Trascrizioni audio - Spazio Italia 4 ()
Transcript
Trascrizioni audio - Spazio Italia 4 ()
Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE TRACCE AUDIO MANUALE Traccia 1 Maria Gloria Tommasini, Spazio Italia, © Loescher Editore, Torino, 2015 Volume 4, livello B2 Traccia 2 Presentatrice: Buongiorno e benvenuti alla nostra trasmissione radiofonica. Come ogni sabato ci ritroviamo per discutere di argomenti che riguardano il nostro Paese. La penisola italiana ha, al suo interno, un territorio molto vario: monti, mare, laghi, fiumi, vulcani,. Anche gli italiani hanno caratteristiche e modi di fare diversi e da sempre si parla di “gente di mare” e “gente di montagna”. È proprio di questo che vorremmo discutere oggi: del rapporto tra uomo e natura. È vero che il territorio e l’ambiente influenzano il carattere delle persone? Sentiamo cosa ne pensano i nostri ospiti provenienti da diverse regioni d’Italia. Ho il piacere di presentarvi il signor Bianconi. Buongiorno signor Bianconi, Lei viene… Signor Bianconi: …dalla regione più piccola d’Italia. Presentatrice: Se non sbaglio la Valle d’Aosta. Signor Bianconi: Esattamente! Presentatrice: Senta, secondo Lei ci sono delle caratteristiche particolari che riguardano la gente di mare e la gente di montagna? Signor Bianconi: Certo, io sono sicuro che il luogo in cui si nasce fa la differenza sul carattere. Senza dubbio la gente di montagna in generale è più chiusa, più abituata alla fatica, al camminare in salita, al freddo, al sacrificio. A me piace il freddo della montagna. Presentatrice: E lei, signora Esposito, cosa ne pensa? Signora Esposito: Beh, io sono nata ad Amalfi e non saprei vivere in un altro luogo. Da casa mia si vede uno spettacolo meraviglioso. Davanti c’è il mare, a destra gli scogli, a sinistra una bellissima spiaggia. Quando mi alzo e guardo fuori sono contenta e la mia giornata inizia nel migliore dei modi. Questo fa di me una persona felice, quindi, sì, probabilmente l’ambiente influenza il carattere delle persone. Presentatrice: Sentiamo il signor Censini… Signor Censini: Io ho viaggiato da Nord a Sud e in lungo e in largo e conosco bene il nostro Paese…. Lo trovo bellissimo ma il posto che mi piace di più alla fine è sempre casa mia. Adoro salire sulla mia barca e risalire in silenzio il corso del fiume Tevere. Devo aggiungere però che nei miei numerosi viaggi ho conosciuto persone di montagna molto aperte e allegre e gente di mare chiusa e introversa quindi non è affatto vero che il territorio è così importante per la personalità. Presentatrice: Dal suo punto di vista che legame c’è tra carattere e luoghi geografici, signora Licani? Signora Licani: Beh, io sono una persona allegra e di buon umore. Secondo me ciò è dovuto al fatto di essere del Sud. Gli italiani del Sud sono spesso come me. Il nostro ottimismo deriva appunto dalla presenza del sole. Noi in Sicilia ne abbiamo a volontà. Nemmeno le difficoltà che tutti conoscono riescono a demoralizzarci. Presentatrice: Mi piacerebbe conoscere la sua opinione, signor Bellini. Signor Bellini: Io vivo nel mezzo della Pianura Padana. A me non piace la pianura. Preferisco la montagna, le colline. Il nostro è un territorio un po’ monotono, ma questo non significa mica che io sono una persona monotona! No, direi proprio di no. Dal mio punto di vista questa cosa è una generalizzazione. Un po’ un luogo comune. Io sono d’accordo con il Signor Censini: il carattere è influenzato dalla natura ma dipende anche da tante altre cose… Traccia 3 Susanna: Allora Giacomo, vado a controllare le valigie. Giacomo: Posso darti una mano? Susanna: Certo… Dunque, qui i vestiti ci sono, le scarpe pure, la crema solare… Giacomo: Di vestiti però ne hai presi troppi. La valigia non si chiude. Susanna: Perché avevo paura di sbagliare e allora ho esagerato! La guida turistica l’hai presa? Giacomo: No. Sei tu che pensi sempre ai libri. Dai, prendila subito e mettila vicino alle chiavi, sennò domattina ce la dimentichiamo. Susanna: OK. La portiamo la canoa? Con quei bei fiumi di montagna… Giacomo: No. Niente canoa per favore... Susanna: Guarda che poi affittarla costa parecchio. Giacomo: Sì, ma ti prego Susanna, non chiedermi di caricare anche la canoa. E poi qui sul dépliant dell’agenzia c’è scritto che è possibile affittare canoe a partire da 8 euro all’ora. Susanna: Va bene. Le scarpe da trekking, le hai prese? Giacomo: Sei tu che hai detto che le scarpe ci sono… un minuto fa l’hai detto… Susanna: Sì, ma non quelle da trekking. Come fai a salire e a scendere per i sentieri del Monte Bianco senza scarpe da trekking? Giacomo: Sì, sì… Hai ragione tu. Susanna: Ti dispiacerebbe prenderle? Anzi no, non preoccuparti… Ci penso io… Eccole. Le metto quaggiù in basso. E le giacche a vento? Giacomo: Ma dai, le giacche a vento e fuori ci sono 35 gradi… Susanna: Qui da noi, ma lassù la sera fa freddo come in inverno o quasi. Comunque ora che ci penso le ho già messe in valigia. Mentre invece i costumi da bagno non ce li ho messi. Giacomo: E a che cosa servono i costumi da bagno? Susanna: Ho visto che c’è una piscina vicino al nostro albergo… Giacomo: Scusa, ma non avevamo in mente di esplorare i sentieri alpini? Susanna: Sì, lo so, ma magari un giorno piove e ci rilassiamo un po’ in piscina... Dai, me li prendi? Giacomo: Eh va bene… I costumi ci servono, sicuramente... Susanna: L’hai chiamato Ezio? Giacomo: No, perché? Susanna: Per sapere a che punto sono loro con i bagagli. Giacomo: Mamma mia, che stress da vacanza. Ezio è super organizzato: sicuramente a casa sua sono già tutti a letto e si riposano prima della partenza! Probabilmente ci chiama lui domani mattina prima di partire. Susanna: È vero. Stavolta hai ragione tu! La prossima volta inizio anch’io due giorni prima a fare le valigie: te lo prometto! 58 GuidaB2_006_080_bz3.indd 58 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia Traccia 4 Hai preso la crema solare? Hai preso il maglione verde? Mi sono dimenticato/a i sandali. Lara ha prenotato il viaggio. Carlo è passato in agenzia. 1a Di scarpe, ne abbiamo portate troppe. 1b I documenti di viaggio, li hai stampati? 2a Le hai caricate, le valigie? 2b L’hai chiamato Giovanni? 3a Sei tu che pensi sempre a tutto. 3b È lei che controlla se tutto è a posto. 4a Ho sbagliato io. 4b Ha telefonato Lorenzo. Traccia 5 1Hai preso la crema solare? L’hai presa, la crema solare? 2Hai preso il maglione verde? Il maglione verde, l’hai preso? 3Mi sono dimenticato/a i sandali. I sandali, me li sono dimenticati. 4Lara ha prenotato il viaggio. È Lara che ha prenotato il viaggio! 5Carlo è passato in agenzia. È passato Carlo in agenzia. 1aAbbiamo portato troppe scarpe. Di scarpe, ne abbiamo portate troppe. 1bHai stampato i documenti di viaggio? I documenti di viaggio, li hai stampati? 2aHai caricato le valigie? Le hai caricate, le valigie? 2bHai chiamato Giovanni? L’hai chiamato Giovanni? 3aTu pensi sempre a tutto. Sei tu che pensi sempre a tutto. 3bLei controlla se è tutto a posto. È lei che controlla se è tutto a posto. 4a Io ho sbagliato. Ho sbagliato io. 4bLorenzo ha telefonato. Ha telefonato Lorenzo. Traccia 6 L’Italia l’ho vista quasi tutta. Dalle Alpi alla Sicilia, ho viaggiato per mari, montagne e colline e sono sicuro che ne vale proprio la pena. Durante i miei viaggi, la macchina l’ho lasciata a casa e ho preferito muovermi in treno, a piedi e in bicicletta. È così che si apprezzano veramente i luoghi in cui ci si trova. Dalla macchina non si vedono tante cose, invece camminando o pedalando si respirano i profumi della terra, si sentono i rumori diversi, le voci della gente. Di gente ne ho conosciuta tanta durante i miei viaggi e devo dire che erano tutte gentili le persone che ho incontrato. Le vette delle Dolomiti non le dimenticherò mai, il deserto sardo lo ricorderò con nostalgia nei giorni freddi e umidi dell’autunno, gli affreschi romani delle case di Pompei li trovo sempre più belli ogni volta che li vedo, le eruzioni dell’Etna continueranno a farmi paura ancora per molto. Mi piace il mio Paese, ne sono orgoglioso. So che tutto il mondo è bello e interessante ma io, dell’Italia, non mi stanco mai. Traccia 7 Le dune in certi tratti sono lunghe più di cento metri. Sono abbastanza estese, sono particolari. Si presume che la sabbia venga portata dal vento, addirittura direttamente dal Sahara. Cinquanta chilometri di dune altissime, mare trasparente dove è più facile incontrare aironi e cervi che un ombrellone... è la Costa verde, l’ultimo paradiso mediterraneo. Davanti il mare, alle spalle la sconfinata prateria di macchia mediterranea in cui si staglia la sagoma del monte Arcuentu. In mezzo, le dune più alte d’Europa, fino a 50 metri. Colline di sabbia dorata modellate dal maestrale, patrimonio dell’UNESCO. Non esiste niente di simile, almeno in Italia; non ci sono costruzioni nel raggio di 8-9 chilometri, e il mare è straordinario, nel senso che ha dei colori e delle luci particolari... non ci sono possibilità di inquinamento, perché non ci sono scarichi di centri abitati vicini. L’unico centro abitato vicino è Arbus, che dista 20 chilometri. La bellezza del territorio e della natura e il gusto del selvaggio sono apprezzati moltissimo da quelli che vengono da noi per la prima volta e rimangono incantati da queste bellezze, dall’aspetto scenico e anche dai profumi, che sono particolari... profumi tipici delle erbe mediterranee. Traccia 8 Buonasera e benvenuti alla nostra serata dedicata alle donne italiane che hanno fatto la storia. C’è chi prima di noi ha lottato per avere il suo posto nel mondo, influenzandolo positivamente. È per questo che ci è venuta voglia di ricordare alcune delle figure femminili più importanti della storia italiana. 1Vorrei cominciare con Matilde di Canossa, una donna di grande potere nel Medioevo. Proprio Matilde, caro ascoltatore che ci hai chiamato da Taranto: la donna che tu tanto ammiri è Matilde di Canossa. Nata a Mantova nel 1046, la Grancontessa Matilde di Canossa, riuscì a conciliare la potenza del comando ad uno spirito religioso che la rese amabile ai sudditi. Nei dintorni del suo castello, nel freddo inverno del 1077, l’imperatore Enrico IV attese per tre giorni e tre notti, prima di essere perdonato dal papa Gregorio VII ed è per questo che oggi in italiano esiste l’espressione “andare a Canossa” come sinonimo di “viaggio alla ricerca del perdono”. Matilde fu una donna forte e coraggiosa: il suo regno arrivò ad estendersi su quasi un terzo dell’Italia e nel 1076, dopo che l’imperatore Enrico V l’ebbe incoronata, entrò in possesso di un territorio ancora più vasto, comprendente Lombardia, Emilia, Romagna e Toscana, con centro a Canossa, nell’Appennino reggiano. Regnò per 40 anni e morì nel 1115 a Bondeno di Roncore, in provincia di Reggio Emilia. 2Continuiamo poi con Maria Montessori, ovvero la donna che rivoluzionò il metodo didattico per la scuola. Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, nel 1870, Maria Montessori fu una grande pedagogista italiana, oltre che medico, scienziata e filosofa. Nel 1896 diventò la prima dottoressa d’Italia. In quel periodo, la cultura era riservata agli uomini e per questo la Montessori si scontrò con il maschilismo, molto forte nel suo ambiente professionale. Forse, anche per questo motivo,rinunciò al matrimonio. Cominciò a lavorare sempre più spesso con i bambini a cui si dedicò con grande attenzione: i suoi studi la portarono all’elaborazione di un GuidaB2_006_080_bz3.indd 59 59 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE nuovo metodo di insegnamento secondo cui i bambini hanno diverse fasi di crescita, in base alle quali, sono più o meno disposti a imparare alcune cose piuttosto che altre. Inoltre, sono importanti l’indipendenza e il rispetto del naturale sviluppo mentale del bambino al quale si lascia libertà di scelta tra le diverse attività da svolgere, basate sulla libera creatività e non sull’istruzione diretta degli adulti. Questo metodo ancora oggi è usato con successo in migliaia di scuole in tutto il mondo. Maria Montessori morì nel 1952 a Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare del Nord. 3Concludiamo quindi con Nilde Jotti, la prima donna italiana a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei Deputati Nata a Reggio Emilia nel 1920, rimase presto orfana di padre. Si laureò in Lettere e dopo gli inizi da insegnante decise di entrare in politica. Si unì a Gruppi di Difesa della Donna, del quale divenne anche organizzatrice e responsabile. Cominciò quindi una relazione con Palmiro Togliatti, Segretario Nazionale del partito, il quale rimase al suo fianco per tutta la vita. Dopo che fu entrata in Parlamento, divenne Presidente della Camera dei Deputati per ben tre legislature, dal 1979 al 1992. Lasciò la politica nel 1999 per motivi di salute e nello stesso anno morì a Roma a causa di un arresto cardiaco. Traccia 9 Lucia: Allora bambini, prima di andare al laboratorio di candele, che ne dite di andare a vedere l’angolo del materassaio, di là? Andrea: Sì, sì, che bello! Mah… il materassaio è quello che faceva i materassi? Lucia: Sì, certo. Sapete che anche mia nonna faceva i materassi? Marta: Davvero? La bisnonna Enrica? Lucia: No, l’altra, la bisnonna Teresa. Andrea: La mamma del nonno Enrico? Lucia: Sì, proprio lei. Ricordo bene che un’estate, quando ero bambina rimasi da lei per quasi due settimane e la aiutai a cucire un materasso per una zia che abitava vicino alla loro casa. Andrea: Un materasso grande? Lucia: Un materasso molto grande! Fu un lavoro molto impegnativo e quando lo finimmo eravamo proprio orgogliose di noi stesse. Andrea: E come glielo portaste? Lucia: Il mio nonno Luigi lo caricò su una bicicletta. Io e la nonna lo tenevamo e lui spingeva. La zia abitava in cima a una gran salita e faticammo moltissimo per arrivare lassù. Io sudavo e sudavo. Marta: Lo credo. Ma il nonno che lavoro faceva? Non ci hai mai detto che lavoro faceva il nostro bisnonno… Lucia: Non ve l’ho mai detto? Il bisnonno faceva il tipografo. Andrea: Davvero? Grande! E dove era la sua tipografia? Lucia: Era a qualche chilometro da casa. Andrea: E perché scelse proprio una tipografia? Lucia: Non lo so di preciso. So che quando tornò dalla guerra decise di aprire una tipografia ed ebbe molta fortuna con la sua attività. Ma non so perché scelse la tipografia. Marta: E adesso non esiste più? Lucia: Boh! Questo davvero non lo so. Mio padre volle andare a studiare lontano e nessuno ha continuato il lavoro del nonno. Andrea: Quindi il bisnonno ha venduto la tipografia. L’ha venduta per questo motivo? Lucia: Sì. Mi ricordo bene quando l’ha venduta perché ero già grande… A proposito, qui nel museo ci sono in mostra anche gli attrezzi del tipografo. Vi va di vederli? Andrea: Per me va bene… Un attimo, guardiamo la piantina… ecco qui, eccoli, sono di sotto, al piano nobile. Ci sono attrezzi addirittura del ‘500! Marta: Dici sul serio? Sai, la maestra a scuola ha detto che la nostra regione è importante per la stampa di libri. Andrea: È proprio vero. C’è scritto anche qui: “in Piemonte nel 500 erano attive già 15 tipografie…” Marta: Allora scendiamo. Che ne dici se guardiamo anche la sezione dell’orologiaio? Lucia: Ma certo bambini. Se vi fa piacere... Allora prima di