Mini Dossier Prevenzione N. 11/07

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Mini Dossier Prevenzione N. 11/07
Mini Dossier Prevenzione N. 11/07
Dossier
Influenza, tosse e raffreddore
L'INFLUENZA rappresenta un importante problema di sanità pubblica in Italia, causando
ogni anno epidemie stagionali che colpiscono il 5-10% della popolazione, con circa
8.000 decessi. All’inizio di ottobre è cominciata in tutta Italia la distribuzione dei vaccini
antinfluenzali che rappresentano il mezzo più efficace e sicuro per prevenire la malattia
e le sue complicanze. Il vaccino è disponibile in due forme, tradizionale e adiuvato.
Quest’ultimo garantisce una maggiore risposta immunitaria per l'intera stagione influenzale grazie alla presenza dell'adiuvante Mf59. La Determinazione AIFA 24 settembre 2007
prevede che i vaccini influenzali debbano essere costituiti, per la stagione 2007-2008, da
antigeni virali preparati dai seguenti ceppi: un ceppo simile al A/Solomon Islands/3/2006
(H1N1); un ceppo simile al A/Wisconsin/67/2005 (H3N2), un ceppo simile al
B/Malaysia/2506/2004.
Secondo il virologo Fabrizio PregliaVaccino nasale. Nel settembre 2007 la FDA ha approsco, dell'Università di Milano, la copervato l’uso di una formulazione nasale spray, a base di
tura vaccinale in Italia resta ancora
virus influenzali vivi attenuati, nei soggetti sani 2-49 anni, escluse le donne in gravidanza (nasal-spray flu
troppo bassa. Al vaccino ricorre solo il
vaccine - LAIV per “live attenuated influenza vaccine”
66 % degli anziani e il 10 % dei bambini
- FluMist®).
a rischio, che sono i soggetti più vulnehttp://www.fda.gov/bbs/topics/NEWS/2007/NEW01705.html
rabili agli strascichi e le complicanze,
che colpiscono per esempio il 70 % della popolazione anziana.
La fase di prevenzione durerà da ottobre a novembre, in attesa della carica di microbi
guidata dal virus H1N1 delle isole Salomone prevista per dicembre. Il momento ideale
per vaccinarsi, data l'efficacia limitata nel tempo, è da metà a fine novembre, per ottenere una immunità adeguata, nelle fase cruciale dell'epidemia.
È necessario fare una distinzione tra i classici sintomi da raffreddamento (molto simili a
quelli influenzali), che possono dipendere dai bruschi cambiamenti di clima, e influenza
vera e propria che è una malattia, molto contagiosa, causata da virus che cambiano
aspetto di anno in anno e che per questo si contrae più volte nella vita. Il nostro sistema
immunitario non riesce infatti a proteggerci completamente come nel caso di altre malattie virali (varicella, morbillo, rosolia ecc.). A tutte le età si può esserne colpiti, ma i
bambini sono particolarmente suscettibili specie se in età scolare. Il contagio avviene
per contatto diretto da persona a persona; indirettamente, tramite le goccioline di saliva
emesse dalla persona infetta o tramite gli oggetti da poco contaminati dalle secrezioni
nasali. Il virus penetra attraverso le vie respiratorie, e il periodo di incubazione è breve, da
1 a 3 giorni. La malattia si manifesta con epidemie in cui vengono contagiate in breve
tempo molte persone, con un picco di ammalati nel giro di 2-3 settimane. Si ha poi un
progressivo decremento fino alla scomparsa. Di solito la durata di un’epidemia nei nostri
climi è 1-2 mesi e la stagionalità è tipicamente invernale. Se la diffusione è in tutte le parti
del mondo si parla di pandemia.
L’influenza è una malattia respiratoria acuta che si manifesta con febbre più o meno
alta, raffreddore, tosse e spesso mal di gola. Sono frequenti mal di testa e dolori alle
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gambe; a volte sono presenti anche diarrea o vomito. La febbre dura generalmente 2-3
giorni, ma a volte persiste fino a 5 giorni. La tosse dura spesso qualche giorno in più. Gli
adulti sani sono in grado di infettare gli altri da un giorno prima di sviluppare i sintomi e fino a 5 giorni dopo essersi ammalati: quindi è possibile trasmettere l’influenza anche prima di sapere di averla contratta.
