Infine, la poesia: energia umile e leggera, nuvola in cui si manifesta
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Infine, la poesia: energia umile e leggera, nuvola in cui si manifesta
Infine, la poesia: energia umile e leggera, nuvola in cui si manifesta, si esprime, si sente il bisogno d’essere ascoltati 1 The European Commission supported this publication through the programme EUROPE DIRECT / Europe Direct Catania - Convenzione Quadro n. 1828. The contents of this magazine represent the point of view of the Authors and does not necessarily reflect the official position of the European Commission. Poetry's work appears under concession of the label "Meditheatre". This work is licensed under a Creative Commons 205 Italia License - literary documents. Copyright 2013 Carthago edizioni Sede fisca le: via Alessandro Manzoni, 5/L - 95024 Acireale (CT) Sede operativa: via Firenze, 137/139 - 95128 Catania Finito di stampare nel mese di Novembre 2013 presso Tipolitografia A&G [email protected] - www.carthago.it 2 EUR/OPEN N. 3 3 4 EDITORIALE EUR/OPEN è un progetto di comunicazione di Europe Direct Catania, ed intende esser parte della nuova corrente di pensiero per cui la conoscenza è la principale dimensione non soltanto della cittadinanza, ma interamente dell’essere. La relazione tra la conoscenza e l’essere si apre al movimento della libertà, e si manifesta con il diffondere ed estendere l’emancipazione e la realizzazione di stati di illuminazione attraverso la condivisione di informazioni, lo sviluppo di una coscienza civile e sociale capace di guardare criticamente le manifestazioni del diritto, dell’economia, della politica, dell’arte. L’apertura alle relazioni interdisciplinari e interculturali, la simultaneità internet, la via antropologica al conoscere, la condivisione del sapere, lavorano concentricamente alla trasformazione dell’inconscio collettivo, dando nuovi significati al nostro agire sociale. In queste pagine, che vogliamo dichiarare fortissime nel loro costituire uno spazio di libertà e aperte ad ogni contributo di intelligenza costruttiva, si vedrà apparire una coesistenza linguistica che salta dall’italiano all’inglese, con forme sospese tra attualità e poesia, tra introspezione e critica sociale, come si conviene al linguaggio del sogno attivo della volontà, dove utopia non è l’isola che non c’è ma la stella polare del cambiamento che non si accontenta di sé ma vuol essere effettivo miglioramento e sa che, prima di avvenire nella realtà, deve consolidarsi nel terreno instabile e incerto dei sogni. 5 L’ideale illuministico è da noi inteso non come fatto elitario, non come privilegio dei predestinati ma, al contrario, come traguardo che ogni uomo e ogni donna, nelle giuste condizioni, possono raggiungere. L’obiettivo di EUR/OPEN con le sue pubblicazioni e riviste, seminari, conferenze, è contribuire alla creazione delle condizioni di una nuova coscienza collettiva che renda possibile la vita sulla terra come occasione di crescita materiale, psicologica e spirituale per tutti. Questo è sempre stato il grande obiettivo, la grande utopia dentro il nome EUROPA, che si estende e riverbera sul Mediterraneo intero. Magia che sta nel riprendere la via dell’Umanesimo e del Rinascimento e rimettere in piedi il simbolo della pace, dell’amore, della libertà attraverso l’educazione positiva della volontà per mezzo delle scienze e dell’uso intelligente della tecnologia. Illuminismo tecnologico, connettivismo, open source: espressioni che rendono riconoscibile questo pensiero e lo caratterizzano nel segno della libertà responsabile, della coscienza e dell’emancipazione. 6 7 like a PRIVATE LIBRARY EUR/OPEN is an expression of the new current which interprets knowledge as light into the sphere of being. Open knowledge and give diffusion to light is the movement of freedom. In our time, this way to interpret life and knowledge is the open source mentality: Enlightenment sharing information and developing a social consciousness able to observe in a critic way the form of economy, law, politic, culture and art. The internet synchronicity, the anthropological path to theatre, all the forms of sharing values and thoughts and experiences are transforming the way to feel the internal dimension of collective unconscious giving new meanings to our social intelligence. In open source thought, Enlightenment is perceived not as special privilege of predestinated, but as goal for each man and for each woman, as something that, in the right condition, each person can join. The aim of EUR/OPEN - with its publications (books and magazines) – is to contribute to the creation of the conditions for a new and more large and deep collective awareness which make possible life on earth as occasion for everybody to grow, progress and rise in material, psychological and spiritual path. This has no difference in comparison to the great ideal inside the name Europa. The magic is to draw on the way of Humanism and Renaissance – In hoc Signo - setting up the peace symbol, and love, and freedom. Magic is therefore not yet superstition but positive education of the will by science and technology. Technological Enlightenment, Connectivism, Open Source are expressions which give the present time’s character of this thought marking it as responsible freedom, awareness, emancipation. 8 EUR/ OPEN NR. 3 / SOMMARIO Prefazione di Amanda J. Succi Da Istanbul Il muro della pace from Istanbul Wall for peace Interculturalità di Antonio Di Giovanni From Tunis Declaration III World Forum of Free Media L’Europeo di Salvo Cavallaro Basic income initiative Un’iniziativa legislativa per i Cittadini PEZZI SPARSI DI PRIMAVERA ARABA Spare parts from the arab spring Beat. Attitudine al cambiamento Beat. Changes attitude Sprazzi di poesia / Spare parts in poetry From Egypt: Jaylan Salman From Chile: Barbara Fuentez Munoz 9 10 PREFAZIONE L'Europa è passata formalmente da un progetto di matrice puramente economica ad uno più ampio, dinamico e condiviso che deve fare perno anche su un approccio di natura culturale, sociale e di interazione tra le differenti “anime” dei paesi membri. Parlare di Europa oggi significa parlare di un contesto geopolitico in cui si evidenziano le diverse identità-paese, quando ciò che si dovrebbe auspicare nel breve è la definizione di una cittadinanza che venga riconosciuta e sentita concretamente da tutti i cittadini appartenenti al contesto Europeo. Quello che oggi manca, dunque, è un modello basato su strumenti e dinamiche di relazione e di integrazione che colmino il gap e che creino un “progetto Europa” imperniato sull’interazione e sulla condivisione. Condivisione delle idee, intersezione delle culture, degli approcci, dei metodi; partecipazione attiva; integrazione sociale e culturale: queste alcune delle parole d’ordine del nuovo scenario finalizzato alla costruzione di un continente europeo, in cui i diversi paesi rappresentano i macro nodi di un sistema di reti complesso, ma allo stesso tempo coeso, basato sulla volontà di sviluppo partecipato, nel rispetto delle naturali differenze culturali e metodologiche. Un approccio che deve tenere conto e chiamare a prendere parte nelle diverse progettualità, anche quei soggetti, interlocutori e stakeholder che si trovano ad interagire, direttamente o indirettamente, con le logiche promosse dai suoi molteplici obiettivi, muovendosi verso una strategia di inclusione e non di esclusione, che vede coinvolti non solo i partner europei ma anche i Paesi vicini, sia in termini geografici che ideologici. I paesi del Mediterraneo e il bacino del Mare Nostrum rappresentano l’area strategica più importante in merito alle opportunità da cogliere da parte dell’Europa. Un’area complessa da comprendere per le sue innumerevoli sfaccettature, per una storia che nei millenni ha dimostrato la grandezza e lo spirito innovativo di popoli e uomini, e che oggi vive un periodo delicato e di grande cambiamen- 11 to. Europa e Mediterraneo: due aree strategiche diverse che devono fare lo sforzo di traghettare verso uno spazio partecipato EuroMediterraneo. È chiaro che lo sviluppo dell’Europa e il rafforzamento della sua importanza nella scacchiera internazionale non può prescindere dallo sviluppo contemporaneo e condiviso dei e con i paesi del bacino, verso una ridefinizione strategica, dunque, della “nuova” area Euro-Mediterranea. È altrettanto chiaro che le potenzialità esistenti dei paesi del Mare Nostrum sono a rischio se questi sono portati a fare scelte secondarie e di convenienza a breve termine, rafforzando da un lato un sistema di sfruttamento che è già ampiamente sotto gli occhi di tutti, dall’altro la mancanza di una visione di lungo periodo necessaria a definire il proprio ruolo in ambito internazionale. Certamente lo sviluppo di un’area strategica condivisa passa attraverso un sistema di accordi e relazioni governative tra paesi, ma si attiva concretamente e si realizza grazie all’implementazione del senso di appartenenza che ciascun cittadino riconosce alla sfera europea, ed euro-mediterranea, alla partecipazione attiva e sostenuta nella condivisione delle scelte e delle decisioni che a loro volta ricadono sui cittadini europei e, in certi casi, euro-mediterranei. Questo presuppone che il sistema di reti, esistente, sia sviluppato, rafforzato e gestito in maniera funzionale alla generazione di una partecipazione consapevole e sapiente. Dove la relazione è strumento principe per attivare azioni di ascolto e per alimentare lo scambio di conoscenza reciproca, in cui culture e identità sono fonte di innovazione e ricchezza da capitalizzare nel confrontarsi su idee e progetti comuni. Bisogna avvicinare i cittadini l’uno all’altro e sostenere una sfera pubblica aggiornata alle esigenze sociali, culturali ed economiche attuali. Il raggiungimento di una sana e concreta integrazione dei cittadini, che spesso si sentono innanzitutto francesi, italiani, tedeschi, ma poco europei, può (e deve) passare attraverso un rinnovato sviluppo e la ricerca di reciprocità, così come fortemente richiesta dalla comunità europea anche attraverso diverse sollecitazioni, bandi e direttive da adottare. 