Global Risks Report 2016: riassunto Arrivato alla sua 11a edizione

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Global Risks Report 2016: riassunto Arrivato alla sua 11a edizione
Global Risks Report 2016: riassunto
Arrivato alla sua 11a edizione, il Global Risks Report 2016 mette l’accento sulle possibili evoluzioni
ed interazioni dei rischi globali nel prossimo decennio. Questa edizione del rapporto marca un forte
distacco dai risultati del passato perché i rischi segnalati negli ultimi dieci anni stanno
manifestandosi in una nuova veste, talvolta inaspettata, apportando danni agli individui, alle
istituzioni e alle economie nazionali. Il riscaldamento climatico ha portato probabilmente la
temperature media del 2015 per la prima volta a più di 1 °C al di sopra della media annuale
dell’era preindustriale. Ben 60 milioni di persone, corrispondenti alla popolazione del 24° paese più
popoloso al mondo, sono state costrette ad emigrare. Si tratta del più elevato numero di persone
nella storia. I crimini informatici costano all’economia globale circa 445 miliardi di dollari, un
importo superiore al reddito totale di molte economie nazionali. In tale contesto, il Report esorta ad
adottare misure per rafforzare la resilienza ai rischi (“resilience imperative”) e indica degli esempi
pratici per raggiungere questo scopo.
Per il secondo anno consecutivo i problemi di carattere geopolitico rimangono una delle
preoccupazioni principali di coloro che sono stati intervistati nel corso del sondaggio “Global Risks
Perception Survey”. Il Report perciò dedica particolare spazio alle tematiche della sicurezza
internazionale e indaga i motivi di tale evoluzione e, in particolare, quale influenza potranno
esercitare su di essa la quarta rivoluzione industriale e il cambiamento climatico. Tre possibili
scenari per il futuro elaborari in questo contesto forniscono informazioni sui nuovi metodi per
creare resilienza contro le minacce alla sicurezza mediante una maggiore cooperazione tra il
settore pubblico e quello privato.
Il Report, facendo un passo indietro, esamina inoltre quale impatto stiano avendo i nuovi rischi
globali emersi in questi anni e i maggiori trend – come il cambiamento climatico, la crescente
dipendenza da Internet e le sempre maggiori disuguaglianze di reddito – sulle società già sotto
pressione, evidenziando i tre gruppi di rischi più rilevanti, indicati come “Risks in Focus”. Poiché la
capacità di analizzare i rischi globali dalla prospettiva di specifici gruppi di interesse contribuisce a
rafforzare la resilienza, il Report esamina pure l’importanza dei rischi globali per la comunità
imprenditoriale a livello regionale e nazionale.
Definizione dei rischi e dei trend globali
Un rischio globale è un evento incerto o una condizione che, se si verifica, può causare un
significativo impatto negativo per numerosi paesi o industrie entro i prossimi dieci anni.
Un trend globale è una tendenza di lungo termine che si sta attualmente affermando e che
potrebbe contribuire ad ampliare i rischi globali e/o modificare i rapporti esistenti tra di loro.
Global Risks Perception Survey
Quasi 750 esperti e leader dalle diverse comunità di stakeholder cui si rivolge il World Economic
Forum hanno risposto quest’anno al sondaggio Global Risks Perception Survey. I partecipanti
provenivano dal mondo imprenditoriale e accademico, dalla società civile e dalla pubblica
amministrazione e rappresentavano diverse aree di competenza, regioni geografiche e gruppi di
età.
Il sondaggio chiedeva di considerare 29 rischi globali – di tipo sociale, tecnologico, economico,
ambientale o geopolitico – con un orizzonte temporale di dieci anni e, in base alle proprie
percezioni, valutare la probabilità che essi si verifichino e il loro conseguente impatto.
Costantemente inclusa tra i cinque rischi a più alto impatto negli ultimi tre anni, la carenza di
interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e il rispettivo adattamento ha conquistato
ora il primo posto e viene percepita nel 2016 come il rischio con il maggiore potenziale d’impatto
negli anni a venire. Seguono al secondo posto le armi di distruzione di massa e al terzo le crisi
idriche. Le migrazioni involontarie su larga scala sono state inoltre posizionate tra i primi cinque
rischi, come pure un grave shock (incremento o decremento) dei prezzi delle fonti
energetiche.