La febbre è generalmente più elevata nelle infezioni provocate dai virus del tipo A,
mentre in quelle causate da quelli del tipo B si mantiene a livelli più bassi. Nei lattanti, in
genere, la febbre non si manifesta ma si osservano vomito e diarrea. Anche negli anziani
(oltre i 75 anni d'età) la febbre rimane bassa, l'insorgenza dei disturbi è graduale e comporta soprattutto debolezza, dolori articolari e stato confusionale. La diagnosi di influenza
si basa comunemente sui sintomi clinici; la certezza può essere raggiunta solo con l'isolamento del virus influenzale che, però, viene effettuata solo a scopi di ricerca. La tabella qui di seguito riassume brevemente le caratteristiche che permettono di distinguere se
si tratti di raffreddore o di influenza.
Tab.1
SINTOMI
INFLUENZA
RAFFREDDORE
Generalmente brusca ed improvvisa, accompagnata da brividi e sudorazione
Può essere graduale
Superiore ai 38°C, dura circa 3-4 giorni
Rara e, in genere, non elevata
Sì, forte
Raro
Malessere e dolori generali
Quasi sempre presenti e spesso forti
Non gravi
Affaticamento e debolezza
Possono durare fino a due-tre settimane
Accennati
Naso chiuso
A volte
Comune
Starnuti
A volte
Frequenti
Mal di gola
A volte
Comune
Comuni, possono divenire molto forti
Da leggeri a moderati, tossire è doloroso
Bronchiti e polmoniti
Otite
Insorgenza dei primi sintomi
Febbre
Mal di testa
Dolori al petto durante la respirazione e la tosse
Complicanze
La complicanza più frequente dell’influenza è la sovrainfezione batterica che si manifesta per lo più con bronchiti, broncopolmoniti o otiti. I batteri approfittano dello stato di
scarse difese del soggetto ammalato con un peggioramento della tosse o un ritorno della febbre dopo che era scomparsa. Ad alto rischio di complicazioni sono i soggetti di età
> 65 anni, pazienti con patologie croniche (asma, diabete, insufficienza cardiaca - possono subire un peggioramento), bambini e donne in gravidanza.
La Tab. 2 riassume le opzioni terapeutiche che si possono adottare. Farmaci antivirali
sono disponibili per trattare e prevenire l’influenza. Negli Stati Uniti due sono gli agenti antivirali approvati e raccomandati per la stagione influenzale 2007-2008: oseltamivir (non
disponibile in Italia) e zanamivir. Si tratta di due farmaci chimicamente correlati appartenenti alla classe degli inibitori della neuroaminidasi, attivi nei confronti dei virus influenzali
A e B. Oseltamivir è approvato per il trattamento e per la profilassi dei soggetti > 1 anno;
Zanamivir è approvato per l’uso nei soggetti > 5 anni per la prevenzione e nei pazienti > 7
anni a scopo terapeutico. Essi differiscono nella farmacocinetica, effetti collaterali, via di
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somministrazione, dosaggio e costo. I CDC americani non raccomandano invece la prevenzione con una seconda classe di farmaci antivirali, che comprende amantadina e
rimantadina (non disponibile in Italia), poichè negli ultimi anni una alta percentuale di virus influenzali si è dimostrata resistente a queste molecole.
Tab. 2
Opzioni
Prevenzione
Vaccini
x
Antivirali
x
Trattamento
causale
Trattamento
sintomatico
x
x
Antibiotici
OTC
x
Alternative
non mediche*
x
* Strategie per impedire il contagio: lavarsi spesso le mani, evitare la vicinanza con soggetti influenzati, usare
il fazzoletto quando si tossisce o starnuta, ecc.
I soggetti con i sintomi dell’influenza (flu-like symptoms) possono trarre giovamento dai
farmaci di automedicazione. I rimedi più comuni sono rappresentati da:
•
analgesici — per il dolore e la febbre;
•
antistaminici — riducono la rinorrea e la lacrimazione, causando spesso secchezza
delle mucose
•
espettoranti — riducono la viscosità del muco rendendo più facile l’eliminazione
•
sedativi — generalmente raccomandati per la tosse secca non producente
•
decongestionanti — per ridurre la congestione nasale.
Trattandosi di medicinali, anche gli OTC possono avere effetti collaterali: il farmacista
deve fornire tutte le informazioni necessarie al paziente per le corrette modalità di assunzione e il più opportuno dosaggio, tenendo conto dell’età, del peso e di ogni altro fattore che può condizionare l’azione o rendere più pericolosi gli eventuali effetti indesiderati
dei farmaci assunti (malattie intercorrenti, patologie croniche, eventuali altri trattamenti
farmacologici in corso).
