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6 Primo piano
Venerdì 11 novembre 2011
Evidenziato come il reato di usura sia molto diffuso nel Vibonese
Business Cars
«Teniamo gli occhi aperti»
Indagine coordinata dalla Procura di Vibo
e condotta da Finanza e carabinieri
Il procuratore Mario Spagnuolo sull’esito dell’inchiesta
Imprenditori
sotto strozzo
na sostanza, la prima collaborazione è stata utile agli investigatori per individuare altre posizioni che hanno portato a scoprire
fallimenti di società effettuati a
regola d'arte, interessi economici ben precisi, promesse di vendita di terreni di valore di milioni di
euro.
Tutto questo è stato annotato
sui taccuini dagli investigatori
che hanno raccolto un’impressionante volume di dati e certificati che sono stati presentati al
giudice Lupoli, il quale li ha valutati, decidendo, pertanto, l’emissione delle misure cautelari a carico delle 10 persone destinatarie
della misura in carcere e ai domiciliari e l’iscrizione nel registro
degli indagati di altre dodici. Per
la precisione a finire in carcere
sono stati Camera, Franco, Latella, Pugliese, Caré e Giovanni Battista Tassone. Gli altri sono in regime di arresti domiciliari .
Da sinistra
Marando,
Scardecchia,
Spagnuolo e Di
Nunno (foto
Lo Gatto)
|
IL PRECEDENTE
NOMI E VOLTI DEGLI ARRESTATI
Macrì a processo
per altro caso
di usura
Giovanni Battista Tassone
Francesco Tassone
Nazzareno Pugliese
Girolamo Macrì
Luigi Caré
Maurizio Camera
Carmine Franco
Luciano Latella
Adriano Sesto
Massimo Zappia (ricercato)
Il logo dell’operazione antiusura
VIBO - Tra gli arrestati
dell’operazione “Business
Cars” figura, come visto, Girolamo Macrì. Il 33enne di
Soriano Calabro, nei confronti del quale il gip ha deciso la misura dei domiciliari,
era stato coinvolto nel 2009
in un’analoga operazione,
denominata “Low Cost”,
condotta dai carabinieri della
Compagnia di Serra San
Bruno. Vittima del presunto
giro di usura un commerciante di Soriano che aveva
ricevuto dai presunti strozzini
somme che andavano da
4.000 a 15.000 euro, per un
prestito totale di 78.000 euro.
La somma, al tasso usurario
stimato, in soli due anni
avrebbe maturato un interesse di 80.000 euro, così da
far salire il debito dell'imprenditore, tra capitale ed interessi, a circa 160.000 euro. In
relazione a quella vicenda,
davanti al tribunale collegiale
di Vibo Valentia si sta celebrando il processo che vede
imputati, oltre al 32enne, altre quattro persone. Una sesta ha optato per il giudizio
abbreviato. Gli episodi si erano verificati dal giugno del
2008 all'aprile del 2009, data
in cui il commerciante, ormai
strozzato dai debiti ed intimorito dalle presunte e continue minacce di morte da
parte dei presunti usurai, si
era rivolto ai carabinieri denunciando tutto e facendo, in
tal modo, partire l’inchiesta.
(gl. p.)
Mario Spagnuolo, capo della Procura di Vibo Valentia
non tanto quella bancaria, almeno lì si ragiona, si discute. Ma in questo contesto è
presente un circuito ormai preponderante rispetto al mercato legale del credito. In
una difficoltà estrema quale quella che il
nostro Stato sta vivendo, questo circuito è
destinato a prendere sempre più piede».
“Business Cars” è la più importante
operazione di usura degli ultimi anni.
L'ultima era stata l'operazione “Flash” e
risaliva al 2004. «Tutto - ha aggiunto il
procuratore capo - è partito dalla denuncia di un imprenditore che vivendo in una
situazione di difficoltà si era rivolto a queste persone iniziando a scendere le scale
che lo avrebbero portato all'inferno». Ma
la sola dichiarazione in sé non si rivela
sufficiente e costringe gli investigatori
ad avviare l'attività investigativa certosina di ricostruzione. E, così, sono venuti
alla luce tutti gli aspetti dell'inchiesta con
le richieste dei presunti usurai che quando notano difficoltà nell'arrivare ad avere
il contante, si fanno consegnare la merce
da parte delle vittime, consistente in automobili di lusso e appartamenti. «Troviamo, quindi, un meccanismo estremamente complesso di cui è stato difficile da-
PER SAPERNE DI PIÙ
re una dimensione probatoria determinato dal fatto che le vetture venivano smistate a varie concessionarie fino a quando
l'ultimo destinatario, che aveva pagato in
buona fede la merce, non si è trovato in
grosse difficoltà a causa delle irregolarità del certificato di proprietà».
È emerso, insomma, tutto un contesto
economico parallelo ed illegale, particolarmente complesso. La conclusione è
stata la firma del gip Lupoli sulla richiesta di custodia cautelare per oltre venti
persone,ma cheviene accoltasolo per10,
ma il numero degli indagati è di molto superiore. Due le associazioni che collaborano tra di loro, scambiandosi le vittime,
ai cui rispettivi vertici c'erano Maurizio
Camera per i reggini e Giovanni Battista
Tassone per i vibonesi. Ma l'inchiesta non
si ferma certo qui. Essa, che ha provocato
uno squarcio nel mondo dell'usura, sarà
destinata ad allargarsi. «Noi - ha concluso il procuratore Spagnuolo - aspettiamo
le segnalazioni di quelle persone che intendono allentare il nodo della cravatta (il
riferimento al soprannome dato agli usurai: “cravattai”)».
gl. p.
|
Tassi usurari che variavano dall’864% al 1503% annuo
VIBO VALENTIA - Due, come
detto, le articolazioni scoperte
dagli investigatori. La prima,
quella dei reggini e dei catanzaresi facente capo a Maurizio Camera; la seconda, quella dei vibonesi che aveva al vertice Giovanni Battista Tassone, indicato dagli stessi inquirenti, personaggio vicino al clan Mancuso di
Limbadi, il quale nella sua attività poteva contare sul figlio Francesco.
La prima associazione, operante nelle province di Reggio
Calabria e Catanzaro, composta
da 12 soggetti, tutti con gravi
pregiudizi di polizia quali “omicidio doloso, occultamento di cadavere, associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, abuso
su minore di anni 14, estorsione e
truffa”, concedeva a Iennarella,
nel novembre del 2007, un prestito di 15.000 euro pretendendo ed
ottenendo fino all'ottobre 2008,
quale contropartita, autovetture
per un valore di mercato superiore a 500.000 euro, corrispondendo allo stesso somme di denaro
assolutamente irrisorie. Da tali
condotte derivava l'applicazione
sul modestissimo ammontare
iniziale di un tasso di interesse
usuraio pari al 1503,80 % annuo,
ovvero pari al 136,71% mensile.
In tal modo, complessivamente, a
fronte di un originario prestito,
come detto, di 15.000 euro gli
stessi ricevevano dal titolare dell'attività commerciale in totale la
somma di 225.570 euro. Il sodalizio criminoso, onde monetizzare
la dazione usuraria consistente
Per un prestito iniziale di 15.000 un imprenditore è stato costretto
a corrispondere una somma enorme, pari a 225.000 euro
in circa 55 autoveicoli, alcune
delle quali di grande pregio, per
valore complessivo stimato in
circa 1.300.000 euro, si è avvalso
di una rete di 10 autosaloni e una
concessionaria conniventi operanti nei comuni di Catanzaro,
Lamezia Terme, Rosarno, Ardore, Bovalino, Satriano, e Vibo Valentia.
La seconda associazione, operante nel Vibonese e composta da
10 persone, alcune delle quali
con pregiudizi di polizia quali
“truffa, usura e riciclaggio”, vicini alla cosca Mancuso di Limba-
di, aveva concesso sempre a Iennarella, in più soluzioni, nel periodo compreso tra maggio 2008
e febbraio 2010, un prestito complessivo di 127.500 euro pretendendo ed ottenendo, a titolo di interessi, 113.600 euro in contanti,
2 autovetture del valore di
44.000 euro e, per il rientro definitivo, l'ulteriore corresponsione della somma di 400.000 euro,
ottenuta mediante minacce
esplicite. Tra i beni posti a garanzia del prestito usuraio ottenuto,
figurava la cessione di una importante proprietà immobiliare
sita a Goito, nel mantovano, il cui
valore commerciale è pari a
1.600.000 euro. in tal modo sull'originale prestito di 127.500
euro venivano corrisposti interessi usurari pari all'864% annuo ovvero del 72% mensile.
Le altre due vittime del giro di
usura sono Rocco Antonio Mannella e Domenico Bellissimo. Il
primo, anch'egli commerciante
di auto nell'arco temporale dal
2005 al 2009, a fronte di un prestito iniziale di 37.600 euro, è stato costretto a corrispondere interessi usurari pari a 161.650 euro
euro in contanti ed un'autovettura del valore di 25.500 euro; il secondo, commerciante ambulante, tra il 2008 e il 2010, a fronte di
un prestito iniziale di 20.000 euro ha dovuto pagare interessi
usurari pari a 53.000 euro in
contanti ed una unità immobiliare ad uso commerciale di sua proprietà, del valore di 40.000 euro.
Al riguardo, e su questo gli investigatori hanno sottolineato la
gravità, il presunto usuraio, tramite un apposito contratto, l'aveva ceduta in locazione all'usurato, cioè a quello che era stato il legittimo proprietario, il quale si
era visto costretto addirittura a
pagare un canone annuo pari a
2.400 euro.
gl. p.
Le minacce a una delle vittime: «Te la faccio pagare, ti ammazzo»
VIBO VALENTIA - Come sempre
avviene, nel momento in cui la
vittima non riesce più a far fronte alle continue richieste degli
usurai diventa bersaglio delle loro minacce. E, in questo caso, gli
investigatori, attraverso le microspie captano un episodio che
si verifica il 23 luglio dello scorso
anno ed e sintomatico del clima
di terrore al quale Iennarella era
costretto a sottostare e della tattica afflittiva, intimidatoria e costrittiva messa in atto da Giovanni Battista Tassone.
La mattina di quel giorno il ti-
tolare dell’autosalone di Serra
San Bruno si sarebbe dovuto incontrare con una persona che risultava essere suo creditore. Il
tramite tra queste due persone
era Luigi Caré. Ma quest’ultimo,
secondo quanto riporta il gip Lupoli, gli ha teso una trappola e
anziché condurlo da questo individuo lo porta da Tassone in un
luogo isolato ed in aperta campagna nei pressi di un fiume il cui
rumore delle acque copre e camuffa gli altri suoni. Una volta a
quattr’occhi Tassone avrebbe
minacciato di morte l’imprendi-
tore serrese e solo la sua prontezza, dettata anche dalla consapevolezza di essere un bersaglio,
gli aveva permesso di sottrarsi
alla morsa in cui sta per essere
stretto e di fuggire a bordo della
propria vettura. Tuttavia, Tassone non aveva mollato la presa ed
a bordo della propria auto lo aveva inseguito raggiungendolo in
prossimità di un incrocio. Qui la
vittima è stata costretta a rallentare la corsa vedendosi affiancare da Tassone il quale lo avrebbe
minacciato di morte: “'Mpami, ti
scannu cumu a nu capriattu - ve-
ni, t'ahju i vidiri - picchi' ha fattu
sta' cosa? - t'a fazzu pagari, t'ammazzu”.
Per sua fortuna, Iennarella,
pur comprensibilmente impaurito, è riuscito a riprendere la fuga avendo, tuttavia, il suo inseguitore sempre alle calcagna.
Inseguimento che ha avuto
termine solo nel momento in cui i
due sono arrivati in prossimità
del del centro abitato della frazione Piscopio di Vibo Valentia. A
quel punto Tassone aveva fatto
marcia indietro.
gl. p.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
VIBO VALENTIA - Un fiume continuo di denaro. Contanti, assegni, ma anche proprietà immobiliari e, soprattutto, automobili.
Tante automobili, ovviamente di
lusso. Due articolazioni. La prima con a capo i vibonesi, la seconda guidata da persone del Reggino e del Catanzarese.
Tre gli imprenditori messi sotto strozzo, uno dei quali, dopo essere arrivato al limite poiché travolto dai debiti, ha denunciato
tutto ai carabinieri che, unitamente alla Guardia di Finanza,
ieri mattina hanno chiuso il cerchio attorno a 10 persone destinatarie di un provvedimento di
custodia cautelare a firma del
giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vibo, Gabriella Lupoli, che ha accolto parzialmente la richiesta formulata
dalla Procura della Repubblica
vibonese, nella persona del capo
dell'Ufficio Mario Spagnuolo,
che invece riguardava 22 persone. Contestualmente sono stati
sottoposti a sequestro, in quanto
provento di usura, un appartamento sito a Soriano e quattro autovetture, per un valore complessivo di 400.000. Valore nettamente inferiore a quella che era
stata la richiesta della Procura
che si aggirava sui 10 milioni di
euro e che potrebbe essere reiterata nuovamente al gip.
A finire nella rete degli investigatori Maurizio Camera, 36 anni, nato a Melito Porto Salvo (Rc)
ma residente ad Ardore (Rc); Carmine Franco, 35 anni, di Catanzaro; Luciano Latella, 48 anni, di
Ardore; Adriano Sesto, 37 anni,
di Lamezia Terme; Giovanni Battista Tassone, 56 anni di Soriano,
nel Vibonese (Alias “Cappuccino”); suo figlio Nazzareno Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino
Calabro (VV); Luigi Caré, 47 anni
di Serra San Bruno (VV); e Girolamo Macrì, 33 anni si Soriano
Calabro. È riuscito a fuggire alla
cattura Massimo Zappia , 35 anni, nato a Bovalino ma domiciliato in Benestare (RC). Tutti accusati, a vario titolo di usura, minacce ed estorsione. Per i vibonesi, inoltre, il gip ha riconosciuto
l'esistenza del vincolo associativo.
Operazione “Business Cars”,
l'hanno chiamata gli inquirenti
che ieri mattina presso la sede
della procura di Vibo hanno illustrato i dettagli. Nello specifico,
l'indagine è nata, come detto, dopo la denuncia di uno degli imprenditori messi sotto usura,
Giuseppe Mariano Iennarella, titolare di un autosalone a Serra
San Bruno. Una denuncia spontanea che ha consentito al personale del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza,
guidato dal colonnello Michele
Di Nunno, unitamente agli uomini del Comando Provinciale
dei Carabinieri di Vibo Valentia,
agli ordini del colonnello Daniele
Scardecchia e alla Polizia giudiziaria della Procura, diretta dal
luogotenente Stefano Marando,
di accertare l'esistenza di due
consorterie criminali operanti
sul territorio calabrese che, avvalendosi del vincolo associativo,
con minacce ed estorsioni, applicavano alle proprie vittime un
tasso usuraio dall'864% al
1503,8% annuo, ovvero dal 72%
al 136,71% mensile.
Le indagini hanno consentito
di portare alla luce l’esistenza di
due articolazioni che si “passavano” il titolare dell’autosalone di
Serra San Bruno con richieste
usurarie sempre maggiori. Nel
momento in cui la vittima, ma anche gli altri due imprenditori,
non poteva far fronte all’enorme
quantità di debito accumulato
con il passare dei mesi, era costretto a dare la merce. E, quindi,
via con le automobili di lusso i beni immobili e quant’altro. In buo-
VIBO VALENTIA - Qualche mese addietro aveva riferito che la casella delle denunzie spontanee faceva segnare quota
zero. Non era così. Già, perché le dichiarazioni dell'imprenditore Iennarella avevano modificato il numero, ma tutto era rimasto sotto silenzio. Procura, Gdf e Arma
se la sono custodita gelosamente, lavorando sotto traccia per inchiodare i presunti responsabilidell'imponente girodi
usurache avevapraticamente ridottosul
lastrico tre imprenditori della provincia
vibonese. Mario Spagnuolo, ieri mattina
durante la conferenza stampa, lo ha detto
chiaramente.
Anzi, l'ha proprio ribadito: «Nel momento in cui viene presentata
una denunciada partedi vittime di estorsioni, usura e
quant'altro, la risposta della
Procura sarà immediata,
compatibilmente con i tempi
tecnici. Non si guarderà in
faccia nessuno finché non si
arriverà ad individuare i responsabili dei reati». Il magistrato, che ha spedito per conoscenza gli atti alle procure
distrettuali di Reggio Calabria e Catanzaro, ha affermato ciò anche perché supportato da dati oggettivi: dalle prime dichiarazioni spontanee del titolare dell'autosalone di Serra all'emissione delle ordinanze
di custodia cautelare è passato meno di
un anno. In mezzo tutta un'articolata attività tecnica di investigazione basata
non soltanto sulle intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti ed osservazioni (eseguita dall'Arma e dal personale di PG della Procura), ma anche di costanti e delicati risconti bancari (effettuata dal Nucleo di PT della Gdf). «Vibo Valentia è una provincia ai primi posti per
quanto riguarda il fenomeno dell'usura,
perciò non bisogna abbassare la guardia ha specificato in conferenza stampa Quella che abbiamo seguito è una vicenda che richiedeva una professionalità altamente qualificata nel ricostruire tutti
gli aspetti. Purtroppo il motore dell'economia vibonese è anche, se non soprattutto, il mercato dell'usura. Non solo e
«Quando
si presentano
denunce la risposta
dello Stato
è rapida e decisa»
Dieci misure di custodia cautelare. Due le articolazioni
da un lato i vibonesi, dall’altro i catanzaresi e i reggini
di GIANLUCA PRESTIA
Primo piano 7
Venerdì 11 novembre 2011
8 Primo piano
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Primo piano 9
Venerdì 11 novembre 2011
A giorni la risoluzione del contratto con “Enertech”
Patenti facili
Conto alla rovescia
per la discarica
La Polizia stradale ha sgominato
un’associazione dedita a pilotare gli esami
di ANTONIO LIOTTA
Motorizzazione
nella bufera
Diciassette misure cautelari e 144 indagati eccellenti
nell’inchiesta “Isola felice” della Procura di Lamezia
di PASQUALINO RETTURA
cussione. Una operazione che - secondo
quanto illustrato nella conferenza stampa
LAMEZIA TERME - Anche chi non parlava tenuta dal procuratore della Repubblica di
e non capiva la lingua italiana riusciva a ot- Lamezia, Salvatore Vitello, dal comandante
tenere la patente. Numerosi infatti i cittadi- del compartimento polstrada di Catanzaro,
ni cinesi che, corrompendo titolari di scuole Ugo Nicoletti e dal comandante della sottoguida, dirigenti e funzionari delle motoriz- sezione della polizia stradale di Lamezia,
zazioni civili di Catanzaro e Reggio Cala- Francesco Manzo - ha consentito anche il sebria, riuscivano a ottenere l’abilitazione alla questro preventivo di 66 patenti di guida,
guida non solo delle auto ma anche di mezzi 50 certificati di formazione professionali
per trasporti di merce pericolosa (certifica- Adr e di 195 veicoli sottoposti a collaudo
straordinario mediante la produzione di reto Adr).
Insomma ogni autoscuola che faceva par- lazioni tecniche apocrife.
Gli investigatori, infatti, con l'ausilio di
te della “cricca” (una a Lamezia, un’altra di
Curinga ma anche due di Catanzaro, una di supporti tecnologici oltre che con le tradizionali tecniche investigative
Soverato e una di Praia a Madell'appostamento e del pedire), era diventata una vera e
IL POLITICO
namento, sono riusciti a smapropria “isola felice”.
scherare e smantellare la preQuesto infatti il nome in cosunta associazione per delindice dell’operazione eseguita
quere e quella che si ritiene
dalla polizia stradale di Launa rete corruttiva che opemezia Terme e dalla squadra
rava all'interno della Motodi polizia giudiziaria del comrizzazione Civile per il fraupartimento polizia stradale
dolento rilascio di documenti
di Catanzaro. Un’operazione
di guida e certificazioni amche ha interessato le province
ministrative in cambio di laudi Catanzaro, Reggio Calate, ma illecite, dazioni di debria e Cosenza.
naro.
Dopo oltre quattro anni di
A insospettire la polizia
indagini il pm della procura
stradale era stata l'alta perdella Repubblica di Lamezia,
centuale di candidati, che pur
Domenico Galletta, ha chierisiedendo in altre provincie
sto e ottenuto dal gip di Lameitaliane, si iscriveva presso
zia, Carlo Fontanazza, 17 orl’autoscuola lametina di De
dinanze di misure cautelari
Sensi, in particolare, per conpersonali. Otto persone sono
seguire il certificato Adr (obfinite agli arresti domiciliari
bligatorio per condurre vei(ma la procura aveva chiesto Francesco Laudadio
coli per il trasporto di merci
il carcere) e per nove è stata dipericolose), presso la quale,
sposta la misura cautelare e gli esami pilotati
dell'obbligo di dimora nel Co- NATO a Catanzaro il 28 feb- senza effettuare il corso premune di residenza. Per tutti, braio del '49, sposato con tre fi- visto dalla normativa in mal'accusa, a vario titolo, è di as- gli, è funzionario della Motoriz- teria o addirittura senza parsociazione a delinquere fina- zazione civile. E' stato consiglie- tecipare all'esame, riusciva
lizzata alla corruzione, all'a- re comunale a Catanzaro nel ad ottenere il documento abibuso d'ufficio, al falso ed alla 1990 ed è stato componente il litativo alla guida.
Analogamente, nello stestruffa ai danni dello Stato.
comitato dei garanti dell'Usl
Un’inchiesta che si è abbat- n.18; in seguito è stato anche so periodo, la polizia stradale
tuta in particolare sulla Mo- presidente della commissione rilevava che stranamente
torizzazione civile di Catan- Attività economiche del Comu- molteplici aspiranti extracozaro e di Reggio Calabria. ne di Catanzaro. E' stato il più munitari, tra cui molti cinesi,
Agli arresti domiciliari infat- votato dei consiglieri comunali pur non parlando e comprenti ci sono finiti il direttore fa- eletti durante la campagna elet- dendo la lingua italiana, si ricente funzione della Motoriz- torale per l'elezione diretta del volgevano alla Motorizzaziozazione di Catanzaro, Gaeta- sindaco di Catanzaro del '94. Ha ne di Catanzaro per conseno De Salvo e il direttore della ricoperto l'incarico di vicepresi- guire la patente di guida, talMotorizzazione di Reggio, dente della seconda commis- volta riuscendovi nonostante
Gaspare Pastore (resosi irre- sione permanente "Sviluppo il giorno delle prove fossero
peribile). Arresti domiciliari Economico" ed è stato asses- regolarmente a lavoro in alanche per Vincenzo De Sensi, sore ai Trasporti nella Giunta re- tra sede o grazie all'ausilio
titolare di una scuola guida di gionale guidata da Giuseppe dell'esaminatore compiacenLamezia; Achille Amendola, Meduri. Per ultimo, ha guidato la te.
«Succedeva anche - ha spiecollaboratore di De Sensi; società mista “Ambiente&SerCarmelo Tripodi, ex esamina- vizi”, su indicazione dell’ex sin- gato il procuratore Vitello tore della Motorizzazione di daco, Rosario Olivo. Oggi è in- che se un perito abilitato a rilasciare il certificato Adr veCatanzaro; Roberto Arcadia, dagato per gli esami “pilotati”.
niva incaricato della pratica,
ingegnere, attuale Ctu nomiveniva sistematicamente boinato dalla procura per la discarica Alli di Catanzaro; Sebastiano Fruci, cottato dai vari faccendieri».
E lo spunto investigativo, secondo quantitolare di una scuola guida di Curinga e
Luigi Zullo, «falso ingegnere» e che gli in- do ha illustrato il comandante della polizia
stradale di Lamezia, Manzo, è arrivato da
quirenti hanno definito il «faccendiere».
Per altre nove persone è scattato l’obbligo una fonte confidenziale «ma anche le dedi dimora, tutte riconducibili a titolari e col- nunce di varie autoscuole che perdevano
laboratori di scuole guida e di agenzie di di- clienti perchè non facevano parte della cricsbrigo pratiche con sede in Catanzaro e pro- ca. Questa indagine - ha aggiunto Manzo - è
vincia e nell'alto tirreno cosentino, faccen- andata avanti senza non poche difficoltà vidieri nonchè i “clienti” stessi che, per avere sta la grande mole di documenti esaminati
la patente e l’abilitazione alla guida di mezzi ed i numerosi interrogatori. Ed ha avuto
per trasporto di merci pericolose, avrebbero una doppia valenza: repressiva e preventipagato fino a 3000 euro, mentre i dirigenti e va. Il certificato Adr, ottenuto senza aver sefunzionari delle motorizzazioni avrebbero guito e superato il corso previsto, avrebbe
infatti potuto avere conseguenze in caso di
intascato “mazzette”.
Da quì anche l’ipotesi accusatoria di con- incidente o altro».
Potrebbe arrivare
l’affidamento diretto
all’Ufficio regionale
La conferenza
stampa degli
inquirenti tenutasi
alla procura della
Repubblica di
Lamezia Terme
per l’operazione
“Isola felice”
|
L’ORDINANZA
|
Fino a 3000 euro
per non fare l’esame
di TERESA ALOI
CHE FOSSE un'isola felice - da qui il nome
in codice dell'operazione portata avanti
dalla polizia stradale di Lamezia Terme e
del compartimento di Catanzaro coordinata dalla Procura lametina - gli inquirenti
non hanno impiegato molto tempo a capirlo. Bastava infatti scorrere l'alta percentuale di iscritti, provenienti da tutta Italia,
in alcune scuole guida di Lamezia e Curinga. Dove, secondola ricostruzione, bastava
poco per ottenere il rilascio del documento
di guida. Un'isola felice appunto dove
chiunque, pagando otteneva ciò di cui aveva maggiormente bisogno che sia stata la
patente o un un certificato per condurre
veicoli per il trasporto di merci
pericolose. E, i candidati, nella
gran parte stranieri tra cui molti cinesi, erano disposti a pagare
grossecifre- anchefinoatremila euro - pur di evitare l'esame o
ottenere i certificati Adr o collaudi per le auto.
Ad insospettire i poliziotti,
che hanno avviato le indagini
nel 2007, non solo quegli elenchi - infiniti - di gente prenotate
nelle varie scuole guida ma anche ilfatto (accertato nel corsodelle indagini) che nel giorno dell'esame molti candidati cinesi non erano presenti presso gli uffici
della motorizzazione di Catanzaro perchè
si trovavano a lavoro in altre regioni. E, a
leggere le carte, neppure i problemi linguistici avrebbero rappresentato un ostacolo
perchè, in alcuni casi è emerso che loro, gli
esaminandi stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a sostenere l'esame grazie alla
complicità degli esaminatori che gli fornivano le risposte alle domande dei test per la
patente. Tutto già pronto, dunque, secondo
un meccanismo ben collaudato che ha portato all’arresto di otto persone, alle quali sono stati concessi i domiciliari, mentre altre
nove sono state sottoposte all’obbligo di dimora - nell'ambito dell'operazione sono state denunciate in stato di libertà 144 persone
- le cui accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla
truffa ai danni dello Stato. È stato necessario l'ausilio di supporti tecnologici oltre che
le tradizionali tecniche investigative dell'appostamento e del pedinamento, per riuscire a smascherare e smantellare l’'associazione per delinquere e la rete corruttiva
che operava all'interno della Motorizzazione Civile per il fraudolento rilascio di documenti di guida e certificazioni amministrative in cambio di denaro. E, nell’organizzare le sedute di esami nulla veniva lasciato al
caso perché si destinava alle aule impiegati
compiacenti a beneficio dei candidati predestinati ad ottenere la patente. Del resto
era impossibile, per un cittadino straniero
che non parlava e comprendeva la lingua
italiana superare l’esame alla luce della
considerazione che gli esami
teorici, in più di un caso, non si
svolgevano con il metodo informatizzato e quindi, in assenza
di traduzione simultanea.
Lo spiegano bene gli inquirenti nell’ordinanza dove punto
per punto vengono descritti gli
episodi che di fatto portavano ad
un unico fine:il conseguimento
del titolo di guida o i certificati
necessari per condurre veicoli
atti a trasporti particolari. E per
ottenerli si faceva ricorso anche a certificazioni ideologicamente e materialmente false, perchè c’era anche chi si “sedeva”in aula
pur non avendo la residenza nel territorio
della provincia di Catanzaro. Senza dimenticare il rilascio di quei nulla osta allo svolgimento dei corsi di formazione - obbligatori per il conseguimento dell’Adr- che venivano prodotti anche in mancanza del presupposto di legge , in quanto l’attività formativa, propedeutica e obbligatoria, non
veniva svolta affatto e di essa veniva fornita, secondo il castello accusatorio, una documentazione carente, anche in apparenza, dei requisiti dettati dalle normative vigenti. Il registro del corso non risultava regolarmente tenuto in quanto non venivano
indicati gli argomenti trattati e non risultava regolarmente firmato dai docenti, non
venivano osservate le ore e le giornate di
corso. Tutti presupposti, è bene ricordarlo,
previsti in via obbligatoria per l’ammissione al successivo esame.
Nei registri
mancava
anche la firma
dei docenti
IL PARTICOLARE
IL FATTO
LA REAZIONE
Arcadia, l’ingegnere
che “custodiva” Alli
In tilt il sistema dei trasporti nel capoluogo
Bloccati 9 mezzi in attesa di revisione
IL 20 ottobre scorso, Roberto Arcadia,
custode giudiziario della discarica catanzarese di Alli, aveva fatto desistere
dal lanciarsi nel vuoto un operaio che
minacciava di lanciarsi dal tetto dell'inceneritore dell'impianto di smaltimento
dei rifiuti per via di quei ritardi nei pagamenti che non gli permettevano una
certezza economica per la sua famiglia.
Ieri, il suo nome compare nell'ordinanza relativamente all'operazione denominata in codice “Isola felice” portata avanti dalla
Polizia stradale di Lamezia Terme e coordinata dalla Procura della Repubblica lametina. Perché l’ingegnere Roberto Arcadia, così come si legge nelle carte, nella sua qualità di funzionario della
Motorizzazione civile della città capoluogo di regione, Roberto
Arcadia, d’accordo con altri, rilasciava certificati di approvazione
falsi per veicoli allestiti o trasformati perché fondati su relazioni
tecniche false; rilasciava patenti facili, false - come esaminatore
destinato allo scopo - rilasciando inoltre certificazioni altrettanto
contraffatte. (t.a.)
L’INCHIESTA delle “patenti facili” manda in tilt il sistema dei trasporti
nella città capoluogo. In che senso? È presto detto. Agli atavici problemi dell’Azienda che, a Catanzaro, si occupa della mobilità cittadina, da ieri si sono sommati anche i disagi derivanti dal rallentamento
dei servizi degli uffici della Motorizzazione i cui dirigenti e funzionari
sono finiti al centro del provvedimento adottato dal Gip del Tribunale
di Lamezia Terme. Nel provvedimento figurano, oltre all’attuale direttore della Motorizzazione Civile di Reggio Calabria, il direttore della
Motorizzazione Civile di Catanzaro, il Capo Area Conducenti ed
un’altro funzionario del medesimo Ente, unitamente a titolari e dipendenti di autoscuole e di agenzie di disbrigo pratiche con sede in Catanzaro e provincia e nell’alto tirrenico cosentino. Una situazione che
ha causato anche dei problemi nel sistema del trasporto catanzarese
è peggiorato a causa del fatto che sei mezzi pubblici, sempre in attesa
di essere revisionati, non sono stati consegnati alla Amc dalla motorizzazione a causa dell'interruzione di tutte le attività dovuta alle problematiche legali che hanno riguardato i vertici dirigenziali dell'azienda. Le indagini hanno avuto inizio quando gli agenti della polizia stradale hanno notato l’alta percentuale di candidati che, pur risiedendo in
altre province italiane, si iscriveva presso autoscuole del lametino per
conseguire le cosidette “patenti facili”.
Doris Lo Moro
annuncia
un’interrogazione
«“ISOLA FELICE” ha scoperchiato un
vaso di pandora, in cui la Calabria giocava un ruolo di primissimo piano nella
licenza di patenti guida, anche speciali
diventando un punto di riferimento per
tutta la Penisola. Un malcostume che si
protrae da tempo e che vede, secondo
gli inquirenti, il coinvolgimento oltre che delle autoscuole anche di
esponenti di primo piano degli uffici provinciali della Motorizzazione Civile di Catanzaro e Reggio Calabria. Le autoscuole calabresi
erano diventate meta di pellegrinaggio soprattutto per la comunità
cinese». Lo afferma la parlamentare del Pd Doris Lo Moro. «A
questo punto - aggiunge . diventa necessario ritirare le patenti ottenute illegalmente nelle autoscuole finite nel mirino della magistratura e impedire che sia messa a rischio l’incolumità pubblica. Il
Ministero dei Trasporti dovrà verificare il modus operandi degli Uffici della motorizzazione in Calabria». Lo Moro annuncia un’interrogazione al Ministro dei Trasporti e al Ministro dell’Interno sulla
vicenda.
LE PERSONE COINVOLTE
AI DOMICILIARI
Pastore Gaspare
De Sensi Vincenzo
Fruci Sebastiano
Arcadia Roberto
De Salvo Gaetano
Tripodi Carmelo
Amendola Achille
Zullo Luigi
OBBLIGO DI DIMORA
Laudadio Francesco
Cristini Andrea
Scalzo Andrea
Sola Nicola
Marino Giulio
Oliveto Nicola
Iozzo Antonio
Vecchi Gennaro
Sgro Rosina
INDAGATI
Aiudi Davide
Alberti Fabio
Alberti Michele
Amato Andrea
Amendola Enzo
Ancora Angelo
Aprile Carlo Damiano
Arena Renato
Barbieri Salvatore
Bardhi Adriatik
Baur Bernhard Franz
Ben Khalifa Sofiene
Beqari Blerdian
Berlingeri Carmen
Bilotta Davide
Bonelli Luigi
Bonjaku Asllan
Borelli LUigi
Bouraya Mohamed
Bracci Manuele
Cai Guangming
Calabria Daniele
Campolattano Pasquale
Canario Ciro
Cangemi Vito
Capasso Domenico
Caridà Angela
Careri Antonio
Carioti Sergio
Casaccio Francesco
Casale Michele
Cerra Pasquale
Chiarella Salvatore
Cimino Maria Luisa
Coletti Francesco
Colotti Michele
D’alto Giuseppe
Daniele Andrea
De Sensi Luigi
Del Rio Sandro Gaetano
Destro Mario
Di Marzio Antonio
Di Tommaso Giuseppe
Dong Chunyan
Dottorini Cosimo Damiano
Falcone Valter
L’ingresso
di una delle
autoscuole
coinvolte
nell’inchiesta
sulle patenti
Fausciana Rocco
Favitta Salvatore
Flauto Lorenzo
Fornari Angelo
Fuda Mario
Gabriele Antonio
Gallina Domenico
Ganterer Elmar
Giacomantonio Marta
Giglio Marcello
Gigliotti Giovanni
Grampone Antonio
Gu Nianchun
Hausbergher Adriano
Huang Liang
Huang Yushuang
Iiritano Antonio
Isopo Stefano
La Cava Antonino
Lega Massimo
Leone Giampiero
Leone Maurizio
Lin Haiyong
Lin Xinhua
Lo Guarro Giuseppina
Lombardo Luigi
Lucia Brunella
Mangano Roberto
Manni Alessio
Marano Tindaro Francesco
Martino Giuseppe
Maruccio Antonio
Mastrantonio Vincenzo
Mellea Patrizia
Merante Savina
Minni Carmine
Mohammadi Bagher
Molinaro Fabrizio
Salvucci Carmine
Sambito Rosario
Sansoni Raffaele
Savio Emidio
Senise Vincenzo
Shu Haishi
Sinanaj Behar
Singh Gopal
Spampinato Agatino
Spataro Giovanni
Spedini Tullo
Stigliano Carlo
Suka Gentjan
Tedesco Luigi
Tiselita Nutu
Torcassi Luigi
Unterleitner Mattias
Valieri Johnny
Venere Gennaro
Veraldi Rosa
Vigilante Enrico
Viscione Antonio
Viscione Daniele
Vono Andrea
Vono Daniele
Vricella Mario
Wu Suiping
Wu Wanyun
Wu Zengguang
Zhao Huanyong
Zunino Ezio
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
persone, alle quali sono stati concessi i domiciliari, mentre altre nove sono state sottoposte
CATANZARO - Potrebbe essere questione di all’obbligo di dimora (altre 144 persone sono
giorni, se non di ore, per chiudere una volta state denunciate in stato di libertà).
Uomo di fiducia per la Procura catanzarese,
per tutte la partita della risoluzione del contanto da ottenere l’incarico “intratto che lega la Enertech alla
gombrante” di gestire l’impiandiscarica di Alli.
to di smaltimento dei rifiuti caUna pratica da cui dipende il
tanzarese in un fase delicatissifuturo gestionale del sito e che
ma, Arcadia è finito ora nelle mapotrebbe finalmente sbloccare
glie delle indagini della Procura
una situazione di stallo che ridi Lamezia Terme.
schia di paralizzare lo smaltiMa tant’è. Un altro incontro è
mento dei rifiuti in città e nella
previsto per oggi e i movimenti
provincia.
che si registrano in queste ore
E così, negli ultimi giorni, si
fanno pensare che sia ormai a un
sono intensificati gli incontri tra
passo la chiusura definitiva
le parti (Ufficio del commissario
dell’iter che porterà alla risoludelegato per l’emergenza amzione del contratto di affidamenbientale, rappresentanti della
to, fermo restando l’eventuale
Enertech e custodi giudiziari
contenzioso che potrebbe insordella discarica) per procedere
gere tra l’Ufficio del commissanelle varie fasi burocratiche prerio e la società che finora ha geliminari alla chiusura definitiva
stito l’impianto.
della vicenda.
La procedura in questione, inAncora ieri si è proceduto a un La discarica di Alli
fatti, è di risoluzione per inasopralluogo nell’impianto per
dempimento e prevede l’evenverificare lo stato di consistenza
tuale risarcimento del danno
e prendere atto dello stato dei
sofferto, in questo caso dall’Uffiluoghi. Un incontro, tra l’altro,
cio del commissario: scontato il
che ha fatto registrare un’assen“muro contro muro” con la
za che non poteva passare inosEnerterch, che pare essere pronservata: quella di Roberto Arcata a respingere al mittente ogni
dia, uno dei due custodi giudiziaaddebito.
ri nominati dal giudice per le inPer quanto riguarda gli scedagini preliminari, Abigail Mellace (insieme alla dottoressa Patrizia Cudoni) nari futuri due ipotesi in ballo: l’affidamento
dopo l’ultimo sequestro della discarica avve- diretto all’Ufficio del commissario o quello
nuto a metà ottobre. L’ingegnere Arcadia, in- temporaneo a un’altra ditta specializzata, in
fatti, è stato coinvolto proprio ieri nell’inchie- attesa di avviare una nuova procedura di bansta “Isola felicei” della polizia stradale di La- do per l’affidamento di gestione della discarica
mezia Terme che ha portato all’arresto di otto catanzarese.
Venerdì 11 novembre 2011
24 ore
in Calabria
Le trivellazioni erano state autorizzate dal Ministero nei pressi dell’area archeologica e della riserva marina
Stop all’Eni a Capocolonna
Dietrofront del Comune di Crotone che sospende il permesso per il nuovo pozzo
di GIACINTO CARVELLI
CROTONE - Il Comune di Crotone
fa marcia indietro sul permesso a
costruire rilasciato lo scorso 8 luglio alla società Ionica Gas Spa,
controllata Eni, per la “Realizzazione lavori per adeguamento postazione presso il Cluster C finalizzati
alla perforazione del “Pozzo Hera
Lacinia 18”. Con un’apposita ordinanza, datata 28 ottobre scorso, e
notificata già alla società, il responsabile del settore 4 ha sospeso per
30 giorni «a partire dalla data di notifica dell’avvio del procedimento
di annullamento del permesso a costruire n. 93 /Nc dell’8 luglio 2011
atteso che la società Jonica Gas
manca della necessaria autorizzazione alla perforazione del pozzo
Hera Lacinia 18 nonché della relazione prescritta al punto A6 del decreto del Ministero dell’Ambiente
della tutela del territorio e del mare
del 18 luglio 2011». Con una lettera, la dirigente del settore pianificazione e gestione del territorio,
Elisabetta Dominijanni, inoltre, ha
richiesto alla società Ionica Gas di
«produrre e trasmettere al Comune
di Crotone la relazione aggiornata
nel rispetto del decreto ministeriale del 10 gennaio 2008 nella quale
siano evidenziati i precauzionali
interventi di garanzia di eventuali
eventi sismici, prescritta al punto A6
del decreto del Ministero dell’Ambiente
e la autorizzazione
alla perforazione del
pozzo Hera Lacinia
18».
In pratica si tratta
di quel provvedimento che era stato
già annunciato nel
corso del consiglio
comunale dedicato
proprio alla questione metano ed ai rapporti con l’Eni,
svoltosi lo scorso fine settembre. Al
termine della riunione, molto accesa e partecipata, il Consiglio ha approvato un documento col quale si
chiede all'amministrazione guidata dal sindaco Peppino Vallone di
verificare tutte le autorizzazioni alla luce dei nuovi fatti emersi nella
vicenda. Fu proprio in quella seduta che il sindaco, suscitando non
poche perplessità e polemiche, disse di non saper nulla del provvedimenti di autorizzazione alla società
energetica, scaricando, di fatto,
tutte le responsabilità ai dirigenti,
e, in particolare, a chi aveva firmato
l’atto autorizzativo; in pratica, Elisabetta Dominijanni, che è, poi, la
stessa dirigente che ha firmato
adesso anche la sospensione.
Nella missiva indirizzata dal dirigente alla Ionica Gas, viene ripercorso anche l’iter della questione,
che è iniziata con la richiesta presentata l’11 maggio 2010 e successive integrazioni e, come si legge
nella missiva della dirigente «facendo obbligo al titolare della concessione, al direttore dei lavori ed
all’assuntore dei lavori di comunicare per iscritto la data di inizio dei
lavori, almeno 10 giorni prima e
stabilendo i termini di inizio dopo il
15 settembre 2011 e la conclusione
entro il 15 aprile 2012».
Inoltre, la dirigente Dominijanni
ha sottolineato anche il rischio legato anche al’erosione costiera della zona interessata, Nella relazione
geologica allegata al Piano regolatore comunale, infatti, in merito a
località Tonnara si legge: «proprio
a valle del pozzo Agip a quota 42
metri sul livello del mare, sul terrazzo di abrasione marina, a pochi
metri dal piano di campagna, si vede chiaramente il contatto tra la
roccia argillosa pseudo coerente, le
Il sindaco
Vallone
in Consiglio
aveva detto
di non sapere
Una suggestiva immagine di Capocolonna
sabbie e l arenarie del Tirreniano
(…) La linea di costa è chiaramente
in fase i continua evoluzione con fenomeni erosivi in atto. Tutta l’area
in prossimità dell’isobata 2 dovrà
essere protetta con una scogliera in
parte sommersa ed in parte affiorante fino alla quota di metri 1 sul
livello del mare».
Per la Dominijanni, l’erosione in
questione, in una zona vicina, nei
pressi della struttura Atlantis, la
località conosciuta come l’Irto sulla
strada per Capocolonna, ha portato
a «cedimenti continuati di spiaggia
di argilla e massi di pietra arenaria».
Un altro punto rilevante evidenziato nella lettera della dirigente
comunale è quello in cui si evidenzia che «non è pervenuto questo ente nessun atto autorizzativo circa la
perforazione del pozzo Hera Lacinia 18 da parte del ministero competente. Essendo – continua la diri-
gente - le opere di cui al permesso a costruire n. 93/Nc a
supporto della realizzazione
del pozzo de quo, si sottende
che, non essendo ancora autorizzato lo stesso, non ha ragione d’essere una autorizzazione di trasformazione
del territorio, seppur temporanea, a questa legata».
Nella missiva, infine, si
evidenzia che «la procastinabilità delle operazioni di trasformazione (…) consente
l’approfondimento delle indagini sul territorio a tutti
gli enti a cui è stato notificato il decreto del ministero
dell’Ambiente,
nonché
all’Area marna protetta Capo Rizzuto, e che si invitano,
eventualmente, a comunicare le proprie osservazioni e
approfondimenti in merito
ai pareri espressi, in relazione dal sopravvenuto decreto».
In attesa, dunque, che la società
trasmetta l’autorizzazione necessaria alla perforazione del pozzo
Hera Lacinia 18 e la relazione aggiornata del rispetto del decreto
ministeriale, «il permesso di costruire n. 93/ Nc 2011 - scrive la dirigente comunale – si intende sospeso».
Questo, dunque, l’appiglio trovato dal Comune per quell’auspicato
provvedimento di revoca per autotutela; un’altra puntata di una telenovela che, c’è da giurarci, riserverà ancora altre puntate e non è detto che ci sia, poi, neanche il lieto fine.
La concessione delle autorizzazioni in un tratto a ridosso della zona archeologica e dell’area marina
Capo Rizzuto aveva scatenato la
mobilitazione degli ambientalisti
con l’occupazione “simbolica” di
Capocolonna.
Regione e Provincia di Reggio parti civili
A Locri prima udienza
del processo “Crimine”
Regione alla Provincia di Reggio Caladi PASQUALE VIOLI
bria, dal Ministero dell'Interno all'ASIDERNO - E' partito ieri a Locri lo nas alle associazioni antiracket. E ieri,
stralcio in rito ordinario del processo in avvio di udienza, a bloccare per di“Crimine”. Davanti ai giudici del colle- verso tempo il dibattimento è stato il
gio presieduto da Alfredo Sicuro c'era- malore di Antonio Commisso, classe
1925, che a causa di uno scompenso
no 34 imputati.
Nell'affollatissima aula del Tribuna- cardiaco è stato ricoverato in ospedale.
Per l'87enne è stato necesle di Locri gli avvocati, dopo
sario eseguire degli acceruna lunga costituzione deltamenti in pronto soccorso
le parti, hanno avanzato le
per poi passare al ricovero
loro eccezioni preliminari.
nel reparto di geriatria, doIn diversi hanno chiesto il
ve l'anziano presunto boss
trasferimento, per incomè piantonato a vista. Udienpetenza territoriale, del
za rinviata a febbraio 2012.
processo ai Tribunali di
E' partito quindi anche a
Reggio Calabria o Palmi,
Locri, a quasi un anno e
ma i giudici hanno rigettamezzo didistanza dalmaxi
to dopo poco le richieste del
blitz, il processo scaturito
collegio della difesa, anche
dall'indagine della Dda
dopo le opposizioni dei pubreggina denominata “Criblici ministeri Maria Luisa Maria Luisa Miranda
mine”.
Miranda e Antonio De BerLe indagini avevano documentato
nardo che hanno sottolineato come
Polsi, e dunque la Locride abbiano gio- più di 40 summit tenuti dagli indagati
cato un ruolo centrale nell’impianto ac- nell'arco dei due anni di indagine, spesso organizzati durante cresime, battecusatorio.
E' stataintanto stralciataieri laposi- simi e matrimoni. Dall'inchiesta delzione di Roberto Commisso, che a cau- l'antimafia reggina era venuto fuori il
sa di un difetto di notifica non sarà per nuovo assetto della 'ndrangheta, con
adesso giudicato insieme agli altri im- una sorta di cupula che aveva potere deputati, ma per lui si è deciso di fissare cisionale tra il Nord e il Sud dell'Italia.
Nel troncone processuale che si sta
un'udienza il prossimo gennaio per poi
decidere se ci saranno le condizioni di celebrando a Reggio Calabria sono stariunificarei procedimenti.Accoltetut- te chieste dalla Procura pene esemplate le costituzioni di parte civile, dalla ri.
Si riaccende lo scontro fra enti
La Stasi: «Sul Porto
di Gioia Tauro
la Regione è attiva»
del Ministero dello Svilupdi MICHELE ALBANESE
po che però sappiamo non
GIOIA TAURO –Si riaccen- potranno partire se prima
dono striscianti le polemi- non vengono investiti il
che e lo scontro tra enti 35% delle risorse destinate
all’ombra del porto di Gioia alle infrastrutture. In ogni
Tauro tra la Regione da caso - ha sottolineato la viuna parte e la Provincia di cepresidente - i lavori
Reggio dall’altra. E’ la Vice dell’Apq non sono fermi.
Presidente Antonella Stasi Sono ormai quasi ultimati i
ha tentare di chiarire la vi- lavori relativi all’ampliacenda: «Alle critiche perve- mento del canale di ingresnute vorremmo rasserena- so al porto ed è pronto il prore gli animi e contribuire ad getto, con i relativi pareri
essere, come sempre, co- positivi di Rfi e Ministero
struttivi» -sostiene la Stasi delle Infrastrutture, e che
che comunque non manca consentiranno in breve
di rinfocolare la polemica. tempo di mandare a bando,
«Al tavolo promosso da Di la realizzazione del gateLoreto, voluto dalla Pro- way ferroviario, infravincia di Reggio, non è sta- struttura importante per il
to invitato né il Presidente rilancio della logistica».
Poi la Stasi ricorda che
della Regione né la sottoscritta che comunque sta corso dell’ultima riunione
del Comitato
seguendo con
dell’Autorità
attenzione le vaPortuale
di
rie fasi sull’atGioia Tauro è
tuazione
stata approvadell’Apq
di
ta la realizzaGioia Tauro e
zione del primo
anche
quello
capannone da
che compete lo
50.000 mq per
sviluppo
la logistica, da
dell’area indurealizzarsi nelstriale. La Rela zona franca,
gione sta contidestinato ad
nuando a lavoaziende che vorare per supera- Antonella Stasi
gliono
insere le criticità
diarsi nell'area
sull’Apq
ried usufruire
guardanti i ladei vantaggi ivi
vori di compeprevisti.
tenza di Rfi».
La vice presiSubito dopo,
dente poi introperò la stessa
duce un altro
Stasi ammette
tema
caldo,
con preoccupaquello
della
zione puntando
piattaforma
il dito contro Rfi
del freddo colleche «le opere
gata al progetnon sono partito del rigassifite ma non si cocatore e quasi a
nosce neanche
lo stato dei progetti e so- voler mandare un messagprattutto non si riescono gio afferma: «Importante
ad ottenere risposte chiare. sarebbe sicuramente agA questo si aggiunge la bef- giungere le opportunità
fa delle ultimi paventanti derivanti dalla realizzaziotagli sui treni in Calabria. ne della cosiddetta “piastra
E’ importante oggi creare del freddo”, discussione
una forte sinergia, lavo- per la quale la Regione non
rando insieme in modo è stata ancora interessata,
compatto anche con i mini- confermando che al mosteri competenti al fine di mento opportuno saremo
incidere con chi crede di po- pronti ad intervenire».
E mentre annuncia che
ter scrivere e firmare atti
importanti come un Accor- «continuerà a riunirsi nei
do di Programma Quadro, prossimi giorni il tavolo
e poi disattenderli facendo convocato dal Ministero
trascorrere un tempo esa- delle Infrastrutture, che
gerato senza dare rispo- sarà convocato a Catanzaro
dove, la Provincia ed i coste».
Chiaro l’affondo a Rfi. muni non sono interlocu«Allo stato attuale, ci sono tori diretti perché non invidegli incentivi specifici che tati» ricorda quasi a voler
riguardano le imprese, che mettere alcuni paletti ben
al momento non possono precisi che «il Ministero veessere spesi. In particolare de la Regione come ente del’Apq prevede 50 milioni di putato a rappresentare sia
euro, di cui 25 milioni mes- la Provincia che gli enti losi a disposizione dalla Re- cali, ma così come successe
gione con fondi Por alla scorsa riunione, nes2007/2013 ed altri 25 mi- suno ne preclude la presenlioni messi a disposizione za».
La vice
presidente
della Giunta
«Servono
forti sinergie»
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12
24 ore
Venerdì 11 novembre 2011
Il latitante Sebastiano Pelle arrestato agli imbarcaderi di Reggio Calabria grazie alle microspie satellitari
Beccato al porto grazie ai Gps
I carabinieri del Ros controllavano la zona ormai da diverse settimane
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - I Gps
segnavano sempre lo stesso
punto di arrivo. Tutti al porto di Reggio si fermavano.
Le macchine dei familiari di
Sebastiano Pelle, 57 anni, latitante da 16, da qualsiasi
posto partissero, dopo qualche giro, sempre in quella
zona si fermavano. Inizialmente i carabinieri neanche
ci avevano fatto caso. Pensavano forse a dei normali
viaggi in Sicilia. Quando poi
hanno incrociato gli orari
degli arrivi delle auto e quelli delle navi traghetto, sino
sono accorti che qualcosa
non andava, che non coincidevano. Per questo si sono
messi a controllare il porto.
Una scommessa, legata ad
un sottile filo che però ha dato i frutti sperati. Così i carabinieri del Ros di Reggio Calabria, nella tarda serata di
mercoledì hanno messo le
manette ai polsi di uno degli
ultimi latitanti storici della
‘ndrangheta di San Luca. La
locride l’avevano già battuta
passo passo con l’aiuto dei
carabinieri della territoriale
e dei cacciatori. Sapevano
che da quelle parti non c’era,
ma sapevano anche che non
poteva essere troppo lontano. Ed infatti, la lunga fuga
di Pelle si è interrotta a pochi
passi dal molo da cui partono le navi veloci per la Sicilia,
nella penombra di una notte
da lupi.
Erano da poco passate le
21 quando gli uomini del Reparto operativo speciale
hanno notato un uomo chiuso nel suo cappotto che si
muoveva lentamente come
se aspettasse qualcuno.
Strano, troppo strano. Così
dopo un giro di telefonate
con i vertici dell’Arma provinciale hanno deciso di fare
una verifica. E’ stata quasi
una sorpresa scoprire che
quel signore dall’aria tranquilla era proprio Sebastiano Pelle. Non c’è neanche
stato bisogno di altre verifiche. E’ stato sufficiente
guardarlo in faccia per scoprire che era identico all’ultima foto segnaletica risalente a una ventina di anni
addietro. Invecchiato un pò
certo, ma identico. Non aveva documenti, nè armi a doso e non ha neppure tentato
di negare la propria identità, lasciandosi ammanettare senza proteste.
Sebastiano Pelle, deve
scontare una pena definitiva a 14 anni di reclusione per
traffico internazionale di
stupefacenti.
«Non è molto cambiato nei
tratti somatici – ha detto il
procuratore capo Giuseppe
Pignatone – e l’importanza
della sua cattura sottolinea
la capacità e la volontà dello
Stato di garantire la sicurezza dei territori e di rendere
effettive le sentenze emesse
che non devono restare solo
sulla carta». Per il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, delegato delle indagini
sulla fascia ionica reggina,
«la cattura di Sebastiano Pelle è indicativa del fatto che il
personaggio ricopra ruoli di
primissimo piano organizzativo nella ‘ndrangheta e
nella cosca d’origine. Non
poteva non essere che nella
provincia di Reggio - ha
commentato Gratteri – anche se in questi anni le cosche di San Luca hanno subito durissimi colpo dallo Stato e sottoposte a costanti
controlli di polizia».
Sebastiano Pelle è nipote
del defunto boss Antonio
Pelle detto “gambazza”, cugino quindi dei Pelle falcidiati dalla Dda reggina con
l’operazione Reale. Un uomo
dunque, che apparteneva ad
un casto mafioso importante, anche se messo alle corde
dalla giustizia.
«E’ un arresto che corona
un impegno investigativo
accurato e prolungato – ha
detto il generale Mario Parente, comandante del Ros –
frutto dell’implementazione
di delicati servizi investigativi». Il tenente colonnello
Marco Russo, comandante
del Ros di Reggio Calabria,
ha infatti parlato «di pedinamenti e analisi di decodifica
di risultanze di Gps, che
hanno portato alla conclusione che il porto di Reggio
era divenuto un luogo “caldo” di particolare interesse
investigativo, con automezzi che si muovevano in orari
poco logici. Le analisi ci hanno dato ragione».
Nuove indagini
Gli Aquino
fra i primi
obiettivi
sensibili
Sebastiano Pelle
Carlo Pieroni e Stefano Russo
|
IL PROFILO
|
Il boss ai vertici del traffico di droga
Tra gli elementi di spicco della cosca aspromontana fin dagli anni ’80
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - Sebastiano Pelle è per la
Dda di Reggio Calabria un boss di
rango assoluto. Sia per i legami di
parentela che lo inquadrerebbero di diritto ai
vertici delle 'ndrine di
San Luca, sia perché ha
saputo in passato dimostrare di avere un ruolo
centrale nei traffici criminali.
Sebastiano Pelle, sebbene non sia mai stato
condannato per il delitto
di associazione mafiosa,
per i magistrati sarebbe
a pieno titolo in organico
alla cosca di riferimento
della sua famiglia, è nipote diretto
del mammasantissima Antonio
Pelle “Gambazza” ed è legato alla famiglia Romeo “Staccu”.
Oggi il boss di San Luca risulta
destinatario di un'ordine di custodia cautelare del 1993 per traffico
di stupefacenti, e per questo reato è
stato condannato a 14 anni di reclusione. A tracciare un quadro delle
figura di Sebastiano Pelle ci avevano pensato negli anni passati le di-
Testimoni
e pentiti
lo indicano
come
organico
Uno dei bunker trovati dai carabinieri
chiarazioni rese dal collaboratore
di giustizia Francesco Fonti, dichiarazioni che poi trovavano puntuale conferma nelle indagini e si
integravano con quelle rese anche
da altro pentito, Paolo Campolo. Ulteriori elementi indiziari sono stati
forniti dalle dichiarazioni rese dal
portiere di uno stabile di Milano dove era ubicato un appartamento indicato dal pentito Fonti come base
logistica operativa del gruppo cri-
minale di San Luca utilizzata almeno a partire dal 1985 sino agli inizi
degli anni '90.
Il portiere indicava sostanzialmente come assidui frequentatori
dell'immobile Giuseppe Giorgi,
alias “U capra”, Antonio Romeoe
Sebastiano Pelle. In particolare
l'appartamento individuato nei
pressi di Piazza Argentina di Milano era utilizzato dagli uomini della
cosca di volta in volta coinvolti nei
traffici criminali come punto di
scambio della droga e dazione del
corrispettivo in denaro liquido.
L'accesso all'appartamento, conosciuto da pochissimi e fidatissimi
uomini della famiglia, era consentito esclusivamente dietro la dizione
di una parola d'ordine e segnali
convenzionali concordati di volta in
volta dagli interessati.
Le dichiarazioni rese dai due collaboratori e le successive indagini
degli investigatori confermavano il
ruolo di primissimo piano della
consorteria mafiosa costituita dalla consorteria di San Luca e da Sebastiano Pelle nell'ambito della gestione del traffico di sostanze stupefacenti a livello non solo nazionale
ma anche internazionale.
SIDERNO - Sono rimasti
in undici dentro l’elenco
dei latitanti di massima
pericolosità ricercati dalle forze dell’ordine.
La pattuglia calabrese,
dopo l’arresto di Sebastiano Pelle, si è ulteriormente ridotta. Oggi all’appello del gruppo interforze
che cura la redazione
dell’elenco
nazionale
mancano solamente: Domenico Condello “u pacciu”, dominus delle cose
di mafia sulla città dello
Stretto e Giuseppe Giorgi
“u capra”, personaggio di
grande levatura criminale della Locride e stratega
dell’omonima cosca di
San Luca.
Sulle loro tracce ci sono, da tempo, i militari
dell’Arma del comando
provinciale e quelli della
Squadra mobile che, come si narra negli ambienti investigativi, in diverse
occasioni pare siano andati molto vicini alla loro
cattura.
L’elenco dei trenta ricercati più pericolosi, ormai da tempo e su scelta
del ministro dell’Interno,
non viene più aggiornato
ma, è giusto ricordarlo, il
bacino di estrazione dei
criminali da catturare è
assai ricco e variegato.
Nel database degli investigatori, in particolare
di quelli che lavorano nella Locride, nelle prime
posizioni ci sono i fratelli
Rocco e Giuseppe Aquino. Per la loro cattura si
stanno impegnando le
migliori risorse investigative della provincia e,
anche ieri, sono state effettuate diverse perquisizioni a Marina di Gioiosa.
gio.ve.
Il padrino è ricercato da undici anni. La prima denuncia già nel 1981 e otto anni più tardi il primo reato associativo
Peppe “u capra”: lo stratega delle cosche di San Luca
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - A soli venti anni il
suo nome è finito sul mattinale delle forze dell’ordine. Giuseppe Giorgi “u capra”, boss in
fuga di San Luca, già da giovane sgomitava per trovare il
suo giusto spazio nel panorama criminale della Locride.
Quello che oggi, dopo gli arresti di massa richiesti dai magistrati dalla Dda di Reggio
Calabria, è il più importante
fra i “padrini” in fuga della
‘ndrangheta reggina venne
segnalato e denunciato, per la
prima volta, dai carabinieri di
San Luca per concorso in detenzione e porto abusivo di
una pallottola per pistola.
Poca cosa per colui che, per
gli ambienti investigativi della provincia di Reggio Calabria, è il vero e proprio stratega dell’omonima cosca sanluchese e vanta una parentela
importante con la cosca Romeo “staccu”.
