Trascrizioni audio - Spazio Italia 4 ()

Transcript

Trascrizioni audio - Spazio Italia 4 ()
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
TRACCE AUDIO
MANUALE
Traccia 1
Maria Gloria Tommasini,
Spazio Italia, © Loescher Editore,
Torino, 2015
Volume 4, livello B2
Traccia 2
Presentatrice: Buongiorno e
benvenuti alla nostra trasmissione
radiofonica. Come ogni sabato ci
ritroviamo per discutere di argomenti
che riguardano il nostro Paese. La
penisola italiana ha, al suo interno, un
territorio molto vario: monti, mare, laghi,
fiumi, vulcani,. Anche gli italiani hanno
caratteristiche e modi di fare diversi e
da sempre si parla di “gente di mare” e
“gente di montagna”. È proprio di
questo che vorremmo discutere oggi:
del rapporto tra uomo e natura. È vero
che il territorio e l’ambiente influenzano
il carattere delle persone? Sentiamo
cosa ne pensano i nostri ospiti
provenienti da diverse regioni d’Italia.
Ho il piacere di presentarvi il signor
Bianconi. Buongiorno signor Bianconi,
Lei viene…
Signor Bianconi: …dalla regione più
piccola d’Italia.
Presentatrice: Se non sbaglio la Valle
d’Aosta.
Signor Bianconi: Esattamente!
Presentatrice: Senta, secondo Lei ci
sono delle caratteristiche particolari
che riguardano la gente di mare e la
gente di montagna?
Signor Bianconi: Certo, io sono sicuro
che il luogo in cui si nasce fa la
differenza sul carattere. Senza dubbio
la gente di montagna in generale è più
chiusa, più abituata alla fatica, al
camminare in salita, al freddo, al
sacrificio. A me piace il freddo della
montagna.
Presentatrice: E lei, signora Esposito,
cosa ne pensa?
Signora Esposito: Beh, io sono nata
ad Amalfi e non saprei vivere in un
altro luogo. Da casa mia si vede uno
spettacolo meraviglioso. Davanti c’è il
mare, a destra gli scogli, a sinistra una
bellissima spiaggia. Quando mi alzo e
guardo fuori sono contenta e la mia
giornata inizia nel migliore dei modi.
Questo fa di me una persona felice,
quindi, sì, probabilmente l’ambiente
influenza il carattere delle persone.
Presentatrice: Sentiamo il signor
Censini…
Signor Censini: Io ho viaggiato da
Nord a Sud e in lungo e in largo e
conosco bene il nostro Paese…. Lo
trovo bellissimo ma il posto che mi
piace di più alla fine è sempre casa
mia. Adoro salire sulla mia barca e
risalire in silenzio il corso del fiume
Tevere. Devo aggiungere però che nei
miei numerosi viaggi ho conosciuto
persone di montagna molto aperte e
allegre e gente di mare chiusa e
introversa quindi non è affatto vero che
il territorio è così importante per la
personalità.
Presentatrice: Dal suo punto di vista
che legame c’è tra carattere e luoghi
geografici, signora Licani?
Signora Licani: Beh, io sono una
persona allegra e di buon umore.
Secondo me ciò è dovuto al fatto di
essere del Sud. Gli italiani del Sud sono
spesso come me. Il nostro ottimismo
deriva appunto dalla presenza del sole.
Noi in Sicilia ne abbiamo a volontà.
Nemmeno le difficoltà che tutti
conoscono riescono a demoralizzarci.
Presentatrice: Mi piacerebbe
conoscere la sua opinione, signor
Bellini.
Signor Bellini: Io vivo nel mezzo della
Pianura Padana. A me non piace la
pianura. Preferisco la montagna, le
colline. Il nostro è un territorio un po’
monotono, ma questo non significa
mica che io sono una persona
monotona! No, direi proprio di no. Dal
mio punto di vista questa cosa è una
generalizzazione. Un po’ un luogo
comune. Io sono d’accordo con il
Signor Censini: il carattere è influenzato
dalla natura ma dipende anche da
tante altre cose…
Traccia 3
Susanna: Allora Giacomo, vado a
controllare le valigie.
Giacomo: Posso darti una mano?
Susanna: Certo… Dunque, qui i vestiti
ci sono, le scarpe pure, la crema
solare…
Giacomo: Di vestiti però ne hai presi
troppi. La valigia non si chiude.
Susanna: Perché avevo paura di
sbagliare e allora ho esagerato! La
guida turistica l’hai presa?
Giacomo: No. Sei tu che pensi sempre
ai libri. Dai, prendila subito e mettila
vicino alle chiavi, sennò domattina ce la
dimentichiamo.
Susanna: OK. La portiamo la canoa?
Con quei bei fiumi di montagna…
Giacomo: No. Niente canoa per
favore...
Susanna: Guarda che poi affittarla
costa parecchio.
Giacomo: Sì, ma ti prego Susanna, non
chiedermi di caricare anche la canoa. E
poi qui sul dépliant dell’agenzia c’è
scritto che è possibile affittare canoe a
partire da 8 euro all’ora.
Susanna: Va bene. Le scarpe da
trekking, le hai prese?
Giacomo: Sei tu che hai detto che le
scarpe ci sono… un minuto fa l’hai
detto…
Susanna: Sì, ma non quelle da
trekking. Come fai a salire e a scendere
per i sentieri del Monte Bianco senza
scarpe da trekking?
Giacomo: Sì, sì… Hai ragione tu.
Susanna: Ti dispiacerebbe prenderle?
Anzi no, non preoccuparti… Ci penso
io… Eccole. Le metto quaggiù in basso.
E le giacche a vento?
Giacomo: Ma dai, le giacche a vento e
fuori ci sono 35 gradi…
Susanna: Qui da noi, ma lassù la sera
fa freddo come in inverno o quasi.
Comunque ora che ci penso le ho già
messe in valigia. Mentre invece i
costumi da bagno non ce li ho messi.
Giacomo: E a che cosa servono i
costumi da bagno?
Susanna: Ho visto che c’è una piscina
vicino al nostro albergo…
Giacomo: Scusa, ma non avevamo in
mente di esplorare i sentieri alpini?
Susanna: Sì, lo so, ma magari un
giorno piove e ci rilassiamo un po’ in
piscina... Dai, me li prendi?
Giacomo: Eh va bene… I costumi ci
servono, sicuramente...
Susanna: L’hai chiamato Ezio?
Giacomo: No, perché?
Susanna: Per sapere a che punto sono
loro con i bagagli.
Giacomo: Mamma mia, che stress da
vacanza. Ezio è super organizzato:
sicuramente a casa sua sono già tutti a
letto e si riposano prima della partenza!
Probabilmente ci chiama lui domani
mattina prima di partire.
Susanna: È vero. Stavolta hai ragione
tu! La prossima volta inizio anch’io due
giorni prima a fare le valigie: te lo
prometto!
58
GuidaB2_006_080_bz3.indd 58
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
Traccia 4
Hai preso la crema solare?
Hai preso il maglione verde?
Mi sono dimenticato/a i sandali.
Lara ha prenotato il viaggio.
Carlo è passato in agenzia.
1a Di scarpe, ne abbiamo portate
troppe.
1b I documenti di viaggio, li hai
stampati?
2a Le hai caricate, le valigie?
2b L’hai chiamato Giovanni?
3a Sei tu che pensi sempre a tutto.
3b È lei che controlla se tutto è a posto.
4a Ho sbagliato io.
4b Ha telefonato Lorenzo.
Traccia 5
1Hai preso la crema solare?
L’hai presa, la crema solare?
2Hai preso il maglione verde?
Il maglione verde, l’hai preso?
3Mi sono dimenticato/a i sandali.
I sandali, me li sono dimenticati.
4Lara ha prenotato il viaggio.
È Lara che ha prenotato il viaggio!
5Carlo è passato in agenzia.
È passato Carlo in agenzia. 1aAbbiamo portato troppe scarpe. Di scarpe, ne abbiamo portate
troppe.
1bHai stampato i documenti di
viaggio?
I documenti di viaggio, li hai
stampati?
2aHai caricato le valigie? Le hai caricate, le valigie?
2bHai chiamato Giovanni? L’hai chiamato Giovanni?
3aTu pensi sempre a tutto. Sei tu che pensi sempre a tutto.
3bLei controlla se è tutto a posto. È lei che controlla se è tutto a
posto.
4a Io ho sbagliato. Ho sbagliato io.
4bLorenzo ha telefonato. Ha telefonato Lorenzo.
Traccia 6
L’Italia l’ho vista quasi tutta. Dalle Alpi
alla Sicilia, ho viaggiato per mari,
montagne e colline e sono sicuro che
ne vale proprio la pena. Durante i miei
viaggi, la macchina l’ho lasciata a casa
e ho preferito muovermi in treno, a
piedi e in bicicletta. È così che si
apprezzano veramente i luoghi in cui ci
si trova. Dalla macchina non si vedono
tante cose, invece camminando o
pedalando si respirano i profumi della
terra, si sentono i rumori diversi, le voci
della gente. Di gente ne ho conosciuta
tanta durante i miei viaggi e devo dire
che erano tutte gentili le persone che
ho incontrato. Le vette delle Dolomiti
non le dimenticherò mai, il deserto
sardo lo ricorderò con nostalgia nei
giorni freddi e umidi dell’autunno, gli
affreschi romani delle case di Pompei li
trovo sempre più belli ogni volta che li
vedo, le eruzioni dell’Etna
continueranno a farmi paura ancora
per molto. Mi piace il mio Paese, ne
sono orgoglioso. So che tutto il mondo
è bello e interessante ma io, dell’Italia,
non mi stanco mai.
Traccia 7
Le dune in certi tratti sono lunghe più
di cento metri. Sono abbastanza estese,
sono particolari. Si presume che la
sabbia venga portata dal vento,
addirittura direttamente dal Sahara.
Cinquanta chilometri di dune altissime,
mare trasparente dove è più facile
incontrare aironi e cervi che un
ombrellone... è la Costa verde, l’ultimo
paradiso mediterraneo.
Davanti il mare, alle spalle la sconfinata
prateria di macchia mediterranea in cui
si staglia la sagoma del monte
Arcuentu.
In mezzo, le dune più alte d’Europa,
fino a 50 metri. Colline di sabbia dorata
modellate dal maestrale, patrimonio
dell’UNESCO.
Non esiste niente di simile, almeno in
Italia; non ci sono costruzioni nel raggio
di 8-9 chilometri, e il mare è
straordinario, nel senso che ha dei
colori e delle luci particolari... non ci
sono possibilità di inquinamento,
perché non ci sono scarichi di centri
abitati vicini. L’unico centro abitato
vicino è Arbus, che dista 20 chilometri.
La bellezza del territorio e della natura
e il gusto del selvaggio sono apprezzati
moltissimo da quelli che vengono da
noi per la prima volta e rimangono
incantati da queste bellezze,
dall’aspetto scenico e anche dai
profumi, che sono particolari... profumi
tipici delle erbe mediterranee.
Traccia 8
Buonasera e benvenuti alla nostra
serata dedicata alle donne italiane che
hanno fatto la storia.
C’è chi prima di noi ha lottato per avere
il suo posto nel mondo, influenzandolo
positivamente.
È per questo che ci è
venuta voglia di ricordare alcune delle
figure femminili più importanti della
storia italiana.
1Vorrei cominciare con Matilde di
Canossa, una donna di grande
potere nel Medioevo. Proprio Matilde,
caro ascoltatore che ci hai chiamato
da Taranto: la donna che tu tanto
ammiri è Matilde di Canossa.
Nata a Mantova nel 1046, la
Grancontessa Matilde di Canossa,
riuscì a conciliare la potenza del
comando ad uno spirito religioso che
la rese amabile ai sudditi. Nei
dintorni del suo castello, nel freddo
inverno del 1077, l’imperatore Enrico
IV attese per tre giorni e tre notti,
prima di essere perdonato dal papa
Gregorio VII ed è per questo che
oggi in italiano esiste l’espressione
“andare a Canossa” come sinonimo
di “viaggio alla ricerca del perdono”.
Matilde fu una donna forte e
coraggiosa: il suo regno arrivò ad
estendersi su quasi un terzo
dell’Italia e nel 1076, dopo che
l’imperatore Enrico V l’ebbe
incoronata, entrò in possesso di un
territorio ancora più vasto,
comprendente Lombardia, Emilia,
Romagna e Toscana, con centro a
Canossa, nell’Appennino reggiano.
Regnò per 40 anni e morì nel 1115 a
Bondeno di Roncore, in provincia di
Reggio Emilia.
2Continuiamo poi con Maria
Montessori, ovvero la donna che
rivoluzionò il metodo didattico per la
scuola.
Nata a Chiaravalle, in provincia di
Ancona, nel 1870, Maria Montessori
fu una grande pedagogista italiana,
oltre che medico, scienziata e
filosofa.
Nel 1896 diventò la prima dottoressa
d’Italia. In quel periodo, la cultura era
riservata agli uomini e per questo la
Montessori si scontrò con il
maschilismo, molto forte nel suo
ambiente professionale. Forse, anche
per questo motivo,rinunciò al
matrimonio.
Cominciò a lavorare sempre più
spesso con i bambini a cui si dedicò
con grande attenzione: i suoi studi la
portarono all’elaborazione di un
GuidaB2_006_080_bz3.indd 59
59
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
nuovo metodo di insegnamento
secondo cui i bambini hanno diverse
fasi di crescita, in base alle quali,
sono più o meno disposti a imparare
alcune cose piuttosto che altre.
Inoltre, sono importanti
l’indipendenza e il rispetto del
naturale sviluppo mentale del
bambino al quale si lascia libertà di
scelta tra le diverse attività da
svolgere, basate sulla libera creatività
e non sull’istruzione diretta degli
adulti. Questo metodo ancora oggi è
usato con successo in migliaia di
scuole in tutto il mondo.
Maria
Montessori morì nel 1952 a
Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare
del Nord.
3Concludiamo quindi con Nilde Jotti,
la prima donna italiana a ricoprire la
carica di Presidente della Camera dei
Deputati
Nata a Reggio Emilia nel 1920,
rimase presto orfana di padre. Si
laureò in Lettere e dopo gli inizi da
insegnante decise di entrare in
politica. Si unì a Gruppi di Difesa
della Donna, del quale divenne
anche organizzatrice e responsabile.
Cominciò quindi una relazione con
Palmiro Togliatti, Segretario
Nazionale del partito, il quale rimase
al suo fianco per tutta la vita.
Dopo che fu entrata in Parlamento,
divenne Presidente della Camera dei
Deputati per ben tre legislature, dal
1979 al 1992.
Lasciò la politica nel 1999 per motivi
di salute e nello stesso anno morì a
Roma a causa di un arresto cardiaco.
Traccia 9
Lucia: Allora bambini, prima di andare
al laboratorio di candele, che ne dite di
andare a vedere l’angolo del
materassaio, di là?
Andrea: Sì, sì, che bello! Mah… il
materassaio è quello che faceva i
materassi?
Lucia: Sì, certo. Sapete che anche mia
nonna faceva i materassi?
Marta: Davvero? La bisnonna Enrica?
Lucia: No, l’altra, la bisnonna Teresa.
Andrea: La mamma del nonno Enrico?
Lucia: Sì, proprio lei. Ricordo bene che
un’estate, quando ero bambina rimasi
da lei per quasi due settimane e la
aiutai a cucire un materasso per una
zia che abitava vicino alla loro casa.
Andrea: Un materasso grande?
Lucia: Un materasso molto grande! Fu
un lavoro molto impegnativo e quando
lo finimmo eravamo proprio orgogliose
di noi stesse.
Andrea: E come glielo portaste?
Lucia: Il mio nonno Luigi lo caricò su
una bicicletta. Io e la nonna lo
tenevamo e lui spingeva. La zia abitava
in cima a una gran salita e faticammo
moltissimo per arrivare lassù. Io sudavo
e sudavo.
Marta: Lo credo. Ma il nonno che
lavoro faceva? Non ci hai mai detto che
lavoro faceva il nostro bisnonno…
Lucia: Non ve l’ho mai detto? Il
bisnonno faceva il tipografo.
Andrea: Davvero? Grande! E dove era
la sua tipografia?
Lucia: Era a qualche chilometro da
casa.
Andrea: E perché scelse proprio una
tipografia?
Lucia: Non lo so di preciso. So che
quando tornò dalla guerra decise di
aprire una tipografia ed ebbe molta
fortuna con la sua attività. Ma non so
perché scelse la tipografia.
Marta: E adesso non esiste più?
Lucia: Boh! Questo davvero non lo so.
Mio padre volle andare a studiare
lontano e nessuno ha continuato il
lavoro del nonno.
Andrea: Quindi il bisnonno ha venduto
la tipografia. L’ha venduta per questo
motivo?
Lucia: Sì. Mi ricordo bene quando l’ha
venduta perché ero già grande… A
proposito, qui nel museo ci sono in
mostra anche gli attrezzi del tipografo.
Vi va di vederli?
Andrea: Per me va bene… Un attimo,
guardiamo la piantina… ecco qui,
eccoli, sono di sotto, al piano nobile. Ci
sono attrezzi addirittura del ‘500!
Marta: Dici sul serio? Sai, la maestra a
scuola ha detto che la nostra regione è
importante per la stampa di libri.
Andrea: È proprio vero. C’è scritto
anche qui: “in Piemonte nel 500 erano
attive già 15 tipografie…”
Marta: Allora scendiamo. Che ne dici
se guardiamo anche la sezione
dell’orologiaio?
Lucia: Ma certo bambini. Se vi fa
piacere... Allora prima di scendere
dobbiamo andare di là… Venite,
dunque… l’orologiaio è qui a sinistra…
Passiamo da qui.