scendere dobbiamo andare di là… Venite, dunque… l’orologiaio è qui a sinistra… Passiamo da qui. Traccia 10-Traccia 11 andare andai andasti andò andammo andaste andarono ricevere ricevei/ricevetti ricevesti ricevé/ricevette ricevemmo riceveste riceverono/ricevettero dormire dormii dormisti dormì dormimmo dormiste dormirono Traccia 12 1 edìle 2 cosmopolìta 3 Friùli 4 leccornìa 5 persuadère 6 rubrìca 7 salùbre Traccia 13 Il mio bisnonno nacque in Friuli nel 1901. Fin da giovanissimo dimostrò un grande interesse per l’architettura e la costruzione di case. A trent’anni era già un ingegnere edile di grande successo e viaggiava in tutta Europa partecipando a progetti molto importanti. Gli piaceva in particolare andare a Londra, perché diceva sempre che era una vera città cosmopolita in cui poteva parlare con gente di tutto il mondo. Sapeva quattro lingue ed era in grado di persuadere chiunque della validità dei suoi progetti. Era anche un buongustaio e adorava assaggiare ogni tipo di leccornia. Nonostante ciò, non era grasso perché gli piaceva vivere bene, in un clima salubre e praticando molto sport. Un giorno voleva telefonare a un amico che abitava a 30 chilometri da casa sua e quando si accorse di aver perso la rubrica telefonica decise di andarlo a trovare… Ci andò a piedi! L’amico lo ricevette in grande stile e naturalmente lo invitò a 60 GuidaB2_006_080_bz3.indd 60 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia dormire a casa sua, perché altri trenta chilometri nello stesso giorno sarebbero stati davvero troppi! Traccia 14 Alcuni sono piemontesi, alcuni sono lombardi; qualcuno viene da Napoli, qualcuno viene anche da Palermo: sono i deputati e i senatori del nuovo Parlamento del Regno d’Italia e la mattina del 17 marzo 1861, esattamente 150 anni fa, entrano tutti qui a palazzo Carignano, nel centro di Torino. L’occasione è la proclamazione dell’unità d’Italia. Un lungo applauso segue la dichiarazione ufficiale. Il re Vittorio Emanuele II prende per sé e i suoi successori il titolo di re d’Italia, ma già da quella formula si possono intuire alcune contraddizioni: perché Vittorio Emanuele II e non Vittorio Emanuele I? Non è forse il primo re dell’Italia unita? Quel numero è il segnale dell’idea che i padri della patria hanno dell’unità nazionale. In Italia non ci sarà la fondazione di un nuovo Stato, bensì il prolungamento di quello vecchio, quello piemontese, il regno dei Savoia. Ad ogni modo l’unità della penisola è compiuta. Nel 1815, al Congresso di Vienna, il cancelliere austriaco Metternich avevo definito l’Italia “un’espressione geografica”. 46 anni dopo è uno stato nazionale. L’architetto politico di questo successo è Camillo Benso, il conte di Cavour, un uomo che di peccati ne ha commessi molti per inseguire un sogno: riunire l’Italia dalle Alpi alla Sicilia dopo secoli di occupazioni straniere e divisioni interne. Traccia 15 Chi condivideva il sogno di Cavour di unire l’Italia? Senza di lui, il Risorgimento ci sarebbe stato ugualmente? Chi lo aiutò nella sua impresa e chi ostacolò i suoi progetti? Quali furono davvero i suoi propositi? Quanto tempo concesse ai propri amori, alle proprie passioni, ai propri interessi? Insomma, quali segreti e quali pensieri nascosti aveva Camillo Benso Conte di Cavour? Traccia 16 Lungo la sua strada Cavour incontrò personaggi disposti ad aiutarlo e altri pronti a ostacolarlo. Senza di loro la sua storia e quella del Risorgimento non sarebbero quelle che conosciamo. Vittorio Emanuele II. Ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia, nonostante l’obiettivo comune, ebbe rapporti difficili con il suo primo ministro per motivi politici e personali. Giuseppe Garibaldi. L’eroe più celebre e celebrato del Risorgimento, poco sensibile alle finezze della diplomazia. Anche lui ebbe un rapporto tumultuoso con Cavour. Giuseppe Mazzini. Il profeta dell’unità italiana fu il grande avversario di Cavour e della sua politica. No a monarchia e diplomazia, sì a repubblica e rivoluzione. Virgina Oldoini, più nota come la contessa di Castiglione. A soli 19 anni divenne un’importante strumento di Cavour per portare la Francia verso la causa italiana. Ad ogni costo. Napoleone III. L’imperatore dei francesi diede un grande aiuto alla nascita del regno d’Italia, anche se lo avrebbe voluto più piccolo, più ubbidiente, meno interessato a Roma. Pio IX. Il papa che accompagnò tutto il Risorgimento. Fu anche uno dei principali avversari di Cavour e dell’unità italiana insieme a Francesco II di Borbone, re delle due Sicilie, e a Francesco Giuseppe imperatore d’Austria. Traccia 17 Matteo: Buongiorno Enrico, anche tu in giro per uffici questa mattina? Enrico: Eh, purtroppo sì. Matteo: Mamma mia, come mai così negativo? Enrico: Sono già due ore aspetto e ho ancora troppe persone davanti a me. Matteo: Che numero hai? Enrico: Il 37. Matteo: Davvero? Allora io sono poco dopo di te, ho il 39. A proposito, cosa devi fare all’ufficio elettorale? Enrico: Devo richiedere il duplicato della tessera elettorale. Matteo: Perché? L’hai smarrita? Enrico: Sì, boh, non lo so. Non la ritrovo. Magari l’ho messa in qualche cassetto e non me lo ricordo. Devo farmi fare il duplicato. E tu? Matteo: Io invece la devo richiedere per mio figlio. Sai, ha appena compiuto 18 anni e ci tiene proprio a votare per la prima volta. Enrico: Scusa Matteo, ma quando si diventa maggiorenni non si riceve la tessera direttamente a casa? Matteo: Di regola sì, ma mio figlio non l’ha ricevuta e per questo sono venuto a informarmi. Enrico: E non dovrebbe venire direttamente lui per via della privacy…? Matteo: Infatti. Però ho letto che è possibile far ritirare la tessera elettorale dai propri familiari se questi si presentano all’Ufficio competente con i documenti di identità e la delega… Enrico: Ho capito. Comunque mi fa piacere sapere che qualcuno ha ancora voglia di votare… Matteo: Ma scusa, anche tu sei qui per questo. Enrico: Io sono qui per puro senso del dovere di cittadino, ma non ho più fiducia nella politica. La Destra, la Sinistra, le amministrazioni a me sono tutti indifferenti. In fondo non cambia mai niente e di conseguenza non mi importa più molto di chi vince e chi perde le elezioni… Matteo: Mah, io non la vedo così. Innanzitutto non dobbiamo mai dimenticare che la democrazia e il diritto al voto sono un privilegio. In un certo modo le nostre scelte politiche influenzano la nostra vita. Ad esempio la nostra amministrazione comunale ha fatto varie cose negli ultimi anni che hanno migliorato la nostra città. Forse non è il massimo ma almeno si vede l’impegno… Enrico: Mah… magari a livello locale ne vale ancora la pena… Il sindaco, il comune, la provincia, forse anche la regione, quando conosci le persone che voti, ma poi…. Matteo: Enrico, stamattina l’attesa ti rende pessimista. Un tale atteggiamento da parte tua mi stupisce… Non ti ricordi quante battaglie abbiamo fatto in gioventù? Enrico: Ma non sono servite a molto. Siamo pieni di disoccupati, non ci sono abbastanza posti negli ospedali, mancano i soldi per la ricerca… E il bello è che alla fine ai politici di queste cose non importa proprio niente. Matteo: Io non darei la colpa sempre e solo ai politici. Se lasciamo fare tutto agli altri poi le soluzioni non ci piacciono. Non è corretto criticare solamente. Tutti abbiamo il dovere di collaborare. Siamo tutti responsabili se le cose non funzionano. GuidaB2_006_080_bz3.indd 61 61 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE Enrico: No, su questo non sono d’accordo. Non è colpa mia se l’economia non va… Matteo: Ma possiamo collaborare a migliorare le cose. Io sono fiducioso, ci credo ancora. Enrico: Beato te! Io per niente. Matteo: Ma che cosa c’è che non va? I pessimisti, i negativi non ti sono mai piaciuti! Un creativo come te, uno pieno di idee e buona volontà… Enrico: In questo momento sono proprio deluso per come vanno le cose. Matteo: Ma dai! Accordiamo ancora un po’ di fiducia ai politici in cui crediamo e lasciamogli fare il loro lavoro. Enrico: Io, la fiducia, l’ho finita. Matteo: Su, basta con queste discussioni e cambiamo argomento. Che ne dici della nuova stazione ferroviaria? Enrico: Parliamo d’altro che è meglio…. Qualsiasi cosa ma non la stazione…. Matteo: Ah, ma stamattina sei davvero di cattivo umore!!! Guarda, se può farti felice finalmente tocca a te!!!! Enrico: Meno male! Almeno una cosa buona! Traccia 18 Costituzione, universale, relativamente, maggioranza, differenza, insicuro, riscrivere, antimonarchico, manoscritto, tricolore. Traccia 19 Il Parlamento della Repubblica Italiana è l’organo costituzionale che, all’interno del sistema politico italiano, è titolare della funzione legislativa o potere legislativo e del controllo politico sul governo. È un parlamento bicamerale, cioè composto da due camere: la Camera dei deputati (camera bassa) e il Senato della Repubblica (camera alta), ciascuna con gli stessi doveri e poteri assegnatigli dalla Costituzione. Il Presidente del Senato può ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica quando questo deve essere sostituito. Traccia 20 …e finalmente siamo arrivati sul colle del Quirinale, ovvero uno dei setti colli su cui fu fondata Roma, qui nella regione Lazio. Il nome Quirinale viene dal latino Quirinalis: ai tempi dell’antica Roma si trovava qui un tempio dedicato al dio Quirino. Con il nome Quirinale oggi si indica non solo il colle e questa piazza ma anche la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica che ha sede nel palazzo del Quirinale, uno dei simboli dello Stato italiano. Il palazzo è stato costruito a partire dal 1583, ed è uno dei più importanti palazzi della capitale sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista politico: alla sua costruzione, decorazione e continui ampliamenti lavorarono grandi maestri dell’arte italiana come Pietro da Cortona, Domenico Fontana, Carlo Maderno, Guido Reni e Gian Lorenzo Bernini, di volta in volta al servizio dei papi. Il Palazzo del Quirinale fu la residenza estiva dei pontefici fino al 1870, quando Roma venne conquistata dal Regno d’Italia; divenne quindi la residenza dei re fino al 1946. L’ultimo papa ad abitare il Quirinale fu Pio IX. Durante il loro soggiorno, i Savoia ristrutturarono diversi ambienti per adattarli alle nuove esigenze della Corte regia. Il Palazzo fu riarredato con mobilio proveniente da varie residenze della famiglia reale. Molti ambienti furono completamente ripensati, soprattutto durante il periodo di re Umberto I (1878-1900), per impulso della sua consorte, la Regina Margherita. I primi due presidenti della Repubblica Italiana Enrico De Nicola e Luigi Einaudi non vissero al Quirinale. Giovanni Gronchi fu il primo presidente che vi abitò. Il Palazzo del Quirinale si estende su una superficie di 110.500 m² , è il 6° palazzo più grande del mondo in termini di superficie e la più estesa residenza di un capo di Stato… Ora entriamo e visitiamo gli ambienti aperti al pubblico, ovvero il Salone dei Corazzieri, la Cappella Paolina, la Sala degli Specchi ecc. Traccia 21 in gruppo è sempre così facile? Ascoltiamo i pareri di alcune persone che raccontano la loro esperienza. ● Ciao. Io mi chiamo Alice. In generale a me piace lavorare o studiare in gruppo perché insieme agli altri lo studio e il lavoro diventano più leggeri. In questo momento però sto facendo un corso e nonostante gli altri partecipanti abbiano quasi tutti la mia ● Lavorare età, non riusciamo ad andare d’accordo. Credo che ciò sia dovuto a troppo spirito di competizione. Mi auguro che alla fine si trovi una soluzione. È importante impegnarsi affinché le cose vadano meglio. ■ Sono Giusy e faccio parte ormai da sei anni di un gruppo di volontariato. Ci vogliamo molto bene, però tra di noi ci sono grandi differenze di età e di conseguenza anche di mentalità. Non è sempre facile capire le esigenze degli altri, ognuno ha la sua esperienza, ognuno ha la sua visione del mondo. Quando dobbiamo prendere una decisione ci vogliono ore prima che si arrivi a un accordo. Ogni volta si ripetono le stesse cose e perdiamo molto tempo a meno che non intervenga il nostro leader e decida lui per tutti… In questo modo però si perde un po’ lo spirito di gruppo, no? Spero che piano piano impareremo a far presto e bene. ■ Il mio nome è Michele. Anche io da due anni faccio parte di un gruppo di lavoro. Sebbene ci leghi un grande affetto, non siamo mai d’accordo quando si tratta di risolvere i problemi. Con questo voglio sottolineare come sia difficile darsi delle regole nell’affrontare una discussione o essere molto produttivi in una riunione. Trovo che lavorare in gruppo faccia produrre molto di più perché “il tutto è più della somma delle singole parti”, però ci vuole molto impegno affinché il gruppo funzioni! Auguro a me e ai miei compagni di lavoro di diventare ogni giorno più rapidi e produttivi anche se sinceramente mi sembra impossibile riuscirci davvero. ◆ Salve a tutti. Mi chiamo Erika e l’esperienza mi ha insegnato che l’unione fa la forza. È vero che a volte si litiga però poi c’è sempre la possibilità di fare la pace, continuare a confrontarsi, ridere insieme... Si può convivere a patto che si rispettino gli altri. La mia esperienza universitaria da “sola” non ha dato buoni risultati. Per evitare litigi ho lasciato passare anni senza il confronto con i miei compagni, e invece... quant’è più facile andare avanti insieme! Oggi finalmente mi sento meglio. Mi trovo a mio agio con loro. Meno male che ho cambiato idea! Sono proprio contenta. Spero davvero di continuare a frequentare a lungo il mio nuovo gruppo di amici e compagni di studio. 