Solo due anni dopo, però,
GiuseppeGiorgio proseguela
sua carriera criminale con un
Sopra Giuseppe Giorgi e accanto il procuratore Pignatone e il generale Parente (ph Sapone)
fermo di polizia giudiziaria
per rapina a mano armata,
porto e detenzione di armi.
“Tali disavventure giudiziarie - spiegano gli investigatori
dell’Arma - colorate da un assidua frequentazione di pregiudicati, gli valgono nell'86
la misura della diffida di pubblica sicurezza. Tale provvedimento non è riuscito, tuttavia,
a stimolare l'attivazione di alcun processo di revisione critica del proprio percorso criminale, in quanto già nell'88
si è ritrovato nuovamente indagato per ricettazione e nell'89 inserito nel contesto di
una ben organizzata associazione per delinquere di stampo mafioso”.
Giuseppe Giorgi “u capra”,
poi, è stato coinvolto nel procedimento nato dall'operazione
“Lady O” e nel procedimento
“Sorgente”. Nel primo il boss
di San Luca viene condannato, in primo grado, a 15 ani di
reclusione confermata dai
giudici d'appello; nel secondo
viene condannato a 23 anni di
reclusione, ridotti a 17 dai
giudici d'appello.
Sono due, infine, i provvedimenti pendenti a carico di
Giuseppe Giorgi: un ordine di
esecuzione per la carcerazione emesso il 13 ottobre del
2000 dalla Procura Generale
della Repubblica - Ufficio esecuzioni penali - di Reggio Calabria in quanto condannato
alla pena di anni 17 di reclusione per reati in materia di sostanze stupefacentie unprovvedimento di esecuzione di pene concorrenti nei confronti
di un condannato in stato di libertà e contestuale ordine di
esecuzione in data 12 luglio
2007 dalla Procura Generale
della Repubblica - Ufficio esecuzioni penali - di Catania in
quanto condannato alla pena
di anni 28 e mesi 6 di reclusione - multa di 10.000,00 euro,
con l’interdizione dai pubblici
uffici perpetua, l’interdizione
legale durante pena e la libertà vigilata per tre anni.
Giuseppe Giorgi, infine, è
latitante dal 1995 e per la sua
cattura sono state diramate le
ricerche anche in ambito internazionale.
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14 Calabria
La presidente del museo
«Non riceviamo più i finanziamenti»
di FRANCESCO SORGIOVANNI
MUSABA Sos. E' emergenza
al Museo Santa Barbara di
Mammola, nella Locride, dopo il crollo della copertura del
chiostro che dà accesso all'intero complesso. A causa delle
forti precipitazioni dei giorni
scorsi ha ceduto all'improvviso la struttura in legno, che
era stata realizzata oltre venti
anni fa a protezione dell'antica terme-cisterna romana all'interno del chiostro del complesso monastico, luogo che
ospita la sede della Santa Barbara Art Foundation e importanti opere esposte nel parco.
Oltre cento metri quadrati di
tavole e travi, con altro materiale bituminoso, ridotti a un
cumulo, e che solo per un caso
non hanno procurato danni
alle persone. Infatti, il crollo è
avvenutodurantela notteead
accorgersi per prima è stata la
presidente del MuSaBa, Hiske
Maas, che insieme all'artista
Nik Spatari, nel 1969, hanno
fatto nascere l'importante
istituzione culturale nel cuore della Calabria. Un cumulo
di macerie che sta anche a significare il pericolo di definitiva chiusura ad un processo
culturale tirato avanti per anni a via di stenti, di appelli, di
sacrifici personali. Di denunce, avolte, da partedei responsabili del MuSaBa verso chi ha
sempre tentato di bloccare
quella che l’architetto Bruno
Zevi ha definito “visione utopistica del patrimonio mediterraneo”. E l'ultima denuncia è di ieri e porta la firma della battagliera Hiske Maas,
musa ispiratrice e compagna
di una vita dell'artista Spatari. “Il mancato intervento per
il restauro e consolidamento
da parte della Regione Calabria (intervento finanziato
dall'ex assessore Saverio Zavettierinel lontano2004 -fondi POR Calabria 2000/2006 Asse II Beni Culturali) - scrive
Maas - ha comportato il crollo
della copertura dell'antica terme-cisterna romana all'interno del chiostro dell'antico
complesso, oggi Museo, danneggiando gravemente l'opera d'arte monumentale dell'artista austriaco Karl-Heinz
Steck , “Lancia”, del 1988.
L'artista di Innsbruck ha progettato e realizzato per la fondazione del MuSaBa un'opera
che aveva la funzione di contrastare la restaurata-reinventata facciata della millenaria ex cappella del complesso
monastico. Una lancia di cinque metri in ferro, cemento,
legno, pittura e fogli d'oro
conficcata su un lato dell'edificio storico. Il suo danneggiamento è la metafora dell'indifferenza di molti agli appelli
lanciati dall'altura del Torbido. Sono anni che subiamo
sgarbi istituzionali - afferma
la presidente del museo -, perché le richieste non vengono
onorate, perché c'è una slealtà
obiettiva nei rapporti, contro
ogni ipotesi di collaborazione
Musaba di Mammola
Sos per il crollo
Il cedimento della copertura del chiostro ha danneggiato un’opera
con MuSaBa. E poi progetti finanziati, anche per lavori urgentissimi, come questo, che
attengono alla salvaguardia e
alla sicurezza, non vengono
avviati per motivi incomprensibili”. Un cedimento prevedibile se si considera che nessun
intervento è stato possibile attuare sulla struttura in legno,
da quando è stata installata,
per mancanza di fondi. Circa
cinque anni fa risulta un finanziamento erogato dalla
Regione Calabria di
420.488,35 (Il 50%delle spese
lo deve sostenere la fondazione) per lavori di conservazione e restauro innovativo dell'ex complesso monastico
Santa Barbara (Regione Calabria - Por Calabria 2000-2006 Risorse Culturali Misura 2.3°
- Recupero, Restauro, Valorizzazione e gestione del patrimonio Architettonico e paesaggistico privato di interesse pubblico), nel quale ospitare la cospicua e pregevole col-
L’opera di Karl-Heinz Steck danneggiata dal crollo; in alto: i resti
della copertura che ha ceduto
lezione d'arte contemporanea
di cui dispone la Fondazione. I
lavori, a quanto assicura la
stessa responsabile del museo, sono stati eseguiti e in essi
non erano compresi quelli di
manutenzione della copertura crollata ieri, che invece eranoinseriti inunaprogettazione più complessiva, che finora
non avrebbetrovato adeguata
copertura finanziaria da parte delle istituzioni preposte.
“Nel corso di questi 40 anni aggiunge ancora Hiske Maas
- è stato offerto dalla Fondazione un permanente centro di ricerca e formazione artisticoarchitettonica ottenendo piccoli contributi scemati nel
tempo. Dal 2008 la Fondazione non percepisce nemmeno
quei minimi contributi. L'urgenza del problema strutturale del MuSaBa, progetto a lungo termine, non può essere un
alibi per l'immobilismo regionale”. Ora bisogna fare in modo di riavviare il cammino sul
A Roma lo spettacolo tratto dal libro di Leporace
“Toghe rosso sangue”
La legalità va in scena
DALLA morte della giustizia alla giustizia della morte una linea rossa, del rosso del sangue,
unifica tristemente l'Italia nella sua storia picupa.
Nell'arco di 25 anni, dal 1969 al 1994, 27 magistrati italiani hanno perso la vita per mano
della mafia, della 'ndrangheta, del terrorismo
rosso, di quello nero, di soliti ignoti o di tristemente noti. Con pochissime eccezioni, oltre alla
pena di morte decretata dai mandanti e decantata dagli esecutori, tali magistrati hanno subito una nuova morte: l'oblio.
Per rendere giustizia a questi martiri della
Giustizia nasce Toghe rosso sangue, primo libro di Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata, giunto oggi alla quinta edizione e adattato drammaturgicamente da Giacomo Carbone.
Sulla scena protagoniste dello spettacolo teatrale - dal 6 al 18 dicembre a Roma alla Casa delle
Culture - sono le storie di 6 magistrati: Agostino Pianta, ucciso il 17 marzo del 1969 a Brescia,
Emilio Alessandrini, colpito a morte nel 1979
da un killer di Prima Linea durante gli anni di
piombo; Mario Amato, assassinato nel 1980 da
terroristi di estrema destra; Bruno Caccia, vittima della 'ndrangheta nel 1983; Paolo Borsellino, barbaramente ucciso il 19 luglio del 1992
dalla mafia, Paolo Adinolfi, magistrato romano
scomparso nel 1994.
La storia di questi giudici attraversa la storia
dell'Italia: dagli errori giudiziari verso il singolo cittadino ai processi sommari dei Nuclei Armati Rivoluzionari, dal Padrino di Coppola e
Brando alla Magliana di Placido e Scamarcio,
dalle micce corte di Prima Linea ai lunghi strascichi di Via D'Amelio, dalla sabbia e dal vento
della Calabria alle vendette delle 'ndrine per le
vie della grigia Torino, dalle stragi di Stato allo
stato di scomparso di Paolo Adinolfi.
Quattro voci, quattro attori, quattro anime
avvolte da un'atmosfera tra il realismo e il noir e
da una scenografia essenziale, che mirano con
rabbia e con amore ad un teatro che non spettacolarizza ma, senza condanne nè valutazioni
politiche, silenziosamente grida un omaggio a
uomini morti nell'adempimento del loro dovere: un omaggio al loro senso dello Stato. Un vecchio Stato di appena 150 anni.
r. c. Paolo Borsellino
parco del Museo Santa Barbara, scrigno di inestimabili pitture, disegni, grafiche e sculture di artisti del livello di Baj,
Bertini, Giacometti, Macario,
Persico, Ricci, Scanavino,
Scanga, Schifano, Shiao, per
finire all'altro grande artista
Rotella. Col pensiero tra le antiche mura del complesso monastico dove trova spazio “Il
sogno di Giacobbe”, uno
straordinario dipinto tridimensionale di 240 metri quadrati che copre tutto lo spazio
della volta e dell'abside della
cappella antica dell'abbazia di
Santa Barbara. L'opera, realizzata da Nik Spatari tra il
1991 ed il 1995, racconta l'epopea di Giacobbe, prescelto
da Dio per far grande Israele e
portare il suo nome, attraverso il figlio Giuseppe fino in
Egitto. Ma allo stesso tempo
racconta la vita, con le sconfitte e le vittorie, i dolori e gli
amori, di un uomo messo alla
prova.
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Idee e società 59
Venerdì 11 novembre 2011
Venerdì 11 novembre 2011
Il sostituto pg Santo Melidona chiede la conferma delle condanne di primo grado
Prima Luce riparte in Appello
Alcuni degli imputati furono scarcerati per decorrenza dei termini
di CLAUDIO CORDOVA
IL SOSTITUTO procuratore generale Santo Melidona ha chiesto alla Corte d’Assise d’Appello
di Reggio Calabria la condanna
di tutti gli imputati del processo
“Prima luce”. Si tratta dell’iter
processuale scaturito da una
vecchi indagine della Direzione
distrettuale antimafia reggina
sulla faida di Sant’Ilario dello Ionio, paese della Locride.
Il processo, come detto, ha una
lunga storia. Infatti dopo le condanne di primo e secondo grado,
è ritornato al cospetto dei giudici
di Reggio Calabria, a seguito di
una serie di traversie. Nonostante le condanne in primo e in se-
condo grado dei soggetti coinvolti, i tempi siderali di redazione delle motivazioni della sentenza portarono alla scarcerazione degli imputati, se non detenuti per altra causa. Ne venne
fuori un scandalo che finì sulle
testate nazionali che puntarono
l’indice contro la lentezza della
giustizia. Successivamente la
Cassazione annullò la sentenza
di secondo grado grado e rinviò
le carte a Reggio Calabria per un
nuovo giudizio.
Il sostituto pg Melidona, dunque, ha chiesto ieri la conferma
dell’ergastolo, così come disposto dalle sentenze precedenti,
per Giuseppe Belcastro e Tommaso Romeo, entrambi ritenuti
responsabili dell’omicidio di
Emanuele Quattrone.
Per associazione e narcotraffico, inoltre, erano stati condannati i fratelli Domenico e Vincenzo D’Agostino, rispettivamente
a 26 anni e 25 anni 4 mesi di carcere. Per quest’ultimo, l’accusa
ha chiesto una condanna a 24 anni di reclusione. Conferma della
sentenza di condanna per Luciano D’Agostino, cugino dei fratelli Domenico e Vincenzo, che era
stato punito con 19 anni di carcere.
L’indagine “Prima luce”, coordinata dall’allora pm Nicola
Gratteri (oggi procuratore aggiunto), puntò la propria attenzione sulle famiglie mafiose di
Sant’Ilario dello Ionio,
coinvolte in una sanguinosa guerra di mafia,
durata diversi anni.
Il processo si divise poi
in due diversi tronconi.
Uno celebrato con il rito
ordinario al Tribunale di Nicola Gratteri
Locri, l’altro con l’abbrestato gravato da un’altra conviato a Reggio Calabria.
In entrambi i casi furono dure danna al carcere a vita rimediata
le condanne per gli imputati che, nel processo “Valanidi”, nato da
però, non impedirono la scarce- una maxioperazione della Dda
razione di Belcastro, a causa del- nel contrasto alle cosche, a metà
la lentezza dei giudici estensori degli anni ‘90. Nelle prossime
delle motivazioni di condanna settimane la parola passerà alle
difese degli imputati. Qundi si
d’Appello.
Tommaso Romeo, l’altro erga- arriverà ad una nuova sentenza
stolano, sarebbe stato scarcerato di secondo grado da sottoporre
insieme a Belcastro, se non fosse alla Cassazione.
A Bagnara il primo appuntamento 2011-2012 dell’associazione “Riferimenti”
Pronta la Gerbera Gialla
Un convegno sulla figura dell’imprenditore Gennaro Musella
Di FRANCESCO IERMITO
PRENDE il via il prossimo 14 novembre il percorso nazionale della Gerbera Gialla 2011-2012,
promosso dal coordinamento
nazionale antimafia “Riferimenti” con il patrocinio del Ministero
alla Pubblica Istruzione e quello
della presidenza del Consiglio
Regionale della Calabria.
L’associazione ha organizzato
un incontro incentrato sulla figura di “Gennaro Musella”, vittima innocente di mafia, che si terrà presso la città a lui tanto cara,
Bagnara Calabra. Alla conferenza dal titolo “Oltre la Memoria,
Gennaro Musella - Imprenditoria e legalità”, prenderanno parte tra gli altri il presidente della
Provincia di Reggio Calabria,
Giuseppe Raffa, il presidente del
Consiglio Regionale, Francesco
Talarico, l’autore di una biografia sull’imprenditore salernitano di prossima pubblicazione,
Ulisse di Palma, il sindaco di Bagnara Calabra, Cesare Zappia,
un rappresentante dell’Associazione Olimpia e il presidente nazionale del coordinamento,
Adriana Musella.
L’idea di far iniziare il percorso
nazionale proprio a Bagnara Calabra risale a questa estate, in occasione della premiazione di
Adriana Musella con “L’Amo
d’Oro 2011” per il sociale, un premio all’intraprendenza mediterranea organizzato dall’Associazione Olimpia.
Nel corso della serata, lo stesso
sodalizio organizzatore propose
pubblicamente all’amministrazione comunale di intitolare la
piazza più grande della città all'ingegner Musella dal momento
che l’imprenditore rappresenta,
a tutti gli effetti, un personaggio
storico rilevante per la cittadina
del basso Tirreno.
La proposta fu accolta con
grande emozione dal vicesindaco, Giuseppe Spoleti, il quale si
impegnò pubblicamente a farla
approvare in giunta.
Il percorso “Gerbera Gialla” interesserà tutto il territorio nazionale e si concluderà il 3 Maggio
2012, trentennale dell'attentato
a Gennaro Musella, a Reggio Calabria, in presenza delle più alte
istituzioni nazionali, tra cui il
procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.
Soddisfazione per l'iniziativa
che avrà lo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni è stata
manifestata da Adriana Musella
che ha dichiarato: «Grazie al nostro pluriennale impegno, oggi
constato la nascita di una coscienza critica che prima mancava soprattutto tra i giovani. Ricordo che quando ho iniziato la
mia attività, in Calabria si nega-
va persino l’esistenza del fenomeno mafioso. Da allora abbiamo seminato molto e con grande
soddisfazione posso affermare
che oggi i giovani non sono quelli di 20 anni fa. Essi non ignorano ma conoscono perfettamente
la realtà che li circonda; sono informati, discutono del fenomeno
e manifestano la loro indignazione. Scendere in piazza non è un
gesto inutile, come tanti pensano, poiché dimostra la ribellione
dei giovani alla criminalità organizzata e la loro voglia di cambiare».
E conclude: «Venticinque anni
fa, insieme al giudice Caponnetto, ho creduto fortemente che si
potesse scrivere una storia nuova solo attraverso le giovani generazioni e oggi ho la conferma
che la mia idea era giusta».
Piero Grasso e Adriana Musella
Prestipino a Palermo parla delle donne di ’ndrangheta
«LE DONNE della ‘Ndrangheta hanno un ruolo sostanziale e non più solo formale. Oggi sono le vere custodi del potere mafioso all’interno delle famiglie calabresi. Da indagini recenti è emerso come siano loro a
tenere la cassa della contabilità e fare da tramite tra il
carcere e l’esterno». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino, a
marginedellapresentazionedel numero67dellarivista distoria escienze socialiMeridiana, allabottega di
Libera a Palermo. Il seminario è organizzato dall’associazione di don Ciotti e dall’università di Palermo. «Le
donne della ‘Ndrangheta esercitano un potere di influenza, pur non potendo occupare spazi propri del po-
tere maschile o partecipare a riunioni, affiliazione, e
riti di iniziazione», scrive Ombretta Ingrascì nel suo
saggio su “Donne, ‘Ndrangheta e ‘ndrine”. Tra le storie raccontate c’è anche quella di Giusy Vitale, reggente del mandamento di Partinico e collaboratrice dal
2005, descritta dalla studiosa Alessandra Dino come
un funambolo. «Tenta di sfidare il contesto maschilista che la circonda, ma è costretta ad accettare le sue regole, pagando in prima persona la violenza di un mondo che la esclude – osserva - Nel voler dimostrare che
una donna sa fare le stesse cose di un uomo non si accorge o non vuole prendere coscienza di essersi identificata col modello maschile che la opprimeva».
Aula bunker
“Alta tensione”
Colamonici
dà il via alla sua
requisitoria
HA DISCUSSO solo la parte riguardante il reato associativo. Il
sostituto procuratore della Dda di
Reggio Calabria, Marco Colamonici, concluderà il proprio intervento, con le relative richieste, il
prossimo 12 gennaio nell'ambito
dello stralcio di abbreviati del procedimento “Alta tensione”, celebrato contro le cosche BorghettoZindato-Caridi, federate alla potente famiglia di Libri di Cannavò.
Una trentina di imputati, la maggior parte dei soggetti implicati
nell'operazione, eseguita il 29 ottobre 2010 dalla Squadra Mobile
diretta da Renato Cortese, ha scelto di essere giudicata con il rito ordinario. Questo stralcio di abbreviati, però, riveste comunque
un'importanza non da poco, perché vede alla sbarra alcuni tra i
soggetti di vertice dei sodalizi,
egemoni nei territori di San Giorgio Extra, Modena e Ciccarello, investigati dal pm Colamonici: Antonino Arabesco, Antonino Caridi, Antonino Idotta, Francesco
Zindato, Gaetano Andrea Zindato,
nonché il collaboratore di giustizia Carlo Mesiano. Personaggi di
indubbio spessore criminale come
il genero del defunto boss Mico Libri, Antonino Caridi, già condannato, anche in appello, nell'ambito
del processo “Testamento”, ma anche Francesco Zindato, detto
Checco, accusato dell'omicidio
Lauteta, ucciso per motivi passionali, e il giovane Gaetano Andrea
Zindato, già condannato, anche in
appello, in uno stralcio del cosiddetto processo Campolo.
cla. cor.
Tentò di uccidere il figlio tossicodipendente
il gip lo condanna a 16 anni di reclusione
Ecco dove
il padre
sparò
al figlio
di FABIO PAPALIA
SPARÒ al figlio tossicodipendente, condannato a 16 anni
di carcere per tentato omicidio. Una condanna pesantissima, quella inferta ieri mattina
dal Gip Vincenzo Pedone nel
giudizio abbreviato a carico di
Giuseppe Caridi, l'uomo di 73
anni che lo scorso aprile sparò
tre volte con un fucile da cac-
cia calibro 12 contro il proprio
figlio, A.G.C di 35 anni, mentre ancora giaceva nel letto.
Una tragedia dell'esasperazione, con l'anziano padre costantemente pressato dalle richieste di dinaro da parte del
figlio tossicodipendente, che
lo minacciava continuamente
di morte. Furono le Volanti
dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, allora dirette dal vice questore aggiunto Fabio Catalano con la
collaborazione del commissario capo Enrico Palermo, a intervenire in un appartamento
di via Sbarre Superiori, dove
poco prima erano stati segnalati alla Sala operativa della
Questura dei colpi d'arma da
fuoco. Gli agenti trovarono il
giovane riverso in un lago di
sangue nella propria camera
da letto. La vittima, che si trovava agli arresti domiciliari,
era stata attinta da colpi d'arma da fuoco al volto e alla parte alta del torace. Dopo una
breve quanto proficua attività
info-investigativa gli agenti
delle Volanti accertarono che
era stato proprio il padre, armatosi di un sovrapposto da
caccia legalmente detenuto, a
esplodere i 3 colpi contro il figlio prima di allontanarsi dall'appartamento. L'anziano fu
individuato subito dopo, grazie anche all'elicottero del V
Reparto Volo, da una pattuglia delle Volanti nei pressi
della villetta di via Botteghelle, nei pressi della scuola “Galluppi”. Condotto in Questura
l'uomo ammise le proprie responsabilità, spiegando anche di aver perso la moglie da
circa tre anni, l'anziano era
convinto che la donna fosse
stata portata alla tomba dall'aver fatto una malattia dello
stato di tossicodipendenza del
figlio. Seguì l'arresto in flagranza per tentato omicidio
mentre l'arma fu recuperata
dietro una porta dello stesso
appartamento. Il giovane, invece, trasportato ai Riuniti e
ricoverato in Rianimazione, è
sopravvissuto alle ferite. Il
Gip ha concordato con la richiesta di colpevolezza avanzata dal pm Annalisa Arena,
sebbene la pubblica accusa
avesse chiesto una pena, 12
anni di reclusione, inferiore a
quella poi effettivamente inferta dal Gip Pedone, che ha
condannato Giuseppe Caridi
per tentato omicidio a scontare 16 anni di carcere.
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A Rosarno gli inquirenti sono al lavoro per decifrare il tentato omicidio di Giovanni Nocera
Un agguato dai mille risvolti
Tanti i lati oscuri rispetto alla versione fornita dalla vittima alla polizia
di MICHELE ALBANESE
ROSARNO - E' nebuloso e pieno di misteri il ferimento avvenuto l'altro ieri pomeriggio
di Giovanni Nocera, il giovane di 33 anni di Rosarno.
La vittima dovrà chiarire
alla Polizia molte cose che allo
stato appaiono poco chiare. A
cominciare dall'effettiva dinamica dei fatti, dal luogo della sparatoria,dalla modalitàe
da altre circostanze come ad
esempio l'identità della persona che lo ha accompagnato in
ospedale sui quali si cerca di
fare chiarezza.
Si aspetta che le sue condizioni migliorino per essere
nuovamente sentito dagli
agenti della polizia del commissariato di Gioia Tauro, diretti dal vice-questore Francesco Rattà e coordinati dal
sostituto Antonio D'Amato.
Nel frattempo sono emerse
alcune incongruenze rispetto
alla versione che lo stesso Nocera dopo essere stato accompagnato in ospedale a Polistena ha raccontato alla Polizia.
La prima quella più macroscopica è legata al luogo della
sparatoria. Nocera ha dichiarato che stava camminando a
piedi lungo la via Nazionale
Nord nei pressi dell'attuale
presidio del nucleo anticrimine della Polizia, e che ad un
certo punto si è sentito un bruciore alla gamba accorgendosi di essere stato attinto da un
colpo di pistola.
Versione questa che ha fatto scattare alcuni accertamenti della Polizia che sul posto indicato da Nocera non ha
trovatonetracce disanguene
bossoli esplosi. Segno questo
che forse le cose sono andate
in maniera diversa. Altro
aspetto non secondario è legato al proiettile che lo avrebbe
raggiunto. Si è accertato che il
giovane è stato raggiunto alla
coscia destra da alcune schegge di proiettile e non da un colpo di pistola. Ed anche in questo caso le ipotesi su come so-
no diverse rispetto alla versione raccontata da Nocera.
Ma c'è un terzo punto sul
quale si concentrano l'attenzione della Polizia. Nocera ha
raccontato che dopo essersi
accorto di essere rimasto ferito ha fermato un passante facendosi accompagnare in
ospedale. Questa persona, allo stato ignota, sembra essere
sparita nel nulla. Nessuno,
nemmeno il Nocera sa chi è e
soprattutto perché dopo aver
accompagnato presso il pronto soccorso di Polistena il ferito si è dileguato facendo perdere le sue tracce. Possibile
che lo stesso Nocera non sapesse chi fosse? E poi perché
non ha aspettato in ospedale
per accertarsi delle condizioni del giovane che aveva soccorso? Ma ci sarebbe di più.
Nocera, sembra, abbia dichiarato di aver lasciato la sua auto nei pressi del luogo dove è
avvenuto il ferimento.
Controlli della polizia
Anche il Comune di Gioia Tauro ha dato il proprio assenso al patto dei sindaci
Sostenibilità energetica e ambiente
Via libera del consiglio comunale: «Ridurre del 20% le emissioni di gas serra»
di ALESSANDRO TRIPODI
GIOIA TAURO - Attraverso un comunicato diramato dal presidente
del Consiglio comunale, Domenico
Cento, si rende noto che anche Gioia
Tauro sottoscrive il patto dei sindaci ed accoglie l'iniziativa lanciata
dall'Unione Europea per la sostenibilità energetica ed ambientale entro il 2020.
Il civico consesso, nella seduta di
lunedì scorso, in seguito ad una
partecipata discussione, ha votato
all'unanimità un documento proposto dall'assessore all'Ambiente
Domenico Savastano.
«L'Amministrazione comunale è
ora impegnata a lavorare per predisporre un piano d'azione vincolante
- è scritto nella nota - con l'obiettivo
di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra attraverso politiche locali che promuovano il ricorso alle energie rinnovabili e puntino al miglioramento dell'efficienza
energetica nel territorio comunale
tramite misure di risparmio e razionalizzazione dei consumi». Per l'intera Giunta, quello approvato in
Consiglio è un documento importante che può concretamente aiutare l'amministrazione ad investire
nelle politiche energetiche e a piani-
ficare la sostenibilità ambientale
della città.
«Ci metteremo subito al lavoro hanno dichiarato Savastano e Cento - perché l'adesione del Comune
non deve essere solo formale. Costituiremo un tavolo operativo con il
coinvolgimento dei settori di competenza, ma anche della parte attiva
della società civile della città - hanno continuato - per arrivare in breve
tempo all'adozione del piano d'azione per l'energia sostenibile (Paes) e
candidare Gioia Tauro nel contesto
europeo agli eventuali finanziamenti che saranno destinati alle città che realizzano buone pratiche in
A Palazzo Alemanni incontro con i sindaci di “Città degli Ulivi”
Il futuro della sanità e piano di rilancio
del porto: le rassicurazioni di Scopelliti
di FRANCESCO PAPASIDERO
CATANZARO - La tanto attesa riunione tra i sindaci della
Piana e il governatore Scopelliti c'è stata. Alcuni dei primi cittadini, in rappresentanza dell'associazione “Città degli Ulivi”, come il presidente Zampogna, esindaci di
Terranova Salvatore Foti, di
San Pietro di Caridà Mario
Masso ed il vicesindaco di
Gioia Jacopo Rizzo, hanno
quindi potuto discutere delle
problematiche del territorio
insieme al presidente della
Giunta Regionale e agli assessori Mancini e Stillitani.
Tanti i punti affrontati. In
primis la sanità. Su questo
Scopelliti è stato chiaro. «Il
presidente Scopelliti - ha detto il sindaco di Scido e presidente di “Città degli Ulivi”
Giuseppe Zampogna - è stato
abbastanza disponibile ad
aprire un confronto con il
territorio della Piana di Gioia
Tauro sulle problematiche
che gli abbiamo sottoposto
durante l'incontro».
Anche in questo caso gli accertamenti della Polizia
avrebbero dimostrato altro,
nel senso che l'auto della vittima è stata trovata regolarmente chiusa in un luogo diverso da quello indicato da
Nocera le cui condizioni di salute sono per fortuna buone.
I sanitari del reparto di chirurgia vascolare dei Riuniti
di Reggio Calabria dove era
stato trasferito da Polistena
perché si riteneva che potesse
essere stata lesa l'arteria femorale hanno escluso questo
rischio, per cui Nocera dopo i
controlli è stato riportato nel
nosocomio di Polistena. I misteri su come sono andati i fatti dovranno essere chiariti
presto dallo stesso Nocera. Il
giovane, imparentato con i
Bellocco di Rosarno, è ufficialmente incensurato anche
se in passato è stato indagato
per reati contro il patrimonio.
L’assessore Mancini e il governatore Scopelliti
Due, ovviamente i punti
critici su cui si è basata la discussione della rappresentanza di primi cittadini in
questa trasferta catanzarese: il porto di Gioia Tauro e la
sanità. «Per quello che riguarda il porto, Scopelliti ci
ha detto di aver incontrato i
vertici di Contship, e che sono
in programma una serie di
iniziative per il rilancio dello
scalo. Per quel che riguarda
la sanità, il presidente ha garantito il suo impegno per il
rafforzamento dell'esistente. Per quel che riguarda la
costruzione del nuovo complesso ospedaliero, Scopelliti
ha ribadito come all'atto del
suo insediamento si sia trovato davanti ad una decisione presa dai suoi predecessori, e che per lui, comunque,
non è importante “dove” l'ospedale sarà costruito, ma
che invece venga costruita
una struttura degna di tale
nome per poter dare risposte
concrete ai cittadini».
A Palazzo Alemanni la rappresentanza di primi cittadini ha anche parlato di trasporti, di ambiente e di urbanistica. «Abbiamo fatto presenti i problemi alla mancata
copertura finanziaria del
bando per la riqualificazione
dei centri storici e le difficoltà
che i comuni stanno ravvisando su questo tema».
Alla fine, come proposto
dal sindaco di Cinquefrondi
Cascarano durante la riunione di lunedì scorso, Zampogna e gli altri sindaci presenti ieri a Catanzaro hanno invitato ufficialmente il presidente Scopelliti ad un incontro pubblico. Il primo “step”
propedeutico per questo incontro sarà quello di stilare,
durante la prossima riunione dei sindaci, una sorta di
“memorandum” su cui scrivere i problemi del territorio
pianigiano. Problemi ai quali il governatore si è detto
pronto a dare risposte nell'incontro che lo stesso avrà con i
sindaci della Piana di Gioia
Tauro.
tema di sostenibilità energetica e
ambientale». Fra le possibili azioni
candidabili nell'ambito del Paes sono compresi gli interventi per l'efficienza, il risparmio e il miglioramento energetico del patrimonio
comunale, la pianificazione energetica dello sviluppo urbano del territorio, il miglioramento dell'efficienza energetica nel settore residenziale privato, la mobilità sostenibile e la promozione dell'uso di
veicoli a basso impatto ambientale,
la promozione delle fonti di energia
rinnovabile nel territorio comunale
e la crescita della cultura della sostenibilità ambientale nei cittadini.
Rocco Camillò si consegna alla polizia
Spaccio a Taurianova
Finisce in manette
anche il terzo pusher
TAURIANOVA - Nel tardo pomeriggio mercoledì gli agenti
dei Commissariati di Taurianova e Cittanova hanno tratto
in arresto Rocco Camillò, 33
anni, natoa Polistenama residente a San Giorgio Morgeto.
Camillò che era risultato irreperibile dal giorno precedente allorquando, personale
della Squadra Mobile di ReggioCalabria direttadaRenato
Cortese e del Commissariato
di Taurianova, diretto dal vice-questore, Andrea Ludovico. operando sotto le direttive
del questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, aveva eseguito l'ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal gip del Tibunale di Palmi, Fulvio Accurso,
su richiesta del sostituto procuratore di Palmi Antonio
D'Amato, traendo in arresto:
Agostino Pratticò di 29 anni e
Francesco Giovinazzo di 26
anni.
Camillò, accompagnato dal
proprio legale di fiducia, si
consegnava agli uomini del
vice-questore, Andrea Ludo-
vico.
L'arrestato che vanta a proprio carico segnalazioni specifiche in materia di stupefacenti, al termine delle operazioni di Polizia Giudiziaria veniva accompagnato presso la
sua abitazione per rimanervi
in regime di arresti domiciliari. L'operazione. eseguita dalla Polizia di Stato aveva trovato origine da una serie di attività investigative, supportata
da attività di natura tecnica
nei confronti di numerosi
soggetti originari di Taurianova, nonché di paesi limitrofi, sospettati di essere dediti all'illecito spaccio di sostanze
stupefacenti.
Gli agenti del Commissariato di Taurianova nel corso dei
servizi di appostamento, pedinamento ed attività di osservazione, avevano conseguito
risultati positivi nei confronti
dialcunidegli indagatiiquali
erano stati trovati in possesso
di sostanza stupefacente (del
tipo cocaina e marijuana) detenuta ai fini dello spaccio.
m. a.
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Piana
Venerdì 11 novembre 2011
Dopo i proiettili sparati contro due negozi, nella notte sono state bruciate due automobili
Racket, summit in prefettura
Magistrati e forze dell’ordine si confrontano sull’emergenza intimidazioni
di ANTONIO MORCAVALLO
ANCORA atti intimidatori
in città. Dopo i colpi di pistola esplosi contro le vetrate di
due attività commerciali nei
gironi scorsi, nella passata
notte sono stati registrati
due incendi dolosi. In fiamme sono andate due autovetture. In entrambi i casi le automobili sono state cosparse
di liquido infiammabile e poi
bruciate. Atti che fanno crescere l’allarme criminalità
in città. Con l’ipotesi investigativa principale seguita
dalle forze dell’ordine che
porta sulla pista di una nuova ondata di estorsioni. Ipotesi sulla quale lavora la
Squadra Mobile della Questura, da dopo gli spari contro i negozi (Charter e il bar
New Continental). Per quella che potrebbe divenire anche una vera e propria emergenza, per fronteggiare la
quale è stata decisa una riunione urgente in prefettura.
Per quanto riguarda le
due automobili bruciate, invece, al momento, l’unica
certezza sembra essere quella dell’atto doloso.
La prima vettura, una Fiat
Panda, è stata incendiata la
scorsa notte, intorno alle 22
su via Popilia. L’auto era regolarmente parcheggiata
sotto casa del proprietario,
un uomo di 48 anni. Appena
scoppiato l’incendio un passante ha lanciato l’allarme.
Sul posto sono accorse le
pattuglie della Squadra Volante e una squadra del Comando provinciale dei Vigili del fuoco. Al termine delle
operazioni di spegnimento,
gli agenti di polizia, coordinati dal vicequestore Pietro
Gerace, hanno provveduto
ai rilievi del caso. Vicino
l’automobile è stata rinvenuta una bottiglia di plastica con dentro della benzina.
Chiaro il messaggio. Il proprietario dell’auto, sentito
dalle forze dell’ordine, non
ha riferito di minacce o di richieste estorsive.
Il secondo rogo doloso che
nella passata notte ha mandato in fumo un’auto si è registrato nei pressi di via Romualdo
Montagna,
nell’area dell’ex Cartiera di
Bilotti. Anche in questo caso
è stata data alle fiamme una
Fiat Panda. L’incendio, definito doloso dalla verifica dei
Vigili del fuoco, è stato appiccato intorno alle 2,30. In
questo caso, potrebbe esserci un movente, però. Infatti,
il proprietario del mezzo ha
riferito agli agenti della
Squadra Volante che sono
intervenuti insieme ai pompieri, di aver avuto una discussione con alcuni ragazzi. Questo poco prima
dell’incendio. L’uomo avrebbe ripreso i giovani che avevo abbandonato dell’immondizia proprio vicino alla
Auto della polizia
propria automobile. Poi il
rientro in casa e, a distanza
di pochi minuti, l’incendio.
Sul posto è intervenuta anche la Polizia Scientifica per
i rilievi.
Intanto oggi, alle 11, in
prefettura si terrà un vertice per quello che sembra essere diventato una vera
emergenza, ovvero il racket
delle estorsioni. Al summit
con il prefetto Cannizzaro
prenderanno parte il questore Anzalone, il comandante provinciale dell’Arma, Ferace, il procuratore
capo di Cosenza, Dario Granieri, alcuni magistrati della Procura bruzia, oltre ai
vertici della altre forze
dell’ordine. Sul piatto eventuali contromisure da assumere per mettere un freno al
nuovo dilagare di atti intimidatori e, soprattutto, a
quel racket del pizzo che ci
sta dietro.
L’incidente intorno alle 11,30 nel tratto rendese. Ferite lievi per una donna
Circolazione in tilt sulla Ss107
Uno scontro tra due automobili blocca per un’ora la Silana-Crotonese
UNO SCONTRO fortuito tra due
auto, ieri intorno alle 11,30 ha
bloccato il traffico sulla Ss107.
L’incidente, per fortuna con un
solo ferito lieve (una donna), si è
verificato nel tratto della SilanaCrotonese del comune di Rende,
nella zona di Piano Monello.
Immediato l’allarme lanciato da
un automobilista che ha allertato
il 118. Sul luogo dell’incidente sono intervenute le forze dell’ordine
e una ambulanza. Prestate le cure
alla donna rimasta ferita, che si
trovava alla guida di una Fiat
Punto, gli agenti della Polizia
Stradale e una squadra di addetti
dell’Anas hanno provveduto alla
rimozione dei mezzi. Le automobili coinvolte nel sinistro si erano
messe di traverso sulla carreggiata, bloccando di fatto la circolazione stradale.
Le operazioni per liberare la Ss
107 hanno richiesto circa un ora.
E sulla frequentata arteria che attraversa Rende e Cosenza si sono
create delle lunghe code sia in direzione Paola che in direzione Sila.
La circolazione sulla Ss 107 è
tornata regolare intorno a mezzogiorno.
a.mor.
I soccorsi sul luogo dell’incidente
Il Sap davanti alla Stradale se la prende con il dirigente Provenzano
Due proteste dei poliziotti
L’Ugl polizia penitenziaria chiede il rispetto del sindacato
DOPO la protesta unitaria di
tutti i sindacati di Polizia, vigili del fuoco e Forestali, contro i
tagli del Governo, ieri gli uomini in divisa sono tornati in
strada per far sentire la propria voce. E il proprio disagio.
Un presidio dell’Ugl Polizia
penitenziaria ha affollato ieri
il marciapiedi davanti il carcere di Cosenza. Il Sap, invece,
ha manifestato davanti alla
sede della Polizia Stradale a
via Popilia. Una doppia protesta che ha portato in piazza la
particolare situazione che vivono anche le forze dell’ordine
e che, come detto, nelle passate settimane aveva portato i
sindacati di Polizia a chiedere
un obolo ai cittadini per poter
fare il pieno alla automobili di
servizio. Con il presidio
dell’Ugl davanti al carcere
“Cosmai” di Cosenza, i sindacalisti dela Penitenziaria hanno manifestato la volontà di ripristinate corrette relazioni
sindacali. La Segreteria Regionale Ugl Polizia Penitenziaria, ha riscontrato, come è
scritto nel volantino diffuso
ieri, «un sostanziale attacco
alle libertà sindacali dell'Ugl». «L'occasione è utile - si legge ancora nel documento distribuito agli automobilisti di
passaggio - per evidenziare lo
stato di abbandono in cui ver-
sa il personale della Calabria».
Presente in strada anche il segretario nazionale aggiunto
Tonino Mancini, che ha voluto manifestare la vicinanza al
personale penitenziario che
operanella casacircondariale
di Cosenza. In particolare, è
stato sottolineato dallo stesso
Mancini, vicinanza «per i gravissimi fatti di cui è stato vittima il Segretario regionale dell'Ugl Polizia penitenziaria,
Andrea Di Mattia, prima oggetto di minacce a mezzo lettera anonima assieme al Vice Segretario Regionale Carlo
D'Angelo, poi destinatario di
reiterati rilievi disciplinari
unitamente ad altri dirigenti
sindacali in servizio in diverse
sedi della regione Calabria».
Insieme ai sindacalisti calabresi, presente a manifestare
in strada, con tanto di striscione, anche una delegazione
proveniente dalla Puglia. La
seconda protesta “in divisa” si
è consumata davanti alla sede
di via Popilia della Stradale. In
campo per la difesa dei propri
colleghi è sceso il Sindacato
autonomo di Polizia (Sap). Il
sindacato, è stato spiegato durante la manifestazione di
protesta, «stigmatizza il comportamento del dirigente della Sezione di Polizia Stradale
di Cosenza». Il riferimento è a
Provenzano, come recitano i
manifesti affissi sul luogo della protesta. «Nei trascorsi tre
anni di sua gestione di un ufficio così importante - spiega la
segreteria provinciale del Sap
- numeroso personale da lui
diretto, ha preferito produrre
domanda di trasferimento
per altri posti di Polizia della
provincia (cosa mai successa
in passato). In tale periodo sono stati aperti molti contenziosi a frontedei quali assume
particolare gravità lo stato
“narcotizzante” del Dipartimento, il quale, nonostante le
conferme avute da diverse
ispezioni ministeriali, non ha
provveduto al momento alla
soluzione della crisi, anche a
cospetto di un trend di risultati negativi per l’anno 2010». Il
Sap, inoltre, dice che la vita dei
propri iscritti viene talmente
condizionata, da poterla «definire mobbizzata». «Le continue violazioni dell’accordo
nazionale quadro - sostiene
ancora il Sap - hanno determinato sia questa organizzazione sindacale che le altre a non
sottoscrivere gli accordi decentrati, e solo ora, dopo le
proteste, probabilmente si potrà raggiungere una intesa
con la dirigenza del Compartimento Polizia Stradale Calabria, che dovrà escludere per il
futuro indebite articolazioni
lavorative prodotte dalla dirigenza di Sezione a scapito dei
colleghi».
a. mor.
L’Ugl davanti al carcere e, sotto il Sap a via Popilia
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Cosenza 21
Venerdì 11 novembre 2011
E' TERMINATA ieri, davanti alla Corte d’assise
d’appello di Catanzaro, la
lunghissima requisitoria
del sostituto procuratore
generale Eugenio Facciolla nell’ambito del processo
di secondo grado per 47
imputati coinvolti nella
maxi operazione antimafia denominata «Missing».
L’inchiesta, condotta dalla
Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dal
Ros dei carabinieri, puntò
a fare luce su due sanguinose guerre di
mafia combattute sul territorio cosentino
tra gli anni '70 e
'90, con la ricostruzione, tra
l’altro, di decine
di omicidi di 'ndrangheta.
Una lunga scia di sangue versato fra Cosenza e il
suo hinterland nell’ambito
del contrasto fra i gruppi
criminali cosentini. Fu
Venerdì 11 novembre 2011
Nella lunga esposizione descritti tutti gli omicidi della guerra di mafia
Missing, finita la requisitoria
Il pg Facciolla depositerà per iscritto le richieste di pena
una guerra terribile, che
lasciò sulle strade decine di
morti, fra cui anche il direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai,
freddato mentre a bordo della
sua Fiat 500 stava andando a
prendere la figlioletta
all’uscita
di
scuola. Fu una
guerra senza
esclusione
di
colpi, durante la quale l’ordine dei boss era quello di
eliminare quante più persone possibili del clan rivale. A Cosenza per tutti gli
Tra i delitti
eccellenti quello
di Cosmai
anni ‘80 si è vissuto una
specie di coprifuoco perchè
gli esponenti dei gruppi giravano sempre armati
pronti a sparare alla vista
di un picciotto rivale. Per
essere uccisi bastava poco,
anche il semplice sospetto
di essere uno “specchietto”
cioè uno che monitorava
spostamenti e abitudini
per organizzare gli agguati. Sono morti anche dei
bambini, in questa vicenda, come il piccolo Pasqualino Perri ucciso mentre
era a cena col padre (vero
obiettivo dell’agguato) o
Francesco Bruni jr. Ragazzi di quartiere sono sta-
ti sequestrati, uccisi e dati
alle fiamme nelle loro auto.
E proprio alle storie dei
diversi delitti, inquadrandoli nel contesto della faida
per la supremazia sul territorio, si è dedicato il pg nella sua discussione durata
diverse udienze e conclusasi ieri mattina, prima del
rinvio del processo alla data del 16 novembre, quando Facciolla presenterà per
iscritto le proprie singole
richieste nei confronti dei
vari imputati.
A quel punto avranno
inizio le arringhe dei numerosi difensori impegna-
ti, che oggi hanno avanzato una richiesta di riapertura del dibattimento sulla
quale i giudici (presidente
Palma Talerico, consigliere Marco Petrini), si sono riservati di decidere. Il processo di primo grado per i 47 imputati si concluse, il 17 maggio
2010 davanti
alla Corte d’assise di Cosenza, con quattro condanne all’ergastolo, quelle di Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Franco
Perna, altre 32 condanne a
pene comprese tra i 12 ed i
29 anni di reclusione, e 11
assoluzioni, tra cui quella
del boss reggino Pasquale
Condello, detto «il supremo». Fra i condannati anche i collaboratori di giustizia che hanno dato un
consistente contributo alle
indagini.
Tutti gli imputati che sono stati ritenuti colpevoli,
sono stati condannati anche al risarcimento danni,
da liquidare in sede civile,
nei confronti
delle parti civili
che si sono costituite nei loro
confronti ossia
i familiari di Cosmai,
Luce,
Amendola, Mosciaro, Gigliotti
e Osso, i Comuni di Cosenza, Rende,
Amantea, Scalea, Paola e
San Lucido, la Regione Calabria e la Provincia di Cosenza.
Un semplice
sospetto bastava
per essere uccisi
La difesa dice che i rapporti erano consensuali, tutto si gioca sulla capacità d’intendere della vittima
«Gli orchi vanno condannati»
Il pm chiede circa 20 anni di carcere per il gruppo che abusò di un disabile
Un vero e proprio giocattolo sessuale,
da utilizzare a proprio piacimento e
poi magari mandare via. La terribile
storia di cui è protagonista un ragazzo di 27 anni, con disagi psichici, sta
per conoscere un suo primo epilogo.
Ieri infatti c’è stata la richiesta pene
delpmAntonello BrunoTridicoperle
dieci persone che hanno scelto il rito
abbreviato.
Altri tre protagonisti di questa vicenda, maturata in un contesto di incredibile degrado sociale, hanno scelto invece il rito ordinario. Tutti sono
accusati di violenza sessuale, anche di
gruppo, aggravata da pratiche particolarmente violente.
Abbiamo a che fare, ha ricordò il gip
Marletta nella sua ordinanza, con
rapporti anali, orali e sadomaso. Gli
attuali indagati avrebbero utilizzato a
loro piacimento Antonio, costretto a
partecipare ai loro giochi erotici sia
passivamente che attivamente. I luoghi sono i più disparati: dal chiosco
per le fototessere alla palestra di via
Milelli, passando per i casolari abbandonati della periferia. Un rapporto
sessuale si sarebbe consumato anche
all'interno di una roulotte, con un letto e le tende ai finestrini ha ricordato
Antonio (il nome è di fantasia) ai carabinieri. Tale roulotte si trovava in via
Popilia, nei pressi di uno sfasciacarrozze. Lì il giovane sarebbe stato costretto dal suo violentatore (che si fa-
Uno degli
indagati
mentre ha
un malore
sulle scale
della
caserma
dell’Arma
ceva chiamare “Pinuzzo”) ad essere
protagonista sia attivo che passivo di
quell'abuso. E in un'occasione Pinuzzo, ex usciere del Comune di Cosenza,
che aveva conosciuto tre anni prima
in una pizzeria alle porte del centro
storico, gli diede 20 euro a rapporto
consumato; in un'altra, invece, pretese da Antonio la stessa cifra per comprare per sè una catenina d'oro. Dicendogli che era una cosa normale,
uno degli indagati avrebbe portato
Antonio a fare sesso in una casa abbandonata vicino all'Aci in via Popilia
e anche alla palestra aperta della scuola di via Milelli.
Le pene richieste sono state di quattro anni di reclusione per Giuseppe
Santoro, 55 anni, a cui il pm ha contestato la scarsa collaborazione e pure la
particolare violenza di alcune pratiche sadomaso messe in atto nei confronti della vittima. Treanni sono stati invece richiesti perMassimo Lo Monaco, 39 anni, e Ferdinando Mele, 55,
cui è contestata solo la violenza semplice e non di gruppo. 3 anni e 4 mesi
per Pasquale Andali, 51, Giuseppe
Per la morte di una donna, deceduta dopo essere stata dimessa
Prosciolti 3 medici dell’ospedale
PROSCIOLTI perchè il fatto non sussiste.
Questa la decisione del gip Branda, in duienza preliminare, in ordine a tre medici
dell’Annunziata di Cosenza. Gli imputati
erano Francesco Crocco, 54 anni, Stefano
Fucile, 49 anni e Donato Fornaro, 52 anni
che operano al Pronto Soccorso e al reparto di
Otorino dell’ospedale civile di Cosenza. I tre
erano accusati di omicidio colposo per la
morte di una donna, Giovanna Cardamone,
62 anni all’epoca dei fatti, che era stata ricoverata d'urgenza per dei forti dolori alla testa. Il sospetto è che le condizioni della donna
siano state sottovalutate dai medici, che l'avevano visitata, dimettendola, tre giorni prima del decesso. La signora Cardamome, accompagnata da un'amica, si era recata, intorno alle 13, al Pronto soccorso dell'ospedale dell'Annunziata lamentando un forte mal
di testa e una fastidiosa sensazione di vomito. La donna è stata quinti inviata al reparto
di Otorino-laringoiatria, dove le è stata prescritta una terapia rino-farmacologica, pare
un semplice trattamento con lo spray. Quindi il ritorno al Pronto soccorso, dove è stato
mostrato ai sanitari l'esito della visita specialistica. La signora è stata così dimessa, senza
essere sottoposta - questa la lagnanza dei familiari - ad ulteriori esami radiologici o tac.
Sulla vicenda il pm Salvatore Di Maio aveva avanzato richiesta di archiviazione anche
sulla base delle perizie tecniche che avevano
accertato un qualche nesso di casualità fra la
condotta posta in essere dai medici e il decesso. L’archiviazione, però, era stata chiesta alla luce della sentenza Franzese della Corte di
Cassazione in base alla quale per accertare le
responsabilità professionali ci deve essere
un alto grado di probabilità che con una condotta esemplare dei sanitari il paziente possa
sopravvivere. Nel caso in questione non era
così certo, almeno stando alle perizie, che la
donna sarebbe sopravvissuta comunque. Da
qui la richiesta di archiviazione perchè il fatto non costituisce reato. Il gip Di Ledda, però,
nel luglio del 2011 aveva rigettato la richiesta del pm , invitandolo a formulare l’imputazione. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare di ieri.
La difesa degli imputati, composta dagli
avvocati Franz Caruso, Pierluigi Pugliese e
Sergio Sangiovanni, hanno contestato le perizie dei consulenti del pm ed hanno insistito
sull’insussistenza del fatto. Di più. Hanno
prodotto delle perizie difensive che hanno
smontato quelle dell’accusa. In più avevano
eccepito la nullità della consulenza perchè
quando è stato disposto l’esame autoptico
sulla donna (aprile 2010) l’esame non era stato notificato alll’imputato ed essendo l’accertamento irripetibile è da considerarsi nullo.
Il gup ha accolto le tesi difensive prosciogliendo di medici perchè il fatto non sussiste.
Pugliese, 49, Antonio Donvito, 35 CosimoPastorella, 46,VincenzoGagliano, 59.
E’ stata stralciata invece la posizione di Aldo De Rose, 56 anni, per un impedimento professionale del suo avvocato Paolo Pisani. Un ultimo imputato, Antonio Santoro, 66 anni, aveva
chiestoil ritoabbreviatocondizionato
alla presentazione di ulteriori elementi di prova. La documentazione
presentata dai suoi avvocati è stata però giudicata dal gip Salvatore Carpino irrilevante ai fini della vicenda. La
posizione dell’imputato quindi sarà
definita nel corso del processo ordinario.
Ovviamente tutto il processo di gioca sulla capacità della vittima di esprimere un valido consenso. I vari atti
sessuali sono stati riconosciuti dagli
indagati, i quali hanno affermato che
la vittima era pienamente consensiente. Vi sono però le perizie effettuate, tre in tutto, che affermano che Antonio ha ritardi psichici e soprattutto
non riesce a dire di no.
Il processo riprenderà il prossimo
22 novembre, quando il nutrito collegio difensivo (avvocati Matteo Cristiani, Amalia Falcone, Giuliana Ricioppo, Luigi Bonofiglio, Angelo Nicotera, Paolo Pisani, Giuseppe Lanzino,
Pasquale Vaccaro e Dario Scrivano)
proveranno a smontare le tesi del pm
Tridico.
Udienza rinviata al 24 per l’ammissione agli atti
Abusi alle allieve di pianola
Scontro sulle prove
E’ STATA una udienza molto
difficile quella relativa a Salvatore De Marco, tutta incentrata sulla ammissione delle
prove.
De Marco, 34 anni di Belsito, è un professore di musica
accusato di aver abusato sessualmente di due sue giovani
allieve, entrambi minorenni.
L’uomoè difesodagliavvocati
Maurizio Nucci e Gabriele
Volpe, del foro di Cosenza che
hanno svolto indagini difensive eieri hanno portatoin aula diversi Dvd. In questi sono
stati filmati le persone sentite
per la difesa, è stata filmata
anche la riproduzione di una
lezione tenuta dal maestro e
una planimetria dell’appartamento. I Dvd sono stati tutti
periziati per evitare manipolazioni dei filmati. Nello specifico la difesa aveva sentito 54
testimoni. I filmati si sono
concentrati sui luoghi della
presunta violenza sessuale,
ossia le stanze dell'ex delegazione municipaledi Grimaldi,
dove il professore teneva le
sue lezioni private di musica.
La parte civile, rappresentata da Amelia Ferrari e da
Marina Pasqua per il centro
Lanzino che si è costituito parte civile già in udienza preliminare, ha prodotto anch’essa diverso materiale probatorio, compreso alcune certificazioni mediche sullo stato di
salute della minore che
dall’epoca dei fatti sarebbe rimasta profondamente segnata.
Lo scontro tecnico in aula è
stato molto acceso. Alla fine il
giudice ha deciso di rinviare
ad un’udienza interlocutoria,
fissata il prossimo 24 novembre in cui si deciderà quali prove ammettere agli atti. I fatti
contestati spaziano dal settembredel2008 almaggiodel
2009, quando cioè la prima
presunta vittima (T. A.) si è
confidata con la madre, raccontandole delle violenze. La
quattordicenne parlò di palpeggiamenti e strofinamenti.
Raccontò anche di essere stata portata in una stanza, dove
sarebbe stata sottoposta ad altri abusi ben più pesanti.
BREVI
TRUFFA
Operazione
costo zero
DOPO anni è iniziato
ieri il processo scaturito dall’operazione “Costo zero” che vede alla
sbarra una presunta
associazione dedita alla commissione di diverse truffe ai danni di
esercizi commerciali e
finanziarie, per l’acquisto di beni di consumo. Durante una perquisizione a casa di
due degli imputati furono rinvenute tutta
una serie di finti documenti, di computer e
altro materiale che
permetteva la compilazione di falsi documenti per accedere alle finanziarie e quindi acquistare dei beni. Gli
imputati sono Francesco Cozza, 45 anni; Patrizia Mandarino, 42;
Simona Mandarino34
e Giampiero Castiglia,
39. Tutti, difesi dagli
avvocati
Giuseppe
Malvasi, Marco Amantea e Giovanni Cadavero, sono accusati di
truffa aggravata.
TELESIS
Torna il libertà
Fabio Foggetti
IL TDL di Catanzaro
ha disposto ieri la scarcerazione di Fabio Foggetti, 24 anni, implicato nell’operazione Telesis che puntava a sgominare il presunto
clan Bruni. Era accusato di associazione a
delinquere finalizzata
allo spaccio di droga e
lesioni personali. Nel
luglio scorso la Cassazione ha decretato l’annullamento della presunta associazione ritenendo che non sussistono gli elementi che
provano la presenza di
una
organizzazione
stabile. Ieri la scarcerazione del ragazzo da
parte del Riesame, difeso dagli avvocati
Marcello Manna e Gaetano Morrone
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22 Cosenza
Corigliano. L’uomo denunciato da sette connazionali “reclutati” con la promessa di un lavoro stabile
Stroncato mercato delle braccia
Lotta al caporalato: la Guardia di Finanza arresta un rumeno di 35 anni
di MATTEO LAURIA
CORIGLIANO - È lotta al
caporalato a Schiavonea.
Le manette ai polsi scattano per un rumeno 35enne,
residente nel borgo marinaro, abitualmente a bordo
sin dalle prime ore dell’alba
di un furgone per il trasporto nei campi di braccianti agricoli, spesso connazionali.
Ad operare i militari della tenenza della guardia di
Finanza di Corigliano, dopo una denuncia presentata da sette cittadini rumeni
che ha consentito di stroncare un mercato di “braccia” messo in piedi dal
35enne.
I meccanismi di adescamento sono i soliti: la lusinga di un futuro migliore
per i sette malcapitati direttamente nel loro paese di
origine. Poi la promessa di
un impiego quali braccianti alle dipendenze di una
non meglio specificata
azienda agricola operante
a Sibari, dietro pagamento
di regolare salario.
Una volta giunti in Italia
i sette rumeni, cinque uomini e due donne, sono stati avviati al lavoro nei campi direttamente alle dipendenze del connazionale che
li ha reclutati.
Dopo circa una settimana di lavoro il “caporale”,
contando sul fatto che i sette erano alloggiati in un locale di fortuna ed erano privi di mezzi di sussistenza,
La Guardia di Finanza di Corigliano
ha iniziato a corrispondere
loro un salario molto inferiore a quello pattuito, dichiarando che la differenza
serviva a coprire le spese di
viaggio.
Non contento di ciò, trattiene i loro passaporti pretendendo, per la restituzione, la somma di duecento
euro a testa.
Dopo avere ricevuto le denunce le Fiamme gialle, in
stretto coordinamento con
la procura della repubblica
del Tribunale di Rossano,
programmano un incontro tra il potenziale estortore e le sue vittime che avreb-
Cassano. In appello rigettata l’estradizione
bero accettato di "riscattare" i rispettivi passaporti.
Incontro che avverrà presso il Quadrato Compagna
di Schiavonea, alla presenza dei finanzieri poco distanti.
A trattativa conclusa i finanziari
intervengono
bloccando il presunto caporale. Colto in flagranza, è
stato tratto in arresto con
l’accusa di estorsione e successivamente rimesso in libertà.
I sette rumeni, a causa
delle loro precarie condizioni economiche sono stati avviati presso la Caritas
di Corigliano per la necessaria assistenza.
L’azione portata a termine dalle fiamme gialle di
Corigliano
rientra
nell’opera di prevenzione
in un settore ad alta valenza sociale e si inquadra in
un piu’ ampio dispositivo
di contrasto a quelle forme
di sfruttamento della manodopera e di lavoro nero
che rappresentano una delle fondamentali missioni di
polizia economica e finanziaria che il corpo persegue
a tutela dell’economia legale.
Lo spaccato che esce fuori si conferma inquietante:
il salario equivale ad un euro a cassetta, e tutto questo
attraverso l’intermediazione di sfruttatori di professione. I documenti di identità intanto sono stati sequestri e restituiti ai legittimi titolari.
Corigliano
Corigliano. La Guardia costiera ha accertato scarichi nel torrente
Sigilli a un depuratore
di LUCA LATELLA
CORIGLIANO – Posti i sigilli al depuratore di Villaggio Frassa. Nei giorni scorsi, a
seguito di alcuni controlli in materia di tutela dell’ambiente costiero e marino, la
Guardia Costiera ha sottoposto a sequestrato penale il depuratore.
Gli uomini appartenenti alla Capitaneria di porto di Corigliano hanno sottoposto a sequestro penale preventivo, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Rossano, l’impianto di depurazione
comunale sito in località Villaggio Frassa.
Dopo aver effettuato delle verifiche tecniche svolte dai militari della Guardia Costiera, in collaborazione con i tecnici
dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, è
stato accertato che l’impianto effettuava
scarichi di reflui nel torrente Leccalardo,
affluente del torrente Malfrancato, con
concentrazioni superiori ai limiti previsti
dalla normativa in vigore.
