17 U D - Diocesi di Como

Transcript

17 U D - Diocesi di Como
DELLA
17
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
TESTIMONI
DIGITALI
IN NOME
DELL’UOMO
U
na Chiesa on line e off
line. Questo il compito affidato da Benedetto XVI ai cristiani,
tutti. Una presenza
qualificata in entrambi i mondi o ambienti: nello spazio fisico e non fisico, vale a dire nel
mondo consueto e in quello digitale, per abitare anche questo
nuovo “universo con un cuore
da credente, che contribuisca a
dare un’anima all’ininterrotto
flusso comunicativo”. Perché? È
nella natura di questa comunità millenaria, fondata da Cristo, porre la sua barca nel mare
aperto, talvolta pure incurante
dei marosi e delle tempeste. Ed
è l’atto di fiducia di un Papa, non
giovane nell’età ma giovanissimo nella missione, che esorta
senza mezzi termini a cogliere
come grazia questo “passaggio
epocale”. In fondo questo fluido
e immenso “hub” è la terra stessa. La Chiesa è venuta per stare
dentro il mondo e percorrerlo in
lungo e in largo.
Ora che questo nostro globo
conosca “un enorme allargamento” attraverso “le frontiere
della comunicazione” non può
che corrispondere alla vocazione missionaria della Chiesa.
Anzi da sempre il cattolicesimo
si è via via strutturato come
una organica rete di persone, di
credenti, di comunità, di siti di
cuori religiosi, dove due o tre o
più persone stanno insieme per
essere testimoni positivi con la
preghiera, la carità, con la condivisione del bene.
Di fatto attraverso il digitale, che è poi una straordinaria
tecnica per eliminare distanze
e tempi nelle relazioni comunicative, si realizza una forma di
cattolicità, di universalità, di
grande piazza di Gerusalemme,
dove gli uomini pur parlando
diverse lingue si potevano comprendere. Ma come e perché?
Semplicemente perché oltre il
diaframma della molteplicità
delle lingue vedevano e intravedevano un messaggio, un volto.
Quello di Cristo. Eh sì! Il Papa
nell’udienza ai “testimoni digitali” ha chiesto di “tornare ai
volti”. Anzi a quel Volto nel quale rifulge il volto di ogni uomo.
Questo il punto. La Rete dev’essere possibilità di incontro.
Per questa ragione il Santo Padre auspica che mantenga la
sua vocazione ad una apertura
ugualitaria e pluralista. Non
vive, però, di sogni Benedetto
XVI. Sa che già è in corso quello
che viene identificato come il fenomeno del digital divide, che
esclude e non solo include. Come
gli è noto il rischio dell’“omologazione e del controllo” per diffondere un pensiero dominante,
unico, che in altre occasioni ha
chiamato dittatura del conformismo e qui di “relativismo intellettuale e morale”.
Eppure quando mai i rischi
diventano per un cristiano un
impedimento per entrare in un
territorio, in una città, in un
continente nuovo come il digi-
LA CHIESA NELLA
RETE CON REALISMO
Dal 22 al 24 aprile si è svolto
a Roma il convegno della
Chiesa italiana sulle nuove
frontiere della comunicazione
digitale. Tra i 1300
partecipanti anche una
delegazione di tredici persone
dalla diocesi di Como.
Il convegno si è concluso
con la parola autorevole
di papa Benedetto XVI
(nella foto, mentre ascolta
il saluto del card. Bagnasco)
SERVIZI E IMPRESSIONI
ALLE PAGINE 36 E 37
tale? Dove vi è ambivalenza,
probabilità d’intraprendere
strade sbagliate vi sono per lo
meno altrettante possibilità di
vincere la sfida del bene. Anche
e appunto in Internet. La grande Rete può essere sorella e sorellastra, prossimo e nemico.
Può rendere più umano il nostro habitat: i “media possono
diventare fattori di umanizzazione” e di disumanizzazione.
Dipende da noi. Pure da noi cristiani. In fondo ogni invenzione è una conquista, un arricchi-
mento. Non una perdita, non un
pericolo. La Chiesa ha avuto il
coraggio di abbracciare l’invenzione della stampa, poi del telegrafo, della radio e della televisione. Giovanni Paolo II ci ha
insegnato praticamente, con il
suo corpo stesso, a stare dentro
i media, ad essere testimoni
appassionati dell’uomo, perché
innamorati e affascinati dell’Uomo-Dio. Benedetto XVI invita alla stessa passione in
nome dell’uomo.
BRUNO CESCON
LIBRETTO
PER LA
BENEDIZIONE
DELLE FAMIGLIE
SONO DISPONIBILI
ANCORA COPIE
Prenotazioni
(da lunedì a venerdì, dalle
ore 8.30 alle ore 18.30):
031-263533
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ANNO XXXV
1 MAGGIO 2010
E 1,20
DIOCESI
PRIMO PIANO
UNA RETE
DIOCESANA
A TUTELA DELLA VITA
A PAGINA 3
FESTA
DEL LAVORO
RIFLESSIONI SUL
PRIMO MAGGIO
ALLE PAGINE
5,19,20,21,22
COMO
CAMMINI
FRANCIGENI
D
omenica 2 maggio la
seconda giornata nazionale tesa a rivalutare alcuni luoghi simbolo del nostro Paese.
Gli eventi nel comasco prendono spunto dai progetti di valorizzazione di due importanti
itinerari storici comaschi: la via
Regina e il Cammino di san
Pietro.
A PAGINA 13
COMO
INDIRIZZI
DI BILANCIO:
TEMPO DI ACCORDI
A PAGINA 14
COMO
UN PERCORSO
SUGLI ULTIMI
GIORNI DEL DUCE
Quattro milioni di euro per
rendere fruibile, attraverso un percorso storico culturale, i momenti più salienti della fine della guerra sul nostro territorio.
A PAGINA 18
GUANZATE
IL SANTUARIO
IN FESTA PER
L’ORGANO
RESTAURATO
A PAGINA 26
SONDRIO
L’ASSEMBLEA
DELLA FISM
In occasione dell’incontro
dei presidenti delle scuole
dell’infanzia di Valtellina e
Valchiavenna, si è parlato
dell’importanza di questa
fascia d’età scolare.
A PAGINA 31
ALBOSAGGIA
I DIPINTI DEL LIGARI
A PAGINA 34
LIVIGNO
LO SPORT CONTRO
OGNI BARRIERA
A PAGINA 35
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
TRE LIBRI DI ANSELM GRÜN
NOVITÀ IN LIBRERIA
IL MESE DI MARIA
Una buona gestione del tempo non riguarda soltanto un modo di lavorare efficiente e disciplinato, ma comprende anche l’orientamento di valori, la questione
di ciò che è essenziale e la questione della giusta misura. Il consulente di organizzazione aziendale Friedrich Assländer e il monaco benedettino Anselm Grün ci
offrono stimoli e risposte per una riuscita organizzazione del nostro tempo. Il
libro scorge nell’ora et labora - prega e lavora - benedettino, un principio valido
non solo per i religiosi, capace di consentirci di vivere felici. Per riuscirci è necessaria anche un’arte della pausa, una gestione di sé che prenda sul serio i propri
limiti ma sappia anche affrontarli con creatività. FRIEDRICH ASSLÄNDER ANSELM GRÛN, Non ho tempo. L’arte di averne di più e vivere meglio,
Paoline, pagine 264, euro 18,50.
Ogni giorno la vita ci pone davanti a degli interrogativi a cui non è sempre facile
rispondere: famiglia, amore, amicizia, fede, lavoro e morte sono soltanto alcuni
dei grandi temi affrontati nel libro. Anselm Grün mette a nostra disposizione la
sua saggezza e, prendendo le mosse dalle proprie esperienze personali, dall’alta
spiritualità che lo contraddistingue e da quanto appreso dalla psicologia, ci aiuta
ad affrontare le vicissitudini giornaliere.
«Scrivo fidandomi della mia intuizione o - detto meglio - di ciò che lo Spirito Santo
mi suggerisce. Affido le mie considerazioni all’interrogante, augurandomi che si
familiarizzi con esse, le faccia in qualche modo sue, soprattutto riacquisti fiducia
in se stesso e nella possibilità di accedere personalmente
alla migliore soluzione». Da uno dei più apprezzati consiglieri spirituali, un libro che ci aiuta a rispondere alle
grandi domande della vita. ANSELM GRÛN, Il libro
delle scelte. Risposte alle domande della vita, San
Paolo, pagine 250, euro 18,00.
Ecco, infine, un aiuto per quanti nella crisi perdono il coraggio e la fiducia nella vita, affinché confidino nella propria forza e nello Spirito di Dio.
La crisi finanziaria ha scosso la fiducia della gente nell’economia e nella politica. Non sembra esserci più niente di sicuro, ma le crisi fanno parte della vita: non c’è
crescita senza crisi. Questo vale per la crescita personale, ma anche per la società. Nella tradizione cristiana, nelle situazioni di crisi e prima di prendere decisioni importanti, si è sempre invocato lo Spirito Santo, perché indicasse alla comunità e al singolo la via e donasse la forza necessaria a superare le avversità. In
questo volume, Grün collega il superamento delle crisi alla riflessione sullo Spirito Santo, che ci aiuta a superare le difficoltà con maggiore fantasia, forza e
coraggio. ANSELM GRÛN, Fidati della tua forza. Attraverso la crisi con
coraggio, San Paolo, pagine 154, euro 12,00.
SOUAD SBAI
Donne, vittime del multiculturalismo
I drammatici fatti di cronaca che sempre più spesso vedono protagoniste giovani
donne musulmane residenti in Europa, dimostrano il fallimento dell’idea astratta
di società multiculturale portata avanti dai governi occidentali. In nome di una
falsa tolleranza e di un acritico rispetto della diversità, l’Europa assiste indifferente alle gravi lesioni dei diritti umani fondamentali esercitate da un Islam radicale lontano dal reale desiderio di integrazione delle persone “di carne e di sangue”. A fare le spese di una politica che in nome di sacri e astratti principi chiude
gli occhi davanti alla violenza e all’ingiustizia, e che alla responsabilità privilegia
una difesa demagogica della convivenza pacifica, sono tante esistenze di donne, sacrificate e dimenticate, vittime silenziose di una duplice discriminazione.
Attraverso un’attenta e puntuale analisi della condizione delle donne musulmane in occidente, Souad
Sbai, deputata del parlamento italiano, membro della Commissione “Salute e Immigrazione” del
Ministero della Salute e presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia, denuncia con vigore
le ipocrisie del politicamente corretto, auspicando un futuro di integrazione e di pace in cui l’Italia,
cuore del Mediterraneo, sappia cogliere la sua occasione di assumere un ruolo da protagonista nel
dialogo interculturale.
MARIAVERA SPECIALE
SOUAD SBAI, L’inganno. Vittime del multiculturalismo, Cantagalli, pagine 246, euro 15,00.
Bella l’idea di raccogliere in un volume i discorsi e le preghiere tenuti da Benedetto XVI durante le sue visite ai santuari mariani: ne è
nato un libro di teologia che è testimonianza
di devozione e preghiera. Nei suoi cinque anni
di pontificato Benedetto XVI ha visitato i principali santuari mariani d’Italia: Divino amore a Roma, Loreto, Santa Maria di Leuca, La
Guardia a Genova, Bonaria in Sardegna,
Pompei. Non sono mancati i pellegrinaggi ai
santuari mariani d’Europa e del mondo:
Mariazell in Austria, Lourdes in Francia, L’Aparecida in Brasile, Nostra Signora degli apostoli in Camerun. In questi santuari
il Papa ha tenuto dei discorsi e recitato delle preghiere importanti. Due i temi teologici più significativi: Maria, la madre di
Gesù, è una persona; ella segna il passaggio e contemporaneamente tiene unite l’Antica e la Nuova alleanza, un tratto tipico
del pensiero del Papa. BENEDETTO XVI, Stella di speranza.
Il papa pellegrino ai santuari mariani, San Paolo, pagine
132, euro 13,00.
L’intento della filosofa francese Luce Irigaray,
nel pieno rispetto della parola che la Chiesa
pronuncia sulla Madre di Dio, è quello di parlare a tutti, credenti e non credenti, per avvicinare il lettore a questa figura che, proprio
perché pienamente umana, è stata in grado di
accogliere e dare carne al totalmente divino.
Il centro significante di questo breve scritto è
l’umanità piena di Maria, o meglio, la sua femminilità totale e accolta, il suo essere donna e
quindi custode del soffio generativo, del legame profondo tra essere umano e natura che il peccato originale
ha spezzato. Una parola “universale”, che si avvale di molteplici
apporti culturali, nella volontà di svincolare Maria da una tradizione che il pensiero moderno tende a considerare mortificante
nei confronti del femminile. LUCE IRIGARAY, Il mistero di
Maria, Paoline, pagine 60, euro 11,50.
Ecco, infine, due sussidi per la recita del Rosario. Il primo è curato da Carlo Rocchetta,
fondatore della Casa della Tenerezza, che ha
da tempo individuato in tale particolare
sottolineatura dell’amore divino una risorsa
importante per sostenere le fatiche del cammino dell’uomo di oggi e soprattutto degli sposi. Così, la spiritualità della tenerezza ispira
le riflessioni che accompagnano la recita del
Rosario, offrendosi a tutti quale occasione di
approfondimento di questo specifico aspetto
del volto di Dio, specialmente a coppie e famiglie, che nella tenerezza del Signore possono ritrovare nuove energie per affrontare le difficoltà di ogni
giorno. CARLO ROCCHETTA, Il Rosario della Tenerezza,
EDB, pagine 64, euro 2,80.
Il secondo sussidio per l’animazione di gruppi
di preghiera propone percorsi guidati per la
preghiera e la meditazione del Rosario e dei
suoi misteri (gioia, luce, dolore, gloria). Accanto alla tradizionale recita delle decine, l’Autore propone una scelta di testi (della Sacra Scrittura, del Concilio Vaticano II, dei Padri della
Chiesa) per favorire la meditazione e far sedimentare nel cuore la preghiera.Il sussidio è corredato da immagini a colori. SANTINO SIMONELLI, Custodiva queste cose nel suo
cuore, Paoline, pagine 94, euro 6,00.
QUINTA DOMENICA DI PASQUA - ANNO C
Parola
FRA
noi
AT 14,21-27
SAL 144
AP 21,1-5
GV 13,31-35
L’amore scambievole
è il Vangelo
più forte di Gesù
di ANGELO SCEPPACERCA
PRIMA SETTIMANA
del Salterio
UNO CHE AMA...
L
uscita di Giuda dal
cenacolo è l’inizio della
passione, ma anche della gloria che il Figlio e il
Padre si scambiano reciprocamente. Questa è l’ora della
gloria, attesa da sempre, che manifesta il rapporto d’amore tra il
Padre e il Figlio. E in loro, anche
l’amore per noi, ciascuno di noi.
Certo, noi dobbiamo cercare la
strada per entrare nella stessa
gloria ed è lo Spirito- amore a
mostrarla: “Come io ho amato
voi, così amatevi anche voi gli uni
gli altri”. Amarsi è la via diretta
per far scendere il cielo in terra
perché l’amore tra il Padre e il
Figlio abiti la nostra vita e la faccia eterna.
L’amore scambievole è il Vangelo più forte di Gesù, lo squillo
più acuto della rivelazione di Dio
nel suo Figlio e nel nostro esser i
suoi discepoli. Incredibile è che
tutto questo abbia avuto inizio,
nel triduo pasquale, proprio dall’uscita di Giuda. L’odio di Giuda
svela l’Amore che salva.
’
a cura di AGOSTINO CLERICI
Perché l’amore è un comandamento? Nessuno può essere obbligato ad amare! Questo, però, è un
comandamento “nuovo” perché
dice che l’uomo può tornare ad
amare, perché l’amore di Dio
(“come io vi ho amati”) l’ha fatto
“nuovo”, capace di carità, di agape.
“Bisogna” amare perché Lui ci ha
amati e perché l’amore è il segno
di riconoscimento dei cristiani, il
linguaggio universale capace di
convincere e conquistare.
Il cristiano è uno che ama, molto più che un semplice “osservante”. Lo sanno bene i santi e i mistici, che ne sperimentano le conseguenze promesse dal Vangelo:
“Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E
questo vale. Vale più di ogni altro
tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del
padre, dei fratelli, dei figli. Vale
più della casa, del lavoro, della
proprietà; più delle opere d’arte
d’una grande città come Roma,
più degli affari nostri, più della
natura che ci circonda coi fiori e
i prati, il mare e le stelle: più del-
JACOPO PONTORMO
CENA DI EMMAUS
la nostra anima. È Lui che, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca. Anche questa è l’ora sua: non
tanto d’un santo, ma di Lui; di
Lui fra noi, di Lui vivente in noi,
edificanti - in unità d’amore – il
Corpo mistico suo. E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo
Gesù, seduto a mensa al centro della comunità monastica nell’atto di benedire il
pane dell’Eucaristia e dell’ospitalità, si rivela improvvisamente ai due discepoli
viaggiatori del racconto
evangelico: quello di sinistra,
tutto intento a versare il vino
in un bicchiere, non si accorge ancora; invece quello di
destra rimane sorpreso e per
lo stupore interrompe il gesto già iniziato di tagliare col
coltello una pagnotta di
pane. Siamo invitati a identificarci con i due discepoli
di Emmaus e a riconoscere
la presenza del Signore sia
nell’Eucaristia sia nella comunità fraterna e accogliente. Il priore ci guarda e alza
la mano per indicare il Signore Gesù, presente nel
pane eucaristico e in mezzo
alla comunità unita nella
fraternità e aperta all’accoglienza.
per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno.
Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità.
Nulla vale di ciò che facciamo se
in esso non vi è il sentimento
d’amore per i fratelli: ché Dio è
Padre ed ha nel cuore sempre e
solo i figli” (Chiara Lubich).
P A G I N A
3
CHIESA
PRIMO PIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
CENTRI DI AIUTO ALLA VITA UN PROGETTO DI COORDINAMENTO TRA LE DIVERE ASSOCIAZIONI
UNA RETE DIOCESANA PER LA VITA
C
tre cento volontarie, non venga
coperto. Una divisione, quasi
chirurgia, che non risponde a logiche di campanile ma alla precisa convinzione di non lasciare sola nessuna donna che abbia bisogno di aiuto. E’ così che
il Cav di Sondrio si occupa dell’Alta Valtellina, da Livigno a
Berbenno, anche se, come spiga la responsabile, Miranda
Piani: “non è facile coprire un
territorio così esteso, ma almeno una volta al mese riusciamo
a vedere tutte le nostre assistite”. Il Cav di Morbegno copre
invece la bassa Valtellina, la
Valchiavenna (grazie anche ad
uno sportello a Chiavenna) e
l’Altolago. Il Cav di Mandello
copre oltre alla zona Grigne anche la parte est del lago di Como
fino a Colico. Sull’altro fronte
c’è, invece, il Cav di Como che
copre il ramo sinistro del Lario,
la zona urbana, Prealpi e Bassa Comasca mentre il Cav di
Loveno Mombello segue le Valli Varesine.
“Al di là del lavoro autonomo di
assistenza che ogni singola associazione porta avanti nel pro-
IL SERVIZIO DEI CENTRI DI SONDRIO E MORBEGNO
LA CRISI ARRIVA IN VALTELLINA
E CRESCONO LE RICHIESTE AI CAV
“
n Valtellina la crisi
economica è arrivata
con sei mesi di ritardo rispetto ad altre
zone della diocesi, ma
ora si sta facendo sentire e le
richieste di aiuto ai nostri sportelli sono in costante aumento.
Dall’inizio dell’anno non c’è
giorno in cui non ci sia una donna che viene a chiederci aiuto.
Una situazione che ci preoccupa”. A parlare a “Il Settimanale” è Miranda Piani, responsabile del Cav di Sondrio, confermando una relazione tra crisi
economica e difficoltà di accogliere una gravidanza già manifestata nei mesi scorsi dal
Centro di Aiuto alla Vita di
Como. “Nel 2009 – continua la
responsabile – abbiamo assistito circa 100 casi, ma è da
gennaio che stiamo assistendo ad un vero boom di richieste. Problemi che riguardano
in molti casi intere famiglie
non solo di stranieri (che restano la maggioranza), ma
sempre più spesso di italiani”.
Una situazione confermata anche dall’altro Cav attivo in
Valtellina, quello di Morbegno,
fino al 2001 legato a Sondrio.
“Nel 2009 – racconta la responsabile Graziella Simonini – abbiamo seguito circa 90 donne,
tra Chiavenna e Morbegno,
dieci in più dell’anno precedente, ma i dati dei primi mesi di
quest’anno fanno pensare ad
un’ulteriore aumento”. Negli
I
Dall’inzio del 2001
le richieste di aiuto
arrivate ai due
Centri di Aiuto
alla Vita
valtellinesi è in
costante aumento.
Una crescita dei
bisongi a cui le
volontarie
dell’associazione
provano a far
fronte facendo
rete sul territorio.
Ospedali della Provincia di
Sondrio nel 2009 ci sono stati
216 aborti su un totale di 1438
nascite. Un dato in linea con
quello dell’anno precedente
(237 su 1600).
“L’aumento delle richieste di
aiuto – spiega la responsabile
del Cav di Morbegno – ha
portato anche ad una diversifica-zione dei bisogni che, spesso, vanno oltre il semplice bisogno di beni materiali facendo emergere dinamiche molto
più complesse che chiamano in
causa altre realtà territoriali:
primo fra tutti i Servizi Sociali
dei Comuni”.
Una rete che si è rafforzata
grazie ad un finanziamento
messo a disposizione da un
bando della Regione Lombardia che ha permesso il lancio,
circa un anno fa, di un progetto per la “costruzioni di una
rete a favore della maternità”.
“Questo – continua Graziella
Simonini - ha permesso la creazione di un’equipe mista di cui
fanno parte, tra gli altri, anche
i volontari dei due Cav
Valtellinesi. L’idea è quella di
rafforzare quel percorso di accompagnamento e ascolto alle
donne che quotidianamente
portiamo avanti”.
I finanziamnti della Regione
Lombardia garantiranno la copertura del progetto per tutto
il 2010, aiutando i CAV
valtellinesi a far fronte all’aumento delle richieste di aiuto.
prio territorio – spiega Pietro
Tettamanti, presidente del Cav
di Como - è importante unirsi
a livello dioce-sano, soprattutto, per promuovere la cultura
della vita. E’ bello pensare di
poter lanciare, con il
coinvolgimento diretto della
diocesi, messaggi che possano
toccare contemporaneamente
un territorio così vasto come il
nostro. Pensiamo ad esempio
ad un’unica manifestazione
diocesana per la Giornata per
la Vita o percorso di formazione e sensibiliz-zazione comu○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
reare un coordinamento tra i vari Centri di Aiuto alla Vita
presenti nella diocesi di Como. E’ questa
la prospettiva emersa da un primo incontro che si è tenuto a
Como lo scorso 23 aprile a cui
hanno partecipato i rappresentanti di alcuni dei Cav presenti
sul territorio diocesano. Un’occasione per dare concretezza ad
un’idea più volte ipotizzata dalle singole associazioni negli
scorsi anni, ma rimasta fino ad
ora sulla carta. Ad imprimere
un’accelerazione in questa direzione è stata la diocesi di Como
rappresentata dal vicario
episcopale per la Pastorale,
mons. Flavio Feroldi. “L’incontro con i responsabili dei CAV
– ha spiegato – rientra in un
cammino più ampio di integrazione tra le varie realtà del
mondo ecclesiale. La nostra intenzione è quella di lavorare su
due fronti: da un lato favorendo la collaborazione, soprattutto in ambito formativo, tra i
Centri di Aiuto alla Vita e gli
Uffici di Curia come l’Ufficio
Catechistico, la Pastorale Giovanile e Famigliare; dall’altro
provando a guardare verso
l’esterno, cercando di favorire la
collaborazione con i consultori,
l’Asl, le scuole e gli Ospedali”.
Di fatto, seppur mai costituita
formalmente, una rete a sostegno della Vita e delle donne in
maternità esiste già ed è ben
radicata sul nostro territorio.
Non c’è, infatti, angolo della diocesi che, grazie al lavoro di ol-
ni”. Una testimonianza che appare ancora più importante in
un contesto in cui la crisi spinge sempre più donne in gravidanza a chiedere aiuto.
“Le necessità aumentano e, con
l’avvento di nuove forme di
aborto, sentiamo la necessità di
confrontarci su temi sempre più
caldi perché, in alcuni casi, corriamo il rischio, nel tentativo di
inseguire i bisogni, di venir
meno a quella che è la nostra
mission”, spiega Miranda Piani, responsabile del CAV di
Sondrio. “Siamo consapevoli –
aggiunge – della necessità di
uscire allo scoperto perché vi è
un impegno in campo educativo
che non può più aspettare. Per
questo ben venga la collaborazione non solo tra i vari Centri
ma anche con le diverse realtà
diocesane”. Un impegno a tutela della vita che non può prescindere dal coinvolgimento
delle singole realtà parrocchiali non sempre sensibili a queste tematiche.
“Il coinvolgimento diretto della
diocesi in questo percorso – conclude Paola Ciampitti, responsabile del Cav di Mandello del
Lario – è molto importante perché renderà più diretto ed efficace il collegamento con le singole parrocchie e con le diverse
attività pastorali”.
I Cav torneranno a trovarsi all’inizio del prossimo anno pastorale per concretizzare le idee
emerse in questo primo incontro esplorativo.
pagina a cura di
MICHELE LUPPI
IL CAV DI MANDELLO DEL LARIO
UN AIUTO CHE VA
OLTRE LA MATERNITA’
er noi che siamo
ai margini territoriali della diocesi la costituzione di un coordinamento stabile che ci permetta di rafforzare i legami non
solo con gli altri CAV ma anche con le realtà ecclesiali è
molto importante”. Paola
Ciampitti, responsabile del
Centro di Aiuto alla Vita di
Mandello del Lario saluta con
soddisfazione la proposta di
questa nuova rete diocesana.
Sono oltre cento le mamme, in
gravidanza o con bambini piccoli, seguite nel 2009 dalle volontarie del CAV di Mandello.
Anche nel lecchese, come nelle
altre parti della diocesi la crisi economica ha portato ad un
aumento dei bisogni delle famiglie che, spesso, hanno delle
difficoltà a dover sostenere i
costi di una gravidanza o di un
bambino appena nato. “La nostra – spiega la responsabile
del Cav – era una zona industriale con molte opportunità
di lavoro legate soprattutto all’industria metallurgica. Un
settore entrato pesantemente
in crisi. Oggi abbiamo molti lavoratori in cassa integrazione
e così sono diverse le famiglie
a dover tirare avanti con 600 o
800 euro al mese”. Il perdurare della crisi sta lentamente
erodendo anche i risparmi su
cui molte famiglie hanno contato in questi mesi aumentan-
“
P
Al CAV in
provincia di
Lecco il sostegno
alla maternità
passa anche
dal pagamento
delle rette
dell’asilo.
do le richieste di aiuto. “In una
situazione come questa – continua Paola Ciampitti – per
molte donne diventa insostenibile anche solo mandare i proprio figli alla scuola materna”.
Una difficoltà che finisce per
aggravare ulteriormente il bilancio famigliare perché le donne non possono riprendere a
lavorare. “In questo momento –
continua la responsabile – stiamo sostenendo la retta dell’asilo a sei bambini. Questa decisione rientra in una scelta più
ampia fatta dal nostro Centro
che estende il periodo di accompagnamento delle donne oltre il
periodo della maternità fino a
quando il bambino frequenta la
scuola materna”. “Permettere ai
bambini di frequentare l’asilo –
conclude Paola Ciampitti – è
importante anche in chiave di
integrazione delle donne straniere. Questa diventa, infatti,
l’opportunità per uscire ed entrare in relazione con altre madri. Senza dimenticare che in
molti casi sono poi i bambini
stessi ad insegnare ai genitori
la nostra lingua”.
SOCIETÀ
P A G I N A
4
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
GOOGLE
PALADINO
DELLE LIBERTÀ
O SPIONE?
GIOVANI ED ESOTERISMO
così per tutti i grandi fenomeni della storia, o li
ami o li odi; sentimenti
opposti e (quasi) inconciliabili. Google non si
sottrae alla regola, per alcuni
paladino della libertà della
Rete, per altri lo “spione” per
eccellenza.
Contro ogni censura e contro
ogni censore, Google ha pubblicato la mappa delle richieste,
arrivate da tutti gli Stati del
mondo al motore di ricerca, di
informazioni o di censura più o
meno esplicita. “Non è una sorpresa che Google, come altre
compagnie del web, riceva regolarmente dai governi richieste per rimuovere contenuti dai
propri servizi. Certo, molte di
queste richieste sono assolutamente legittime, come quelle
relative alla pedopornografia.
Riceviamo anche regolarmente
– spiega David Drummond,
Chief Legal Officer, sul blog
della società – richieste da parte di organi di polizia che vogliono consegnati dati provati
degli utenti. Anche in questo
caso, la maggior parte delle richieste sono valide e le informazioni servono per portare avanti
inchieste legittime. Tuttavia, i
dati relativi a queste attività
non sono stati ampiamente disponibili, mentre noi crediamo
che una maggiore trasparenza
porti a meno censura”. Lo strumento reso disponibile da BigG
si chiama, per l’appunto,
Government Request; in totale, spiegano da Mountain View,
sono 40 i governi che oggi impongono la rimozione di informazioni su Internet, contro i 4
del 2002, e le richieste, nella
maggior parte dei casi, vengono accolte, dal 77,5 al 94,1%.
Dall’elenco è esclusa la Cina,
dove le richieste di questo genere sono coperte dal segreto di
Stato.
Un impegno per la difesa del
diritto di opinione e di espressione nato dallo scontro con
Pechino del dicembre scorso, a
seguito del quale BigG ha deciso di uscire dalla Cina. In questi giorni, però, vengono alla
luce nuovi dettagli sulla vicenda. Secondo il “New York
Times”, che cita come fonte una
persona direttamente coinvolta nelle indagini interne alla
società, il bersaglio dell’attacco
hacker, che ha aperto il caso internazionale, non erano (o almeno, non soltanto) gli account
gmail di alcuni attivisti cinesi,
ma il sistema di gestione delle
password che consente l’accesso, ai dipendenti di Google, a
tutti i diversi servizi. Una notizia che permette di leggere nella posizione di BigG, quantomeno, un forte interesse di difesa del business, oltre che della libertà in Rete.
Ed a proposito di liberà in
Internet, a Mountain View hanno ricevuto, proprio in questi
giorni, una lettera, firmata da
diverse autorità per la protezione dei dati personali, nella quale i garanti (del Regno Unito,
Spagna, Nuova Zelanda, Olanda, Italia, Israele, Irlanda, Germania, Francia e Canada)
esprimono crescente preoccupazione perché il “diritto alla privacy dei cittadini del mondo
viene dimenticato quando
Google lancia nuove applicazioni”.
interesse dei ragazzi per la magia e
l’occultismo, negli
ultimi anni, è cresciuto in modo notevole. Talismani, amuleti, riti
satanici, stregoneria e sedute
spiritiche sono, ormai, popolarissimi tra le nuove generazioni, vittime di un vero e proprio
bombardamento esoterico, che
li raggiunge attraverso gli strumenti più vari: la musica, Internet, la televisione, i fumetti,
il cinema, la discoteca…”: è uno
dei pensieri iniziali della conferenza su “Esoterismo e satanismo giovanile”, tenuta il 21
aprile a Roma, presso l’Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum,
dallo scrittore e giornalista
Carlo Climati. Autore di libri
quali “I giovani e l’esoterismo”,
“Il popolo della notte”, “I giochi
estremi dei giovani”, Climati ha
affermato che “molti giovani
sono affascinati dal diavolo, che
considerano una specie di amico o di ‘alleato’. Sono affascinati dalla sua natura trasgressiva di ‘angelo ribelle’ e si lasciano catturare dall’illusione di
una vita apparentemente ‘libera’. Ma è una libertà ingannevole che conduce, a poco a poco,
ad uno stato di dipendenza e di
schiavitù”.
E
ANTONIO RITA
Il volto del male
« ’
L
Lavaggio del cervello.
“Partecipare ad una seduta
spiritica o ad un rito satanico
significa spalancare le porte
verso mondi estremamente rischiosi. Si comincia per gioco,
quasi scherzando, e non si sa
mai dove si può arrivare”, ha
spiegato Climati, sottolineando
il rischio per coloro che sono più
giovani e inesperti: “Complici di
questo bombardamento sono i
problemi dei giovani di oggi,
spesso vittime di una solitudine terribile, di incomunicabilità
e di situazioni familiari difficili. L’interesse per l’esoterismo,
interpretato come una soluzione facile e immediata dei propri problemi, rischia di causare danni gravissimi nella mente e nell’animo dei ragazzi. Può
contribuire a creare una generazione di ‘schiavi’, dipendenti
dalla superstizione e dalla follia dei comportamenti magici”.
A proposito di questa attaccabilità dei giovani, Climati ha
affermato: “Usando una metafora, possiamo dire che la ‘malattia’ dell’esoterismo si diffonde perché, tra i giovani, mancano sempre di più le difese
immunitarie per fronteggiarla.
Negli ultimi anni i ragazzi hanno subìto una specie di lavaggio del cervello che li ha spinti
a non avere più paura del mondo dell’occultismo”.
Perché si diffonde il satanismo. Le ragioni per le quali il
satanismo e l’esoterismo in genere riescono a fare breccia così
diffusamente, secondo Climati,
sono diverse e molto incisive: “Il
satanismo - ha affermato - punta a rovesciare e distruggere
quei valori universali che sono
scritti nel cuore di ogni essere
umano. Punta a creare confusione tra i giovani, per costruire
una specie di ‘società al contrario’ in cui il bene diventa male e
il male diventa bene”. “Quest’idea è rappresentata perfettamente - ha spiegato - attraverso
un simbolo tipico dei satanisti:
la croce rovesciata, che sta a significare il capovolgi-mento dei
valori del Cristianesimo. Inoltre,
il satanismo tende a diffondere
tra i ragazzi un senso di pessimismo, di resa, di oscurità, di
sconforto. Rappresenta la morte della speranza. Spinge a credere che la vita sia una specie di
‘giungla’ in cui vincono soltanto
i più forti”.
Un problema di “ponti”.
L’autore si è poi posto una domanda: “Il fatto sorprendente è
che certi non-valori ‘satanici’
stanno raggiungendo facilmente i giovani, che appaiono sempre più informati sul mondo
dell’occulto e della magia nera.
Come è possibile tutto questo?
Come può una ragazzina di
quattordici o quindici anni simpatizzare per il diavolo?”. “La
Carlo Climati,
scrittore e
giornalista,
autore di libri
quali “I
giovani e
l’esoterismo”,
“Il popolo
della notte”,
“I giochi
estremi dei
giovani”
risposta è semplice”, ha detto:
“È un problema di ‘ponti’. Esistono, sicuramente, alcuni ponti
che facilitano l’incontro dei giovani con il mondo del satanismo. Il satanismo giovanile è,
soprattutto, un satanismo casereccio, ‘fatto in casa’. Il primo
punto di contatto è spesso rappresentato dal ‘rock satanico’, genere musicale oscuro e
aggressivo. Si riconosce facilmente per i testi violenti e
anticristiani, ma soprattutto
per le copertine dei cd, che ospitano immagini sanguinarie e
blasfeme”. Il relatore ha quindi spiegato che “dialogando con
i giovani, mi sono accorto che è
proprio partendo dall’ascolto di
certa musica che tanti ragazzi
entrano in contatto con il mondo del satanismo”.
Azioni di contrasto “positivo”. “Il satanismo ‘fatto in
casa’ è un fenomeno ancora più
dannoso di quello delle sette ha proseguito -. Una setta, in-
fatti, può essere facilmente sorvegliata dalla polizia. Ma l’attività privata di quattro o cinque ragazzi sfugge facilmente
al controllo. In molti casi, si riesce ad intervenire soltanto
quando il guaio è stato fatto”.
Tra le azioni per contrastare la
diffusione di queste credenze
nell’occulto, Climati ha proposto il dialogo in famiglia, l’osservazione dei ragazzi quando
“manifestano comportamenti
strani”, la comparsa di tatuaggi con simboli “satanici”, uso di
abbigliamento “rivelatore”, la
comparsa di libri di occultismo
e magia, la musica che ascoltano. I genitori, ha aggiunto, devono saper dare “iniezioni di
ottimismo e speranza”. Ha concluso con queste parole: “Per
combattere certe pericolose tendenze bisogna ricordare che il
mondo non è tutto marcio. Occorre mostrare ai giovani esempi positivi, di persone che danno la vita per gli altri. Insomma: donare fiducia”.
