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La Firenze di Filippino e Botticelli
Firenze, nella seconda metà del Quattrocento, mantiene gli
ordinamenti comunali di una repubblica governata da una
Signoria composta da otto Priori e un Gonfaloniere di Giustizia
che si alternano in carica ogni due mesi. In realtà il potere,
attraverso il controllo delle elezioni, è, dal 1434 al 1494, nelle
mani dei Medici, dapprima di Cosimo il Vecchio (Firenze 1389
– 1464), poi di Piero il Gottoso, suo figlio (Firenze 1416 –
1469) e quindi di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449 – 1492).
Il loro favore è determinante, sia nel mondo della politica e
degli affari che in quello delle commesse artistiche pubbliche
e private. Lo sanno bene artisti come Andrea del Verrocchio
(Firenze 1435 – Venezia 1488), titolare di un’avviata bottega
dietro il Duomo ove si formano scultori, orafi e pittori, fra cui
il giovane Leonardo da Vinci (Vinci 1452 – Amboise 1519),
e i fratelli Antonio (Firenze 1431 – Roma 1498) e Piero del
Pollaiolo (Firenze 1441 – Roma 1496), essi pure attivi nel
campo dell’oreficeria, della scultura e della pittura e protetti
dal Magnifico. Con queste botteghe polivalenti, capaci di
soddisfare ogni richiesta di una clientela esigente come quella
fiorentina, si deve confrontare fin dall’inizio della sua carriera
Sandro Botticelli, ben presto nelle grazie dei Medici. Una
svolta la si ha negli anni Ottanta, con la partenza di Leonardo
per Milano nel 1481, l’impegno del monumento Colleoni
del Verrocchio a Venezia e quello delle tombe pontificie dei
Pollaiolo a Roma. Sulla scena fiorentina si affacciano allora
Domenico Ghirlandaio (Firenze 1449 - 1494) con la sua
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impresa familiare egemone nel campo dell’affresco, Pietro
Perugino (Città della Pieve 1450 circa – Fontignano 1523),
particolarmente apprezzato per la sua pittura devota in Firenze,
dove si trasferisce definitivamente nel 1493, e Filippino Lippi,
sempre più in auge, a fronte del declino inarrestabile, nel
primo decennio del Cinquecento, di un Botticelli in piena
crisi religiosa e artistica. Dai primi anni del Cinquecento sono
attivi inoltre Raffaellino del Garbo (Firenze? 1470 circa – post
1527), già collaboratore del Lippi a Roma e Piero di Cosimo
(Firenze 1461/1462 – 1521), pittore bizzarro e capriccioso,
autore di fantastiche pitture da camera.
Introduzione alla mostra
Nato a Prato, verso il 1457, dalla relazione clandestina di fra’
Filippo Lippi con la monaca agostiniana Lucrezia Buti, Filippo,
chiamato Filippino per differenziarlo dal padre, pittore dei più
famosi e apprezzati del suo tempo, divenne da subito anch’egli
un artista di primissimo livello, elogiato dal Vasari per il “tanto
ingegno” e la “vaghissima e copiosa invenzione”.
Entrato, dopo la morte del padre nel 1469, nella bottega del
Botticelli che gli era stato allievo, il ruolo del giovane, a quanto
è dato di vedere dalla sua prima produzione, non appare
quello di un semplice garzone di bottega. La sua, infatti,
si configura ben presto come una collaborazione alla pari, con
opere pervase da una grazia malinconica e un’inquietudine
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capricciosa che le differenziano dallo stile del ‘maestro’.
Filippino, fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta,
imbocca la propria strada, ottenendo l’ambito incarico di
completare gli affreschi della Cappella Brancacci, opera di
Masolino e Masaccio, ammirata e studiata da tutti gli artisti.
Mentre il Botticelli, prima e dopo la decorazione della Sistina, è
sempre più in auge presso i Medici e i loro sostenitori, l’artista
si fa conoscere e apprezzare dapprima fuor di Firenze, a Lucca
e a San Gimignano, poi in Firenze grazie a Filippo Strozzi e ai
del Pugliese, e, infine, in patria e a Roma, con l’ottenimento,
nel 1488, della commissione della decorazione della Cappella
Carafa in Santa Maria sopra Minerva, grazie alla protezione
accordatagli da Lorenzo il Magnifico.
