Infine, la poesia: energia umile e leggera, nuvola in cui si manifesta

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Infine, la poesia: energia umile e leggera, nuvola in cui si manifesta
Infine, la poesia: energia
umile e leggera,
nuvola in cui si manifesta, si
esprime, si sente
il bisogno d’essere ascoltati
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The European Commission supported this publication through the programme EUROPE DIRECT / Europe Direct Catania - Convenzione Quadro
n. 1828.
The contents of this magazine represent the point of view of the Authors
and does not necessarily reflect the official position of the European
Commission. Poetry's work appears under concession of the label
"Meditheatre".
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Creative Commons 205 Italia License - literary documents.
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Carthago edizioni
Sede fisca le: via Alessandro Manzoni, 5/L - 95024 Acireale (CT)
Sede operativa: via Firenze, 137/139 - 95128 Catania
Finito di stampare
nel mese di Novembre 2013
presso Tipolitografia A&G
[email protected] - www.carthago.it
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EUR/OPEN N. 3
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EDITORIALE
EUR/OPEN è un progetto di comunicazione di Europe Direct
Catania, ed intende esser parte della nuova corrente di pensiero per
cui la conoscenza è la principale dimensione non soltanto della cittadinanza, ma interamente dell’essere.
La relazione tra la conoscenza e l’essere si apre al movimento
della libertà, e si manifesta con il diffondere ed estendere l’emancipazione e la realizzazione di stati di illuminazione attraverso la condivisione di informazioni, lo sviluppo di una coscienza civile e sociale capace di guardare criticamente le manifestazioni del diritto, dell’economia, della politica, dell’arte.
L’apertura alle relazioni interdisciplinari e interculturali, la
simultaneità internet, la via antropologica al conoscere, la condivisione del sapere, lavorano concentricamente alla trasformazione
dell’inconscio collettivo, dando nuovi significati al nostro agire
sociale.
In queste pagine, che vogliamo dichiarare fortissime nel loro
costituire uno spazio di libertà e aperte ad ogni contributo di intelligenza costruttiva, si vedrà apparire una coesistenza linguistica
che salta dall’italiano all’inglese, con forme sospese tra attualità e
poesia, tra introspezione e critica sociale, come si conviene al linguaggio del sogno attivo della volontà, dove utopia non è l’isola che
non c’è ma la stella polare del cambiamento che non si accontenta
di sé ma vuol essere effettivo miglioramento e sa che, prima di avvenire nella realtà, deve consolidarsi nel terreno instabile e incerto dei
sogni.
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L’ideale illuministico è da noi inteso non come fatto elitario,
non come privilegio dei predestinati ma, al contrario, come traguardo che ogni uomo e ogni donna, nelle giuste condizioni, possono raggiungere. L’obiettivo di EUR/OPEN con le sue pubblicazioni e riviste, seminari, conferenze, è contribuire alla creazione delle condizioni di una nuova coscienza collettiva che renda possibile la vita
sulla terra come occasione di crescita materiale, psicologica e spirituale per tutti. Questo è sempre stato il grande obiettivo, la grande
utopia dentro il nome EUROPA, che si estende e riverbera sul
Mediterraneo intero. Magia che sta nel riprendere la via
dell’Umanesimo e del Rinascimento e rimettere in piedi il simbolo
della pace, dell’amore, della libertà attraverso l’educazione positiva
della volontà per mezzo delle scienze e dell’uso intelligente della tecnologia. Illuminismo tecnologico, connettivismo, open source:
espressioni che rendono riconoscibile questo pensiero e lo caratterizzano nel segno della libertà responsabile, della coscienza e dell’emancipazione.
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like a PRIVATE LIBRARY
EUR/OPEN
is an expression of the new current which interprets knowledge as
light into the sphere of being. Open knowledge and give diffusion to
light is the movement of freedom. In our time, this way to interpret
life and knowledge is the open source mentality: Enlightenment
sharing information and developing a social consciousness able to
observe in a critic way the form of economy, law, politic, culture and
art. The internet synchronicity, the anthropological path to theatre,
all the forms of sharing values and thoughts and experiences are
transforming the way to feel the internal dimension of collective
unconscious giving new meanings to our social intelligence.
In open source thought, Enlightenment is perceived not as special
privilege of predestinated, but as goal for each man and for each
woman, as something that, in the right condition, each person can
join. The aim of EUR/OPEN - with its publications (books and
magazines) – is to contribute to the creation of the conditions for a
new and more large and deep collective awareness which make possible life on earth as occasion for everybody to grow, progress and
rise in material, psychological and spiritual path. This has no difference in comparison to the great ideal inside the name Europa. The
magic is to draw on the way of Humanism and Renaissance – In
hoc Signo - setting up the peace symbol, and love, and freedom.
Magic is therefore not yet superstition but positive education of the
will by science and technology.
Technological Enlightenment, Connectivism, Open Source are
expressions which give the present time’s character of this thought
marking it as responsible freedom, awareness, emancipation.
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EUR/ OPEN NR. 3 / SOMMARIO
Prefazione
di Amanda J. Succi
Da Istanbul
Il muro della pace
from Istanbul
Wall for peace
Interculturalità
di Antonio Di Giovanni
From Tunis
Declaration III World Forum of Free Media
L’Europeo
di Salvo Cavallaro
Basic income initiative
Un’iniziativa legislativa per i Cittadini
PEZZI SPARSI DI PRIMAVERA ARABA
Spare parts from the arab spring
Beat. Attitudine al cambiamento
Beat. Changes attitude
Sprazzi di poesia / Spare parts in poetry
From Egypt: Jaylan Salman
From Chile: Barbara Fuentez Munoz
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PREFAZIONE
L'Europa è passata formalmente da un progetto di matrice
puramente economica ad uno più ampio, dinamico e condiviso che
deve fare perno anche su un approccio di natura culturale, sociale e
di interazione tra le differenti “anime” dei paesi membri.
Parlare di Europa oggi significa parlare di un contesto geopolitico in cui si evidenziano le diverse identità-paese, quando ciò che si
dovrebbe auspicare nel breve è la definizione di una cittadinanza
che venga riconosciuta e sentita concretamente da tutti i cittadini
appartenenti al contesto Europeo. Quello che oggi manca, dunque, è
un modello basato su strumenti e dinamiche di relazione e di integrazione che colmino il gap e che creino un “progetto Europa” imperniato sull’interazione e sulla condivisione.
Condivisione delle idee, intersezione delle culture, degli approcci, dei metodi; partecipazione attiva; integrazione sociale e culturale: queste alcune delle parole d’ordine del nuovo scenario finalizzato alla costruzione di un continente europeo, in cui i diversi paesi
rappresentano i macro nodi di un sistema di reti complesso, ma allo
stesso tempo coeso, basato sulla volontà di sviluppo partecipato, nel
rispetto delle naturali differenze culturali e metodologiche.
Un approccio che deve tenere conto e chiamare a prendere parte
nelle diverse progettualità, anche quei soggetti, interlocutori e stakeholder che si trovano ad interagire, direttamente o indirettamente, con le logiche promosse dai suoi molteplici obiettivi, muovendosi
verso una strategia di inclusione e non di esclusione, che vede coinvolti non solo i partner europei ma anche i Paesi vicini, sia in termini geografici che ideologici.
I paesi del Mediterraneo e il bacino del Mare Nostrum rappresentano l’area strategica più importante in merito alle opportunità
da cogliere da parte dell’Europa. Un’area complessa da comprendere per le sue innumerevoli sfaccettature, per una storia che nei millenni ha dimostrato la grandezza e lo spirito innovativo di popoli e
uomini, e che oggi vive un periodo delicato e di grande cambiamen-
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to. Europa e Mediterraneo: due aree strategiche diverse che devono
fare lo sforzo di traghettare verso uno spazio partecipato EuroMediterraneo. È chiaro che lo sviluppo dell’Europa e il rafforzamento della sua importanza nella scacchiera internazionale non può
prescindere dallo sviluppo contemporaneo e condiviso dei e con i
paesi del bacino, verso una ridefinizione strategica, dunque, della
“nuova” area Euro-Mediterranea. È altrettanto chiaro che le potenzialità esistenti dei paesi del Mare Nostrum sono a rischio se questi sono portati a fare scelte secondarie e di convenienza a breve termine, rafforzando da un lato un sistema di sfruttamento che è già
ampiamente sotto gli occhi di tutti, dall’altro la mancanza di una
visione di lungo periodo necessaria a definire il proprio ruolo in
ambito internazionale.
Certamente lo sviluppo di un’area strategica condivisa passa
attraverso un sistema di accordi e relazioni governative tra paesi,
ma si attiva concretamente e si realizza grazie all’implementazione
del senso di appartenenza che ciascun cittadino riconosce alla sfera
europea, ed euro-mediterranea, alla partecipazione attiva e sostenuta nella condivisione delle scelte e delle decisioni che a loro volta
ricadono sui cittadini europei e, in certi casi, euro-mediterranei.
Questo presuppone che il sistema di reti, esistente, sia sviluppato,
rafforzato e gestito in maniera funzionale alla generazione di una
partecipazione consapevole e sapiente.
Dove la relazione è strumento principe per attivare azioni di
ascolto e per alimentare lo scambio di conoscenza reciproca, in cui
culture e identità sono fonte di innovazione e ricchezza da capitalizzare nel confrontarsi su idee e progetti comuni. Bisogna avvicinare
i cittadini l’uno all’altro e sostenere una sfera pubblica aggiornata
alle esigenze sociali, culturali ed economiche attuali.
Il raggiungimento di una sana e concreta integrazione dei cittadini, che spesso si sentono innanzitutto francesi, italiani, tedeschi,
ma poco europei, può (e deve) passare attraverso un rinnovato sviluppo e la ricerca di reciprocità, così come fortemente richiesta dalla
comunità europea anche attraverso diverse sollecitazioni, bandi e
direttive da adottare.
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È naturale, prevedibile e parte del divenire dei popoli affermare
che lo scenario competitivo è sempre in evoluzione, che le potenze
mondiali si inseguono e si rimescolano, spostando gli interessi su altri
assi. Ma in questo scenario la nostra Europa ha un compito importante, oggi più che mai, per il suo futuro, che coincide con il futuro dei
paesi che rappresenta e dei suoi cittadini. Non più esclusivamente
una sfida economica, quanto una necessaria assunzione di responsabilità anche socio-culturale nei confronti della gente e dei popoli.
Oggi le relazioni che possono essere innescate in maniera positiva e costruttiva vanno oltre la tradizionale fisicità di incontri personali, diretti, istituzionali. Le barriere geografiche e fisiche sono
ormai state superate dall’apertura al sistema digitale, ricco di strumenti compresi e utilizzati da tutti, persone di tutte le età e di
diversa estrazione sociale. Questo ha inevitabilmente ed irreversibilmente modificato il modo di gestire la conoscenza, gli scambi e le
relazioni, divenendo un sistema di ascolto e di interazione trasversale e bottom up. Dunque, ci ritroviamo a vivere un sistema di reti
contemporaneamente tradizionale, relazionale e digitale, un vero
vantaggio dinamico per lo sviluppo di strumenti strategici di conoscenza, condivisione e reciprocità di intenti e opinioni.
EUR/OPEN rappresenta uno degli strumenti a disposizione in
questo contesto, in cui la digitalizzazione sta giornalmente modificando il modo di fare e distribuire conoscenza.
