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La Firenze di Filippino e Botticelli Firenze, nella seconda metà del Quattrocento, mantiene gli ordinamenti comunali di una repubblica governata da una Signoria composta da otto Priori e un Gonfaloniere di Giustizia che si alternano in carica ogni due mesi. In realtà il potere, attraverso il controllo delle elezioni, è, dal 1434 al 1494, nelle mani dei Medici, dapprima di Cosimo il Vecchio (Firenze 1389 – 1464), poi di Piero il Gottoso, suo figlio (Firenze 1416 – 1469) e quindi di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449 – 1492). Il loro favore è determinante, sia nel mondo della politica e degli affari che in quello delle commesse artistiche pubbliche e private. Lo sanno bene artisti come Andrea del Verrocchio (Firenze 1435 – Venezia 1488), titolare di un’avviata bottega dietro il Duomo ove si formano scultori, orafi e pittori, fra cui il giovane Leonardo da Vinci (Vinci 1452 – Amboise 1519), e i fratelli Antonio (Firenze 1431 – Roma 1498) e Piero del Pollaiolo (Firenze 1441 – Roma 1496), essi pure attivi nel campo dell’oreficeria, della scultura e della pittura e protetti dal Magnifico. Con queste botteghe polivalenti, capaci di soddisfare ogni richiesta di una clientela esigente come quella fiorentina, si deve confrontare fin dall’inizio della sua carriera Sandro Botticelli, ben presto nelle grazie dei Medici. Una svolta la si ha negli anni Ottanta, con la partenza di Leonardo per Milano nel 1481, l’impegno del monumento Colleoni del Verrocchio a Venezia e quello delle tombe pontificie dei Pollaiolo a Roma. Sulla scena fiorentina si affacciano allora Domenico Ghirlandaio (Firenze 1449 - 1494) con la sua 3 impresa familiare egemone nel campo dell’affresco, Pietro Perugino (Città della Pieve 1450 circa – Fontignano 1523), particolarmente apprezzato per la sua pittura devota in Firenze, dove si trasferisce definitivamente nel 1493, e Filippino Lippi, sempre più in auge, a fronte del declino inarrestabile, nel primo decennio del Cinquecento, di un Botticelli in piena crisi religiosa e artistica. Dai primi anni del Cinquecento sono attivi inoltre Raffaellino del Garbo (Firenze? 1470 circa – post 1527), già collaboratore del Lippi a Roma e Piero di Cosimo (Firenze 1461/1462 – 1521), pittore bizzarro e capriccioso, autore di fantastiche pitture da camera. Introduzione alla mostra Nato a Prato, verso il 1457, dalla relazione clandestina di fra’ Filippo Lippi con la monaca agostiniana Lucrezia Buti, Filippo, chiamato Filippino per differenziarlo dal padre, pittore dei più famosi e apprezzati del suo tempo, divenne da subito anch’egli un artista di primissimo livello, elogiato dal Vasari per il “tanto ingegno” e la “vaghissima e copiosa invenzione”. Entrato, dopo la morte del padre nel 1469, nella bottega del Botticelli che gli era stato allievo, il ruolo del giovane, a quanto è dato di vedere dalla sua prima produzione, non appare quello di un semplice garzone di bottega. La sua, infatti, si configura ben presto come una collaborazione alla pari, con opere pervase da una grazia malinconica e un’inquietudine 4 capricciosa che le differenziano dallo stile del ‘maestro’. Filippino, fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, imbocca la propria strada, ottenendo l’ambito incarico di completare gli affreschi della Cappella Brancacci, opera di Masolino e Masaccio, ammirata e studiata da tutti gli artisti. Mentre il Botticelli, prima e dopo la decorazione della Sistina, è sempre più in auge presso i Medici e i loro sostenitori, l’artista si fa conoscere e apprezzare dapprima fuor di Firenze, a Lucca e a San Gimignano, poi in Firenze grazie a Filippo Strozzi e ai del Pugliese, e, infine, in patria e a Roma, con l’ottenimento, nel 