PAGINE DA SCRIVERE INSIEME CON SERENITÀ E LUNGIMIRANZA
Unità d’Italia in forme nuove
’
L
unità è la cifra fondamentale delle celebrazioni del 25 aprile,
sessantacinque anni
dalla Liberazione. Festa della liberazione e della
riunificazione, ha affermato il
capo dello Stato, nella celebrazione al Teatro alla Scala di
Milano; dal canto suo, il presidente del Consiglio, in un messaggio televisivo, ha indicato la
necessità di una ampia
condivisione dei processi di riforma e di adeguamento istituzionale. Unità in forme nuove,
che tiene conto dell’articolazione del federalismo, dei vincoli e
delle risorse rappresentate dall’Unione europea e della sfida
radicale rappresentata dalla
competizione globalizzata. Unità che innerva l’identità nazionale e un giusto orgoglio, da
spendere come contributo posi-
tivo a un sistema internazionale sempre in debito di punti di
riferimento. Unità che valorizza le diversità, le identità, la
dialettica, come pure la coerenza e la condivisione negli obiettivi e nei mezzi.
“Scrivere insieme una nuova
condivisa pagina di storia della nostra democrazia e della
nostra Italia”, è stato detto. Se
guardiamo all’attualità politica
sembra obiettivo arduo e molto
distante dalle contingenze del
momento. Eppure è l’impegno
che non può che stare dinanzi
alla classe politica e al sistemaPaese nel suo complesso.
D’altra parte, sarebbe errato
sovraccaricare la politica di
troppe aspettative: di fatto, essa
riflette il Paese. E, allora, sarebbe utile interrogarsi – tanto più
che il sessantacinquesimo della Liberazione apre ormai diret-
tamente al centocinquantesimo
dell’Unità, come ha ricordato il
presidente Napolitano – sul
tono complessivo del nostro tessuto culturale, sulla qualità
della cultura civica. È l’emergenza educativa. E, allora, bisogna investire, senza timore
anche di rialfabetizzare sulle
figure, sulle vicende, sui valori
della nostra storia.
Certo sarà necessario trovare registri adatti e moderni ma
senza investimenti, senza un
impegno corale, che rivaluti ad
esempio chi nell’educazione si
spende, il pericolo è ricadere
nella retorica del frammento,
nella furbesca ricerca del modesto interesse personale, i tradizionali inciampi del nostro
carattere nazionale.
Il punto politico, infatti, è adeguare le nostre istituzioni a una
coerente prospettiva di
sussidiarietà, cioè a un sistema
in cui tutti i soggetti trovino la
loro collocazione, ma soprattutto siano in grado di assumere
iniziativa e responsabilità.
Sono queste le parole chiave
di un atteggiamento morale e
culturale prima che amministrativo e politico, o più esattamente, di un programma amministrativo e politico che poggi su
solide basi.
Serve avere prospettiva. Se
ha un senso ricordare, celebrare gli anniversari e le feste nazionali non è certo per guardare indietro ma per trovare slancio di fronte al presente e al futuro. È il modo per scrivere pagine nuove e cominciare a dare
risposte alle molte incognite di
una storia accelerata, che però
proprio per questo reclama serenità e lungimiranza.
FRANCESCO BONINI
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PRIMO MAGGIO
Se vince l’incertezza
L
a festa del lavoro (1°
maggio) giunge quest’anno in un contesto particolare che si può definire d’incertezza. Un’incertezza che rischia di paralizzare
tutti, perché deriva sia dall’esterno, dalla situazione economica e politica, sia anche dall’interno di noi stessi: per il lavoro non si sa veramente cosa
fare. Un 1° maggio “attendista”,
potremmo dire, ma lo stare alla
finestra non ha mai veramente
pagato.
La dottrina sociale della
Chiesa non ha mai dimenticato il tema della centralità del
lavoro, “chiave della questione
sociale”, e non cesserà di
riproporlo anche in questa occasione. Ma il contesto generale sembra orientato in tutt’altro senso. La crisi finanziaria
greca produrrà nuova disoccupazione e mette sostanzialmente in crisi il modello europeo
che, per quanto riguarda l’economia reale, viaggia a due o
anche a più velocità: come possono convivere l’economia tedesca e quella greca? Qualche
analista si sbilancia a dire che
la crisi greca è solo la punta
dell’iceberg e che altre bolle
scoppieranno. In ogni caso di
una cosa si può esser certi, ossia che ancora una volta il lavoro è passato in secondo piano rispetto alla finanza.
Del resto, la crisi greca non
emerge quando la precedente
crisi mondiale è già superata,
ma proprio nel suo mezzo. Quella crisi era nata proprio nel disprezzo per il lavoro e continua
a produrre difficoltà occupazionali molto serie. Il superamento
del momento più critico è avvenuto non solo mediante l’intervento degli Stati ma anche perché le imprese hanno ridotto i
posti di lavoro. Ed ora che, si
dice, il pericolo maggiore è stato superato, le imprese non tornano ad assumere, aspettano
con cautela e preferiscono semmai investire in tecnologia,
come si fa sempre nei momenti
di difficoltà. Ecco perché, se una
ripresa si intravvede, essa non
comporta un recupero di occupazione ma continua a nutrirsi
di precarietà lavorativa.
Quest’anno la celebrazione
del 1° maggio avverrà non solo
in piazza San Giovanni a Roma,
con il tradizionale concerto, ma
anche a Rosarno, dove proprio
in questi giorni è stata compiuta un’ampia retata contro gli
sfruttatori del lavoro nero dei
clandestini, il “caporalato” e la
gestione occulta di questi processi da parte delle cosche. Anche davanti a questi fenomeni
sembra proprio che il lavoro
non solo sia considerato marginale, non solo che torni ad essere visto come “merce” – cosa
che già la “Rerum novarum”
condannava nel lontano 1891 –
ma addirittura che torni ad essere strumento di compressione dei diritti della persona anziché loro valorizzazione.
Bisogna anche dire, però, che
in questa situazione d’incertezza generalizzata non si percepiscono grandi progetti né da
parte del governo né da parte
dei sindacati. La Fiat ha chiesto più flessibilità per poter rimanere ancora in Italia e, addirittura, per investirci. Flessibilità vuol dire in pratica chiusura di Pomigliano d’Arco. È
una strategia imprenditoriale.
Ma non si è vista l’emersione
di un piano corrispondente da
parte dell’esecutivo e gli stessi
sindacati coltivano l’incertezza.
Per questo, dicevo che incerta è
la situazione esterna ed incerta è anche quella interiore, che
speriamo non voglia dire rassegnazione.
Ecco, un primo aspetto positivo della centralità del lavoro
proposto dalla dottrina sociale
della Chiesa è proprio non cedere alla rassegnazione. Il capitale, in ogni sua forma, serve
al lavoro perché il lavoro serve
alla persona che lavora. Questo
1° maggio non dovrebbe essere
celebrato nell’incertezza, ma
nella ripresa di una progettualità incentrata sul lavoro. I
singoli cercano di arrangiarsi,
le famiglie fanno da ammortizzatore sociale, le imprese cercano di competere tirando fuori
nuova grinta, ma servono anche progetti di ampio respiro,
che non sono possibili se si coltiva dentro e fuori di noi l’incertezza.
STEFANO FONTANA
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
DERAGLIA
IL TRENO
DELLA VITA
«Deraglia il treno, terrore
in stazione». «Terrore, deraglia il treno dei pendolari».
Così titolavano martedì i
quotidiani locali. Quando si
sale oggi sul treno, nell’era
in cui tutto è governato dalla tecnologia digitale, al deragliamento non ci si pensa.
Si crede siano cose da film
western, invece può accadere. L’errore umano è sempre
possibile. Si deve riconoscere che anche l’imponderabile ha... il suo peso!
Quanto accaduto alla stazione di Como Borghi è una
metafora della vita, un deragliamento già avvenuto e
che, purtroppo, non ha generato alcuna forma di terrore in noi. Siamo pendolari
dell’esistenza, saliti sul treno e lì rimasti, nonostante
il treno abbia mancato il binario, perché qualcuno ha
truffaldinamente azionato
lo scambio mentre il convoglio era in transito.
La nostra vita è un viaggio, e sul treno non siamo
soli, anche se la compagnia
è vissuta spesso in una sor-
ta di reciproco anonimato: ci
vediamo, senza veramente
guardarci. Facce note e insieme sconosciute. Ci accomuna il pendolarismo: veniamo dalla stessa parte in
cui stiamo tornando, e la nostra vita assomiglia proprio
ad un unico tragitto di pendolo, breve come un soffio.
Lo dico senza voler togliere
alcunché alla bellezza e alla
serietà del tempo. Forse, però, dovremmo godere di ciò
che usiamo soltanto, e usare
soltanto ciò di cui ci ostiniamo a voler godere (nella dialettica agostiniana di uti usare - e frui - godere - ).
Ma, soprattutto, dovremmo accorgerci che il treno è
deragliato. Il nostro essere
pendolari si è come arenato
in una sosta che non avevamo programmato e che rischia di farci perdere di vista la méta del viaggio, la
Casa in cui vorremmo tornare. Nonostante i binari
fossero appena due - anzi,
forse proprio per questo dover scegliere solo tra bene e
male, senza tonalità di grigio - lo scambio non ha funzionato. Oppure qualcuno il depistatore, colui che vuole separare il treno dal suo
giusto binario - ha fatto que-
sto. Sì, il treno della vita deraglia, nonostante il Macchinista conosca perfettamente la via (anzi Egli è la
Via). Deraglia il treno, ma i
pendolari non provano più
terrore. Restano immobili
su un convoglio fermo che
non ha più un binario per
correre. Irretiti dall’idea di
un viaggio inarrestabile e sicuro. Impasticcati in un sonno della ragione e della fede.
Come quando - sì, accade
proprio sul treno - si resta
con la testa penzolante nell’abbiocco con il giornale
aperto e stropicciato tra le
mani. Credi di viaggiare,
invece sei deragliato...
Ci vorrebbe una scossa di
terrore, per accorgerti che
quel treno deragliato non
cammina più. Che devi scendere, gridare, invocare aiuto, guardare chi ti sta vicino, svegliare chi continua
imperterrito a dormire.
Non mi fa paura che il treno della vita, in questo mondo ipertecnologico e veloce,
possa essere deragliato. Non
mi fa paura, perché il Macchinista non ne ha mai perso il controllo. Mi fa paura il
torpore che ha colto i pendolari. Mi verrebbe di augurare un po’ di salutare terrore.
Il disincanto di chi
pone nuove domande
D
ialogando con non
credenti o “mal credenti” (chi non ha
avuto la possibilità di
approfondire adeguatamente il contenuto religioso),
si ha la precisa sensazione che
il problema sul quale essi inciampano non sia tanto la persona o il messaggio di Gesù; è,
piuttosto e prima di tutto, l’immagine della proposta religiosa con la quale si vengono a
“scontare”: una proposta che
non sarebbe più in grado di farsi capire. Se ci guardiamo attorno, le immagini di comunità cristiane proposte dai credenti sono certamente diverse.
E non sempre convincenti. C’è
chi, in nome di una dottrina da
difendere, ha preteso di “essere
chiesa” contro chi, invece,
avrebbe messo in discussione
“la dottrina di sempre”, come se
la comunità cristiana non fosse, nel suo concretizzarsi, una
realtà storica.
C’è chi ha pensato bene di creare un luogo appartato, non
“contaminato” dal e con il mondo, una specie di oasi di pace
dove fosse possibile contemplare Dio senza farsi carico delle
“tentazioni” del mondo. La comunità cristiana è altro dal
mondo e non può confondersi
con il mondo: lo slancio missionario si riduce ad un reciproco
consolarsi! Gli altri... restano
altri; meglio consolarsi a vicenda con la propria fede! Altri
invece hanno preteso di “realizzare concretamente, visibilmente, storicamente” la comunità proposta da Gesù. Sorgono piccoli gruppi, fedeli ad impegni che metterebbero in crisi anche certi fedelissimi monaci, pronti ad ogni azione purché il piccolo gruppo possa “far
vedere” che la comunità cristiana “è una realtà visibile, una
proposta concreta”. Prende piede l’immagine di chiesa elitaria,
per chi può permettersi il “lusso di avere tempo per certe pratiche e certi momenti di riflessione”. La certezza:“Qui si che
si fa esperienza di chiesa; qui
sì che si sente come la proposta cristiana aiuta a vivere; qui
sì che è possibile comprendere
il vangelo”.
C’è poi chi, per evitare il pericolo di errare nella dottrina, ha
pensato –e pensa- di riproporre
l’immagine di una comunità
credente nella quale il
presbitero è tutto, fa tutto, interviene su tutto, dà disposizioni per tutto. Egli è il principio
e la fine di ogni azione della comunità. Nulla accade che non
trovi il suo consenso; e ciò che
è fatto senza la sua approvazione è certamente discutibile.
Una realtà che vede il pre-
sbitero al
centro e, attorno a lui, i
suoi fidati
esecutoricollaboratori. La collaborazione
diventa esecuzione di
quello che
pochi hanno
deciso per
tutti. Ma il
popolo di
Dio sembra
andare altrove; non si
ritrova in
questi schemi, ha altri problemi e interrogativi di quelli presenti nella testa del solo
presbitero.
A chi afferma con troppo facilità di fare vera esperienza di
chiesa occorre ricordare che il
Concilio ha parlato di chiesa in
termini di popolo di Dio: popolo, non gruppo o “recinto sacro”.
A chi vorrebbe correre avanti,
non è inopportuno ricordare
che non tutti hanno lo stesso
ritmo, che la proposta evangelica è per tutti, ma con tempi e
modalità diverse. A quanti vorrebbero che il prete fosse tutto
è sufficiente ricordare che il
dono del battesimo, della
confermazione e la partecipazione all’eucaristia fanno di ciascun credente un membro attivo e responsabile della comunità: non per concessione di
qualcuno, ma in forza della propria identità cristiana. Ai responsabili di queste diverse
immagini di comunità –qui
sommariamente delineate- occorrerebbe ricordare che, non
tutti e non sempre, sono in grado di camminare allo stesso ritmo e sulle stesse proposte. Di
qui l’esigenza di una pluralità
di attività per permetter a tutti di attuare un reale cammino
di maturazione. Non dall’alto,
ma dal basso; non deciso a tavolino, ma maturato con le persone concrete. Non dimenticando quelli che si sono allontanati
a causa non della proposta di
Gesù e del contenuto dei vangeli, ma a causa di certe pratiche di credenti che, talmente
ripiegati su se stessi, hanno
dimenticato di orientare a
Gesù chi è in ricerca. Sono tanti quelli che vogliono ricominciare a credere! Ma non trovano persone che li ascoltino, che
li accolgano e sappiano camminare al loro fianco. Gli “impegnati” sono tutti occupati a vivere nella comunità. Una comunità che, spesso, non accoglie né si apre a chi chiede.
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
ARTE E LITURGIA:: CONVEGNO
SULL’INFLUSSO GRECO NEL MERIDIONE
La liturgia bizantina e il monachesimo greco rappresentano una
tradizione peculiare del Mezzogiorno italiano che ha avuto grande
influsso nella vita ecclesiale e nell’arte. A questo tema è dedicato
il convegno “Riflessi metropolitani, liturgici, agiografici,
paleografici, artistici nell’Italia Meridionale”, che si terrà martedì
18 maggio a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale. Nelle due
sessioni -- presiedute da mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e dalla bizantinista Vera von
Falkenhausen, docente all’Università di Roma “Tor Vergata” – si
parlerà degli influssi del monachesimo greco nell’Italia bizantina
e normanna, con particolare riferimento ai commentari liturgici e
all’innografia in Terra d’Otranto, oltre che della scrittura in
Calabria. Infine, due studiose -- Alessandra Acconci, della Sovrintendenza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio, e
Giovanna Bellini, della Sovrintendenza ai Beni archeologici della
regione - presenteranno alcuni frammenti di affreschi inediti rinvenuti a Castrum Suji (Castelforte), in provincia di Latina. L’iniziativa è organizzata dalla facoltà di Scienze ecclesiastiche orientali del Pontificio Istituto fondato nel 1917 da Benedetto XV.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
EUROP
A
EUROPA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
IL DIALOGO TRA CHIESA E UNIONE EUROPEA
A BRUXELLES... NON
SOLO FATTI E PAROLE
I
vescovi della Commissione
degli episcopati della Comunità europea (Comece)
si sono riuniti dal 14 al 16
aprile a Bruxelles. Hanno
ricevuto e discusso vari documenti importanti, testi che riguardano soprattutto le trattative sulla revisione del Trattato di non proliferazione, la libertà religiosa come obiettivo della politica estera dell’Unione
europea e la politica di non discriminazione. Visti nel loro insieme, questi documenti mettono in luce la capacità dei vescovi - sostenuti da esperti e da un
segretariato con presenza permanente e attenta a Bruxelles di alimentare ed arricchire il dialogo dell’Unione europea con le
Chiese e con le comunità religiose prevista nell’articolo17 del
Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. D’altronde, i
vescovi hanno anche avviato lavori preparatori per la messa a
punto di una posizione comune
con le altre Chiese sull’attuazione del dialogo. Questo dialogo ovviamente esiste già nella pratica, ma bisogna che sia stabilito
in modo più sistematico alla luce
di questa nuova disposizione del
diritto supremo dell’Unione europea.
I vescovi della Comece hanno
inoltre incontrato alcuni rappresentanti delle istituzioni europee
che hanno presentato loro i cinque obiettivi riguardanti l’occupazione e la povertà, la ricerca e
l’istruzione così come il clima,
che formeranno le punte di una
corona della futura “strategia Ue
2020” forgiata dai nostri capi di
Stato e di governo in seno al
Consiglio europeo, sotto la presidenza di Herman van Rompuy.
Il capo di gabinetto del presiden-
te della Commissione si è inoltre recato alla riunione della
Comece per illustrare il programma di lavoro dell’organo
esecutivo dell’Unione per l’anno
2010.
L’assemblea episcopale europea ha inoltre fornito una buona illustrazione della rilevanza
delle tesi del filosofo francese
Marcel Gauchet sul binomio religione e politica in una democrazia moderna: “Nello spazio
pubblico, ‘se lo Stato non indica
il bene, esso non può tuttavia
essere moralmente e spiritualmente indifferente’ nella misura in cui la decisione collettiva
più prosaica è necessariamente
correlata a fini superiori e le scelte pubbliche sono raramente prive di implicazioni etiche. È per
questo motivo che la dimensione religiosa ritrova una ‘visibili-
tà pubblica’: essa trova il proprio
‘posto come protagonista di primo piano della decisione collettiva’” (Olivier Bobineau, Marcel
Gauchet, Le religieux et le
politique, Desclée de Brouwer,
2010). I lavori della Comece rappresentano dunque un servizio
al bene comune dell’Unione europea, che non è superfluo ma
necessario. Tuttavia, per completare la descrizione del ruolo dei
vescovi nella nostra società moderna e per terminare il resoconto di questa assemblea plenaria,
bisogna ricordarne la conclusione: esaurito l’ordine del giorno,
la maggior parte dei vescovi rappresentanti gli episcopati di tutta l’Unione europea non sono
potuti partire.
Mentre erano ancora in riunione, l’eruzione del vulcano
Eyjafjallajökull ha provocato la
chiusura dello spazio aereo in
Europa. Il nome di questo vulcano islandese non sarà probabilmente ricordato a lungo, tanto è difficile da pronunciare, ma
il fatto che le sue ceneri abbiano
completamente bloccato tutto il
traffico aereo per almeno quattro giorni sarà difficilmente dimenticato tanto presto.
I vescovi hanno risposto con
serenità e con la preghiera. I
giorni successivi, hanno preso
l’auto o hanno viaggiato in treno. Mons. Nicolaos Foskolos, arcivescovo di Atene e membro greco della Comece, sì è ritirato
semplicemente nel monastero di
Chevtogne “in attesa che questo
finisca”, come ha detto. Questo
gesto è forse un contributo tanto importante quanto lo sono i
documenti ben ponderati nel dibattito europeo su uno stile di
vita più giusto e più vero. La preghiera conta!
Chiese europee
Ungheria - Spagna
Ungheria: un sito per
parlare dei “buoni preti”
Un sito web per dire “basta”
alle diffamazioni dei preti: lo ha
lanciato nei giorni scorsi in
Ungheria Csaba Böjte, un noto
francescano che insieme ad un
numeroso gruppo di volontari
si occupa di migliaia di bambini orfani e abbandonati che vivono per strada in Romania.
L’iniziativa è stata annunciata dallo stesso Böjte con una
lettera aperta a tutti quelli che
nella loro vita sono o sono stati
a contatto con la Chiesa e con i
preti. “Svegliatevi voi tutti che
un tempo siete stati membri di
gruppi di catechismo o alunni
di istituti retti da ecclesiastici!
Conoscete tanti buoni preti e
religiosi, uomini di retta coscienza e di santa vita, e allora
perché tacete?”. Questo l’esordio del francescano, convinto
che, “sì, bisogna parlare di quell’uno per cento di sacerdoti che
senza scrupoli hanno sporcato
bambini che si fidavano di loro,
ma bisogna parlare anche degli altri, di quei pastori che si
sono chinati su di noi con incredibile bontà e amore” e sono
stati “per noi autentici modelli
di vita”. Altrimenti, avverte
Böjte, “gli estranei non continueranno a vedere altro che la
sporcizia, a generalizzare e a
ritenere che le istituzioni ecclesiali siano case del peccato. La
nostra conoscenza della verità
ci obbliga a fare chiarezza”. Sul
sito ilyenazenpapom.com, attivo da circa due settimane,
chiunque può condividere le
proprie esperienze positive
maturate nel contatto con preti e religiosi.
Spagna: card. Varela,
“il Papa non è solo”
“Il nostro grazie copra con affetto e intensità la potenza del
male che con inusitata forza si
è scagliata
contro la
sua persona che
rappresenta la
Chiesa
di Cris t o ” .
C o n
queste
parole, il
cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, si è
espresso nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Santa
Maria la Real de la Almudena
alla messa celebrata per il V
anniversario del pontificato di
Benedetto XVI insieme al nunzio apostolico e ad una cinquantina di vescovi spagnoli. Nella
sua omelia, il Cardinale ha
spiegato che i vescovi spagnoli
si sono riuniti nella celebrazione come “segno di comunione
con Colui che è il principio di
unità di tutta la Chiesa e come
segno di gratitudine per la sua
dedizione generosa e instancabile alla Chiesa. In questa celebrazione eucaristica vogliamo unirci a lui, insieme alle
nostre rispettive Chiese, per
esprimere al Papa il nostro appoggio incondizionato e il nostro affetto filiale e profondo”.
Dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI - ha proseguito
l’arcivescovo - “siamo stati testimoni dell’amore di chi si è
definito come un umile lavoratore nella vigna del Signore”. I
vescovi spagnoli apprezzano di
Benedetto XVI soprattutto “la
mitezza e la serenità” con cui
ha vissuto “i momenti difficili
del suo ministero”. “Dove sta
Pietro - ha detto l’arcivescovo sta la Chiesa. Gli attacchi a
Pietro sono anche attacchi alla
Chiesa”.
GRECIA NOSTRA INTERVISTA A MONS. NICOLAOS PRINTEZIS, VESCOVO DI NAXOS-TINOS
TRA LA CRISI ECONOMICA E L’AUMENTO DEI CATTOLICI
U
n Paese in piena crisi
economica che l’Europa sta provando ad
aiutare per evitarne
la bancarotta con inevitabili ripercussioni mondiali.
La Grecia ha davanti una strada lunga e difficile per uscire
dalla crisi, fatta di tagli finanziari e di drastico dimagrimento della spesa pubblica. Pochi
giorni fa, sotto la guida del presidente dell’Eurogruppo, JeanClaude Juncker, i ministri finanziari dell’area euro hanno
stabilito un aiuto di 30 miliardi di euro per il primo anno, cui
tutti gli Stati dovranno contribuire in base alle quote di capitale sottoscritte nella Banca
centrale europea. A questa cifra si aggiungerà quella messa
a disposizione dal Fmi i cui negoziati con i rappresentanti greci, che dovrebbero durare due o
tre settimane, sono partiti il 21
aprile. Della crisi ne abbiamo
parlato con il segretario generale della Conferenza episcopale greca, mons. Nikolaos
Printezis, vescovo di NaxosTinos, che ha evidenziato anche
come questa, insieme al flusso
di migranti e di lavoratori stranieri, abbia avuto effetti sulla
vita della Chiesa cattolica locale.
Eccellenza, la crisi greca,
se non affrontata con misure adeguate, rischia di aggravare le tensioni sociali e provocare l’impoverimento ulteriore del Paese…
“Credo che il Governo farà il
possibile per riportare ordine nei
conti pubblici e superare la crisi, grazie anche all’aiuto dell’Europa. Tuttavia, da quel che si può
vedere, non ci sono differenze con
la vita passata. Il problema non
è insuperabile. Ci sono industrie
che hanno chiuso, ci sono state
proteste certamente, ma credo
che la crisi sia stata ingigantita
dall’Ue. Sull’esito io sono ottimista. Con le regole adottate dallo
Stato, l’aumento delle tasse e
l’aiuto internazionale si dovrebbe riuscire a superare questo
momento. I problemi sono dappertutto in Europa. Abbiamo
anche qui la disoccupazione, ci
sono tanti giovani che non trovano lavoro. Ma c’è pure tanta
gente che viene per trovare
un’occupazione”.
E la trova?
“In Grecia ci sono un milione
di albanesi. Nella mia sede
vescovile, di 8 mila abitanti, abbiamo 3 mila albanesi che lavorano. I lavori che prima facevano gli isolani ora sono ad
appannaggio dei migranti. I lavori più faticosi sono lasciati a
loro. Arrivano che non hanno né
lavoro né abitazione. Trovata
un’occupazione prendono casa,
acquistano una vettura e cominciano a mandare soldi alle loro
famiglie rimaste nel Paese d’origine. Sono molti quelli che arrivano e che restano, altri, invece,
sono di passaggio. Questo flusso
di migranti e di lavoratori stranieri sta avendo delle ricadute
anche per l’azione pastorale della Chiesa cattolica locale”.
In che senso?
“Stiamo registrando un vero e
proprio boom di presenze cattoliche all’interno della nostra popolazione. I fedeli sono aumentati del 300%, provengono da
tutte le parti del mondo ed abitano anche in luoghi dove la
Chiesa cattolica non è presente
e ciò pone dei grossi problemi di
natura pastorale. Non abbiamo
sale o luoghi adatti dove riunirli
per celebrare una messa, tenere
una catechesi, organizzare degli
eventi ecclesiali. Io, per esempio,
vivo nelle isole Cicladi ed ho chiesto al metropolita ortodosso un
luogo dove poter riunire i fedeli,
ma senza ottenere nulla. Noi abbiamo messo a disposizione degli ortodossi molte chiese loro
hanno dei problemi a fare lo stesso. Chiediamo sale non chiese, la
stessa richiesta l’abbiamo rivolta anche ai sindaci ma senza
esito”.
Per capire meglio il fenomeno può fornire qualche
dato?
“I cattolici nativi greci sono 50
mila mentre 250 mila sono quelli
provenienti dall’estero, molti
sono albanesi, ma ci sono
iracheni, filippini ed asiatici. Per
assisterli abbiamo bisogno di
sacerdoti, di suore, di religiosi,
di gruppi. Parlano lingue diverse e ciò rende tutto più difficile.
Abbiamo chiesto aiuto alle conferenze episcopali di provenienza, anche a quelle europee. Non
è facile, però, per un sacerdote
lasciare la propria terra per andare altrove. Occorre preparazione, formazione e soprattutto una
specifica chiamata missionaria”.
Una situazione difficile da
fronteggiare…
“Certamente. Per parlarne
come Conferenza episcopale greca abbiamo promosso, il 18 e 19
maggio, a Syros, un incontro nazionale dei parroci e dei sacerdoti stranieri che operano qui.
Insieme cercheremo di capire
come superare tutte queste difficoltà. Sarà il momento per celebrare l’Anno sacerdotale e per
verificare tutta la nostra pastorale parrocchiale e diocesana,
per delineare le linee future di
impegno e pregare per la soluzione della crisi che attanaglia
il nostro Paese e che ci preoccupa non poco”.
A che punto è l’iter per il
riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa
cattolica da parte dello Stato, grande cruccio per la
Chiesa greca?
“Il problema del riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica è ancora da risolvere. Speriamo che tra il 2010 e 2011 si possa trovare la giusta soluzione.
Ma è bene essere prudenti: in
passato è accaduto che quando
si era in vista di una soluzione
sono sempre sorti altri problemi
che l’hanno impedita”.
CHIESA
P A G I N A
7
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI AL SOCCORSO
AGENDA
del
«Ho una bella notizia, l’ho incontrato!»
VESCOVO
Capire l’Amore sì, ma per
vivere la fede, altro grande tema affrontato al pellegrinaggio. La fede è grazia che salva. La fede è un dono gratuito. La fede è un incontro con
Gesù che ci responsabilizza
perché se ho una bella notizia
da dare (l’incontro), devo annunciarla: questa è la nostra
missione! Devo essere testimone e annunciatore per chi
non ha ancora incontrato Gesù.
GIOVEDÌ 29
A Como, al mattino, Consiglio episcopale; al pomeriggio, udienze e colloqui
personali
VENERDÌ 30
A Como, al mattino, in Vescovado, incontri con il clero, classi di ordinazione
anni 1981 e 1983; a Cuveglio, a partire dalle ore
20.45, Veglia per il lavoro.
SABATO
1 MAGGIO
A Como, alle ore 17.00,
presso la Basilica di Sant’Abbondio, Santa Messa
per l’ammissione delle domande al presbiterato.
DOMENICA
2 MAGGIO
A Como, alle ore 10.00, amministrazione del sacramento della Confermazione
ai ragazzi della parrocchia
di Sant’Agostino; nel pomeriggio, visita pastorale alla
Zona Lario: Torno.
LUNEDÌ
3 MAGGIO
A Como, nel pomeriggio, incontro con i seminaristi.
MARTEDÌ
4 MAGGIO
S
abato 24 aprile circa
200 giovani di 13 Zone
della nostra Diocesi
hanno vissuto insieme
al nostro vescovo Diego il Pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio. “Una presenza
non molto numerosa, ma di
grande qualità”, ha avuto modo di sottolineare fuori via il
Vescovo Diego. Così come di
ot-tima qualità è stata da tutti giudicata la proposta presentata dal Centro Diocesano
Vocazioni in collaborazione con
la Pastorale Giovanile Diocesana e Giovani e Riconciliazione. Ecco alcune note in margine che uno dei partecipanti
si è appuntato.
«… Se guardo alla mia vita
di ragazzo e poi di giovane, in
mezzo alla gioia e ai successi,
quanta schifezza, quanti sbagli, quanta infedeltà e tradimenti, quanta incoerenza,
quanto tempo perso e vissuto
nell’egoismo. La mia storia
con Dio potrei intitolarla: Le
incredibili e disastrose avventure di un giovane sgangherato. Ora, che cosa fare di fronte a tutto questo? Ho due alternative: o buttare via tutto,
o fidarsi fino in fondo di
Qualcun altro! Beh, ho scoperto che Dio non butta via la
creta. La rimette sul tornio e
la modella ancora una volta,
con pazienza, con la delicatezza delle sue mani. Allora ri-
A Torino, pellegrinaggio
diocesano alla Sindone.
MERCOLEDÌ
5 MAGGIO
A Roma, giunta del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica.
GIOVEDÌ
6 MAGGIO
A Como, in Seminario, al
mattino, festa degli anniversari sacerdotali; a Como, nel pomeriggio, udienze e colloqui personali.
DA VENERDÌ 7
A DOMENICA
9 MAGGIO
Visita pastorale alla zona
Lario: Torno, Blevio; a
Bellagio: Molo 14.
DALLA
Curia
NOMINE E
PROVVEDIMENTI
•
don Antonio Fraquelli,
amministratore parrocchiale di Capiago (Co),
dal 1° maggio 2010
AVVISO
DI CHIUSURA
Gli Uffici di Curia di piazza Grimoldi, martedì 4
maggio saranno chiusi.
possiamo capire e poi vivere
l’amore. Dobbiamo mettere al
centro della nostra vita Gesù:
solo in questo modo saremo
capaci d’amare e il nostro amore per gli altri diventerà più
bello e importante, perché
non sarà un amore fatto solo
di emozioni, ma un amore vero e gratuito, che lega proprio
perché è attraverso Lui.
QUESTIONARIO SACERDOTI
Scadenza in arrivo per la risposta al Questionario dei Sacerdoti della Regione Lombarda richiesto dai Vescovi delle
Diocesi. Consegna entro fine aprile ai Vicari Foranei,
o per posta o direttamente. Recapiti possibili: Seminario, Curia, Centro Pastorale.
prendo in mano questa mia
storia incerta e traballante e
scopro in ogni giornata una
presenza sicura e fedele: Dio!
Sempre presente in ogni mia
caduta e fallimento. Allora la
mia storia si riscrive! E questa volta a partire da Dio! E
ora cambia anche il titolo:
adesso si può chiamare Storia d’amore di un Dio folle per
un giovane sempre sgangherato…»
È uno stralcio di una delle
testimonianze di un giovane
come tanti, che abbiamo ascoltato al Pellegrinaggio alla
Madonna del Soccorso, che ci
parla dell’amore gratuito di
Dio al di là della nostra capacità di amare. Una delle verità fondamentali per la nostra
vita: solo capendo e percependo il grande amore di Dio noi
Voglio allora rilanciare a tutti un consiglio che il nostro vescovo ci ha dato: «Non buttate via le occasioni di incontrare Gesù, come questo pellegrinaggio al Soccorso, perché
basta un incontro con il Cristo per cambiare tutta la nostra vita».
Il nostro pellegrinaggio non
poteva concludersi che con
due appuntamenti importantissimi e bellissimi: l’Adorazione Eucaristica personale e
l’accostamento al sacramento
della Riconciliazione. Due
momenti che pongono l’attenzione sull’amore infinito e gratuito di Dio: l’adorazione, che
ci ricorda la presenza viva e
costante di Gesù nella nostra
vita, e il sacramento della Riconciliazione, che ci ricorda la
misericordia e il perdono che
non possono scaturire se non
dall’Amore.
Che bello sentire risuonare
dentro l’invito: non buttiamo
via i nostri incontri con Gesù!
MARCO
AZIONE CATTOLICA: A PELLIO INTELVI LA «DUE
GIORNI MOROSI» - INFO ALLO 031-265181
UFFICIO DIOCESANO
PER LA LITURGIA
CRESIMA DEGLI ADULTI
Ai Parroci che in questo periodo stanno completando la
preparazione di candidati in età adulta al sacramento della Confermazione, si chiede di prendere contatto quanto
prima con questo ufficio, in modo che ci sia la possibilità di
valutare, con il necessario anticipo, l’eventuale inserimento
degli interessati nel Pontificale di Pentecoste (incontro
preparatorio per cresimandi e padrini la sera di martedì
18 maggio) o nella celebrazione di sabato 3 luglio (incontro
preparatorio nel pomeriggio di sabato 26 giugno).
NUOVI MINISTRI DELLA COMUNIONE
I Parroci o i Superiori religiosi che hanno intenzione di
avvalersi della collaborazione di nuovi ministri straordinari della Comunione eucaristica sono pregati di prendere
tempestivo contatto con l’ufficio diocesano per iscrivere i
loro candidati. Solo questo passo consentirà di programmare il necessario Percorso di formazione teologico-pastorale. Si informa che un primo incontro si terrà a Como
presso l’Istituto Canossa, via Balestra, 10, sabato 15
maggio dalle ore 15.00 alle 18.00. Per quanto concerne
la Provincia di Sondrio, un primo incontro si è tenuto domenica 14 marzo e potrà / dovrà essere replicato in presenza di ulteriori richieste. Il seguito del cammino è in
fase di definizione. Se ne darà notizia nei prossimi numeri
de Il Settimanale.
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
APPUNTAMENTI DI MAGGIO
• Mercoledì 5 maggio: incontro di formazione presso l’Istituto
Canossiano alle ore 15.00. Sarà presente anche il coordinatore
regionale padre Giancarlo Bagatti, che riferirà gli aggiornamenti
per l’Associazione emersi nel Convegno nazionale di gennaio.
• Giovedì 13 maggio. Adorazione eucaristica presso la chiesa di
Santa Cecilia alle ore 15.30, insieme al gruppo MITE.
AVVISO PER LE PARROCCHIE
È bene richiamare il dono dell’indulgenza plenaria per i fedeli che
partecipano alla Santa Messa del primo giovedì del mese pregando per i sacerdoti.