12 È naturale, prevedibile e parte del divenire dei popoli affermare che lo scenario competitivo è sempre in evoluzione, che le potenze mondiali si inseguono e si rimescolano, spostando gli interessi su altri assi. Ma in questo scenario la nostra Europa ha un compito importante, oggi più che mai, per il suo futuro, che coincide con il futuro dei paesi che rappresenta e dei suoi cittadini. Non più esclusivamente una sfida economica, quanto una necessaria assunzione di responsabilità anche socio-culturale nei confronti della gente e dei popoli. Oggi le relazioni che possono essere innescate in maniera positiva e costruttiva vanno oltre la tradizionale fisicità di incontri personali, diretti, istituzionali. Le barriere geografiche e fisiche sono ormai state superate dall’apertura al sistema digitale, ricco di strumenti compresi e utilizzati da tutti, persone di tutte le età e di diversa estrazione sociale. Questo ha inevitabilmente ed irreversibilmente modificato il modo di gestire la conoscenza, gli scambi e le relazioni, divenendo un sistema di ascolto e di interazione trasversale e bottom up. Dunque, ci ritroviamo a vivere un sistema di reti contemporaneamente tradizionale, relazionale e digitale, un vero vantaggio dinamico per lo sviluppo di strumenti strategici di conoscenza, condivisione e reciprocità di intenti e opinioni. EUR/OPEN rappresenta uno degli strumenti a disposizione in questo contesto, in cui la digitalizzazione sta giornalmente modificando il modo di fare e distribuire conoscenza. Per rendere compiuta l’integrazione Europea bisogna abbattere le barriere linguistiche e culturali ancora esistenti, diversamente i cittadini fra di loro non potranno comunicare al meglio e non potranno implementare il sistema di informazioni da condividere. Pur nel rispetto delle varie identità europee, da tutelare e rispettare, bisogna focalizzare sulla necessità di costruire una forte identità e cultura europea che fa da ombrello per tutti. Un network di strumenti digitali rappresenta una preziosa tessitura per costruire circuiti non episodici di trasferimento delle conoscenze e, nel sistema di rete, deve poter avvalersi di tools (prodotti della comunicazione) su cui fare perno, come items (oggetti) che posizionabili sui social network. EUR/OPEN, con i suoi prodotti audio/video, con la sua stampa alternativa, tradizionale ed elettroni- 13 ca, è uno strumento di questo genere, perché nel suo spazio può ospitare degli interventi mirati e finalizzati ad affrontare i diversi e complessi aspetti che toccano i temi più importanti, così come quelli meno visibili o percepibili, che i cittadini Europei devono conoscere. Nel sistema di reti l’elemento chiave è la fruibilità dell’informazione, la sua trasmissione in modo agile, semplice, pronto e fruibile, possibile veicolo di altre iniziative. EUR/OPEN permette, infatti, di fare rimbalzare infinitamente sui social network interventi, discussioni, su concetti quali libertà, autonomia, federalismo, ma anche simboli, miti, cultura, con l’obiettivo di allargare la conoscenza e renderla fruibile al numero massimo di persone nell’ottica di un’Europa aperta e veramente accessibile. In questo modo sarà possibile creare una reale opportunità di partecipazione funzionale a sentirsi concretamente cittadini europei, recuperando anche quella capacità di coesione necessaria. EUR/OPEN si propone come strumento complementare nel processo di integrazione e di partecipazione dei cittadini europei, intende farsi veicolo di scambio, di trasferimento di idee, di mobilità internazionale intorno alle idee e alle persone che le muovono, in cerca di relazioni, di stimoli, di progetti comuni. Come sta accadendo in molti angoli d’Europa, il tentativo è quello di passare da un semplice approccio economico alla definizione di una cultura veramente europea che, per esser tale, deve essere accessibile, condivisa, pienamente riconosciuta e comune a tutti i cittadini, al di là delle differenze sociali, culturali e linguistiche. La vera dimensione dell'Europa, come idea di libertà e di emancipazione, deve essere parte del pensiero dei suoi cittadini comuni. Solo la partecipazione delle persone può influire efficacemente su questo processo, attraverso una relazione attenta e consapevole, stimolata e supportata attraverso strumenti di condivisione, di apertura, di confronto e di conoscenza. EUR/OPEN è uno di questi strumenti. Amanda J. Succi Vice Presidente Ferpi 14 Da Istanbul IL MURO DELLA PACE Anche se la metafora del muro non è forse la più adatta, segnaliamo con grande attenzione questi segnali provenienti da Istanbul che, più che un muro, speriamo continui ad esser la porta tra Oriente e Occidente. “WALL FOR PEACE” is an artistic aspect against all actual cultural and social discriminations, all restrictions and barriers towards freedoms, against all conflicts and wars in our World. It is a conceptual unification by referring the walls, which have been built as an indicator of war ideas throughout the history. W-AFPIAAP Art Action: ART FOR PEACE Exhibitions, Performances and Video Shows were presented at three art locations in Instanbul. 15 67 «ARTISTS FOR PEACE» from 26 countries exclaimed; NO TO WAR and VIOLENCE !!!!… More than 100 artworks, performances, video art works presented by Worldwide Artists for Peace. Participating artists and visitors put their thoughts, senses with their symbols and words on ART FOR PEACE into the Installations titled with MESSAGES Of PEACE and PEACE FLAG during the Exhibition. A collective interactive & enthusiastic atmosphere were comprised for the WORLD PEACE. Further information: http://afp-iaa.co.nr A biographic note of Sevgi Urum, project leader: Sevgi Urum was born in Ankara on 19th. November 1953. She graduated from the Graphic Art Branch, Drawing and Painting Department of Gazi University, in Ankara 1974. She completed her licence degree at Anadolu University in Eskisehir, in 1994. She worked in The Ministry of National Education, as a graphic and painting artist, as an art teacher in the high schools for 22 years. Within this period she worked at the Educational Center for Film-Radio and Television in Ankara, as a graphic artist(1976-1981). She worked as an artist and teacher of educational technology at the Center of Educational Materials in Izmir (1981-1985). She worked as an art teacher in High Schools and Ege University. (1985-1996) While she worked officially she continued to do artworks and activities. She joined many solo and group exhibitions in Turkey and abroad since 1974. Her works are in many public and private collections in Turkey and many countries of the World. 16 Sevgi Urum founded Aegean University Art Studio in 1996 and Mediterranean Artists Group - MAG (International Artists Group), in 2008. She organized the first International MAG-IAE realized in Antalya/Turkey,in 2008. She has created Worldwide Artists For Peace International Art Action Project W-AFPIAAP in 2008. Concerning this project she organized the first International Art Action for Peace in Istanbul Turkey 2009. Her writings on arts are published in art magazines and papers. Sevgi Ürüm lives in Istanbul,Turkey. She continues artworks at the ARTSTUDIO; Taksim F›r›n Sokak. 8/3 Taksim-Beyoglu-Istanbul-Turkey She is the member of A.I.A.P. Unesco (International Plastique Arts Association) Association of Fine arts (GSB). 17 18 La sfida interculturale in un’Europa che cambia Antonino Di Giovanni 1. Ogni tentativo di stabilire forme positive di dialogo interculturale deve prevedere come condizione necessaria una qualche forma di fiducia sulle possibilità dell’opzione interculturale, deve cioè essere animato da una discreta dose di fiducia nell’Altro, in noi stessi e nelle capacità e potenzialità di istituire una interconnessione favorevole nell’incontro. Lo spazio fra le culture è vuoto, e questo vuoto si colma soltanto nella relazione, nel momento in cui usciamo da noi stessi e incontriamo l’altro. Condizioni fondamentali per l’incontro sono quelle propensioni e predisposizioni esistenziali verso ciò che è straniero, nonfamiliare, culturalmente-altro. L’interculturalità ha le sue radici nell’esperienza in quanto è da qui che sgorga e trova espressione con l’incessante scorrere della vita nella società. Senza una visione plurale della vita, delle sue manifestazioni attraverso le forme infinitamente diverse delle individualità e delle loro relazioni, la sfida per un orizzonte interculturale sempre più vasto, inteso come forma di contrasto ai conflitti socio-politici e alle crisi delle società, non può essere affrontata e risulterebbe persa in partenza. Una visione non spirituale, anzi, squisitamente empirica, che si caratterizzi come presa di coscienza diretta dall’esperienza, che interpreti l’interrelazione dei soggetti e delle culture sulla base di una non-dualità (né uno, né due) resta prigioniera del suo limite: non si può risolvere l’attività interculturale nella traduzione affrettata di un’uguaglianza di tutti, che svilirebbe l’alto valore delle differenze nei momenti di incontro. L’interculturalità non può muovere da un tale fraintendimento o una falsa credenza. Occorre riconoscerne la natura di impresa pericolosa, di movimento sugli impervi terreni del non-familiare, dei luoghi del reciproco sospetto, talora delle trincee di aperta ostilità. Eppure non ci si può esimere dall’assumere certi ‘rischi’, almeno nella misura in cui non-andare verso l’alterità dell’altro potrebbe implicare rischi ben maggiori. 19 Purtroppo, il pericolo della stagnazione e delle chiusure negli ego-culturali è sempre in agguato. Le capacità di rinnovamento e trasformazione delle società risentono spesso di resistenze al cambiamento e staticità delle classi dirigenti. Intanto, l’inesorabile processo di trasformazione a cui le culture sono sottoposte è prevalentemente affidato alla dignità e alle responsabilità delle stesse classi dirigenti. Una società realmente pluralistica necessita quindi di una guida con bussola interculturale in cui è esigenza primaria la trasformazione sinergica delle stesse classi dirigenti in relazione alle istanze socio-culturali, una mutazione che si estende poi alle comunità e da qui investe le organizzazioni e le istituzioni. D’altronde, senza un impegno sociale forte, l’attivismo politico delle classi dirigenti si risolve in un dinamismo lobbistico e reazionario per nulla rivolto al cambiamento costruttivo delle società o, nella migliore delle ipotesi, scarsamente influente sulla vita delle comunità. 2. Nel 1901, al momento dell’istituzione dell’università VisvaBharati e con parole di non mutata attualità, Tagore sostiene che: «L’incontro fra Oriente e Occidente è rimasto incompleto, perché le occasioni non sono mai state disinteressate. Le avventure politiche e commerciali portate avanti dalle razze occidentali [...], molto spesso con la forza e contro gli interessi e i desideri dei paesi interessati, hanno creato un’alienazione morale profondamente dannosa per entrambe le parti. I pericoli provocati da questa relazione innaturale sono stati a lungo sprezzantemente ignorati dagli occidentali. Ma la cieca fiducia nella forza della loro apparente invincibilità li ha spesso fatti passare dal loro sogno di sicurezza a terribili sorprese storiche». In una prospettiva storicistica, comunque attenta all’evoluzione contrastata dei fatti nello scorrere del tempo e libera da gabbie concettuali troppo vincolanti, un’analisi strutturale delle permanenze e dei cambiamenti ci mette davanti alla necessità di tratteggiare un perimetro per l’implementazione e la verificabilità dell’impostazione interculturale. Per questa analisi, il recinto teorico è quello definito tra i due poli dell’imperialismo e della globalizzazione. 20 3. Imperialismo. Inteso come forma di dominazione, anche solo culturale, e colonialismo. La sola parola ‘impero’ evoca prevalentemente quanto di negativo la sua area semantica riesce a racchiudere, così come l’attività umana che essa definisce è stata bollata dovunque con il più severo giudizio storico. Il problema ermeneutico maggiore deriva probabilmente dall’aver enfatizzato gli aspetti prevalentemente simbolici di quello che è stato considerato in termini riduttivi un ‘atto di dominio’. Nella sua accezione originaria, indica la dominazione, più o meno illimitata, di un monarca o di una potenza cesarea su possedimenti che superano abbondantemente i confini territoriali di uno Stato etnicamente e nazionalmente unitario. Ma, più in generale, ‘Imperialismo’ è stato giudicato ogni rapporto ineguale di potere e così si è purtroppo lasciata la porta aperta alla maggior parte dei rapporti umani, a prescindere dalla loro forma istituzionale. In ultima istanza, si è deprivato il termine di un vero contenuto di senso e lo si è reso perciò scientificamente inservibile. Quindi muoversi all’interno di questo recinto è impresa ardua e potenzialmente esposta ai rischi dello smarrimento. Ma considerato l’intrinseco antagonismo tra le pulsioni imperialistiche e il dialogo – e alla luce di una schiacciante preminenza delle prime sul secondo in materia di rapporti umani – vale la pena affrontare certe incognite se si è orientati a far prevalere le ragioni dell’incontro armonioso su quelle della prevaricazione e della conquista. Di qui, la necessità di contrastare con il dialogo interculturale la cultura imperialistica. 