1488, della commissione della decorazione della Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva, grazie alla protezione accordatagli da Lorenzo il Magnifico. Mentre l’astro di Botticelli declina, sul finire del Quattrocento, in seguito ad una crisi esistenziale e religiosa che ne compromette la produzione artistica e la possibilità di nuove commesse, Filippino, per converso, ottiene i maggiori successi e una gran quantità di prestigiosi incarichi, in patria e fuori, a Pavia, a Bologna e a Genova, fino alla morte, sopraggiunta troppo presto, nel 1504, sei anni prima della scomparsa di un Botticelli malato e pieno di debiti. Filippino fu un artista di successo, diremmo oggi, un successo, il suo, pienamente meritato come quest’esposizione si propone di dimostrare. Le sue tavole dai colori smaltati, alcune delle quali restaurate per l’occasione come la ‘Pala Nerli’ nella sua cornice originale scintillante d’oro, i suoi raffinati disegni su carte colorate, veri e propri capolavori a se stanti, e gli studi decorativi, frutto della sua fantasia inesauribile e capricciosa, 5 distribuiti secondo la cronologia, nella mostra, ci consentono di riscoprire un grande protagonista della scena artistica del suo tempo, un artefice di grande modernità, rimasto a torto all’ombra di Botticelli. Le opere di quest’ultimo non mancano certo nel percorso espositivo e sono distribuite in un dialogo stimolante con quelle di Filippino, come accade per dipinti significativi di artisti quali Raffaellino del Garbo e Piero di Cosimo, che lavorarono con il Lippi o ne subirono l’influsso nella loro opera. Opere celebri e preziosissime, quelle qui esposte, che giungono per l’occasione, come consuetudine delle grandi mostre delle Scuderie del Quirinale, dai più importanti musei d’Italia e del mondo e da poche, superbe, collezioni private. Accompagnano il visitatore, a scandire le tappe della vita e dell’opera di Filippino, documenti originali, scelti attentamente per il loro valore storico e artistico, e troppo spesso, a torto, riservati soltanto agli studiosi o a mostre specialistiche. Prima sezione “Fra’ Filippo del Carmine”, il padre e il primo maestro (1457-1469) La prima notizia che abbiamo di Filippino risale all’8 maggio del 1461, quando lo si trova menzionato in una denuncia anonima agli Ufficiali della Notte e Conservatori dell’Onestà dei Monasteri: Èl detto frate Filippo à avuto uno figliuolo maschio d’una che ssi chiama Spinetta. E detto fanciullo à in casa, 6 è grande, e à nome Filippino. Il piccolo doveva essere allora sui quattro anni per essere nato a Prato presumibilmente nel 1457, dalla relazione clandestina di fra’ Filippo Lippi, celebre pittore carmelitano, con Lucrezia Buti, monaca nel convento agostiniano di Santa Margherita in quella città, di cui il frate era stato nominato un anno prima confessore. Rientrata la madre in convento nel 1459, il fanciullo era rimasto con il padre da cui dovette apprendere i primi rudimenti dell’arte, macinando i colori, ed esercitandosi nel disegno e nella pittura. La bottega del frate carmelitano era allora attiva su più fronti, intenta a soddisfare molte commissioni pratesi, di cui la principale sarebbe stata, fino al 1463, l’affrescatura della cappella maggiore del Duomo di Prato, con fra’ Diamante e altri aiuti minori. Lo stile ampio, e al tempo stesso curato nei dettagli, del frate, nel disegno e nella pittura, con colori tenui, preziose dorature, e morbidi trapassi chiaroscurali, lo aveva fatto apprezzare dai Medici e dai contemporanei, raggiungendo il suo apice nella celebre Madonna col Bambino e Angeli degli Uffizi, precedente immediato delle dolci Madonne giovanili del Botticelli fino agli inizi degli anni Settanta del Quattrocento. Filippino sarebbe stato al fianco di fra’ Filippo nell’ultima impresa della sua vita, la decorazione del catino absidale della Cattedrale di Spoleto, lasciata interrotta, ma vicina al suo completamento, per il sopraggiungere della morte, il 10 ottobre del 1469. Dopo la morte del padre, il giovanissimo Filippino avrebbe lasciato la città umbra e, per qualche tempo, gravitato nell’orbita di fra’ Diamante che aveva ereditato la bottega del carmelitano, per poi passare in quella del Botticelli. 