Mentre l’astro di Botticelli declina, sul finire del Quattrocento,
in seguito ad una crisi esistenziale e religiosa che ne
compromette la produzione artistica e la possibilità di nuove
commesse, Filippino, per converso, ottiene i maggiori successi
e una gran quantità di prestigiosi incarichi, in patria e fuori,
a Pavia, a Bologna e a Genova, fino alla morte, sopraggiunta
troppo presto, nel 1504, sei anni prima della scomparsa di un
Botticelli malato e pieno di debiti.
Filippino fu un artista di successo, diremmo oggi, un successo,
il suo, pienamente meritato come quest’esposizione si
propone di dimostrare. Le sue tavole dai colori smaltati, alcune
delle quali restaurate per l’occasione come la ‘Pala Nerli’ nella
sua cornice originale scintillante d’oro, i suoi raffinati disegni
su carte colorate, veri e propri capolavori a se stanti, e gli studi
decorativi, frutto della sua fantasia inesauribile e capricciosa,
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distribuiti secondo la cronologia, nella mostra, ci consentono
di riscoprire un grande protagonista della scena artistica del
suo tempo, un artefice di grande modernità, rimasto a torto
all’ombra di Botticelli. Le opere di quest’ultimo non mancano
certo nel percorso espositivo e sono distribuite in un dialogo
stimolante con quelle di Filippino, come accade per dipinti
significativi di artisti quali Raffaellino del Garbo e Piero di
Cosimo, che lavorarono con il Lippi o ne subirono l’influsso
nella loro opera. Opere celebri e preziosissime, quelle qui
esposte, che giungono per l’occasione, come consuetudine
delle grandi mostre delle Scuderie del Quirinale, dai più
importanti musei d’Italia e del mondo e da poche, superbe,
collezioni private. Accompagnano il visitatore, a scandire le
tappe della vita e dell’opera di Filippino, documenti originali,
scelti attentamente per il loro valore storico e artistico, e troppo
spesso, a torto, riservati soltanto agli studiosi o a mostre
specialistiche.
Prima sezione
“Fra’ Filippo del Carmine”, il padre e il primo maestro
(1457-1469)
La prima notizia che abbiamo di Filippino risale all’8 maggio
del 1461, quando lo si trova menzionato in una denuncia
anonima agli Ufficiali della Notte e Conservatori dell’Onestà dei
Monasteri: Èl detto frate Filippo à avuto uno figliuolo maschio
d’una che ssi chiama Spinetta. E detto fanciullo à in casa,
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è grande, e à nome Filippino. Il piccolo doveva essere allora
sui quattro anni per essere nato a Prato presumibilmente nel
1457, dalla relazione clandestina di fra’ Filippo Lippi, celebre
pittore carmelitano, con Lucrezia Buti, monaca nel convento
agostiniano di Santa Margherita in quella città, di cui il frate
era stato nominato un anno prima confessore. Rientrata la
madre in convento nel 1459, il fanciullo era rimasto con il
padre da cui dovette apprendere i primi rudimenti dell’arte,
macinando i colori, ed esercitandosi nel disegno e nella
pittura. La bottega del frate carmelitano era allora attiva su più
fronti, intenta a soddisfare molte commissioni pratesi, di cui
la principale sarebbe stata, fino al 1463, l’affrescatura della
cappella maggiore del Duomo di Prato, con fra’ Diamante e
altri aiuti minori. Lo stile ampio, e al tempo stesso curato nei
dettagli, del frate, nel disegno e nella pittura, con colori tenui,
preziose dorature, e morbidi trapassi chiaroscurali, lo aveva
fatto apprezzare dai Medici e dai contemporanei, raggiungendo
il suo apice nella celebre Madonna col Bambino e Angeli degli
Uffizi, precedente immediato delle dolci Madonne giovanili del
Botticelli fino agli inizi degli anni Settanta del Quattrocento.