4. Globalizzazione. Intesa come forma di interconnessione crescente che genera uniformità ma non necessariamente armonia. A voler semplificare, si può affermare che il sistema mondiale affermatosi, che è certamente quello dello Stato-Nazione, collide visibilmente con la propensione dialogica in materia di relazioni internazionali, ma non rende la vita facile neanche nella politica interna, ad esempio nei rapporti con le minoranze. Tale ordinamento planetario ha adottato il pan-economicismo come ideologia e la tecnologia come strumento. Quindi, gli incontri e le relazioni si inseriscono in questo gigantesco organismo, vero 21 denominatore comune che sta alla base di ogni processo, compreso quello del dialogo interculturale. Il pericolo che subito è in agguato è quello del monoculturalismo, che consiste nell’ammettere un’ampia gamma di diversità culturali, ma sullo sfondo di un denominatore comune non rinegoziabile e che conserva per sé l’egemonia. Nella prospettiva genuinamente interculturale viene invece rilevata l’impossibilità di sostenere il multiculturalismo nello scenario internazionale attuale, perché propone una visione della realtà secondo cui l’uomo deve vivere la sua vita in un pluriculturalismo atomizzato e separato e ciò significa ipotizzare un’esistenza in cui le diverse culture sono separate e si rispettano a vicenda, ciascuna nel suo mondo, senza connessione reciproca. L’impossibilità deriva anche dal fatto che la cultura dominante della modernità (l’Occidente moderno) è penetrata in ogni area geoculturale del mondo rivendicando la propria universalità e il proprio intrinseco valore salvifico nei confronti della sofferenza umana. Da questo punto di vista, l’interculturalità si rivela via di mezzo: «[L’interculturalità] riconosce che il monoculturalismo è letale e il multiculturalismo impossibile. Il monoculturalismo asfissia le altre culture opprimendole. 5. Oggi, la parola ‘intercultura’ è usata come sinonimo di una molteplicità di nozioni, dal ‘multiculturalismo’ alla ‘lotta contro la discriminazione’, dallo ‘studio comparato delle culture’ alla ‘tolleranza politica in una democrazia plurale’, ‘dall’ideologia dell’assimilazione’ a quella del ‘meticciato’. Se volessimo fare un elenco di ciò che significa praticare l’intercultura questo potrebbe più o meno essere articolato così: 1) avere coscienza della natura pluralistica della realtà, del mondo e delle società; 2) costruire una reciprocità fondata sull’uguaglianza e sul rispetto dell’identità propria e dell’altro; 3) accogliere la diversità come una fonte di arricchimento per tutti; 4) credere nella possibilità di una fecondazione reciproca, premessa e condizione indispensabile per trovare le vie per uscire dalla crisi contemporanea. Dal punto di vista filosofico, interculturalità significa interazione fra mondi culturali diversi in un gioco notevolmente 22 complesso di interconnessione e distanza, ovvero in un dialogo e in una sfida a livello personale, comunitario e sociale, e al livello più profondo delle visioni del mondo. L’interculturalità esige una radicale contestazione del paradigma che governa le relazioni fra i popoli del mondo (nel quadro dell’attuale sistema mondiale) in termini di contrapposizione Nord/Sud, società sviluppate/società in via di sviluppo. L’interculturalità presuppone una reciprocità sulla base di uno statuto paritario dei partner che interagiscono, nonché la salvaguardia delle loro identità. L’interculturalità è dialogo fra civiltà. 6. Naturalmente, quando si affronta la problematica del dialogo interculturale, si comprende bene che la sfera etica non è solo marginalmente interessata, ma viene incrociata e investita nel suo complesso, tanto da suggerirci e rivelarci la indiscutibile centralità della dialettica con l’Altro in ogni seria riflessione sulla morale. A tal proposito, Giuseppe Cacciatore sostiene che «è un’illusione credere di potersi avvicinare alle questioni interculturali senza trovarsi dinanzi, immediatamente, a un necessario e propedeutico movimento di pre-comprensione etica di esse».4 La stessa galassia concettuale di cui si serve la filosofia interculturale è mutuata dal più tradizionale insieme delle categorie dell’etica, in cui figurano: l’alterità, l’autonomia, il dialogo, la differenza, i diritti umani, l’identità, l’integrazione, la libertà, le norme, la relazione, il riconoscimento ecc. Così come pure i temi con cui la prospettiva interculturale deve misurarsi sono anch’essi tra i più classici del pensiero filosofico: la dialettica universale/particolare, la tensione tra globale e locale, l’alternativa tra il dialogo e il conflitto tra le culture, la dimensione storica dei saperi e la storicità delle culture, nonché l’ermeneutica, il confronto tra le religioni. Si tratta semmai dell’adozione di una prospettiva realmente interdisciplinare e della più vasta questione della possibilità di costruzione di relazioni tra le differenze: «una questione eminentemente etica (...) tuttavia, si declina altrettanto immediatamente in una direzione politica, nel momento in cui la questione del rapporto tra le differenze culturali si gioca all’interno di uno spazio pubblico» che «ha perso la classica caratterizzazione 23 dei confini dello Stato-nazione e – fluidificato e diffuso lungo una deterritorializzazione globalizzata» – si apre sempre di più «alla coesistenza di soggetti appartenenti a culture e a pratiche politiche diverse». 7. Le istanze culturali si incontrano sempre più frequentemente e con intensità altrettanto crescente: «le culture non sono totalità coerenti, ermeticamente sigillate, autonome e autosufficienti, ma realtà storiche, fluide, dinamiche, incessantemente in contatto tra loro».6 Nella società odierna si ripropone ancora la questione dell’identità, soprattutto intesa come condivisione delle identità di gruppo e in particolare di quei gruppi in cui le caratteristiche identitarie tendono a configurarsi in termini di etnicità, di tradizioni condivise e di omogeneità culturale. Restano in perenne rinegoziazione lo statuto epistemologico e la stessa legittimità della nozione di ‘identità culturale’, termine d’area semantica vasta e dai contorni labili, sempre equivoco in quei contesti nei quali le rivendicazioni identitarie di ogni genere tendono a polarizzare e irrigidire le possibili declinazioni quasi definendo percorsi obbligati a tutto discapito della pluralità e della valorizzazione delle differenze. Non si può nemmeno rimanere confinati nell’ambito di una problematizzazione dell’identità in rapporto all’alterità, ma bisogna spingersi fino al fronte più avanzato in materia di identità culturale e cioè quello dei processi di ri-produzione e di ritrascrizione delle identità così come questi si intersecano con le spinte globalizzanti e con le resistenze a tali spinte, ma anche con i flussi migratori e le loro pluralità di cause. Per concludere, la globalizzazione non ripiega ma estende e agita il ventaglio dei problemi, con l’ampliamento delle interconnessioni tra le culture e le società sparse per il globo. Da qui la necessità di generare azioni per l’interculturalità. Non si riescono ancora a valutare bene le ricadute che hanno gli attuali sconvolgimenti nel mondo finanziario ed economico (ed ambientale, dato il sistema di produzione e la mancanza di un sistema globale). Il punto di approdo è ancora il porto avito delle tradizioni culturali, che diventano più vive e mobili in presenza di marcate e sempre più 24 nitide influenze sugli stili di vita. Ci si può legittimamente chiedere cosa siano oggi gli ‘spazi’ e i ‘tempi’ in una prospettiva che muta il nesso tra Stato-nazione e società-territorio-cultura. L’Europa, pur con l’incompletezza della sua costruzione istituzionale, è un banco di prova del mutamento di questo rapporto. Le ingiustizie nella distribuzione del reddito e sull’applicazione dei diritti civili non possono essere risolte sulla dimensione del singolo stato. Ma proprio la prospettiva federativa, come dimostra la storia americana, richiede importanti processi di interazione culturale. Se poi consideriamo qual è l’effetto di questi processi su scala mondiale, otteniamo una dilatazione dei problemi e l’attualità dei conflitti tra individuo e istituzione, tra potere e libertà. Siamo soliti considerare i social network, in modo banalmente occidentale, come una perdita di tempo, a waste of time. Ed è vero se li utilizziamo in modo improduttivo. Diversamente, sono lo strumento della democrazia del futuro: lo sanno bene i regimi che tentano in ogni modo di impedirne l’utilizzo ai loro sudditi. Ecco perché, consapevolmente, riteniamo che EUR/OPEN sia uno strumento di cittadinanza, uno spazio di elaborazione libera, una fucina per le coscienze di chi vuol prendere parte al dibattito, al confronto, ad una nuova intellettualità. Anche l’esperimento di promiscuità/ibridazione linguistica è un chiaro indizio del percorso che intendiamo seguire. E che contiene in sé qualcosa di affascinante. 25 From Tunis World Social Forum, Tunisia, 29th March 2013 Declaration III World Forum of Free Media Document adopted at the Convergence Assembly for the Right to Communication We, participants, actors and activists for alternative information, who use communication as a tool for social transformation and defend the right to communication and the freedom of expression, gathered in Tunisia, from 24th to 29th March 2013, at the III World Forum of Free Media (III WFFM), believe this meeting was highly symbolic, as it took place in the country where free media has played an important role in social change. During this forum, which paid special attention to community and associative radios – which are indisputable tools for democratization but not legally recognized in some countries within the region – different themes were discussed: the WFFM process, the right to communication and information as common goods, techno- 26 logical appropriation, the conditions for a free internet, its regulation and especially the requirements for the advancement of this sector, which is of public interest as an essential element for development and democracy. Considering: That information and knowledge are common goods, the right to communication is a fundamental and inalienable right That the whole media sector, which is a structural part of the democratization of state and society, must be governed according to Article 19 of the Declaration of Human Rights, as referenced in the ethics and deontology of communication, and as reflected in the documents adopted globally and promoted regionally and internationally by professionals in the field. Noticing: The strangulation of communication by political, economic and industrial powers; The instrumentalization and commercialization of information by states and the major media groups; The increase of concentration of power and of media groups; The incompatibility between the old legal frameworks and media systems that are evolving alongside technological advancements; An almost completely absent legislation to favour citizens’ access to public information; The lack of support for citizens for the production and dissemination of plural, diversified and critical information; Freedom of expression and of the press being undermined