Traccia 10-Traccia 11
andare
andai
andasti
andò
andammo
andaste
andarono
ricevere
ricevei/ricevetti
ricevesti
ricevé/ricevette
ricevemmo
riceveste
riceverono/ricevettero
dormire
dormii
dormisti
dormì
dormimmo
dormiste
dormirono
Traccia 12
1 edìle
2 cosmopolìta
3 Friùli
4 leccornìa
5 persuadère
6 rubrìca
7 salùbre
Traccia 13
Il mio bisnonno nacque in Friuli nel
1901. Fin da giovanissimo dimostrò un
grande interesse per l’architettura e la
costruzione di case. A trent’anni era già
un ingegnere edile di grande successo
e viaggiava in tutta Europa
partecipando a progetti molto
importanti. Gli piaceva in particolare
andare a Londra, perché diceva sempre
che era una vera città cosmopolita in
cui poteva parlare con gente di tutto il
mondo. Sapeva quattro lingue ed era in
grado di persuadere chiunque della
validità dei suoi progetti. Era anche un
buongustaio e adorava assaggiare ogni
tipo di leccornia. Nonostante ciò, non
era grasso perché gli piaceva vivere
bene, in un clima salubre e praticando
molto sport. Un giorno voleva
telefonare a un amico che abitava a 30
chilometri da casa sua e quando si
accorse di aver perso la rubrica
telefonica decise di andarlo a trovare…
Ci andò a piedi! L’amico lo ricevette in
grande stile e naturalmente lo invitò a
60
GuidaB2_006_080_bz3.indd 60
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
dormire a casa sua, perché altri trenta
chilometri nello stesso giorno
sarebbero stati davvero troppi!
Traccia 14
Alcuni sono piemontesi, alcuni sono
lombardi; qualcuno viene da Napoli,
qualcuno viene anche da Palermo: sono
i deputati e i senatori del nuovo
Parlamento del Regno d’Italia e la
mattina del 17 marzo 1861,
esattamente 150 anni fa, entrano tutti
qui a palazzo Carignano, nel centro di
Torino. L’occasione è la proclamazione
dell’unità d’Italia.
Un lungo applauso segue la
dichiarazione ufficiale. Il re Vittorio
Emanuele II prende per sé e i suoi
successori il titolo di re d’Italia, ma già
da quella formula si possono intuire
alcune contraddizioni: perché Vittorio
Emanuele II e non Vittorio Emanuele I?
Non è forse il primo re dell’Italia unita?
Quel numero è il segnale dell’idea che i
padri della patria hanno dell’unità
nazionale.
In Italia non ci sarà la fondazione di un
nuovo Stato, bensì il prolungamento di
quello vecchio, quello piemontese, il
regno dei Savoia.
Ad ogni modo l’unità della penisola è
compiuta. Nel 1815, al Congresso di
Vienna, il cancelliere austriaco
Metternich avevo definito l’Italia
“un’espressione geografica”. 46 anni
dopo è uno stato nazionale. L’architetto
politico di questo successo è Camillo
Benso, il conte di Cavour, un uomo che
di peccati ne ha commessi molti per
inseguire un sogno: riunire l’Italia dalle
Alpi alla Sicilia dopo secoli di
occupazioni straniere e divisioni
interne.
Traccia 15
Chi condivideva il sogno di Cavour di
unire l’Italia?
Senza di lui, il Risorgimento ci sarebbe
stato ugualmente?
Chi lo aiutò nella sua impresa e chi
ostacolò i suoi progetti?
Quali furono davvero i suoi propositi?
Quanto tempo concesse ai propri
amori, alle proprie passioni, ai propri
interessi? Insomma, quali segreti e
quali pensieri nascosti aveva Camillo
Benso Conte di Cavour?
Traccia 16
Lungo la sua strada Cavour incontrò
personaggi disposti ad aiutarlo e altri
pronti a ostacolarlo. Senza di loro la
sua storia e quella del Risorgimento
non sarebbero quelle che conosciamo.
Vittorio Emanuele II. Ultimo re di
Sardegna e primo re d’Italia,
nonostante l’obiettivo comune, ebbe
rapporti difficili con il suo primo
ministro per motivi politici e personali.
Giuseppe Garibaldi. L’eroe più celebre e
celebrato del Risorgimento, poco
sensibile alle finezze della diplomazia.
Anche lui ebbe un rapporto tumultuoso
con Cavour.
Giuseppe Mazzini. Il profeta dell’unità
italiana fu il grande avversario di
Cavour e della sua politica. No a
monarchia e diplomazia, sì a repubblica
e rivoluzione.
Virgina Oldoini, più nota come la
contessa di Castiglione. A soli 19 anni
divenne un’importante strumento di
Cavour per portare la Francia verso la
causa italiana. Ad ogni costo.
Napoleone III. L’imperatore dei francesi
diede un grande aiuto alla nascita del
regno d’Italia, anche se lo avrebbe
voluto più piccolo, più ubbidiente,
meno interessato a Roma.
Pio IX. Il papa che accompagnò tutto il
Risorgimento. Fu anche uno dei
principali avversari di Cavour e
dell’unità italiana insieme a Francesco
II di Borbone, re delle due Sicilie, e a
Francesco Giuseppe imperatore
d’Austria.
Traccia 17
Matteo: Buongiorno Enrico, anche tu
in giro per uffici questa mattina?
Enrico: Eh, purtroppo sì.
Matteo: Mamma mia, come mai così
negativo?
Enrico: Sono già due ore aspetto e ho
ancora troppe persone davanti a me.
Matteo: Che numero hai?
Enrico: Il 37.
Matteo: Davvero? Allora io sono poco
dopo di te, ho il 39. A proposito, cosa
devi fare all’ufficio elettorale?
Enrico: Devo richiedere il duplicato
della tessera elettorale.
Matteo: Perché? L’hai smarrita?
Enrico: Sì, boh, non lo so. Non la
ritrovo. Magari l’ho messa in qualche
cassetto e non me lo ricordo. Devo
farmi fare il duplicato. E tu?
Matteo: Io invece la devo richiedere
per mio figlio. Sai, ha appena compiuto
18 anni e ci tiene proprio a votare per
la prima volta.
Enrico: Scusa Matteo, ma quando si
diventa maggiorenni non si riceve la
tessera direttamente a casa?
Matteo: Di regola sì, ma mio figlio non
l’ha ricevuta e per questo sono venuto
a informarmi.
Enrico: E non dovrebbe venire
direttamente lui per via della privacy…?
Matteo: Infatti. Però ho letto che è
possibile far ritirare la tessera elettorale
dai propri familiari se questi si
presentano all’Ufficio competente con i
documenti di identità e la delega…
Enrico: Ho capito. Comunque mi fa
piacere sapere che qualcuno ha ancora
voglia di votare…
Matteo: Ma scusa, anche tu sei qui
per questo.
Enrico: Io sono qui per puro senso del
dovere di cittadino, ma non ho più
fiducia nella politica. La Destra, la
Sinistra, le amministrazioni a me sono
tutti indifferenti. In fondo non cambia
mai niente e di conseguenza non mi
importa più molto di chi vince e chi
perde le elezioni…
Matteo: Mah, io non la vedo così.
Innanzitutto non dobbiamo mai
dimenticare che la democrazia e il
diritto al voto sono un privilegio. In un
certo modo le nostre scelte politiche
influenzano la nostra vita. Ad esempio
la nostra amministrazione comunale ha
fatto varie cose negli ultimi anni che
hanno migliorato la nostra città. Forse
non è il massimo ma almeno si vede
l’impegno…
Enrico: Mah… magari a livello locale
ne vale ancora la pena… Il sindaco, il
comune, la provincia, forse anche la
regione, quando conosci le persone
che voti, ma poi….
Matteo: Enrico, stamattina l’attesa ti
rende pessimista. Un tale
atteggiamento da parte tua mi
stupisce… Non ti ricordi quante
battaglie abbiamo fatto in gioventù?
Enrico: Ma non sono servite a molto.
Siamo pieni di disoccupati, non ci sono
abbastanza posti negli ospedali,
mancano i soldi per la ricerca… E il
bello è che alla fine ai politici di queste
cose non importa proprio niente.
Matteo: Io non darei la colpa sempre e
solo ai politici. Se lasciamo fare tutto
agli altri poi le soluzioni non ci
piacciono. Non è corretto criticare
solamente. Tutti abbiamo il dovere di
collaborare. Siamo tutti responsabili se
le cose non funzionano.
GuidaB2_006_080_bz3.indd 61
61
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
Enrico: No, su questo non sono
d’accordo. Non è colpa mia se
l’economia non va…
Matteo: Ma possiamo collaborare a
migliorare le cose. Io sono fiducioso, ci
credo ancora.
Enrico: Beato te! Io per niente.
Matteo: Ma che cosa c’è che non va? I
pessimisti, i negativi non ti sono mai
piaciuti! Un creativo come te, uno pieno
di idee e buona volontà…
Enrico: In questo momento sono
proprio deluso per come vanno le cose.
Matteo: Ma dai! Accordiamo ancora
un po’ di fiducia ai politici in cui
crediamo e lasciamogli fare il loro
lavoro.
Enrico: Io, la fiducia, l’ho finita.
Matteo: Su, basta con queste
discussioni e cambiamo argomento.
Che ne dici della nuova stazione
ferroviaria?
Enrico: Parliamo d’altro che è
meglio…. Qualsiasi cosa ma non la
stazione….
Matteo: Ah, ma stamattina sei davvero
di cattivo umore!!! Guarda, se può farti
felice finalmente tocca a te!!!!
Enrico: Meno male! Almeno una cosa
buona!
Traccia 18
Costituzione, universale, relativamente,
maggioranza, differenza, insicuro,
riscrivere, antimonarchico, manoscritto,
tricolore.
Traccia 19
Il Parlamento della Repubblica Italiana
è l’organo costituzionale che, all’interno
del sistema politico italiano, è titolare
della funzione legislativa o potere
legislativo e del controllo politico sul
governo. È un parlamento bicamerale,
cioè composto da due camere: la
Camera dei deputati (camera bassa) e
il Senato della Repubblica (camera
alta), ciascuna con gli stessi doveri e
poteri assegnatigli dalla Costituzione. Il
Presidente del Senato può ricoprire il
ruolo di Presidente della Repubblica
quando questo deve essere sostituito.
Traccia 20
…e finalmente siamo arrivati sul colle
del Quirinale, ovvero uno dei setti colli
su cui fu fondata Roma, qui nella
regione Lazio. Il nome Quirinale viene
dal latino Quirinalis: ai tempi dell’antica
Roma si trovava qui un tempio dedicato
al dio Quirino. Con il nome Quirinale
oggi si indica non solo il colle e questa
piazza ma anche la residenza ufficiale
del Presidente della Repubblica che ha
sede nel palazzo del Quirinale, uno dei
simboli dello Stato italiano.
Il palazzo è stato costruito a partire dal
1583, ed è uno dei più importanti
palazzi della capitale sia dal punto di
vista artistico sia dal punto di vista
politico: alla sua costruzione,
decorazione e continui ampliamenti
lavorarono grandi maestri dell’arte
italiana come Pietro da Cortona,
Domenico Fontana, Carlo Maderno,
Guido Reni e Gian Lorenzo Bernini, di
volta in volta al servizio dei papi.
Il Palazzo del Quirinale fu la residenza
estiva dei pontefici fino al 1870, quando
Roma venne conquistata dal Regno
d’Italia; divenne quindi la residenza dei
re fino al 1946. L’ultimo papa ad abitare
il Quirinale fu Pio IX.
Durante il loro soggiorno, i Savoia
ristrutturarono diversi ambienti per
adattarli alle nuove esigenze della
Corte regia. Il Palazzo fu riarredato con
mobilio proveniente da varie residenze
della famiglia reale. Molti ambienti
furono completamente ripensati,
soprattutto durante il periodo di re
Umberto I (1878-1900), per impulso
della sua consorte, la Regina
Margherita.
I primi due presidenti della Repubblica
Italiana Enrico De Nicola e Luigi
Einaudi non vissero al Quirinale.
Giovanni Gronchi fu il primo presidente
che vi abitò.
Il Palazzo del Quirinale si estende su
una superficie di 110.500 m² , è il 6°
palazzo più grande del mondo in
termini di superficie e la più estesa
residenza di un capo di Stato… Ora
entriamo e visitiamo gli ambienti aperti
al pubblico, ovvero il Salone dei
Corazzieri, la Cappella Paolina, la Sala
degli Specchi ecc.
Traccia 21
in gruppo è sempre così
facile? Ascoltiamo i pareri di alcune
persone che raccontano la loro
esperienza.
● Ciao. Io mi chiamo Alice. In generale
a me piace lavorare o studiare in
gruppo perché insieme agli altri lo
studio e il lavoro diventano più leggeri.
In questo momento però sto facendo
un corso e nonostante gli altri
partecipanti abbiano quasi tutti la mia
● Lavorare
età, non riusciamo ad andare
d’accordo. Credo che ciò sia dovuto a
troppo spirito di competizione. Mi
auguro che alla fine si trovi una
soluzione. È importante impegnarsi
affinché le cose vadano meglio.
■ Sono Giusy e faccio parte ormai da
sei anni di un gruppo di volontariato. Ci
vogliamo molto bene, però tra di noi ci
sono grandi differenze di età e di
conseguenza anche di mentalità. Non è
sempre facile capire le esigenze degli
altri, ognuno ha la sua esperienza,
ognuno ha la sua visione del mondo.
Quando dobbiamo prendere una
decisione ci vogliono ore prima che si
arrivi a un accordo. Ogni volta si
ripetono le stesse cose e perdiamo
molto tempo a meno che non
intervenga il nostro leader e decida lui
per tutti… In questo modo però si
perde un po’ lo spirito di gruppo, no?
Spero che piano piano impareremo a
far presto e bene.
■ Il mio nome è Michele. Anche io da
due anni faccio parte di un gruppo di
lavoro. Sebbene ci leghi un grande
affetto, non siamo mai d’accordo
quando si tratta di risolvere i problemi.
Con questo voglio sottolineare come
sia difficile darsi delle regole
nell’affrontare una discussione o essere
molto produttivi in una riunione.
Trovo che lavorare in gruppo faccia
produrre molto di più perché “il tutto è
più della somma delle singole parti”,
però ci vuole molto impegno affinché il
gruppo funzioni! Auguro a me e ai miei
compagni di lavoro di diventare ogni
giorno più rapidi e produttivi anche se
sinceramente mi sembra impossibile
riuscirci davvero.
◆ Salve a tutti. Mi chiamo Erika e
l’esperienza mi ha insegnato che l’unione
fa la forza. È vero che a volte si litiga
però poi c’è sempre la possibilità di fare
la pace, continuare a confrontarsi, ridere
insieme... Si può convivere a patto che si
rispettino gli altri. La mia esperienza
universitaria da “sola” non ha dato buoni
risultati. Per evitare litigi ho lasciato
passare anni senza il confronto con i
miei compagni, e invece... quant’è più
facile andare avanti insieme! Oggi
finalmente mi sento meglio. Mi trovo a
mio agio con loro. Meno male che ho
cambiato idea! Sono proprio contenta.
Spero davvero di continuare a
frequentare a lungo il mio nuovo gruppo
di amici e compagni di studio.
62
GuidaB2_006_080_bz3.indd 62
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
◆ Salve,
mi chiamo Damiano. Nella
maggior parte dei casi nelle aziende si
lavora da soli e si conta sulle abilità e
competenze del singolo. Benché si parli
molto del lavoro di gruppo in realtà
questo si riduce a riunioni o
brainstorming il cui obiettivo è quello di
adottare le linee d’azione decise dal top
management. In generale ho
un’opinione positiva del lavoro di
gruppo, perché un gruppo di persone
ha più risorse di un singolo individuo.
Però purtroppo non si riesce a creare
gruppi veramente capaci di realizzare
progetti. Mi spiego meglio: dubito che i
gruppi siano veramente liberi di
decidere e agire. Per questo alla fine
preferirei avere un progetto mio, da
portare avanti, da solo… Magari un
giorno il mio sogno si avvererà.
● E secondo voi? Se vi va di
partecipare al nostro sondaggio,
chiamateci e raccontateci la vostra
esperienza di lavoro di gruppo…
Traccia 22
1 FIAT
2 RAI
3 RAM
4 ONU
5 PIL
6 CONI
7 INPS
Traccia 23
bus
shampoo
watt
business
photo gallery
quiz
manager
leader
film
brain-storming
top management
cd
mouse
boss
Traccia 24
Ieri sera ho ascoltato le news su un
canale della RAI e ho sentito che un
manager della Fiat ha incontrato i
sindacalisti della CGIL per discutere
dello stabilimento in Campania. C’erano
anche un esperto di pensioni dell’INPS
e due leader del movimento operaio.
Certo non è facile in questo momento
risolvere i problemi dei lavoratori. Il PIL
nazionale non aumenta come
dovrebbe, le agenzie di rating sono
pessimiste sull’andamento
dell’economia, la disoccupazione
cresce e i contratti di lavoro sono
sempre meno stabili. Io da un po’ di
tempo ho deciso di mettermi in proprio.
Adesso ho il mio business e sono il
manager di me stesso. Certo, non so
mai se alla fine del mese riuscirò a
guadagnare abbastanza, la mia vita è
davvero tutta un quiz, ma almeno non
devo rendere conto a nessuno!