Filippino sarebbe stato al fianco di fra’ Filippo nell’ultima
impresa della sua vita, la decorazione del catino absidale
della Cattedrale di Spoleto, lasciata interrotta, ma vicina al
suo completamento, per il sopraggiungere della morte, il 10
ottobre del 1469. Dopo la morte del padre, il giovanissimo
Filippino avrebbe lasciato la città umbra e, per qualche tempo,
gravitato nell’orbita di fra’ Diamante che aveva ereditato la
bottega del carmelitano, per poi passare in quella del Botticelli.
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Seconda sezione
L’”Amico di Sandro”. Nella bottega del Botticelli (1472 – 1478)
Rimasto orfano del padre all’età presumibile di dodici anni,
Filippino venne accolto nella bottega di Sandro Botticelli,
presso cui risulta nel 1472 dal registro della Compagnia
di San Luca o dei Pittori di Firenze. Sandro era stato
il più promettente allievo di suo padre, fra’ Filippo Lippi, e
almeno all’inizio vi dovette essere una sostanziale continuità
nell’insegnamento, dato che opere giovanili del Filipepi (nome
della famiglia di Sandro Botticelli) come il Ritratto
di fanciullo col mazzocchio della Galleria Palatina, il Dittico di
Giuditta e la Fortezza degli Uffizi, eseguite fra la fine degli anni
Sessanta e i primi anni Settanta del Quattrocento, mostrano
ancora il loro debito nei confronti delle pitture del carmelitano.
Ben presto, però, Sandro elaborò uno stile personale,
riscontrabile già nel San Sebastiano di Berlino (1474) che
lo fece apprezzare sempre di più nella Firenze del suo tempo.
Filippino, per parte sua, non dovette essere un garzone nel
senso tradizionale del termine, dimostrando ben presto
una sua personalità autonoma che ne fece un giovane
comprimario piuttosto che un collaboratore pedissequo.
Il suo intervento è riconoscibile in opere a due mani come
l’Adorazione dei Magi n. 592 della National Gallery di Londra,
oppure in opere di collaborazione come le Storie di Ester
divise fra collezioni italiane e straniere. Qui il rapporto pare
essersi invertito e Botticelli essersi riservato un ruolo minore
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limitato alle sole due tavolette della Collezione Pallavicini e di
Ottawa. La produzione filippinesca di questi anni è, del resto,
così originale che non venne inizialmente riconosciuta.
A tal punto che uno studioso del valore di Bernard Berenson,
nel 1899, la etichettò inizialmente sotto un nome di comodo,
quello di un fantomatico “Amico di Sandro”, anche da lui
stesso poi riconosciuto nel giovane Filippino. Mentre Botticelli,
con l’Adorazione dei Magi Lami degli Uffizi, si avviava a
divenire, negli anni 1475-1476, il pittore ufficiale dei Medici
e dei loro sostenitori, Filippino prediligeva una pittura di
dimensioni ridotte, con figurine tracciate con miniatoria
freschezza e notevole virtuosismo come l’Adorazione dei Magi
n. 1124 di Londra (sala 3).
Terza sezione
La prima attività indipendente e poi sotto la protezione
del Magnifico (1478-1488)
Si ha notizia che nel 1478, ormai presumibilmente sui
venticinque anni, Filippino aveva ricevuto la commissione
di una pala d’altare per una chiesa di Pistoia, iniziando
un’attività indipendente che doveva portarlo anche ad
accettare lavori fuori di Firenze. Fra i suoi primi incarichi,
intorno agli anni Ottanta, quando i maggiori artisti fiorentini
e umbri si trovavano a Roma per l’affrescatura della Cappella
Sistina, vi fu il completamento degli affreschi della Cappella
Brancacci lasciati incompiuti nel 1425 da Masolino e
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Masaccio. Il giovane se la cavò brillantemente, raccordandosi
armoniosamente a quei venerati ‘testi’ e rivelando doti
di buon compositore e di provetto ritrattista. È di questo
periodo il Tondo Corsini, con figure ancor memori delle grazie
botticelliane, rese con delicate trasparenze e un’attenzione
minuziosa, di matrice fiamminga, estranea all’antico maestro.
Con lui, entro il 1480, aveva cercato di concorrere, senza
successo, fornendo un disegno, oggi conservato a Besançon,
per una figura di Petrarca per la porta della Sala dei Gigli
in Palazzo Vecchio. Preferì, a questo punto, andare a cercar
fortuna fuori di Firenze e accettò, fra il 1482 e il 1483,
importanti commissioni a Lucca (Pale Magrini e Bernardi)
e a San Gimignano (Annunciazione divisa in due tondi).