by repressive laws; The violent repression against citizens who are interested in information; The importance of digital inclusion to unlock the exercise of the right to communication; 27 The threats to the protection of personal data on the internet; The lack of access to media by the majority of economically disadvantaged populations; The criminalization, by the mainstream media, of the majority of the social voices challenging the concentration of political, military or economic power; The disregard by the mainstream media of the ideas and debates devoted to the transformation of society, particularly those occurring in the World Social Forum process; The rise of free media and citizens contributing to social and political changes, as demonstrated during the Arab Spring. Observing specifically in the Maghreb-Mashreq region and in Africa: The need for a diversified and democratic media sector, powered by effective citizens’ participation and by their legitimate and protected exercise of freedom of expression; The struggle for legal recognition of community and associative radios, as a decisive lever for the future of societies and their modes of governance at all levels and in all areas of community life. We call for: Free and democratic access to information, in accordance with the universal principles of human rights; The implementation of the right to communication in accordance with international regulations and conventions; The defense of regulatory frameworks which guarantee access to information and freedom of expression for everyone; The creation of regulatory authorities for radio broadcasting, which are truly independent from political authorities and financial powers; The access to radio spectrum by community and associative media, especially those located in the Maghreb-Mashreq region, with legal recognition of community radios which form the third broadcasting sector alongside the public and private sectors, and the fair assignment of frequencies to such radios; The implementation of public policies to support the diversity and plurality of communication media; Cost free and universal access to Internet connectivity; Defense of open access internet, democratically governed; Decentralization and appropriation of free infrastructure and software (P2P Mesh); 28 Promotion of encryption to protect the anonymity of communications; Promote free culture, free band with cost free Internet access, the concept of common goods and defend the philosophy of free software, in order to ensure technological sovereignty. We commit ourselves to: Deepen the dialogue between free media and social movements regarding the rights to communication and to knowledge, as well as the violation of these rights; Support activist initiatives aimed to achieve the right to communication; Establish a network to coordinate campaigns aimed at protecting and strengthening the right to communication; Reflect on a model that will ensure the viability, sustainability and independence of free media; Create a group of networks for sharing among countries in the North and South to promote the utilization of free hardware and software for the democratization and mass dissemination of technological knowledge; Construct and develop free alternatives to strengthen the universe of free social networks; Reflect upon the environmental impact of the use of new technologies; Ensure that the events of the World Social Forum will be preceded by a diagnosis of the rights, liberties and guarantees associated with communication in the host country, and of extent to which inhabitants have access to communication media; To develop the World Charter of Free Media, which will list values, principles and a common code of ethics for free media activists; To continue building the WFFM process. References: http://www.fsm2013.org 29 30 L’Europeo Patrick Drossi era un cittadino d’Europa, di mamma bulgara e padre greco, cresciuto tra la Francia e l’Italia. Lo incontrai quando venne ospite nella mia città per un soggiorno-studio di un mese insieme ad altri giovani universitari. Erano i primi anni del duemila e il web non era ancora alla portata di tutti. La mia associazione aveva messo a disposizione alcune postazioni da cui potersi collegare alla rete internet. Il nostro Comune, che era a stretto contatto con le organizzazioni che si occupavano del corso formativo, ci aveva chiesto di ospitare dei ragazzi per permettere loro di avere un posto in cui studiare e interagire con dei coetanei. Organizzammo incontri, partite e gite con il tipico atteggiamento dei ventenni che vogliono darsi un tono culturale e non solo. Furono giorni meravigliosi. Fin da subito mi aveva colpito il sentirsi europeo di quel Benedict Drossi, il più promettente di quei giovani studenti. La Sicilia si offriva ai nostri ospiti con un clima mite e accogliente. L’Etna da parte sua si era appena innevata e dava un senso di straordinario candore e bontà, come fosse un enorme pandoro pronto ad essere agguantato. Visitammo la cuba bizantina, il teatro greco di Taormina, il castello di Nelson, l’odeon di Catania, chiese, palazzi, monumenti. Stabilendo un rapporto quasi osmotico tra i posti visitati e il significato che avevamo intenzione di dare alla visita stessa. Le sere erano caratterizzate da cene a tema con arancini, cuscus, pasta con le sarde, cannoli, cassate. Ogni piatto era una scoperta di una tradizione e di un’arte tramandata nei secoli. Benedict mi disse il giorno prima di partire: “La Sicilia è l’ombellico geografico e culturale del mondo. Terra dove si uniscono l’oriente e l’occidente. Dove hanno avuto e hanno casa il cristiano, l’ebreo e il mussulmano. A sud dell’Europa, nel cuore del Mediterraneo e quindi porta del Nord Africa. Avete avuto fenici, greci, romani francesi, spagnoli, arabi, tedeschi. Da ognuno di que- 31 sti popoli avete appreso. Meritate di essere simbolo dei cittadini d’Europa, lo avete nel sangue. Ti confesso che mi sono innamorato di questa terra. Il giorno che vorrò fermarmi e chiamare un posto casa verrò a stare qui.” Salvo Cavallaro 32 Iniziativa legislativa per il redddito di base incondizionato Se pensiamo alla globalizzazione, pensiamo subito alle merci di un supermercato. Non pensiamo mai alla globalizzazione dei diritti. Eppure, è la cosa più evidente ed immediata. Perché non dovremmo pensare a un sistema di diritti da contrapporre allo strapotere finanziario? Siamo davvero costretti a pensare che un diamante valga più di un buon pane caldo? Che questa differenza tra valore d’uso e valore di scambio sia inevitabile e valga in ogni situazione? Dietro una simile considerazione, oltrepassata la soglia della propaganda e dell’informazione pilotata, siamo di fronte al paradosso per cui di fronte alla proclamata eguaglianza di fronte alla legge si cela la profonda diseguaglianza rispetto al danaro? Questa condizione fittizia potrebbe essere risolta in mondo dove tutti hanno diritto di cittadinanza, in cui tutti hanno diritto ad un reddito minimo. L’ipotesi può apparire ingenua o utopistica, e indubbiamente contiene elementi che la qualificano tale. Utopistica, ma non irrealizzabile. Utopistica come lo era la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino 33 quando fu proclamato nella Francia rivoluzionaria del 1793, o quando fu riaffermata, ancora largamente irrealizzata oltre 150 dopo, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’idea di affermare una completa uguaglianza dei cittadini non è realizzabile né, in fondo, desiderabile. Tuttavia, questo non significa che non sia possibile avviare un percorso verso la concreta affermazione della dignità umana. Il reddito di base incondizionato è un deciso passo verso questo obiettivo. Il reddito di base incondizionato non va confuso con il salario minimo o l’indennità di disoccupazione. Il reddito minimo è, appunto, incondizionato, e non va considerato come un ammortizzatore sociale quanto, piuttosto, come standard di civiltà. In particolare, mentre il reddito minimo garantito verrebbe devoluto solo ai disoccupati in età lavorativa con reddito familiare al di sotto del valore di soglia, il reddito di base incondizionato s’intende invece universale, illimitato nel tempo e offerto su base individuale. L’idea di reddito di base incondizionato stenta ad affermarsi, non tanto per il deficit democratico di interesse dei cittadini ai propri diritti (male endemico che ha già portato a vanificare un progetto di costituzione europea che avrebbe ampliato i diritti di cittadinanza, almeno in Europa), ma per via degli interessi forti delle imprese (con la consueta complicità della propaganda offerta dalla stampa ufficiale e della televisione) che preferiscono sistemi come la cassa integrazione (anche questa, una forma di reddito minimo), sempre utilizzabili come ricatto politico nazionale e regime di aiuto alle imprese. Non a caso, gli schemi di reddito minimo garantito diffusi attualmente negli stati europei (privi di un coordinamento centrale), richiedono l’accertamento della situazione economica e l’attiva ricerca di un lavoro da parte del beneficiario. L’idea del reddito di base incondizionato, così semplice e così rivoluzionaria, è un punto di svolta verso l’affermazione di un siste- 34 ma di cittadinanza globale, superamento dello schema dei nazionalismi, della disoccupazione indotta, dello sfruttamento dell’immigrazione e del ricatto economico delle grandi imprese, andando verso un mondo fatto di cittadini. Si tratta di un passaggio verso un mondo di diritti globali, un mondo dove potrà esistere una moneta unica ed un unico regime di tassazione, dove i beni pubblici fondamentali – aria, acqua, cibo, energia – potranno avere vincolo di destinazione, con controllo sull’effettivo fine pubblico della massima diffusione e distribuzione. Tutto questo può sembrare avveniristico e distante, ma oggi – e fino al gennaio 2014 è possibile sostenere l’iniziativa legislativa europea per un reddito di base incondizionato, firmando (senza alcun costo per i sottoscrittori) la petizione al seguente indirizzo: https://ec.europa.eu/citizens-initiative/REQ-ECI-2012-000028/public/index.do It’s important and urgent to join the initiative, because the initiative for a European law connected intends to give every citizen an unconditional basic income. It is an important measure which, if implemented, will partially restore democratic freedoms that have been affected by the economic downturn caused by the unbridled liberalism, which led to the collapse of employment, the increase in the gap between the salaries of managers and those of the workers, the concentration of oligarchic markets and the collapse of small and medium enterprises. 35 36 FRAMMENTI DI PRIMAVERA ARABA reference: http://editoriaraba.wordpress.com Spesso la retorica della centralità nel Mediterraneo della Sicilia ci fa dimenticare che questa condizione geografica dovrebbe meglio corrispondere ad una centralità culturale. Ma, a ben vedere, questa condizione non appare pienamente maturata. Così, per andare a vedere cosa sta cambiando nel Maghreb, occorre dare uno sguardo al Festival internazionale di letteratura a Berlino. Ecco la lista degli ospiti del 2013: Arabia Saudita Safa al Ahmad: giornalista e scrittrice (ma più la prima che la seconda) che oggi vive e lavora a Istanbul. Egitto Khaled al-Khamissi: giornalista e scrittore, conosciuto in tutto il mondo come l’autore di Taxi, il racconto dell’Egitto e del Cairo visto dai tassisti della capitale. Yasmine El Rashidi: autrice del libro The Battle for Egypt: Dispatches from the Revolution. Shereen El Feky: madre gallese, padre egiziano, cresciuta in Canada vive tra Londra e Il Cairo. Il suo primo libro è Sex and the Citadel, in cui scardina il tabù del sesso nel mondo arabo. 