Il RAFFREDDORE è un’infezione virale acuta, generalmente senza febbre, del tratto respiratorio, con infiammazione in alcune o in tutte le parti delle prime vie aeree, che comprendono naso, seni paranasali, gola, laringe e talora trachea e bronchi. I sintomi e i segni sono aspecifici. Dopo un periodo di incubazione l'esordio è brusco, con una sensazione urente nel naso o nella gola, seguito da starnuti, rinorrea e malessere generale. Caratteristicamente, la febbre non è presente, in particolare con rinovirus o coronavirus. La
faringite si sviluppa solitamente nelle fasi precoci; la laringite e la tracheobronchite variano a seconda del paziente e dell'agente eziologico. Le secrezioni nasali, sono acquose e profuse durante i primi giorni, divengono poi mucoidi e purulente; le secrezioni mu-
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copurulente non indicano una superinfezione batterica. Escreato purulento o importanti
sintomi delle vie respiratorie più basse, suggeriscono un'eziologia virale differente dai rinovirus e possono essere dovuti a un'infezione batterica primaria o secondaria. Le persone con asma e bronchite spesso hanno un aggravamento dei sintomi respiratori da infezioni virali. Altre complicanze solitamente batteriche sono la sinusite purulenta e l'otite
media, ma sono occasionalmente dovute all'infezione virale primaria delle mucose. In
assenza di complicanze, i sintomi si risolvono normalmente in 4-10 gg.
Il raffreddore comune è causato dai picornavirus, specialmente rinovirus e alcuni echovirus e coxsackievirus(circa il 30-50% di tutti i raffreddori è causato da uno dei più di
cento sierotipi di rinovirus). L'esposizione alla temperatura fredda non provoca raffreddori
di per sé e la suscettibilità di una persona non è influenzata né dallo stato di salute né da
quello nutrizionale o da anormalità del tratto respiratorio superiore (p. es. tonsille ingrandite o adenoidi), ma la sintomatologia è condizionata dallo stato fisiologico dell'ospite. Astenia eccessiva, stress emotivo, disordini allergici rinofaringei e la fase centrale del ciclo
mestruale sono state correlate a un'aumentata espressione e rilevamento di sintomi. Il
fattore più importante per evitare l'infezione consiste nella presenza di anticorpi specifici
neutralizzanti nel siero e nelle secrezioni, che indicano una precedente esposizione allo
stesso virus o a uno strettamente correlato e offre una protezione relativa.
Non ci sono cure per raffreddore e influenza, ma una ampia gamma di prodotti sintomatici. Per il raffreddore, soprattutto nei bambini è opportuno fare frequenti lavaggi nasali con soluzioni antisettiche e fluidificanti per liberare il naso ed evitare ulteriori infezioni.
Il modo più semplice per prevenire il raffreddore è lavarsi le mani spesso con soluzioni
disinfettanti dopo aver avuto contatti con una persona ammalata o anche dopo essersi
soffiato il naso. È un rimedio utile per evitare la diffusione poiché i rinovirus sono in grado
di sopravvivere circa tre ore sulla pelle o sulla superficie di oggetti contaminati. Inoltre è
consigliabile assumere liquidi abbondanti.
Nei bambini l'uso di farmaci richiede
prudenza. Ad esempio, nei bambini
sotto i tre anni non si devono impiegare prodotti contenenti canfora e mentolo (nemmeno quelli in pomata da
spalmare sul petto).
Decongestionanti nei pazienti pediatrici
Negli stampati della specialità medicinale Narlisim
bambini gocce nasali è stata introdotta la controindicazione al di sotto di 12 anni di età ed è stato modificato il regime di fornitura con passaggio da OTC a ricetta
ripetibile. La rivalutazione del rapporto beneficio/rischio
condotta dall’AIFA è risultata sfavorevole nei bambini al
di sotto dei 12 anni per tutti gli altri decongestionanti
nasali simpaticomimetici per uso topico.
