruzione di macchine per la
rifinizione a basso impatto ambientale di pelli, tessuti, e materiali sintetici.
Ha iniziato a fotografare, sviluppare e stampare in camera
oscura il B&N nel 1975. Dal 1980, si dedica prevalentemente
alla fotografia naturalistica e le sue foto sono state pubblicate su
molti libri, calendari, guide, cartoline, figurine Panini e sulle più
titolate riviste specializzate italiane ed estere.
Dal 1996, ogni anno il “Calendario Gemata”, con le sue foto di
animali è stato distribuito in tutto il mondo in migliaia di copie.
Ha esposto in numerose mostre fotografiche personali e collettive in Italia e all’estero, l’ultima in ordine di tempo lo scorso
dicembre allo Sheraton di Roma, in occasione del 45° anniversario dell’indipendenza della Repubblica Democratica del
Kenya e a Palazzo Bonaguro di Bassano del Grappa (VI) con
61gigantografie di 2 metri di lato. Con l’Editoriale Giorgio
Mondadori ha pubblicato nel dicembre 2004 il libro fotografico
Parchi Africani ed è stato coautore della Guida per viaggiare:
Kenya pubblicata nell’ottobre 2005 dalla Casa Editrice Polaris.
Con Sassi Editore ha realizzato un nuovo libro fotografico Meravigliosi Parchi Africani che è stato presentato ad aprile 2009 in
occasione della mostra di Bassano del Grappa.
Comune di Cento
Assessorato alla Cultura
PARCHI D’AFRICA
fotografie di Gianni Maitan
Mostra a cura di Giorgio Ballotta
Rocca di Cento
3 Luglio - 29 Agosto
Mal d’Africa
Il mio primo viaggio in Africa, in Kenya per la precisione, risale all’agosto
del 1982. Si trattava di un viaggio, organizzato, che prevedeva un itinerario
lungo e molto interessante attraverso aree poco conosciute e molto remote
del Paese ma i cui partecipanti, circa una ventina, nutrivano scarso interesse
per l’ambiente circostante e ancor meno per la fotografia naturalistica.
Nonostante la quasi totalità delle giornate, dall’alba al tramonto, praticamente
trascorse “on the road”e le poche occasioni per fotografare, l’atmosfera quasi
irreale che mi circondava, gli spazi senza fine, i tramonti che incendiavano
il cielo, la popolazione amichevole e i meravigliosi animali mi hanno fatto
subito innamorare dell’Africa.
Ho dovuto poi attendere altri 11 anni prima di poter ritornare, nel 1993,
nel continente africano, questa volta in Tanzania, con Luisa e un piccolo
gruppo di amici che condividevano il nostro amore per la natura e la mia
stessa passione per la fotografia. Fu un fantastico viaggio vissuto in tenda
nella savana, sotto cieli incredibilmente stellati, dove il contatto così stretto
con la natura - con gli animali di giorno e con i rumori la notte - ha rafforzato
il mio amore per queste meravigliose terre e il mio “mal d’Africa” è diventato
cronico!
A quel secondo viaggio ne sono seguiti molti altri, con sempre maggior
frequenza, e nel mio crescente desiderio di esplorare il continente, ho
visitato i più importanti parchi africani, dal Kenya al Sudafrica. Ho alternato
viaggi molto spartani in tenda, accompagnato da guide locali, a viaggi selfdrive anche di 8.000 km, pernottando in confortevoli lodge o in accoglienti
campi tendati. Ho visitato posti remoti e poco frequentati come il nord del
Luangwa nello Zambia, il Kaokoland e il Damaraland in Namibia, il deserto
del Kalahari in Botswana, dove gli animali non abituati alla presenza dei turisti
e timorosi dei bracconieri fuggono appena vedono il fuoristrada comparire
all’orizzonte, oltre ai parchi più famosi, e spesso anche molto più affollati,
dove invece gli animali considerano l’auto un elemento del loro ambiente.
Per realizzare belle immagini di animali, oltre ad una buona conoscenza
degli stessi e del loro comportamento, è necessario disporre di un’adeguata
attrezzatura fotografica.