Traccia 25
Speaker: Buongiorno a tutti i nostri
ascoltatori e ben ritrovati con la nostra
rubrica “Made in Italy”. Oggi abbiamo
scelto di parlarvi di Kayser Italia,
azienda d’eccelenza nel settore
scientifico. Si tratta di un’impresa con
50 dipendenti, con sede a Livorno, in
Toscana. Ha un fatturato di sei milioni
di euro all’anno, investe ogni anno
400.000 euro in ricerca e possiede un
brevetto importante. L’azienda sviluppa
equipaggiamenti e dispositivi per
esperimenti in collaborazione con
l’Agenzia spaziale italiana, NASA e
l’Agenzia spaziale Europea.
A idearli sono gli ingegneri che
Valfredo Zolesi ha chiamato attorno a
sé e che con lui condividono la
passione per l’esplorazione spaziale.
Ma sentiamo direttamente dal signor
Zolesi, che abbiamo raggiunto
telefonicamente, come è arrivato a
collaborazioni così importanti.
Buongiorno, ingegnere.
Zolesi: Buongiorno a Lei.
Speaker: Dunque, Lei si è laureato a
Pisa, se non sbaglio.
Zolesi: Sì, ho studiato ingegneria
elettronica a Pisa e poi ho vissuto per
diversi anni negli Stati Uniti dove ho
cominciato a collaborare con aziende
aerospaziali. Facevo il consulente e così
ho conosciuto Kayser, un’azienda
tedesca che aveva interesse a creare
una filiale in Italia. Abbiamo collaborato
per nove anni con la Germania e poi i
miei familiari e io abbiamo deciso di
metterci in proprio. Una volta che
abbiamo avuto il controllo totale della
società ci siamo dedicati a quello che
più ci interessava, lo spazio.
Speaker: I 50 ingegneri attualmente
occupati lavorano fuori Livorno, in un
sito di 5000 metri quadrati e hanno a
disposizione laboratori, sale di
montaggio, aree da cui i ricercatori
aiutano gli astronauti in orbita sulla
stazione spaziale internazionale a
effettuare i loro esperimenti, vero?
Zolesi: Vero. Siamo diventati gli
specialisti europei per gli studi di
biologia e fisiologia umana nello spazio.
Abbiamo volato praticamente su tutte
le piattaforme, dalle navicelle russe
Bion Foton allo Shuttle americano, il
modulo giapponese HTV e il cinese
Shenzhou – 8.
Speaker: Come si fa a essere così
competitivi?
Zolesi: Abbiamo molte competenze –
elettronica, aeronautica, meccanica,
fisica, informatica, ottica, biologia, ma
quello che ci rende forti è la visione di
insieme. Siamo specializzati, come è
giusto che sia per una piccola e media
impresa, ma non ci lasciamo sfuggire lo
scenario, proprio come fanno le grandi
aziende. Da questo mix nasce il
successo.
Speaker: Così una piccola azienda a
conduzione familiare è diventata uno
dei principali attori sul palcoscenico
della scienza mondiale. I due figli del
signor Zolesi fanno parte del Consiglio
di Amministrazione e si occupano di
internazionalizzazione uno e di gestione
del personale l’altro. È sempre molto
incoraggiante sentire che competenza
e passione sono ancora i fattori più
importanti per arrivare in alto. La
ringraziamo, signor Zolesi, per la Sua
testimonianza. Grazie per essere stato
con noi.
Zolesi: È stato un piacere. Grazie a voi.
Traccia 26
Speaker: Sicurezza, il tema è quanto
mai d’attualità.È la questione che forse
tocca più da vicino la vita di tutti… ma
non esiste una formula magica. Di
discorsi ne abbiamo sentiti tanti, ma le
certezze restano poche, pochissime.C’è
un solo punto di riferimento che rimane
costante da due secoli: il maresciallo
dei carabinieri.È qui con noi un direi
degnissimo rappresentante di questa
categoria, il Maresciallo Vito Venturi…
buonasera, Maresciallo.
Maresciallo: Buonasera, a Lei e a tutti
i radioascoltatori.
Speaker: Quindi dicevamo… il
maresciallo dei carabinieri come
rappresentante della nostra sicurezza?
È così?
Maresciallo: Beh, in effetti nei paesi
lo è sempre stato. Nei piccoli comuni il
GuidaB2_006_080_bz3.indd 63
63
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
comandante della stazione dei
Carabinieri è qualcosa di più
dell’istituzione: è la persona a cui
chiedere un consiglio, anche per
questioni che non riguardano la legge.
Ora però il maresciallo sta diventando
colui che garantisce la sicurezza pure
nelle metropoli.
Speaker: È quindi un ritorno alla
tradizione?
Maresciallo: Beh, si tratta in sostanza
di mettere in secondo piano computer
e tecnologie per concentrarsi
soprattutto sui rapporti umani e
ricostruire fiducia in una stagione di
paure e incertezze. L’Arma dei
Carabinieri ha duecento anni, ormai è
una vecchia signora. Ma ha una visione
moderna delle questioni con cui
confrontarsi.
Dobbiamo fare delle nostre stazioni
una porta aperta all’interno della quale
tutti possano trovare una risposta, una
“porta della speranza”. A Milano e nei
comuni vicini, i comandi cittadini sono
stati trasformati in punti di ascolto,
cercando di allungare gli orari e
ampliando il più possibile la
disponibilità… giorno e notte.
Lo stesso adesso si cerca di fare a
Roma.
Si tratta di andare incontro alle
aspettative della comunità,
coinvolgendo le associazioni. Bisogna
rafforzare il rapporto tra il comandante
di stazione e la comunità per capire
come e dove agire.
Speaker: Nella capitale il dialogo con
le associazioni è cambiato?
Maresciallo: Direi che è diventato
quotidiano, una “stretta vicinanza”. A
Roma in pochi mesi è stato costruito un
filo diretto con 111 associazioni; come
a Milano: tutti i comandanti di stazione
e i carabinieri di quartiere si sono
incontrati con i rappresentanti dei
commercianti: un colloquio faccia a
faccia tra i negozianti e chi li deve
proteggere, per individuare i problemi e
cercare le soluzioni.
Speaker: Quindi meno tecnologia e
più rapporti umani?
Maresciallo: La tecnologia resta
comunque fondamentale. Negli uffici
l’informatica permette di impegnare
meno personale interno e mandare più
militari sulle strade. Ad esempio, le
immagini delle telecamere di
sorveglianza dei commercianti milanesi
di corso Buenos Aires ora vengono
trasmesse in diretta, in tempo reale
alla nostra centrale, alla Questura e alla
polizia locale. Così tutti si rendono
conto di quello che accade...
Traccia 27
Speaker: Giada Michetti, 58 anni, è la
Signora dei motori. Anzi Lady
Motorshow, “la grande fiera dedicata
alle automobili, che si tiene ogni anno a
Bologna”... un salone che la stagione
scorsa non ha avuto successo. La crisi,
le difficoltà in Europa, l’auto che non fa
più sognare...
Giada: Ma quest’anno torniamo in
pista. Il salone si farà di nuovo e sarà
una nuova generazione...
Speaker: L’auto è ancora importante?
Giada: Sì. La casa e la macchina sono
l’acquisto più importante che fa una
famiglia. Eppure il settore immobiliare e
quello dell’automobile sono quelli che
soffrono di più. Però oggi in Italia ci
sono 14 milioni di vetture che non
hanno lo standard europeo e che
vanno rinnovate.
Chiaro che ci vuole un uso sano e
intelligente e che è necessario
migliorare anche il trasporto pubblico,
soprattutto nei centri storici. Ma
bisogna anche dire che il trasporto
veloce su binario copre solo una parte
del paese, da Milano a Napoli, resta
scoperta la parte tirrenica, adriatica e il
sud. E poi, come si arriva nelle stazioni?
Speaker: Come si presentano oggi
Bologna e il Motorshow?
Giada: Abbiamo dei punti di forza: il
nostro quartiere fieristico è l’unico ad
avere un’uscita dell’autostrada
praticamente sua, è facilmente
raggiungibile. La nostra è una regione
dedita alla meccanica, qui le aziende
su due e quattro ruote hanno
eccellenza, innovazione, originalità,
tutto qui è sporco di grasso d’olio, è
una passione vissuta da sempre.
Speaker: Il passato è da dimenticare?
Giada: Beh, veniamo da anni duri, in
cui è stato difficile anche solo
sopravvivere, ma ora ritiriamo fuori la
testa. Un po’ di luce c’è. Alle case
automobilistiche in fiera proponiamo
non più soltanto i metri quadrati per il
loro stand, ma uno spazio scenografico.
Offriamo un luogo pronto all’uso, fatto
su misura per loro. Poi test-drive,
esibizioni, gare vere, circuito
omologato, cronometristi, bloggerville
per stare sempre connessi, try before
you buy, spazio per l’usato sicuro, car
to go per i nuovi nativi digitali e la
27esima edizione del rally memorial
Bettega.
Speaker: Un’offerta molto ricca, è vero,
però ora c’è anche Milano a farvi
concorrenza nello stesso periodo.
Giada: Noi siamo stati i primi a
organizzare un viaggio e un turismo
attorno all’auto. Ci sono tante altre
manifestazioni: dedicate alla tecnologia,
all’attualità. Non siamo in conflitto con
nessuno. Ma noi siamo quelli che
hanno avuto una visione dinamica
dell’auto e dei suoi consumatori. C’era
una volta e c’è ancora. Per tornare a
sognare, prima bisogna riprendere a
camminare.
Traccia 28
1 ●
Ho sentito dire che il tuo test è
andato benissimo.
●
Si, è vero! Avevo studiato molto. Sai,
ho intenzione di frequentare
l’Accademia d’Arte!
● Davvero? Sono contento per te.
● Perché?
●
Magari avessi fatto l’Accademia
anch’io!
2 ● Cosa c’è che non va?
è tutto a posto.
● Ma non mi sembri in forma, perché?
●
Hai ragione. Il test di storia
dell’arte….
● Non è andato bene?
●
È andato malissimo. Ho sbagliato
tutto.
●
Dai non prendertela. Andrà meglio la
prossima volta.
● Niente,
3 ●
Come è andato il test di storia
dell’arte?
● Così, così.
●
Perdonami se insisto ma non mi
sembri troppo contenta.
● Scusa. Il test è andato benino.
● Allora che hai?
● Mi fa semplicemente male la testa.
Traccia 29
La Primavera è una pittura a tempera su
tavola delle dimensioni di 203 × 314
cm.
È un’opera di Sandro Botticelli databile
al 1482 circa e realizzata per una villa
della famiglia Medici. Si tratta di uno
dei maggiori capolavori dell’artista, di
una delle opere più famose del
Rinascimento Italiano e più visitata
64
GuidaB2_006_080_bz3.indd 64
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
all’interno della Galleria degli Uffizi, qui
a Firenze…
Traccia 30
La composizione, disposta a gruppi,
presenta nove personaggi. I gruppi
sono disposti su diversi piani: ciò crea
profondità e dà una lieve prospettiva
alla raffigurazione.
Il dipinto va letto correttamente da
destra verso sinistra.
Il primo personaggio de la Primavera è
Zefiro, il vento primaverile, che rincorre
la sua amata Clori. Dalla loro unione si
genera Flora, la personificazione della
primavera, rappresentata come una
donna dallo splendido abito fiorito che
sparge fiori a terra.
Al centro è presente Venere, dea della
bellezza, che allunga il braccio verso le
tre Grazie poste alla sua sinistra.
Cupido, la divinità dell’amore, vola
sopra di lei e sta per scoccare la
potente freccia, capace di far
innamorare gli uomini e gli dei.
Le tre Grazie ballano mentre Mercurio,
accanto a loro, allontana le nubi con il
bastone. Il paesaggio sullo sfondo è
costituito da un bosco di aranci.
Nell’opera la realtà e la fantasia si
incontrano per dare vita a nuovo modo
di concepire l’arte. Ad esempio nel
dipinto sono state riconosciute 190
specie di diversi di fiori, alcuni di
fantasia e altri, per la maggior parte,
reali: fiordalisi, papaveri, viole,
crisantemi, ecc.
Il dipinto, come qualsiasi altra opera
complessa, è stato oggetto di diverse
interpretazioni da parte degli studiosi,
ma rimane ancora oggi, dopo oltre 500
anni, un’opera misteriosa, tutta da
scoprire.
Traccia 31
La Primavera è una pittura a tempera su
tavola delle dimensioni di 203 × 314 cm.
È un’opera di Sandro Botticelli databile
al 1482 circa e realizzata per una villa
della famiglia Medici. Si tratta di uno
dei maggiori capolavori dell’artista, di
una delle opere più famose del
Rinascimento Italiano e più visitata
all’interno della Galleria degli Uffizi, qui
a Firenze…
La composizione, disposta a gruppi,
presenta nove personaggi. I gruppi
sono disposti su diversi piani: ciò crea
profondità e dà una lieve prospettiva
alla raffigurazione.
Il dipinto va letto correttamente da
destra verso sinistra.
Il primo personaggio de la Primavera è
Zefiro, il vento primaverile, che rincorre
la sua amata Clori. Dalla loro unione si
genera Flora, la personificazione della
primavera, rappresentata come una
donna dallo splendido abito fiorito che
sparge fiori a terra.
Al centro è presente Venere, dea della
bellezza, che allunga il braccio verso le
tre Grazie poste alla sua sinistra.
Cupido, la divinità dell’amore, vola
sopra di lei e sta per scoccare la
potente freccia, capace di far
innamorare gli uomini e gli dei.
Le tre Grazie ballano mentre Mercurio,
accanto a loro, allontana le nubi con il
bastone. Il paesaggio sullo sfondo è
costituito da un bosco di aranci.
Nell’opera la realtà e la fantasia si
incontrano per dare vita a nuovo modo
di concepire l’arte. Ad esempio nel
dipinto sono state riconosciute 190
specie di diversi di fiori, alcuni di
fantasia e altri, per la maggior parte,
reali: fiordalisi, papaveri, viole,
crisantemi, ecc.
Il dipinto, come qualsiasi altra opera
complessa, è stato oggetto di diverse
interpretazioni da parte degli studiosi,
ma rimane ancora oggi, dopo oltre 500
anni, un’opera misteriosa, tutta da
scoprire.
Traccia 32
1 ●
Mi sono emozionata, nonostante
l’avessi vista già tante volte.
●
Anch’io. Questa sala è una
meraviglia. È come se fosse sempre
la prima volta!
●
Certo, qualsiasi cosa abbia avuto in
mente Botticelli quando l’ha
realizzata, la sua opera è bellissima.
2 ●
È stupenda! Che capolavoro!
Magari fossi così brava a
dipingere. Mi piacerebbe tanto!
●
Una volta sono venuta qua con
Giovanni. Lui porta sempre un
blocchetto e una matita con sé e ha
ridisegnato alcuni personaggi. In
pochi minuti ha fatto degli schizzi
bellissimi. Io mi accontenterei di
essere come Giovanni!
3 ●
Finora avevo visto la Primavera
soltanto in foto. Ma non è lo
stesso. Mi è sembrata più bella di
quanto potessi immaginare!
●
Hai
ragione! Pensa che quando ero
piccolo i miei genitori mi hanno
portato qui affinché potessi vedere
quest’opera. Siamo venuti in treno da
Palermo!
●
Ci credo. I tuoi genitori sono sempre
stati grandi appassionati d’arte.
Ancora oggi visitano musei
dovunque vadano!
Traccia 33-Traccia 34
Che bello! [gioia]
Che bello! [ammirazione]
Che bello! [ironia]
Davvero? [preoccupazione]
Davvero? [gioia]
Davvero? [sorpresa]
Magari! [ironia]
Magari! [rimpianto]
Magari! [desiderio]
Cosa c’è che non va? [sorpresa]
Cosa c’è che non va? [consolazione]
Cosa c’è che non va? [preoccupazione]
Hai cercato un’opera nel museo
sbagliato? [ironia]
Hai cercato un’opera nel museo
sbagliato? [consolazione]
Hai cercato un’opera nel museo
sbagliato? [sorpresa]
Benissimo. [sorpresa]
Benissimo. [ironia]
Benissimo. [gioia]
Traccia 35
Che bello!
Carlo ha da fare?
Voglio vedere il David di Donatello.
Sono contento per te.
Magari avessi fatto l’Accademia
anch’io!
Pensavo che il mio compagno avesse
studiato!
Ero convinto che fosse stato ore e ore
sui libri!
Dai, non prendertela.
Il biglietto per Luca?
Cosa c’è che non va?
Traccia 36
Speaker: L’arte tra pubblico e privato.
Intervista a Maria Elisa Avagnina,
Direttrice dei Musei Civici di Vicenza.
Buongiorno e benvenuti alla nostra
trasmissione dedicata all’arte e ai
musei italiani. Oggi abbiamo con noi la
dott.ssa Maria Elisa Avagnina, che nella
GuidaB2_006_080_bz3.indd 65
65
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
sua lunga carriera è stata Direttrice
della Soprintendenza per i Beni Artistici
e Storici del Veneto e dei Musei Civici
di Vicenza..
Ci può raccontare i momenti più
significativi della sua attività?
Maria Elisa Avagnina: Certamente.
Ho avuto periodi belli e altri abbastanza
brutti. Però il fatto che dentro a questi
musei si racchiuda tanta bellezza mi ha
dato la forza di andare sempre avanti. I
Musei Civici comprendono non solo la
Pinacoteca Chiericati, ma anche il
Museo del Risorgimento e della
Resistenza, il Museo Naturalistico e
Archeologico e il Teatro Olimpico che è
un museo della scultura italiana.
