Pinocchio con gli stivali - Comune di Ferrara

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Pinocchio con gli stivali - Comune di Ferrara
Per i giorni della lettura la mamma di Francesco e di Irene
drammatizzano per noi
" Pinocchio con gli stivali "
Cosa succederebbe se Pinocchio, deciso a non diventare un bambino per bene,
fuggisse dalle pagine del suo libro per rifugiarsi, via via, nelle fiabe più famose?
Lo vedremo alle prese con Cappuccetto e con il Lupo, o con Cenerentola e il suo
principe, mentre tenta di convincerli ad uno scambio di ruoli, mettendo un gran
disordine nelle fiabe altrui. Ma la sorpresa non sta solo in questa trovata; l'autore,
infatti, ci presenta la storia in due modi: prima come piacevolisiimo racconto e poi
come copione teatrale, che i bambini potranno interpretare e mettere in scena.
Verso la fine del capitolo trentacinque Pinocchio
stava nuotando in mezzo al mare con il padre
Geppetto sulle spalle. Il mare era tranquillo, la
luna splendeva, il Pescecane dormiva e
Pinocchio nuotava. E nuotando pensava che non
aveva nessuna voglia di entrare nel capitolo
seguente, cioè l'ultimo, perchè lì sarebbe
diventato un ragazzino perbene e questo a
Pinocchio, burattino scapestrato, non gli piaceva
nè punto nè poco. Ma poteva abbandonare in
mezzo alle onde il vecchio babbo che non
sapeva nuotare? Per quanto scapestrato,
Pinocchio non se la sentiva di fare una cosa del
genere. Fu così che, nel capitolo trentasei, arrivò
sulla spiaggia insieme a Geppetto con l'aiuto del
Delfino, e fu così che andò ad abitare nella bella
capanna del Grillo Parlante, e fu così che si
trovò a lavorare per l'ortolano Giangio. Dopo
avere intrecciato sedici canestri di giunco, una
sera Pinocchio si addormentò e nel sonno, cioè
nel sogno, incontrò la Fata Turchina che
incominciò una lunga tiritera per convincerlo a
mettere giudizio. Pinocchio scappò via
piantando in asso la Fata e il sogno. - Io mi trovo
bene come burattino e non voglio diventare un
ragazzo nè perbene nè permale – pensava
mentre camminava nelle campagne con le sue
gambe di legno che facevano tric trac. Ma
adesso non sapeva dove andare. A tutto pensava
tranne che a trovarsi un lavoro perchè aveva
scoperto che lavorare è faticoso. Gli sarebbe
piaciuto piuttosto recitare, cantare e ballare,
come è giusto per un burattino, e allora decise
che la cosa migliore era di trovarsi un posto in
un'altra favola, dal momento che aveva
abbandonato la sua.
A forza di camminare con le sue gambe di legno che
facevano tric trac, Pinocchio arrivò nel bosco e incontrò
il Lupo. Stava aspettando Cappuccetto Rosso che era in
ritardo.
- Cosa sei venuto a fare da queste parti?
- Passavo di qua per caso e per combinazione, così ho
pensato di venirti a salutare. Possiamo fare due
chiacchiere, se ti va.
- Ho da fare.
- Posso esserti di aiuto?
- No , meglio che te ne vai. Ho un appuntamento.
- Con Cappuccetto Rosso?
- Se lo sai perchè me lo domandi?
- Perchè, se vuoi, posso aspettarla io.
- Che c'entri tu con Cappuccetto Rosso? Non sapresti
nè cosa dire nè cosa fare con lei.
- Ma che ti credi? La conosco a memoria la favola di
Cappuccetto Rosso. La conosco così bene che se vuoi ti
posso sostituire, per oggi. Così ti riposi.
- Se ho ben capito vorresti entrare nella mia favola e
prendere il mio posto!
- Intanto la favola non è tua, è di tutti!
- Ma il Lupo sono io!
- Il Lupo sei tu, d'accordo, ma io ti propongo proprio di
farmi fare la parte del Lupo, per una volta. Poi ti lascio
in pace.