37 Iraq Fadhil al Azzawi: scrittore, traduttore giornalista, intellettuale, vive e lavora a Berlino. È autore di numerosi romanzi, poesie, racconti brevi, testi di critica letteraria e traduzioni in arabo dall’inglese e dal tedesco (tra cui L’uomo senza qualità di R. Musil); collabora con la rivista Banipal. Hussain al Mozany: scrittore, traduttore, giornalista, in esilio dal 1978. La produzione letteraria iniziale era in arabo, dal 1990 ha invece deciso di scrivere in tedesco, lingua che ha chiamato “la dimora letteraria di un’esistenza senza radici”. Kuwait Saoud al-Sanousi: il giovane vincitore del premio per la narrativa araba di quest’anno, con il romanzo Gambo di bambù. Libia Ashur Etwebi: medico, scrittore, poeta e traduttore. È, tra gli altri, autore di un romanzo, Dardadeen (113 pg., Cairo, 2001), composto esclusivamente in dialetto libico che è considerato come un “punto di svolta nella letteratura libica contemporanea”. Nel 2012 ha organizzato nella città di Tripoli il primo importante Festival di letteratura internazionale della Libia post-Gheddafi. Mohammed Mesrati: giovanissimo autore e attivista nato a Tripoli nel 1990. A causa dell’attivismo politico dei genitori, la famiglia fu costretta all’esilio a Londra, dove tuttora vive. È autore di un romanzo Mama pizza, di cui alcuni brani sono apparsi nella rivista Banipal. È co-autore di un’antologia di saggi sulla primavera araba dal titolo Writing Revolution. The Voices from Tunis to Damascus (I.B.Tauris, 2013). 38 Manifesto del festival di letteratura internazionale di Berlino. 2013 reference: http://editoriaraba.wordpress.com 39 Siria Hala Mohammed: poetessa e giornalista, vive a Parigi con il marito, il regista siriano Haitham Hakki. La sua ultima raccolta è Disse la farfalla (Riad El Rayyes, Beirut). Samar Yazbek: scrittrice, giornalista e attivista, oggi in esilio in Francia. Di recente ha scritto un diario della rivoluzione siriana già tradotto in inglese e francese. In Italia è conosciuta per due romanzi, pubblicati da Castelvecchi: Lo specchio del mio segreto e Il profumo della cannella. Tunisia Habib Selmi: scrittore nato nel 1951 e autore di numerosi romanzi. Proprio oggi è uscito in Italia Gli odori di Marie Claire (Mesogea), finalista al premio per la narrativa araba nel 2009, come anche Le donne di al-Basateen, finalista lo scorso anno. Vive a Parigi dal 1985. Completano il quadro Samuel Shimon e Margareth Obank, fondatori e redattori capo di Banipal, la rivista letteraria inglese dedicata alla letteratura araba contemporanea nata nel 1998. Sul sito della BBC World Service, all’interno del programma Newsday, cinque scrittori provenienti da Siria, Libia, Egitto, Tunisia e Yemen hanno proposto una loro personale chiave di lettura sugli eventi in corso, su ciò che è accaduto nel proprio paese negli ultimi 2-3 anni e hanno provato a immaginare come potrà essere il futuro. Le visioni degli autori differiscono sensibilmente le une dalle altre e forse, anche senza sapere di che nazionalità erano, non sarebbe stato impossibile indovinare il loro paese di provenienza. 40 Samar Yazbek – Siria Per l’autrice di Lo specchio del mio segreto e Il profumo della cannella, è molto doloroso parlare di quanto sta accadendo in Siria, perchè la realtà ha ormai di gran lunga superato la fantasia più crudele. Questa realtà siriana di oggi e di ieri è talmente orribile da essere indicibile e l’uomo, di fronte alla barbarie compiuta da un altro uomo, nulla può, nulla è. The extent of the barbarity that exists in this world is beyond anyone’s imagination. What I have seen I cannot describe. Reality is more gruesome than anything the mind can conjure. Ghazi Gheblawi – Libia Per il co-fondatore di Libya al-Youm, nella Libia post-Gheddafi si guarda al futuro con un misto di apprensione, speranza e ottimismo. Forse il viaggio verso un futuro migliore e più giusto sarà arduo ed accidentato, ma nonostante le difficoltà, ne sarà valsa la pena una volta arrivati. We might be allowed to be angry, upset or frustrated, but we are not allowed in our loathsome disappointment to lose hope. Without hope, we wouldn’t be able to lift ourselves from our legacy of despotism, social stagnation and the carcasses of lost opportunities. Sara Khorshid – Egitto Nonostante i tragici eventi dell’ultimo mese, secondo Khorshid la rivoluzione non ha perso del tutto: si tratta solo di ritrovare la slancio iniziale. 41 Coloro i quali sono ancora fedeli agli ideali del primo periodo devono rimanere uniti e lottare contro tutte le forme di autoritarismo, sia esso militare o religioso. The mission of those still loyal to the revolution must be to stand up against the army’s brutal crackdown on Muslim Brotherhood members – a crackdown that goes against everything the revolution called for. Samar Mezghanni – Tunisia Cronache di doloroso pessimismo arrivano invece dal paese che ha dato il via alle rivolte nei paesi arabi. Secondo la giovanissima autrice (classe 1988), le cose non vanno affatto bene in Tunisia e la colpa è in parte dei tunisini, ma soprattutto dei leader al potere. Non molto è cambiato da quando Ben Ali è stato mandato a casa. We found out that the people we recognised as leaders are not offering us a vision, are not uniting us and are not taking the lead about the future of our country. Farea al-Muslimi – Yemen Lo Yemen è ancora impantanato in uno stallo economico e politico, tuttavia l’autore intravede alcuni spiragli di luce. Primo tra tutti, la mancata salita al “trono” presidenziale del figlio dell’ex presidente Saleh (mai del tutto scomparso dalla scena). E se è vero che al-haraka baraka (il movimento è benedizione), il futuro dovrà essere per forza più promettente del presente. “Al-Harka barka“, a popular phrase goes, pointing to the sky, “Movement is a blessing.”Directing my gaze at the stirrings of political power players, rather than cloud activity, I tend to view Yemen’s future in much the same way. 42 Beat. Attitudine al cambiamento. - Fermenti nel mondo. - Fermenti in Europa. - Fermenti in Italia. - Fermenti a Catania. - Fermenti. Vita. Le origini dell’associazionismo giovanile moderno Ripercorrendo la storia e le origini dell’associazionismo giovanile, possiamo notare come gli eventi ecclesiali e socio-politici fra anni Cinquanta e Sessanta (pontificato di Giovanni XXIII, concilio ecumenico Vaticano II, primo ‘disgelo’ fra Est e Ovest, governo di centro-sinistra, boom economico e relativo aumento dei consumi di massa, televisione) concorsero a cambiare profondamente il nostro paese e la realtà giovanile. Andavano emergendo mutamenti di sensibilità, aspirazioni e stili di vita nuovi. L’espansione dei fenomeni hippy e beat, la difficoltà crescente di comunicazione con gli adulti, la diffusione di spinte anti-istituzionali, il distacco progressivo dalla ‘religione-Chiesa’ rivelavano un’inquietudine diffusa e un desiderio acuto, di cambiamento. Le associazion colsero le istanze di socializzazione, di ridefinizione di nuova identità, il bisogno di integrazione e di una forza aggregativa attorno ad un’idea forte, la ricerca dell’Io attraverso il Noi, contro un’identità a mosaico. Gli anni della contestazione Durante gli anni della contestazione si accentuarono il momento ideologico e l’impegno concreto. I movimenti studenteschi del ‘68 furono protagonisti delle rivendicazioni e delle lotte sociali contro la società tecnocratica capitalistica-borghese. La contestazione globale ebbe inizio dal duro scontro con le istituzioni scolastiche ed universitaria, con l’autoritarismo dei docenti. Ebbe come nemico comune il principio dell’autorità. Gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori, della cul- 43 tura ufficiale del sistema scolastico classista e obsoleto. La scuola era vista come luogo di riproduzione e perpetuazione di valori borghesi (autorità ordine-perbenismo). Anche la famiglia tradizionale veniva scossa dal rifiuto dell’autorità dei genitori e del conformismo dei ruoli. Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano la riorganizzazione della società sulla base del principio di uguaglianza, del rinnovamento della politica in nome della partecipazione di tutti alle decisioni, l’eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale e l’estirpazione della guerra come forma di relazione tra gli stati. Il ’68 segna il superamento della scissione tra sfera privata e quella dell’azione politica. Questa carica innovativa venne presto etichettata come “controcultura giovanile”. Ebbe certamente la funzione di incentivare alla maturazione individuale e di gruppo, contro l’apparente neutralità del sistema scolastico, contro l’omologazione culturale dei modi di pensare e di esprimersi delle classi dominanti. Già in sé l’etichetta “controcultura” utilizzata dalla stampa ufficiale dice molto tuttavia sulla volontà di arginare il fenomeno che prevalse negli ambienti istituzionali. Quell’umanesimo integrale portava avanti istanze razionali ed umanistiche, esaltava le potenzialità creative e partecipative e rifiutava il potere come forma di dominio sul sociale. Rimase tuttavia un’utopìa, perché incapace di rifondare i modelli politici di gestione statale. Vincente per la parte modernizzante (mutando i linguaggi e le forme dell’agire sociale) restavafallimentare nella progettualità, a causa delle resistenze del sistema socio culturale dominante (riflusso della contestazione). 1969-70 / Nascita della facoltà di Scienze Politiche a Catania All’interno di quelle dinamiche complesse proprie della lotta studentesca in Italia si inserisocono le vicende che hanno condotto alla nascita della facoltà di scienze politiche a Catania, focolaio sici- 44 liano di coscienza civile e impegno sociale e politico, portavoce di un’ universitas giusta, efficiente e formativa, che si ponesse in antitesi con una società basata sulla discriminazione classista acritica e conservatrice. Le lotte studentesche per scienze politiche non furono un movimento di protesta isolato, finito con la concessione ottenuta, ma un impegno costante volto al capovolgimento totale di quel rapporto autoritario docente-alunno/governanti-governati. All’inizio emerse dall’occupazione della facoltà di giurisprudenza, che con la diffusione del messaggio politico del movimento studentesco per una scuola meno classista, meno autoritaria, per un’università libera, non più ingranaggio del sistema di una società illiberale e ingiusta, volta alla produzione di individui in serie, privi di coscienza critica, docili e plasmati. L’ipotesi riformista immaginò la definizione di strategie per una facoltà autonoma, riformata radicalmente nel suo ordinamento e ammodernata negli insegnamenti. La determinazione e l’alleanza studenti/docenti permise alla facoltà di porsi come la più promettente fucina di innovazione nella realtà accademica catanese, costruendo una nuova identità come gruppo, caratterizzandosi come luogo di spiriti liberi e portatori dei messaggi universali di uguaglianza e fraternità che la letteratura, la musica e la cultura della contestazione stavano introducendo in Europa e nel mondo. Con le parole di Kenneth Rexroth, uno dei poeti statunitensi della Beat Generation: “La tutela delle intelligenze ha formato una spessa crosta di abitudini sulla vita culturale americana, peggio di uno strato di ghiaccio. Di recente l’acqua che vive sotto di esso è diventata così ribollente che lo strato di ghiaccio ha cominciato a fondersi, spezzarsi