La direzione dei musei è un “giocattolo”
eccezionale, ma molto impegnativo. Il
patrimonio di partenza è enorme: ho
iniziato ad averlo tra le mani in un
momento in cui era necessario
introdurre delle innovazioni. Mi spiego
meglio. Per esempio, i Musei Civici di
Vicenza nel 1997, quando sono arrivata
qui, avevano una chiusura con un
orario spezzato, non c’era uno shop, ma
un piccolo punto vendita nel Teatro
Olimpico. Non erano messi in rete,
ognuno aveva il proprio biglietto. Tutto
ciò faceva sì che i visitatori
privilegiassero in modo esclusivo il
Teatro Olimpico, molto conosciuto
anche da turisti stranieri di area
anglosassone e tedesca. I tour operator
li accompagnavano fino lì, venivano dal
lago di Garda, da Abano Terme ed era
la gita della mezza giornata. Era,
necessario reimpostare la situazione
per cercare di valorizzare tutto.
Abbiamo, quindi, inserito l’orario
continuato, messo in rete i Musei Civici,
con una biglietteria centralizzata
all’Olimpico, e con un prezzo del
biglietto che incentivava il visitatore a
venire dall’altra parte della strada e
visitare la Pinacoteca. Attraverso
questa revisione del potere gestionale
siamo riusciti a valorizzare le raccolte
del patrimonio. Effettivamente si è
registrato un notevole incremento di
visite.
Speaker: Come giudica il ruolo
pubblico nella gestione del patrimonio
artistico in Italia?
Maria Elisa Avagnina: È un discorso
complicato. Io vengo dalle
Soprintendenze, quindi dal pubblico
per eccellenza.
A volte, ci sono dei grandi limiti
gestionali dati dalla scarsità dei
finanziamenti o dalle difficoltà pratiche
che ci sono a gestire un patrimonio
così grande. Credo che generalizzare
diventi un po’ banale, bisognerebbe
vedere caso per caso.
Speaker: Pensa che delegare al
privato possa servire a superare alcune
criticità?
Maria Elisa Avagnina: Si possono
delegare alcune funzioni, io credo però
che la gestione debba continuare a
restare in mano all’amministrazione di
un ente pubblico e che quest’ultimo
debba sforzarsi di individuare le risorse
economiche provenienti da vari settori
dell’economia.
Traccia 37
1
Gianna: Sandro! Ti ho trovato
finalmente! Allora Dottore,
congratulazioni!
Sandro: Grazie Gianna. Grazie mille.
Gianna: Scusa se sono arrivata in
ritardo. Avrei ascoltato volentieri la
discussione della tua tesi.
Sandro: Non importa. Ma sappi che
non ci sarà una seconda possibilità!
Gianna: Dai, racconta. Quanto hai
preso?
Sandro: Il massimo!
Gianna: 110 e lode? Bravissimo!!!! Lo
sapevo che sarebbe andata così!
Sandro: Beh, io non ero proprio così
sicuro.
Gianna: Io invece sì, infatti guarda, ho
portato una bottiglia di spumante e i
bicchieri.
Sandro: Ragazzi, facciamo un brindisi?
Coro di ragazzi: Sì, si… Sandro,
Sandro, cin cin, alla salute.
Sandro: Grazie, grazie!
2
Antonella: Marcello, come sei
concentrato! Cosa stai cercando?
Marcello: Informazioni sui dottorati
con borse di studio!
Antonella: Temo che non ci siano
grandi possibilità al momento.
Marcello: Purtroppo hai ragione. Le
offerte sono quasi tutte all’estero.
Antonella: Benissimo: prendi e vai! Di
cosa hai paura?
Marcello: Ne ho trovate alcune in
Germania, ma io non sono sicuro di
parlare abbastanza bene tedesco.
Antonella: Ma che dici? Lo parli
benissimo.
Marcello: Non è vero. Mi sarei dovuto
impegnare di più al liceo. Magari ora
mi sentirei più sicuro.
Antonella: Stai scherzando, vero? Dai,
fai la domanda. Berlino? Amburgo?
Dove sono le offerte?
Marcello: Ce n’è più di una. Devo
leggere con attenzione…
Antonella: Allora forza e coraggio. Io
non ho più l’età, altrimenti ti avrei
accompagnato!
3
Giuseppe: Ehi, Caterina, cosa c’è che
non va?
Caterina: L’esame di letteratura è
andato male.
Giuseppe: Dai, non prendertela.
Caterina: Ma non è questo il
problema.
Giuseppe: E qual è?
Caterina: Credo di aver sbagliato tutto
nella vita.
Giuseppe: Cioè?
Caterina: Non mi sarei dovuta iscrivere
alla Facoltà di Lettere.
Giuseppe: Perché dici questo?
Caterina: Perché a me piace il futuro,
non il passato. Avrei dovuto studiare
qualcos’altro.
Giuseppe: Per esempio?
Caterina: Architettura, informatica,
scienze della comunicazione…
Giuseppe: Allora cambia. Sei ancora in
tempo… Non fare come me. Anch’io
avrei preferito fare altre cose nella vita
e non ho avuto il coraggio di
cambiare…
Caterina: Cosa?
Giuseppe: Non ci crederai, ma sarei
andato volentieri all’Accademia di
Danza!
Caterina: Tu? Ballerino….???
Giuseppe: Sì, da bambino ero convinto
che sarei diventato un grande ballerino!
Traccia 38
Diede un’occhiata, al di sopra del
muricciolo, ne’ campi: nessuno; un’altra
più modesta sulla strada dinanzi;
nessuno, fuorché i bravi. Che fare?
tornare indietro, non era a tempo: darla
a gambe, era lo stesso che dire,
inseguitemi, o peggio. Non potendo
schivare il pericolo, vi corse incontro,
perché i momenti di quell’incertezza
erano allora così penosi per lui, che
non desiderava altro che d’abbreviarli.
Affrettò il passo, recitò un versetto a
voce più alta, compose la faccia a tutta
66
GuidaB2_006_080_bz3.indd 66
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
quella quiete e ilarità che poté, fece
ogni sforzo per preparare un sorriso;
quando si trovò a fronte dei due
galantuomini, disse mentalmente: ci
siamo; e si fermò su due piedi.
– Signor curato, – disse un di que’
due, piantandogli gli occhi in faccia.
– Cosa comanda? – rispose
subito don Abbondio, alzando i suoi dal
libro, che gli restò spalancato nelle
mani, come sur un leggìo.
- Lei ha intenzione, – proseguì
l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo
di chi coglie un suo inferiore
sull’intraprendere una ribalderia, – lei
ha intenzione di maritar domani Renzo
Tramaglino e Lucia Mondella!
– Cioè... – rispose, con voce
tremolante, don Abbondio: – cioè. Lor
signori son uomini di mondo, e sanno
benissimo come vanno queste
faccende. Il povero curato non c’entra:
fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e
poi, vengon da noi, come s’anderebbe a
un banco a riscotere; e noi... noi siamo i
servitori del comune.
– Or bene, – gli disse il bravo,
all’orecchio, ma in tono solenne di
comando, - questo matrimonio non
s’ha da fare, né domani, né mai.
Traccia 39
Qualche giorno dopo aver preso
possesso della sontuosa villa, Ernest
Kazirra, rincasando, avvistò da lontano
un uomo che con una cassa sulle
spalle usciva da una porticina
secondaria del muro di cinta e caricava
la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo
prima che fosse partito. Allora lo
inseguì in auto. E il camion fece una
lunga strada, fino all’estrema periferia
della città, fermandosi sul ciglio di un
vallone.
Kazirra scese dall’auto e andò a vedere.
Lo sconosciuto scaricò la cassa dal
camion e, fatti pochi passi, la
scaraventò nel dirupo che era colmo di
migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all’uomo e gli chiese: – Ti ho
visto portar fuori quella cassa dal mio
parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono
tutte queste casse?
Quello lo guardò e sorrise: – Ne ho
ancora sul camion, da buttare. Non sai?
Sono i giorni.
– Che giorni?
– I giorni tuoi.
– I miei giorni?
– I tuoi giorni perduti. I giorni che hai
perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti.
Che ne hai fatto? Guardali, intatti,
ancora gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio
immenso. Scese giù per la scarpata e
ne aprì uno.
C’era dentro una strada d’autunno, e in
fondo Graziella, la sua fidanzata, che se
n’andava per sempre. E lui neppure la
chiamava.
Ne aprì un secondo e c’era dentro una
camera d’ospedale, e sul letto suo
fratello Giosuè che stava male e lo
aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della
vecchia misera casa stava Duk, il fedele
mastino, che lo aspettava da due anni,
ridotto pelle e ossa. E lui non si
sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa
qui, alla bocca dello stomaco. Lo
scaricatore stava dritto sul ciglio del
vallone, immobile come un giustiziere.
– Signore! – gridò Kazirra. – Mi ascolti.
Lasci che mi porti via almeno questi tre
giorni. La supplico. Almeno questi tre.
Io sono ricco. Le darò tutto quello che
vuole.
Lo scaricatore fece un gesto con la
destra, come per indicare un punto
irraggiungibile, come per dire che era
troppo tardi e che nessun rimedio era
più possibile. Poi svanì nell’aria, e
all’istante scomparve anche il
gigantesco cumulo delle casse
misteriose. E l’ombra della notte
scendeva.
Traccia 40
Viola: Allora Sabrina, tra poco è il
compleanno di Maurizio.
Sabrina: Sì, il 12 gennaio…
Viola: Hai già deciso cosa regalargli?
Sabrina: Veramente ci ho pensato, ma
non mi viene in mente niente.
Viola: Beh, dopo tanto tempo insieme
è difficile trovare regali originali.
Sabrina: Dai Viola, aiutami….Tu cosa
gli regaleresti?
Viola: Non so. Se fossi in te, gli offrirei
una serata speciale.
Sabrina: Tipo?
Viola: Tipo ristorante e concerto,
ristorante e cinema, concerto in un’altra
città.
Sabrina: In effetti lui adora andare ai
concerti. Se potesse, ci andrebbe
spessissimo.
Viola: Oh, anch’io. Se potessi, andrei
ogni sera a un concerto! Musica
classica, lirica, jazz, pop… di tutto!
Sabrina: Davvero?
Viola: Sì. Comunque non so se lo sai,
ma questo fine settimana c’è Pino
Daniele al Palasport.
Sabrina: Ho visto i manifesti, ma non
ho letto le date della tournèe.
Viola: Mi pare che sia proprio
dopodomani.
Sabrina: Se è sabato sera, compro
subito i biglietti. Posso collegarmi a
Internet?
Viola: Prego. Fa come se fossi a casa
tua. Ti prendo il tablet.
Sabrina: Comunque non è facile che ci
siano dei posti liberi due giorni prima
del concerto.
Viola: Non è detto. È probabile che tra
i posti a sedere ci sia ancora qualcosa.
Sabrina: Ma i posti a sedere costano
un mucchio di soldi!
Viola: Ogni tanto si può fare una
pazzia.
Sabrina: Se avessi tanti soldi, farei
pazzie tutti i giorni!
Viola: Allora, hai trovato qualcosa?
Sabrina: Certo! Questa è la pagina
ufficiale di Pino Daniele. Il tour…
Viola: Fammi vedere….
Sabrina: Prego. Ecco... Acquista
biglietti... Disponibilità…
Viola: Per fortuna ce n’è ancora
qualcuno a buon prezzo.
Sabrina: Anche se… ho paura che da
qui non si veda niente. Senti, per una
volta vale la pena spendere.
Viola: Ne sono convinta. A me tra
l’altro Pino Daniele piace tantissimo.
Come a Maurizio.
Sabrina: Lo so, lo so. Quando facevate
l’università ascoltavate sempre
quell’album suo famoso…
Viola: …“Nero a metà”… Chi te lo ha
raccontato?
Sabrina: Tua madre, ovvero mia
suocera.
Viola: Ah, ah… Però a me piaceva
anche Claudio Baglioni e altre cose da
ragazze!
Sabrina: Invece io preferivo la musica
inglese, americana. Imparavo i testi a
memoria e così imparavo anche la
lingua…
Viola: A me piaceva di tutto: Mina, De
Gregori, Lucio Dalla, musica straniera.
Ma Maurizio era davvero un grande
appassionato. Passava le serate in
camera sua a suonare la chitarra.
Sabrina: Sicuramente se avesse
GuidaB2_006_080_bz3.indd 67
67
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
tempo, suonerebbe anche adesso.
Viola: Sicuramente… Lui è come me:
basta che sia musica! Allora vada per
Pino Daniele… Acquistato?
Sabrina: Eccolo… Clicca qui per
confermare… vai!… Posso stampare?
Viola: Sì. Un attimo che accendo la
stampante.
Traccia 41
1
Receptionist: Buongiorno, centro
informazioni “Festa della Musica”,
desidera?
Utente: Senta io vorrei iscrivere il mio
gruppo al festival, ma non so se sono
ancora in tempo.
Receptionist: Rimanga in linea per
favore. Dunque... Ecco… Sì, ecco qui.
Utente: È ancora possibile?
Receptionist: Certo. Se i termini di
iscrizione fossero scaduti, il link al form
sarebbe stato disattivato.
Utente: Ah, benissimo, allora posso
mandare il modulo di adesione per il
mio gruppo.
Receptionist: Sì. Lo invii entro venerdì
di questa settimana, mi raccomando.
Utente: La ringrazio.
Receptionist: Grazie a Lei di aver
chiamato, buongiorno.
2
Gianluca: Pronto?
Roberta: Pronto, Gianluca? Sono
Roberta.
Gianluca: Ciao Roberta, dimmi.
Roberta: Senti, volevo chiederti scusa
per non essere venuta alla Festa della
Musica.
Gianluca: Ah, figurati. Non c’è bisogno
di scusarsi. Hai lavorato fino a tardi?
Roberta: Sì. Se avessi finito di lavorare
presto sarei venuta a fare festa con voi,
ma sono tornata a casa alle nove ed
ero troppo stanca per uscire.
Gianluca: Capisco. Peccato. È stata
una serata fantastica. Magari la
prossima volta.
Roberta: La prossima volta. Ora ti
saluto ma ti richiamo appena posso.
Gianluca: Va bene. Fatti sentire presto.
Roberta: Lo farò. Stammi bene. Ciao
ciao.
3
Receptionist: Buongiorno, centro
informazioni “Festa della Musica”, in
cosa posso esserLe utile?
Giampiero: Pronto? Buongiorno, vorrei
parlare con il responsabile artistico del
festival.
Receptionist: Chi devo dire, mi scusi?
Giampiero: Giampiero Olivieri. Sono il
direttore dell’orchestra che si è esibita
ieri sera in Piazza San Giovanni.
Receptionist: Ho capito. Un attimo
rimanga in linea per favore.
Receptionist: Mi dispiace, è occupato
sull’altra linea. Posso riferire qualcosa?
Giampiero: Gli dica che se ci fossimo
organizzati meglio, ieri sera non
avremmo avuto tanti problemi. Anzi no,
non gli dica niente. Lo richiamo io.
Receptionist: D’accordo. Come
preferisce.
Giampiero: ArrivederLa.
Receptionist: ArrivederLa.
Traccia 42
1 Mamma mia quanto sono bravi. Senti
come suonano? Questa si che è
musica!
2 Allora, volete rimettere a posto la
stanza? Con voi è sempre la stessa
musica.
3 Io sono stanca e mi fa male la testa.
Basta con tutto questo rumore.
Secondo te questa è musica?
4 Sono lieto di presentarvi una delle
cantanti più apprezzate del momento.
Musica, maestro!
Traccia 43
Stare bene a metà – Pino Daniele
Se tu fossi qui
a volte basta una parola
per stare bene a metà
fra l’emozione e la paura
e amarsi in questa eternità
se tu fossi qui io non impazzirei
per questo amore.
Traccia 44
Giornalista: Come è nata la sua
passione per la musica?
Mario Dradi: A quindici anni lavoravo
in un’officina e un uomo che
frequentava questa officina mi obbligò
a salire le scale del loggione del Teatro
Alighieri di Ravenna per vedere Il
barbiere di Siviglia (era un omone
possente, non avrei potuto
contraddirlo).
Giornalista: Le piacque? Fu amore a
prima vista?
Mario Dradi: Mah, a dire il vero no,
eravamo in piccionaia, e io non riuscivo
a vedere un granché. Ogni tanto
vedevo questo tipo uscire con la
chitarra, ma non capivo nulla, e non
riuscivo a comprendere perché la gente
impazzisse tanto per uno spettacolo del
genere. Ci doveva essere dell’altro,
qualcosa che non ero riuscito a
cogliere, così decisi di volerlo
comprendere. Comprai il libretto de La
traviata e un biglietto per quell’opera.
Quella volta, avendo letto tutto il
libretto in precedenza, capii ogni cosa,
e fu l’inizio di una passione che non mi
ha mai abbandonato.
Giornalista: E poi come le capitò di
trovarsi agente?
Mario Dradi: Iniziò tutto con una
collaborazione freelance con il Teatro
Alighieri di Ravenna; l’obiettivo era
quello di far crescere il pubblico e di
rendere molto più partecipe la città
dell’attività musicale e artistica del
Teatro.
Giornalista: Ebbe successo?
Mario Dradi: Tantissimo. Dopo tre anni
avevo perfino creato il turno L per gli
abbonamenti, e si era generato
veramente un clima di festa e di
entusiasmo cittadino per ogni evento
del teatro, facevamo prosa, balletto,
lirica, concerti...
Giornalista: In pratica, come aveva
reso possibile una cosa del genere?
Mario Dradi: Volontari. Avevo gente
che cooperava alla vendita dei biglietti
e degli abbonamenti in tutte le aree,
uffici, biblioteche, negozi... Era insomma
possibile acquistare un abbonamento
per il Teatro in ogni dove e,
considerando che Ravenna non è di
certo una metropoli, il risultato fu
straordinario, ogni sera il teatro era
pieno. Poi, insomma, con il direttore
artistico di allora si discuteva di titoli, di
cast ecc. E avevo un buon orecchio...