62 GuidaB2_006_080_bz3.indd 62 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia ◆ Salve, mi chiamo Damiano. Nella maggior parte dei casi nelle aziende si lavora da soli e si conta sulle abilità e competenze del singolo. Benché si parli molto del lavoro di gruppo in realtà questo si riduce a riunioni o brainstorming il cui obiettivo è quello di adottare le linee d’azione decise dal top management. In generale ho un’opinione positiva del lavoro di gruppo, perché un gruppo di persone ha più risorse di un singolo individuo. Però purtroppo non si riesce a creare gruppi veramente capaci di realizzare progetti. Mi spiego meglio: dubito che i gruppi siano veramente liberi di decidere e agire. Per questo alla fine preferirei avere un progetto mio, da portare avanti, da solo… Magari un giorno il mio sogno si avvererà. ● E secondo voi? Se vi va di partecipare al nostro sondaggio, chiamateci e raccontateci la vostra esperienza di lavoro di gruppo… Traccia 22 1 FIAT 2 RAI 3 RAM 4 ONU 5 PIL 6 CONI 7 INPS Traccia 23 bus shampoo watt business photo gallery quiz manager leader film brain-storming top management cd mouse boss Traccia 24 Ieri sera ho ascoltato le news su un canale della RAI e ho sentito che un manager della Fiat ha incontrato i sindacalisti della CGIL per discutere dello stabilimento in Campania. C’erano anche un esperto di pensioni dell’INPS e due leader del movimento operaio. Certo non è facile in questo momento risolvere i problemi dei lavoratori. Il PIL nazionale non aumenta come dovrebbe, le agenzie di rating sono pessimiste sull’andamento dell’economia, la disoccupazione cresce e i contratti di lavoro sono sempre meno stabili. Io da un po’ di tempo ho deciso di mettermi in proprio. Adesso ho il mio business e sono il manager di me stesso. Certo, non so mai se alla fine del mese riuscirò a guadagnare abbastanza, la mia vita è davvero tutta un quiz, ma almeno non devo rendere conto a nessuno! Traccia 25 Speaker: Buongiorno a tutti i nostri ascoltatori e ben ritrovati con la nostra rubrica “Made in Italy”. Oggi abbiamo scelto di parlarvi di Kayser Italia, azienda d’eccelenza nel settore scientifico. Si tratta di un’impresa con 50 dipendenti, con sede a Livorno, in Toscana. Ha un fatturato di sei milioni di euro all’anno, investe ogni anno 400.000 euro in ricerca e possiede un brevetto importante. L’azienda sviluppa equipaggiamenti e dispositivi per esperimenti in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana, NASA e l’Agenzia spaziale Europea. A idearli sono gli ingegneri che Valfredo Zolesi ha chiamato attorno a sé e che con lui condividono la passione per l’esplorazione spaziale. Ma sentiamo direttamente dal signor Zolesi, che abbiamo raggiunto telefonicamente, come è arrivato a collaborazioni così importanti. Buongiorno, ingegnere. Zolesi: Buongiorno a Lei. Speaker: Dunque, Lei si è laureato a Pisa, se non sbaglio. Zolesi: Sì, ho studiato ingegneria elettronica a Pisa e poi ho vissuto per diversi anni negli Stati Uniti dove ho cominciato a collaborare con aziende aerospaziali. Facevo il consulente e così ho conosciuto Kayser, un’azienda tedesca che aveva interesse a creare una filiale in Italia. Abbiamo collaborato per nove anni con la Germania e poi i miei familiari e io abbiamo deciso di metterci in proprio. Una volta che abbiamo avuto il controllo totale della società ci siamo dedicati a quello che più ci interessava, lo spazio. Speaker: I 50 ingegneri attualmente occupati lavorano fuori Livorno, in un sito di 5000 metri quadrati e hanno a disposizione laboratori, sale di montaggio, aree da cui i ricercatori aiutano gli astronauti in orbita sulla stazione spaziale internazionale a effettuare i loro esperimenti, vero? Zolesi: Vero. Siamo diventati gli specialisti europei per gli studi di biologia e fisiologia umana nello spazio. Abbiamo volato praticamente su tutte le piattaforme, dalle navicelle russe Bion Foton allo Shuttle americano, il modulo giapponese HTV e il cinese Shenzhou – 8. Speaker: Come si fa a essere così competitivi? Zolesi: Abbiamo molte competenze – elettronica, aeronautica, meccanica, fisica, informatica, ottica, biologia, ma quello che ci rende forti è la visione di insieme. Siamo specializzati, come è giusto che sia per una piccola e media impresa, ma non ci lasciamo sfuggire lo scenario, proprio come fanno le grandi aziende. Da questo mix nasce il successo. Speaker: Così una piccola azienda a conduzione familiare è diventata uno dei principali attori sul palcoscenico della scienza mondiale. I due figli del signor Zolesi fanno parte del Consiglio di Amministrazione e si occupano di internazionalizzazione uno e di gestione del personale l’altro. È sempre molto incoraggiante sentire che competenza e passione sono ancora i fattori più importanti per arrivare in alto. La ringraziamo, signor Zolesi, per la Sua testimonianza. Grazie per essere stato con noi. Zolesi: È stato un piacere. Grazie a voi. Traccia 26 Speaker: Sicurezza, il tema è quanto mai d’attualità.È la questione che forse tocca più da vicino la vita di tutti… ma non esiste una formula magica. Di discorsi ne abbiamo sentiti tanti, ma le certezze restano poche, pochissime.C’è un solo punto di riferimento che rimane costante da due secoli: il maresciallo dei carabinieri.È qui con noi un direi degnissimo rappresentante di questa categoria, il Maresciallo Vito Venturi… buonasera, Maresciallo. Maresciallo: Buonasera, a Lei e a tutti i radioascoltatori. Speaker: Quindi dicevamo… il maresciallo dei carabinieri come rappresentante della nostra sicurezza? È così? Maresciallo: Beh, in effetti nei paesi lo è sempre stato. Nei piccoli comuni il GuidaB2_006_080_bz3.indd 63 63 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE comandante della stazione dei Carabinieri è qualcosa di più dell’istituzione: è la persona a cui chiedere un consiglio, anche per questioni che non riguardano la legge. Ora però il maresciallo sta diventando colui che garantisce la sicurezza pure nelle metropoli. Speaker: È quindi un ritorno alla tradizione? Maresciallo: Beh, si tratta in sostanza di mettere in secondo piano computer e tecnologie per concentrarsi soprattutto sui rapporti umani e ricostruire fiducia in una stagione di paure e incertezze. L’Arma dei Carabinieri ha duecento anni, ormai è una vecchia signora. Ma ha una visione moderna delle questioni con cui confrontarsi. Dobbiamo fare delle nostre stazioni una porta aperta all’interno della quale tutti possano trovare una risposta, una “porta della speranza”. A Milano e nei comuni vicini, i comandi cittadini sono stati trasformati in punti di ascolto, cercando di allungare gli orari e ampliando il più possibile la disponibilità… giorno e notte. Lo stesso adesso si cerca di fare a Roma. Si tratta di andare incontro alle aspettative della comunità, coinvolgendo le associazioni. Bisogna rafforzare il rapporto tra il comandante di stazione e la comunità per capire come e dove agire. Speaker: Nella capitale il dialogo con le associazioni è cambiato? Maresciallo: Direi che è diventato quotidiano, una “stretta vicinanza”. A Roma in pochi mesi è stato costruito un filo diretto con 111 associazioni; come a Milano: tutti i comandanti di stazione e i carabinieri di quartiere si sono incontrati con i rappresentanti dei commercianti: un colloquio faccia a faccia tra i negozianti e chi li deve proteggere, per individuare i problemi e cercare le soluzioni. Speaker: Quindi meno tecnologia e più rapporti umani? Maresciallo: La tecnologia resta comunque fondamentale. Negli uffici l’informatica permette di impegnare meno personale interno e mandare più militari sulle strade. Ad esempio, le immagini delle telecamere di sorveglianza dei commercianti milanesi di corso Buenos Aires ora vengono trasmesse in diretta, in tempo reale alla nostra centrale, alla Questura e alla polizia locale. Così tutti si rendono conto di quello che accade... Traccia 27 Speaker: Giada Michetti, 58 anni, è la Signora dei motori. Anzi Lady Motorshow, “la grande fiera dedicata alle automobili, che si tiene ogni anno a Bologna”... un salone che la stagione scorsa non ha avuto successo. La crisi, le difficoltà in Europa, l’auto che non fa più sognare... Giada: Ma quest’anno torniamo in pista. Il salone si farà di nuovo e sarà una nuova generazione... Speaker: L’auto è ancora importante? Giada: Sì. La casa e la macchina sono l’acquisto più importante che fa una famiglia. Eppure il settore immobiliare e quello dell’automobile sono quelli che soffrono di più. Però oggi in Italia ci sono 14 milioni di vetture che non hanno lo standard europeo e che vanno rinnovate. Chiaro che ci vuole un uso sano e intelligente e che è necessario migliorare anche il trasporto pubblico, soprattutto nei centri storici. Ma bisogna anche dire che il trasporto veloce su binario copre solo una parte del paese, da Milano a Napoli, resta scoperta la parte tirrenica, adriatica e il sud. E poi, come si arriva nelle stazioni? Speaker: Come si presentano oggi Bologna e il Motorshow? Giada: Abbiamo dei punti di forza: il nostro quartiere fieristico è l’unico ad avere un’uscita dell’autostrada praticamente sua, è facilmente raggiungibile. La nostra è una regione dedita alla meccanica, qui le aziende su due e quattro ruote hanno eccellenza, innovazione, originalità, tutto qui è sporco di grasso d’olio, è una passione vissuta da sempre. Speaker: Il passato è da dimenticare? Giada: Beh, veniamo da anni duri, in cui è stato difficile anche solo sopravvivere, ma ora ritiriamo fuori la testa. Un po’ di luce c’è. Alle case automobilistiche in fiera proponiamo non più soltanto i metri quadrati per il loro stand, ma uno spazio scenografico. Offriamo un luogo pronto all’uso, fatto su misura per loro. Poi test-drive, esibizioni, gare vere, circuito omologato, cronometristi, bloggerville per stare sempre connessi, try before you buy, spazio per l’usato sicuro, car to go per i nuovi nativi digitali e la 27esima edizione del rally memorial Bettega. Speaker: Un’offerta molto ricca, è vero, però ora c’è anche Milano a farvi concorrenza nello stesso periodo. Giada: Noi siamo stati i primi a organizzare un viaggio e un turismo attorno all’auto. Ci sono tante altre manifestazioni: dedicate alla tecnologia, all’attualità. Non siamo in conflitto con nessuno. Ma noi siamo quelli che hanno avuto una visione dinamica dell’auto e dei suoi consumatori. C’era una volta e c’è ancora. Per tornare a sognare, prima bisogna riprendere a camminare. Traccia 28 1 ● Ho sentito dire che il tuo test è andato benissimo. ● Si, è vero! Avevo studiato molto. Sai, ho intenzione di frequentare l’Accademia d’Arte! ● Davvero? Sono contento per te. ● Perché? ● Magari avessi fatto l’Accademia anch’io! 2 ● Cosa c’è che non va? è tutto a posto. ● Ma non mi sembri in forma, perché? ● Hai ragione. Il test di storia dell’arte…. ● Non è andato bene? ● È andato malissimo. Ho sbagliato tutto. ● Dai non prendertela. Andrà meglio la prossima volta. ● Niente, 3 ● Come è andato il test di storia dell’arte? ● Così, così. ● Perdonami se insisto ma non mi sembri troppo contenta. ● Scusa. Il test è andato benino. ● Allora che hai? ● Mi fa semplicemente male la testa. Traccia 29 La Primavera è una pittura a tempera su tavola delle dimensioni di 203 × 314 cm. È un’opera di Sandro Botticelli databile al 1482 circa e realizzata per una villa della famiglia Medici. Si tratta di uno dei maggiori capolavori dell’artista, di una delle opere più famose del Rinascimento Italiano e più visitata 64 GuidaB2_006_080_bz3.indd 64 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia all’interno della Galleria degli Uffizi, qui a Firenze… Traccia 30 La composizione, disposta a gruppi, presenta nove personaggi. I gruppi sono disposti su diversi piani: ciò crea profondità e dà una lieve prospettiva alla raffigurazione. Il dipinto va letto correttamente da destra verso sinistra. Il primo personaggio de la Primavera è Zefiro, il vento primaverile, che rincorre la sua amata Clori. Dalla loro unione si genera Flora, la personificazione della primavera, rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge fiori a terra. Al centro è presente Venere, dea della bellezza, che allunga il braccio verso le tre Grazie poste alla sua sinistra. Cupido, la divinità dell’amore, vola sopra di lei e sta per scoccare la potente freccia, capace di far innamorare gli uomini e gli dei. Le tre Grazie ballano mentre Mercurio, accanto a loro, allontana le nubi con il bastone. Il paesaggio sullo sfondo è costituito da un bosco di aranci. Nell’opera la realtà e la fantasia si incontrano per dare vita a nuovo modo di concepire l’arte. Ad esempio nel dipinto sono state riconosciute 190 specie di diversi di fiori, alcuni di fantasia e altri, per la maggior parte, reali: fiordalisi, papaveri, viole, crisantemi, ecc. Il dipinto, come qualsiasi altra opera complessa, è stato oggetto di diverse interpretazioni da parte degli studiosi, ma rimane ancora oggi, dopo oltre 500 anni, un’opera misteriosa, tutta da scoprire. Traccia 31 La Primavera è una pittura a tempera su tavola delle dimensioni di 203 × 314 cm. È un’opera di Sandro Botticelli databile al 1482 circa e realizzata per una villa della famiglia Medici. Si tratta di uno dei maggiori capolavori dell’artista, di una delle opere più famose del Rinascimento Italiano e più visitata all’interno della Galleria degli Uffizi, qui a Firenze… La composizione, disposta a gruppi, presenta nove personaggi. I gruppi sono disposti su diversi piani: ciò crea profondità e dà una lieve prospettiva alla raffigurazione. Il dipinto va letto correttamente da destra verso sinistra. Il primo personaggio de la Primavera è Zefiro, il vento primaverile, che rincorre la sua amata Clori. Dalla loro unione si genera Flora, la personificazione della primavera, rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge fiori a terra. Al centro è presente Venere, dea della bellezza, che allunga il braccio verso le tre Grazie poste alla sua sinistra. Cupido, la divinità dell’amore, vola sopra di lei e sta per scoccare la potente freccia, capace di far innamorare gli uomini e gli dei. Le tre Grazie ballano mentre Mercurio, accanto a loro, allontana le nubi con il bastone. Il paesaggio sullo sfondo è costituito da un bosco di aranci. Nell’opera la realtà e la fantasia si incontrano per dare vita a nuovo modo di concepire l’arte. Ad esempio nel dipinto sono state riconosciute 190 specie di diversi di fiori, alcuni di fantasia e altri, per la maggior parte, reali: fiordalisi, papaveri, viole, crisantemi, ecc. Il dipinto, come qualsiasi altra opera complessa, è stato oggetto di diverse interpretazioni da parte degli studiosi, ma rimane ancora oggi, dopo oltre 500 anni, un’opera misteriosa, tutta da scoprire. Traccia 32 1 ● Mi sono emozionata, nonostante l’avessi vista già tante volte. ● Anch’io. Questa sala è una meraviglia. È come se fosse sempre la prima volta! ● Certo, qualsiasi cosa abbia avuto in mente Botticelli quando l’ha realizzata, la sua opera è bellissima. 2 ● È stupenda! Che capolavoro! Magari fossi così brava a dipingere. Mi piacerebbe tanto! ● Una volta sono venuta qua con Giovanni. Lui porta sempre un blocchetto e una matita con sé e ha ridisegnato alcuni personaggi. In pochi minuti ha fatto degli schizzi bellissimi. Io mi accontenterei di essere come Giovanni! 