7 Seconda sezione L’”Amico di Sandro”. Nella bottega del Botticelli (1472 – 1478) Rimasto orfano del padre all’età presumibile di dodici anni, Filippino venne accolto nella bottega di Sandro Botticelli, presso cui risulta nel 1472 dal registro della Compagnia di San Luca o dei Pittori di Firenze. Sandro era stato il più promettente allievo di suo padre, fra’ Filippo Lippi, e almeno all’inizio vi dovette essere una sostanziale continuità nell’insegnamento, dato che opere giovanili del Filipepi (nome della famiglia di Sandro Botticelli) come il Ritratto di fanciullo col mazzocchio della Galleria Palatina, il Dittico di Giuditta e la Fortezza degli Uffizi, eseguite fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta del Quattrocento, mostrano ancora il loro debito nei confronti delle pitture del carmelitano. Ben presto, però, Sandro elaborò uno stile personale, riscontrabile già nel San Sebastiano di Berlino (1474) che lo fece apprezzare sempre di più nella Firenze del suo tempo. Filippino, per parte sua, non dovette essere un garzone nel senso tradizionale del termine, dimostrando ben presto una sua personalità autonoma che ne fece un giovane comprimario piuttosto che un collaboratore pedissequo. Il suo intervento è riconoscibile in opere a due mani come l’Adorazione dei Magi n. 592 della National Gallery di Londra, oppure in opere di collaborazione come le Storie di Ester divise fra collezioni italiane e straniere. Qui il rapporto pare essersi invertito e Botticelli essersi riservato un ruolo minore 8 limitato alle sole due tavolette della Collezione Pallavicini e di Ottawa. La produzione filippinesca di questi anni è, del resto, così originale che non venne inizialmente riconosciuta. A tal punto che uno studioso del valore di Bernard Berenson, nel 1899, la etichettò inizialmente sotto un nome di comodo, quello di un fantomatico “Amico di Sandro”, anche da lui stesso poi riconosciuto nel giovane Filippino. Mentre Botticelli, con l’Adorazione dei Magi Lami degli Uffizi, si avviava a divenire, negli anni 1475-1476, il pittore ufficiale dei Medici e dei loro sostenitori, Filippino prediligeva una pittura di dimensioni ridotte, con figurine tracciate con miniatoria freschezza e notevole virtuosismo come l’Adorazione dei Magi n. 1124 di Londra (sala 3). Terza sezione La prima attività indipendente e poi sotto la protezione del Magnifico (1478-1488) Si ha notizia che nel 1478, ormai presumibilmente sui venticinque anni, Filippino aveva ricevuto la commissione di una pala d’altare per una chiesa di Pistoia, iniziando un’attività indipendente che doveva portarlo anche ad accettare lavori fuori di Firenze. Fra i suoi primi incarichi, intorno agli anni Ottanta, quando i maggiori artisti fiorentini e umbri si trovavano a Roma per l’affrescatura della Cappella Sistina, vi fu il completamento degli affreschi della Cappella Brancacci lasciati incompiuti nel 1425 da Masolino e 9 Masaccio. Il giovane se la cavò brillantemente, raccordandosi armoniosamente a quei venerati ‘testi’ e rivelando doti di buon compositore e di provetto ritrattista. È di questo periodo il Tondo Corsini, con figure ancor memori delle grazie botticelliane, rese con delicate trasparenze e un’attenzione minuziosa, di matrice fiamminga, estranea all’antico