Giornalista: E poi?
Mario Dradi: Poi successe che venne
José Carreras a cantare Lucia di
Lammermoor a Ravenna, lo conobbi e
in seguito entrammo in confidenza. Per
una serie di fortunate circostanze, lui
mi chiese di seguirlo e di collaborare
con Carlo Caballé, il suo manager
dell’epoca.
Giornalista: E col Teatro di Ravenna
cosa fece?
Mario Dradi: Avevo proposto due
eventi in cui credevo sinceramente: uno
era il concerto di un cantautore che mi
piaceva moltissimo, e l’altro era un
monologo di un attore che durava un
paio d’ore. Erano due progetti che
confidavo avrebbero avuto successo,
68
GuidaB2_006_080_bz3.indd 68
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
ma il teatro non volle realizzarli.
Giornalista: E chi sarebbero stati i
protagonisti degli eventi?
Mario Dradi: Il cantautore era Paolo
Conte, l’attore era Roberto Benigni.
Giornalista: Fu allora che decise di
andare in Spagna?
Mario Dradi: Diciamo di sì; da allora
decisi di tentare la via di Barcellona.
Prendevo una miseria e di certo non fu
una scelta dettata dalla motivazione
economica, ma dalla passione.
L’altro evento importante, però, quello
che risultò fondamentale nella mia
carriera, fu il mega-evento dei Tre
Tenori, con Plácido Domingo, José
Carreras e Luciano Pavarotti nel 1990.
Giornalista: Perché scelse proprio
Carreras, Domingo e Pavarotti?
Mario Dradi: A Carreras avevano
proposto l’ennesimo concerto a Roma,
per i Mondiali del 1990; lui non ci
teneva particolarmente, mi disse che
avrebbe partecipato se fosse stato
creato un evento un po’ particolare,
altrimenti non era interessato. A me
venne l’idea dei Tre Tenori, coinvolsi
Plácido Domingo e Luciano Pavarotti, e
poi chiamai Zubin Mehta come
direttore. Fu un’impresa complicata: i
fondi a mia disposizione erano pochi, il
lavoro che avrebbero dovuto fare tre
uffici lo facevamo in tre persone. Ecco,
ho rischiato il tutto per tutto.
Giornalista: E ha vinto.
Mario Dradi: Direi di sì. Moltissime
persone si appassionarono all’opera
proprio per quell’evento e sulla scia di
quel concerto si vendettero moltissime
copie di opere intere che avevano per
protagonista uno dei tre tenori.
Giornalista: Dopo quell’evento cosa
accadde nella sua carriera?
Mario Dradi: Molte porte si aprirono e
godetti di parecchio credito; sì, quello è
stato l’inizio della mia carriera, l’inizio
vero e proprio.
Traccia 45
Alessandra: Ascolta papà, hai un
minuto?
Giuliano: Sì, dimmi. Cosa c’è?
Alessandra: Vorrei parlarti di una cosa
importante.
Giuliano: Una cosa bella?
Alessandra: Per me sì, ma non so se
tu e la mamma sarete d’accordo.
Giuliano: Devo preoccuparmi?
Alessandra: No. Ho capito cosa voglio
fare nella vita… io vorrei tornare a
vivere in Italia dopo gli studi.
Giuliano: Ma scherzi? E che cosa hai
intenzione di andare a fare?
Alessandra: Non lo so ancora di
preciso. Cercherò un lavoro oppure
continuerò a studiare. Però sono sempre
più convinta che sia la scelta giusta.
Giuliano: Beh, guarda, trovare lavoro
in Italia non è davvero semplice per
una persona appena laureata…
Alessandra: Papà ti prego, non tentare
di scoraggiarmi. Il mio grande sogno è
l’Italia.
Giuliano: Lasciami finire, io non voglio
scoraggiarti. Voglio semplicemente
spiegarti la realtà. Tu sai che la mamma
e io siamo venuti in questo paese dopo
l’Università per trovare un lavoro
migliore di quello che potevamo trovare
allora in Italia.
Alessandra: Sì, mi hai raccontato
questa storia mille volte.
Giuliano: Non mi interrompere, ti
prego. Abbiamo fatto tutto questo per
dare a voi un futuro migliore. Certo
l’Italia è bellissima, la vita in Italia è
allegra e vivace, ma il mondo del lavoro
è molto complicato mentre noi qui
stiamo bene e sia tu che tuo fratello
avete ottime possibilità di fare una bella
carriera.
Alessandra: Ma a me non interessa
soltanto la carriera. Io voglio tornare a
vivere in Italia. Mi capisci? Voglio
sentirmi italiana tra gli italiani, voglio
frequentare la mia famiglia di origine,
voglio conoscere meglio il Paese da cui
vengo.
Giuliano: Ma da quando soffri di
nostalgia? In fondo anche qui ci sono
tanti italiani…
Alessandra: Non è la stessa cosa. La
mia non è nostalgia. Mi spiego meglio:
qui conosco già tutto, è tutto così ovvio
e normale. Là c’è un mondo che io
conosco solo in parte e che desidero
scoprire più di ogni altra cosa.
Giuliano: Ma è un mondo difficile.
Alessandra: Forse, ma finché non lo
scopro non posso dirlo. E non è detto
che sia sempre come dici tu.
Comunque, dimmi una cosa. Come
reagirono i nonni quando gli dicesti che
volevi trasferirti qui?
Giuliano: La nonna disse: “Vai, tesoro
mio. L’importante per me è che tu sia
felice”.
Alessandra: E il nonno?
Giuliano: Mio padre mi chiese: “Sei
davvero convinto della tua scelta?”. Io
risposi: “Sono convinto. Ti dimostrerò
che la mia scelta è giusta”.
Alessandra: In altre parole non ti
hanno assolutamente ostacolato.
Giuliano: No. Anzi. Il nonno disse
anche: “Anch’io da giovane ho avuto la
libertà di scegliere. Adesso tocca a te”.
Alessandra: Quindi?
Giuliano: Quindi nemmeno io voglio
ostacolarti tesoro. Voglio solo che tu
capisca: l’Italia non è solo rose e fiori.
Alessandra: Io lo so. Nessun paese è
solo rose e fiori. Però in Italia ci sono
anche tante rose e tanti fiori…
Traccia 46
1 Dicono che il nostro dialetto sia
incomprensibile. Io sinceramente non
me ne rendo conto perché sono nato
qui e così tutta la mia famiglia.
Appartengo ancora alla generazione di
persone che l’italiano lo ha imparato a
scuola dato che in casa si parlava
soltanto dialetto. Oggi le cose sono
cambiate, ci sono molte più persone
che vengono da fuori e quindi uno deve
parlare italiano per farsi capire. Credo
che sia giusto così, però con amici e
familiari mi piace ancora parlare
dialetto… Quello stretto stretto!
2 Uno quando viene qui si innamora
della città, della gente, della parlata.
Credo che il nostro modo di parlare
ispiri in genere simpatia, abbia un
sapore di gioventù. Forse anche perché
per anni l’accento principale che si
sentiva in televisione era il nostro e
quindi tutto sanno che non diciamo il
ma er, non diciamo sul ma sur…
insomma noi siamo quelli del famoso er
gatto, er cane, sur tavolo, sur terrazzo…
3 Qui il dialetto risulta sempre
comprensibile, perché non si allontana
molto dalla lingua standard. Però se
senti dire la Cocacola con la cannuccia
corta forse riesci a capire soltanto
perché tutti conoscono questa frase
famosa e sanno che nella nostra
regione la lettera C non ha una grande
fortuna.
Noi siamo molto orgogliosi di come si
parla dalle nostre parti… Lasciatemelo
dire: in fondo l’italiano è una nostra
invenzione.
4 Due giorni fa ho partecipato a un
convegno sul dialetto della nostra
regione e mi sono accorta di quanto sia
bello avere una lingua propria, che
appartiene ad una comunità più
ristretta rispetto a quella nazionale e ti
GuidaB2_006_080_bz3.indd 69
69
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE
fa sentire veramente a casa in mezzo
alla tua gente. Il nostro poi è un dialetto
veramente molto distante dall’italiano e
forse è anche questo il motivo per cui
noi siamo bravissimi, se necessario, a
passare immediatamente alla lingua
standard, che per noi è proprio un’altra
lingua.
Traccia 47
La lepre e la tartaruga
La lepre un giorno si vantava con gli
altri animali:
– Nessuno può battermi in velocità –
diceva – Sfido chiunque a correre come
me.
La tartaruga, con la sua solita calma,
disse:
– Accetto la sfida.
– Questa è buona! – esclamò la lepre; e
scoppiò a ridere.
– Non vantarti prima di aver vinto –
replicò la tartaruga – Vuoi fare questa
gara? –
Così fu stabilito un percorso e dato il
via.
La lepre partì come un fulmine: quasi
non si vedeva più, tanto era già
lontana. Poi si fermò, e per mostrare il
suo disprezzo verso la tartaruga si
sdraiò a fare un sonnellino. La
tartaruga intanto camminava con
fatica, un passo dopo l’altro, e quando
la lepre si svegliò, la vide vicina al
traguardo.
Allora si mise a correre con tutte le sue
forze, ma ormai era troppo tardi per
vincere la gara.
La tartaruga sorridendo disse:
– Non serve correre, bisogna partire in
tempo.
Traccia 48
La volpe e la cicogna
La volpe e la cicogna erano buone
amiche. Un tempo si vedevano spesso
e un giorno la volpe invitò a pranzo la
cicogna. Per farle uno scherzo, le servì
della minestra in una scodella poco
profonda. La volpe leccava facilmente,
ma la cicogna riusciva soltanto a
bagnare la punta del lungo becco e
dopo pranzo era più affamata di prima.
“Mi dispiace” disse la volpe. “La
minestra non è di tuo gradimento?”
“Oh, non ti preoccupare! Spero anzi
che vorrai restituirmi la visita e che
verrai presto a pranzo da me!” rispose
la cicogna.
Così fu stabilito il giorno in cui la volpe
sarebbe andata a trovare la cicogna.
Sedettero a tavola, ma i cibi erano
preparati in vasi dal collo lungo e
stretto nei quali la volpe non riusciva ad
infilare il muso. Tutto ciò che poté fare
fu leccare l’esterno del vaso, mentre la
cicogna tuffava il becco nel brodo e ne
tirava fuori saporitissime rane.
“Non ti piace ciò che ho preparato?”
disse la cicogna ridendo.
Fu così che la volpe burlona fu a sua
volta presa in giro dalla cicogna.
Traccia 49
Giornalista: Abbiamo incontrato e
intervistato il Dott. Felice Giovine,
direttore editoriale del giornale “U
Corrìire de BBàre” e responsabile del
Centro Studi Baresi.
Ecco cosa ci ha detto.
Quali motivazioni l’hanno spinta a
portare avanti per tre anni l’iniziativa di
pubblicare un giornale in dialetto
barese?
Felice: Noi vogliamo far conoscere la
città e la cultura del territorio e su
questa intenzione si basa anche l’idea
di pubblicare un giornale in barese.
L’intento del giornale è di dare una
guida per l’interpretazione e lo studio
del dialetto. Mia madre mi diceva di
non parlare in dialetto per non far
emergere che venivamo da una zona
periferica della città, invece mio padre
diceva di parlare in italiano a scuola e
in dialetto in casa; il senso di quello
che voleva dire mio padre era di non
dimenticare le mie radici.
Giornalista: Nell’opinione comune si
ha la percezione che il nostro dialetto
sia utilizzato da persone poco colte, a
differenza di altre culture locali che
hanno valorizzato anche letterariamente
il loro dialetto (per esempio il dialetto
napoletano o quello siciliano). Qual è la
sua opinione in merito?
Felice: Non c’è dubbio che la base
della comunicazione sia la lingua
italiana e che sia questa la lingua che
si deve utilizzare per relazionarsi. Il
ruolo del dialetto è di creare un legame
con la terra di origine.
Il nostro dialetto è stato ritenuto da
esperti in materia il più musicale fra i
dialetti meridionali, il barese è uno dei
dialetti più antichi e, insieme agli altri
dialetti meridionali, ha contribuito allo
sviluppo della lingua italiana come oggi
la conosciamo. Lo stesso Dante
Alighieri ha utilizzato per le sue opere
una lingua contaminata da espressioni
che appartenevano al “quotidiano”,
ossia, per l’epoca, “basso”.
Giornalista: In che modo la tradizione
della nostra città può essere utile ad un
cittadino barese che oggi vive in una
società e in un mondo che sembrano
allontanarsi dalla tradizione?
Felice: Le tradizioni sono senz’altro
importanti, ma bisogna assolutamente
essere al passo con i tempi. Le
tradizioni servono per esempio per
ricordare riti religiosi particolari, per
conservare e tramandare ricordi, ma
non si può prescindere dalle novità che
ci sono.
Giornalista: Bari è da sempre un ponte
con l’oriente, quanto può contribuire il
dialetto all’accoglienza in una società
multietnica?
Felice: Io conosco un senegalese e un
albanese che parlano dialetto meglio di
alcuni baresi! Non dimentichiamo che
una parte importante del dialetto è
rappresentata dalla gestualità quindi il
dialetto, accompagnato dalla gestualità,
può senz’altro essere un modo per
comunicare.
Traccia 50
Le Barise so’ come a Sanda Necole: so
amande de le frastejiere.
A ogne auciello pare sempre cchiù
bello ‘o nido sujo.
Ama a cu t’ama si vo’ aviri spassu, chi
amari a cu nun t’ama è tempu persu.
Traccia 51
Giornalista: Oggi abbiamo il piacere di
intervistare una ragazza italiana che ha
scelto una destinazione totalmente
differente dalle classiche Londra,
Australia e paesi industrializzati. Infatti
oggi parliamo con Valentina, una
ragazza che ha deciso di cambiare
totalmente vita trasferendosi in
Tanzania.
Ciao Valentina, è un vero piacere
poterti “ospitare” nella nostra
trasmissione. Iniziamo dalla base,
ovvero raccontaci un po’ cosa ti ha
spinto a lasciare l’Italia.
Valentina: Ho lasciato l’Italia perché
l’azienda dove lavoravamo sia io che il
mio compagno (con un contratto a
tempo indeterminato) ha chiuso dalla
sera alla mattina. Uno shock non da
poco. Io facevo l’assistente di volo e lui
il pilota. Molti colleghi sono andati in
70
GuidaB2_006_080_bz3.indd 70
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia
Cina, in Vietnam, a Singapore, in
Indonesia. Noi siamo andati a Dar es
Salaam, in Tanzania.
Giornalista: Tu in realtà da dove vieni?
Valentina: Sono di Catania, però il mio
compagno è di Roma e abbiamo casa lì.
Giornalista: Quando hai lasciato l’Italia
avevi già un lavoro?
Valentina: Io sono andata inizialmente
per un mese per “sondare” il terreno e
capire che tipo di attività potessi
intraprendere lì. Il mio lavoro da
assistente di volo al momento è in
“stand-by” in quanto volevo
approfittare dell’esperienza tanzaniana
per fare qualcosa di nuovo nella mia
vita. Esperienza che in fondo avevo
sempre sognato.
Giornalista: Quindi ti sei organizzata
col tuo compagno per i primi periodi?
Valentina: Esatto. Come ti dicevo,
sono andata lì inizialmente per un mese
per capire come fosse la vita in
Tanzania. Come fosse vivere in una
grande città di uno stato Africano.
Quando poi mi sono trasferita
definitivamente è stato molto più
semplice, infatti sapevo a cosa andassi
incontro.
Io e il mio compagno eravamo con un
gruppo di ex colleghi e questo ha fatto
sì che l’impatto fosse meno duro. Non
eravamo completamente soli. Sin da
subito siamo stati fortunati perché la
compagnia per la quale il mio
compagno lavora offriva come benefit
l’appartamento. Ed è una grande cosa.
A Dar es Salaam gli affitti sono molto
cari, una casa come la nostra può
costare 2000 dollari al mese, e noi non
siamo nella zona “in” della città dove gli
affitti sono addirittura inavvicinabili.
I primi giorni è stato un po’ strano
orientarmi in questa nuova e
stranissima città. Poi pian piano senza
rendermene conto è diventato tutto
normale. Giornalista: E ora di cosa ti stai
occupando?
Valentina: Pochi giorni dopo il mio
arrivo ho iniziato a mandare curriculum
nelle catene alberghiere. Ho fatto un
internship presso un grande Hotel nel
settore Sales & Marketing, esperienza
molto utile che mi ha permesso al
tempo stesso di essere più
indipendente rispetto a un vero e
proprio lavoro. Il fatto è che devo
tornare in Italia ogni 3 mesi
circa perché sto ultimando il mio terzo
anno in Scienze per la Comunicazione
internazionale, quindi studio in
Tanzania e poi mi presento agli esami
in Italia.
Giornalista: Perché avete scelto la
Tanzania?
Valentina: Abbiamo scelto insieme di
venire in Tanzania inizialmente per
l’offerta lavorativa, che era molto
buona. Non avrei potuto immaginare
che mi sarei letteralmente innamorata
di questo posto! La Tanzania è una
terra che offre tantissimo. Oltre ai
famosi Safari e alle isole dell’arcipelago
di Zanzibar c’è tutti i giorni la possibilità
di scoprire qualcosa di nuovo. È
un’avventura giornaliera! Non c’è modo
di annoiarsi.
Giornalista: Quali sono secondo te gli
aspetti positivi, nel settore lavorativo e
nella vita privata?