In seguito ad alcune segnalazioni di
reazioni avverse gravi verificatisi in seguito all'utilizzo di decongestionanti naEntro il 19 novembre 2007 tutte le confezioni delle spesali in bambini molto piccoli (< 1 anno),
cialità a base di decongestionanti nasali dovranno ril’AIFA ha proceduto alla revisione del
portare sulla confezione la dicitura "non utilizzare al di
profilo rischio/beneficio di questi farsotto dei 12 anni" e, entro il 18 marzo 2008, anche il fomaci in età pediatrica, ritenendolo
glietto illustrativo dovrà riportare questa controindicazione.
non favorevole. I dati in letteratura ad
oggi disponibili indicano infatti che i
decongestionanti nasali producono un lieve miglioramento dei sintomi del raffreddore
nell'adulto, mentre mancano dati di efficacia nei bambini e neonati. Per questo l'AIFA ha
intrapreso un provvedimento restrittivo per limitarne l'uso nei bambini < 12 anni di età. I
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decongestionanti, da sempre controindicati nei bambini al di sotto dei due anni di età,
sono stati in molti casi somministrati anche ai bambini piccoli per periodi superiori a quelli
raccomandati e con una frequenza maggiore di quella consigliata, perchè erroneamente ritenuti sicuri. In realtà essi possono provocare localmente irritazione e, se utilizzati
oltre il tempo raccomandato, causare un peggioramento dei sintomi. Ciò induce ad
aumentare la frequenza di applicazione e il rischio di assorbimento del farmaco attraverso la mucosa nasale. Gli effetti indesiderati più significativi interessano l'apparato cardiovascolare (tachicardia, ipertensione, ecc.) e il sistema nervoso centrale (cefalea, sonnolenza, ecc.) con una frequenza maggiore proprio nei bambini. Solo se l'ostruzione nasale
è rilevante e compromette l'alimentazione si può ricorrere a questi farmaci, limitandone
la quantità (1-2 gocce per narice non più di 3-4 volte al giorno) e la durata (non più di 23 giorni). Per favorire la liberazione delle narici e quindi la respirazione del bambino può
essere utile umidificare l'ambiente, fare instillazioni o lavaggi nasali con soluzione fisiologica (2-3 gocce per narice), effettuare, se il bambino è più grande, degli aerosol con soluzione fisiologica.
Al di là di queste considerazioni è possibile ricorrere all'uso di alcuni farmaci per alleviare i sintomi più fastidiosi del raffreddore. Per ridurre la congestione si possono usare spray
o gocce per il naso a base di vasocostrittori, che riducono l'afflusso di sangue e alleviano
l'infiammazione. Questi farmaci vanno usati con prudenza in caso di pressione alta, diabete e ipertiroidismo; se i sintomi persistono sono indicati gli antinfiammatori (acido acetilsalicilico e paracetamolo). È bene non usare invece antistaminici o antibiotici. Se il raffreddore si ripete spesso, oppure se ogni volta è accompagnato da bronchiti, otiti o sinusiti, occorre sia combattere gli episodi acuti sia attuare una prevenzione adatta, che eviti le ricadute e le complicazioni.
È necessario rivolgersi al medico se i sintomi non migliorano dopo sette-dieci giorni,
quando l'infezione interessa i seni delle ossa nasali o di quelle frontali, i bronchi, la trachea e l'orecchio; se si ripete
ZINCO utile nel raffreddore
con molta frequenza, più di 5
Lo zinco è un oligoelemento metallico essenziale, quantitativavolte l'anno; se compare febmente più rappresentato nell’organismo umano dopo il ferro.
Nell’organismo lo zinco partecipa a numerosi processi metabolici
bre alta (≥ 39°C, indizio di un'inintervenendo nell’attività di oltre un centinaio di enzimi. Ciò spiefluenza o di un'altra infezione
ga perché una carenza di zinco si manifesta con i disturbi più vavirale delle prime vie respiratori. Nella stagione fredda lo zinco è importante per il sistema imrie); se compare un mal di gola
munitario poiché una sua carenza determina una minore resiche potrebbe far sospettare
stenza alle infezioni virali. A tal proposito diversi studi scientifici
hanno dimostrato l’utilità di tavolette a base di zinco gluconato
una tonsillite; se si presenta una
come coadiuvanti per ridurre la durata e la gravità dei sintomi
tosse che peggiora o persiste
delle comuni problematiche da raffreddamento. Tale effetto è
per oltre 10 giorni; se l'ammalaparticolarmente di beneficio se le tavolette vengono assunte ento ha già altri problemi respiratro
24-48
ore
dalla
prima
comparsa
dei
sintomi.
Le tavolette in forma masticabile (possono anche essere suctori che si sono aggravati con il
chiate) permettono un'azione dello zinco già a livello del cavo
raffreddore.
orale e delle prime vie respiratorie che sono quelle più suscettibili
ai disturbi tipici della stagione fredda.
Sebbene siano stati approntati vaccini sperimentali efficaci
contro alcuni rinovirus, adenovirus e paramyxovirus, non è disponibile alcun vaccino
commerciale.