I responsabili sono stati segnalati
all’Autorità giudiziaria per la violazione
delle norme del Codice penale in materia di
ambiente e tutela delle bellezze naturali.
Gli inconvenienti riscontrati dai militari della Guardia costiera e dai tecnici
dell’Arpacal verranno eliminati dalla ditta che ha in gestione l’impianto.
Continua, quindi, costante, l’attività di
vigilanza degli uomini della Capitaneria
di porto di Corigliano agli ordini del Capitano Antonio D’Amore, per la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero.
Così come prosegue, anche nel Compartimento marittimo di Corigliano, in sinto-
Corigliano
Diritti Civili
«Affidare Alexandrina
ai servizi sociali»
Il centro
I Montera
d’eccellenza dal presidente
chiuderà
del Consiglio
il 25 novembre
Talarico
schiava l’estradizione e tre
di FRANCESCO MOLLO
anni di carcere nel suo Paese.
CASSANO - Il leader del Mo- Dopo l’arresto è rimasta nel
vimento Diritti Civili, Fran- carcere di Castrovillari sino
co Corbelli, rivolge un appel- al 31 maggio scorso, quando
lo aigiudici della Cortedi Ap- dagli stessigiudici dellaCorpello di Catanzaro per chie- te di Appello è stata respinta
dergli di concedere l’affida- la richiesta di estradizione
mento ai servizi alla venti- avanzata dalla procura gequattrenne rumena Alexan- nerale e le sono stati concessi
drina Natalina Lacatus, ar- gli arresti domiciliari in Carestata martedì 26 aprile labria. La Corte di Appello di
2011 dai carabinieri di Cori- Catanzaro con due diversi
gliano in esecuzione di un pronunciamenti ha rigettamandato di cattura emesso to la richiesta di estradizione, ha conferdai magistrati
mato gli arredel suo Paese
sti domiciliari
per omicidio
alla ragazza,
colposo in redifesa dagli
lazione alla
avvocati Branmorte dei suoi
di Cordasco
tre figlioletti,
Salmena e LuDiana, Sebacente. Ora, terstian e Nicominato il peletta, di tre,
riodo di prova
due e un anno,
con gli psicoavvenuta, in
logi e l’assiRomania, il 28 Alexandrina Lacatus
stente sociale,
dicembre
2008. I piccoli –lo ricordiamo Alexandrina vive a Sibari; da
–hannoperso lavitadurante sola, dopo che il marito, un
un incendio sviluppatosi per giovane marocchino, per lacause accidentali mentre la voro è emigrato al Nord. È in
giovanissima mamma era attesa dell’affidamento per
uscita per andare a comprare ritornare completamente lidel pane, lasciando i suoi tre bera. Ma il provvedimento
figlioletti a letto, a dormire, e tarda ad arrivare.
«Oggi (ieri, ndr) –racconta
con il caminetto acceso per riscaldare la stanzetta, in quel Corbelli - la ragazza mi ha tefreddissimo
pomeriggio lefonato per chiedermi di
d’inverno. Al suo ritorno ave- aiutarla in questa ultima batva trovato l’abitazione invasa taglia, vorrebbe l’affidamendal fuoco, aveva rotto il vetro, to e la libertà di potersi trasfesi era buttata con coraggio rire a Reggio Calabria, dove
nelle fiamme, per tentare di vivono due zii, per poter lavosalvare i suoi tre figli. Pur- rare. Chiedo ai giudici un ultimo atto umanitario: la controppo non ce l’aveva fatta.
Mentre si trovava in Italia, cessione dell’affidamento ai
dove era arrivata raggiun- servizi; l’atto finale di una
gendo una zia, per cercare di bellissima pagina di giustidistrarsi e ricominciare a vi- zia giusta e di grande umanivere, è stata arrestata e ri- tà».
CORIGLIANO – Dal prossimo 25 novembre, il Centro di
Eccellenza di via Machiavelli
allo scalo, chiuderà i battenti.
In una lettera inviata ai commissari prefettizi, Antonio
Gioiello, presidente dell’associazione Mondiversi che
gestisce la struttura, ha comunicato l’intenzione di sospenderne le attività.
Gioiello, dunque, ha annunciato la volontà di sospendere ogni attività esterna relativa ai servizi ed alle
sale del Centro di Eccellenza
dal 25 novembre «in mancanza di un riscontro formale»
già da temporichiesto agli alla
stessa
commissione
straordinaria.
«Sono mesi che aspettiamo
una risposta – aveva detto il
presidente Gioiello agli inizi
di novembre – essendo in scadenza la convenzione di gestione». Ora le preoccupazioni sono divenute una realtà.
Nella
missiva
inviata
all’Ariella, il presidente di
Mondiversi precisa diaver rifiutato tutte le prenotazioni
sull’utilizzo della sala convegni da quella data.
Da quando è stato inaugurato nel 2008, il Centro di Eccellenza ha dato “sfogo” alle
tantissime iniziative culturali, politiche, ai dibattiti ed agli
incontri pubblici della città di
Corigliano. Uno dei pochissimi spazi, dunque, divenuto
nel tempo una vera e propria
“agorà” sociale. Per questi
motivi, anche il portavoce del
Forum del Terzo Settore, Angelo Gallo, ha dato notizia di
aver richiesto ai commissari
straordinari, un incontro
“urgente” con l’obiettivo di
individuare una soluzione.
l. l.
CORIGLIANO – I coniugi
Montera, genitori della piccola Giulia, mercoledì scorso
hanno incontrato il presidente del Consiglio regionale,
Francesco Talarico a Palazzo
Campanella a Reggio Calabria. Nei giorni precedenti, la
famiglia Montera aveva contattato la struttura del presidente dellamassima assiseregionale per richiedere un incontro con lo scopo di informare sui problemi di salute
che affliggono la bambina.
Gabriele Montera ha rammentato, nel corso di un appuntamento cordiale, che in
qualità di presidente dell’associazione “Una lottaper la vita” proseguirà nelle battaglie
contro i casi di malasanità
mentre la signora Maria non
ha risparmiato lamentele nei
confronti della sanità coriglianese. Montera ha anche
invitato il presidente del Consiglio regionale a sposare
l’iniziativa in programma il
prossimo 3 dicembre, organizzata per raccogliere fondi
necessari alle cure ed ai “viaggi della speranza”.
A proposito di sanità, i genitori della piccola Giulia hanno
invitato ad innalzare la qualità dell’offerta sanitaria, piuttosto che chiudere o spostare i
vari reparti ospedalieri della
zona. A Talarico hanno fatto
notare anche «l’assenza di
strutture riabilitative idonee,
in Calabria, a praticare riabilitazione motoria, respiratoria
e di neurovisione».
A conclusione dell’incontro
avvenuto è giunta anche la notizia secondo la quale, nei
prossimi giorni, la trasmissione della Rai “Telecamere
salute”si occuperà del caso.
l. l.
Sigilli all’ingresso dell’impianto
nia con le direttive della Direzione marittima di Reggio Calabria, l’aggiornamento
del documento programmatico della zona
marittima, attraverso l’analisi del territorio, l’individuazione delle criticità e la definizione delle misure più idonee a garantire la sicurezza marittima intesa in senso
globale.
«La tutela dell’ambiente costituisce, fanno sapere dalla Guardia Costiera, è aspetto
preminente dell’attività svolta lungo i litorali e la “task-force” composta da Capitanerie di porto, Arpacal e Regione Calabria
– Dipartimento ambiente, ha ormai assunto un ruolo strategico nel controllo ambientale e nella prevenzione di abusi che
possano danneggiare la qualità del mare».
TRIBUNALE DI ROSSANO
UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI
Dr. Vincenzo Quaranta
Il Giudice dell’Esecuzione, nella procedura esecutiva
immobiliare iscritta al n. 24/2004 R.G.E.
(omissis)
DISPONE
la Vendita Senza Incanto dei seguenti beni, per il
giorno 15.12.2011 alle ore 10:30 dinanzi a sé nella
sala delle udienze civili di questo Tribunale:
Lotto Unico: Fabbricato ad uso commerciale/artigianale sito in Corigliano Calabro (CS) alla località
“Santa Lucia”, composto da un piano terra, da un
piano seminterrato, e da lastrico solare.
Il tutto per una superficie di mq. 1000.
Tali unità insistono su una maggiore area comprensiva di corte recintata con muretto e sovrastante ringhiera, confinante con strada comunale Santa Lucia
ed altre proprietà. Vi è concessione edilizia n. 36 del
1979, ma l’attuale stato dei luoghi non è conforme al
progetto approvato, e le difformità non sono sanabili
per come risulta dalla relazione peritale integrativa.
E’ riportato in catasto al foglio 75 particella: 20 sub 1
piano terra, 20 sub 2 lastrico solare, e 20 sub 3 seminativo ZC. 2, categoria C/2 e cl.9
Prezzo base Euro 513.335,00.
Scadenza presentazione offerte: ore 12:00 del
14.12.2011
Copia dell’ordinanza di vendita nonché della consulenza tecnica sono pubblicate sul sito internet
www.tribunalerossano.astegiudiziarie.it
Ogni altra informazione potrà essere richiesta alla
Cancelleria Esecuzioni del Tribunale di Rossano ( tel.
0983 519206), presso cui sarà possibile visionare la
relazione peritale di stima; Gli interessati alla visione
dell’immobile e all’acquisizione di ogni notizia utile
all’acquisto potranno contattare il Dr. Carlo Plastina
- Custode Giudiziario - (tel. 0983 889582) mentre per
informazioni di tipo tecnico potranno contattare
direttamente il CTU che ha redatto la perizia, i cui
recapiti potranno essere acquisiti presso la cancelleria esecuzioni del Tribunale.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Cosenza 39
Corigliano e costa jonica
Venerdì 11 novembre 2011
Il corpo di Antonio Aloi venne ritrovato semicarbonizzato in un casolare a settembre 2010
Operaio ucciso, «difesa violata»
Si apre con un’eccezione il procedimento a carico di Alfredo Trapasso
la strada provinciale che
conduce a Soveria Simeri,
dove tra l'altro si stava svolgendo la festa patronale,
avevano notato le fiamme
che fuoriuscivano dall'immobile in disuso.
Drammatica la scena che
si presentò agli occhi dei vigili del fuoco del distaccamento di Sellia Marina,
giunti in contrada Petrara,
località Merano: sicuri che
si trattasse di un incendio
magari appiccato per far
pulizia di sterpaglie, si erano imbattuti in una scena
raccapricciante: il corpo
senza vita del giovane Aloi,
era ancora coperto da alcuni giornali inzuppati da liquido infiammabile cosparso.
I rilievi effettuati dai militari del Reparto investigazioni scientifiche permisero di fornire una prima
ricostruzione dei fatti. Aloi
di TERESA ALOI
SI È APERTO con un'eccezione sollevata dalla difesa
davanti alla Corte d'assise
presieduta da Giuseppe
Nei (a latere Domenico
Commodaro) - eccezione rigettata - il processo a carico
di Alfredo Trapasso, catanzarese di 31 anni, accusato
di avere ucciso Antonio
Aloi, l'uomo di 39 anni trovato la sera del 16 settembre 2010 semicarbonizzato
in un casolare abbandonato di Simeri Crichi, un centro in provincia di Catanzaro.
Per l’imputato, a circa un
anno di distanza, il pubblico ministero Paolo Petrolo
ha chiesto, l’8 settembre
scorso, il giudizio immediato - un rito speciale caratterizzato dalla mancanza dell'udienza preliminare- considerando le prove
certe e gli elementi sufficienti a carico dell'uomo.
Ed è stata proprio contro
tale scelta che i difensori di
Alfredo Trapasso, gli avvocati Luigi Falcone e Nicola
Cantafora hanno sollevato
l’eccezione sostenendo che
sarebbe stato volato il diritto di difesa e che dunque il
procedimento avrebbe dovuto invece passare per l'udienza preliminare.
Subito dopo, la Corte d’
Assise ha ammesso i mezzi
di prova richiesti dal pubblico ministero e dagli avvocati prima di rinviare all'udienza del prossimo 10
gennaio, quando sarà affidato al perito - Antonio Pititto- l'incarico di trascrivere alcune intercettazioni
ritenute utili alla definizione del giudizio.
Erano stati i carabinieri
del Reparto operativo provinciale e della Compagnia
di Sellia Marina a trovare
quel cadavere dopo la segnalazione di alcuni automobilisti che, percorrendo
Alfredo Trapasso
Il luogo dove avvenne l’omicidio di Antonio Aloi
Per Massimo Bevilacqua
Armi in auto
Sconto di pena
I GIUDICI della Corte d’Appello hanno ridotto la condanna a carico di Massimo
Bevilacqua,
arrestato
all’inizio di aprile per detenzione di munizioni e pistola
clandestina. E così, l’uomo
difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi e Arturo Bova ha
riportato due anni e 1.200
euro (in primo grado -con il
rito abbreviato - era stato
condannato a due anni e sei
mesi di reclusione e 1.400
euro di multa. L’uomo era
stato arrestato dopo un controllo stradale dei carabinie-
ri, che lo avevano fermato a
bordo dell’Audi A4 su cui
viaggiava insieme ad un altro (l’uomo patteggiò un anno e dieci mesi di reclusione), dopo aver notato che
l’auto aveva effettuato un
cambio di direzione alla vista dei militari. Nella macchina, dove si trovavano anche due bimbi, i militari avevano trovato una pistola semiautomatica di fabbricazione spagnola calibro 45
con matricola abrasa ed il relativo munizionamento.
t.a.
L’udienza slitta
a dicembre
È STATO rinviato a causa
dell’impedimento di alcuni
difensori il processo a carico
di Cosimo Berlingieri e Gianluca Passalacqua accusati
dell’omicidio del giovane
universitario di 24 anni
Massimiliano Citriniti, accoltellato a morte il 22 febbraio 2009 fuori dal Centro
commerciale “Le Fornaci”.E
così si torna in aula il prossimo 6 dicembre quando saranno sentitiDanilo Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti
di Cosimo Berlingieri. Il processo e proseguirà anche il
22 dicembre, giorno che potrebbe essere dedicato alla
requisitoria del pm Simona
Rossi. Secondo quanto contestato ai due imputati (difesi da Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi eNicola Tavano), Citriniti sarebbe stato
ucciso dopo uno scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad un minorenne rom, che avrebbe dato vita
ad una lite iniziata dentro al
centro commerciale, e ripresa all’esterno più tardi, doveCitriniti è stato ucciso.
t.a.
L’immigrazione diventa una ricchezza
Convegno a tema organizzato dal Lions Club. Tra gli ospiti, don Panizza
di FRANCESCO CIAMPA
Sottolineate
le difficoltà
causate
dagli uffici
Da sinistra: Caporale, Armignacca, Roca, Roperto, Iuliano, Leonetti, Reppucci, Morano Cinque
il passaporto ovunque ma non a Catanzaro», tuona il prete. Il vicesindaco di Catanzaro, Maria Grazia Caporale, guarda alla “primavera araba”
e alla «gente che proviene da culture
tribali e che pratica ancora l'infibulazione». Da qui due avvertimenti. Il
primo: «Il problema non può essere
solo dell'Italia». Il secondo: «Integrazione deve significare che chi
viene qui deve rispettare le nostre regole come hanno fatto i nostri emigranti in America».
Il prefetto di Catanzaro, Antonio
BREVI
Omicidio Citriniti. In aula il 6
Il sacerdote di “Progetto Sud” rimarca l’opportunità dell’apertura ai cittadini stranieri
«IN Calabria nel 2020 ci sarà bisogno di ottantaquattromila adulti in
età da lavoro». Dunque, «il valore
della diversità sta diventando una
necessità» anche grazie alla forza lavoro offerta dall'immigrazione. Descrive un'integrazione senza veli,
fattadi sacrificie risvoltieconomici,
don Giacomo Panizza, il sacerdote
della “Progetto Sud” di Lamezia,
«prete simbolo della lotta alla criminalità» come lo definisce il vicesindaco di Catanzaro, Maria Grazia
Caporale.
Don Giacomo parla al
convegno sul tema “Le
diversità come incontro delle culture e l'integrazione dei popoli”
promosso mercoledì
scorso dal Lions Club in
collaborazione con la
commissione Pari opportunità della Provincia. E subito,
il sacerdote, mette a fuoco il taglio
pratico di chi opera ogni giorno con i
migranti. In ballo - spiega - «c'è la fatica dell'accoglienza», «l'incontro
con questi mondi mi ha fatto capire
che se vuoi crescere devi fare fatica,
devi aprirti».
Il concetto viene rilanciato con un
pizzico di polemica: «La fatica dell'integrazione si ha anche quando
gli uffici non funzionano. Le nove
persone con me potrebbero ottenere
sarebbe stato accompagnato nel casolare, quindi contro di lui sarebbero stati
esplosi quattro colpi di pistola calibro 7,65, come dimostrarono i bossoli repertati, uno dei quali alla testa.
Quindi, l'incendio che risparmiò una parte del volto, permettendo ai carabinieri di avere certezze sull'identità.
L'intervento tempestivo
dei vigili del fuoco fece il resto scongiurando la distruzione del telefono cellulare
della vittima che portò i militari diritti verso il quartiere Gagliano, dove Aloi risiedeva.
Nel processo le parti civili, sono rappresentate
dall’avvocato Carlo Petitto
(legale delle figlie minori);
dall’avvocato
Antonella
Prestia (la moglie); dall’avvocato Andrea Gareri (la
madre e le sorelle).
Reppucci, guarda all'immigrazione
«che fa crescere il Pil» attraverso il
lavoro (spesso nero) nei campi, nelle
famiglie o nell'edilizia. Poi fissa i paletti: «Integrazione non significa
stravolgere le identità, ma certe norme vanno rispettate. E se tutti andassero in giro con il chador non sarei d'accordo».
Molteplici gli approcci in campo.
L'aspetto legislativo è tra questi. Ma
«il diritto oggi si sta trovando impreparato a governare la complessità
della società multiculturale», spie-
ga Elena Morano Cinque, presidente alla Provincia della Commissione
Pari opportunità e giurista.
«La difficoltà dell'integrazione è
bilaterale» osserva invece il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca, a
proposito del «pregiudizio» degli
italiani verso gli stranieri e viceversa. L'assessore comunalealla Cultura, Nicola Armignacca, parla anche
in veste di docente e si sofferma sul
ruolo della scuola: «La scuola italiana - scandisce - è molto più preparata
che in altri paesi europei. In Francia
ad esempio esistono ancora classi
speciali fatte di stranieri di età diverse». Il giornalista Vinicio Leonetti
modera i lavori e sottolinea i due lati
della Calabria: quello solidale di Badolato e quello “psicotico” di chi, come «a Lamezia la scorsa primavera»,
colpevolizzò gli stranieri per furti
«compiuti da lametini nelle case di
altri lametini».
IlLions Clubdicelasua. «Siamoin
202 nazioni e se non parliamo noi di
integrazione chi può farlo?», osserva Roberto Iuliano, presidente del
Lions Club “Catanzaro Mediterraneo”. «Vogliamo fare capire che il diverso non è un nemico», afferma la
responsabile distrettuale Rosanna
De Luca. Concorda la responsabile
circoscrizionale Lucia Abiuso («la
diversità è un valore ma anche una
ricchezza»). Mentre per il governatore del Distretto 108 YA, Michele
Roperto, la diversità è«il motore della storia».
A LIDO
Anziana scippata
al mercato rionale
ANCORA un raid delinquenziale nel quartiere
lido: uno scippo consumatosi all'interno del
mercato rionale. A finire
nel mirino dei malviventi
C.C., un'anziana donna
alla quale è stata sottratta la propria borsa. Secondo quanto riferito, la
donna si è sentita sfilare
la propria borsa da un individuo presumibilmente di nazionalità extracomunitaria, che si è dileguato tra la folla facendo
perdere le proprie tracce.
Il tutto mentre lei si trovava davanti a una bancarella intenta a valutare
se effettuare alcune compere o meno. Scarso il
bottino: l'anziana donna
nella borsa conteneva pochi quattrini, quelli rimasti dalle compere,
qualche effetto personale di poca rilevanza, ma
non documenti o altri effetti personali importanti. (w.p.).
A SQUILLACE
Maltratta la moglie
Oggi dal gip
PROVERA' a spiegare i
motivi che lo hanno portato ad alzare le mani sulla moglie. Assistito dal
suo legale Belgacem Elamri, 43 anni, di nazionalità magrebina, arrestato martedì dai carabinieri a Squillace con la contestazione di maltrattamenti in famiglia comparirà oggi davanti al giudice per le indagini preliminari Assunta Maiore.
Era stata la moglie dell'operaio a presentarsi in
visibile stato di agitazione e con vistosi lividi al
collo dai carabinieri, denunciando che l'uomo,
nel corso di un litigio per
futili motivi, aveva tentato di strangolarla. L'uomo era stato rintracciato
nell'abitazione della coppia, Immediatamente i
militari lo avevano bloccato e accompagnato in
caserma. Dai racconti
della donna era stato possibile ricostruire e dimostrare che in passato il
coniuge aveva avuto altri
comportamenti violenti.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Catanzaro 25
Venerdì 11 novembre 2011
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
9
Attualità
.
LA TRAGEDIA DEL PIRATA Scagionato Fabio Carlino
Pantani, il pusher
assolto in Cassazione
«Morte senza colpevoli»
Polizia sul luogo della sparatoria in piazza Nicosia, a Roma
Prosciolto dall’accusa di aver provocato, con la
vendita di cocaina purissima, l’overdose del ciclista
Mariano Parise
ROMA
«Assolto per non aver commesso
il fatto»: con questa formula, di
proscioglimento da ogni accusa,
la Cassazione ha annullato la condanna a quattro anni e sei mesi di
reclusione per Fabio Carlino, il
trentatreenne leccese ex titolare
di una agenzia di ragazze immagine di Rimini, accusato di aver
causato la morte del ciclista Marco Pantani avendogli fornito cocaina purissima insieme a due
complici. Più di così, Carlino non
poteva ottenere e per lui è, infatti
– dice – la «fine di un incubo». Annullata anche la multa di 19 mila
euro, e la provvisionale di 300 mila euro fissata in primo grado a carico dell’imputato e in favore dei
familiari di Pantani. «È una vergogna! È una ingiustizia! Eravamo
certi di vincere. In Italia si possono rovinare le persone e poi farla
franca!», ha commentato Tonina
Belletti, la mamma del “Pirata”.
«C’è stato un primo grado del processo – ha aggiunto la signora Tonina – in cui si è iniziato a comprendere chi poteva essere il colpevole, poi tutto è stato confermato in sede di appello, mentre la
Cassazione ha finito per dire il
contrario. Non esiste giustizia».
Marco Pantani morì di overdose a 34 anni il 14 febbraio del
2004, in una camera del residence «Le Rose» di Rimini. Aveva
comperato trenta grammi di coca
pochi giorni prima, il nove febbraio. Il suo fornitore, Fabio Miradossa, con Carlino divideva un
appartamento non lontano
dall’ultimo “rifugio” del campione. Della consegna era stato incaricato Ciro Veneruso. Carlino, invece, si era chiamato fuori e aveva
detto al suo coinquilino: «Non voglio più Pantani che bussa alla
porta». C’era troppa puzza di
guai, e Carlino non ne voleva. Già
a dicembre, l’atleta, che a giugno
aveva cercato di disintossicarsi in
clinica, era stato salvato da un’altra overdose solo grazie all’intervento di alcuni amici. Miradossa e
Veneruso hanno patteggiato davanti al gip di Rimini, il 28 novembre 2005, una pena di quattro anni e dieci mesi di reclusione il primo, e a tre anni e dieci mesi il secondo. Carlino, invece, ha giocato
fino in fondo, e ha vinto, la carta
del processo.
Che nei due verdetti di merito
ci fosse più di qualcosa che non
andava, era già emerso dalla requisitoria del Sostituto procuratore generale della Cassazione
Oscar Cedrangolo che aveva criti-
cato, per l’assenza di prove, le precedenti pronunce di condanna
del Tribunale di Rimini del 24
gennaio 2008, e della Corte di Appello di Bologna del 23 novembre
2010. «Ho la sensazione che la notorietà del personaggio e la spettacolarizzazione data dai media
alla sua morte – aveva detto il Pg –
abbiano influito nella distribuzione, in misura eccedente, delle responsabilità per il decesso di Pantani». Cedrangolo, pertanto, aveva chiesto alla Sesta sezione penale di azzerare la condanna per il
concorso nella morte di Pantani e
di confermare, invece, la responsabilità per il concorso in spaccio.
I supremi giudici sono andati oltre e hanno accolto in pieno il ricorso della difesa. «Con questa
decisione della Cassazione, Fabio
Carlino è stato completamente
assolto da entrambe le due imputazioni per le quali era stato condannato: insomma è totalmente
estraneo sia alla vicenda dello
spaccio di droga, sia a quella della
morte di Pantani», sottolinea l’avvocato Alessandro Gamberini,
che ha difeso Carlino. Non si dà
pace, invece, Paolo Pantani, il padre del “Pirata”. «Prima hanno distrutto Marco, ed ora vogliono distruggere anche noi. È evidente –
si sfoga – che sotto questa trage-
CAPITALE VIOLENTA Forse uno “sgarro”
Roma, agguato
in pieno centro
Una persona ferita
Lorenzo Attianese
ROMA
Marco Pantani
dia c’è qualcosa di poco chiaro.
Certe cose non dovrebbero succedere. Tutti sanno come sono andati i fatti, tutti sanno di chi è la responsabilità della morte di nostro
figlio, ma non riusciamo ad ottenere giustizia. In Italia tante cose
non vanno e fra queste c’è anche il
nostro caso. Comunque io tengo
duro, c’è Marco ad aiutarci».
La sentenza è stata criticata anche da Vittorio Savini, assessore
allo sport del comune di Cesenatico, grande amico del campione:
«Non conosco tutti i dettagli
sull’evolversi del processo, tuttavia personalmente parto dal pre-
supposto che le persone responsabili dello spaccio di droga devono pagare per ciò che hanno commesso. Del resto è inequivocabile
che, se nessuno avesse ceduto
queste sostanze, Marco sarebbe
ancora vivo. Non voglio passare
per una persona con dei preconcetti, ma se alla Corte di Appello ci
sono state delle sentenze, devono
esserci dei motivi. Non credo alla
pressione dei mass media come
una possibile causa di una condanna affrettata. Gli spacciatori,
chiunque essi siano, devono pagare per i danni arrecati alle altre
persone».
Tre proiettili all’addome per
uno “sgarro” dovuto probabilmente a una questione di denaro legata all’attività della sala giochi. Un episodio su cui
cala, sempre più insistente,
l’ombra della criminalità organizzata. Anche la Dda di Roma
indaga sull’agguato avvenuto
mercoledì sera in pieno centro
nella Capitale, dove un pregiudicato romano di 48 anni, Paolo Marcoccia, è stato ferito in
piazza Nicosia. Cittadini e negozianti sono ancora increduli
per quanto è successo.
Lo stesso sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, ha chiesto
allo Stato di «prestare più attenzione alla Capitale per evitare l’occupazione del territorio da parte di queste bande».
Stessa preoccupazione è
espressa dall’opposizione, che
punta il dito però contro il
Campidoglio, parlando di «cit-
tà senza controllo».
Sul fronte delle indagini
non si esclude ancora nessuna
pista. Ma tutto sembra far pensare che l’episodio possa essere legato all’attività di Marcoccia, che gestisce una sala giochi in una traversa di via della
Scrofa assieme al fratello, il
quale è il titolare dell’attività.
L’uomo, sposato e con figli, è
stato ascoltato ieri dagli agenti
della Squadra Mobile in ospedale. Marcoccia, che ha precedenti per scommesse clandestine, stupefacenti, associazione a delinquere e rapina, ha
detto di non sapere chi lo possa aver aggredito. Gli agenti,
che hanno interrogato anche
alcuni testimoni, stanno vagliando le immagini delle telecamere in strada e si indaga
anche sulla vita privata
dell’uomo.
Nel centro storico di Roma,
nella zona dell’agguato, molti
negozianti sono andati a lavoro ancora «sconcertati».
Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Calabria
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LAMEZIA TERME Secondo la procura c’era un’organizzazione formata da dirigenti della Motorizzazione di Catanzaro e autoscuole: 17 persone arrestate
Patenti senza esami in vendita a 3 mila euro
Cinesi e altri stranieri arrivavano da mezza Italia per comprare a caro prezzo la documentazione necessaria
Giuseppe Natrella
L’elenco firmato dal Gip lametino
LAMEZIA TERME
Avevamo messo su un’organizzazione per “taroccare” patenti di
guida e altri benefici violando la
legge. Sono 161 le persone coinvolte nell’operazione “Isola felice” portata a termine ieri mattina
dopo quattro anni d’indagini dalla polizia stradale di Lamezia Terme, con la collaborazione della
squadra di polizia giudiziaria del
compartimento stradale di Catanzaro, ed eseguita tra Catanzaro, Reggio e Cosenza.
I particolari dell’attività giudiziaria sono stati illustrati in una
conferenza stampa dal procuratore lametino Salvatore Vitello,
dal comandante provinciale della
polizia stradale Ugo Nicoletti, e
da Francesco Manzo che guida la
Stazione lametina.
Complessivamente sono 17 le
persone raggiunte dal provvedimento del giudice delle indagini
preliminari del Tribunale lametino, Carlo Fontanazza, che nell’accogliere la richiesta del sostituto
procuratore Domenico Galletta
non ha applicato ad 8 dei 17 indagati gli arresti in carcere ma quella dei domiciliari.
I destinatari dei provvedimenti sono il direttore facente funzioni della Motorizzazione civile di
Catanzaro, Gaetano De Salvo, 51
anni, di Messina; l'ingegnere Roberto Arcadia, 46 anni di Catanzaro, funzionario della stessa Motorizzazione; Carmelo Tripodi,
65 anni di Siderno; Vincenzo De
Sensi, 49 anni, titolare di una
scuola guida di Lamezia; Achille
Amendola, 40 anni, collaboratore di De Sensi; Sebastiano Fruci,
58 anni, titolare di un’autoscuola
a Curinga; Luigi Zullo, 65 anni,
pensionato di Catanzaro, definito
dagli inquirenti il "faccendiere", e
l’ex direttore della Motorizzazione di Reggio Gaspare Pastore.
Gli indagati sottoposti all’obbligo di dimora sono Francesco
Laudadio, 62 anni di Catanzaro,
dipendente della Motorizzazione, ed alcuni titolari di autoscuola. Si tratta di Giulio Marino, 57
anni, di Tortora (Cs); Nicola Oliverio, 56 anni, di Saracena (Cs);
Andrea Cristini, 21 anni, di Catanzaro; Andrea Scalzo, 32 anni,
di Catanzaro; Nicola Sola, 45 anni, di Mormanno; Antonio Iozzo,
40 anni di Chiaravalle; Gennaro
Vecchi, 37 anni, di Lamezia Ter-
Tutti i nominativi
dei 161 indagati
di “Isola felice”
Il procuratore Salvatore Vitello tra i comandanti Ugo Nicoletti e Francesco Manzo della polizia stradale; Gaetano De Salvo nel riquadro
me; Rosina Sgrò, 41 anni, di Lamezia Terme.
Per il Gip tutti consentivano di
conseguire la patente non solo
con documentazioni false ma anche attraverso condotte di concussione. Insomma gli indagati
avevano creato un vizioso circuito al quale si accedeva con il pagamento di somme di denaro da
parte degli aspiranti autisti fino a
3 mila euro, spesso senza sostenere l’esame, una patente oppure
un certificato per guidare veicoli
per il trasporto di merci pericolose (Adr).
L’indagine ha permesso di svelare un’organizzazione che con la
complicità di funzionari della
Motorizzazione civile e di alcune
autoscuole di Lamezia Terme,
Catanzaro, e di Praia a Mare, immettevano sulle strade patentati
a rischio. Un’inchiesta, ha spiegato ieri il procuratore Salvatore Vitello, «con una doppia valenza:
repressiva e preventiva come, ad
esempio, riguardo al certificato
Adr obbligatorio per condurre
veicoli per il trasporto di merci
pericolose che, ottenuto senza
aver seguito e superato il corso
previsto, avrebbe potuto avere
conseguenze in caso d’incidente
o altro».
L’attività principale degli inquirenti s’è concentrata su Lamezia perché, ha spiegato il procuratore, «nel circondario, in città ed a
Curinga, c’erano autoscuole al
centro di questa attività di falsificazione e di profitto per il rilascio
delle patenti, ma anche le modifiche ai veicoli fatte sulla base di
una relazione tecnica fasulla, redatta da un falso professionista».
Luigi Zullo, il «faccendiere» secondo gli investigatori, era in possesso del timbro di un ingegnere,
di numerosi documenti in bianco
muniti del protocollo della Motorizzazione civile, di un timbro di
un’officina autorizzata e di certificati d’origine di veicoli firmati in
bianco.
Nell’inchiesta anche diverse
intercettazioni. Da cui emerge, è
stato spiegato dal procuratore,
che le autoscuole di Lamezia «facevano da propulsore con la complicità della dirigenza e di funzio-
Complicità tra alcuni
dirigenti della
Motorizzazione civile
e diverse autoscuole
nari della Motorizzazione catanzarese. Una complicità che non
era concorso, ma una vera e propria organizzazione, perché c’era
una distribuzione di ruoli: chi
procacciava i clienti e chi reclutava i clienti che arrivavano da tutto
il territorio nazionale».
Nel provvedimento del Gip sono iscritti nel registro degli indagati altre 144 persone. Tra i provvedimenti anche il sequestro preventivo di 66 patenti di guida, 50
certificati di formazione professionale Adr e 195 veicoli sottoposti a collaudo straordinario mediante la produzione di relazioni
tecniche con firme false. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata
alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla truffa ai danni
dello Stato, in questo caso il ministero delle Infrastrutture e trasporti.
Le indagini sono state coordinate dal sostituto Galletta che ha
segnalato al ministero e alle Province competenti, quella di Catanzaro e Cosenza, l’apertura delle indagini prospettando la chiusura delle autoscuole coinvolte.
Tutto è partito quando gli
agenti della polizia stradale han-
no notato l'alta percentuale di
candidati che, pur risiedendo in
altre province italiane, si iscriveva in un'autoscuola lametina per
ottenere l’autorizzazione a guidare veicoli per merci pericolose.
Dagli accertamenti sono emersi
numerosi casi in cui veniva rilasciata la patente senza esami.
L'accusa sostiene che i funzionari
della Motorizzazione incassavano soldi per certificati e patenti.
È emerso che molti cittadini
stranieri, diversi dei quali cinesi,
si rivolgevano ad un’autoscuola
lametina per ottenere, con la
complicità di funzionari della
Motorizzazione catanzarese, patenti in modo facile. C’erano cinesi che arrivavano da tutta Italia ed
in molti casi gli agenti della Polstrada di Lamezia hanno avuto
modo di accertare che nel giorno
dell'esame non erano presenti negli uffici della Motorizzazione
perché si trovavano a lavoro in altre regioni.
In altri casi è venuto fuori che
gli stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a sostenere l'esame
grazie alla complicità degli esaminatori che gli fornivano le risposte alle domande dei test.
LA PARLAMENTARE INTERROGA DUE MINISTRI SULLA NECESSITÀ DI CONTROLLARE GLI UFFICI
Lo Moro: l’inchiesta ha scoperchiato un vaso di Pandora
LAMEZIA TERME. «La brillante
operazione messa a segno dalle forze dell’ordine e dalla magistratura lametina, pone dei
problemi che non possono essere sottovalutati. L'inchiesta
“Isola felice” ha scoperchiato
un vaso di pandora, in cui la
Calabria giocava un ruolo di
primissimo piano nella licenza
di patenti guida, anche speciali
diventando un punto di riferimento per tutta la Penisola».
Così la parlamentare Doris Lo
Moro, del Partito democratico,
in un’interrogazione rivolta ieri ai ministri delle Infrastrutture e dell’Interno.
Per Lo Moro si tratta di «un
malcostume che si protrae da
tempo e che vede, secondo gli
inquirenti, il coinvolgimento
oltre che delle autoscuole anche di esponenti di primo piano degli uffici provinciali della
Motorizzazione Civile di Catanzaro e Reggio Calabria. Le
autoscuole calabresi erano diventate meta di pellegrinaggio
soprattutto per la comunità cinese. A questo punto diventa
necessario ritirare le patenti
ottenute illegalmente nelle autoscuole finite nel mirino della
Doris Lo Moro
magistratura e impedire che
sia messa a rischio l'incolumità
pubblica. Il ministero dei Trasporti», continua l’esponente
dell’opposizione, «dovrà verificare il modus operandi degli
uffici della motorizzazione in
Calabria».
Ai ministri Altero Mattioli e
Roberto Maroni l’onorevole
chiede «se e come s’intende intervenire nella vicenda al fine
di garantire che non vengano
Domenico Galletta
utilizzati documenti abilitativi
(patenti e certificati per condurre veicoli per trasporto di
merci pericolose) ottenuti ilegalmente». La seconda richiesta è «se e come s’intende intervenire per assicurare una maggiore vigilanza sulle Motorizzazioni civili e per garantire,
con meccanismi suscettibili di
verifica o con normative più
appropriate, trasparenza e correttezza nell’attività di tali
strutture periferiche dello Stato».
Per Lo Moro l’obiettivo è
«evitare che patenti e certificati per trasporti di merci pericolose conseguiti illegalmente
possano continuare ad essere
utilizzati, con gravi rischi dal
punto di vista della circolazione stradale per l’incolumità
pubblica; il sequestro disposto
in sede giudiziaria non esonera, infatti, l’amministrazione
dalle verifiche e dalle valutazioni di sua competenza. Il secondo problema», sottolinea la
parlamentare, «è di assicurare
una maggiore vigilanza sulle
motorizzazioni e di garantire,
con meccanismi suscettibili di
verifica o con normative più
appropriate, trasparenza e correttezza nell’attività di tali
strutture periferiche dello Stato».
Tra l’altro il sostituto procuratore lametino Domenico Galletta che coordina l’indagine
ieri, come atto dovuto, ha dato
comunicazione al ministero
guidato da Matteoli e alle Province di Catanzaro e Cosenza
dell’apertura dell’indagine con
l’imputazione di alcuni dirigenti della Motorizzazione civile di Catanzaro, ma anche di
una decina di titolari d’autoscuole sparse in mezza Calabria, tra Lamezia Terme, Catanzaro e Praia a Mare, sul Tirreno cosentino. C’è la probabilità che dopo questa comunicazione il ministero sospenda la
validità delle autorizzazioni alle aziende coinvolte che si occupano di scuola guida, e quindi la chiusura dell’attività.
Aiudi Davide
Alberti Fabio
Alberti Michele
Amato Andrea
Amendola Achille
Amendola Enzo
Ancora Angelo
Aprile Carlo Damiano
Arcadia Roberto
Arena Renato
Barbieri Salvatore
Bardhi Adriatik
Baur Bernhard Franz
Ben Khalifa Sofiene
Beqari Blerdian
Berlingieri Carmen
Bilotta Davide
Bonelli Luigi
Bonjaku Asllan
Borelli Luigi
Bouraya Mohamed
Bracci Manuele
CAI Guangming
Calabria Daniele
Campolattano Pasquale
Canario Ciro
Cangemi Vito
Capasso Domenico
Caridà Angela
Careri Antonio
Carioti Sergio
Casaccio Francesco
Casale Michele
Cerra Pasquale
Chiarella Salvatore
Cimino Maria Luisa
Coletti Francesco
Colotti Michele
Cristini Andrea
D’Alto Giuseppe
Daniele Andrea
De Salvo Gaetano
De Sensi Luigi
De Sensi Vincenzo
Del Rio Sandro Gaetano
Destro Mario
Di Marzio Antonio
Di Tommaso Giuseppe
Dong Chunyan
Dottorini Cosimo Damiano
Falcone Valter
Fausciana Rocco
Favitta Salvatore
Flauto Lorenzo
Fornari Angelo
Fruci Sebastiano
Fuda Mario
Gabriele Antonio
Gallina Domenico
Ganterer Elmar
Giacomantonio Marta
Giglio Marcello
Gigliotti Giovanni
Grampone Antonio
Gu Nianchun
Hausbergher Adriano
Huang Liang
Huang Yushuang
Iiritano Antonio
Iozzo Antonio
Isopo Stefano
La Cava Antonino
Laudadio Francesco
Lega Massimo
Leone Giampiero
Leone Maurizio
Lin Haiyong
Lin Xinhua
Lo Guarro Giuseppina
Lombardo Luigi
Lucia Brunella
Il Tribunale di Lamezia
Mangano Roberto
Manni Alessio
Marano Tindaro Francesco
Marino Giulio
Martino Giuseppe
Maruccio Antonio
Mastrantonio Vincenzo
Mellea Patrizia
Merante Savina
Minni Carmine
Monammadi Baghet
Molinaro Fabrizio
Montagna Antonio
Morano Giuseppe
Musca Salvatore
Napoli Rocco
Nappo Ciro
Nicodemo Donato
Notarianni Angela
Oldano Luca Andrea
Oliveto Nicola
Palazzone Davide Alvaro
Pan Jinhuang
Papaleo Ezio
Papaleo Pietro
Parisi Francesco Gregorio
Pasqualino Vincenzo
Pastore Gaspare
Pepe Giuseppe
Persiani Giuseppe
Petrillo Vincenzo
Piacente Gianluca
Pjetri Alberti
Reale Nunzio
Renzi Angelo
Righetti Eduardo
Rodigari Matteo
Rossi Mauro
Rotundo Roberto
Rugari Arnaldo
Salerno Antonio
Salvucci Carmine
Sambito Rosario
Sansoni Raffaele
Savio Emidio
Scalzo Andrea
Senise Vincenzo
Sgrò Rosina
Shu Haishi
Sinanaj Behar
Singh Gopal
Sola Nicola
Spampinato Agatino
Spataro Giovanni
Spedini Tullo
Stigliano Carlo
Suka Gentjan
Tedesco Luigi
Tiselina Nutu
Torcassi Luigi
Tripodi Carmelo
Unterleitner Mattias
Valieri Johnny
Vecchi Gennaro
Venere Gennaro
Veraldi Rosa
Vigilante Enrico
Viscione Antonio
Viscione Daniele
Vono Andrea
Vono Daniele
Vricella Mario
Wu Liangjin
Wu Suiping
Wu Wanyun
Wu Zengguang
Zhang Xiaonu
Zhao Huanyong
Zullo Luigi
Zunino Ezio
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
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Calabria
COSENZA Il presidente ha incontrato i vertici e i dipendenti dell’azienda alla presenza dell’assessore Mancini e del consigliere delegato Orsomarso
Scopelliti: ecco il piano salvavita delle FdC
Ingenti risorse dal Por Fesr per importanti interventi infrastrutturali su ferro in tutta la Calabria
Elvira Madrigrano
COSENZA
Le Ferrovie della Calabria si risvegliano dal coma e tornano lentamente a respirare con l’ossigeno
fornito dai messaggi regionali. È
stato il governatore Giuseppe Scopelliti a girare la bombola con la
mascherina rappresentata dal
piano salvavita aziendale che, almeno sulla carta, sembra davvero
funzionare. Un progetto presentato nel corso d’un incontro con le
“camicie azzurre” nella sede di Vaglio Lise, a Cosenza, con i vertici
della società e i sindacati. Clara Ricozzi, presidente di FdC, ha chiarito: «Per la prima volta mi sento fiduciosa sul futuro dell’azienda
perché ho visto trasformare le parole in fatti. Grazie alla somma
che verrà versata e alla riduzione
della spesa potremmo operare
con maggiore efficienza riqualificando al meglio la struttura ed offrendo ottimi servizi». Quindi, è
toccato a Scopelliti esplorare l’accordo: «Da oggi questa azienda ha
un futuro chiaro. D’altronde non
potevamo perdere il patrimonio
storico rappresentato da Ferrovie
della Calabria. Abbiamo salvaguardato i livelli occupazionali e
l’accordo stipulato dalle organizzazioni sindacali, dall’azienda e
dalla Regione lo scorso 26 ottobre
rappresenta un passo fondamentale per raggiungere l’obiettivo di
salvare e rilanciare Ferrovie della
Calabria».
Nel percorso tracciato dalla Regione per uscire dalla crisi sono
previste tappe obbligatorie come
un finanziamento di 20 milioni di
euro, mediante l’accensione di un
mutuo per la riqualificazione delle infrastrutture ferroviarie la cui
istruttoria è in fase conclusiva. E,
poi, il programma di rilancio
dell’azienda prevede pure «l’impulso, il concreto avvio e l’attesa
conclusione a giorni delle attività
finalizzate alla trascrizione dallo
Stato alla Regione degli immobili
di Ferrovie della Calabria, colmando un ritardo di oltre dieci anni (dall’accordo di programma del
2001) e consentendo nel rapido
prosieguo l’alienazione dei beni
non utili all’esercizio con il reinvestimento del ricavato; la copertura finanziaria (prima inesistente)
con fondi del Por Fesr per quasi
300 milioni di euro di importanti
interventi infrastrutturali su ferro
come: la riqualificazione del tratto di Catanzaro e la realizzazione
del prolungamento per Germaneto (pendolo) delle linee di Ferrovie della Calabria; la realizzazione
della metrotranvia di Cosenza-Rende, suscettibile di futuro
collegamento con le linee ferroviarie (tram-treno) e l’incremento
delle tariffe dei servizi su gomma,
ferme da oltre 12 anni, al quale seguirà entro questo mese di novembre l’adeguamento delle tariffe dei servizi ferroviari. L’accordo
stipulato consente una riduzione
dei costi, riportando l’equilibrio
fra le entrate e le uscite, che garantirà dal 2012 il pareggio di bilancio e l’annullamento del deficit
che si attestava nel 2010 a circa 12
milioni di euro, cioè a circa il 20%
del fatturato aziendale».
Traguardi finanziari saldati
con il mastice dell’unità tra le parti
che non si sono più mosse in ordine sparso ma che sono riuscite a
incanalarsi su un percorso unitario, l’unico sentiero percorribile
per lasciare il tunnel della crisi.
Una cura ricostituente che servirà
a rinvigorire il tessuto aziendale
delle Ferrovie della Calabria che
negli ultimi tempi sembrava risucchiato da una crisi senza via
d’uscita. E il nuovo profilo emerso
dal vertice di ieri ha offerto motivi
di soddisfazione al presidente
Scopelliti: «Voglio evidenziare come quella odierna sia una pagina
molto positiva per la Calabria perchè la sinergia tra l’attuale classe
politica, quella manageriale e
quella sindacale ha prodotto un risultato straordinario risolvendo
un grande problema. È questa la
strada da seguire, all’insegna del
confronto, del dialogo e del forte
senso di responsabilità da parte di
tutte le componenti, affinchè questo sia soltanto il primo passo per il
rilancio definitivo dell’azienda».
All’incontro hanno partecipato
anche il consigliere delegato ai
Trasporti, Fausto Orsomarso, e
l’assessore al Bilancio, Giacomo
Mancini. Orsomarso, ha evidenziato «l’importanza del gioco di
squadra in un momento molto delicato in attesa di redigere il Piano
regionale dei Trasporti». L’assessore al Bilancio e Programmazione comunitaria Giacomo Mancini
ha elencato: I numeri li ha elencati
l’assessore Giacomo Mancini: 6,5
milioni di euro sono quelli destinati ai trasporti, 135milioni quelli
stanziati per la metropolitana leggera di Catanzaro e 160 per quella
di Cosenza. Numeri che, a parere
di Mancini, dimostrano come «la
classe dirigente guidata dal presidente Scopelliti sia molto attenta
nella valutazione degli investimenti e abbia dato in un anno e
mezzo tante risposte al territorio».
LAMEZIA T. Domani l’inaugurazione dell’ampliamento
Nuovo terminal all’aeroporto
Record di 2 milioni di passeggeri
LAMEZIA TERME. Due milioni
Il governatore Giuseppe Scopelliti parla alla platea
FOTO ARENA
di passeggeri e un nuovo terminal. È quanto festeggerà la Sacal, la società di gestione
dell’aeroporto di Lamezia Terme, che domani aprirà la nuova ala di raccordo con l’aerostazione finanziata nel primo
lotto con fondi europei. Per
l’occasione saranno presenti
Vito
Riggio,
presidente
dell’Enac, e Vincenzo Speziali
che guida il consiglio d’amministrazione dell’azienda.
«L'importante traguardo dei
due milioni di passeggeri», ha
sottolineato Speziali, «è il frutto di una costante azione di potenziamento dei voli, delle
tratte e dei servizi offerti dalla
Sacal. L’aeroporto si caratterizza sempre di più come la gran-
Domanda unica, già erogato il 50% dei fondi
Elena Sodano
CATANZARO
È di 400 milioni di euro il plafond che l’assessorato regionale
all’Agricoltura grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea
mette a disposizione degli imprenditori calabresi che operano nel comparto agricolo. Per
gestire al meglio le sue risorse e
per dare agli imprenditori la
possibilità di avere in Calabria
una struttura di riferimento,
l’assessorato si avvale dell’Arcea, l’agenzia che svolge le funzioni di organismo pagatore,
per la Regione Calabria, degli
aiuti derivanti dalla politica
agricola comunitaria. La strategia messa in atto dalla Regione
è stata presentata dallo stesso
assessore regionale all’Agricoltura e Foreste Michele Trematerra alla presenza del presidente della Giunta Regionale
Giuseppe Scopelliti e del direttore generale del dipartimento
Giuseppe Zimbalatti. L’Arcea è
all’opera e, grazie ad un finan-
ziamento complessivo di 250
milioni di euro, ha erogato a
107 mila aziende agricole beneficiarie della cosiddetta “Domanda Unica” una prima tranche pari a 125 milioni di euro
che rappresentano un acconto
del 50% dell’intera somma.
Il saldo verrà pagato ai beneficiari nel prossimo mese di dicembre a conclusione dell’iter
istruttorio. Ma di cosa si tratta?
In sintesi la Domanda Unica è
un modello dichiarativo che il
titolare di un’azienda agricola
deve utilizzare per chiedere di
essere ammesso ai benefici comunitari previsti dal Regolamento (CE) n. 1782/03, pertanto la presentazione della domanda stessa è l’unica modalità
che consente di ottenere il pagamento degli aiuti a cui si ha
diritto. La Domanda Unica favorisce la semplificazione amministrativa e riduce gli adempimenti a carico degli agricoltori poiché permette di richiedere
contestualmente più pagamenti attraverso la compilazione e
L’assessore Michele Trematerra
la presentazione, appunto, di
un’unica istanza.
Nel corso della conferenza
stampa inoltre è stato riferito
che grazie al raggiungimento
degli obiettivi di spesa del Piano
di Sviluppo Rurale sono stati già
Ieri nella commissione anti ‘ndrangheta
Progetto banda larga, intesa
con il ministero dello sviluppo
Il vibonese Masciari
racconta il suo calvario
CATANZARO
L’hanno ribattezzato progetto
Banda Larga, il programma che
prevede la realizzazione di infrastrutture in fibre ottiche - almeno
fino a 20 Mbit - per “illuminare” le
aree più interne della Calabria.
Un piano molto ambizioso, nel
quale la Regione ha investito oltre 28 milioni di euro ricavati dalla somma di fondi comunitari (23
milioni di euro) e ulteriori ingenti risorse interne (circa 5 milioni). Una scommessa del governatore Giuseppe Scopelliti e dell’assessorato all’Agricoltura che ha
destinato all’iniziativa ben 13 milioni a vantaggio soprattutto delle zone rurali, garantendo così il
raggiungimento di oltre 40 mila
punti di acceso attualmente non
serviti dalla rete veloce. Ieri sulla
materia è stato siglato un protocollo d’intesa fra l’assessore
all’Agricoltura Michele Trematerra e il direttore generale del
ministero dello Sviluppo Economico Francesco Saverio Leone,
accompagnato dal capo dipartimento per le Telecomunicazioni
dello stesso dicastero Rossella
Lehnus. Accanto a loro il dg del
dipartimento regionale al Personale Umberto Nucara e il dg
dell’assessorato all’Agricoltura
Giuseppe Zimbalatti. Trematerra
ha definito l’investimento «quello di importo unitario più elevato
che il presidente Scopelliti mi ha
affidato, per un programma in attuazione fino al 2015». E Leone:
«La convenzione che ci apprestiamo a firmare sancisce l’avvio effettivo del piano, che sarà ultima-
de e privilegiata porta d’accesso della Calabria, ma anche come una moderna struttura idonea per la valorizzazione delle
eccellenze regionali, a partire
AGRICOLTURA L’assessore e il governatore fanno il punto sugli aiuti comunitari distribuiti tramite l’Arcea
Un investimento da 28 mln per ridurre il “digital divide”
Danilo Colacino
Vincenzo Speziali
da quelle agroalimentari e
dell’artigianato artistico».
Per Speziali, senatore del
Pdl, «questa infrastruttura si
conferma come una delle più
dinamiche del Paese. L’aumento costante dei passeggeri significa anche necessità di nuovi investimenti finalizzati
all’erogazione di servizi sempre più efficienti, moderni e
tecnologicamente
avanzati.
Successi e traguardi», ha concluso il presidente della società
mista, «sono il frutto di uno
sforzo collettivo compiuto negli anni sul piano nazionale e
regionale. Continueremo a lavorare in sinergia con tutte le
istituzioni competenti per far
crescere ulteriormente l’aeroporto lametino».
to entro 24 mesi ad opera della
ditta appaltatrice Infratel SpA,
società in house del nostro ministero». La dott. Lehnus si è invece
soffermata sui riflessi dell’introduzione della Banda Larga: «Il digital divide non sarà più un problema. Ridurremo le aree del territorio scoperte dalla rete veloce
dal 13,60% al 6. Elimineremo gli
apparati ormai obsoleti, sostituendoli con quelli moderni».
Concetti ripresi dall’avv. Nucara:
«Stiamo gettando le basi per costruire un’autostrada digitale.
Non è il grande sogno del Ponte
sullo Stretto, ma qualcosa di immediato. Porteremo la luce dove
prima c’era il buio». A conclusione, il prof. Zimbalatti ha messo in
risalto l’attenzione rivolta ai piccoli paesi che rischiano di essere
dimenticati.
REGGIO CALABRIA. L’audizione
di Pino Masciari, testimone di
giustizia, e imprenditore edile
del Vibonese costretto a lasciare la Calabria dopo avere denunciato chi cercava di imporgli il pizzo, ha destato interesse
e riflessione nella commissione
regionale contro la ‘ndrangheta, presieduta da Salvatore Magarò.
Masciari ha ricordato «quasi
venti anni di calvario, soprattutto per mia moglie ed i miei figli, costretti a vivere sempre nascosti ed esiliati dalla Calabria», ringraziando il ministero
dell’Interno ed il sottosegretario Alfredo Mantovano per
l’aiuto fornito. «Avevo cantieri
aperti a Lipsia, Dresda, Berlino
ed oltre 250 dipendenti in Calabria – ha ricordato Masciari – e
mi sono ritrovato disoccupato
dalla sera alla mattina».
«L'omertà è il primo alleato
naturale della ndrangheta – dice Magarò – ma una storia di coraggio come quella di Pino Masciari deve sospingerci tutti a
fare di più. Masciari merita più
attenzione non solo come testimone di giustizia, ma come portatore di una esperienza, di un
fulgido esempio che va raccontato in Calabria e nel resto d’Italia». «La testimonianza, drammatica e commovente, di Pino
Masciari è un esempio che va
veicolato in ogni parte della Calabria», commenta Salvatore
Pacenza (Pdl). E Bruno Censore
(Pd) osserva che dalla testimonianza di Masciari «c’è la prova
che la ‘ndrangheta condiziona
ogni ipotesi di crescita».
erogati altri 70 milioni di euro a
oltre 7 mila beneficiari. Come
dire, finalmente la Regione ha
capito che senza i finanziamenti
europei non si va da nessuna
parte e che quindi è inutile stringere la cintura romana quando
c’è un’aurea sacca europea da
sfruttare per una Calabria con
perenni ritardi nello sviluppo.
«È una sfida che abbiamo accolto dimostrando che non siamo secondi a nessuno – ha detto
Trematerra -, e l’Arcea è l’interfaccia per molti imprenditori
agricoli che non dovranno più
andare a Roma per risolvere i loro problemi. C’è la volontà da
parte di questo Governo di far
decollare il comparto agricolo
facendolo diventare uno dei
settori trainanti della nostra
economia».
Ma quando in Calabria arrivano dall’Unione Europea finanziamenti importanti, i signori della truffa, finemente
formati da mamma ‘ndrangheta, cercano di tessere la tela per
accaparrarsi le risorse. Sulla
piaga delle truffe per intercettare i fondi comunitari sia il presidente Scopelliti, sia l’Assessore
Trematerra hanno assicurato
che «è stato avviato un monitoraggio dettagliato di tutte le
aziende che hanno fatto richiesta di finanziamento e che dovranno dimostrare di avere capacità finanziaria adeguata ed
essere in grado di dare corso a
tutti i punti previsti nel bando.
Sono stati attivati inoltre degli
accordi con la Guardia di Finanza e tutte le procedure per il
controllo e la rintracciabilità dei
finanziamenti erogati». Scopelliti ha detto che «così come per i
Fesr e Fse anche in agricoltura
siamo in perfetta sintonia con i
fondi comunitari e manterremo
gli impegni entro il prossimo 31
dicembre. Questo risultato dimostra la capacità di incidere in
un settore come l’agricoltura,
che sappiamo quanto sia importante, come confermano le ultime rilevazioni, in termini di Pil
per la nostra regione».
,
REGIONE CALABRIA
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO
AVVISO DI GARA
In esecuzione alla delibera N. 2668 del 02/ 11/2011, l’A.S.P. di Catanzaro
ha avviato Procedura negoziata per la fornitura “chiavi in mano”, mediante
leasing operativo di n. 4 AMBULANZE.
L’IMPORTO COMPLESSIVO DEL PRESENTE APPALTO È PARI AD
€ 260.000,00 + I.V.A.
Gli importi ed i canoni semestrali a base d’asta per ciascun lotto sono così
fissati:
LOTTO Q.tà Oggetto del lotto
CIG
Prezzo unitario
automezzo a base
d’asta (al netto
dell’IVA)
Canone semestrale
per singola
ambulanza a base
d’asta (al netto
dell’IVA)
1
N. 2 Ambulanze in configurazione 3522628495 e 40.000,00 cad.
base
+ IVA
h 4.000,00 cad. + IVA
2
N. 2 Ambulanze per il soccorso
avanzato
35226430F7 h 90.000,00 cad.
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h 9.000,00 cad.+ IVA
Termine di consegna: 90 giorni naturali e consecutivi dalla lettera di aggiudicazione.
Il capitolato speciale d’appalto e la documentazione complementare sono
gratuitamente scaricabili dal sito www.asp.cz.it, sez. Gare e Appalti, e dal
sito www.fareonline.it, sez. Bandi di gara.
Termine per la presentazione delle offerte: ore 13.00 del 29/11/2011 presso
l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi – A.S.P. Catanzaro - Via G.Bruno 47 –
88068 Soverato ( CZ ).
Le eventuali richieste di chiarimenti dovranno pervenire entro e non oltre le
ore 13.00 del 22/11/2011.
Ulteriori informazioni in merito alla gara potranno essere richieste presso :
U.O.C. Acquisizione Beni Servizi – A.S.P. di Catanzaro - Via G. Bruno, 4788068 SOVERATO – tel. 0967-539416 - fax 0967 522350.
Il responsabile del procedimento: Dott. Giuseppe Luca Pagnotta
Il Direttore dell’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi: Dir. Francesco Tropea
Il DIRETTORE GENERALE ASP di Catanzaro: Dott. Gerardo Mancuso
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
31
Calabria
.
REGGIO La pista seguita dai carabinieri mercoledì sera ha portato alla cattura nel porto cittadino del pericoloso latitante della ’ndrangheta di San Luca
Il boss Pelle stava cercando un contatto
Pignatone: «Lo Stato garantisce la sicurezza dei territori». Gratteri: «Preso un principe del narcotraffico»
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Non hanno faticato a riconoscerlo i carabinieri che, mercoledì sera, poco prima delle 21,
l’hanno intercettato mentre vagava all’interno del porto cittadino, forse alla ricerca di un contatto. A sedici anni dall’ultima
immagine “ufficiale”, Sebastiano Pelle, oggi cinquantasettenne, dal punto di vista somatico è
cambiato pochissimo. Solo
qualche ruga, qualche ciuffo
bianco tra i capelli leggermente
meno folti rappresentano le novità rispetto alla foto scattata
qualche tempo prima dell’inizio
della sua lunga latitanza. E da
uccel di bosco il nipote del defunto boss di San Luca Antonio
Pelle, alias “’Ntoni Gambazza”,
ha scalato la classifica del programma speciale di ricerca degli
elementi più pericolosi fino a
collocarsi stabilmente ai primi
posti. Che ci facesse Pelle mercoledì sera a Reggio, all’interno
dell’area portuale dopo una
giornata campale, con la città
flagellata per ore dall’ondata di
maltempo che ha interessato l'area dello Stretto, dovrà essere
chiarito dalle indagini. L’esponente di primo piano di una delle famiglie storiche della ’ndrangheta jonica, indicato come uno
dei principi del narcotraffico,
non ha comunque battuto ciglio
quando si è visto attorniato dagli uomini dell’Arma. «Vi state
sbagliando – ci ha provato Pelle
– non sono io quello che cercate». Ma, secondo gli investigatori, il latitante ha impiegato poco
a realizzare che non era il caso di
insistere, facendosi ammanettare senza opporre resistenza.