Per rendere compiuta l’integrazione Europea bisogna abbattere
le barriere linguistiche e culturali ancora esistenti, diversamente i
cittadini fra di loro non potranno comunicare al meglio e non
potranno implementare il sistema di informazioni da condividere.
Pur nel rispetto delle varie identità europee, da tutelare e rispettare, bisogna focalizzare sulla necessità di costruire una forte identità e cultura europea che fa da ombrello per tutti.
Un network di strumenti digitali rappresenta una preziosa tessitura per costruire circuiti non episodici di trasferimento delle
conoscenze e, nel sistema di rete, deve poter avvalersi di tools (prodotti della comunicazione) su cui fare perno, come items (oggetti) che
posizionabili sui social network. EUR/OPEN, con i suoi prodotti
audio/video, con la sua stampa alternativa, tradizionale ed elettroni-
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ca, è uno strumento di questo genere, perché nel suo spazio può ospitare degli interventi mirati e finalizzati ad affrontare i diversi e complessi aspetti che toccano i temi più importanti, così come quelli meno
visibili o percepibili, che i cittadini Europei devono conoscere.
Nel sistema di reti l’elemento chiave è la fruibilità dell’informazione, la sua trasmissione in modo agile, semplice, pronto e fruibile,
possibile veicolo di altre iniziative. EUR/OPEN permette, infatti, di
fare rimbalzare infinitamente sui social network interventi, discussioni, su concetti quali libertà, autonomia, federalismo, ma anche
simboli, miti, cultura, con l’obiettivo di allargare la conoscenza e
renderla fruibile al numero massimo di persone nell’ottica di
un’Europa aperta e veramente accessibile. In questo modo sarà possibile creare una reale opportunità di partecipazione funzionale a
sentirsi concretamente cittadini europei, recuperando anche quella
capacità di coesione necessaria.
EUR/OPEN si propone come strumento complementare nel processo di integrazione e di partecipazione dei cittadini europei, intende farsi veicolo di scambio, di trasferimento di idee, di mobilità
internazionale intorno alle idee e alle persone che le muovono, in
cerca di relazioni, di stimoli, di progetti comuni.
Come sta accadendo in molti angoli d’Europa, il tentativo è
quello di passare da un semplice approccio economico alla definizione di una cultura veramente europea che, per esser tale, deve essere accessibile, condivisa, pienamente riconosciuta e comune a tutti i
cittadini, al di là delle differenze sociali, culturali e linguistiche.
La vera dimensione dell'Europa, come idea di libertà e di emancipazione, deve essere parte del pensiero dei suoi cittadini comuni.
Solo la partecipazione delle persone può influire efficacemente su
questo processo, attraverso una relazione attenta e consapevole,
stimolata e supportata attraverso strumenti di condivisione, di
apertura, di confronto e di conoscenza. EUR/OPEN è uno di questi
strumenti.
Amanda J. Succi
Vice Presidente Ferpi
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Da Istanbul
IL MURO DELLA PACE
Anche se la metafora del muro non è forse la più adatta, segnaliamo con grande attenzione questi segnali provenienti da Istanbul
che, più che un muro, speriamo continui ad esser la porta tra Oriente
e Occidente.
“WALL FOR PEACE” is an artistic aspect against all actual
cultural and social discriminations, all restrictions and barriers
towards freedoms, against all conflicts and wars in our World. It is
a conceptual unification by referring the walls, which have been
built as an indicator of war ideas throughout the history.
W-AFPIAAP Art Action: ART FOR PEACE
Exhibitions, Performances and Video Shows were presented at
three art locations in Instanbul.
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67 «ARTISTS FOR PEACE»
from 26 countries exclaimed;
NO TO WAR and VIOLENCE !!!!…
More than 100 artworks, performances, video art works presented
by Worldwide Artists for Peace.
Participating artists and visitors put their thoughts, senses with
their symbols and words on
ART FOR PEACE into the Installations titled with MESSAGES
Of PEACE and PEACE FLAG during the Exhibition.
A collective interactive & enthusiastic atmosphere were comprised
for the WORLD PEACE.
Further information: http://afp-iaa.co.nr
A biographic note of Sevgi Urum, project leader: Sevgi Urum
was born in Ankara on 19th. November 1953. She graduated from
the Graphic Art Branch, Drawing and Painting Department of Gazi
University, in Ankara 1974. She completed her licence degree at
Anadolu University in Eskisehir, in 1994. She worked in The
Ministry of National Education, as a graphic and painting artist, as
an art teacher in the high schools for 22 years. Within this period
she worked at the Educational Center for Film-Radio and
Television in Ankara, as a graphic artist(1976-1981). She worked as
an artist and teacher of educational technology at the Center of
Educational Materials in Izmir (1981-1985). She worked as an art
teacher in High Schools and Ege University. (1985-1996) While she
worked officially she continued to do artworks and activities. She
joined many solo and group exhibitions in Turkey and abroad since
1974. Her works are in many public and private collections in
Turkey and many countries of the World.
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Sevgi
Urum
founded
Aegean University Art Studio in
1996 and Mediterranean Artists
Group - MAG (International
Artists Group), in 2008. She
organized the first International
MAG-IAE
realized
in
Antalya/Turkey,in 2008. She has
created Worldwide Artists For
Peace International Art Action
Project W-AFPIAAP in 2008.
Concerning this project she
organized the first International
Art Action for Peace in Istanbul Turkey 2009. Her writings on
arts are published in art magazines and papers. Sevgi Ürüm
lives in Istanbul,Turkey. She continues artworks at the ARTSTUDIO; Taksim F›r›n Sokak. 8/3 Taksim-Beyoglu-Istanbul-Turkey She
is the member of A.I.A.P. Unesco (International Plastique Arts
Association) Association of Fine arts (GSB).
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La sfida interculturale in un’Europa che cambia
Antonino Di Giovanni
1. Ogni tentativo di stabilire forme positive di dialogo
interculturale deve prevedere come condizione necessaria una
qualche forma di fiducia sulle possibilità dell’opzione interculturale,
deve cioè essere animato da una discreta dose di fiducia nell’Altro,
in noi stessi e nelle capacità e potenzialità di istituire una
interconnessione favorevole nell’incontro. Lo spazio fra le culture è
vuoto, e questo vuoto si colma soltanto nella relazione, nel momento
in cui usciamo da noi stessi e incontriamo l’altro.
Condizioni fondamentali per l’incontro sono quelle propensioni
e predisposizioni esistenziali verso ciò che è straniero, nonfamiliare, culturalmente-altro. L’interculturalità ha le sue radici
nell’esperienza in quanto è da qui che sgorga e trova espressione con
l’incessante scorrere della vita nella società. Senza una visione
plurale della vita, delle sue manifestazioni attraverso le forme
infinitamente diverse delle individualità e delle loro relazioni, la
sfida per un orizzonte interculturale sempre più vasto, inteso come
forma di contrasto ai conflitti socio-politici e alle crisi delle società,
non può essere affrontata e risulterebbe persa in partenza.
Una visione non spirituale, anzi, squisitamente empirica, che si
caratterizzi come presa di coscienza diretta dall’esperienza, che
interpreti l’interrelazione dei soggetti e delle culture sulla base di
una non-dualità (né uno, né due) resta prigioniera del suo limite:
non si può risolvere l’attività interculturale nella traduzione
affrettata di un’uguaglianza di tutti, che svilirebbe l’alto valore
delle differenze nei momenti di incontro. L’interculturalità non può
muovere da un tale fraintendimento o una falsa credenza. Occorre
riconoscerne la natura di impresa pericolosa, di movimento sugli
impervi terreni del non-familiare, dei luoghi del reciproco sospetto,
talora delle trincee di aperta ostilità. Eppure non ci si può esimere
dall’assumere certi ‘rischi’, almeno nella misura in cui non-andare
verso l’alterità dell’altro potrebbe implicare rischi ben maggiori.
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Purtroppo, il pericolo della stagnazione e delle chiusure negli
ego-culturali è sempre in agguato. Le capacità di rinnovamento e
trasformazione delle società risentono spesso di resistenze al
cambiamento e staticità delle classi dirigenti. Intanto, l’inesorabile
processo di trasformazione a cui le culture sono sottoposte è
prevalentemente affidato alla dignità e alle responsabilità delle
stesse classi dirigenti. Una società realmente pluralistica necessita
quindi di una guida con bussola interculturale in cui è esigenza
primaria la trasformazione sinergica delle stesse classi dirigenti in
relazione alle istanze socio-culturali, una mutazione che si estende
poi alle comunità e da qui investe le organizzazioni e le istituzioni.
D’altronde, senza un impegno sociale forte, l’attivismo politico delle
classi dirigenti si risolve in un dinamismo lobbistico e reazionario per
nulla rivolto al cambiamento costruttivo delle società o, nella migliore
delle ipotesi, scarsamente influente sulla vita delle comunità.
2. Nel 1901, al momento dell’istituzione dell’università VisvaBharati e con parole di non mutata attualità, Tagore sostiene che:
«L’incontro fra Oriente e Occidente è rimasto incompleto, perché le
occasioni non sono mai state disinteressate. Le avventure politiche
e commerciali portate avanti dalle razze occidentali [...], molto
spesso con la forza e contro gli interessi e i desideri dei paesi
interessati, hanno creato un’alienazione morale profondamente
dannosa per entrambe le parti. I pericoli provocati da questa
relazione innaturale sono stati a lungo sprezzantemente ignorati
dagli occidentali. Ma la cieca fiducia nella forza della loro apparente
invincibilità li ha spesso fatti passare dal loro sogno di sicurezza a
terribili sorprese storiche».
In una prospettiva storicistica, comunque attenta all’evoluzione
contrastata dei fatti nello scorrere del tempo e libera da gabbie
concettuali troppo vincolanti, un’analisi strutturale delle
permanenze e dei cambiamenti ci mette davanti alla necessità di
tratteggiare un perimetro per l’implementazione e la verificabilità
dell’impostazione interculturale. Per questa analisi, il recinto
teorico è quello definito tra i due poli dell’imperialismo e della
globalizzazione.
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3. Imperialismo. Inteso come forma di dominazione, anche solo
culturale, e colonialismo. La sola parola ‘impero’ evoca
prevalentemente quanto di negativo la sua area semantica riesce a
racchiudere, così come l’attività umana che essa definisce è stata
bollata dovunque con il più severo giudizio storico. Il problema
ermeneutico maggiore deriva probabilmente dall’aver enfatizzato
gli aspetti prevalentemente simbolici di quello che è stato
considerato in termini riduttivi un ‘atto di dominio’. Nella sua
accezione originaria, indica la dominazione, più o meno illimitata,
di un monarca o di una potenza cesarea su possedimenti che
superano abbondantemente i confini territoriali di uno Stato
etnicamente e nazionalmente unitario. Ma, più in generale,
‘Imperialismo’ è stato giudicato ogni rapporto ineguale di potere e
così si è purtroppo lasciata la porta aperta alla maggior parte dei
rapporti umani, a prescindere dalla loro forma istituzionale. In
ultima istanza, si è deprivato il termine di un vero contenuto di
senso e lo si è reso perciò scientificamente inservibile.