- E vorresti fare il Lupo con quella faccia! Con quel
naso!
- Anche tu hai il naso lungo, quasi come il mio. Allora
facciamo una cosa, mi fai entrare nella parte di
Cappuccetto Rosso e non se ne parla più.
- Ma Cappuccetto Rosso me la mangio.
- E io ci sto a farmi mangiare.
- E io dovrei mangiare un burattino di legno, secondo
te? Se sei venuto a prendermi in giro è meglio che te ne
vai via, e di corsa. Se non ti posso mangiare posso
sempre darti una zampata e mandarti in mille pezzi!
- Ho sbagliato a rivolgermi a te, la favola nella quale tu
fai il Lupo si intitola Cappuccetto Rosso perchè è lei la
protagonista, è lei che comanda. Mi rivolgerò a
Cappuccetto Rosso.
- Senti, la favola sarà intitolata a Cappuccetto Rosso,
ma qui comando io, fino a prova contraria. Io sono il
Lupo, non so se mi spiego!
- Allora io mi metto qua e aspetto Cappuccetto Rosso.
Non faccio niente, vi guardo e basta.
- Senti un po', ti andrebbe di fare la parte della nonna?
Se cammini in quella direzione, in fondo al bosco,
troverai la sua casetta. La nonna è talmente svampita
che forse ci sta a lasciarti fare la sua parte. È sempre
stanca e recita così di malavoglia che forse sarà
contenta di riposarsi un po'.
- Per chi mi hai preso? Lo sai pure che io sono sempre
stato il protagonista assoluto della mia favola, dalla
prima all'ultima pagina! Come vuoi che mi accontenti
adesso di una parte secondaria, e anche noiosa, come
quella della Nonna? Non perdo nemmeno il tempo di
travestirmi. Piuttosto fammi entrare nella storia come
Pinocchio: posso accompagnare Cappuccetto Rosso
fino alla casa della nonna, oppure le vado incontro nel
bosco e la accompagno fino qui date, l'aiuto a portare il
cestino con la merenda, le tengo compagnia.
- Stammi a sentire, scocciatore di un burattino! Tu sei
venuto qua a fare della confusione e niente altro. La
nostra favola va avanti benissimo da secoli così com'è.
Chiunque entri da noi ci disturba. Figuriamoci se voglio
fra i piedi un tipo come te che è capace solo di
combinare guai! Vattene!
- Fra colleghi non ci si comporta in modo così villano!
- Ma che colleghi! Ognuno al suo posto. Dovresti
sapere che nelle favole ogni personaggio ha una sua
funzione e che quindi non si possono cambiare nè i
personaggi, nè le loro funzioni.
- Se mi fai entrare nella favola come Pinocchio ti giuro
che non cambio nemmeno una virgola.
- Mi fai ridere con i tuoi giuramenti!
- E allora fammi fare il Lupo! La cosa importante per la
favola è che ognuno reciti bene la sua parte. Io sono
nato per fare l'attore, fidati di me: una volta ho fatto
anche l'asino, vuoi che non sappia fare il Lupo?
- Che cosa c'entra l'asino con il Lupo?
- Sono due bestie.
- E allora?
- Allora sei una bestia, non c'è niente di male.
Gli occhi del Lupo diventarono rossi come il fuoco.
Dalla bocca gli uscì una schiuma bianca e incominciò a
tremare in tutto il corpo. Non era mai stato trattato in
quel modo da nessuno e dovette sedersi perchè gli
girava la testa per la gran rabbia.
Pinocchio capì che le cose si mettevano male e che il
Lupo, appena si fosse ripreso, gli sarebbe saltato
addosso e lo avrebbe ridotto a pezzetti. Così decise di
andarsene via, cioè di scappare, e infatti scappò
saltando in mezzo ai rovi del bosco con le sue gambe di
legno che facevano tric trac.
Di lì a pochi passi incontrò Cappuccetto Rosso.
- Dove vai bella bambina?
- Vado a portare la merendina alla Nonna. Ma tu chi
sei?