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In studi clinici controllati, dosi orali di vitamina C, anche 2 g/die, somministrati come
profilassi, non hanno modificato la frequenza dei comuni raffreddori da rinovirus o la
quantità di virus eliminati da persone infette; alcuni studi hanno mostrato una diminuzione della durata dei sintomi tra le persone che hanno assunto fino a 8 g/die il primo giorno di infezione.
Gli antipiretici aiutano a ridurre la febbre, ma ripetute dosi di aspirina possono aumentare la produzione di particelle virali, senza migliorare sensibilmente i sintomi. Se si sospetta l'influenza, l'aspirina deve essere evitata al fine di ridurre il rischio di sindrome di Reye,
specialmente nei bambini.
L'idratazione è importante per mantenere la fluidità delle secrezioni. E’ preferibile non
trattare la tosse, tranne nei casi in cui sia particolarmente intensa e dolorosa, per preservare un meccanismo di difesa.
Sono stati raccomandati molti altri trattamenti di supporto. I più comuni sono rappresentati dall'ingestione di bevande calde, dall'uso di antiistaminici e da elevate dosi di acido ascorbico assunto all'insorgenza dei sintomi: rimedi che possono avere un effetto
soggettivo, ma non hanno mostrato un beneficio oggettivamente quantificabile. Gli antibiotici non sono indicati come profilassi contro un'infezione batterica; se si verificano sovrainfezioni nella seconda settimana o in seguito, esse devono essere trattate in maniera
specifica.
La TOSSE è un meccanismo protettivo che libera le vie aeree dalle sostanze irritanti e
dall’ostruzione e può essere involontaria (causata da stimolo meccanico, chimico o nervoso, infezione polmonare, fumo, corpi estranei, muco e polveri) o volontaria (una azione deliberata volta a liberare i bronchi e la gola). La tosse può essere poi secca o grassa.
La tosse secca è tipica delle situazioni irritative della trachea e dei bronchi; si presenta
con assenza di catarro, senza espettorazione, accompagnata spesso da fastidio o solletico in gola, da dolore al petto o da mal di testa; generalmente presenta colpi di tosse
ripetuti o ravvicinati come avviene per esempio nella pertosse. La tosse grassa è accompagnata da rumori umidi, di gorgoglio, a livello della trachea o dei bronchi, che indicano la presenza di un eccesso di catarro; non sempre è produttiva, dar luogo cioè all'espettorazione.
Più frequentemente la tosse è provocata dal muco dei polmoni o delle vie nasali che
irrita la trachea. Una tosse secca, a brevi accessi, può essere dovuta ad un colpo di freddo, ma può essere causata anche dall'influenza o manifestarsi insieme all'infiammazione
della laringe, delle tonsille o della trachea. Se è accompagnata da dolore al fianco, può
essere sintomo di pleurite. Una tosse persistente, che non produce catarro, può anche
indicare una pressione esercitata sulle vie respiratorie: ciò può verificarsi in caso di ingrossamento del timo, della tiroide, del cuore, dei linfonodi del mediastino oppure di tumore
del polmone o dell'esofago. La tosse persistente e con eliminazione di molto catarro è di
solito causata da bronchite, bronchiectasia o eccesso di fumo. Altre cause di questo tipo di tosse possono essere il catarro nasale cronico o la sinusite; comunque, a prescindere dall'aspetto del catarro, in caso di tosse persistente bisogna sempre ricorrere al medico.
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Quando la tosse è secca, se è presente nelle prime ore della notte e/o al mattino al risveglio può essere dovuta ad un uso eccessivo del riscaldamento: l’aria secca “asciuga”
l’interno delle vie respiratorie, dove le secrezioni tendono ad addensarsi e ad evocare la
tosse. In questo caso è opportuno umidificare l’ambiente.
Quando la tosse è grassa si tratta sicuramente di infezione delle prime vie respiratorie.
In genere ha un decorso caratteristico:
1) all’inizio c’è il raffreddore
2) dopo 3 o 4 giorni inizia la tosse secca che può essere presente o assente di notte
3) in pochi giorni diviene “grassa”
4) il muco, cioè il “catarro” diviene di colore giallo-verdastro
5) in 5/10 giorni lentamente la tosse scompare
La tosse, nei bambini, è molto spesso indice di raffreddore o di influenza, ma può anche essere sintomo di bronchite, pseudocroup (laringite ‘spastica’), mal di gola, tonsillite
o anche di otite; inoltre potrebbe essere il primo sintomo del morbillo o di una allergia. In
ogni caso, anche e soprattutto nel bambino, quando si manifesti una tosse persistente,
deve essere chiamato il medico che farà eseguire gli opportuni esami, se necessario.