maestro. Con lui, entro il 1480, aveva cercato di concorrere, senza successo, fornendo un disegno, oggi conservato a Besançon, per una figura di Petrarca per la porta della Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio. Preferì, a questo punto, andare a cercar fortuna fuori di Firenze e accettò, fra il 1482 e il 1483, importanti commissioni a Lucca (Pale Magrini e Bernardi) e a San Gimignano (Annunciazione divisa in due tondi). Al suo ritorno in Firenze si fece conoscere e apprezzare da committenti del calibro di Filippo Strozzi il vecchio e di Piero del Pugliese. Per quest’ultimo, suo amico, avrebbe dipinto uno dei suoi capolavori, l’Apparizione della Vergine a San Bernardo, oggi nella Badia Fiorentina, ricca di notazioni curiose e di particolari dipinti con scrupolosità fiamminga. La fama e il successo dovevano arrivare, però, a Filippino dalla protezione accordatagli da Lorenzo il Magnifico che presumibilmente gli fece avere, il 27 settembre del 1485, l’ambito incarico di dipingere la Pala degli Otto (Firenze, Galleria degli Uffizi) per l’altare della Sala dei Dugento nel Palazzo della Signoria. 10 Quarta sezione - 2 piano La Cappella di Filippo Strozzi in Santa Maria Novella e altri lavori (1483-1485) L’incontro con Filippo Strozzi il Vecchio, il ricco mercante e banchiere, committente del grandioso palazzo fiorentino, fu foriero per Filippino di numerose commissioni, di varia importanza, da quella di un disegno per un arazzo a quella della Madonna col Bambino di New York, dall’affrescatura della cappella di famiglia in Santa Maria Novella, il cui contratto venne sottoscritto dai due il 21 aprile del 1487, ai disegni per due panche, già in Palazzo Strozzi e oggi in collezione privata. I lavori della Cappella Strozzi, a causa della concomitante decorazione della Cappella Carafa nella chiesa della Minerva, a Roma, ebbero a subire interruzioni e rallentamenti, così che l’artista sentì il bisogno di rassicurare lo Strozzi in una lettera autografa del 2 maggio 1489, preannunciandogli il suo rientro a Firenze e la ripresa delle opere entro il 24 giugno successivo, festa di San Giovanni Battista, patrono di Firenze. Il committente, morto due anni dopo, nel 1491, non avrebbe potuto vedere il compimento della sua cappella funebre, avvenuto soltanto nel 1502, a quindici anni di distanza dalla stipula dell’impegno. Rispetto agli affreschi della Cappella Carafa, le pitture murali di Santa Maria Novella registrano una svolta ancor più accentuata di tipo visionario e capriccioso delle fogge degli abiti, delle architetture e del ricco e rutilante sistema di decorazione delle scene delle vite dei Santi Filippo Apostolo e Giovanni Evangelista. Le sue ‘grottesche’ 11 (quel tipo di ornato a motivi fantastici usato nell’antichità classica) avrebbero fatto scuola a Firenze, dando origine ad un repertorio di tipo scultoreo, a ‘grisaille’ (quindi monocromo, sul tono del grigio) che tanta fortuna avrebbe incontrato nei primi decenni del secolo seguente. Quinta sezione A Roma, lo studio dell’Antico e la Cappella Carafa (1488 – 1494) La predilezione accordata dal Magnifico a Filippino ebbe, come risultato più eclatante, l’ottenimento della commissione dell’affrescatura della Cappella Carafa a Santa Maria Minerva a Roma (raggiungibile a piedi dalle Scuderie del Quirinale) da parte del potente cardinale napoletano Oliviero Carafa, Protettore dell’Ordine Domenicano. Lo testimonia una lettera inviata dall’insigne prelato all’Abate di Montescalari per rassicurarlo dell’assegnazione della commessa al giovane artista, a cui non avrebbe mai rinunciato perché gli era stato caldamente raccomandato dal Medici. Era la prima volta che Filippino si recava nell’Urbe e vi soggiornava, dato che non aveva fatto parte del