WALT DISNEY E LA METAMORFOSI

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WALT DISNEY E LA METAMORFOSI
Elisa Bragante
WALT DISNEY E LA METAMORFOSI
Quando la fantasia incontra il surrealismo
Walt Disney, animatore e produttore cinematografico, è stato l’uomo capace di far sognare generazioni di bambini di tutto il mondo grazie a
cortometraggi e lungometraggi ormai consacrati dall’immaginario comune. La sua celebre frase “se puoi sognarlo, puoi farlo” racchiude la
personalità ottimista e creativa dell’inventore di Topolino e di tanti altri personaggi che accompagnano ancora adesso l’infanzia dei più piccoli (e
non solo).
A destra Walt
Disney, con
l’artista
Salvador Dalì
La regina
Grimilde in
Biancaneve
1. Una questione di Destino: le infinite metamorfosi dell’immaginazione
Molti furono i motivi del successo dei cartoni animati da lui realizzati: tuttavia, un lato particolarmente affascinante è l’atmosfera metamorfica
presente nella maggior parte dei suoi lavori. Questa si riflette in modo evidente anche nel cortometraggio Destino, frutto della collaborazione col
surrealista Salvador Dalì, terminato solo nel 2003 grazie al nipote di Walt Disney, Roy Edward Disney. La storia, attraversata da continui
mutamenti di scene e oggetti, segue la ricerca dell’amore di una ragazza immersa in un paesaggio desolato in cui ogni cosa si ricollega a un’altra
ed elementi diversi, che talvolta assumono sembianze antropomorfe, si fondono fino a formarne uno unico. Se prima la metamorfosi era soltanto
suggerita e statica, come nel dipinto Metamorfosi di Narciso, del 1937, grazie all’animazione la scena è dinamica e fluida, capace di trasportare in
un labirinto di immagini e simboli. Il mezzo cinematografico permette a Dalì di far immergere lo spettatore in un universo onirico e di rendere
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noto il proprio nome in diversi campi d’interesse. La sua eccentrica personalità rispecchia significativamente quella spregiudicata e vitale del Vate
Gabriele D’Annunzio, che incarna in sé, leggendo superficialmente o interpretando in modo estetizzante Nietzsche, l’ideale del superuomo. La
ricerca del bello si riscontra con lo stesso risultato fallimentare in Biancaneve, in cui la regina rappresenta la brama disattesa: l’aspirazione
all’eterna giovinezza si conclude nella disfatta della strega che cade da un dirupo.
Fotogramma del
cortometraggio
“Destino”, di
Walt Disney e
Salvador Dalì
2. I sogni son desideri
Al contrario, in Cenerentola la giovane orfana, sfruttata nelle faccende domestiche dalla matrigna e dalle sue figlie, finalmente realizzerà i propri
desideri sposando il principe azzurro tanto anelato anche grazie al ruolo nobilitante del lavoro (concetto messo a punto da Schopenhauer).
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Ella canta:
“I sogni son desideri di felicità
nel sogno non hai pensieri, ti esprimi con sincerità.
Se hai fede chissà che un giorno
la sorte non ti arriderà.
Tu sogna e spera fermamente
dimentica il presente
e il sogno realtà
diverrà!”
Qui il desiderio si muta in una possibilità di riscatto ed è allo stesso tempo, come teorizza Freud, parte dell’inconscio: infatti, attraverso i fenomeni
onirici, la “via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica” 1, il rimosso viene inconsapevolmente appagato. Se dunque
l’inconscio coincide con esperienze vissute o desiderate che sono state inabissate, il sogno non può che essere profondamente reale, la più sincera
espressione dell’animo umano, pur essendo manifestata in forma enigmatica. Interpretare un sogno significa perciò individuarne il significato,
cogliere il simbolismo che lo caratterizza e sostituirlo con un elemento logico, riconducibile al reale. Questa è esattamente la chiave di lettura di
Alice nel Paese delle Meraviglie, luogo dell’assurdo, del non-sense. Tutto appare slegato dalla realtà e solo alla fine del racconto scopriamo che le
avventure paradossali non sono altro che frutto di un sogno che, per quanto possa apparire estraneo alla coscienza umana ed ai suoi meccanismi,
è in realtà la sua manifestazione più pura. Infatti è la bambina stessa a volere un universo capovolto:
“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa; ciò che è
non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?”