e dirigersi verso l’oblìo artico”. Fine del movimento: il tunnel degli anni ‘80 Dopo il ‘68 il fervore della protesta si spense, fallirono i grandi progetti politici e crollarono le utopie collettive. Le piazze di tutto il 45 mondo furono inondate di droga, così fu impossibile continuare la dimensione di luoghi aperti del dibattito politico e dell’impegno. I sitin e le manifestazioni contro la guerra lasciarono posto al punk e allo sballo. Il mantenimento del proibizionismo fu la regia occulta di una perfetta saldatura tra criminalità organizzata e gente normale; il sistema culturale si avvalse della facile equazione per cui per essere ribelli i giovani dovevano fare uso di droga. La polizia fece il resto con le retate che resero impossibile ogni attività politica. Anche la musica, che era stato il veicolo del risveglio della politica nei giovani, subì la stessa involuzione. Alla psichedelia che aveva invaso il terreno aristocratico della musica sinfonica si sostituirono preso il punk, la discomusic, l’elettronica, volgari e senza profondità, banali come le discoteche e i supermercati, volti complementari della società dei consumi. La carica emozionale del Sessantotto, e quella più politica del Settantasette, furono annichilite dagli “anni di piombo”, durante i quali numerose occasioni di infiltrazioni (si definiscono tali le azioni compiute dai servizi segreti avvalendosi di corpi esterni per destituire di autorevolezza – e incolpare direttamente – i movimenti di protesta) ebbero luogo, in molti casi finendo addirittura in strage. La rivolta etico-politica dei giovani contro la società, era stata sedata. Si diffuse il disinteresse: frasi di regime come ”la politica non è tutto” ebbero un facile sopravvento. La politica di Reagan e della Thatcher, approfittando del nuovo disinteresse, iniziarono lo smantellamento del welfare state, impoverendo i ceti popolari. I giovani cominciarono a rifiutare la dimensione politica e a ripiegare nel privato. Gli anni ‘80 delle “schizofrenie controllate“, del realismo e pragmatismo, della bassa idealità, non impedirono tuttavia la pratica del “volontariato come impegno sociale e non politico, come impermeabilità del mondo politico ad un apporto giovanile, libero da integrazione subordinata.” La generazione della vita quotidiana, laica e secolarizzata degli anni ‘80, visse l’esaurimento del ruolo dei modelli totalizzanti, la disintegrazione sociale della gioventù, senza punti di riferimento, la crisi della spontaneità e della carica contestataria. 46 Resta di quella stagione il merito di aver messo al centro dell’attenzione valori come il pacifismo, l’antirazzismo, il rifiuto del potere come forma di dominio di pochi privilegiati sulla popolazione, i diritti delle donne e l’interesse per l’ambiente, che entrarono a far parte stabilmente del dibattito politico e socio-culturale del mondo intero. Il nichilismo dominante si esprime attualmente nello scetticismo e nel cinismo della società dei consumi, che tende ad affogare soprattutto i giovani, facendo credere che ogni tentativo di “cambiare il mondo” sia per ciò stesso utopistico, illusorio, sbagliato. La Beat Generation Una ricognizione, sia pure rapsodica come questa, sul ‘68 e le istanze umanistiche dei giovani, non può non far ferimento al movimento che fu precursore del cambiamento e scosse i modelli di vita tradizionali. La letteratura beat fiorita in America a ridosso della seconda guerra mondiale, come ha scritto Dario Fo, è stata il nucleo promotore dei più importanti movimenti di emancipazione civile, sociale, libertaria e di difesa dei diritti civili di ogni comunità minoritaria di tutta la seconda metà del Novecento: tra questi il movimento degli hippies, il movimento studentesco francese, tedesco e italiano, i movimenti pacifisti, ecologisti, no-global.” Con le parole di Gregory Corso: “Noi abbiamo creato il cambiamento senza versare una goccia di sangue. […] Siamo molto più liberi adesso, siamo più tolleranti verso comportamenti sessuali e stili di vita ‘diversi’ e questo in parte è dovuto anche all’apertura mentale della Beat Generation”. L’entità beat si forma alla fine del secondo conflitto mondiale, durante gli esperimenti atomici nell’atollo di Bikini, la guerra di Corea e del Vietnam, l’assassinio di Kennedy e di Martin Luther King e la costante minaccia della guerra fredda. 47 L’astro di inquietudine di W. Burroughs, intorno al quale si formano le personalità di Allen Ginzberg e Jack Kerouac, è la guida all’affermazione della libertà di parola, del rifiuto delle convenzioni borghesi, di quel certo distacco dal denaro e dalle comodità, ed un bisogno sfrenato di scrivere e di esprimersi e di amare. L’ America ai tempi del beat era assediata nel sospetto anticomunista del Maccartismo. La morale ancora rigida, i costumi severi, lo stile di vita da perseguire in linea con i valori convenzionali. L’atteggiamento beat fu dirompente, ponendosi in contrasto al conformismo dell’America postbellica, proponendo l’apertura a culture distanti convergenti su linee nuove come l’ambientalismo e il Buddismo Zen. L’immagine che meglio rappresenta lo spirito della Beat Generation è la strada, simbolo del bisogno di partire, andare, alleviare un disagio, un tormento, non si sa bene cosa: “interpreta il bisogno di tutti di andare, di spostarsi, ma... non ci sono nuove frontiere da conquistare come qualcuno vuol far credere. C’è solo un tormento che si placa spostandosi.“ (Keouac, On the road). I beats sono stati la voce ribelle di un’America conformista. Jack Kerouac, nella sua presentazione del movimento, li descrive così: “Individui dotati di una spiritualità diversa che non formarono mai una banda ma rimasero come solitari a guardare fuori dalla finestra cieca della nostra civiltà – gli eroi sotterranei che avevano finalmente voltato le spalle all’occidentale macchina “della libertà” e si drogavano, ascoltavano il bop, avevano lampi di genio, sperimentavano il “turbamento dei sensi”, parlavano strano, erano poveri e felici, profetizzavano un nuovo stile per la cultura americana, completamente libero da influenze europee, una nuova formula magica – ma dopo il 1950 i beat sparirono in prigione o al manicomio, o furono indotti dalla vergogna a un silenzioso conformismo, la generazione 48 stessa fu poco numerosa ed ebbe vita breve.” Il successo di On the road ha dato vita al movimento dei figli dei fiori, alle lotte contro la guerra del Vietnam, al movimento degli studenti e delle rivendicazioni razziali. Il viaggio verso sud di Sal (Jack Kerouac) e Dean (Neal Cassady) lungo le strade sterminate del Texas e del Messico, è un’esperienza verso il nulla, dove importante non è arrivare, ma andare, muoversi nella speranza di sfuggire all’ansia, al male di vivere, attraverso rischiose vie di fuga lastricate d’alcool e droghe. In una poesia molto intima, triste, Solitudine messicana, Jack Kerouac, ha intuito già allora che quella sensazione di vuoto, in una società che diventerà globale, senza più i valori umani e della cultura, porterà l’umanità alla più disperata disgregazione universale. “E sono uno straniero infelice/contento di scappare per le strade del Messico / I miei amici sono morti su di me, / Se mi ubriaco mi viene sete / se cammino il piede mi cede/se sorrido la mia maschera è una farsa / se piango non sono che un bambino / se mi ricordo sono bugiardo / se scrivo la scrittura è passata / se muoio il morire è finito / se vivo è appena cominciato / se aspetto l’attesa è più lunga / se vado l’andare è andato…” Fernanda Pivano, nella prefazione all’edizione italiana di On the road, descrive queste sensazioni come ”La ricerca disperata di un nuovo valore morale, di una nuova ragione del mondo, di una nuova spiegazione della vita”, vedendo in queste parole il manifesto di una “generazioni di furtivi”, stufi delle forme, delle convenzioni e del mondo. Psicopatologia della vita quotidiana del giovane Werther e del giovane Holden, per non dire del giovane Alex I giovani subiscono quotidianamente una serie di violenze psicologiche che tendono tutte ad annullare l’importanza dell’individuo come essere umano, smarrito in un mondo fatto di dominatori e sottomessi. 49 Concetti come bene e male non sono più in grado di spiegare una realtà complessa: tuttavia la “teoria del caos” del postmodernismo, quella in base alla quale un battito d’ali di farfalla in Corea può determinare un uragano nello Iowa, non dovrebbe essere spinta al punto da farci perdere il nesso razionale, il rapporto tra causa ed effetto delle cose. È vero che tutto determina tutto, ma è anche vero che ci sono elementi decisivi ed elementi accessori. E resta vero che esiste un codice interno alla Fonte: Archivi International Times, 1966, vol. 1 n. 2 coscienza. Ed è chiaro che l’uso della droga è un errore, non solo sul piano della coscienza individuale, ma anche in quello collettivo e politico: perché proprio la logica allucinatoria della droga ha permesso al potere dell’establishment di reprimere i movimenti di emancipazione, di ricacciarli nell’oblio. Quando il sistema afferma che l’appartenenza politica e le ideologie ormai fanno parte di una passato travagliato e sanguinoso, questa idea ha uno scopo di propaganda, serve a far accettare l’ingiustizia del sistema senza nessuna domanda, senza nessuno spunto critico. Il concetto di moralità pubblica e privata, depotenziato da scandali giornalistici che rivelano ininterrottamente corruzioni e scappatoie legali, non basta più ad indicare una condotta da seguire. La generazione del XXI secolo, come quella beat degli anni ‘50, non è immune dal conformismo livellatore e soffocante di una società di massa sempre più anonima e impersonale. Viviamo in una società democratica di massa in cui tutti stanno bene; non troppo in realtà. Si promuovono l’aspirazione alla mediocrità, l’nginocchiarsi arrendevolmente alle discriminazioni e alle scorrettezze, perché “è così che funziona”. 