P A G I N A
8
CHIESA
ECUMENISMO
ORTODOSSIA IN ITALIA
SFIDE
PASTORALI
E INCONTRI
SPIRITUALI
al 1° al 3 marzo si è
svolto ad Ancona il
convegno nazionale
dei Delegati diocesani
per l’ecumenismo e il
dialogo promosso dalla Conferenza episcopale italiana. Anche la nostra diocesi era presente con due delegati che hanno
potuto condividere tre giorni di
intenso dialogo ed approfondimento sul tema di grande attualità: L’ortodossia in italia
nuove sfide pastorali, nuovi
incontri spirituali. Come ha
sottolineato l’arcivescovo di
Ancona-Osimo monsignor Edoardo Menichelli «tema di
grande attualità perché non
solo la frontiera tra Est e Ovest
si è spostata nel cuore dell’Italia, ma anche perché su tutta
la penisola la diaspora ortodossa è la seconda presenza dopo
quella islamica». Nella relazione inaugurale l’arcivescovo di
Milano, il cardinale Dionigi
Tettamanzi, ha sottolineato
che la ricerca dell’unità all’interno del cristianesimo passa
attraverso l’annuncio del Kerigma Cristo morto, risorto e veniente. Ha inoltre aggiunto che
«la testimonianza della propria
appartenenza a Cristo deve essere prioritaria rispetto all’affermazione della particolare
identità confessionale, ed in un
mondo globalizzato e multi religioso chiede di attuarsi attraverso concrete opere di accoglienza nei confronti dei migranti e parole vere ed efficaci
per comunicare ciò che crediamo». Come hanno illustrato gli
storici ed i teologi intervenuti
al convegno «L’ortodossia è erede di una storia millenaria che
ha incrociato fedi e culture, e
denota una pluralità linguistica, musicale e liturgica alla
quale il termine indifferenziato
non rende ragione». In Italia la
diaspora ortodossa conta una
decina di Chiese nazionali che
amministrano una rete di parrocchie e due arcidiocesi: quella greco ortodossa a Venezia e
quella romena a Roma. Le re-
D
lazioni con la Chiesa cattolica
nascono sovente dalla richiesta
di luoghi di culto e per attività
pastorali, come hanno testimoniato al convegno esponenti
della Chiesa greca e romena e
tra di essi l’arcivescovo romeno
Siluan Span che ha espresso
la sua gratitudine per l’accoglienza cattolica (ricordando
l’incontro del giorno precedente proprio con il vescovo di
Como).
Ad Ancona è stato presentato a cura di don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il
dialogo, e don Adolfo Zambon, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici, il Vademecum per la pastorale della parrocchie cattoliche
verso gli orientali non cattolici,
è un sussidio per operatori, educatori e parroci che presenta
in modo semplice ed accessibile orientamenti già fissati, per
praticare corretti rapporti con
i fedeli orientali non cattolici e
con le gerarchie orientali «ha
detto don Battaglia. Il Vademecum vuole rispondere alle domande più frequenti sui matrimoni misti e su altri sacramenti. A proposito di matrimoni
interconfessionali e interreligiosi è stata presentata la ricerca nazionale del Centro ambrosiano di documentazione per le
religioni di Milano, per il periodo 1999-2008 in 94 diocesi e, come ha rilevato la curatrice dello studio Barbara Ghiringhelli, è una realtà che è cresciuta a ritmo esponenziale (dal
3% al 10% dei totale dei matrimoni) ma solo in 3 diocesi su 94
sono previsti itinerari dedicati,
prima e dopo la nozze. Sono emerse dal convegno sia le difficoltà, ma anche le opportunità
nelle relazioni tra cattolici ed
ortodossi: accanto al dialogo teologico internazionale che segnala questioni ancora irrisolte,
c’è un ecumenismo spirituale
coltivato sul territorio attraverso studi biblici e condivisione
delle preghiere e un ecumeni-
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PELLEGRINAGGIO ECUMENICO
Il 18, 19 e 20 giugno l’incontro con i
riformatori svizzeri del XVI secolo
Dal 18 al 20 giugno l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo propone
un pellegrinaggio di approfondimento sulla Riforma nella vicina
Confederazione Elvetica, toccando tre città molto importanti
per le Chiese riformate: Ginevra (legata alla figura di Giovanni
Calvino), Basilea (Giovanni Ecolampadio), Zurigo (Ulrico Zwingli).
Due le serate dedicate al tema in vista del pellegrinaggio,
in programma il 13 maggio a Como e il 20 maggio a Morbegno.
Le iscrizioni sono già aperte; primo termine di iscrizione, 17 maggio:
la quota di partecipazione è di 440 euro (minimo 30 partecipanti;
supplemento singola: 100 euro). Per iscrizioni e informazioni rivolgersi
all’Azione cattolica diocesana, telefono 031-265181.
smo della vita che nasce dall’accoglienza e dalla sinergia nelle
parrocchie, e dall’interazione
delle donne dell’Est con le famiglie di cui si prendono cura e
per cui le “badanti” ortodosse
offrono sempre più spesso preghiere durante la Divina liturgia. Come motivo di speranza
per il cammino del dialogo ecumenico, di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dal primo
incontro di Edimburgo, il cardinale Tettamanzi ha richiamato il documento del cardinale
Walter Kasper Raccogliere i
frutti. Aspetti fondamentali della fede cristiana nel dialogo
ecumenico dove si dice «Oggi
sotto molti aspetti la scena sta
rapidamente cambiando. L’iniziale entusiasmo ha lasciato il
posto a una nuova sobrietà;
sono sorte domande sui metodi
e sui risultati ecumenici dei
decenni passati e sono stati
espressi dubbi riguardo al futuro. Una nuova generazione di
cristiani sensibili e motivati sul
piano ecumenico, specialmente
laici, sta riprendendo la fiaccola del movimento ecumenico,
ma in modo diverso rispetto a
coloro che l’hanno preceduta.
Tale situazione, da una parte,
impone una verifica dei metodi
seguiti fino ad ora e la ricerca
di vie nuove, quando quelle percorse in precedenza si rivelino
inadatte; dall’altra, rimanda
alla necessità della formazione
ecumenica di una nuova generazione di pastori e di fedeli che
si preparano ad assumere responsabilità nella vita ecclesiale».
ANGELA MARELLO
PIERA MAZZONI
P A G I N A
9
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
Dopo aver
incontrato
le parrocchie
di Careno
e Pognana
il Vescovo
prosegue
la Visita
Pastorale alla
zona “Lario”
incontrando,
domenica 2
maggio, la
comunità di
Torno in
occasione
della festa
del “Santo
Chiodo”
Pensando all’incontro che
avremo con il Vescovo vorremmo raccontargli di come quelle sue parole pronunciate nel
corso di una omelia tenuta
nella Chiesa Collegiata di
Sondrio il 3 febbraio del 2007
e che per la sua bellezza avevamo deciso di portare in ogni
famiglia di Torno non sono più
soltanto un sogno nella notte
ma un opera avviata con le
nostre mani ma, con la Sua
forza nell’aurora di un nuovo
giorno! E vorremmo anche
raccontargli di come “le cose”
del discorso rivoltogli tre anni
fa da un rappresentante della
nostra comunità; discorso nel
quale ci presentavamo e gli
presentavamo il cammino della nostra comunità - discorso
del quale volle una copia e di
cui disse: “scelte azzeccate” –
continuano ad essere le “cose”
TORNO DOMENICA 2 MAGGIO LA VISITA DI MONS. DIEGO COLETTI
IL VESCOVO E IL SANTO CHIODO
che facciamo, che viviamo e
che ci portano a dire: “Che
gran dono è la vita. Com’è
grande Dio”!
Durante la visita pastorale,
certamente emergeranno le
belle esperienze che facciamo
e soprattutto quello che Cristo e la sua parola, ha fatto
nascere dentro di noi; dentro
la vita ad esempio di alcuni tra
i bambini/ragazzi coinvolti nei
cammini di fede con le loro
famiglie e contiamo anche di
poter condividere le fatiche
presenti nella nostra Comunità soprattutto di quella che
affiora ogni qual volta cerchiamo di esprimere la
corresponsabilità ponendoci
con fede, disponibilità ed umiltà, davanti a Cristo interrogandoci su ciò che ci sta chiedendo – anche per mano della Chiesa, intesa come gerarchia: Papa, Vescovo – per poi
realizzarlo attraverso un attento discernimento frutto
maturo dello Spirito, operante nella vita di ogni Comunità Cristiana e di quella legata
alla formazione permanente.
Tutto ciò che la Parrocchia
propone è volto ad offrire formazione! Qualsiasi cosa facciamo – e non sono poche le proposte pensate, provocate e
sostenute che l’intera Comunità riceve durante l’anno –
siamo coscienti che non può
eludere la domanda sul per-
ché lo facciamo. Tutto, anche
la cosa più piccola, reclama un
senso! Non è solo un problema di sensibilità ma, di uso
della ragione; di rapporto tra
me e ciò che vivo: qui, ora,
adesso.
Cercare la risposta, e cercarla insieme, è la grande sfida della formazione: di una
formazione che proprio perché non prescinde dall’esperienza, ha una ricaduta sull’esperienza stessa. Cercare
la risposta e cercarla insieme è il metodo individuato
come maggiormente corrispondente e dobbiamo dire:
che il seme…cresce! E poi,
vorremmo ascoltare la sua
parola per essere confermati nella fede: l’esperienza di
un dono ricevuto – che proprio perché continuamente
accolto e ridonato, ci educa
a stare nella vita!
Al Vescovo chiediamo di essere aiutati a tenere gli occhi fissi su Gesù maestro e
modello per ogni uomo - questo non solo perché siamo
suoi discepoli ma, perché l’incontro con Lui permette all’uomo di essere più uomo e per andare oltre l’emergenza - oggi anche educativa per cogliere tutte le opportunità che questa emergenza
ci presenta.
don ALBERTO PINI
PARROCO DI TORNO
Dalla rivalità con Como ad oggi
Torno con la sua punta chiude, sulla sponda orientale, il primo bacino del lago di Como. Centro di
antica e travagliata storia ha vissuto tempi di
ricchezza e splendore e tempi di distruzione e povertà. Prima del XV secolo contava una popolazione di circa 5.000 abitanti, quando Como ne contava poco più di 7.000. I Tornaschi si occupavano
di industria con manifatture di panno che
avevano introdotto gli
Umiliati, e inoltre controllavano il commercio
che transitava sul lago.
Questa sua importanza
fece crescere la rivalità
tra Torno e Como, causa di continue battaglie
che portarono prima al
saccheggio del 1515 e
poi alla distruzione di
Torno nel 1522. Gli abitanti si dispersero nei
paesi dell’alto lago e nel
bergamasco. Qualche
anno più tardi tornarono, ricostruendo le case distrutte, ma il paese non raggiunse più l’antico
splendore. A Torno la vita religiosa, prima della
distruzione, non era meno vivace e attiva di quella civile. Testimoni di questa religiosità sono le
bellissime ed antiche Chiese. La Chiesa
prepositurale di Santa Tecla, reca scolpito sul bel
portale in marmo di Musso la data 1480, ma è già
nominata con la Chiesa di San Giovanni in una
bolla papale del 1208. All’interno della attuale
Chiesa di San Giovanni, dipinta con tinta rossa, è
ben leggibile la data di inizio cantiere 1494 e di
conclusione dello stesso 1497. In appena tre anni
i Tornaschi realizzarono un capolavoro chiamando per l’erigenda Chiesa di San Giovanni, destinata a custodire l’Insigne Reliquia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, le stesse maestranze della Cattedrale di Como, i fratelli Rodari.
La nostra è una delle prime comunità sorte in
PROGRAMMA
Domenica 2 maggio
ore 15.30:
Il Vescovo celebra la Messa nella Chiesa di San Giovanni con
tutti i sacerdoti della “Zona Pastorale Lario”.
diocesi: nel 520 d.C. morì a Torno un sacerdote di
nome Ancinziano e la presenza di un presbitero
nel nostro paese – a detta degli storici - lascia
supporre, una Comunità di fede.
Sempre sulla lapide in cui è ricordato il Presbitero
Ancinziano, figura anche il nome di una ragazza
morta nel 522 d.C della quale la Comunità – stando all’epigrafe – dovrà fare
“buona memoria” per
l’esemplarità della vita.
OGGI
la comunità civile, costituita da circa 520 gruppi familiari, conta pressapoco
1260 persone. A queste, si
deve aggiungere un consistente gruppo di persone
che stagionalmente si riversa in paese per le vacanze. Purtroppo, il paese,
in questi ultimi decenni ha
cambiato radicalmente il
suo volto “occupazionale”.
Molte delle piccole fabbriche presenti sul territorio hanno chiuso, costringendo la maggior parte
delle persone a gravitare su altri centri più o meno
vicini alla ricerca di un impiego. Poche, nel nostro
paese, sono anche le possibilità abitative. Per questo motivo la maggior parte delle coppie dopo il
matrimonio, si trasferiscono altrove privilegiando
nella loro scelta, paesi più o meno vicini al luogo
dove hanno trovato o mantenuto un posto di lavoro. A Torno, oltre ad alcuni negozi e bar, c’è anche
un distributore di benzina e due banche. Non bisogna poi dimenticare come in paese esistono due
edifici scolastici, la scuola elementare dedicata a
don Giancarlo Salice e la scuola media Prandoni,
nei quali convergono tutti i bambini e ragazzi dei
paesi limitrofi. In Paese c’è anche la Scuola dell’Infanzia della quale, attualmente il prevosto pro
tempore non per diritto ma, perché eletto dall’assemblea dei soci, ne è il Presidente.
Al termine della Messa, momento di festa con la comunità all’esterno della chiesa.
ore 18.30:
Visita la Casa di Riposo
Prandoni.
ore 20.30:
Il Vescovo presiede la celebrazio-
ne del Vespro e la Processione
con l’Insigne Reliquia del Santo Chiodo.
Venerdì 7 maggio la Visita
proseguirà con l’incontro con la
Comunità delle suore Orsoline
e in serata con la Commissione
Missionaria Zonale
LA STORIA DEL SANTO CHIODO
Nel lontano 1099 un chiodo della croce di Gesù approdò sulle
sponde del Lario, per la precisione a Torno. Ma la storia ebbe
inizio molto lontano, in Medio Oriente.
Dopo la presa di Gerusalemme,
un arcivescovo germanico, che
aveva preso parte alla prima
Crociata, era infatti entrato in
possesso della sacra reliquia.
L’arcivescovo (detto Allemanno
per le sue origini teutoniche)
recuperò anche i resti (una
gambina) di un piccolo innocente, fatto uccidere da re Erode al
tempo della nascita di
Gesù. Per tornare nelle
sue terre, dopo aver attraversato l’Italia, il
presule giunse a Como
con l’intenzione di risalire, in barca, il Lario.
Da qui avrebbe dapprima raggiunto l’Engadina e poi la Germania.
A Como erano però in
corso dei tumulti tra
due fazioni cittadine:
una che appoggiava il
vescovo ordinato dalla
Santa Sede, mentre l’altra preferiva il vescovo
simoniaco eletto da Enrico IV.
Il vescovo germanico, con i suoi
uomini, si recò così a Torno, allora borgo fiorente quanto Como,
per trascorrere la notte al sicuro
e lontano da eventuali pericoli.
Il mattino seguente riprese la
navigazione, ma subito si alzò
una forte tempesta che lo obbligò a rimandare la partenza. Tornata la bonaccia, ripeté il tentativo, ma immediatamente si
scatenò un’altra bufera. Un vento ad intermittenza rendeva
dunque estremamente difficoltosa la navigazione sul Lario. I
suoi tentativi di prendere il largo si susseguirono, ma tutti invano. L’arcivescovo scorse, allora, in questi avvenimenti un preciso segnale divino che lo invitava a lasciare in paese le reliquie.
Così il “Santo Chiodo” e le reliquie dei Santi Innocenti vennero lasciate in paese al termine
di una cerimonia solenne, alla
quale partecipò tutta la popola-
zione di Torno. Forse in un primo tempo le reliquie non sarebbero state depositate nella Chiesa di San Giovanni (dove si trovano attualmente) ma nella
Chiesa di Santa Croce.
L’autenticità del Santo Chiodo
sarebbe stata confermata da
documenti scritti andati perduti
durante il sacco di Torno del
1522. Prima di quella
data le testimonianze
sulla reliquia tornasca
sono solo orali. La sua
presenza in paese è
stata però confermata
dalla storia della famiglia Rusca (l’attuale dinastia comasca
dei Rusconi), del 1677,
scritta da Domenico
Rusca, frate cistercense. Qui si narra di
un suo antenato,
Lamberto Rusca, che,
nel 1126, prima della
battaglia vittoriosa contro gli
abitanti dell’Isola Comacina, si
era recato a Torno per chiedere
la protezione del Santo Chiodo.
In occasione del sacco di Torno,
fu trafugato anche il Santo Chiodo ad opera di un soldato di ventura di origini bergamasche.
Dopo il furto, però, sul ladro e
sulla sua famiglia si abbatterono grandi sciagure. Convinto
che tali disgrazie dipendessero
dall’illecito possesso delle reliquie, le riportò immediatamente a Torno. Da allora i tornaschi
decisero di chiuderle in un grande cassone fissato dietro l’altare maggiore della chiesa di San
Giovanni dotato di sette serrature, le cui chiavi furono affidate in custodia a sei famiglie,
scelte fra le più antiche del paese. Una era invece conservata
dal parroco di Torno. Ogni anno,
in occasione delle più importanti ricorrenze, le reliquie vengono esposte alla venerazione dei
credenti.
P A G I N A
10
Domenica
18 aprile
mons.
Diego
Coletti
ha ripreso
la Visita
Pastorale
alle
parrocchie
della
diocesi.
Un cammino
che riparte
dalla zona
“Lario” con
le comunità
di Pognana
Lario e
Careno
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
LA VISITA PASTORALE A POGNANA LARIO E CARENO
SU QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO...
D
omenica 18 aprile,
per le parrocchie di
Pognana Lario e
Careno è stata una
giornata indimenticabile e da scrivere negli annali per le generazioni future. Il vescovo Diego si è recato in visita pastorale in mezzo a noi, alla gente e volentieri ha ascoltato, consigliato,
sorriso, stretto tante mani e
incontrato proprio tanta gente. Il tempo non ci ha certo
aiutato, al mattino pioveva e
la temperatura era un po’ fresca ma la bellezza di questi
paesi affacciati sul lago di
Como non tramonta mai.
Alle 9 in punto, scortato dall’arma dei carabinieri, il Vescovo è arrivato per il primo
appuntamento ufficiale: l’incontro con la comunità aposto-
fotoservizio FOTOZAMBRA
lica formata dal consiglio pastorale, dalle catechiste e dal
Consiglio per gli affari economici. Il nostro parroco, don
Alessandro Di Pascale ha illustrato con brevità il progetto
pastorale, che già era stato discusso nella pre-visita dello
scorso 26 febbraio. I punti salienti del dibattito avuto con
il Vescovo che ha raccolto le
domande dei presenti hanno
toccato argomenti diversi: la
pastorale integrata, che significa lavorare insieme alle parrocchie vicine e per scendere
nel concreto non più un solo
campanile autosufficiente ma
un insieme di realtà che collaborano nello sperimentare
cammini comuni di annuncio
alla fede. Un altro aspetto è
stato quello di chiarirsi le idee
sulla iniziazione cristiana partendo dal documento presentato il 31 agosto scorso da don
Battista Rinaldi; un altro
aspetto evidenziato ha riguardato il numero e la qualità delle messe domenicali
celebrate richiamando la necessità di ridurre il numero
delle stesse per valorizzare
meglio il convenire insieme
nel giorno del Signore.
Alle 10.30 l’incontro in Comune con l’amministrazione
comunale, l’Arma dei carabinieri e i presidenti delle associazioni cittadine. È stato
un momento bello di dialogo
e di ascolto. Il nostro sindaco
Giuseppe Gandola ha saputo
sintetizzare in poche parole la
realtà sociale di Pognana
Lario e i presidenti delle associazioni hanno presentato
le loro attività a sostegno dell’asilo e della parrocchia. Il
vescovo ha presentato l’enciclica Caritas in Veritate e il discorso da lui scritto per la solennità di S. Abbondio alla città di Como. Ha sottolineato
l’importanza di vivere una
vera fraternità anche nell’aspetto sociale e civile di un
paese.
Lasciato il comune il vescovo si è recato alla piccola parrocchia di Careno per celebrare l’eucarestia. La chiesa era
gremita, il clima familiare e la
preghiera vera e sentita. È stato emozionante per la gente di
Careno avere il vescovo tutto
per loro per alcune ore. Terminata la messa il pranzo comunitario con le autorità, civili e militari, e la gente di
Careno. Il vescovo si è intrattenuto con tutti con uno stile
semplice e gioioso.
Dopo il riposo e la verifica dei
registri parrocchiali ecco attendere il vescovo i bambini e
ragazzi di Pognana Lario che
in oratorio hanno accolto chiamandolo a voce alta: “Diego,
Diego, Diego…” e il Vescovo
dopo essersi fatto attendere un
poco è uscito loro incontro e
insieme si è saliti alla chiesa
di S. Rocco dove, dopo aver
ammirato il panorama, ha
ascoltato le divertenti domande dei bambini. Gli hanno
chiesto se gli piaceva andare
a Messa, se sa nuotare, se faceva arrabbiare i genitori, se
ha tempo libero, se è bello
fare il vescovo. A tutti ha dedicato tempo e risposte complete e per nulla improvvisate.
Alle 17,30 l’incontro con i
nove cresimandi e i loro padrini. La messa e la cresima.
Un gesto ha colpito tutti i presenti: quello di aver fatto mettere ai cresimandi dopo la
crismazione una fascia bianca sulla testa a ricordo e richiamo della veste candida del
battesimo. La giornata si è poi
conclusa con la cena in casa
del parroco e il colloquio personale del Vescovo con don
Alessandro.
Desideriamo dire al vescovo Diego un grande grazie e
un arrivederci a presto. La
sua presenza in mezzo a noi
ci ha dato forza e confermato
nella fede. La sua semplicità,
naturalezza e spontaneità hanno messo tutti a loro agio e
reso bella e indimenticabile
questa giornata che tutti ci ricorderemo per sempre.
LA COMUNITA’ APOSTOLICA
CHIESA
CHIESAMONDO
P A G I N A
11
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
MEDICI SENZA FRONTIERE IL NUOVO RAPPORTO SULLE CATASTROFI UMANITARIE CHE NON FANNO NOTIZIA
LE DIECI CRISI CHE ABBIAMO DIMENTICATO
Al primo posto di questa
classifica troviamo le “malattie tropicali dimenticate” come la leishmaniosi
viscerale o kala-azar, la malattia del sonno, la Chagas e l’ulcera di Buruli, che mettono a rischio nel mondo 400 milioni di
persone. A queste malattie nel
corso del 2009 i telegiornali della Rai e di Mediaset (monitorati
dall’Osservatorio di Piacenza)
hanno dedicato “zero” minuti.
Per fare un paragone nello stesso periodo sulla cosiddetta “influenza suina” sono stati dedicati 1.337 notizie. Anche una
malattia come la Malaria (che
non rientra nell’elenco delle
malattie rare) pur provocando,
secondo un recente rapporto
dell’Unicef, circa 850 mila morti ogni anno trova raramente
spazio sui media italiani.
A seguire troviamo la situazione della Repubblica Democratica del
Congo dove, nonostante la fine
ufficiale della guerra civile nel
2003 e un difficile cammino verso la pace, proseguono gli scontri tra l’esercito congolese e vari
gruppi ribelli attivi nelle province orientali del Nord e Sud
Kivu. Negli ultimi mesi si sono
intensificati anche gli attacchi
ai civili dei ribelli ugandesi del
Lord Resistance Army nel nordest del Paese. Nel solo Kivu si
stimano ad oggi ancora un milione di sfollati. Alla RD del
Congo nel 2009 sono stati dedicate 7 notizie.
Nello stesso anno ai Saldi
sono stati dedicati 112 servizi.
Sei minuti ogni cento, solo sei minuti. E’ questa la percentuale di tempo
che i telegiornali italiani hanno dedicato, nel corso del 2009, alle crisi
umanitarie dimenticate. Una “top ten” in cui troviamo tragedie più
o meno conosciute: dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo
al conflitto in Sri Lanka, dalle malattie tropicali agli scarsi finanziamenti
per la lotta all’Aids. I dati, frutto di una ricerca dell’Osservatorio di
Pavia, fotografano la realtà di un’informazione che troppo spesso lascia
nell’oblio, come avvolti da un’impenetrabile cono d’ombra, buona parte
della popolazione mondiale. Per maggiori info www.crisidimenticate.it
3
4
1
Al sesto posto con 116
servizi nel 2009 troviamo,
secondo la classifica di
Medici Senza Frontiere, la malnutrizione infantile. Si stima
che ogni anno siano tra i 3.5 e i
5 milioni i bambini a morire per
cause legate alla malnutrizione.
Le zone più critiche sono in Africa Sub-Sahariana e in Asia, in
particolare in India, Pakistan,
Afghanista, Myanmar e Laos.
7
8
2
Al terzo posto troviamo la
situazione dello Sry
Lanka teatro di una guerra iniziata nel 1983 e conclusa
nel corso del 2009 con la definitiva sconfitta dei ribelli Tamil
che controllavano il nord del Paese. Da allora centinaia di migliaia di civili Tamil, etnia
minoritaria nel Paese, vive in
precarie condizioni all’interno
di campi profughi controllati
dall’esercito Srilankese. Allo Sri
Lanka sono stati dedicati 53
servizi. Nel 2009 al caldo ne
sono stati dedicati 246.
tutto il 2009 in varie parti del
Paese. Oltre alla crisi in corso
nel Darfur, la popolazione del
Sudan meridionale ha dovuto
far fronte all’aumento della violenza, al diffondersi di epidemie
e alla scarsità delle cure mediche. Gli sfollati interni sono circa due milioni.Al Sudan sono
stati dedica 112 servizi
Insufficiente anche l’informazione sulle violenze
subite dalle popolazioni
del Pakistan a cui sono stati
dedicati 225 servizi. Il conflitto
tra l’esercito pakistano e due
gruppi armati ha provocato lo
sfollamento di oltre due milioni di persone, mentre svariati
bombardamenti nelle principali
città pakistane hanno ucciso
centinaia di persone e ne hanno ferite migliaia.
Tra le crisi dimenticate
troviamo anche la Somalia che dal 1991 con la caduta del regime di Siad Barre
vive un clima di assoluta instabilità. Al Paese sono stati dedicati 293 servizi ma, quasi tutti,
dedicati al tema delle pirateria.
Molto meno spazio è stato dato
alla situazione sulla terraferma
dove a causa della guerra e della siccità vi sono milioni di persone a rischio.
9
Campo profughi a Goma,
Nord Kivu (RD del Congo))
Al quarto posto con 54 servizi troviamo la crisi in
Yemen. Le cinque guerre
dall’esito incerto scoppiate nello Yemen settentrionale, hanno
portato, nel 2009, ad una sesta
guerra, finora la più intensa.
L’esercito yemenita ha incrementato la sua offensiva contro un gruppo armato reclutato fra la comunità dominante
nella regione con un esito dal
punto di vista umanitario senza precedenti: obiettivi civili e
non militari, come gli ospedali,
sono stati duramente colpiti da-
gli attacchi. A questa situazione si aggiunge lo sbarco nel sud
di migliaia di profughi provenienti dalle coste dell’Africa.
5
Nel 2005, i leader mondiali, in occasione del G8 in
Scozia, si sono impegnati
a sostenere la copertura finanziaria per le cure per l’AIDS in
tutto il mondo entro il 2010: una
promessa cha ha incoraggiato
molti governi africani ad avviare ambiziosi programmi di cura,
contribuendo a espandere la copertura a più di 4 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo.
E ora quegli stessi leader - secondo Medici Senza frontiere stanno venendo meno agli impegni, lasciando i governi e milioni di persone affette da AIDS in
una grave situazione. Si stima
che circa 6 milioni di persone
malate nei Paesi in via di sviluppo abbiano bisogno di terapie.
Altra crisi dimenticata è
quella del Sudan a cui,
“Il Settimanale” ha recentemente dedicato un approfondimento. L’emergenza medica
umanitaria è continuata per
6
10
A chiudere la classifica è l’Afghanistan a
cui sono state dedicate 1.632 notizie. Numeri elevati che - secondo MSF - hanno,
però, riguardato per lo più la
missione militare italiana e la
politica internazionale e, meno,
le condizioni sociali del Paese
in cui la guerra, iniziata nel
2001, sembra non finire.
CHI SCRIVE E CHI LEGGE
TUTTA COLPA DEI MEDIA? FORSE NO...
G
uardando questa
classifica e confrontando i minuti spesi a parlare dei saldi con quelli dedicati alle crisi umanitarie, verrebbe da rispondere: “sì, è tutta
colpa dei giornalisti e dei direttori che, ogni giorno, scelgono
quali sono le notizie che arrivano nelle nostre case”. Perché
è questo che succede in ogni
redazione. Si sceglie quali fatti
meritano di finire in pagina, sul
web o in un servizio televisivo.
Tenendo ben presente che lo
spazio è sempre minore di quello di cui avremmo bisogno.
Questa, però, non può e non
vuole essere una difesa della
categoria perché di fronte a certi dati non possiamo negare la
miopia dell’informazione italiana quando si oltrepassano i confini del “bel Paese”. La tendenza, soprattutto dei tg è quella
di interessarsi poco o nulla ai
processi complessi delle crisi,
privilegiando invece fatti straordinari e limitati nel tempo.
Per capirlo è sufficiente vedere
cosa sappiamo, oggi, di quanto
succede ad Haiti?
Nell’universo dei media nostrani si nascondono, però, giornali e giornalisti che provano a
raccontare, spesso con l’aiuto di
fonti speciali (missionari e volontari sparsi per il mondo) le
sofferenze ma anche le gioia e
le ricchezze di Paesi lontani.
Pensiamo alle varie riviste missionarie, all’agenzia Misna o ad
una rivista come “Internazionale” che, ogni sabato, raccoglie
i migliori articoli dei giornali di
tutto il mondo. Nel nostro piccolo, grazie soprattutto alle lettere arrivate all’Ufficio Missionario (che trovare su
www.centromissionariocomo.it),
proviamo a fare la nostra piccola parte pur con la consapevolezza di non potere essere
esaustivi di fronte a scenari
tanto diversi e complessi.
Questa, seppur parziale, classifica, è una buona occasione,
allora, per aprire gli occhi, ma
sarebbe sbagliato pensare che
tutto si esaurisca all’interno
delle redazioni. Perché anche i
media, dovendo sopravvivere
vendendo copie o spazi pubblicitari (legati alle copie vendute), sono vittime della logica del
mercato per cui si tende ad inseguire la domanda di notizie.
E quindi se i nostri telegiornali
si sono riempiti negli ultimi
anni di servizi sui cani, sulla
cucina o sulle fidanzate di
Clooney, è perché queste notizie interessano l’opinione pubblica, forse più della situazione
del Congo. Senza dimenticare
che mandare un giornalista a
seguire la crisi del Darfur sia
ben più costoso rispetto alle sfilate di moda di Milano. Chiaramente queste considerazioni
non possono prescindere dalla
responsabilità dei giornalisti e
dal loro dovere di informare. E’
questo che anima il lavoro di
quanti si sforzano di continuare a raccontare cosa succede nel
mondo. Ma è qui che nasce una
domanda: quanto potrebbero
fare di più le riviste missionarie se vendessero il doppio delle copie? E cosa farebbe la Rai
o un qualsiasi quotidiano se vedesse premiata dai lettori la
scelta di dare spazio a queste
notizie “dimenticate”? E’ qui
che entra in gioco la responsabilità del lettore o dell’ascoltatore e, quindi, viene da chiedersi quanto le nostre comunità si
stiano impegnando per accrescere questa sensibilità.
Ma, forse, come diceva il
grande reporter Kapuscinsky:
“nessuno ha voglia di sentir
parlare di morti e carestie mentre siede a tavola”.
La cena rischierebbe di andargli di traverso.
MICHELE LUPPI
CHIESA
P A G I N A
12
RUBRICHE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
MAGGIO 2010
MAGGIO 2010
Apostolato
della preghiera
Intenzione generale: “Perché si ponga fine al
triste ed iniquo commercio di esseri umani che
purtroppo coinvolge milioni di donne e bambini”.
La piaga del traffico di esseri umani è un fenomeno sociale pluridimensionale di miseria, povertà, avidità, corruzione, ingiustizia e oppressione, che si manifesta con
lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù e
il reclutamento di minori per il conflitto armato. Sappiamo bene che le cause di questo fenomeno includono fattori economici come lo squilibrio fra i livelli di benessere
rurale e urbano e il desiderio disperato di sfuggire alla
povertà. Al problema contribuiscono anche fattori giuridici e politici quali l’assenza di legislazione e l’ignoranza
dei genitori e delle vittime dei propri diritti davanti alla
legge. La sfiducia nella legge e i confini aperti svolgono
anch’essi un ruolo, così come fattori socio-culturali quali
l’accettabilità sociale di mandare i figli a lavorare al di
fuori della famiglia, l’analfabetismo o livelli bassi di istruzione, l’accettazione della schiavitù del debito e la discriminazione contro le donne. La globalizzazione e l’aumentato movimento di persone possono anche rendere gruppi vulnerabili, come le donne e le giovani, preda più facile dei trafficanti, che chiaramente non hanno alcun riguardo per la dignità della persona umana e considerano le persone come meri prodotti da comprare, vendere,
usare e di cui abusare a piacimento.
C’è un altro aspetto che va riconosciuto e affrontato collettivamente, se si vuole contrastare in modo efficace
questo sfruttamento umano aberrante. Mi riferisco alla
banalizzazione della sessualità nei mezzi di comunicazione sociale e nell’industria dell’intrattenimento che
alimenta il declino dei valori morali e conduce al degrado di uomini e di donne e anche all’abuso di bambini.
(Intervento della Santa Sede al XVI Consiglio
Ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa, Mons. D. Mamberti,
Helsinki, 4 dicembre 2008)
Intenzione missionaria: “Perché i ministri
ordinati, le religiose, i religiosi e i laici impegnati nell’apostolato, sappiano infondere entusiasmo missionario alle comunità affidate alle
loro cure”.
La forza dell’evangelizzazione risiede al tempo stesso sia
nella verità che si annuncia, sia nella convinzione della
testimonianza con cui viene proposta. Per questo motivo
oggi la nuova evangelizzazione necessita che gli araldi
siano fedeli nella predicazione della verità e siano testimoni della forza salvifica della Parola della vita.
Di fronte alla sfida della nuova evangelizzazione la Chiesa necessita oggi di maestri e di santi aperti al potere
illuminante dello Spirito Santo che acuisce le capacità di
discernimento della realtà e fa scaturire un’abbondante
creatività di parole e di opere adeguate per dar vita al
Vangelo che si annuncia in differenti situazioni nel tempo. Per questo i religiosi della nuova evangelizzazione
devono primeggiare nella fedeltà alla verità e nell’ardore della missione, nella trasparenza della testimonianza
e nella forza sovrannaturale della santità.
(Giovanni Paolo II, XV Assemblea Generale
Ordinaria della Conferenza dei Religiosi
del Brasile, 11 luglio 1989)
Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché i bambini che ricevono la Prima Comunione inizino
un rapporto di amicizia e di unione con Gesù e,
con l’aiuto della comunità cristiana, possano
coltivarlo per tutta la vita”.
Gesù è il vostro più grande Amico. Ecco il secondo pensiero. Non dimenticatelo mai! Gesù vuole essere il nostro amico più intimo, il nostro compagno di strada.
Certamente avete tanti amici; ma non potete stare sempre con loro e non sempre essi possono aiutarvi, ascoltarvi, consolarvi. Gesù invece è l’amico che non vi abbandona mai; Gesù vi conosce uno per uno, personalmente; conosce il vostro nome, vi segue, vi accompagna, cammina
con voi ogni giorno; partecipa alle vostre gioie e vi consola nei momenti del dolore e della tristezza. Gesù è l’amico di cui non si può più fare a meno, quando lo si è incontrato e si è capito che ci ama e vuole il nostro amore.
Con lui potete parlare, confidare; a lui potete rivolgervi
con affetto e fiducia. Gesù è morto addirittura in Croce
per nostro amore! fate un patto di amicizia con Gesù e
non rompetelo mai! In tutte le situazioni della vostra vita,
rivolgetevi all’Amico Divino, presente in noi con la sua
“grazia”, presente con noi e in noi nell’Eucaristia.
E siate anche i messaggeri e i testimoni gioiosi dell’Amico Gesù nelle vostre famiglie, tra i vostri compagni, nei
luoghi dei vostri giochi e delle vostre vacanze, in questa
società moderna, tante volte così triste e insoddisfatta.
(Govanni Paolo II, Prima Comunione dei Bambini in
San Pietro, 14 giugno 1979)
PER LE PARROCCHIE
107
L’informatore
giuridico
I
n riferimento ai provvedimenti regionali
si rende noto che con D.D.S. 21.12.2009, n.
14302 (BURL n. 3 del 19.01.2010 - 2°ss) è
ancora aperto il bando per l’accesso ai mutui agevolati dell’Istituto per il Credito
Sportivo - assistiti da un contributo regionale
in conto interessi - per la realizzazione e
riqualificazione di impianti sportivi ad uso pubblico.
