1. Dar da mangiare agli affamati

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1. Dar da mangiare agli affamati
ParrocchiaS.MariaAssunta–Bibione
GIUBILEO
DELLAMISERICORDIA
1. Dardamangiareagliaffamati
L’anonimoriccoeilpoveroLazzaro
(Lc16,19-31)
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di
porporaedilinofinissimo,eognigiornosidavaa
LaParola
lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro,
stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso
di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del
ricco;maeranoicanichevenivanoaleccarelesuepiaghe. 22Ungiornoilpovero
morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu
sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano
Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi
pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a
bagnarmilalingua,perchésoffroterribilmenteinquestafiamma».25MaAbramo
rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i
suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai
tormenti. 26Perdipiù,tranoievoièstatofissatoungrandeabisso:colorochedi
qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi».
27E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio
padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non
vengano anch'essi in questo luogo di tormento». 29Ma Abramo rispose: «Hanno
Mosè e i Profeti; ascoltino loro». 30E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai
morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». 31Abramo rispose: «Se non
ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai
morti».
Iltestocipresenta“unuomoricco”eil“povero
Lameditazione
Lazzaro”. Il ricco che festeggia e il povero che
mendica. Il “ricco” vestito da regnante ma
senza un nome; il “povero” ha per vestito la sua pelle piagata, ma ha un nome,
Lazzaro,chesignifica“Diohaaiutato”.Ilriccoèdestinatoall’anonimato,ilpovero
èricordatoperl’eternità.Lavitaterrenadeiduepersonaggièdescrittainmodo
essenziale,giustounpaiodipennellate.Lavitadell’aldilà,invece,èpiùsviluppata
ehaalsuocentrolasupplicadelricco.Citroviamodifronteaunrovesciamento
della situazione: nella vita terrena è il povero che supplica, nella vita eterna è il
riccochelofa.Equestoribaltamento,facapireiltesto,èormaidefinitivo(v.26).
A differenza delle altre parabole dedicate al tema della Misericordia, qui il
“padrone” è inflessibile: non concede nulla all’uomo ricco. E il punto di svolta di
questasituazioneèdovutaalfattocheilricco,quandovedeLazzaronelsenodi
Abramo, lo riconosce e lo chiama per nome (v 23). Di fatto si autocondanna: lo
conoscevanellavitaterrena,malohasempreignorato.
Delbuonsamaritanosidice“lovideeneebbecompassione”(Lc10,33);odelpadre
misericordioso “quando era ancora lontano, suo padre lo vide e gli corse incontro”
(Lc15,20).Inquestobrano,invece,ilricco“lovede”maloignora!Eccoperchéla
situazioneèormaiinsanabile:lacompassione,infatti,èpossibilefinchériconosciil
povero che giace innanzi alla porta della tua vita. La parabola non mira a
terrorizzare,quantoacomprenderechel’aldilàdipendedall’aldiquà.Nonsitratta
dicosestraordinarie,quantodisaperapriregliocchi.L’operacheGesùchiedenon
è fuori portata, ma è cosa di tutti i giorni: dar da mangiare all’affamato, dar da
bere all’assettato, vestire gli ignudi…Sono le opere di misericordia (cfr Mt 25 3146).CiòchemuoveilcuoreèlaParoladiDioivicustodita:“HannoMosèeiprofeti,
ascoltino loro…” (v 31). Solo un cuore colmo della Parola sarà capace di
commuoversi, di agire. A tal proposito illuminante è l’incontro del Risorto con i
duediEmmaus:“CominciandodaMosèedaiProfetispiegòloroleScritture”(Lc
24,27); e poco dopo i due discepoli confesseranno: “Non ci ardeva forse il cuore
mentreparlavaconnoi…?”(24,32).QuandolaParoladiDioècustoditanelcuore,
infiamma.Riaccende.Vinceognisorditàececità.Senotiamo,Lazzaroèormainel
seno di Abramo, e di lui il Vangelo dice ben poco. È sull’uomo ricco che è
concentrato il brano evangelico. Un modo chiaro per aiutare il lettore di oggi,
ciascuno di noi, a prendere coscienza che il nostro futuro dipende dal nostro
presente. In fondo l’inferno è la sofferenza di non poter più amare: ogni istante
dellavitaumananonvissutoperamoreanticipal’inferno.