- Sono Pinocchio, non mi riconosci?
- No.
- Sono un burattino, so fare tanti giochi per divertire
i bambini.
- Che sei un burattino si vede, ma io non ho tempo,
perchè il Lupo mi aspetta e sono già in ritardo.
- Se vieni con me ti indico una scorciatoia, così arrivi
prima.
- Non posso, devo passare per forza da questa parte.
- Perchè per forza?
- Perchè nella favola sta scritto così.
- Conosco un posto dove ci sono le more mature. Ti
piacciono le more?
- Altrochè! Però devo andare dal Lupo, mi sta
aspettando.
- Ma il Lupo è cattivo. perchè vuoi andare da lui?
- Perchè nella favola sta scritto così.
Cappuccetto Rosso spiegò a Pinocchio che poteva
arrivare con qualche minuto di ritardo, questo sì, ma
che per forza doveva incontrare il Lupo e per forza
doveva andare dalla Nonna perchè così stava scritto
nella favola.
Basta. Pinocchio se ne andò via annoiato. Forse
aveva scelto la favola sbagliata: il Lupo era troppo
cattivo e presuntuoso, Cappuccetto Rosso troppo
piccola e noiosa.
Pinocchio riprese a camminare, cammina e
cammina con le sue gambe di legno che
facevano tric trac, finalmente arrivò a un castello
dove abitava il Principe di Cenerentola.
- Vediamo un po' se il Principe è più gentile del
Lupo e meno noioso di Cappuccetto Rosso. Di
solito i principi sono gentili, almeno quelli delle
favole.
- Un burattino di legno al mio posto?
- Solo per una volta! In cambio verrò a divertire
i tuoi ospiti nel teatrino del castello: so cantare,
ballare e fare lo sgambetto. Però devi farmi
entrare nei tuoi passi almeno una volta.
- Nei miei passi?
- Volevo dire nei tuoi panni, mi sono sbagliato
con la lingua.
- Ma tu mi chiedi una cosa impossibile! Ti
dimentichi che un Principe e figlio del Re e che
è destinato a regnare. Che cosa penserebbero
dell'erede al trono i sudditi di mio padre se
cedessi il mio posto ad un burattino di legno?
- Ma si tratta di una favola. Tu sei un Principe da
favola, tuo padre è un Re da favola e anche i
sudditi sono sudditi da favola.
- Prova a pensare a Cenerentola, credi che
sarebbe contenta di sposare un burattino?
- In una favola tutto può succedere.
- Anche le favole hanno le loro regole, altrimenti
non si possono più raccontare. Io sono un
Principe e tu sei un burattino, a ciascuno la sua
parte.
- Questo è un discorso che ho già sentito. Ma io
posso travestirmi, indossare il tuo mantello, i
tuoi stivali, i tuoi speroni.
- Faresti ridere anche le formiche. Vedi, sono
secoli che recito la mia parte con grande
impegno e, a detta di tutti, con un certo talento.
La favola di Cenerentola è antichissima mentre
tu, Pinocchio, sei stato scritto da poco. Per
quanto ti sforzi, non potresti mai dare ai tuoi
gesti e alle tue parole la cadenza e l'intonazione
giusta. Non si impara in un giorno la parte di
Principe e non basta indossarne il mantello e gli
stivali. Tutti si accorgerebbero dell'imbroglio.
- Fammi provare.
- No, bisogna rispettare la tradizione.
- Lascia stare la tradizione.
- Vedi? Tu sei un personaggio troppo recente per
capire queste cose.Aspetta, fammi pensare, forse
c'è una parte adatta a te.
- Sentiamo.
- Sai quando Cenerentola scappa dalla reggia la
seconda sera?
- Sì, e allora?
- Cenerentola esce nella strada, è invarno, fa
freddo, soffia il vento.
- E allora?
- Potresti fare il vento.
- Il vento?
- Ti nascondi dietro l'angolo del muraglione e fai
il vento. È facile, basta che ti metti le mani
intorno alla bocca e gridi: Uhhh! Uhhh! Uhhh!