Al suo ritorno in Firenze si fece conoscere e apprezzare da
committenti del calibro di Filippo Strozzi il vecchio e di Piero
del Pugliese. Per quest’ultimo, suo amico, avrebbe dipinto uno
dei suoi capolavori, l’Apparizione della Vergine a San Bernardo,
oggi nella Badia Fiorentina, ricca di notazioni curiose e di
particolari dipinti con scrupolosità fiamminga. La fama e il
successo dovevano arrivare, però, a Filippino dalla protezione
accordatagli da Lorenzo il Magnifico che presumibilmente
gli fece avere, il 27 settembre del 1485, l’ambito incarico di
dipingere la Pala degli Otto (Firenze, Galleria degli Uffizi) per
l’altare della Sala dei Dugento nel Palazzo della Signoria.
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Quarta sezione - 2 piano
La Cappella di Filippo Strozzi in Santa Maria Novella
e altri lavori (1483-1485)
L’incontro con Filippo Strozzi il Vecchio, il ricco mercante
e banchiere, committente del grandioso palazzo fiorentino,
fu foriero per Filippino di numerose commissioni, di varia
importanza, da quella di un disegno per un arazzo a quella
della Madonna col Bambino di New York, dall’affrescatura della
cappella di famiglia in Santa Maria Novella, il cui contratto
venne sottoscritto dai due il 21 aprile del 1487, ai disegni per
due panche, già in Palazzo Strozzi e oggi in collezione privata.
I lavori della Cappella Strozzi, a causa della concomitante
decorazione della Cappella Carafa nella chiesa della Minerva,
a Roma, ebbero a subire interruzioni e rallentamenti, così che
l’artista sentì il bisogno di rassicurare lo Strozzi in una lettera
autografa del 2 maggio 1489, preannunciandogli il suo rientro
a Firenze e la ripresa delle opere entro il 24 giugno successivo,
festa di San Giovanni Battista, patrono di Firenze.
Il committente, morto due anni dopo, nel 1491, non avrebbe
potuto vedere il compimento della sua cappella funebre,
avvenuto soltanto nel 1502, a quindici anni di distanza dalla
stipula dell’impegno. Rispetto agli affreschi della Cappella
Carafa, le pitture murali di Santa Maria Novella registrano una
svolta ancor più accentuata di tipo visionario e capriccioso
delle fogge degli abiti, delle architetture e del ricco e rutilante
sistema di decorazione delle scene delle vite dei Santi
Filippo Apostolo e Giovanni Evangelista. Le sue ‘grottesche’
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(quel tipo di ornato a motivi fantastici usato nell’antichità
classica) avrebbero fatto scuola a Firenze, dando origine ad un
repertorio di tipo scultoreo, a ‘grisaille’ (quindi monocromo,
sul tono del grigio) che tanta fortuna avrebbe incontrato nei
primi decenni del secolo seguente.
Quinta sezione
A Roma, lo studio dell’Antico e la Cappella Carafa
(1488 – 1494)
La predilezione accordata dal Magnifico a Filippino ebbe,
come risultato più eclatante, l’ottenimento della commissione
dell’affrescatura della Cappella Carafa a Santa Maria Minerva
a Roma (raggiungibile a piedi dalle Scuderie del Quirinale)
da parte del potente cardinale napoletano Oliviero Carafa,
Protettore dell’Ordine Domenicano. Lo testimonia una lettera
inviata dall’insigne prelato all’Abate di Montescalari per
rassicurarlo dell’assegnazione della commessa al giovane
artista, a cui non avrebbe mai rinunciato perché gli era stato
caldamente raccomandato dal Medici. Era la prima volta che
Filippino si recava nell’Urbe e vi soggiornava, dato che non
aveva fatto parte del gruppo di artisti impegnato negli anni
Ottanta nella decorazione della Sistina. Le antichità romane
dovettero essere per lui una rivelazione folgorante e fornire una
linfa vitale, come notato già dal Vasari, alla sua produzione
artistica da allora in poi, fornendogli un repertorio inesauribile
di studio, dalle ‘grottesche’ della Domus Aurea alle sculture
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e le architetture in rovina disseminate nei Fori imperiali.