Possono accedere al bando enti pubblici, federazioni sportive nazionali, società e associazioni praticanti attività sportiva dilettantistica,
centri di aggregazione giovanile, enti morali
che perseguono, anche indirettamente, finalità ricreative e sportive senza fine di lucro (parrocchie, enti ecclesiastici e religiosi), cooperative sociali di cui alla legge 8.11.1991, n.
381 (“Disciplina delle cooperative sociali”).
Per quanto riguarda gli impianti sportivi già
esistenti sono possibili i seguenti interventi:
ristrutturazione, ampliamento, riconversione,
adeguamento tecnologico, manutenzione straordinaria, abbattimento delle barriere architettoniche, adeguamento alle normative di sicurezza.
Con riferimento ai nuovi impianti potrà essere finanziato unicamente l’intero progetto o un
lotto funzionale.
L’impiantistica sportiva in ambito scolastico potrà essere finanziata a condizione che l’accesso a tali strutture, oltre che agli studenti, sia
consentito anche al resto della cittadinanza.
Sono finanziabili i costi relativi a:
- spese per la realizzazione dell’intervento (progettazione, direzione lavori);
- spese di materiali e mano d’opera;
- acquisto di attrezzature sportive, delle aree
sulle quali saranno realizzati gli impianti, degli immobili da destinare ad attività sportiva;
- opere di non specifica destinazione sportiva,
purché connesse alle concrete esigenze ed alla
funzionalità complessiva degli impianti sportivi (parcheggi, aree a verde, percorsi pedonali
di accesso).
Complessivamente, le risorse disponibili ammontano a 15.000.000 di euro.
I contributi riguardano l’abbattimento dei tassi
di interesse dei mutui che saranno stipulati
con l’Istituto per il Credito Sportivo e saranno
assegnati in misura differenziata, in funzione
della tipologia del richiedente, del costo del progetto, della qualità progettuale e della valenza
turistica dell’intervento.
La durata dei mutui non potrà superare i 20
anni.
Le domande dovranno essere presentate, esclusivamente on line, sul sito www.sport.regione.
lombardia.it - sezione “Contributi e patrocini”
- entro mercoledì 30 giugno 2010.
Il modulo di adesione rilasciato dalla procedura informatica, firmato in originale e corredato di marca da bollo da euro 14,62, con la documentazione cartacea richiesta, dovrà essere inserito in busta riportante all’esterno la dicitura “Regione Lombardia - Impianti sportivi di
uso pubblico. Contributi in conto interessi sui
mutui agevolati dell’Istituto per il Credito
Sportivo - Iniziativa anno 2009-2010" e presentato nel seguente modo:
- una copia (in originale o copia conforme) a
Regione Lombardia - Direzione Generale Giovani, Sport, Turismo e Sicurezza - via Rosellini,
17 - 20124 Milano.
- una copia semplice all’Istituto per il Credito
Sportivo - via G.B. Vico, 5 - 00196 Roma.
L’iniziativa è a sportello, quindi questo significa che le domande saranno prese in considerazione rispettando l’ordine di presentazione
della domanda cartacea.
rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI
Parola di vita
di CHIARA LUBICH
«Chi mi ama sarà amato dal Padre
mio e anch’io lo amerò
e mi manifesterò a lui»
(Gv 14,21)
N
ell’ultimo discorso di Gesù, l’amore è al centro: l’amore del Padre per il Figlio, l’amore
per Gesù che è osservanza dei suoi comandamenti. Coloro che ascoltavano Gesù non
facevano fatica a riconoscere nelle sue parole un’eco dei Libri sapienziali: “l’amore è osservanza delle sue leggi” (Sap 6,18) e “facilmente è contemplata - la Sapienza - da chi l’ama” (Cf Sap 6,12). E
soprattutto quel manifestarsi a chi lo ama trova il suo
parallelo veterotestamentario in Sap 1,2, dove si dice
che il Signore si manifesterà a coloro che credono in
lui.
Ora il senso di questa Parola, che proponiamo, è: chi
ama il Figlio è amato dal Padre, ed è riamato dal Figlio che si manifesta a lui.
“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo
amerò e mi manifesterò a lui”
Tale manifestazione di Gesù chiede però di amare.
Non si concepisce un cristiano che non abbia questo
dinamismo, questa carica d’amore nel cuore. Un orologio non funziona, non da l’ora - e si può dire che non
è neppure un orologio - se non è carico. Così un cristiano, che non è sempre nella tensione di amare, non
merita il nome di cristiano.
E questo perché tutti i comandamenti di Gesù si riassumono in uno solo: in quello dell’amore per Dio e il
prossimo, nel quale vedere e amare Gesù.
L’amore non è mero sentimentalismo ma si traduce
in vita concreta, nel servizio ai fratelli, specie quelli
che ci stanno accanto, cominciando dalle piccole cose,
dai servizi più umili.
Dice Charles de Foucauld: “Quando si ama qual-cuno,
si è molto realmente in lui, si è in lui con l’amore, si
vive in lui con l’amore, non si vive più in sé, si è ‘distaccati’ da sé, ‘fuori’ di sé’ “ (CHARLES de FOUCAULD, Scritti Spirituali, VII, Città Nuova, Roma 1975, p. 110).
Ed è per questo amore che si fa strada in noi la sua
luce, la luce di Gesù, secondo la sua promessa: “A chi
mi ama ... mi manifesterò a lui” (Cf Gv 14,21). L’amore
è fonte di luce: amando si comprende di più Dio che è
amore.
E questo fa sì che si ami ancora di più e si approfondisca il rapporto con i prossimi.
Questa luce, questa conoscenza amorosa di Dio è
dunque il suggello, la riprova del vero amore. E la si
può sperimentare in vari modi, perché in ciascuno di
noi la luce assume un colore, una sua tonalità. Ma ha
delle caratteristiche comuni: ci illumina sulla volontà
di Dio, ci da pace, serenità, e una comprensione sempre nuova della Parola di Dio. E’ una luce calda che ci
stimola a camminare nella via della vita in modo sempre più sicuro e spedito. Quando le ombre dell’esistenza ci rendono incerto il cammino, quando addirittura
fossimo bloccati dall’oscurità, questa Parola del Vangelo ci ricorderà che la luce s’accende con l’amore e
che basterà un gesto concreto d’amore anche piccolo
(una preghiera, un sorriso, una parola), a darci quel
barlume che ci permette di andare avanti.
Quando si va in bicicletta di notte, se ci si ferma si
piomba nel buio, ma se ci si rimette a pedalare la dinamo darà la corrente necessaria per vedere la strada.
Così è nella vita: basta rimettere in moto l’amore,
quello vero, quello che da senza aspettarsi nulla, per
riaccendere in noi la fede e la speranza.
Questo commento si trova in Città Nuova, n.8/1999, p. 49
DAL MENSILE “IL TIMONE” IL PREMIO
“DEFENSOR FIDEI” AL CARD. CAFFARRA
Il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, riceverà sabato 22 maggio il premio “Defensor Fidei” promosso della Fondazione “Fides et ratio” e dal mensile “Il
Timone”. Ad introdurre il discorso del premiato sarà Mario Palmaro, docente di Bioetica presso il Pontificio Ateneo
Regina Apostolorum, saggista e giornalista. La cerimonia si terrà a Oreno di Vimercate (Milano) nell’ambito
della quinta edizione del “Giorno nazionale del Timone”.
L’iniziativa prende il via nella serata di venerdì 21, quando mons. Girolamo Grillo, vescovo emerito di
Civitavecchia, presiederà la processione e la recita del
Rosario con la statua della Madonna di Fatima. Nel pomeriggio di sabato si svolgerà, poi, una tavola rotonda
su “La Sindone: le ragioni dell’autenticità”, alla quale
prenderanno parte la sindonologa e collaboratrice del
mensile Emanuela Marinelli e Mario Trematore (l’ex
pompiere che portò in salvo il lino durante l’incendio del
1997). Introduce Giacomo Samek Ludovici, ricercatore
presso il Dipartimento di Filosofia della Cattolica di
Milano e collaboratore de “Il Timone” e di “Avvenire”. La
Messa conclusiva sarà presieduta dal card. Antonio
Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il
culto divino e la disciplina dei sacramenti.
P A G I N A
13
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
DOMENICA 2 MAGGIO
Cammini
francigeni
la 2°
giornata
nazionale
’
L
Italia è un reticolo di itinerari storici, ancora fruibili, molti dei quali legati a millenarie tradizioni di pellegrinaggio. Vie della fede, ma
anche vie della mobilità
sostenibile, dell’approccio
lento e attento ai luoghi e
alla storia. Una dimensione ancora poco nota, tutta da scoprire e da valorizzare.
Per questo, dopo il grande successo della scorsa
edizione, torna quest’anno la Seconda Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni in programma per il prossimo 2
maggio 2010. La Giornata, presentata ufficialmente il 20 aprile presso
l’Auditorium del Consiglio Regionale della Lombardia, alla presenza del
Presidente del Consiglio
regionale, arch. Giulio De
Capitani, è ideata e organizzata dalla Rete dei
Cammini, associazione di
coordinamento di diverse
associazioni italiane (tra
cui la comasca Iubilantes,
fondatrice e capofila) impegnate nella tutela e
valorizzazione di quell’immenso patrimonio
ambientale e culturale
che sono i cammini di pellegrinaggio. Questa giornata è dunque un invito
ad andare tutti insieme a
piedi lungo antichi itinerari culturali e religiosi
per riscoprire il gusto antico e sempre nuovo del
cammino, per ridare vita
ad antichi passi, per promuovere una fruizione
intelligente e rispettosa
delle vie di pellegrinaggio,
per far scoprire come e
dove camminare... “con
l’anima in spalla”, in
Gli eventi
nel comasco
prendono spunto
dai progetti
di valorizzazione,
organizzati
da Iubilantes,
di due importanti
itinerari storici
lombardi: la via
Regina,
e il Cammino
di San Pietro
S. Agata
di Moltrasio
di SILVIA FASANA
modo da riuscire a cogliere meglio l’identità dei
luoghi.
All’appello della Rete
dei Cammini hanno risposto Associazioni ed
Enti di tutta Italia con
una fitta ed interessante
rete di manifestazioni, in
costante aggiornamento,
di cui si può trovare
l’elenco dettagliato sul
sito internet www.rete
camminifrancigeni.eu.
Le iniziative si svolgeranno non solo lungo la
Via Francigena “tradizionale”, secondo l’itinerario
di Sigerico, ma anche sui
numerosissimi percorsi
che recano memorie di
antichi pellegrini. In dettaglio, la giornata prevede già oltre cinquanta
eventi, realizzati in undici regioni da una trentina di associazioni, una
dozzina tra Comuni, consorzi, musei, Pro Loco,
parrocchie. Non solo cammini, ma anche mostre,
fiere, degustazioni, pranzi, concerti, spettacoli,
animazioni e molto, molto altro ancora... La Seconda Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni vede i prestigiosi patrocini di: Ministero per i
S. Vittore Brienno
S. Marta
di Carate
Beni e le Attività Culturali, RAI - Segretariato
Sociale, Fondazione CARIPLO, Consiglio Regionale della Lombardia, Regione Toscana, Regione
Emilia Romagna, Provincia di Pavia e la collaborazione, tra l’altro, del
Corpo Forestale dello Stato, della Associazione Europea delle Vie Francigene e dell’Associazione
CIVITA.
Gli eventi nel comasco
prendono spunto dai progetti di valorizzazione or-
SCAMBIO DI SEMI E PIANTINE ALL’ORTOFLORICOLA
Nel corso della consueta serata di aggiornamento mensile che si terrà lunedì 3 maggio alle ore 21 presso la sede della Società Ortofloricola Comense
in via Ferabosco 11 a Sagnino, avrà luogo lo “scambio di semi e piantine da
orto e da giardino”.
L’invito è esteso anche a chi non possiede merce di scambio, perché la simpatica iniziativa costituisce una importante lezione pratica di botanica e
un’eccezionale occasione di conoscenza di nuove varietà grazie alla presentazione dal vivo delle caratteristiche e delle esigenze colturali di ogni singolo
esemplare. L’ingresso è libero.
Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031.531705 oppure
tel. 031.572177; e-mail: [email protected]; sito internet: www.ortofloricola.it.
ganizzati da Iubilantes, di
due importanti itinerari
storici lombardi: la Via
Regina, antichissimo asse
di connessione da Milano
ai valichi alpini verso la
Rezia e il lago di Costanza, e il Cammino di San
Pietro (naturale prosecuzione della Via Regina
verso Milano e da lì verso
la Via Francigena, recentemente recuperato per
iniziativa del Comune di
Cantù).
Per gli amanti del lago,
l’invito è dunque al per-
corso “Sui passi del Romanico” da Moltrasio a
Brienno, con visite alle
chiese romaniche di S.
Agata di Moltrasio, S.
Marta di Carate Urio e S.
Vittore di Brienno curate
dalle rispettive Parrocchie, che da tempo stanno collaborando con
Iubilantes per la valorizzazione di questi monumenti. L’appuntamento è
alle ore 14.00 alla chiesa
di S. Agata di Moltrasio.
Il percorso (7 Km circa)
ha una durata complessiva di circa 4 ore, su sentieri di difficoltà turisticoescursionistica, in un piacevole saliscendi tra antichi borghi e le tracce
della religiosità popolare.
L’evento vede la collaborazione delle Parrocchie
di Moltrasio, Carate Urio,
Laglio, Brienno e dell’Unione dei Comuni del
Lario di Ponente.
Questo evento sarà preceduto, sabato 1 maggio
da “Romanticammina”,
una camminata non
competitiva sulla “Riva
Romantica” tra Moltrasio
e Brienno, organizzata
dall’Unione Lombarda
dei Comuni del Lario di
Ponente, con ritrovo alle
ore 8.30 a Tosnacco.
Per chi ama cimentarsi
in un cammino insolito,
ma altrettanto ricco di
memorie e di arte, l’invito è invece all’iniziativa
“Sui passi di frate Pietro”, escursione inaugurale del “Cammino di San
Pietro, - Antica Via Canturina”, un itinerario storico fra Cantù e Seveso
legato alle memorie di
San Pietro Martire, recentemente promosso dal
Comune di Cantù e da
Iubilantes. Il percorso (18
Km circa) è pianeggiante
e consente di riscoprire
gioielli nascosti come la
chiesa hospitale di S. Antonio a Cantù, di rileggere i più importanti monumenti di Cantù dal punto
di vista delle vie di pellegrinaggio e che porterà,
nella Brianza milanese,
ai monumenti di Lentate,
Meda e Seveso, attraversando anche Figino e
Novedrate. L’appuntamento è alle 8.30 alla
chiesa di S. Antonio a
Cantù (Via Daverio); l’arrivo è previsto per le ore
16.30 al Santuario di
Seveso. Lungo il cammino ci si può aggregare via
via: le tappe intermedie
sono pubblicate sul sito
dell’Associazione Iubilantes. Il pranzo è al sacco, in piazza San Vito a
Lentate sul Seveso, dove
alle ore 14.00 sarà possibile visitare il trecentesco
Oratorio di S. Stefano.
Tutti i dettagli del tracciato del Cammino di San
Pietro sono disponibili sul
sito www.camminosan
pietro.it, scaricabili da
palmari e da portatili.
La partecipazione è libera e gratuita a tutti gli
eventi; si cammina in
gruppo. I trasporti sono a
cura dei partecipanti: si
sta valutando la possibilità del recupero auto da
Brienno a Moltrasio e da
Seveso a Cantù nella giornata di domenica 2 maggio. Si raccomandano calzature adatte: sono consigliate scarpe da trekking.
Per informazioni: Associazione Iubilantes tel.
031-279684, cell. 3477418614, fax 031-265545,
[email protected],
www.iubilantes.eu.
CRONACA
P A G I N A
14
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PROVINCIA, COMUNE, PARTI SOCIALI
Indirizzi
di bilancio:
tempo di accordi
L
’
approvazione di
un bilancio delinea, spesso, strategie e contenuti
di un’amministrazione. Dietro ai freddi
numeri si delineano progettualità importanti, il
“respiro”, le ambizioni, lo
spessore di un esecutivo.
Spessore misurato non
solo dall’entità delle grandi opere a progetto, ma
anche dall’attenzione
manifesta nei confronti
della persona, della famiglia, dei minori, degli ultimi…
Come vuole la prassi,
proprio in virtù dell’importanza attribuita a questo documento, gli indirizzi di bilancio sono oggetto di confronto e discussione anche con le organizzazioni sindacali, al
fine di concertarne i contenuti e verificarne la effettiva rispondenza alle
richieste del territorio.
Così è stato per Comune e Provincia di Como,
entrambi arrivati, nel
giro di pochi giorni, ad
un’importante intesa con
le parti sociali.
VILLA SAPORITI
Seduti attorno al tavolo, a Villa Saporiti, il presidente della Provincia di
Como Leonardo Carioni,
l’assessore ai Servizi Sociali Simona Saladini e
l’assessore al Bilancio
Patrizio Tambini. Per le
organizzazioni sindacali
erano presenti: i segretari generali comaschi Fausto Tagliabue (Cisl), Alessandro Tarpini (Cgil) e
Michele Barresi (Uil),
unitamente ai segretari
generali dei pensionati
comaschi Alfredo Puglia
(Cisl), Amleto Luraghi
(Cgil) e Salvatore Vecchietti (Uil).
L’intesa tra le parti ha
permesso la firma di un
accordo nel quale si è concordato sulle linee di indirizzo e di maggior attenzione dei contenuti del
Bilancio in via di approvazione di Villa Saporiti.
Di seguito, in estrema
sintesi, le voci affrontate
nel documento sottoscritto
Sviluppo
del territorio
Forte il richiamo alla
necessità di passare da
una cabina di regia sulla
crisi ad una sullo sviluppo economico e sociale.
Chiare le priorità cui prestare attenzione per i
prossimi anni: Metrotramvia Grandate - Como; Campus Universitario a San Martino; Tangenziale di Como).
In riferimento all’occupazione evidenziata la
necessità di creare un’alternativa occupazionale
Intesa tra Cgil,
Cisl e Uil, Villa
Saporiti e Palazzo
Cernezzi in merito
ai principali
obiettivi che
guideranno
l’attività
amministrativa.
La conferma di
una buona prassi
per la conduzione
del territorio
Villa Saporiti
alla riduzione del peso del
manifatturiero nel territorio comasco.
La crisi
Particolare attenzione,
per fronteggiare la crisi
che non ha esaurito il suo
manifestarsi, alle famiglie colpite dalla crisi, con
il finanziamento di un
fondo di 100 mila euro e
la promozione di politiche
attive per l’occupazione.
Fiscalità locale
Impegno, da parte dell’Amministrazione, di
adottare politiche che
promuovano l’equità fiscale, difendano il potere
d’acquisto di pensioni e
salari e contrastino l’evasione fiscale. Richiamata
la necessità di incrementare le risorse che derivano dal casinò di Campione d’Italia, rivedendo le
normative in essere al
fine di far concorrere tutti i soci, in maniera proporzionale alla partecipazione azionaria, alla suddivisione degli utili della
casa da gioco.
Servizi pubblici
locali
L’impegno è di assicurare servizi universali come
l’erogazione di acqua,
luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici attraverso politiche tariffarie adeguate e premianti verso modalità di consumo corrette.
Il “Sociale”
Tra le voci più di taglio
“sociale” da segnalare l’intenzione di garantire: forme di sostegno allo studio per i meritevoli e capaci in condizioni di disagio economico; politiche
di conciliazione per favorire una migliore conciliazione tra impegno lavorativo e gestione della famiglia; costante attenzione al tema della non
autosufficienza rafforzando l’Accordo stipulato
tra la Regione Lombardia
ed i sindacati che mira a
migliorare le attività di
assistenza domiciliare integrata sul territorio, ciò
La sala consiliare
di Palazzo Cernezzi
anche attivando i previsti
CeAD (Centri per l’assistenza domiciliare); rafforzamento dei piani di
zona distrettuali, strumenti in grado di perseguire processi di programmazione condivisa;
momenti di formazione
della figura delle assistenti familiari, cosiddette “badanti”; valorizzare e
potenziare la funzione del
segretariato sociale, inteso come strumento per
informare, valutare, facilitare l’informazione e
l’accesso ai servizi dei cittadini.
PALAZZO
CERNEZZI
Similari le voci sulle
quali il sindaco di Como
Stefano Bruni, il vicesindaco Ezia Molinari, e l’assessore al Bilancio Sergio
Gaddi hanno raggiunto
l’intesa sugli indirizzi di
bilancio per l’esercizio
2010 con i rappresentanti sindacali di cui sopra.
Dodici i punti cardine
indicati nel documento
sottoscritto con le parti
sociali. Di seguito, brevemente, i contenuti.
Anche in questo caso i
punti cardine del documento sono dodici.
Famiglie colpite dalla crisi. Al primo posto figura il fondo per sostenere le famiglie colpite dalla crisi (borse lavoro e
voucher per acquisto di
beni di prima necessità).
Per far fronte alle situazioni più gravi si è stabilito di rifinanziare il fondo stanziando 150mila
euro. A settembre, in sede
di assestamento del bilancio, si valuterà, sulla
base delle domande presentate, la possibilità di
stanziare ulteriori risorse.
Fiscalità locale. Per il
2010 è stato confermato
che verranno mantenute
tutte le aliquote dell’anno scorso in relazione alle
tasse e alle imposte di
competenza comunale.
Aree di esenzione e riduzione fiscale su base Isee
verranno individuate per
le famiglie numerose e
per quelle a più basso reddito da lavoro e da pensione.
Casa e governo del
territorio. Previsti interventi organici e pluriennali di investimento nel-
l’edilizia residenziale
pubblica con la realizzazione di alloggi per giovani coppie, studenti, famiglie in difficoltà, anziani
e soggetti a rischio di
esclusione. Concorde il
parere sulla necessità di
individuare aree per l’edilizia convenzionata e prestare attenzione alla questione dell’ housing sociale. Investimenti e risorse
andranno, infine, stanziati per una ristrutturazione energetica degli edifici pubblici.
Confermata, sul fronte
dei Servizi pubblici locali (acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici)
la necessità di individuare politiche tariffarie e regolamenti attuati che oltre a premiare modalità
di consumo corrette, garantiscano livelli minimi
di accessibilità, commisurati ai redditi.
Servizi educativi per
l’infanzia. Aumentare
l’offerta degli asili nido e
delle scuole per l’infanzia
sono obiettivi condivisi.
L’aggiornamento delle tariffe sarà fatto annualmente, sulla base degli indici di aumento dei prez-
zi al consumo. Necessarie,
inoltre, sono considerate
le politiche di sostegno
alle famiglie e alla mobilità (tempi della città, città amica dei bambini).
Diritto allo studio.
Obiettivi comuni da perseguire sono la valorizzazione dell’autonomia scolastica, i servizi educativi integrativi a supporto
delle famiglie, l’integrazione scolastica, il sostegno allo studio per gli studenti meritevoli e in condizioni di disagio economico.
Politiche di conciliazione. Necessario l’ampliamento dell’offerta di
campi estivi e nei periodi
di chiusura delle scuole.
Piani di zona. Il ruolo
dei piani di zona distrettuali va rafforzato ed individuato come lo strumento che persegue processi di programmazione
condivisa. Accordo anche
sull’indicazione di rafforzare l’offerta di voucher
rispetto ai buoni
Non autosufficienza
e condizione degli anziani. Il Comune, in stretto rapporto con il distretto sanitario di competenza, si è impegnato affinchè lo stesso attui rapidamente il previsto “Servizio per le prestazioni di
assistenza domiciliare”.
Oltre al tema della non
autosufficienza, l’accento
è stato posto anche sull’importanza della diffusione di centri di ritrovo
e socializzazione degli
anziani.
Sostegno al lavoro di
cura. Confermata, anche
in questo contesto, l’importanza di assicurare
formazione alle cosiddette “badanti”.
Accesso ai servizi.
Concordi, le parti, sulla
necessità di giungere alla
definizione di un nuovo e
migliore criterio Isee, capace di meglio delineare
la situazione reddituale
della famiglia.
Identico richiamo, per
chiudere, all’importanza
del segretariato sociale.
CRONACA
P A G I N A
15
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
NOVITÀ DAL PARLAMENTO DEL CANTON TICINO
Frontalieri
e sanità:
la soluzione
P
ossibilità di scelta, nel compilare
la richiesta per
ottenere il permesso di lavoro
in Svizzera, se optare per
l’assistenza sanitaria
svizzera o italiana. E’
questa la decisione che è
stata presa la scorsa settimana dal parlamento
del Canton Ticino, il Gran
Consiglio, e che scrive la
parola “fine” su un tema
che per tanto tempo ha
complicato, e non poco, la
vita ai lavoratori frontalieri. Infatti, dopo l’entrata in vigore degli Accordi Bilaterali tra Unione Europea e Svizzera,
Potranno
scegliere,
al momento
della richiesta
di lavoro, se
optare per
l’assistenza
sanitaria italiana
o svizzera
tutti i lavoratori frontalieri si sono trovati nell’obbligo di esercitare il
diritto di opzione per assoggettare se stessi ed i
familiari a carico del servizio sanitario italiano
oppure a quello svizzero.
Molti, anche non per proprie colpe, sono risultati
inadempienti rispetto a
questo obbligo, con la conseguenza dell’affiliazione
di ufficio presso una cassa malati svizzera, con
tutti i disagi ed i costi che
ne derivano. Condizione
confermata dal Parlamento ticinese per tutti
coloro che non hanno approfittato della sanatoria
in materia scaduta il 30
settembre 2008 e sulla
quale si è in attesa di un
pronunciamento del Tribunale federale delle assicurazioni. Per tutti i
nuovi lavoratori frontalieri, ovvero la cui occupazione oltre confine è iniziata successivamente al
L
e cure palliative: integrazione ospedale-territorio”:
è questo il tema della conferenza in
programma venerdì 30
aprile alle 20.45 nell’aula magna del Collegio
Gallio organizzata dall’
“Associazione Antonio e
Luigi Palma” di Como. Un
inserire nel formulario
per la richiesta del permesso di lavoro una voce
specifica legata all’opzione del sistema assicurativo nazionale (sistema
sanitario italiano o sistema assicurativo svizzero).
La decisione politica è
frutto di un lungo ed articolato lavoro svolto in
sintonia e collaborazione
da parte delle organizzazioni sindacali italiane e
svizzere ed è stata salutata positivamente nella
provincia di Como in
quanto, grazie alla scelta
di inserire la dichiarazione di opzione nel modello
di rilascio del permesso, si
potrà, dunque, risolvere
una questione che ha
messo in grave difficoltà
migliaia di lavoratrici e
lavoratori frontalieri negli ultimi anni.
L.Cl.
COLLEGIO GALLIO VENERDÌ 30 APRILE
L’hospice del S. Martino
“
30 settembre 2008, il
Gran Consiglio del Canton Ticino ha invece previsto l’invio a breve di una
lettera che inviterà a scegliere se avvalersi della
tutela sanitaria elvetica o
italiana. E per evitare che
in futuro possa ripetersi
una situazione di tale
confusione il parlamento
ticinese, in collaborazione
con l’Ufficio della migrazione, ha predisposto di
Le cure palliative:
integrazione
ospedale-territorio
incontro nel corso del quale verranno trattati non
solo la storia dell’associazione, che dal 1992 si occupa di alleviare le sofferenze dei malati terminali e dei loro familiari, ma
anche le recenti novità
emerse in questo ambito
dopo l’emanazione della
legge (approvata con voto
bipartisan) del 15 marzo
scorso inerente a “disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative
ed alla terapia del dolore”
tra cui, per la prima volta anche l’utilizzo di stupefacenti a scopo terapeutico.
Al convegno che sarà
introdotto dal prof. Angelo Palma, presidente dell’Associazione “Antonio e
Luigi Palma”, interverranno il direttore generale dell’Asl Roberto Antinozzi, la dottoressa Isabella Cerofolini (Responsabile Uoc Fragilità Dipartimento Assi-Asl Como), il dr. Corrado Taiana
(Direttore UOS Terapia
del Dolore e Cure Palliative dell’ospedale Valduce), il dr. Maurizio Fer-
retto (Direttore dell’ Hospice San Martino), la dottoressa Carla Longhi (Direttrice UOC Cure Palliative Hospice Sant’Anna) e la dottoressa Clelia
Casartelli medico oncologo dell’ospedale Valduce. “Diversi i motivi sottolinea il presidente
dell’Associazione Angelo
Palma - per cui abbiamo
organizzato questo incontro: innanzitutto per far
conoscere alle famiglie
una realtà esistente sul
territorio provinciale da
18 anni e che è di supporto ai malati terminali ed
ai
loro familiari, malati
che dopo la degenza in
ospedale, sono rimandati
a casa ed affrontano il futuro tra mille difficoltà. E
poi per illustrare il collegamento possibile tra
ospedale che dimette il
paziente, Hospice che se
ne prende cura in diversi
casi, e famiglia che assiste il paziente negli ultimi giorni della sua vita”.
Oggi sono un centinaio i
malati terminali che fanno riferimento in provincia di Como, all’Associazione.
L’ELABORAZIONE DEL LUTTO IN BIBLIOTECA COMUNALE A COMO GIOVEDÌ 29 APRILE
I giorni rinascono dai giorni...
“I giorni rinascono dai giorni...” Sono del poeta Mario Luzi le parole scelte per introdurre l’argomento della serata in programma in biblioteca comunale a Como,
giovedì 29 aprile alle ore 20.45, ultimo appuntamento della rassegna “Il tempo che resta” organizzata dalla associazione Accanto onlus - Amici dell’Hospice San
Martino per parlare del dolore di chi resta e del processo di adattamento alle perdite della vita. Si tratta di un incontro incontro sulla perdita e l’elaborazione del
lutto. Previsto l’intervento del dott. Enrico Cazzaniga, psicologo e del prof. Fabio Gabrielli, filosofo. Modera Maria Castelli, giornalista
Se in generale le “vie della saggezza” si organizzano attorno alla piena acquisizione della capacità di elaborare il lutto, diventa importante essere sostenuti in
questo processo per imparare a riconoscere, gestire e integrare il dolore. L’esperienza in Hospice, dove ci si confronta quotidianamente con la sofferenza di chi perde
una persona cara, è quella di accompagnare i famigliari nel periodo del lutto attraverso un percorso, individuale e in gruppo, di rielaborazione psicologica. Soffrire
per la morte di una persona cara è come essere gettati in un fiume in piena, in balia di emozioni potenti e contraddittorie, con i relatori invitati alla serata, il dott.
Enrico Cazzaniga, psicologo-psicoterapeuta che ha attivato diversi gruppi AMA (auto mutuo aiuto) per persone in lutto nelle provincie di Milano e Monza e il prof.
Fabio Gabrielli, filosofo e Preside della Facoltà di Scienze umane dell’Università L.U. de. S. di Lugano, si vuole stimolare una riflessione su questi temi e promuovere
la formazione di gruppi che seguano le persone che si trovano a vivere il dolore della perdita. “I gruppi saranno composti da 8 massimo 12 persone - spiega il dott.
Emanuele Basile, psicologo dell’Hospice San Martino – e inizialmente saranno coinvolti i parenti degli ospiti dell’hospice con l’obiettivo di poter offrire questo
servizio anche a persone esterne.” Il percorso proposto ha la finalità di accompagnare i singoli partecipanti al raggiungimento di una maggior consapevolezza e una
migliore gestione dei contenuti psicologici ed emotivi dando spazio anche a momenti dove saranno utilizzati strumenti come la pittura e la lettura per dare forma
e voce ai sentimenti connessi con il proprio vissuto di dolore.
CRONACA
P A G I N A
17
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
LAVORATORI E PENSIONATI IN CORTEO
I sindacati
e il 1° maggio
P
rimo maggio, festa dei lavoratori. Sarà un giorno speciale, come
sempre, per le
organizzazioni sindacali
comasche quello che vedrà anche il mondo del lavoro lariano in piazza per
richiedere lavoro, sviluppo, solidarietà, giustizia
fiscale. «Scenderemo in
piazza per porre, come
sempre, l’accento su questioni care ai lavoratori e
pensionati - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di
Como - perché si incominci a ragionare davvero in
termini di rilancio e sviluppo per il nostro territorio».
A fotografare il quadro
della situazione comasca
il volantino predisposto
da Cgil, Cisl e Uil. Documento che conferma la
mano pesante della crisi
anche sul nostro territorio. Una cassa integrazione che, nel 2009, ha toccato quota 26 milioni di
ore autorizzate, pari a circa otto volte le ore autorizzate nel 2008. Dati a
cui vanno aggiunti quelli
della cassa integrazione
in deroga: in otto mesi, da
maggio a dicembre 2009,
in Lombardia sono state
11.411 le domande presentate che hanno complessivamente riguardato
84.651 lavoratori.
Le domande di disoccu-
Nel piatto
la richiesta
di politiche
adeguate
di sostegno
allo sviluppo e di
ammortizzatori
sociali per tutti
pazione ordinaria nel
2009 sono state 17.117,
contro le 11.203 del 2008,
con un incremento di oltre il 50%. Rispetto al
dato 2007 (7.877 di disoccupazione) l’incremento è
stato di quasi diecimila
domande.
Le persone iscritte alle
liste di mobilità nel 2009
sono state quasi 3500,
duemila in più del 2008.
Le persone in cerca di lavoro sono cresciute del
56%, arrivando a quota
18 mila, contro una media negli anni precedenti
di 10/12 mila unità. Gli
avviamenti al lavoro nel
nostro territorio si sono
ridotti a circa 20 mila. I
possibili posti di lavoro a
rischio nel comasco per
l’anno 2010 sono stimati
in circa 4 mila.
Ma veniamo alle richieste concrete di Cgil, Cisl
e Uil: ammortizzatori sociali per tutti, anche per
chi ne è ancora privo. La
priorità per il 2010 dovrà
essere quella di evitare al
massimo i licenziamenti
SABATO 1 MAGGIO
LA DISCOTECA
DEL SILENZIO PRESSO
IL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
Sabato 1 maggio presso il Santuario del
Sacro Cuore di via Tommaso Grossi a Como,
si terrà la “Discoteca del Silenzio”, il tradizionale appuntamento di adorazione eucaristica
notturna proposto dal Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile (C.G.P.G.). L’inizio è alle
ore 20.30, con la celebrazione della S. Messa
vespertina; seguirà l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione spirituale proposta
dai giovani Guanelliani con preghiere, canti,
ritornelli, lettura di brani di don Guanella e
di frasi tratte dalla Parola di Dio. Poi, dalle
23.00, il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle 4.00 della domenica
mattina. Alle 24.00 sarà recitato il Santo Rosario per tutte le famiglie in comunione con
altre realtà guanelliane.
Domenica 2 maggio prosegue l’iniziativa,
sempre proposta dal Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile, della “Domenica della
Carità”: un momento di incontro con gli ospiti
della RSA “Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia domenicale
delle ore 10.30 presso la cappella interna alla
struttura (con entrata da via Guanella) seguita da un momento con aperitivo e canti. L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Chi fosse
interessato a partecipare all’animazione può
ritrovarsi alle 9.30 sempre presso la cappella.
Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031296783; e-mail: [email protected].
e trovare strade efficaci
per ridurre le liste di mobilità e disoccupazione.
Particolare attenzione
andrà prestata ai lavoratori stranieri. Nel merito
esplicita la richiesta di
promulgare il permesso
soggiorno per chi, tra questi, perde il lavoro, e introdurre il “permesso per
ricerca lavoro”, come strumento di contrasto al lavoro irregolare.
“Non bastano, però prosegue il documento solo gli ammortizzatori
sociali. Servono, soprattutto, politiche di sostegno allo sviluppo, all’innovazione ed alla ricerca,
finanziamenti selettivi
alle imprese che non licenziano e che investono
sul futuro, in Italia e non
all’estero. Servono banche
attente alle imprese, soprattutto alle piccole e
medie aziende ed alle famiglie”.
Ed ecco le richieste dirette al Governo: la riduzione, da subito, delle tasse sul lavoro dipendente
e sui pensionati. Stop ai
tagli allo Stato sociale.
“Al nuovo Governo della Regione Lombardia prosegue il documento chiediamo un piano per
creare almeno 100 mila
posti di lavoro entro un
anno, chiediamo di realizzare gli investimenti nelle grandi opere, nelle infrastrutture, nella ricerca
Uniti per la Colombo
Una marcia speciale, un vero e proprio corteo acquatico, si unirà alla manifestazione in programma in città il 1° maggio. L’obiettivo è di manifestare per la
tutela della storica azienda nautica comasca “Colombo” (33 dipendneti) di cui
la proprietà ha disposto il trasferimento a Brescia.
Allo scopo di protestare contro questa decisione sabato 1° maggio dal pontile
di Menaggio partirà un corteo acquatico alle 9.30, con arrivo previsto a Como,
in piazza Cavour, alle 10.30. Sulle barche presenti svetterà un vessillo con
questo slogan: “La Colombo non si tocca, la Colombo non si sposta”. «Trasferire
l’attività dei cantieri Colombo da Como a Brescia - tuona Alberto Zappa,
segretario provinciale Fim Cisl Como - significa perdere un patrimonio di esperienze e conoscenze costruito giorno per giorno, negli anni, dal lontano 1956.