Valentina: In Tanzania, il business è in
continua crescita. Gli investimenti sono
tanti. È tutto un fiorire di attività. Questo
favorisce anche lo sviluppo di un ceto
sociale intermedio, che si colloca tra i
ricchi (molto ricchi) e i poveri. Questo
nuovo ceto sociale inizia a essere
composto da un numero importante di
persone. La Tanzania è un paese che
sta cambiando, ma credo che ancora ci
vorrà altro tempo per potersi avvicinare
all’Europa.
Giornalista: C’è qualcosa che ti manca
dell‘Italia?
Valentina: Dell’Italia mi manca la
libertà di fare qualunque cosa. Tipo una
passeggiata, visto che qui è pressoché
impossibile a causa dell’assenza di
marciapiedi. Qui fa buio presto, verso le
18, e da quell’ora uscire da soli è
sconsigliato, oltre che per pericolosità
(anche se io non ho mai avuto
problemi), per il fatto che le strade non
sono illuminate. Chiaramente poi mi
mancano gli affetti. Famiglia e amici mi
mancano tutti i giorni. Per fortuna tra
Skype, WhatsApp e gli altri social
network essere expat è molto più facile
oggi! E poi, il cibo. Ho sognato di
mangiare la mozzarella di bufala!!
(ridono)
Giornalista: È stato un vero piacere
parlare con te, Valentina. Molto
interessante sapere della crescita
economica della Tanzania. Può essere
uno spunto per molti ascoltatori. Valentina: Grazie a voi per questa
opportunità che mi avete concesso. Un
saluto a tutti dalla Tanzania!
Traccia 52
Giornalista: Marco Malvaldi, pisano, si
racconta al portale Toscanalibri.it. e
dice “Sono diventato scrittore di libri
gialli mentre scrivevo la tesi”. Per la
critica è uno scrittore di gialli, anche se
lui preferisce chiamare i suoi libri
umoristici. Lei è in realtà un ricercatore
di chimica organica, ma poi perché ha
scelto proprio i gialli?
Marco: In primo luogo, chi non ha mai
scritto, sceglie di cominciare da ciò che
legge, e io ero un divoratore di gialli. Il
giallo è un genere letterario che può
avere grandi potenzialità, basta pensare
a Sciascia, Dürrenmatt, Simenon. A
differenza di altri generi, il giallo può
essere visto come una storia che ha un
forte shock iniziale, qualcosa che non
appartiene al mondo comune.
Giornalista: Intende dire l’omicidio?
Marco: Esatto, proprio l’omicidio. Un
evento a cui i vari personaggi
reagiscono in modi differenti. Da
questa situazione iniziale può nascere
una bella storia, un’analisi della realtà,
e a volte anche uno scritto di alto
livello.
Giornalista: Che cosa hanno in
comune chimica e letteratura?
Marco: Qualcosa devono averlo per
forza, visto che molti chimici, come
Primo Levi oppure Isaac Asimov, sono
diventati scrittori di successo. Come lo
scrittore, il chimico, una volta trovate
delle formule, deve saperle descrivere
in modo che siano comprensibili a tutti,
altrimenti il suo lavoro non vale niente.
Giornalista: Il BarLume è il centro di
tutti i suoi romanzi gialli. Un piccolo bar
nell’immaginario, ma è realissimo il
paesino di Pineta, sul litorale pisano. A
cosa si deve la scelta di
quest’ambientazione?
Marco: Quando ho cominciato a
scrivere il primo romanzo scrivevo la
tesi di laurea e volevo essere ovunque
ma non dov’ ero, cioè a scrivere davanti
al computer. Ho sempre sognato di
avere un bar, così ho pensato di farlo
con la fantasia.
Giornalista: Lei è nato e vissuto a Pisa.
Quanto ha influito nella scelta di fare lo
scrittore?
Marco: È stato determinante! A Pisa ci
sono molti scrittori bravi. In realtà abito
a Vecchiano. L’altro giorno mi sono
vantato col barista di essere lo scrittore
più famoso del paese. Il barista mi ha
riso in faccia e mi ha detto: “Vedi quella
GuidaB2_006_080_bz3.indd 71
71
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO
casa? Ci è cresciuto Antonio Tabucchi”.
Giornalista: I suoi romanzi fanno
ridere di cuore il lettore. Come mai
questa commistione di generi?
Marco: Io considero i miei libri
soprattutto dei libri umoristici. Non l’ho
dichiarato per non creare troppe
aspettative. Il divertimento nasce
dall’inaspettato.
TRACCE AUDIO
ESERCIZIARIO
Traccia 1
Maria Gloria Tommasini
Spazio Italia
© Loescher Editore, Torino, 2015
Volume 4, livello B2, Eserciziario
Traccia 2
1 Villa Santa Lucia degli Abruzzi
2 Castelvecchio di Rocca Barbena
3 Sant’Angelo di Piove di Sacco
4 Corte de’ Cortesi con Cignone
5 Sant’Ambrogio sul Garigliano
6 Livinallongo del Col di Lana
Traccia 3
1 È arrivato lo zio di Luca!
2 Sono cominciate le vacanze!
3 C’è qualcuno che ti cerca.
4C
’è qualcuno che ne vuole ancora
una fetta?
5 Mi si è scaricata la batteria!
6S
ono arrivati gli studenti del secondo
anno!
Traccia 4
Presentatore: Buonasera e benvenuti
a una nuova puntata di “pedalando”,
rubrica dedicata al cicloturismo e agli
amanti della natura. Oggi abbiamo con
noi Marcello Grassi. “Chi è Marcello
Grassi?”… beh, possiamo chiederlo
direttamente a lui…
Marcello: Prima di tutto un padre di
famiglia, poi un idraulico, ho una
piccola impresa artigianale con 3
dipendenti, e poi… un cicloamatore…
Presentatore: Un cicloamatore di
montagna, lei è di Paesana, vero, in
Valle Po…
Marcello: Sì sono nato e vissuto in
montagna, e ho sempre pedalato in
salita… o in discesa [ride]…
Presentatore: Ma, l’anno scorso, ha
deciso di tentare un’impresa diversa,
discendere il Po fino alla sua foce, al
delta.
Marcello: Esatto, un giorno mi sono
affacciato da un ponte, nel mio paese,
ho osservato l’acqua scorrere e ho
cominciato a pensare a quanti posti
avrebbe visto quell’acqua lì… e così ho
deciso di seguirla… in bicicletta.
Presentatore: Quanti giorni ci ha
messo?
Marcello: Dieci, ma me la sono presa
comoda… mica era una gara… mi
sono preso un po’ di tempo per girare
per le città, per i paesi… per mangiare
nelle trattorie e nei ristoranti tipici…
Presentatore: È partito da Paesana?
Marcello: No, mi sono fatto
accompagnare in macchina fino a Pian
del Re, dove ci sono le sorgenti del
fiume, e da lì sono partito… la prima
tappa è stata la più lunga, circa 200
km, fino a Casale Monferrato… a
Torino e in quelle zone lì non mi sono
fermato, tanto le conoscevo già bene…
Presentatore: E dove ha fatto la prima
sosta un po’ più lunga?
Marcello: A Pavia… vicino alla città il
Po riceve le acque del Ticino… ho
risalito per un breve tratto questo fiume
e mi sono ritrovato in questa città
bellissima e ricca di storia…
Presentatore: L’antica capitale dei
Longobardi…
Marcello: Già… poi da lì ho proseguito
per Piacenza e poi per Busseto… la
città di Giuseppe Verdi.
Presentatore: Ma è sempre riuscito a
pedalare lungo gli argini del fiume?
Marcello: Purtroppo no… sugli argini
è bellissimo, sono alti, si domina la
pianura intorno… spesso sono sterrati,
ma con la mountain bike non è un
problema… solo che a volte sono
dovuto scendere dagli argini per
prendere strade asfaltate, cercando di
evitare quelle più trafficate…
Presentatore: La città più bella che ha
visitato?
Marcello: Beh, Sabbioneta è molto
suggestiva… ma sicuramente la più
bella è Ferrara, un vero gioiello….
Presentatore: E la zona del delta?
Marcello: Ah, fantastica…
Presentatore: È stata dichiarata
patrimonio dell’umanità
dall’UNESCO…
Marcello: E a ragione… canali, stagni
e, vicino alla costa, dune sabbiose,
pinete, isole… un paradiso…
Presentatore: Ed è tornato a casa in
bicicletta?
Marcello: No, mia moglie e i miei figli
mi hanno raggiunto in macchina a
Goro, poi siamo andati insieme a
Venezia e ci siamo fermati 3 giorni…
senza poter usare la bicicletta… ma
meglio così!
Traccia 5
1
Nel XX secolo la musica subì una vera
e propria rivoluzione. Prima la musica
poteva essere ascoltata solo “dal vivo”.
Con l’invenzione della radio e dei
supporti di registrazione è come se
ognuno di noi potesse avere in ogni
momento un gruppo musicale che
suona solo per lui. La musica è entrata
nelle case, nei negozi, nelle auto...
ovunque. Qualcuno oggi parla
addirittura di “inquinamento musicale”
2
Guido D’Arezzo, che era nato nel 995
d.C., per aiutare i cantori della sua
epoca a intonare e memorizzare una
melodia, inventò il sistema di notazioni
usato ancora oggi: DO, RE, MI, FA,
SOL, LA, SI. Per dare un nome alle
note musicali utilizzò la prima sillaba
dei primi sette versi di un inno dedicato
a Giovanni Battista. L’unica nota a
essere stata cambiata da allora è la
prima, Guido l’aveva infatti chiamata UT
invece che DO.
3
La musica barocca si sviluppò tra il
XVII e il XVIII secolo. Tra i grandi
musicisti di questa epoca, oltre ai
famosissimi tedeschi Georg Friedrich
Händel e Johann Sebastian Bach
dobbiamo sicuramente ricordare gli
italiani Claudio Monteverdi, Tomaso
Albinoni e Antonio Vivaldi.
4
Quasi tutte le civiltà che si sono
sviluppate in quest’epoca erano basate
sulla schiavitù. Le piramidi egiziane
sono state costruite con il lavoro degli
schiavi, schiavi erano gli uomini che si
battevano come gladiatori negli
anfiteatri romani, schiavi erano i
minatori che lavoravano nelle miniere
d’argento della Grecia. Spesso anche i
musicisti che suonavano nei banchetti
e nelle feste erano schiavi.
72
GuidaB2_006_080_bz3.indd 72
24/11/14 12:42
TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO | Spazio Italia
Traccia 6
1● Ti piace leggere?
●
Libri, non tanto… ma leggo ogni
giorno il giornale sullo smartphone…
2Stasera c’è la Champions League: se
la Juve e il Milan perdono le squadre
italiane sono tutte fuori…
3Domani è il tuo compleanno, cosa
desideri come regalo?
4Mi dia tre bistecche di vitello, belle
tenere, mi raccomando!
5 ● Cosa c’è scritto?
●
Non so, non vedo, da così lontano
non riesco a leggere.
6Hai ragione, è stata colpa mia, scusa,
ti chiedo perdono.
7Sono il genio della lampada, e tu sei
il mio padrone. Puoi esprimere 3
desideri!
8Hai visto le mie due cagnette? Belline
vero? Sono così tenere…
9 ● Fumi ancora?
●
Sì, ma solo sigarette leggere.
10 In questo affare gli unici che
perdono soldi siamo noi!
11 Desideri fermarti ancora un po’ o
vuoi andare via?
12 Devi tenere il volante bello stretto,
con due mani!
Traccia 7
●
È stato ufficilamente presentato alla
Biblioteca Classiense “Strada delle
donne”, il libro di toponomastica al
femminile nel comune di Ravenna.
Scopo del libro è quello di
riconoscere dignità e giusto valore
alle figure femminili, al di là del ceto
sociale, dedicando loro piazze,
strade, rotonde e giardini. Le donne
sono suddivise sulla base dell’attività
svolta, dalle maestre alle vincitrici di
premi Nobel.
La scelta è stata effettuata dalla
Commissione toponomastica
dell’amministrazione comunale. Ci
sono anche strade che hanno una
ragione storica e sono intitolazioni
storiche e ci sono state strade più
recenti... naturalmente le grandi
intitolazioni si fanno sull’onda dei
movimenti politici, delle rivoluzioni,
come è stata la Resistenza, l’ultima, o
il passaggio dalla Monarchia alla
Repubblica... e poi questo movimento
delle donne, il desiderio di far
emergere le donne in qualche modo
significative o per ragioni di attività
letteraria, artistica, politica, sociale,
oppure perché anche nella loro
quotidianità, nella dimensione di un
mestiere quotidiano, rappresentano
l’occasione per far emergere le
donne dal silenzio nel quale vengono
occultate.
■
Noi siamo partite a Ravenna da un
numero davvero basso però nel giro
di pochi anni abbiamo triplicato il
numero delle donne a cui sono state
dedicate strade piazze e giardini.
Traccia 8
anzi scusi…
● Dimmi, dai, dammi pure del tu…
●
Ah, ok, scusa, sai se questa è la fila
giusta per prendere il medico?
●
Per scegliere il tuo medico di
famiglia? Sì, è questa…
●
Ah, per fortuna, oggi ho già fatto 2
code davanti agli sportelli sbagliati…
●
Eh sì, non sempre è facile girare per
uffici…
● Non me ne parlare….
● Ma tu non sei italiano, vero?
● No, sono irlandese
●
E cosa fai in Italia?
●
Insegno inglese, in una scuola di
lingue… ma sono appena arrivato,
prima insegnavo in Spagna, a
Cordoba…
●
E quindi devi fare tutti i documenti?
●
Sì, un incubo, non ci capisco nulla…
stamattina ho perso un’ora in
ospedale prima di capire che ero nel
posto sbagliato.
●
Sì, per scegliere il medico di famiglia
devi venire qui, all’ASL, l’Azienda
Sanitaria Locale…
● Ecco sì, l’ASL…
● E poi che documenti devi fare?
●
Beh, devo andare dove si…, non so
come dire, dove ti danno la
pensione?
●
La pensione? Così giovane… beato
te!
● No, dove si paga per la pensione…
●
Ah sì, all’INPS, Istituto Nazionale
Previdenza Sociale…
●
Ecco, quello… e poi devo ricevere il,
come si chiama, ho scritto qui, il
Codice Fiscale…
●
Ah sì, e per quello devi andare
all’Agenzia delle Entrate… sei
fortunato, è vicino all’INPS…
●
Poi devo anche andare all’ENEL, per
il contratto dell’energia elettrica di
casa e… in comune credo, non ho
capito bene, per la tassa sui rifiuti…
●
Sì, per quella devi andare in
Comune… Ah, sono al 25, meno
● Scusa,
male, io ho il 26… tu che numero hai,
il 27?
● Numero, che numero?
● quando sei entrato non l’hai preso?
● No, ma preso cosa?
●
Il numero! Adesso devi rifare la fila…
scusa, non te la prendere, ma mi
viene da ridere...
Traccia 9
1 costituzionalmente
2 monarca
3 parlamentare
4 bicamerale
5 amministrativamente
6 elettorale
7 istituzionalmente
8 presidenzialismo
Traccia 10
1 Camera dei deputati
2C
onsiglio Superiore della
Magistratura
3 Pubblica Amministrazione
4 Presidente del Consiglio Regionale
5 Convocazione del collegio elettorale
6 Corte Costituzionale
Traccia 11
Regina d’Inghilterra e di altri 16 stati
indipendenti, Elisabetta II è anche capo
del Commonwealth e governatore
supremo della chiesa anglicana. La sua
monarchia è potente, ma limitata a un
ruolo di puro cerimoniale. La sovrana è
consultata tutte le settimane dal primo
ministro e ha il diritto di dare il proprio
avviso. Anche se distante dalla gente
l’indice di gradimento è sempre stato
alto: il 70% dei britannici le dà il pieno
sostegno. Il suo ruolo principale è
rinforzare unità e identità nazionale.
Solida – le sue fondamenta affondano
in due secoli di storia –, la monarchia
olandese è pilastro dell’identità
nazionale e ha l’appoggio dei 3/4 della
popolazione.
Fino al 2012 la regina Beatrice aveva un
peso politico, nominava il premier e
vegliava sulla formazione del nuovo
governo. Una riforma varata dal
parlamento l’anno scorso ha privato di
questo potere il nuovo sovrano,
Guglielmo Alessandro, che comunque
continuerà a incontrare
settimanalmente il premier.
In Belgio la monarchia conserva ampi
poteri. Il re forma il governo che deve
ottenere poi la fiducia del parlamento.
Riceve il primo ministro una volta alla
settimana, senza disdegnare
GuidaB2_006_080_bz3.indd 73
73
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO
l’opposizione il cui leader è convocato a
palazzo regolarmente.
Il sovrano promulga le leggi. Anche qui
la monarchia è alla base dell’unità del
Paese.
Reinstaurata alla fine della dittatura, la
monarchia spagnola ha toccato i
minimi storici di popolarità negli ultimi
tempi a causa degli scandali che hanno
toccato la casa reale. Solo il 37% degli
spagnoli dà il proprio sostegno.
Monarchia parlamentare, re Juan
Carlos è il garante della Costituzione.
Con lui comunque democrazia e
monarchia si sono mostrate compatibili.
Le monarchie del nord Europa sono lo
specchio di questi Paesi. Qui non vi è
spazio per il minimo errore: integrità
morale e popolarità vanno di pari
passo. Il loro ruolo di monarchi non va
oltre quello rappresentativo.
Traccia 12
Giorgio: Ciao Sandrino!
Sandrino: Ma guarda chi si vede…
Giorgio, cosa ci fai qui?
Giorgio: …Eh, purtroppo mia moglie,
non sta bene, non si è ancora capito
cos’abbia… abbiamo già fatto mille
analisi… passo più tempo in coda qui
all’ASL a prenotare visite specialistiche
che a casa con lei…
Sandrino: Mi spiace, non sapevo…
Giorgio: È così, diventiamo vecchi… e
tu, come te la passi?