Gli affreschi della Cappella Carafa costituirono il primo
banco di prova di una rivisitazione in chiave fantastica di
un’antichità rivissuta e trasformata in nuove forme decorative,
dipinte a monocromo e distribuite in forma di fregi, lesene e
architetture fittizie. Il lavoro avrebbe impegnato Filippino per
molti anni, facendogli trascurare e rimandare l’impegno preso
precedentemente, nel 1487, con Filippo Strozzi il Vecchio
di decorare la sua cappella di famiglia in Santa Maria Novella
(e, come si è già ricordato, Filippo Strozzi morì prima che fosse
finita).
Sesta sezione
Gli ultimi anni, fra fantasie mitologiche e pittura devota
(1494-1504)
A differenza del suo antico maestro Sandro Botticelli divenuto,
agli inizi del Cinquecento, un devoto del Savonarola (seguaci
del Savonarola erano i cosiddetti ‘piagnoni’), entrando così, a
detta del Vasari, in una crisi irreversibile con ripercussioni sul
piano esistenziale e lavorativo, Filippino avrebbe conosciuto
la maggiore fama negli ultimi anni di vita, al tempo della
repubblica, dimostrandosi un pittore versatile e pronto a
soddisfare ogni tipo di commessa. Dopo aver lavorato a pitture
mitologiche per il Magnifico e i suoi successori, seppe passare
con disinvoltura a soggetti religiosi e pietistici più consoni alla
nuova committenza piagnona, eseguendo dipinti devozionali
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come gli sportelli del Volto Santo fiammingo di Venezia per
Francesco del Pugliese, nipote del Piero suo primo amico e
committente, il Trittico di San Procolo per Francesco Valori, capo
dei seguaci del predicatore domenicano, morto tragicamente nei
tumulti seguiti all’assalto al convento di San Marco, e per altri
che non conosciamo. Fra le opere di questo decennio, segnato
da grandi commissioni pubbliche come la Pala della Signoria e
l’Ancona della Santissima Annunziata per Firenze, cui non ebbe
tempo di dar corso per i tanti lavori e il sopraggiungere della
morte, e la Pala dell’Udienza per Prato, si segnalano le pale
d’altare eseguite per Bologna e Genova e operine di piccolo
formato, destinate alla devozione privata di qualche pio cittadino,
come il piccolo Crocifisso di Prato o la miniatoria Deposizione di
Peralada, in Spagna.
Dopo la sua morte e il seppellimento in San Michelino Visdomini,
preceduto dal tributo dei massimi onori con la chiusura delle
botteghe di Firenze in segno di lutto cittadino, fu stilato un
inventario della casa e della bottega dell’artista, in Via degli Agnoli,
l’odierna Via degli Alfani vicino a Piazza Santissima Annunziata,
da cui risultano oltre a vestiti, anche medaglie, strumenti musicali,
mobilio e numerosi dipinti, oggi perduti o non ancora rintracciati.
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Regesto della vita e delle opere di Filippino Lippi
1457 circa – Filippino nasce a Prato da fra’ Filippo Lippi
(Firenze 1406 circa – Spoleto 1469), celebre pittore
carmelitano e dalla monaca agostiniana Lucrezia Buti
(Firenze 1433-35 – dopo il 1504).
1467-1469 – In questi anni, è a Spoleto con il padre,
impegnato nell’affrescatura del catino absidale del Duomo.
1469, 10 ottobre – Fra’ Filippo Lippi muore ed è sepolto
a Spoleto.
1472, 1 giugno – “Filippo di Filippo da Prato dipintore” è
iscritto da questa data nel Libro rosso della Compagnia di San
Luca ed è detto stare “chon Sandro di Botticello”.
1478 – È artista indipendente in quanto stipula un contratto
per l’allogagione di una perduta pala a Pistoia.
