Relazione tra Super-Io e Ideale dell`Io in adolescenza: un punto di

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Relazione tra Super-Io e Ideale dell`Io in adolescenza: un punto di
Relazione tra Super-Io e Ideale dell’Io in adolescenza: un punto di vista strutturale - Scuola Romana di Psi
di Andrea Salvucci
Lunedì 22 Febbraio 2010 16:34 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 24 Febbraio 2010 11:49
La letteratura psicoanalitica è concorde nell'individuare la nascita del Super-Io in coincidenza
con il tramonto edipico, quando l'angoscia di castrazione spinge il bambino a rinunciare alla
madre come oggetto d'amore, ad interiorizzare le norme genitoriali e ad entrare nella fase di
latenza. Diversa è l'origine dell'Ideale dell'Io che, a prescindere dalle differenze nella
terminologia impiegata da vari autori e dal dibattito ancora aperto sulla questione se sia o meno
da considerarla un'istanza a se stante o parte del Super-io, viene unanimamente riconosciuta
come pre-edipica (Chasseguet-Smirgel, 1979; Mancia, 1979; Jeammet, 1999; Fenichel, 1951;
Laufer, 1986).
Il presente lavoro considera la distinzione fra Ideale dell’Io e Io Ideale, attribuendo a
quest’ultimo la funzione primordiale di assicurare un buon equilibrio narcisistico allorché non si
è instaurata ancora una distinzione fra Io e non-Io e il neonato si trova in una condizione di
fusione indistinta con l’oggetto primario. L’Ideale dell’Io, erede dell’Io Ideale, si sviluppa
attraverso l’interiorizzazione di oggetti idealizzati, portatori del narcisismo secondario del
soggetto, a partire dal momento in cui diventa possibile, per il bambino, viversi come entità
separata. Altra considerazione introduttiva sui concetti di Super-Io e Ideale dell’Io è che il primo
viene sempre associato alla realtà, al mondo oggettuale, alla temporalità, alla separazione, al
padre, mentre l'Ideale dell'Io al narcisismo, alla perfezione, all’indifferenziazione, al desiderio di
ricreare l'unione simbiotica, fusionale con la madre.
Queste due istanze, a partire dalla situazione edipica, iniziano ad intrecciare un complesso
rapporto di opposizione dialettica, che solo alla fine dell'adolescenza dovrebbe giungere,
auspicabilmente, ad una armonizzazione e stabilizzazione. Da tale relazione, che equivale alla
incessante relazione tra narcisismo e relazione oggettuale, dipenderà in larga misura lo
sviluppo pulsionale e la l’instaurarsi di un'organizzazione sessuale definitiva.
Freud, in Introduzione al Narcisismo (1914, 464-470), afferma: “L’uomo…non vuole essere
privato della perfezione narcisistica della sua infanzia e …si sforza di riconquistarla nella nuova
forma di un ideale dell’Io….ciò che egli proietta avanti a sè come ideale è il sostituto del
narcisismo perduto dell'infanzia, di quell'epoca in cui egli stesso era il suo ideale. Lo sviluppo
dell’Io consiste nel prendere le distanze dal narcisismo primario e da luogo a un intenso sforzo
per recuperarlo…per mezzo dello spostamento della libido su un ideale dell'Io imposto
dall'esterno”.
Questa condizione si basa su un paradosso: il desiderio regressivo di ritornare ad una
condizione di fusione simbiotica e onnipotente con l’oggetto primario non può che essere
ricercato proiettando in avanti il proprio Ideale, nel desiderio del bambino di diventare grande e
potente come i propri genitori (Chasseguet-Smirgel J., 1979). Il desiderio nostalgico di
reinsediare quella condizione originaria accompagnerà l’individuo per tutta la vita, diventando
così un fattore di spinta evolutiva che avrà un ruolo importante anche nella fase edipica e
nell’adolescenza.
Nel narcisismo primario imperversa la grandiosità onnipotente dell'Io Ideale che non conosce
limiti, che è allo stesso tempo soggetto ed oggetto godendo della beata e indistinta fusione con
la madre. E’ da questi primi scambi tra neonato ed ambiente e dalla corrispondenza tra i suoi
bisogni e la qualità delle risposte dell'ambiente che si costituirà la base del sentimento continuo
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di esistere, del Sé, e di quella fiducia di base che avrà una fondamentale funzione di equilibrio
nel funzionamento psichico dell’individuo.