Sandrino: Mah, di salute bene, sono
qui per la visita della patente… devo
prendere quella per il camion…
Giorgio: Per il camion? E cosa te ne
fai?
Sandrino: Non l’hai saputo? Mi sono
licenziato, non ne potevo più… e con il
TFR ho comprato un po’ di macchinari,
ho affittato un capannone, e mi sono
messo in proprio… a 55 anni!
Giorgio: Ma bravo! E come va il lavoro?
Sandrino: Beh lavoro ne ho, ma il
difficile sono le tasse… quando ero
dipendente andavo al CAF della CGIL e
loro mi facevano tutto… adesso ho
dovuto prendere un commercialista, e
anche così non sono mai sicuro di
essere in regola… è pazzesco… ma
sono contento… sono il padrone e
l’operaio allo stesso tempo! Sono il
padrone di me stesso!
Giorgio: Bene, mi fa piacere… e
Giovanni, tuo figlio? Sempre in FIAT?
Sandrino: Ah sì, lui, sì, quel lavoro non
lo lascia di certo… ma sai, per lui è
diverso, ha fatto carriera, è diventato un
dirigente!
Giorgio: Visto? Io te l’ho sempre detto
che era un ragazzo in gamba!
Traccia 13
famiglia Marinelli dal 1200
ininterrottamente fa campane. E
questo trinomio, Agnone, campane e
Marinelli, è andato sempre insieme. In
tutta l’Europa eravamo circa 60
fonderie storiche di campane... adesso
siamo rimasti, sì e no, una dozzina...
ogni nazione ha la sua fonderia e ogni
fonderia ha i suoi primati personali.
La nostra è la più antica del mondo e
ha conservato tutte le caratteristiche
artigianali di una fonderia... Che
significa? Significa che noi lavoriamo
come si lavorava mille anni fa; ed ecco
che ci distingue un po’ dalle altre
fonderie perché, paradossalmente
oggi, siamo diventati moderni
conservando la tradizione.
● Da materiali poveri, quelli che sono
argilla, terra, mattoni, bronzo e legno,
costruiamo campane, però tutta la
lavorazione, dal disegno, dal progetto
fino alla campana finita viene fatta
solo ed esclusivamente a mano.
●Qualche anno fa in questa fonderia
abbiamo avuto veramente una gioia
enorme, immensa: la visita di
Giovanni Paolo II . E mio zio gli
domandò quel giorno: “Santità, si
avvicina il grande Giubileo, cosa ne
pensa se facciamo una campana per
questo grande Giubileo?” Il Papa,
senza scomporsi, si girò e disse:
“Marine’, grande Giubileo, grande
campana”.
Noi abbiamo il vanto e l’orgoglio di
aver fatto in Italia e per il mondo
campane artistiche... in alcuni posti le
hanno definite le campane più belle
del mondo .
●La
Traccia 14
Bello, proprio un bel quadro! (ironia)
Bello, proprio un bel quadro!
(ammirazione)
Viene anche Luca con noi? (sorpresa)
Viene anche Luca con noi?
(preoccupazione)
Veramente? Dici sul serio? (gioia)
Veramente? Dici sul serio? (paura)
Ah, se Luciana fosse qui... (rimpianto)
Ah, se Luciana fosse qui... (ironia)
È venuto benissimo! (sorpresa)
È venuto benissimo! (consolazione)
Sono riposatissimo! (sorpresa)
Sono riposatissimo! (ironia)
Traccia 15
Situato nel punto più stretto dell’Arno si
trova il suggestivo Ponte Vecchio. Si
hanno tracce dell’esistenza del ponte
già dal X secolo ma, a causa di
numerose piene del fiume, vi furono
vari crolli e ricostruzioni, fino a che alla
metà del ‘300 si consolidò una
struttura, quella odierna, che alcune
fonti, quali il Vasari, attribuiscono a
Taddeo Gaddi; più probabilmente,
però, il ponte è attribuibile all’architetto
Neri di Fioravante.
Il ponte, così com’è, e come possiamo
vederlo oggi, venne edificato intorno
all’anno 1345 ed è oggi indubbiamente
il simbolo della stessa Firenze. Esso fu
eretto secondo criteri architettonici
derivati dalle tecniche di costruzione
dei ponti cinesi ad archi segmentati e,
fin dal Medioevo, è sede di botteghe di
artigiani e orafi.
È proprio per la permanenza secolare
di questi ultimi, gli orafi, che dal 1900,
al centro dell’opera, trova la sua
collocazione una fontana raffigurante il
busto di Benvenuto Cellini,
indubbiamente il più celebre scultore e
orafo originario della città.
Ponte Vecchio offre una splendida vista
a monte e a valle del fiume e
rappresenta, dalla sua costruzione, la
via privilegiata di collegamento tra le
due sponde del fiume.
Durante la Seconda Guerra Mondiale,
di tutti i ponti cittadini, questo fu l’unico
risparmiato dai tedeschi che
preferirono minare le strade d’accesso
piuttosto che direttamente il ponte.
Traccia 16
Pace non trovo, e non ho da far guerra,
E temo, e spero, ed ardo, e son un
ghiaccio:
E volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra;
E nulla stringo, e tutto ‘l mondo
abbraccio.
Tal m’ha in priggion, che non m’apre,
né serra,
Né per suo mi ritien, né scioglie il
laccio,
E non m’uccide Amor, e non mi sferra;
Né mi vuol vivo, né mi trahe d’impaccio.
74
GuidaB2_006_080_bz3.indd 74
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO | Spazio Italia
Veggio senz’occhi; e non ho lingua e
grido;
E bramo di perir, e cheggio aita;
Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui:
Pascomi di dolor; piangendo rido;
Egualmente mi spiace morte e vita.
In questo stato son, Donna, per Voi.
Traccia 17
Considero valore ogni forma di vita, la
neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale,
l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il
pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è
risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani
non varrà più niente e quello
che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di
che.
Considero valore sapere in una stanza
dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta
asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del
vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque
colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare
e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho
conosciuto.
Traccia 18
●
La musica deriva dall’integrazione di
ritmo, toni e melodia che il cervello
compie in tempo reale. Gli stimoli di
questo genere a cui siamo esposti
ogni giorno, più o meno
consapevolmente, sono migliaia e
alcuni colpiscono così tanto che oltre
il 90% delle persone sente suonare la
musica nella propria testa anche
quando non c’è. Gli scienziati lo
chiamano “ear worm”, che tradotto
letteralmente significa il baco
dell’orecchio.
Alla Goldsmiths University di Londra,
la psicologa Victoria Williamson è
interessata a scoprire il perché di
questo fenomeno.
●
La musica si appiccica in testa
perché è un’esperienza personale ed
emozionale e può essere codificata
nel cervello in molti modi diversi,
come un suono, uno stimolo visivo, o
anche come uno stimolo motorio, se
si sa suonare. È profondamente
associata alla memoria.
●
Ci sono persone che sperimentano
questo fenomeno in continuazione,
come Andre, un giovane studente
americano letteralmente assillato
dalle canzoni anni Sessanta.
Dato che l’ear worm, come Andre sa
bene, è difficile da rimuovere dal
cervello, esperti di marketing e
musicisti, vorrebbero sfruttarlo a loro
vantaggio, ad esempio, azzeccare un
jingle vorrebbe dire creare una
pubblicità di successo.
●
Ci chiedono: “Potete creare la
canzone perfetta?” In realtà questo
non è possibile. L’effetto ear worm è
solo una parte del successo di una
canzone.
Molte persone, infatti, detestano
questi motivetti assillanti; se si vuole
vendere un prodotto o un CD questo
può essere negativo; e poi su
diecimila canzoni, solo una decina si
ripetono più di una volta. Questo vuol
dire che i motivetti che tornano alla
mente sono associati alle esperienze
personali.
Traccia 19
1Nel 1904 mio nonno, bracciante, si
trasferì dal paese con la famiglia, la
moglie e due figli negli Stati Uniti.
Il viaggio durò 16 giorni. Si
imbarcarono a Napoli sulla nave
“Italia”, arrivarono nel porto di New
York il 24 aprile 1904. Dopo i
controlli, ricevettero il permesso allo
sbarco e da New York mio nonno
venne indirizzato verso il New Jersey.
Si sistemò nella città di Paterson
dove c’era una importante colonia di
Italiani. Qui fu assunto da una grande
fabbrica di mobili e dopo alcuni anni
riuscì persino a comprare una piccola
casa in campagna...
2 I’mi babbo andò in Svizzera che non
aveva nemmeno diciott’anni. Era
muratore, andò a lavorare al tunnel
del Sempione. Era l’inizio del secolo.
Lavorò in una fabbrica e lì conobbe la
mi mamma, era svizzera. Si sposarono
nel nove. Tornarono a vivere in Italia,
ma un ce la fecero, così decisero
insieme di emigrare in America.
Mi ricordo che quando i’mi babbo
parlava dell’arrivo a New York gli
veniva da piangere e spesso un
riusciva più a continuare... Diceva che
il momento più straziante era quando
lasciavano la Sala di Registrazione e
alcune famiglie venivano divise e
mandate in posti diversi... per questo
Ellis Island la chiamavano l’“Isola
delle lacrime”...
3...mia nona contava sempre che
erano arivati a Rio de Janeiro de
note, e par la finestra se vedevano
tante di quelle luci, ma tante, e loro
non capivano cosa che fosse... poi la
mattina, quando hanno visto tutto
con la luce del sole, gli pareva, non
so, come una cosa magica... e poi me
diceva sempre che lei pensava che il
Brasile era unito con gli Stati Uniti,
che ghe s’era tutta America... d’altra
parte loro venivan da Treporti, eran
gente di laguna... non sapevan quasi
nulla del mondo...
Traccia 20
Presentatore: Oggi abbiamo qui con
noi, a “la Nostra Europa”, Sandra.
Sandra è una ragazza di 22 anni, e
l’abbiamo invitata per parlarci della sua
esperienza “Erasmus”. Ciao Sandra e
benvenuta alla nostra trasmissione.
Sandra: Grazie... ciao a tutti...
Presentatore: Bene, tu Sandra sei
studentessa di Biologia, vero?
Sandra: Sì, studio Biologia,
all’Università di Napoli...
Presentatore: E, come dicevamo, sei
da poco tornata dal tuo soggiorno
all’estero... dove sei stata?
Sandra: In Spagna, all’Università di
Granada.
Presentatore: E perché hai scelto
proprio la Spagna? Per studiare
Biologia non sarebbe stato meglio
scegliere un paese come l’Inghilterra...
o la Germania?
Sandra: Perché, scusi?
Presentatore: Beh, credo che in quei
paesi la ricerca scientifica sia molto più
avanzata che nei paesi latini... o non è
così?
Sandra: Beh... sì e no. In realtà anche
in Spagna, come d’altra parte in Italia,
la biologia è a ottimi livelli... credo che
nei confronti dei paesi latini ci siano un
po’ di pregiudizi... sembra che al sud si
possa studiare solo arte o letteratura
o...
Presentatore: Quindi hai scelto
GuidaB2_006_080_bz3.indd 75
75
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA
l’Università di Granada soltanto per
ragioni “scientifiche”...
Sandra: No, certo... non soltanto per
quello... in effetti anche il clima e la
lingua hanno giocato un ruolo
importante... francamente ero un po’
terrorizzata all’idea di seguire delle
lezioni in tedesco... non conosco
nemmeno una parola... o anche in
inglese....
Presentatore: Ma l’inglese per la
biologia è fondamentale, no?
Sandra: Sì, sì, certo, l’ho studiato, lo
parlo anche abbastanza bene... ma sa,
anche se non capisci tutto poi
comunque gli esami li devi dare in
quella lingua... cioè, rischi di rovinarti la
media...
Presentatore: Quindi hai scelto la
Spagna per via della lingua...
Sandra: In parte sì, e poi avevo
un’amica che ci era stata l’anno prima e
si era trovata benissimo, sotto tutti i
punti di vista...
Presentatore: e anche per te è stata
un’esperienza positiva?
Sandra: Di più... direi fantastica!
Presentatore: Qual è stato l’aspetto
più positivo di questo soggiorno?
Sandra: Beh, sicuramente le relazioni
sociali, il fatto di conoscere un altro
paese, altri studenti, di altre lingue, di
altre culture... noi italiani siamo così
provinciali, siamo convinti di vivere nel
miglior posto del mondo, con la cucina
migliore, il clima migliore, l’arte
migliore... ci fa bene ogni tanto mettere
il naso fuori di casa...
Presentatore: Questo sicuramente...
Sandra: E poi si scoprono cose che
magari uno non si sarebbe mai
aspettato... l’Università di Granada, ad
esempio, era molto buona, molto
efficiente, anche dal punto di vista
organizzativo...
Presentatore: E i professori?
Sandra: Beh, come in tutti i posti ce
n’è di buoni e di meno buoni, ma quello
che ho notato io è che c’è meno
differenza “gerarchica” rispetto all’Italia,
ci si dava spesso del tu, ci si trovava
spesso a cena o a degli incontri
insieme...
Presentatore: E un aspetto negativo?
Sandra: Un aspetto negativo? Il ritorno,
sicuramente, il ritorno a casa... dopo 10
mesi si fa fatica a riprendere i soliti
ritmi, a tornare a vivere in famiglia... io,
ad esempio, prima dell’Erasmus
viaggiavo ogni giorno tra Salerno...
sono di Salerno io... e Napoli... quando
sono tornata ho deciso di prendere un
appartamento con altri studenti...
Presentatore: Studenti Erasmus
naturalmente!
Sandra: Certo! Siamo in 4 e io sono
l’unica italiana!...
TRACCE AUDIO
ATTIVITÀ EXTRA
Unità 1
Attività 9
1Il Molise è una terra ancora
incontaminata che racchiude in sé
numerose tipologie di turismo.
Dal verde della montagna al blu
incontaminato del mare, in Molise
puoi passare una vacanze
indimenticabile.
Lasciati avvolgere dai delicati sapori
della nostra gastronomia tipica,
tuffati nelle nostre tradizioni, fatti
coccolare dalla cordialità e dalla
comodità dei nostri hotel...
2Un pass per scoprire il Friuli
Venezia Giulia
La scoperta che emoziona e fa
risparmiare.
Un pass con tanti servizi per
conoscere il Friuli Venezia Giulia,
spendendo meno!
Costruisci il tuo percorso
personalizzato alla scoperta del Friuli
Venezia Giulia, dove trovi arte,
cultura, mare, montagna e
benessere...
3Già comincia a respirarsi l’aria
natalizia, mancano meno di due mesi
a Natale e possiamo proprio dirlo,
Natale è alle porte, prepariamoci a
viverlo nel modo più dolce e
romantico, tante le località in
Calabria che ci aspettano per farci
vivere magici momenti. L’intrecciarsi
in ogni angolo della Calabria di
eventi legati al Natale, dai mercatini
natalizi, alle manifestazioni culturali e
religiose, rendono la Calabria la
cornice ideale per una vacanza di
Natale unica e indimenticabile...
4Le Marche sono un museo diffuso,
una rete di città d’arte e borghi storici
incastonati in un mare di colline
coltivate, che si affacciano su vallate
che vanno dal mare all’Appennino,
dove sono conservati capolavori di
Piero della Francesca e Lorenzo
Lotto, Rubens e Tiziano, teatri e
strade romane, botteghe di
ceramica...
10. Dettato
Il Parco del Delta del Po si trova al
confine orientale della Pianura Padana,
dove il grande fiume Po apre il suo
delta nel Mar Adriatico. La particolarità
del parco sta nella varietà di habitat:
boschi secolari, pinete, oasi e
soprattutto zone umide dove possiamo
ritrovare una incredibile quantità e
varietà di pesci e uccelli acquatici.
L’area del Delta è molto apprezzata
dagli amanti del birdwatching e delle
vacanze a contatto con la natura. Ci
sono diversi modi per scoprire il parco:
a piedi, in bicicletta, a cavallo e in
barca.
Unità 2
9. Ascolta il testo e poi rispondi
alle domande.
Elva (Cuneo) - Chissà dove sono finiti i
capelli della nonna. Non ho mai smesso
di pensarci, da quando lei mi ha
raccontato quel pezzo della sua storia,
tanto tempo fa. Aveva dodici anni, era
la fine dell’ Ottocento e i “piemontesi”
erano arrivati in Friuli. Un mattino d’
inverno bussarono al suo portone, le
misero un panno sulle spalle e glieli
tagliarono. Tutti. Pagarono, poi se ne
andarono tra mille complimenti. La
nonna aveva un buon carattere - si
chiamava pure Serena - ma, quando si
vide, pianse e rifiutò di uscire di casa. I
capelli non li aveva mai toccati dalla
nascita: le erano cresciuti più di un
metro e la treccia sciolta arrivava alle
ginocchia. Il fatto è che i “Cjavelars” così li chiamavano in Friuli - pagavano
bene, e sua madre era contenta
dell’affare. Con quei soldi comprò a
Serena i primi orecchini, gli stessi che
avrebbe portato per tutta la vita.
Ma io mi chiedevo, perché i raccoglitori
di capelli venivano dal Piemonte? Per
76
GuidaB2_006_080_bz3.indd 76
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA | Spazio Italia
anni mi sono posta la stessa domanda,
fino a quando amici cuneesi mi hanno
avvertita che in una sperduta valle ai
confini della Francia era stato aperto un
museo unico al mondo: il museo dei
capelli. Elva, si chiamava il paese, e per
un secolo e mezzo era stato il
baricentro internazionale del
commercio di capelli. Questo fino a
quarant’ anni fa, quando iniziò l’era
delle parrucche sintetiche.