1482, 29 settembre – 1483, 23 settembre – Realizza
il Trittico Bernardi per la distrutta chiesa Santa Maria del
Corso a Lucca, composto da due laterali con i Santi Benedetto
e Apollonia e Paolo e Frediano (Pasadena, Norton Simon
Museum) e dalla statua di Sant’Antonio Abate di Benedetto
da Maiano dipinta da Filippino (Lucca, Museo di Villa Guinigi).
1482, 11 dicembre, post– 1483, 23 settembre, ante –
Dipinge la Pala con i Santi Rocco, Sebastiano, Girolamo ed
Elena per l’altare Magrini in San Michele in Foro a Lucca
(in situ).
1483, 8 febbraio – 1484, 19 maggio – Esegue i Tondi con
l’Angelo annunziante e l’Annunziata (San Gimignano, Museo
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Civico) commissionati dai Priori della città di San Gimignano.
1484 – 1485 circa – Dipinge l’Apparizione della Vergine a San
Bernardo (Firenze, Badia Fiorentina) per la cappella di Piero
del Pugliese nel monastero di Santa Maria delle Campora,
fuor di Firenze.
1486, 20 febbraio – Data la Madonna col Bambino in trono
fra i Santi Giovanni Battista, Vittore, Bernardo e Zanobi detta
la Pala degli Otto (Firenze, Galleria degli Uffizi) per il Palazzo
della Signoria.
1487, 12 aprile – Firma con Filippo Strozzi il contratto per la
decorazione della sua Cappella in Santa Maria Novella,
da ultimarsi il 1 marzo del 1490. Sarà compiuta soltanto
nel 1502.
1488, 2 settembre – Firma a Roma il contratto col cardinale
Oliviero Carafa per la decorazione della sua Cappella in Santa
Maria sopra Minerva, ultimata nel 1493.
1490, 3 gennaio – 1493, agosto – È assente da Firenze.
Lavora a Roma ma, probabilmente su commissione del
Magnifico, soggiorna alla Villa di Spedaletto presso Volterra
per un perduto affresco e a Spoleto per fornire i disegni per la
lastra tombale di suo padre nella Cattedrale.
1490, 22 dicembre – Viene scoperta la Cappella Maggiore
di Santa Maria Novella affrescata dal Ghirlandaio per Giovanni
Tornabuoni con le spalliere intarsiate da Baccio d’Agnolo,
di cui due scomparti con i Santi Giovanni Battista e Lorenzo
su cartone di Filippino.
1493 – In quest’anno, probabilmente, un agente di Ludovico
il Moro fa un rapporto sui quattro maggiori artisti attivi allora
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in Firenze: Botticelli, Filippino, Perugino e Ghirlandaio.
1493 – 1495 circa - Per Tanai de’ Nerli Filippino esegue la
pala per la sua cappella di famiglia in Santo Spirito, per cui
disegna anche la vetrata, perduta o mai realizzata (Firenze,
Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi).
1494, primi mesi dell’anno – Filippino sposa Maddalena
di Pietro Paolo Monti, da cui avrà due figlie, Francesca e
Costanza, e tre figli, Ruberto (Firenze 1500 – 1574), Giovanni
Francesco (Firenze 1501 - ?) e Aloysio (Firenze 1504 - ?),
poi mutato in Filippino, dopo la morte del padre.
1496, 29 marzo – La data figura, con il nome dell’artista,
in una scritta autografa sul verso della tavola dell’Adorazione
dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi) dipinta per i Canonici
Regolari Agostiniani di San Donato a Scopeto in sostituzione di
quella, incompiuta, di Leonardo (Firenze, Galleria degli Uffizi).
1497 – La data compare sull’Incontro di Giovacchino e Anna alla
Porta Aurea di Filippino (Copenhagen, Statens Museum for Kunst).
1498 – La data figura sul tabernacolo rappresentante la
Vergine col Figlio e i Santi Stefano, Caterina d’Alessandria,
Antonio Abate e Margherita (Prato, Museo Civico) in origine sul
Canto di Mercatale a Prato.
1498, 28 maggio, ante – Il pittore riceve la commissione della
pala d’altare della Sala del Maggior Consiglio Repubblicano
nel Palazzo della Signoria di Firenze. Non va però oltre la
fornitura di un disegno per la cornice e la commissione verrà
passata nel 1510 a Fra’ Bartolomeo (Firenze, 1472 - 1517)
che, alla morte, la lascerà allo stato di grande bozza
a chiaroscuro (Firenze, Museo di San Marco).