L’operadimisericordia:
Nella preghiera di Gesù,
dardamangiare
il Padre nostro, si recita:
agliaffamati
“Daccioggiilnostropane
quotidiano” (Mt 6,11).
Una
richiesta
che
affonda le sue radici nella consapevolezza che Dio è “Colui che dàilpaneaogni
vivente”(Salmo135,25)echesfamailpopoloneldeserto(Dt8,2-3)conil“pane
degliangeli”(Sal77,24).Ma“dardamangiare”nonpuòessereridottoaquestione
materiale, ricorda Gesù, perché ci sarebbe il rischio di cadere nella tentazione di
ridurrelavitaapuromaterialismo:“Nondisolopanevivel’uomo,madiogniparola
cheescedallaboccadiDio”(Mt4,4).Parolaeopera,quindi,camminanoinsieme,
ricordaSanGiacomo:“Lafedesenonhaleopereèmortainsestessa”(Gc2,14-17).
“Dardamangiareagliaffamati–ricordapapaBenedettoXVInell’enciclicaCaritas
in veritate – richiama fortemente la responsabilità della Chiesa: “In molti Paesi
poveri permane e rischia di accentuarsi l’estrema insicurezza di vita, che è
conseguenzadellacarenzadialimentazione:lafamemieteancoramoltevittimetrai
tantiLazzaroaiqualinonèconsentitosedersiallamensadelricco…ildirittodelcibo,
dell’acqua…”(nr27).Lafameèilsimbolodellanecessitàdelverocibo,ilVangelo.
SoloGesùinfattipuòsaziarelafamedell’uomo,poichéegliè“ilpanedellavita“
(Gv 6,5.35), e in questo l’Eucaristia – “frazione del pane” (Lc 24,35) – è
l’espressione di condivisione e di donazione di sé che Gesù lascia quale segno e
impegno. A partire dalla cattedra dell’Eucaristia impareremo, sull’esempio e
l’aiutodiGesù,aspezzarelanostravitaperglialtri.Nonsolodonandocibo,che
già è importante, ma anche donando la nostra compagnia, il nostro tempo, la
nostraamicizia,inostriconsigli…donandolaParoladelVangelo.
MadreTeresadiCalcutta(1910-1997)
LaTestimone
MadreTeresahadedicatolasuavitaalservizio
deipoveripiùpoveri.Eraanimatadaunafortee
chiara convinzione: “Noi siamo religiose, non assistenti sociali, non maestre, non
infermiere…la differenza tra noi e gli operatori sociali, sta in questo: che loro
agiscono per qualcosa, noi invece agiamo per Qualcuno. Noi serviamo Gesù nei
poveri…Lenostrevitenonhannoalcunsenso,alcunamotivazioneall’infuoridiLui,
che ci ha amato fino in fondo. Gesù è la spiegazione della nostra vita…Noi non
amiamoipoveri,perchéprimaopoiipovericistancheranno.NoiamiamoCristo,ei
poveri non ci stancheranno mai”. A Gesù – soleva ancora dire Madre Teresa – ho
dato tutto. Ho dato tutto il mio cuore e il mio essere. Gli ho dato anche i miei
peccati, e Lui mi ha immersa della tenerezza del suo Amore. Madre Teresa
assicurava a tutti le cure necessarie, ma non si limitava a dare loro del cibo.
Sapeva che i suoi poveri avevano bisogno di amore. Di una carezza, di un
abbraccio. Fosse stato solo per aiutarli a morire felici. Sì, Madre Teresa era
convinta che il tempo dedicato ai moribondi per strada sarebbe stato per loro il
regalopiùbello:morireamatidaqualcuno.Almenonelmomentodellamorte.
L’impegno
Per i bambini
Porto del cibo nel cesto in
chiesa
Mi regalo alcuni minuti per
leggere il vangelo, Pane di
Vita
M’impegno a partecipare alla
Messa
domenicale
per
“lasciarmi nutrire da Gesù”,
Panedivita.
Condivido la merenda con chi non ne ha
Rinuncio alle caramelle per darle a un
amico
Leggo con mamma e papà il brano del
Vangelo riportato nella scheda
Ognigiornoripeterò,piùvoltealgiorno:
Lapreghiera
“Sazialafamedelmiocuore,
Signore”