Luca 16:19-31, il ricco e Lazzaro SLIDE iniziale
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Luca 16:19-31, il ricco e Lazzaro SLIDE iniziale
Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 1/11 Luca 16:19-31, il ricco e Lazzaro1 SLIDE iniziale Luca 16:19-31, il ricco e Lazzaro “Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta”. Gesù in Matteo 5:7 “Perché il giudizio è senza misericordia contro chi non ha usato misericordia”. Lettera di Giacomo 2:13 Oggi continuiamo il nostro ciclo di sermoni sulle parabole di Gesù, considerando la parabola del ricco e Lazzaro. Vi invito a trovare il brano in questione in Luca 16:19-31. Commentando questa parabola vedremo che essa ci insegna più cose. Vi voglio anticipare subito quelle principali. (1) Il modo in cui trattiamo gli altri incide sul nostro destino eterno. (2) Ciò che facciamo con i nostri beni incide sul nostro destino eterno. (3) Dopo la morte ogni essere umano va in uno di due posti. Uno è un luogo stupendo; l’altro è un luogo terribile (4) Il luogo dove andiamo quando moriamo diventa la nostra dimora eterna che non cambierà mai. Vogliamo iniziare con la lettura del brano. Gesù insegnava: “19 «C’era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; 20 e c’era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, 21 e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. 22 Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. 23 E nell’Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; 24 ed esclamò: “Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono 1 Predicato 21.11.10. Per questa parabola Marshall (NIGCT 632) vede l’uditorio come ancora i Farisee. I suoi dati sono: in Luca 16:14-15 l’uditorio espresso sono loro. Poi solo a 17:1 vediamo un cambiamento specifico di uditorio. Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 2/11 tormentato in questa fiamma”. 25 Ma Abraamo disse: “Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. 26 Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi”. 27 Ed egli disse: “Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento”. 29 Abraamo disse: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli”. 30 Ed egli: “No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno”. 31 Abraamo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”».” La parabola inizia al v. 19 con la descrizione di un uomo ricco. Questo versetto fa capire subito che al nostro riccone piace tanto la moda ed anche la dolce vita. Egli si veste come un nobile e “ogni giorno si…[diverte] splendidamente”. Ai vv. 20-21 la descrizione opulenta di questo uomo è seguita dalla descrizione di un altro uomo. Lui si chiama Lazzaro; i suoi vestiti, si potrebbe dire, sono le sue ulceri. È un mendicante, forse zoppo2; e tutt’altro che la dolce vita, Lazzaro desidererebbe accaparrarsi qualche briciola di avanzi per fermare un attimo la sua fame cronica. Notate il modo in cui Gesù mette in relazione questi due uomini, molto differenti tra loro. Il v. 20 dice che Lazzaro “stava alla porta” del ricco—magari davanti alla sua grande villa. Poi il v. 21 non dice solo che Lazzaro cercava un po’ di cibo ma che bramava “sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco.” Qui non abbiamo solo a che fare con un uomo molto ricco e un uomo tragicamente povero. Abbiamo a che fare con un uomo molto ricco con un cuore indurito che non faceva minimamente caso alle sofferenze di un uomo tragicamente 2 Cfr. Marshall NIGTC (635): “The pluperfect ejbevblhto could mean that he had been laid by friends in a suitable place for begging, but more probably it means ‘he was lying’…; the implication is that he was ill or crippled.” Nel mio studio di questo brano ho tratto beneficio da (a) Marshall NIGTC; (b) Marshall NBC; e (c) le nostre della ESV Study Bible. Anche se non cito sempre queste opere hanno inciso sulla mia comprensione del brano. Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 3/11 povero, che l’uomo ricco vedeva davanti a casa sua tutti i giorni. Inoltre, in Lazzaro non dobbiamo immaginarci un mendicante falso e ingannatore che chiede l’elemosina—come tanti a Firenze—a causa di pigrizia o di un cuore malvagio. Lazzaro è una persona veramente bisognosa, un uomo con problemi fisici non indifferenti. La fine del versetto 21 inserisce un altro dettaglio su Lazzaro: era circondato da cani che, dice il testo, “venivano a leccargli le ulceri”. Se vediamo in questo dettaglio una piccola consolazione per il povero Lazzaro, gli specialisti di questo periodo ci dicono che ci sbagliamo. Uno studioso infatti chiama questo dettaglio “il punto culminante delle sofferenze di questo uomo”. Perché? Perché questi cani non erano dei cagnolini