gruppo di artisti impegnato negli anni Ottanta nella decorazione della Sistina. Le antichità romane dovettero essere per lui una rivelazione folgorante e fornire una linfa vitale, come notato già dal Vasari, alla sua produzione artistica da allora in poi, fornendogli un repertorio inesauribile di studio, dalle ‘grottesche’ della Domus Aurea alle sculture 12 e le architetture in rovina disseminate nei Fori imperiali. Gli affreschi della Cappella Carafa costituirono il primo banco di prova di una rivisitazione in chiave fantastica di un’antichità rivissuta e trasformata in nuove forme decorative, dipinte a monocromo e distribuite in forma di fregi, lesene e architetture fittizie. Il lavoro avrebbe impegnato Filippino per molti anni, facendogli trascurare e rimandare l’impegno preso precedentemente, nel 1487, con Filippo Strozzi il Vecchio di decorare la sua cappella di famiglia in Santa Maria Novella (e, come si è già ricordato, Filippo Strozzi morì prima che fosse finita). Sesta sezione Gli ultimi anni, fra fantasie mitologiche e pittura devota (1494-1504) A differenza del suo antico maestro Sandro Botticelli divenuto, agli inizi del Cinquecento, un devoto del Savonarola (seguaci del Savonarola erano i cosiddetti ‘piagnoni’), entrando così, a detta del Vasari, in una crisi irreversibile con ripercussioni sul piano esistenziale e lavorativo, Filippino avrebbe conosciuto la maggiore fama negli ultimi anni di vita, al tempo della repubblica, dimostrandosi un pittore versatile e pronto a soddisfare ogni tipo di commessa. Dopo aver lavorato a pitture mitologiche per il Magnifico e i suoi successori, seppe passare con disinvoltura a soggetti religiosi e pietistici più consoni alla nuova committenza piagnona, eseguendo dipinti devozionali 13 come gli sportelli del Volto Santo fiammingo di Venezia per Francesco del Pugliese, nipote del Piero suo primo amico e committente, il Trittico di San Procolo per Francesco Valori, capo dei seguaci del predicatore domenicano, morto tragicamente nei tumulti seguiti all’assalto al convento di San Marco, e per altri che non conosciamo. Fra le opere di questo decennio, segnato da grandi commissioni pubbliche come la Pala della Signoria e l’Ancona della Santissima Annunziata per Firenze, cui non ebbe tempo di dar corso per i tanti lavori e il sopraggiungere della morte, e la Pala dell’Udienza per Prato, si segnalano le pale d’altare eseguite per Bologna e Genova e operine di piccolo formato, destinate alla devozione privata di qualche pio cittadino, come il piccolo Crocifisso di Prato o la miniatoria Deposizione di Peralada, in Spagna. Dopo la sua morte e il seppellimento in San Michelino Visdomini, preceduto dal tributo dei massimi onori con la chiusura delle botteghe di Firenze in segno di lutto cittadino, fu stilato un inventario della casa e della bottega dell’artista, in Via degli Agnoli, l’odierna Via degli Alfani vicino a Piazza Santissima Annunziata, da cui risultano oltre a vestiti, anche medaglie, strumenti musicali, mobilio e numerosi dipinti, oggi perduti o non ancora rintracciati. 14 Regesto della vita e delle opere di Filippino Lippi 1457 circa – Filippino nasce a Prato da fra’ Filippo Lippi (Firenze 1406 circa – Spoleto 1469), celebre pittore carmelitano e dalla monaca agostiniana Lucrezia Buti (Firenze 1433-35 – dopo il 1504). 1467-1469 – In questi anni, è a Spoleto con il padre, impegnato nell’affrescatura del catino absidale del Duomo. 1469, 10 ottobre – Fra’ Filippo Lippi muore ed è sepolto a Spoleto. 1472, 1 giugno – “Filippo di Filippo da Prato dipintore” è iscritto da questa data nel Libro rosso della Compagnia di San Luca ed è detto stare “chon Sandro di Botticello”. 1478 – È artista indipendente in quanto stipula un contratto per l’allogagione di una perduta pala a Pistoia. 