Non aveva documenti addosso e
neppure borse, telefoni cellulari
o contenitori. È stato, quindi,
portato nella sede del comando
provinciale dove gli è stato notificato l’ordine di carcerazione
emesso dopo il passaggio in giudicato di una condanna a 14 anni di reclusione per reati di narcotraffico commessi dal mese di
agosto 1986 all'aprile 1993 a
San Luca, Bovalino e altre località del territorio nazionale.
Alla cattura del latitante si è
giunti al termine di complesse
indagini condotte da un gruppo
di lavoro dei carabinieri del comando provinciale di Reggio e
del Ros, coordinati dalla Dda, a
cui hanno partecipato i Cacciatori dello squadrone eliportato
di Vibo Valentia. In particolare,
monitorando costantemente
con Gps e pedinamenti gli spostamenti di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del latitante, l’attenzione degli investigatori si era concentrata su Reggio, dove si erano registrate soste ricorrenti nei pressi della zona portuale. I particolari della
cattura sono stati forniti in conferenza stampa, nella sede del
comando provinciale dell’Arma, dal procuratore Giuseppe
Pignatone, dall’aggiunto Nicola
Gratteri, dal comandante del
Ros generale Mario Parente, dal
vice comandante provinciale tenente colonnello Carlo Pieroni,
dal comandante del Ros provinciale tenente colonnello Stefano Russo, dal comandante del
gruppo di Locri tenente colonnello Giuseppe De Liso, dal comandante del reparto investigativo reggino maggiore Michele
Miulli, dal comandante del nucleo investigativo di Locri maggiore Alessandro Mucci e dal capitano Francesco Cinnirella comandante del Goc Cacciatori.
Nel ricordare che Sebastiano
Pelle non è molto cambiato nei
tratti somatici, il procuratore
Giuseppe Pignatone ha aggiunto: «L’importanza della sua cattura sottolinea la capacità e la
volontà dello Stato di garantire
la sicurezza dei territori e di rendere effettive le sentenze emesse dai giudici a conclusione dei
processi, che non devono restare solo sulla carta».
Per il procuratore aggiunto
Nicola Gratteri, delegato delle
indagini sulla fascia ionica reggina, «la cattura di Sebastiano
Pelle è indicativa del fatto che il
personaggio ricopra ruoli di primissimo piano organizzativo
nella ndrangheta e nella cosca
d’origine. Un principe del narcotraffico che non poteva non
essere che nella provincia di
Reggio anche se in questi anni le
cosche di San Luca hanno subito
durissimi colpo dallo Stato e
sottoposte a costanti controlli di
polizia. Come emerge da molte
indagini la carica di “crimine” è
stata sottratta alle “famiglie” di
San Luca e attribuita a “Mico”
Oppedisano, a causa degli scontri sanguinosi dovuti alla faida
Sebastiano Pelle dopo la cattura
Francesco Cinnirella, Alessandro Mucci, Giuseppe De Liso, Nicola Gratteri, Giuseppe Pignatone, Mario Parente, Carlo Pieroni, Stefano Russo e Michele Miulli
all’interno del locale».
«È un arresto che corona un
impegno investigativo accurato
e prolungato – ha detto il generale Parente – frutto dell’implementazione di delicati servizi
investigativi».
Sebbene mai condannato per
416 bis, Sebastiano Pelle aveva
un ruolo di primo piano nel contesto della ’ndrangheta di San
Luca sia per il pieno coinvolgimento nel narcotraffico, sia per i
legami parentali originari e acquisiti con vertici delle cosche
Pelle “Gambazza” e Vottari
“Frunzu” (ha spostato Caterina
Vottari). Risulta inoltre legato
alla famiglia Romeo “Staccu”
(la suocera è zia del capocosca
Antonio Romeo). Sebastiano
Pelle era inseguito da ordine di
carcerazione dovendo scontare
14 anni di reclusione e la libertà
vigilata, a pena espiata, per la
durata di 3 anni.
Il provvedimento di custodia
cautelare era stato emesso
nell’aprile del 1996 a carico di
Sebastiano Pelle, di suo fratello
Antonio, del cugino Salvatore
Pelle “Gambazza” (fratello di
Giuseppe, reggente della cosca
e personaggio principale dell’inchiesta sfociata nell’operazione
“Reale”), di Giuseppe Romeo e
dei suoi nipoti Antonio e Stefano Romeo, di Pasquale Voci.
L’ordinanza scaturiva dalle
dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e di persone informate sui fatti cui conseguivano puntuali riscontri operati da vari uffici di polizia giudiziaria interessati, per la parte di
rispettiva competenza, alla vicenda del traffico di stupefacenti. In particolare le dichiarazioni
rese dal collaboratore Francesco Fonti, a carico di Sebastiano
Pelle, trovavano puntuale conferma e integravano quelle rese
anche da altro collaboratore di
giustizia, Paolo Campolo.
Operazione della Dda di Roma con 30 arresti
La cocaina giungeva
dentro lattine di “palmito”
ROMA . «Questa volta non riesco-
no a trovarla». Erano sicuri di farla franca, certi che il maxi quantitativo di droga, cocaina purissima, sarebbe arrivata in Italia senza intoppi. Ma al porto di Livorno,
nell’aprile scorso, i carabinieri del
nucleo investigativo di Roma sono riusciti a scovare all’interno di
un container circa 1.200 kg di
droga, occultata in lattine di “palmito”, a bordo di una nave cargo
proveniente dal Cile. Un sequestro record che unito a quello del
12 novembre dello scorso anno a
Gioia Tauro, 1000 kg trovati sempre a bordo di una nave, e i 400 kg
sequestrati nel settembre 2010 a
Bogota, rappresentano una delle
più importanti operazioni svolte
in Italia contro il narcotraffico.
Droga appartenuta a una sola organizzazione criminale che riusciva a nasconderla anche in bambole di legno, materiale d’imballaggio, pannelli e parquet in legno, telai in metallo di carrelli
agricoli. In totale sono 30 gli arresti eseguiti su ordinanza emessa
su richiesta della Dda di Roma,
dal responsabile Giancarlo Capaldo e dai pm Diana De Martino e
Maria Cristina Palaia e che hanno
colpito una organizzazione operante in più località italiane e
all’estero, responsabile dell’im-
Sebastiano Pelle nel 1995
portazione in Europa di ingenti
carichi di cocaina dalla Colombia.
E in Colombia la notte scorsa è
stato arrestato Alessandro Pugliese, gestore di un ristorante, ritenuto l’anello di collegamento tra
il gruppo criminale colombiano e
quello italiano composto da personaggi di origine calabrese riconducibili a Vincenzo Barbieri,
morto ammazzato lo scorso 12
marzo in un agguato a San Calogero, in provincia di Vibo (i risvolti locali dell’inchiesta li approfondiamo nelle cronache provinciali). Nel corso di una conferenza
stampa il col. Lorenzo Sabbatino
ha spiegato che la droga, una volta giunta sul mercato, avrebbe
fruttato circa 500 milioni di euro.
«Come una piccola Finanziaria»,
ha affermato il comandate provinciale dell’Arma, Maurizio
Mezzavilla. Gli atti dell’inchiesta
saranno ora trasmessi alla Procura di Reggio Calabria.(r.rc)
VIBO VALENTIA Il complesso giro, con tassi di interesse sino al 1.500%, scoperto da Procura, Gdf, e Carabinieri: 9 persone arrestate e una ricercata
Linee di credito usuraio attive dalla costa jonica alla tirrenica
Marialucia Conistabile
VIBO VALENTIA
Prestiti a strozzo coast to coast.
Dallo Jonio al Tirreno si muovevano i flussi usurai con interessi
da capogiro, fluttuanti dall’864%
al 1. 500% annuo, cioè dal 72% al
136,71% mensile.
Nessuna forbice nei rendimenti “cravattari” da una costa all’altra, ma solo benefici per quanti
nel corso degli anni si sarebbero
passati un commerciante del Vibonese, operante nel settore vendita di autovetture nuove e usate,
spremendolo come un limone. E
dallo Joino al Tirreno ad azionare
le infernali “linee di credito” sarebbero state due associazioni,
una attiva nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, l’altra
nel Vibonese. Un sistema scoperto nel corso dell’operazione “Business cars” condotta dal Nucleo
di polizia tributaria della Guardia
di finanza, guidato dal col. Michele Di Nunno e dai carabinieri di Pg
(luog. Stefano Marando) e del
Comando provinciale, al cui vertice vi è il ten. col. Daniele Scardecchia, di Vibo Valentia con il
coordinamento del procuratore
Mario Spagnuolo. Attività che,
scattata dopo la denuncia di un
commerciante – al quale se ne sono aggiunti altri due – ha portato
gl’inquirenti a chiudere il cerchio
sul complesso e vorticoso giro “finanziario” nell’arco di un anno.
Contante, assegni, autovetture di
grossa cilindrata e beni immobili,
la trama del canovaccio seguito
dai due gruppi che pur di recuperare i salatissimi interessi non
avrebbero esitato a mettere le
mani su ogni segmento dei patrimoni delle loro vittime. In un caso
addirittura, un ambulante, che in
due anni a fronte di un prestito di
20mila euro aveva sborsato interessi usurai pari a 53mila euro in
contanti e ceduto un locale a uso
commerciale del valore di 40mila
euro, era stato costretto a pagare
2mila e 400 euro all’anno per l’affitto dello stesso locale.
Dieci le misure cautelari (6 in
carcere e 4 ai domiciliari) disposte dal gip del Tribunale di Vibo,
Gabriella Lupoli su richiesta della
Procura e nove quelle eseguite.
All’appello, infatti, manca Massimo Zappia, 35 anni originario di
Il luogotenente Stefano Marando, il ten. col. Daniele Scardecchia, il procuratore Mario Spagnuolo e il col. Michele Di Nunno
Bovalino ma residente a Benestare (domiciliari) da tempo latitante. Quattro ordinanze sono state
eseguite da finanzieri e carabinieri tra le province di Reggio e Catanzaro; cinque nel Vibonese.
Nel primo caso a essere arrestati sono stati: Maurizio Camera,
36 anni, di Melito Porto Salvo e
Luciano Latella, 48 anni, entrambi residenti ad Ardore; Carmine
Franco, 35 anni di Catanzaro e
Adriano Sesto, 37 anni di Lamezia Terme (posto ai domiciliari).
Nel Vibonese militari dell’Arma e
Fiamme gialle all’alba, a Soriano,
hanno bussato alle porte di Giovanni Battista Tassone, 56 anni
(alias Cappuccino) e del figlio
Francesco, di 21 anni (domiciliari). Di Soriano anche Girolamo
Macrì, di 33 anni (domiciliari). A
San Costantino Calabro è stato arrestato Nazzareno Pugliese, di 62
anni, mentre a Serra San Bruno
Luigi Carè, di 47 anni. I reati loro
contestati vanno dall’usura aggravata, all’abusiva intermediazione finanziaria e all’estorsione.
Nell’ambito dell’operazione
“Business cars” inoltre è stato disposto dal gip il sequestro preventivo di un appartamento a Soriano di mille metri quadrati e di
quattro autovetture: un’Audi A3;
un’Audi A4 sw; una Fiat Multipla
e una Punto 1.3 Multi jet.
I guai del commerciante – originario di Serra – sarebbero iniziati tra novembre e dicembre
2007. All’epoca avrebbe chiesto
un prestito di 15mila euro a Sesto
il quale, non avendone la disponibilità, l’avrebbe indirizzato a Camera, che la somma gli avrebbe
dato con l’impegno di restituire
tutto entro una settimana o, al
massimo, dieci giorni. Impegno
non mantenuto che avrebbe innescato un infernale meccanismo. Il
commerciante, infatti, sino a ottobre 2008 sarebbe stato costretto a cedere, come contropartita e
a prezzi irrisori, autovetture per
un valore di mercato superiore a
500mila euro. Un “pacchetto” di
55 autovetture, valore un milione
e 300mila euro, monetizzato dal
sodalizio attraverso una rete di 10
autosaloni e 1 concessionaria tra
Catanzaro, Lamezia, Rosarno,
Ardore, Bovalino, Satriano, Vibo.
Nel giugno del 2008 il commerciante avrebbe invece aperto
il capitolo vibonese, chiedendo
un prestito a Tassone. E neanche
sul versante tirrenico le cose sarebbero andate meglio. In due anni, infatti, a fronte di un prestito
complessivo di 127mila e 500 euro, il sodalizio avrebbe preteso (a
titolo di interessi) 113mila e 600
euro in contanti, 2 auto (valore
44mila euro) e per il rientro definitivo la corresponsione di
400mila euro, ottenuta attraverso “convincenti” minacce. Tra i
beni posti a garanzia del prestito
usuraio anche la cessione di una
proprietà immobiliare nel Mantovano del valore di un milione e
600mila euro. Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
36
Cronaca di Reggio
.
INCHIESTA ENTOURAGE La Dda ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i detenuti nell’ambito dell’indagine sui rapporti tra imprenditori e cosche
’Ndrangheta e appalti, quattro a processo
Pietro Siclari, Antonino Votano, Pasquale Buda e Francesco Ranieri in Tribunale il 19 gennaio prossimo
Paolo Toscano
Giudizio immediato. L’ha disposto il gip Trapani per quattro imputati detenuti nell’ambito del
procedimento “Entourage”, nato
da un’inchiesta della Dia che aveva ricostruito un sistema illegale
nel settore dei lavori pubblici basato sui rapporto tra imprenditori
reggini e mafiosi per dividersi la
“torta” degli appalti.
Accogliendo la richiesta dei
magistrati della Dda Antonio De
Bernardo e Giuseppe Bontempo,
il gip ha fissato per il 19 gennaio
prossimo, davanti al Tribunale,
l’inizio del processo a carico di Antonino Votano, Pietro Siclari, Pasquale Buda e Francesco Ranieri.
Votano sarà chiamato a rispondere dell’accusa di associazione mafiosa, gli altri tre sono imputati di
estorsione. I quattro erano finiti
in prigione il 6 aprile scorso insieme con Antonio Cutrì, Francesco
Gregorio Quattrone e Stefano Pasquale Suraci che, a loro volta,
avevano visto alleggerita la loro
posizione ed erano stati rimessi in
libertà. Nei loro confronti e nei
confronti delle altre 53 persone
coinvolte nel procedimento (tutti
nell’agosto scorso hanno ricevuto
l'avviso di conclusione indagini a
firma del procuratore Giuseppe
Pignatone e dei sostituti De Bernardo e Bontempo) la Dda procede nelle forme del rito ordinario.
L’operazione “Entourage” era
scattata il 17 novembre dello
scorso anno. Con i sette arresti
c’era stata anche l’interdizione
per due mesi applicata a 30 imprenditori denunciati per turbativa d’asta. Dalle indagini della Dia
era giunta la conferma di un dato
storico della ’ndrangheta, ovvero
il rapporto che è sempre esistito
tra imprenditori reggini e mafiosi
per controllare destinazione e
guadagni negli appalti pubblici.
Pesanti le accuse contestate agli
arrestati: concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e danneggiamento aggravati dalla modalità
mafiose, rapina, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi
da fuoco. Oltre al provvedimento
di custodia cautelare, il gip Kate
Tassone aveva ritenuto che ci fossero gli estremi per adottare una
misura cautelare nei confronti di
trenta imprenditori l’ordinanza
interdittiva per due mesi con il divieto di esercitare attività professionali e imprenditoriali nel settore dell'edilizia pubblica.
L’indagine era stata avviata nel
2005. Gli investigatori della Dia
avevano accertato l’esistenza di
un rigido sistema di controllo delle commesse pubbliche nella provincia reggina. La ricostruzione
della turbativa di numerosi appalti pubblici aveva evidenziato
l’esistenza di un cartello di imprese che in regime di monopolio si
consentiva anche di cedere l'appalto aggiudicato, previo pagamento della tangente “in natura”,
utilizzando per altro lavoro manovalanza e macchinari della ditta favorita.
Il cartello, secondo quanto
emerso dalle indagini, avvalendosi dell’opera di personaggi che
conoscevano bene i meccanismi
della normativa in materia di
pubblici incanti e dei sistemi ed
erano in grado di aggirarla, era
riuscito a ottenere le aggiudicazioni, predisponendo, a tavolino,
le offerte in modo da preordinare
il nome della ditta vincitrice. Un
momento importante per le indagini era stata la perquisizione a
casa di un indagato: erano stati
trovati significativi riscontri sotto
forma di timbri e documenti riferibili a numerose imprese edili del
reggino, partecipi del sistema.
Dalle indagini era emerso, inoltre, che il “cartello” non guardava
in faccia nessuno. Un esempio era
stato colto nelle condotte estorsive poste in essere nel giugno 2006
a Piale di Villa S. Giovanni, in danno della ditta Edilimpianti di
Francesco Lombardo, cognato di
Antonino Votano. L'imprenditore
aveva subito una prima richiesta
estorsiva con l’imposizione della
fornitura di cemento e, successivamente, il danneggiamento di
un escavatore.
Per Pietro Siclari, uno degli imputati che il 19 gennaio prossimo
dovrà comparire in Tribunale,
mentre si trovava detenuto nell'ambito dell'operazione “Entourage”, sono arrivati altri guai giudiziari. Il 9 ottobre scorso, infatti,
è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dal gip nell’ambito dell’operazione “Reggio Nord”,
condotta a conclusione di un’inchiesta sulle attività delle cosche
attive tra centro cittadino, Villa
San Giovanni e Campo Calabro.
Tra gli arrestati di quella operazione figurava anche Pasquale
Rappoccio, facoltoso imprenditore cittadino risultato in affari propio con Pietro Siclari. Rappoccio,
ex patron di Viola Basket e Medinex, è accusato di avere affittato
nel luglio 2010 il “Limoneto” a
soggetti vicini alla cosca Condello, pur avendo la consapevolezza
che dietro l’affare c’era la cosca
capeggiata dal boss latitante Domenico Condello, alias “Micu u
pacciu”, cugino e successore di
Pasquale Condello, dopo la sua
cattura, al comando di uno dei più
potenti gruppi della 'ndrangheta
cittadina.
Federico aveva avuto 27 anni in Tribunale
OPERAZIONE “SISTEMA” Ieri gli interrogatori di garanzia
Santo e Antonio Crucitti
hanno rigettato tutte le accuse
L’imprenditore Pietro Siclari: per lui giudizio immediato
I due Crucitti, ieri, hanno scelto di parlare. Assistiti dagli avvocati di fiducia Francesco Calabrese, Giuseppe Alvaro e
Davide Barillà, i due indagati
nell’ambito dell’operazione
“Sistema”, hanno fornito al
gip Domenico Santoro una
lettura dei fatti dal loro punto
vista.
Antonio Crucitti ha spiegato al giudice quali fossero i
rapporti che lo legano allo zio
Santo e ha rigettato ogni accusa soprattutto per quanto riguarda la palestra che è al
centro delle indagini e ha negato che questa appartenesse
allo zio e lui fungesse da prestanome.
Dal canto suo, il presunto
boss di Condera e Pietrastorta
Santo Crucitti, interrogato per
rogatoria nel carcere di Benevento dove si trova recluso, ha
ribadito che la sua condotta
sarebbe stata del tutto lecita e
ha respinto tutte le accuse che
gli hanno mosso i magistrati
della Procura antimafia.
Scena muta di fronte al giudice per le indagini preliminari, invece, hanno fatto Domenico Surace, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e
Carlo Morace; Carmine Polimeni, Sandrino Amedeo Aurora e Antonino Minniti, quest’ultimo difeso dagli avvocati
Giorgio e Gaetano Vizzari.
Dunque, sono stati interrogati sei indagati sugli otto che
sono stati arrestati. Oggi sarà
il turno di Domenico Polimeni
e Michele Crudo di essere interrogati.
Anche loro due avranno
l’opzione di parlare e fornire
una loro spiegazione davanti
al giudice oppure di esercitare
il diritto di non rispondere.(p.g.)
Furto al Cilea
Il pm Rocco Cosentino ha
chiesto la convalida
dell’arresto e la custodia
cautelare in carcere per
Luigi Belgio, Antonio Talinucci e Filippo Foti, accusati di tentato furto al
teatro Cilea. Gli avvocati
Antonio Cordova e Rosa
Maria Messina (in rappresentanza dell’avv. Antonio
Managò) hanno eccepito
di non avere potuto visionare gli atti e chiesto la
nullità dell’interrogatorio.
Il gip Silvana Grasso ha
accolto l’eccezione degli
avvocati e ha rinviato di
24 ore l’udienza di convalida degli arresti dei tre
indagati per il tentato furto al Cilea.
Sedici anni di carcere all’uomo che al colmo dell’esasperazione aveva rivolto il fucile contro il giovane
Sparò al figlio tossicodipendente, condannato
Sedici anni di reclusione. È la
condanna inflitta dal gup Vincenzo Pedone a G.C., 73 anni,
imputato del tentativo di uccidere il figlio trentacinquenne.
L’anziano era stato protagonista di una drammatica vicenda
familiare scatenata dalla presenza sinistra della droga. Ad
agire era stato un padre esasperato dai comportamenti del figlio. Un uomo che, ad un certo
punto, non riuscendo più anda
andare avanti, si era armato di
fucile e aveva sparato contro il
proprio figlio. L’epilogo tragico
era stato scongiurato dalla
prontezza e celerità dei soccorsi. L’episodio si era registrato
nella mattinata del 19 aprile
scorso. Intorno alle sette una
Volante della Questura era intervenuta in un appartamento
di via Sbarre Superiori dove
erano stati segnalati dei colpi
d’arma da fuoco.
Gli agenti entrando nell’appartamento avevano trovato
sanguinante A.G.C., che si trovava agli arresti domiciliari ed
In occasione del tentato omicidio, in via Sbarre Superiori era intervenuta una Volante della Questura
era stato attinto da colpi d’arma
da fuoco al volto e a una mano. I
poliziotti accertavano che l’anziano padre, esasperato dalle
pressanti richieste di denaro da
parte del figlio, tossicodipendente, che lo minacciava conti-
nuamente anche di morte se
non avesse esaudito i suoi desideri, aveva poco prima esploso
contro di lui tre colpi di fucile da
caccia calibro 12 e, convinto di
averlo ucciso, si era allontanato
subito dopo non reggendo
nemmeno la vista di quello che
aveva causato.
Trasportato ai Riuniti, il giovane veniva sottoposto a un
lungo intervento chirurgico.
Poi c’era stato in ricovero in Rianimazione con prognosi riser-
vata.
L’autore del tentato omicidio
veniva localizzato dagli agenti
di una Volante nei pressi della
villetta di via Botteghelle nei
pressi della scuola “Galluppi”.
L’anziano non opponeva alcuna resistenza all’arresto. Condotto in Questura, ammetteva
le proprie responsabilità per cui
veniva arrestato in flagranza
per il reato di tentato omicidio.
Anche l’arma utilizzata veniva
recuperata e sequestrata dai
poliziotti.
Ieri, davanti al gup Vincenzo
Pedone, è stato definito il giudizio celebrato con il rito abbreviato. Il pm ha chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni
di reclusione. Dopo l’intervento
del difensore, l’avvocato Giuseppe Aiello che ha chiesto il
minimo della pena, il giudice si
è ritirato in camera di consiglio.
Al rientro in aula ha dato lettura
del verdetto di condanna a 16
anni di reclusione. All’imputato
non sono state riconosciute le
attenuanti generiche.(p.t.)
Il Cappuccino, ex parroco a Sant’Elia di Ravagnese, giudicato colpevole anche dalla Corte d’Appello
Mancava l’estradizione Atti sessuali su una ragazzina, tre anni al frate
cancellata la pena
Piero Gaeta
La Corte d’appello (Lilia Gaeta
presidente, Adriana Costabile e
Angelina Bandiera giudici) dichiara di non doversi procedere
perchè manca l’estradizione e
cancella la condanna a 27 anni di
reclusione inflitta a Lorenzo Federico in primo grado, a conclusione dello stralcio dell’operazione “Olimpia 3”. Federico era accusato di associazione mafiosa
quale presunto appartenente alla
cosca Serraino, del tentato omicidio di Armando Bevilacqua e di
una serie di rapine compiute negli anni Novanta (in un caso gli
era stato contestato anche il sequestro di persona). Per i fatti che
gli venivano contestati nella terza fase dell’operazione “Olimpia”, Federico era stato processato e condannato ma la sentenza
era stata annullata dalla Corte
d’appello e gli atti erano tornati al
primo grado.
Nel nuovo processo celebrato
in Tribunale l’accusa aveva chiesto la condanna di Federico a
trent’anni di carcere. I giudici
avevano giudicato l’imputato
colpevole in ordine a tutti i reati
contestati e l’avevano condannato a 27 anni di carcere.
Ieri, in Corte d’appello, il sostituto procuratore generale Francesco Mollace ha preliminarmente evidenziato come per alcuni
reati era intervenuta la prescrizione. In ordine al tema principale il rappresentante dell’accusa
ha affermato che non c’era prova
neanche della detenzione di Federico, così come della libertà nel
periodo successivo all’estradizione. La Corte ha dichiarato di non
doversi procedere.(p.t.)
È stata confermata anche dalla
seconda sezione della Corte
d’Appello presideuta da Lilia
Gaeta (a latere Adriana Costabile e Angelina Bandiera) la
condanna a tre anni di reclusione nei confronti dell’ex parroco di Sant’Elia di Ravagnese,
il frate cappuccino P.C. di 77
anni, colpevole anche per i giudici di secondo grado dei reati
di atti sessuali su una minorenne e atti osceni in luogo pubblico.
Il sostituto procuratore generale Franco Mollace ha chiesto la conferma della pena inflitta dall’allora gup Santo Melidona. E la richiesta del pg è
stata accolta in pieno dalla
Corte d’Appello che non solo
ha confermato la pena detentiva ma ha confermato anche il
risarcimento nei confronti dei
genitori della vittima che si
erano costituiti parte civile ed
erano rappresentati dall’avv.
Nino Delfino.
Il difensore del frate si è battuto per cercare di fare attenuare la pena nei confronti del
proprio assistito avanzando
prima un’eccezione procedurale perché la querela era stata
presentata dopo che erano state effettuate le intercettazioni
che hanno inchiodato il Cappuccino. E poi, dopo che la
Corte ha respinto l’eccezione,
ha chiesto ai giudici di giudicare il religioso per reati di minore gravità.
I giudici, invece, non hanno
tenuto conto delle richieste
avanzata dalla difesa e hanno
confermato in toto la sentenza
emessa in primo grado con il
rito abbreviato che ha già com- Il frate è stato condannato anche per atti osceni in luogo pubblico
portato lo sconto di un terzo
della pena per l’imputato.
I fatti oggetto del processo si
sono svolti quando la vittima
aveva appena 13 anni e il frate
era parroco a Sant’Elia di Ravagnese. La gente cominciò
presto a parlare delle “attenzioni” che il settantenne P.C.
stava rivolgendo all’adolescente e da lì presero il via le indagini che accertarono i fatti che
portarono prima all’arresto del
frate in flagranza di reato e poi
alla sua condanna in primo
grado.
Ieri, dunque, è giunto a conclusione anche il secondo capitolo di questa turpe storia giudiziaria. Un storia che, da qualunque prospettiva la si guardi,
lascia un retrogusto amaro per
i protagonisti e per il reato in sè
che mette in luce tutta la miseria umana.
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
41
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO Giovanni Nocera dovrà spiegare il colpo di arma da fuoco alla gamba
PALMI
Ferimento del nipote di Bellocco
troppi misteri frenano l’indagine
“Maestro”,
l’imputato
Pietro Calipa
si difende
Migliorano le sue condizioni. Pochi indizi a supporto dell’inchiesta
PALMI. Sono proseguite an-
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Sono considerate notevolmente migliorate le condizioni di
Giovanni Nocera il trentatreenne di Rosarno che intorno
alle diciotto di mercoledì si è
presentato ai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Polistena con una ferita da arma
da fuoco alla coscia destra.
Da Polistena Nocera, che
aveva perso parecchio sangue,
soprattutto per motivi precauzionale - temendo che la ferita
potesse interessare l’arteria femorale - era stato trasferito a
Reggio Calabria dove comunque, già ieri, le sue condizioni
venivano considerate non
preoccupanti per cui è stato
rinviato al “Santa Maria degli
Ungheresi”.
C'è la quasi certezza che lo
stesso sia stato colpito da colpo
di arma da fuoco, partito presumibilmente da un’automatica a canna corta di medio calibro, ma non c'è al momento
alcuna o conferma che il ferimento possa essere avvenuto
sulla via Nazionale Nord di Rosarno così come riferito dallo
stesso Nocera. La vittima del
ferimento ha raccontato ai poliziotti di avere sentito all’improvviso, mentre procedeva a
piedi, un forte bruciore alla
gamba accorgendosi subito
dopo di perdere sangue. Un ferimento dai contorni poco
chiari, insomma, per non dire
misterioso per il quale gli
agenti della Sezione investigativa del Commissariato di Polizia di Gioia Tauro, che operano sotto le direttive del Vicequestore Francesco Rattà col
coordinamento del sostituto
della Procura di Palmi dott.
D’Amato, sono sempre a lavoro, senza tralasciare alcun particolare per tentare di dare una
svolta alle indagini.
Sull'attività investigativa c'è
il massimo comprensibile riserbo e non è stato possibile
apprendere particolari di sorta.
Si sa per certo che in via Nazionale Nord, nella zona indicata da Nocera, quale teatro
ferimento, non pare siano state trovate tracce di sangue o
bossoli esplosi per poter risalire alla possibile arma dalla
quale sarebbe partito il colpo
mentre la sua stessa utilitaria,
dalla quale, secondo il racconto, era appena sceso al momento del ferimento, sarebbe
stata trovata in garage.
Era stato effettuato già mercoledì sera un primo sopralluogo e gli specialisti della
Scientifica, stando a quel che è
stato
possibile
appurare,
avrebbero ripetuto il tentativo
anche nella prima mattinata di
ieri.
Le indagini, insomma, pare
proprio debbano ripartire da
zero e questo non esclude,
dunque, che possano essere seguite anche altre strade nel
tentativo di fare luce sul ferimento di Giovanni Nocera, nipote di Giuseppe Bellocco (che
sta scontando una pesante
condanna in un carcere di
massima sicurezza del Nord
Italia), che a Rosarno ha destato non poca sensazione per
motivi facilmente intuibili, soprattutto perché il centro della
Piana sta vivendo un momento
che fa registrare una vera e
propria escalation di atti criminosi.
Giuseppe Bellocco il giorno dell’arresto
CITTANOVA Si rinnova l’iniziativa
Prevenzione del diabete
domenica visite gratuite
Flavia Bruzzese
CITTANOVA
Anche quest’anno, grazie
all’iniziativa del dott. Gaudenzio Stagno, diabetologo
internista componente nazionale dell’associazione diabetologi, domenica prossima, dalle ore 8.30 alle ore
12.30, in piazza S.Rocco un
team di medici e operatori
sanitari effettueranno gratuitamente uno screening per
coloro che vorranno sottoporsi all’esame della glice-
mia. Dalla stessa piazza alle
ore 11,00 partirà la “Passeggiata della Salute”, durante
la quale verranno date informazioni su alimentazione e
attività fisica. L’appuntamento costituisce un’occasione di rilevante importanza anche alla luce della crescente diffusione della patologia diabetica, che coinvolge sempre più i calabresi.
Motivo questo che sicuramente farà registrare anche
quest’anno un’affluenza numerosa.
che nell’udienza di ieri, al tribunale di Palmi, le arringhe
degli avvocati difensori
nell’ambito del procedimento
che prende il nome dall’operazione “Maestro”.
Martedì scorso, il sostituto
procuratore antimafia della
Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, aveva chiesto
91 anni di carcere complessivi. Ieri è toccato all’avvocato
Mirna Raschi in difesa di Francesco Cosoleto (richiesta di
condanna a 10 anni di reclusione) ed il primo intervento
del collegio difensivo di Angelo Boccardelli (avvocati Giacinto Licursi e Francesco Calabrese) su cui pende una richiesta di condanna a 12 anni
di reclusione.
Per diverse ore i legali hanno incalzato con la loro contestando le accuse mosse dalla
Dda, ribadendo al contempo
l’estraneità del suo assistito
allo scenario tracciato dal pm.
A fare da “apripista” agli interventi dei due legali, sono state
le dichiarazioni spontanee
dell’imputato Pietro Calipa
(richiesta di condanna a 12
anni di reclusione): «È pesante la mia richiesta di condanna per aver accompagnato 3
volte a Roma Rocco Molè o
per aver fissato degli appuntamenti. Su 37 mila telefonate
che mi sono state intercettate
solo una mi viene contestata.
Basta questa per un 416? Che
razza di indagato sono? Da
cosa mi devo difendere? Se ho
sbagliato è giusto pagare, ma
per cosa?», sono stati alcuni
degli interrogativi posti alla
presidenza del Tribunale,
concludendo: «Chiedo un giudizio equo e il coraggio di saper assolvere».(i.p.)
La preside dell’istituto “Piria” Russo con alcuni ragazzi stranieri
L’INIZIATIVA In primo piano il “Piria”
Patto Rosarno-Siena
per corsi di formazione
riservati agli stranieri
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Un’iniziativa di elevato spessore
culturale è stata attivata
dall’Istituto di Istruzione Superiore “R. Piria” di Rosarno, in
collaborazione con la prestigiosa Università per Stranieri di
Siena, un ateneo che annovera
anni di esperienza nella formazione didattico-linguistica in
tutta Italia.
Grazie al protocollo d’intesa
siglato tra le due istituzioni, la
Scuola rosarnese apre i propri
cancelli al mondo della cultura
multietnica, attraverso una proposta a beneficio di discenti, docenti e dei tanti stranieri presenti sul territorio calabrese, un’offerta esclusiva mirante alla formazione culturale vissuta in
un’ottica multi-razziale e multi-culturale. Dal 21 novembre,
infatti, nell’ambito della formazione didattica per docenti e diplomati, partiranno i corsi “Ditals” di I e II livello, un titolo culturale che valuta la preparazione teorico-pratica nel campo
dell’insegnamento a stranieri e
garantisce un certo grado di
omologazione tale che la sua validità legale in Italia e all’estero è
riconosciuta a pieno titolo.
Il centro Ditals di Siena ha ricevuto nel 2006 il Label Europeo
dal Ministero del Lavoro. «I corsi
e la certificazione “Cils” riconosciuta come titolo ufficiale di
competenza linguistica – si precisa in un comunicato del “Piria”
– rilasciano un titolo di studio
che attesta il grado di competenza linguistico-comunicativa in
italiano come L2». La loro frequenza è aperta ai cittadini stranieri o italiani residenti all’estero, che necessitano di una certificazione della conoscenza linguistica italiana riconosciuta
dal Ministero dell’Università,
«in ottemperanza con quanto indicato nel “Quadro Comune di
Riferimento Linguistico Europeo” del Consiglio d’Europa, e
fruibile ai fini lavorativi, come
requisito essenziale per l’ottenimento del permesso di soggiorno in Italia, per l’iscrizione alle
Università Italiane». Per la preside Mariarosaria Russo, «quella
dell’alta formazione Ditals e
Cils, costituisce una realtà affidata ad un istituto d’istruzione
superiore che vanta punte d’eccellenza in ambito formativo,
un’offerta unica sul versante alto-tirrenico calabrese».
Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Reggio Tirrenica
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SANITÀ Grandi manovre per tentare di tamponare le polemiche provocate dall’atto aziendale dell’Asp
LO SCONTRO Braccio di ferro tra i sindaci
Bellofiore replica
agli «insulti» di Tripodi:
Mediazione per evitare il trasferimento a Polistena dell’Unità di cardiologia «Parole oltraggiose»
Ospedale, “contentino” a Gioia
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Ospedale, grandi manovre. Una
serie di contatti e di comunicazioni stanno ruotando intorno al nosocomio “Giovanni XIII”. Già la
settimana prossima il direttore
generale dell’Asp di Reggio Rosanna Squillacioti, unitamente al
presidente della Commissione regionale per la sanità, Nazzareno
Salerno, arriveranno a Gioia per
un sopralluogo tecnico sull’ospedale.
Le trattative, ancora tenute
sotto traccia, riguardano le incongruenze tra la bozza dell’atto
aziendale reggina e il decreto di
riordino della rete ospedaliera
emesso dal Commissario Giuseppe Scopelliti.
Tutto ruota intorno alle strutture di cardiologia, urologia e nefrologia. Dopo l’azzeramento dei
posti letto previsto dal decreto
106, si tenta adesso di accorpare
l’Unità cardiologica con quella
della Medicina che nella nuova
versione potrebbe vedere annessa una struttura di cardiologia
con la denominazione di medicina cardiovascolare. Si tratta pure
per scorporare i posti assegnati
all’ospedale di Polistena, sempre
nel reparto cardiologico, nel limite comunque indicato dal decreto
di riordino degli ospedali che fissa il tetto di 227 posti letto per i
due nosocomi. In sostanza si ragiona su un interscambio tra le
due strutture, rimanendo comunque Polistena come struttura spoke e Gioia come ospedale “generale”. Il motivo sarebbe quello di
mantenere un’identità all’ospedale gioiese che raccoglie il bacino di utenza della fascia costiera
della popolazione della Piana
(complessivamente oltre 60mila
abitanti) e che per poter continuare a svolgere le sue funzione
di presidio con la specialità di chirurgia deve necessariamente avere la “spalla” della cardiologia.
Peraltro il reparto è molto funzionale ed operativo nonostante
la mancanza dell’Utic promessa,
appaltata ma mai definitivamente completata e consegnata.
Diverso sembra, invece, il destino di urologia. Qui la struttura
sembra orientata verso una delocalizzazione dal momento che in
base alle normative ministeriali
nel piano delle acuzie non viene
ritenuta necessaria negli ospedali
denominati “generali”.
Diverso discorso per l’ortopedia. Le ragioni della nuova costituzione della divisione a Gioia
stanno nel fatto che vicino esiste il
porto di Gioia e che in base ad una
statistica interna all’Asp circa il
60% dei pazienti che giungono a
Polistena (attualmente unica
struttura presente in ambito di
posti letto di Ortopedia) arriva
dalla fascia costiera. Anche in
questo caso l’Asp intende ad una
integrazione tra le strutture di riferimento della Piana. Da decidere, e questo potrà arrivare a breve, invece è il destino della nefrologia. Nel reparto gioiese da alcuni mesi sono stati attivati due posti per la dialisi. Adesso occorrerà
capire come verrà posizionata la
struttura
collocata
nell’ala
dell’ospedale da poco portata
completamente a nuovo.
La logica che sarà seguita per la
stesura definitiva dell’atto aziendale è quella di un traghettamento della sanità della Piana in vista
della gara per la realizzazione del
nuovo ospedale a Palmi. Se il tutto andrà per il verso giusto il nosocomio gioiese potrebbe ottenere,
quindi, la chirurgia, la medicina
con annessa una funzionalità di
cardiologia, l’ortopedia, la Sar e il
Pronto soccorso, unitamente alle
divisioni di servizi.
Vincenzo Toscano
GIOIA TAURO
Da anni lavori in corso nel nuovo reparto dell’Utic all’ospedale di Gioia Tauro
GIOIA TAURO Aggiornato il processo d’appello per 11 imputati
“Cent’anni di storia”, si riparte
È stato aggiornato
all’udienza di fine novembre il
processo d’appello relativo
all’operazione “Cent’anni di storia” dinanzi alla Corte d’Appello
di Reggio Calabria presieduta
dalla dott.ssa Iside Russo. Nel
frattempo il Pg ha ottenuto dalla
Corte la sospensione dei termini
di custodia cautelare. In primo
grado a Palmi furono comminate 11 condanne e 4 assoluzioni.
Girolamo “Mommo” Molè classe
’61 condannato a 17 anni di reclusione; Domenico Molè classe
PALMI.
’62 condannato a 16 anni di reclusione; Girolamo Molè classe
’63 detto “Il gancio” era stato
condannato a 5 anni e 6 mesi.
Dodici gli anni di condanna per
Giuseppe Alvaro; i due figli, Antonio e Natale Alvaro sono stati
invece condannati a 9 anni di reclusione. Per Giuseppe Piromalli
condanna a 15 anni di reclusione. Pesanti le condanne anche
nei confronti di Pietro D’Ardes,
l’imprenditore a capo della cordata romana che acquisì la Cooperativa “All Service”, per il qua-
SEMINARA Operazione “Topa”: in secondo grado le richiese del pg Danilo Riva
le erano stati decretati 11 anni di
reclusione e l’avvocato Giuseppe
Mancini condannato a 9 anni di
reclusione. Per Gianluigi Caruso, uno dei liquidatori “All Service” la condanna è stata a 5 anni.
Per Giuseppe “Pino” Arena, considerato dall’accusa intraneo alla cosca Molè la condanna è stata
a 4 anni e 8 mesi. Le quattro assoluzioni, oltre a Giorgio Dal Torrione, riguardarono Lorenzo Arcidiaco, Vincenzo Priolo e Marco
Fantone altro liquidatore della
“All Service”. (i.p.)
Il sindaco Bellofiore non ci sta e
ingaggia un braccio di ferro con
il suo collega di Polistena, Michele Tripodi. La sanità è il terreno di scontro. «Nel rispondere al Sindaco di Polistena – esordisce Bellofiore – mi limiterò
semplicemente a censurare
quel livore con il quale, lo stesso
ha voluto affondare attacchi alla mia persona che ritengo gravemente lesivi della mia dignità
oltreché della mia attività istituzionale, ma anche oltraggiosi
nei confronti dei miei cittadini e
di tutti i residenti della Piana.
Chi mi insulta – continua Bellofiore – e mi definisce sciocco,
strisciante e meschino sa benissimo che da anni con chiarezza
e fermezza sostengo la realizzazione dell’ospedale unico e che
nel farlo lascio da parte ogni
campanile, ipotizzando la chiusura di tutte le strutture vecchie
ed obsolete del nostro territorio, compreso Gioia Tauro e Polistena, che se qualcuno ancora
non se ne fosse accorto, come il
collega di Michele Tripodi, si
reggono su strutture ben lontane da standars di sicurezza e sanitari degni di un paese civile,
probabilmente prive di adeguamenti sismici e relativi collaudi,
e quindi potenzialmente pericolose per l’incolumità stessa
dei pazienti. Ma su questi aspetti ad oggi, nonostante l’evidenza nota a tutti, si è calato solo un
muro di omertoso silenzio».
Bellofiore ricorda la scelta
dei sindaci, poi rimossa e dimenticata: «Inoltre, riflettendo, la cosa strana e quasi paradossale è che l’unica cosa che si
può definire strisciante e meschina è l’azione politica di chi
ha sovvertito la volontà, demo-
craticamente espressa di 24 sindaci della Piana che avevano
stabilito di voler realizzare
l’ospedale unico al centro della
stessa. Nel farlo hanno adoperato ogni tipo di menzogna, come quella di chi fino a poco tempo fa dichiarava che i terreni
dell’ospedale di Palmi fossero
gratuiti, mentre sappiamo tutti
che fino ad oggi sono costati alla
Regione circa 230 mila euro ma
la Corte dei Conti, ultimamente, li ha stimati in un prezzo non
inferiore a 350 mila».
«È importante – incalza – che
si sappia che i terreni, circa 17
ettari, di proprietà della Regione Calabria in zona centrale rispetto a tutta la Piana ci sono
già, e precisamente lungo la
provinciale Gioia Tauro-Rizziconi, Questo sarebbe un bel risparmio per la Regione di oltre
350 mila euro».
Non riesco ancora a capire,
pur sforzandomi, la logica portata avanti dalla Regione che è
la stessa dell’ex governatore
Agazio Loiero, dalla sua Asp 5 di
RC e condivisa dal Sindaco Michele Tripodi con la quale si dice
di voler puntare, con la costruzione del nuovo ospedale a Palmi, su due centri esterni, uno
sulla costa e uno nell’entroterra
e si decida invece oggi di puntare tutto sull’ospedale di Polistena periferico rispetto al centro
della Piana. Perché, nell’attesa
della realizzazione del nuovo
Ospedale, allora non puntare
già da oggi su due centri (Gioia
Tauro e Polistena) equilibrando
il peso di entrambe le strutture?
Questo apparirebbe giusto per
tutti. Rivendico con forza pari
dignità per le due strutture di
Gioia Tauro e Polistena in modo
da garantire il diritto alla salute
per tutto un territorio con più di
100.000 abitanti».
CINQUEFRONDI I resti di un edificio termale di epoca romana
«Confermate le condanne dei Gioffrè» In contrada “Mafalda” affiorano
Ivan Pugliese
PALMI
La conferma della condanne
comminate in primo grado dal
Tribunale di Palmi. È questa la
richiesta avanzata nell’udienza
di mercoledì scorso dal sostituto procuratore generale di
Reggio Calabria, Danilo Riva,
nell’ambito del procedimento
“Topa”, che vede alla sbarra i
presunti affiliati alle cosche di
Seminara.
In primo grado, il Tribunale
sancì nove condanne e un’assoluzione. Rocco Antonio Gioffrè venne condannato a 7 anni
di reclusione, il sindaco uscente Antonio Marafioti a 6 anni e
6 mesi di reclusione; condannati anche Carmelo Buggè e il
L’ex sindaco Antonio Marafioti
vice sindaco Mariano Battaglia
puniti con 6 anni di reclusione.
Per Vittorio Vincenzo Gioffrè, Antonio Giuffrè, Vincenzo
Gioffrè, Domenico Gioffrè e
Adriano Gioffrè il Tribunale
comminò 5 anni e 6 mesi di
carcere ciascuno. Unico assolto
nel procedimento fu Antonino
Tripodi.
Dalle richieste di conferma
di condanna emesse lo scorso
30 aprile 2010 è inevitabilmente escluso Rocco Antonio
Gioffrè, nel frattempo deceduto. Il procedimento “Topa” nasce dall’omonima operazione
condotta dai Carabinieri che,
nel novembre 2007, in esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip
di Reggio Calabria. Nel mirino
la famiglia Gioffrè di Seminara
che, secondo il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma,
avrebbe condizionato il libero
voto del comune di Seminara
imponendo un proprio candidato, poi eletto nella figura di
Marafioti, costringendo l’altro
pretendente, Battaglia, dopo
una serie di incontri, a ritirarsi
dalla competizione. Secondo
l’ipotesi accusatoria, dunque,
gli esponenti della famiglia
Gioffrè, avrebbero controllato
l’esito delle elezioni. L’operazione “Topa” dal luogo dove si
svolgevano gli incontri, portò
inevitabilmente allo scioglimento del consiglio comunale.
CONSIGLIO COMUNALE Fronte politico compatto contro il progetto del rigassificatore
Gioia Tauro è stanca di essere “colonizzata”
GIOIA TAURO. Ha lasciato sicu-
ramente il segno l’ultima seduta del Consiglio comunale
di Gioia Tauro nel corso della
quale è passato all’unanimità,
ovvero con in voti di tutti i diciotto presenti (undici della
maggioranza e sette dell’opposizione), la revoca dell’autorizzazione accordata in data
16 dicembre 2009 dalla Commissione straordinaria per
l’insediamento nell’area portuale dell’impianto di rigassificazione. E il fatto nuovo, degno di nota, è rappresentato
da una decisione bipartisan
nella storia del Consiglio in
carica dalla primavera dello
scorso anno che lascia intendere che finalmente per la prima volta i due schieramenti si
siano trovati d’accordo con
identità di vedute.
Il Sindaco Bellofiore, nella
sua lunghissima relazione sull'argomento, non ha esitato a
puntare il dito sulle decisioni
che riguardano Gioia Tauro,
la sua area portuale e la sua
area industriale, che arrivano
- anzi piovono dall’alto - senza
alcun rispetto e senza tenere
conto delle capacità decisionali di una popolazione, ovvero di una intera città, che da
anni subisce imposizioni per
le quali a nulla valgono i rifiuti e le proteste. «Ci hanno imposto il maxidepuratore, è arrivato poi l’inceneritore (sindaco Alessio) e poi il raddoppio (sindaco Dal Torrione),
poi è stata la volta del rigassificatore – è la considerazione
riportata alla lettera dal Sindaco Bellofiore – ma Gioia
Tauro è stanca. Ed è stanca
perchè ha pagato fin troppo
senza che attese più che giustificate si concretizzassero
così come autorizzano le aspirazioni di un territorio che ha
solo e sempre pagato». In que-
st’ultima seduta di luneì ’scorso del Consiglio comunale
non è passato inosservato
quanto affermato dalla rappresentante del PdL, Anna
Maria Stanganelli, che motivando il proprio no all’insediamento del rigassificatore
ha voluto sottolineare il pericolo che lo stesso, per il quale
non c'è neanche il placet del
Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici, rappresenta per il
territorio, ricordando che
questo nuovo megaimpianto
«ha un potenziale di un milione di tonnellate di tritolo».(g.s)
i segni di un tesoro archeologico
Attilio Sergio
CINQUEFRONDI
Prime ed importanti scoperte in
contrada Mafalda dopo appena
4 giorni dall’avvio della campagna di scavi, sotto forma di stage
per studenti universitari, patrocinata dalla Provincia, che si
concluderanno il 3 dicembre e
che interesseranno anche la
chiesa interna al convento di
San Filippo d’Argirò di contrada
Busale.
Sono emerse nuove strutture, si potrebbe trattare dei resti
di dell’edificio termale ospitato
nell’area residenziale di una villa romana di età imperiale, tra il
II e IV secolo dopo Cristo.
Tra le scoperte, un mattone
romano con un bollo, dal quale
si potrà risalire all’officina che
ha fornito i materiali per la costruzione della villa. Sulla stessa area, sono venuti alla luce
una pavimentazione. Trattasi
probabilmente dei resti di un’altra parte termale dell’insediamento romano. Le ricerche sono
volte anche a stabilire se nella
stessa zona, vi fosse un insediamento greco, prima che i romani vi costruissero la villa, probabilmente divisa in zona residenziale e zona di produzione agricola. In contrada Mafalda abbiamo incontrato il consigliere
provinciale Giuseppe Longo e
l’archeologo Francesco Cuteri,
responsabile degli scavi in atto a
Cinquefrondi, sotto la direzione
della dott.ssa Maria Teresa Iannelli responsabile archeologa
dell’area per la Soprintendenza
ai beni archeologici. Cuteri innanzitutto ha voluto spiegare
Una fase degli scavi in contrada Mafalda
come si sia partiti dalle indagini
risalenti alla campagna di scavi
del 1995.
Dopo la fase di ripulitura della
struttura semi circolare monumentale, sono iniziati i nuovi
scavi che hanno portato alla scoperta di nuovi indizi riguardanti
una struttura molto complessa.
L’archeologo Cuteri ci ha anche
informati che al momento, dopo
4 giorni di scavi, non c'è alcuna
conferma, come sostenuto da
molti studiosi, che una parte della villa romana fosse stata trasformata in una chiesa. Ampliando l’area di ricerca, Paola
Papasidero, Elisa Mesiano, Maria Viscomi, Francesco De Leo,
Angela D’Agostino, Carmela Bilotto, tutti studenti delle Università di Reggio, Cosenza e Messina, grazie anche alla collaborazione degli operai del Comune di
Cinquefrondi, hanno scoperto
resti di un edificio, con tanto di
pavimentazione, che dovrebbero far parte della zona termale
della villa. In contrada Busale,
grazie agli operai della Comunità Montana, è stata bonificata
l’area in cui sorgono i resti del
convento di San Filippo d’Argirò,
dove, gli studenti guidati dall’archeologo Francesco Cuteri, per
stabilire se realmente il convento sia stato fondato in età bizantina, interverranno sulla chiesa
del convento di San Filippo.
«Alla luce di quanto ho visto
finora – ha affermato l’archeologo Cuteri – si può già ipotizzare,
per la primavera, di promuovere
un’intera giornata di studi per
presentare i risultati. L’occasione giusta per promuovere un incontro sulla Calabria in età romana con specialisti ed appassionati». Il consigliere provinciale Giuseppe Longo si è augurato
che «sia l’opportunità giusta perché Cinquefrondi si riappropri
delle proprie radici storiche e si
sviluppi una cultura archeologica che appassioni anche le nuove
generazioni».
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
45
Reggio Ionica
.
IL GOTHA DELLA ’NDRANGHETA Prima udienza “ordinaria”
CARERI
Processo “Crimine”
respinte le eccezioni
Resta competente
il Tribunale di Locri
Maltempo,
i tre centri
abitati
in ginocchio
Giuseppe Pipicella
CARERI
Momenti di tensione per il malore dell’86enne
Antonio Commisso, subito ricoverato in ospedale
Rocco Muscari
LOCRI
Il Tribunale di Locri si è dichiarato competente per territorio a celebrare il processo “Crimine”, che
si è aperto ieri mattina nei confronti di 34 imputati che hanno
scelto il giudizio ordinario. Unificata anche la posizione di un altro
imputato, Antonio Angelo Cianciaruso, tratto in arresto nell’operazione “Crimine 2”, relativamente alla contestazione associativa riferita al “locale” di Singen.
Un’altra posizione, quella di Roberto Commisso, sarà probabilmente riunificata al procedimento principale il 19 gennaio, dopo
che il Tribunale ha dovuto stralciare la posizione per difetto di
notifica ad uno dei legali.
Il processo si è aperto con il
malore accusato in aula da Antonio Commisso, 86 anni, detto “u
quagghia”, soccorso e trasportato
all’ospedale di Locri. Gli stato diagnosticato un problema cardiaco
ed è stato ricoverato nel reparto
di Geriatria, è seguito dall’equipe
dell’unità cardiologica. Il presunto anziano capo dell’omonima cosca sidernese, detenuto a Bari,
era stato trasportato ieri mattina
dal carcere di Catanzaro, dove è
stato trasferito in vista del processo e dove è sempre presente una
divisione medica.
Dopo la forzata interruzione, il
processo è ricominciato – con circa 200 persone in aula, tra addetti
ai lavori, detenuti e pubblico, in
mezzo a un impeccabile servizio
di controllo di carabinieri e polizia – con gli interventi del nutrito
collegio difensivo che ha sollevato l’eccezione di incompatibilità
territoriale. In particolare l’avvocato Armando Veneto, difensore
insieme all’avv. Pietro Catanoso,
di Francesco Gattuso, presunto
capo locale di Croce Valanidi, ha
eccepito che la Dda non ha individuato il luogo in cui si sarebbe formata la “nuova mafia” e, perciò,
non potrebbe “scegliere” il giudice di competenza, che sarebbe
per l’imputato quello di Reggio.
Dello stesso avviso gli avvocati
Marco Tullio Martino e Maria Antonietta Cestra, per Giuseppe Antonio Primerano, presunto capo
locale di Fabrizia. Mentre l’avv.
Giuseppina Sibio ha indicato Vibo Valentia quale sede per Rocco
Bruno Tassone, ritenuto capo del
locale di Cassari di Nardodipace.
Tra gli altri difensori che hanno chiesto lo stralcio l’avv. Marco
Gemelli, in sostituzione dell’avv.
Antonio Managò, ha fatto notare
che per Domenico Gangemi, presunto capo del locale di Genova, è
stato notificato un nuovo titolo
custodiale emesso dal gip ligure,
per un’associazione operativa in
quella regione. Di conseguenza
anche lui ha chiesto di riconoscere l’incompetenza del tribunale di
Locri.
Contro l’eccezione difensiva
sono intervenuti i pm Maria Luisa
Miranda, Antonio De Bernardo e
Giovanni Musarò. In particolare
il sostituto Miranda ha rilevato
che per il reato di associazione
per delinquere è competente il
giudice del luogo dove è stato iniziato il reato permanente che, come si evince già dal dispositivo
del gup distrettuale, è riconducibile a Polsi, quale sede della “nuova mafia” formata nel corso della
riunione di Montalto. Il pm ha rilevato che, comunque, nel procedimento il reato più grave va individuato in quello contestato ad
esponenti della cosca Mazzaferro
di Marina di Gioiosa Ionica, iniziati nel 2003, riferibili a una presunta estorsione, che richiama gli
altri reati contestati. Su quest’ultimo assunto dell’accusa si è basato il rigetto dell’eccezione difensiva da parte del Tribunale, (presidente Alfredo Sicuro, giudici
Adriana Cosenza e Giovanna Sergi). Il Tribunale in chiusura, ha
ammesso le prove e l’esame di oltre 200 testi, rinviando il processo
al 13 febbraio.
LOCRI Con la requisitoria del pm Antonio De Bernardo
Stamattina inizia la discussione
sull’omicidio di Salvatore Cordì
LOCRI. Con la requisitoria del so-
stituto procuratore della Dda
reggina, Antonio De Bernardo,
inizia questa mattina davanti alla Corte d’assise di Locri, la discussione del processo ai presunti esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore Cordì: Michele
Curciarello e Antonio Martino.
Con loro è imputato Antonio Panetta, presunto organizzatore
dell’omicidio del “cinese”, che è
accusato anche di associazione
per delinquere di stampo mafioso.
Si chiude, quindi, il dibattimento a quasi due anni dal rinvio
a giudizio dei tre imputati tratti
in arresto nel corso dell’operazione denominata “Pioggia di
Novembre”, eseguita dagli agenti del Commissariato di polizia di
Siderno il 19 dicembre del 2008.
Un processo che si è snodato
lungo un’istruttoria particolarmente complessa, nel corso della
quale la Corte d’assise di Locri
(presidente Amelia Monteleone,
giudice a latere Angelo Ambrosio) si è trovava dinnanzi a una
mole di atti e testimonianze sostenuti con professionalità e
competenza da entrambe le parti. Il processo è giunto alla fase finale con l’assunzione di una perizia, eseguita dal maresciallo
Marco Romeo, sull’asserita presenza di residui di polvere da
sparo sugli indumenti e sul corpo
dei presunti autori dell’assassi-
Il presidente Amelia Monteleone
Il banco delle parti nell’aula del tribunale di Locri. Nel riquadro, l’imputato Antonio Commisso
AFRICO Nel mirino della GdF un’azienda di autotrasporto
Frode fiscale, sequestro di beni
Antonello Lupis
ROCCELLA
Un’impresa individuale di Africo
è finita nel mirino della Guardia
di Finanza per frode fiscale. È di
360 mila euro il valore dei beni
mobili e immobili sottoposti a sequestro preventivo dalla tenenza
di Bianco, che dipende dalla
Compagnia di Locri diretta dal
maggiore Ferdinando Mazzacuva, su disposizione del gip di
Reggio Calabria, Silvana Grasso,
che ha accolto la richiesta del pm
nio, che ha demolito alcune certezze portate avanti dai consulenti di parte.
Un nodo, quello dello stub, sul
quale si è concentrato l’ultimo
esame testimoniale di ieri,
dell’ispettore capo Leonardo
Spagnolo, dell’ufficio di polizia
scientifica del Commissariato di
siderno. Il testimone, su domande del pm De Bernardo, ha ribadito di aver proceduto al lavaggio delle proprie mani prima di
effettuare il sequestro degli indumenti in uso ai due imputati
principali, che hanno posto nelle
apposite buste i reperti. Sul punto i difensori, avvocati Staiano,
Albanese e Mazza, hanno contestato all’ispettore che il dato non
si evince dai verbali e dalla precedente testimonianza.
L’udienza si è conclusa con la
produzione di una nutrita documentazione da parte degli avvocati Luca Maio e Giuseppe Mammoliti, nell’interesse di Panetta.(r.m.)
REGGIO CALABRIA Faida di Sant’Ilario: rinviato dalla Cassazione per 5 imputati
Prima luce, aperto il procedimento d’appello-bis
LOCRI. Con la richiesta della
conferma della sentenza di secondo grado nei confronti dei
cinque imputati ritenuti appartenenti alle opposte consorterie
di Sant’Ilario dello Jonio dei
D’Agostino e dei Belcastro-Romeo, si aperto davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio
Calabria il processo “Prima Luce”, rinviato lo scorso giugno
dalla Cassazione.
Dopo la relazione introduttiva esposta dal giudice dott.ssa
Cappello (presidente Finocchiaro), il pg Santo Melidona
ha concluso l’intervento chiedendo la conferma dell’ergasto-
lo per Giuseppe Belcastro e
Tommaso Romeo, accusati
dell’omicidio di Emanuele
Quattrone, eseguito il 15 agosto del 1990, nel corso del quale
è rimasto ferito anche Vincenzo
Siciliano. Omicidio per il quale
la Cassazione, su ricorso degli
avvocati Antonio Managò e
Adriana Bartolo, aveva annullato con rinvio rispetto alla posizione di Belcastro, ritenuto il
presunto capo dell’omonima
cosca di Sant’Ilario. Il procuratore generale ha chiesto altresì
la conferma della pena per Vincenzo, Domenico e Luciano
D’Agostino,
rispettivamente
condannati dalla Corte d’assise
di appello di Reggio Calabria, in
diversa composizione, alle pene
di 25, 26 e 18 anni, per il reato
associativo in materia di traffico internazionale di sostanze
stupefacenti. Reato per il quale
la prima sezione della Suprema
Corte aveva annullato con rinvio nei confronti dei tre imputati ritenuti, a vario titolo, al vertice dell’omonima consorteria
criminale operante a Sant’Ilario
e Canolo.