Durante la mia vita da fotografo l’ho cambiata tre volte. Ho iniziato nei primi
anni ‘80 con Canon, poi sono passato a Nikon e nel 2003 sono ritornato a
Canon, per poter sfruttare la rapidità dell’autofocus e la stabilizzazione dei
teleobiettivi. Negli ultimi quattro anni, con l’avvento del digitale c’è stata
una vera rivoluzione nella fotografia. Con le fotocamere digitali di ultima
generazione si possono catturare immagini di soggetti in movimento e
scarsamente illuminati impensabili solo qualche anno fa. In passato, con la
pellicola, per realizzare una bella foto contavano, molto di più dell’attrezzatura,
l’esperienza e l’abilità del fotografo. Ora contano molto le caratteristiche del
corpo macchina, in particolare la velocità e l’autonomia di scatto ed il basso
“rumore” del file ad alti ISO, ed ancor più saper usare bene Photoshop per la
successiva elaborazione delle immagini al computer.
Attualmente fotografo con un corpo EOS Ds Mark II e due corpi EOS
D Mark III e un corpo EOS 7 D. Nonostante il mio corredo comprenda
numerosi obiettivi, utilizzo preferibilmente le ottiche estreme: il 500 mm
f 4, anche con 1,4 X, per gli uccelli e per i ritratti degli animali e lo zoom
16-35 mm f 2,8 per i paesaggi con soggetti in primissimo piano. Invece, per
foto ambientate di animali in gruppo o soggetti singoli, uso prevalentemente
lo zoom 70-200 mm. Trovo molto pratico e maneggevole lo zoom 100-400
mm che mi consente una maggiore flessibilità nell’inquadratura e nella
composizione dell’immagine.
Quando riprendo dall’auto, per stabilizzare l’attrezzatura ed evitare il “micro
mosso”, uso i classici sacchetti riempiti di sabbia o riso che appoggio sul
finestrino o sul tetto della macchina. Sono molto pratici e, se pesanti e di
dimensioni generose, possono essere lasciati stabilmente al loro posto, senza
il pericolo di perderli a causa dei sobbalzi a cui è sottoposta l’auto sulle strade
sconnesse dei parchi.
Anche se nei parchi africani generalmente fotografo da normale turista
dall’interno di un fuoristrada, uso un abbigliamento grigio-verde o nei toni
del deserto. Per gli uccelli, e in particolare i rapaci che colgono qualsiasi
movimento da notevole distanza, i colori che si mimetizzano con l’ambiente
sono meno visibili e danno qualche chance in più nelle riprese ravvicinate.
Per ottenere fotografie di animali in pose naturali, e soprattutto per non recare
loro disturbo, è necessario rispettare alcune semplici regole comportamentali:
rispettare i limiti di velocità all’interno dei parchi, non avvicinarsi troppo agli
animali ed evitare di far rumore e parlare ad alta voce.
In ogni caso, per realizzare foto significative è necessario soprattutto avere
tanta pazienza e non scoraggiarsi alle prime delusioni. E, soprattutto, essere
sempre consapevoli che difficilmente si potranno presentare quelle situazioni
in cui si possono trovare i professionisti che usufruiscono di permessi speciali
per muoversi liberamente all’interno delle aree protette.
Però le sensazioni che si provano di fronte a paesaggi incontaminati o a
tramonti spettacolari, in attesa di cogliere il movimento di qualche predatore
o di percepire un fruscio che tradisce la presenza di una timida gazzella,
ripagano di tutte le foto mancate. Conservo nella memoria tutte le più
belle immagini dei miei viaggi, anche quelle che per qualche motivo non
sono riuscito a fermare. Nessuna delle mie foto mi potrà comunque mai far
rivivere completamente l’emozione provata nell’attimo stesso in cui mi sono
venuto a trovare di fronte all’animale da riprendere!
Ho deciso di raccogliere in questa mostra e nel mio nuovo volume alcune
delle immagini più significative realizzate durante i miei viaggi nei parchi
africani, con la speranza di stimolare nel visitatore e nel lettore il desiderio
di approfondire la conoscenza, oltre al rispetto e all’amore, di questi ultimi,
meravigliosi paradisi naturali così fragili e così bisognosi della nostra
protezione.
Gianni Maitan