50 Siamo ritornati ai codici di quella società che ha gettato nella disperazione i giovani degli anni ‘50. Gli scrittori beat americani dimostrano consapevolezza del caos morale intorno a loro, scegliendo, in opposizione, un’esistenza nomade senza meta e svincolata dall’autorità di genitori e istituzioni che non li capiscono. ”Dobbiamo andare e non fermarci, finché non siamo arrivati”; ma sono pur sempre alla ricerca di qualcosa, di una Verità. La verità con la maiuscola tuttavia non si trova, non si può ottenere attraverso la scorciatoia di qualche droga che, al contrario, ha l’effetto di rovinare le menti più brillanti. Non a caso, il poema di Allen Ginzberg, The Howl, l’Urlo, comincia proprio così: I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix ... Difficile rendere l’idea di quanto sia cambiata la posizione dei giovani di oggi nei confronti della politica e dei valori borghesi. Di fatto, però, i valori e gli stereotipi della Beat Generation sono ancora presenti in larga misura tra i giovani con tutti i pro e contro annessi, soprattutto i contro, come la droga e l’alcool. Si tratta, in effetti, di una parte che si sta marginalizzando sempre più, una ferita che si sta rimarginando, nel senso che l’enfasi sulla droga come strumento per ottenere la visione volge rapidamente al tramonto, per lasciar posto ad una nuova razionalità che riscopre la logica visionaria attraverso la meditazione trascendentale, lo yoga, ed una più appropriata conoscenza del corpo e della funzione del sesso, che si allontanano dalla pornografia e tenFonte: Archivi International dono ad avvicinarsi al tantra. Times, 1967, vol. 1 n. 12 51 Dal movimento beat riemerge la necessità della vita contro l’automatismo di schemi e sovrastrutture. Ma forse questo è quel che vorremmo vedere, e non corrisponde ad alcuna realtà. La generazione attuale può sembrare passiva e rassegnata, disgregata in un silenzioso conformismo, tuttavia è disillusa e disincantata, più che mai hipster, consapevole dell’inganno delle droghe ed ha internet dalla sua parte: un sistema di comunicazione aperto che può dare a chiunque lo utilizzi la possibilità di Fonte: Archivi International Times, 1973, vol. 1 n. 148 costruirsi una personalità internazionale o, per meglio dire: cosmopolita. Se questa possibilità in passato apparteneva soltanto alle élites della società, oggi chiunque disponga di una connessione a internet e sappia scrivere un modesto inglese, è abilitato a scambiare idee con tutto il mondo. È vero che i social network vengono spesso definiti “a waste of time”, una perdita di tempo: ma questo dipende essenzialmente da due fattori. Da una parte, l’uso che ne facciamo noi stessi, i contenuti che inseriamo, la nostra capacità di segnalare referendum, petizioni, iniziative legislative popolari ed altri strumenti di democrazia; di formare opinioni intorno a temi della vita civile e politica, etc. D’altra parte, questo stereotipo dipende dalla paura che hanno le televisioni e i giornali di perdere la loro leadership sull’informazione e sull’opinione. Del resto, se non fosse così, non si capisce perché nei regimi dispotici strumenti come facebook e youtube sono vietati e bloccati dal regime. La gioventù disillusa e acritica del nostro tempo può trovare la forza e gli strumenti per non adattarsi ad una società conformista e fintamente moralista. 52 La letteratura “beat” richiama la nostra attenzione ad una generazione invogliata al “cambiamento del mondo”, con la voglia di vivere intensamente e fuori da ogni schema. Oggi beat può ancora essere la condizione per discutere, per non accettare, per creare nuove strade. Riscoprirsi come Persona, andare in cerca del flusso di coscienza per escludersi come automa parte di un ingranaggio e ritrovarsi nella pienezza della natura interna di animale spirituale. Possiamo chiederci se i giovani del nostro tempo riescono ad esprimere un associazionismo spontaneo e non eterodiretto, spinto dai meccanismi della pubblicità e della propaganda. Possiamo interrogarci su quali pratiche siano capaci di rigenerare uno “spirito di gruppo”. Possiamo tentare di definire in che misura esiste una capacità di interpretazione critica della realtà, autenticamente indipendentemente dai valori egemoni diffusi dalla TV. Se queste domande ricevono una risposta positiva, allora ha un senso ricercare nuovi spazi di intellettualità diffusa, nuove strategie per incrementare le dimensioni della riflessione pubblica. Altrimenti è la sconfitta. Quel che si può dire, infine, è che il cambiamento culturale non può prescindere dai giovani; internet è lo strumento per l’azione politica di democrazia diretta, che permette la partecipazione, che può aprire nuove strade, sia dentro la città che nelle correnti transnazionali. EUR/OPEN dà la possibilità di essere utilizzato come strumento per alimentare questi flussi di pensiero e queste correnti. Percorrerle davvero dipende da ognuno di noi. [Davide C. Crimi] Riferimenti: The European Beat Studies Network, www.ebsn.eu Ringraziamenti: Andrea Valenti, Sabina Cocuzza (Stageurs presso Europe Direct Catania) 53 PEZZI SPARSI IN POESIA SPARE PARTS IN POETRY 55 Jaylan Salman born in 22 January 1988, J.S. is an Egyptian writer whose main themes are freedom, challenging traditions and feminine independence. 56 Excerpta from her poem Angel of Darkness Index Angel of Darkness Close Your Eyes The Falcon Confessions of a Possessed Woman Diary of a Mad Lover Farewell Brave Soldier Fields of Innocence Hangman A Question A Fragment from the Sands Earth of Salem Lady Rowena A Message to Love Shout for Freedom The Playing Princess 57 Angel of Darkness Angel of Darkness, Where have you gone I’m so weak, desperate And my senses are numb I can’t feel a single tear Though my heart is crying... Out loud, with no doubt, I’m crying here I’m wounded, lying cold And senseless on creepy November ground Been watched by devils, Attacked by hell hounds, I’m dying I know you’re trying... To reach me, to teach me How to live I just can’t live, it’s over, The wining and dining The happiness and laughter, Happily ever after All gone and forgotten 58 In the dirty sands of time The prime of my life is over, I lay here, out cold, Nobody to behold Come rescue me, They’re coming for my throat And I can’t fight Alright, You’ve had enough from me And I know You don’t love me Anymore But I’m desperate and scared, I plead for the lead, For a light in pitching dark Angel of Darkness You’re no better than me You’re scared, obsessive And full of fright You sure as well might, Kill my delight Angel of Darkness Please save me From myself I’m dying! 59 Close your eyes Close your eyes… Whisper my name Take my hands, Teach me how to fly; Otherwise I’d sell my soul to the devil, I’d offer my body to cannibals; I’d sacrifice… I’d teach you, To listen the sound of waves, To watch the birds swaying In the dark blue sky; Otherwise You’d teach me how to live, How to change truth & lies… It’s cold, chilling to the bone, On this lonely afternoon… So teach me how to break free From the burden of the deep Blue eyes & silver skies, in your gaze Otherwise, 60 I’d teach you how to march With petals, for you I’ll memorize, My faults, my dreams & cries… Save me, I can’t tell the wrong from the right, The day from the night I can’t find the answers, I can’t compromise; Otherwise I’d burn the weeds of wisdom, I’d carry the world on my shoulders, I’d walk alone, head up & die… So close your eyes… Whisper my name Take my hand, I’ll teach you where to land When to fly… 61 The Falcon Though I’m A lonely falcon Flying far and free, No one has ever dared To try and glide with me. My engine, never weak, Moving so fast and wild, A firm belief in me, That I was not a child. Too bold to take all risks, I always shed my tears, Roughed up by beasts and ghouls This made me kill my fears. I dream of a vacant world A place for heavenly cries, No borders to prevent my reach for the Seven Skies. Crashes of waves do thrill me; Thunder knew me by name, Without hunters that trail me, World stays so dull and lame. I love my rare adventures, The territories I gained, 62 Never joining the crowd nothing Left me restrained. Missing a lover makes me Enjoy the lingering pain, I yell and call for someone; My cries are still in vain. Shall I bear this flight One eighty towards hell, The brakes are missing Or am I blind; I dare if you can tell. Whom shall I ask for help, Who will receive my letter? I cannot leave the sky coz Earth is nothing better. Needn’t I keep in me This charming rebel free? To know I’ll always lead The stormy cruel sea… I can be; No body else but me… 63 Confessions of a possessed woman living in a sane, sane world If there’s a life and a death If pain is avoidable in another body I’d rather be possessed By this catatonic demon Than get dressed, Work my lips And pluck my breasts To be your slave Your Highness, I’m just a girl who chose wood Over pearls And walked on Burning sand To join the pilgrims in Neverland Where eagles cry and ants dream Where bubbling steam Shoots from dusty craters, Full of candies and white beet Trick or Treat It’s either this Or a thousand splendid suns Under my feet I go for a bun and a cup of tea On a crooked table With some lunatic unable To pay yesterday’s rent Than kiss your feet and scoop 64 Diamonds with cherry on top I wait for a date On this decaying planet I wait for a long walk on a beach, Covered with peaches and cocktails Where pines are bleached And caterpillars fly away I choose to stay in A body made of flesh and blood Than fit your shining armor Where heart is steel, Legs are wheels And an egg stands for a nose And drums for teeth 65 Farewell Brave Soldier So long brave soldier, The journey came to an end In the valley of the Dead Your pride shall never bend On my shallow nights your bravery Smoothly treads in my sleep I weep, Knowing I lost my only friend... Sometimes I see your shadow, I have a lot to say I reach out for your hand, You smile and fade away... Brave soldier I cannot face the world I hold on to our old memories, bedtime stories that you told I hear you laugh and my heart cries with yearn... Can the sun rise from the west? My heart, dear soldier, Is buried with your body, So long, farewell... 66 Fields of Innocence I wish I could go back To the long lost track Where you and I Have been together Always and forever Go back to the lonely sand castle To the twizzler and the whistle, The dreams we shared in bed If only I could turn back time, I would go back To the old oak tree, The spring and endless sea To the deep dark woods, The Goth tower roofs The turmoil and the hoofs Of a horse miles away I wish I could retain, The kiss in the rain The touch in the mist, The hug and the tricks We played on time If only I could turn back time, Wipe away the dirt, the mud The fog and the dust, That came along As years passed by If only I could break The unforgiving stake Where we abandoned us Where our dreams and fears, Our rain and tears were burned away 67 Our hugs were pulled apart, Our arms detached, souls distracted Love brutally crushed, under feet Of people running in a stampede The things we shared are lost, The frost destroyed The love we shared I wish I could relive those days When we would walk for miles Along the coast When we would make a toast For ourselves When we would cry If our eyes failed to see each other Where sand sipped through our feet, Our skin tanned by the heat That came from the evening sun If only I could go back To being small and naive, Covered in sheets Knowing the world It’s only white and black; No shades of gray I wish I may, turn my back on today Relive the day When we were one And stayed together Forever I will keep you in my heart... 