Le migrazioni involontarie su larga scala sono state considerate il rischio più probabile per il
futuro, mentre il primo in classifica dell’ultimo anno – conflitti tra stati con conseguenze
regionali – è stato soppiantato dai rischi ambientali rappresentati da eventi atmosferici estremi e
dalla carenza di interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e il rispettivo
adattamento, e seguito dalle grandi catastrofi naturali.
Altri rischi globali rimangono problematici a causa della loro combinazione di impatto e probabilità,
come ad esempio quelli di carattere economico, comprendenti le crisi finanziarie nelle economie
chiave e l’elevata disoccupazione strutturale o la sottoccupazione. Si aggiungono gli attacchi
informatici e la profonda instabilità sociale. La loro valutazione riflette il grave impatto
potenziale della quarta rivoluzione industriale sull’economia e sulla società ed enfatizza la
necessità di salvaguardarne i benefici futuri.
Agli intervistati era stato pure chiesto quali rischi erano connessi fra di loro e quale effetto a catena
avrebbero potuto provocare. Dalle risposte sono emerse in particolare tre possibili dinamiche: il
cambiamento climatico potrebbe acuire le crisi idriche, con impatti rappresentati da un
moltiplicarsi dei conflitti e da un incremento della migrazione forzata. Per contrastarli è richiesta
una migliore gestione delle risorse idriche per potersi adeguare al cambiamento climatico, rifornire
una popolazione crescente e favorire il progresso economico; la necessità di gestire la crisi
migratoria globale, impegnandosi in politiche atte a creare resilienza e non solo rispondendo alla
crisi immediata; e il rischio di non riuscire a capire perfettamente i rischi che comporta la quarta
rivoluzione industriale e quale impatto avrà questa transizione su paesi, economie nazionali e
individui in un’epoca di una persistente lentezza della crescita.
Risks in Focus
La chiave per creare resilienza è la stabilità delle società. Perciò il primo dei tre gruppi di rischi
analizzati da vicino (“Risks in Focus”) riguarda le complesse dinamiche sociali in tempi di
digitalizzazione e affronta il fenomeno dell’aumento o diminuzione dei poteri del cittadino come
risultato dell’interazione di varie dinamiche: le tecnologie conferiscono ai cittadini il potere di
informarsi, collegarsi con altri e organizzarsi. Allo stesso tempo i cittadini si sentono deprivati dei
loro diritti da parte di lontane élite. Questo rischio mette in luce l’incombente instabilità sociale
causata da interventi repressivi o mancati interventi dello stato e del mondo imprenditoriale, che si
sentono insicuri di fronte a una cittadinanza meglio informata, interconnessa ed esigente. Una
situazione che potrebbe portare a un’accelerazione della spirale negativa costituita da perdita di
fiducia e reazioni sempre più dure da entrambe le parti. Il capitolo esamina pure i vantaggi che lo
stato e l’economia possono avere se si impegnano attivamente a coinvolgere i cittadini preoccupati
e dialogare con loro.
I rischi per la sicurezza alimentare nel contesto del cambiamento climatico vengono anche
analizzati in un apposito capitolo. Riprendendo il tema della connessione tra clima e acqua, trattato
nella prima parte, il Report esamina come i cambiamenti climatici e atmosferici possano
compromettere la sicurezza alimentare e la produzione agricola a tutte le latitudini. I paesi più
vulnerabili ai cambiamenti climatici spesso dipendono prevalentemente dalla produttività agricola
per sostenere la crescita e lo sviluppo economico. Ma in anni recenti si sono rivelati vulnerabili in
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tal senso anche paesi del G20 come l’India, la Russia e gli Stati Uniti (il granaio del mondo) e altri
grandi produttori industriali di dettate agricole. Il capitolo esamina come i raccolti resistenti al
cambiamento climatico e le reti della catena di distribuzione, nonché i meccanismi finanziari e
assicurativi, possano contribuire a mitigare gli aspetti sociali, economici e ambientali dei rischi per
la sicurezza alimentare connessi ai cambiamenti climatici.