Nel mondo onirico si ha un ribaltamento di prospettiva e vengono messe in discussione persino le leggi “naturali”, come il principio di non
contraddizione o il nesso causa-effetto; ciò comporta in Alice, dopo aver cambiato statura più volte, una crisi di personalità: “Ma se non sono più
1
Freud, Interpretazione dei sogni
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la stessa, prima di tutto occorre rispondere alla domanda: «Chi sono io?» Questo è il problema!”. L’unica risposta possibile sembra essere quella
del Gatto, che svela la regola del Paese alla rovescia:
«Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta» ribatté il Gatto. «E da cosa giudichi che io sono matta?» - «Devi esserlo, perché altrimenti non
saresti qui».
L’apparente follia attraversa il racconto delineandosi in particolare in personaggi quali il Cappellaio Matto e riconduce immediatamente alla figura
di Dalì, che non a caso illustrò una tiratura del libro di Lewis Carroll. Infatti sono significative le frasi “l'unica differenza tra me e un pazzo è che io
non sono pazzo” e “Je suis fou du chocolat Lanvin!” (“Sono pazzo del cioccolato Lanvin!”), pronunciata in una pubblicità. Sono solo alcuni esempi
delle moltissime espressioni dell’artista di Figueres diventate ormai celebri: grazie a queste e alla sua figura del tutto originale, egli si presenta
come bizzarro genio e folle esibizionista.
Mad Tea Party:
illustrazioni di
Salvador Dalì, tiratura
di Alice in
Wonderland, PressRandom House di
New York, 1969
Trasformazione del
vestito per il ballo,
Cenerentola
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3. La metamorfosi bestiale…
Follia e narcisismo sono motivi fondanti del cartone animato Le follie dell’imperatore, in cui l’egocentrico imperatore Kuzco è trasformato in lama.
Regna ad ogni modo il potere assoluto: lo stesso che, fuori dal mondo incantato disneyano, incalza durante la Seconda Guerra Mondiale. In questi
anni la posizione politica di Dalì, ammiratore di Freud, Einstein e di altri ebrei, benché lontana da Hitler, sembra avvicinarsi al regime franchista (la
questione è comunque controversa). Persino George Orwell lo criticherà poi per essere fuggito durante la guerra civile spagnola:
«When the European War approaches he has one preoccupation only: how to find a place which has good cookery and from which he can make a
quick bolt if danger comes too near.»
«Quando in Europa si avvicinano le guerre egli ha una sola preoccupazione: come riuscire a trovare un posto dove si mangi bene e da cui può
scappare in fretta se il pericolo si avvicina troppo.»
Infatti riguardo alla sua personalità scrive in un saggio:
«One ought to be able to hold in one’s head simultaneously the two facts that Dalí is a good draughtsman and a disgusting human being. The one
does not invalidate or, in a sense, affect the other.»
«Bisognerebbe essere capaci di tenere presente che Dalí è contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano. Una cosa non
esclude l’altra né, in alcun modo, la influenza.»
All’opposto, Disney distribuisce il cortometraggio Der Fuehrer's Face, mezzo di propaganda antinazista realizzata dagli Stati Uniti per motivare
l’entrata in guerra. Parodiando gerarchi nazisti, Hirohito, Mussolini e Hitler stesso, emerge il patriottismo soprattutto nella scena finale in cui
Paperino, terminate le allucinazioni che lo ossessionavano, si ritrova nel proprio letto, negli Stati Uniti, e capisce di essere stato in preda di un
terribile incubo. Infine, il papero abbraccia una Statua della Libertà in miniatura, ringraziando di essere cittadino americano.