L'Io emerge gradualmente, dopo il ripetersi di inevitabili esperienze di frustrazione che relegano
il proprio soddisfacimento alla presenza di un apporto esterno. La ferita narcisistica provocata
dalle prime esperienze di frustrazione, spingerà il bambino a recuperare la primitiva
onnipotenza attraverso la proiezione dell'Io Ideale sull'oggetto. In questo modo, i genitori
diventano i depositari del suo Ideale dell'Io, quindi da loro ora dipende il sostegno narcisistico
per la sopravvivenza. Sarà loro compito identificarsi empaticamente con il bisogno del bambino
di idealizzarli, offrendogli un modello degno di essere ammirato e di confermarlo specularmente
nel suo bisogno di essere apprezzato, gratificandolo, e rimandandogli un senso del proprio
valore (Gigli G., 2001).
Questo gioco di proiezioni, mantenuto da entrambe le parti, favorisce lo sviluppo di quella zona
di funzionamento psichico che richiama i fenomeni transizionali e che permette al bambino di
non avvertire prematuramente il peso dell’oggetto e la sua impotenza verso di lui, gettando un
ponte per i primi investimenti oggettuali parziali (Jeammet, 1999).
L’Io Ideale, proiettato sulle figure genitoriali, viene gradualmente reintroiettato sotto forma di
Ideale dell’Io, cioè di aspetti buoni, idealizzati. Queste prime introiezioni, insieme a quelle
relative ai primi divieti genitoriali, in particolare al controllo sfinterale (i precursori del Super-Io),
costituiscono i primi prototipi di identificazioni.
Con il sopraggiungere del conflitto edipico, il bambino si trova a riconoscere la differenza tra i
sessi e tra le generazioni, e il desiderio del “piccolo innamorato” per il genitore del sesso
opposto è frustrato dall’immaturità biologica, che lo rende insufficiente come partner sessuale.
E’ qui che l'Ideale dell'Io subisce un primo grande ridimensionamento e adeguamento alla realtà
da parte del Super-Io, che argina l'onnipotenza narcisistica attraverso l’interiorizzazione di
norme e valori, e impedisce al bambino di perseguire i suoi desideri edipici.
Il bambino, pertanto, proietta il proprio ideale sul padre aspirando a diventare come lui, pur
mantenendo sempre viva la promessa di ripristinare l’unione con la madre. L’identificazione con
un padre attivo, genitale, stimola l’acquisizione della sessualità maschile e l’abbandono della
bisessualità infantile.
Per la bambina, invece, la spinta a riconquistare l’oggetto primario avviene attraverso il
desiderio di avere un figlio dal padre, e la possibilità di rivivere con il proprio bambino la perfetta
unione avuta con la madre. Anche in questo caso è la barriera dell’incesto e l’interiorizzazione
dei divieti genitoriali a condurre la bambina ad abbandonare, anche se in modo meno deciso
rispetto al bambino, il desiderio edipico ed a favorire l’identificazione con la madre.
In entrambe le situazioni è possibile osservare la funzione maturativa dell’Ideale dell’Io, che, se
accompagnato da figure genitoriali che si prestano ad essere idealizzate ma anche a fornire
amorevolmente dei limiti e divieti ben definiti, permetterebbe di superare l’angoscia e la rabbia
dovute alla propria inadeguatezza e alla propria esclusione e favorirebbe l’identificazione con
l’oggetto.
E’ la paura di ritorsione da parte dell’oggetto, insieme alla paura di essere abbandonato a far sì
che il bambino si comporti secondo le norme genitoriali e ad interiorizzarle, ma è anche il
desiderio di voler diventare come il genitore allo scopo di riconquistare il narcisismo perduto, a
permettere l’identificazione e l’acquisizione delle caratteristiche psicologiche dallo stesso.
Nel periodo di latenza le primitive scelte oggettuali vengono abbandonate a vantaggio di
identificazioni secondarie, l’interiorizzazione del Super-Io si stabilizza, le figure genitoriali sono
ancora idealizzate, ma il mondo affettivo del bambino si allarga offrendo all’Ideale dell’Io nuove
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possibilità di investimento. L’Io, libero dal conflitto pulsionale, incrementa enormemente le
proprie capacità adattive ed intellettive. Inizia il confronto con il mondo esterno, con i coetanei,
con altre figure adulte e aumenta l’indipendenza dal nucleo familiare.