3 ● Finora avevo visto la Primavera soltanto in foto. Ma non è lo stesso. Mi è sembrata più bella di quanto potessi immaginare! ● Hai ragione! Pensa che quando ero piccolo i miei genitori mi hanno portato qui affinché potessi vedere quest’opera. Siamo venuti in treno da Palermo! ● Ci credo. I tuoi genitori sono sempre stati grandi appassionati d’arte. Ancora oggi visitano musei dovunque vadano! Traccia 33-Traccia 34 Che bello! [gioia] Che bello! [ammirazione] Che bello! [ironia] Davvero? [preoccupazione] Davvero? [gioia] Davvero? [sorpresa] Magari! [ironia] Magari! [rimpianto] Magari! [desiderio] Cosa c’è che non va? [sorpresa] Cosa c’è che non va? [consolazione] Cosa c’è che non va? [preoccupazione] Hai cercato un’opera nel museo sbagliato? [ironia] Hai cercato un’opera nel museo sbagliato? [consolazione] Hai cercato un’opera nel museo sbagliato? [sorpresa] Benissimo. [sorpresa] Benissimo. [ironia] Benissimo. [gioia] Traccia 35 Che bello! Carlo ha da fare? Voglio vedere il David di Donatello. Sono contento per te. Magari avessi fatto l’Accademia anch’io! Pensavo che il mio compagno avesse studiato! Ero convinto che fosse stato ore e ore sui libri! Dai, non prendertela. Il biglietto per Luca? Cosa c’è che non va? Traccia 36 Speaker: L’arte tra pubblico e privato. Intervista a Maria Elisa Avagnina, Direttrice dei Musei Civici di Vicenza. Buongiorno e benvenuti alla nostra trasmissione dedicata all’arte e ai musei italiani. Oggi abbiamo con noi la dott.ssa Maria Elisa Avagnina, che nella GuidaB2_006_080_bz3.indd 65 65 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE sua lunga carriera è stata Direttrice della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Veneto e dei Musei Civici di Vicenza.. Ci può raccontare i momenti più significativi della sua attività? Maria Elisa Avagnina: Certamente. Ho avuto periodi belli e altri abbastanza brutti. Però il fatto che dentro a questi musei si racchiuda tanta bellezza mi ha dato la forza di andare sempre avanti. I Musei Civici comprendono non solo la Pinacoteca Chiericati, ma anche il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo Naturalistico e Archeologico e il Teatro Olimpico che è un museo della scultura italiana. La direzione dei musei è un “giocattolo” eccezionale, ma molto impegnativo. Il patrimonio di partenza è enorme: ho iniziato ad averlo tra le mani in un momento in cui era necessario introdurre delle innovazioni. Mi spiego meglio. Per esempio, i Musei Civici di Vicenza nel 1997, quando sono arrivata qui, avevano una chiusura con un orario spezzato, non c’era uno shop, ma un piccolo punto vendita nel Teatro Olimpico. Non erano messi in rete, ognuno aveva il proprio biglietto. Tutto ciò faceva sì che i visitatori privilegiassero in modo esclusivo il Teatro Olimpico, molto conosciuto anche da turisti stranieri di area anglosassone e tedesca. I tour operator li accompagnavano fino lì, venivano dal lago di Garda, da Abano Terme ed era la gita della mezza giornata. Era, necessario reimpostare la situazione per cercare di valorizzare tutto. Abbiamo, quindi, inserito l’orario continuato, messo in rete i Musei Civici, con una biglietteria centralizzata all’Olimpico, e con un prezzo del biglietto che incentivava il visitatore a venire dall’altra parte della strada e visitare la Pinacoteca. Attraverso questa revisione del potere gestionale siamo riusciti a valorizzare le raccolte del patrimonio. Effettivamente si è registrato un notevole incremento di visite. Speaker: Come giudica il ruolo pubblico nella gestione del patrimonio artistico in Italia? Maria Elisa Avagnina: È un discorso complicato. Io vengo dalle Soprintendenze, quindi dal pubblico per eccellenza. A volte, ci sono dei grandi limiti gestionali dati dalla scarsità dei finanziamenti o dalle difficoltà pratiche che ci sono a gestire un patrimonio così grande. Credo che generalizzare diventi un po’ banale, bisognerebbe vedere caso per caso. Speaker: Pensa che delegare al privato possa servire a superare alcune criticità? Maria Elisa Avagnina: Si possono delegare alcune funzioni, io credo però che la gestione debba continuare a restare in mano all’amministrazione di un ente pubblico e che quest’ultimo debba sforzarsi di individuare le risorse economiche provenienti da vari settori dell’economia. Traccia 37 1 Gianna: Sandro! Ti ho trovato finalmente! Allora Dottore, congratulazioni! Sandro: Grazie Gianna. Grazie mille. Gianna: Scusa se sono arrivata in ritardo. Avrei ascoltato volentieri la discussione della tua tesi. Sandro: Non importa. Ma sappi che non ci sarà una seconda possibilità! Gianna: Dai, racconta. Quanto hai preso? Sandro: Il massimo! Gianna: 110 e lode? Bravissimo!!!! Lo sapevo che sarebbe andata così! Sandro: Beh, io non ero proprio così sicuro. Gianna: Io invece sì, infatti guarda, ho portato una bottiglia di spumante e i bicchieri. Sandro: Ragazzi, facciamo un brindisi? Coro di ragazzi: Sì, si… Sandro, Sandro, cin cin, alla salute. Sandro: Grazie, grazie! 2 Antonella: Marcello, come sei concentrato! Cosa stai cercando? Marcello: Informazioni sui dottorati con borse di studio! Antonella: Temo che non ci siano grandi possibilità al momento. Marcello: Purtroppo hai ragione. Le offerte sono quasi tutte all’estero. Antonella: Benissimo: prendi e vai! Di cosa hai paura? Marcello: Ne ho trovate alcune in Germania, ma io non sono sicuro di parlare abbastanza bene tedesco. Antonella: Ma che dici? Lo parli benissimo. Marcello: Non è vero. Mi sarei dovuto impegnare di più al liceo. Magari ora mi sentirei più sicuro. Antonella: Stai scherzando, vero? Dai, fai la domanda. Berlino? Amburgo? Dove sono le offerte? Marcello: Ce n’è più di una. Devo leggere con attenzione… Antonella: Allora forza e coraggio. Io non ho più l’età, altrimenti ti avrei accompagnato! 3 Giuseppe: Ehi, Caterina, cosa c’è che non va? Caterina: L’esame di letteratura è andato male. Giuseppe: Dai, non prendertela. Caterina: Ma non è questo il problema. Giuseppe: E qual è? Caterina: Credo di aver sbagliato tutto nella vita. Giuseppe: Cioè? Caterina: Non mi sarei dovuta iscrivere alla Facoltà di Lettere. Giuseppe: Perché dici questo? Caterina: Perché a me piace il futuro, non il passato. Avrei dovuto studiare qualcos’altro. Giuseppe: Per esempio? Caterina: Architettura, informatica, scienze della comunicazione… Giuseppe: Allora cambia. Sei ancora in tempo… Non fare come me. Anch’io avrei preferito fare altre cose nella vita e non ho avuto il coraggio di cambiare… Caterina: Cosa? Giuseppe: Non ci crederai, ma sarei andato volentieri all’Accademia di Danza! Caterina: Tu? Ballerino….??? Giuseppe: Sì, da bambino ero convinto che sarei diventato un grande ballerino! Traccia 38 Diede un’occhiata, al di sopra del muricciolo, ne’ campi: nessuno; un’altra più modesta sulla strada dinanzi; nessuno, fuorché i bravi. Che fare? tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o peggio. Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perché i momenti di quell’incertezza erano allora così penosi per lui, che non desiderava altro che d’abbreviarli. Affrettò il passo, recitò un versetto a voce più alta, compose la faccia a tutta 66 GuidaB2_006_080_bz3.indd 66 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia quella quiete e ilarità che poté, fece ogni sforzo per preparare un sorriso; quando si trovò a fronte dei due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermò su due piedi. – Signor curato, – disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia. – Cosa comanda? – rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo. - Lei ha intenzione, – proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull’intraprendere una ribalderia, – lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella! – Cioè... – rispose, con voce tremolante, don Abbondio: – cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del comune. – Or bene, – gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando, - questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai. Traccia 39 Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel dirupo che era colmo di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Si avvicinò all’uomo e gli chiese: – Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse? Quello lo guardò e sorrise: – Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni. – Che giorni? – I giorni tuoi. – I miei giorni? – I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso? Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se n’andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo e c’era dentro una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo aspettava da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. – Signore! – gridò Kazirra. – Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l’ombra della notte scendeva. Traccia 40 Viola: Allora Sabrina, tra poco è il compleanno di Maurizio. Sabrina: Sì, il 12 gennaio… Viola: Hai già deciso cosa regalargli? Sabrina: Veramente ci ho pensato, ma non mi viene in mente niente. Viola: Beh, dopo tanto tempo insieme è difficile trovare regali originali. Sabrina: Dai Viola, aiutami….Tu cosa gli regaleresti? Viola: Non so. Se fossi in te, gli offrirei una serata speciale. Sabrina: Tipo? Viola: Tipo ristorante e concerto, ristorante e cinema, concerto in un’altra città. Sabrina: In effetti lui adora andare ai concerti. Se potesse, ci andrebbe spessissimo. Viola: Oh, anch’io. Se potessi, andrei ogni sera a un concerto! Musica classica, lirica, jazz, pop… di tutto! Sabrina: Davvero? Viola: Sì. Comunque non so se lo sai, ma questo fine settimana c’è Pino Daniele al Palasport. Sabrina: Ho visto i manifesti, ma non ho letto le date della tournèe. Viola: Mi pare che sia proprio dopodomani. Sabrina: Se è sabato sera, compro subito i biglietti. Posso collegarmi a Internet? Viola: Prego. Fa come se fossi a casa tua. Ti prendo il tablet. Sabrina: Comunque non è facile che ci siano dei posti liberi due giorni prima del concerto. Viola: Non è detto. È probabile che tra i posti a sedere ci sia ancora qualcosa. Sabrina: Ma i posti a sedere costano un mucchio di soldi! Viola: Ogni tanto si può fare una pazzia. Sabrina: Se avessi tanti soldi, farei pazzie tutti i giorni! Viola: Allora, hai trovato qualcosa? Sabrina: Certo! Questa è la pagina ufficiale di Pino Daniele. Il tour… Viola: Fammi vedere…. Sabrina: Prego. Ecco... Acquista biglietti... Disponibilità… Viola: Per fortuna ce n’è ancora qualcuno a buon prezzo. Sabrina: Anche se… ho paura che da qui non si veda niente. Senti, per una volta vale la pena spendere. Viola: Ne sono convinta. A me tra l’altro Pino Daniele piace tantissimo. Come a Maurizio. Sabrina: Lo so, lo so. Quando facevate l’università ascoltavate sempre quell’album suo famoso… Viola: …“Nero a metà”… Chi te lo ha raccontato? Sabrina: Tua madre, ovvero mia suocera. Viola: Ah, ah… Però a me piaceva anche Claudio Baglioni e altre cose da ragazze! Sabrina: Invece io preferivo la musica inglese, americana. Imparavo i testi a memoria e così imparavo anche la lingua… Viola: A me piaceva di tutto: Mina, De Gregori, Lucio Dalla, musica straniera. Ma Maurizio era davvero un grande appassionato. Passava le serate in camera sua a suonare la chitarra. Sabrina: Sicuramente se avesse GuidaB2_006_080_bz3.indd 67 67 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE tempo, suonerebbe anche adesso. Viola: Sicuramente… Lui è come me: basta che sia musica! Allora vada per Pino Daniele… Acquistato? Sabrina: Eccolo… Clicca qui per confermare… vai!… Posso stampare? Viola: Sì. Un attimo che accendo la stampante. Traccia 41 1 Receptionist: Buongiorno, centro informazioni “Festa della Musica”, desidera? Utente: Senta io vorrei iscrivere il mio gruppo al festival, ma non so se sono ancora in tempo. Receptionist: Rimanga in linea per favore. Dunque... Ecco… Sì, ecco qui. Utente: È ancora possibile? Receptionist: Certo. Se i termini di iscrizione fossero scaduti, il link al form sarebbe stato disattivato. Utente: Ah, benissimo, allora posso mandare il modulo di adesione per il mio gruppo. Receptionist: Sì. Lo invii entro venerdì di questa settimana, mi raccomando. Utente: La ringrazio. Receptionist: Grazie a Lei di aver chiamato, buongiorno. 2 Gianluca: Pronto? Roberta: Pronto, Gianluca? Sono Roberta. Gianluca: Ciao Roberta, dimmi. Roberta: Senti, volevo chiederti scusa per non essere venuta alla Festa della Musica. Gianluca: Ah, figurati. Non c’è bisogno di scusarsi. Hai lavorato fino a tardi? Roberta: Sì. Se avessi finito di lavorare presto sarei venuta a fare festa con voi, ma sono tornata a casa alle nove ed ero troppo stanca per uscire. Gianluca: Capisco. Peccato. È stata una serata fantastica. Magari la prossima volta. Roberta: La prossima volta. Ora ti saluto ma ti richiamo appena posso. Gianluca: Va bene. Fatti sentire presto. Roberta: Lo farò. Stammi bene. Ciao ciao. 3 Receptionist: Buongiorno, centro informazioni “Festa della Musica”, in cosa posso esserLe utile? Giampiero: Pronto? Buongiorno, vorrei parlare con il responsabile artistico del festival. Receptionist: Chi devo dire, mi scusi? Giampiero: Giampiero Olivieri. Sono il direttore dell’orchestra che si è esibita ieri sera in Piazza San Giovanni. Receptionist: Ho capito. Un attimo rimanga in linea per favore. Receptionist: Mi dispiace, è occupato sull’altra linea. Posso riferire qualcosa? Giampiero: Gli dica che se ci fossimo organizzati meglio, ieri sera non avremmo avuto tanti problemi. Anzi no, non gli dica niente. Lo richiamo io. Receptionist: D’accordo. Come preferisce. Giampiero: ArrivederLa. Receptionist: ArrivederLa. Traccia 42 1 Mamma mia quanto sono bravi. Senti come suonano? Questa si che è musica! 2 Allora, volete rimettere a posto la stanza? Con voi è sempre la stessa musica. 3 Io sono stanca e mi fa male la testa. Basta con tutto questo rumore. Secondo te questa è musica? 4 Sono lieto di presentarvi una delle cantanti più apprezzate del momento. Musica, maestro! Traccia 43 Stare bene a metà – Pino Daniele Se tu fossi qui a volte basta una parola per stare bene a metà fra l’emozione e la paura e amarsi in questa eternità se tu fossi qui io non impazzirei per questo amore. Traccia 44 Giornalista: Come è nata la sua passione per la musica? Mario Dradi: A quindici anni lavoravo in un’officina e un uomo che frequentava questa officina mi obbligò a salire le scale del loggione del Teatro Alighieri di Ravenna per vedere Il barbiere di Siviglia (era un omone possente, non avrei potuto contraddirlo). Giornalista: Le piacque? Fu amore a prima vista? Mario Dradi: Mah, a dire il vero no, eravamo in piccionaia, e io non riuscivo a vedere un granché. Ogni tanto vedevo questo tipo uscire con la chitarra, ma non capivo nulla, e non riuscivo a comprendere perché la gente impazzisse tanto per uno spettacolo del genere. Ci doveva essere dell’altro, qualcosa che non ero riuscito a cogliere, così decisi di volerlo comprendere. Comprai il libretto de La traviata e un biglietto per quell’opera. Quella volta, avendo letto tutto il libretto in precedenza, capii ogni cosa, e fu l’inizio di una passione che non mi ha mai abbandonato. Giornalista: E poi come le capitò di trovarsi agente? Mario Dradi: Iniziò tutto con una collaborazione freelance con il Teatro Alighieri di Ravenna; l’obiettivo era quello di far crescere il pubblico e di rendere molto più partecipe la città dell’attività musicale e artistica del Teatro. Giornalista: Ebbe successo? Mario Dradi: Tantissimo. Dopo tre anni avevo perfino creato il turno L per gli abbonamenti, e si era generato veramente un clima di festa e di entusiasmo cittadino per ogni evento del teatro, facevamo prosa, balletto, lirica, concerti... Giornalista: In pratica, come aveva reso possibile una cosa del genere? Mario Dradi: Volontari. Avevo gente che cooperava alla vendita dei biglietti e degli abbonamenti in tutte le aree, uffici, biblioteche, negozi... Era insomma possibile acquistare un abbonamento per il Teatro in ogni dove e, considerando che Ravenna non è di certo una metropoli, il risultato fu straordinario, ogni sera il teatro era pieno. Poi, insomma, con il direttore artistico di allora si discuteva di titoli, di cast ecc. E avevo un buon orecchio... Giornalista: E poi? Mario Dradi: Poi successe che venne José Carreras a cantare Lucia di Lammermoor a Ravenna, lo conobbi e in seguito entrammo in confidenza. Per una serie di fortunate circostanze, lui mi chiese di seguirlo e di collaborare con Carlo Caballé, il suo manager dell’epoca. Giornalista: E col Teatro di Ravenna cosa fece? Mario Dradi: Avevo proposto due eventi in cui credevo sinceramente: uno era il concerto di un cantautore che mi piaceva moltissimo, e l’altro era un monologo di un attore che durava un paio d’ore. Erano due progetti che confidavo avrebbero