Visto che la tosse è un sintomo di un’altra malattia o infezione, la ricerca della causa
diventa essenziale nella terapia. Riassumendo la tosse può essere provocata da:
• Freddo, fumo, che provocano l’irritazione delle vie respiratorie
• Malattie infettive (polmonite, tubercolosi, pertosse, difterite);
• Bronchite cronica
• Asma
• Allergie (rinite allergiche o febbre da fieno, ecc.)
• Raffreddore
• Effetti collaterali o indesiderabili di certi farmaci (ACE-inibitori)
• Embolie polmonari
• Ernia iatale (reflusso gastroesofageo)
• Nervosità, stress, ecc. (reazione psicologica ad alcune situazioni fortemente emotive o allo stress)
• Insufficienza cardiaca sinistra e altre malattie cardiache
I virus del raffreddore rappresentano la causa più frequente di tosse soprattutto nei
bambini, in cui ancora non si sono sviluppate del tutto le difese immunitarie, e negli anziani, in cui le stesse si sono invece indebolite. I virus parainfluenzali, che colpiscono le alte vie respiratorie, provocano tossi secche e rauche, mentre quelli dell'influenza vera e
propria tosse forte e prolungata, oltre a febbre alta. In caso di infezioni batteriche, gli attacchi di tosse sono incessanti e la febbre di solito resiste alle terapie.
Per il trattamento sintomatico sono presenti in commercio 3 diversi gruppi di farmaci: i
sedativi (calmanti) della tosse, i mucolitici e gli espettoranti, e le associazioni di più principi attivi.
Sedativi. Questi farmaci possono agire a livello centrale o periferico. I farmaci antitussigeni ad azione centrale inibiscono o sopprimono il riflesso della tosse deprimendo il cen-
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tro bulbare o centri superiori a esso correlati. I farmaci di questo gruppo più comunemente usati sono il destrometorfano e la codeina.
Il destrometorfano, non ha significative proprietà analgesiche e sedative, non deprime
l'attività respiratoria al dosaggio usuale e non dà dipendenza. Non è stata documentata
assuefazione nell'uso a lungo termine. Le dosi medie sono per l'adulto 15-30 mg 1-4 volte/die, in compresse o sciroppo; per i bambini, 1 mg/kg/ die, in dosi frazionate.
La codeina, dotata di un effetto antitussigeno, analgesico e leggermente sedativo, è
particolarmente utile nel trattamento della tosse dolorosa. La dose media richiesta per
l'adulto è 10-20 mg per os, ogni 4-6 h, a seconda dei casi; ma possono essere necessarie
dosi fino a 60 mg. La dose orale complessiva giornaliera che normalmente viene impiegata nei bambini è 1-1,5 mg/kg/die in dosi frazionate ogni 4-6 h. A queste dosi, la codeina ha minimi effetti deprimenti sul centro del respiro. Possono verificarsi nausea, vomito,
stipsi, tolleranza agli effetti antitussigeni e analgesici e dipendenza fisica, ma il rischio di
assuefazione è basso.
Altri farmaci antitussigeni ad azione centrale sono, tra i farmaci non stupefacenti, il clofedianolo, il levopropossifene e la
Clobutinolo bandito nell'UE
noscapina, mentre tra gli stupefaL'Agenzia europea del farmaco ha deciso il ritiro su
centi vi sono l'idrocodone, l'idrotutto il mercato europeo dei farmaci antitussivi a bamorfone, il metadone e la morfina.
se di clobutinolo. Dopo una revisione del profilo di siI farmaci antitussigeni ad azione
curezza, ha infatti concluso che i rischi di questi farperiferica possono agire sia sulla
maci superano i benefici. Nel nostro Paese l'unico
via afferente che su quella efferenprodotto in commercio a base di clobutinolo era il
te
del riflesso della tosse. Sulla via
Silomat, indicato come sedativo per la tosse, per il
afferente,
l'antitussigeno può ridurquale l'AIFA stessa il 31 agosto scorso ha già provvere lo stimolo alla tosse agendo coduto alla sospensione di vendita e al ritiro dal comme blando analgesico o anestetimercio su tutto il territorio nazionale.
co sulla mucosa delle vie aeree
(levodropropizina, dropropizina, oxalamina , pipazetato, butamirato), modificando la viscosità delle secrezioni (mucomodificatori) o rilasciando la muscolatura liscia dei bronchi
in presenza di broncospasmo (efdrina, teofillina).