1482, 29 settembre – 1483, 23 settembre – Realizza il Trittico Bernardi per la distrutta chiesa Santa Maria del Corso a Lucca, composto da due laterali con i Santi Benedetto e Apollonia e Paolo e Frediano (Pasadena, Norton Simon Museum) e dalla statua di Sant’Antonio Abate di Benedetto da Maiano dipinta da Filippino (Lucca, Museo di Villa Guinigi). 1482, 11 dicembre, post– 1483, 23 settembre, ante – Dipinge la Pala con i Santi Rocco, Sebastiano, Girolamo ed Elena per l’altare Magrini in San Michele in Foro a Lucca (in situ). 1483, 8 febbraio – 1484, 19 maggio – Esegue i Tondi con l’Angelo annunziante e l’Annunziata (San Gimignano, Museo 15 Civico) commissionati dai Priori della città di San Gimignano. 1484 – 1485 circa – Dipinge l’Apparizione della Vergine a San Bernardo (Firenze, Badia Fiorentina) per la cappella di Piero del Pugliese nel monastero di Santa Maria delle Campora, fuor di Firenze. 1486, 20 febbraio – Data la Madonna col Bambino in trono fra i Santi Giovanni Battista, Vittore, Bernardo e Zanobi detta la Pala degli Otto (Firenze, Galleria degli Uffizi) per il Palazzo della Signoria. 1487, 12 aprile – Firma con Filippo Strozzi il contratto per la decorazione della sua Cappella in Santa Maria Novella, da ultimarsi il 1 marzo del 1490. Sarà compiuta soltanto nel 1502. 1488, 2 settembre – Firma a Roma il contratto col cardinale Oliviero Carafa per la decorazione della sua Cappella in Santa Maria sopra Minerva, ultimata nel 1493. 1490, 3 gennaio – 1493, agosto – È assente da Firenze. Lavora a Roma ma, probabilmente su commissione del Magnifico, soggiorna alla Villa di Spedaletto presso Volterra per un perduto affresco e a Spoleto per fornire i disegni per la lastra tombale di suo padre nella Cattedrale. 1490, 22 dicembre – Viene scoperta la Cappella Maggiore di Santa Maria Novella affrescata dal Ghirlandaio per Giovanni Tornabuoni con le spalliere intarsiate da Baccio d’Agnolo, di cui due scomparti con i Santi Giovanni Battista e Lorenzo su cartone di Filippino. 1493 – In quest’anno, probabilmente, un agente di Ludovico il Moro fa un rapporto sui quattro maggiori artisti attivi allora 16 in Firenze: Botticelli, Filippino, Perugino e Ghirlandaio. 1493 – 1495 circa - Per Tanai de’ Nerli Filippino esegue la pala per la sua cappella di famiglia in Santo Spirito, per cui disegna anche la vetrata, perduta o mai realizzata (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi). 1494, primi mesi dell’anno – Filippino sposa Maddalena di Pietro Paolo Monti, da cui avrà due figlie, Francesca e Costanza, e tre figli, Ruberto (Firenze 1500 – 1574), Giovanni Francesco (Firenze 1501 - ?) e Aloysio (Firenze 1504 - ?), poi mutato in Filippino, dopo la morte del padre. 1496, 29 marzo – La data figura, con il nome dell’artista, in una scritta autografa sul verso della tavola dell’Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi) dipinta per i Canonici Regolari Agostiniani di San Donato a Scopeto in sostituzione di quella, incompiuta, di Leonardo (Firenze, Galleria degli Uffizi). 1497 – La data compare sull’Incontro di Giovacchino e Anna alla Porta Aurea di Filippino (Copenhagen, Statens Museum for Kunst). 1498 – La data figura sul tabernacolo rappresentante la Vergine col Figlio e i Santi Stefano, Caterina d’Alessandria, Antonio Abate e Margherita (Prato, Museo Civico) in origine sul Canto di Mercatale a Prato. 1498, 28 maggio, ante – Il pittore riceve la commissione della pala d’altare della Sala del Maggior Consiglio Repubblicano nel Palazzo della Signoria di Firenze. Non va però oltre la fornitura di un disegno per la cornice e la commissione verrà passata nel 1510 a Fra’ Bartolomeo (Firenze, 1472 - 1517) che, alla morte, la lascerà allo stato di grande bozza a chiaroscuro (Firenze, Museo di San Marco). 