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1501 – Data e firma il Matrimonio mistico di Santa Caterina e
Santi per la cappella della famiglia Casali (Bologna,
San Domenico).
1502 – Data l’affresco con la Resurrezione di Drusiana nella
Cappella Strozzi in Santa Maria Novella.
1502, 23 settembre – È, con Perugino e Botticelli,
uno dei tre artisti ricordati da Francesco Malatesta, agente
di Isabella d’Este, in una lettera alla marchesa, come possibili
candidati ad eseguire un dipinto per lo Studiolo. L’unico subito
disponibile è il Botticelli, con il Perugino assente da Firenze
e Filippino impegnato dal lavoro per almeno sei mesi.
1503 – La data figura sulla Madonna col Bambino e i Santi
Stefano e Giovanni Battista dipinta per l’Udienza dei Priori
nel Palazzo del Comune di Prato (Prato, Museo Civico).
1503, 15 settembre – Riceve dai Serviti la commissione
dell’ancona dell’altar maggiore della Santissima Annunziata di
Firenze. Inizia soltanto la Deposizione che sarà completata dal
Perugino con il resto delle pitture entro il 9 gennaio del 1506.
1504, 1 febbraio – La Pala con San Sebastiano fra i Santi
Giovanni Battista e Francesco per la Cappella Lomellini in San
Teodoro a Genova (Genova, Museo di Palazzo Bianco) viene
spedita da Firenze questo giorno, secondo l’iscrizione che
figura sul tergo della tavola.
1504, 20 aprile – Filippino muore ed è sepolto il 21, con tutti
gli onori, in San Michele Visdomini.
1504, 24 aprile – Viene stilato l’inventario della casa e
bottega di Filippino.
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Sandro Botticelli, la vita e le opere
1445 circa - Nasce da Mariano di Vanni di Amideo Filipepi,
galigaio ovvero conciatore di cuoio e da monna Smeralda sua
moglie. È il quarto e ultimo figlio maschio della coppia, ormai
anziana. Suoi fratelli sono Giovanni, sensale al Monte alle Doti,
chiamato Botticello, da cui deriva il soprannome dell’artista,
Antonio, orafo e battiloro e Simone, mercante e seguace
del Savonarola.
1459-1460 circa - Viene messo dal padre a bottega presso
fra’ Filippo Lippi, pittore dell’Ordine carmelitano, attivo a
Firenze e a Prato.
1470, agosto – Gli viene pagata la Fortezza, una delle sette
Virtù commissionate a Piero del Pollaiolo nel 1469 dagli
Ufficiali del Tribunale della Mercanzia fiorentina.
1472, 17 giugno – Figura fra i pittori iscritti alla Compagnia
di San Luca.
1474, gennaio – Ultima il San Sebastiano (Berlino, Staatliche
Museen) già in Santa Maria Maggiore a Firenze.
1475, 29 gennaio, ante – Dipinge lo stendardo con Pallade
e Amore di Giuliano de’Medici, fratello del Magnifico, per la
giostra tenutasi a questa data e vinta dal giovane.
1476, ante – Fornisce i disegni per tarsie nel Palazzo ducale
di Federico da Montefeltro a Urbino.
1477, 23 settembre – Viene pagato per un Tondo di Nostra
Donna destinato al cardinal Francesco Gonzaga, identificato
con l’esemplare del Museo Civico di Piacenza.
1477-1478 – Dipinge la Primavera o il Regno di Venere con
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ogni probabilità per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino
del Magnifico.
1478, 21 luglio – È pagato per aver dipinto all’esterno
del Palazzo della Signoria le effigi infami dei partecipanti alla
congiura dei Pazzi, distrutte nel 1494.
1480, 9 dicembre – Giuliano da Maiano e il Francione
vengono pagati per le tarsie della porta della Sala dei Gigli,
su disegno del Botticelli.
1481, aprile - maggio – È pagato per l’affresco con
l’Annunciazione (Firenze, Galleria degli Uffizi) in origine nella
loggia dello Spedale di San Martino alla Scala di Firenze.
1481, 15 giugno – Il pittore viene emancipato dal padre,
prima della partenza per Roma.