Traendo insegnamento dalla crisi dell’Ebola il rapporto dedica anche particolare spazio alla
propagazione di epidemie a livello globale. L’incremento della popolazione, la rapida
urbanizzazione e il crescente flusso transnazionale di merci, persone e animali accentuano il
rischio di un’estesa propagazione di malattie infettive e nel contempo una diminuzione della
capacità di reagire adeguatamente, il tutto in un’epoca di crescente resistenza dei microorganismi
ai medicinali attualmente più efficaci. Gli interventi preventivi e reattivi contemplati vanno da
suggerimenti comportamentali, sostenuti ad esempio da campagne di comunicazione ed
educazione basate su evidenza empirica, alla necessità di investire nella ricerca e sviluppo di
strumenti diagnostici, medicinali e vaccini e nella creazione di un ambiente favorevole, in
particolare adeguando le norme legislative a tal proposito. In questo capitolo si sottolinea la
necessità di creare spazi di cooperazione interdisciplinare tra pubblico e privato per promuovere
ad esempio la disponibilità e l’analisi dei dati, un’agenda comune per la ricerca, norme legislative,
finanziamenti a lungo termine e metodi per promuovere un utilizzo responsabile dei media come
parte di un’efficace gestione della comunicazione durante le crisi.
Per ciascuno dei tre gruppi di rischi analizzati vengono forniti esempi di tre meccanismi pratici che
possono accrescere la resilienza contro le minacce identificate.
Rischi per le imprese
Gli esponenti del mondo imprenditoriale che hanno preso parte al sondaggio “Executive Opinion
Survey” del World Economic Forum, hanno identificato i rischi più preoccupanti per le proprie
imprese nei prossimi dieci anni. Le risposte riferite a 140 economie nazionali mettono in luce delle
tendenze generali a livello nazionale e regionale che possono fornire informazioni utili per iniziative
atte ad aumentare l’impegno del settore privato nel rafforzare la resilienza contro i rischi globali.
Su scala globale due rischi economici – disoccupazione e sottoccupazione e gli shock dei prezzi
delle fonti energetiche – sono classificati come i rischi più gravi per le attività economiche nella
metà delle 140 economie nazionali. Seguono l’incapacità delle autorità nazionali di governare
efficacemente i propri paesi, le crisi finanziarie, le bolle speculative e gli attacchi informatici.
Nelle risposte provenienti dai paesi europei dominano i rischi economici, comprendenti le crisi
finanziarie, la disoccupazione, le bolle speculative e i prezzi delle fonti energetiche – questi ultimi
sono pure la preoccupazione principale in Canada – mentre i dirigenti degli Stati Uniti si
preoccupano maggiormente del rischio di attacchi informatici. I partecipanti russi e dell’Asia
centrale temono soprattutto le crisi finanziarie e la disoccupazione, assieme ai rischi di
un’inflazione incontrollabile e di conflitti tra gli stati. I rischi ambientali preoccupano i manager
dell’Asia orientale e dell’area del Pacifico, assieme a quelli connessi ai prezzi delle fonti
energetiche e alle bolle speculative.
Nell’Asia meridionale si temono gli sbalzi dei prezzi delle fonti energetiche, come pure le crisi
finanziarie, la disoccupazione e l’incapacità delle autorità nazionali di governare efficacemente i
propri paesi – che costituisce la maggiore preoccupazione dell’America Latina e dei Caraibi –
seguita dallo shock dei prezzi delle fonti energetiche e dalla disoccupazione. I manager del Medio
Oriente e dell’Africa settentrionale sono parimenti preoccupati dai prezzi dell’energia, dalla
disoccupazione, dagli attacchi terroristici e dai conflitti tra gli stati. Nell’Africa subsahariana, i
timori della comunità imprenditoriale riguardano la disoccupazione, i prezzi delle fonti energetiche,
la mancanza di pianificazione urbanistica e la carenza di infrastrutture fondamentali.
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