17 1501 – Data e firma il Matrimonio mistico di Santa Caterina e Santi per la cappella della famiglia Casali (Bologna, San Domenico). 1502 – Data l’affresco con la Resurrezione di Drusiana nella Cappella Strozzi in Santa Maria Novella. 1502, 23 settembre – È, con Perugino e Botticelli, uno dei tre artisti ricordati da Francesco Malatesta, agente di Isabella d’Este, in una lettera alla marchesa, come possibili candidati ad eseguire un dipinto per lo Studiolo. L’unico subito disponibile è il Botticelli, con il Perugino assente da Firenze e Filippino impegnato dal lavoro per almeno sei mesi. 1503 – La data figura sulla Madonna col Bambino e i Santi Stefano e Giovanni Battista dipinta per l’Udienza dei Priori nel Palazzo del Comune di Prato (Prato, Museo Civico). 1503, 15 settembre – Riceve dai Serviti la commissione dell’ancona dell’altar maggiore della Santissima Annunziata di Firenze. Inizia soltanto la Deposizione che sarà completata dal Perugino con il resto delle pitture entro il 9 gennaio del 1506. 1504, 1 febbraio – La Pala con San Sebastiano fra i Santi Giovanni Battista e Francesco per la Cappella Lomellini in San Teodoro a Genova (Genova, Museo di Palazzo Bianco) viene spedita da Firenze questo giorno, secondo l’iscrizione che figura sul tergo della tavola. 1504, 20 aprile – Filippino muore ed è sepolto il 21, con tutti gli onori, in San Michele Visdomini. 1504, 24 aprile – Viene stilato l’inventario della casa e bottega di Filippino. 18 Sandro Botticelli, la vita e le opere 1445 circa - Nasce da Mariano di Vanni di Amideo Filipepi, galigaio ovvero conciatore di cuoio e da monna Smeralda sua moglie. È il quarto e ultimo figlio maschio della coppia, ormai anziana. Suoi fratelli sono Giovanni, sensale al Monte alle Doti, chiamato Botticello, da cui deriva il soprannome dell’artista, Antonio, orafo e battiloro e Simone, mercante e seguace del Savonarola. 1459-1460 circa - Viene messo dal padre a bottega presso fra’ Filippo Lippi, pittore dell’Ordine carmelitano, attivo a Firenze e a Prato. 1470, agosto – Gli viene pagata la Fortezza, una delle sette Virtù commissionate a Piero del Pollaiolo nel 1469 dagli Ufficiali del Tribunale della Mercanzia fiorentina. 1472, 17 giugno – Figura fra i pittori iscritti alla Compagnia di San Luca. 1474, gennaio – Ultima il San Sebastiano (Berlino, Staatliche Museen) già in Santa Maria Maggiore a Firenze. 1475, 29 gennaio, ante – Dipinge lo stendardo con Pallade e Amore di Giuliano de’Medici, fratello del Magnifico, per la giostra tenutasi a questa data e vinta dal giovane. 1476, ante – Fornisce i disegni per tarsie nel Palazzo ducale di Federico da Montefeltro a Urbino. 1477, 23 settembre – Viene pagato per un Tondo di Nostra Donna destinato al cardinal Francesco Gonzaga, identificato con l’esemplare del Museo Civico di Piacenza. 1477-1478 – Dipinge la Primavera o il Regno di Venere con 19 ogni probabilità per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino del Magnifico. 1478, 21 luglio – È pagato per aver dipinto all’esterno del Palazzo della Signoria le effigi infami dei partecipanti alla congiura dei Pazzi, distrutte nel 1494. 1480, 9 dicembre – Giuliano da Maiano e il Francione vengono pagati per le tarsie della porta della Sala dei Gigli, su disegno del Botticelli. 1481, aprile - maggio – È pagato per l’affresco con l’Annunciazione (Firenze, Galleria degli Uffizi) in origine nella loggia dello Spedale di San Martino alla Scala di Firenze. 1481, 15 giugno – Il pittore viene emancipato dal padre, prima della partenza per Roma. 1481, 27 ottobre – Contratto fra il rappresentante di Papa Sisto IV e i pittori Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Pietro Perugino per l’affrescatura della Cappella Sistina in Vaticano. Il Botticelli vi esegue vari ritratti di Papi, le Prove di Cristo, le Prove di Mosè e la Punizione dei Ribelli. 