Quindi muoversi all’interno di questo recinto è impresa ardua e
potenzialmente esposta ai rischi dello smarrimento. Ma considerato
l’intrinseco antagonismo tra le pulsioni imperialistiche e il dialogo –
e alla luce di una schiacciante preminenza delle prime sul secondo
in materia di rapporti umani – vale la pena affrontare certe
incognite se si è orientati a far prevalere le ragioni dell’incontro
armonioso su quelle della prevaricazione e della conquista. Di qui,
la necessità di contrastare con il dialogo interculturale la cultura
imperialistica.
4. Globalizzazione. Intesa come forma di interconnessione
crescente che genera uniformità ma non necessariamente armonia.
A voler semplificare, si può affermare che il sistema mondiale
affermatosi, che è certamente quello dello Stato-Nazione, collide
visibilmente con la propensione dialogica in materia di relazioni
internazionali, ma non rende la vita facile neanche nella politica
interna, ad esempio nei rapporti con le minoranze. Tale
ordinamento planetario ha adottato il pan-economicismo come
ideologia e la tecnologia come strumento. Quindi, gli incontri e le
relazioni si inseriscono in questo gigantesco organismo, vero
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denominatore comune che sta alla base di ogni processo, compreso
quello del dialogo interculturale. Il pericolo che subito è in agguato
è quello del monoculturalismo, che consiste nell’ammettere
un’ampia gamma di diversità culturali, ma sullo sfondo di un
denominatore comune non rinegoziabile e che conserva per sé
l’egemonia. Nella prospettiva genuinamente interculturale viene
invece rilevata l’impossibilità di sostenere il multiculturalismo nello
scenario internazionale attuale, perché propone una visione della
realtà secondo cui l’uomo deve vivere la sua vita in un
pluriculturalismo atomizzato e separato e ciò significa ipotizzare
un’esistenza in cui le diverse culture sono separate e si rispettano a
vicenda, ciascuna nel suo mondo, senza connessione reciproca.
L’impossibilità deriva anche dal fatto che la cultura dominante
della modernità (l’Occidente moderno) è penetrata in ogni area geoculturale del mondo rivendicando la propria universalità e il proprio
intrinseco valore salvifico nei confronti della sofferenza umana.
Da questo punto di vista, l’interculturalità si rivela via di
mezzo: «[L’interculturalità] riconosce che il monoculturalismo è
letale e il multiculturalismo impossibile. Il monoculturalismo
asfissia le altre culture opprimendole.
5. Oggi, la parola ‘intercultura’ è usata come sinonimo di una
molteplicità di nozioni, dal ‘multiculturalismo’ alla ‘lotta contro la
discriminazione’, dallo ‘studio comparato delle culture’ alla
‘tolleranza politica in una democrazia plurale’, ‘dall’ideologia
dell’assimilazione’ a quella del ‘meticciato’.
Se volessimo fare un elenco di ciò che significa praticare
l’intercultura questo potrebbe più o meno essere articolato così: 1)
avere coscienza della natura pluralistica della realtà, del mondo e
delle società; 2) costruire una reciprocità fondata sull’uguaglianza e
sul rispetto dell’identità propria e dell’altro; 3) accogliere la diversità
come una fonte di arricchimento per tutti; 4) credere nella
possibilità di una fecondazione reciproca, premessa e condizione
indispensabile per trovare le vie per uscire dalla crisi
contemporanea.
Dal punto di vista filosofico, interculturalità significa
interazione fra mondi culturali diversi in un gioco notevolmente
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complesso di interconnessione e distanza, ovvero in un dialogo e in
una sfida a livello personale, comunitario e sociale, e al livello più
profondo delle visioni del mondo. L’interculturalità esige una
radicale contestazione del paradigma che governa le relazioni fra i
popoli del mondo (nel quadro dell’attuale sistema mondiale) in
termini di contrapposizione Nord/Sud, società sviluppate/società in
via di sviluppo. L’interculturalità presuppone una reciprocità sulla
base di uno statuto paritario dei partner che interagiscono, nonché
la salvaguardia delle loro identità. L’interculturalità è dialogo fra
civiltà.
6. Naturalmente, quando si affronta la problematica del dialogo
interculturale, si comprende bene che la sfera etica non è solo
marginalmente interessata, ma viene incrociata e investita nel suo
complesso, tanto da suggerirci e rivelarci la indiscutibile centralità
della dialettica con l’Altro in ogni seria riflessione sulla morale. A
tal proposito, Giuseppe Cacciatore sostiene che «è un’illusione
credere di potersi avvicinare alle questioni interculturali senza
trovarsi dinanzi, immediatamente, a un necessario e propedeutico
movimento di pre-comprensione etica di esse».4 La stessa galassia
concettuale di cui si serve la filosofia interculturale è mutuata dal
più tradizionale insieme delle categorie dell’etica, in cui figurano:
l’alterità, l’autonomia, il dialogo, la differenza, i diritti umani,
l’identità, l’integrazione, la libertà, le norme, la relazione, il
riconoscimento ecc. Così come pure i temi con cui la prospettiva
interculturale deve misurarsi sono anch’essi tra i più classici del
pensiero filosofico: la dialettica universale/particolare, la tensione
tra globale e locale, l’alternativa tra il dialogo e il conflitto tra le
culture, la dimensione storica dei saperi e la storicità delle culture,
nonché l’ermeneutica, il confronto tra le religioni.
Si tratta semmai dell’adozione di una prospettiva realmente
interdisciplinare e della più vasta questione della possibilità di
costruzione di relazioni tra le differenze: «una questione
eminentemente etica (...) tuttavia, si declina altrettanto
immediatamente in una direzione politica, nel momento in cui la
questione del rapporto tra le differenze culturali si gioca all’interno
di uno spazio pubblico» che «ha perso la classica caratterizzazione
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dei confini dello Stato-nazione e – fluidificato e diffuso lungo una deterritorializzazione globalizzata» – si apre sempre di più «alla
coesistenza di soggetti appartenenti a culture e a pratiche politiche
diverse».
7. Le istanze culturali si incontrano sempre più frequentemente
e con intensità altrettanto crescente: «le culture non sono totalità
coerenti, ermeticamente sigillate, autonome e autosufficienti, ma
realtà storiche, fluide, dinamiche, incessantemente in contatto tra
loro».6 Nella società odierna si ripropone ancora la questione
dell’identità, soprattutto intesa come condivisione delle identità di
gruppo e in particolare di quei gruppi in cui le caratteristiche
identitarie tendono a configurarsi in termini di etnicità, di
tradizioni condivise e di omogeneità culturale. Restano in perenne
rinegoziazione lo statuto epistemologico e la stessa legittimità della
nozione di ‘identità culturale’, termine d’area semantica vasta e dai
contorni labili, sempre equivoco in quei contesti nei quali le
rivendicazioni identitarie di ogni genere tendono a polarizzare e
irrigidire le possibili declinazioni quasi definendo percorsi obbligati
a tutto discapito della pluralità e della valorizzazione delle
differenze. Non si può nemmeno rimanere confinati nell’ambito di
una problematizzazione dell’identità in rapporto all’alterità, ma
bisogna spingersi fino al fronte più avanzato in materia di identità
culturale e cioè quello dei processi di ri-produzione e di ritrascrizione delle identità così come questi si intersecano con le
spinte globalizzanti e con le resistenze a tali spinte, ma anche con i
flussi migratori e le loro pluralità di cause.
Per concludere, la globalizzazione non ripiega ma estende e
agita il ventaglio dei problemi, con l’ampliamento delle
interconnessioni tra le culture e le società sparse per il globo. Da qui
la necessità di generare azioni per l’interculturalità. Non si riescono
ancora a valutare bene le ricadute che hanno gli attuali
sconvolgimenti nel mondo finanziario ed economico (ed ambientale,
dato il sistema di produzione e la mancanza di un sistema globale).
Il punto di approdo è ancora il porto avito delle tradizioni culturali,
che diventano più vive e mobili in presenza di marcate e sempre più
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nitide influenze sugli stili di vita.
Ci si può legittimamente chiedere cosa siano oggi gli ‘spazi’ e i
‘tempi’ in una prospettiva che muta il nesso tra Stato-nazione e
società-territorio-cultura.
L’Europa, pur con l’incompletezza della sua costruzione
istituzionale, è un banco di prova del mutamento di questo rapporto.
Le ingiustizie nella distribuzione del reddito e sull’applicazione dei
diritti civili non possono essere risolte sulla dimensione del singolo
stato. Ma proprio la prospettiva federativa, come dimostra la storia
americana, richiede importanti processi di interazione culturale.
Se poi consideriamo qual è l’effetto di questi processi su scala
mondiale, otteniamo una dilatazione dei problemi e l’attualità dei
conflitti tra individuo e istituzione, tra potere e libertà. Siamo soliti
considerare i social network, in modo banalmente occidentale, come
una perdita di tempo, a waste of time. Ed è vero se li utilizziamo in
modo improduttivo. Diversamente, sono lo strumento della
democrazia del futuro: lo sanno bene i regimi che tentano in ogni
modo di impedirne l’utilizzo ai loro sudditi.
Ecco perché, consapevolmente, riteniamo che EUR/OPEN sia
uno strumento di cittadinanza, uno spazio di elaborazione libera,
una fucina per le coscienze di chi vuol prendere parte al dibattito, al
confronto, ad una nuova intellettualità.
Anche l’esperimento di promiscuità/ibridazione linguistica è un
chiaro indizio del percorso che intendiamo seguire. E che contiene
in sé qualcosa di affascinante.
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From Tunis
World Social Forum, Tunisia, 29th March 2013
Declaration III World Forum of Free Media
Document adopted at the Convergence Assembly for the Right to Communication
We, participants, actors and activists for alternative information, who use communication as a tool for social transformation and
defend the right to communication and the freedom of expression,
gathered in Tunisia, from 24th to 29th March 2013, at the III World
Forum of Free Media (III WFFM), believe this meeting was highly
symbolic, as it took place in the country where free media has
played an important role in social change.
During this forum, which paid special attention to community
and associative radios – which are indisputable tools for democratization but not legally recognized in some countries within the
region – different themes were discussed: the WFFM process, the
right to communication and information as common goods, techno-
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logical appropriation, the conditions for a free internet, its regulation and especially the requirements for the advancement of this
sector, which is of public interest as an essential element for development and democracy.
Considering:
That information and knowledge are common goods, the right to
communication is a fundamental and inalienable right
That the whole media sector, which is a structural part of the democratization of state and society, must be governed according to Article
19 of the Declaration of Human Rights, as referenced in the ethics
and deontology of communication, and as reflected in the documents
adopted globally and promoted regionally and internationally by
professionals in the field.
Noticing:
The strangulation of communication by political, economic and industrial powers; The instrumentalization and commercialization of information by states and the
major media groups;
The increase of concentration of power and of media groups;
The incompatibility between the old legal frameworks and media systems that
are evolving alongside technological advancements;
An almost completely absent legislation to favour citizens’ access to public information;
The lack of support for citizens for the production and dissemination of plural,
diversified and critical information;
Freedom of expression and of the press being undermined by repressive laws;
The violent repression against citizens who are interested in information;
The importance of digital inclusion to unlock the exercise of the right to communication;
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The threats to the protection of personal data on the internet;
The lack of access to media by the majority of economically disadvantaged populations;
The criminalization, by the mainstream media, of the majority of the social voices challenging the concentration of political, military or economic power;
The disregard by the mainstream media of the ideas and debates devoted to the
transformation of society, particularly those occurring in the World Social Forum process;
The rise of free media and citizens contributing to social and political changes,
as demonstrated during the Arab Spring.