Noi siamo un patrimonio che deve restare sul territorio. Per questo continueremo a dare battaglia».
e formazione, chiediamo
di sostenere le persone
nella ricerca di nuove opportunità di lavoro, di sostenere i progetti di sviluppo dei territori. Alle
istituzioni comasche chiediamo di impegnarsi di
più nei progetti di sviluppo del nostro territorio,
nella realizzazione delle
grandi opere che stanno
per essere avviate nella
nostra provincia, nel sostegno al settore manifatturiero e nella creazione
di nuove opportunità occupazionali nei settori del
turismo, dei servizi, della
logistica, della green
economy”.
La manifestazione del
1° maggio prevede il concentramento a Como, in
via Milano (zona San
Bartolomeo) alle ore 9.30.
Quindi alle 10 corteo per
le vie di Como. Alle 11 comizi in piazza Duomo a
Como, quindi alle 11.30
concerto del gruppo musicale “La moranera”.
RIVISTA COMO & DINTORNI: IN EDICOLA
IL NUMERO DI MAGGIO
È in edicola il nuovo numero della rivista “Como & dintorni”
che anche questo mese offre ai suoi lettori curiosità, approfondimenti e riflessioni su attualità, storia e cultura.
Questo mese viene presentato il Comune di Argegno attraverso il racconto della sua storia, dei sui trascorsi artistici e
della sua attuale vocazione turistica. Si affronta poi il tema
dell’arte analizzando alcuni artisti, tra i quali Enrico
Thanoffer, rappresentante della nuova ed ormai diffusa computer painting; ma anche un invito a teatro in occasione dei
vent’anni di attività di Antonio Albanese, il quale propone
un nuovo spettacolo che vuole essere una carrellata di tutti
i suoi personaggi. Gli appassionati di salute a tavola troveranno invece informazioni ed approfondimenti riguardanti
la cucina “gluten free”. Maggio poi, si sa, è il mese delle
prime uscite domenicali: riflettiamo e sorridiamo allora di
fronte alle statistiche di piovosità riferita al territorio
comasco. E come suggerimento per una gita davvero straordinaria si propone, in occasione del centenario, un accurato servizio sul trenino rosso del Bernina, tra storia, difficoltà, primati e cime innevate. Molti altri articoli arricchiscono la rivista insistendo su svariati temi: il bosco nella
letteratura e nell’immaginario comune, la nuova cittadella
dello sport a Cassina Rizzardi, la passione per le immersioni nelle acque del Lario e il nuovo Centro giovanile di Villa
Bellingardi.
...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più?
...hai bisogno di AIUTO?
I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON
condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito
e possono offrirti le possono offrirti le informazioni che cerchi.
telefona al: 800-087897
M. Ga.
CRONACA
P A G I N A
18
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
UN FINANZIAMENTO DI 4 MILIONI DI EURO ALLA PROVINCIA
Un percorso
sugli ultimi
giorni del Duce
Q
uattro milioni
di euro per riportare alla
luce e rendere
fruibile
al
grande pubblico gli ultimi giorni del Duce sul
Lario.
È questa la somma riconosciuta dalla Regione
Lombardia alla Provincia
di Como a sostegno di un
articolato progetto, di taglio storico-culturale, che
vede anche il coinvolgimento di 25 amministrazioni comunali del
territorio.
«A Dongo, nel 1995 spiega l’assessore provinciale agli Enti Locali e al
Territorio Ivano Polledrotti - nel 1995 fa inaugurato, dall’allora presidente del Senato Carlo
Scognamiglio, il museo
della Resistenza di Dongo. Un luogo che, nell’intento dei suoi promotori,
avrebbe dovuto racchiudere la memoria di un
periodo storico su cui si è
concentrata l’attenzione
di studiosi e appassionati di tutto il mondo. A quel
museo, con il suo risicato
numero di visitatori, va
restituita dignità, affinché divenga realmente un
luogo in grado di raccogliere e raccontare la storia. Per questo anche la
riorganizzazione del museo di Dongo farà parte di
un articolato progetto di
valorizzazione del turismo culturale incentrato
sul tema della seconda
guerra mondiale. Con riferimento agli anni che
vanno dal settembre 1943
all’aprile 1945. Interventi di carattere strutturale, con il posizionamento
di un’adeguata cartellonistica in luoghi a rile-
Il progetto,
denominato
“Fine della
guerra” prevede
di valorizzare,
anche da punto
di vista turistico e
culturale, le zone
teatro degli ultimi
giorni di vita
del Duce
vanza storica e la sistemazione di spazi per una
migliore “lettura” turistica, affiancati da iniziative di contenuto. Lo scopo
è, infatti, quello di accompagnare alle opere una ricerca storica mirata e approfondita, che ci consenta di raccontare al residente e al turista la storia di quell’epoca, attraverso un percorso guidato e punti d’approdo specifici. Ciò senza optare né
per l’una né per l’atra parte. Il risultato dovrà essere una testimonianza
super partes di quegli
anni. Un racconto asettico ma dettagliato. A tale
proposito nella fase di
predisposizione del progetto si è costituito un comitato composto da diverse e qualificate voci in
grado di leggere, anche
sotto diversi punti di vista, quell’epoca storica.
Mi riferisco a Valter Merazzi, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta
di Como; Wilma Conti,
consigliere regionale
dell’Anpi e membro partigiano della 52° Brigata
che la portò ad essere testimone della cattura del
Duce; e il cavaliere Alber-
to Botta. Questo comitato, che presto sarà implementato con altre figure,
lavorerà ai contenuti, predisporrà interviste, studi
approfonditi, perché la
raccolta dei materiali, la
loro elaborazione e la loro
successiva stesura siano
messi a disposizione del
grande pubblico».
«Questo progetto - spiega l’assessore provinciale
al Turismo Achille Mojoli - nasce da una consapevolezza importante: la
necessità di offrire, in
special modo all’Alto
Lago, risorse di sviluppo
nuove rispetto a quelle
attuali. E proprio nell’aver assistito, come protagonista, ad alcuni degli
eventi chiave dell’ultimo
conflitto mondiale si connota la sua particolare
specificità. Aspetto che ci
ha fatto propendere nell’orientare progettualità e
idee al fine di valorizzare
questa tematica come importante volano turistico
e culturale. Se tutto andrà come previsto entro la
primavera 2013, a due
anni dall’Expo, potremo
essere in grado di presentare al mondo, tra le proposte del lago di Como,
anche questo importante
percorso».
Quattro milioni di euro,
si diceva. Due a fondo perso e due da restituire in
vent’anni a tasso zero.
Una somma importante
che andrà a finanziare, da
qui al prossimo triennio,
svariate opere.
Nel dettaglio gli obiettivi del progetto prevedono, come detto, in primis
la realizzazione di un sistema di segnaletica turistica attraverso l’acquisto di pannelli e cartelli
CAMPIONE D’ITALIA: APERTE LE ISCRIZIONI
PER IL MILAN JUNIOR CAMP
Per la prima volta Campione d’Italia ospiterà, dal 5 al 9 luglio prossimi, il
Milan Camp, collaudata istituzione del club calcistico meneghino espressamente rivolta a giovani e giovanissimi. Nell’enclave utilizzerà l’eccellente infrastruttura sportiva comunale in località Scirèe: “Oltre che attrezzata di tutto
punto – fa notare Mariano Zanotta, Vice Sindaco– si trova in una posizione
incantevole, quasi a picco sul Ceresio, e con il Milan Camp – sottolinea – si
sfrutterà l’opportunità di un’animazione originale e specifica, non solo di pratica, ma di educazione allo sport”. Le giornate del Milan Camp si svolgeranno
tra sport e divertimento, con un programma intenso di allenamenti, preparazione atletica e insegnamenti tattici, seguendo i metodi dello staff tecnico ufficiale del Milan, secondo la filosofia milanista di coltivare i giovani talenti nell’ambiente in cui vivono, aiutandoli a crescere con gli insegnamenti e la disciplina tattica forniti dagli allenatori della squadra. Quindi s’intende che il ragazzo particolarmente dotato che si notasse al Milan Camp verrebbe seguito
con attenzione per l’eventuale selezione del Milan Junior Camp Day, manifestazione che si terrà in autunno a Milano alla presenza di tecnici, giocatori e
dirigenti del Milan. Per i residenti in Italia, tra i documenti da presentare è
indispensabile il certificato medico per attività agonistica, rilasciato dal pediatra per i partecipanti sotto i 12 anni d’età e dai servizi di medicina sportiva
dell’ASL per tutti gli altri. Le iscrizioni saranno accettate fino a esaurimento
dei 60 posti disponibili. Ulteriori informazioni sono disponibili su Internet
(www.milanjuniorcamp.com oppure www.asopen.it), ma si possono ottenere
anche telefonando sia al numero degli organizzatori del Milan Camp
(0039.051.636.06.70) sia a quello dell’Amministrazione comunale di Campione d’Italia 0041.91.641.91.34.
Il punto dove si presume venne fermata
l'autocolonna tedesca che trasportava il Duce
informativi da installare
in prossimità di luoghi o
beni storici collegati all’itinerario tematico della
“Fine della guerra”. L’intervento ha lo scopo di
rendere fruibili ed accessibili questi luoghi storici all’interno di un itinerario storico tematico.
L’intervento coinvolgerà il
territorio di circa 25 comuni e oltre 40 luoghi e
beni storici localizzati.
Il progetto prevede,
inoltre, la sistemazione di
alcuni luoghi storici di
interesse turistico. Due,
in particolare i luoghi individuati: il tratto di percorso tra la ex casa De
Maria e la Villa Belmonte
di Mezzegra (che racconta gli avvenimenti dopo la
cattura di Mussolini e
alla sua fucilazione), percorso che richiede una serie di interventi di sistemazione per migliorarne
la percorribilità e la fruizione.
Un altro intervento riguarderà il lungo lago
Cavour, a Dongo, luogo di
alcuni avvenimenti storici che hanno coinvolto la
scorta di Mussolini. Le
opere da realizzare riguarderanno l’ampliamento della passeggiata.
Al fine di favorire una
migliore ricostruzione
storica degli avvenimenti sono inoltre stati individuati tre luoghi da valorizzare e destinare a
questo fine. Il primo, come
detto già esistente ma da
riqualificare, è il Museo
della resistenza di Dongo.
La struttura verrà ampliata per consentire, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, di percorrere i temi individuati sia
attraverso l’esposizione di
materiali già disponibili o
provenienti da collezioni
private, sia con la ricostruzione di realtà “immersive”, sia con la messa a disposizione degli
archivi attraverso la
digitalizzazione dei documenti. Il museo verrà,
inoltre, dotato di un’area
di parcheggio e di un’area
di sosta di servizio.
La seconda struttura
sarà l’ex opificio Salice di
Musso che sarà adibito a
museo dei fatti storici del
1945. L’edificio, da sistemare e qualificare, sarà
destinato a centro espositivo, posizionato nei resti di una fabbrica, avrà
la funzione di illustrare,
con maggior dettaglio, alcune tematiche di particolare rilevanza nella storia che si andrà a raccontare. Si svilupperanno le
tematiche del lavoro e
dell’economia di guerra,
degli sbarchi clandestini,
etc.
La terza struttura sarà
un fabbricato polifunzionale localizzato lungo
il percorso tra la ex casa
De Maria e Villa Belmonte: il fabbricato da sistemare sarà adibito a luogo di informazione e promozione dell’itinerario oltre ad avere un piccolo
angolo espositivo.
M. Ga.
7 MAGGIO SCUOLA MEDIA PARINI
Famiglie
numerose,
numerose
opportunità
Nell’ambito del ciclo d’incontri “Educazione e
famiglie in rete: perchè creare associazioni?” promosso dal Forum delle associazioni familiari di
Como per promuovere e sostenere le associazioni che si occupano di questioni familiari, si ricorda che il prossimo incontro è programmato per
venerdì 7 maggio, alle ore 20.45. L’appuntamento è presso la Scuola Media Parini di Como, Aula
Magna F. Rusca. Tema dell’incontro sarà: “Famiglie numerose, numerose opportunità”. Relatore:
dott. Mario Sberna, associazione Famiglie Numerose, con la testimonianza di alcuni esponenti dell’associazione stessa.
REBBIO
E SE LUI FOSSE
UNO DI NOI.
RECITAL AL
TEATRO
NUOVO
I giovani dell’Oratorio di Rebbio propongono il Recital ” … e se
Lui fosse uno di noi…”
sabato 8 e domenica 9
maggio alle ore 20.30
presso il Cineteatro
Nuovo in Via Lissi. Ingresso Gratuito.
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
1
1° maggio: Festa del Lavoro
Annunciare Cristo:
è il bene dell’uomo
IL SENSO DEL LAVORO OGGI
Quale spazio per la persona?
C
on il passare degli anni
la festa del lavoro, celebrata il primo maggio, ha perso la sua
connotazione specifica. Da
giorno in cui masse di lavoratori si ritrovavano in piazza
per affermare il valore del lavoro e riaffermare i loro diritti, pian piano si è trasformata in giorno di passeggio,
di scampagnata e sta assumendo sempre più la connotazione di giorno da dedicare
alle spese. Eppure il lavoro,
questa attività dell’uomo sulla quale papa Giovanni Paolo
II nell’enciclica Laborem Exercens aveva fatto un’approfondita riflessione, conserva per
la persona, e non solo per la
persona ma anche per la vita
sociale, una importanza fondamentale. E la crisi economica, che stiamo vivendo ancora, con la sua ricaduta sensibile sull’occupazione e di
conseguenza sulle famiglie, ne
è la dimostrazione.
Non sembra quindi inopportuno in occasione della
festa del lavoro richiamare i
più ampi significati che il lavoro porta in sé. Il primo è sicuramente quello antropologico. Ne siamo tutti convinti,
ma purtroppo la prassi quotidiana smentisce questa convinzione: infatti la centralità
della persona rispetto alla organizzazione del lavoro fatica assai ad affermarsi. Il fatto
che la dizione del 1° maggio
sia ora “ festa dei lavoratori”,
evidenzia che la prima realtà
del lavoro è l’uomo. Papa Benedetto XVI nella sua enciclica “Caritas in veritate” parla
di un lavoro decente. Egli pone
questa affermazione, parlando dei problemi dello sviluppo, in un quadro ben preciso,
quello della relazione esistente tra povertà e disoccupazione, e afferma che I poveri in
molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro
umano (n. 63). È un’afferma-
A COLLOQUIO CON I SINDACATI
I timidi segnali di ripresa economica non si sono ancora tramutati in opportunità di ripresa
occupazionale, anzi stando ai segretari dei sindacati CGIL, CSL e UIL di Como, il 2010, per
quanto concerne l’occupazione sarà ancora più grave dell’anno precedente. Infatti si prospettano chiusure di aziende che fino ad oggi sono riuscite, con fatica, a sopravvivere nonostante il
calo di produzione. Ma se questa diminuzione produttiva dovesse protrarsi nei termini attuali
anche per quest’anno, certo è che la loro sopravvivenza futura sarebbe assai compromessa.
Proprio pensando al futuro i sindacati reputano importante una interfaccia tra il nostro
sistema produttivo e la politica al fine di salvare il manifatturiero, ossatura del nostro sistema
produttivo. A questo punto il discorso si sposta sulle banche. Esse devono agevolare la ripresa
sostenendo con un credito accessibile quelle aziende che vogliono investire nell’innovazione.
I sindacati aggiungono anche che la lotta alla evasione fiscale e contemporaneamente una
maggior oculatezza nelle spese pubbliche, al fine di evitare sprechi, aiuterebbe sicuramente lo
stato a poter avere a propria disposizione maggiori risorse a beneficio delle famiglie, che alla
fin fine sono i soggetti che più pagano questa crisi.
Anche alla Chiesa fanno una richiesta. Non si tratta tanto di dare suggerimenti di carattere
economico, ma di indicare al sistema economico, con chiarezza e fermezza, quei comportamenti etici che sono indispensabili per una buona gestione dell’economia. Si tratta di evidenziare i
valori che sono stati richiamati anche dal Papa nell’enciclica “Caritas in veritate”, in modo
particolare la fraternità e la sobrietà. Sono valori che non possono essere trascurati. La
fraternità è un valore da approfondire e la sobrietà è un antidoto contro la cultura del superfluo che per la cultura attuale è lo status simbolo dell’uomo realizzato.
In questa situazione di crisi va registrato positivamente il fatto che in alcune aziende sono
stati stipulati contratti di solidarietà. Questi non dovrebbero essere solo un escamotage per
affrontare la contingenza di un lavoro precario, ma dovrebbero diventare una modalità futura
diffusa, soprattutto se si pensa che in futuro il lavoro non sarà abbondante. Essi si sposano
bene con il valore della solidarietà e della fraternità e diventano un antidoto alla cultura
individualistica che ha intaccato anche il mondo del lavoro. Queste risposte alla precarietà e
alle ingiustizie porteranno frutti solo se esse saranno costruite non al singolare, ma al plurale
e saranno risposte adeguate per tutti.
zione importante: il Papa non
addossa le colpe della povertà alla disoccupazione come
se questa fosse dovuta a maldestre organizzazioni del lavoro o a fattori prettamente
economici, ma alla violazione della dignità del lavoro
umano. Tale affermazione
acquista ancor più forza se si
considera che quando fu fatta la stesura finale dell’enciclica la crisi economica si era già
presentata con tutti i suoi pesanti risvolti negativi e di sofferenza.
Il papa Benedetto XVI nel
dare contenuto all’affermazione lavoro decente elenca sei
condizioni che vanno innanzitutto dal lavoro come espressione della dignità essenziale di ogni donna e uomo,
la quale deriva da un lavoro
liberamente scelto che associ
efficacemente i lavoratori e sia
partecipe dello sviluppo della
loro comunità; un lavoro che
permetta ai lavoratori di essere rispettati, di soddisfare le
necessità delle famiglie e di
scolarizzare i figli, di organizzarsi liberamente; un lavoro
che lasci spazio sufficiente per
trovare le proprie radici anche
spirituali e che permetta al
termine del lavoro una pensione congrua per una vita
dignitosa.
Penso che nel leggere le
condizioni perché un lavoro
sia decente, non risulti difficile individuare i motivi che
devono indurre i cristiani a
ritrovarsi in occasione della
festa del lavoro per celebrare
una veglia di preghiera e di
riflessione, affinchè sia fondamento di questa festa e possa
essere vissuta da ogni lavoratore come affermazione di un
lavoro dignitoso.
Si riporta così a vivere il 1°
maggio non come un giorno
di svago, ma giorno in cui i
valori cardine del lavoro siano proclamati, condivisi e sostenuti.
inser
to a cura di
inserto
UFFICIO DIOCESANO
PER LA PPASTORALE
ASTORALE DEL LA
VORO
LAVORO
PAGINA
2
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
SpecialeLavoro
LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO DIEGO
L’impegno per il
lavoro decente...
abato 1° maggio
in tutto il mondo
ricorre la “Festa
del lavoro” o dei
“lavoratori”. Un
contesto, questo lavorativo, che da sempre, fin
dagli albori della vita
umana e della strutturazione della società, vede
la presenza e la sensibilità degli uomini di fede.
Perché il “lavoro nobilita
l’uomo”, perché il lavoro
è espressione e attuazione della genialità e della
capacità umana. Dimensioni, queste ultime, che
negli ultimi anni sono
state sacrificate in nome
della competitività, della
razionalizzazione di tempi, energie, spese, risorse.
S
Un vortice che ha portato alla crisi economico-finanziaria che sta colpendo duramente e principalmente il mondo occidentale, quello “benestante”, che ha inventato una “globalizzazione”
selvaggia, finendo vittima della sua stessa creatura. Oggi il sistema sta
cercando di reinventare
se stesso, sospeso fra una
ripresa che taluni tratteggiano comunque come
“drogata”, perché giocata
su prestiti, tassi di interesse, scambi fittizi; l’affanno delle economie emergenti che si impongono di non crescere troppo per non creare squilibri e non cadere nel turbine inflattivo; e una situazione del mercato del
lavoro che non sa dare
speranze ai giovani e non
riesce a valorizzare le
proprie intelligenze e
manualità affermate
(leggi il dramma dei quaranta-cinquantenni difficilmente ricollocabili una
volta usciti dall’ambito
imprenditoriale in cui
hanno acquisito conoscenze e competenze). Sono problemi grandi che
riguardano la nostra
quotidianità. Perché nel
mondo globale tutto mi
interessa, anche quello
che accade molto lontano
da me.
Fermarsi a pensare, in
occasione del 1° maggio
a cosa vogliano dire, oggi,
le parole “lavoro” e “lavoratore” è un’occasione
preziosa. Il 1° maggio
2000, Giovanni Paolo
II, in occasione del “Giubileo dei lavoratori” fece
un appello affinché si sviluppasse una coalizione
mondiale a favore del «lavoro decente». «Che cosa
significa la parola “decente” applicata al lavoro? – si chiede Benedetto XVI nella “Caritas in
Veritate” – Significa un
lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di
ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori,
uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro
che consenta di soddisfa-
re le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a
lavorare; un lavoro che
permetta ai lavoratori di
organizzarsi liberamente
e di far sentire la loro
voce; un lavoro che lasci
uno spazio sufficiente per
ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un
lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa» (cf CV n. 63).
Tutti siamo chiamati a
impegnarci per la realizzazione del «lavoro decente».
diamo al futuro, perché
sia più bello e sereno per
tutti…
Qui di seguito il nostro vescovo Diego Coletti ci aiuta a riflettere su questi argomenti – l’intervista sarà
trasmessa in audio o
letta in occasione delle Veglie per il Lavoro
in programma in diocesi. Un’attenzione pastorale, quella al mondo
del lavoro, che, in occasione della crisi, nella nostra Chiesa locale, come
in altre realtà italiane, si
è tradotta nell’istituzione di un fondo di solidarietà a sostegno delle famiglie in difficoltà economica a causa
della congiuntura sfavorevole. Il fondo “Famiglia-Lavoro” il 30
aprile compie un anno: sempre in queste pagine, con i referenti dell’iniziativa, tracciamo un
bilancio dei primi dodici
mesi di attività e guar-
Come vede la situazione economica attuale e quale deve essere
il compito della Chiesa e della parrocchia?
«Non è mia competenza dare una lettura della
situazione economico-finanziaria e della crisi che
stiamo attraversando,
anche se, conversando
con degli esperti, ho avuto delle indicazioni preoccupanti circa il suo decorso piuttosto lungo e sul
rischio di una ricaduta…
Ma, lo ripeto, non è questo il campo in cui mi
sembra che un vescovo
possa intervenire con
competenza. Quello che
mi sta a cuore, però, è il
ruolo, in questo momento, che può essere ricoperto dalla comunità cristiana. Due i pensieri che mi
vengono in mente a questo proposito. Primo: la
comunità cristiana è
stata chiamata a dare
segni - espressi in abbondanza nei mesi scorsi - di
solidarietà e partecipazione. Non si tratta
tanto di “fare” gesti di
carità e di condiscendenza… Si tratta di operare
nella giustizia quella
fraternità fattiva, concreta, che il Papa ha richiamato anche nell’ultima
enciclica e che sta alla
base del vero sviluppo
integrale dell’umanità.
Dobbiamo approfittare di
questo momento di crisi
per risvegliare in noi solidarietà, fraternità, attenzione, soprattutto verso coloro che, da questa
crisi, sono più direttamente e fortemente colpiti. Secondo: la comunità cristiana deve essere luogo di testimonianza di una vita sobria. Di una vita capace
di rinunciare al superfluo, disposta a snellire
pretese, consumi, gusti
superficiali… Sebbene
non siano sbagliati, sono,
però, esterni alle cose che
veramente contano nella
vita. In questo modo si
permette all’umanità di
imparare ad attraversare momenti di penuria e
difficoltà quasi come una
grazia… quasi come un
dono di alleggerimento e
di liberazione da tanti
condizionamenti che affliggono, oggi più che
mai, la cosiddetta “umanità sviluppata”. Se la
comunità cristiana riuscirà a dare segni di sobrietà, di indipendenza
dal consumismo, di
riscoperta delle cose belle della vita – che vengono mortificate dalla smania di possedere e di consumare – credo che potrà
svolgere, nell’ambito della società civile, una funzione liberatoria».
Nelle riflessioni e discussioni dei cattolici,
talvolta sembra non
essere sufficiente l’attenzione riservata ai
problemi del sociale e
MONSIGNOR BATTISTA GALLI
COORDINATORE DEL FONDO FAMIGLIA-LAVORO
ROBERTO BERNASCONI:
DIRETTORE DELLA CARITAS DELLA DIOCESI DI COMO
Il 30 aprile 2009 veniva ufficialmente presentato, in diocesi di Como, il fondo di
solidarietà “Famiglia-Lavoro”, alimentato da raccolte nelle parrocchie, dalle offerte spontanee, dal Sol.Sacer. (dove i sacerdoti hanno fatto confluire un mese della
propria remunerazione ma non solo). Dopo una prima fase di accoglienza e analisi
delle domande di sostegno, da luglio sono cominciate le prime erogazioni. «Il progetto – spiega monsignor Galli – ha preso le mosse dalle indicazioni giunte
dalla Chiesa italiana e dal nostro vescovo in particolare, il quale, fin da
subito, si è mostrato molto sensibile e attento di fronte all’attuale situazione economica delle famiglie. Da questo “input” è nata la collaborazione fra le
realtà coinvolte nell’iniziativa e che, immediatamente, si sono messe al lavoro». Il
fondo non si limita a fornire sostegno economico. «La nostra principale preoccupazione – sottolinea don Battista – è di tipo educativo: ovvero non basta
fornire l’aiuto, “assistere” nel momento del bisogno. È indispensabile
modificare i propri stili di vita, limitare i consumi ed evitare gli sprechi.
Occorre, insomma, un impegno di sobrietà. L’altro aspetto fondamentale è
che l’iniziativa deve nascere e coinvolgere “dal basso”. Tutta la comunità si
deve sentire partecipe, per aiutare chi si trova in difficoltà, innanzitutto con l’ascolto
e l’accoglienza. Oltre all’aiuto diretto che potrà arrivare dal fondo, sarebbe bello
che fossero le famiglie a sentirsi chiamate in prima persona a fare qualcosa per chi hanno accanto, mettendo in atto una sorta di “adozione”
fraterna e autentica di nuclei familiari che si sanno in difficoltà». Un
serio impegno di sobrietà e attenzione al prossimo, insomma, che chiede una
sensibilità crescente, perché l’oggettiva situazione contingente di difficoltà non
deve portare a trascurare gli ultimi che vivono in situazione di povertà
da ben prima dello scoppio epidemico della crisi economica. «Nelle scorse
settimane – riprende don Battista – ho inviato una lettera di ringraziamento a
tutti i sacerdoti perché l’adesione generosa al “Famiglia-Lavoro” è stata immediata, grande e generosa da parte sia del clero diocesano sia della comunità
cristiana. Ovunque, e in modo diffuso, sta crescendo un’attenzione sincera nei
confronti dell’altro, espressa non con gesti eclatanti o limitati nel tempo, ma
nella quotidianità. Sono atteggiamenti spontanei, fraterni, che hanno permesso di recuperare reti di solidarietà, di amicizia, di colloquio fra vicini
e con il parroco. È un aspetto educativo che si sta affermando con evidenza. Anche
in occasione delle Comunioni, delle Cresime, i ragazzi raccolgono i propri risparmi per partecipare e sostenere il fondo. Non ci sono parole per dire l’importanza e
la bellezza di questo modo di sostenere insieme i propri fratelli».
«Sono stati dodici mesi di raccolta fondi, ma, soprattutto, di crescita, nella consapevolezza delle fatiche con cui la crisi economica chiede di confrontarci». Così
riflette il direttore della Caritas diocesana Roberto Bernasconi. «Perché non è
vero che la crisi sta finendo: anzi, in questo periodo sta esprimendo i suoi effetti
più duri. Le parrocchie, attraverso il fondo diocesano, stanno riscoprendo il significato dello “stare sul territorio”. Un impegno che richiede sicuramente la fatica
dell’accollarsi le difficoltà delle famiglie, ma sa anche diventare momento di
condivisione fraterna e comunitaria». Il fondo è arrivato a raccogliere oltre
550mila euro. I finanziamenti erogati superano i 240mila euro, che hanno
permesso, e stanno permettendo, di sostenere ben oltre 200 famiglie in un’ottantina di realtà: per la maggior parte si tratta di contributi mensili (erogati per
almeno un trimestre, in una misura variabile fra i 500 e gli 800 euro), per altri il
contributo è una tantum. In totale sono state presentate oltre 260 domande. Anche chi non ha visto accolta la propria domanda non è stato lasciato da solo. Il
fondo diocesano è nato appositamente per aiutare le famiglie in difficoltà a causa
della crisi economica. I «no», spesso, arrivano perché non si rientra nella tipologia
prevista, quindi si viene dirottati e indirizzati agli altri servizi di sostegno e orientamento messi in campo da Caritas e Acli. Non vi è Zona Pastorale della diocesi che non abbia presentato almeno una domanda. Le richieste più numerose arrivano da Como Centro, Como Sud, Bassa Comasca, Valchiavenna, Bassa e
Media Valtellina. Il saldo ancora a disposizione è di oltre 250mila euro. «Al
di là delle erogazioni – riprende Bernasconi – siamo molto soddisfatti del nuovo
stile che si sta affermando. Si tratta ancora di iniziative “embrionali”, ma ci sono
parrocchie e gruppi che hanno deciso di integrare il fondo con attività di accoglienza e accompagnamento. Altro aspetto positivo è stato l’affermarsi di un metodo di lavoro condiviso, nel rispetto delle competenze e delle capacita di ognuno,
ma insieme, avendo a cuore un’unica meta: il servizio a un bene comune più grande». La crisi ha colpito tutti, anche chi aveva un’occupazione molto qualificata e
ora è stato messo in disparte. «Queste situazioni – riflette il direttore della Caritas
– dovrebbero interrogarci e portarci, da cristiani, a una seria analisi della società
in cui viviamo. Perché evangelizzazione e applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa richiedono l’assicurare il cibo a chi ha fame, combattere il lavoro nero e
l’evasione, favorire l’affermarsi di politiche economiche e sociali rispettose delle
persone, della loro dignità, delle loro aspirazioni». A breve partirà anche una prima borsa lavoro, che durerà sei mesi ed è stata attivata con la cooperativa dei
guanelliani, per lavori di falegnameria. Il beneficiario riceverà 500 euro al mese.
PAGINA
3
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
SpecialeLavoro
del mondo del lavoro.
Come risvegliare la
sensibilità delle comunità cristiane, tenendo conto, soprattutto,
delle situazioni di crisi, di cassa integrazione, dei cinquantenni
che non trovano più lavoro, dei casi di emarginazione mobbing?
«Prendo il discorso un
po’ alla lontana: la radice della soluzione di questo problema – cioè la distrazione, la disattenzione, la disaffezione, il disinteresse della comunità rispetto ai problemi
concreti della vita – affonda nel dogma dell’incarnazione. Dobbiamo ricordarci che la nostra fede cristiana non è
un insieme di “istruzioni
per l’uso” per spedire l’anima in paradiso… Ma è
una sfida, una missione,
un compito affidato da
Dio ai discepoli di Gesù,
perché trasformino dall’interno la vita concreta
delle persone, facendola
diventare una vita di giustizia, fraternità, pace,
costruzione di un futuro
bello e migliore per i nostri figli. Questo passa,
inevitabilmente, anche
attraverso il lavoro, la
cittadinanza attiva nel
sociale e nell’impegno politico, la passione democratica per i grandi valori per i quali vale la pena
di impegnarsi e di lottare. Queste cose non possono essere estranee al
cristiano, come se lui dovesse occuparsi sempre e
solo “dell’altro mondo”. Il
fatto che la comunità cristiana, in qualche misura, sia un po’ distratta da
questi problemi, vuol dire
che non ha approfondito a sufficienza e
non ha abbastanza
presente al proprio
spirito il dogma dell’incarnazione. Il figlio
di Dio si è fatto uomo perché – lo dice Egli stesso
nel Vangelo – abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza. La Vita con la “V”
maiuscola e senza aggiunta di aggettivi. Non
è la vita dell’anima, non
è soltanto la vita del corpo ma è la Vita nel suo
insieme. Ed è a questa
Vita che la comunità cri-
stiana si mette a servizio».
È possibile pensare,
all’interno dei percorsi di formazione alla
vita cristiana, della
catechesi fatta in parrocchia, momenti dedicati, in modo specifico, a come essere
presenti e a come operare nel mondo del lavoro?
«Direi che non solo è
possibile ma è doveroso.
Perché, e torniamo al discorso di prima, se la nostra preoccupazione catechistica fosse solo quella
di indicare percorsi di
preghiera o di morale individuale, saremmo gravemente carenti nei confronti dell’annuncio del
Vangelo. Annuncio, invece, che richiede che, nell’insieme della comunicazione della fede, abbia il
posto giusto anche la
preoccupazione di formare coscienze civili,
di cristiani, pienamente solidali nel lavoro della costruzione
della città dell’uomo, a
servizio dell’uomo e a
misura dell’uomo. Da
questo punto di vista, mi
pare che se c’è un’osservazione che spesso viene
fatta, è quella di pensare
che il Magistero si stia
preoccupando fin troppo
di queste cose. Basti pensare all’ultima enciclica
di Benedetto XVI, la
“Caritas in Veritate”, che
riassume e aggiorna tutte le encicliche che in
questi ultimi anni e decenni, a partire da Pio
XII, o, se si vuole, arriviamo fino a Leone XIII, e
poi ancora Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno
messo a disposizione della Chiesa, parlando delle cose concrete, parlando della pace nel mondo,
dell’economia, del lavoro,
della necessità di trovare le strade di una partecipazione democratica
sempre più ampia e consapevole. Questa è la dottrina sociale della Chiesa che fa parte di quell’insieme di verità e prospettive di impegno che
sono essenziali a una piena e matura testimonianza di vita cristiana».
Come le parrocchie
devono aprirsi al mondo del lavoro?
«Trovo abbastanza difficile dare indicazioni generali, quando le parrocchie hanno misure e contatti con il mondo del la-
LE ACLI: CON UMILTÀ ACCANTO ALLE FAMIGLIE
Anche le Acli della Diocesi di Como, chiamate dal nostro Vescovo alla gestione del
Fondo Famiglia-Lavoro, hanno potuto costatare l’importanza di questa iniziativa,
attivata in una fase di difficile congiuntura economica come quella che stiamo
attraversando. Appropriata non solo per il sostegno economico offerto (certamente d’aiuto nelle situazioni di difficoltà di molte famiglie che hanno perso il lavoro,
ma che rappresenta pur sempre una parzialità nel mare delle difficoltà), ma anche per la possibilità di un ascolto dignitoso, di una attenta lettura del disagio e
dei bisogni per trovare sostegni per progettare il futuro. In questi mesi le Acli
hanno offerto il loro contributo innanzitutto mettendo a disposizione l’esperienza
dei propri servizi, per primi Patronato e Caf per verificare la situazione
previdenziale o inoltrare istanze alle Istituzioni preposte, ma anche Enaip, la
scuola di formazione delle Acli, e le nostre cooperative sociali per individuare
politiche attive del lavoro in grado di sostenere e orientare il lavoratore disoccupato. I momenti di ascolto e di incontro delle persone e delle famiglie in difficoltà
sono importanti e sono sviluppati anche con il contributo dei volontari dislocati
nel territorio. È un lavoro di rete che ci vede impegnati insieme a Caritas, Azione
Cattolica e Pastorale del Lavoro ad esaminare le domande che pervengono al Comitato di Gestione del Fondo che non sono semplici “fogli di carta, ma rappresentano la vita delle persone e le loro difficoltà, che ci interrogano e spronano ad
individuare le migliori soluzioni possibili. Lavorare insieme con continuità ha
rinsaldato la conoscenza e le relazioni anche fra le noi Associazioni e anche questo
è un valore aggiunto che non va sottovalutato. Di questa iniziativa occorre sottolineare l’alto valore educativo, ovvero ricordare agli uomini di “buona volontà” il
valore della solidarietà che deve tradursi anche in scelte concrete di sobrietà e di
cambiamento dei propri stili di vita. Anche noi delle Acli stiamo ormai da alcuni
anni interrogandoci sui nostri stili di vita, puntando ad una maggiore sobrietà nei
consumi e a un profondo rispetto della terra e dei suoi frutti, visti come dono di
Dio per tutti gli uomini, non solo per quelli che riescono ad arrivare per primi.
LUISA SEVESO
voro che sono diversissimi. In primis per le differenze nel “tipo” lavoro.
Penso alle parrocchie legate sostanzialmente al
terziario o al turismo, o
altre nel cui territorio si
trovano grossi insediamenti industriali, oppure a quelle con caratteri
squisitamente rurali...
Quindi il contesto sociale e civile nel quale vive
la comunità cristiana
parrocchiale richiede interventi diversificati.