Con l’avvento della pubertà, la ri-sessualizzazione di legami edipici e il fantasma dell’attuabilità
dell’incesto incidono sul riemergere della fantasia di un ritorno ad una condizione narcisistica
ideale, e allo stesso tempo si riacuisce l’angoscia di castrazione, rendendo marcata la
rimozione pulsionale.
Torna in primo piano la relazione dialettica tra Ideale dell’Io e Super-Io. Il bisogno di staccarsi
dagli oggetti edipici e dai loro rappresentanti interiorizzati, intensificato dalle pressioni istintuali
che fanno seguito alla maturazione sessuale, provoca un temporaneo “estraneamento” dell’Io
dal Super-Io. Anna Freud in “L’Io e i meccanismi di difesa”, scrive: “L’Io si estranea dal
Super-Io. L’individuo in età adolescenziale esperisce questa parziale rimozione del Super-Io, il
parziale estraneamento dai suoi contenuti. Lo scuotimento della relazione tra Io e Super-Io ha
innanzitutto l’effetto di aumentare nuovamente il pericolo pulsionale” (Freud, A., 1936, 259).
Le restrizioni imposte dal Super-Io fino a quel momento alimentavano un Ideale dell’Io basato
essenzialmente su aspettative genitoriali, il cui fine era il soddisfacimento dei bisogni di
protezione e amore. L’adolescente, deve ora abbandonare le rappresentazioni infantili di sé e
delle imago genitoriali ed assumere la regolazione del suo narcisismo.
L’Ideale dell’Io viene messo duramente alla prova perché da un lato cercherà di agire per
piacere agli oggetti edipici, dall’altro dovrà cercare di staccarsene ricorrendo all’idealizzazione
di nuovi oggetti al fine di favorire nuove identificazioni (Jeammet P., 1999). Il disinvestimento di
tali rappresentazioni conduce alla de-idealizzazione dei genitori, che, per non essere brutale,
deve contare su un assetto narcisistico solido e su identificazioni edipiche mature, sulla base
delle quali è possibile il confronto e lo scontro con i genitori reali ed interiorizzati.
A livello edipico questo processo si traduce nella eliminazione in fantasia del genitore dello
stesso sesso (parricidio, matricidio), che incarna di nuovo l’ostacolo alla perfetta unione,
spingendolo a cercare oggetti sessuali extrafamiliari, ad abbandonare definitivamente la
bisessualità infantile.
In questo terreno intermedio in cui le pulsioni non si possono più rivolgere ai vecchi oggetti
genitoriali e iniziano i primi investimenti di nuove relazioni oggettuali, assume un ruolo
fondamentale l’Ideale dell’Io, che diventa il veicolo delle risorse narcisistiche del soggetto, nel
senso che permette di mantenere una certa distanza dai conflitti pulsionali, e allo stesso tempo
rappresenta una possibilità di legame tra processi interni e mondo esterno, promuovendo dei
graduali spostamenti di investimenti oggettuali e nuove identificazioni.
Il contenuto dell’Ideale dell’Io troverà inizialmente una corrispondenza nelle aspettative e negli
ideali condivisi dal gruppo dei coetanei, e subirà un progressivo ridimensionamento nel
percorso che conduce ad un rapporto più realistico, differenziato con l’oggetto.
Una manifestazione tipica degli ideali adolescenziali riguarda l’identificazione con rock-star, idoli
del cinema e campioni dello sport, ma è soprattutto il gruppo dei pari ad offrire nuove possibilità
di identificazione e il leader diventerà l’oggetto da idealizzare e da imitare.