Observing specifically in the Maghreb-Mashreq region and in Africa: The need
for a diversified and democratic media sector, powered by effective citizens’ participation and by their legitimate and protected exercise of freedom of expression;
The struggle for legal recognition of community and associative radios, as a decisive
lever for the future of societies and their modes of governance at all levels and in all areas
of community life.
We call for:
Free and democratic access to information, in accordance with the universal
principles of human rights;
The implementation of the right to communication in accordance with international regulations and conventions;
The defense of regulatory frameworks which guarantee access to information
and freedom of expression for everyone;
The creation of regulatory authorities for radio broadcasting, which are truly independent from political authorities and financial powers;
The access to radio spectrum by community and associative media, especially
those located in the Maghreb-Mashreq region, with legal recognition of community
radios which form the third broadcasting sector alongside the public and private sectors, and the fair assignment of frequencies to such radios;
The implementation of public policies to support the diversity and plurality of
communication media;
Cost free and universal access to Internet connectivity;
Defense of open access internet, democratically governed;
Decentralization and appropriation of free infrastructure and software (P2P
Mesh);
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Promotion of encryption to protect the anonymity of communications;
Promote free culture, free band with cost free Internet access, the concept of common
goods and defend the philosophy of free software, in order to ensure technological sovereignty.
We commit ourselves to:
Deepen the dialogue between free media and social movements
regarding the rights to communication and to knowledge, as well as
the violation of these rights;
Support activist initiatives aimed to achieve the right to communication;
Establish a network to coordinate campaigns aimed at protecting and strengthening the right to communication;
Reflect on a model that will ensure the viability, sustainability
and independence of free media;
Create a group of networks for sharing among countries in the North
and South to promote the utilization of free hardware and software for
the democratization and mass dissemination of technological knowledge;
Construct and develop free alternatives to strengthen the universe of free social networks;
Reflect upon the environmental impact of the use of new technologies;
Ensure that the events of the World Social Forum will be preceded by a diagnosis of the rights, liberties and guarantees associated with communication in the host country, and of extent to which
inhabitants have access to communication media;
To develop the World Charter of Free Media, which will list values, principles and a common code of ethics for free media activists;
To continue building the WFFM process.
References: http://www.fsm2013.org
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L’Europeo
Patrick Drossi era un cittadino d’Europa, di mamma bulgara e
padre greco, cresciuto tra la Francia e l’Italia. Lo incontrai quando
venne ospite nella mia città per un soggiorno-studio di un mese
insieme ad altri giovani universitari.
Erano i primi anni del duemila e il web non era ancora alla portata di tutti. La mia associazione aveva messo a disposizione alcune postazioni da cui potersi collegare alla rete internet. Il nostro
Comune, che era a stretto contatto con le organizzazioni che si occupavano del corso formativo, ci aveva chiesto di ospitare dei ragazzi
per permettere loro di avere un posto in cui studiare e interagire con
dei coetanei.
Organizzammo incontri, partite e gite con il tipico atteggiamento dei ventenni che vogliono darsi un tono culturale e non solo.
Furono giorni meravigliosi.
Fin da subito mi aveva colpito il sentirsi europeo di quel
Benedict Drossi, il più promettente di quei giovani studenti.
La Sicilia si offriva ai nostri ospiti con un clima mite e accogliente. L’Etna da parte sua si era appena innevata e dava un senso
di straordinario candore e bontà, come fosse un enorme pandoro
pronto ad essere agguantato.
Visitammo la cuba bizantina, il teatro greco di Taormina, il
castello di Nelson, l’odeon di Catania, chiese, palazzi, monumenti.
Stabilendo un rapporto quasi osmotico tra i posti visitati e il significato che avevamo intenzione di dare alla visita stessa.
Le sere erano caratterizzate da cene a tema con arancini,
cuscus, pasta con le sarde, cannoli, cassate. Ogni piatto era una scoperta di una tradizione e di un’arte tramandata nei secoli.
Benedict mi disse il giorno prima di partire: “La Sicilia è l’ombellico geografico e culturale del mondo. Terra dove si uniscono
l’oriente e l’occidente. Dove hanno avuto e hanno casa il cristiano,
l’ebreo e il mussulmano. A sud dell’Europa, nel cuore del
Mediterraneo e quindi porta del Nord Africa. Avete avuto fenici,
greci, romani francesi, spagnoli, arabi, tedeschi. Da ognuno di que-
31
sti popoli avete appreso. Meritate di essere simbolo dei cittadini
d’Europa, lo avete nel sangue.
Ti confesso che mi sono innamorato di questa terra. Il giorno
che vorrò fermarmi e chiamare un posto casa verrò a stare qui.”
Salvo Cavallaro
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Iniziativa legislativa
per il redddito di base incondizionato
Se pensiamo alla globalizzazione, pensiamo subito alle merci di
un supermercato. Non pensiamo mai alla globalizzazione dei diritti. Eppure, è la cosa più evidente ed immediata.
Perché non dovremmo pensare a un sistema di diritti da contrapporre allo strapotere finanziario?
Siamo davvero costretti a pensare che un diamante valga più di
un buon pane caldo? Che questa differenza tra valore d’uso e valore di scambio sia inevitabile e valga in ogni situazione?
Dietro una simile considerazione, oltrepassata la soglia della
propaganda e dell’informazione pilotata, siamo di fronte al paradosso per cui di fronte alla proclamata eguaglianza di fronte alla legge
si cela la profonda diseguaglianza rispetto al danaro?
Questa condizione fittizia potrebbe essere risolta in mondo dove
tutti hanno diritto di cittadinanza, in cui tutti hanno diritto ad un
reddito minimo. L’ipotesi può apparire ingenua o utopistica, e
indubbiamente contiene elementi che la qualificano tale.
Utopistica, ma non irrealizzabile. Utopistica come lo era la
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino
33
quando fu proclamato nella Francia rivoluzionaria del 1793, o quando fu riaffermata, ancora largamente irrealizzata oltre 150 dopo,
dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’idea di affermare una
completa uguaglianza dei cittadini non è realizzabile né, in fondo,
desiderabile. Tuttavia, questo non significa che non sia possibile
avviare un percorso verso la concreta affermazione della dignità
umana.
Il reddito di base incondizionato è un deciso passo verso questo
obiettivo. Il reddito di base incondizionato non va confuso con
il salario minimo o l’indennità di disoccupazione. Il reddito
minimo è, appunto, incondizionato, e non va considerato come un
ammortizzatore sociale quanto, piuttosto, come standard di civiltà.
In particolare, mentre il reddito minimo garantito verrebbe
devoluto solo ai disoccupati in età lavorativa con reddito familiare
al di sotto del valore di soglia, il reddito di base incondizionato s’intende invece universale, illimitato nel tempo e offerto su base individuale. L’idea di reddito di base incondizionato stenta ad affermarsi, non tanto per il deficit democratico di interesse dei cittadini ai
propri diritti (male endemico che ha già portato a vanificare un progetto di costituzione europea che avrebbe ampliato i diritti di cittadinanza, almeno in Europa), ma per via degli interessi forti delle
imprese (con la consueta complicità della propaganda offerta dalla
stampa ufficiale e della televisione) che preferiscono sistemi come la
cassa integrazione (anche questa, una forma di reddito minimo),
sempre utilizzabili come ricatto politico nazionale e regime di aiuto
alle imprese. Non a caso, gli schemi di reddito minimo garantito diffusi attualmente negli stati europei (privi di un coordinamento centrale), richiedono l’accertamento della situazione economica e l’attiva ricerca di un lavoro da parte del beneficiario.
L’idea del reddito di base incondizionato, così semplice e così
rivoluzionaria, è un punto di svolta verso l’affermazione di un siste-
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ma di cittadinanza globale, superamento dello schema dei nazionalismi, della disoccupazione indotta, dello sfruttamento dell’immigrazione e del ricatto economico delle grandi imprese, andando
verso un mondo fatto di cittadini. Si tratta di un passaggio verso un
mondo di diritti globali, un mondo dove potrà esistere una moneta
unica ed un unico regime di tassazione, dove i beni pubblici fondamentali – aria, acqua, cibo, energia –
potranno avere vincolo di destinazione,
con controllo sull’effettivo fine pubblico
della massima diffusione e distribuzione.
Tutto questo può sembrare avveniristico e
distante, ma oggi – e fino al gennaio
2014 è possibile sostenere l’iniziativa legislativa europea per un reddito di base
incondizionato, firmando (senza alcun
costo per i sottoscrittori) la petizione al
seguente indirizzo:
https://ec.europa.eu/citizens-initiative/REQ-ECI-2012-000028/public/index.do
It’s important and urgent to join the initiative, because the initiative for a European law connected intends to give every citizen an
unconditional basic income. It is an important measure which, if
implemented, will partially restore democratic freedoms that have
been affected by the economic downturn caused by the unbridled
liberalism, which led to the collapse of employment, the increase in
the gap between the salaries of managers and those of the workers,
the concentration of oligarchic markets and the collapse of small
and medium enterprises.
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36
FRAMMENTI DI PRIMAVERA ARABA
reference: http://editoriaraba.wordpress.com
Spesso la retorica della centralità nel Mediterraneo della Sicilia
ci fa dimenticare che questa condizione geografica dovrebbe meglio
corrispondere ad una centralità culturale.
Ma, a ben vedere, questa condizione non appare pienamente
maturata. Così, per andare a vedere cosa sta cambiando nel
Maghreb, occorre dare uno sguardo al Festival internazionale di letteratura a Berlino.
Ecco la lista degli ospiti del 2013:
Arabia Saudita
Safa al Ahmad: giornalista e scrittrice (ma più la prima che la
seconda) che oggi vive e lavora a Istanbul.
Egitto
Khaled al-Khamissi: giornalista e scrittore, conosciuto in
tutto il mondo come l’autore di Taxi, il racconto dell’Egitto e del
Cairo visto dai tassisti della capitale.
Yasmine El Rashidi: autrice del libro The Battle for Egypt:
Dispatches from the Revolution.
Shereen El Feky: madre gallese, padre egiziano, cresciuta in
Canada vive tra Londra e Il Cairo. Il suo primo libro è Sex and the
Citadel, in cui scardina il tabù del sesso nel mondo arabo.
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Iraq
Fadhil al Azzawi: scrittore, traduttore giornalista, intellettuale, vive e lavora a Berlino. È autore di numerosi romanzi, poesie,
racconti brevi, testi di critica letteraria e traduzioni in arabo dall’inglese e dal tedesco (tra cui L’uomo senza qualità di R. Musil); collabora con la rivista Banipal.
Hussain al Mozany: scrittore, traduttore, giornalista, in esilio
dal 1978. La produzione letteraria iniziale era in arabo, dal 1990 ha
invece deciso di scrivere in tedesco, lingua che ha chiamato “la
dimora letteraria di un’esistenza senza radici”.
Kuwait
Saoud al-Sanousi: il giovane vincitore del premio per la narrativa araba di quest’anno, con il romanzo Gambo di bambù.
Libia
Ashur Etwebi: medico, scrittore, poeta e traduttore. È, tra gli
altri, autore di un romanzo, Dardadeen (113 pg., Cairo, 2001), composto esclusivamente in dialetto libico che è considerato come un
“punto di svolta nella letteratura libica contemporanea”. Nel 2012
ha organizzato nella città di Tripoli il primo importante Festival di
letteratura internazionale della Libia post-Gheddafi.