Innanzitutto, esiste un
responsabilità di studiare, in concreto, gli elementi giusti per intervenire in modo giusto
nel mondo del lavoro.
E sono atteggiamenti di
ricerca e approfondimento che vanno affidati all’attenzione, all’indagine,
alla valutazione e all’esecuzione del parroco con il
suo consiglio pastorale
parrocchiale, perché insieme vedono in concreto non gli spazi da
“occupare”, ma gli
spazi in cui offrire un
servizio di verità e liberazione dall’ingiustizia e dall’oppressione. Due gli obiettivi che
la comunità cristiana si
deve porre – in particolare i consigli pastorali
parrocchiali. Primo: la
conoscenza della realtà del lavoro, che è uno
degli elementi più importanti della dimensione
della persona, e che, di
conseguenza, coinvolge
anche la famiglia, il vicinato, l’urbanistica, i trasporti… In sintesi, siamo
invitati a conoscere il
contesto, la situazione, le caratteristiche
specifiche del mondo
del lavoro (che prende
gran parte della vita della nostra gente) della
comunità che serviamo. Secondo, avendolo
conosciuto, vedere quali sono le priorità e gli
interventi che posso-
no essere messi in atto, nel rispetto pieno – e
questo importante – delle competenze. Perché
la comunità cristiana
non è un’imprenditoria,
non è un sindacato, non
è un’agenzia amministrativa o politica…
Quindi rispetto delle competenze, evitando ogni
forma di estraneità e,
quel che è peggio, di contrapposizione… Credo
che le parrocchie, così diffuse sul territorio e così
vicine alla vita della gen-
te, hanno, da un lato, tutti gli strumenti necessari, e, dall’altro, la chiara
responsabilità che consente loro di intervenire con spirito di servizio e di promozione
dei grandi valori della convivenza umana,
anche all’interno del
mondo del lavoro, come
esso si presenta, in maniera molto variegata, da
parrocchia a parrocchia».
testi a cura di
ANZI
LATT TTANZI
ENRICA LA
COME FUNZIONA
IL «FAMIGLIA-LAVORO»
Come collaborare per alimentare il Fondo?
Il Fondo è aperto a continue donazioni da parte
di privati, enti, associazioni ecc. Chiunque volesse può contribuire con la sua offerta direttamente presso la sede della Caritas Diocesana in Piazza Grimoldi 5, Como oppure con bonifico bancario sul conto n. 7875 presso il credito Valtellinese,
sede di Como, intestato a Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio Onlus – Fondo di solidarietà
FAMIGLIA – LAVORO”.
IBAN: IT98 M 05216 10900 0000 0000 7875
Chi sono i soggetti coinvolti nel progetto?
Le comunità parrocchiali sono invitate a individuare le situazioni che prevedono un aiuto, a segnalarle al parroco o a un suo incaricato, e a collaborare per dare una risposta. Lo stesso parroco
(o un suo collaboratore) è incaricato di raccogliere la richiesta di aiuto (valutando le condizioni
reali di bisogno previa compilazione di un’apposita scheda) e di portarla all’attenzione del Referente zonale. A quest’ultimo è affidato appunto il
compito di ricevere le richieste di sostegno, valutarle e segnalarle al Comitato dei Garanti, per
confermare poi l’accoglienza e le modalità dell’aiuto. In diversi centri della Diocesi sono aperti gli
Sportelli informativi, per offrire sostegno e accompagnamento ai disoccupati rispetto alle problematiche del lavoro e agli ammortizzatori sociali.
Qual è la funzione del Comitato dei Garanti?
Il Comitato dei Garanti è incaricato di raccogliere le richieste, valutarle e stabilire l’erogazione
dell’aiuto. È presieduto dal vicario episcopale,
monsignor Battista Galli ed è composto da due
membri della Caritas diocesana, da due membri
della Pastorale del Lavoro, da due membri dell’Azione cattolica e da due membri delle Acli.
L’AZIONE CATTOLICA: IL FONDO FAMIGLIA-LAVORO
UN’OCCASIONE DI CORRESPONSABILITÀ NELLA CHIESA
Siamo stati chiamati dal nostro Vescovo Diego, sotto la guida di monsignor Battista Galli, a far parte del comitato dei garanti del fondo famiglie e lavoro istituito
dalla nostra Diocesi.
Questo invito mi ha chiamato ad una nuova forma di corresponsabilità nella vita
della Chiesa, diversa da quelle finora sperimentate.
È un’esperienza nuova sia per quello che è richiesto a livello personale sia perché
questo cammino è fatto insieme ad altri fratelli che provengono da esperienze e
formazioni diverse tra di loro.
Da un punto di vista personale abbiamo la responsabilità di valutare ed analizzare le situazioni segnalate (e non sempre è facile “leggere” dei freddi dati sulla
carta senza avere una conoscenza diretta) e la necessità di essere cuore ed amore
per finalizzare in modo il più possibile equo e corretto il dono di tanti fratelli
(sacerdoti e laici) per le famiglie in stato di bisogno.
Non è sempre facile, di fronte a certe situazioni, mantenere la lucidità di ragionamento e decidere serenamente che cosa fare; è difficile in queste occasioni respingere la tentazione del “dare comunque” un contributo anche se il caso non rientra
nei parametri del fondo ma è necessario farlo per rispettare la volontà di chi contribuisce con la propria donazione al fondo.
La vera e piacevole sorpresa è stata, per me, il vivere questa esperienza in totale
collaborazione con gli altri partecipanti al comitato; si è subito creata un’armonia,
un’unità di intenti, una vera e profonda collaborazione per raggiungere i fini che
ci siamo proposti con il fondo famiglie lavoro.
Ovviamente non siamo esenti da errori o da difetti (stiamo tutti facendo un cammino di crescita) e non siamo sempre concordi su tutto ma realmente si cerca di
portare il proprio pensiero, la propria esperienza e conoscenza per giungere alla
migliore proposta per aiutare chi ha bisogno.
Se a volte siamo costretti, per la mancanza di requisiti, a non erogare un aiuto
economico non mancano mai delle indicazioni sui tentativi da fare per provare a
risolvere la situazione segnalata, questo anche grazie al generoso aiuto fornito
dalle Acli e dalla Caritas che mettono a disposizione la loro esperienza e la loro
professionalità oltre alla capillare rete di sedi e uffici per sostenere l’iniziativa del
fondo.
Continuiamo a vivere questa esperienza con la consapevolezza che le crisi (anche
quelle economiche) servono alla nostra crescita personale e con la speranza che
da questa particolare crisi si possa uscire avendo riscoperto la necessità di una
maggiore sobrietà nella nostra vita e apprezzando maggiormente il valore delle
relazioni umane e personali.
GERMANO
PAGINA
4
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
SpecialeLavoro
I CONTENUTI DELLA VEGLIA DEL LAVORO
La parrocchia
vive il territorio
Q
uest’anno la
Veglia di preghiera per il
Lavoro punta
a stimolare le
parrocchie a riflettere e ad
attivarsi in una pastorale
che sia propositiva sul territorio nei vari ambiti dell’agire dell’uomo. Di seguito proponiamo alcuni indirizzi operativi ripresi dalla dispensa La Parrocchia
vive nel territorio distribuito come mandato ai partecipanti nella veglia a
carattere diocesano.
1. È importante la conoscenza e la riflessione
delle problematiche sociali e del lavoro.
L’aiuto verso chi ha bisogno non si deve fermare al
soddisfacimento del bisogno immediato, con l’aiuto economico, pur estremamente necessario, ma deve
andare al cuore delle persone; deve cioè risvegliare
nelle comunità e in tutte
le persone di buona volontà, un pensiero di “sana
ribellione” verso un mondo dove l’emarginato diventa sempre più emarginato e il povero sempre
più povero. Si tratta quindi di riscoprire il calore
della “vera” prossimità,
quella che ci viene dalla
Parola di Dio, sempre prodiga di situazioni da cui
trarre insegnamento, stile e modelli di vita. Si tratta di recuperare in pieno
quella “Ragione” che coniugata con la “Fede” si traduce per il cristiano in comportamenti quotidiani.
Si constata, però, che nelle nostre riflessioni e nei
discorsi di credenti è sempre meno presente la società in tutte le sue dinamiche.
Le manifestazioni della
società, buone o cattive,
spesso non vengono affrontate col metodo del discernimento per comprenderne le radici e le moti-
vazioni, ma solo per soddisfare una cultura del lamento.
Quello che serve invece è
una ricerca sapienziale
all’interno degli avvenimenti che incoraggino,
oggi, le persone ad uscire
dalla comunità cristiana
per operare, cambiare,
solidarizzare, incoraggiare, sostenere.
Ogni persona è infatti
chiamata alla santità nell’ambito in cui opera: è lì
che ciascuno prende coscienza della sua vocazione all’interno dell’umanità ed è lì che opera lo Spirito e si diventa consapevoli delle necessità e dei
bisogni del prossimo.
L’elemento fondamentale
che sta alla base di questo
cammino quotidiano, capace di interpretare il rapporto di libertà e di misericordia dell’uomo con Dio
è la fede: una fede evangelica, alimentata dalla Parola di Dio, fonte di ogni
sapienza
Egualmente fondamentale è l’Eucaristia, dove,
nella fede, facciamo memoria dell’amore di Gesù
e quindi della misericordia del Padre; coinvolgimento indispensabile per
chiedere e ricevere il dono
dello Spirito per essere
costanti nelle opere avendo come prospettiva e speranza la misericordia accogliente di Dio.
Fede ed Eucaristia: sono
quindi queste le due realtà fondamentali che se
vissute in una comunità
cristiana la spingono ad
uscire e a controbattere
“in prima linea” il pensiero relativista ed egocentrico che la società moderna, oggi ci propone.
Ogni cristiano ha come
progetto fondamentale
l’evangelizzazione, l’annuncio della “buona novel-
la”; vive e realizza quotidianamente questa sua
vocazione nei luoghi di vita frequentati nella realtà civile in cui è inserito.
2. Possibilità di azione
Nei luoghi di lavoro
Il sacerdozio comune, sui
luoghi di lavoro, si vive
nel:
• Servizio: qui si esprime
il senso del lavoro come
vocazione di ogni persona
adulta perché sviluppi e
renda accessibili, in eguale misura a tutti gli esseri
umani, i beni della creazione necessari; beni che
Dio ha disseminato nel
mondo, e concretamente
sul territorio in cui la persona vive.
• Collaborazione: non c’è
sviluppo possibile se non
si mettono insieme competenze, capacità, genialità,
attenzioni.
• Giustizia: una realtà ha
bisogno di crescere nel rispetto della dignità e delle esigenze di ciascuno affinché ogni persona si senta valorizzata.
• Legalità: per vivere del-
la giustizia, ognuno è tenuto ad osservare le leggi
del paese in cui vive. Nel
caso queste leggi fossero
contro la persona, ciascuno democraticamente deve impegnarsi a migliorarle. Solo nel rispetto delle
leggi è possibile costruire
un rapporto di pace.
“Un compito importante,
che va rispettato, maturato, orientato, è svolto dal
sindacato all’interno della
realtà lavorativa. Se le
condizioni e lo stesso lavoro in questi anni sono cambiati, tuttavia il compito
sindacale manifesta una
sua vocazione poiché nasce
dalla solidarietà per la
parte più debole affinché
siano trovate soluzioni di
bene comune, e non il privilegio del singolo” (Caritas in veritate - nn. 25/64).
3. Compiti della Chiesa
I vescovi, cui è affidato l’incarico di reggere la Chiesa
di Dio, devono insieme con
i loro preti predicare il
messaggio di Cristo in
modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del
Vangelo” (GS 43). Così la
parrocchia dovrebbe educare ed aprire tutti:
Alla consapevolezza che
il Signore è sempre presente dove viviamo. Egli
opera con noi e con gli altri poiché ama tutti.
Al dono dello Spirito
che Egli sa offrire a “coloro che glielo chiedono” (Lc
11,13).
Nell’amore alla speranza del mondo (il sacerdozio comune si gioca sulla
misericordia di Gesù per il
mondo). Non ci si deve rifugiare in grandi raccomandazioni sulla cautela,
e ancor di più sulla paura
nell’affrontare le difficoltà.
L’adulto, infatti, acquisisce la sua maturità con una continua esperienza
quotidiana nell’affrontare
le contraddizioni quotidiane che ne fanno una persona responsabile. La vera
prudenza è “cercare il Regno di Dio” con coraggio.
Nel coinvolgimento nei
meccanismi di partecipazione e non nell’isolamento. Quanti cristiani accettano di occuparsi
di sindacato in modo costruttivo? Quanti sono presenti nei consigli di fabbrica o nelle associazioni professionali? Sono situazioni che vanno considerate
e ponderate, così come per
le assemblee della scuola
o dei comitati di quartiere. Certo ci può essere il
rischio di perdere tempo,
ma una presenza attiva
può far maturare una collaborazione intelligente ed
operativa. Bisogna quindi
fare una verifica sulla partecipazione alle diverse
realtà che la società ci propone, senza accontentarsi
di un volontariato a livello personale; è insieme che
si decidono e si valutano
le situazioni e gli ambiti
di partecipazione, è così
che si mette alla prova l’amore per il prossimo.
Nel conoscere le dinamiche della società. Bisogna saper prendere coscienza delle diverse realtà ascoltando le situazio-
ni e rifiutando il disinteresse.
Nell’attenzione all’operosità quotidiana superando le formalità.
Nel rapporto gratuito
con il mondo, le Istituzioni, le persone. Va chiarito
che la partecipazione non
tende all’interesse di parte, sia pure a fin di bene,
ma al bene comune; questo vale anche per l’attenzione che si ha verso le
Istituzioni locali. Il rispetto per il danaro pubblico
deve preoccupare e superare la comodità di chiedere sovvenzioni, privilegi o
precedenze.
Nel rapporto libero, mantenendo autonomia rispetto a favori e privilegi.
Nella formazione al lavoro, suggerendo che ogni
lavoro, anche il più umile,
ha la sua dignità.
Nell’educare alla laicità
dell’adulto nella società, formando e attrezzando le persone ad affrontare una realtà complessa
che richiede coscienza,
autonomia e responsabilità come espresso dai documenti del Concilio Vaticano II: “Spetta alla loro coscienza (parla ai laici), già
convenientemente formata,
di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici
si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però
che i loro pastori siano
sempre esperti a tal punto
che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione
concreta, o che proprio a
questo li chiami la loro
missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria
responsabilità, alla luce
della sapienza cristiana e
facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero” (GS 43).
Nel coraggio delle proprie idee e motivazioni
con la preoccupazione del
discernimento e della verifica, perché “nessuno ha
il diritto di rivendicare
esclusivamente in favore
della propria opinione
l’autorità della Chiesa.
Cerchino, invece, sempre di
illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo
sempre la mutua carità e
avendo cura in primo luogo del bene comune” (GS
43).
4. Stili di vita
Stiamo scoprendo, nelle
scelte quotidiane, i guasti
che la società ha sviluppato: cosa fare, allora, come
cristiani?
• di fronte al consumismo, che depaupera il
mondo ingoiando materie
prime che sono sempre
meno rinnovabili o in fase
di estinzione, bisogna rivedere i consumi, senza mai
dimenticare i poveri.
• di fronte al lusso e allo
spreco ci si impegni per
un nuovo criterio di vita
nella sobrietà, cercando
l’essenziale senza sprecare, e purificando la terra.
• di fronte all’incapacità
a saper accogliere i disperati, ci si impegni a
rendere possibili, con una
legislazione attenta e corretta, orizzonti allargati di
vita e di dignità, creando
e offrendo lavoro, accogliendo ed apprezzando la
ricchezza nelle diverse culture, favorendo il loro inserimento nella società.
•
di fronte all’isolamento dei giovani, mettendo
anche a loro disposizione
le strutture esistenti, vanno offerte possibilità operose di protagonismo e di
conoscenza, perché possano guardare al futuro con
fiducia.
• di fronte al silenzio sulle realtà marginali si
aprano gli occhi sulle condizioni di vita delle persone nel bisogno.
•
di fronte al moderatismo che scade nell’acquiescenza rispetto ai
problemi dei più deboli,
bisogna indignarsi, studiando e mettendo in opera progetti innovativi.
•
di fronte all’operare
senza coordinamento,
che porta alla banalità e
alla povertà nei risultati,
si cerchi di operare in rete
con le altre associazioni
per aumentare le possibilità e la condivisione.
•
di fronte al lavoro visto come merce, che occupa gran parte del nostro
tempo nella ricerca della
carriera e di maggior denaro bisogna scoprire la
dignità della persona e la
libertà di un lavoro dove
mettiamo intelligenza,
competenza e capacità, coniugandole però con speranza, solidarietà e famiglia.
P A G I N A
24
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
DOMENICA 25 APRILE
Il saluto
di Capiago a
don Romanò
STRALCI DALL’OMELIA
L’intera comunità
si è stretta
affettuosamente
attorno
al sacerdote
che, a breve,
inizierà il servizio
di parroco
moderatore
a Lomazzo
di LUCA FRIGERIO
D
omenica 25 aprile Capiago
ha salutato don
Giuseppe Romanò, che a
breve inizierà il servizio
di parroco moderatore
nella comunità di Lomazzo. L’intera comunità
si è stretta affettuosamente attorno al parroco
nella celebrazione dell’ultima S.Messa in Capiago,
ringraziando ancora il Signore per il dono ricevuto
quasi 13 anni fa. Un dono
affidato alla comunità, ed
una comunità affidata al
parroco, vicendevolmente,
per mettersi nelle mani
grandi e amorevoli del
Padre, realizzare i Suoi
progetti ed educare alla
fede. Un’opera che ha tappe, tempi e luoghi, a volte
imprevisti e mai scontati, non facili da accettare
se non nell’ottica del dono
e del servizio. La chiesa
parrocchiale SS.Vincenzo
e Anastasio sembra diventata troppo piccola per
contenere i numerosissimi fedeli. Bambini, ra-
gazzi, famiglie, adulti,
anziani, autorità, associazioni, nessuno ha voluto
mancare l’appuntamento,
molti rimangono in piedi.
Una partecipazione corale e attenta, che testimonia una fede viva che vuole mettersi in gioco senza
riserve e paure, rispondendo alla sollecitazione
di don Giuseppe “Signore,
insegnaci a compiere il
tuo volere!”. Insieme a
don Giuseppe, ai concelebranti Padre Luigi e
Padre Beppe, della comunità Dehoniana che ha
sede in paese, in una
S.Messa preparata con
cura, con gesti e segni che
sono sempre trasparenza
e lode alla presenza di
Gesù, sostenuti dall’organo e dalla corale che ha
eseguito con maestria
brani di grande difficoltà,
un’accorata omelia ha risvegliato emozioni, ricor-
di, commozione, che solo
un’amicizia sincera e gli
intensi rapporti umani
vissuti in questi anni possono spiegare. Al termine
della celebrazione la comunità parrocchiale ha
fatto dono di una significativa somma, raccolta
nelle settimane precedenti con offerte spontanee,
un pregevole dipinto opera del sig. Bedetti che ritrae la chiesa e la piazza
di Capiago, una stola e
amitto dono dell’Amministrazione comunale. Il
venerdì precedente, durante la bella preghiera di
preparazione, guidata da
padre Piero, anche la comunità aveva fatto dono
di una stola sacerdotale.
Un lungo, interminabile
applauso suggella la celebrazione e sottolinea il
grande affetto e una gratitudine non di circostanza, ma reale e sincera, ri-
cordata anche nel significativo discorso del Sindaco Carlo Andrea Frigerio
pronunciato in piazza,
dopo il gradito saluto
musicale della banda,
presente al gran completo. Si sono succeduti un
elegante rinfresco organizzato nella Scuola Materna S.Maria da volontari e il pranzo comunitario
presso l’oratorio S.Giovanni Bosco, con ben 180
commensali di ogni età,
molte famiglie, e un’organizzazione da fare invidia
al più blasonato dei ristoranti. Altri regali, tra cui
un grembiule da cucina
con impressa la fotografia di tutti i catechisti, per
essere ancora e sempre
con il loro “Don” nella
quotidianità della vita.
Momenti di gioia e di racconti, di battute che
sdrammatizzano l’atmosfera. Una grande fami-
“Il mio partire è motivo per ripensare il mio
essere prete come servizio di chi è mandato a tutti,
ma ugualmente la parrocchia è invitata a non
fermarsi a non fare una pausa in attesa dell’arrivo del nuovo parroco ma a continuare con nuovo slancio la missione del Vangelo. Nel raccogliere in un unico sguardo questi quasi 13 anni passati con voi, sento di dover rivolgere al Signore il
mio grazie più profondo perché non ha fatto mancare i doni della sua Grazia… In questo grazie
racchiudo anche la riconoscenza alle persone che
hanno collaborato non solo nel fare ma anche nel
pensare insieme e ancor più nel condividere la
fede che rallegra e dà gioia anche nelle fatiche e
nelle difficoltà... Già dai miei primi passi a
Capiago nel 1997 mi ero sorpreso nel trovare tanta collaborazione, tanta disponibilità offerta con
discrezione, e l’ho accolta come dono di Dio che
circondava e sosteneva il mio ministero con la
sua generosità, e mi sono accorto che Dio semina
e raccoglie al di là delle nostre capacità e dei nostri sforzi. La Comunità cristiana di Capiago deve
sentirsi chiamata alla missione del Vangelo e alla
vita che da esso si sprigiona, non è qualcosa di
ammuffito, non è una serie di belle usanze, ma
fuoco che rinnova ed illumina… Ringrazio ora
tutti indistintamente, le autorità presenti, le autorità comunali per la collaborazione, la comprensione e l’aiuto offerto in tante circostanze, ringrazio le famiglie con le quali ho condiviso esperienze e speranze, ringrazio i ragazzi e i giovani,
ai quali auguro di saper cercare non solo ciò che
diverte, e che intontisce, dando l’illusione della
contentezza, ma ciò che costruisce e dà vera solidità alla vita, al cuore e alla mente, cercate spazi
di impegno nell’oratorio, nella parrocchia, nel paese, senza aver paura di perdere la vostra libertà, di questi spazi ce ne sono ben oltre la vostra
immaginazione…”
glia, che vuole vivere fraternamente e intensamente gli ultimi momenti insieme, non ci sarà altra occasione uguale. Alla
fine i saluti, e la commozione di don Giuseppe. Gli
occhi rossi e qualche lacrima trattenuta con dignità, ad ogni stretta di
mano, ad ogni addio, dicono più di ogni parola.
Cosa rimane della sua
presenza? Articoli, incontri, firme, celebrazioni,
ma non basta, resta soprattutto una fede vissuta, testimoniata, trasmessa, che ora vive in tutti
noi e deve essere messa in
gioco, per la comunità e la
Chiesa. Grazie don, è questo il tuo dono più grande.
ITINERARIO FORMATIVO A COMO PROMOSSO DALL’ANFFAS
L’Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) di Como propone, a partire dall’8 maggio, un “itinerario
formativo per familiari e operatori di persone disabili intellettive e relazionali”. L’associazione “intende così fornire ai familiari di bambini, ragazzi e adulti con
problemi di insufficienza mentale un sostegno ed un supporto conoscitivo, nonché la possibilità di scambiare le proprie esperienze per porli nella condizione di
affrontare nel modo più conveniente le difficoltà create dalla presenza di un disabile nella famiglia e favorire un’esistenza quotidiana per quanto possibile serena,
altrimenti fatta di ansia, fatica e sconforto.” Il corso, “Progettualità di vita per le persone con diverse abilità”, si svolgerà presso il Centro Diurno Disabili del
Comune di Como, in via Del Doss 3, a Como. I tre incontri avranno luogo dalle h. 9.30 alle h. 12.30: l’intervento di un esperto sarà seguito da scambio di idee e di
esperienze. L’apertura e la conclusione dei lavori è affidata al dott. Domenico Sinicropi, presidente dell’Anffas Onlus di Como, moderatrice degli incontri la dott.
Gabriella Alberti, pedagogista, coordinatrice dei C.D.D. del Comune di Como e delle Comunità Alloggio “Il Glicine” e “Casa Anffas”. Interverranno, inoltre, la dott.
Ezia Molinari, vicesindaco e Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Como, e e la dott. Franca Gualdoni, Dirigente Responsabile delle Politiche Educative e dei
Servizi Sociali del Comune di Como.
Si riporta di seguito il programma dettagliato:
8 maggio La “disabilità” fisica ed intellettiva può colpire ognuno di noi e cambiare totalmente la nostra esistenza. La persona disabile non perde la sua “dignità” ed
ha il diritto di essere aiutata a sviluppare le sue capacità residue.
9.30-12.30 Patologie degenerative e disabilità. Intervento del prof. Mario Melazzini, medico, presidente A.I.S.L.A.
22 maggio E’ difficile comprendere la malattia, le malattie… soprattutto quando vengono colpiti anche i bambini.
9.30-12.30 Autismo e sindromi rare. Linee educative. Intervento della dott. Silvia Maggiolini, pedagogista e collaboratrice dell’Università Cattolica di Milano
29 maggio Nel disabile che invecchia la perdita delle abilità, delle autonomie residue e il decadimento cognitivo possono intervenire più precocemente rispetto alla
popolazione generale, sia per motivi specifici di condizione patologica che per interventi socio-assistenziali non adeguati.
9.30-12.30 L’invecchiamento della persona con disabilità. Quale invecchiamento?
Intervento del prof. Vittore Mariani, pedagogista, docente di Metodologia della Gestione Integrata del Gruppo, Università Cattolica di Milano
La partecipazione agli incontri è gratuita. Per informazioni: Associazione Anffas Onlus, V. Vittorio Emanuele 112, 22100 Como, www.anffascomo.it e- mail:
[email protected]
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 24 APRILE 2010
P A G I N A
25
A VILLA ERBA IL 30 APRILE
La Grande Stufa
di Villa Guardia
si presenta
L
a presentazione
ufficiale è programmata per venerdì 30 aprile,
presso il centro
espositivo Lariofiere di
Villa Erba. Si tratta del
“La Grande Stufa”.
“La Grande Stufa spiega Paolo Fasana,
presidente de “La Grande Stufa s.r.l - è l’esito del
lavoro iniziato circa cinque anni fa, con l’obiettivo di realizzare un’opera
che portasse utilità all’ambiente, ai cittadini,
alle imprese agricole, al
territorio. Terminata
questa lunga fase preparatoria, Coldiretti Como e
Lecco, il Comune di Villa
Guardia, il Consorzio
Energia e Natura e Consorzio Libra - Società Cooperativa sono in grado di
presentare il progetto definitivo che ha già ottenuto le autorizzazioni dalle
competenti autorità e il
riconoscimento della Regione Lombardia. L’impianto che consiste in una
centrale termoelettrica,
sorgerà a Villa Guardia.
A regime avrà una potenza di 20 MW termici e 3
MW elettrici. La centrale
sarà alimentata esclusivamente con biomassa
vegetale di origine agricola locale prodotta dalle
La centrale sarà
alimentata
esclusivamente
con biomassa
vegetale
di origine agricola
locale prodotta
dalle imprese
agricole
di Coldiretti
e dagli scarti
di lavorazione
dei prodotti
di manutenzione
del verde
imprese agricole di Coldiretti e dagli scarti di lavorazione prodotti dalla
manutenzione del verde.
Il calore prodotto, attraverso la rete di teleriscaldamento, servirà le abitazioni e le strutture pubbliche e private della città di Villa Guardia”.
“La centrale termoelettrica a legna per il Comune di Villa Guardia si legge nella brochure
informativa che illustra il
progetto - si configura
come il primo esempio in
Italia di società per la produzione termica ed elettrica a scala comunale
con la partecipazione significativa, nel capitale
sociale, delle aziende
agricole locali e delle cooperative fornitrici della
materia prima che quindi partecipano all’intero
processo produttivo. La
centrale di Villa Guardia
è fondata sui 4 principi di:
- equo compenso per i produttori del cippato con
contratti decennali che
consentano la programmazione di investimenti
in macchinari, installazioni, formazione del personale;
- prezzo concorrenziale
per il riscaldamento e
l’acqua sanitaria, rispetto al costo del gas metano;
- progetto ambientale tramite la sinergia con tutti
gli Enti attivi in Provincia di Como al fine di
mantenere risorse, oggi
impiegate per l’acquisto
di combustibili fossili, sul
territorio mediante progetti di miglioramento
boschivo, conversione di
aree degradate a coltivazione, recupero di biomassa inutilizzata;
- auto sostentamento della società mediante un
piano industriale che dimostri la possibilità di
poter realizzare una rete
di teleriscaldamento a
servizio dell’intero abitato”.
A maggio 2008 ben 501
utenti privati e pubblici
(22,2 Mw) avevano già
sottoscritto il contratto di
teleriscaldamento, facendo si che l’iniziaitiva avesse il numero di contratti
più elevato sottoscritti in
Lombardia prima della
costruzione degli impianti.
Il progetto della grande
stufa nasce nell’agosto
2005, con lo studio della
realtà Alto Atesina dove
ogni Comune ha una propria centrale a cippato e
dove i temi ambientali legati alla cura del territorio hanno una lunga tradizione. Analizzando questa esperienza, i promotori dell’iniziativa hanno
compreso come per la riuscita del progetto fosse
indispensabile il coinvolgimento del “territorio”
cioè degli utenti del servizio calore e dei produttori di biomassa.
Nel corso del 2006 e del
2007, grazie al lavoro fondamentale del Comune di
Villa Guardia (con il censimento presso tutte le
famiglie) e della Federa-
“L’URLO E LA LUCE.
UNA STORIA IN CINQUE STANZE”.
CARAVAGGIO VA IN SCENA A LOMAZZO
A LOMAZZO
“L’urlo e la luce. Una storia in cinque stanze”. Nel IV centenario della
morte del figlio più geniale del
rinascimento lombardo-veneto la Comunità pastorale di Lomazzo, l’Istituto Comprensivo di Lomazzo e il locale assessorato alla Cultura hanno
organizzato per il 6 maggio un presentazione dell’opera di Caravaggio
con la presenza del prof. Roberto
Filippetti, studioso d’arte e di letteratura, accompagnata dalle musiche
della “Schola Cantorum S. Cecilia”
di Gerenzano.
Due le presentazioni in programma. Una, al pomeriggio, alle ore 17
presso il teatro Rocchetta della parrocchia dei SS. Vito e Modesto sarà
riservata alle scuole. La sera, alle 21,
presso la chiesa dei SS. Vito e Modesto sarà ad ingresso libero.
Si legge nella bandella del volume
di Roberto Filippetti Caravaggio l’urlo e la luce: “E’ possibile fondere il rigore scientifico nella ‘lettura’ dei singoli dipinti e il fascino
avvincente del racconto? Sì. Questo libro lo documenta. Una quarantina di capolavori di
Caravaggio, inseguiti per anni e guardati a lungo; quindi disposti in un ideale per-corso entro
cinque stanze, in sequenza non cronologica ma tematica. La storia messa in scena in ogni
singola tela viene “raccontata” come folgorante culmine di un atto unico, nell’alveo di un più
grande spettacolo teatrale. I libri di Roberto Filippetti nascono dalla passione comunicativa.
E’ accaduto così con Giotto, accade ora con l’altro gigante del realismo cristiano: Caravaggio.
Innumerevoli incontri, presentazioni, visite guidate; infine la scrittura. Una scrittura limpida, entro una cornice narrativa che non dispiacerà ai tanti ragazzi che gli sono grati per Il
Vangelo secondo Giotto; una scrittura stratificata, gremita di memorie letterarie capaci di
deliziare i lettori più avveduti”.
zione Interprovinciale
Coldiretti di Como e Lecco (con un’indagine mirata presso ogni Azienda), si
sono verificati presupposti e obiettivi del progetto, cioè: interesse per il
teleriscaldamento e disponibilità della materia
prima locale per sostenere una centrale al servizio di un intero comune.
Il 30 ottobre 2007 è quindi nata la società “La
Grande Stufa s.r.l.” (abbreviata LGS) con lo scopo sociale di realizzare,
secondo i principi ispiratori, la centrale e la rete
di teleriscaldamento di
Villa Guardia.
La LGS si occuperà di
garantire la fornitura del
calore e di stipulare i contratti con i singoli utenti
allacciati, di estendere la
rete in base alle necessità, di promuovere progetti ambientali, di educazione ai temi energetici ed
ambientali.
La centrale di Villa
Guardia funzionerà esclusivamente con cippato
di legna allo stato natu-
rale, si tratta quindi di
energia rinnovabile e
neutrale dal punto di vista delle emissioni di
CO2. ll cippato (da 20.000
a 40.000 tonnellate l’anno) viene fornito esclusivamente dal Consorzio
Energia e Natura (Grandate, via Plinio, 1) e proviene dal legname risultante dai lavori in bosco
e dal legname di scarto
delle potature oltre che da
coltivazioni dedicate. I
clienti pagheranno in
base al calore effettivamente consumato misurato tramite un contatore di calore che funge da
interfaccia tra la rete di
teleriscaldamento e gli
impianti domestici. Gli
utenti, nei loro edifici,
avranno solo lo scambiatore di calore che rimane
di proprietà della società.
Nelle case si libererà spazio utile e non si dovranno più sostenere spese per
i controlli obbligatori della caldaia, per la pulizia
del camino e per la manutenzione dell’impianto
convenzionale”.
PELLEGRINAGGI NELLA BASILICA
COMASCA DI S. GIORGIO E FIACCOLATA
IL 3 MAGGIO CON L’UNITALSI
La basilica di san
Giorgio, santuario
dedicato alla venerazione di Nostra Signora del S. Cuore di
Gesù, come ormai è
consuetudine, durante il mese di maggio sarà meta di diversi pellegrinaggi
soprattutto da parte
delle parrocchie della città e della
convalle, che si alterneranno nella partecipazione alle celebrazioni mariane
(dal martedì al venerdì alle ore 21.00),
che avranno luogo in
questo tempio cittadino, alla cui effigie
della Vergine, qui venerata, dall’inizio del secolo scorso furono affidate le
vocazioni, in particolare quelle sacerdotali.
Il mese mariano nella comunità di san Giorgio sarà
particolarmente tessuto di questa incessante intercessione per i ministri della Chiesa. Si avvia, infatti, alla
conclusione l’anno sacerdotale, indetto dal Santo Padre.
Con la suggestiva fiaccolata dalla chiesa di san Salvatore alla basilica di san Giorgio di lunedì 3 maggio
alle ore 21.00, la cui “regia” sarà affidata all’Unitalsi
cittadina, si apriranno queste intense settimane di preghiera e di riscoperta del volto materno della Vergine
Maria, affidata in modo speciale sotto la croce all’apostolo Giovanni.
P A G I N A
26
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
B.V.S. LORENZO
Il Santuario
di Guanzate
in festa
per l’organo
ritornato nel tempio mariano, dopo
quasi due anni di
meticolose cure,
l’organo “Pietro
Bernasconi”, restaurato
dalla bottega organara di
Ilic Colzani di Villa Guardia.
«Ora che possiamo risentire la melodia di questo rinnovato strumento ci fa notare Ivan Bancora,
uno degli organisti di
Guanzate, che tra l’altro
ha seguito tutte le fasi dei
lavori del restauro - ci si
può immedesimare nel
periodo di fine ottocento,
quando il varesino Pietro
Bernasconi provò sicuramente la medesima sensazione nel suonare il nostro organo».
«Ora possiamo affermare quindi - prosegue Ivan
- che il Santuario, oltre ad
avere molte caratteristiche che ne fanno più un’
unicità che rarità (vialone con via crucis, la costituzione di tre chiese
annesse ma tutte diverse…) possiede anche uno
strumento completo nel
suo genere, impreziosito
con nuovi registri e “ringiovanito” dal restauro».
Si stanno organizzando
le manifestazioni per
l’inaugurazione dell’organo, che avranno inizio il
giorno 8 maggio alle ore
21.00 con un grande concerto tenuto dal maestro
Giancarlo Parodi, che dal
1963 è organista della
basilica di S. Maria Assunta in Gallarate, già titolare della cattedra di
È
Il restauro è stato
effettuato dalla
bottega organara
di Villa Guardia.
Le manifestazioni
per
l’inaugurazione
avranno inizio
sabato 8 maggio
Organo e Composizione
Organistica al Conservatorio «G. Verdi« di Milano
e attualmente è Ordinario di Organo principale
al Pontificio Istituto di
Musica Sacra di Roma e
docente alla Scuola diocesana di musica «S. Cecilia» di Brescia, nonchè
Presidente dell’Associazione Italiana Organisti
di Chiesa (AIOC).
Proseguiranno poi con i
seguenti eventi:
il 23 maggio ore 21.00
concerto a tema dei dipinti sel santuario con corale “Schola Cantorum
S.Cecilia” - Gerenzano;
il 5 giugno ore 21.00 concerto tenuto dai ragazzi
del conservatorio «G. Verdi» di Como in occasione
del 60°anniversario di
don Luigi Salvadei;
il 5 settembre ore 21.00
concerto a tema mariano
con corale «Schola Cantorum Chiasso».