L’idealizzazione adolescenziale è ben osservabile nelle prime esperienze di innamoramento,
che poco hanno a che vedere con un rapporto d’amore oggettuale vero e proprio, e che spesso
riguarda oggetti irraggiungibili sui quali viene proiettato il proprio ideale. I primi rapporti amorosi,
inoltre, sono connotati da un amore romantico e poetico, che tiene lontane le acquisizioni della
maturazione sessuale, fonte di angoscia di castrazione. Il rifiuto delle pulsioni e quindi del corpo
sessuato è, ancora, alla base della fervida adesione alle ideologie radicali, delle fantasie ad
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occhi aperti, delle condotte ascetiche, e del ricorso alle esperienze di solitudine. La stessa
idealizzazione è individuabile nella ricerca dell’anima gemella, alter ego che permette di
inseguire il ricongiungimento con l’oggetto primario, ma anche nelle amicizie per la pelle o nelle
esperienze sessuali omosessuali di questo periodo.
Tutte queste esperienze hanno valore strutturante in adolescenza, quale possibilità di
mantenere una certa distanza o interrompere la relazione con l’oggetto e ripristinare l’equilibrio
narcisistico.
Ma dove il conflitto edipico non ha portato all’interiorizzazione e all’investimento di immagini
genitoriali stabili e differenziate, (che corrispondono appunto ad un Super-Io ben strutturato e
differenziato e ad un Ideale dell’Io evoluto e in sintonia con gli scopi e le risorse dell’Io), e si
trova invece una confusione tra le rappresentazioni di sé e dell’oggetto, o un’estrema
l’idealizzazione di sé avvenuta tramite un’identificazione con un oggetto introiettato totalmente
buono (Kernberg, 1986), allora l’oggetto non potrà essere investito nella sua alterità, e
l’adolescente rifuggirà nella regressione.
L’impossibilità di contare su un oggetto interiorizzato sufficientemente buono e stabile, condurrà
ad uno sbilanciamento nel potere destabilizzante dell’oggetto esterno che sarà desiderato, ma
allo stesso tempo avvertito come disgregante il narcisismo del soggetto. E’ il fascino della
madre arcaica ammaliatrice che conduce alla morte psichica, all’indifferenziazione e alla
confusione con l’oggetto primario (Jeammet, 1999). L’Ideale dell’Io, in tali situazioni, non ha
subito un ridimensionamento realistico da parte del Super-Io, bensì ha ancora con sé molta
della forza e dell’onnipotenza dell’Io Ideale, che cercherà di aggrapparsi in tutti i modi agli
oggetti infantili mantenendo una serrata idealizzazione del sé infantile e del genitore.
In definitiva, l’Ideale dell’Io può staccarsi dagli oggetti edipici ed arricchirsi con l’apporto degli
ideali del gruppo dei coetanei e contribuire così ad una desessualizzazione degli investimenti,
alla formazione di relazioni oggettuali flessibili e differenziate e al proseguimento delle
identificazioni, o, al contrario, mettersi al servizio di un Super-Io crudele, che non può essere
rimosso in nessuno dei suoi aspetti in quanto non è stata raggiunta una buona interiorizzazione
di imago genitoriali. L’Ideale dell’Io dell’adolescente, in quest’ultimo caso, è ancora un ideale
edipico che si basa sul bisogno di conservare un ruolo passivo per sentirsi amato. Il Super-Io
mantiene un predominio totale sull’intera personalità, e assoggetta l’Ideale dell’Io negandogli
ogni possibilità di ricorrere a nuovi ideali ed a nuove identificazioni con i coetanei, che
spingerebbero l’Io a mutare quell’immagine di sé bambino e quindi all’assunzione di un ruolo
sessuale attivo.
Per concludere, è evidente la stretta interdipendenza tra Ideale dell’Io e Super-Io, che già a
partire da Freud, ha portato molti autori a considerarli parte di un unico sistema di norme, valori
e guida dell’individuo. Lo sviluppo della personalità sembra procedere verso un graduale
assorbimento dell’Ideale dell’Io da parte del Super-Io, o comunque verso un importante
ridimensionamento ed evoluzione dell’Ideale dell’Io che corrisponde alla rinuncia definitiva della
relazione diadica materna e al riconoscimento della separatezza dall’altro, che deve
interiorizzato per essere perduto e ritrovato continuamente.
L’Ideale dell’Io raggiunge la sua struttura definitiva durante lo stadio conclusivo
dell’adolescenza, quando, dopo la risoluzione edipica, si è potuto staccare dagli oggetti infantili
ed evolvere in funzione delle nuove acquisizioni, diventando un fattore di progresso e non più
un freno per l’Io.
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