Mohammed Mesrati: giovanissimo autore e attivista nato a
Tripoli nel 1990. A causa dell’attivismo politico dei genitori, la famiglia fu costretta all’esilio a Londra, dove tuttora vive. È autore di un
romanzo Mama pizza, di cui alcuni brani sono apparsi nella rivista
Banipal. È co-autore di un’antologia di saggi sulla primavera araba
dal titolo Writing Revolution. The Voices from Tunis to
Damascus (I.B.Tauris, 2013).
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Manifesto del festival di letteratura internazionale di Berlino. 2013
reference: http://editoriaraba.wordpress.com
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Siria
Hala Mohammed: poetessa e giornalista, vive a Parigi con il
marito, il regista siriano Haitham Hakki. La sua ultima raccolta è
Disse la farfalla (Riad El Rayyes, Beirut).
Samar Yazbek: scrittrice, giornalista e attivista, oggi in esilio
in Francia. Di recente ha scritto un diario della rivoluzione siriana
già tradotto in inglese e francese. In Italia è conosciuta per due
romanzi, pubblicati da Castelvecchi: Lo specchio del mio segreto e
Il profumo della cannella.
Tunisia
Habib Selmi: scrittore nato nel 1951 e autore di numerosi
romanzi. Proprio oggi è uscito in Italia Gli odori di Marie Claire
(Mesogea), finalista al premio per la narrativa araba nel 2009, come
anche Le donne di al-Basateen, finalista lo scorso anno. Vive a
Parigi dal 1985.
Completano il quadro Samuel Shimon e Margareth Obank,
fondatori e redattori capo di Banipal, la rivista letteraria inglese
dedicata alla letteratura araba contemporanea nata nel 1998.
Sul sito della BBC World Service, all’interno del programma
Newsday, cinque scrittori provenienti da Siria, Libia, Egitto,
Tunisia e Yemen hanno proposto una loro personale chiave di lettura sugli eventi in corso, su ciò che è accaduto nel proprio paese negli
ultimi 2-3 anni e hanno provato a immaginare come potrà essere il
futuro.
Le visioni degli autori differiscono sensibilmente le une dalle
altre e forse, anche senza sapere di che nazionalità erano, non
sarebbe stato impossibile indovinare il loro paese di provenienza.
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Samar Yazbek – Siria
Per l’autrice di Lo specchio del mio segreto e Il profumo della
cannella, è molto doloroso parlare di quanto sta accadendo in Siria,
perchè la realtà ha ormai di gran lunga superato la fantasia più crudele. Questa realtà siriana di oggi e di ieri è talmente orribile da
essere indicibile e l’uomo, di fronte alla barbarie compiuta da un
altro uomo, nulla può, nulla è.
The extent of the barbarity that exists in this world is beyond
anyone’s imagination. What I have seen I cannot describe.
Reality is more gruesome than anything the mind can conjure.
Ghazi Gheblawi – Libia
Per il co-fondatore di Libya al-Youm, nella Libia post-Gheddafi
si guarda al futuro con un misto di apprensione, speranza e ottimismo. Forse il viaggio verso un futuro migliore e più giusto sarà
arduo ed accidentato, ma nonostante le difficoltà, ne sarà valsa la
pena una volta arrivati.
We might be allowed to be angry, upset or frustrated, but we
are not allowed in our loathsome disappointment to lose hope.
Without hope, we wouldn’t be able to lift ourselves from our
legacy of despotism, social stagnation and the carcasses of lost
opportunities.
Sara Khorshid – Egitto
Nonostante i tragici eventi dell’ultimo mese, secondo Khorshid
la rivoluzione non ha perso del tutto: si tratta solo di ritrovare la
slancio iniziale.
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Coloro i quali sono ancora fedeli agli ideali del primo periodo
devono rimanere uniti e lottare contro tutte le forme di autoritarismo, sia esso militare o religioso.
The mission of those still loyal to the revolution must be to
stand up against the army’s brutal crackdown on Muslim
Brotherhood members – a crackdown that goes against everything the revolution called for.
Samar Mezghanni – Tunisia
Cronache di doloroso pessimismo arrivano invece dal paese che
ha dato il via alle rivolte nei paesi arabi. Secondo la giovanissima
autrice (classe 1988), le cose non vanno affatto bene in Tunisia e la
colpa è in parte dei tunisini, ma soprattutto dei leader al potere.
Non molto è cambiato da quando Ben Ali è stato mandato a casa.
We found out that the people we recognised as leaders are not
offering us a vision, are not uniting us and are not taking the
lead about the future of our country.
Farea al-Muslimi – Yemen
Lo Yemen è ancora impantanato in uno stallo economico e politico, tuttavia l’autore intravede alcuni spiragli di luce. Primo tra
tutti, la mancata salita al “trono” presidenziale del figlio dell’ex presidente Saleh (mai del tutto scomparso dalla scena). E se è vero che
al-haraka baraka (il movimento è benedizione), il futuro dovrà
essere per forza più promettente del presente.
“Al-Harka barka“, a popular phrase goes, pointing to the sky,
“Movement is a blessing.”Directing my gaze at the stirrings of
political power players, rather than cloud activity, I tend to
view Yemen’s future in much the same way.
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Beat. Attitudine al cambiamento.
- Fermenti nel mondo. - Fermenti in Europa.
- Fermenti in Italia. - Fermenti a Catania. - Fermenti. Vita.
Le origini dell’associazionismo giovanile moderno
Ripercorrendo la storia e le origini dell’associazionismo giovanile, possiamo notare come gli eventi ecclesiali e socio-politici fra
anni Cinquanta e Sessanta (pontificato di Giovanni XXIII, concilio
ecumenico Vaticano II, primo ‘disgelo’ fra Est e Ovest, governo di
centro-sinistra, boom economico e relativo aumento dei consumi di
massa, televisione) concorsero a cambiare profondamente il nostro
paese e la realtà giovanile. Andavano emergendo mutamenti di sensibilità, aspirazioni e stili di vita nuovi. L’espansione dei fenomeni
hippy e beat, la difficoltà crescente di comunicazione con gli adulti,
la diffusione di spinte anti-istituzionali, il distacco progressivo dalla
‘religione-Chiesa’ rivelavano un’inquietudine diffusa e un desiderio
acuto, di cambiamento. Le associazion colsero le istanze di socializzazione, di ridefinizione di nuova identità, il bisogno di integrazione
e di una forza aggregativa attorno ad un’idea forte, la ricerca dell’Io
attraverso il Noi, contro un’identità a mosaico.
Gli anni della contestazione
Durante gli anni della contestazione si accentuarono il momento
ideologico e l’impegno concreto.
I movimenti studenteschi del ‘68 furono protagonisti delle
rivendicazioni e delle lotte sociali contro la società tecnocratica
capitalistica-borghese. La contestazione globale ebbe inizio dal duro
scontro con le istituzioni scolastiche ed universitaria, con l’autoritarismo dei docenti. Ebbe come nemico comune il principio dell’autorità. Gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori, della cul-
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tura ufficiale del sistema scolastico classista e obsoleto. La scuola
era vista come luogo di riproduzione e perpetuazione di valori borghesi (autorità ordine-perbenismo). Anche la famiglia tradizionale
veniva scossa dal rifiuto dell’autorità dei genitori e del conformismo
dei ruoli. Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano la riorganizzazione della società sulla base del principio di uguaglianza, del
rinnovamento della politica in nome della partecipazione di tutti
alle decisioni, l’eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e
di discriminazione razziale e l’estirpazione della guerra come
forma di relazione tra gli stati.
Il ’68 segna il superamento della scissione tra sfera privata e
quella dell’azione politica. Questa carica innovativa venne presto etichettata come “controcultura giovanile”. Ebbe certamente la funzione
di incentivare alla maturazione individuale e di gruppo, contro l’apparente neutralità del sistema scolastico, contro l’omologazione culturale dei modi di pensare e di esprimersi delle classi dominanti.
Già in sé l’etichetta “controcultura” utilizzata dalla stampa ufficiale dice molto tuttavia sulla volontà di arginare il fenomeno che
prevalse negli ambienti istituzionali.
Quell’umanesimo integrale portava avanti istanze razionali ed
umanistiche, esaltava le potenzialità creative e partecipative e
rifiutava il potere come forma di dominio sul sociale. Rimase tuttavia un’utopìa, perché incapace di rifondare i modelli politici di
gestione statale. Vincente per la parte modernizzante (mutando i
linguaggi e le forme dell’agire sociale) restavafallimentare nella
progettualità, a causa delle resistenze del sistema socio culturale
dominante (riflusso della contestazione).
1969-70 / Nascita della facoltà di Scienze Politiche a Catania
All’interno di quelle dinamiche complesse proprie della lotta
studentesca in Italia si inserisocono le vicende che hanno condotto
alla nascita della facoltà di scienze politiche a Catania, focolaio sici-
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liano di coscienza civile e impegno sociale e politico, portavoce di un’
universitas giusta, efficiente e formativa, che si ponesse in antitesi
con una società basata sulla discriminazione classista acritica e conservatrice. Le lotte studentesche per scienze politiche non furono un
movimento di protesta isolato, finito con la concessione ottenuta,
ma un impegno costante volto al capovolgimento totale di quel rapporto autoritario docente-alunno/governanti-governati.
All’inizio emerse dall’occupazione della facoltà di giurisprudenza, che con la diffusione del messaggio politico del movimento studentesco per una scuola meno classista, meno autoritaria, per
un’università libera, non più ingranaggio del sistema di una società
illiberale e ingiusta, volta alla produzione di individui in serie, privi
di coscienza critica, docili e plasmati. L’ipotesi riformista immaginò
la definizione di strategie per una facoltà autonoma, riformata radicalmente nel suo ordinamento e ammodernata negli insegnamenti.
La determinazione e l’alleanza studenti/docenti permise alla
facoltà di porsi come la più promettente fucina di innovazione nella
realtà accademica catanese, costruendo una nuova identità come
gruppo, caratterizzandosi come luogo di spiriti liberi e portatori dei
messaggi universali di uguaglianza e fraternità che la letteratura,
la musica e la cultura della contestazione stavano introducendo in
Europa e nel mondo.
Con le parole di Kenneth Rexroth, uno dei poeti statunitensi
della Beat Generation: “La tutela delle intelligenze ha formato una
spessa crosta di abitudini sulla vita culturale americana, peggio di
uno strato di ghiaccio. Di recente l’acqua che vive sotto di esso è
diventata così ribollente che lo strato di ghiaccio ha cominciato a
fondersi, spezzarsi e dirigersi verso l’oblìo artico”.
Fine del movimento: il tunnel degli anni ‘80
Dopo il ‘68 il fervore della protesta si spense, fallirono i grandi
progetti politici e crollarono le utopie collettive. Le piazze di tutto il
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mondo furono inondate di droga, così fu impossibile continuare la
dimensione di luoghi aperti del dibattito politico e dell’impegno. I sitin e le manifestazioni contro la guerra lasciarono posto al punk e allo
sballo. Il mantenimento del proibizionismo fu la regia occulta di una
perfetta saldatura tra criminalità organizzata e gente normale; il
sistema culturale si avvalse della facile equazione per cui per essere
ribelli i giovani dovevano fare uso di droga. La polizia fece il resto con
le retate che resero impossibile ogni attività politica. Anche la musica, che era stato il veicolo del risveglio della politica nei giovani, subì
la stessa involuzione. Alla psichedelia che aveva invaso il terreno aristocratico della musica sinfonica si sostituirono preso il punk, la discomusic, l’elettronica, volgari e senza profondità, banali come le discoteche e i supermercati, volti complementari della società dei consumi.