1481, 27 ottobre – Contratto fra il rappresentante di Papa
Sisto IV e i pittori Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli, Domenico
Ghirlandaio e Pietro Perugino per l’affrescatura della Cappella
Sistina in Vaticano. Il Botticelli vi esegue vari ritratti di Papi,
le Prove di Cristo, le Prove di Mosè e la Punizione dei Ribelli.
1483 – Per le nozze Pucci Bini, riceve la commissione delle
Storie di Nastagio degli Onesti, divise fra il Prado e una
collezione privata fiorentina.
1483 – 1484 – Botticelli dipinge probabilmente in questi anni
la Madonna del Magnificat e la Nascita di Venere (Firenze,
Galleria degli Uffizi), l’Allegoria di Venere e Marte (Londra,
National Gallery), il disegno con l’Allegoria dell’Abbondanza
(Londra, British Museum) e la Madonna Raczinskj (Berlino,
Staatliche Museen).
1485, 3 agosto – È pagato da Giovanni de’ Bardi per la
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Madonna col Bambino fra i Santi Giovanni Battista e Giovanni
Evangelista (Berlino, Staatliche Museen) già in Santo Spirito
a Firenze.
1486 – Dopo le loro nozze, avvenute in quest’anno, il Botticelli
ritrae Lorenzo Tornabuoni e Giovanna degli Albizzi in affreschi
allegorici già nella Villa Tornabuoni (Parigi, Museo del Louvre).
1487, 28 febbraio – Viene retribuito dai Massai di Camera
della Signoria per l’esecuzione di un tondo che s’identifica
con la Madonna della melagrana (Firenze, Galleria degli Uffizi).
1489, 19 marzo – Pagamento per l’Annunciazione (Firenze,
Galleria degli Uffizi) già nella Cappella Guardi in Cestello,
oggi Santa Maria Maddalena de’ Pazzi.
1491, 5 gennaio – Il Botticelli fa parte della commissione
chiamata a pronunciarsi sul completamento della facciata
arnolfiana di Santa Maria del Fiore.
1491, 18 maggio – L’Opera del Duomo conferisce al Botticelli
e al miniatore Gherardo del Fora l’incarico di decorare a
mosaico metà della volta della cappella di San Zanobi nella
cattedrale fiorentina.
1492, 8 novembre – Viene accreditata una grossa somma
sul conto del Botticelli nello Spedale di Santa Maria Nuova,
con ogni probabilità, a saldo dell’Incoronazione della Vergine
e Santi (Firenze, Galleria degli Uffizi)già sull’altare degli orafi
in San Marco.
1496, 2 luglio – Michelangelo indirizza al Botticelli una lettera
per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
1499, 2 novembre – Sandro parla con Doffo Spini, uno
dei persecutori del predicatore domenicano, de’casi di fra’
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Girolamo e da questo momento diviene presumibilmente
un seguace del Savonarola, con inevitabili ripercussioni sulla
sua attività artistica.
1501, entro il 24 marzo – Ultima la Natività mistica (Londra,
National Gallery).
1510, 17 maggio – L’artista muore malato e pieno di debiti,
ed è sepolto nella chiesa di Ognissanti. Il 25 seguente
il fratello Simone e il nipote Benincasa rinunciano alla
sua eredità.
Le Scuderie del Quirinale desiderano ringraziare la
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
e, in particolare, la Galleria e il Gabinetto Disegni e Stampe
degli Uffizi per aver contribuito in misura determinante, con
amichevole collaborazione e generosa disponibilità, alla
realizzazione della mostra.
Un ringraziamento particolare vada all’Associazione ‘Friends
of Florence’, senza la cui sensibilità e il generoso contributo,
la ‘Pala Nerli’ non si sarebbe potuta presentare, nello
splendore dei suoi colori e nello scintillio dell’oro, dopo un
restauro esemplare che ci ha restituito un capolavoro.
La nostra gratitudine va anche all’Ente Cassa di Risparmio
di Firenze per il restauro del ‘Tondo Corsini’ di sua proprietà.
in copertina
Filippino Lippi, Madonna adorante il Bambino, 1478 circa (particolare), Firenze, Galleria degli Uffizi
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