1483 – Per le nozze Pucci Bini, riceve la commissione delle Storie di Nastagio degli Onesti, divise fra il Prado e una collezione privata fiorentina. 1483 – 1484 – Botticelli dipinge probabilmente in questi anni la Madonna del Magnificat e la Nascita di Venere (Firenze, Galleria degli Uffizi), l’Allegoria di Venere e Marte (Londra, National Gallery), il disegno con l’Allegoria dell’Abbondanza (Londra, British Museum) e la Madonna Raczinskj (Berlino, Staatliche Museen). 1485, 3 agosto – È pagato da Giovanni de’ Bardi per la 20 Madonna col Bambino fra i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista (Berlino, Staatliche Museen) già in Santo Spirito a Firenze. 1486 – Dopo le loro nozze, avvenute in quest’anno, il Botticelli ritrae Lorenzo Tornabuoni e Giovanna degli Albizzi in affreschi allegorici già nella Villa Tornabuoni (Parigi, Museo del Louvre). 1487, 28 febbraio – Viene retribuito dai Massai di Camera della Signoria per l’esecuzione di un tondo che s’identifica con la Madonna della melagrana (Firenze, Galleria degli Uffizi). 1489, 19 marzo – Pagamento per l’Annunciazione (Firenze, Galleria degli Uffizi) già nella Cappella Guardi in Cestello, oggi Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. 1491, 5 gennaio – Il Botticelli fa parte della commissione chiamata a pronunciarsi sul completamento della facciata arnolfiana di Santa Maria del Fiore. 1491, 18 maggio – L’Opera del Duomo conferisce al Botticelli e al miniatore Gherardo del Fora l’incarico di decorare a mosaico metà della volta della cappella di San Zanobi nella cattedrale fiorentina. 1492, 8 novembre – Viene accreditata una grossa somma sul conto del Botticelli nello Spedale di Santa Maria Nuova, con ogni probabilità, a saldo dell’Incoronazione della Vergine e Santi (Firenze, Galleria degli Uffizi)già sull’altare degli orafi in San Marco. 1496, 2 luglio – Michelangelo indirizza al Botticelli una lettera per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. 1499, 2 novembre – Sandro parla con Doffo Spini, uno dei persecutori del predicatore domenicano, de’casi di fra’ 21 Girolamo e da questo momento diviene presumibilmente un seguace del Savonarola, con inevitabili ripercussioni sulla sua attività artistica. 1501, entro il 24 marzo – Ultima la Natività mistica (Londra, National Gallery). 1510, 17 maggio – L’artista muore malato e pieno di debiti, ed è sepolto nella chiesa di Ognissanti. Il 25 seguente il fratello Simone e il nipote Benincasa rinunciano alla sua eredità. Le Scuderie del Quirinale desiderano ringraziare la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e, in particolare, la Galleria e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi per aver contribuito in misura determinante, con amichevole collaborazione e generosa disponibilità, alla realizzazione della mostra. Un ringraziamento particolare vada all’Associazione ‘Friends of Florence’, senza la cui sensibilità e il generoso contributo, la ‘Pala Nerli’ non si sarebbe potuta presentare, nello splendore dei suoi colori e nello scintillio dell’oro, dopo un restauro esemplare che ci ha restituito un capolavoro. La nostra gratitudine va anche all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per il restauro del ‘Tondo Corsini’ di sua proprietà. in copertina Filippino Lippi, Madonna adorante il Bambino, 1478 circa (particolare), Firenze, Galleria degli Uffizi © Photoservice Electa /Anelli su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali 22 Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica in coproduzione in collaborazione con sponsor tecnici main sponsor vettura ufficiale