La carica emozionale del Sessantotto, e quella più politica del
Settantasette, furono annichilite dagli “anni di piombo”, durante i
quali numerose occasioni di infiltrazioni (si definiscono tali le azioni compiute dai servizi segreti avvalendosi di corpi esterni per destituire di autorevolezza – e incolpare direttamente – i movimenti di
protesta) ebbero luogo, in molti casi finendo addirittura in strage.
La rivolta etico-politica dei giovani contro la società, era stata
sedata. Si diffuse il disinteresse: frasi di regime come ”la politica
non è tutto” ebbero un facile sopravvento. La politica di Reagan e
della Thatcher, approfittando del nuovo disinteresse, iniziarono lo
smantellamento del welfare state, impoverendo i ceti popolari.
I giovani cominciarono a rifiutare la dimensione politica e a
ripiegare nel privato. Gli anni ‘80 delle “schizofrenie controllate“,
del realismo e pragmatismo, della bassa idealità, non impedirono
tuttavia la pratica del “volontariato come impegno sociale e non
politico, come impermeabilità del mondo politico ad un apporto giovanile, libero da integrazione subordinata.” La generazione della
vita quotidiana, laica e secolarizzata degli anni ‘80, visse l’esaurimento del ruolo dei modelli totalizzanti, la disintegrazione sociale
della gioventù, senza punti di riferimento, la crisi della spontaneità
e della carica contestataria.
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Resta di quella stagione il merito di aver messo al centro dell’attenzione valori come il pacifismo, l’antirazzismo, il rifiuto del
potere come forma di dominio di pochi privilegiati sulla popolazione, i diritti delle donne e l’interesse per l’ambiente, che entrarono a
far parte stabilmente del dibattito politico e socio-culturale del
mondo intero.
Il nichilismo dominante si esprime attualmente nello scetticismo e nel cinismo della società dei consumi, che tende ad affogare
soprattutto i giovani, facendo credere che ogni tentativo di “cambiare il mondo” sia per ciò stesso utopistico, illusorio, sbagliato.
La Beat Generation
Una ricognizione, sia pure rapsodica come questa, sul ‘68 e le
istanze umanistiche dei giovani, non può non far ferimento al movimento che fu precursore del cambiamento e scosse i modelli di vita
tradizionali.
La letteratura beat fiorita in America a ridosso della seconda
guerra mondiale, come ha scritto Dario Fo, è stata il nucleo promotore dei più importanti movimenti di emancipazione civile, sociale,
libertaria e di difesa dei diritti civili di ogni comunità minoritaria di
tutta la seconda metà del Novecento: tra questi il movimento degli
hippies, il movimento studentesco francese, tedesco e italiano, i
movimenti pacifisti, ecologisti, no-global.”
Con le parole di Gregory Corso: “Noi abbiamo creato il cambiamento senza versare una goccia di sangue. […] Siamo molto più
liberi adesso, siamo più tolleranti verso comportamenti sessuali e
stili di vita ‘diversi’ e questo in parte è dovuto anche all’apertura
mentale della Beat Generation”.
L’entità beat si forma alla fine del secondo conflitto mondiale,
durante gli esperimenti atomici nell’atollo di Bikini, la guerra di
Corea e del Vietnam, l’assassinio di Kennedy e di Martin Luther
King e la costante minaccia della guerra fredda.
47
L’astro di inquietudine di W. Burroughs, intorno al quale si formano le personalità di Allen Ginzberg e Jack Kerouac, è la guida
all’affermazione della libertà di parola, del rifiuto delle convenzioni
borghesi, di quel certo distacco dal denaro e dalle comodità, ed un
bisogno sfrenato di scrivere e di esprimersi e di amare.
L’ America ai tempi del beat era assediata nel sospetto anticomunista del Maccartismo. La morale ancora rigida, i costumi severi, lo stile di vita da perseguire in linea con i valori convenzionali.
L’atteggiamento beat fu dirompente, ponendosi in contrasto al
conformismo dell’America postbellica, proponendo l’apertura a culture distanti convergenti su linee nuove come l’ambientalismo e il
Buddismo Zen. L’immagine che meglio rappresenta lo spirito della
Beat Generation è la strada, simbolo del bisogno di partire, andare,
alleviare un disagio, un tormento, non si sa bene cosa: “interpreta il
bisogno di tutti di andare, di spostarsi, ma... non ci sono nuove frontiere da conquistare come qualcuno vuol far credere. C’è solo un tormento che si placa spostandosi.“ (Keouac, On the road).
I beats sono stati la voce ribelle di un’America conformista.
Jack Kerouac, nella sua presentazione del movimento, li descrive
così: “Individui dotati di una spiritualità diversa che non formarono
mai una banda ma rimasero come solitari a guardare fuori dalla
finestra cieca della nostra civiltà – gli eroi sotterranei che avevano
finalmente voltato le spalle all’occidentale macchina “della libertà” e si drogavano, ascoltavano il bop, avevano lampi
di genio, sperimentavano il “turbamento
dei sensi”, parlavano strano, erano poveri e felici, profetizzavano un nuovo stile
per la cultura americana, completamente libero da influenze europee, una
nuova formula magica – ma dopo il 1950
i beat sparirono in prigione o al manicomio, o furono indotti dalla vergogna a un
silenzioso conformismo, la generazione
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stessa fu poco numerosa ed ebbe vita breve.”
Il successo di On the road ha dato vita al movimento dei figli
dei fiori, alle lotte contro la guerra del Vietnam, al movimento degli
studenti e delle rivendicazioni razziali.
Il viaggio verso sud di Sal (Jack Kerouac) e Dean (Neal
Cassady) lungo le strade sterminate del Texas e del Messico, è
un’esperienza verso il nulla, dove importante non è arrivare, ma
andare, muoversi nella speranza di sfuggire all’ansia, al male di
vivere, attraverso rischiose vie di fuga lastricate d’alcool e droghe.
In una poesia molto intima, triste, Solitudine messicana, Jack
Kerouac, ha intuito già allora che quella sensazione di vuoto, in una
società che diventerà globale, senza più i valori umani e della cultura, porterà l’umanità alla più disperata disgregazione universale.
“E sono uno straniero infelice/contento di scappare per le strade del Messico / I miei amici sono morti su di me, / Se mi ubriaco mi
viene sete / se cammino il piede mi cede/se sorrido la mia maschera
è una farsa / se piango non sono che un bambino / se mi ricordo sono
bugiardo / se scrivo la scrittura è passata / se muoio il morire è finito / se vivo è appena cominciato / se aspetto l’attesa è più lunga / se
vado l’andare è andato…”
Fernanda Pivano, nella prefazione all’edizione italiana di On the
road, descrive queste sensazioni come ”La ricerca disperata di un nuovo
valore morale, di una nuova ragione del mondo, di una nuova spiegazione della vita”, vedendo in queste parole il manifesto di una “generazioni di furtivi”, stufi delle forme, delle convenzioni e del mondo.
Psicopatologia della vita quotidiana del giovane Werther e
del giovane Holden, per non dire del giovane Alex
I giovani subiscono quotidianamente una serie di violenze psicologiche che tendono tutte ad annullare l’importanza dell’individuo
come essere umano, smarrito in un mondo fatto di dominatori e sottomessi.
49
Concetti come bene e male non sono
più in grado di spiegare una realtà complessa: tuttavia la “teoria del caos” del
postmodernismo, quella in base alla
quale un battito d’ali di farfalla in Corea
può determinare un uragano nello Iowa,
non dovrebbe essere spinta al punto da
farci perdere il nesso razionale, il rapporto tra causa ed effetto delle cose.
È vero che tutto determina tutto,
ma è anche vero che ci sono elementi
decisivi ed elementi accessori. E resta
vero che esiste un codice interno alla Fonte: Archivi International
Times, 1966, vol. 1 n. 2
coscienza. Ed è chiaro che l’uso della
droga è un errore, non solo sul piano
della coscienza individuale, ma anche in quello collettivo e politico:
perché proprio la logica allucinatoria della droga ha permesso al
potere dell’establishment di reprimere i movimenti di emancipazione, di ricacciarli nell’oblio.
Quando il sistema afferma che l’appartenenza politica e le ideologie ormai fanno parte di una passato travagliato e sanguinoso,
questa idea ha uno scopo di propaganda, serve a far accettare l’ingiustizia del sistema senza nessuna domanda, senza nessuno spunto critico.
Il concetto di moralità pubblica e privata, depotenziato da scandali giornalistici che rivelano ininterrottamente corruzioni e scappatoie legali, non basta più ad indicare una condotta da seguire.
La generazione del XXI secolo, come quella beat degli anni ‘50,
non è immune dal conformismo livellatore e soffocante di una società di massa sempre più anonima e impersonale.
Viviamo in una società democratica di massa in cui tutti stanno bene; non troppo in realtà. Si promuovono l’aspirazione alla
mediocrità, l’nginocchiarsi arrendevolmente alle discriminazioni e
alle scorrettezze, perché “è così che funziona”.
50
Siamo ritornati ai codici di quella società che ha gettato nella
disperazione i giovani degli anni ‘50. Gli scrittori beat americani
dimostrano consapevolezza del caos morale intorno a loro, scegliendo, in opposizione, un’esistenza nomade senza meta e svincolata
dall’autorità di genitori e istituzioni che non li capiscono.
”Dobbiamo andare e non fermarci, finché non siamo arrivati”; ma
sono pur sempre alla ricerca di qualcosa, di una Verità.
La verità con la maiuscola tuttavia non si trova, non si può ottenere attraverso la scorciatoia di qualche droga che, al contrario, ha
l’effetto di rovinare le menti più brillanti. Non a caso, il poema di
Allen Ginzberg, The Howl, l’Urlo, comincia proprio così:
I saw the best minds of my generation destroyed by madness,
starving hysterical naked, dragging themselves through the
negro streets at dawn looking for an angry fix ...
Difficile rendere l’idea di quanto sia cambiata la posizione dei
giovani di oggi nei confronti della politica e dei valori borghesi.
Di fatto, però, i valori e gli stereotipi della Beat Generation sono
ancora presenti in larga misura tra i giovani con tutti i pro e contro
annessi, soprattutto i contro, come la
droga e l’alcool.
Si tratta, in effetti, di una parte che si
sta marginalizzando sempre più, una ferita che si sta rimarginando, nel senso che
l’enfasi sulla droga come strumento per
ottenere la visione volge rapidamente al
tramonto, per lasciar posto ad una nuova
razionalità che riscopre la logica visionaria attraverso la meditazione trascendentale, lo yoga, ed una più appropriata conoscenza del corpo e della funzione del sesso,
che si allontanano dalla pornografia e tenFonte: Archivi International
dono ad avvicinarsi al tantra.
Times, 1967, vol. 1 n. 12
51
Dal movimento beat riemerge la
necessità della vita contro l’automatismo di schemi e sovrastrutture. Ma
forse questo è quel che vorremmo vedere, e non corrisponde ad alcuna realtà.