L’ingresso sarà libero a
tutte le manifestazioni.
Con queste manifestazioni, si auspica quindi
che nel prossimo futuro si
possa conservare al me-
Sopra
un’immagine
dell’organo finito.
A sinistra il suo interno.
Sotto: il maestro
Giancarlo Parod;
più in basso IIlic Colzani
con Ivan Bancora
glio la memoria del
cam-mino intrapreso per
il restauro, e che le generazioni future possano far
loro le emozioni che la comunità guanzatese proverà nel risentire suonare uno strumento come se
suonasse del suo periodo
storico, cioè fine ottocento.
In conclusione, si sottolinea il fatto che il concerto di inaugurazione,
fortemente voluto, si svolgerà con un programma
adatto al tipo di strumento, che ne enfatizzerà ogni
suono e caratteri-stica,
augurando all’organo Ad
Multos Annos…
IN SANTUARIO 9-13 MAGGIO
A Guanzate mostra su don Gnocchi
Presso il Santuario di Guanzate è ormai tradizione decennale allestire durante l’anno mostre dedicate a Santi, Sante e a persone che hanno donato
parte della loro vita alla Chiesa e al prossimo, lasciando un autentico ricordo di santità.
Quest’anno la scelta è caduta quasi d’obbligo sul
beato Don Carlo Gnocchi, sacerdote ambrosiano
recentemente elevato agli onori dell’Altare.
La mostra rimarrà aperta da domenica 9 fino a Giovedì 13 maggio, dalle ore 14.00 alle ore 18.00, con
ingresso libero.
La figura di don Gnocchi è molto viva a Guanzate
grazie anche alla presenza di un centro terapeutico
per fisoterapia e riabilitazioni muscolari che porta
il nome di “Fondazione Don Gnocchi” ed è situato
proprio nel centro storico del paese.
La cura dei malati è un impegno che contraddistingue le Opere di Don Gnocchi che fu sempre attento
alla cura di ogni tipo di sofferenza.
Don Carlo Gnocchi, Sacerdote da quattro anni fu
inviato dal Cardinal Schuster, ora Beato, come guida spirituale ai giovani della scuola superiore, Istituto Gonzaga di Milano.
Nel 1940, con l’entrata dell’Italia in guerra, diversi
suoi alunni furono chiamati alle armi e Don Gnocchi, che voleva essere per loro non solo un semplice
insegnante, ma anche e soprattutto testimone di vita
e guida spirituale, volle seguirli come Cappellano
“in” guerra, non “di” guerra, come amava dire.
Affrontò gravose fatiche in Albania ed in Grecia e
poi finì tra le lande ghiacciate della Russia con gli
Alpini della Julia. Visse in quei luoghi un’esperienza tremenda. Proprio in Russia, gli morì tra le braccia un giovane alpino e in lui don Gnocchi vide Gesù
in croce.
Tornato miracolosamente in Italia, volle portare il
suo conforto alle famiglie degli amici alpini rimasti
purtroppo tra la neve della Russia. Anche questa fu
un’esperienza dolorosissima che lo segnò profondamente.
La guerra aveva distrutto l’Italia e i bombardamenti
oltre alle macerie avevano lasciato moltissimi bambini mutilati, sofferenti, sconvolti e soli.
Don Gnocchi cercò di portare la maggior parte di
questi poveri bambini presso l’Istituto Grandi Invalidi di Arosio. Divenne così il Padre dei
Mutilatini.
In poco tempo l’Opera di don Gnocchi crebbe prodigiosamente diffondendosi in ogni parte d’Italia. Egli
insegnava a pensare all’Istituto non come ad un semplice luogo di ricovero, ma come ad un centro che
favorisse, insieme al recupero della salute fisica, anche e soprattutto una maturazione affettiva e culturale.
Il 25 ottobre 2009, venne proclamato Beato dal
Santo Padre, Benedetto XVI.
CRONACA
P A G I N A
27
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
DOMENICA 2 MAGGIO
Sorico in festa
per S. Miro
omenica 2 maggio si celebrerà
a Sorico la festa
di S.Miro. Questa festa affonda le sue radici nei secoli:
fu il vescovo di Como Antonio Pusterla che ordinò
di celebrare la festa in
onore di S.Miro dopo la
prima ricognizione delle
sue reliquie, nell’anno
1453. Da allora si ricordò
sempre la memoria di
questo santo, senza interruzioni. Nota ormai la
vita di S.Miro: nacque a
Canzo nel 1336; ancora
giovane si ritirò in solitudine sui monti, in preghiere e penitenza come
in uso a quei tempi per gli
eremiti. Più tardi intraprese un pellegrinaggio
sino a Roma. La sua presenza nella città eterna la
si volle ricordare in un
affresco ancor oggi visibile nella basilica dei SS.
Cosma e Damiano ai Fori
Imperiali. Di ritorno da
Roma, Miro lasciò viva
traccia del suo passaggio
in vari paesi, specialmente a S.Giorgio in Lomellina. Giunto a Canzo e fermatosi ancora poco tempo, intraprese di nuovo a
pellegrinare, questa volta
verso la Valchiavenna e
precisamente verso Prata
D
Si ripropone
un evento che
affonda le sue
radici nei secoli.
Fu il vescovo
di Como Antonio
Pusterla
ad ordinarne
la celebrazione,
in onore del
santo, dopo la
prima ricognizione
delle sue reliquie,
nell’anno 1453
Camportaccio, paese della madre. Dice la leggenda che Miro, giunto a
Onno, sia passato dalla
sponda opposta del lago,
(dopo che un barcaiolo vistolo come un mendicante e quindi senza denaro
per pagarlo non lo volle
traghettare), stendendo il
suo mantello sulle acque.
Giunto a Sorico in Alto
Lario, Miro non intraprese più il cammino verso
Prata, lasciando viva
traccia della sua presenza specialmente nei pae-
si di Pognana Lario, Stazzona ed altri. La morte lo
colse nel 1381. Narra ancora la leggenda che le
campane di Sorico da sole
suonarono a festa e la
gente del posto seppellì
S.Miro all’interno della
chiesa romanica sul colle
di S.Michele sopra Sorico.
Più tardi, su interessamento del vescovo di
Como e per il continuo
pellegrinaggio di fedeli
sulla sua tomba, la piccola chiesa venne ampliata
e nacque così quell’edificio a tre navate che ancor
oggi ammiriamo. Nel corso dei secoli l’edificio si arricchì di affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi.
Negli ultimi vent’anni
la chiesa è stata oggetto
di una grande campagna
di restauri: oltre che consolidati e puliti gli affreschi che si notavano ne
sono stati riportati alla
luce altri che si celavano
sotto scialbi di calce e cemento, restituendo ai fedeli una preziosa testimonianza di arte, affreschi
datati all’ultimo quarto
del quattrocento ed altri
del cinquecento, e di fede.
Domenica quindi l’appuntamento è sul colle di
S.Michele, la fiaccolata
che sabato 1 maggio alle
20.30 partirà dalla parrocchiale di Sorico verso
il Santuario, darà inizio
ai festeggiamenti. Domenica 2 maggio all’altare
ove sono conservate le
spoglie del santo eremita,
verrà celebrata la messa
solenne. Al termine, sul
sagrato del santuario,
suonerà il Corpo Musica-
le di Sorico. Pranzo al sacco, presso il santuario all’ombra dei castagneti e,
nel pomeriggio, il canto
dei vespri, chiuderanno la
festa di S.Miro.
(suppliche, accompagnate
da litanie, alla benevolenza divina sulla forza della natura e contro le cattiverie umane) e la Benedizione della campagna.
Dopo l’esposizione delle Reliquie sull’altare
maggiore con cerimoniale solenne e accompagnate dal canto in latino
“Vexilla Regis” vi sarà la
celebrazione della Santa
Messa arricchita dalla locale corale; quindi le reliquie verranno portate in
Processione per le vie del
paese con la partecipazione della Confraternita del
SS. Sacramento e del
Corpo Musicale e della
Sindaco. Al termine sul
sagrato della parrocchia-
le si recoteranno (forma
breve) alcune “Rogazioni”
e a seguire la benedizione della campagna; le cerimonie si concluderanno
con il bacio della reliquia
da parte dei fedeli tutti,
che uniti canteranno un
antico (e lungo) inno in
onore alla Croce di Gesù.
In preparazione spirituale della Festa alcuni
parrocchiani si sono recentemente recati a
Mendrisio (Canton Ticino) ove è aperta una bella mostra intitolata “Misterium Crucis”, che ripercorre la presenza della
Croce negli arredi sacri,
nelle pitture, negli oggetti quotidiani dal VII secolo ai giorni nostri.
LA FESTA DOMENICA 2 MAGGIO
A Lanzo Intelvi la Santa Croce
Le reliquie
in possesso
della parrocchia
di San Siro
vescovo di Lanzo
Intelvi, furono
donate nel 1526
e autenticate
successivamente
da parte
del vescovo
di Como mons.
Giuseppe Olgiati
di COSTANTINO CANEVALI
C
irillo di Gerusalemme (IV secolo)
nella sua catechesi scrisse “da
qui la Croce ridotta in frammenti è partita
per riempire di sé il mondo intero”.
Infatti - come gli storici
religiosi affermano - il ritrovamento (Invenzione)
della Vera Croce di Cristo
avvenne a Gerusalemme
da parte della imperatrice Elena, madre di Cos-
tantino, nel 326: tale ritrovamento e l’opera catechetico-liturgica del vescovo Cirillo di Gerusalemme incrementarono in
tutta la cristianità il culto della Vera Croce e
frammenti di essa si sparsero “per il mondo”.
Le reliquie della Santa
Croce in possesso della
parrocchia di San Siro
Vescovo di Lanzo Intelvi,
furono donate nel 1526 (è
datato 6 giugno l’atto
rogato dal notaio Gerolamo Canevali) ed ebbero
autentica successiva da
parte del vescovo di Como
mons. Giuseppe Olgiati
durante la visita pastorale del 1727; autentica
riconfermata in data 8/6/
1753.
I riti in onore della Santa Croce entrarono progressivamente nel calendario liturgico della Chiesa: Venerdì Santo, 14 settembre (Festa dell’Esalta-
zione della Santa Croce)
e 3 maggio (Festa dell’Invenzione). E’ proprio quest’ultima ricorrenza dell’Invenzione della Santa
Croce che viene da secoli
annualmente celebrata a
Lanzo Intelvi.
ll bel reliquiario a muro
in stucco, nella parte destra dell’abside, sovrastato da un cartiglio contenente la citazione “O
Crux, ave spes unica”, testimonia l’antica devozione dei lanzesi alla Croce di Cristo che domenica
2 maggio si raduneranno
per la tradizionale Festa
Solenne in onore della
Santa Croce, arricchita
con il perpetuarsi della
recita delle “Rogazioni”
CRONACA
P A G I N A
28
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
DUE PASSI IN MONTAGNA
La capra,
regina
degli
alpeggi
N
aturalmente
quando parliamo di alpeggi o
alpi, come vengono comune
mente chiamate le fattorie estive presenti in quota sopra i mille metri, vi
associamo facilmente soltanto le mucche tra gli
animali che le popolano
nei mesi estivi di giugno,
luglio, agosto e a, seconda del tempo, anche in
settembre. Eppure c è
un’altra popolazione di
altri animali che ci sembra bello prendere in considerazione perché non
sono meno importanti
delle mucche da latte.
Siamo parlando delle capre, delle pecore, dei maiali, ma anche, in qualche
caso, di animali di corti-
le come le oche, i tacchini
o le galline.
Così un escursionista
che sale dal Boffalora diretto al rifugio Venini non
si meraviglierà di dover
dare il passo a un gruppo
di oche che passeggiano
indisturbate sulla strada,
così libere da sembrare
uscite dal cartone animato degli Aristogatti.
Ma andando un po’ più
in là, all’altezza dell’alpe
di Ossuccio, sempre seguendo la strada principale, un gruppo di maialini, lasciati al pascolo
non può non attirare l’attenzione. Sembrano monelli indisciplinati, ma si
può indovinare che dopo
qualche mese, quando saranno rinchiusi per l’ingrasso negli stabielli, la
loro carne sarà molto più
saporita e ricercata, perché nel tempo dell’alpeggio si saranno foraggiati
di ghiande e con erbe di
pascoli succulenti .
Osservandoli si nota,
inoltre, poi che son tutti
inferati, cioè portano un
chiodo infilato nel naso.
Da secoli gli alpigiani ricorrono a questo espediente per non permettere ai maiali, lasciati liberi nei pascoli, che scavino
con il grugno rovinando la
“cotica” del pascolo .
I maiali allevati così,
allo stato brado, sono molto ricercati e il loro numero è così cresciuto nel tem-
po. Dopo la mucca, però
dobbiamo assegnare il titolo di “signora degli
alpeggi” alla capra. Anche
se sottoposte da secoli a
svariate forme di ostracismo, sia da parte delle
autorità locali che di quelle statali, le capre, specialmente la Lario-intelvese, sono sempre state importanti per gli
alpigiani. Non dimentichiamoci la tradizione dei
formaggini locali di latte
misto, che prevede un
quantitativo di latte di
capra su una percentuale di latte di mucca. Guardando al passato abbiamo
notizia dei bandi contro
l’allevamento delle capre
già dal 1700, bandi che
non ebbero, però, grande
efficacia. Anche nel secolo seguente alcune comunità vollero provare a
escludere le capre dai loro
territori, ma con scarso
seguito. Addirittura il
capitolo d’affitto dell’alpe
di Lenno, datato 1813, all’articolo 11 recitava “Non
sarà permesso al conduttore di caricare capre”. Ma
nonostante tutti questi
divieti antichi e moderni
bisogna costatare che le
capre han saputo “tenere
duro” nel tempo e che il
formaggio e i formaggini
con il latte di capra sono
molto ricercati e commercializzati o consumati direttamente sugli alpeggi.
Ne è un esempio l’alpe di
Sala, che si raggiunge
scendendo sulla stradina
a destra dopo l’alpe di Colonno, che “casa” quasi
esclusivamente latte di
capra. I capretti rappresentano un’ulteriore entrata economica importante per i contadini nel
periodo pasquale.
Ho domandato, tanto
per curiosità, a un mio
amico alpigiano quante
capre aveva sul suo pascolo. Questi ha tergiversato, e mi ha risposto di
domandarlo “a lui”, indicandomi un grosso cane
bianco che ci seguiva, sperando in un bocconcino
prelibato. Era lui il custode del branco, che guidava sui pascoli più magri,
e lo radunava all’ora della mungitura… Sulla
strada che da S.Fedele
porta a Pigra è facile, dietro una curva, trovare un
bel gruppo di capre sdraiate sull’asfalto della strada. Fatto che obbliga,
non di rado, l’automobilista a una frenata brusca.
Ma loro non hanno fretta
di spostarsi, come a far
capire che, se voi avete
quattro ruote sotto l’auto,
loro hanno quattro zampe: “Che diamine noi siamo sul nostro territorio e
non siamo sottoposte al
codice della strada, dunque pazienza e ci spostiamo ! Che fretta c’è?”
RINA CARMINATI FRANCHI
P A G I N A
30
CRONACA
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
CITTIGLIO UNA PROPOSTA PER I PIÙ GIOVANI
Radio Ado:
laboratorio
adolescenti
N
esperimento prosegue ancora nel 2010, rivolgendosi ancora ai ragazzi delle
scuole superiori che troveranno ancora collaborazione in Radio Missione
Francescana (RMF) di
Varese. Il progetto è promosso dal Servizio Socio
Educativo dell’I.S.Pe della Valcuvia ed è impostato come laboratorio settimanale che dà vita ad un
programma che va in
onda una volta al mese
sulle frequenze di RMF.
In questi tre anni di attività a radio Ado si sono alternati ai microfoni una
trentina di giovanissimi
speaker radiofonici e un
centinaio di adolescenti e
adulti intervistati. Negli
innumerevoli e svariati
servizi sono stati contattati aspiranti cantanti,
gruppi musicali, associazioni sportive, organizzatori di eventi, insegnanti
di danza e studenti universitari al fine di sviluppare gli argomenti emersi durante i pomeriggi a
Casa Fraschini a Cittiglio
per l’ideazione e preparazione delle puntate. Obiettivo dell’iniziativa è
offrire uno spazio e un momento di confronto tra
ragazzi. Radio Ado vuole
BRINZIO L’ULTIMA DOMENICA DI APRILE
inoltre stimolare il protagonismo giovanile. Da un
lato la radio aiuta a superare la timidezza, grazie alle caratteristiche del
mezzo che cela l’identità
e valorizza la personalità.
Dall’altro il programma
vuole raccontare le micro
realtà che vedono i giovani impegnati nel teatro,
nella musica, nello sport,
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ato nel 2007 il
“laboratorio Radio Ado” è un’esperienza rivolta agli adolescenti del territorio che
vogliono cimentarsi ed
esprimersi con un mezzo
di comunicazione giovane
e diretto come la radio. Il
progetto ha trovato ospitalità presso Radio Missione Francescana che ha
messo a disposizione i
suoi tecnici e i suoi studi
per la registrazione della
trasmissione e per insegnare ai ragazzi le tecniche di conduzione di un
programma. Il riuscito
per contribuire a creare
modelli di riferimento positivi spesso ignorati dai
media tradizionali. Gli incontri di Radio Ado sono
assolutamente gratuiti e
aperti a tutti i giovani del
territorio. L’appuntamento è il giovedì dalle ore
15.00 alle ore 17.00 a Casa Fraschini in via Provinciale 64 a Cittiglio. La
proposta si inserisce tra
le iniziative dell’Istituzione Servizi alla Persona
della Valcuvia finanziate
dal Piano di Zona del Distretto di Cittiglio (Legge
328/00). Chi fosse interessato a partecipare può
contattare Silvia o Claudio al numero 335-627
0227.
ANTONIO CELLINA
CITTIGLIO PELLEGRINAGGIO LO SCORSO 20 APRILE
Ascesa al Sacro Monte A Torino per la Sindone
ella foto che pubblichiamo (scattata sotto la
statua del Mosè, ormai al termine della salita) il ricordo del pellegrinaggio 2010
alla Vergine del Sacro
Monte di Varese compiuto come tradizione l’ulti-
N
ma domenica di aprile
dai fedeli della parrocchia di Brinzio a cui si
sono uniti anche i parrocchiani della vicina Cabiaglio. La comunità si è riunita alla prima cappella
ed è salita lungo la via
Sacra recitando il rosario.
In santuario alle ore
10.00 il parroco don Enrico Molteni ha celebrato
la Messa e, al termine del
rito, sono state distribuite le “brazadelle”, a ricordo delle focaccine che le
monache romite offrivano
nei secoli passati ai pellegrini che salivano devozionalmente la via.
Tantissime parrocchie
Sono a Torino per
l’ostensione della Sindone
e anche dalle Valli
Varesine sono partiti
diretti nel capoluogo
piemontese. Nella foto il
gruppo di Cittiglio che ha
compiuto il pellegrinaggio
martedì 20 aprile, mentre
sosta sulla scalinata della
basilica di Superga.
CANONICA: VEGLIA PER IL LAVORO
Si svolgerà la sera di venerdì 30 aprile, con inizio
alle ore 20.45 presso la chiesa plebana di San Lorenzo a Canonica la Veglia zonale di preghiera per il lavoro. “Annunciare Cristo: è il bene dell’uomo – Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani con le braccia
alzate verso Dio nel gesto della preghiera”. Sarà presieduta dal vescovo monsignor Diego Coletti.
VOLONTARI OSPEDALIERI: A VARESE UN CORSO BASE DI FORMAZIONE DAL 7 MAGGIO AL 9 GIUGNO
L’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) sezione di Varese ha organizzato nel periodo tra il 7 maggio e il 9 giugno prossimi un Corso Base di Formazione per Volontari
Ospedalieri. L’iniziativa di volontariato – che viene riproposta ormai dal 2004 - è aperta a tutti i maggiorenni che vogliono dedicare gratuitamente un po’ del loro tempo
libero al servizio degli ammalati negli ospedali o degli anziani in casa di riposo. Scopo dell’AVO è quello di assicurare una presenza amichevole in ospedale offrendo ai
malati, durante la loro degenza, calore umano, ascolto, aiuto per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia, con esclusione, però, di qualunque mansione tecnicoprofessionale di tipo medico o paramedico, riservata questa al personale specializzato. Il servizio che l’ Avo svolge integra e non si sostituisce a quelli che sono i compiti e
le responsabilità della struttura pubblica. Nel varesotto l’ Avo opera dal 1981 e oggi conta su circa 160 volontari che prestano il loro servizio negli ospedali di Varese, in
quello di Cittiglio, nell’istituto geriatrico Molina e nella casa di riposo Maria Immacolata, entrambi a Varese. Uno dei punti fondamentali dell’Avo è quello di puntare su
un’adeguata preparazione e qualificazione dei propri volontari. Per questo l’ Avo organizza periodicamente corsi di formazione sui diversi temi che possono interessare i
propri associati nello svolgimento della loro missione. La preparazione del volontario si completa, via via, con lezioni specifiche o di interesse generale, nonché con riunioni
tra volontari che servono per scambiare esperienze ed impressioni sull’esperienza vissuta. Al termine di ogni corso i nuovi volontari, affronteranno un tirocinio formativo
in ospedale affiancati, in un primo tempo, da volontari più esperti. Il corso 2010 è impostato su otto lezioni serali (sempre con inizio alle ore 18.00) che si svolgeranno tutte
presso la sala riunioni dell’ospedale di Cittiglio. Le lezioni saranno tenute, come sempre, da personale qualificato operante nelle strutture sanitarie della provincia di
Varese. La frequenza al corso è obbligatoria e l’impegno che l’associazione chiede al volontario è un turno settimanale di almeno due ore. Tale impegno una volta assunto
deve essere mantenuto affinché degenti e personale ospedaliero possano contare su una presenza continua ed efficiente.
Il primo incontro di venerdì 7 maggio prevede il saluto della d.ssa Adelina Salzillo, della direzione medica di Cittiglio; Anna Uccello: Volontario: come essere d’aiuto.
La quota di partecipazione al corso è di 15 euro e richiede la consegna di due fotografie formato tessera. Per iscrizioni ed informazioni: segreteria Avo di Varese (Ingresso
ospedale di Circolo di via Tamagno): telefono 0332-810376, e-mail: [email protected] dalle ore 16.30 alle ore 18.30 di lunedì, mercoledì e venerdì.
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
P A G I N A
31
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
FISM PROVINCIALE A SONDRIO L’ASSEMBLEA ANNUALE DEI PRESIDENTI DI VALTELLINA E VALCHIAVENNA
Il ruolo della scuola dell’infanzia
’
L
assemblea ordinaria dei presidenti della Fism
provinciale, tenutasi lo scorso
17 aprile presso il salone dell’oratorio Sacro
Cuore di Sondrio, ha
messo in luce i tre punti
fondamentali: l’importanza e il ruolo delle
scuole dell’infanzia cattoliche o di ispirazione
cristiana, la parità e la
qualità scolastica. E, poiché la lingua batte dove
il dente duole, anzitutto
si è ripresa la riflessione sul fatto che per una
certa parte della politica e della stessa opinione pubblica, eredi dell’ideologia che ha ispirato lo stato liberale risorgimentale, l’esistenza di
scuole libere continua a
configurarsi come un
problema. E pensare che
i dati di realtà, invece,
dovrebbero spingere a
promuoverle, come del
resto già succede in molti paesi europei, visto
che, tra l’altro, è evidente il risparmio di risorse
per le amministrazioni,
statali e non. Chi scrive
continua a non comprendere come possa esercitarsi un’opposizione così
preconcetta da misconoscere i meriti di scuole
di sicura qualità, magari accanendosi al punto
da voler sradicare dal territorio, adducendo assurdi pretesti, scuole che
magari un centinaio di
anni fa erano state volute dalla popolazione stessa. Purtroppo, però - ed
è il rilievo più doloroso di questa mentalità è vittima una parte dello
stesso mondo cattolico,
tanto che anche oggi,
come già nel 1968 dopo
la legge istitutiva della
scuola materna statale,
a fronte di oggettive difficoltà di far quadrare i
bilanci serpeggia la tentazione della chiusura. «
Ogniqualvolta si è costretti a prendere questa
malaugurata decisione sottolinea la presidente
provinciale della Fism,
Giuliana Bartesaghi , ovviamente i dipendenti vengono licenziati, ma
la cosa non sembra preoccupare né i sindacati,
né l’opinione pubblica,
quasi che questo sia il
giusto contrappasso di
una colpa, come se non
fossero insegnanti, né
lavoratori, né avessero
una famiglia da mantenere. Di fatto, si tratta
di dipendenti in regola
coi contratti sindacali,
cui tra l’altro è corrisposto un compenso inferiore rispetto agli statali,
pur lavorando più ore. Al
contrario, se chiude una
scuola statale, o se ne
razionalizza il personale
con relativi licenziamenti, si grida allo scandalo
e si indicono manifestazioni di piazza».
Il 10 marzo 2000 il
governo D’Alema (ministro dell’Istruzione
era Berlinguer) varò
la legge 62 sulla parità, che quest’anno ha
compiuto dieci anni.
«I titoli apparsi su numerosi giornali - riprende Bartesaghi - sintetizzano il suo stato di attuazione: “Parità: la battaglia continua”, “Una
legge in gran parte incompiuta”, “Gelmini:
sulla parità lo Stato deve
fare di più”, “La parità
ha dieci anni ma non li
dimostra”, ecc. Anch’io
ho scritto sui quotidiani
locali e nell’ultimo articolo, “Pregiudizi duri a
morire”, ho preso spunto da un’affermazione
che circola spesso in
ambito scolastico ed
extrascolastico:
“Le
scuole pubbliche statali
versano in pessime condizioni, perché si distolgono fondi per erogarli
alla scuola privata”.
Dopo aver precisato ancora una volta il significato di pubblico, statale
e privato, e sottolineata
la scorrettezza di molti
giornali e servizi televisivi per ignoranza, o ad
arte, ho ricordato che
con la Legge Berlinguer
il sistema scolastico italiano è formato da scuole pubbliche gestite dallo Stato o da enti e privati. Grazie a dirigenti e
insegnanti esistono eccellenti scuole statali,
ma anche altre dove c’è
un degrado educativo
prima ancora che didattico. Attribuirne la colpa alle scuole pubbliche
paritarie cattoliche e di
ispirazione cristiana è
falso. È noto che lo Stato impegna 57 miliardi
di euro all’anno per la
scuola statale, cioè circa 7.500 euro per alunno, mentre versa 600 euro per alunno a quella
paritaria, 6900 euro in
meno, con un risparmio
di 7 miliardi e 900 milioni di euro (alla scuola
paritaria un bambino
costa circa 3000 euro all’anno). Su questo fronte la Fism è fortemente
impegnata a livello na-
zionale, regionale e provinciale». A questo proposito, nella recente richiesta di piena attuazione della parità per le
scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana e cattoliche il presidente di Fism Lombardia, Casimiro Corna,
dopo aver osservato che
queste “sono attive nell’80% dei Comuni lombardi e soddisfano il diritto educativo del 57%
dei bambini della nostra
regione” e che per lo più
si trovano “in Comuni o
quartieri dove tuttora
non è ritenuta necessaria la presenza della
scuola materna statale,
perché esse soddisfano
interamente l’esigenza
educativa infantile del
territorio senza discriminazione alcuna”, registra che grazie a queste
scuole nella sola Lombardia si ha “un risparmio per le casse pubbliche di circa 900 milioni
di euro l’anno”. Per queste ragioni e per il fatto
che esse sono “sostenute dalle comunità locali
e dai genitori dei bambini che le frequentano”,
chiede che “con urgenza,
a partire dalle scuole dell’infanzia, entro la prossima legislatura” si assicuri ai loro alunni un
trattamento scolastico
ed economico equipollente a quello di cui godono
gli alunni delle statali.
Ma cosa spinge a
cercare di mantenere
la scuola cattolica o
di ispirazione cristiana, nonostante tutte
le difficoltà?
«Più volte il Papa ha
manifestato la propria
sollecitudine - ricorda
Bartesaghi -, perché si
affronti l’emergenza educativa, costruendo un
patto tra scuola, famiglia
e Chiesa con proposte
nuove ed originali e piani operativi in una realtà sociale dove individualismo e relativismo
etico dominano con le
conseguenze che vediamo. L’emergenza educativa, però, può diventare uno slogan, una moda
di cui scrivere sui giornali e per cui organizzare convegni. Non basta
sensibilizzare al problema, ma occorrono azioni concrete per offrire
modelli e opportunità
formative, fondate non
solo sull’efficienza didattica e sulle strategie di
apprendimento, ma anche su valori e comportamenti, su stili di vita
che mettano al centro la
dignità umana. La scuola cattolica, poggiando su
un progetto educativo
cristianamente ispirato,
è in grado di rispondere
a questa emergenza, proponendo esperienze di
crescita ai bambini e alle
loro famiglie sempre più
disorientate. La chiusura delle nostre scuole
sarebbe una perdita non
solo per la Chiesa cattolica, ma per tutta la società, perché verrebbe
meno un modello educativo originale».
Quindi, prima degli
aspetti strutturali,
organizzativi e didattici, pur importanti, è
la qualità del rapporto educativo a determinare la qualità di
una scuola.
«Un bambino cresce in
una relazione positiva osserva Bartesaghi -,
perciò l’attenzione va
posta proprio sulla qualità, mentre oggi troppo
spesso i bambini fanno
esperienza di una precarietà di relazioni, di una
mancanza di riferimenti precisi e certi, di un
disorientamento affettivo, incontrando molteplici modelli educativi a
volte contraddittori. Per
questo, ai nostri insegnanti chiediamo di costruire relazioni positive, di coniugare regole
e libertà con intelligenza e cuore, cioè con quell’autorevolezza - l’esatto
opposto dell’autoritarismo o del permissivismo
- che deriva dall’avere
radici e valori, così che i
bambini sviluppino conoscenze, abilità e competenze».
La Fism è impegnata
in questo senso in tutta
la provincia tramite il
coordinamento pedagogico-didattico operante
nelle sei zone in cui è
stata divisa la provincia
(Livigno, Alta - Media Bassa Valle, Valchiavenna, Valmalenco). Ogni
coordinatore zonale è in
rapporto con quello provinciale, Matteo Colturi. Quest’ultimo ha esortato a rivalutare il ruolo
della scuola dell’infanzia
che permette di dare solide fondamenta alla crescita del bambino. «È
molto preoccupante che
il 25% - 30% degli abbandoni sia dovuto agli insuccessi scolastici - ha
soggiunto Colturi - per
questo gli insegnanti
devono diventare “gli
specialisti del successo
degli alunni”, valorizzando i talenti di ognuno.
Oggi i bambini arrivano
a scuola già in possesso
di conoscenze tecnologiche e informatiche, spesso però disordinate e
confuse, per cui trovano
difficoltà a distinguere il
reale dal virtuale, e poiché hanno una pluralità
di stimoli, ma sono molto fragili e disorientati,
l’insegnante è chiamato
a personalizzare la propria attività educativodidattica. Per questo occorre una profonda conoscenza che nasce dall’attenzione, dall’ascolto,
dall’osservazione del
bambino, prima di passare alla progettazione
didattica». Altri aspetti
su cui è stato chiesto di
lavorare agli insegnanti
della scuola dell’infanzia
sono le competenze non
solo coi bambini, ma anche coi colleghi e le famiglie e la necessità di
una coerenza fra “dichiarato e agito”. La vicepresidente Tiziana Forni è intervenuta ad illustrare l’aspetto gestionale-amministrativo che,
come quello pedagogicodidattico, deve andare
incontro alla persona,
cioè ai dipendenti, quindi, mentre da una parte
i presidenti parroci,
avendo già tante altre
incombenze, sono stati
invitati a delegare ai laici questi aspetti, dall’altra quest’anno è stato
sperimentato un servizio di coordinamento
gestionale fra le scuole
di Castione, Torre Santa Maria, Caspoggio,
Chiesa, Lanzada, Montagna e Sacro Cuore di
Sondrio, di cui è stata
nominata responsabile
Ilaria Nani. Inoltre, si è
lavorato perché ogni
scuola abbia una segreteria ben organizzata
con precisi criteri di archiviazione ed è stata
anche studiata la modulistica per i diversi aspetti della gestione della
scuola e del personale.
Successivi interventi
hanno posto in luce altri aspetti altrettanto
importanti e decisivi per
la qualità di una scuola
e dell’insegnamento anche se quello economico
rimane il problema di
fondo. Per esempio, giustamente le scuole libere devono accogliere i
bambini “disabili”, ma lo
stato stanzia per loro
solo circa 1000 euro all’anno, mentre alla scuola statale garantisce l’assegnazione dell’insegnante di sostegno, con
un’evidente disparità di
trattamento di cui l’opinione pubblica e i governanti devono essere consapevoli. Per quanto riguarda i bambini appartenenti a famiglie indigenti, non in grado di pagare la retta, oltre a condividerne il bisogno,
come già accade nelle
scuole cattoliche della
provincia, si devono far
intervenire i servizi sociali del Comune. Infine,
sempre più spesso bambini di altre religioni,
soprattutto islamici, si
iscrivono a queste scuole: in questi casi è importante che le loro famiglie sottoscrivano il progetto educativo, mentre
le pratiche religiose devono essere proposte
solo ai bambini di fede
cattolica. L’assemblea
ha approvato all’unanimità il conto consuntivo.
PIERANGELO MELGARA
P A G I N A
32
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PUBBLICAZIONI FRA GLI AUTORI GIOVANNI GIORGETTA
Il dialetto di Villa
in un vocabolario
E
ra strapiena la
chiesa parrocchiale di san Sebastiano a Villa di Chiavenna per la presentazione del volume di
Giovanni Giorgetta e
Stefano Ghiggi Vocabolario del dialetto di
Villa di Chiavenna, edito dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia
Valtellinese e Valchiavennasca. La preziosa
opera vede la luce dopo
molti anni di ricerche ed
approfondimenti, con un
lavoro completo e meticoloso da parte dei due
autori, i villesi Stefano
Ghiggi e il compianto professor Giovanni Giorgetta, che purtroppo non ha
avuto modo di vedere il
completamento della sua
opera. Alla presentazione sono intervenuti, oltre a Stefano Ghiggi, tre
studiosi di livello come
il prof. Gabriele Antonioli, il prof. Remo Bracchi
e il prof. Bruno Ciapponi
Landi, che hanno ricordato la figura di Giovanni, a cui si è aggiunto il
ricordo personale del figlio Valerio.
I due coautori hanno
collaborato per oltre venti anni nell’iniziativa di
approntare un vocabolario della parlata locale.
A Giovanni si deve l’impostazione generale dell’opera e il suo perfezionamento
sintatticogrammaticale. La ricerca sul campo è stata con-
dotta principalmente da
Stefano Ghiggi, che ha
intervistato una quarantina di persone, alcune
delle quali purtroppo
scomparse. “La ricchezza e l’espressività del nostro unico dialetto emergono in quest’opera che
il prof. Giovanni Giorgetta ci ha lasciato a te-
stimonianza del suo legame affettivo per Villa.
Grazie al suo paziente,
puntuale e preciso lavoro di ricerca, possiamo
tramandare a chi verrà
dopo di noi la memoria
del nostro amato idioma”, scrive nella prefazione il sindaco del paese, Giglio Maraffio.
Anche l’amico e storico Guido Scaramellini
nella presentazione del
poderoso volume ricorda: “Non avrei mai pensato di dover scrivere la
presentazione di questo
lavoro nel ricordo del
suo principale autore,
Giovanni Giorgetta che
prematuramente ci ha
lasciato. Avrebbe certamente meritato di vedere pubblicato il vocabolario di Villa … Un lavoro condotto a titolo assolutamente gratuito e
solo sostenuto dall’affetto verso la propria terra. La scomparsa di Giovanni fa di questo libro
il suo ultimo omaggio a
Villa, dove trascorse la
fanciullezza e la giovinezza e a cui dedicò anche cinque anni da sindaco”.
Alla serata ha partecipato il Coro Argento di
Villa, composto da un
gruppo di anziani impegnati da tempo nella ricerca, nel recupero e
nella riproposizione di
canti tradizionali, anche
nel dialetto del paese.
L’ A m m i n i s t r a z i o n e
Comunale di Villa di
Chiavenna, con l’intento di avvicinare i cittadini alla conoscenza della
storia e delle tradizioni
del paese, donerà una
copia del libro a tutte le
famiglie residenti. Per
tutti gli altri, rimarrà la
possibilità di acquistarlo
nelle librerie della valle.
GIOVANI IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI SUSANNA POZZOLI
Due anni di ricerca nelle città...