La montagna italiana era fatta così, ci si
inventava i mestieri più incredibili per
far fruttare le stagioni morte.
Gli uomini partivano alla fine di agosto,
erano almeno cinquecento, e nella
stagione fredda si sparpagliavano in
mezza Italia. E così a Elva da settembre
alla fine di aprile restavano solo le
donne. I maschi tornavano entro il 12
maggio, festa del patrono Pancrazio e
giorno del mercato dei capelli.
Arrivavano carichi come muli. I capelli
biondo-cenere, come quelli della
nonna, valevano ancora di più, perché
si potevano sbiancare e vendere ai lord
inglesi per le loro parrucche da
cerimonia.
Erano duemilacinquecento gli elvesi
fino agli anni Cinquanta, oggi, mi dice il
sindaco “a scuola c’è una sola bambina,
gli abitanti sono meno di cinquecento e
le mucche sono diventate più
numerose degli uomini:
settecentocinquanta. Le marmotte, non
se ne parla: migliaia. Il resto se l’è
portato il vento”.
Tratto e adattato da www.repubblica.it,
30 novembre 2008.
Unità 3
Attività 10
La capitale d’Italia non è sempre stata
Roma. Dal 17 marzo del 1861, giorno
della proclamazione del Regno d’Italia,
ad oggi, la capitale è cambiata più volte.
La prima in ordine cronologico fu Torino,
in precedenza capitale del Regno di
Sardegna, che venne proclamata
capitale del nuovo Stato. L’Italia, il 15
settembre 1864, stipulò con la Francia
un accordo, con il quale si impegnava a
non invadere Roma, a proteggere il Papa
e a proclamare una nuova capitale
d’Italia per dimostrare la fine
dell’interesse verso Roma. Venne scelta
Firenze, che fu capitale del Regno
d’Italia a partire dal 1865. Il 20 settembre
del 1870 le truppe italiane conquistarono
Roma, che venne proclamata capitale
d’Italia il primo luglio 1871.
Bisogna risolvere il problema della
casa, perché ogni famiglia possa avere
una dimora dignitosa, dove poter
trovare un sereno riposo dopo una
giornata di duro lavoro. Deve essere
tutelata la salute di ogni cittadino,
come prescrive la Costituzione.
Attività 9
Onorevoli senatori, onorevoli deputati,
signori delegati regionali, nella mia
tormentata vita mi sono trovato più
volte di fronte a situazioni difficili e le
ho sempre affrontate con animo
sereno, perché sapevo che sarei stato
solo io a pagare, solo con la mia fede
politica e con la mia coscienza.
Adesso, invece, so che le conseguenze
di ogni mio atto si rifletteranno sullo
Stato, sulla nazione intera. Da qui il mio
doveroso proposito di osservare
lealmente e scrupolosamente il
giuramento di fedeltà alla Costituzione,
pronunciato dinanzi a voi,
rappresentanti del popolo sovrano.
Dovrò essere il tutore delle garanzie e
dei diritti costituzionali dei cittadini. [...]
L’Italia, a mio avviso, deve essere nel
mondo portatrice di pace: si svuotino
gli arsenali di guerra, sorgente di
morte, e si colmino i granai sorgente di
vita per milioni di creature umane che
lottano contro la fame. Il nostro popolo
generoso si è sempre sentito fratello a
tutti i popoli della terra.
Questa la strada, la strada della pace
che noi dobbiamo seguire. [...]
Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni
cittadino. La disoccupazione è un male
tremendo che porta anche alla
disperazione. Questo, chi vi parla, può
dire per personale esperienza acquisita
quando in esilio ha dovuto fare
l’operaio per vivere onestamente. [...]
Anche la scuola conosce una crisi che
deve essere superata. L’istruzione deve
essere davvero universale, accessibile a
tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà
di studiare, ma poveri di mezzi. [...]
Non posso, in ultimo, non ricordare i
patrioti coi quali ho condiviso le galere
del tribunale speciale, i rischi della lotta
antifascista e della Resistenza. [...]
Ma da oggi io cesserò di essere uomo
di parte. Intendo essere solo il
Presidente della Repubblica di tutti gli
italiani, fratello a tutti nell’amore di
patria e nell’aspirazione costante alla
libertà e alla giustizia. Onorevoli
senatori, onorevoli deputati, signori
delegati regionali, viva l’Italia!
Tratto e adattato dal discorso di
insediamento del Presidente della
Repubblica Sandro Pertini, 8 luglio 1978.
Attività 10
Costituzione italiana - Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà
e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese.
Unità 4
Attività 9
Buongiorno e benvenuti al nostro
appuntamento con le curiosità.
Oggi parleremo di una dolce curiosità e
cioè delle origini del famoso
cioccolatino “Bacio” della Perugina.
Cominciamo subito! Allora non tutti
sanno che in realtà il romantico Bacio
Perugina è nato dai residui della
lavorazione di altri cioccolatini.
Ebbene sì, fu proprio Luisa Spagnoli,
moglie di uno dei proprietari della
fabbrica Perugina, l’artefice di tutto ciò.
Luisa aveva notato che, durante la
lavorazione dei cioccolatini, venivano
buttati via chili di frammenti e briciole
di nocciola. E quindi lei, da brava
“padrona di casa”, pensò bene di
riutilizzare quei frammenti e di unirli al
cioccolato producendo così un
cioccolatino ripieno di frammenti di
nocciole, dalla forma irregolare.
E a questo punto vi chiederete, cosa
c’entrano il cioccolato e le nocciole con
il nome “Bacio”?
All’inizio, proprio per la sua forma
irregolare, il cioccolatino ricordava
l’immagine di un pugno chiuso, dove la
nocca più sporgente era rappresentata
dalla nocciola intera. Il primo nome di
questo cioccolatino fu “Cazzotto”.
GuidaB2_006_080_bz3.indd 77
77
18/11/14 10:37
Spazio Italia | TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA
Certo che pubblicizzare un cioccolatino
così buono con il nome “Cazzotto”, non
era certo una bella idea e fu così che,
Giovanni Buitoni, uno dei fondatori
della Perugina, pensò ad un nome più
dolce e più adatto ai momenti in cui
generalmente si consumano i
cioccolatini: fu così che nacque il Bacio
Perugina.
Ben presto i due innamorati che si
baciano circondati da un cielo blu,
ricco di stelle che stanno a
simboleggiare i desideri, le speranze e i
sogni, divennero l’immagine simbolo
del Bacio!
Attività 10
Oggi si crede sempre meno che il capo
gerarchico debba essere anche il team
leader.
Per costruire un team è necessario che:
1le sue dimensioni restino contenute
(non più di 12 persone);
2le competenze dei suoi membri siano
complementari;
3si abbia un chiaro obiettivo comune;
4si cerchi di ottenere un approccio
operativo condiviso;
5la responsabilità venga condivisa fra
tutti i membri.
Tratto e adattato da www.pmi.it.
Unità 5
Attività 9
Sveva Sagramola: Quali segreti
nascondono gli animali nell’arte? Lo
chiediamo a un grande storico dell’arte...
Ciao ...bentornato, prego! Oggi abbiamo
questo appuntamento molto
affascinante con te...sugli animali...
Costantino D’Orazio: Beh sì...
Sveva Sagramola: Abbiamo visto fiori
finora, mondo vegetale...e adesso,
invece, ci occupiamo proprio delle
creature a noi vicine...
Costantino D’Orazio: Ecco, e questo
che tu hai detto è assolutamente la
spiegazione fondamentale per la quale
ad un certo punto gli uomini hanno
deciso di disegnare, prima di tutto sulla
pietra, e poi dipingere gli animali
...perché erano gli esseri animati più
vicini a loro.. che però non parlavano,
avevano dei comportamenti talvolta
inspiegabili ...per cui, il fatto che non
parlassero, ha spinto gli uomini a dare
un significato a questi loro
comportamenti...
Sveva Sagramola: Ecco, andiamo a
vedere nei quadri che tu ci hai
proposto...
Costantino D’Orazio: ll primo è
sicuramente il cane. Ecco il cane è
l’animale che è stato vicino all’uomo fin
proprio dall’inizio dei tempi...
Sveva Sagramola: Cos’è questo
quadro che stiamo vedendo?
Costantino D’Orazio: Questa è... si
intitola proprio “La dama con il
cagnolino” ed è un dipinto del
Pontormo, che è un grandissimo artista
del Cinquecento ... e vedi bene che
questo cane è in braccio alla dama
perché in realtà deve ...dirci qualcosa in
più su questa dama ... Eh, questi quadri
venivano commissionati da..., magari
dagli amanti, che chiedevano alle dame
di essere come questi cani, cioè fedeli.
La donna doveva essere fedele, fedele
come il cane anche perché il primo
cane di cui si parla nella letteratura è
Argo, il cane di Ulisse. Ulisse dopo 20
anni torna a casa, si deve mascherare
da mendicante perché la casa è
assediata... e l’unico che lo riconosce è
il suo cane, Argo, che lo ha aspettato
davanti alla porta per 20 anni. E devi
anche notare un dettaglio importante
che è sempre presente nei rapporti tra
gli animali e le figure umane ... questo
cane ci guarda nello stesso modo in cui
ci guarda la donna...
Sveva Sagramola: Sì, è
impressionante...
Costantino D’Orazio: Ed è un po’
rigido, vedi? Come proprio è la donna.
Sveva Sagramola: Ha lo stesso
sguardo quasi...le assomiglia...è
impressionante...
Costantino D’Orazio: Eh sì, perché il
fatto che siano simili, in qualche modo,
sottolinea ancora di più la loro
relazione...
Adattato da un intervista di Sveva
Sagramola allo storico d’arte Costantino
D’Orazio
Attività 10
Il Corridoio Vasariano si trova nel cuore
di Firenze. È un corridoio di circa un
chilometro che collega Palazzo Vecchio
a Palazzo Pitti, passando attraverso la
Galleria degli Uffizi.
Prende il nome dall’architetto Giorgio
Vasari, e fu fatto realizzare dal
granduca Cosimo I nel 1565.
Questo corridoio permetteva alla
famiglia Medici di muoversi
liberamente dal palazzo del governo
alla loro residenza privata.
Attualmente il Corridoio Vasariano
accoglie al suo interno la più vasta ed
importante collezione al mondo di
autoritratti e una parte dei ritratti del
Seicento e del Settecento.
Unità 6
Attività 9
Far sentire la voce di Dante attraverso
i ragazzi e i nuovi media: è questo
l’obiettivo del premio di lettura
dantesca che Loescher Editore e
l’Accademia della Crusca propongono
per il terzo anno consecutivo, dopo il
successo delle scorse edizioni. Il
premio, rivolto alle scuole secondarie
di primo e secondo grado, offre
l’opportunità di esplorare le infinite
possibilità di rilettura della Divina
Commedia attraverso nuovi linguaggi
artistici. Ogni partecipante (singolo
studente, gruppo, classe o scuola)
dovrà scegliere uno dei 100 canti
dell’Opera, leggerlo o recitarlo, e
quindi caricare il filmato sul sito www.
loescher.it/dante entro il 30 marzo.
Lo scorso anno, tra un girone infernale
ambientato alla fabbrica Ilva di
Taranto, un Caronte che traghettava i
dannati sulle rive del Nilo, Paolo e
Francesca messi in scena dagli omini
Playmobil e un Pier delle Vigne
interpretato in danza, i ragazzi hanno
scatenato la loro fantasia e la loro
creatività.
“La risposta dei ragazzi” ha dichiarato
la responsabile Paola Sanini, “è andata
oltre ogni nostra aspettativa e per
questo motivo abbiamo pensato di
riproporre il premio, con l’ambizioso
obiettivo di far rileggere in chiave
moderna agli alunni tutti e 100 i canti
della Divina Commedia”.
Ogni filmato sarà sottoposto a una
triplice giuria, quella di Loescher, il
78
GuidaB2_006_080_bz3.indd 78
18/11/14 10:37
TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA | Spazio Italia
Comitato scientifico dell’Accademia
della Crusca e quella popolare:
chiunque, collegandosi al sito, potrà
esprimere la propria preferenza. Ai primi
quattro classificati andrà un premio in
denaro da devolvere a una associazione
benefica, e la premiazione avrà luogo a
maggio in occasione del Salone
Internazionale del Libro di Torino.
Attività 10
Jazz
Genere musicale nato in America verso
la fine dell’Ottocento dall’incontro della
musica afroamericana con la musica
bianca europea; è contrassegnato dal
ritmo sincopato, dalla poliritmia degli
strumenti, dall’improvvisazione solistica
o polifonica.
Attività 10
La passione di Marcovaldo erano i film
a colori, sullo schermo grande che
permette d’abbracciare i più vasti
orizzonti: praterie, montagne rocciose,
foreste equatoriali, isole dove si vive
coronati di fiori. Vedeva il film due volte,
usciva solo quando il cinema chiudeva;
e col pensiero continuava ad abitare
quei paesaggi e a respirare quei colori.
Ma il rincasare nella sera piovigginosa,
l’aspettare alla fermata il tram numero
30, il constatare che la sua vita non
avrebbe conosciuto altro scenario che
tram, semafori, locali al seminterrato,
fornelli a gas, roba stesa, magazzini e
reparti d’imballaggio, gli facevano
svanire lo splendore del film in una
tristezza sbiadita e grigia.
Liscio
Ballo eseguito su musica ballabile,
muovendo i piedi in passi che
sembrano sfiorare, lisciare il pavimento.
Unità 7
Attività 9
1Strumento musicale a tastiera, il cui
suono è prodotto da corde metalliche
percosse da martelletti messi in moto
dai tasti premuti dal suonatore.
2Strumento musicale a fiato costituito
da un tubo d’ottone che da una parte
termina in un bocchino e dall’altra si
allarga a campana, dotato di valvole
e pistoni.
3Strumento musicale, formato da
corde di lunghezza decrescente
montate su un telaio di forma
triangolare con il vertice in basso,
che si suona con le dita di entrambe
le mani, a pizzico, e più raramente a
plettro.
4Strumento musicale a percussione
formato da una cassa cilindrica di
metallo o legno, chiusa alle estremità
da due membrane tese da corde, su
una delle quali si batte con apposite
bacchette
Rap
Genere musicale di origine
statunitense, basato su un ritmo molto
sincopato e uniforme, a cui si
accompagna la voce del cantante,
cadenzata in una cantilena parlata.
Unità 8
Attività 9
Presentatrice: Buongiorno a tutti...
oggi Abbiamo qui con noi in studio
Elena che ci racconterà la sua storia di
“emigrazione”, emigrazione che è stata
possibile grazie ai suoi avi. Allora Elena,
sei appena rientrata dagli Stati Uniti,
ma non per sempre, vero?
Elena: Esatto! Innanzitutto buongiorno
a tutti. Sì, sono appena rientrata, ma
solo per le vacanze estive, fra due
settimane ritorno “a casa”, cioè, alla mia
nuova casa, la Pennsylvania.
Presentatrice: Allora Elena, raccontaci
un po’ la tua storia... si tratta di una
seconda emigrazione nella tua
famiglia... perché appunto mi dicevi che
tu sei potuta “emigrare” grazie anche al
tuo bisnonno che si trasferì in America
agli inizi del Novecento...
Elena: Sì, allora, il mio bisnonno emigrò
nel 1905 con un suo cugino. Il viaggio
fu massacrante e anche l’accoglienza
non fu certo delle migliori... comunque
fortunatamente loro erano giovani e in
salute e così riuscirono a trovare subito
dei piccoli lavori a New York.
Presentatrice: immagino che si fecero
aiutare da altri italiani...
Elena: Sì, in un primo momento sì, ma
poi il mio bisnonno, un uomo tenace e
dalla mente aperta, decise di imparare
bene l’inglese perché non voleva finire
come molti suoi compaesani a svolgere
lavoretti precari per tutta la vita in un
paese straniero. Fu tanto il suo
impegno che dopo diversi mesi e dopo
diverse esperienze, in miniera, in
falegnameria e al porto, conobbe un
americano a cui piacque il suo progetto
del ristorante italiano e glielo finanziò.
Presentatrice: Beh, è stato anche
fortunato ad incontrare la persona
giusta al momento giusto... E poi, cosa
successe?
Elena: Il ristorante andava molto bene,
lui si sposò, nacque mia nonna e dopo
20 anni rientrarono tutti in Italia.
Adesso la cosa buffa è che io sono
potuta emigrare negli Stati Uniti proprio
grazie al ristorante aperto dal mio
bisnonno.
Presentatrice: Beh, non proprio
quello, no?
Elena: esatto, non esattamente quello,
ma grazie a quel piccolo ristorante, un
nipote di mia nonna poté aprirne altri
nel New Jersey, nel Delaware e nel
Maryland e, oggi, questa persona
possiede una catena di 60 pizzerie. Io
lavoro per lui e io mi occupo del
marketing...
Attività 10
Il programma ERASMUS nasce negli
anni Ottanta per opera della Comunità
Europea e da allora offre la possibilità
agli studenti universitari europei di
frequentare un periodo di studio in
una università straniera. Tale periodo di
studio, che può variare dai 3 ai 12 mesi,
è legalmente riconosciuto dalla propria
università. Il programma prende il nome
dall’umanista e teologo
olandese Erasmo da Rotterdam (14651536), che viaggiò per diversi anni in
tutta Europa per comprenderne le
differenti culture.
Attraverso il programma ERASMUS, lo
studente ha la possibilità di sostenere
all’estero alcuni esami previsti dal suo
piano di studi.
GuidaB2_006_080_bz3.indd 79
79
18/11/14 10:37