avuto successo, 68 GuidaB2_006_080_bz3.indd 68 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia ma il teatro non volle realizzarli. Giornalista: E chi sarebbero stati i protagonisti degli eventi? Mario Dradi: Il cantautore era Paolo Conte, l’attore era Roberto Benigni. Giornalista: Fu allora che decise di andare in Spagna? Mario Dradi: Diciamo di sì; da allora decisi di tentare la via di Barcellona. Prendevo una miseria e di certo non fu una scelta dettata dalla motivazione economica, ma dalla passione. L’altro evento importante, però, quello che risultò fondamentale nella mia carriera, fu il mega-evento dei Tre Tenori, con Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti nel 1990. Giornalista: Perché scelse proprio Carreras, Domingo e Pavarotti? Mario Dradi: A Carreras avevano proposto l’ennesimo concerto a Roma, per i Mondiali del 1990; lui non ci teneva particolarmente, mi disse che avrebbe partecipato se fosse stato creato un evento un po’ particolare, altrimenti non era interessato. A me venne l’idea dei Tre Tenori, coinvolsi Plácido Domingo e Luciano Pavarotti, e poi chiamai Zubin Mehta come direttore. Fu un’impresa complicata: i fondi a mia disposizione erano pochi, il lavoro che avrebbero dovuto fare tre uffici lo facevamo in tre persone. Ecco, ho rischiato il tutto per tutto. Giornalista: E ha vinto. Mario Dradi: Direi di sì. Moltissime persone si appassionarono all’opera proprio per quell’evento e sulla scia di quel concerto si vendettero moltissime copie di opere intere che avevano per protagonista uno dei tre tenori. Giornalista: Dopo quell’evento cosa accadde nella sua carriera? Mario Dradi: Molte porte si aprirono e godetti di parecchio credito; sì, quello è stato l’inizio della mia carriera, l’inizio vero e proprio. Traccia 45 Alessandra: Ascolta papà, hai un minuto? Giuliano: Sì, dimmi. Cosa c’è? Alessandra: Vorrei parlarti di una cosa importante. Giuliano: Una cosa bella? Alessandra: Per me sì, ma non so se tu e la mamma sarete d’accordo. Giuliano: Devo preoccuparmi? Alessandra: No. Ho capito cosa voglio fare nella vita… io vorrei tornare a vivere in Italia dopo gli studi. Giuliano: Ma scherzi? E che cosa hai intenzione di andare a fare? Alessandra: Non lo so ancora di preciso. Cercherò un lavoro oppure continuerò a studiare. Però sono sempre più convinta che sia la scelta giusta. Giuliano: Beh, guarda, trovare lavoro in Italia non è davvero semplice per una persona appena laureata… Alessandra: Papà ti prego, non tentare di scoraggiarmi. Il mio grande sogno è l’Italia. Giuliano: Lasciami finire, io non voglio scoraggiarti. Voglio semplicemente spiegarti la realtà. Tu sai che la mamma e io siamo venuti in questo paese dopo l’Università per trovare un lavoro migliore di quello che potevamo trovare allora in Italia. Alessandra: Sì, mi hai raccontato questa storia mille volte. Giuliano: Non mi interrompere, ti prego. Abbiamo fatto tutto questo per dare a voi un futuro migliore. Certo l’Italia è bellissima, la vita in Italia è allegra e vivace, ma il mondo del lavoro è molto complicato mentre noi qui stiamo bene e sia tu che tuo fratello avete ottime possibilità di fare una bella carriera. Alessandra: Ma a me non interessa soltanto la carriera. Io voglio tornare a vivere in Italia. Mi capisci? Voglio sentirmi italiana tra gli italiani, voglio frequentare la mia famiglia di origine, voglio conoscere meglio il Paese da cui vengo. Giuliano: Ma da quando soffri di nostalgia? In fondo anche qui ci sono tanti italiani… Alessandra: Non è la stessa cosa. La mia non è nostalgia. Mi spiego meglio: qui conosco già tutto, è tutto così ovvio e normale. Là c’è un mondo che io conosco solo in parte e che desidero scoprire più di ogni altra cosa. Giuliano: Ma è un mondo difficile. Alessandra: Forse, ma finché non lo scopro non posso dirlo. E non è detto che sia sempre come dici tu. Comunque, dimmi una cosa. Come reagirono i nonni quando gli dicesti che volevi trasferirti qui? Giuliano: La nonna disse: “Vai, tesoro mio. L’importante per me è che tu sia felice”. Alessandra: E il nonno? Giuliano: Mio padre mi chiese: “Sei davvero convinto della tua scelta?”. Io risposi: “Sono convinto. Ti dimostrerò che la mia scelta è giusta”. Alessandra: In altre parole non ti hanno assolutamente ostacolato. Giuliano: No. Anzi. Il nonno disse anche: “Anch’io da giovane ho avuto la libertà di scegliere. Adesso tocca a te”. Alessandra: Quindi? Giuliano: Quindi nemmeno io voglio ostacolarti tesoro. Voglio solo che tu capisca: l’Italia non è solo rose e fiori. Alessandra: Io lo so. Nessun paese è solo rose e fiori. Però in Italia ci sono anche tante rose e tanti fiori… Traccia 46 1 Dicono che il nostro dialetto sia incomprensibile. Io sinceramente non me ne rendo conto perché sono nato qui e così tutta la mia famiglia. Appartengo ancora alla generazione di persone che l’italiano lo ha imparato a scuola dato che in casa si parlava soltanto dialetto. Oggi le cose sono cambiate, ci sono molte più persone che vengono da fuori e quindi uno deve parlare italiano per farsi capire. Credo che sia giusto così, però con amici e familiari mi piace ancora parlare dialetto… Quello stretto stretto! 2 Uno quando viene qui si innamora della città, della gente, della parlata. Credo che il nostro modo di parlare ispiri in genere simpatia, abbia un sapore di gioventù. Forse anche perché per anni l’accento principale che si sentiva in televisione era il nostro e quindi tutto sanno che non diciamo il ma er, non diciamo sul ma sur… insomma noi siamo quelli del famoso er gatto, er cane, sur tavolo, sur terrazzo… 3 Qui il dialetto risulta sempre comprensibile, perché non si allontana molto dalla lingua standard. Però se senti dire la Cocacola con la cannuccia corta forse riesci a capire soltanto perché tutti conoscono questa frase famosa e sanno che nella nostra regione la lettera C non ha una grande fortuna. Noi siamo molto orgogliosi di come si parla dalle nostre parti… Lasciatemelo dire: in fondo l’italiano è una nostra invenzione. 4 Due giorni fa ho partecipato a un convegno sul dialetto della nostra regione e mi sono accorta di quanto sia bello avere una lingua propria, che appartiene ad una comunità più ristretta rispetto a quella nazionale e ti GuidaB2_006_080_bz3.indd 69 69 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO MANUALE fa sentire veramente a casa in mezzo alla tua gente. Il nostro poi è un dialetto veramente molto distante dall’italiano e forse è anche questo il motivo per cui noi siamo bravissimi, se necessario, a passare immediatamente alla lingua standard, che per noi è proprio un’altra lingua. Traccia 47 La lepre e la tartaruga La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: – Nessuno può battermi in velocità – diceva – Sfido chiunque a correre come me. La tartaruga, con la sua solita calma, disse: – Accetto la sfida. – Questa è buona! – esclamò la lepre; e scoppiò a ridere. – Non vantarti prima di aver vinto – replicò la tartaruga – Vuoi fare questa gara? – Così fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l’altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: – Non serve correre, bisogna partire in tempo. Traccia 48 La volpe e la cicogna La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso e un giorno la volpe invitò a pranzo la cicogna. Per farle uno scherzo, le servì della minestra in una scodella poco profonda. La volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era più affamata di prima. “Mi dispiace” disse la volpe. “La minestra non è di tuo gradimento?” “Oh, non ti preoccupare! Spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a pranzo da me!” rispose la cicogna. Così fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna. Sedettero a tavola, ma i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la volpe non riusciva ad infilare il muso. Tutto ciò che poté fare fu leccare l’esterno del vaso, mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuori saporitissime rane. “Non ti piace ciò che ho preparato?” disse la cicogna ridendo. Fu così che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna. Traccia 49 Giornalista: Abbiamo incontrato e intervistato il Dott. Felice Giovine, direttore editoriale del giornale “U Corrìire de BBàre” e responsabile del Centro Studi Baresi. Ecco cosa ci ha detto. Quali motivazioni l’hanno spinta a portare avanti per tre anni l’iniziativa di pubblicare un giornale in dialetto barese? Felice: Noi vogliamo far conoscere la città e la cultura del territorio e su questa intenzione si basa anche l’idea di pubblicare un giornale in barese. L’intento del giornale è di dare una guida per l’interpretazione e lo studio del dialetto. Mia madre mi diceva di non parlare in dialetto per non far emergere che venivamo da una zona periferica della città, invece mio padre diceva di parlare in italiano a scuola e in dialetto in casa; il senso di quello che voleva dire mio padre era di non dimenticare le mie radici. Giornalista: Nell’opinione comune si ha la percezione che il nostro dialetto sia utilizzato da persone poco colte, a differenza di altre culture locali che hanno valorizzato anche letterariamente il loro dialetto (per esempio il dialetto napoletano o quello siciliano). Qual è la sua opinione in merito? Felice: Non c’è dubbio che la base della comunicazione sia la lingua italiana e che sia questa la lingua che si deve utilizzare per relazionarsi. Il ruolo del dialetto è di creare un legame con la terra di origine. Il nostro dialetto è stato ritenuto da esperti in materia il più musicale fra i dialetti meridionali, il barese è uno dei dialetti più antichi e, insieme agli altri dialetti meridionali, ha contribuito allo sviluppo della lingua italiana come oggi la conosciamo. Lo stesso Dante Alighieri ha utilizzato per le sue opere una lingua contaminata da espressioni che appartenevano al “quotidiano”, ossia, per l’epoca, “basso”. Giornalista: In che modo la tradizione della nostra città può essere utile ad un cittadino barese che oggi vive in una società e in un mondo che sembrano allontanarsi dalla tradizione? Felice: Le tradizioni sono senz’altro importanti, ma bisogna assolutamente essere al passo con i tempi. Le tradizioni servono per esempio per ricordare riti religiosi particolari, per conservare e tramandare ricordi, ma non si può prescindere dalle novità che ci sono. Giornalista: Bari è da sempre un ponte con l’oriente, quanto può contribuire il dialetto all’accoglienza in una società multietnica? Felice: Io conosco un senegalese e un albanese che parlano dialetto meglio di alcuni baresi! Non dimentichiamo che una parte importante del dialetto è rappresentata dalla gestualità quindi il dialetto, accompagnato dalla gestualità, può senz’altro essere un modo per comunicare. Traccia 50 Le Barise so’ come a Sanda Necole: so amande de le frastejiere. A ogne auciello pare sempre cchiù bello ‘o nido sujo. Ama a cu t’ama si vo’ aviri spassu, chi amari a cu nun t’ama è tempu persu. Traccia 51 Giornalista: Oggi abbiamo il piacere di intervistare una ragazza italiana che ha scelto una destinazione totalmente differente dalle classiche Londra, Australia e paesi industrializzati. Infatti oggi parliamo con Valentina, una ragazza che ha deciso di cambiare totalmente vita trasferendosi in Tanzania. Ciao Valentina, è un vero piacere poterti “ospitare” nella nostra trasmissione. Iniziamo dalla base, ovvero raccontaci un po’ cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia. Valentina: Ho lasciato l’Italia perché l’azienda dove lavoravamo sia io che il mio compagno (con un contratto a tempo indeterminato) ha chiuso dalla sera alla mattina. Uno shock non da poco. Io facevo l’assistente di volo e lui il pilota. Molti colleghi sono andati in 70 GuidaB2_006_080_bz3.indd 70 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO MANUALE | Spazio Italia Cina, in Vietnam, a Singapore, in Indonesia. Noi siamo andati a Dar es Salaam, in Tanzania. Giornalista: Tu in realtà da dove vieni? Valentina: Sono di Catania, però il mio compagno è di Roma e abbiamo casa lì. Giornalista: Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro? Valentina: Io sono andata inizialmente per un mese per “sondare” il terreno e capire che tipo di attività potessi intraprendere lì. Il mio lavoro da assistente di volo al momento è in “stand-by” in quanto volevo approfittare dell’esperienza tanzaniana per fare qualcosa di nuovo nella mia vita. Esperienza che in fondo avevo sempre sognato. Giornalista: Quindi ti sei organizzata col tuo compagno per i primi periodi? Valentina: Esatto. Come ti dicevo, sono andata lì inizialmente per un mese per capire come fosse la vita in Tanzania. Come fosse vivere in una grande città di uno stato Africano. Quando poi mi sono trasferita definitivamente è stato molto più semplice, infatti sapevo a cosa andassi incontro. Io e il mio compagno eravamo con un gruppo di ex colleghi e questo ha fatto sì che l’impatto fosse meno duro. Non eravamo completamente soli. Sin da subito siamo stati fortunati perché la compagnia per la quale il mio compagno lavora offriva come benefit l’appartamento. Ed è una grande cosa. A Dar es Salaam gli affitti sono molto cari, una casa come la nostra può costare 2000 dollari al mese, e noi non siamo nella zona “in” della città dove gli affitti sono addirittura inavvicinabili. I primi giorni è stato un po’ strano orientarmi in questa nuova e stranissima città. Poi pian piano senza rendermene conto è diventato tutto normale. Giornalista: E ora di cosa ti stai occupando? Valentina: Pochi giorni dopo il mio arrivo ho iniziato a mandare curriculum nelle catene alberghiere. Ho fatto un internship presso un grande Hotel nel settore Sales & Marketing, esperienza molto utile che mi ha permesso al tempo stesso di essere più indipendente rispetto a un vero e proprio lavoro. Il fatto è che devo tornare in Italia ogni 3 mesi circa perché sto ultimando il mio terzo anno in Scienze per la Comunicazione internazionale, quindi studio in Tanzania e poi mi presento agli esami in Italia. Giornalista: Perché avete scelto la Tanzania? Valentina: Abbiamo scelto insieme di venire in Tanzania inizialmente per l’offerta lavorativa, che era molto buona. Non avrei potuto immaginare che mi sarei letteralmente innamorata di questo posto! La Tanzania è una terra che offre tantissimo. Oltre ai famosi Safari e alle isole dell’arcipelago di Zanzibar c’è tutti i giorni la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. È un’avventura giornaliera! Non c’è modo di annoiarsi. Giornalista: Quali sono secondo te gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella vita privata? Valentina: In Tanzania, il business è in continua crescita. Gli investimenti sono tanti. È tutto un fiorire di attività. Questo favorisce anche lo sviluppo di un ceto sociale intermedio, che si colloca tra i ricchi (molto ricchi) e i poveri. Questo nuovo ceto sociale inizia a essere composto da un numero importante di persone. La Tanzania è un paese che sta cambiando, ma credo che ancora ci vorrà altro tempo per potersi avvicinare all’Europa. Giornalista: C’è qualcosa che ti manca dell‘Italia? Valentina: Dell’Italia mi manca la libertà di fare qualunque cosa. Tipo una passeggiata, visto che qui è pressoché impossibile