A chiusura dell’udienza la
Corte ha rinviato al 18 novembre per l’inizio degli interventi
del collegio difensivo, precisa-
mente con l’arringa dell’avv.
Paolo Tommasini, nell’interesse di Domenico D’Agostino difeso anche dall’avv. Eugenio Minniti che discute anche per Vincenzo D’Agostino. Lo stesso
giorno interverranno l’avv.
Adriana Bartolo per Giuseppe
Belcastro, gli avvocati Sandro
Furfaro e Cosimo Albanese per
Tommaso Romeo, infine il professore Nico D’Ascola nell’interesse di Luciano D’Agostino.
Le arringhe difensive si concludono a metà dicembre con
l’intervento dell’avvocato Antonio Managò in difesa di Giuseppe Belcastro.(r.m.)
Matteo Centini e i risultati investigativi prodotti dalle Fiamme
Gialle. I sigilli hanno riguardato
un imponente immobile da 11
vani, altri due immobili di misure più ridotte, quattro terreni e
un’autovettura. Stando a quanto
riferito dagli investigatori della
Guardia di Finanza del Comando
provinciale di Reggio le indagini,
partite da una verifica fiscale
compiuta nei confronti del titolare dell’impresa, attiva nel settore
dell’autotrasporto, avrebbero
consentito di accertare redditi
sottratti al fisco per 1 milione di
euro e un’imposta sul valore aggiunto evasa per 250 mila euro.
Il sequestro si è reso possibile
in
virtù
dell’applicazione
dell’art. 321 del codice di procedura penale che consente all’autorità giudiziaria di sottoporre a
sequestro preventivo (nel corso
delle indagini preliminari) i beni
che potrebbero eventualmente
essere destinatari di un provvedimento di confisca a seguito
dell’esito del procedimento penale.
Scuole chiuse a Careri fino a
tutta la giornata di ieri a causa
del maltempo che ha causato
danni e tanto allarme nei tre
centri abitati del Comune e
nelle campagne circostanti:
Careri centro, Natile Nuovo e
Natile Vecchio. Ieri il sindaco
Gaetano Pipicella ha inviato
alla Prefettura, alla Protezione Civile, alla Regione e alla
Provincia, una dettagliata relazione sui danni causati dagli
eventi alluvionali alle strutture pubbliche e private, alle
coltivazioni e agli allevamenti, colpiti dallo straripamento
di alcuni torrenti e valloni. Secondo la relazione del tecnico
comunale, geom. Francesco
Cosenza, il fango ed i detriti
hanno ostruito le condotte per
la raccolta delle acque bianche nei tre centri abitati dove
si sono verificati anche crolli
di cornicioni, balconi, e dove
alcuni vecchie abitazioni sono
pericolanti mentre la viabilità
è stata compromessa da smottamenti e frane che hanno
ostruito la sede stradale.
Si è ulteriormente aggravato il movimento franoso esistente da oltre un anno nella
contrada Stalle dove già un
anno addietro sono crollate
alcune abitazioni. Altra situazione di rischio lungo la frana
del Calamaddeo che già un
anno addietro ha sconvolto la
fertile zona limitrofa andando
a causare l’interruzione della
viabilità per lunghi tratti. L’ufficio tecnico comunale segnala pure che la provinciale Careri-Natile Nuovo risulta non
transitabile in vari tratti a causa del fango che si è riversato
sulla sede stradale.
SIDERNO Clan Commisso, 70 imputati
BOVALINO
Inchiesta “Recupero”
depositate le richieste
di rinvio a giudizio
Intimidazione
le richieste
di Mittiga
al prefetto
LOCRI. La Distrettuale antimafia
BOVALINO. L’atto intimidatorio consumato una settimana
addietro contro il sindaco
Tommaso Mittiga (ignoti malviventi gli hanno nottetempo
bruciato il primo piano della
casa di campagna ) sarà oggetto di discussione in un Consiglio comunale convocato dal
presidente Mario Signati per
martedì alle ore 16 sessione
straordinaria. Parteciperanno
i presidenti del Comitato e
dell’Assemblea dei sindaci della Locride, Ilario Ammendolia
e Pietro Crinò, e altri sindaci.
Intanto Mittiga ha avuto un
incontro con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza nel corso di un vertice in
Prefettura. Ovviamente si è
parlato del grave atto intimidatorio messo in atto contro il
sindaco Mittiga, apprezzato
uomo di scuola e di cultura e
personaggio politico aperto al
dialogo e sempre disponibile
al confronto con i cittadini.
Sull’incontro il sindaco non ha
voluto rilasciare dichiarazioni
anche se ha confermato che
non ha chiesto e non gli è stata
offerta alcuna vigilanza o scorta. Ha chiesto, però, maggiore
attenzione per il controllo del
territorio, il potenziamento
della Caserma dei carabinieri
e del Commissariato di polizia
con mezzi moderni. Ha pure
sollecitato il prefetto a un forte
interessamento per il finanziamento del progetto per l’installazione del sistema di video sorveglianza.(g.p.)
di Reggio Calabria ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio
per tutti i 70 indagati dell’operazione “Recupero” o “Bene Comune”, eseguita nei confronti di
presunti organizzatori, promotori ed affiliati del clan Commisso di Siderno il 14 dicembre dello scorso anno dalla Polizia di
Stato, in particolare il Commissariato di Siderno, e dai Carabinieri di Reggio Calabria e del
gruppo territoriale di Locri. L’inchiesta è stata coordinata dalla
Dda guidata dal procuratore
Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Nicola Gratteri, e dal sostituto Antonio De Bernardo.
Gli indagati sono ritenuti a
vario titolo responsabili, unitamente a Giuseppe Commisso, “u
mastro”, 64 anni – nei confronti
del quale si procede separatamente nell’ambito dell’operazione “Crimine”, in abbreviato
dove sono stati chiesti nei suoi
confronti 20 anni di carcere – di
appartenere a un’associazione
mafiosa operante a Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, specificatamente
in Canada nella città di Toronto.
Dalle risultanze investigative
la Dda reggina ha ipotizzato un
ruolo di vertice anche per Alessandro Figliomeni, ex primo cittadino di Siderno, ritenuto la
“longa manus” della cosca
“Commisso” nelle istituzioni locali. Il 55enne ex amministratore, attualmente recluso nel carcere di Parma, in regime di
41-bis, avrebbe ricoperto un
Alessandro Figliomeni
ruolo apicale all’interno del sodalizio criminale rivestendo il la
carica di “santista”.
La presunta consorteria della
ndrangheta sarebbe stata organizzata in diversi gruppi criminali, tra loro collegati, e finalizzata al controllo del territorio ed
alla commissione di una serie indeterminata di delitti tra cui
estorsioni, danneggiamenti delitti contro la persona, (quali gli
omicidi di Salvatore Salerno ,
Agostino Salerno, Rocco Alì, il
tentato omicidio di Vincenzo Salerno), intestazione fittizia di attività economiche a prestanome, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, nonché
all’acquisizione in via diretta o
indiretta della gestione o del
controllo di attività economiche, all’ingerenza nella vita politica locale ed al conseguimento
di profitti e vantaggi ingiusti.(r.m.)
Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
46
Reggio Ionica
.
L’EMERGENZA Sul tavolo dagli ospedali ai rifiuti solidi urbani, passando per Sorical e dissesto. Ammendolia: «Non risposte immediate, ma promesse sì»
I sindaci della Locride ricevuti da Scopelliti
Il governatore: «Avrete i servizi indispensabili per il decollo». A Siderno incontro del Pd su temi della sanità
Aristide Bava
SIDERNO
Una folta delegazione dei sindaci
della Locride ha incontrato ieri
mattina a Palazzo Alemanno di
Catanzaro, il presidente della
Regione Giuseppe Scopelliti.
L’incontro è stato definito dai primi cittadini abbastanza proficuo,
anche se tra le molte cose positive che si sono discusse è emerso,
purtroppo, un dato negativo in
relazione all’ormai nota problematica dei (mancati) finanziamenti per i borghi storici, situazione che si trascina dalla precedente legislatura regionale. Secondo quanto si è appreso, non ci
sono soldi, e molti Comuni, che
hanno dato il via e, in qualche caso, completati i lavori, avranno,
adesso, le loro gatte da pelare.
Unica speranza è che il presidente Scopelliti riesca a strappare
qualche finanziamento in sede
governativa anche perché aveva
già esposto il problema al ministro Fitto, ma con la crisi di governo in atto c’ è poco da stare tranquilli.
Alla riunione era anche presente l’assessore regionale al Bilancio Giacomo Mancini, che è
stato recentemente nella Locride
per un incontro con i sindaci sui
fondi Pisl, nonché il vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi e l’assessore al lavoro Francescantonio Stillitani. Per
i sindaci della Locride erano presenti il presidente del Comitato,
Ilario Ammendolia (Caulonia), il
presidente dell’ Assemblea, Pietro Crinò (Casignana), il sindaco
di Siderno, Riccardo Ritorto,
quelli di Locri Giuseppe Lombardo, di Roccella Giuseppe Certomà, di Bovalino Tommaso Mittiga, di Ardore Giuseppe Campisi,
di Sant’Ilario Pasquale Brizzi e di
Martone Giorgio Imperitura.
Molti gli argomenti approfonditi nel corso dell’incontro. Tra
questi, in particolare, la problematica della portualità con riguardo alle realizzazioni previste per Monasterace, Locri e Bovalino. Riflettori puntati anche
sul fenomeno boschivo e sul dissesto idrogeologico.
Note positive per quanto riguarda la depurazione; secondo i
responsabili regionali la Locride
è già compresa nel nuovo piano
Cipe che sarà approvato nei prossimi giorni. È stato affrontato anche il problema Sorical: i sindaci
hanno lamentato l’esosità delle
tariffe dell’acqua e la necessità
che vengano dilazionati i debiti
dei Comuni. Scopelliti ha dato la
disponibilità ad affrontare il problema in maniera organica.
L’ attenzione si è poi spostata
sulla sanità, e più speficatamente
sull’ospedale di Locri. Il presidente Giuseppe Scopelliti, ancora una volta ha evidenziato che
da parte della Giunta regionale
c’è grande attenzione verso i problemi della Locride e, quindi, anche per il settore sanitario. A questo proposito è spuntata anche
l’ipotesi di dotare la Neonatologia dell’ospedale di locri della
T.i.n. (Terapia intensiva neonatale). Sarebbe certamente una
buona “conquista” per la struttura. Ad ogni buon conto Scopelliti
ha ribadito che l’Ospedale di Locri non perderà nulla.
Ha anche insistito sul fatto che
la Regione ha preso a cuore le
sorti del territorio della Locride e
che si farà di tutto per garantire
in tempi brevi i servizi indispensabili per far decollare questa
parte di Calabria, ricordando anche che è imminente l’arrivo dei
fondi Fas che consentiranno di
migliorare le infrastrutture dei
vari comuni. «La Regione – ha
detto Scopelliti – ha molto a cuo-
SIDERNO. Molte le lamentele,
Scopelliti in un recente incontro a Siderno. Sotto: Battaglia, Panetta, Fragomeni e Boccuti, del Pd sidernese
re le sorti della Locride e cercheremo di offrire, sin da subito,
quei servizi indispensabili per far
definitivamente decollare questa parte di territorio calabrese».
Il sindaco di Siderno Riccardo
Ritorto, al suo ritorno, ha voluto
evidenziare la grande disponibilità dimostrata da Scopelliti e, soprattutto, il buon rapporto che si
è ormai creato tra i sindaci della
Locride e le strutture regionali.
Un viatico molto importante per
il futuro.
Ilario Ammendolia, notoriamente molto cauto in giudizi positivi verso la Regione, pur ritenendo l’incontro interlocutorio
(«ci sono state promesse – ha ammesso – anche se non ci sono state risposte immediate») ha affermato che «l’attenzione per la Locride è molto alta» ed auspicato
che le verifiche dei prossimi giorni diano risposte positive.
ma scarse le proposte. È la sintesi dell’incontro organizzato
dal Pd di Siderno sulla sanità
della Locride alla presenza dei
consiglieri regionali, amministratori locali e cittadini. Avrebbero dovuto partecipare i consiglieri regionali Demetrio Battaglia, Franco Pacenza e Carlo
Guccione, ma gli ultimi due sono stati bloccati dal maltempo.
L’incontro, presente al tavolo di
presidenza anche il capogruppo
Gabriella Boccuti, è stato aperto
dalla segretaria politica Maria
Teresa Fragomeni, che ha affermato che il Pd sidernese è
dell’avviso che la salute sia «un
diritto al quale non si può rinunciare e del quale non si può essere privati solo perchè le istituzioni tentano di far quadrare i
conti chiudendo le strutture sanitarie». Una questione che è di
natura sociale ma che – ha precisato ricordando la sua professione di commercialista – non è
neanche funzionale all’economicità: la chiusura dei reparti
non comporta alcun risparmio
se si considera che costringe i
pazienti a spostarsi fuori regione per sottoporsi ad esami e terapie specialistiche.
Le ha fatto eco il consigliere
comunale, e leader locale del
partito, Domenico Panetta che
ha aggiunto che «quelle di chiudere strutture che funzionano,
come è avvenuto per l’ospedale
di Siderno, sono decisioni che
arrecano disagio alla popolazione, ed impoveriscono il territorio». Panetta ha sviluppato
una lunga relazione, auspicando, poi, che dall’incontro emergesse una proposta costruttiva
per migliorare l’atto aziendale,
che rischia di ridurre la possibilità di cura per i pazienti locridei ed impoverisce il territorio
sia dal punto di vista dei servizi
che da quello economico.
Quindi l’intervento del dott.
Vincenzo De Angelis (che si è
soffermato sulla necessità del
polo oncologico) e di Angelo Errigo, che ha espresso le sue riserve sulla conduzione dell’Asp.
E ancora quello del sindaco di
Roccella, Giuseppe Certomà, a
cui, peraltro, sono stati riservati
molti applausi per aver creato
un sistema di raccolta differenziata che sta divenendo un vero
esempio per molti comuni, proprio nel momento in cui la Locride è nuovamente in stato di
precarietà per le note vicende
che si stanno accompagnando
all’attività di Locride Ambiente.
L'esempio della differenziata di
Roccella, è stato detto, sarebbe
da applicare alla sanità calabrese: gestione virtuosa per ridurre
i disagi e contenere la spesa.
Tra gli altri interventi, interessanti quelli della cardiologa
Emmida Multari e dei sindacalisti Michele Firmo e Paolo Fragomeni. E ancora quelli più generalizzati dell’altra sindacalista
Mimma Pacifici, e di Vincenzo
Carnà.
Quindi l’atteso intervento del
consigliere regionale Demetrio
Battaglia, che ha messo sotto
accusa il presidente Scopelliti e
la manager Rosanna Squillacioti per i “tagli”, assicurando che
terrà conto delle lamentele
ascoltate e si attiverà per cercare di garantire la Locride, già
«tagliata fuori – ha detto – da
ogni cosa». Nella sostanza non
c’è stata una proposta concreta
ma, come ha precisato, Maria
Teresa Fragomeni , sono emerse molte considerazioni che
adesso saranno portate dal Pd
nel Consiglio comunale, già
convocato, su richiesta proprio
del Pd, per lunedì.(a.b.)
LOCRI Il prefetto risponde picche ai consiglieri di minoranza: «Non c’è notizia di reati»
ROCCELLA
ROCCELLA Alla messa nella Matrice
«Una Commissione d’accesso? Impossibile»
Denunciati
diportisti
e sequestrate
imbarcazioni
Grande folla di fedeli
per il ventennale
di p. Francesco Carlino
Pino Lombardo
LOCRI
La richiesta dell’invio a Locri della Commissione d’accesso avanzata dai gruppi consiliari di minoranza, sarebbe inaccoglibile. È il
risultato, interlocutorio, emerso
dall’incontro tenutosi a Reggio
tra i cinque consiglieri, Francesco
Macrì, Raffaele Sainato, Giovanni Calabrese, Alfonso Passafaro e
Anna Francesca Capogreco e il
prefetto Luigi Varratta. I cinque si
erano recati in prefettura per richiedere l’invio a Locri della
Commissione o di ispettori del
ministero dell’Economia col
compito di verificare le cause e le
responsabilità della crisi in cui si
dibatte la città. Il tutto nel convincimento che l’amministrazione
guidata da papè Lombardo a loro
giudizio sarebbe caratterizzata
da una sorta di «incapacità a governare» e non avrebbe alcun
progetto finalizzato a far uscire la
città dall’attuale situazione, limitandosi a lamentare che le casse
comunali sono vuote e che l’unicaa via praticabile sarebbe la dichiarazione di dissesto finanziario.
Nel ribadire al prefetto la richiesta di verificare – «non solo su
questi primi sei mesi di amministrazione Lombardo ma anche su
gli ultimi 15 anni di amministrazione cittadina», ha evidenziato
l’ex sindaco Macrì – la gestione
della cosa pubblica facendo
emergere, laddove ve ne fossero,
le gravi irregolarità o le situazioni
di ingerenze ilecite, i cinque hanno accompagnato la loro richiesta con la consegna di alcune de-
CAMINI Il secondo scoperto dal sindaco
L’ex sindaco Fracesco Macrì
libere della giunta Lombardo e di
altre nell’arco dell’ultimoquindicennio. Il prefetto, dopo aver
ascoltato con attenzione le motivazioni adottate da Macrì e soci,
con grande franchezza esprimeva forti perplessità circa la possibilità dell’invio della Commissione d’accesso. Una richiesta «non
praticabile» secondo il prefetto, a
meno di «fornire chiare notizie di
reato». Come non praticabile, ha
aggiunto Varratta, era quella già
avanzata dallo stesso sindaco
Lombardo, dell’invio di un funzionario della prefettura esperto
in materia finanziaria per verificare se le condizioni economiche
siano tali da consigliare la dichiarazione di dissesto finanziario.
Un’azione simile – ha fatto presente il prefetto – la può decidere
solo il ministro delle Finanze.
SIDERNO Si presenta il libro di Condemi
Furti di materiale edile
L’amore e la rivoluzione
al cimitero e alla materna dai cinque Martiri ad oggi
CAULONIA. Due furti in pochi
giorni a Camini. Ignoti malviventi, forse gli stessi, hanno preso di
mira prima il cimitero e poi la
scuola materna. Nel camposanto
i malfattori hanno portato via da
alcune cappelle grondaie in rame
e in alluminio. Nella struttura
scolastica, soggetta a lavori di ristrutturazione, hanno smontato
e portato via quasi tutti i radiatori. Ad accorgersi di quest’ultimo
furto è stato il primo cittadino
Francesco De Agostino che ha notato, a un orario insolito, la porta
della scuola aperta.(a,s,)
SIDERNO . Oggi sarà presentato
La scuola visitata dai ladri
presso il salotto letterario della
libreria Mondadori il libro del
giudice Luigi Condemi “ Amore
e rivoluzione (ottobre 1847)”
edito da Laruffa. Nel romanzo
le vicende storiche e quelle sentimentali si dipanano e si intrecciano in un sistema di flashback tra passato e presente,
dove la Calabria mostra il suo
volto autentico, drammatico e
gioioso allo stesso tempo. Protagonista è un magistrato che,
per il centocinquantenario
dell’unità d’Italia, ha in animo
di scrivere un saggio sul processo a carico dei cinque martiri di
Gerace, fucilati dai Borboni nel
1847. L’incontro con una giovane docente lo trascina in una
travolgente storia d’amore.
Alla presentazione, che avrà
luogo alle 17 saranno presenti
oltre all’autore e all’editore Domenico Laruffa, gli studiosi
Vincenzo Cataldo, Domenico
Romeo e Marilisa Lombardo.
Altro incontro per la presentazione del libro avrà luogo domani a Palazzo Amaduri di a
Gioiosa Jonica.(a.b.)
RIACE. Persone non ancora
identificate si sono introdotte
in un immobile in disuso del
Comune (era una scuola materna) asportando 17 termosifoni. Sul furto stanno indagando i carabinieri.
ARDORE. Ignoti vandali hanno
danneggiato uno sportello
Atm installato all’esterno
dell’ufficio postale. Ad accorgersi del danneggiamento e a
denunciare subito l’accaduto
ai carabinieri, sono stati i responsabili dell’ufficio.
ROCCELLA. Il gip di Locri, dopo
averne convalidato l’arresto,
ha ordinato la scarcerazione
dei due indiani arrestati a mercoledì per rissa e minacce, rivolte anche ai carabinieri.
ROCCELLA. A seguito di un vasto servizio di controllo effettuato all’interno dell’area del
porto “Delle Grazie”, i militari
dell’Ufficio circondariale marittimo e della Guardia Costiera hanno denunciato all’autorità giudiziaria tre persone,
delle quali non sono state rese
note le generalità, e sottoposto a sequestro nove imbarcazioni. Nel corso del controllo i
militari hanno accertato che
diversi diportisti avevano ormeggiato le loro imbarcazioni
in modo precario e, soprattutto, in aree non idonee e non
predisposte né all’attracco, né
alla sosta. Da qui la denuncia a
piede libero di tre diportisti e il
sequestro preventivo delle imbarcazioni che arrecavano pericolo alla navigazione.
Don Carlino, al centro, durante la celebrazione eucaristica
Stefania Parrone
ROCCELLA
Folta partecipazione di fedeli
provenienti anche da Benestare, Caulonia, Siderno ed altri
comuni della zona, alla messa di
ringraziamento per il ventennale di sacerdozio di padre Francesco Carlino. La toccante celebrazione si è svolta nella chiesa
matrice di Roccella, dove padre
Carlino, 49 anni, si è insediato
da qualche settimana come
nuovo parroco, subentrando a
don Antonio Perri. Don Carlino
nell’omelia ha ringraziato il Signore per il dono del sacerdozio, «una perla preziosa che ci
viene donata in vasi di creta» ed
ha ripercorso i suoi vent’anni di
ministero, dall’ordinazione per
le mani del vescovo mons. Ciliberti alla scelta di partire dopo
appena un mese come missionario per l’Africa. «La mia for-
mazione di uomo e sacerdote
deve molto alla sapienza e alla
tenerezza delle giovani comunità cristiane dell’Africa dove
ho trovato anche la gioia e l’entusiasmo delle celebrazioni liturgiche», ha raccontato padre
Francesco che per 13 anni ha
vissuto in Zaire, Ruanda e Congo, evangelizzando ed insegnando anche nei seminari.
Alla celebrazione liturgica
del ventennale erano presenti,
infatti, anche alcuni giovani sacerdoti africani che operano
nella diocesi locrese (tra cui don
Zephirin Ombomi e don Rigobert Elanguì) e che sono stati
suoi alunni in seminario negli
anni di missione, trovando in lui
anche un padre spirituale. A nome loro, è intervenuto don Zephirin, parroco di Agnana, per
ringraziarlo della vocazione
che lui lo ha aiutato a scoprire e
maturare.
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
37
Cronaca di Cosenza
.
IL FATTO Dopo l’ultimo attentato, il prefetto Raffaele Cannizzaro ha convocato per oggi una riunione straordinaria del Comitato per l’ordine e la sicurezza
Un piano provinciale per indebolire le ‘ndrine
Tra le priorità: la cattura degli inafferrabili boss latitanti, la tutela delle imprese e il controllo del territorio
Giovanni Pastore
Lo Stato reagisce, non molla. La
lotta al crimine organizzato rimane una priorità nell’agenda del
prefetto Raffaele Cannizzaro che
per oggi a mezzogiorno ha convocato una riunione del Comitato
per l’ordine e la sicurezza pubblica allargato ai capi delle Procure
di Cosenza, Dario Granieri, Castrovillari, Franco Giacomantonio, Paola, Bruno Giordano, e
Rossano, Leonardo Leone De Castris. Servono misure urgenti per
contrastare la recrudescenza di
quei fenomeni che alimentano
l’inquietudine e lasciano trapelare
pressioni sempre più asfissianti. Il
Cosentino è una terra ferita, saccheggiata dal malaffare, piegata
dal racket, inondata dalla droga
colombiana, stordita dai morti
ammazzati. Questa grande area
geografica è diventata una specie
di Florida per i boss alla macchia
che si godono indisturbati la “vacanza”. Ettore Lanzino e Franco
Presta sono inseriti nell’elenco dei
latitanti più temuti eppure sono in
fuga da due anni. Altra figurina introvabile sull’album dei ricercati è
quella di Nicola Abbruzzese inteso come “Semiasse”, l’ipotetico
reggente del clan degli zingari di
Cassano. Sono “primule”, pure,
Antonio e Roberto Presta di Roggiano, cugini di Franco. Da cinque
anni vive da “fantasma”, invece,
Edgardo Greco condannato per
un duplice omicidio, molto meglio di lui è riuscito a fare il narcos
Alessandro Dias Morera che si nasconde alla legge dal 2001.
Questa, però, è pure terra di
morti ammazzati, vittime innocenti come Biagio Stabile, agricoltore assassinato in casa a Castrovillari perchè forse venuto a conoscenza di qualcuno dei misteri
della campagna cassanese. Irrisolto, pure l’omicidio di Gaetano
Novelli, indicato come il reggente
della cosca Forastefano, e sorpreso all’uscita da un albergo di Marina di Sibari. Delitti impuniti come
quelli di San Lorenzo del Vallo, il
piccolo centro dove s’è consumata
la sconfitta più eclatante dello
Stato col massacro “annunciato”
delle donne di casa De Marco e il
successivo agguato a Gaetano, il
«morto che camminava», sorpreso al volante della sua auto, per
strada in mezzo alla gente. Proprio com’è capitato a Giuseppe
Ruffolo, assassinato in città da un
killer ancora libero. E sempre nel
capoluogo è stato gambizzato davanti al Duomo e sotto gli occhi
dei passanti Salvatore Muoio. Ma
qui ci sono anche il “pizzo”, le rapine e la droga che preoccupano
la gente. Con le bombe (al negozio
di Campora, ndr), i proiettili (al
bar “Continental” in città) e gl’incendi (in piazza Ogaden in città),
la ‘ndrangheta ha attualizzato i
suoi avvertimenti. Messaggi che
servono per convocare quegli imprenditori che tardano a presentarsi per “mettersi a posto” con i
pagamenti. Tanti soldi che i clan
sono tornati a cercare anche con i
furti (alla gioielleria Converso, in
città), gli assalti ai portavalori.
Quello di lunedì a Sibari ha fruttato 800mila euro.
IL COMMENTO
L’offensiva
necessaria
dello Stato
Arcangelo Badolati
Bottiglie incendiarie lasciate davanti a una lavanderia del centro
Il prefetto Raffaele Cannizzaro
Il procuratore Dario Granieri
Quattro anni chiesti per Giuseppe Santoro, pene minori per gli altri sette imputati
Il pm Tridico: condannate tutti gli “orchi”
Per ore il pm Antonio Tridico s’è
affacciato sulla vergogna di otto
lunghissimi anni. Una storia atroce, la storia di tredici uomini che
avrebbero giocato, più o meno
consapevolmente, con la vita
d’un ragazzo affetto da disturbi
mentali. Una trama torbida che
va al di là di ogni immaginazione
e che solo la miseria e il degrado
possono in parte spiegare. Una
vicenda che il magistrato ha ripercorso davanti al gup Salvatore
Carpino, per chiedere la condanna di otto di quei presunti “orchi”
Il pm Antonio Tridico
che vennero smascherati dai carabinieri della Stazione principale. Il pm Tridico ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione nei
confronti di Giuseppe Santoro.
Tre anni e quattro mesi sono stati,
invece, sollecitati per: Antonio
Donvito, Cosimo Pastorello, Vincenzo Gagliano, Giuseppe Pugliese e Pasquale Andali. Tre, infine, gli anni richiesti per: Ferdinando Mele e Massimo Lo Monaco. La posizione di Aldo De Rose è
stata stralciata, mentre la richiesta di rito abbreviato condiziona-
to avanzata da Antonio Santoro è
stata rigettata e la sua posizione
verrà valutata con quelle degli altri tre imputati che non avevano
avanzato domanda di rito alternativo: Mario Aiello, Eugenio De
Cicco e Franco Adamo Spadafora. Il 22 il gup Carpino deciderà
anche sulla richiesta di rinvio a
giudizio. Gl’imputati sono asstititi dagli avvocati: Matteo Cristiani, Dario Scrivano, Luigi Bonofiglio, Amalia Falcone, Giuseppe
Lanzino, Angelo Nicotera, Pasquale Vaccaro e Paolo Pisani. Riaffermare il potere dello
Stato. Con i fatti. Adottando
strategie adeguate e garantendo ai cittadini il senso di
sicurezza di cui sentono forte
il bisogno. Il questore Carmelo Marzano, inviato negli anni ‘50 in Calabria per far “pulizia” di boss e picciotti, scriveva al ministro dell’Interno:
«Le risposte da dare alla
‘ndrangheta devono essere
appropriate: questa organizzazione è padrona del territorio con la violenza e la subcultura. L’impunità di cui godono i suoi associati alimenta
infatti tra la gente miti pericolosi da abbattere. I capibastone condizionano l’economia e amministrano privatamente la giustizia». È passato
tanto tempo e la mafia nostrana da rurale e diventata
imprenditrice, mantenendo
però intatte le sue sinistre caratteristiche. Affrontarla in
tutte le sue oscure ramificazioni, limitarne l’influenza è
indispensabile.
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Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cosenza - Provincia
.
CORIGLIANO Secondo la Procura dall’impianto che serve un’ampia porzione della città sarebbero stati scaricati liquami nel vicino torrente Leccalardo
Sequestrato il depuratore di Villaggio Frassa
Tre le persone denunciate dalla Capitaneria di porto per violazione delle leggi in materia ambientale
Ernesto Paura
CORIGLIANO
Depuratore comunale sottoposto a sequestro penale preventivo. A porre i sigilli all’impianto
sono stati, ieri, i militari della
Guardia costiera in servizio presso la Capitaneria di porto di Corigliano, in esecuzione del relativo
provvedimento emesso dal Tribunale di Rossano. Si tratta
dell’impianto di depurazione sito in località Villaggio Frassa, alla periferia nord della città, dove
si concentra un agglomerato urbano di considerevoli dimensioni.
A seguito di accertamenti e
verifiche tecniche effettuati nei
giorni scorsi dagli stessi militari
della Guardia costiera, in collaborazione con i tecnici dell’Arpacal, è stato accertato che l’impianto in questione effettuava
scarichi di reflui evidentemente
non correttamente depurati nel
torrente Leccalardo (affluente
del torrente Malfrancato) e,
quindi, con concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla vigente normativa. Da quanto è stato,
inoltre, accertato l’impianto in
questione, la cui gestione è affidata ad una impresa di Pozzuoli
(la Imtec SpA) è risultato regolarmene autorizzato alla raccolta dei reflui provenienti dalla rete di quella zona abitativa.
Sono tre i responsabili segnalati all’autorità giudiziaria per la
violazione delle norme del Codice penale in materia di ambiente
e tutela delle bellezze naturali.
Sono stati applicati gli articoli
674 del codice penale (getto pericoloso di cose) e 734 (distruzione o deturpamento di bellezze naturali). Vi è comunque l’assicurazione che gli inconvenienti riscontrati dai militari della
Guardia costiera e dai tecnici
dell’Arpacal verranno al più presto eliminati dalla ditta che ha in
gestione l’impianto. Vi è da dire a
questo proposito della disponibilità dimostrata dalla istituzione Comune, rappresentata dai
Commissari straordinari. Tecnici del Comune sono stati subito
mobilitati ponendo in atto tutta
la loro collaborazione.
Si è appreso intanto che, al
momento, è stata concessa la facoltà d’uso dell’impianto allo
scopo di ripristinare l’efficienza
dello stesso, in attesa inoltre, di
un programma di interventi risolutivi.
L’operazione eseguita dalla
Guardia costiera, anche nel
Compartimento marittimo di
Corigliano, si inquadra in ciò che
sono le direttive della Direzione
marittima di Reggio Calabria circa l’aggiornamento del documento programmatico della zona marittima, mediante l’analisi
del territorio, l’individuazione
delle criticità e la definizione
delle misure più idonee a garantire la sicurezza marittima intesa
in senso globale.
«La tutela dell’ambiente – precisa una nota della Capitaneria
di porto di Corigliano – costituisce, in questo ambito, aspetto
preminente dell’attività svolta
lungo i litorali e la “task-force”
composta da Capitanerie di porto, Arpacal e Regione Calabria –
Dipartimento ambiente ha ormai assunto un ruolo strategico
nel controllo ambientale e nella
prevenzione di abusi che possano danneggiare la qualità del
mare».
Costante continua, quindi,
l’attività di vigilanza degli uomini della Capitaneria di porto di
Corigliano, agli ordini del Capitano di fregata Antonio D’Amore, per la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero.
CORIGLIANO
Riparte
la tradizione
della messa
in latino
L’ingresso dell’impianto di depurazione posto sotto sequestro
La sede della Capitaneria di porto a Corigliano
SPEZZANO A. I rappresentanti dell’Udc sferzano vecchie e nuove amministrazioni
Costo dei loculi, polemica dello scudocrociato
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
«Cucci come Nociti: entrambi
hanno taciuto e tacciono sul
progetto
dell’ampliamento
dell’area cimiteriale e non ne
parlano con i cittadini». Con
queste parole i dirigenti spezzanesi dell’Udc hanno praticamente riportato in auge la problematica relativa all’area cimiteriale del centro arbëresh, richiamando l’attenzione anche
sui costi dei loculi. «Nell’ultimo
consiglio comunale in cui s’è
parlato di questa situazione tenutosi in data 4 marzo 2010 –
affermano in una nota i vertici
dello scudo crociato spezzanese – c’è stata la stipulazione del
contratto di convenzione tra il
Comune di Spezzano e l’impresa “Curti-Cos.ma s.r.l”. Oggi la
maggioranza tace, l’opposizione persevera nello stesso medesimo errore. Il silenzio turba i
cittadini, praticamente inorriditi innanzi ai costi funebri e alle volgarissime speculazioni sui
CORIGLIANO L’associazione Mondiversi e il Forum del terzo settore contro il Comune
morti. La cifra per l’acquisto dei
locali a colombaia – rendono
noto quelli dell’Udc – ammonta
a 18mila euro, i prezzi delle
cappelle vanno da 23mila a
34mila euro, giusto per realizzare concretamente le conseguenze della speculazione sulle
nostre tasche. Per non parlare
della sempre più frequentemente mancata pulizia delle
strade – concludono – e delle disfunzioni relative a una raccolta differenziata, che potrebbe
oramai definirsi “virtuale”».
Il cimitero di Spezzano
CORIGLIANO Ammanettato in flagrante
Il Centro di eccellenza chiude i battenti Sfrutta 7 connazionali
Emilia Pisani
CORIGLIANO
Il Centro d’eccellenza dello scalo di Corigliano cessa ogni sua
attività. Nella totale disattenzione delle istituzioni preposte,
dunque del Comune, ci si appresta a segnare un nuovo negativo passo indietro per la città
e per l’intero territorio. La struttura divenuta oramai punto di
riferimento per buona parte
delle manifestazioni culturali,
politiche e sociali della Sibaritide vive da più di un anno in bilico per quello che riguarda la
sua gestione, come a più riprese
denunciato dal presidente
dell’associazione Mondiversi
Antonio Gioiello. Quest’ultimo
scrive nuovamente ai commis-
Il Centro di eccellenza
sari del Comune al fine di annunciare la chiusura delle attività del centro: «Egregio commissario, le comunico che questa organizzazione, in mancanza di alcun riscontro formale
circa la prosecuzione della gestione del Centro di Eccellenza,
ha sospeso ogni attività esterna
relativa ai servizi ed alle sale del
Centro di Eccellenza oltre il 25
novembre. Pertanto si precisa
anche a seguito delle numerose
richieste pervenute, che allo
stato attuale sono rifiutate tutte
le prenotazioni circa l’utilizzo
della sala convegni e della sala
riunioni in data posteriore al 25
novembre. Si precisa, inoltre,
che rimane in essere la permanenza di questa associazione
nella struttura». Di recente,
inoltre, era stato il responsabile
del forum del terzo settore, Angelo Gallo, a stimolare un incontro con il commissario e il
responsabile del settore servizi
sociali del Comune: «Si prega di
voler convocare un incontro e
con cortese sollecitudine, vista
l’emergenza delle scadenze (si
ricorda che la convenzione stipulata con il Centro di Eccellenza scadrà il 25 novembre) al fine di cercare una soluzione in
ordine ai seguenti punti:scadenza convenzione Centro di
Eccellenza, istituzione tavolo
concertativo per la stesura di linee guida nella gestione della
progettazione». Nel 2010 le attività del centro d’eccellenza sono incrementate del 18% rispetto all’anno precedente.
SAN DEMETRIO Il sindaco Cesare Marini lascia la presidenza dell’Unione Arberia
«Gli sperperi non sono causati dagli enti locali»
Pasquale De Marco
SAN DEMETRIO CORONE
Nel lasciare la presidenza
dell’Unione Arberia (carica che,
secondo il principio di rotazione concordato, è passata al sindaco di Vaccarizzo, Aldo Marino), Cesare Marini, sindaco di
San Demetrio Corone, ha inviato una lettera ai primi cittadini
di San Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese, San Cosmo Albanese e Santa Sofia d’Epiro –
comuni
che
compongono
l’Unione insieme a San Demetrio – per illustrare i cambiamenti che il federalismo fiscale
impone alle piccole amministrazioni comunali e per sottolineare la lungimiranza nell’aver
istituito, diversi decenni fa, il
Consorzio tra le comunità albanofone della Destra Crati, trasformato poi in Unione Arberia.
«Cari Sindaci – scrive Marini
– l’obbligo, non derogabile, di
trasferire entro il 31 dicembre
2012 le sei funzioni che racchiudono quasi tutti i servizi
erogati dai nostri Comuni,
svuoterà i singoli enti delle proprie competenze. Si sta affermando nella legislazione delle
autonomie una linea in contro
Domani alle
ore 18.30 messa in latino
presso la chiesa di San Pietro
e Paolo nel cuore del centro
storico coriglianese. Torna
un rito, raramente celebrato
in Calabria, e che a Corigliano sta riscuotendo approvazione. Si tratta del rito tridentino per l’affidamento
delle anime dei defunti all’arcangelo Michele. Alle ore
17.30 sarà possibile confessarsi e seguire il tradizionale
rosario. La messa tridentina
designa la forma del rito romano celebrata secondo i canoni del Concilio di Trento,
la quale fu mantenuta universalmente fino alla riforma
liturgica promulgata
da papa Paolo VI nel 1969,
che fu materialmente vergata dal Consilium ad exsequendam Constitutionem de
Sacra Liturgia. Attualmente,
la messa tridentina è definita
dalla Chiesa “forma extraordinaria del rito romano” volendo in tal modo indicare
che, se da una parte non è più
considerata la forma ordinaria o “normale”, dall'altra
non è reputata un rito distinto, ma solamente una «diversa forma del medesimo rito». Viene anche chiamata
comunemente “messa romana classica” o “Messa di san
Pio V”.(emi.pis.)
CORIGLIANO.
tendenza rispetto alla recente
introduzione del federalismo.
Lo sbocco finale sarà la riduzione dei municipi e una ingiustificata compressione della partecipazione attraverso il ridimensionamento del numero dei
consiglieri comunali e degli assessori. Questa impostazione
serve solo a creare una cortina
fumogena per i cittadini nel tentativo di indicare negli amministratori locali la causa degli
sperperi del denaro pubblico. Il
contenimento di costo di funzionamento degli enti locali,
per giunta di insignificante entità, si sarebbe potuto ottenere
abolendo le indennità per i consiglieri e per i sindaci e gli assessori dei comuni inferiori a diecimila abitanti, evitando di rafforzare la democrazia dei pochi. I nostri cinque comuni, che
per primi in Calabria hanno iniziato il percorso associativo con
il Consorzio Arberia, trasformato successivamente in Unione,
tra poco più di un anno non gestiranno servizi ai sensi delle ultime novità normative. L’interesse comune deve essere orientato a ridurre i costi dei servizi,
mantenendo l’attuale livello di
efficienza, semmai migliorandolo».
Arrestato dai finanzieri
un “caporale” romeno
Alfonso Di Vincenzo
CORIGLIANO
Sette cittadini romeni denunciano un loro connazionale che
voleva approfittare della loro
condizione precaria, estorcendo loro del denaro. E la Guardia
di finanza di Corigliano, dopo
brevi indagini, arresta l’uomo
accusato di estorsione. Nonostante negli ultimi tre anni, ad
incominciare dalla truffa milionaria all’Inps di alcuni anni fa, i
controlli contro le truffe e il caporalato siano notevolmente
aumentati, c’è ancora qualcuno
che cerca di guadagnare illecitamente denaro sfruttando
l’umile lavoro di altra gente. Nei
giorni scorsi presso la tenenza
delle fiamme gialle coriglianesi
si sono presentati sette romeni
che hanno raccontato ai militari
la loro triste vicenda. Gli stranieri, in un italiano stentato denunciano ai finanzieri che tempo addietro un loro connazionale li aveva contattati in Romania, al fine di farli venire in Italia
per lavorare nei campi presso
una non meglio specificata
azienda agricola dell’Alto Ionio
cosentino. Giunti in Italia i sette
rumeni, cinque uomini e due
donne, sono stati subito avviati
ai lavori nei campi alle dirette
dipendenze del loro connazionale che, invece della somma
promessa, ha incominciato a
pagare un salario molto più basso, dicendo loro che la differenza gli era servita per pagare il
viaggio. Inoltre lo stesso si era
appropriato anche dei passaporti dei suoi connazionali, pretendendo per la loro restituzione il pagamento della somma di
200 euro ognuno, tutto ciò dopo aver “sistemato” i sette connazionali, in un ricovero di fortuna. Gli sfortunati romeni,
chiaramente sfruttati dal “caporale”, stufi delle angherie subite, hanno denunciato tutto alla
Guardia di Finanza che, d’accordo con la Procura della Repubblica di Rossano, ha organizzato una trappola all’aguzzino. Di comune accordo con i finanzieri i sette romeni hanno
chiesto ed ottenuto un incontro
con il “caporale” per poter pagare le 200 euro e ottenere la restituzione del passaporto. Scelto il
posto, l’uomo è arrivato ed appena ha incassato il denaro, è
stato bloccato e arrestato dai finanzieri che avevano già circondato l’area e assistito allo
scambio soldi-passaporti. Il “caporale” è stato quindi arrestato
per estorsione e condotto in carcere, mentre i sette romeni, ai
quali è stato naturalmente restituito il passaporto, sono stati
avviati presso la Caritas di Corigliano affinché ricevessero l’assistenza opportuna, viste le loro
precarie condizioni. L’operazione della Guardia di Finanza
di Corigliano rientra in un più
ampio e complesso progetto di
contrasto dello sfruttamento
della manodopera e del lavoro
nero, piaga purtroppo molto
presente nel territorio della Piana di Sibari.
LUNGRO
Una pioggia
di applausi
per l’opera
Elisir d’amore
Pasquale Pisarro
LUNGRO
Nell’ambito dei festeggiamenti in onore a San Leonardo, la parrocchia del Santissimo Salvatore di Lungro, retta
da padre Salvatore Sulla, ha
offerto ai suoi fedeli uno spettacolo suggestivo e nuovo:
“L’elisir d’amore” di Gaetano
Donizetti. Lo spettacolo nato
dalla volontà di far conoscere
anche alle piccole comunità il
magico mondo dello spettacolo operistico, ha visto la
partecipazione di numerosi
giovani della parrocchia che
hanno preso parte all’allestimento. Il cast tutto calabrese
per questo Elisir d’amore: Angelo Forte (Nemorino), Rosaria Buscemi (Adina), Raffaele Facciolà (Belcore), Michele Bruno (Dulcamara), Daniela Bosco (Giannetta), al
pianoforte Danilo Blaiotta.
La scenografia dello spettacolo ad opera di Giovanbattista Bellizzi e le luci di Angelo
Belluscio. Insomma, una serata che ha visto una grande
partecipazione di pubblico
che ha salutato lo spettacolo
con applausi a scena aperta e
una standing ovation sul finale. La assidua e sorprendente
partecipazione dei giovanissimi, in una comunità che
conta poco meno di tremila
abitanti, dà speranza a coloro
che vivono e sperano nella
cultura, nella buona musica e
nei veri sentimenti eterni.
Venerdì 11 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Catanzaro
.
L’udienza è stata rinviata al 10 gennaio per la trascrizione delle intercettazioni
DUE ANNI
Operaio ucciso e bruciato a Simeri
Al via il processo contro Trapasso
Armi nell’auto
Pena ridotta
in appello
per Massimo
Bevilacqua
Respinte le prime eccezioni preliminari e ammessi i mezzi di prova
È iniziato ieri, davanti alla Corte
d’assise (presidente Giuseppe
Neri, a latere Domenico Commodaro), il processo a carico di
Alfredo Trapasso,di 31 anni, finito in manette per l'omicidio di
Antonio Aloi, operaio 39enne
ucciso con quattro colpi di pistola e poi dato alle fiamme all’interno di un casolare di Simeri
Crichi, dove venne ritrovato semicarbonizzato la sera di domenica 19 settembre 2010.
L'imputato è stato citato a
giudizio immediato dalla Procura della Repubblica e proprio
contro questa scelta è stata diretta un’eccezione dei difensori
di Trapasso, gli avvocati Luigi
Falcone e Nicola Cantafora – secondo i quali il procedimento
avrebbe dovuto invece passare
per l’udienza preliminare -, che
però i giudici hanno respinto. La
Corte ha di seguito ammesso i
mezzi di prova richiesti dal pubblico ministero Simona Rossi e
dagli avvocati, prima di rinviare
per il prosieguo all’udienza del
10 gennaio, quando sarà affidato al perito Antonio Pititto di Vibo Valentia l’incarico di trascrivere alcune intercettazioni ritenute utili alla definizione del
giudizio.
Secondo quanto ricostruito
dalla pubblica accusa sarebbe
stato Trapasso a portare Aloi nel
casolare incriminato, dove poi
lo avrebbe ucciso con una calibro 7,65 e dato alle fiamme, che
però non hanno distrutto completamente il corpo, nè il telefo-
l luogo dov’è stato rinvenuto il corpo senza vita di Antonio Aloi. A lato, Alfredo Trapasso
no cellulare della vittima, rinvenuto vicino al cadavere. Una settimana dopo il delitto, i carabinieri della Compagnia di Sellia
Marina e del Reparto operativo
provinciale hanno individuato
proprio Trapasso come il presunto assassino, ipotizzando
che avrebbe agito per via di un
regolamento di conti con la vittima. L’uomo, su disposizione del
sostituto procuratore Paolo Petrolo, fu sottoposto a fermo di indiziato di delitto. L’imputato, tra
le altre cose, presentava sul corpo delle ustioni secondo gli investigatori compatibili con l'ac-
censione delle fiamme che dovevano distruggere le prove del
delitto nel casolare di Simeri.
Trapasso, per parte sua, rispondendo alle domande del giudice
per le indagini preliminari che
convalidò il fermo e dispose a
suo carico la custodia cautelare
in carcere – confermata dal tribunale del riesame il 4 novembre 2010 -, ammise di aver visto
Aloi il giorno dell’omicidio, ma
di essersi separato da lui molto
prima dell’ora della morte, negando di aver avuto a che fare
con quel brutale delitto.
A segnalare agli investigatori
che la vittima era proprio con
Trapasso, nelle ore precedenti la
sua morte, è stata - così come indica il provvedimento di fermo la moglie di Aloi che, parlando al
telefono con il marito, gli aveva
chiesto dove fosse e con chi, sentendosi rispondere che lui si trovava appunto «con Alfredo». Ma
Aloi giura di aver lasciato il
39enne ad un certo punto, e di
non aver avuto più sue notizie;
proprio come giura che quelle
ustioni che presenta sul corpo,
lui se le sarebbe procurate bruciando
delle
sterpaglie.(g.m.)
Si è concluso con uno sconto di
pena il giudizio d’appello a carico del 34enne Massimo Bevilacqua, arrestato all’inizio di
aprile per detenzione di munizioni e pistola clandestina. I
giudici (presidente Maria Vittoria Marchianò, consiglieri
Francesca Marrazzo e Gianfranco Grillone) hanno ridotto
la condanna a carico dell’uomo
da due anni e sei mesi di reclusione e 1.400 euro di multa a
due anni e 1.200 euro. L’uomo
era difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi ed Arturo Bova.
La prima condanna risale al
3 maggio scorso, quando il
processo per direttissima a carico di Bevilacqua si concluse
con le forme del rito abbreviato, che gli valse lo sconto di pena di un terzo, mentre un secondo imputato patteggiò un
anno e dieci mesi di reclusione.
I due uomini erano stati arrestati a seguito di un controllo
stradale dei carabinieri, che li
avevano fermati nel quartiere
Santa Maria a bordo dell’Audi
A4 su cui viaggiavano, dopo
aver notato che l’auto aveva effettuato un brusco cambio di
direzione alla vista dei militari.
Nella macchina, dove si trovavano anche due bimbi in tenera età, i carabinieri avevano
trovato una pistola semiautomatica di fabbricazione spagnola calibro 45 con matricola
abrasa ed il relativo munizionamento.(g.m.)
Il posto dov’è stato colpito Citriniti nel centro commerciale “Le Fornaci”
Si dovevano sentire due testimoni
Omicidio Citriniti,
mancano i legali
In aula a dicembre
È slittata al 6 dicembre l'udienza
per sentire nuovamente Danilo
Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti di Cosimo Berlingieri, uno
dei due maggiorenni accusato,
assieme a Gianluca Passalacqua
(entrambi di etnia rom, il primo
di 44 ed il secondo di 23 anni),
per l’omicidio pluriaggravato
del giovane universitario di 24
anni Massimiliano Citriniti, accoltellato a morte il 22 febbraio
2009 fuori dal Centro commerciale “Le Fornaci”. L’impedimento di alcuni difensori ha reso
necessario il rinvio del processo,
che proseguirà anche il 22 dicembre, giorno che potrebbe essere dedicato alla requisitoria
del pubblico ministero Simona
Rossi.
Secondo quanto contestato ai
due imputati (difesi da Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi e
Nicola Tavano), Citriniti sarebbe stato ammazzato a seguito di
un banale scherzo fatto con della schiuma spruzzata in faccia ad
un minorenne rom, che avrebbe
dato vita ad una lite iniziata dentro al centro commerciale, e ripresa all’esterno più tardi, dove
il 24enne è stato ucciso, sempre
secondo le accuse, dopo essere
stato bloccato da diverse persone che lo hanno aggredito. Tra
queste persone, secondo la Procura, ci sarebbero stati Berlingieri e Passalacqua, rinviati a
giudizio il 10 febbraio 2010.
A poche ore dal delitto le indagini condussero i poliziotti
della Squadra mobile proprio a
casa di Cosimo Berlingieri, dove
la moglie di quest’ultimo affidò
loro il figlio minorenne, ammettendo subito che era stato coinvolto nello scontro avvenuto alle
“Fornaci”. Il ragazzo diciassettenne, che è anche cognato di
Passalacqua, è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado a 14 anni e
15 giorni di galera, poi scontati a
10 anni dalla Corte d’appello
con una sentenza infine confermata dalla Cassazione il 19 ottobre.(g.m.)
Il presidente Gatto: lodevole l’azione progettuale di Traversa
Accolte istanze cautelari contro il Comune
Crisi economica, Confindustria
convoca per lunedì gli stati generali
Il Tar ha “congelato”
«L’Asp ha respinto
3 ordini di demolizione le nostre richieste»
Il presidente di Confindustria Catanzaro, Giuseppe Gatto, ha convocato gli stati generali degli organismi direttivi di tutte le sezioni
merceologiche per il prossimo lunedì 14 novembre alle 15.30, «affinchè possa definirsi un piano
strategico e strutturato condiviso
di iniziative per cercare di uscire
da questa situazione gravissima
di impasse, iniziativa aperta, peraltro, alla volontà di ogni collega
di rappresentare proposte e contributi utili alla discussione».
Secondo Gatto «il drammatico
momento di congiuntura economica che stiamo vivendo, aggravato dall’incertezza politico-istituzionale a livello nazionale, impone al sistema associativo, anche in considerazione delle quotidiane sollecitazioni di molti colleghi, di intraprendere una strategia che consenta, non soltanto di
combattere l’inerzia politico-istituzionale, ma di farsi parte attiva
di scelte e di decisioni. In tal senso
nell’ultimo periodo abbiamo cer-
Il presidente Giuseppe Gatto
cato di rafforzare la nostra azione
sul tema del credito per restituire
fiducia a quanti hanno capacità e
desiderio di investire e forse, soprattutto, ad assicurare sostegno
alle imprese che sono chiamate “a
resistere».
Gatto si riferisce «alla recente
costituzione della Banca di Garanzia Fidi di Cosenza che registra una significativa partecipazione anche del territorio di Catanzaro e che dovrebbe agevolare
l’accesso al credito delle piccole e
medie imprese locali». E un’altra
azione che, a breve, potrebbe consentire di aumentare la liquidità a
favore dell’intero sistema produttivo, è la nascita, fortemente voluta da Ance, di uno sportello della
Cassa Depositi e Prestiti a cui le
banche potranno attingere per
compiere anticipazioni alle imprese creditrici della Pubblica
Amministrazione ad un tasso più
basso rispetto quello di mercato.
«In questo contesto di difficoltà,
afferma Gatto, è senz’altro meritoria e lodevole l’azione del sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, di programmazione dei lavori
e degli investimenti pubblici, auspicando, ovviamente, che tale
progettualità possa tradursi, in
tempi stretti, in bandi di gara ed in
aperture di cantieri».(b.c.)
Provvedimenti sospesi e fissazione dell’udienza di merito
per il prossimo 8 giugno: triplice vittoria al Tar per la società a responsabilità limitata
Isac, che ha presentato ricorso
contro tre ordinanze del Comune per la demolizione e il
ripristino del precedente stato
dei luoghi, evidentemente in
seguito all’esecuzione di interventi giudicati non autorizzati dalla pubblica amministrazione. I ricorsi della “Isac”
sono stati presentati dall’avvocato Marco De Meo, mentre
il Comune è stato patriconato
in tutti e tre i contenziosi dagli avvocati Annarita De Siena
e Santa Durante. Le richieste
di sospensiva sono state discussione
nel
corso
dell’udienza cautelare di mercoledì; ieri i giudici della prima sezione (presidente facente funzioni Concetta Anastasi,
cestensore Anna Corrado, referendario Alesio Falferi)
hanno depositato la oro ordinanza. L’appuntamento per la
discussione nel merito è dunque fissato per il prossimo 8
giugno; nelle more, però, i tre
provvedimenti impugnati non
potranno esplicare la loro efficacia.
TEATRO. Ieri, sempre al Tar,
era previsto l’esame del ricorso - in questo caso in sede di
merito - della società “Esseemmemusica” del promoter
Maurizio Senese, rappresentata in giudizio dall'avvocato
Aldo Costa, contro la revoca
della “Dichiarazione d’inizio
attività” relativa alla realizzazione del “Gran Teatro Le
Fontane” nella passata stagione. Proprio la stagionalità del
provvedimento di autorizzazione ha reso però inevitabile
la cessazione della materia
del contendere, dichiarata dal
Tribunale amministrativo regionale su richiesta delle parti
in causa.(g.l.r.)
VACCINAZIONI I medici di famiglia
«In assenza di accordi in linea
con il Contratto nazionale non è
ammessa alcuna forma di collaborazione con l’Asp per la campagna di vaccinazione antinfluenzale». Lo ribadisce, in una
nota, Gennaro De Nardo, segretario generale della Fimmg di
Catanzaro, L’organizzazione
sindacale rappresentativa dei
medici di famiglia, replicando al
direttore generale dell’Asp, Gerardo Mancuso.
«Il direttore generale - sottolinea De Nardo - si appella alla collaborazione dei medici di medicina generale, ma la verità è che
la nostra richiesta di dialogo, risalente all’anno scorso e rinnovata quest’anno sin dal mese di
agosto, non è stata mai ascoltata
da Mancuso. Il manager ha sempre agito in modo autoreferenziale». Secondo il segretario della Fimmg «in assenza di accordi,
i vaccini provenienti dall’Asp
non possono essere dati dai medici di famiglia. L’Azienda sani-
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BADOLATO tel. 096785010
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BORGIA tel. 0961951318
BOTRICELLO tel. 0961963069
CARDINALE tel. 0967938217
CHIARAVALLE tel. 0967999416
CICALA tel. 096885061
CROPANI tel. 0961965309
DAVOLI tel. 0967533101
GASPERINA tel. 0961486101
GIMIGLIANO tel. 0961995015
GIRIFALCO tel. 0968747219
GUARDAVALLE tel. 096782024
ISCA JONIO tel. 096744168
MIGLIERINA tel. 0961993144
MONTAURO tel. 0967486101
MONTEPAONE tel. 0967576391
PALERMITI tel. 0961917542
PENTONE tel. 0961925041
PETRONÀ tel. 0961933402
SAN PIETRO A. tel. 0961994050
SAN SOSTENE tel. 0967533101
SANTA CATERINA J. tel. 096784307
SANT’ANDREA J. tel. 096744168
SAN VITO JONIO tel. 096796194
SATRIANO tel. 0967543012
SELLIA MARINA tel. 0961964514
SERSALE tel. 0961931292
SETTINGIANO tel. 0961953193
SIMERI CRICHI tel. 0961481282
SOVERATO tel. 0967539406
SQUILLACE tel. 0961912052
STALETTÌ tel. 0961918012
TAVERNA tel. 0961927401
TIRIOLO tel. 0961992285
VALLEFIORITA tel. 0961919355
ZAGARISE tel. 0961937042
OSPEDALI
«Pugliese» e «Ciaccio», centralino unico
tel. 0961883111.
Servizio emergenza Suem tel. 118
taria deve quindi assumere un
comportamento di piena correttezza nei nostri confronti. Perché, per quanto riguarda i propri
vaccini, è soltanto dell’Asp il
compito della somministrazione. L’Azienda dovrà operare attraverso i suoi centri ambulatoriali, che non possono essere
considerati semplici punti di distribuzione. Sempre in relazione ai vaccini di provenienza
aziendale - chiarisce il segretario della Fimmg - spetta al vaccinatore, cioè al medico dei centri
Asp, stabilire di volta in volta se
ci sono i requisiti per la somministrazione. In sostanza, non può
ricadere sul medico di famiglia il
compito di rilasciare certificati
per la campagna antinfluenzale
attivata
nelle
strutture
dell’Azienda sanitaria. In ogni
caso - conclude De Nardo - i medici di famiglia sono come sempre a disposizione dei pazienti
per somministrare i vaccini che
non provengono dall’Asp».
Il grande schermo
CATANZARO SOCCORSO
Centrale operativa tel. 096132155
CARABINIERI
Comando provinciale tel. 0961894111
Reparto operativa tel 0961894289
SELLIA MARINA
CARABINIERI
Comando compagnia tel. 0961964103
GUARDIA DI FINANZA
Comando Brigata (Sellia Marina) tel.
0961/968760
SOVERATO
FARMACIA DI TURNO
SANGIULIANO - Soverato
CARABINIERI
Comando compagnia tel. 0961/21766
AVIS
Viale Magna Grecia, tel. 0961/780127
CROCE ROSSA ITALIANA
Comitato provinciale via Millelli 40, tel.
0961744111 - fax 0961/741769
A cura dei gestori sui quali ricade la
responsabilità dell’improvviso cambio di
programmazione.
SUPERCINEMA Via XX Settembre 18,
tel. 09611725964
«I SOLITI IDIOTI» di Enrico Lando. Con
Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli,
Madalina Ghenea, Gianmarco
Tognazzi. Spett. 16 - 18 - 20 - 22.
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09611721490.
SALA A: «Il re leone - 3D» di Roger Allers e
Rob Minkoff. Film d’animazione. Spett. ore
16 - 18 - 20 - 22.
SALA B: «Immortals» di Tarsem Singh.
Con Henry Cavill, Stephen Dorff, Luke
Evans, Mickey Rourke. Spett. ore 16 - 18 20 - 22.
Chiusura settimanale mercoledì.
CINEMA COMUNALE: Corso Mazzini,
74 - Tel. 0961741241.
«Il grande cuore delle ragazze»di Pupi
Avati. Con Cesare Cremonini, Micaela
Ramazzotti, Gianni Cavina, Andrea
Roncato. Spett. ore 16 - 18 - 20 - 22.
Chiusura settimanale giovedì.
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
41
Catanzaro - Provincia
.