Mucomodificatori. Sulla via efferente, un antitussigeno può rendere le secrezioni più facilmente espettorabili, migliorando quindi l'efficacia del meccanismo della tosse. Quando la tosse è produttiva non deve essere soppressa, a eccezione di alcune circostanze
speciali (p. es. quando debilita fortemente il paziente o ne impedisce il riposo e il sonno),
e in generale fin quando non ne sia stata individuata la causa. Le medicine per questo
tipo di tosse sono raggruppate nelle categorie deli mucolitici (bromexina, sobrerolo, Nacetilcisteina, carbocisteina) e degli espettoranti (guaifenesina). A volte vengono utilizzati dei, degli enzimi proteolitici, degli antiistaminici e dei broncodilatatori.
In realtà ci sono semplici rimedi che procurano un beneficio paragonabile a quello di
questi farmaci: prima di tutto bere in abbondanza liquidi, meglio se caldi e dolcificati
con miele, fare inalazioni di vapore e aerosol con soluzione fisiologica.
Gli agenti mucolitici possiedono gruppi sulfidrilici liberi che rompono i legami disolfuro
delle mucoproteine, riducendo così la viscosità del muco. In genere, l'utilità dei farmaci è
limitata a poche situazioni cliniche, come la fluidificazione delle secrezioni mucopurulen-
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te dense e vischiose (p. es., nella bronchite cronica e nella fibrosi cistica). L'acetilcisteina
viene somministrata come soluzione al 10-20% per nebulizzazione o per instillazione. In alcuni pazienti, i mucolitici possono aggravare l'ostruzione delle vie aeree provocando
broncospasmo. Se ciò avviene, questi pazienti possono inalare prima del mucolitico un
broncodilatatore simpaticomimetico o assumere un preparato contenente acetilcisteina
al 10% e isoproterenolo allo 0,05%, prima di prendere il mucolitico.
Gli espettoranti si usano per aiutare a espellere le secrezioni bronchiali dalle vie aeree
riducendone la viscosità e facilitandone così la rimozione; aumentano la quantità di fluido nelle vie aeree, esercitando un'azione demulcente sul rivestimento mucoso. La maggior parte degli espettoranti aumenta le secrezioni bronchiali tramite un'irritazione riflessa
della mucosa bronchiale. L'uso di questi farmaci è molto controverso: nessun dato sperimentale obiettivo dimostra che gli espettoranti attualmente disponibili riducono la viscosità delle secrezioni e migliorano l'espettorazione. La mancanza di dati sperimentali può
essere messa in relazione con l'inadeguatezza dei mezzi diagnostici in grado di dimostrarne la reale efficacia. Pertanto, l'uso e la scelta degli espettoranti si basa spesso sulla
tradizione e sull'impressione diffusa che questi farmaci siano di beneficio in alcune situazioni cliniche. La guaifenesina (100-200 mg per os ogni 2-4 h) è comunemente presente
nei prodotti da banco per la tosse. Altri espettoranti tradizionali (p. es. cloruro di ammonio, terpina idrato, creosoto) sono di dubbia efficacia, in particolare ai dosaggi della
maggior parte delle preparazioni.
Molte preparazioni antitosse, sia prescrivibili che da banco, sono costituite da due o più
farmaci, di solito sotto forma di sciroppo. Possono contenere un sedativo della tosse ad
azione centrale, un antistaminico, un espettorante e un decongestionante. Sono spesso
presenti anche broncodilatatori e antipiretici. Tali associazioni hanno lo scopo di alleviare
molti dei sintomi di un'infezione acuta delle prime vie respiratorie e non devono essere
utilizzati solamente per gestire la tosse. Alcune associazioni di farmaci antitussigeni sono
costituite da ingredienti che hanno effetti opposti sulle secrezioni delle vie respiratorie (p.
es., gli espettoranti e gli antistaminici), mentre molti altri preparati contengono sostanze
potenzialmente utili, ma a dosaggi sub-ottimali o inefficaci.
Di norma è preferibile agire su una specifica componente del riflesso della tosse con un
solo farmaco a dosi piene. Per sedare semplicemente una tosse non produttiva, il destrometorfano è il farmaco preferito, Per aumentare la secrezione bronchiale e fluidificare il muco è consigliabile un'idratazione adeguata (bevendo acqua o inalando vapori);
Per calmare la tosse che origina dal faringe, si usa uno sciroppo emolliente o pastiglie,
associandoli se necessario al destrometorfano. Per la tosse complicata da broncocostrizione, è consigliabile un broncodilatatore, eventualmente associato a un espettorante. I
corticosteroidi inalatori sono indicati in caso di asma.