a causa dell’assenza di marciapiedi. Qui fa buio presto, verso le 18, e da quell’ora uscire da soli è sconsigliato, oltre che per pericolosità (anche se io non ho mai avuto problemi), per il fatto che le strade non sono illuminate. Chiaramente poi mi mancano gli affetti. Famiglia e amici mi mancano tutti i giorni. Per fortuna tra Skype, WhatsApp e gli altri social network essere expat è molto più facile oggi! E poi, il cibo. Ho sognato di mangiare la mozzarella di bufala!! (ridono) Giornalista: È stato un vero piacere parlare con te, Valentina. Molto interessante sapere della crescita economica della Tanzania. Può essere uno spunto per molti ascoltatori. Valentina: Grazie a voi per questa opportunità che mi avete concesso. Un saluto a tutti dalla Tanzania! Traccia 52 Giornalista: Marco Malvaldi, pisano, si racconta al portale Toscanalibri.it. e dice “Sono diventato scrittore di libri gialli mentre scrivevo la tesi”. Per la critica è uno scrittore di gialli, anche se lui preferisce chiamare i suoi libri umoristici. Lei è in realtà un ricercatore di chimica organica, ma poi perché ha scelto proprio i gialli? Marco: In primo luogo, chi non ha mai scritto, sceglie di cominciare da ciò che legge, e io ero un divoratore di gialli. Il giallo è un genere letterario che può avere grandi potenzialità, basta pensare a Sciascia, Dürrenmatt, Simenon. A differenza di altri generi, il giallo può essere visto come una storia che ha un forte shock iniziale, qualcosa che non appartiene al mondo comune. Giornalista: Intende dire l’omicidio? Marco: Esatto, proprio l’omicidio. Un evento a cui i vari personaggi reagiscono in modi differenti. Da questa situazione iniziale può nascere una bella storia, un’analisi della realtà, e a volte anche uno scritto di alto livello. Giornalista: Che cosa hanno in comune chimica e letteratura? Marco: Qualcosa devono averlo per forza, visto che molti chimici, come Primo Levi oppure Isaac Asimov, sono diventati scrittori di successo. Come lo scrittore, il chimico, una volta trovate delle formule, deve saperle descrivere in modo che siano comprensibili a tutti, altrimenti il suo lavoro non vale niente. Giornalista: Il BarLume è il centro di tutti i suoi romanzi gialli. Un piccolo bar nell’immaginario, ma è realissimo il paesino di Pineta, sul litorale pisano. A cosa si deve la scelta di quest’ambientazione? Marco: Quando ho cominciato a scrivere il primo romanzo scrivevo la tesi di laurea e volevo essere ovunque ma non dov’ ero, cioè a scrivere davanti al computer. Ho sempre sognato di avere un bar, così ho pensato di farlo con la fantasia. Giornalista: Lei è nato e vissuto a Pisa. Quanto ha influito nella scelta di fare lo scrittore? Marco: È stato determinante! A Pisa ci sono molti scrittori bravi. In realtà abito a Vecchiano. L’altro giorno mi sono vantato col barista di essere lo scrittore più famoso del paese. Il barista mi ha riso in faccia e mi ha detto: “Vedi quella GuidaB2_006_080_bz3.indd 71 71 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO casa? Ci è cresciuto Antonio Tabucchi”. Giornalista: I suoi romanzi fanno ridere di cuore il lettore. Come mai questa commistione di generi? Marco: Io considero i miei libri soprattutto dei libri umoristici. Non l’ho dichiarato per non creare troppe aspettative. Il divertimento nasce dall’inaspettato. TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO Traccia 1 Maria Gloria Tommasini Spazio Italia © Loescher Editore, Torino, 2015 Volume 4, livello B2, Eserciziario Traccia 2 1 Villa Santa Lucia degli Abruzzi 2 Castelvecchio di Rocca Barbena 3 Sant’Angelo di Piove di Sacco 4 Corte de’ Cortesi con Cignone 5 Sant’Ambrogio sul Garigliano 6 Livinallongo del Col di Lana Traccia 3 1 È arrivato lo zio di Luca! 2 Sono cominciate le vacanze! 3 C’è qualcuno che ti cerca. 4C ’è qualcuno che ne vuole ancora una fetta? 5 Mi si è scaricata la batteria! 6S ono arrivati gli studenti del secondo anno! Traccia 4 Presentatore: Buonasera e benvenuti a una nuova puntata di “pedalando”, rubrica dedicata al cicloturismo e agli amanti della natura. Oggi abbiamo con noi Marcello Grassi. “Chi è Marcello Grassi?”… beh, possiamo chiederlo direttamente a lui… Marcello: Prima di tutto un padre di famiglia, poi un idraulico, ho una piccola impresa artigianale con 3 dipendenti, e poi… un cicloamatore… Presentatore: Un cicloamatore di montagna, lei è di Paesana, vero, in Valle Po… Marcello: Sì sono nato e vissuto in montagna, e ho sempre pedalato in salita… o in discesa [ride]… Presentatore: Ma, l’anno scorso, ha deciso di tentare un’impresa diversa, discendere il Po fino alla sua foce, al delta. Marcello: Esatto, un giorno mi sono affacciato da un ponte, nel mio paese, ho osservato l’acqua scorrere e ho cominciato a pensare a quanti posti avrebbe visto quell’acqua lì… e così ho deciso di seguirla… in bicicletta. Presentatore: Quanti giorni ci ha messo? Marcello: Dieci, ma me la sono presa comoda… mica era una gara… mi sono preso un po’ di tempo per girare per le città, per i paesi… per mangiare nelle trattorie e nei ristoranti tipici… Presentatore: È partito da Paesana? Marcello: No, mi sono fatto accompagnare in macchina fino a Pian del Re, dove ci sono le sorgenti del fiume, e da lì sono partito… la prima tappa è stata la più lunga, circa 200 km, fino a Casale Monferrato… a Torino e in quelle zone lì non mi sono fermato, tanto le conoscevo già bene… Presentatore: E dove ha fatto la prima sosta un po’ più lunga? Marcello: A Pavia… vicino alla città il Po riceve le acque del Ticino… ho risalito per un breve tratto questo fiume e mi sono ritrovato in questa città bellissima e ricca di storia… Presentatore: L’antica capitale dei Longobardi… Marcello: Già… poi da lì ho proseguito per Piacenza e poi per Busseto… la città di Giuseppe Verdi. Presentatore: Ma è sempre riuscito a pedalare lungo gli argini del fiume? Marcello: Purtroppo no… sugli argini è bellissimo, sono alti, si domina la pianura intorno… spesso sono sterrati, ma con la mountain bike non è un problema… solo che a volte sono dovuto scendere dagli argini per prendere strade asfaltate, cercando di evitare quelle più trafficate… Presentatore: La città più bella che ha visitato? Marcello: Beh, Sabbioneta è molto suggestiva… ma sicuramente la più bella è Ferrara, un vero gioiello…. Presentatore: E la zona del delta? Marcello: Ah, fantastica… Presentatore: È stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO… Marcello: E a ragione… canali, stagni e, vicino alla costa, dune sabbiose, pinete, isole… un paradiso… Presentatore: Ed è tornato a casa in bicicletta? Marcello: No, mia moglie e i miei figli mi hanno raggiunto in macchina a Goro, poi siamo andati insieme a Venezia e ci siamo fermati 3 giorni… senza poter usare la bicicletta… ma meglio così! Traccia 5 1 Nel XX secolo la musica subì una vera e propria rivoluzione. Prima la musica poteva essere ascoltata solo “dal vivo”. Con l’invenzione della radio e dei supporti di registrazione è come se ognuno di noi potesse avere in ogni momento un gruppo musicale che suona solo per lui. La musica è entrata nelle case, nei negozi, nelle auto... ovunque. Qualcuno oggi parla addirittura di “inquinamento musicale” 2 Guido D’Arezzo, che era nato nel 995 d.C., per aiutare i cantori della sua epoca a intonare e memorizzare una melodia, inventò il sistema di notazioni usato ancora oggi: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI. Per dare un nome alle note musicali utilizzò la prima sillaba dei primi sette versi di un inno dedicato a Giovanni Battista. L’unica nota a essere stata cambiata da allora è la prima, Guido l’aveva infatti chiamata UT invece che DO. 3 La musica barocca si sviluppò tra il XVII e il XVIII secolo. Tra i grandi musicisti di questa epoca, oltre ai famosissimi tedeschi Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach dobbiamo sicuramente ricordare gli italiani Claudio Monteverdi, Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi. 4 Quasi tutte le civiltà che si sono sviluppate in quest’epoca erano basate sulla schiavitù. Le piramidi egiziane sono state costruite con il lavoro degli schiavi, schiavi erano gli uomini che si battevano come gladiatori negli anfiteatri romani, schiavi erano i minatori che lavoravano nelle miniere d’argento della Grecia. Spesso anche i musicisti che suonavano nei banchetti e nelle feste erano schiavi. 72 GuidaB2_006_080_bz3.indd 72 24/11/14 12:42 TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO | Spazio Italia Traccia 6 1● Ti piace leggere? ● Libri, non tanto… ma leggo ogni giorno il giornale sullo smartphone… 2Stasera c’è la Champions League: se la Juve e il Milan perdono le squadre italiane sono tutte fuori… 3Domani è il tuo compleanno, cosa desideri come regalo? 4Mi dia tre bistecche di vitello, belle tenere, mi raccomando! 5 ● Cosa c’è scritto? ● Non so, non vedo, da così lontano non riesco a leggere. 6Hai ragione, è stata colpa mia, scusa, ti chiedo perdono. 7Sono il genio della lampada, e tu sei il mio padrone. Puoi esprimere 3 desideri! 8Hai visto le mie due cagnette? Belline vero? Sono così tenere… 9 ● Fumi ancora? ● Sì, ma solo sigarette leggere. 10 In questo affare gli unici che perdono soldi siamo noi! 11 Desideri fermarti ancora un po’ o vuoi andare via? 12 Devi tenere il volante bello stretto, con due mani! Traccia 7 ● È stato ufficilamente presentato alla Biblioteca Classiense “Strada delle donne”, il libro di toponomastica al femminile nel comune di Ravenna. Scopo del libro è quello di riconoscere dignità e giusto valore alle figure femminili, al di là del ceto sociale, dedicando loro piazze, strade, rotonde e giardini. Le donne sono suddivise sulla base dell’attività svolta, dalle maestre alle vincitrici di premi Nobel. La scelta è stata effettuata dalla Commissione toponomastica dell’amministrazione comunale. Ci sono anche strade che hanno una ragione storica e sono intitolazioni storiche e ci sono state strade più recenti... naturalmente le grandi intitolazioni si fanno sull’onda dei movimenti politici, delle rivoluzioni, come è stata la Resistenza, l’ultima, o il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica... e poi questo movimento delle donne, il desiderio di far emergere le donne in qualche modo significative o per ragioni di attività letteraria, artistica, politica, sociale, oppure perché anche nella loro quotidianità, nella dimensione di un mestiere quotidiano, rappresentano l’occasione per far emergere le donne dal silenzio nel quale vengono occultate. ■ Noi siamo partite a Ravenna da un numero davvero basso però nel giro di pochi anni abbiamo triplicato il numero delle donne a cui sono state dedicate strade piazze e giardini. Traccia 8 anzi scusi… ● Dimmi, dai, dammi pure del tu… ● Ah, ok, scusa, sai se questa è la fila giusta per prendere il medico? ● Per scegliere il tuo medico di famiglia? Sì, è questa… ● Ah, per fortuna, oggi ho già fatto 2 code davanti agli sportelli sbagliati… ● Eh sì, non sempre è facile girare per uffici… ● Non me ne parlare…. ● Ma tu non sei italiano, vero? ● No, sono irlandese ● E cosa fai in Italia? ● Insegno inglese, in una scuola di lingue… ma sono appena arrivato, prima insegnavo in Spagna, a Cordoba… ● E quindi devi fare tutti i documenti? ● Sì, un incubo, non ci capisco nulla… stamattina ho perso un’ora in ospedale prima di capire che ero nel posto sbagliato. ● Sì, per scegliere il medico di famiglia devi venire qui, all’ASL, l’Azienda Sanitaria Locale… ● Ecco sì, l’ASL… ● E poi che documenti devi fare? ● Beh, devo andare dove si…, non so come dire, dove ti danno la pensione? ● La pensione? Così giovane… beato te! ● No, dove si paga per la pensione… ● Ah sì, all’INPS, Istituto Nazionale Previdenza Sociale… ● Ecco, quello… e poi devo ricevere il, come si chiama, ho scritto qui, il Codice Fiscale… ● Ah sì, e per quello devi andare all’Agenzia delle Entrate… sei fortunato, è vicino all’INPS… ● Poi devo anche andare all’ENEL, per il contratto dell’energia elettrica di casa e… in comune credo, non ho capito bene, per la tassa sui rifiuti… ● Sì, per quella devi andare in Comune… Ah, sono al 25, meno ● Scusa, male, io ho il 26… tu che numero hai, il 27? ● Numero, che numero? ● quando sei entrato non l’hai preso? ● No, ma preso cosa? ● Il numero! Adesso devi rifare la fila… scusa, non te la prendere, ma mi viene da ridere... Traccia 9 1 costituzionalmente 2 monarca 3 parlamentare 4 bicamerale 5 amministrativamente 6 elettorale 7 istituzionalmente 8 presidenzialismo Traccia 10 1 Camera dei deputati 2C onsiglio Superiore della Magistratura 3 Pubblica Amministrazione 4 Presidente del Consiglio Regionale 5 Convocazione del collegio elettorale 6 Corte Costituzionale Traccia 11 Regina d’Inghilterra e di altri 16 stati indipendenti, Elisabetta II è anche capo del Commonwealth e governatore supremo della chiesa anglicana. La sua monarchia è potente, ma limitata a un ruolo di puro cerimoniale. La sovrana è consultata tutte le settimane dal primo ministro e ha il diritto di dare il proprio avviso. Anche se distante dalla gente l’indice di gradimento è sempre stato alto: il 70% dei britannici le dà il pieno sostegno. Il suo ruolo principale è rinforzare unità e identità nazionale. Solida – le sue fondamenta affondano in due secoli di storia –, la monarchia olandese è pilastro dell’identità nazionale e ha l’appoggio dei 3/4 della popolazione. Fino al 2012 la regina Beatrice aveva un peso politico, nominava il premier e vegliava sulla formazione del nuovo governo. Una riforma varata dal parlamento l’anno scorso ha privato di questo potere il nuovo sovrano, Guglielmo Alessandro, che comunque continuerà a incontrare settimanalmente il premier. In Belgio la monarchia conserva ampi poteri. Il re forma il governo che deve ottenere poi la fiducia del parlamento. Riceve il primo ministro una volta alla settimana, senza disdegnare GuidaB2_006_080_bz3.indd 73 73 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO l’opposizione il cui leader è convocato a palazzo regolarmente. Il sovrano promulga le leggi. Anche qui la monarchia è alla base dell’unità del Paese. Reinstaurata alla fine della dittatura, la monarchia spagnola ha toccato i minimi storici di popolarità negli ultimi tempi a causa degli scandali che hanno toccato la casa reale. Solo il 37% degli spagnoli dà il proprio sostegno. Monarchia parlamentare, re Juan Carlos è il garante della Costituzione. Con lui comunque democrazia e monarchia si sono mostrate compatibili. Le monarchie del nord Europa sono lo specchio di questi Paesi. Qui non vi è spazio per il minimo errore: integrità morale e popolarità vanno di pari passo. Il loro ruolo di monarchi non va oltre quello rappresentativo. Traccia 12 Giorgio: Ciao Sandrino! Sandrino: Ma guarda chi si vede… Giorgio, cosa ci fai qui? Giorgio: …Eh, purtroppo mia moglie, non sta bene, non si è ancora capito cos’abbia… abbiamo già fatto mille analisi… passo più tempo in coda qui all’ASL a prenotare visite specialistiche che a casa con lei… Sandrino: Mi spiace, non sapevo… Giorgio: È così, diventiamo vecchi… e tu, come te la passi? Sandrino: Mah, di salute bene, sono qui per la visita della patente… devo prendere quella per il camion… Giorgio: Per il camion? E cosa te ne fai? Sandrino: Non l’hai