La generazione attuale può sembrare passiva e rassegnata, disgregata in un
silenzioso conformismo, tuttavia è disillusa e disincantata, più che mai hipster,
consapevole dell’inganno delle droghe ed
ha internet dalla sua parte: un sistema
di comunicazione aperto che può dare a
chiunque lo utilizzi la possibilità di
Fonte: Archivi International
Times, 1973, vol. 1 n. 148
costruirsi una personalità internazionale o, per meglio dire: cosmopolita.
Se questa possibilità in passato apparteneva soltanto alle élites
della società, oggi chiunque disponga di una connessione a internet
e sappia scrivere un modesto inglese, è abilitato a scambiare idee
con tutto il mondo.
È vero che i social network vengono spesso definiti “a waste of
time”, una perdita di tempo: ma questo dipende essenzialmente da
due fattori. Da una parte, l’uso che ne facciamo noi stessi, i contenuti che inseriamo, la nostra capacità di segnalare referendum, petizioni, iniziative legislative popolari ed altri strumenti di democrazia; di
formare opinioni intorno a temi della vita civile e politica, etc.
D’altra parte, questo stereotipo dipende dalla paura che hanno
le televisioni e i giornali di perdere la loro leadership sull’informazione e sull’opinione.
Del resto, se non fosse così, non si capisce perché nei regimi
dispotici strumenti come facebook e youtube sono vietati e bloccati
dal regime.
La gioventù disillusa e acritica del nostro tempo può trovare la
forza e gli strumenti per non adattarsi ad una società conformista e
fintamente moralista.
52
La letteratura “beat” richiama la nostra attenzione ad una
generazione invogliata al “cambiamento del mondo”, con la voglia di
vivere intensamente e fuori da ogni schema. Oggi beat può ancora
essere la condizione per discutere, per non accettare, per creare
nuove strade.
Riscoprirsi come Persona, andare in cerca del flusso di coscienza per escludersi come automa parte di un ingranaggio e ritrovarsi
nella pienezza della natura interna di animale spirituale.
Possiamo chiederci se i giovani del nostro tempo riescono ad
esprimere un associazionismo spontaneo e non eterodiretto, spinto
dai meccanismi della pubblicità e della propaganda. Possiamo
interrogarci su quali pratiche siano capaci di rigenerare uno “spirito di gruppo”. Possiamo tentare di definire in che misura esiste una
capacità di interpretazione critica della realtà, autenticamente indipendentemente dai valori egemoni diffusi dalla TV.
Se queste domande ricevono una risposta positiva, allora ha un
senso ricercare nuovi spazi di intellettualità diffusa, nuove strategie per incrementare le dimensioni della riflessione pubblica.
Altrimenti è la sconfitta.
Quel che si può dire, infine, è che il cambiamento culturale non
può prescindere dai giovani; internet è lo strumento per l’azione
politica di democrazia diretta, che permette la partecipazione, che
può aprire nuove strade, sia dentro la città che nelle correnti transnazionali.
EUR/OPEN dà la possibilità di essere utilizzato come strumento per alimentare questi flussi di pensiero e queste correnti.
Percorrerle davvero dipende da ognuno di noi.
[Davide C. Crimi]
Riferimenti:
The European Beat Studies Network, www.ebsn.eu
Ringraziamenti:
Andrea Valenti, Sabina Cocuzza
(Stageurs presso Europe Direct Catania)
53
PEZZI SPARSI IN POESIA
SPARE PARTS IN POETRY
55
Jaylan Salman
born in 22 January 1988,
J.S. is an Egyptian
writer whose main
themes are freedom,
challenging traditions
and feminine
independence.
56
Excerpta from her poem
Angel of Darkness
Index
Angel of Darkness
Close Your Eyes
The Falcon
Confessions of a Possessed Woman
Diary of a Mad Lover
Farewell Brave Soldier
Fields of Innocence
Hangman
A Question
A Fragment from the Sands
Earth of Salem
Lady Rowena
A Message to Love
Shout for Freedom
The Playing Princess
57
Angel of Darkness
Angel of Darkness,
Where have you gone
I’m so weak, desperate
And my senses are numb
I can’t feel a single tear
Though my heart is crying...
Out loud, with no doubt,
I’m crying here
I’m wounded, lying cold
And senseless on creepy
November ground
Been watched by devils,
Attacked by hell hounds,
I’m dying
I know you’re trying...
To reach me, to teach me
How to live
I just can’t live, it’s over,
The wining and dining
The happiness and laughter,
Happily ever after
All gone and forgotten
58
In the dirty sands of time
The prime of my life is over,
I lay here, out cold,
Nobody to behold
Come rescue me,
They’re coming for my throat
And I can’t fight
Alright,
You’ve had enough from me
And I know
You don’t love me
Anymore
But I’m desperate and scared,
I plead for the lead,
For a light in pitching dark
Angel of Darkness
You’re no better than me
You’re scared, obsessive
And full of fright
You sure as well might,
Kill my delight
Angel of Darkness
Please save me
From myself
I’m dying!
59
Close your eyes
Close your eyes…
Whisper my name
Take my hands,
Teach me how to fly;
Otherwise
I’d sell my soul to the devil,
I’d offer my body to cannibals;
I’d sacrifice…
I’d teach you,
To listen the sound of waves,
To watch the birds swaying
In the dark blue sky;
Otherwise
You’d teach me how to live,
How to change truth & lies…
It’s cold, chilling to the bone,
On this lonely afternoon…
So teach me how to break free
From the burden of the deep
Blue eyes & silver skies, in your gaze
Otherwise,
60
I’d teach you how to march
With petals, for you I’ll memorize,
My faults, my dreams & cries…
Save me,
I can’t tell the wrong from the right, The day from the night
I can’t find the answers,
I can’t compromise;
Otherwise
I’d burn the weeds of wisdom,
I’d carry the world on my shoulders, I’d walk alone, head up &
die…
So close your eyes…
Whisper my name
Take my hand,
I’ll teach you where to land
When to fly…
61
The Falcon
Though I’m A lonely falcon
Flying far and free,
No one has ever dared
To try and glide with me.
My engine, never weak,
Moving so fast and wild,
A firm belief in me,
That I was not a child.
Too bold to take all risks,
I always shed my tears,
Roughed up by beasts and ghouls
This made me kill my fears.
I dream of a vacant world
A place for heavenly cries,
No borders to prevent my reach
for the Seven Skies.
Crashes of waves do thrill me; Thunder knew me by name,
Without hunters that trail me,
World stays so dull and lame.
I love my rare adventures,
The territories I gained,
62
Never joining the crowd nothing
Left me restrained.
Missing a lover makes me
Enjoy the lingering pain,
I yell and call for someone;
My cries are still in vain.
Shall I bear this flight
One eighty towards hell,
The brakes are missing
Or am I blind; I dare if you can tell.
Whom shall I ask for help,
Who will receive my letter?
I cannot leave the sky coz
Earth is nothing better.
Needn’t I keep in me
This charming rebel free?
To know I’ll always lead
The stormy cruel sea…
I can be;
No body else but me…
63
Confessions of a possessed woman
living in a sane, sane world
If there’s a life and a death
If pain is avoidable in another body
I’d rather be possessed
By this catatonic demon
Than get dressed,
Work my lips
And pluck my breasts
To be your slave
Your Highness,
I’m just a girl who chose wood
Over pearls
And walked on
Burning sand
To join the pilgrims in Neverland
Where eagles cry and ants dream
Where bubbling steam
Shoots from dusty craters,
Full of candies and white beet
Trick or Treat
It’s either this
Or a thousand splendid suns
Under my feet
I go for a bun and a cup of tea
On a crooked table
With some lunatic unable
To pay yesterday’s rent
Than kiss your feet and scoop
64
Diamonds with cherry on top
I wait for a date
On this decaying planet
I wait for a long walk on a beach,
Covered with peaches and cocktails
Where pines are bleached
And caterpillars fly away
I choose to stay in
A body made of flesh and blood
Than fit your shining armor
Where heart is steel,
Legs are wheels
And an egg stands for a nose
And drums for teeth
65
Farewell Brave Soldier
So long brave soldier,
The journey came to an end
In the valley of the Dead
Your pride shall never bend
On my shallow nights your bravery
Smoothly treads in my sleep
I weep,
Knowing I lost my only friend...
Sometimes I see your shadow,
I have a lot to say
I reach out for your hand,
You smile and fade away...
Brave soldier I cannot face the world
I hold on to our old memories, bedtime stories that you told
I hear you laugh and my heart cries with yearn...
Can the sun rise from the west?
My heart, dear soldier,
Is buried with your body,
So long, farewell...
66
Fields of Innocence
I wish I could go back
To the long lost track
Where you and I
Have been together
Always and forever
Go back to the lonely sand castle
To the twizzler and the whistle,
The dreams we shared in bed
If only I could turn back time,
I would go back
To the old oak tree,
The spring and endless sea
To the deep dark woods,
The Goth tower roofs
The turmoil and the hoofs
Of a horse miles away
I wish I could retain,
The kiss in the rain
The touch in the mist,
The hug and the tricks
We played on time
If only I could turn back time,
Wipe away the dirt, the mud
The fog and the dust,
That came along
As years passed by
If only I could break
The unforgiving stake
Where we abandoned us
Where our dreams and fears,
Our rain and tears were burned away
67
Our hugs were pulled apart,
Our arms detached, souls distracted
Love brutally crushed, under feet
Of people running in a stampede
The things we shared are lost,
The frost destroyed
The love we shared
I wish I could relive those days
When we would walk for miles
Along the coast
When we would make a toast
For ourselves
When we would cry
If our eyes failed to see each other
Where sand sipped through our feet,
Our skin tanned by the heat
That came from the evening sun
If only I could go back
To being small and naive,
Covered in sheets
Knowing the world
It’s only white and black;
No shades of gray
I wish I may, turn my back on today
Relive the day
When we were one
And stayed together
Forever I will keep you in my heart...
68
Hangman
Is coming down from the gallows
He’s holding an axe, alas, he’s coming
Fear is crawling on my skin,
No salvation, no resolution
It’s cold and chilling,
Thrilling and blood spilling,
I’ll be dead by noon
The moon,
That sick old bastard
Has cast his spell on me
I’m free and moonstruck,
Maybe I’ll find salvation in the end
Hangman is here,
Can’t see a face,
can’t catch a trace of his scent
He bent to kill me,
The axe is high,
My head will fly to the seventh sky
Is he really coming?
Or fate is playing same old game
With me again
Was that hangman
Or just a shadow of his axe?
69
A lady
A lady called Sycorax
Is gonna shoot me for my sins
I wait for hangman day and night
Yet hangman missed his flight
My blood won’t spill,
My skin won’t chill
Hangman, I hate you
A Question
I wished to find an answer for
But I am still afraid,
That today wouldn’t be the day
70
A fragment from the sands
My fate is to hate to love you
And my torment is loving to hate you
To kill you
Who are you,
When will you pull out the knife
You just can’t find me,
Won’t find me
Must find me...
I’m lost in the sands of time!