Per mucolitici ed espettoranti non sono segnalati particolari effetti indesiderati o controindicazioni. E’ bene valutare la presenza di disturbi gastrici, asma, l’uso di antibiotici o
la capacità di espettorare il catarro. Per quanto riguarda i sedativi della tosse, soprattutto quelli derivati dagli alcaloidi della morfina, è bene tenere presente che esercitano
un’azione sedativa generale e, quindi, non vanno associati ad altri farmaci con lo stesso
effetto o all’alcol. Inoltre, è bene evitare di superare le dosi consigliate nel foglietto illustrativo.
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Preparati emollienti per la tosse, come la soluzione linctus semplice (soluzione orale di
acido citrico monoidrato), hanno il vantaggio di essere innocui ed economici; la soluzione linctus semplice pediatrica è utile in particolare nei bambini ed è disponibile anche
senza zucchero. I diabetici devono prestare attenzione agli sciroppi per la tosse che contengono quantità elevate di zucchero; dovrebbero preferire i prodotti in compresse o in
gocce.
L’inalazione di oli essenziali (OE) pone a diretto contatto con la mucosa respiratoria sostanze potenzialmente irritanti o spasmogeniche ed è quindi controindicata in soggetti
con asma, spasmo bronchiale o altre condizioni di iper-reattività (alcuni OE sono al contrario dotati di attività antispasmodica e antinfiammatoria). Gli OE potrebbero agire attraverso un aumento della perfusione della mucosa, delle secrezioni e modificando la
struttura dei mucopolisaccaridi presenti nel catarro (aumento di volume e riduzione della
viscosità del fluido respiratorio). I composti volatili hanno anche un effetto balsamico ed
analettico (aumento dell’ampiezza e della frequenza della respirazione) che favorisce
l’espettorazione. La maggior parte degli OE è anche dotato di attività antibatterica. Gli
OE di eucalipto e menta vanno evitati nei bambini. Gli OE ricchi in aldeidi possono stimolare il riflesso tussigeno (eucalipto). Tra i rimedi naturali contro la tosse, molte piante hanno dimostrato una azione utile, la maggior parte con un’attività antisettica sulle vie respiratorie (eucalipto, timo serpillo, timo, pino, lavanda), espettorante (edera, poligala) o
sedativa (malva, verbasco, papavero, altea).
Conclusioni sulle malattie da raffreddamento
Un organismo con un sistema immunitario efficiente è in grado di reagire ai virus che
provocano le malattie da raffreddamento nel giro di pochi giorni (entro una settimana
circa). A seconda della gravità dei sintomi può essere consigliabile rimanere a letto; se
persistono o si aggravano, è necessario consultare il medico, come in caso di febbre alta
e forti dolori muscolari. Negli altri casi, qualche giorno di riposo e l’assunzione di farmaci
per attenuare i disturbi sono quasi sempre sufficienti a superare la fase acuta.
Dato che una malattia da raffreddamento comporta spesso una molteplicità di sintomi, è comprensibile volerli curare con un solo prodotto, contenente più principi attivi. Le
preparazioni combinate offrono peraltro determinati vantaggi, nel senso che non si rischia di fare confusione tra i farmaci, né di sbagliare orario di assunzione o dosaggio. Se
sono presenti contemporaneamente tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, si può
assumere un farmaco combinato, per esempio la sera, per godere di un sonno tranquillo
e ristoratore. In generale è però opportuno considerare che più farmaci insieme non sono più efficaci del singolo farmaco assunto a dosi e con modalità appropriate; più farmaci combinati tra loro aumentano il rischio di effetti indesiderati; alcune associazioni
sono irrazionali e quindi inefficaci. Il farmacista potrà consigliare, sulla base dei sintomi e
fatte tutte le opportune considerazioni, il prodotto più adatti nei singoli casi.
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Siti di interesse
www.guidausofarmaci.it
www.influenza.it
www.iss.it/iflu/
www.influnet.it
www.familydoctor.org
www.kidshealth.com
www.guideline.gov
www.flufacts.com
www.flu.iss.it
www.automedicazione.it
www.ccm.ministerosalute.it
www.cdc.gov
www.commoncold.com
www.lungusa.org
www.pediatriapratica.it
www.occhioclinico.it
www.health.harvard.edu
www.msd-italia.it
www.smi.stanford.edu
www.mayoclinic.com
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