DAVOLI Dopo l’inchiesta della “Gazzetta” sullo stato del Peramo, del Vasi e del Pegade
SETTINGIANO
Torrenti ripuliti dal Comune
dopo il silenzio delle istituzioni
Ricorrenza
del Patrono
Speciale
annullo
filatelico
L’intervento è avvenuto prima del violento maltempo di mercoledì
Mario Arestia
DAVOLI
La “Gazzetta del Sud” si era interessata circa una decina di
giorni fa dei tre torrenti (Peramo, Vasi e Pegade) che, in sostanza, attraversano il centro
abitato di Davoli Superiore per
poi confluire tutti e tre assieme
verso il mare.
Nell’inchiesta era stata messa in rilievo la pericolosità dovuta alla non pulizia dei torrenti
con una fitta vegetazione di
canne arbusti e alberi. Pericolosità che ne poteva scaturire in
caso di condizioni meteo di
massima allerta. Una situazione
di emergenza evidente tanto
che il corso dei torrenti non era
più visibile, ma si poteva sentire
solo il rumore dell’acqua che
scorreva non senza difficoltà.
Antonio Corasaniti, sindaco
di Davoli, si era immediatamente attivato inviando diverse note e sollecitando alle amministrazioni competenti l’intervento. Della vicenda aveva anche
interessato il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci. Infatti
con nota prefettizia 67537 del
29 settembre 2011, il sindaco
ha chiesto all’assessorato regionale ai Lavori pubblici di voler
predisporre le necessarie verifiche e di eventuali conseguenti
interventi. Antonio Corasaniti,
tra l’altro, ha monitorato sempre in modo costante questi torrenti, rilevandone giornalmente la pericolosità, tanto da seguire il famoso detto “se la montagna non va da Maometto è
Maometto che va alla montagna”. Così, con l’ordinanza 19
dell’ 8 novembre scorso, ravvisata la necessità contingibile ed
urgente e considerato il manca-
Alcuni degli abitanti alluvionati residenti nella zona “167”
BADOLATO Il Pd: «Il sindaco si dimetta»
Maltempo, dopo i danni
puntuali arrivano
polemiche e accuse
Francesco Ranieri
SANT’ANDREA JONIO
Così si presenta l’alveo di un fiume dopo la pulizia e, in basso, lo stato di degrardo in cui versava
to riscontro da parte delle autorità adite, adattuare in tempi
brevi tutti gli interventi relativi
alla pulizia degli alvei al fine di
salvaguardare la pubblica e privata incolumità, ha deciso di intervenire ordinando l’adozione
di tutti i provvedimenti straordinari ed urgenti utili all’attuazione degli interventi relativi alla pulizia dei torrenti. Per fortuna il tutto è avvenuto prima del
maltempo che, nei giorni scorsi,
ha colpito il basso jonio, evitando così di creare disagi e situazioni di pericolosità.
Per fortuna la cittadina davolese ha retto, in tutto il territorio, alle intemperie ed in questi
giorni non sono state segnalate
situazioni di emergenza.
S. ANDREA Interrogazione al ministro Maroni dell’on. Lo Moro
Mancato accesso agli atti
Il caso alla Camera dei deputati
SANT’ANDREA JONIO. Approda
alla Camera dei deputati il caso
che riguarda il mancato accesso
agli atti contestato dal gruppo di
opposizione “Primavera andreolese” all’amministrazione guidata dal sindaco Gerardo Frustaci.
È l’on. Doris Lo Moro (Pd) a
farsi in qualche modo portavoce
delle istanze sollevate dal gruppo di opposizione guidato da
Giuseppe Commodari.
Al ministro dell’Interno, l’on.
Lo Moro chiede di conoscere se e
come intenda intervenire nella
vicenda «al fine di ristabilire
l’agibilità democratica nella cittadina calabrese e se non ritenga
opportuno sottoporre la questione all’esame della “Commissione
per l’accesso ai documenti amministrativi” affinché eserciti i
propri poteri di vigilanza e accesso a tutela delle legittime esigenze della minoranza consiliare di
S. Andrea Jonio».
Il deputato del Pd espone la situazione spiegando che tutto ha
avuto inizio nel luglio scorso,
quando il capogruppo Commodari, a seguito di una richiesta di
accesso agli atti, «riceveva una
nota con la quale il sindaco contestava la sua richiesta sul presupposto che la stessa, assieme
ad asserite numerose e prolungate visite negli uffici comunali,
fosse d’intralcio al soddisfacimento dei pubblici servizi. Il sindaco - aggiunge la Lo Moro - face-
L’onorevole Doris Lo Moro
va presente che, per 90 giorni, i
responsabili dei servizi erano diffidati a non dare corso all’istanza». La conclusione dell’esponente piddina è che «con tale
operazione, il sindaco si garantisce, per ben 90 giorni, la possibilità di operare in assenza di qualsivoglia tipo di controllo, in contrasto con quei princìpi di democraticità che dovrebbero governare l’azione amministrativa
nonché dei diritti di quella parte
della popolazione che ha conferito ai consiglieri di opposizione
il mandato a effettuare il necessario controllo sulla legittimità e
imparzialità di quell’azione».
Sul caso, nei mesi scorsi, il capogruppo Commodari si era anche rivolto al prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, che aveva confermato, ricorda la Lo Moro, «il non condizionato diritto
d’accesso a tutti gli atti che possono essere d’utilità all’espletamento
del
loro
mandato».(f.r.)
Tanto tuonò che piovve. A Badolato è andata proprio così e
la pioggia ha creato danni e disagi gravi alla cittadinanza,
con allagamenti di scantinati e
abitazioni e con l’isolamento di
alcune zone residenziali. E accanto ai tuoni atmosferici arrivano anche quelli verbali del
Pd cittadino, guidato dal segretario Nicola Criniti, che cerca di inchiodare l’amministrazione comunale alle sue responsabilità, chidendone le dimissioni: «L’amministrazione
guidata dal sindaco Nicola Parretta sapeva del torrente “Barone” da mesi, quindi doveva
agire ben prima dell’autunno».
Il riferimento è ai tanto attesi lavori di messa in sicurezza
del corso d’acqua che “taglia” il
territorio comunale, per il quale la Provincia aveva stanziato
60.000 euro da mandare però
in appalto.
«Avevamo detto al sindaco scrive il Pd - che era molto rischioso attendere l’appalto
perché l’arrivo delle piogge autunnali era incombente. Così i
DAVOLI Iniziativa del Comprensivo
SQUILLACE
Rappresentazione
fuori dagli schemi
del 150. dell’Unità
Parte oggi
l’iniziativa
per i bimbi
a S. Nicola
Salvatore Taverniti
SQUILLACE
L’intervento del prof. Nisticò nel corso della manifestazione
DAVOLI. Continuano le manife-
SOVERATO Vario e interessante il calendario degli appuntamenti
Festa di S. Martino tra gastronomia
musica, moda e ricche coreografie
Maria Anita Chiefari
SOVERATO
Ciak si gira la festa di San Martino 2011 in via San Marino e su
Corso Umberto I . La Pro Loco di
Soverato, come ogni autunno, ha
organizzato una due giorni, domani la conclusione, ricca di appuntamenti e di sorprese. Alle 18
è prevista su corso Umberto
l’apertura degli stand, ben sette,
con degustazione di torrone,
stocco, miele, olio, peperoncino,
castagne, e l’esposizione di crea-
Chiaravalloti, Taverniti e Munizzi
zioni di ceramica. La strada diventerà il palcoscenico dei trampolieri dei templari, delle coreografie del fuoco e della I Legione
Glaudius, ossia maestri di scherma medievale. Alle 20 in via San
Marino verrà allestita una sfilata
di moda per bambini con performance infantili, musica e balli. La
serata proseguirà con il concerto
sassofonista di Nick Di Cuonzo.
Domani, invece, alle 18 è in
programma l’esibizione del
gruppo “Orchestrana Orkestra”,
a cui seguirà della musica folk.
Si riconfermano, insomma, le
carte vincenti della musica, del
divertimento e della “mangiata”,
infatti, l’Istituto Alberghiero di
Soverato preparerà un gradevole
menù, costituito da pasta con lo
stocco, fagioli, e zeppole. Chi
vuole vivere questo momento
conviviale si deve dotare della
“card San Martino”, che si può
acquistare negli esercizi commerciali oppure presso una postazione in via San Martino. Il
presidente della Pro Loco, Giuseppe Chiaravalloti, nella conferenza stampa di presentazione
dell’evento, ha rivelato che la festa di San Martino nell’edizione
2011 coinvolgerà i Comuni di
Amaroni, Bagnara, Cicala, Mammola Squillace, e Zagarise , che
esporranno i tesori e i prodotti tipici della loro terra.
cittadini hanno dovuto subire
il torrente, che ha provocato
una nuova, grave emergenza
allagando per l’ennesima volta
il quartiere “167” e provocato
gravi disagi sia alla circolazione stradale che ferroviaria».
Nella critica del partito si inserisce anche «il mancato allerta alla popolazione: un errore
che si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di più pesante se l’alluvione fosse stata più
consistente o si fosse verificata
di notte». Il Pd allontana anche
l’eventuale discorso del “senno
di poi”, «visto che il problema
era da tempo noto e segnalato
sia dai cittadini che dal Pd con
la raccolta di centinaia di firme
consegnate al Comune. E invece non è stato fatto nulla - stigmatizza il circolo badolatese mentre oggi comincia un penoso scaricabarile. Il sindaco,
che non si è fatto né vedere né
sentire - scrive ancora il partito
- affida a internet il suo pensiero dando la colpa alla Provincia che solo una settimana fa
ringraziava per i 60.000 euro».
Alla luce di ciò, il Pd chiede le
dimissioni dell’amministrazione e del sindaco «perché completamente inadeguati».
SETTNGIANO. Il Comitato festeggiamenti di Settingiano,
poiché quest'anno la festa in
onore di “San Martino Vescovo” ricade in una data unica
nel
millennio,
cioè
l'11.11.11, ha pensato ad
una iniziativa filatelico-culturale, consistente nella
stampa, a tiratura limitata
(500 copie), di una cartolina,
naturalmente già corredata
da relativo annullo filatelico,
ritraente il giovane soldato
Martino che, dopo essere stato costretto dal padre ad arruolarsi nell’esercito, durante un servizio di ronda ad
Amiens, in Francia, incontrò,
nel cuore dell'inverno, un povero seminudo e, non avendo
più denari, prese la spada, tagliò in due il proprio mantello e ne donò la metà al povero. La leggenda vuole che, la
notte seguente il militare romano vide in sogno Cristo,
avvolto in quel mantello che
gli sorrideva riconoscente.
Nella scena è rappresentato Martino nell’atto di dare il
suo mantello. Ma allo stesso
tempo si vede come Cristo
stia rivestendo Martino.
L'iniziativa è patrocinata
direttamente da “Poste Italiane” che, attraverso uno
stand ufficiale, curerà oggi la
distribuzione delle cartoline
direttamente a Settingiano.
Nell’occasione, il comitato
ha formulato i più sentiti ringraziamenti ai dipendenti di
“Poste Italiane”, Carmela Rotella, che ha proposto la meravigliosa iniziativa, ed a
Vincenzo Nicoletti che, con il
suo impegno, ne ha reso possibile l’effettiva realizzazione. stazioni organizzate dal Comprensivo di Davoli Marina, sotto
la guida della preside, Caterina
Scarpino, che ha dato vita a due
intense e partecipate iniziative
per commemorare criticamente il 150. dell’Unità nazionale.
Nei giorni scorsi nel plesso di
Davoli Marina era stata inaugurata una duplice esposizione di
immagini, quella sui combattenti davolesi delle guerre nazionali, e una mostra molto particolare “I briganti” della Proloco di Platania. Domenica 6 novembre si doveva svolgere nello
spazio antistante la scuola primaria di Davoli marina la rappresentazione del prof. Ulderico Nisticò “Davoli 1861” con
una scenografia studiata nei
minimi particolari all’aria aperta dagli addetti ai lavori. Ma, viste le avverse condizioni meteo,
gli scolari delle quarte e quinte
classi del Comprensivo si sono
dovuti esibire nella palestra
della Media. Un dramma storico, per la regia di Tonino Pittelli
e Mara Corasaniti con la collaborazione della compagnia dei
Sognattori di Soverato, del costumista Orlando Cimino, e il
prezioso aiuto di Angelo Ferraro che ha fornito diverse attrezzature d’epoca.
I piccoli bravissimi attori delle quarte e delle quinte classi
della Scuola Primaria “Certosa”
di Davoli Marina, non hanno
avuto alcun problema per lo
spostamento logistico, anzi sono riusciti a superare loro stessi
per l’impegno e la professionalità dimostrata, seguiti dai tanti
genitori presenti che si sono
prodigati per l’ottima riuscita.
La serata si è conclusa con interventi della preside, del sindaco, di Ulderico Nisticò e di Tonino Pittelli. (m.a.)
“I bambini hanno i colori della
gioia,
della
speranza,
dell’amore; sono l’arcobaleno
di Dio”. Con questo slogan comincia oggi a Squillace Lido la
“Festa dell’arcobaleno”, su
iniziativa del parroco, padre
Piero Puglisi, dei catechisti e
degli operatori dell’oratorio.
Una iniziativa che dà il via al
nuovo anno catechistico in
parrocchia.
Si comincia alle 15.30 con
l’accoglienza dei bambini nel
piazzale antistante la chiesa di
San Nicola Vescovo. Si proseguirà con la proiezione di un
video nel salone parrocchiale
e si concluderà con i giochi.
Domani, alle 15, per i ragazzi
ci sarà il torneo di calcio mentre le ragazze si cimenteranno
nel torneo di pallavolo. Alle 16
padre Piero incontrerà i genitori dei ragazzi in chiesa, dove
subito dopo ci sarà un momento di preghiera per tutti con la
partecipazione dei catechisti.
La serata si chiuderà con i giochi. Domenica 13, alle 10.30
giovani e adulti si ritroveranno nel piazzale della chiesa;
alle 11 sarà celebrata la santa
messa, nel corso della quale
sarà impartita la benedizione
ai bambini e ai genitori e, nel
pomeriggio, si svolgeranno i
mini-tornei sportivi e i consueti giochi. La festa dell’arcobaleno si chiuderà con un
grande “Nutella party”.
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
43
Cronaca di Lamezia
.
Aperto il nuovo anno accademico della “Magna Graecia”
Sei incontri
Riparte il corso
per infermieri
nel Polo didattico
universitario
Giornate
formative
a sostegno
degli alcolisti
Il preside di medicina De Sarro: molti ragazzi
preferiscono qui perchè l’ambiente è familiare
Giuseppe Maviglia
È un corso «improntato alla qualità» quello di laurea in infermieristica dell’Università “Magna
Graecia”, nel Polo didattico lametino coordinato da Agostino
Gnasso, docente di medicina interna all’ateneo, e presentato
nella cerimonia d’inaugurazione
del nuovo anno accademico nella sala “Ferrante” dell’ospedale
“Giovanni Paolo II”.
Al tavolo, insieme a Gnasso, ci
sono Giovanbattista De Sarro,
preside della facoltà di medicina
e chirurgia della “Magna Graecia” e direttore del dipartimento
di scienze della salute; Gerardo
Mancuso e Clementina Fittante,
rispettivamente direttore generale e responsabile del settore
formazione e qualità dell’Asp catanzarese ed il sindaco Gianni
Speranza.
«In questo contesto di crisi, la
qualità è l’arma vincente. Dobbiamo mantenere i numeri che
abbiamo, rafforzandoli sempre
di più, evitando soprattutto la dispersione» afferma Gnasso. Ma
ancora più importante, secondo
il nuovo coordinatore, «non è
l’attestato finale, ma la preparazione. Infatti, la possibilità di uno
sbocco lavorativo dipenderà dalla qualità della formazione. E
non solo. Sarà determinante anche frequentare con interesse».
Gnasso dà ai numerosi studenti presenti nella sala la sua
«disponibilità più totale», esigendo, al contempo, da loro «il
massimo impegno». Il professore
si sofferma inoltre sulla «posizione strategica» della città della
Piana e quindi sulla sua «non subalternità nei confronti di Catanzaro, ma equivalenza».
Fittante mette in risalto come
«nonostante il periodo di difficoltà, questo Polo, di alta qualità e
docenti prestigiosi, resista, grazie al protocollo d’intesa e al
grande sforzo di università, Asp e
Comune». Sinergia ribadita dal
sindaco Gianni Speranza: «L’amministrazione crede nel Polo e lo
sostiene, confermando il contributo, nonostante i 4 milioni di
euro in meno in bilancio. Però,
anche le altre istituzioni devono
contribuire». Il primo cittadino
poi esprime «piena solidarietà
all’azienda per le auto danneggiate nel raid vandalico dei giorni scorsi». Infine agli studenti
Gnasso: nella crisi
la qualità è l’arma
vincente anche nel
mondo del lavoro
Speranza dice: «Vi dobbiamo
mettere nelle condizioni di essere bravi e saper fare. Abbiate
sempre molta passione. Solo così
diventerete dei professionisti validi».
La giornata riveste un significato particolare per Mancuso: «È
un tema cruciale per la sanità calabrese sul quale le istituzioni
dialogano continuamente. Il Polo è un punto di riferimento per
l’hinterland e tutta la regione; in
continua ascesa nelle attività per
realizzare l’empatia tra attività
didattica e pratica, indispensabile alla figura dell’infermiere».
Ancora il direttore: «Non basta il
titolo per essere bravi ed entrare
nel mondo del lavoro. È necessario essere preparati. Per questo
saranno selezionati i più capaci».
De Sarro invita subito gli studenti «a contattarlo per qualsiasi
motivo». Successivamente, il docente sostiene di riscontrare «un
miglioramento, dovuto a Speranza e Mancuso, che si sono
sempre attivati in tempi celeri
per risolvere le varie questioni».
E, da lametino doc, con orgoglio
dichiara: «È il Polo con più studenti. Ha aule confortevoli e docenti qualificati. I ragazzi preferiscono venire qui, perché l’ambiente è più familiare. Anche i
miei colleghi lo prediligono».
De Sarro, Speranza, Mancuso e Fittante in conferenza stampa
Il comitato “Salviamo la sanità lametina” replica a Fittante
«Non sminuire il Trauma center»
«Nella conferenza stampa di
presentazione del convegno sulla sanità di Sel, Costantino Fittante ha nuovamente messo in
discussione l'opportunità e l'attualità dell'istituzione di quel
Trauma center, di cui il comitato
sta chiedendo con forza la localizzazione in città, così come era
previsto sia nei piani sanitari di
Luzzo e della Lo Moro, sia nelle
promesse elettorali del presidente Scopelliti». È quanto afferma il comitato “Salviamo la
sanità lametina” che aggiunge:
Chiese il pizzo al commerciante Mangiardi che poi l’accusò nell’aula del Tribunale
«Come comitato non riusciamo
a capire quale sia l'interesse di
Fittante e di Sel a insistere su posizioni che sminuiscono l’indispensabilità di questa struttura.
Siccome però sono posizioni
provenienti da eredi del Pci, ci
permettiamo di ricordare uno
degli insegnamenti basilari di
quel grande partito, il quale, allorquando si potevano prefigurare legami personali o familiari
con le questioni politiche trattate, chiedeva ai propri dirigenti
di astenersi da ogni intervento».
«Nel merito – prosegue il Comitato – la questione da affrontare in città è il ruolo assegnato
al nostro ospedale e all’assistenza territoriale nel piano di questo governo regionale. E purtroppo i ruolo assegnatoci è di
essere periferia, di rimanere
emarginati e depauperati di attività specialistiche, posti letto e
risorse pur essendo il 40% della
popolazione e del territorio
dell’intera provincia, che nel
complesso è superfinanziata e
superdotata».
È articolato in sei giorni di discussioni, lavori di gruppo e
tavole rotonde il “Corso di
sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale dei problemi alcol correlati e complessi”, rivolto a medici-psicologi, educatori professionali e assistenti sociali, che
inizierà lunedì. L’iniziativa, il
cui responsabile scientifico è
Franco Montesano, direttore
del Sert di Soverato, è tra l’altro accreditata dalla stessa
Azienda “provider nazionale” con 48 crediti formativi
per le professioni coinvolte.
Le giornate formative hanno
l’obiettivo di sensibilizzare i
corsisti ai rischi correlati
all’uso delle bevande alcoliche, favorire una maggiore
conoscenza delle problematiche alcol correlate e dei metodi di recupero, con particolare riguardo al metodo Hudolin, un approccio dolce che
esclude i farmaci e fa leva sul
coinvolgimento di tutta la famiglia per superare i problemi alcol correlati e complessi.
Il corso si prefigge, inoltre, di
informare sulle modalità di
funzionamento dei Club degli alcolisti in trattamento
(Cat) e favorire un maggior
lavoro di rete, nelle reciproca
collaborazione fra servizi
pubblici, soprattutto Sert e
associazionismo dei Cat.
Il corso offrirà l’opportunità di approfondire l’esperienza dei club degli alcolisti in
trattamento, avviati dal prof.
Hudolin,
neuropsichiatra
dell’Università di Zagabria,
che è sostenitore dell’idea che
determinati problemi di tipo
sanitario e sociale possano
essere concretamente affrontati da coloro che ne sono portatori in prima persona.
GUARDIA COSTIERA Operazione in località Cutura
A Giampà confermata condanna a 10 anni Sequestrati scarichi abusivi
In appello lo sconto di pena di soli 6 mesi e denunciate due persone
Giuseppe Natrella
È stata ridotta di solo sei mesi
a Pasquale Giampà, 47 anni,
ritenuto un esponente di
vertice dell'omonimo clan mafioso lametino, la pena che i
giudici di appello (Alessandro
Bravin, Vincenzo Galati e Isabella Russi), il 14 luglio
dell’anno scorso gli avevano
inflitto. S’è trattato di un ritocco alla condanna di primo grado emessa dal Tribunale lametino presieduto da Pino Spadaro il 16 ottobre 2009, che lo
aveva condannato a 15 anni e
10 mesi di reclusione, riconoscendolo colpevole di tentata
estorsione aggravata in concorso ai danni del commerciante Rocco Mangiardi.
Ieri i giudici della Corte
d'appello di Catanzaro (presidente Maria Vittoria Marchianò, consiglieri Francesca Marrazzo e Gianfranco Grillone),
che hanno di nuovo esaminato
gli atti processuali dopo la
sentenza della Cassazione del
12 luglio scorso che aveva annullato la decisione di secondo grado limitatamente alla
pena inflitta a Giampà, rinviando ad altra sezione gli atti
processuali per un nuovo giudizio. I giudici d’appello ieri
hanno condannato Giampà a
10 anni di carcere.
La rappresentante della
pubblica accusa Alessia Miele
aveva insistito perché restasse
immutata la condanna dell'imputato, ottenendo ragione
dalla Corte. Lo sconto di pena
è stato di soli sei mesi.
Pasquale Giampà
Pino Spadaro
Una sentenza che certamente verrà impugnata dal
collegio difensore composto
dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto,
una volta che saranno acquisite le motivazioni che hanno
portato i giudici d’appello alle
conclusioni di ieri.
Quindi non finisce la vicenda processuale che vede coinvolto Giampà, arrestato insieme a Antonio De Vito nel marzo del 2007 nell’ambito di
un’operazione della polizia di
Stato definita “Progresso”, insieme ad altre due persone
con l’accusa di tentata estorsione ai danni del commerciante Rocco Mangiardi al
quale sarebbe stato imposto il
pagamento di un pizzo mensile di 1.200 euro. Accuse che
Giampà e De Vito hanno sem-
pre respinto nel corso del processo sia davanti alla sezione
penale del tribunale lametino,
sia ai giudici della Corte d’appello di Catanzaro.
Contro le sentenze di condanna gli imputati hanno fatto ricorso ai giudici della Cassazione che il 12 luglio scorso
confermò la decisione di secondo grado per l’imprenditore De Vito, annullando invece
quella emessa nei confronti di
Giampà solo per quanto riguarda la valutazione della
pena.
I magistrati della Suprema
corte confermarono anche la
condanna che fu inflitta a Maria Ilaria Pallaria dai giudici
d’appello che riformularono la
sentenza emessa in primo grado. Il Tribunale lametino oltre
ad aver condannato Pasquale
Giampà a 15 anni di reclusione, per Antonio De Vito dispose 11 anni. Mentre per Pallaria
2 anni pr favoreggiamento.
Il procuratore generale Domenico Prestinenzi nella fase
dibattimentale
dell’appello
aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado.
Pene che furono poi modificate dai giudici di secondo grado. Furono invece assolti dal
Tribunale Battista Cosentino,
dipendente dell’azienda di De
Vito, e i coniugi Vincenzo Perri e Sandra Torcasio accusati
di appropriazione indebita.
Durante la fase dibattimentale, gli avvocati difensori fecero rilevare alla corte che
c’erano state delle irregolarità
nelle
registrazioni
audio
dell’udienza del 9 gennaio
2009, nel corso della quale
Margiandi aveva fatto delle
dichiarazioni accusatorie, in
seguito alle quali De Vito rese
delle dichiarazioni spontanee.
Secondo i difensori nel corso di quella registrazione sarebbero emerse delle differenze tra quanto dichiarato e
quanto registrato. Dubbi e
perplessità che s’aggiunsero a
quelli espressi dalla difesa anche su una bobina con la registrazione di importanti intercettazioni. Secondo i legali fu
manomessa, il nastro fu tagliato di netto, un pezzo fu
asportato, e nella cassetta fu
versata della colla per renderla inutilizzabile. Tesi che non
hanno trovato conferme in
nessuna delle sentenze successive.
Scarichi abusivi di acque reflue
non depurate in torrenti o corsi
d’acqua che sfociano a mare. Li
hanno scoperti i militari della
guardia costiera che hanno anche denunciato due persone
pe rdiverse violazioni di legge.
L’operazione è stata possibile grazie all’attività dell’ufficio
della guardia costiera di Gizzeria, e al coordinamento del servizio operativo della capitaneria di porto di Vibo Valentia.
Sono stati segnalati al sostituto procuratore lametino Luigi Maffia che in località Cutura, sul litorale della città, due
scarichi a ridosso del fosso
“Fella” al momento inattivi e
collegati ad un pozzetto della
condotta fognaria comunale, e
altri due scarichi contigui ad
una vasca d’accumulo della
stessa condotta, che confluiscono anche questi nel “Fella”.
Dai successivi accertamenti
fatti col personale dell’Arpacal, l’agenzia regionale per
l’ambiente, è emerso che i due
scarichi erano effettivamente
collegati con la vasca di contenimento delle acque reflue,
quest’ultima asservita all’impianto di depurazione consortile dell’area ex Sir.
Dalle attività di verifica è
pure emerso che, in alcuni momenti della giornata, le acque
non depurate convogliate nella vasca di contenimento, per
carenze strutturali non riuscendo a defluire nella condotta in uscita per il “troppo pieno”, vengono dirottate automaticamente sui due scarichi
del fosso che poi attraverso il
torrente Cantagalli arrivano a
Una delle condotte sequestrate in località Cutura
I militari della guardia costiera sigillano le fonti inquinanti
mare.
Dopo aver avvisato di tutto
questo il sostituto procuratore
di turno Maria Alessandra Ruberto i militari hanno sequestrato gli scarichi e la vasca
d’accumulo. Due persone sono
state denunciate per immissione di acque reflue non depurate
in un torrente che sbocca in mare. «Continuano così anche do-
po la stagione balneare i controlli sul litorale», dichiara il comandante della capitaneria di
porto di Vibo Valentia Paolo
Marzio, «verificando palmo a
palmo tutte le possibili fonti
d’inquinamento del Golfo di
Sant’Eufemia, così da garantire
per la prossima estate acque
pulite sul Tirreno catanzarese».
Gazzetta del Sud Venerdì 11 Novembre 2011
49
Cronaca di Vibo
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La denuncia del presidente dell’Ordine dei medici che scrive una lettera al governatore Scopelliti per chiedere un incontro urgente
COMUNE
La sanità “fagocitata” dal Piano di rientro
Tagli a mense
e villa, il Pd
denuncia
gli sprechi
e le regalie
Il dott. Soriano: «Misure che recitano il de profundis e il tracollo del buono che rimane»
Stefania Marasco
Chi scrive non è un’associazione.
Nè è un partito. A prendere carta e
penna e scrivere al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti,
infatti, è l’Ordine dei Medici, presieduto da Michele Soriano. Fa
una “radiografia” della situazione
sanitaria, della riorganizzazione
e di un sistema ormai al collasso.
Parlano i numeri, insomma.
E in nome di quei numeri e di
un diritto che si chiama sanità,
l’Ordine chiede un incontro urgente «per avere rassicurazioni riguardo al futuro della sanità nella
nostra provincia». Le risposte non
sono più rinviabili e partendo proprio dall’ipotesi di chiusura di Oncologia a Tropea, l’Ordine ha deciso di fare sentire la sua voce.
Non si accetta più passivamente
«la situazione creatasi all’indomani del decreto 106». Una situazione «inaccettabile». In questo
senso, per Michele Soriano a parlare sono i fatti: «La nostra provincia – spiega infatti – viene discriminata, oscurata e marginalizzata. L’Asp ha 222 posti letto per
acuti pari all’1,327 per mille nel
pubblico e allo 0,131 nel privato
per un totale di 1,458 posti laddove la provincia di Catanzaro ha il
3,38». Percentuali che parlano,
insomma, la lingua della disparità. Una lingua che racconta storie
di uomini e donne che oltre alle
patologie devono fare i conti con
una sanità che di certo non hanno
portato loro al collasso. Così come
per gli operatori sanitari.
E se come spiega Soriano il criIl presidente
dell’Ordine
Michele Soriano
a difesa del reparto
di Oncologia
terio utilizzato nell’organizzazione sanitaria ha suddiviso la regione in 3 macro-aree dove Vibo si è
trovata fagocitata nell’area di
centro con Catanzaro, ben si possono immaginare i risultati, con le
misure adottate che «recitano il
De profundis definitivo e senza ritorno di quel poco che rimane della sanità provinciale dove si assiste oramai al definitivo tracollo
strutturale, di risorse umane e di
tecnologie riguardanti sia le strutture ospedaliere che l’intero territorio». A suffragare ciò la «chiusura degli ospedali, l’accorpamento
e trasferimento dei reparti, il fermo dei lavori di ristrutturazione e
di messa a norma dei presidi ospedalieri e di interi reparti e servizi,
mentre – chiosa – si attende con
rassegnazione l’avvio dei lavori
per la costruzione del nuovo ospedale». La preoccupazione dell’Ordine, però, va oltre. Perchè fra le
ombre che incombono sulla sanità c’è anche la «scarsa dotazione
organica dei medici ed infermieri
in alcune divisioni, con il relativo
sovraccarico di lavoro» e motivo
per cui si sottolinea la necessità di
bandire nuovi concorsi.
Quindi, una parentesi è dedicata «all’analisi dell’offerta dei
servizi sanitari territoriali dove a
fronte di una rete capillare dei
Medici di medicina generale che
assicurano presenza e assistenza,
nonchè a fronte delle postazioni
di Guardia medica, si assiste ad
una carenza di mezzi, strutture,
apparecchiature necessarie per
un servizio sanitario efficiente».
Preoccupazioni che diventano allarme sociale quando si torna a
parlare dell’ipotesi di chiudere
oncologia a Tropea. Un centro
d’eccellenza che si vede tagliato
fuori dal Decreto che lascia l’oncologia a Crotone e Lamezia. In
questo senso, il presidente
L’ingresso dell’ospedale “Jazzolino” fra i nosocomi dimenticati e al centro della denuncia dell’Ordine per la poca attenzione riservata dalla riorganizzazione
dell’Ordine “rilegge” il decreto e
«appare – spiega – fin troppo evidente che la nostra area risulta
ampiamente penalizzata in tutte
le specialità, scompare l’oncologia – ribadisce – a causa della presenza nella stessa città di Catanzaro di 3 strutture oncologiche e
scompare anche la Nefrologia
mentre Malattie infettive viene
declassata». Questi i “fatti” che
parlano per l’Ordine che ricorda
al governatore che la sanità vibonese «è già sottoposta a regime di
commissariamento per cui l’Asp è
diretta da una terna di commissari antimafia che sono vincolati al
loro mandato squisitamente tec-
nico-amministrativo». A prova di
ciò, quindi, per Soriano anche la
bocciatura dell’Atto aziendale da
parte del comitato dei sindaci della provincia «non solo – spiega –
per le scelte operate e i criteri
adottati nella sua stesura, seguendo le rigide linee guida della
Regione, quanto perchè con atteggiamento pilatesco non hanno
ricercato, individuato e sostenuto
le esigenze sanitarie di questa
provincia». L’ordine perciò non ci
sta. Non ci sta alla decisione di
chiudere tutto quello funziona
per una mera questione di conti e
per questo chiede a Scopelliti un
incontro urgente.
Oggi il sottosegretario all’Interno presenzierà al Comitato per l’ordine e la sicurezza
Criminalità, vertice con l’on. Mantovano
Prima un Comitato per l’ordine e la sicurezza per fare il
punto sulla nuova ondata di
violenza criminale che in questi ultimi tempi ha colpito il vibonese, poi un incontro con alcuni sindaci, che hanno aderito all’associazione ViboVale
per firmare un protocollo su
“Sviluppo, legalità e sicurezza“. In serata, invece, l’attenzione è tutta rivolta alla politica, o meglio alle problematiche interne al Pdl e, in particolare, della corrente “Nuova Italia”.
È un’agenda piuttosto intensa quella del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che sarà oggi in città. Il
primo incontro è fissato per le
15,30 alla Scuola di Polizia. In
questo caso il sottosegretario
presenzierà al Comitato per
l’ordine e la sicurezza già convocato dal prefetto Luisa Latella per fare il punto sugli ultimi
attentati ad opera della violenza criminale. In primo piano,
l’intimidazione messa a segno
ai danni dell’imprenditore
agricolo Pietro Lopreiato e della cooperativa sociale Talità
Kum ai quali è stato raso al
suolo un uliveto di mille piante. Un attacco senza precedenti che, secondo quanto emerge
dalle prime indagini, sarebbe
stato messo in atto dalla
‘ndrangheta. Un attentato che
andrebbe oltre la richiesta
La sede dell’Ufficio territoriale del Governo
estorsiva ai danni dell’imprenditore. Non si esclude, infatti,
l’ipotesi che le cosche avrebbero agito in maniera così violenta per lanciare un messaggio
ben preciso anche alla cooperativa sociale nata con il sostegno della Diocesi.
A tal proposito, il comitato
dovrà mettere a punto un piano per tentare di garantire la
libera attività dell’imprenditore e della stessa cooperativa
che opera nel settore della
commercializzazione dell’olio
extravergine e di cui Pietro Lo-
preiato è uno dei soci fornitori
più importanti.
Il secondo appuntamento
del sottosegretario è dedicato
alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa per l’attivazione
di una programmazione pluriennale condivisa nell’ambito
dell’obiettivo “Sviluppo, legalità e sicurezza”. Il documento
sarà siglato dall’associazione
“Azienda Calabria lavoro”,
dalla Prefettura e dall’associazione dei comuni “ViboVale”,
alla quale aderiscono solo 15
Enti. Obiettivo del programma
è quello di predisporre progetti di incentivazione all’inserimento professionale e di valorizzazione della legalità; monitoraggio del territorio attraverso la raccolta, lo scambio di
dati e l’analisi del contesto socio-economico; l’istituzione di
un tavolo tecnico permanente,
presieduto dal prefetto di Vibo
Valentia al fine di dare piena
attuazione degli obiettivi del
protocollo.
All’incontro con i sindaci oltre al sottosegretario Mantovano, saranno presenti il commissario dell’Azienda Calabria
Lavoro, Pasquale Melissari e il
presidente dell’associazione
dei comuni ViboVale, Nicolino
La Gamba. Chiusa la parentesi
istituzionale il sottosegretario
si calerà nell’ormai infuocato
clima politico e si sposterà
all’hotel 501 dove avrà un incontro con i responsabili territoriali dei circoli di “Nuova Italia” delle province di Vibo e
Catanzaro, unitamente ai dirigenti di Lamezia Terme. L’incontro servirà non solo per fare il punto sulle vicende che da
qualche giorno hanno interessato il Pdl a livello comunale e
provinciale ma anche per mettere a punto una strategia in
vista del prossimo congresso, i
cui equilibri dopo il tesseramento sembra si siano alterati
rispetto a qualche mese
fa.(n.l.)
In sintesi
Dura lettera dell’Ordine dei
medici presieduto da Michele Soriano al governatore
Giuseppe Scopelliti. L’ordine fa il punto sullo stato di
salute della sanità nel Vibonese e sui sacrifici che vengono chiesti al territorio. In
questo senso, si denuncia la
forte marginalizzazione della provincia inserita nella
macroarea di Catanzaro.
Chiusura di ospedali, repar-
ti, numeri e percentuali di
posti letto per abitanti,
mancanza di personale, di
attrezzature sotto la lente
d’ingrandimento del presidente Soriano che allo stesso tempo ripercorre il commissariamento dell’Asp e
punta il dito contro i tre
commissari che «con atteggiamento pilatesco non hanno ricercato, individuato e
sostenuto le esigenze sanitarie della provincia».
Il gruppo consiliare del Pd tiene i fari accesi. E in questo senso la richiesta di spiegazioni sui
tagli alla mensa scolastica e
sulla chiusura della villa comunale per mancanza di fondi.
Due questioni che fanno riflettere i consiglieri del Partito democratico che non hanno dubbi
sulla
«inadeguatezza
dell’Amministrazione targata
D’Agostino». Da qui alla critica, il passo, insomma, è breve,
anche perchè spiegano «d’altro
canto il nostro Sindaco su qualcosa doveva risparmiare. Perchè non sul cibo dei ragazzi?
Perchè non chiudendo la villa?». Questo, mentre dal Pd
constatano come «l’impegno
dei nostri amministratori è
profuso quasi esclusivamente
nello scovare leggi e leggine
che possano dare l’impressione di autorizzare i continui
sprechi e regalie che vengono
elargite ai potenti di turno ai
danni dei cittadini che quotidianamente vedono diminuire
i servizi di prima necessità». Insomma, se dal Comune nessuno finora ha risposto «sui viaggi e i rimborsi dei nostri amministratori, sul pagamento di
contributi previdenziali di Modafferi, sulla vicenda di Luzzo»
più grave è ritenuta la richiesta
durante il consiglio di Capria
«di mettere all’ordine del giorno la liquidazione di somme da
utilizzare per partecipare al capitale sociale del Progetto Magna Graecia srl». Ergo, la domanda: «come mai si continuano a trovare somme per ogni
carrozzone o svariato sperpero?». Da qui, l’invito al sindaco
«di battere un colpo».(s.m.)
dal POLLINO
allo STRETTO
calabria
ora
VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 7
La motorizzazione
delle patenti “facili”
Arrestato il direttore di Catanzaro e altre sedici persone
LAMEZIA TERME (CZ) nario mediante la produzione di relazioni tecniche apocrife.
Le indagini hanno preso il via nel
Avevano ideato un vero e proprio
meccanismo per rilasciare patenti, 2007 in seguito ad una segnalaziocertificazioni Adr (obbligatorie per ne. In un primo momento gli stessi
condurre veicoli per il trasporto di inquirenti non hanno pensato che
merci pericolose) e di trasformazio- dopo quell’accertamento di ruotine,
ne di mezzi, senza far sostenere gli poi, ci sarebbero stati mesi ed anni
esami ai diretti interessati o senza di appostamenti, pedinamenti e
nemmeno far sostenere il corso o ef- controlli con la scoperta di un vero
fettuare i prescritti collaudi, ma so- e proprio giro nel quale erano coinno stati scoperti dopo quattro anni volti i funzionari della Motorizzaziodi indagine, dalla Polstrada di La- ne ed i titolari delle scuole guida che,
mezia Terme, in collaborazione con secondo gli inquirenti, avevano dato vita ad una vera e propria organizi colleghi di Catanzaro.
L’operazione, denominata “Isola zazione alla quale si rivolgevano,
felice”, i cui dettagli sono stati resi nella maggior parte dei casi, extraconoti ieri mattina nel corso di una munitari (tra cui molti cinesi) che,
conferenza stampa tenuta negli uf- previo pagamento fino a tremila eufici della Procura di Lamezia Terme, ro, ottenevano sia le patenti che i
ha portato all’esecuzione di dicias- certificati Adr, per il rilascio dei quasette ordinanze nei confronti di al- li si presuppone l’aver seguito corsi
trettante persone, di cui otto sono di formazione e nulla osta, o i collaufinite agli arresti domiciliari e nove, di per le auto.
Ad insospettire ulteriormente gli
invece, hanno ottenuto l’obbligo di
dimora. Per tutti l’accusa, a vario ti- uomini di Francesco Manzo e di
tolo, è di associazione per delinque- Ugo Nicoletti, l’alta percentuale di
re finalizzata alla corruzione, all’abu- candidati che, pur risiedendo in also d’ufficio, al falso ed alla truffa ai tre province italiane, si iscriveva
presso le autoscuole interessate per
danni dello Stato.
Altre 144 persone, nella maggior conseguire la patente o per ottenere
parte coloro che hanno ottenuto le il rilascio del certificato per condurcertificazioni senza aver sostenuto re veicoli per il trasporto di merci
pericolose, a discaalcun esame, sono
pito di altre dove,
state denunciate in
Una patente
invece, le iscrizioni
stato di libertà.
o
un
certificato
sembravano dimiTra i destinatari
nuire. Inoltre, nelle
dei provvedimenti
Adr veniva
autoscuole “accrerestrittivi, emessi
pagato fino
ditate”, in base alla
dal Gip del tribunaa tremila euro
ricostruzione fornile di Lamezia Terta dagli inquirenti,
me, Carlo Fontanazza, su richiesta del Pm Domeni- vi era un’alta percentuale di persone
co Galletta, gli attuali direttori della promosse o abilitate mentre, di conmotorizzazione civile di Reggio Ca- tro, ciò non si registrava nelle altre
labria e di Catanzaro, il capo area autoscuole fuori dal “giro” dove, inconducenti, un funzionario del me- vece, c’era un’altissima percentuale
desimo Ente, titolari e dipendenti di di bocciati. Ciò, in un certo senso,
autoscuole e di agenzie di disbrigo favoriva alcune scuole guida a discapratiche con sede a Lamezia, Curin- pito di altre.
Andando a fondo nella vicenda,
ga, Praia, Soverato.
Nell’ordinanza, il gip ha anche di- la Polstrada ha scoperto, non solo
sposto il sequestro preventivo di 66 che a volte chi doveva conseguire la
patenti di guida, 50 certificati di for- patente o la certificazione nel giorno
mazione professionale Adr e 195 vei- stabilito non era presente nella sede
coli sottoposti a collaudo straordi- d’esame risultando a lavorare in al-
tre regioni, ma anche che gli stranieri, pur non comprendendo la lingua italiana, riuscivano comunque a
sostenere l’esame ed a superarlo.
Per il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, l’operazione ha avuto una
«doppia valenza: repressiva e preventiva», come, ad esempio, per
quanto riguarda il certificato Adr ottenuto senza aver seguito e superato il corso previsto. Il corso, infatti,
serve per la formazione dei conducenti, per sensibilizzarli ai rischi del
trasporto di merci pericolose e per
far acquisire agli stessi le nozioni
fondamentali per diminuire al massimo le probabilità che un incidente avvenga, e se avviene, per assicurare la messa in atto di misure di sicurezza che potrebbero dimostrarsi
necessarie per limitarne gli effetti.
Intanto, la parlamentare del Pd
Doris Lo Moro ha annunciato un’interrogazione a risposta scritta ai ministri dei Trasporti e dell’Interno
con cui, tra le altre cose, chiede di
sapere «se e come si intende intervenire nella vicenda al fine di garantire che non vengano utilizzati documenti abilitativi (patenti e certificati per condurre veicoli per trasporto di merci pericolose) ottenuti illegalmente».
SAVERIA MARIA GIGLIOTTI
[email protected]
INCASTRATI
In alto, la sede
della
motorizzazione
civile a
Catanzaro
Sopra, un
momento della
conferenza
stampa di ieri a
Lamezia Terme
8 AI DOMICILIARI
OBBLIGO DI DIMORA
Pastore Gaetano
De Sensi Vincenzo
Arcadia Roberto
Zullo Luigi
Fruci Sebastiano
Tripodi Carmelo
De Salvo Gaetano
Amendola Achille
Laudadio Francesco
Marino Giulio
Oliveto Nicola
Cristini Andrea
Scalzo Andrea
Sola Nicola
Iozzo Antonio
Vecchi Gennaro
Sgrò Rosina
144 INDAGATI
Aiudi Davide
Alberti Fabio
Alberti Michele
Amato Andrea
Amendola Enzo
Ancora Angelo
Aprile Carlo Damiano
Arena Renato
Barbieri Salvatore
Bardhi Adriatik
Baor Bernhard Franz
Ben Khalifa Sofiene
Beqari Blerdian
Berlingieri Carmen
Bilotta Davide
Bonelli Luigi
Bonjako Asllan
Barelli Luigi
Boutaya Mohamed
Bracci Manuele
Cai Guangming
Calabria Daniele
Campolatiano Pasquale
Canario Ciro
Cangemi Vito
Papasso Domenico
Caridà Angela
Careri Antonio
Carioti Sergio
Casaccio Francesco
Casale Michele
Cerra Pasquale
Chiarella Salvatore
Cimino Maria Luisa
Coletti Francesco
Coltoti Michele
De Sensi Luigi
Del Rio Sandro Gaetano
Destro Mario
Di Marzio Antonio
Di Tommaso Giuseppe
Dong Chunyan
Dottorini Cosimo D.
Falcone Valter
Fausciana Rocco
Favitta Salvatore
Flauro Lorenzo
Fornari Angelo
Fuda Mario
Gabriele Antonio
Gallina Domenico
Ganter Elmar
Giacomantonio Marta
Giglio Marcello
Gigliotti Giovanni
Grampone Antonio
Gu Nianchun
Hausbergher Adriano
Huang Liang
Huang Yushuang
Liritano Antonio
Isopo Stefano
La Cava Antonino
Lega Massimo
Leone Giampiero
Leone Maurizio
Lin Haiyong
Lin Xinhua
Lo Guarro Giuseppina
Lombardo Luigi
Lucia Brunella
Mangano Roberto
Manni Alessio
Marano T. Francesco
Martino Giuseppe
Maluccio Antonio
Mastrantonio Vincenzo
Mellea Patrizia
Merante Savina
Minni Carmine
Mohammadi Bagher
Molinaro Fabrizio
Montagna Antonio
Morano Giuseppe
Musco Salvatore
Napoli Rocco
Nappo Ciro
Nicodemo Donato
Notarianni Angela
Oldano Luca Andrea
Palazzone Davide A.
Pon Jinhuang
Papaleo Ezio
Papaleu Pietro
Parisi Francesco G.
Pasqualino Vincenzo
Pepe Giuseppe
Persiani Giuseppe
Petrillo Vincenzo
Piacente Gianluca
Pietri Alberto
Reale Nunzio
Renzi Angelo
Righetti Eduardo
Rodigari Matteo
Rossi Mauro
Rotundo Roberto
Rugari Arnaldo
Salerno Antonio
Salvucci Carmine
Sambito Rosario
Santoni Raffaele
Savio Emidio
Senise Vincenzo
Shu Haishi
Sinanaj Behar
Singh Gopal
Spampanato Agatino
Spataro Giovanni
Spedini Tullo
Stigliano Carlo
Suka Gentjan
Tedesco Luigi
Tisclita Nutu
Torcassi Luigi
Unterleintner Matias
Valieri Johnny
Venere Gennaro
Veraldi Rosa
Vigilante Enrico
Viscione Antonio
Viscione Daniele
Vono Andrea
Vono Daniele
Varicella Mario
Wu Liangjin
Wu Suiping
Wu Wanyun
Wu Zengguang
Zhang Xiaonu
Zhao Liuanyong
Zunino Enzo
10
VENERDÌ 11 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
S T R E T T O
ora
dentro...
Una cattura fortuita?
No, ben pianificata...
Da tempo i carabinieri monitoravano gli spostamenti
di elementi ritenuti fiancheggiatori di Sebastiano Pelle
REGGIO CALABRIA
BECCATO
In alto la
“Gazzella”
dell’Arma al
Porto di
Reggio, nel
luogo in cui è
stato beccato
il boss Pelle
Era da solo, a pochi passi dalla banchina del porto di Reggio Calabria, quando
mancavano dieci minuti alle 21. I carabinieri quasi non credevano ai loro occhi
quando si sono trovati di fronte Sebastiano Pelle. Sono trascorsi 16 anni dall’ultima foto utile. Un’eternità per chi deve riconoscere qualcuno che non ha mai incontrato di persona. L’istinto però non
sbaglia e i militari sono stati subito con-
vinti: è proprio lui. Così finisce la latitanza di uno dei più pericolosi latitanti d’Italia, in una piovosa sera d’inizio novembre, fra container, gru e mezzi pesanti. Finisce nel buio del porto di Reggio la “macchia” di uno degli ultimi mammasantissima della cosca di San Luca. Lui, probabilmente, pensava di essere al sicuro,
lontano da occhi indiscreti.
È stata un’operazione lampo quella
portata a termine dagli uomini dell’Arma,
nella tarda serata di mercoledì. Già da
IERI E OGGI La “trasformazione” di Pelle nel corso degli ultimi 14 anni
tempo, infatti, i militari del comando proanche ammesso la sua identità, pur esvinciale dei Carabinieri, della sezione Catsendo sprovvisto di documenti. Per lui si
turandi, unitamente a quelli del Ros e delsono aperte le porte del carcere, dove
lo Squadrone eliportato cacciatori di Vibo
adesso dovrà scontare una pena definitiValentia, stavano tenendo d’occhio il porva a 14 anni di reclusione per il reato di
to di Reggio Calabria. Avevano capito, tratraffico di sostanze stupefacenti. Pelle, inmite Gps e pedinamenti di alcuni soggetfatti, pur non essendo mai stato condanti ritenuti i fiancheggiatori di Pelle, che il
nato per reati di associazione mafiosa, vielatitante aveva degli interessi nei pressi
ne ritenuto elemento di spicco dell’omodel porto di Reggio. Probabilmente il
nima consorteria di ’ndrangheta operan57enne “uccel di bosco” riteneva di poter
te a San Luca. Si tratta del nipote di ‘Ntoincontrare i suoi complici all’interno delni Pelle, alias “Gambazza”, ed è dunque il
l’area portuale, senza destare alcun socugino di Peppe Pelle, arrestato nell’amspetto, visto che, specie di notte, quella
bito dell’operazione “Reale”. Sebastiano
zona è completamente isolata e frequenPelle è imparentato anche con la cosca
tata solo da pochissime
Vottari “Frunzu” per aver
autovetture. Ma quelle sosposato Caterina Vottari
Al Porto
ste ricorrenti a ridosso
e, sempre tramite la moerano
stati
delle banchine non sono
glie, è legato alla famiglia
passate inosservate agli
Romeo “Staccu”.
predisposti
occhi dei militari, che
Adesso le indagini
mirati
servizi
hanno predisposto un
stanno proseguendo per
d’osservazione cercare di stanare la rete
servizio di osservazione in
determinati orari ritenuti
di fiancheggiatori che ha
“d’interesse investigativo”. E nella giornapermesso a Pelle di poter starsene tranta di mercoledì gli uomini dell’Arma hanquillo per 16 anni. Vista l’enorme attività
no notato la presenza di un soggetto che
svolta dai carabinieri, è lecito immaginastazionava al buio nei pressi di una banre che si abbia già un’idea precisa sia dei
china del porto. I militari hanno deciso di
soggetti che dei loro ruoli. Da chiarire il
avvicinarsi, semplicemente credendo di
motivo per cui Pelle si trovasse al porto di
poter procedere all’identificazione dell’uoReggio, non potendo escludere che stesse
mo che, si immaginava potesse essere un
aspettando qualcuno via mare. Da rimarfiancheggiatore di Pelle. La sorpresa è stacare la circostanza che Pelle stava trascorta enorme, però, quando i carabinieri lo
rendo la sua latitanza a Reggio Calabria,
hanno potuto vedere in faccia. La foto del
quindi non molto lontano dal suo territo1995 era impressa nei loro occhi quasi corio d’origine, a conferma di quel forte leme un’ossessione e il soggetto che avevagame che unisce i latitanti con la propria
no davanti era praticamente identico a
zona d’influenza criminale (con tanto di
protezioni e supporti di tipo logistico),
quell’effigie. I tratti somatici, dunque, non
nonché gli ottimi rapporti delle ’ndrine johanno tradito. Non è rimasto altro che
niche con quelle della città.
qualificarsi e arrestarlo. Pelle era da solo,
disarmato e non ha opposto alcuna resiCONSOLATO MINNITI
stenza. Dopo poco tempo, tra l’altro, ha
[email protected]
gli inquirenti
«La cosche di San Luca
sono in grave difficoltà»
REGGIO C. «L’arresto di Sebastiano Pelle dimostra il momento di particolare difficoltà che sta vivendo la cosca di San Luca». Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda di
Reggio, non ha dubbi: i Pelle stanno soffrendo molto la pressione enorme della magistratura. «Dall’operazione “Il Crimine” stiamo insistendo molto su questa famiglia che ha avuto una grande espansione sotto l’aspetto economico ed il fatto che Sebastiano Pelle si trovasse a Reggio ci dà la conferma dell’esistenza di due tipi di latitanti: uno, che è quello dei
traffici di droga, che si sposta in Europa e Sud
America; ed un altro, quello che deve controllare il territorio, che non può allontanarsi dalla sua zona d’influenza per troppo tempo». Un
concetto simile è stato espresso, nel corso della conferenza stampa convocata al comando
provinciale dei Carabinieri, anche dal procuratore capo Giuseppe Pignatone che, dopo
aver ringraziato i carabinieri per l’impegno
profuso, ha sottolineato come «aver catturato
Pelle a Reggio dia la conferma dell’unitarietà
della ‘ndrangheta anche sotto questo profilo».
È stato il generale Parente, vicecomandante
del Ros, a rimarcare l’importanza dell’apporto investigativo degli uomini dell’Arma in tutte le articolazioni, da quelle specializzate sino
ad arrivare ai reparti locali ed ai cacciatori:
«Questi ultimi – ha spiegato Parente – hanno
lavorato in luoghi dove solitamente non svolgono servizio e ciò rappresenta un ulteriore
motivo di soddisfazione. Ora servirà lavorare
per ricostruire la rete di fiancheggiatori di Pelle». Al colonnello Carlo Pieroni, comandante
del Reparto Operativo di Reggio, è toccato fare gli onori di casa in assenza del comandante provinciale Pasquale Angelosanto: «Lo sforzo di questo comando - ha sostenuto Pieroni è quello di mettere assieme tutte le forze presenti con l’obiettivo di ottenere i risultati migliori. Abbiamo messo in piedi quello che viene ormai definito “modello Reggio” e posso
affermare che, fino ad oggi, siamo molto sod-
DETERMINATI Magistrati e forze dell’ordine durante la conferenza stampa indetta per illustrare i dettagli della cattura di Sebastiano Pelle
disfatti perché tale intuizione si sta rivelando
vincente». A svelare tutti i retroscena della
cattura di Pelle, invece, è stato il tenente colonnello Stefano Russo, comandante del Ros, il
quale ha spiegato come si è arrivati al porto di
Reggio, quale «luogo caldo frequentato dai
fiancheggiatori del latitante». Insomma, se-
condo quanto emerso ieri, dunque, «i Pelle sono in seria difficoltà perché tutti i big e le nuove leve sono ormai in carcere. Una situazione
ancor più grave da quando i Pelle hanno perso il Crimine con la morte di ‘Ntoni Gambazza» ha concluso Gratteri.
con. mi.
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S T R E T T O
...fuori
Ammalato di libertà
Così Antonio Pelle
ha gabbato tutti
i super latitanti
Ci sono altri tre calabresi
fra i più ricercati in Italia
Fuggito dall’ospedale di Locri a metà settembre
“a mamma” di San Luca è ancora uccel di bosco
DOMENICO
CONDELLO
Ricercato dal ‘93, deve scontare
l’ergastolo: è accusato di armi
e di associazione mafiosa
DESAPARECIDO Antonio Pelle “a
mamma”: s’è volatilizzato a settembre
dall’ospedale di Locri (a destra)
COSENZA Era dimagrito, certo. Ma con dolo. E premeditazione... Nessuna patologia reale è
ascrivibile alla fuga del boss. Nessuna forma di anoressia connaturata ai disagi - o alle privazioni fisiche e morali - che il carcere talvolta comporta. Antonio Pelle “a
mamma” ha lasciato aperto il suo
conto con la giustizia. Un conto parecchio salato, del valore complessivo di... 13 anni di galera; un debito che però non intende pagare. Né
ora né mai. E’ libero - uccel di bosco - da metà settembre il giovane
mammasantissima della ’ndrina
operante a San Luca e dintorni.
Sparito nel nulla. Smaterializzato
al pari degli elementi utilizzati nei
processi chimici per stupire chi disconosce i meravigliosi segreti delle reazioni sperimentate da coloro
i quali, ostinati, s’affannano a indagare i misteri di natura.
Era in cella (condannato) e non
è più. Era a casa (ai domiciliari) e
non è più. Era in ospedale (in cura?) e non è più. Semplicemente, è
materia impalpabile Antonio Pelle
- che tra i padrini più padrini della
malavita calabrese è uno tra i pochi
che non hanno voluto piegarsi alla lo schieramento che ha portato algiusta scure dello Stato. Ma la sua l’omicidio di Maria Strangio nel
fuga non è una vittoria. Perché rap- Natale del 2007 e che ha suscitato
presenta la fuga dalla possibilità di la reazione delle cosche opposte
riscatto che proprio lo Stato inten- culminata con la strage di Duideva concedergli attraverso l’espia- sburg».
Uno che non si fa tanti problemi,
zione della condanna inflittagli per
insomma, quando si tratta di imi reati di cui s’era macchiato.
Arrestato nel 2008, dopo un an- bracciare le armi e “darsi ai materassi”. Aveva di
no di latitanza, Anfronte a sé due
tonio Pelle “a
Lasciò il carcere
strade, due promamma”, 49 anni
per
motivi
di
spettive ben delie una propensione
neate lo scorso 14
al crimine che ha
salute. Ma la
settembre Antonio
pochi eguali, è
sua anoressia
Pelle: curarsi alsempre stato allerera... indotta
l’ospedale di Locri
gico (in questo cacosì come prescriso sì: a livello patologico) all’osservanza delle regole. vevano le autorizzazioni concesse
Gli inquirenti, di lui, hanno un dai giudici di sorveglianza o darsi
quadro ben delineato: lo ritengo- alla macchia. Ha scelto la seconda
no il capobastone di una tra le più opzione, quella in apparenza più
potenti ’ndrine della criminalità comoda perché resa tale da un siorganizzata calabrese. Arrestato su stema di sicurezza che s’è rivelato
richiesta della Dda di Reggio nel- peggio d’un colabrodo. E’ libero
l’ambito dell’operazione Fehida, è anche lui, ora. Ma con il fiato sul
stato condannato in primo grado collo degli inquirenti che intendocon rito abbreviato a 13 anni di re- no braccarlo fino a quando non
clusione dal gup di Reggio il 19 verrà nuovamente acciuffato.
marzo 2009. Dagli investigatori
PIER PAOLO CAMBARERI
viene considerato «il capo di [email protected]
MICHELE
VARANO
Ricercato da 11 anni s’è
macchiato è il contrabbando,
ma in regime di associazione
GIUSEPPE
GIORGI
Manca all’appello da tre lustri:
è di San Luca: deve scontare
17 anni di reclusione
COSENZA Sebastiano Pelle era un
pezzo da novanta, da uomo libero. Perché, da uomo libero - sebbene braccato per convenzione ’ndranghetistica e lignaggio purissimo gli veniva riconosciuta l’autorità (e l’autorevolezza) per gestire le attività illecite ascritte alla sua famiglia. In galera, ora, manterrà un enorme
carisma criminale. Ma soltanto quello.