71
Earth of Salem
Before midnight
The flight to the moon
Was full of gloom
The road to death
All the tears of distant fears
The stake, fire and wood
The faces of people
Hatred filled eyes, despise,
Fear and loath
All they did was point a finger,
Today was the day
I’d slowly die
The fire burned so scarily high,
Mary was there,
Sarah was hiding,
Elizabeth stood both strong and frail,
And the wind,
Waiting for me
To turn to dust
Maybe she isn’t guilty,
Someone shouted
But she must die, and die I should
Before I go and leave behind
72
Nothing but ashes, dirt and slime
The death of an innocent lady,
A woman with a heart of cold
A woman so pretty and bold,
Whose crime is turning dust to gold
A flower to decay
Behold the witch in Salem lot
She was the bravest on the spot
To the one who knows
Let me be your soothing smile,
Your shelter
In the middle of the storm
And keep me
In your core
I will never disappear
But I can never stay
73
Lady Rowena
Lady Rowena of Sherwood
I’d die to kiss your sacred foot
The stars are shining in your eyes
Forming a thousand bittersweet lies
A Message to Love
Love thou art a devil in disguise
Fooling the fools with lavish lies
Wreaking a havoc on the innocent
Burning the shelter of the homeless
And the settled
Love,
For thee I send my curses and despise
74
Shout for Freedom
To everyone living behind a wall;
Imprisoned within barriers
Of tradition, religion or fear:
If your freedom is prevented,
If they call you a Devil child,
A sinner or a heretic just
You want to be yourself...
If only I could break the metal
If only I could remove the blindfold
Liberating sunshine
If only I could pull away
The four needles
And the anesthesia mask,
If only I could shut off the orders,
the threats and the sermons,
If only you took my hand;
I’d stand by you in triumph and pain,
till death blurred my vision…
75
The Playing Princess
She was a lonely little princess,
Playing for the moon
Her music pierced the seventh heaven
And broke the seals of doom
I saw her once among the silly
Unrelenting crowd
Her fingers moved along the organ,
Sending shiver to my crown
I saw myself a desperate king
With castles in the wind,
Candy mountains and paper flowers
Decorating my broken wings
She played another theme;
A sad song farewell
I saw a dark, bottomless pit
With golden speckles burning
Round and round
I tried not to fall in the pit
Or for the lonely pianist
Tango.
A song for the lovers.
The soil smells of copper,
Rocks sparkling
With diamond grooves
I saw my princess, a lonely mermaid.
Playing on the waves of time,
She opened the book on page seven,
Line eleven:
«Come hitherto, to me.
And thee shall forget your pain»
76
77
Bárbara Beatriz
Fuentes Muñoz
A sensible young Chilean
writer, focuses her poetry
into the movement
of consciousness towards
spiritual development.
The way she writes gives
a strong evidence in her
will how deep vibrates
the daring cord of soul.
78
Excerpta from her poem
The Called from the Soul
Index
The Dance of the Soul
The Rose
The Flowery Desert
The Start
White Savannahs
The Distance
Water Horse
Those lips yours
Crying in Silence
Son of the Sun
The Night and the Day
Navigator
Inside
The Called
Beyond us
Opening Ways
Magic awake
Dwelling
Destiny
Freedom
Your
Recognizing us
Chimera
Infinite Moon
Actress
Strange
The Night
I dream
The Unicorn
The Ignited Candle
79
The Dance of the Soul
The dance of the Soul,
Blowing and blowing,
And whisper and blowing
To me, to me!
You are that one flower,
That grew without shade,
You are that one sparkle
Of the purple rose,
You are the semblance
And the image,
And the guardian
Of my memories.
Love, you Magician,
Whispering the call in me.
80
The Rose
With you,
A Rose
Tried to perish in Autumn.
Although, she was living in the soul.
The Autumn brought her fall,
Then her petals flew faraway.
Harsh Winter,
Cold and ruthless,
Undressed her smiling leaves.
Her breath leaving, in death.
When the blue Sky saw it,
He cried.
Again and over again.
Days and nights run.
With the Sunshine
Spring comes back.
In a whisper, in a morning
The Rose rebirth.
She awoke.
She appeared in fulgor
In all her splendor.
In Spring
Of the essence.
Still waiting for the Summer.
When her Lover twine
Will come for her.
81
The Flowery Desert
In the summits
Of the flowery desert
Of my mother country,
You are...
You resemble
A flowery cactus;
You remember me,
Others many lives.
You born and rebirth,
Like all in this
Barren place.
They summon up life.
In a weather who is dry.
Suddenly and magically,
All is growing again.
Life appears again;
Showing us the beauty;
The magic of this world.
82
The Start
When the Light Coming
Into the deep Ocean.
When the Star refulgent
Can see us in the moon.
To me, you are Eternal
Unconditional Love Soul.
White Savannahs
These White Savannahs
Are waiting for you
Every night.
They are opening to you
And dreaming with your body,
Caressing of life.
83
The Distance
May be the distance
Makes stumbling blocks
In our being.
May be the distance
A knife that nails in me,
Strongly and painfully.
Then later,
When I will have removed it,
It will be leaving me,
Without blood,
Without hope,
Without breath.
Because if,
The distance
Separates us.
Because if,
The distance
Leave us away.
It would be leaving
An empty body.
Without soul,
Without light,
Without life.
Only meat.
84
Water Horse
Gallop love mine,
Strong and fast.
Gallop dear mine,
Constantly.
Gallop until arrive
At my arms.
Come and obnubilate
My being and soul.
Gallop heart mine,
I will be indomitable
Like you.
You, horse of
Crystalline being.
85
Those lips yours
Those lips yours,
Sweet, tenders and pale,
That take in them,
Expression signs,
Marked by the years.
And, in every day
To me,
They become to be
More beautiful.
Each day,
They takes lines of life,
Lines of dreams,
Lines of laughter,
Lines of your words.
Those lips
Have been
Tattooed with fire,
With heat,
With color,
Into my heart.
Your loving lips
Aren´t in my mouth.
They are engravings
Inside of the soul.
They have been shaped
In all my being, in all.
Your sweet lips
Were making me
Fall in Love.
86
Crying in Silence
Crying in silence,
For you my love.
Crying in silence,
For you my lord.
Crying in silence,
For your afraid.
Crying in silence,
For your away.
In silence, I cry
And sing to you
Come to be health.
In silence, I cry
Trying to hold
Your pain.
In silence, I cry
To be one
In You, again.
I take your tears.
Please, share
Your pain.
My own breath.
87
Son of the Sun
You, oh dawn in flames,
You who was been calling...
You has been singing
To me, each day.
One love.
Son of the Sun.
Bright of light.
Beautiful dawn,
Awaking the sky.
Awaking the Moon
In the dreams of the nights.
Oh, dear mine,
Flame of my love.
You are the fire,
Electrifying all.
Love of my Soul,
Son of the Sun.
...
It´s your absence
Burning fire for my soul.
Your absence
Is taking my entrails.
I still waiting you
To make all One.
88
The Night and the Day
Do you know
That you and me,
Together we are the day
In the night?
Navigator
Navigator.
Unknowing love.
Man called
By the waves.
When the wind
Is blasting
To mainsail.
Following
The sea,
By my veins.
To awake me
in yourself.
89
Inside
I would not wish other life
If it is not together, oh my love.
Magician of my dreams,
Anything exist to me,
If you are not here.
Ah!
This bottle contains
The pain of the world.
Forget!
Please,
Arrive to my life.
You, plea and pain.
You, the answerer of the call.
Whispering
In your ear
A sweetness
Love song.
Leave me
That i dry
Your tears
With my mouth.
Leave me
That i wash
Your barefoot feet.
Kissing you
in tears
of holy
deeply love.
90
The Called
I don´t know you.
You have never returned
To my soul.
Your warm lips
That I wait for.
I caress your skin
While I feel you in me.
I have listened
Your calls.
In you, I appear again. Moon.
Plenty.
I could be write you
Each morning and night.
You do not know
How important you are.
In the running time.
I miss you
In each second alive.
But you
Are not only part
Of this life.
You, coming
From the thousand
Life times.
91
Beyond us
We were beyond the stars
In me, the night still lay slept
And the sun would arise up
Thousands past lives.
Time and time again,
You came.
To shouts you asked.
To shouts you called.
In agony you shouted.
The history that already you knew.
When the Sun is in his splendor,
We will be in a single being.
The Serpent and the Dragoon.
The Moon and the Sun.
The Star and the Fisherman.
92
Opening Ways
Today;
You have spoken me
You said the difference
Between us.
Wisdom of Love,
Making feel
A woman complete.
Keeping the hope,
Of infinite stars
That illuminate the sky;
Opening ways.
Magic awake
In a wet bed of confusion and doubts
I was.
You felt the call.
You made sound three bells.
From the mud that lay dunked
Between the savannahs,
Covered the sweetness
And with your magic,
Even in the distance ,
You wide-awake in me.
93
Dwelling
You dress me the joy.
Come
And dwell here.
Where those lost kisses dwell.
Dwelling the house,
Resides in me.
To be one.
Destiny
The whispering leaves of destiny.
Brought me up your lost occult name.
Praying you stay.
Remaining together.
94
Freedom
I want to be free like the bird
That opens his wings.
Fly in the penumbra: smooth and safe.
To in the morning
Find the light of day.
To in the evening
Find the light at night.
In the infinite,
To find you.
Your
Your shade,
Your eyes
Your words
Whispering songs
To the wind.
They fill me,
They cover me
Completely:
Lights
In electrical
Dreams.
95
Recognizing us
Up, you are wide-awake.
Down, wishing you immersed.
Flowing, in a perfect connection.
Flame of our encounter.
Peace returns to silence
Projecting the reflection in a kiss.
Chimera
If I was in your life a rainbow
After rain falls.
Like a light of ray,
Without at least touching you.
An ephemeral fantasy.
Crazy laughter. Joy of past.
Dream of yesterday.
Dream of today.
Without tomorrow.
As a boat to the drift.
Simplicity of a girl.
Chimera
The horizon takes.
96
Infinite Moon
Infinite Moon,
Falling the evening,
Illuminating the horizon.
You caress me smiling,
Contemplating the distance,
The whole and the nothing.
Sights from the sky,
The encounter delay.
Infinite moon.
Mother beloved,
You hide the sky of the dawn.
You hide the encounter
Of the lovers.
Actress
To walk in this blessed earth,
It has rendered me
A body that surrounds me;
a face that conceals me.
I came to learn.
I came to know.
I came to try.
And I have been
Just an actress of life.
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Strange
I will return to my world
That yesterday I left.
I wish only give you
Love in the eternity.
You will never see my face sad.
Because my mouth will be
Always to you a smile.
Only by love you.
I feel happy.
The Night
In the solitude infinite of the night,
This crazy love seems an illusion.
It is have you and haven´t you.
See you and not see you.
Feel you and not feel you.
It is an eternal delay.
It´s a latent moan
And cheers of soul,
That nothing can ask.
Night
That only
Waits for you.
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I dream
I dream to share my life with you.
I dream give my joy to you.
Constantly I dream be your.
I dream that you remain
Eternally in me.
Perhaps, it’s just a dream.
The Unicorn
If i compared you,
You would be a Unicorn,
Running in the fields of my dreams.
In rhythmical, melodic steps.
When the afternoon is coming.
When the night is falling,
And you seem so real
And at the same time
Unreality of dreams that returns.
Chimeras
That reborn again to delay,
In that enchanted tales,
Returning to the dawn.
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The Ignited Candle
You ignite
That one flame,
That sleep lay
In the distance
Of non existence
That separates us;
That keep us far
From the memory
Of past lives.
But I can recognize
Your fulgor
In each corner of the universe.
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