68 Hangman Is coming down from the gallows He’s holding an axe, alas, he’s coming Fear is crawling on my skin, No salvation, no resolution It’s cold and chilling, Thrilling and blood spilling, I’ll be dead by noon The moon, That sick old bastard Has cast his spell on me I’m free and moonstruck, Maybe I’ll find salvation in the end Hangman is here, Can’t see a face, can’t catch a trace of his scent He bent to kill me, The axe is high, My head will fly to the seventh sky Is he really coming? Or fate is playing same old game With me again Was that hangman Or just a shadow of his axe? 69 A lady A lady called Sycorax Is gonna shoot me for my sins I wait for hangman day and night Yet hangman missed his flight My blood won’t spill, My skin won’t chill Hangman, I hate you A Question I wished to find an answer for But I am still afraid, That today wouldn’t be the day 70 A fragment from the sands My fate is to hate to love you And my torment is loving to hate you To kill you Who are you, When will you pull out the knife You just can’t find me, Won’t find me Must find me... I’m lost in the sands of time! 71 Earth of Salem Before midnight The flight to the moon Was full of gloom The road to death All the tears of distant fears The stake, fire and wood The faces of people Hatred filled eyes, despise, Fear and loath All they did was point a finger, Today was the day I’d slowly die The fire burned so scarily high, Mary was there, Sarah was hiding, Elizabeth stood both strong and frail, And the wind, Waiting for me To turn to dust Maybe she isn’t guilty, Someone shouted But she must die, and die I should Before I go and leave behind 72 Nothing but ashes, dirt and slime The death of an innocent lady, A woman with a heart of cold A woman so pretty and bold, Whose crime is turning dust to gold A flower to decay Behold the witch in Salem lot She was the bravest on the spot To the one who knows Let me be your soothing smile, Your shelter In the middle of the storm And keep me In your core I will never disappear But I can never stay 73 Lady Rowena Lady Rowena of Sherwood I’d die to kiss your sacred foot The stars are shining in your eyes Forming a thousand bittersweet lies A Message to Love Love thou art a devil in disguise Fooling the fools with lavish lies Wreaking a havoc on the innocent Burning the shelter of the homeless And the settled Love, For thee I send my curses and despise 74 Shout for Freedom To everyone living behind a wall; Imprisoned within barriers Of tradition, religion or fear: If your freedom is prevented, If they call you a Devil child, A sinner or a heretic just You want to be yourself... If only I could break the metal If only I could remove the blindfold Liberating sunshine If only I could pull away The four needles And the anesthesia mask, If only I could shut off the orders, the threats and the sermons, If only you took my hand; I’d stand by you in triumph and pain, till death blurred my vision… 75 The Playing Princess She was a lonely little princess, Playing for the moon Her music pierced the seventh heaven And broke the seals of doom I saw her once among the silly Unrelenting crowd Her fingers moved along the organ, Sending shiver to my crown I saw myself a desperate king With castles in the wind, Candy mountains and paper flowers Decorating my broken wings She played another theme; A sad song farewell I saw a dark, bottomless pit With golden speckles burning Round and round I tried not to fall in the pit Or for the lonely pianist Tango. A song for the lovers. The soil smells of copper, Rocks sparkling With diamond grooves I saw my princess, a lonely mermaid. Playing on the waves of time, She opened the book on page seven, Line eleven: «Come hitherto, to me. And thee shall forget your pain» 76 77 Bárbara Beatriz Fuentes Muñoz A sensible young Chilean writer, focuses her poetry into the movement of consciousness towards spiritual development. The way she writes gives a strong evidence in her will how deep vibrates the daring cord of soul. 78 Excerpta from her poem The Called from the Soul Index The Dance of the Soul The Rose The Flowery Desert The Start White Savannahs The Distance Water Horse Those lips yours Crying in Silence Son of the Sun The Night and the Day Navigator Inside The Called Beyond us Opening Ways Magic awake Dwelling Destiny Freedom Your Recognizing us Chimera Infinite Moon Actress Strange The Night I dream The Unicorn The Ignited Candle 79 The Dance of the Soul The dance of the Soul, Blowing and blowing, And whisper and blowing To me, to me! You are that one flower, That grew without shade, You are that one sparkle Of the purple rose, You are the semblance And the image, And the guardian Of my memories. Love, you Magician, Whispering the call in me. 80 The Rose With you, A Rose Tried to perish in Autumn. Although, she was living in the soul. The Autumn brought her fall, Then her petals flew faraway. Harsh Winter, Cold and ruthless, Undressed her smiling leaves. Her breath leaving, in death. When the blue Sky saw it, He cried. Again and over again. Days and nights run. With the Sunshine Spring comes back. In a whisper, in a morning The Rose rebirth. She awoke. She appeared in fulgor In all her splendor. In Spring Of the essence. Still waiting for the Summer. When her Lover twine Will come for her. 81 The Flowery Desert In the summits Of the flowery desert Of my mother country, You are... You resemble A flowery cactus; You remember me, Others many lives. You born and rebirth, Like all in this Barren place. They summon up life. In a weather who is dry. Suddenly and magically, All is growing again. Life appears again; Showing us the beauty; The magic of this world. 82 The Start When the Light Coming Into the deep Ocean. When the Star refulgent Can see us in the moon. To me, you are Eternal Unconditional Love Soul. White Savannahs These White Savannahs Are waiting for you Every night. They are opening to you And dreaming with your body, Caressing of life. 83 The Distance May be the distance Makes stumbling blocks In our being. May be the distance A knife that nails in me, Strongly and painfully. Then later, When I will have removed it, It will be leaving me, Without blood, Without hope, Without breath. Because if, The distance Separates us. Because if, The distance Leave us away. It would be leaving An empty body. Without soul, Without light, Without life. Only meat. 84 Water Horse Gallop love mine, Strong and fast. Gallop dear mine, Constantly. Gallop until arrive At my arms. Come and obnubilate My being and soul. Gallop heart mine, I will be indomitable Like you. You, horse of Crystalline being. 85 Those lips yours Those lips yours, Sweet, tenders and pale, That take in them, Expression signs, Marked by the years. And, in every day To me, They become to be More beautiful. Each day, They takes lines of life, Lines of dreams, Lines of laughter, Lines of your words. Those lips Have been Tattooed with fire, With heat, With color, Into my heart. Your loving lips Aren´t in my mouth. They are engravings Inside of the soul. They have been shaped In all my being, in all. Your sweet lips Were making me Fall in Love. 86 Crying in Silence Crying in silence, For you my love. Crying in silence, For you my lord. Crying in silence, For your afraid. Crying in silence, For your away. In silence, I cry And sing to you Come to be health. In silence, I cry Trying to hold Your pain. In silence, I cry To be one In You, again. I take your tears. Please, share Your pain. My own breath. 87 Son of the Sun You, oh dawn in flames, You who was been calling... You has been singing To me, each day. One love. Son of the Sun. Bright of light. Beautiful dawn, Awaking the sky. Awaking the Moon In the dreams of the nights. Oh, dear mine, Flame of my love. You are the fire, Electrifying all. Love of my Soul, Son of the Sun. ... It´s your absence Burning fire for my soul. Your absence Is taking my entrails. I still waiting you To make all One. 88 The Night and the Day Do you know That you and me, Together we are the day In the night? Navigator Navigator. Unknowing love. Man called By the waves. When the wind Is blasting To mainsail. Following The sea, By my veins. To awake me in yourself. 89 Inside I would not wish other life If it is not together, oh my love. Magician of my dreams, Anything exist to me, If you are not here. Ah! This bottle contains The pain of the world. Forget! Please, Arrive to my life. You, plea and pain. You, the answerer of the call. Whispering In your ear A sweetness Love song. Leave me That i dry Your tears With my mouth. Leave me That i wash Your barefoot feet. Kissing you in tears of holy deeply love. 90 The Called I don´t know you. You have never returned To my soul. Your warm lips That I wait for. I caress your skin While I feel you in me. I have listened Your calls. In you, I appear again. Moon. Plenty. I could be write you Each morning and night. You do not know How important you are. In the running time. I miss you In each second alive. But you Are not only part Of this life. You, coming From the thousand Life times. 91 Beyond us We were beyond the stars In me, the night still lay slept And the sun would arise up Thousands past lives. Time and time again, You came. To shouts you asked. To shouts you called. In agony you shouted. The history that already you knew. When the Sun is in his splendor, We will be in a single being. The Serpent and the Dragoon. The Moon and the Sun. The Star and the Fisherman. 92 Opening Ways Today; You have spoken me You said the difference Between us. Wisdom of Love, Making feel A woman complete. Keeping the hope, Of infinite stars That illuminate the sky; Opening ways. Magic awake In a wet bed of confusion and doubts I was. You felt the call. You made sound three bells. From the mud that lay dunked Between the savannahs, Covered the sweetness And with your magic, Even in the distance , You wide-awake in me. 93 Dwelling You dress me the joy. Come And dwell here. Where those lost kisses dwell. Dwelling the house, Resides in me. To be one. Destiny The whispering leaves of destiny. Brought me up your lost occult name. Praying you stay. Remaining together. 94 Freedom I want to be free like the bird That opens his wings. Fly in the penumbra: smooth and safe. To in the morning Find the light of day. To in the evening Find the light at night. In the infinite, To find you. Your Your shade, Your eyes Your words Whispering songs To the wind. They fill me, They cover me Completely: Lights In electrical Dreams. 95 Recognizing us Up, you are wide-awake. Down, wishing you immersed. Flowing, in a perfect connection. Flame of our encounter. Peace returns to silence Projecting the reflection in a kiss. Chimera If I was in your life a rainbow After rain falls. Like a light of ray, Without at least touching you. An ephemeral fantasy. Crazy laughter. Joy of past. Dream of yesterday. Dream of today. Without tomorrow. As a boat to the drift. Simplicity of a girl. Chimera The horizon takes. 96 Infinite Moon Infinite Moon, Falling the evening, Illuminating the horizon. You caress me smiling, Contemplating the distance, The whole and the nothing. Sights from the sky, The encounter delay. Infinite moon. Mother beloved, You hide the sky of the dawn. You hide the encounter Of the lovers. Actress To walk in this blessed earth, It has rendered me A body that surrounds me; a face that conceals me. I came to learn. I came to know. I came to try. And I have been Just an actress of life. 97 Strange I will return to my world That yesterday I left. I wish only give you Love in the eternity. You will never see my face sad. Because my mouth will be Always to you a smile. Only by love you. I feel happy. The Night In the solitude infinite of the night, This crazy love seems an illusion. It is have you and haven´t you. See you and not see you. Feel you and not feel you. It is an eternal delay. It´s a latent moan And cheers of soul, That nothing can ask. Night That only Waits for you. 98 I dream I dream to share my life with you. I dream give my joy to you. Constantly I dream be your. I dream that you remain Eternally in me. Perhaps, it’s just a dream. The Unicorn If i compared you, You would be a Unicorn, Running in the fields of my dreams. In rhythmical, melodic steps. When the afternoon is coming. When the night is falling, And you seem so real And at the same time Unreality of dreams that returns. Chimeras That reborn again to delay, In that enchanted tales, Returning to the dawn. 99 The Ignited Candle You ignite That one flame, That sleep lay In the distance Of non existence That separates us; That keep us far From the memory Of past lives. But I can recognize Your fulgor In each corner of the universe. 100 101 EUROPE DIRECT CATANIA è parte del network della Commissione Europea il centro di Catania è stato selezionato sulla base di procedura ad evidenza pubblica ed è attivo in ragione della Convenzione Quadro n.12828 Il centro EUROPE DIRECT CATANIA ospitato dal Comune di Catania, è facilmente rintracciabile attraverso internet. 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