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A sinistra Der Fuehrer’s
Face, originariamente
Donald Duck In Nutzi
Land (“Paperino nella
terra dei nazisti”, dove
“Nutzi” suona come
“nuts”, cioè “pazzi”),
1944
Sopra, Salvador Dalì,
vicino a Walt Disney.
4. …nell’epoca dei cambiamenti
Il sogno americano assume una valenza simbolica fortissima durante e dopo le guerre: gli USA sono considerati sinonimo di libertà e successo
individuale. In questo panorama di slancio e innovazione, ma anche di disfacimento, nasce e si sviluppa una generazione confusa, poi dopo la
Prima Guerra Mondiale una vera e propria “Lost Generation”, inserita nel clima esplosivo degli anni ’20.
James Truslow Adams gave the definition of the term “American Dream” in 1931: "Life should be better and richer and fuller for everyone, with
opportunity for each according to ability or achievement". America has always been considered the land of opportunities where dreams can,
eventually, come true. Walt Disney can be said to have embodied this ideal: for him no matter what race or social class you belonged to, you
could succeed through hard work. The result of that belief was a positive and optimistic period, which characterized the “Roaring
Twenties”. During the early 1920’s, in America there was a period of prosperity, called “The Jazz Age”, which was full of excitement and
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contradictions. That peculiar atmosphere is described in an emblematic way in The Great Gatsby by F. Scott Fitzgerald. Gatsby represents a sort of
“romantic hero”, who lives only for his dream: Daisy. In the end, his failure is the destruction and disillusion about a world in which what is really
important gives way to money, corruption, poverty of spiritual life and loneliness. The atmosphere of the 20s is also evoked in The Princess and
the Frog, in which the metamorphosis that can be observed is a negative one, as in the case of the emperor Kuzko. The end of The princess and
the Frog is different from The Great Gatsby, because in the former the two lovers can eventually realize their dream.
5. La trasformazione asinina
Un’altra forma di bestializzazione, invece, travolge il celebre burattino prima mutato in asino poi reso bambino in Pinocchio, lungometraggio
tratto e rielaborato dall’omonimo romanzo di Collodi. In questo caso, più che in altri lavori, la sfida di Disney nell’adattare una fiaba in un
lungometraggio animato consistette nell’arricchire le caratterizzazioni dei personaggi senza distruggere la struttura della storia: il Pinocchio di
Collodi era un racconto avventuroso e incentrato su un personaggio tutt’altro che senza macchia, ma anzi una piccola creatura dispettosa.