Perché ad altri è già passato il testimone
del business riconducibile alle dinamiche cui sono avvezzi i (veri) mammasantissima calabresi; altri malandrini sui
quali, da tempo, si concentrano le indagini di tutte le polizie italiane e di mezzo
mondo. Nel “Programma speciale di ricerca” attivato dal ministero dell’Interno
figurano altri tre esponenti della criminalità organizzata calabrese ad alto livello di
pericolosità sociale. Ne vengono elencati undici in tutto sul sito interattivo del Dicastero deputato a garantire la sicurezza
nel Paese. E, tra questi, ben tre sono riconducibili alla Punta dello Stivale. I nomi sono noti agli addetti ai lavori: magistrati, forze dell’ordine, giornalisti. Ma è
bene conoscerli, e memorizzarne anche
i volti alla luce delle modalità di cattura
costate la galera allo stesso Sebastiano
Pelle: l’erede dei “gambazza” era al Porto, tranquillamente mischiato a gente comune; a cittadini che, teoricamente, potrebbero aver scambiato con lui qualche
battuta senza neanche sapere di trovarsi
di fronte a uno dei trenta latitanti più ricercati in Italia. I volti, e i nomi da ricordare, sono i seguenti: Domenico Condello, Michele Antonio Varano e Giuseppe
Giorgi. Il primo è di Reggio Calabria, il secondo di Centrache (un centro nei pressi di Soverato), il terzo - neanche a farlo
apposta - di San Luca. Le loro foto segnaletiche, sul sito del ministero, sono associate a quelle dei due superlatitanti più
pericolosi in assoluto: Matteo Messina
Denaro (l’astuto e sanguinario padrino
impegnato nella ricostituzione di Cosa
Nostra) e Michele Zagaria (il casalese che
più casalese non si può...). Condello, 56
anni, è ricercato dal 1993: deve rispondere di traffico internazionale di droga, associazione mafiosa e un’infinità di reati
collaterali. A lui, gli investigatori, si sarebbero avvicinati più volte senza però
riuscire a fare bingo; deve scontare una
pena all’ergastolo. Varano è accusato di
contrabbando e altri reati similari, tutti
contestualizzabili però nell’associazione
mafiosa. E’ ricercato da 11 anni. Giorgi
manca all’appello da tre lustri: deve scontare una pena a 17 anni per associazione
mafiosa finalizzata al traffico di droga,
armi e omicidi. Ha compiuto cinquant’anni. Ma non ha alcuna intenzione di
arrendersi alle forze dell’ordine. Che da
lui, e degli altri superlatitanti intendono
ripartire per infliggere un nuovo colpo
alla criminalità organizzata.
p. p. cam.
perquisizioni a tappeto
E nella Locride
è caccia aperta
alla primula rossa
Rocco Aquino
LOCRI (RC) La caccia al boss entra nel vivo.
Ieri mattina all’alba, i carabinieri della caserma
di Roccella Jonica hanno eseguito diverse perquisizioni a Marina di Gioiosa e dintorni. La primula rossa si chiama Rocco Aquino, il capo dell’omonima cosca della cittadina locridea. L’uomo
di ’ndrangheta è irrintracciabile dal luglio 2010,
cioè da quando sfuggì alla cattura nell’ambito
della mega-operazione da 300 ordini di custodia
cautelare in carcere, denominata “Crimine”. La
stessa inchiesta che restituì l’organigramma del-
le consorterie malavitose del comprensorio ionico-reggino. Stando alle ipotesi formulate dagli
inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, il cinquantenne Rocco
Aquino, classe 1960, è considerato l’uomo di
spicco del locale di Marina. Sta al vertice del clan
in coabitazione con il fratello Giuseppe, anch’egli
irreperibile. Le ricerche si sono intensificate nell’ultimo periodo e gli investigatori tentano di restringere il cerchio intorno ai due latitanti. Nell’ultima operazione dei Ros, che risale all’ottobre
scorso, oltre al sequestro preventivo di beni mobili immobili per un totale di sette milioni di euro riconducibili alla famiglia, gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto un bunker nell’abitazione
di Giuseppe Aquino, sita proprio nel comune di
Marina di Gioiosa. Il rifugio è stato rinvenuto
mentre era ancora in fase di realizzazione e, dunque, non ancora pronto all’uso: il nascondiglio
era posto sotto il pavimento e vi si accedeva per
mezzo di una botola.
Angelo Nizza
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Tassi usurai al 1500%, 10 arresti
Sgominati due gruppi criminali che operavano con le stesse modalità
VIBO VALENTIA Mezza Calabria coinvolta, da Reggio a Catanzaro passando per il centro nevralgico
di Vibo Valentia. E un presunto giro
di usura nell’ordine dei milioni di euro con tassi d’interesse annui che toccavano il picco - se un record, quasi del millecinquecento per cento. Con
l’operazione “Business car” gli investigatori di Vibo Valentia hanno aperto «uno squarcio enorme» - per usare le parole del procuratore - in «una
vera e propria economia parallela». A
danno, ovviamente, dei soliti imprenditori strozzati, in questo caso operanti nel settore del commercio di automobili.
L’indagine - nata un anno fa dalla
denuncia spontanea dell’imprenditore maggiormente vessato - è stata
portata a termine ieri dal Nucleo di
polizia tributaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia, diretto del colonnello Michele Di Nunno, e da personale del Comando provinciale dei
carabinieri, guidato dal colonnello
Daniele Scardecchia. Sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Gabriella Lupoli nei confronti di nove persone. Una, al momento, è ricercata. Mentre rimangono indagati altri dodici soggetti.
Le investigazioni sono durate circa
un anno, ed hanno permesso a carabinieri e Gdf di accertare l’esistenza di
due consorterie criminali operanti su
tutto il territorio calabrese. «Due
gruppi distinti - ha precisato in conferenza stampa il capo della Procura,
cuso di Limbadi». A finire in manette sono stati in cinque: Giovanni Battista Tassone, alias “Cappuccino”, 56
anni di Soriano Calabro; il figlio Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese,
62 anni di San Costantino Calabro; Luigi CaNove persone
rè, 47 anni di Serra San
sono finite
Bruno; e Girolamo Macrì, 33 anni di Soriano
in carcere
Calabro. Vittima della
o ai domiciliari
presunta usura sarebbe
Una è ricercata
il medesimo imprenditore di Serra, al quale,
in più soluzioni, sarebbero stati prestati 127.500 euro, tra maggio 2008
e febbraio 2010, a fronte dei quali il
gruppo avrebbe ricevuto, a titolo di
interesse, 113.600 euro in contanti,
due auto del valore di 44mila euro e,
per saldare il tutto, altri 400mila euro «ottenuti mediante minacce esplicite». «Tra i beni posti a garanzia del
prestito - hanno affermato gli inquirenti - figura la cessione di una importante proprietà immobiliare sita
CONFERENZA Da sin., Stefano Marando, Daniele Sardecchia, Mario Spagnuolo, Michele Di Nunno
nel Mantovano il cui valore è di un
milione e 600mila euro. In tal modo,
Mario Spagnuolo - che operavano ro; Luciano Latella, 48 anni di Ardo- no fatto sapere gli inquirenti - onde sull’originario prestito di 127.500 eucon le medesime modalità». Per tut- re; Adriano Sesto, 38 anni di Lame- monetizzare la dazione usuraia con- ro, venivano corrisposti interessi
ti l’accusa è di minacce ed estorsione zia Terme; e Massimo Zappia, 35 an- sistente in circa 55 veicoli, per un va- all’864 per cento annuo».
Gli elementi a disposizione sono
ni di Benestare (Rc). Quest’ultimo è lore complessivo di un milione e
ai fini dell’usura.
La prima associazione - è stato attualmente irreperibile. Il gruppo, 300mila euro, si è avvalso di una re- notevoli, per questo le attività investispiegato -, operante nei territori del- tra il 2007 e il 2008, avrebbe presta- te di 10 autosaloni e una concessiona- gative continueranno senza sosta. Inle province di Reggio e Catanzaro, è to ad un imprenditore di Serra San ria conniventi operanti a Catanzaro, tanto sono stati sequestrati, «in
composta da 12 soggetti «tutti con Bruno, titolare di un autosalone, Lamezia, Rosarno, Ardore, Bovalino, quanto provento di usura», un appartamento a Soriano e quattro autogravi pregiudizi di polizia». Di questi, 15mila euro «pretendendo ed otte- Satriano e Vibo».
La seconda associazione, operante vetture, per un valore complessivo
per cinque è stata chiesta e ottenuta nendo, fino all’ottobre 2008, quale
la misura cautelare. Si tratta di Mau- contropartita, autovetture per un va- nel Vibonese, è composta da 10 per- pari a 400mila euro.
rizio Camera, 36 anni di Ardore (Rc); lore di mercato superiore a 500mila sone, «alcune delle quali con pregiuGIUSEPPE MAZZEO
Carmine Franco, 35 anni di Catanza- euro». «Il sodalizio criminoso - han- dizi di polizia e vicine alla cosca [email protected]
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il business della droga
Presi i compari dei colombiani
Trenta arresti per narcotraffico tra Vibo, Reggio e diverse città italiane
COSENZA Trenta arresti, perquisizioni e sequestri patrimoniali per un valore di cinque milioni di
euro. L’operazione è stata portata
avanti nella notte di ieri e ha permesso di mettere le mani su una
ramificata organizzazione criminale che importava in Europa
enormi carichi di cocaina dal Sudamerica. L’ordinanza di custodia
cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma Maurizio Caivano su richiesta dei pm Giancarlo
Capaldo, Diana De Martino e Maria Cristina Palaia, è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo della Capitale.
Il blitz ha toccato le province di
Vibo Valentia e Reggio Calabria,
oltre a diverse località d’Italia tra
Bari, Brescia, Bologna, Latina, Palermo e Pavia. L’indagine era partita nel settembre 2010 proprio
per far luce su un traffico internazionale di stupefacenti controllato dalla ’ndrangheta, che era in affari direttamente coi cartelli dei
narcos colombiani per l’approvvigionamento di droga da far arrivare in Italia.
La coca giungeva via mare o in
aereo, occultata tra carichi di merce legale. Tre i maxisequestri effettuati negli ultimi mesi, enormi
quantitativi di droga sui quali le
forze dell’ordine sono riusciti a
mettere le mani prima che venissero immessi sul mercato: il 13 settembre 2010 la polizia colombiana
sequestrava a Bogotà 400 chili di
cocaina pronti a essere spediti in
Italia a bordo di un aereo; il 12 novembre 2010 i carabinieri trovavano invece nel porto di Gioia
Tauro, in un container scaricato
da una nave cargo proveniente dal
Brasile, una tonnellata di cocaina
purissima; altri 1.200 chili venivano infine scoperti e sequestrati l’8
aprile scorso, in un container di
prodotti alimentari in scatola, su
una nave cargo partita dal Cile.
Il gruppo criminale gravitava attorno a un nucleo centrale costituito da personaggi calabresi legati alla ’ndrangheta. Tra questi spicca la figura di Vincenzo Barbieri,
narcotrafficante ucciso a San Calogero, nel Vibonese, il 12 marzo
scorso, crivellato da 24 colpi di arma da fuoco esplosi da due killer.
Proprio lui era stato in passato indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro perché
ritenuto affiliato al clan Mancuso
di Limbadi e, appunto, per traffico internazionale di stupefacenti.
E lui, nonostante fosse un sorvegliato speciale, teneva le redini
dell’organizzazione, riuscendo addirittura a ricevere i propri “compari” in un albergo di Bologna, comune nel quale aveva obbligo di
soggiorno, oppure incontrandoli
in Calabria, durante le trasferte
autorizzate dall’autorità giudiziaria per assistere ai processi che lo
vedevano coinvolto.
L’organizzazione, in Italia, aveva ramificazioni in più località e, in
particolare, operava nelle province di Vibo Valentia, Bari e Bologna. L’attività è stata accertata anche in Lombardia, regione alla
ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE
IN CARCERE
Alessandro Alloni nato a Melzo (Mi) il 28/1/1976
Nicola Certo nato a Gioia Tauro (RC) il 31/1/1987
Antonio Della Rocca nato a Vibo Valentia il 17/4/1979
Maria Isabel Espinoza Hurtado nata in Colombia il 14/9/1966
Antonio Franzè nato a Vibo Valentia il 6/2/1979
Giuseppe Galati nato a Castellana Sicula (Pa) il 12/5/1971
Giorgio Galiano nato a Vibo Valentia l’11/4/1975
Francesco Grillo nato a Tropea (VV) il 30/12/1979
Michele Vito Lassandro nato a Santeramo in Colle (Ba) il 26/3/1946
Francesco Rosario Li Vigni nato a Palermo il 7/10/1957
Giovanni Mancini nato a Monopoli (Ba) il 15/2/1954
Maria Lizbeth Martinez Carvajal nata in Colombia il 10/11/1964
Antonio Melis nato a Ghilarza (Or) il 26/10/1983
Calogero Nicosia nato a Palermo il 21/8/1974
Filippo Paolì nato a Vibo Valentia il 3/4/1980
Sopra, uno dei sequestri effettuati dai carabinieri. In basso, il sistema di
occultamento all’interno di lattine di prodotti alimentari
quale pare fosse destinata una
buona parte della cocaina sequestrata a Gioia Tauro e Livorno. Ma
non c’era solo la piazza italiana da
rifornire, nel traffico era compreso anche il mercato nordeuropeo.
Un business enorme. I sequestri
effettuati sono infatti considerati
tra i maggiori eseguiti in Italia ed
Europa negli ultimi vent’anni. Si
pensi che, per le 2,2 tonnellate di
cocaina purissima trovate tra Gioia Tauro e Livorno si parla di un
valore economico che si aggira intorno ai 100 milioni di euro per il
mercato all’ingrosso e di 500 milioni di euro per lo spaccio al dettaglio. «Si tratta di uno dei maggiori sequestri di cocaina mai
compiuti nella lotta italiana al nar-
cotraffico - ha detto il pm Capaldo
-. Un’operazione possibile grazie
alla collaborazione tra il nucleo investigativo di Roma dei carabinieri, la Direzione centrale per i servizi antidroga italiana (Dcsa), il
Soca britannico (Serious organized crime agency) e il Das colombiano (Departamento administrativo de securidad)». Proprio grazie
alla collaborazione dei colleghi sudamericani e britannici, gli inquirenti italiani sono riusciti a scovare e arrestare Alessandro Pugliese,
gestore di un ristorante e ritenuto
l’anello di collegamento tra il
gruppo di casa nostra e quello dei
narcos.
MARIASSUNTA VENEZIANO
[email protected]
Joao Francisco Pelantir nato in Brasile il 2/3/1971
Salvatore Pirrò nato a Gioia Tauro (RC) il 31/7/1963
Tommaso Pirrò nato a Gioia Tauro (RC) il 13/2/1961
Alessandro Pugliese nato a Vibo Valentia il 28/10/1977
Giuseppe Pugliese nato a Cessaniti (VV) l’11/8/1954
Vincenzo Pugliese nato a Vibo Valentia l’1/8/1976
Ambrogio Sansone nato a Palermo il 3/7/1952
Fabrizio Sansone nato a Catania il 2/8/1955
Giuseppe Topia nato a Vibo Valentia il 20/8/1981
Sanabria Vianel Quitian nata in Colombia il 14/6/1968
Iyad Waked El Ghandour nato a Panama il 23/9/1991
AI DOMICILIARI
Giuseppe Mancini nato ad Acquaviva delle Fonti (Ba) il 20/3/1989
Giuseppe Mariano nato a Gioia del Colle (Ba) il 6/8/1967
Antonio Portone nato a Taranto il 7/7/1947
Rocco Zerbonia nato a Varapodio (RC) il 7/7/1971
gli stratagemmi
La coca viaggiava nascosta
nelle scatolette di “palmito”
COSENZA «Questa volta non riescono a trovarla», si sente in una delle conversazioni intercettate dagli investigatori. E invece l’hanno trovata. Nonostante il curatissimo sistema di occultamento. Telai in metallo di carrelli agricoli, lattine per alimenti confezionate in modo del tutto
insospettabile, bambole in legno prodotte in Colombia, materiale di imballaggio di pannelli e
parquet in legno. In questo modo hanno viaggiato ben 2,6 tonnellate di cocaina, che avrebbero potuto essere tagliate in 13 milioni di dosi. E
fruttare ben 500 milioni di euro. «Come una piccola Finanziaria», ha affermato in conferenza
stampa il comandate provinciale dell’Arma di
Roma, Maurizio Mezzavilla.
Particolarmente ingegnoso il trasporto all’interno di lattine per alimenti, del tutto normali a
prima vista. Sono 3.480 i barattoli (racchiusi in
1.780 scatole) che nascondevano al loro interno
24.348 cilindri di plastica pieni di “neve”. Le scatolette erano confezionate in modo assolutamen-
te identico a un prodotto, il “palmito”, commercializzato da una ditta boliviana.
Per gestire meglio il “giro”, uno degli uomini
dell’organizzazione si era stabilito in Colombia,
da dove trattava la fornitura dei carichi di cocaina direttamente con la Bacrim (Bandas criminales emergentes al servicio del narcotrafico). Il
tutto sotto la direzione di Vincenzo Barbieri.
Inoltre, il gruppo calabrese era associato ad alcuni personaggi pugliesi esperti di import-export,
che si occupavano di gestire le imprese commerciali - due delle quali individuate in aziende con
sede legale a Gioia del Colle, nel Barese - utilizzate per l’importazione dal Sudamerica dei carichi di merce legale (le già citate scatolette di “palmito” o materiale legnoso) che nascondevano la
cocaina. Il tutto curato fin nei minimi particolari. Tanto che i trafficanti si sentivano al sicuro.
«Questa volta non riescono a trovarla». Purtroppo per loro non è andata così.
mav
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il caso
ARENA (VV) Lei lo molla, lui
scende in strada minacciando una
strage. Era un giorno come tanti,
quello di mercoledì, nel piccolo centro di Arena (Vibo Valentia). Ma
non per tutti. Cristian Barilaro (nella foto) di 23 anni, infatti, nel pomeriggio è entrato in casa particolarmente esagitato, ha impugnato il fucile di proprietà del padre e, dopo
aver a lungo discusso con questi, è
corso in strada promettendo un eccidio. È stato il pronto intervento dei
militari del Comando Provinciale di
Vibo Valentia e della Compagnia di
Serra San Bruno, qualche minuto
più tardi, a bloccare il giovane sventando il pericolo. «Era da un po’ di
tempo – racconta un conoscente –
che Cristian, solitamente solare e disponibile con tutti, aveva perso il
La fidanzata lo pianta
Lui minaccia una strage
Arena, 23enne arrestato dai carabinieri dopo la denuncia del padre
sorriso». A monte la brusca interruzione della relazione con la propria
fidanzata. È al termine di un confronto con il padre, che lo invita a
voltare pagina e a dimenticare la ragazza che questi impugna la doppietta, la punta contro il congiunto
che cercava di frenare la sua furia e
si dilegua. Immediata l’allerta dei
carabinieri che iniziano col piantonare l’abitazione della fidanzata e
proseguono col setacciare l’intera
dunque, che non vi era alcuna ipotesi di negoziato, pronto l’intervento di 4 carabinieri che, introdottisi
nella palazzina da un’entrata di sicurezza, hanno raggiunto e acciuffato
il giovane. L’arresto dunque, dopo
una breve colluttazione. Da sottolineare lo strabiliante arsenale che il
23enne portava con sé. Oltre al fucile infatti, nelle tasche del giovane sono stati trovati 4 coltelli con lama di
lunghezza compresa tra i 20 ed i 40
cittadina Vibonese. È nella serata di
mercoledì, e precisamente intorno
alle 21 e 30, che Barilaro viene rintracciato al terzo piano di un fabbricato in costruzione in contrada Berrina. Lì prende il via una lunga trattativa tra il giovane e gli uomini dell’Arma nella persona del maresciallo Emanuel Stellutti. Niente da fare
per più di un’ora. Il giovane appariva, sì provato, ma alquanto deciso a
non desistere. Quando si è capito
centimetri e 50 cartucce a piombo
spezzato calibro 12, di cui due inserite nella doppietta. Sul Vibonese
pende l’accusa di porto abusivo
d’armi, minaccia aggravata e resistenza al pubblico ufficiale. Per il
paese dunque, fortunatamente
soltanto un grosso spavento.
Domenico Massarini
«Polsi è il cuore delle ’ndrine»
Processo Crimine, il tribunale di Locri si è dichiarato competente
LOCRI (RC)
«Facciamo le cariche per la Madonna». Così l’intercettato Domenico Oppedisano, il capo della Cupola
calabra, disse al suo interlocutore
Santo Giovanni Caridi, autorevole
uomo d’onore del clan Libri di Reggio Calabria. «La Madonna» è la Madonna di Polsi. Quel giorno, 31 gennaio 2009, non furono adottati né
numeri né codici per parlare del
summit in cui sarebbero state assegnate le nuove cariche di ’ndrangheta. Ieri, nel processo “Crimine”, più
di 100 persone arrestate nel luglio
2010 dalla Procura distrettuale antimafia, il pubblico ministero Maria
Luisa Miranda ha ribadito il concetto: il santuario di Polsi, a dire del magistrato, è il cuore della malavita organizzata, il luogo sacro in cui si riunivano padri, padrini e padroni delle famiglie di Reggio Calabria e provincia. Dunque, per il pm, spetta al
tribunale di Locri giudicare i 36 imputati che hanno infilato il rito ordinario.
È iniziato così, con i legali che sol-
Il santuario della Madonna di Polsi
levano in aula l’incompetenza territoriale del giudice e la pubblica accusa che ribatte in punta di diritto, il
processo scaturito dal blitz “Crimine”. La controversia tra le parti processuali è stata definita dal collegio
giudicante, che si è dichiarato competente. La prima udienza è iniziata
con un’ora di ritardo per l’assenza
dell’imputato Antonio Commisso. Il
boss, 86 anni, è stato colto da un malore improvviso. Nei suoi confronti,
la Procura distrettuale di Reggio Calabria muove l’accusa di 416 bis. Per
i magistrati Nicola Gratteri, Antonio
De Bernardo e Maria Luisa Miranda
inquinamento ambientale
– il pool antimafia che ha coordina- “I portici”, il boss Giuseppe Commisto l’indagine sulla Cupola calabra – so, “il mastro”, incontrava i capimal’uomo era l’anziano padrino di Si- fia di Reggio e dintorni. «Noi abbiaderno rispettato e riverito da tutti. mo 96 locali», disse un giorno al tiGiorni addietro, gli agenti del com- po che era andato a fargli visita. L’uomissariato di polizia hanno apposto mo, arrestato nel luglio 2010, ha
i sigilli al tesoro nascosto del clan. Il scelto di essere giudicato con la formula del rito abbreprovvedimento di
viato. Per lui, il prosequestro è stato
curatore aggiunto
emesso dal Tribuantonio
commisso
Nicola Gratteri ha
nale misure di prechiesto 20 anni di
venzione. Il valore
arriva in ritardo
carcere. Tra quelli
dei beni (quote soNei confronti
coinvolti nel rito orcietarie, case e ville)
del boss 86enne
dinario, figura anche
ammonta a 150 mil’imputato Ernesto
lioni di euro, ma
la Procura
Mazzaferro. Il vecse sommato ai 200
distrettuale
di
chio padrino di Masottratti la volta
rina di Gioiosa, ieri,
precedente fanno
reggio muove
era nel gabbione delquasi mezzo miliarl’accusa
di
416
bis
l’aula. È un detenudo. Un impero. Scoto. La figlia, Marzia,
perto dagli inquiinvece risponde a
renti e adesso in
procinto di passare definitivamente piede libero. La prossima udienza è
prevista per il 19 febbraio, per come
allo Stato.
L’inchiesta Crimine ruota attorno stabilito dal giudice del tribunale di
ai dialoghi intercettati alla lavande- Locri Alfredo Sicuro.
ria “Ape green”, a Siderno. Qui, nei
ILARIO FILIPPONE
sotterranei del centro commerciale
[email protected]
processo prima luce
Depurazione, doppio sequestro
a Corigliano e Lamezia
«Confermare le condanne
emesse in corte d’Assise»
CORIGLIANO (CS) Nell’ambito di alcuni controlli finalizzati all’individuamento di
probabili fondi di inquinamento ambientale e
marino, i militari della Capitaneria di porto di
Corigliano (Cs), agli ordini del Comandante
D’Amore, hanno posto sotto sequestro il depuratore comunale di località Villaggio Frassa. Il provvedimento è scaturito a seguito di alcuni accertamenti che hanno confermato delle irregolarità: l’impianto, infatti, scaricava reflui nel torrente Leccalardo. I sigilli al depuratore sono stati apposti in esecuzione di un
provvedimento del Tribunale di Rossano. Infatti, a seguito delle verifiche tecniche svolte
dai militari della Guardia costiera, in collaborazione con i tecnici dell’Agenzia Regionale
per l’Ambiente, è venuto fuori, come si diceva, che l’impianto scaricava reflui nel torrente Leccalardo. I responsabili sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per la violazione
delle norme del codice penale in materia di
REGGIO CALABRIA «Confermare la
condanne emesse dalla corte d’assise di Locri». Questa la richiesta del procuratore generale ieri nell’ambito del processo d’appello
“Prima luce”. Il procedimento è giunto di nuovo in riva allo Stretto dopo la pronuncia della
corte di Cassazione che ha annullato buona
parte della sentenza di secondo grado relativamente a diverse posizioni degli imputati.
Nello specifico, i giudici romani hanno confermato la condanna all’ergastolo per Tommaso
Romeo, accusato dell’omicidio di Emanuele
Quattrone, ucciso il 15 agosto del 1990, mentre per lo stesso reato ha annullato con rinvio
in merito alla posizione di Giuseppe Belcastro,
ritenuto il boss di Sant’Ilario. Per Belcastro e
Romeo, inoltre, pur confermando la sentenza
di condanna per quanto concerne l’associazione mafiosa, la Cassazione ha annullato
con rinvio riguardo l’associazione dedita al
traffico di stupefacenti. Ma il processo “Prima
ambiente e tutela delle bellezze naturali. Gli inconvenienti riscontrati dai militari e dai tecnici dell’Arpacal verranno eliminati dalla ditta
che ha in gestione il sito.
Analogo episodio si è verificato a Lamezia,
dove dalle attività investigative, ambientale
delegata dal sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Luigi Maffia, il
personale della Capitaneria di Porto di Gizzeria Lido appurava, in località Cutura, due scarichi a ridosso del fosso “Fella” (al momento
inattivi) collegati ad un pozzetto della condotta fognaria comunale e altri due scarichi contigui ad una vasca di accumulo della stessa
condotta, anche questi sfocianti nel predetto
fosso. Sono state denunciate alla Procura della Repubblica competente per territorio, le due
persone responsabili dei reati penali di immissione di acque reflue non depurate in un
torrente sfociante in mare.
Giacinto De Pasquale
luce” è famoso soprattutto per i 1400 giorni di
ritardo con cui il giudice Trimarchi ha depositato le motivazioni della sentenza d’appello,
facendo così scadere i termini e permettendo
agli imputati di essere scarcerati. Una dimenticanza che costò a Trimarchi anche un’imputazione penale per omissione d’atti d’ufficio,
nonché un polverone mediatico che arrivò sino in Parlamento.
Ieri, dunque, l’udienza in corte d’assise d’appello, con cui la procura generale ha chiesto la
conferma delle condanne emesse dai giudici
di Locri, che inflissero pene pesantissime per
gli imputati. Vincenzo D’Agostino venne condannato a 24 anni di prigione, Domenico
D’Agostino a 27 anni e 6 mesi di prigione, Luciano D’Agostino a 24 anni di prigione, Giuseppe Belcastro all’ergastolo con isolamento
diurno per 2 anni e Tommaso Romeo all’ergastolo con isolamento diurno per 3 anni.
c. m.
l’ORA
dello STRETTO
calabria
ora
VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 25
COMUNI
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
GUARDIE MEDICHE
0965 757509
0965 795195
0966 373299
0965 755175
0966 961051
0965 753812
0965 742012
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla (Ospedale)
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
CARABINIERI
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
0965 751560
0965 751560
0966 335359
0965 790071
0966 965844
0965 753347
0965 742336
TEMPO LIBERO
0965 797082
0965 751010
0966 474447
0965 790488
0966 961001
0965 753010
0965 742010
VILLA SAN GIOVANNI
Biblioteca comunale
0965 752070
BAGNARA
Biblioteca comunale
0966 371319
SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE
Piccolo Museo civiltà contadina
0966 961003
Cade il governo, niente ponte
Manifestazione di Idv a Villa San Giovanni con il capogruppo Donadi
VILLA SAN GIOVANNI
Villa San Giovanni e il Ponte sullo Stretto: un’odissea infinita alla quale l’Italia dei valori vuole porre e ha posto la
parola fine. Ad affermarlo è
stato capogruppo dell’Idv alla
Camera, Massimo Donadi che
ieri al Grand Hotel de la Ville
ha animato il convegno intitolato 'Governo giù dal ponte'.
L’incontro è stato moderato
dal giornalista Romano Pitaro
e aperto dal consigliere regionale Giuseppe Giordano che
fin da subito ha chiarito la posizione presa: «E’ un’iniziativa
che ha voluto segnare un punto rispetto all’azione di Italia
dei valori visto l’approvazione
in parlamento della mozione
che pone l’accento su una questione fondamentale; noi abbiamo detto no al ponte per
dire si ad un politica che da risposte al paese chiedendo il
trasferimento delle risorse per
il trasporto pubblico locale che
Da sinistra Pitaro, Palermo, Donadi, Giordano,Tromba,Talarico
è stato azzerato da questo nefasto governo di centrodestra
e per porre rimedio al dissesto idrogeologico che sta divorando Calabria e Sicilia». Si ad
una politica che deve agire
nella piena coscienza della sua
responsabilità, queste le parole con cui Giordano lascia spazio all’intervento del commissario regionale Enzo Tromba
comune
che condividendo il pensiero
espresso da Giordano ribadisce l’importanza di porre un
veto sulla questione ponte:
«Non siamo a prescindere
contro il ponte ma riteniamo
che rimarrebbe un opera fine
a se stessa. La piramide del faraone Berlusconi che oggi ha
finito la sua stagione politica.
Le risorse esistenti devono es-
sere impiegate per lo sviluppo
locale per incentivare la realtà
dell’area dello stretto collegandola al resto d’Italia considerando che noi siamo il baricentro del mediterraneo mettendo insieme porti, aeroporti e autostrade che colleghino
con la realtà di Messina». Non
dimentica la vicenda dei trasporti su rotaia Tromba che
cronaca
La spinta di Marcianò:
«De Lorenzo assessore»
Anziano rapinato
mentre va a caccia
SCILLA
SAN ROBERTO
Il Tar ha accolto il ricorso
di Loredana De Lorenzo (in
foto) che entra a far parte del
consiglio comunale di Scilla
e arrivano subito le “spinte”
per una sua chiamata nell’esecutivo cittadino. A sponsorizzarla è il consigliere provinciale di Reggio Calabria
del Pdl Michele Marcianò.
«Ritengo –dichiara in una
nota- che l’avvocato De Lorenzo sia una figura valida e
che, dopo la decisione del
Tar, possa aspirare ad entrare nella Giunta comunale di
Scilla. Il consigliere provinciale azzurro prosegue: «Apprezziamo il lavoro del sindaco Pasquale Caratozzolo –
afferma– che sta ben amministrando il Comune di Scilla e sta programmando interventi importanti per la
crescita del territorio. Per
questo certamente valuterà
l’opportunità di inserire nella giunta l’avvocato Loredana De Lorenzo, consigliere
L’ennesima rapina a un
cacciatore è stata commessa nella mattinata di giovedì ai danni di un cacciatore.
Un caso simile a una scia di
episodi molto frequenti in
tutto il territorio provinciale reggino. La vittima in
questo caso è un anziano di
81 anni che stava tranquillamente trascorrendo la
mattinata dedicandosi alla
sua vecchia passione della
caccia. D’un tratto gli si è
avvicinato un individuo
sconosciuto, con il volto coperto da un passamontagna. In mano aveva una pistola e lo ha minacciato di
consegnargli il fucile. A malincuore, ma spaventato
perché in quel momento
l’anziano cacciatore si trovava da solo, per il timore
di subire conseguenze più
gravi ha consegnato l’arma
al malvivente. Si tratta di un
fucile marca Investarm mo-
comunale giovane e persona
molto preparata, con cui risolverebbe anche il nodo legato alle ‘quote rosa’». Michele Marcianò chiarisce che
l’eventuale nomina avverrebbe «fermo restando la totale indipendenza del sindaco Caratozzolo, che effettuerà tutte le valutazioni necessarie al fine di assumere la
migliore decisione nel solo
interesse dei cittadini – conclude il consigliere provinciale del Pdl– al quale voglio
ribadire il nostro supporto
nella sua azione amministrativa in favore del Comune di Scilla».
dello Flobert calibro 8. Il rapinatore si è poi dileguato
e, appena si è ripreso dallo
spavento, la vittima ha
chiamato i carabinieri denunciando l’accaduto. Le
rapine di armi ai cacciatori
sono frequenti per rinfoltire le casseforti dei gruppi
criminali in vista di qualche
delitto da compiere. Generalmente viene abrasa la
matricola per non renderla
immediatamente riconducibile al reale proprietario.
Le armi più ambite sono i
fucili calibro 12, abbastanza
comuni e molto diffusi tra i
cacciatori. Forse era questo
il tipo di arma che anche il
rapinatore di San Roberto
si aspettava di trovare, per
la quale il munizionamento
è di più facile reperimento
rispetto a un calibro 8 Flobert. Resta il fatto grave che
quel fucile potrebbe essere
usato, a insaputa dalla vittima rapinata, per compiere
azioni poco legali.
(a.i.)
evidenzia come anche in questo caso la Calabria sia stata
nettamente penalizzata. Altro
settore su cui spendere le risorse continua Tromba, è la
manutenzione, poiché è da
anni che quest’aspetto viene
trascurato. Sono intervenuti
avvalorando le tesi esposte anche il consigliere provinciale
di Messina Maurizio Palermo,
il consigliere regionale Mimmo Talarico e il capogruppo
Emilio De Masi. A concludere
è stato l’atteso intervento di
Donadi che ribadendo l’infattibilità della faraonica opera,
definisce il Ponte una chimera, che mai può essere concepita in un territorio che necessita di ben altri interventi:
«Quest’opera, lo ha detto anche il governo, non si farà più
ed è meglio destinare i soldi
che non hanno ancora sprecato e sperperato per fare davvero le cose che servono alla
gente e migliorare la qualità
della vita quotidiana e quindi
il trasporto pubblico locale e
quindi ancora la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Queste
per noi sono le priorità».
Si sofferma poi sull’attuale
situazione di declino che il governo sta affrontando ribadendo «Io credo che sarebbe
bene prendersi ancora qualche ora di riflessione e cercare
di capire meglio che profilo
avrà, quali saranno i confini
della possibile maggioranza e
soltanto alla fine dare un giudizio. Fermo restando il fatto
che comunque per noi le elezioni restano la via maestra».
Un discorso ampio quello di
Donadi che analizza il fallimento del ponte partendo dal
fallimento di un governo che,
afferma rischia di compiere
un reato «se continua a sperperare denaro pubblico per
un’opera che mai sarà realizzata».
ELISA BARRESI
[email protected]
pari opportunità
A Villa un fiocco giallo
per la tutela dei minori
San Giovanni, Graziella
Trecroci, dirigente scolastiLa Commissione Pari co circolo didattico Villa San
Opportunità del Comune di Giovanni, Pino Donato, asVilla San Giovanni terrà la sessore ai servizi sociali, coconferenza stampa di pre- mune di Villa san Giovanni.
sentazione del ricco calen- Una tematica importante e
dario di iniziative promos- soprattutto delicata quella
se in occasione della "Setti- che vedrà impegnata in occasione
mana del
della settiFiocco GialOggi verrà
mana dedilo" finalizpresentato
cata alla
zata
alla
sensibilizsensibilizil calendario
zazione sul
zazione sul
con le iniziative
tema della
tema della
della settimana
tutela dei
tutela dei
minori conminori
tro ogni forma di abuso e di contro ogni forma di abuso
violenza. La conferenza e di violenza, la Commissiostampa si terrà oggi alle ore ne Pari Opportunità del Co12 presso l'aula magna del- mune di Villa San Giovanni
la scuola elementare centra- in una serie di iniziative.
le di Villa San Giovanni. Al- Ogni pomeriggio ci sarà uno
la conferenza stampa di spazio creativo e di intrattepresentazione interverran- nimento dedicato ai bambino Maria Grazia Richichi, ni. Tali appuntamenti si
presidente della commis- concluderanno con una tasione pari opportunità di vola rotonda dedicata alle
Villa San Giovanni, Rocco famiglie dei bambini.
e.b.
La Valle, sindaco di Villa
VILLA SAN GIOVANNI
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calabria
ora
P I A N A
PALMI Si stringe il cerchio
per la maxi operazione “Principessa”, che nell’estate scorsa
aveva portato alla luce gli strani giri di denaro riconducibili
alle operazioni finanziarie del
gruppo Giovinazzo di Cittanova. Il Sostituto procuratore
della Repubblica di Palmi Salvatore Dolce ha infatti chiuso
le indagini sulle presunte truffe all’Unione Europea perpetrate per anni, questa l’ipotesi
accusatoria, dal gruppo proprietario di alcune tra le più
importanti attività economiche e commerciali della Piana
di Gioia Tauro. Bocche cucite
in Procura, ma pare evidente
che il prossimo passo sarà la
richiesta di rinvio a giudizio
per gli indagati di quella che, se
confermata, potrebbe risultare
una delle truffe più complesse
messe in piedi grazie ai fondi a
pioggia garantiti dalla famigerata legge 488. Un’indagine
complessa quella portata
avanti dagli uomini della
Guardia di Finanza di Taurianova e di Palmi, coordinati dal
Procuratore capo Giuseppe
Creazzo. Imprese fittizie, lavori fatturati e mai eseguiti, società di comodo utilizzate per
l’emissione di fatture totalmente false o finanziariamente assurde. E ancora “decoratori” che diventano grossi appaltatori su scala industriale,
alberghi ancora in divenire che
venivano spacciati come ultimati e pronti all’entrata in
esercizio. Nelle carte dell’operazione “principessa” c’era tutto, o quasi, il campionario degli orrori legato alle truffe sulla 488, la legge varata per correre in aiuto alle aree economicamente depresse del Belpaese e divenuta, nel tempo,
ricettacolo di interessi truffaldini che hanno contribuito,
paradossalmente, ad affossare il territorio della Piana. Un
gruppo economico – quello
appartenente ai Giovinazzo –
che dagli inizi degli anni novanta aveva messo in piedi una
serie di aziende – vere e fittizie
– per raccogliere i cospicui finanziamenti elargiti a pioggia
dalla Comunità Europea. Un
vero e proprio reticolo di società – a responsabilità limitata, in accomandita semplice,
le scatole
cinesi
Molti sarebbero
stati i fondi
sottratti alla 488
attraverso il
meccanismo delle
società “cartiere”
Truffe alla 488
Chiuse le indagini
sui Giovinazzo
La Procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio
insomma tutto il novero di
aziende consentito dalla legge
– tirate su principalmente da
Gimmy e Antonio Giovinazzo,
che grazie ad una serie di presunti prestanome, hanno finito per calamitare cospicui fondi agevolati, serviti al gruppo
per incrementare oltre ogni
decenza i patrimoni personali, oltre a quelli delle aziende
direttamente o indirettamente riconducibili al loro gruppo
finanziario. Nella monumentale ordinanza che ha portato
ai sequestri di ieri, il Gip del
Tribunale di Palmi Paolo Remondino, tracciava un quadro
inquietante della realtà economica di Cittanova dove «emergono vari espedienti ed artifici – scrive Remondino - consistiti nel rilascio e nel successivo utilizzo di false attestazioni
o di fatture per operazioni in
tutto o in parte inesistenti ovvero nel compimento di operazioni bancarie meramente
fittizie, realizzate anche per il
tramite di ditte e società com-
piacenti attraverso i quali è venuto progressivamente formandosi il patrimonio aziendale di società come la Oliveto
Principessa s.r.l., o la I Falegnami s.a.s. e, in ultima analisi, ampia provvista finanziaria
a disposizione del complesso
economico imprenditoriale facente capo alla famiglia Giovinazzo da Cittanova». E i modi
per creare, e ampliare, questo
presunto sistema di truffe ai
danni dell’Unione Europea,
pensati dal gruppo Giovinazzo
erano tanti: dalle società “cartiere” tirate su da insospettabili prestanome che erano in
grado di fatturare lavori mai
eseguiti – e in alcuni casi anche eseguiti dopo essere stati
fatturati, come nel caso della
Scam s.r.l. – alla rendicontazione di macchinari necessari
allo svolgimento delle attività
imprenditoriali, che però nelle sedi delle aziende non ci erano mai arrivate, passando per
le “consuete” truffe legate alla
produzione e alla successiva
spremitura dell’olio d’oliva,
dove i numeri messi nei registri contabili erano completamente sganciati dalla realtà
tanto che, la relazione degli
esperti aveva «escluso radicalmente la possibilità dei fondi
in questione di raggiungere i
picchi di produzione indicati
nelle domande». Un impero
finanziario capace di gestire
milioni di euro, che transitano
lungo un gioco di scatole cinesi create ad uso e consumo del
gruppo Giovinazzo. Ora, la
chiusura ufficiale delle indagini da parte della Procura palmese, riporta all’attenzione il
giro milionario di soldi e fatture farlocche alla base dell’impero economico di Giovinazzo, rimasto invischiato, suo
malgrado, anche nell’affaire
legato alla confisca dell’Interpiana calcio, di cui era dirigente e uno dei maggiori sponsor.
La richiesta di rinvio a giudizio
potrebbe essere formalizzato
nei prossimi giorni.
Vincenzo Imperitura
TAURIANOVA
Ferimento Nocera, sulla 18
nessuna traccia di sangue
ROSARNO
Si infittisce il mistero sul ferimento di Giovanni Nocera, il 33enne nipote del boss ergastolano Giuseppe Bellocco, attinto da un colpo di pistola alla coscia, nel pomeriggio di mercoledì a Rosarno, in via Nazionale Nord. Nella
giornata di ieri, infatti, gli uomini del vicequestore aggiunto Francesco Rattà hanno battuto la zona indicata dal
bracciante agricolo quale luogo del ferimento, non ritrovando nessuna traccia di un sparatoria, né tracce ematiche.
Il sopralluogo era stato disposto dalla procura di Palmi,
che coordina le indagini con il pubblico ministero Antonio D’ Amato, per verificare la versione fornita da Nocera alla polizia. Secondo quanto raccontato alle forze dell’ordine, il colpo di pistola lo avrebbe attinto alla coscia
mentre camminava lungo via Nazionale Nord, nei pressi
dell’ex sede del liceo Scientifico cittadino, all’altezza di un
noto supermercato. Nocera non sarebbe riuscito a vedere chi ha sparato il colpo di pistola, anzi si sarebbe accorto che sanguinava dopo avere sentito un forte bruciore
alla coscia. Nella seconda parte della sua dichiarazione ha
raccontato di essere stato accompagnato all’ospedale di
Polistena da alcuni passanti che lo hanno soccorso trasportandolo in auto da Rosarno fino al nosocomio, ma di
non conoscere la loro identità. Intanto, dopo un primo
controllo a Polistena – e dato il molto sangue che aveva
perso durante il trasporto in ospedale - il 33enne è stato
trasferito a Reggio per ulteriori accertamenti. Si pensava
infatti che il colpo avesse potuto lesionare l’arteria femorale. Eventualità che le nuove analisi a cui è stato sottoposto agli ospedali Riuniti ha scongiurato.
E proprio nel capoluogo di provincia che Nocera è stato poi interrogato dagli agenti di polizia e sottoposto allo
stub, per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo sulle mani e sui suoi abiti.
Nella stessa giornata, infine, è stato riportato a Polistena dove è attualmente ricoverato nel reparto di ortopedia.
Le sue condizioni, a parte una leggera infezione alla coscia
dovuta a delle schegge, non desta particolare apprensione. Di certo nei prossimi giorni, le forze dell’ordine torneranno a bussare alla porta di Nocera per chiedere ulteriori chiarimenti circa le sue dichiarazione sulla ricostruzione della sparatoria.
Francesco Altomonte
PALMI
Spaccio, si è costituito Camillò
Il giovane era sfuggito all’operazione della polizia di martedì
TAURIANOVA Sentiva
sul collo il fiato delle forze
dell’ordine Rocco Camillò, e
ieri sera il giovane di Taurianova, accompagnato dal
proprio legale, si è costituito
agli uomini del vice questore
aggiunto Andrea Ludovico.
E proprio gli uomini dei
commissariati di Taurianova e Cittanova avevano dato
esecuzione all’ordinanza di
fermo emessa dal Giudice
per le indagini preliminari
del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso, che aveva individuato in Rocco Camillò,
Agostino Pratticò e Francesco Giovinazzo il gruppo colpevole dei reati di spaccio di
droga nel territorio della città preaspromontana.
Camillò era però riuscito a
ROSARNO
sottrarsi all’arresto di martedì scorso, rendendosi di
fatto latitante. Una latitanza
breve però visto che nella serata di ieri il giovane si è pre-
sentato in commissariato
per costituirsi.
I fatti che hanno portato
all’arresto dei tre giovani, sarebbero legati a molteplici
episodi di spaccio di hashish
e cocaina, che avevano già
attenzionato la distrettuale
antimafia di Reggio Calabria.
L’operazione che ha portato all’arresto dei tre giovani si era poi conclusa con una
serie di perquisizioni particolareggiate nel corso delle
quali sono stati rinvenuti gli
strumenti classici della attività di spaccio di sostanze
stupefacenti, dai bilancini di
precisione (utili a pesare la
droga prima di essere immessa sul mercato) fino alla
carta stagnola utilizzata per
il confezionamento delle dosi. Camillò, così come gli altri due arrestai, si trova agli
arresti domiciliari.
R.P.
Parte da capitaneria e vigili
il contrasto alla pesca illegale
PALMI Una nuova sinergia tra gli uomini della
capitaneria di porto di Gioia Tauro (diretti dal comandante Diego Tomat) e
quelli del corpo di polizia
municipale di Palmi guidati da Francesco Managò.
I due reparti infatti hanno iniziato una fattiva collaborazione che porterà alla formazione dei vigili per
quello che riguarda il rispetto delle regole sulla filiera del pescato.
Un’iniziativa positiva
che potrebbe porre un freno alla commercializzazione illegale di prodotti ittici,
così frequente sulle strade
della Piana di Gioia Tauro.
Intanto i primi frutti di
questa nuova sinergia interfoze si sono colti oggi,
Diego Tomat
quando durante un’operazione congiunta dei due reparti sono state sequestrate due reti da pesca irregolari.
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calabria
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P I A N A
GIOIA TAURO
«Sviluppare il senso di appartenenza ad una
comunità, in difesa dei diritti umani e del ruolo della legge». E’ questo l’obiettivo del progetto regionale Pon “Leg(g)ali al sud”, al quale hanno preso parte attivamente, sedici studenti del
Liceo “T. Campanella” di Belvedere Marittimo.
Un interessante programma ha infatti coinvolto i ragazzi, in visita per cinque giorni nella
Piana di Gioia Tauro, accompagnati dalle docenti Gabriella Carcione e Giuseppina Bianchi,
che hanno selezionato i giovani partecipanti in
base ai crediti scolastici, dunque rigorosamente per meritocrazia. «Il progetto nasce con un
protocollo d’intesa con la cooperativa sociale
Libera, - hanno spiegato le insegnanti – per fare una full immersion sulla legalità e la mafia nel
territorio calabrese. Si tratta di un lavoro di un
anno che ci ha visti impegnati in due fasi diverse. Nella prima, un esperto di legalità ha delucidato i ragazzi sui vari argomenti relativi al settore. La seconda invece , quella che stiamo vivendo adesso, è la parte sul campo, quella in
cui gli alunni possono davvero toccare con mano il fenomeno mafioso in tutti i suoi aspetti, e
rendersi conto di quanta gente e quante associazioni lottano per combatterlo. Ci tenevamo davvero tanto a
sensibilizzare
Gli studenti
i ragazzi verso
hanno visitato
questa problematica,
i terreni della
anche come
cooperativa
forma
di
Valle del Marro
orientamento». Il gruppo
del liceo cosentino, diretto da Maria Grazia
Cianciulli, alloggia a Polistena da lunedì scorso.
I ragazzi hanno già visitato la sede aziendale
della Valle del Marro, i campi di lavoro, e diversi edifici confiscati alla mafia, adesso utilizzati
per il bene comune. Il tutto accompagnati da
due volontari di “Libera”, Samuele e Giuseppe
Politanò, e dal tutor, Antonio Napoli. «Non poteva mancare la visita al porto di Gioia Tauro hanno detto le docenti – che ha sorpreso positivamente i ragazzi. Una realtà per loro assolutamente sconosciuta, dettagliatamente spiegata dal dirigente Pasquale Faraoni». E dopo essersi recati all’associazione “Stella Maris”, e aver
tenuto un incontro con il capitano Giulio Modesti, della caserma dei carabinieri di Taurianova,
il gruppo ha voluto conoscere anche la realtà
dell’Alaga, l’associazione di volontariato gioiese. E pure qui, la disponibilità della presidente
Graziella Carbone, della vicepresidente Ada
Scaramozzino e di tutti i volontari, tra cui Aldo
Nicoletta, ha soddisfatto le curiosità dei giovani, affamati di sapere sempre di più, che hanno
lasciato inoltre una donazione alla stessa associazione. Ieri sera hanno poi incontrato il testimone di giustizia Gaetano Saffioti e oggi incontreranno Deborah Cartisano e Mario Congiusta,
entrambi vittime di mafia. «E’ stata un’esperienza formativa, - ha detto Luca Perrone, uno
dei ragazzi – il pensiero che avevo prima di partire, adesso è del tutto diverso. Ci sono talmente tante persone al servizio delle vittime di mafia e dei loro familiari, tante associazioni che
aiutano chi ha davvero bisogno, che non lo immaginavamo minimamente». «Ho capito che
la mafia non si studia sui libri, - ha invece detto Francesco Branda– solo vivendola si può capire come agisce e come distruggerla».
EVA SALTALAMACCHIA
[email protected]
Da Belvedere
a Gioia a scuola
d’antimafia
Una delegazione di studenti visita Libera
Il gruppo di
studenti di
Belvedere
marittimo in
visita nella
Piana per
toccare con
mano i
territori su
cui il giogo
del crimine
organizzato
è più
asfissiante
il riconoscimento
A Innocenti e Dilani
il “Francesco Cilea”
PALMI
La 35° edizione del “Concorso nazionale di esecuzione Francesco Cilea per flauto
e musica d’insieme” ha avuto i suoi vincitori. Il 2° e 3° premio sono stati assegnati
dalla giuria a Vanessa Innocenti ed Elena
Dilani per la categoria flauto, ed al Trio Dimitry (pianoforte, violino e viloncello) e al
duo Bellarossa - Vergini (pianoforte e sax)
per la categoria musica d’insieme. I giovani artisti sono stati premiati dai consiglieri provinciali Giovanni Barone e Giuseppe
Saletta. Anche quest’anno la giuria (composta dal presidente Fabrizio De Rossi, Antonio Amenduni, Michele Mo, Massimo
Mercelli, Angelo Giovagnoli, Vincenzo Balzani, e Cristiano Rossi) non ha conferito il
primo premio, ma solo il secondo ed il terzo. Nel presentare il concerto dei premiati
il direttore artistico del premio, Antonio
Gargano, ha ricordato che «coloro che sono stai premiati con il “Cilea” a Palmi hanno poi raggiunto grandi vette professionale ed artistiche, andando a ricoprire prestigiosi incarichi accademici ed in importanti orchestra nazionali».
CINQUEFRONDI
Una stagione aperta per il Kor
Manduci e Conia rilanciano il cartellone tra musica, teatro e cinema
CINQUEFRONDI
«Non vogliamo fare le cose
solo per noi, ma ci piacerebbe
che il Kollettivo diventasse un
punto di riferimento per l’aggregazione giovanile, l’impegno politico, il fermento culturale».
Giuseppe Manduci è all’esordio pubblico da coordinatore dei Giovani comunistiKollettivo onda rossa di Cinquefrondi. Insieme ad Alberto
Conia, uno dei leader del gruppo nonché direttore artistico,
presenta in conferenza stampa
la programmazione culturale
del Kor per i mesi di novembre
e dicembre. Gruppi musicali,
performance teatrali, proiezioni cinematografiche daranno
corpo, nella sede del circolo, a
quello spazio largo di incroci e
dialogo che i suoi promotori
vorrebbero sempre più sganciato dai recinti territoriali.
Cultura come modo di decifrare le questioni sociali, ma-
IMPEGNATI I ragazzi del Kollettibo Autonomo Onda Rossa
gari di intervenire sulle loro dinamiche. Ecco allora l’azione
del Kollettivo a favore dei
gruppi d’acquisto popolare, il
sostegno ai ragazzi di San Ferdinando che si battono contro
il rigassificatore, ai portuali, ai
migranti, il lavoro assieme a
“Rinascita” per la petizione che
chiede la riapertura della provinciale fra Cinquefrondi e
Mammola. E con la nuova sta-
gione il Kor accentua il profilo
di laboratorio culturale.
Una delle piece in calendario, infatti, è al cento per cento
produzione interna.
«Trentacinque – spiega Conia – gli appuntamenti dell’annata precedente. Vogliamo
continuare su questa linea, far
avvicinare i giovani, incuriosirli, partendo dalla nostra riconoscibilità politica».
Apertura quindi stasera con
gli Other voices, gruppo esibitosi a Berlino e che presto tornerà a Liverpool a registrare il
nuovo disco.
I brani inediti che lo compongono si ascolteranno al
Kor. Il 24 novembre è il turno
dei Kyle, cantautorato acustico, minimale e sinfonico, poi a
dicembre (il 10) il corto “In attesa dell’avvento” di D’Agostino e Lavorato, premio Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia, saranno presenti gli autori.
Il 17 invece “guerriglia teatrale”, come la definisce lo stesso Conia, che l’ha scritta e insieme a Manduci la interpreta.
Due giorni prima di Natale, i
Captain Quentin e a fine anno
grosso concerto di musica alternativa guardando al 7 gennaio, quando a Rosarno sarà
ricordata la rivolta dei migranti del 2010.
ANGELO SICILIANO
[email protected]
l’iniziativa
ROSARNO
Chiamatela corsa della solidarietà, o CorriRosarno, ma la sostanza non cambia: è nata la prima corsa podistica, di ambito regionale, della città di Rosarno.
L’evento, che è in programma
domenica mattina, è stato presentato ieri al comune di Rosarno. Oltre al sindaco, Elisabetta
Tripodi, e agli assessori, sono intervenuti anche i rappresentanti
di due associazioni molto ben radicate sul territorio regionale
quali Miletomarathon e Asd running Palmi.
La conferenza stampa è stata
aperta da Francesco Bonelli, ti-
Ecco la prima edizione della CorriRosarno
Presentata in Comune la manifestazione sportiva. Due le gare in programma
tolare comunale delle politiche
giovanili, che ha lavorato sodo
per la realizzazione della kermesse.
«Questa manifestazione non è
solo la prima, bella, corsa podistica della città di Rosarno. Essa
vuole essere, soprattutto, un momento di aggregazione, la possibilità per la nostra città di aprirsi a chi viene dall’esterno e sperimentare la nostra accoglienza.
Questo evento è stato reso possi-
bile non solo dall’impegno dell’amministrazione e all’apporto
della Asd running Palmi, ma anche grazie al contributo di molte
aziende. Da questo punto di vista, inoltre, è prevista una forma
di premiazione anche con cesti di
prodotti tipici, così da promuovere anche ciò che di buono la
nostra tradizione gastronomica
esprime».
Particolarmente soddisfatto
Francesco Solano, presidente
dell’Asd palmese, che ha rimarcato quanto «sia importante offrire agli appassionati e alla gente manifestazioni come questa.
Noi ci stiamo provando a Palmi,
e siamo molto felici di aver potuto collaborare all’evento di Rosarno che, voglio ricordare, è nel
calendario della Fidal, ossia la federazione di atletica leggera».
La CorriRosarno si articolerà
in due momenti: la gara competitiva, di 9 chilometri, dedicata ai
tesserati Fidal e a coloro che hanno nelle gambe determinati percorsi, e poi quella non competitiva, di 3 chilometri, dedicata a chi
corre in maniera amatoriale.
L’evento, che coinvolgerà tutte
i luoghi suggestivi, è stato definito «corsa della solidarietà» dal
presidente di Miletomarathon,
Salvatore Auddino, proprio per
la valenza che Rosarno ha nell’universo della migrazione. Il
sindaco, invece, ha invitato a
partecipare, nelle categorie appositamente previste, tutti i
bambini «perché sia una vera
giornata di festa con le famiglie».
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
37
VENERDÌ 11 novembre 2011
calabria
ora
L O C R I D E
Niente accesso agli atti
I documenti al Viminale
Il prefetto ha ricevuto i cinque consiglieri d’opposizione
LOCRI
Un incontro cordiale durato
più di un’ora, nel corso del
quale il prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta ha ricevuto i consiglieri di opposizione al Comune di Locri, esponendo loro anzitutto le attribuzioni del prefetto e ha preso
atto della relazione presentata
da Giovanni Calabrese, Anna
Francesca Capogreco, Francesco Macrì, Raffaele Sainato e
Alfonso Passafaro, corredata
da una serie di delibere e determine dell’attuale amministrazione guidata da Pepè
Lombardo.
I cinque, nel corso della
conferenza stampa tenuta la
scorsa settimana, in cui diedero notizia dell’appuntamento
preso col prefetto, chiarirono
che non avrebbero potuto
chiedere espressamente l’invio della commissione d’accesso al Comune di Locri, in
quanto non è di loro competenza, anche se, tra le righe, fecero capire che sarebbe stata
una soluzione plausibile, visto
quanto emerso nel corso del
consiglio comunale aperto sullo stato dei conti cittadini che
si è tenuto lo scorso 23 ottobre.
Ebbene, Varratta ha chiarito subito che non ci sono i presupposti per mandare la com-
AGGUERRITI I cinque consiglieri di minoranza a Locri
missione d’accesso a Locri, in
quanto non si tratta di un Comune attenzionato dalla prefettura e che comunque l’atto
d’impulso, in casi del genere,
non arriva dai consiglieri comunali, ma è frutto di indagini svolte dagli inquirenti.
Dalle impressioni colte dai
presenti, insomma, si evince
che il prefetto avrebbe compreso il senso della “provocazione” dei cinque consiglieri di
opposizione, invitandoli, nel
contempo, al dialogo e alla collaborazione con l’amministrazione comunale per il bene
della città.
Tuttavia, Varratta ha, secondo quanto ci hanno riferito i capigruppo dell’opposizione in Consiglio, ascoltato con
grande attenzione le tematiche esposte, acquisendo la do-
cumentazione presentata dai
cinque consiglieri.
«L’incontro è stato comunque utile - ha riferito a CO Raffaele Sainato - perchè è servito a chiarirci le idee e ci ha permesso di mettere in evidenza
alcune criticità dell’attuale gestione amministrativa».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex sindaco Francesco Macrì, che ha aggiunto che «Il
prefetto mi ha detto che è inusuale il fatto che uno che ha
amministrato fino a sei mesi
fa chieda l’invio della commissione d’accesso in Comune,
ma evidentemente non ho
nulla da nascondere, anche se
c’è chi dipinge me e tutti gli ex
amministratori come “il male
assoluto”. In ogni caso - ha aggiunto Macrì - è stato un incontro assai utile e che si è
svolto in un clima di grande
cordialità. Piuttosto - ha proseguito l’ex primo cittadino di
Locri - è emerso come anche la
richiesta fatta dal sindaco
Lombardo, e votata dalla maggioranza in consiglio comunale lo scorso 23 ottobre sia irrituale e in ogni caso, stando a
quello che ci ha detto Varratta,
non rientra tra le competenze
della prefettura, tanto che ha
deciso di trasmettere gli atti al
ministero dell’Interno affinchè
possa esaminarli ed eventualmente decidere».
Fin qui Macrì. Come si ricorderà, l’amministrazione comunale di Locri aveva chiesto
a Varratta di mandare due
funzionari della prefettura per
verificare se, visto lo stato di
crisi dei conti al Comune di
Locri, ci sarebbero stati i presupposti tali da evitare il dissesto, o se quest’ultimo sarebbe
una conseguenza ineluttabile
della situazione economico finanziaria.
E se dietro l’invito di Varratta al dialogo e alla collabrazione per il bene di Locri si celasse un’esortazione a maggioranza e opposizione ad affrontare in prima persona la situazione dell’ente, senza demandare i propri compiti alla
prefettura? Chi vivrà vedrà.
GIANLUCA ALBANESE
[email protected]
Pisl, oggi alle 17 gli stati generali
L’assemblea di partenariato avrà luogo nella sala comunale
SIDERNO
Un momento di confronto tra pubblico
e privato per definire insieme la migliore
progettualità possibile connessa ai piani
integrati di sviluppo locale, ma anche, ove
possibile, un’occasione per riordinare e
armonizzare le varie iniziative fin qui intraprese, che hanno portato numerosi
consigli comunali ad approvare gli schemi di protocollo d’intesa relativi ai singoli progetti.
Già, dal sistema turistico locale che
coinvolge tutta la Locride, a quelli specifici sul turismo dei beni archelogici realizzati nell’area Sud del comprensorio, fino
a quelli relativi ai borghi antichi, molte
amministrazioni si sono mosse col dovuto tempismo. Ma anche molti soggetti privati si sono dati da fare.
Un esempio di progetto che verrà esposto questo pomeriggio è quello dell’associazione “Calabria positiva”, che dopo aver
aderito a dei parteneriati in provincia di
Cosenza e Reggio ha elaborato un progetto pilota denominato “Valorizzare il patrimonio esistente nella Locride per promuovere e valorizzare lo sviluppo del territorio e del turismo- Dalla Magna Graecia ai normanni”.