- E questa sarebbe la parte che mi offri nella
favola di Cenerentola?
Pinocchio fece uno sberleffo con la bocca, con il
naso e con le mani, poi voltò le spalle al
Principe per andarsene.
Le guardie gli si pararono davanti minacciose
con le lance in pugno per fermarlo e gettarlo in
prigione, ma il Principe, che era generoso di
animo, fece un cenno e le guardie lo lasciarono
andare.
Cammina e cammina con le sue gambe tric trac,
Pinocchio arrivò al mulino proprio mentre il figlio
minore del mugnaio si lamentava di avere ereditato
soltanto un Gatto. Pinocchio si intrufolò nel discorso.
- Se non sei contento di avere ereditato un Gatto, ti
piacerebbe ereditare un burattino che sa cantare e
ballare e può accompagnarti in giro per il mondo a
dare spettacolo sulle piazze? Soldi a bizzeffe!
Il giovane figlio del mugnaio guardò Pinocchio
dall'alto al basso.
- Ma lo sai come va a finire la nostra favola? In
questo momento io sono disperato e non ho un soldo,
ma fra poco diventerò ricchissimo e proprio per
merito di questo Gatto.
- E io ti faccio diventare ricco cento volte di più!
- E come farai?
- Che cosa ti importa di sapere come farò? Io ti dico
che ti faccio diventare ricco e straricco cento volte di
più di quello che diventi nella favola del Gatto con
gli stivali.
- E che cosa dovrei fare?
- Dovresti mettere me al posto del Gatto e il Gatto al
posto del coniglio.
- Allora dovrei mettere il Gatto dentro al sacco.
- Proprio così e poi dovresti darmi un paio di stivali.
Il figlio del mugnaio fece due carezze al Gatto e il
Gatto incomincio a fare le fusa e chiuse gli occhi. Il
figlio del mugnaio lo prese per il collo e lo ficco alla
svelta dentro un sacco di canapa, poi legò
l'imboccatura con una cordicella.
- Ma tu sei capace di acchiappare i topi?
- Sono sveltissimo, ma che cosa ti inporta dei topi?
Non vorrai che perda il mio tempo a correre dietro ai
topi, io devo andare dal Re.
- Già, devi andare dal Re a portargli il coniglio.
- A portargli il Gatto.
- Mi sono sconfuso, sono secoli che qi succedono le
cose in un certo modo e ogni cambiamento mi
sconfonde.
Dentro al sacco il Gatto sbuffava, starnutiva,
miagolava. Pinocchio si fece dare dal figlio del
mugnaio un paio di stivali, se li infilò ai piedi, si
mise il sacco in spalla e si avviò verso la reggia del
Re con le sue gambe di legno che facevano tric trac.
Arrivato alla reggia, le guardie del Re non volevano
farlo entrare. Sapevano che doveva arrivare un Gatto
con gli stivali e con un sacco in spalla e invece era
arrivato un burattino di legno: però aveva anche lui
gli stivali e un sacco in spalla.
Il Re si consultò con i suoi ministri e i ministri si
consultarono fra di loro. Alla fine decisero tutti
insieme di far entrare il burattino.
- Ecco qua, Maestà, un gatto di gattiera che il signor
marchese di Carabas mi ha incaricato di presentarvi
in dono da parte sua.
- Dì al tuo padrone che lo ringrazio e gradisco molto
il suo regalo.
Il Re fece aprire il sacco perchè così sta scritto nella
favola. Ne uscì il Gatto tutto arruffato e infuriato e
graffiò tutti, il Re, i inistri, le guardie.
Il Re si arrabbiò moltissimo perchè questo non stava
scritto nella favola. Pinocchio venne preso subito per
i piedi e per il naso, messo dentro al sacco e legato
stretto con una corda robusta. Due guardie a cavallo
lo portaono al galoppo dentro al capitolo trentasei,
nel punto preciso da dove era scappato.
Ci vollero degli anni per
rimettere in ordine la favola del
Gatto con gli stivali e ogni tanto
ancora oggi vi succedono delle
confusioni.