Tuttavia è “soltanto in base alle sue marachelle e malefatte che il libro può condurre il lettore in un mondo popolato di insetti parlanti, una
creatura marina e ciuchi che una volta erano bambini; ed è solo se Pinocchio è fin dall’inizio così privo di giudizio – e così nettamente separato dal
mondo degli umani – che la sua metamorfosi finale in un bimbo vero fornisce una degna conclusione a una storia altrimenti lunga e confusionaria”
2
. “Il pericolo che si cela dietro un personaggio così è che il pubblico non gli si affezionerà mai” 3. Da lì deriva il ragazzino paffuto e ruspantello con
un cappello tirolese, dal carattere alquanto passivo, del cartoon disneyano. Oltre alla sua trasformazione finale in fanciullo (passaggio che ricorda
le tre metamorfosi nietzschiane, in cui l’ultima fase rappresenta l’oltreuomo, cioè la creatura non risentita, dionisiaca, che nella sua innocenza sa
dire “sì” alla vita), è altresì interessante osservare la sua metamorfosi in asino. Questa ha una lunga e nobile tradizione a partire dai romanzi greci
e latini quali Lucio o l’asino dello Pseudo-Luciano e Le metamorfosi di Apuleio, in cui essa assume il valore di discesa allo stato ferino dell’uomo, il
più basso e istintivo, da dove risalire. In tutte e tre le storie i protagonisti, prima in balia del caso, vivono rocambolesche vicende ed in ultimo
tornano umani. Ma, mentre in Lucio o l’asino la conclusione è inaspettatamente comica, negli altri due percorsi di ascesa solo per intervento della
grazia (da un lato della Fata, nel secondo di Iside, dea che incarna la Luna) si raggiunge il lieto fine. Nel “romanzo” del philosophus Platonicus in
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Michael Barrier, Vita di Walt Disney. Uomo, sognatore e genio
Walt Disney
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particolare vi è una micro-narrazione che funge da mise en abyme: è la storia di Amore e Psiche. La fanciulla, infatti, come Lucio, il protagonista del
racconto, è caratterizzata dalla curiositas e per questo destinata a compiere un inabissamento di purificazione attraverso varie avventure. Da qui
non è difficile cogliere il chiaro riferimento in Alice, la cui tentazione di scoprire la porta in un mondo altro; mentre diversi elementi della fiaba, ad
esempio la presenza di sorelle malvagie, rimandano a Cenerentola. Ecco che elementi ricorrenti già nell’antichità si ripropongono in veste nuova,
si ricombinano e si mescolano fino a creare una fiaba originale ma con fondamenta solide nella tradizione. Ancora una volta Salvador Dalì
riassume in maniera efficace il concetto:
"La mia metamorfosi è tradizione, perché la tradizione è esattamente cambiamento e reinvenzione di un'altra pelle: non si tratta di chirurgia
estetica o di mutilazione, ma di rinascita".
6. Conclusioni
In fondo a un lungo percorso di mutamenti, ciascuno si chiede come sia diventato ciò che è o, come Alice, ancor prima chi sia. Qualcuno risponde
"Riguardo Dalì, tutto è vero tranne me" 4, alcuni ricalcano le proprie fattezze nei disegni che fonderanno personaggi riconosciuti globalmente 5,
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Salvador Dalì
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ma in ogni caso tutti approdano a una consapevolezza solo in seguito ad un necessario itinerario dentro e fuori di sé. Il viaggio dell’immaginazione
è un buon punto di partenza, che consente di esprimere realtà, finzione, contrasti, sogni e desideri: il mondo Disney e quello di Dalì ne sono un
esempio perfetto.
Bibliografia
•
Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro, introduzione, traduzione e note di Lara Nicolini, BUR, Milano, 2005, 2010
•
Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, vol.5, Loescher, 2012
•
Giorgio Cricco, Francesco Paolo Di Teodoro, Il Cricco Di Teodoro-Itinerario nell’arte, Zanichelli, 2012
•
Marc Eliot, Walt Disney, il principe nero di Hollywood, Bompiani, 1994
•
Michael Barrier, Walt Disney. Uomo, sognatore e genio, Tunué, 2009
•
Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, La ricerca del pensiero 3°, Paravia, 2012
•
Spiazzi, Tavella, Layton, Performer, Culture & Literature 3, Lingue Zanichelli, 2013
Sitografia
•
Luca Siniscalco, Disney e Dalí: una questione di «Destino», http://www.bietti.it/riviste/walt-disney-il-mago-di-hollywood/disney-e-dali-unaquestione-di-destino/
•
Sky Arte, http://arte.sky.it/temi/cera-una-volta-la-magia-disney/
•
The Walt Disney Family Museum, http://waltdisney.org/exhibitions/disney-and-dali-architects-imagination
•
William Bennett Gallery, http://www.williambennettmodern.com/artists/dali/portfolios/alice.php
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L’aspetto di Walt Disney si rintraccia in molte figure celebri dei suoi lavori (come nella prima bozza di Topolino)
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