saputo? Mi sono licenziato, non ne potevo più… e con il TFR ho comprato un po’ di macchinari, ho affittato un capannone, e mi sono messo in proprio… a 55 anni! Giorgio: Ma bravo! E come va il lavoro? Sandrino: Beh lavoro ne ho, ma il difficile sono le tasse… quando ero dipendente andavo al CAF della CGIL e loro mi facevano tutto… adesso ho dovuto prendere un commercialista, e anche così non sono mai sicuro di essere in regola… è pazzesco… ma sono contento… sono il padrone e l’operaio allo stesso tempo! Sono il padrone di me stesso! Giorgio: Bene, mi fa piacere… e Giovanni, tuo figlio? Sempre in FIAT? Sandrino: Ah sì, lui, sì, quel lavoro non lo lascia di certo… ma sai, per lui è diverso, ha fatto carriera, è diventato un dirigente! Giorgio: Visto? Io te l’ho sempre detto che era un ragazzo in gamba! Traccia 13 famiglia Marinelli dal 1200 ininterrottamente fa campane. E questo trinomio, Agnone, campane e Marinelli, è andato sempre insieme. In tutta l’Europa eravamo circa 60 fonderie storiche di campane... adesso siamo rimasti, sì e no, una dozzina... ogni nazione ha la sua fonderia e ogni fonderia ha i suoi primati personali. La nostra è la più antica del mondo e ha conservato tutte le caratteristiche artigianali di una fonderia... Che significa? Significa che noi lavoriamo come si lavorava mille anni fa; ed ecco che ci distingue un po’ dalle altre fonderie perché, paradossalmente oggi, siamo diventati moderni conservando la tradizione. ● Da materiali poveri, quelli che sono argilla, terra, mattoni, bronzo e legno, costruiamo campane, però tutta la lavorazione, dal disegno, dal progetto fino alla campana finita viene fatta solo ed esclusivamente a mano. ●Qualche anno fa in questa fonderia abbiamo avuto veramente una gioia enorme, immensa: la visita di Giovanni Paolo II . E mio zio gli domandò quel giorno: “Santità, si avvicina il grande Giubileo, cosa ne pensa se facciamo una campana per questo grande Giubileo?” Il Papa, senza scomporsi, si girò e disse: “Marine’, grande Giubileo, grande campana”. Noi abbiamo il vanto e l’orgoglio di aver fatto in Italia e per il mondo campane artistiche... in alcuni posti le hanno definite le campane più belle del mondo . ●La Traccia 14 Bello, proprio un bel quadro! (ironia) Bello, proprio un bel quadro! (ammirazione) Viene anche Luca con noi? (sorpresa) Viene anche Luca con noi? (preoccupazione) Veramente? Dici sul serio? (gioia) Veramente? Dici sul serio? (paura) Ah, se Luciana fosse qui... (rimpianto) Ah, se Luciana fosse qui... (ironia) È venuto benissimo! (sorpresa) È venuto benissimo! (consolazione) Sono riposatissimo! (sorpresa) Sono riposatissimo! (ironia) Traccia 15 Situato nel punto più stretto dell’Arno si trova il suggestivo Ponte Vecchio. Si hanno tracce dell’esistenza del ponte già dal X secolo ma, a causa di numerose piene del fiume, vi furono vari crolli e ricostruzioni, fino a che alla metà del ‘300 si consolidò una struttura, quella odierna, che alcune fonti, quali il Vasari, attribuiscono a Taddeo Gaddi; più probabilmente, però, il ponte è attribuibile all’architetto Neri di Fioravante. Il ponte, così com’è, e come possiamo vederlo oggi, venne edificato intorno all’anno 1345 ed è oggi indubbiamente il simbolo della stessa Firenze. Esso fu eretto secondo criteri architettonici derivati dalle tecniche di costruzione dei ponti cinesi ad archi segmentati e, fin dal Medioevo, è sede di botteghe di artigiani e orafi. È proprio per la permanenza secolare di questi ultimi, gli orafi, che dal 1900, al centro dell’opera, trova la sua collocazione una fontana raffigurante il busto di Benvenuto Cellini, indubbiamente il più celebre scultore e orafo originario della città. Ponte Vecchio offre una splendida vista a monte e a valle del fiume e rappresenta, dalla sua costruzione, la via privilegiata di collegamento tra le due sponde del fiume. Durante la Seconda Guerra Mondiale, di tutti i ponti cittadini, questo fu l’unico risparmiato dai tedeschi che preferirono minare le strade d’accesso piuttosto che direttamente il ponte. Traccia 16 Pace non trovo, e non ho da far guerra, E temo, e spero, ed ardo, e son un ghiaccio: E volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra; E nulla stringo, e tutto ‘l mondo abbraccio. Tal m’ha in priggion, che non m’apre, né serra, Né per suo mi ritien, né scioglie il laccio, E non m’uccide Amor, e non mi sferra; Né mi vuol vivo, né mi trahe d’impaccio. 74 GuidaB2_006_080_bz3.indd 74 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO ESERCIZIARIO | Spazio Italia Veggio senz’occhi; e non ho lingua e grido; E bramo di perir, e cheggio aita; Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui: Pascomi di dolor; piangendo rido; Egualmente mi spiace morte e vita. In questo stato son, Donna, per Voi. Traccia 17 Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto. Traccia 18 ● La musica deriva dall’integrazione di ritmo, toni e melodia che il cervello compie in tempo reale. Gli stimoli di questo genere a cui siamo esposti ogni giorno, più o meno consapevolmente, sono migliaia e alcuni colpiscono così tanto che oltre il 90% delle persone sente suonare la musica nella propria testa anche quando non c’è. Gli scienziati lo chiamano “ear worm”, che tradotto letteralmente significa il baco dell’orecchio. Alla Goldsmiths University di Londra, la psicologa Victoria Williamson è interessata a scoprire il perché di questo fenomeno. ● La musica si appiccica in testa perché è un’esperienza personale ed emozionale e può essere codificata nel cervello in molti modi diversi, come un suono, uno stimolo visivo, o anche come uno stimolo motorio, se si sa suonare. È profondamente associata alla memoria. ● Ci sono persone che sperimentano questo fenomeno in continuazione, come Andre, un giovane studente americano letteralmente assillato dalle canzoni anni Sessanta. Dato che l’ear worm, come Andre sa bene, è difficile da rimuovere dal cervello, esperti di marketing e musicisti, vorrebbero sfruttarlo a loro vantaggio, ad esempio, azzeccare un jingle vorrebbe dire creare una pubblicità di successo. ● Ci chiedono: “Potete creare la canzone perfetta?” In realtà questo non è possibile. L’effetto ear worm è solo una parte del successo di una canzone. Molte persone, infatti, detestano questi motivetti assillanti; se si vuole vendere un prodotto o un CD questo può essere negativo; e poi su diecimila canzoni, solo una decina si ripetono più di una volta. Questo vuol dire che i motivetti che tornano alla mente sono associati alle esperienze personali. Traccia 19 1Nel 1904 mio nonno, bracciante, si trasferì dal paese con la famiglia, la moglie e due figli negli Stati Uniti. Il viaggio durò 16 giorni. Si imbarcarono a Napoli sulla nave “Italia”, arrivarono nel porto di New York il 24 aprile 1904. Dopo i controlli, ricevettero il permesso allo sbarco e da New York mio nonno venne indirizzato verso il New Jersey. Si sistemò nella città di Paterson dove c’era una importante colonia di Italiani. Qui fu assunto da una grande fabbrica di mobili e dopo alcuni anni riuscì persino a comprare una piccola casa in campagna... 2 I’mi babbo andò in Svizzera che non aveva nemmeno diciott’anni. Era muratore, andò a lavorare al tunnel del Sempione. Era l’inizio del secolo. Lavorò in una fabbrica e lì conobbe la mi mamma, era svizzera. Si sposarono nel nove. Tornarono a vivere in Italia, ma un ce la fecero, così decisero insieme di emigrare in America. Mi ricordo che quando i’mi babbo parlava dell’arrivo a New York gli veniva da piangere e spesso un riusciva più a continuare... Diceva che il momento più straziante era quando lasciavano la Sala di Registrazione e alcune famiglie venivano divise e mandate in posti diversi... per questo Ellis Island la chiamavano l’“Isola delle lacrime”... 3...mia nona contava sempre che erano arivati a Rio de Janeiro de note, e par la finestra se vedevano tante di quelle luci, ma tante, e loro non capivano cosa che fosse... poi la mattina, quando hanno visto tutto con la luce del sole, gli pareva, non so, come una cosa magica... e poi me diceva sempre che lei pensava che il Brasile era unito con gli Stati Uniti, che ghe s’era tutta America... d’altra parte loro venivan da Treporti, eran gente di laguna... non sapevan quasi nulla del mondo... Traccia 20 Presentatore: Oggi abbiamo qui con noi, a “la Nostra Europa”, Sandra. Sandra è una ragazza di 22 anni, e l’abbiamo invitata per parlarci della sua esperienza “Erasmus”. Ciao Sandra e benvenuta alla nostra trasmissione. Sandra: Grazie... ciao a tutti... Presentatore: Bene, tu Sandra sei studentessa di Biologia, vero? Sandra: Sì, studio Biologia, all’Università di Napoli... Presentatore: E, come dicevamo, sei da poco tornata dal tuo soggiorno all’estero... dove sei stata? Sandra: In Spagna, all’Università di Granada. Presentatore: E perché hai scelto proprio la Spagna? Per studiare Biologia non sarebbe stato meglio scegliere un paese come l’Inghilterra... o la Germania? Sandra: Perché, scusi? Presentatore: Beh, credo che in quei paesi la ricerca scientifica sia molto più avanzata che nei paesi latini... o non è così? Sandra: Beh... sì e no. In realtà anche in Spagna, come d’altra parte in Italia, la biologia è a ottimi livelli... credo che nei confronti dei paesi latini ci siano un po’ di pregiudizi... sembra che al sud si possa studiare solo arte o letteratura o... Presentatore: Quindi hai scelto GuidaB2_006_080_bz3.indd 75 75 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA l’Università di Granada soltanto per ragioni “scientifiche”... Sandra: No, certo... non soltanto per quello... in effetti anche il clima e la lingua hanno giocato un ruolo importante... francamente ero un po’ terrorizzata all’idea di seguire delle lezioni in tedesco... non conosco nemmeno una parola... o anche in inglese.... Presentatore: Ma l’inglese per la biologia è fondamentale, no? Sandra: Sì, sì, certo, l’ho studiato, lo parlo anche abbastanza bene... ma sa, anche se non capisci tutto poi comunque gli esami li devi dare in quella lingua... cioè, rischi di rovinarti la media... Presentatore: Quindi hai scelto la Spagna per via della lingua... Sandra: In parte sì, e poi avevo un’amica che ci era stata l’anno prima e si era trovata benissimo, sotto tutti i punti di vista... Presentatore: e anche per te è stata un’esperienza positiva? Sandra: Di più... direi fantastica! Presentatore: Qual è stato l’aspetto più positivo di questo soggiorno? Sandra: Beh, sicuramente le relazioni sociali, il fatto di conoscere un altro paese, altri studenti, di altre lingue, di altre culture... noi italiani siamo così provinciali, siamo convinti di vivere nel miglior posto del mondo, con la cucina migliore, il clima migliore, l’arte migliore... ci fa bene ogni tanto mettere il naso fuori di casa... Presentatore: Questo sicuramente... Sandra: E poi si scoprono cose che magari uno non si sarebbe mai aspettato... l’Università di Granada, ad esempio, era molto buona, molto efficiente, anche dal punto di vista organizzativo... Presentatore: E i professori? Sandra: Beh, come in tutti i posti ce n’è di buoni e di meno buoni, ma quello che ho notato io è che c’è meno differenza “gerarchica” rispetto all’Italia, ci si dava spesso del tu, ci si trovava spesso a cena o a degli incontri insieme... Presentatore: E un aspetto negativo? Sandra: Un aspetto negativo? Il ritorno, sicuramente, il ritorno a casa... dopo 10 mesi si fa fatica a riprendere i soliti ritmi, a tornare a vivere in famiglia... io, ad esempio, prima dell’Erasmus viaggiavo ogni giorno tra Salerno... sono di Salerno io... e Napoli... quando sono tornata ho deciso di prendere un appartamento con altri studenti... Presentatore: Studenti Erasmus naturalmente! Sandra: Certo! Siamo in 4 e io sono l’unica italiana!... TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA Unità 1 Attività 9 1Il Molise è una terra ancora incontaminata che racchiude in sé numerose tipologie di turismo. Dal verde della montagna al blu incontaminato del mare, in Molise puoi passare una vacanze indimenticabile. Lasciati avvolgere dai delicati sapori della nostra gastronomia tipica, tuffati nelle nostre tradizioni, fatti coccolare dalla cordialità e dalla comodità dei nostri hotel... 2Un pass per scoprire il Friuli Venezia Giulia La scoperta che emoziona e fa risparmiare. Un pass con tanti servizi per conoscere il Friuli Venezia Giulia, spendendo meno! Costruisci il tuo percorso personalizzato alla scoperta del Friuli Venezia Giulia, dove trovi arte, cultura, mare, montagna e benessere... 3Già comincia a respirarsi l’aria natalizia, mancano meno di due mesi a Natale e possiamo proprio dirlo, Natale è alle porte, prepariamoci a viverlo nel modo più dolce e romantico, tante le località in Calabria che ci aspettano per farci vivere magici momenti. L’intrecciarsi in ogni angolo della Calabria di eventi legati al Natale, dai mercatini natalizi, alle manifestazioni culturali e religiose, rendono la Calabria la cornice ideale per una vacanza di Natale unica e indimenticabile... 4Le Marche sono un museo diffuso, una rete di città d’arte e borghi storici incastonati in un mare di colline coltivate, che si affacciano su vallate che vanno dal mare all’Appennino, dove sono conservati capolavori di Piero della Francesca e Lorenzo Lotto, Rubens e Tiziano, teatri e strade romane, botteghe di ceramica... 10. Dettato Il Parco del Delta del Po si trova al confine orientale della Pianura Padana, dove il grande fiume Po apre il suo delta nel Mar Adriatico. La particolarità del parco sta nella varietà di habitat: boschi secolari, pinete, oasi e soprattutto zone umide dove possiamo ritrovare una incredibile quantità e varietà di pesci e uccelli acquatici. L’area del Delta è molto apprezzata dagli amanti del birdwatching e delle vacanze a contatto con la natura. Ci sono diversi modi per scoprire il parco: a piedi, in bicicletta, a cavallo e in barca. Unità 2 9. Ascolta il testo e poi rispondi alle domande. Elva (Cuneo) - Chissà dove sono finiti i capelli della nonna. Non ho mai smesso di pensarci, da quando lei mi ha raccontato quel pezzo della sua storia, tanto tempo fa. Aveva dodici anni, era la fine dell’ Ottocento e i “piemontesi” erano arrivati in Friuli. Un mattino d’ inverno bussarono al suo portone, le misero un panno sulle spalle e glieli tagliarono. Tutti. Pagarono, poi se ne andarono tra mille complimenti. La nonna aveva un buon carattere - si chiamava pure Serena - ma, quando si vide, pianse e rifiutò di uscire di casa. I capelli non li aveva mai toccati dalla nascita: le erano cresciuti più di un metro e la treccia sciolta arrivava alle ginocchia. Il fatto è che i “Cjavelars” così li chiamavano in Friuli - pagavano bene, e sua madre era contenta dell’affare. Con quei soldi comprò a Serena i primi orecchini, gli stessi che avrebbe portato per tutta la vita. Ma io mi chiedevo, perché i raccoglitori di capelli venivano dal Piemonte? Per 76 GuidaB2_006_080_bz3.indd 76 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA | Spazio Italia anni mi sono posta la stessa domanda, fino a quando amici cuneesi mi hanno avvertita che in una sperduta valle ai confini della Francia era stato aperto un museo unico al mondo: il museo dei capelli. Elva, si chiamava il paese, e per un secolo e mezzo era stato il baricentro internazionale del commercio di capelli. Questo fino a quarant’ anni fa, quando iniziò l’era delle parrucche sintetiche. La montagna italiana era fatta così, ci si inventava i mestieri più incredibili per far fruttare le stagioni morte. Gli uomini partivano alla fine di agosto, erano almeno cinquecento, e nella stagione fredda si sparpagliavano in mezza Italia. E così a Elva da settembre alla fine di aprile restavano solo le donne. I maschi tornavano entro il 12 maggio, festa del patrono Pancrazio e giorno del mercato dei capelli. Arrivavano carichi come muli. I capelli biondo-cenere, come quelli della nonna, valevano ancora di più, perché si potevano sbiancare e vendere ai lord inglesi per le loro parrucche da cerimonia. Erano duemilacinquecento gli elvesi fino agli anni Cinquanta, oggi, mi dice il sindaco “a scuola c’è una sola bambina, gli abitanti sono meno di cinquecento e le mucche sono diventate più numerose degli uomini: settecentocinquanta. Le marmotte, non se ne parla: migliaia. Il resto se l’è portato il vento”. Tratto e adattato da www.repubblica.it, 30 novembre 2008. Unità 3 Attività 10 La capitale d’Italia non è sempre stata Roma. Dal 17 marzo del 1861, giorno della proclamazione del Regno d’Italia, ad oggi, la capitale è cambiata più volte. La prima in ordine cronologico fu Torino, in precedenza capitale del Regno di Sardegna, che venne proclamata capitale del nuovo Stato. L’Italia, il 15 settembre 1864, stipulò con la Francia un accordo, con il quale si impegnava a non invadere Roma, a proteggere il Papa e a proclamare una nuova capitale d’Italia per dimostrare la fine dell’interesse verso Roma. Venne scelta Firenze, che fu capitale del Regno d’Italia a partire dal 1865. Il 20 settembre del 1870 le truppe italiane conquistarono Roma, che venne proclamata capitale d’Italia il primo luglio 1871. Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia possa avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una giornata di duro lavoro. Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come prescrive la Costituzione. Attività 9 Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza. Adesso, invece, so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno sullo Stato, sulla nazione intera. Da qui il mio doveroso proposito di osservare lealmente e scrupolosamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione, pronunciato dinanzi a voi, rappresentanti del popolo sovrano. Dovrò essere il tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei cittadini. [...] L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, e si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire. [...] Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente. [...] Anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L’istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi. [...] Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. [...] Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell’amore di patria e nell’aspirazione costante alla libertà e alla giustizia. Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, viva l’Italia! Tratto e adattato dal discorso di insediamento del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, 8 luglio 1978. Attività 10 Costituzione italiana - Articolo 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Unità 4 Attività 9 Buongiorno e benvenuti al nostro appuntamento con le curiosità. Oggi parleremo di una dolce curiosità e cioè delle origini del famoso cioccolatino “Bacio” della Perugina. Cominciamo subito! Allora non tutti sanno che in realtà il romantico Bacio Perugina è nato dai residui della lavorazione di altri cioccolatini. Ebbene sì, fu proprio Luisa Spagnoli, moglie di uno dei proprietari della fabbrica Perugina, l’artefice di tutto ciò. Luisa aveva notato che, durante la lavorazione dei cioccolatini, venivano buttati via chili di frammenti e briciole di nocciola. E quindi lei, da brava “padrona di casa”, pensò bene di riutilizzare quei frammenti e di unirli al cioccolato producendo così un cioccolatino ripieno di frammenti di nocciole, dalla forma irregolare. E a questo punto vi chiederete, cosa c’entrano il cioccolato e le nocciole con il nome “Bacio”? All’inizio, proprio per la sua forma irregolare, il cioccolatino ricordava l’immagine di un pugno chiuso, dove la nocca più sporgente era rappresentata dalla nocciola intera. Il primo nome di questo cioccolatino fu “Cazzotto”. GuidaB2_006_080_bz3.indd 77 77 18/11/14 10:37 Spazio Italia | TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA Certo che pubblicizzare un cioccolatino così buono con il nome “Cazzotto”, non era certo una bella idea e fu così che, Giovanni Buitoni, uno dei fondatori della Perugina, pensò ad un nome più dolce e più adatto ai momenti in cui generalmente si consumano i cioccolatini: fu così che nacque il Bacio Perugina. Ben presto i due innamorati che si baciano circondati da un cielo blu, ricco di stelle che stanno a simboleggiare i desideri, le speranze e i sogni, divennero l’immagine simbolo del Bacio! Attività 10 Oggi si crede sempre meno che il capo gerarchico debba essere anche il team leader. Per costruire un team è necessario che: 1le sue dimensioni restino contenute (non più di 12 persone); 2le competenze dei suoi membri siano complementari; 3si abbia un chiaro obiettivo comune; 4si cerchi di ottenere un approccio operativo condiviso; 5la responsabilità venga condivisa fra tutti i membri. Tratto e adattato da www.pmi.it. Unità 5 Attività 9 Sveva Sagramola: Quali segreti nascondono gli animali nell’arte? Lo chiediamo a un grande storico dell’arte... Ciao ...bentornato, prego! Oggi abbiamo questo appuntamento molto affascinante con te...sugli animali... Costantino D’Orazio: Beh sì... Sveva Sagramola: Abbiamo visto fiori finora, mondo vegetale...e adesso, invece, ci occupiamo proprio delle creature a noi vicine... Costantino D’Orazio: Ecco, e questo che tu hai detto è assolutamente la spiegazione fondamentale per la quale ad un certo punto gli uomini hanno deciso di disegnare, prima di tutto sulla pietra, e poi dipingere gli animali ...perché erano gli esseri animati più vicini a loro.. che però non parlavano, avevano dei comportamenti talvolta inspiegabili ...per cui, il fatto che non parlassero, ha spinto gli uomini a dare un significato a questi loro comportamenti... Sveva Sagramola: Ecco, andiamo a vedere nei quadri che tu ci hai proposto... Costantino D’Orazio: ll primo è sicuramente il cane. Ecco il cane è l’animale che è stato vicino all’uomo fin proprio dall’inizio dei tempi... Sveva Sagramola: Cos’è questo quadro che stiamo vedendo? Costantino D’Orazio: Questa è... si intitola proprio “La dama con il cagnolino” ed è un dipinto del Pontormo, che è un grandissimo artista del Cinquecento ... e vedi bene che questo cane è in braccio alla dama perché in realtà deve ...dirci qualcosa in più su questa dama ... Eh, questi quadri venivano commissionati da..., magari dagli amanti, che chiedevano alle dame di essere come questi cani, cioè fedeli. La donna doveva essere fedele, fedele come il cane anche perché il primo cane di cui si parla nella letteratura è Argo, il cane di Ulisse. Ulisse dopo 20 anni torna a casa, si deve mascherare da mendicante perché la casa è assediata... e l’unico che lo riconosce è il suo cane, Argo, che lo ha aspettato davanti alla porta per 20 anni. E devi anche notare un dettaglio importante che è sempre presente nei rapporti tra gli animali e le figure umane ... questo cane ci guarda nello stesso modo in cui ci guarda la donna... Sveva Sagramola: Sì, è impressionante... Costantino D’Orazio: Ed è un po’ rigido, vedi? Come proprio è la donna. Sveva Sagramola: Ha lo stesso sguardo quasi...le assomiglia...è impressionante... Costantino D’Orazio: Eh sì, perché il fatto che siano simili, in qualche modo, sottolinea ancora di più la loro relazione... Adattato da un intervista di Sveva Sagramola allo storico d’arte Costantino D’Orazio Attività 10 Il Corridoio Vasariano si trova nel cuore di Firenze. È un corridoio di circa un chilometro che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, passando attraverso la Galleria degli Uffizi. Prende il nome dall’architetto Giorgio Vasari, e fu fatto realizzare dal granduca Cosimo I nel 1565. Questo corridoio permetteva alla famiglia Medici di muoversi liberamente dal palazzo del governo alla loro residenza privata. Attualmente il Corridoio Vasariano accoglie al suo interno la più vasta ed importante collezione al mondo di autoritratti e una parte dei ritratti del Seicento e del Settecento. Unità 6 Attività 9 Far sentire la voce di Dante attraverso i ragazzi e i nuovi media: è questo l’obiettivo del premio di lettura dantesca che Loescher Editore e l’Accademia della Crusca propongono per il terzo anno consecutivo, dopo il successo delle scorse edizioni. Il premio, rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado, offre l’opportunità di esplorare le infinite possibilità di rilettura della Divina Commedia attraverso nuovi linguaggi artistici. Ogni partecipante (singolo studente, gruppo, classe o scuola) dovrà scegliere uno dei 100 canti dell’Opera, leggerlo o recitarlo, e quindi caricare il filmato sul sito www. loescher.it/dante entro il 30 marzo. Lo scorso anno, tra un girone infernale ambientato alla fabbrica Ilva di Taranto, un Caronte che traghettava i dannati sulle rive del Nilo, Paolo e Francesca messi in scena dagli omini Playmobil e un Pier delle Vigne interpretato in danza, i ragazzi hanno scatenato la loro fantasia e la loro creatività. “La risposta dei ragazzi” ha dichiarato la responsabile Paola Sanini, “è andata oltre ogni nostra aspettativa e per questo motivo abbiamo pensato di riproporre il premio, con l’ambizioso obiettivo di far rileggere in chiave moderna agli alunni tutti e 100 i canti della Divina Commedia”. Ogni filmato sarà sottoposto a una triplice giuria, quella di Loescher, il 78 GuidaB2_006_080_bz3.indd 78 18/11/14 10:37 TRACCE AUDIO ATTIVITÀ EXTRA | Spazio Italia Comitato scientifico dell’Accademia della Crusca e quella popolare: chiunque, collegandosi al sito, potrà esprimere la propria preferenza. Ai primi quattro classificati andrà un premio in denaro da devolvere a una associazione benefica, e la premiazione avrà luogo a maggio in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Attività 10 Jazz Genere musicale nato in America verso la fine dell’Ottocento dall’incontro della musica afroamericana con la musica bianca europea; è contrassegnato dal ritmo sincopato, dalla poliritmia degli strumenti, dall’improvvisazione solistica o polifonica. Attività 10 La passione di Marcovaldo erano i film a colori, sullo schermo grande che permette d’abbracciare i più vasti orizzonti: praterie, montagne rocciose, foreste equatoriali, isole dove si vive coronati di fiori. Vedeva il film due volte, usciva solo quando il cinema chiudeva; e col pensiero continuava ad abitare quei paesaggi e a respirare quei colori. Ma il rincasare nella sera piovigginosa, l’aspettare alla fermata il tram numero 30, il constatare che la sua vita non avrebbe conosciuto altro scenario che tram, semafori, locali al seminterrato, fornelli a gas, roba stesa, magazzini e reparti d’imballaggio, gli facevano svanire lo splendore del film in una tristezza sbiadita e grigia. Liscio Ballo eseguito su musica ballabile, muovendo i piedi in passi che sembrano sfiorare, lisciare il pavimento. Unità 7 Attività 9 1Strumento musicale a tastiera, il cui suono è prodotto da corde metalliche percosse da martelletti messi in moto dai tasti premuti dal suonatore. 2Strumento musicale a fiato costituito da un tubo d’ottone che da una parte termina in un bocchino e dall’altra si allarga a campana, dotato di valvole e pistoni. 3Strumento musicale, formato da corde di lunghezza decrescente montate su un telaio di forma triangolare con il vertice in basso, che si suona con le dita di entrambe le mani, a pizzico, e più raramente a plettro. 4Strumento musicale a percussione formato da una cassa cilindrica di metallo o legno, chiusa alle estremità da due membrane tese da corde, su una delle quali si batte con apposite bacchette Rap Genere musicale di origine statunitense, basato su un ritmo molto sincopato e uniforme, a cui si accompagna la voce del cantante, cadenzata in una cantilena parlata. Unità 8 Attività 9 Presentatrice: Buongiorno a tutti... oggi Abbiamo qui con noi in studio Elena che ci racconterà la sua storia di “emigrazione”, emigrazione che è stata possibile grazie ai suoi avi. Allora Elena, sei appena rientrata dagli Stati Uniti, ma non per sempre, vero? Elena: Esatto! Innanzitutto buongiorno a tutti. Sì, sono appena rientrata, ma solo per le vacanze estive, fra due settimane ritorno “a casa”, cioè, alla mia nuova casa, la Pennsylvania. Presentatrice: Allora Elena, raccontaci un po’ la tua storia... si tratta di una seconda emigrazione nella tua famiglia... perché appunto mi dicevi che tu sei potuta “emigrare” grazie anche al tuo bisnonno che si trasferì in America agli inizi del Novecento... Elena: Sì, allora, il mio bisnonno emigrò nel 1905 con un suo cugino. Il viaggio fu massacrante e anche l’accoglienza non fu certo delle migliori... comunque fortunatamente loro erano giovani e in salute e così riuscirono a trovare subito dei piccoli lavori a New York. Presentatrice: immagino che si fecero aiutare da altri italiani... Elena: Sì, in un primo momento sì, ma poi il mio bisnonno, un uomo tenace e dalla mente aperta, decise di imparare bene l’inglese perché non voleva finire come molti suoi compaesani a svolgere lavoretti precari per tutta la vita in un paese straniero. Fu tanto il suo impegno che dopo diversi mesi e dopo diverse esperienze, in miniera, in falegnameria e al porto, conobbe un americano a cui piacque il suo progetto del ristorante italiano e glielo finanziò. Presentatrice: Beh, è stato anche fortunato ad incontrare la persona giusta al momento giusto... E poi, cosa successe? Elena: Il ristorante andava molto bene, lui si sposò, nacque mia nonna e dopo 20 anni rientrarono tutti in Italia. Adesso la cosa buffa è che io sono potuta emigrare negli Stati Uniti proprio grazie al ristorante aperto dal mio bisnonno. Presentatrice: Beh, non proprio quello, no? Elena: esatto, non esattamente quello, ma grazie a quel piccolo ristorante, un nipote di mia nonna poté aprirne altri nel New Jersey, nel Delaware e nel Maryland e, oggi, questa persona possiede una catena di 60 pizzerie. Io lavoro per lui e io mi occupo del marketing... Attività 10 Il programma ERASMUS nasce negli anni Ottanta per opera della Comunità Europea e da allora offre la possibilità agli studenti universitari europei di frequentare un periodo di studio in una università straniera. Tale periodo di studio, che può variare dai 3 ai 12 mesi, è legalmente riconosciuto dalla propria università. Il programma prende il nome dall’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (14651536), che viaggiò per diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture. Attraverso il programma ERASMUS, lo studente ha la possibilità di sostenere all’estero alcuni esami previsti dal suo piano di studi. GuidaB2_006_080_bz3.indd 79 79 18/11/14 10:37