Questo Pisl, realtivo alla linea d’intervento 28 - 5.3.2.2 - Aazioni per il ptenziamento delle reti di servizi per la promozione e l’erogazione dei prodotti/servizi
delle destinazioni turistiche regionali, si
propone l’omplementazione e la messa in
Il logo di un’associazione che vi partecipa
rete di un portale che permetta l’ esplorazione dei tre siti culturali piu’ importanti
della Locride. «L‘utente - è scritto nella
relazione che accompagna il progetto avra’ la possibilita’ di scegliere il sito di
suo interesse e di conoscere la sua storia
attraverso un percorso ricco e variegato.
Si partira’ da un testo storico - descrittivo redatto in cinque lingue (italiano,inglese,spagnolo,tedesco,russo), che racchiude tutte le informazioni di maggiore
interesse, dalle circostanze della sua nascita alla conservazione del suo stato attuale, dal ruolo ricoperto nei vari periodi storici alla descrizione delle comunita’ sociali che lo hanno abitato, attraverso gli
oggetti ritrovati e i documenti di testimonianza piu’ importanti.
Sfruttando la tecnologia 3D - prosegue
la nota - si passera’ poi ad un vero e proprio itinerario virtuale lungo il quale l’
utente potra’ letteralmente passeggiare
passando per i suoi punti principali, conoscendone ogni segreto».
Le figure professionali coinvolte sono :
archeologi, storici dell’ arte, antropologi,
grafici web,t raduttori, ingegneri informatici, ingegneri del suono, giornalisti, editorialisti, produttori video e comprende attività d’interesse storico, antropologico,
artistico, culturale con valorizzazione anche delle tradizioni e dei percorsi enogastronomici.
«Una volta che l’ utente avra’ concluso
la sua visita virtuale - recita ancora la nota - e ottenuto le migliori informazioni sul
sito culturale, e sara’ percio’ invogliato ancor di piu’ ad una visita reale, potra’ usufruire delle audioguide corrispondenti
scaricandole direttamente dal portale
stesso» e «il campo d’utenza risulta estremamente ampio ed includa non solo il turista, ma anche gli stessi cittadini calabresi, dotandoli di una maggiore consapevolezza delle proprie ricchezze territoriali».
Dal punto di vista dell’ambito territoriale, il progetto riguarda in primis le aree
dove risiedono i tre siti archeologici più
importanti della Locride, ma è prevista
anche un’integrazione col resto del comprensorio e Impatto del podcasting che si
traduce nella possibilita’ da parte del fruitore di visitare i siti culturali accompagnato da una comoda audioguida tascabile,costituita da un i-pod, da cui ascoltare
tutte le possibili informazioni riguardanti il sito e la sua storia».
(re. lo.)
emergenza maltempo
Gerace, è filo diretto
tra Comune e Prociv
prattutto se si ha la consapevolezza che molti territori,
I nubifragi e le violente al- come Gerace, soffrono di un
luvioni che hanno interessa- ormai conclamato dissesto
to tutta la penisola negli idrogeologico che ogni anno
scorsi giorni hanno spinto alle prime avvisaglie di mall’amministrazione comuna- tempo causa danni ingenti
le geracese ad assumere un al territorio e al patrimonio
comportamento molto pru- storico- artistico.
Nelle piogge degli ultimi
dente al fine di garantire la
pubblica incolumità in vista giorni si sono, infatti, regidi un’altra ondata di mal- strati alcuni smottamenti
tempo prevista nelle prossi- nelle aree periferiche del famoso borgo della Locride, in
me ore.
Di fatto, il primo cittadi- particolare in località Zipari,
no del famoso borgo della per questo motivo è indiLocride, Giuseppe Varacalli, spensabile che, per l’allerta
ha disposto, in seguito alla meteo prevista nelle prossicomunicazione diramata me ore, tutti assumano un
dalla protezione civile, che comportamento più responprevede un’allerta meteo li- sabile possibile. Dal canto
suo l’amvello 3 per
ministraalcune zone
Ieri il sindaco
zione codel territorio
Varacalli
munale
di Gerace, la
predispochiusura deha disposto la
nendo in
gli istituti
chiusura
delle
via prescolastici siti
scuole
cittadine
ventiva la
nel territorio
chiusura
comunale
delle scuole ha fatto già un
per la giornata di ieri.
Decisione saggia e pru- enorme passo al fine di gadente, quindi, quella di Va- rantire la pubblica incolumiracalli che sicuramente in- tà. Il provvedimento cautetende evitare il ripetersi del- lare di chiusura della scuole,
le scene tragiche che in que- infine, è stato emesso solo
sti giorni hanno invaso i per la giornata di giovedì,
mass media nazionali. Sce- anche se il sindaco Varacalne che, con il senno di poi, li si mantiene in contatto comolti pensano potessero es- stante con la protezione civisere facilmente evitate con le e, in caso di segnalazioni
l’adozione di piccoli accorgi- relative ad una nuovo stato
menti da parte delle ammi- di allerta da parte della Pronistrazioni comunali inte- civ potrebbe reiterare un
provvedimento che, fino al
ressate dall’alluvione.
Effettivamente in situa- tardo pomeriggio di ieri non
zioni come queste la pru- appariva necessario.
Federica Franco
denza non è mai troppo, soGERACE
consorzio di bonifica
Come previsto: salta l’accordo
sull’elezione del presidente
CAULONIA
La storia di ripete. Come
già accaduto in passato, infatti, l’assemblea dei delegati eletti al consorzio di bonifica dell’alto Jonioreggino,
quasi un mese fa, non è riuscita a eleggere il proprio
presidente nella riunone tenutasi martedì scorso.
Come si ricorderà, la lista
della Coldiretti ebbe la meglio eleggendo 8 rappresentanti, contro i sei di Cia-Confagricoltura e l’unico seggio
dell’Anpa andato al sidernese Cecè Carnà, più il sindaco
di Sant’Ilario dello Jonio Pasquale Brizzi, nominato per
conto dei primi cittadini in
seno all’ente.
Prima della riunione di
martedì scorso, era stata
raggiunta un’intesa di massima per eleggere Costa di
Coldiretti a presidente e
Carnà di Anpa come suo vice. Un accordo saltato in extremis, visto che Costa (candidato di Coldiretti) ha avuto otto preferenze, contro le
sette di Carnà che ha avuto
il suo voto e quelli d CiaConfagricoltura. Molti i mo-
tivi di divisione, non ultimo
il voto del sindaco Brizzi, che
per ragioni di opportunità si
è astenuto dall’elezione, anche se, come sottolineano
dall’Anpa «Lostatuto prevede espressamente che quello del sindaco sia un voto valido ai fini del computo del
quorum necessario all’elezione del presidente», tanto
che la maggioranza di otto
elettori non è di otto su
quindici come sostiene la
Coldiretti (e quindi non è
maggioranza assoluta) ma è
una maggioranza relativa,
visto che, essendo sedici gli
elettori aventi diritto (come
sancito dallo statuto) occorre una maggioranza di almeno nove voti.
E se la fumata nera di
martedì poteva essere una
conseguenza logica della sostanziale spaccatura simmetrica del consiglio dei delegati, appare evidente come
sia necessario, per la prossima votazione, giungere ad
un accordo preventivo tra le
parti, per poter eleggere il
presidente in maniera il più
possibile unitaria.
gi. alb.
18
VENERDÌ 11 novembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
Missing, il tuono dell’accusa
Prosegue la requisitoria di Facciolla. Il 16 novembre le richieste di condanna
Un’intera mattinata trascor- za che caratterizza il delitto in
telesis
sa a rievocare omicidi del pas- questione. Francesco jr. infatti,
sato. Su tre casi in particolare si fu dapprima torturato e poi ucè soffermato, ieri, il pg Eugenio ciso con un’opera di scannaFacciolla, rappresentante del- mento. A ricostruire quegli
l’accusa nel secondo grado di eventi, durante l’inchiesta, sogiudizio di Missing, il maxipro- no stati due collaboratori di
cesso di scena a Catanzaro. giustizia, Giuseppe Vitelli e AnFacciolla ha parlato, in rapida gelo Santolla, rei confessi per
Fabio Foggetti, 24 anni, è tura che all’epoca portò in
successione dell’eliminazione aver partecipato all’esecuzione.
stato scarcerato ieri dal Tri- carcere un po’ tutto il predi Pippo Ricioppo, avvenuta a Santolla, in particolare, è colui
bunale della Libertà di Ca- sunto organico del clan guiil quale infierì
Cerzeto nel
tanzaro. Il giovane, difeso dato da Michele Bruni. Il casul corpo delmaggio 1983,
dagli avvocati Marcello so di Foggetti era stato poi
Ieri intanto si
lo sfortunato
della morte di
Manna e Gaetano Morrone, portato davanti al Tribunale
è
discusso
degli
ragazzo. Fine
Antonio Paeè coinvolto nell’inchiesta della libertà che, dapprima,
della
storia,
se risalente al
“Telesis” che ha come ogget- confermò l’ordinanza di miomicidi Paese
per ora. Il proluglio del 1991
to il presunto clan Bruni. sura cautelare emessa nei
Ricioppo
cesso riprene del barbaro
Nell’ambito della vicenda, suoi confronti. Manna e
e Bruni jr
derà il prossi- Eugenio Facciolla rappresenta l’accusa nell’appello del maxiprocesso
omicidio di
per Foggetti erano state con- Morrone, però, si rivolsero
mo 16 noFrancesco
fezionate le accuse di lesioni in Cassazione e la Corte anBruni junior consumato tre vembre e, quel giorno, l’accusa del dibattimento per sentire il combattute in città. In primo
e di partecipazione all’asso- nullò il provvedimento, rinmesi più tardi tra le campagne sottoporrà le sue richieste di pentito Roberto Giordano. grado finì con quattro condanciazione a delinquere finaliz- viando però al Riesame per
di Celico. Nel caso di Ricioppo, condanna al vaglio della Corte Missing, com’è noto, vede alla ne all’ergastolo, sedici assoluzata al traffico di droga. Per la celebrazione di una nuova
vecchio padrino di Cerzeto tru- d’appello. Prima che la parola sbarra 54 persone sotto accusa zioni e una sfilza di pene ultraquesto motivo, anche lui lo udienza. Udienza che ieri ha
cidato a colpi di pistola all’in- passi agli avvocati, per le arrin- per 30 omicidi commessi tra ventennali.
scorso dicembre era stato decretato il ritorno in libertà
terno della sua abitazione, il pg ghe difensive, bisognerà valu- gli anni ’70 e ’90, bilancio lutcolpito dal mandato di cat- dell’indagato.
MARCO CRIBARI
ha mostrato di non convidive- tare la richiesta di riapertura tuoso di due guerre di mafia
[email protected]
re la decisione dei giudici che,
un anno e mezzo fa, assolsero
tutti gli imputati di quell’omicil’udienza
dio, tra cui il boss di Cetraro
Franco Muto, l’ex padrino della Sibaritide Santo Carelli e
Gianfranco Ruà, quest’ultimo
nelle vesti di presunto esecutore materiale.
L’idea dell’accusa, a tal riguardo, è che all’epoca Ricioppo avesse involontariamente
pestato i piedi agli interessi delprove. Anche per questo non è sta- gnante di pianoforte. Sembra che
le cosche, decretando così la
to possibile ascoltare i quattro te- le vittime delle pulsioni sessuali di
propria condanna a morte. Ristimoni (tutti presenti in aula) del- De Marco fossero ben più di due e
LEX
guardo al delitto del bar Oasi,
l'accusa: i familiari delle parti offe- che - come dichirarono gli inquiL’aula nove
invece, Facciolla ha puntato
se (due ragazze che oggi hanno 15 renti durante una conferenza
dove ieri si è
sulla «credibilità» di Erminio
e 17 anni ma che all'epoca dei fatti stampa - la maggior parte di loro
svolta la prima
Munno, il pentito che sostiene
contestati erano appena adole- non abbiano denunciato i fatti per
udienza
di aver fatto parte del commanscenti). Presente anche la dotto- evitare le chiacchiere. Anche perdel processo
do che uccise Paese, ma che in
ressa Tatiana Curti, consulente del ché i fatti contestati dall'accusa alI legali di parte
primo grado non fu ritenuto atpubblico ministero che ha prodot- l'imputato accaddero a Grimaldi,
civile hanno
tendibile dai giudici di Cosento una perizia sulle condizioni del- un piccolo centro del Savuto. Sechiesto
za. Al termine del processo, inle due ragazzine oggetto delle mor- condo il racconto delle vittime i
di
celebrarlo
fatti, la Corte decretò l’assolubose attenzioni del maestro di mu- palpeggiamenti avvenivano dua porte chiuse
zione dei due indiziati, tra cui
sica. L'imputato si chiama Salva- rante le lezioni in un vecchio stabiMichele Bruni alias “Bella beltore De Marco e ha 34 anni anni. le adibito a scuola della musica. Il
la”, oggi defunto e non più giuVenne arrestato nell'ottobre del maestro si piazzava alle spalle deldicabile. E proprio l’uccisione
2009, prelevato dall'abitazione di le sue allieve e mentre loro suonadel fratellino 17enne di Bruni,
Belsito, dove viveva con i genitori, vano le toccava a tempo di musidatata novembre 1991, è stata
è cominciato con una lunga zie, simulazioni video e altro ma- e portato in carcere con l'accusa di ca, oppure le invitava a raggiunoggetto della requisitoria del
schermaglia tra avvocati difenso- teriale probante: una tale mole di violenza sessuale aggravata. L'uo- gerlo in una stanza appartata e lì
procuratore generale in chiuri, di parte civile e pubblico mini- richieste e controrichieste che ha mo era fidazanzato e a quanto apre cominciava ad accarezzarle seno,
sura di giornata. Facciolla ha
stero il processo a carico del mae- costretto il giudice a fissare un'ap- era in procinto di sposarsi. Le in- glutei e i genitali, provando a eccidetto di ritenere inammissibili
stro di musica accusato di violen- posita udienza (si terrà il 24 no- dagini erano partite dalla denuncia tare le sue vittime. La perizia dile “attenuanti” concesse ad alza sessuale ai danni di due sue al- vembre prossimo) nel corso della dei genitori di una delle sue allieve, sposta dal pm ha inoltre stabilito
cuni imputati di quel crimine,
lieve minorenni. Le parti si sono quale interoloquire con le parti e che aveva confidato alla madre di che i racconti delle ragazze sono
proprio in virtù dell’efferatezsfidate a colpi di documenti, peri- decidere sull'ammissibilità delle essere stata palpata dal suo inse- del tutto verosimili. (a. b.)
Il Riesame lo scarcera
Foggetti torna in libertà
Molestie a due allieve, processo al via
Maestro di musica originario di Belsito è imputato per violenza sessuale
estorsione mafiosa
La Dda di Catanzaro ha presentato appello contro la sentenza che
un anno fa decretò due assoluzioni e cinque condanne per estorsione mafiosa ai danni di un imprenditore di Amantea. L’appello, però, riguarda solo Jolanda Zambon,
imputata cardine della vicenda e
con un ruolo in Confindustria a
Lucca.
La donna era sospettata di aver
incaricato la malavita calabrese di
recuperare 20mila euro pagati in
precedenza all’imprenditore parte offesa, quale compenso di una
prestazione lavorativa. Per quei
fatti, la Zambon era stata condannata a un anno e otto mesi con sospensione della pena e non men-
La Dda presenta appello solo contro la Zambon
L’imprenditrice si sarebbe rivolta alla mala per recuperare un credito
zione nel casellario giudiziale. Nei
suoi confronti, infatti, era venuta
meno l’aggravante della mafiosità, dal momento che il gup di Catanzaro (il processo si celebrava
con il rito abbreviato) non aveva
creduto fino in fondo al racconto
dell’amanteano.
Aveva creduto, invece, all’industriale toscana che, a sua volta, sosteneva di essere stata lei vittima
di un ricatto. Stando al suo racconto, infatti, quei famosi 20mila non
erano affatto il compenso di una
prestazione lavorativa, bensì una
cifra che lei stessa aveva dovuto
sganciare all’imprenditore per riavere alcune password aziendali
che l’uomo le aveva trafugato. Ora,
l’appello della Procura mira a modificare proprio il verdetto mite
pronunciato nei confronti dell’imprenditrice lucchese.
Il ricorso è stato presentato solo nei suoi confronti. Gli inquirenti, invece, nulla obiettano sulle due
assoluzioni (Mario Piromallo e
Raffaele Speranza) e sulla condan-
na a cinque anni e sei mesi inflitta
a Michele Di Puppo, seguito a ruota da Marcello Marrelli (quattro
anni e otto mesi), da Francesco
Suriano e Franco Germano (tre
anni e quattro mesi) e da Raffaele
Zingone (tre anni e due mesi).
L’ipotesi della Procura è che il
loro interesse nella vicenda fosse
la prospettiva di un grosso appalto che la Zambon aveva garantito
loro per ricambiare per il servizio
reso.
mcr
L’imprenditrice Jolanda Zambon
VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 27
l’ora di Corigliano
Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected]
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Rumeni vittime del caporalato
La Finanza ha scoperto il caso di 7 lavoratori vessati da un connazionale
Con l’avvio della stagione agrumaria la presenza di lavoratori
stranieri in città aumenta a dismisura, purtroppo però, per molti di
loro pur in presenza di un lavoro
nei campi il compenso che riceveranno giornalmente non sarà adeguato, ma pur di guadagnare da
vivere questa gente si accontenta
anche di essere sottopagati o, magari, cadere nelle grinfie dei “caporali” pronti a sfruttarli in tutti i
modi. Ed una squallida vicenda di
lavoro nero è stata scoperta dai finanzieri della locale Tenenza della Guardia di finanza, guidati dal
luogotenente, Antonio De Simone, protagonisti, loro malgrado,
sette lavoratori rumeni vessati da
un loro connazionale. Secondo le
notizie diffuse dalle fiamme gialle
le indagini hanno avuto inizio dalla denuncia presentata dai sette
rumeni, i quali hanno riferito che
un loro connazionale li avrebbe re-
Il luogotenente De Simone
clutati direttamente nel loro paese, con la lusinga di un futuro migliore, promettendo loro un impiego quali braccianti alle dipendenze di una non meglio specificata azienda agricola dell’alto Jonio
cosentino, dietro pagamento di re-
golare salario. Una volta giunti in
Italia, però, i sette rumeni, cinque
uomini e due donne, sono stati avviati al lavoro nei campi direttamente alle dipendenze del connazionale che li aveva reclutati. Dopo circa una settimana di lavoro il
“caporale”, contando sul fatto che
i sette erano alloggiati in un locale di fortuna ed erano privi di mezzi di sussistenza, ha iniziato a corrispondere loro un salario molto
inferiore a quello pattuito, dichiarando che la differenza serviva a
coprire le spese di viaggio. Non
pago di ciò, aveva trattenuto i loro
passaporti pretendendo, per la restituzione, la somma di 200,00
euro procapite.
Dopo aver ricevuto le denunce e
d’intesa con l’Autorità giudiziaria
di Rossano, i finanzieri hanno fatto fissare ai sette un incontro con
il potenziale estortore, al fine di
accettare il "riscatto" dei rispettivi
cronaca
Tentata molestia in Comune
Impiegata sporge denuncia
Sarebbe stato individuato dai carabinieri
della stazione di Corigliano centro il presunto
molestatore sessuale, che nella mattinata di
mercoledì scorso aveva individuato in una dipendente comunale la propria vittima. Sarebbe una persona di 28 anni dello Scalo che sarebbe già stata riconosciuta ieri mattina in caserma dalla donna vittima della tentata violenza. I militari starebbero ultimando le indagini per poi trasmettere gli atti in procura affinché il magistrato inquirente prenda i
provvedimenti del caso. Il fatto si è verificato
mercoledì scorso intorno alle 12 e.30 presso
l’edificio Garopoli, sede degli uffici tecnici comunali. Una impiegata comunale sarebbe stata molestata da una persona che avrebbe anche tentato la violenza sulla donna, ma que-
st’ultima è riuscita a divincolarsi ad uscire dalla stanza è quindi dare l’allarme. Pare che l’uomo una volta lasciata la stanza e guadagnato
il corridoi appariva in evidente stato di choc.
L’impiegata è stata soccorsa e poi ha dovuto
fare ricorso alle cure dei sanitari del locale
ospedale, i quali gli hanno refertato 10 giorni
di guarigione per un evidente stato di choc.
La donna dopo che si è ripresa dalla brutta disavventura vissuta, si è recata in caserma per
denunciare l’accaduto, fornendo anche le generalità del presunto molestatore, così ieri
mattina, come detto, i militari glielo hanno
fatto vedere e lei lo ha riconosciuto, pare che
durante quei frangenti l’uomo l’avrebbe anche minacciata. E’ davvero una brutta storia,
vedremo quali saranno gli ulteriori sviluppi.
liceo “fortunato bruno”
Pubblicati i bandi per i Pon 2011
Gli istituti d’istruzione superiore con sezioni associate del Liceo scientifico “Fortunato
Bruno” e del liceo classico “Giovanni Colosimo” hanno pubblicato il bando per i progetti
integrati 2011 Pon 2007-2013 al fine di reperire esperti di materia. L’avviso pubblico, a
firma del dirigente scolastico Pietro Maradei,
prevede il reperimento di esperti esterni con
competenze nelle seguenti materie: italiano,
matematica, informatica e multimedialità,
lingua e letteratura inglese, energie alternati-
ve e rinnovabili. La progettazione è stata inclusa nell’elenco dell’avviso pubblico del 31
marzo scorso emanato dal Ministero dell’istruzione e dell’università. Gli interessati
dovranno far pervenire le domande di partecipazione agli istituti scolastici entro e non oltre il 21 novembre prossimo. L’Istituzione
scolastica si riserva la facoltà di procedere alla verifica dei titoli, delle competenze e delle
esperienze dichiarate.
Anna Maria Coviello
passaporti. Ovviamente all'incontro, in incognito, hanno assistito i
finanzieri che hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di
estorsione il “caporale” rumeno. I
sette rumeni, a causa delle loro
precarie condizioni economiche
sono stati avviati presso la Caritas
di Corigliano per la necessaria assistenza.
«L’azione portata a termine dalle Fiamme Gialle di Corigliano - si
legge in una nolta - rientra nell’opera di prevenzione in un settore ad alta valenza sociale e si inquadra in un più ampio dispositivo di contrasto a quelle forme di
sfruttamento della manodopera e
di lavoro nero che rappresentano
una delle fondamentali missioni
di polizia economica e finanziaria
che il corpo persegue a tutela dell’economia legale».
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
Scalo, “Mondiversi”:
che ne sarà del Centro?
Che fine farà il Centro di eccellenza dello
Scalo? A chiederselo è l’associazione Mondiversi che gestisce la struttura, ma anche il
portavoce del Forum del Terzo Settore, Angelo Gallo, il quale ha chiesto alla Commissione straordinaria del comune un incontro
urgente per discutere di ciò, ma anche per
istituire un tavolo concertativo per la stesura di linee guida nella gestione della progettazione. La richiesta si fa pressante perché
la convenzione per la gestione del Centro,
tra l’associazione Mondiversi ed il comune,
scade il prossimo 25 novembre, ed è proprio
per l’approssimarsi di questa scadenza, che
il presidente dell’associazione, Antonio Gioiello, ha fatto pervenire ai commissari una
lettera dove si legge: «Comunico che questa
organizzazione, in mancanza di alcun riscontro formale circa la prosecuzione della
gestione del Centro di eccellenza, ha sospeso ogni attività esterna relativa ai servizi ed
alle sale del Centro di Eccellenza oltre il 25
novembre. Pertanto si precisa, anche a seguito delle numerose richieste pervenute,
che allo stato attuale sono rifiutate tutte le
prenotazioni circa l’utilizzo della sala convegni e della sala riunioni in data posteriore al
25 novembre. Si precisa, inoltre, - così termina la lettera - che rimane in essere la permanenza di questa associazione nella struttura». Vedremo quali saranno le determinazioni che in merito adotterà il comune, tenuto conto che sin dalla propria apertura il
Centro di eccellenza è divenuto uno dei luoghi d’incontro più frequentati della città.
g.d.p.
il processo
Proteste all’Inps
Sfilano i primi testi
Sfilano i testi nell’ambito del processo di
primo grado a carico di tre persone, scaturito dalle vibrate proteste dell’estate 2009
dinanzi alla sede Inps di Rossano. Si tratta del consigliere comunale e provinciale
dell’Udc Antonio Caravetta e di due ragazze del luogo (la trentunenne Nadia Alfano
e la trentatreenne Daniela Varcaro) per i
quali è in corso di celebrazione l’istruttoria
dibattimentale dinanzi al Tribunale penale di Rossano, nell’ambito della quale l’Inps
si è costituita parte civile tramite l’avvocato Triolo. All’udienza di mercoledì sono
stati escussi i primi tre testi della pubblica
accusa: la direttrice Maria Giovanna Cassiano e due dirigenti dell’istituto rossanese, i quali hanno in sintesi confermato come il sit-in di protesta, dapprima pacifico,
sia poi degenerato nel primo pomeriggio,
quando si verificarono i disordini e si registrarono sia le frasi minacciose all’indirizzo della direttrice sia il tentativo di irruzione nella sede. I tre, difesi dagli avvocati
Giovanni Zagarese, Marisa Caravetta, Aldo Zagarese e Fulvio Campolo, sono infatti accusati, in concorso tra di loro e con altri manifestanti non identificati, di aver
turbato la regolarità di un pubblico servizio, impedendo l’accesso degli utenti nella
sede Inps, nonché di violenza, minaccia e
lesioni nei confronti degli agenti di polizia
e dei carabinieri, forzando anche il cordone di sicurezza predisposto dalle forze dell’ordine. Proprio quel 27 luglio del 2009
ebbe inizio la tormentata vicenda che, assurta anche agli onori della cronaca nazionale e protrattasi per l’intera estate, fece
registrare una serie di manifestazioni di
protesta da parte di numerosi braccianti
agricoli (tra cui anche il blocco della statale 106 jonica) in seguito alla mancata erogazione delle prestazioni a sostegno del
reddito. Erogazioni che erano state sospese per via di alcune verifiche ispettive finalizzate ad accertare la regolarità dei rapporti di lavoro all’interno di alcune cooperative agricole della zona, nell’ambito di
un’attività promossa dall’istituto di previdenza rossanese tesa ad accertare fino in
fondo la reale situazione relativa ai braccianti agricoli della Piana di Sibari.
Rossella Molinari
VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 34
l’ora di Paola
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“Branco”, oggi tutti dal giudice
A loro carico peserà molto la recidiva per altri reati consumati in passato
PAOLA
Questa mattina, alle ore dieci, tutti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola. I detenuti Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello, scortati
dalla polizia penitenziaria, saranno
accompagnati dagli avvocati Gino
Perrotta (difensore dei diciannovenni paolani Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe Bruno e Armando
Sabato (difensori del ventiseienne
paolano Antonio Chianello).
Dovranno - se lo vorranno - chiarire la loro posizione in merito al pestaggio dell’esercente commerciale
A.S., ma è anche un loro diritto (e in
passato se ne sono anche avvalsi) fare “scena muta” davanti al giudice,
ossia avvalersi della cosiddetta “facoltà di non rispondere”.
Vedremo, dunque, quale sarà la
scelta degli avvocati di fiducia i quali, certamente, hanno bisogno di tempo per acquisire l’ordinanza e valutare tutti gli atti a carico dei loro assistiti al fine di elaborare la migliore
strategia difensiva. I gravi indizi di
colpevolezza a carico dei tre giovani,
noti alle forze dell’ordine, sono rappresentanti da una ripresa video delle telecamere comunali che li inchioda mentre si accaniscono con violenza inaudita contro l’esercente commerciale (il quale pare non abbia ancora sporto querela), le risultanze degli esami scientifici operati dagli
specialisti della polizia sugli indu-
Antonio Imbroinise
Alessio Chianello
Antonio Chianello
menti indossati dagli aggressori quella notte (sequestrati e poi restituiti),
testimonianze di passanti che hanno
assistito a parte della scena (due vigilantes) ed un esercente del luogo che
è intervenuto per cercare di sedare
gli animi. I tre paolani sono stati cat-
turati nelle loro residenze, nel rione
“Cancello” di Paola, alle prime luci
dell’alba dell’altor ieri. Gli uomini del
commissariato di pubblica sicurezza
di Paola, comandato dal vice questore aggiunto Raffaella Pugliese, con il
supporto del reparto di polizia giudi-
ziaria, coordinato dall’ispettore capo
Giuseppe Sciacca, hanno acciuffato
gli indagati perchè accusati dalla procura della Repubblica di Paola di lesioni personali aggravate dalla crudeltà e dalla futilità dei motivi. I tre
hanno agito in concorso tra loro.
Durante la conferenza stampa dei
giorni scorsi (foto), la dirigente del
commissariato di pubblica sicurezza
di Paola, Raffaella Pugliese, ha sottolineato che «i soggetti tratti in arresto
hanno agito con una violenza, un accanimento ed una brutalità inaudita». Il vice questore aggiunto e dirigente del commissariato ha altresì ricordato i trascorsi di Alessio Chianello e Antonio Imbroinise, già noti agli
inquirenti perché appartenenti a quel
“branco” che nell’estate del 2010 si è
reso autore di diversi atti di violenza,
tutti commessi nell’arco della stessa
notte, nonchè la “tolleranza” mostrata verso gli aggressori, colpiti in quel
tempo solo da un obbligo di firma e
da un “avviso orale”. Uno stato di cose che li avrebbe resi maggiormente
pericolosi. La polizia è giunta alla
identificazione dei tre attraverso
l’estrapolazione del video registrato
dalle telecamere di sorveglianze del
Comune di Paola. Dai frame del video formato “avi” si vedono gli aggressori accanirsi con violenza e crudeltà contro la vittima, sbattuta a terra senza che potesse difendersi. Sono
volati tanti pugni e calci, soprattutto
in direzione del capo e del volto del
malcapitato di turno. I tre, visibilmente ubriachi, hanno smesso di accanirsi sul giovane solo quando è sopraggiunta sul posto una unità mobile di un istituto di vigilanza privato e,
quindi, col timore che qualcuno potesse chiamare le forze dell’ordine.
Guido Scarpino
PAOLA
Musica per curare i malati
Gli “Amici di palazzo Stillo-Ferrara onlus” ripetono il progetto
L’associazione Amici di Palazzo Stillo
Ferrara onlus di Paola continua nel percorso sulla musicoterapia intrapreso lo
scorso anno e che tanto successo ha riscosso tra gli operatori del settore e soprattutto tra gli utenti. La musicoterapia
è una scienza che utilizza l’uso della musica e degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia), in un processo
atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la
motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al
fine di soddisfare le necessità fisiche,
emozionali, mentali, sociali e cognitive.
Il presidente la dott.ssa Giusy Ferrara
che ha voluto fortemente che lo stesso
non si fermasse, ha ringraziato in un incontro pubblico, avuto presso la sede
I cento anni di Norina Manes
Si rende noto con gioia che la concittadina Norina
Manes nata nel 11 nlovembre 1911 compie oggi i 100 anni.
Per l'occorrenza una nutrita delegazione di parenti
salirà a Roma città di residenza di Norina per festeggiarla. Per tanto tutti i parenti con in testa Tuturo Manes fratello della stessa esprimono un augurio di tanta
felicita' e gioia alla amata sorella.
In rappresentanza della città di Paola parteciperà il
sindaco, avvocato Roberto Perrotta.
auguriauguri
dell'associazione Amici di Palazzo Stillo
Ferrara Onlus, l'assessore alle Politiche
Sociali dell'amministrazione provinciale di Cosenza Mimmo Bevacqua che,
seppur da poco nominato al delicato set-
tore delle politiche sociali, ha voluto sostenere l'apprezzata e utilissima iniziativa, convinto che possa diventare un riferimento per il tirreno-cosentino.
Claudio Pio Acri
Salvatore Panaro e
Carmelina Mannarino
festaggiano oggi i loro 60
anni di felice e gioiosa
unione insieme.
Auguri fervidi e luminosi dai figli, dai nipoti e da
tutti i parenti
auguriauguri
18
VENERDÌ 11 novembre 2011
calabria
ora
C A T A N Z A R O
La Corte d’Assise ha respinto la richiesta di rimissione agli atti al pm formulata dai difensori di Alfredo
Trapasso, 31 anni, accusato
di aver ucciso Antonio Aloi, il
39enne, residente a Janò,
ammazzato con quattro colpi di pistola e il cui cadavere
carbonizzato è stato trovato
il 19 settembre 2010 nelle
campagne di Simeri Crichi.
Il legale Luigi Falcone codifensore dell’imputato insieme a Nicola Cantafora ha
sollevato ieri in aula l’eccezione sulla presunta violazione del diritto di difesa perché
l’imputato « non doveva essere citato a giudizio con rito
immediato ma con l’avviso di
conclusione indagini».
La Corte d’assise ha ammesso le prove richieste dal
pm e dalla difesa. Si sono costituite parti civili le figlie,
minorenni di Aloi con patrocinio del legale Carlo Petitto,
l’avvocato Antonella Prestia
assisterà la moglie Emma
Scalzo e il legale Andrea Gareri la madre e le sorelle della vittima. La Corte ha poi
rinviato l’udienza al 10 gennaio, giorno in cui verrà conferito al consulente Antonio
Pititto l’incarico di trascrivere alcune intercettazioni ritenute utili alla definizione
del processo. In base alla ricostruzione dei fatti in località Silipetto, i Vigili del fuoco di Catanzaro erano intervenuti a seguito di una richiesta di incendio in un casolare abbandonato, trovando il cadavere di un uomo
carbonizzato. I Carabinieri e
la Polizia Scientifica, sul luogo del delitto trovarono una
grossa chiazza di sangue e 4
bossoli di pistola. La vittima
sarebbe stata prima giustiziata per poi essere carbonizzata con del liquido infiammabile, incendiando tutto il
casolare.
Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa sarebbe stato Trapasso a portare Aloi al casolare, dove poi
lo avrebbe ucciso con una calibro 7,65 e dato alle fiamme,
senza distruggere completamente il corpo, nè il telefono
cellulare della vittima, rinvenuto vicino al cadavere. Una
settimana dopo il delitto, i
carabinieri della Compagnia
di Sellia Marina e del Reparto operativo provinciale hanno individuato proprio Trapasso come il presunto assassino, ipotizzando che
Operaio carbonizzato
Si incardina il processo
Omicidio Aloi, l’Assise: «Gli atti non ritorneranno al pm»
DELITTO
La zona
dove si è
consumato
l’omicidio di
Antonio Aloi
l’operaio
catanzarese
ucciso con
quattro colpi
di pistola e
poi
carbonizzato
In foto la
scientifica che
effettua
i rilievi
del caso
avrebbe agito per via di un
regolamento di conti con la
vittima. L’uomo, su disposizione del sostituto procuratore Paolo Petrolo, fu sotto-
posto a fermo di indiziato di
delitto. L’imputato, tra le altre cose, presentava sul corpo delle ustioni secondo gli
investigatori compatibili con
l’accensione delle fiamme
che dovevano distruggere le
prove del delitto nel casolare
di Simeri. Trapasso rispondendo alle domande del giu-
dice per le indagini preliminari che convalidò il fermo e
dispose a suo carico la custodia cautelare in carcere, confermata poi dal tribunale del
riesame il 4 novembre 2010,
ammise di aver visto Aloi il
giorno dell’omicidio, ma
molte ore prima della morte,
negando di aver avuto a che
fare con quel brutale delitto.
A dire agli investigatori che
la vittima era proprio con
Trapasso, nelle ore precedenti la sua morte, sarebbe
stata la moglie di Aloi che,
parlando al telefono con il
marito, gli aveva chiesto dove fosse e con chi, sentendosi rispondere che lui si trovava “con Alfredo”. Il prossimo
dieci gennaio verranno sentiti otto testimoni del pm.
Gabriella Passariello
omicidio citriniti
Salta l’audizione dei testimoni
L’udienza è stata rinviata per l’impedimento di un difensore
Dovevano essere sentiti ieri i testimoni Danilo Sinopoli e Mario Cappellano, nipoti di Cosimo Berlingieri, uno
dei due maggiorenni accusato, assieme a Gianluca Passalacqua dell’omicidio pluriaggravato del giovane universitario di 24 anni Massimiliano Citriniti. Il giovane era stato accoltellato, due
anni fa, il 22 febbraio 2009 fuori dal
Centro commerciale “Le Fornaci”.
La Corte d’assise aveva accolto la richiesta del difensore di parte civile
Maria Teresa Sirianni, in sostituzione
dell’avvocato Francesco Gambardella
che aveva chiesto, in una precedente
udienza che i testi, che in prima battuta si erano avvalsi della facoltà di non
rispondere, venissero citati ancora,
prima della chiusura del dibattimento. Per un semplice motivo: per il legale se i due hanno potuto invocare la
norma che consente di restare in silenzio quando l’imputato è proprio con-
giunto, «questo è possibile nei confronti di Berlingieri, ma non per Passalacqua, che non ha alcun rapporto di
parentela con l’imputato». Ma la loro
audizione è saltata.
La Corte d’assise, presieduto da Giuseppe Neri, a latere Domenico Commodoro, ha rinviato l’udienza al 6 dicembre per impedimento dell’avvocato Salvatore Staiano impegnato in un
altro processo fuori sede. Il pm Simona Rossi non si è opposta alla richiesta,
ma ha chiesto la sospensione dei termini di misura cautelare.
Citriniti, secondo le tesi accusatorie,
sarebbe stato ammazzato dopo un banale scherzo fatto con della schiuma
spruzzata in faccia ad un minorenne
rom, che avrebbe dato vita ad una lite
iniziata dentro il centro commerciale,
e ripresa all'esterno più tardi, dove il
24enne è stato ucciso. A poche ore dal
delitto le indagini condussero i poli-
ziotti della squadra mobile proprio a
casa di Cosimo Berlingieri, dove la moglie di quest’ultimo affidò loro il figlio
minorenne, ammettendo subito che
era stato coinvolto nello scontro avvenuto alle “Fornaci”.
Il ragazzo diciassettenne, che è anche cognato di Passalacqua, è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado a quattordici
anni e quindici giorni di galera, poi
scontati a dieci anni dalla Corte d’appello.
Il minorenne e Passalacqua finirono in manette subito dopo l’omicidio,
mentre Cosimo Berlingieri fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere poco più di un mese dopo. Oltre la data del 6 dicembre è già
stata calendarizzata quella del 22, giorno in cui ci probabilmente ci sarà la requisitoria del pm.
ga. pa.
la retata
Deteneva arma
clandestina
Ridotta la pena
Riformata, ma di poco la condanna a carico
di Massimo Bevilacqua,
arrestato i primi di aprile con l’accusa di detenzione di munizioni e pistola clandestina. La
Corte d’appello, presieduta da Maria Vittoria
Marchianò a latere i giudici Francesco Marrazzo
e Gianfranco Grillone,
ha ridotto la pena nei
confronti dell’uomo, difeso dagli avvocati Gregorio Viscomi e Arturo
Bova, da due anni e sei
mesi di reclusione, più il
pagamento di millequattrocento euro di multa
inflitti dai giudici di primo grado a due anni e il
pagamento della multa
dell’importo di milleduecento euro.
La prima condanna risale al 3 maggio scorso,
quando il processo per
direttissima a carico di
Massimo Bevilacqua si
era concluso con le forme del rito abbreviato,
che gli valse lo sconto di
pena di un terzo, mentre
un secondo imputato
aveva patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. I due uomini erano stati arrestati a seguito di un controllo stradale dei carabinieri, che li
avevano fermati nel
quartiere Santa Maria a
bordo di un’Audi A4 sulla quale viaggiavano.
Alla vista dei carabinieri, l’auto aveva effettuato un brusco cambio
di direzione, secondo la
ricostruzione dei fatti,
insospettendo i carabinieri, che lo ha raggiunto e bloccato.
Nell’automobile, dove
si trovavano anche due
bimbi in tenera età, i carabinieri avevano trovato una pistola semi automatica di fabbricazione
spagnola calibro quarantacinque con matricola abrasa ed il relativo
munizionamento.
g. p.
l’incidente
Usura ed estorsione a Vibo
Catanzarese tra gli arrestati
Dieci le ordinanze di misure
cautelari personali e reali nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura aggravata, di abusiva intermediazione finanziaria,
tentata estorsione ed altri, commessi ai danni di imprenditori
originari della provincia di Vibo
Valentia. Il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza
unitamente a personale del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, hanno accertato l’esistenza di due consorterie
l’appello
criminali operanti sul territorio
calabrese che, avvalendosi del
vincolo associativo, con minacce
ed estorsione, applicavano alle
proprie vittime un tasso usuraio
dal 864% al 1503,8% annuo, ovvero dal 72% al 136,71% mensile.
È stata eseguita una ordinanza di
custodia cautelare, emessa dal gip
del tribunale di Vibo Valentia a
seguito di richiesta da parte del
Procuratore capo titolare delle indagini, nei confronti di Franco
Carmine, 25 anni, di Catanzaro,
che in concorso con altre persone,
si sarebbe occupato della com-
Attraversa la strada
e viene travolta
mercializzazione delle autovetture attraverso gli autosaloni TopCar di Zappia Massimo, M-Motori di Audino Simona, Auto Più
di Malacaria Antonio, S.G.S. Auto srl., successivamente denominata AutoLife spa, alienandoli ad
altri rivenditori, nella fattispecie
l’Autoleaders S.r.l. con sede in Rosarno (Rc) e la Salicar di Saverio
Minniti con sede in Montebello
Jonico (Rc), nonché a privati, e
più precisamente alla ditta Gioielli di Casa srl a Lamezia Terme.
Le indagini sono scattate in seguito alle dichiarazioni rese da Giuseppe Mariano Iennarella, commerciante nel settore vendita di
autovetture nuove ed usate in
Serra San Bruno, nell’ambito del
diverso procedimento avviato nel
2009 che vedeva l’uomo presunto autore di una serie di truffe la
cui origine sarebbe derivata dalla
necessità di recuperare le perdite
che stava vorticosamente accumulando nella gestione della sua
attività.
E’ stato fermo per un po’ il traffico in viale Magna Graecia dove nel primo pomeriggio di ieri una donna è stata investita mentre attraversava la strada senza per fortuna
riportare gravi conseguenze.
Sul posto sono intervenuti per i rilievi del
caso i carabinieri e i soccorsi del 118. La
donna è stata accompagnata prontamente
in ospedale, al nosocomio Pugliese Ciaccio,
dove le sono state prestate le cure del caso.
Anche se per fortuna senza che la donna
abbia riportato gravi conseguenze. Si ripropone però il problema della sicurezza stradale su quell’arteria molto trafficata dove
spesso le auto sfrecciano a gran velocità
senza che vi sia un sistema di dossi che ne
possa rallentare l’andatura.
VENERDÌ 11 novembre 2011 PAGINA 32
l’ora di Vibo
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PALAZZO “LUIGI RAZZA”
MILETO
L’affondo del Pd:
«Questa è la giunta
più sprecona»
Un altro incendio
Cresce l’allarme
criminalità
> pagina 34
> pagina 35
SAN CALOGERO
I democrat a Roma
e i malumori
per alcune assenze
> pagina 36
BRIATICO
Comune, il sindaco
contro la tesoreria:
«Trattiene i fondi»
> pagina 37
operazione “business car”
in sintesi
GIUSTIZIA A sx il pannello con le foto del gruppo arrestato ieri. A dx gli inquirenti. Nell’ordine, Stefano Marando, Daniele Scardecchia, Mario Spagnuolo e Michele Di Nunno
Imprenditori “strozzati”
In manette per usura
un gruppo di sorianesi
L’indagine di Gdf e Arma pone fine a un’odissea
Un imprenditore in difficoltà economica. Una o
più persone disposte ad “aiutarlo”. In mezzo un circuito vorticoso fatto di trasferimenti di denaro a tassi esorbitanti e di auto che si spostava da un concessionario all’altro senza avere un preciso proprietario.
Il vaso che hanno scoperto i militari del Nucleo di
polizia tributaria della Guardia di finanza e dell’Arma
dei carabinieri ha svelato una fitta rete di prestiti e dazioni per un giro di milioni di euro, con il solito, triste, comune denominatore: un povero cristo, costretto suo malgrado anche a una serie di operazioni illegali, che non riesce a sostenere le sue spese e per coprire i debiti si rivolge a persone poco raccomandabili. Un traffico stroncato ieri dagli investigatori sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, i
quali, nel corso di un’indagine durata un anno e mezzo, hanno «accertato l’esistenza di due consorterie
criminali». Una operava nel Reggino e nel Catanzarese. L’altra era tutta in salsa sorianese.
Il capo della presunta associazione dedita all’usura perseguita con minacce ed estorsioni (questi sono
i reati di cui dovranno rispondere gli indagati) è Giovanni Battista Tassone, alias “Cappuccino”, 56 anni
di Soriano Calabro. Gli altri componenti sono il figlio
Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di
San Costantino Calabro; Luigi Carè, 47 anni di Serra
San Bruno; e Girolamo Macrì, 33 anni di Soriano Calabro. Dal giudice che ne ha autorizzato l’arresto, Tassone viene definito «il vertice organizzativo; finanziatore, per un verso, dei prestiti usurari, ed intermediario anche nel finanziamento tramite capitali altrui,
ovvero di Nazzareno Pugliese e Girolamo Macrì, col
ruolo dunque di finanziatori». Per il procuratore Ma-
rio Spagnuolo in lui vi è «l’epicentro dei fatti d’usura
dell’intera provincia». Le altre figure, invece, assumerebbero la veste di «procacciatori, intermediari», oppure svolgerebbero «compiti esecutivi, mantenendo
contatti costanti con le vittime e prestandosi nelle
operazioni bancarie, finanziarie e commerciali onde
assicurare il provento dei reati».
A finire nella loro rete sarebbero stati almeno in tre.
Uno di loro, un imprenditore di Serra San Bruno,
stanco di subire vessazioni e umiliazioni di ogni tipo,
e non essendo più in condizione di onorare i suoi debiti, ha deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria.
Questo accadeva nel marzo 2010. In quel momento
partirono le indagini di carabinieri e Gdf. Foto, appostamenti, controllo di flussi finanziari. Tutti elementi che hanno permesso di ricostruire la fitta rete di collegamenti tra i soggetti coinvolti, confermando in
buona sostanza le dichiarazioni rese dalla parte offesa. Le indagini, inoltre, hanno permesso di accertare
come anche altre persone fossero assoggettate all’associazione. Almeno due, un commerciante d’auto (di
Serra) e un commerciante ambulante (di Soriano).
Le singole posizioni
Luigi Carè, per come emerge in particolare dalle intercettazioni, sarebbe «il tramite, nonché esattore e
garante», fra la vittima della presunta usura e Tassone e Pugliese. Scrive il gip: «Conosce già la parte offesa ed apparentemente cerca di aiutarlo facendo in
realtà il gioco degli usurai dai quali (in particolare
Tassone), come emerge inequivocabilmente dalle
esaminate intercettazioni, prende disposizioni subito dopo aver parlato con (...) rivelandosi perciò per-
fettamente cosciente di contribuire fattivamente alla condotta usuraria di Tassone».
Il figlio di Giovanni Battista, Francesco Tassone,
sarebbe «l’emissario del padre di cui esegue tutte le
direttive, con un ruolo che va sempre più intensificandosi via via che, in seguito ai controlli di polizia giudiziaria - riporta l’ordinanza del gip - la posizione paterna diviene sempre più compromettente e pericolosa, imponendo maggiori precauzioni e sostanzialmente la sostituzione da parte del figlio».
Nazzareno Pugliese, invece, sarebbe «il finanziatore di parte delle somme prestate» alla vittima «per il
tramite di Tassone, nonché personalmente del prestito di euro 5000». Il legame tra costui e “Cappuccino”, inoltre, sarebbe attestato dal fatto che quest’ultimo avrebbe indicato più volte lo stesso Pugliese e
Girolamo Macrì «come finanziatori dell’attività usuraria portata avanti». Sarebbe stato Pugliese, poi, ad
occuparsi «attivamente della vendita dell’immobile» che l’imprenditore era stato «costretto a mettere
in vendita per appianare l’esposizione». La proprietà in questione, una villa nel Mantovano del valore di
mercato di un milione e 200mila euro «doveva giungere nella disponibilità del Tassone e del Pugliese,
che l’avrebbero pagata 400mila euro».
Girolamo Macrì, come detto, viene indicato dalla
vittima come «uno dei finanziatori dell’usura portata avanti da Tassone Giovanni Battista», e ciò troverebbe conferma anche «nell’accertato ulteriore finanziamento usurario in danno» dell’ambulante, altra
vittima dell’associazione. C’è un episodio, in particolare, che rende bene il legame tra Macrì e Tassone. In
casa di quest’ultimo, nel corso di un’attività di polizia, è stato sequestrato un contratto di locazione stipulato tra Macrì e una seconda persona, l’ambulante appunto. L’assurdo è che l’oggetto della locazione,
un magazzino da 40mila euro, era di proprietà in
parte dello stesso commerciante, il quale lo avrebbe
dovuto cedere per coprire parte del debito, e per poterne usufruire sarebbe stato costretto ad affittarlo:
del suo immobile, insomma, pagava 200 euro al mese d’affitto.
Ieri gli agenti delle fiamme gialle, guidati dal colonnello Michele Di Nunno, e quelli dell’Arma, diretti
dal colonnello Daniele Scardecchia, hanno messo fine a questo presunto vortice dell’usura, grazie anche
alla denuncia presentata dalla principale vittima, sull’importanza della quale si è espresso il procuratore
Spagnuolo: «Quando la gente ripone fiducia nella
giustizia, noi attiviamo tutti i mezzi per ripagarla».
Ma potrebbe non essere finita qui, perché gli elementi in mano agli inquirenti sono tanti. E potrebbero
presto portare a nuove operazioni.
Giuseppe Mazzeo
La denuncia
Le indagini scattano
a seguito di una
denuncia presentata
da un imprenditore
di Serra, “strozzato”
da un giro di debiti
contratti con interessi
record, fino al 1500 %
Le indagini
Carabinieri e Gdf
hanno avviato una
serie di riscontri e
accertamenti dai
quali è venuta fuori
una rete di contatti
che portavano alle
persone arrestate
Altre vittime
Le indagini hanno
portato a galla che a
finire nella rete della
usura vi erano anche
altre persone, che
inizialmente non
avevano denunciato
Gli arresti
Nella notte di ieri è
scattato il blitz. In
manette sono finite
tre persone di
Soriano, una di
Serra e una di San
Costantino Calabro
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VENERDÌ 11 novembre 2011
calabria
ora
V I B O N E S E
Emergenza criminalità a Mileto
Le telecamere di un esercizio commerciale immortalano alcuni malviventi
l’intervento
Né martiri, né eroi:
sono amministratori
I malviventi ripresi dalle telecamere dell’esercizio commerciale. A destra l’interno della pizzeria distrutta dall’incendio doloso
MILETO Dispiace ribadirlo, ma la
problematica criminalità ha ormai raggiunto livelli insostenibili sul territorio comunale di Mileto. Non passa giorno, infatti, in cui la cronaca non si ritrova costretta a registrare tristi fatti, perpetrati ai
danni di singoli cittadini o di malcapitati
titolari di esercizi commerciali, già di per
sé alle prese con la grave crisi economica.
E così, nonostante lo spiegamento di forze predisposto dalle autorità competenti,
anche a cavallo tra mercoledì e giovedì i
malviventi di turno sono entrati indisturbati in azione sul territorio comunale, in
questo caso indirizzando alcuni colpi di
pistola verso le saracinesche del nuovo supermercato “Gran risparmio” di proprietà di Lino Calzone, aperto sabato scorso
alla periferia sud di Paravati. Quattro i
proiettili che hanno colpito la porta d’ingresso del negozio ubicato alle porte della frazione di Mileto. Un atto chiaramente intimidatorio, che fa il paio con le tante azioni delinquenziali delle scorse settimane e con le due portate a termine la
notte precedente: il furto con scasso compiuto ai danni del bar “Oasi” della città capoluogo e l’incendio doloso appiccato all’interno della pizzeria “San Pietro”, sita
sulla Statale 18, nei pressi del bivio per
San Calogero. E riguardo a questo triste
fatto di cronaca che ha riguardato uno degli esercizi commerciali più noti della zona, quel giorno chiuso per turno settimanale, emergono oggi dettagli inediti che
destano sconcerto e inquietudine e che,
nel contempo, fanno ben capire come
l’emergenza criminalità abbia ormai superato il livello di guardia. Ad entrare in
azione, quando mancavano solo due minuti allo scoccare della mezzanotte, sono
stati due giovani incappucciati con il volto coperto da una maschera. Le immagini captate dalle telecamere a circuito chiuso, installate nei pressi e all’interno della
pizzeria di proprietà del 41enne Giuseppe
Vallone, permettono di ricostruire con
chiarezza le varie fasi della vicenda. Nello
specifico, si vedono i malviventi sopraggiungere a piedi da una stradina nei pressi dell’esercizio, muniti di tanica di benzina. I due, dopo aver scavalcato uno dei
cancelli, sfondano con un martello il vetro
di una delle porte d’ingresso e si intrufolano all’interno del locale per tre lunghi
minuti, appiccando il fuoco e dandosi
successivamente alla fuga. Il tutto, incuranti del fatto che l’abitazione in cui vivo-
no il proprietario e la sua famiglia è addirittura affiancata alla pizzeria. E in effetti,
il vetro frantumato e il trambusto hanno
richiamato l’attenzione del titolare, il quale, resosi conto di quel che accadeva, ha
chiamato le forze dell’ordine mentre
l’azione era ancora in corso. Sul posto, dopo pochi minuti sono sopraggiunti i militari della locale stazione dei carabinieri,
guidata dal maresciallo Alessandro Demuru, i quali nel frattempo avevano a loro volta allertato i Vigili del fuoco del comando provinciale di Vibo Valentia, intervenuti con l’azione di spegnimento dopo circa un’ora. Al momento, nessuna
traccia dei due malviventi, mentre sono
ingenti i danni riscontrati all’interno della struttura. Le fiamme ed il fumo prodotto, infatti, oltre a danneggiare il pavimento e la parte muraria, hanno reso praticamente inservibili tutte le componenti elettriche, le suppellettili e la mobilia della
pizzeria. Tant’è che per poter ridare il via
all’attività, necessiteranno interventi consistenti e un notevole esborso di denaro,
che rischia di mettere in ginocchio un
esercizio commerciale, tra l’altro in possesso del marchio di qualità provinciale.
Giuseppe Currà
intimidazione a sant’onofrio
il ritrovamento
Il Pd interroga il governo
I parroci si recano sul posto
L’Arma recupera
un fucile rubato
a Filadelfia
SANT’ONOFRIO “ Solo con
Dio c’è futuro nelle nostre campagne!” con questa affermazione lapidaria e chiara si apre il messaggio
che i vescovi italiani hanno inviato
per la tradizionale “Giornata del
ringraziamento”. La coincidenza di
tale celebrazione annuale con l’ennesimo delitto ambientale che si è
consumato in questi giorni in località Vajoti di Sant’Onofrio spinge il
direttore pastorale della diocesi,
don Piero Furci, «a reagire adeguatamente. Ecco perché, oltre ad offrire la nostra solidarietà a tutte le
vittime della sopraffazione e in particolare all’imprenditore Lopreiato
e alla cooperativa “Talita Kum”,
lanciamo un messaggio affinchè,
nelle nostre comunità, in questi
giorni di ringraziamento per i frutti della terra, vengano fatti atti di
riparazione per il delitti ambientali che si perpetuano nel nostro territorio. L’ufficio diocesano, pertanto, in collaborazione con le parrocchie di Sant’ Onofrio, Stefanaconi e
San Nicola da Crissa, organizza per
domani alle 11.30 un momento di
preghiera e di riparazione presso la
località Vajoti di Sant’Onofrio, teatro del misfatto ambientale».
Sull’intimidazione si registra l’intervento dei parlamentari del Pd,
Laratta, Lo Moro e Oliverio, che invitano lo Stato «a reagire con determinazione o sarà sconfitto»,
presentando un’interrogazione urgente al governo, per richiamare
l’attenzione in una parte di territorio dove «lo Stato non c’è più». I
tre, inoltre, preannunciano una visita sul posto, anche per esprimere
la loro vicinanza. Solidarietà anche
dal segretario regionale de La Destra, Gabriele Limido, per il quale è
«inammissibile che gli imprenditori in Calabria non riescano a svolgere il proprio lavoro perché sopraffatti dalle intimidazioni mafiose. Lo Stato e le istituzioni devono
reagire con il pugno di ferro. L’Italia onesta non può più sopportare
che esistano zone franche per la criminalità organizzata. Lo sviluppo
economico del Sud e della Calabria
- conclude Limido -passa dalla lotta dura alla mafia».
FILADELFIA Avevano rubato il fucile nel mese di aprile di quest’anno e da
quel momento dell’arma da caccia si erano perse le tracce. Questo fino all’altro ieri pomeriggio, quando i militari della stazione carabinieri di Filadelfia, che da settimane stanno battendo a tappeto le campagne dei comuni di Filadelfia e Francavilla per verificare la presenza di refurtiva, hanno notato un fagotto nascosto nel
sottotetto di un’abitazione in costruzione
nella contrada Zagheria di Filadelfia. Appena gli uomini della Benemerita hanno
tolto gli stracci si sono subito accorti di
avere tra le mani il fucile Flobert calibro
8 sparito dall’abitazione di un anziano di
Filadelfia ben 7 mesi fa. Immediato il sequestro dell’arma, che verrà sottoposta
ad accertamenti presso i laboratori della
Benemerita.
La continua azione di controllo del territorio che i carabinieri della stazione di
Filadelfia stanno svolgendo sui centri abitati e le campagne della zona continua a
portare i propri frutti e sta consentendo
di contrastare i fenomeni criminali che
interessano la zona a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro.
r. v.
Ci sono voluti nove colpi
di pistola sparati a bruciapelo a Pollica - Acciaroli
contro Angelo Vassallo,
perché la maggioranza degli organi di informazione
e degli italiani iniziassero a
porre un po’ di attenzione
sui rischi che corre un sindaco onesto e perbene nell’Italia del XXI secolo in alcune zone della penisola.
Chi volesse compiere un
semplice esercizio quotidiano potrebbe collegarsi con
il proprio computer ad internet, aprire un motore di
ricerca qualsiasi oppure visitare il sito di qualche giornale locale del Sud Italia. Si
scoprirebbe in questo modo che ogni giorno un amministratore locale è fatto
oggetto di atti intimidatori
che vanno dall’invio di lettere minatorie, in alcuni
casi accompagnate da proiettili inesplosi, sino all’incendio dell’auto. O finire
addirittura aggrediti com’è
successo al sindaco di Soriano Calabro, Francesco
Bartone e in precedenza al
suo vicesindaco Enzo Bellissimo. Ad alcuni amministratori comunali, inoltre,
è successo più di una volta
di essere oggetto di violenza e di intimidazioni particolarmente pesanti. Un caso è sempre quello di Bartone che nei mesi scorsi si è
vista incendiata, pure, la
macchina.
La maggioranza degli
amministratori locali minacciati vive nel Sud Italia
ed amministra comuni di
piccole-medie dimensioni.
Tuttavia non sono mancati episodi di intimidazione
anche al nord. E non è da
escludere che ancora oggi
alcuni amministratori locali settentrionali siano minacciati se solo si pensa, ad
esempio, alla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia e alla sua infiltrazione
nel tessuto economico, testimoniata dall’inchiesta
“Crimine”. Gli amministratori locali oggetto di attenzione criminale e violenta
non sono né eroi né paladini senza macchia che inten-
dono sfidare in solitaria l’illegalità e le mafie. Sono
semplicemente persone
perbene che intendono la
politica come esercizio del
bene comune per la collettività. Sono persone che hanno compreso che l’illegalità si nutre di consenso sociale fondato sulla concessione di privilegi, di raccomandazioni e sull’esercizio
di intimidazioni. E per questo motivo hanno iniziato
un’opera di bonifica socioterritoriale che si fonda sull’investimento in politiche
sociali (esempio lotta alla
dispersione scolastica, investimento sui giovani e la
cultura), sul rispetto dell’ambiente, sulla pianificazione urbanistica che non
tollera l’abusivismo edilizio
e la cementificazione selvaggia, sulla promozione
di uno sviluppo capace di
garantire lavoro vero.
La gran parte degli amministratori di cui stiamo
parlando non è scortata, né
è destinataria di stipendi
elevati, come qualcuno può
essere indotto a pensare in
tempi in cui nel nostro Paese al termine “politica” è associato il termine “casta”.
Al contrario, spesso, sono
proprio molti sindaci, assessori e consiglieri comunali onesti che si autotassano per permettere ai loro
Comuni di disporre di
maggiori risorse da investire per garantire sviluppo e legalità, com’è il caso
del sindaco di Soriano Calabro. E lo fanno, per esempio, o riducendosi le indennità, oppure aprendo direttamente il proprio portafoglio per pagare la benzina
dell’auto di servizio, un
viaggio di lavoro, la carta
per le fotocopie in ufficio.
E’ arrivato il tempo a
cercare questi sindaci e a
metterli in rete tra di loro.
Non lasciarli soli e sostenerli. Sono queste le risposte che possiamo dare a chi
si chiede cosa possiamo fare. Oltre che lavorare al loro fianco.
Domenico L. Scuglia
Segretario comunale