domestici con cui andare a spasso, bensì dei cani randagi pericolosi ed impuri.3 I versetti 19-21 presentano un uomo molto ricco che si specializza nel divertimento ed un Lazzaro che è afflitto da immani sofferenze. Poi al v. 22 muoiono tutt’e due. Il povero, perché è un credente,4 viene portato dagli angeli in un luogo stupendo. Per lui la morte segna la fine delle sue sofferenze. Ma per il ricco-dal-cuore-indurito la morte segna l’inizio delle sofferenze--sofferenze ancora peggiori di quelle di Lazzaro, e che non finiranno mai. 3 Citazione ed anche affermazione successiva da ESV (presso Luke 16:21); cfr anche Marshall NBC 1007. La più ampia teologia sia di Luca sia del Nuovo Testamento parla della salvezza di coloro che credono in Cristo. Nell’ottica specificamente lucana Marshall (NBC 1007) scrive che: “We are to infer that Lazarus…was a pious person.” Marshall (NIGCT 635): “…the general use of ptwcov" in Lk. (4:18; 6:20; 7:22; 21:3)…indicates that the poor are in general pious and the recipients of God’s grace (cf. 14:13, 21).” 4 Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 4/11 Due dimore vengono menzionate in questi versetti. Dopo la morte, il ricco non è più nella sua suntuosa villa, perché ora ha cambiato casa e si trova nell’Ades—un termine che troviamo al v. 23. L’Ades è un posto di inimmaginabili sofferenze; il luogo eterno5 di tutti quelli che non si rifugiano nella salvezza che Dio ci offrie sulla base del sacrificio di Cristo. Lazzaro invece si trova, dice il versetto 22, “nel seno di Abraamo.” Questo invece è la dimora dei salvati. Abraamo era il capostipite degli ebrei, il quale Dio aveva scelto per sé fin da Genesi il capitolo 12. Pare che l’espressione metaforica ‘il seno di Abraamo’, raffiguri Abraamo come una sorta di capotavola al banchetto messianico, con Lazzaro raffigurato come un ospite d’onore.6 Se mettiamo a confronto le circostanze terresti del ricco e Lazzaro e poi le loro dimore eterne, ci rendiamo conto che le loro sorti si sono completamente ribaltate.7 Questo è uno dei temi di fondo del Vangelo di Luca.8 Vi faccio vedere qualche esempio, a partire da Luca 1:51. Qui ci troviamo nel cantico (o Magnificat) di Maria madre di Gesù Magnificato. Ascoltate questo esempio di rovescio di fortuna o ‘ribaltamento delle sorti’, a partire dal v. 51, dove Maria dice di Dio: “51 Egli ha operato potentemente con il suo 5 Ap 20:14-15 dicono: “Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.” Per cui in realtà sarebbe meglio dire che la dimora eterna dei condannati è lo stagno di fuoco. 6 Marshall (NIGCT 636) says that Ab’s bosom is not a synonym for paradise. He likes the idea of combining two possible meanings. The first is that of a child on its parent’s lap (Jn. 1:18); the second is the closeness of a guest to his host at a banquet. Egli 636 concludes: “…the poor man enjoys close fellowship with Abraham at the messianic banquet (cf. 13:29).” kovlpo" (seno) occurs in similar ways in Luke 6:38; 16:22, 23; Giov 1:18; 13:23 (the sixth occurrence in NT is diff.: Acts 27:39). 7 Cfr Matteo 5:4: “Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati”; makavrioi oiJ penqou'nte", o{ti aujtoiV paraklhqhvsontai. Abbiamo lo stesso vocabolo in Luca 16:25 riguardo a Lazzaro: “ma ora qui egli è consolato (parakalei'tai), e tu sei tormentato. 8 Qui mi rifaccio a ESV, Introduction, Key Themes, punto 4: The great reversal taking place in the world. Cfr anche Luca 13:30; 14:11; 18:14. Cfr anche i commenti dell’ESV presso Luca 16:22-23. (A proposito specificamente in merito alle ricchezze, il punto 6 dei Key Themes è molto utile. S’intitola: The danger of riches.) Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 5/11 braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; 53 ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi.” Al capitolo 6 invece c’è un passo che prima annuncia la benedizione (‘beati’) dei salvati e dopo la maledizione (‘guai’) dei malvagi. Ascoltate anche qui, nei versetti 20-26, il tema del rovescio di fortuna o ribaltamento delle sorti. A metà del v. 20 Gesù inizia con i ‘beati’: - « Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro. - 21 Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. - Beati voi che ora piangete, perché riderete. - 22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno da loro, e vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; perché i padri loro facevano lo stesso ai profeti.” - Ora al v. 24 si rivolge ai malvagi: - “24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. - 25 Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. - 26 Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti.” Quest’insegnamento di Gesù si è realizzato esattamente e letteralmente nel ribaltamento delle sorti del ricco e Lazzaro. Tornando alla nostra parabola in Luca 16, nei versetti 23 a 31 assistiamo ad un dialogo tra Abraamo e il ricco. In questo dialogo il ricco chiede ad Abraamo di mandare Lazzaro in due missioni; ma Abraamo rifiuta in ambedue i casi. Nell’Ades il ricco non ha alcun diritto al sollievo dalle sue sofferenze. Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 6/11 La prima missione. Nei vv. 23-24 vediamo che il ricco è tormentato dalle fiamme; e così chiede ad Abraamo di mandare Lazzaro a portargli un po’ di acqua. Questa è la prima missione che vuole far fare a Lazzaro. Notate che il ricco chiama Lazzaro per nome.9 Durante la vita terrestre il ricco sapeva benissimo chi fosse colui che trascurava ogni giorno! Notate anche che egli continua a vedere Lazzaro, come dire, come una sorta di subordinato, un servo da mandare a fare una commissione.10 Al versetto 25 Abraamo risponde di no, facendo presente il principio del ribaltamento delle sorti. Poi al versetto 26 spiega al ricco che non sarebbe comunque possibile che qualcuno passasse dalla beatitudine al luogo di tormenti. Perché? Perché tra di loro “vi è posta una grande voragine”. Questa metafora ed altre ancora in questa parabola non sono qua per renderci in grado di fare una rappresentazione cartografica dell’aldilà. Sai: il seno di Abraamo sta in questo punto, poi l’Ades in quell’altro ecc. Queste espressioni sono impiegate piuttosto per insegnarci i concetti di fondo della vita dopo la morte. E quali sono quei concetti di fondo? Quando moriamo ciascuno e ciascuna di noi andrà a stare per sempre in uno di due posti: o in paradiso o all’inferno; e che nel primo posto ci saranno delizie a non finire, mentre nel secondo i tormenti non finiranno mai. Dove andrai tu? La chiave di tutto è Cristo. Ma se siamo veramente convertiti a Cristo, tratteremo gli altri in un certo modo e useremo i nostri beni in un 9 Marshall (NIGCT 637): “He [the rich man] thinks that Abraham will send Lazarus to help him. Even in Hades he thinks of Lazarus as there to look after his wants, while in his lifetime he had never spared a thought for Lazarus’s wants; he remains totally blind and unrepentant. The fact that he knows the beggar’s name indicates that he knew who he was, even if he never did anything for him”. 10 Marshall (NIGCT 638): “The rich man still thinks of Lazarus as a possible messenger; he has evidently not yet realised that he has no jurisdiction over him.” Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 7/11 certo modo. E queste cose incideranno sul nostro destino eterno. O meglio: queste cose daranno un’indicazione di quale sarà il nostro destino eterno. SLIDE La salvezza: Giovanni 3:16: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” I segni della salvezza: SLIDE 1 Giovanni 3:16-18: “16 Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. 17 Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? 18 Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.” La seconda missione. Abbiamo parlato di un’eventuale seconda missione/commissione per Lazzaro. Questa, la vediamo nei versetti 27-31. Ora il ricco pensa un attimo ai suoi fratelli che sono ancora in vita. Forse se Lazzaro va da loro e gli spiega dei due destini e del luogo di tormenti in cui si trova il loro fratello morto, forse cambieranno le loro vie e cominceranno a vivere secondo il principio della misericordia (i versetti 27-28).11 Anche qui Abraamo dice di No. Ed è molto importante che ascoltiamo la sua risposta, che ha due parti. Vediamo la prima parte al versetto 29, dove Abraamo dice: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli”. Qui ‘Mosè e i profeti’ sono un modo per 11 Ma ci potrebbe essere qualche speranza per loro. Dopotutto Gesù proprio in Luca—18:25—disse: “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”. Un altro testo importante di Gesù sulle ricchezze (ma ce ne sono tanti) è Matteo 6:24, Luca 16:13. Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 8/11 dire la Bibbia che avevano fino a quel momento—quello che noi chiamiamo l’Antico Testamento. Per salvarsi da un destino terribile di tormenti eterni, che cosa serve, che cosa ti serve? Devi leggere la Bibbia. Perché? Perché è solo la Bibbia che dice la verità sull’aldilà; e solo la Bibbia ti può mostrare la via della vita eterna. Cosa stai facendo con la Bibbia? La stai leggendo? Stai venendo a qualche cellula qui alla Chiesa Logos dove parliamo di queste cose? Ma al v. 30 il ricco è già pronto con una scusa per i suoi fratelli. ‘La Bibbia non gli basta, Abraamo: hanno bisogno di un miracolo’; in tal modo sì i miei fratelli “si ravvedranno”. Vi invito ad ascoltare con somma attenzione la risposta di Abraamo al v. 31: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita.” Avete capito la logica? Questo è quello che vuole la gente tuttora: un miracolo. ‘Voi cristiani parlate in continuazione della Bibbia. Ma la Bibbia non mi interessa. Io voglio vedere un miracolo. Sì, se vedo un miracolo poi crederò.’ Ma il nostro interlocutore manterrà la parola? Poi quale miracolo maggiore ci potrebbe essere di una risurrezione? Ma Abraamo è categorico. Non abbiamo bisogno di miracoli; la Bibbia ci basta. Abbiamo una curiosissima coincidenza riguardo a qualcosa di molto simile a quello che il ricco chiede ad Abraamo: proprio una risurrezione dai morti. Nel Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 9/11 Vangelo di Giovanni abbiamo un caso di omonimia.12 Un altro che si chiama ‘Lazzaro’ (ma non è lo stesso della nostra parabola), il fratello di Maria e Marta, era morto ed è stato poi resuscitato da Gesù. Il risultato? Giovanni 11:45 dice che “molti credettero”. Ma attenzione: poi il versetto successivo (v. 46) aggiunge un ‘ma alcuni di loro’ fecero qualcos’altro. Poi se andate avanti nel racconto al cap. 12 i vv. 10-11, vedrete che i capi religiosi non solo volevano ammazzare Gesù (11:53), ma ora volevano anche ammazzare Lazzaro! Quale è la morale? I miracoli possono certo aiutare, quando confermano la Bibbia. Ma se un cuore è già prevenuto ed indurito—il miracolo non porterà alcun beneficio.13 Pensate anche alla grande Risurrezione, la risurrezione di Gesù. Quanti a Gerusalemme hanno creduto in Gesù a causa della sua risurrezione? Alcuni sì, ma tanti altri no. La chiave in tutto questo è cosa succede nel contatto di due cose. La prima è la Bibbia; la seconda è il nostro cuore. Dio ci dà ciò di cui abbiamo bisogno nella Bibbia; ma quella parola sarà inutile in noi, com’era stata nella vita del ricco, se il nostro cuore non è aperto a quella parola. E se ci pensate un attimo, questo è esattamente quello che abbiamo visto nella prima parabola di Gesù che abbiamo considerato insieme. Una decina di settimane fa, il 12 di settembre per essere esatti, il pastore Andrea ha predicato su Marco 4:1-20. Vi ricordate il sermone? Se non l’avete sentito, potete andare al sito ad ascoltarlo 12 Marshall (NIGCT 635) “Although the name was an extremely common one, it remains surprising that the man whom Jesus raised from the dead in Jn. 11 bore the same name, and that his resurrection failed to convert the Jewish leaders and divert them from plotting against Jesus”. 13 Marshall (NBC 1007): “Not even somebody returning from the dead could influence those who had shut their ears to God’s voice in Scripture.” Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 10/11 (http://www.chiesaevangelicalogos.com/sermoni.php). Si tratta della Parabola del Seminatore, chiamata anche la Parabola dei quattro terreni. I terreni rappresentano i nostri cuori. Vi invito a ripassare quel passo magari questo pomeriggio. La chiave non sta nei miracoli. La chiave sta nel contatto tra due cose: il nostro cuore e la parola di Dio. E se il nostro cuore accoglie il messaggio della salvezza (Giovanni 3:16), accoglierà anche il corollario etico di quel messaggio: il messaggio della misericordia nei riguardi dei nostri beni che abbiamo visto in 1 Giovanni 3:16(-18). Concludo con una sola esortazione, che troviamo nell’Antico Testamento nei Salmi che è poi ribadito nel Nuovo in Ebrei. Quest’esortazione riguarda le due cose che abbiamo detto: la voce di Dio, ovvero la Bibbia, e il nostro cuore. SLIDE “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.” Ebrei 3:15; 4:7 (vedere Salmo 95:8) Pietro Ciavarella Luca 16:19-31 P 11/11 Appendice: Altri commenti di Marshall NIGCT che avevo raccolto ma che non ho incluso sopra nelle note - 636: “Since the reference is to the state of the man immediately after his death, it is most likely that the intermediate abode of the dead before the final judgment is meant…”. - 637 Marshall points out interesting connection with Luce 3:8 “Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento, e non cominciate a dire in voi stessi: “Noi abbiamo Abraamo per padre!” Perché vi dico che Dio può da queste pietre far sorgere dei figli ad Abraamo.” - 638: “The through is that if the brothers know that their present way of life will bring them into torment, as testified by a witness from the dead, then they will amend their ways.” - 639: “O. Blombitza…stresses the element ‘too late’ in the story.” - 639: “Miracles will not convince those whose hearts are morally blind and unrepentant; they will not be persuaded. The parable ends on a note of solemn warning.”