«
n progetto
che doveva
durare tre
mesi e che è
diventato il
lavoro di due anni». Susanna Pozzoli ha cono-
U
sciuto Harlem a fondo,
dopo aver vissuto a Parigi e Barcellona, prima
di entrare nei meccanismi giusti per conoscere le persone, in una realtà in rapido mutamen-
to, e convincerle a lasciar fotografare angoli
di vita privatissima. Gli
scatti di “On The Block”
sono nati così. Scatti
che, pur non ritraendo
nessuna persona, dicono
FESTA DEL BASKET PER 250 AL PALAMALOGGIA
Sette scuole e 250 bambini sotto canestro. È stata una festa dai grandi numeri
quella dedicata al minibasket per la Valchiavenna. I piccoli alunni di Somaggia,
San Cassiano, Prata Camportaccio, Mese, Chiavenna Centro, Bette e Borgonuovo
hanno partecipato alla “Festa del basket”. Nella prima parte della mattinata promossa dagli istruttori Christian Ronconi e Tiziana Grillo - i giovanissimi atleti
delle prime tre classi si sono sfidati in una serie di percorsi motori, poi è arrivato il
momento delle sfide sotto canestro per i più grandi. «Queste manifestazioni permettono di promuovere l’attività sportiva fra i bambini, anche per le discipline che,
tradizionalmente, raccolgono una minore attenzione in Valchiavenna», ha sottolineato con soddisfazione Paolo Donà, tecnico dello staff del Coni. La manifestazione del PalaMaloggia ha rappresentato l’ultima tappa della “Tre Giorni di Basket”
che ha visto protagonisti anche i bambini della zona di Morbegno. A tutti i presenti
alla fine delle partite è stato regalato un gadget a ricordo della giornata e alle
scuole sono state consegnate sette targhe per avere partecipato al progetto. «Ragazzi incredibili per la loro educazione e rispetto, qualità che vanno al di là delle
abilità messe in campo sul piano sportivo - ha aggiunto Donà -. Alcuni bambini con
i loro insegnanti si sono offerti alla fine di aiutare l’organizzazione nelle pulizie.
Non ce n’è stato bisogno, chiaramente, ma è stato un bel messaggio di delicatezza
da parte di alunni e docenti». Dalla prossima settimana ripartiranno i progetti del
Comitato in riva al Mera. Toccherà ai bambini di prima elementare, impegnati al
campo sportivo di Chiavenna sulla pista di atletica.
S.BAR.
CHIAVENNA IN FIORE APRE ALLA CUCINA
È il “Finger food” la novità dell’edizione 2010 di Chiavenna in Fiore. La popolare
manifestazione primaverile organizzata dalla Prochiavenna, che nata originariamente per abbellire il centro storico con fiori e piante, si è poi allargata coinvolgendo l’Istituto Alberghiero Crotto Caurga, si terrà quest’anno il 22 maggio. Tante le
novita, fra cui il concorso per la preparazione di bevande, tartine di accompagnamento agli aperiti e le decorazioni floreali per le vie della città.
moltissimo degli abitanti delle case e dei luoghi
ritratti nel libro: «Harlem è un quartiere in rapidissimo mutamento spiega la fotografa chiavennasca, ormai divisa
per lavoro tra Milano e
New York - dove stanno
sorgendo insediamenti
modernissimi a fianco
dei vecchi abitati, ancora prevalentemente della comunità afro-americana. Per la realizzazione di questo libro devo
ringraziare il progetto
“Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte”», un programma di
residenza per giovani
artisti internazionali,
ideato nel 2007 da Ruggero Montrasio che ha
invitato ad oggi ventisei
artisti provenienti da
tutto il mondo: Cameroun, Corea del Sud,
Francia, Germania, Giappone, Israele, Italia, Svezia, Stati Uniti e Ungheria. «”On The Block” non
è l’ultimo progetto a cui
ho lavorato. Attualmente sono in mostra a
Montrasio Arte a Brera
con “After The Funeral”.
Si tratta di un progetto
sviluppato da una serie
di fotografie e da una ri-
«SOLO STUDIANDO
SI DIFENDE IL 25 APRILE»
Leggere e approfondire la storia per trovare le
ragioni per festeggiare il 25 aprile. È l’indicazione che ha dato la scorsa domenica il sindaco
Maurizio De Pedrini nel corso della celebrazione chiavennasca. Il corteo, aperto dal gonfalone cittadino e il gagliardetto dell’Anpi portato
dal presidente di sezione Pasquale “Moro” Amati, ha percorso le strade del centro con in testa
la Musica cittadina. Arrivati dinanzi al monumento ai caduti; dopo l’esecuzione dell’inno di
Mameli, De Pedrini ha tenuto un breve ma significativo discorso. «Con il passare degli anni
e allontanandosi da quei fatti - ha esordito il
primo cittadino - c’è il rischio, come anche per
il 4 novembre, che si perda il significato delle
ricorrenze. Così vorrei riprendere le parole del
presidente Giorgio Napolitano che ieri ha parlato di festa di liberazione e riunificazione del
paese». De Pedrini ha citato tre testi di «autori
di onestà intellettuale e rigore storico, che hanno scritto fatti obiettivi che aiutano a capire».
Per primo il sindaco ha indicato “Storia dell’Italia partigiana” di Giorgio Bocca, che ha combattuto fascisti e nazisti e ha raccontato «partendo
dall’esperienza personale, la fatica di un popolo
nel lottare per i valori di libertà, democrazia,
pace e giustizia». Poi “Il sangue dei vinti” di
Giampaolo Pansa, che «ha trattato il tema a
lungo tabù, delicato ma che andava affrontato,
dei giorni seguiti alla fine della guerra con vendette personali e politiche che non hanno fatto
onore ai valori partigiani». Come terzo De Pedrini ha citato il libro “Antifascismo e resistenza in Valchiavenna” di Renato Cipriani, presente alla cerimonia insieme a molti comuni cittadini e a rappresentanti delle istituzioni e delle
associazioni, una ricostruzione di ciò che accadde dopo l’8 settembre tra le montagne valchiavennasche, «Oggi il rispetto e il valore delle istituzioni sono le basi della convivenza. Conoscendo le radici capiamo chi siamo». II sindaco ha
poi lasciato la parola ai ragazzi della scuola
media Garibaldi, presenti insieme ai coetanei
che frequentano la Bertacchi. «Con la nostra
presenza continuiamo il progetto di Cittadinanza e Costituzione - hanno letto gli studenti -.
Ricordare la Resistenza, il grande coraggio e i
sacrifici di partigiani e civili, diventa per noi
giovani un dovere importante. Non dimentichiamo che uomini e donne di tutte le età sono morti
allora per garantirci i diritti democratici dei quali
oggi godiamo».
N.F.
TRE CONFERENZE CON
GLI STUDENTI SULLA LIBERAZIONE
Il 25 aprile unisce studenti e cittadini con tre
conferenze dedicate a Resistenza e Costituzione. In occasione della festa della Liberazione,
all’Istituto comprensivo “Bertacchi” sono stati
organizzati per gli alunni delle classi seconde e
terze tre incontri. Le lezioni si svolgeranno al
Teatro della Società Operaia di Chiavenna, associazione che ha garantito il proprio patrocinio e la propria collaborazione. Si partirà nella
mattinata di sabato 8 maggio. Stefano Corbetta,
magistrato dell’Anm, converserà con i ragazzi
sui principi fondamentali della Costituzione Italiana e sul valore della legalità. Sette giorni più
tardi toccherà a Renato Cipriani, ex insegnante
di scuola primaria che nel 1999 ha pubblicato
un testo di ricerca storica dal titolo “Antifascismo
e Resistenza in Valchiavenna”. Il libro di Cipriani
è incentrato sulle vicende della valle del Mera
e permette di legare gli eventi storici del Ventennio a luoghi e personaggi conosciuti dai ragazzi. Le iniziative curate dall’ex segretario dello Spi-Cgil rappresentano una preziosa occasione per conoscere le vicende che hanno visto impegnati partigiani e antifascisti della zona - ad
esempio Giulio Chiarelli, al quale è stata dedicata la via dove ha sede la Società operaja - e
compagni provenienti da fuori provincia come
Giovanni Pirelli “Pioppo”. Sabato 22 maggio interverrà Dario Venegoni, ricercatore e storico,
presidente dell’Associazione nazionale ex deportati di Milano. Parlerà delle deportazioni del periodo nazi-fascista e proietterà un filmato sulla
ricostruzione del Campo di Bolzano.
S.BAR.
flessione scritta, realizzate il giorno dopo il funerale di mia nonna, nel
gennaio del 2008. Un
momento difficile che è
diventato uno spunto di
riflessione sul tema dell’assenza e della morte.
Le immagini sono accompagnate dalle parole di cinque scrittori, che
saranno con me alla pre-
sentazione in programma giovedì 13 maggio».
Si è laureata in Lingue
e Letterature Straniere
all’Università di Bergamo nel 2002. Nello stesso anno si è trasferita a
Parigi, dove ha conseguito un master in Critica Cinematografica alla
Sorbonne di Parigi.
D.PRA.
P A G I N A
CRONACA
33
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
I RISULTATI DI UNA RICERCA PRESENTATI IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA DELLA CULTURA
Archivi e carteggi talamonesi
illustrare tutti i documenti esaminati nel lavoro di riordino. Gli organizzatori hanno perciò
focalizzato l’attenzione
su un ambito molto concreto, come la manutenzione delle strade. Pier
Luigi Piano ha ricordato anzitutto le finalità
che si propone la Settimana della Cultura, cioè
di avvicinare i cittadini
non solo ai musei, ma
anche alle biblioteche e
agli archivi, poi ha svolto una dotta relazione
introduttiva sulle antiche vie di comunicazione. In una recente pubblicazione la Valtellina è
stata definita «crocevia
d’Europa» ed effettivamente, fin dai tempi più
antichi, le Alpi (e quindi
anche le nostre valli)
sono state attraversate
dalle popolazioni per
scambiarsi il vino, il sale, il ferro e le derrate
alimentari. Anche Rita
Pezzola ha fornito anzitutto alcune preziose
notizie sulla storia antica, attingendo dai documenti che sta esaminando nell’ambito del progetto denominato Codice Diplomatico Lombardo, in collaborazione con
l’Università di Pavia.
Consiste nella ricerca e
nella pubblicazione dei
documenti più antichi in
assoluto e che ancora
non sono stati oggetto di
studio. Sta emergendo,
ad esempio, che negli
anni dopo il Mille la bassa Valtellina è stata fortemente interessata dalla presenza e dai contrasti tra i grandi monasteri di Milano, di Como e
dell’Acquafredda di Lenno. Anche gli atti più antichi che riguardano Ta-
LA FONDAZIONE MELAZZINI
PREMIA GLI STUDI SULLA FAMIGLIA
La difficile sfida della disabilità il tema centrale delle
tesi prescelte per l’edizione 2010 del premio “Anna e
Michele Melazzini” per tesi di laurea sulla famiglia.
Avrà luogo giovedì 29 aprile alle ore 17.30, presso
la Sala Consiliare “Michele Melazzini” della Provincia di Sondrio, la cerimonia di assegnazione del premio per tesi di laurea sulla famiglia della Fondazione
“Anna e Michele Melazzini”. Ad aggiudicarsi la quinta edizione, ex aequo, Eleonora Cortesi per la tesi
La famiglia immigrata di fronte alla nascita di un figlio disabile: le risorse e le sfide di una difficile transizione e Francesca Rossi per la tesi La famiglia affronta l’autismo. Analisi delle relazioni familiari e della loro relazione con l’emotività espressa. Le tesi saranno illustrate dalle autrici nel corso della cerimonia.
lamona, del 1015, del
1029, del 1158, del 1215
fanno riferimento, diretto o indiretto, ai monasteri. Quello del 1215 è
particolarmente importante, perché in esso,
per la prima volta, viene nominata la comunitas, cioè il Comune di Ta○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
G
li archivi sono
i luoghi nei
quali vengono
conservati i
documenti unici del nostro passato.
Sono quindi fonti preziosissime di storia, ma,
per poter essere consultati, devono essere ordinati in maniera sistematica. Diversamente è impossibile cercare qualunque dato o notizia in
un accumulo disordinato di carte. Anche nell’archivio comunale di
Talamona, quando nel
2004 il soprintendente
Pier Luigi Piano aveva compiuto un sopralluogo, erano stati individuati quattro grossi
faldoni di documenti antichi, che però avevano
bisogno di essere riordinati. Il lungo e impegnativo lavoro è stato compiuto dalla ricercatrice
Rita Pezzola, con la collaborazione di Simona
Cometti e di Annalisa
Castangia. In questo
modo, sabato 24 aprile,
nell’ambito delle manifestazioni per la XII Settimana Nazionale della
Cultura, è stato possibile presentare al pubblico i risultati emersi. Il
convegno, come ha sottolineato il sindaco di Talamona Italo Riva nell’aprire i lavori, ha costituito anche l’occasione
per utilizzare il nuovo
edificio appena restaurato, destinato a diventare la Casa della Cultura,
in quanto ospiterà l’archivio e la biblioteca comunale, con le relative
sale per la lettura, la consultazione e gli incontri
culturali. Naturalmente, in un semplice convegno, non era possibile
lamona. Nel Trecento le
notizie diventano più abbondanti, soprattutto
grazie agli atti del notaio Simone Della Porta,
conservati presso l’Archivio di Stato di Sondrio. Sappiamo così che
nel 1374 la comunità di
Talamona chiede ed ottiene il diritto di eleggere un proprio sacerdote.
Nasce quindi la nuova
parrocchia.
I documenti veri e propri dell’archivio comunale, invece, iniziano solo
dal 1512, in corrispondenza con l’avvento del
dominio grigione. Dalla
loro lettura emerge il
quadro di una comunità
viva… «Sembra quasi di
entrare negli uffici e di
vedere gli amministratori all’opera» oppure,
attraverso i verbali scritti dai notai, si possono
seguire le decisioni prese durante le assemblee
generali dei capifamiglia. Tra gli argomenti
che ricorrono più di frequente, vi sono senza
dubbio le strade, alla cui
manutenzione vengono
chiamati gli abitanti dei
vari colondelli, le frazioni nelle quali si divide il
paese. I documenti ci
permettono poi di conoscere anche il numero
degli abitanti e di tracciare così una linea dello sviluppo demografico.
Nel 1589 a Talamona vivono 1850 persone, divise in 305 famiglie. Nel
1624 gli abitanti sono
ancora sullo stesso livello (1800), ma poi la peste del 1630 (la stessa
descritta dal Manzoni
nel Promessi sposi) riduce la popolazione a
meno della metà: 801
abitanti secondo i dati del
Comune; addirittura 731
come risulta dal registro
dei morti della parrocchia. A Talamona la ripresa demografica è abbastanza rapida, in quanto nel 1697 gli abitanti
hanno di nuovo raggiunto il numero di 1900 e
nel 1706 sono ben 2018.
Il tema delle strade è
stato poi ulteriormente
sviluppato da Simona
Duca, assessore alla
cultura del Comune di
Talamona. Dopo l’unità
d’Italia, il nuovo Stato
ha compiuto un grande
sforzo per migliorare la
rete viaria minore, che
si trovava in condizioni
pietose, ma i Comuni
hanno dovuto affrontare
le solite difficoltà economiche, per cui, spesso,
hanno richiesto ai cittadini anche prestazioni
d’opera gratuite, come
nel Medioevo. «Dopo
aver riordinato la parte
antica dell’archivio comunale - ha concluso
l’assessore - ora procederemo anche con gli incartamenti più recenti.
Si tratta di un lavoro
lungo e faticoso, che
sporca le mani, ma che
è anche appassionante,
perché la polvere, prima
che ai polmoni arriva al
cuore. La lettura dei documenti ci fornirà poi gli
elementi per delineare
una nuova storia del nostro paese».
CIRILLO RUFFONI
RASSEGNA LE CHIAVI D’ARGENTO SABATO 8 MAGGIO
A Chiavenna corali da ascoltare
n occasione della XXIX
edizione della rinomata rassegna musicale
chiavennasca “Le Chiavi d’Argento – Incontri
corali Giocondo D’Amato”,
il Comitato organizzativo
propone una serata molto
interessante, dedicata a
due celebri e apprezzate
formazioni vocali: il “Piccolo coro Artemìa” di Torviscosa (Udine) diretto dal
M° Denis Monte e il “Torino Vocalensemble” diretto
dal M° Carlo Pavese. Due
formazioni corali distinte,
una di voci di fanciulli e l’altra costituita da giovani
amanti del canto, che proporranno una ricca e varie-
I
gata serie di brani appartenenti al repertorio sacro
e spazianti da “Maria Mater Gratiae” di Fauré (1845
- 1924) a pezzi di compositori contemporanei come
Thomas Jennefelt (1954) e
Eric Whitacre (1970).
Il Piccolo Coro Artemìa
nasce nel dicembre 1998 e
conta circa 30 coristi dagli
11 ai 19 anni. Ha partecipato a concerti, rassegne e
festival corali in Italia (Trieste, Venezia, Vicenza,
Trento, Bergamo, Roma)
ed all’estero (Slovenia, Austria, Belgio, Scozia e Canada). Ha collaborato con
compositori friulani e con
le maggiori orchestre friu-
lane (Filarmonica e Sinfonica F.V.G., Orchestra Aquileiensis, Orchestra Naonis) ed estere (Orchestra
barocca Solamente Naturali di Bratislava). Ha partecipato all’allestimento di
opere quali Brundibár di
H. Krasa, la Messe G-dur di
F. Schubert, il Requiem di
G. Fauré e la Passione secondo Matteo di J.S. Bach.
Nel Novembre 2008 ha ottenuto la fascia d’argento
al Gran Premio Nazionale
Corale di Travesio (PN) e,
sempre nel Novembre
2008, ha ricevuto il Premio
Speciale Moret d’Aur come
gruppo emergente conferitogli da una giuria compo-
CLAUDIO INTROINI CONFERMATO ALLA GUIDA
DELLA FONDAZIONE FOJANINI
Al termine di anni segnati da un grande impegno degli Enti Pubblici per il
rilancio della Fondazione Fojanini, l’appena rinnovato Consiglio di Amministrazione ha confermato la fiducia al presidente uscente Claudio
Introini eleggendolo per acclamazione. Nei giorni scorsi, completate le
nomine dei consiglieri da parte degli enti soci a seguito della tornata amministrativa del 2009, il nuovo Cda si è riunito alla presenza dei rappresentanti, fra gli altri, della Provincia, lo stesso Introini, Vincenzo Cornaggia,
Renato Ciaponi e Pietro Panizza, della Camera di Commercio, Alberto
Marsetti e Adelino Tralli, del Comune di Sondrio, Renzo Sondrini, e delle
cinque Comunità Montane: il presidente Severino De Stefani per quella
della Valchiavenna, l’assessore Graziano Pellegatta per quella di Morbegno,
il presidente Tiziano Maffezzini per Sondrio, il presidente Franco Imperial
per Tirano e l’assessore Marco Gurini per quella dell’Alta Valle. Introini
ringrazia innanzitutto la Provincia che lo ha indicato nuovamente quale
proprio rappresentante e i componenti del Consiglio di Amministrazione
che gli hanno confermato la fiducia. «Sono onorato per questa nomina –
sottolinea – che mi consentirà di proseguire il lavoro avviato in questi anni. Confermo il mio impegno e la volontà di continuare lungo la strada
intrapresa affinché la Fondazione Fojanini sia sempre di più il punto di
riferimento del settore agricolo in provincia di Sondrio. Al nostro interno
abbiamo le professionalità e le competenze necessarie per sviluppare progetti importanti, primo fra tutti quello legato alla certificazione ambientale e di filiera a tutela della genuinità, dell’originalità e della naturalità
dei prodotti del nostro territorio». Introini pensa a un’agricoltura sostenibile proiettata nel futuro in grado di far emergere gli aspetti più peculiari
della valle: «Questo deve essere il nostro impegno, perciò cercheremo la
collaborazione degli operatori e delle aziende affinché l’obiettivo diventi
condiviso», aggiunge il presidente. Più valore al nostro territorio e maggiore consapevolezza di ciò che esso può garantire al futuro della nostra
provincia: una nuova cultura che deve diffondersi soprattutto fra i più
giovani. In questo contesto si inserisce anche l’impegno della Fondazione
nella divulgazione del documentario di Ermanno Olmi sui terrazzamenti
vitati nelle scuole.
sta da giornalisti ed autorità del Friuli. Nel maggio
2009 ha partecipato e vinto il 5° Concorso Nazionale per voci bianche di Malcesine conquistando il primo premio nella categoria
sacro e nella categoria profano, il premio per il coro
con il punteggio più alto e
il premio al miglior direttore della manifestazione.
Molto interessante e ricca
di innovazione si presenta
la realtà del gruppo “Torino Vocalensemble” così
tratteggiata dal celebre direttore di coro svedese
Gary Graden sul Bollettino Corale Internazionale
(gennaio 2004): “Un buon
esempio del cambiamento
della realtà corale italiana è visibile nel lavoro di
Carlo Pavese a Torino, con
il suo Torino Vocalensemble, di recente formazione.
Si tratta di un eccellente
coro amatoriale, nuovo e
giovane […]. Oltre alla
straordinaria vastità del
repertorio in suo possesso,
e alla capacità e bellezza
delle voci, quest’ensemble
è particolarmente dedito
all’esecuzione della musica contemporanea. Diversi
membri del coro del resto,
così come lo stesso direttore, sono compositori e compongono per questo “strumento” con risultati estremamente soddisfacenti. Al
tempo stesso il coro raccoglie i frutti derivanti dall’esecuzione di musica nuova e interessante. Sono sicuro che la “Scuola di Torino” continuerà a produrre
musica interessante in futuro, e che compositori
come Pavese, Margutti,
Camoletto, Guglielmi e
Tessarin saranno conosciuti sempre di più, sia in Italia che all’estero”. Il concerto si terrà a Chiavenna, presso la chiesa di
san Fedele, sabato 8
maggio alle ore 21.00. Ingresso libero.
E.O.
P A G I N A
CRONACA
34
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
PITTURA «IL TRANSITO DI SAN GIUSEPPE», UN’OPERA DA STUDIARE
L’arte di Cesare Ligari
A
ccade, di tanto
in tanto e in
ogni ambito,
di fare scoperte. Ed è sempre stupore che riaccende la passione. A una tale sorte si deve il convegno Intorno a un dipinto di Cesare Ligari,
Il transito di san Giuseppe. Disegni preparatori, fortuna museale, intervento conservativo, che si è svolto a
Sondrio, lo scorso 21 aprile, nella sala dei Balli
di Palazzo Sertoli. Oggetto del convegno la nominata pala dell’artista,
che si trova nella chiesa
parrocchiale di Albosaggia, e le scoperte che la
riguardano, dal restauro
che l’ha rigenerata ai disegni che l’hanno anticipata. Relatori Sandra Sicoli, soprintendente per
i beni storici, artistici ed
etnoantropologici di Milano, che ha ripercorso
il filo rosso degli interventi dello Stato che negli anni hanno valorizzato il patrimonio artistico valtellinese; Angela
Dell’Oca, direttrice del
Museo Valtellinese di
Storia e Arte, che ha introdotto la figura di Cesare Ligari, inquadrandola nel contesto storico e familiare, ripercorrendo le principali tappe
della sua vita e che ha
illustrato con il puntuale riscontro delle immagini proiettate sullo
schermo la relazione tra
le figure del dipinto e i
disegni corrispondenti.
Dell’Oca ci ha, così, introdotto nell’affascinante
mondo di questa forma
artistica, che oggi non è
più considerata come un
«aspetto minore, secondario o accessorio», ma,
piuttosto «complementare alla ricostruzione
della personalità di un
maestro». La storica di
arte Eugenia Bianchi
ha, quindi, sottolineato
come “Il Transito di san
Giuseppe”, decisamente
influenzato dal Tiepolo,
segni la distanza tra il
solido classicismo del padre e il gusto veneto della decorazione e del colore che contraddistingue Cesare, mentre le
due restauratrici milanesi Marina Torresan e
Laura Baraldi hanno
mostrato nel confronto
delle immagini la suggestiva trasformazione dell’opera d’arte in corso di
restauro, dando voce al
minuzioso lavoro, grazie
al quale l’immagine «si
ricompone da sola e
prende forma completamente nuova, inimmaginabile prima».
to la guida del padre, si
trasferisce a vent’anni a
Venezia, smanioso di
perfezionare il mestiere
e vincendo il timore paterno «di sinistri incontri». In questa sua fase
sperimentale sulla laguna, ispirandosi alle leggende di testi apocrifi,
realizza “Il transito»,
ovvero la morte di san
Giuseppe (due metri e
cinquanta d’altezza per
centotrentasei centimetri di larghezza), commissionatogli, appunto,
per l’altare della chiesa
parrocchiale di Albosaggia. Cesare lavorò molto a quest’opera. Significava la sua presentazione in valle e, quindi, la
sua possibile affermazione e desiderata fortuna.
Una speranza che andrà, in seguito, delusa,
al punto che, nel 1764,
l’artista trasloca, con la
moglie Lucrezia e i nove
figli, a Como, dove muore nel 1770.
Fatti i conti con due devastanti restauri precedenti, il recupero di questo dipinto ha rivelato la
presenza di alcune figure e di particolari importanti, coperti dagli strati sovrapposti di stucchi,
ridipinture, vernici. Sono così ricomparsi due
angioletti sospesi sopra
il volto di Giuseppe e si
è, per esempio, ridefinita con precisione l’intera figura del grande angelo che sovrasta la scena. E, poi, la restituzione della vivace cromia originale, dai rossi ai blu
delle vesti di Maria e del
Cristo alla suggestiva intensità della luce che avvolge il volto di Giuseppe, abbandonato sul cuscino rigonfio, nel letto
del suo tramonto. Infi-
ne, il restauro ha reso
possibile il lavoro di riconoscimento di alcuni
disegni che l’hanno preceduto: le teste degli angeli, il volto dolente di
Maria, le sue mani intrecciate, il viso di Cristo, la sua mano destra
benedicente.
Tutti disegni realizzati da Cesare con i suoi
mezzi preferiti, il carboncino, la sanguigna
sfumata a gessetto, il
lapis nero. Su carta bianca, grigia, isabella, cinerina. Ritrovati tra gli oltre 770 catalogati e conservati nel Fondo ligariano del Museo valtellinese, che raccoglie bozzetti, schizzi d’invenzione, disegni preparatori di
Pietro, Cesare e Vittoria
Ligari. Sui propri disegni, gli stessi Ligari hanno lasciato interessanti
informazioni in due accurati Inventari, che ci
fanno per esempio scoprire che nel 1735 «dieci
puttini disegnati da
riglievi in carta bianca»
costavano dieci lire,
«sessantacinque nudi
d’Academia» quaranta
lire, «ventiquattro pezzi
di mani e piedi presi dal
naturale e da riglievi» 23
lire. Ma questa è ancora
un’altra storia.
MILLY GUALTERONI
Cesare Ligari, dunque,
nato nel 1716, figlio terzogenito di Pietro Ligari
e Nunziata Steininger,
dopo l’apprendistato sot-
GLI APPUNTAMENTI
DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO
Questi gli appuntamenti di Unitre di Sondrio: venerdì 30 aprile, Maria Luisa Arista, docente di
Economia aziendale, svilupperà il tema La gestione
delle risorse comuni: massimizzare il profitto, o perseguire l’interesse collettivo?; lunedì 3 maggio,
Eleonora Sparvoli, docente di letteratura francese
all’Università degli Studi di Milano, proporrà il seguente tema letterario Dallo Straniero alla Peste:
esistenzialismo e impegno nell’opera narrativa di
Albert Camus. Tutti gli incontri si tengono a partire
dalle 15.30 nella sede di via Cesare Battisti 29. Il
viaggio di fine anno si svolgerà da martedì 25 a sabato 29 maggio, visitando il Mondo degli Etruschi
nelle città di Volterra, Grosseto, Tarquinia, Cerveteri
e in altre aree archeologiche dell’Etruria; per la gita
in val Grosina, Da Grosio a Fusino ed Eita, di domenica 6 giugno occorre prenotarsi entro il 17 maggio.
Unitre Tirano propone un incontro, alle ore 15.00
presso la sala del Credito Valtellinese in piazza
Marinoni: martedì 4 maggio, Roberto Petrucci,
presidente del Centro di Omeopatia di Milano, parlerà di Omeopatia: prevenzione e campi di applicazione.
VISITE AL CASTELLO VENOSTA
Nella suggestiva sede del castel dell’Ovo a Napoli,
in occasione del consiglio direttivo nazionale dell’Istituto italiano dei castelli è stato tra l’altro varato il
calendario per le Giornate nazionali dei castelli. Il
castello dei Venosta di Bellaguarda sarà oggetto di
una visita nel pomeriggio di sabato 8 maggio, a partire dalle ore 15.00, e domenica 9, alle ore 10.45 e
alle ore 15.00. Farà da guida il presidente regionale
prof. Guido Scaramellini.
I BAMBINI DELLA «LUCCHINETTI» DI SONDRIO VERSO LA CITTÀ DI SMERALDO
Venerdì 30 aprile, a Sondrio, presso il Teatro San Rocco, alle ore 10.00 e alle ore 20.45, gli alunni della scuola primaria “Don Lucchinetti” presentano lo spettacolo teatrale liberamente tratto dal
romanzo di Frank Baum “Il mago di Oz”, Verso la città di smeraldo. La regia è di Roberta Devitiis,
i costumi sono a cura di insegnanti e genitori. «Uragano della mente. Vortice del cuore. Una
tempesta dalla quale non puoi star fuori. Non lascia via di scampo. Impossibile fermarlo. Qualcuno lo
aspetta, ma non bisogna cercarlo. Arriva da solo l’Uragano. Confonde. Porta scompiglio. Spaventa.
Sconquassa. Poi pian piano si calma e sorprendentemente ti cambia». Con queste parole le ragazze
della quinta classe hanno descritto l’Uragano, caricando di senso la storia della bambina Dorothy,
costretta da un vortice turbinoso ad intraprendere un viaggio che la porterà all’incontro di stravaganti
personaggi in cerca di qualcosa che già possiedono, ma di cui sono ignari. Verso la città di smeraldo
è un percorso di lettura interiore che ha consentito ai bambini la conoscenza di sé nei vari aspetti :
emozioni, stati d’animo, sentimenti, comportamenti, nonché l’acquisizione di un sistema di valori
autentici, quali l’amicizia, la generosità, la solidarietà, gli affetti. Ad ogni classe è stato assegnato un
personaggio attorno al quale è stato impostato il lavoro: lettura del romanzo, riflessione, interpretazione personale ed infine rappresentazione teatrale. Durante il suo viaggio Dorothy è accompagnata
dal cane Toto, inseparabile “amico” capace di rispondere ai bisogni e di esprimere i propri. Incontra tre
personaggi: lo Spaventapasseri senza cervello che, certo della sua pochezza, scoprirà quanto si cresce
attraverso le esperienze, l’Uomo di Latta, a cui manca un cuore per provare emozioni e amore e il
Leone Codardo, che ha bisogno del coraggio per non deludere le aspettative degli altri. Il viaggio si
rivelerà proficuo per i quattro compagni, anche senza le arti magiche del Grande Mago. Cuore, cervello, coraggio, amicizia ci aiutano ad affrontare ogni difficoltà. «Quello che cerchi è già dentro di te, ma
bisogna scoprirlo!» ci dice Frank Baum. Ma occorre un Uragano per andarlo a cercare! Cresciuta,
Dorothy torna alla sua “casa”, la realtà che ha alimentato il suo mondo interiore di pensieri, valori,
affetti e che le ha consentito di costruirsi un cuore capace di meraviglia e di amicizia.
CON INTERNET SALOON VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA SU PIERLUIGI NERVI
Internet Saloon di Sondrio invita corsisti e sondriesi a conoscere da vicino uno dei più grandi architetti del Novecento italiano e internazionale: Pierluigi Nervi. A trenta anni dalla sua scomparsa, Sondrio,
la sua città natale, gli rende omaggio con una mostra allestita presso la Galleria del Credito Valtellinese e del Museo valtellinese di storia e arte di Palazzo Sassi. La visita guidata gratuita del
gruppo di Internet Saloon è fissata per venerdì 7 maggio alle ore 16.30. Per partecipare è necessario iscriversi entro giovedì 6 maggio contattando la segreteria di Internet Saloon. È
possibile telefonare al numero 0342-513129, oppure inviare una mail [email protected].
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
P A G I N A
35
LIVIGNO COME SEMPRE UN APPUNTAMENTO DI SUCCESSO SULLE NEVI DEL PICCOLO TIBET
Gare speciali con Handy Sport
S
i è svolta a Livigno dal 19 al 22
aprile 2010 la 21
edizione delle Olimpiadi sulla Neve Special Olympics organizzata da Handy Sport
Livigno e dal Centro
Diurno Disabili di Livigno. Handy Sport Livigno è un’associazione
sportiva, che non ha fini
di lucro, costituita il 19
marzo 1992 con lo scopo
di promuovere attività
sportive finalizzate all’integrazione dei portatori di
handicap ed inoltre ha lo
scopo di contribuire alla
diffusione, conoscenza e
pratica degli sport per
disabili favorendo la loro
partecipazione a manifestazioni proposte anche
da altri enti. Con questo
spirito nacquero le Olimpiadi dei Disabili, come si
chiamavano inizialmente,
la manifestazione che ancora oggi, dopo più di
vent’anni, sa coinvolgere
un grande numero di volontari e che nell’edizione
2010 ha visto la partecipazione di 45 gruppi provenienti da tutta la Lombardia ma anche da Parma, Ferrara, Pisa e Rovigo. Il collaudato programma della manifestazione
ha alternato gare sportive, esibizioni canore, serate di gala e molti momenti di festa e serenità. I
gruppi sportivi speciali
sono giunti a Livigno il
lunedì, giornata dedicata
al viaggio e alla sistemazione negli alberghi. Martedì 20 alle ore 9.00 la
prima gara: la prova di
slittino presso il campo
Scuola Sci Centrale per
sfruttare al meglio la
neve che, alla mattina,
era ancora in perfette
condizioni e che, grazie al
lavoro dei maestri di sci e
dei volontari ha permesso lo svolgimento della
prova senza alcun problema. Nel pomeriggio la sfilata lungo le strade del
paese e la cerimonia ufficiale di apertura presso la
Plaza dal Comùn con l’accensione del tripode alla
presenza del sindaco di Livigno, Silvestri, sulle note
dell’Inno d’Italia suonate
dalla banda di Livigno. Il
mercoledì mattina la prova di Triathlon unificato:
gommoni, ciaspole e nordik walking (camminata
nordica). Nel pomeriggio
presso Plaza Placheda la
rassegna canora “Sulla
neve per cantare” con
l’esibizione di vari gruppi accompagnati dal Coro
Monte Neve di Livigno.
Alle ore 20.30 l’attesa Serata di Gala, ritrovo ufficiale per incontrarsi, ballare, cantare con l’animazione di un d.j., l’alle-
gra presenza di alcuni pagliacci e la carica dei numerosi ragazzi dell’Azione cattolica ragazzi di
Livigno. Per tutti firma e
gadget dell’olimpionica
livignasca Katia Zini.
Una delle caratteristiche
di questa manifestazione
è la simpatia con cui i
ragazzi speciali partecipano ai vari momenti in
cui è articolata ciascuna
giornata, simpatia che è
il miglior ringraziamento
per tutti i volontari coinvolti: bimbi degli asili,
bambini e ragazzi delle
scuole, giovani e responsabili delle associazioni
sportive, membri dei gruppi folcloristici e della banda, anziani in costume,
maestri di sci e cronometristi, cuochi e, naturalmente, gli infaticabili organizzatori dell’Handy
Sport e del C.D.D. con tutti i familiari dei ragazzi.
QUINTO BORMOLINI
BLOCCATA UN’ATTIVITÀ DI SFRUTTAMENTO
E DI FALSE REGOLARIZZAZIONI A SONDRIO
Un’indagine davvero insolita per la città e la provincia di Sondrio. Nel capoluogo valtellinese i carabinieri del locale comando hanno arrestato un medico
molto noto in città, un’avvocata del foro di Sondrio di origine bulgara e un
cittadino di nazionalità cinese, per reati connessi all’immigrazione irregolare.
Le indagini sono state lunghe complesse. Alla fine il Giudice per le indagini
preliminari Carlo Camnasio ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti
dei tre perché accusati di aver favorito la permanenza in Italia di cittadini
cinesi irregolari, attraverso la costituzione di contratti fittizi di lavoro subordinato per colf e badanti. Il tutto, previo pagamento in denaro a datori compiacenti, e allegando false attestazioni alle pratiche amministrative per la
regolarizzazione. I numeri sono davvero importanti se paragonati alla piccola
realtà di Sondrio ma anche dell’intera Valtellina: nel mirino degli inquirenti ci
sarebbero le assunzioni irregolari di 18 cittadini cinesi (anche se gli investigatori stanno analizzando in totale una cinquantina di pratiche) e di 350 cittadini di altre nazionalità extra-europee. L’inchiesta ha coinvolto anche la Prefettura e l’Ufficio immigrazione della Questura di Sondrio: tutto è partito l’autunno scorso in seguito alla denuncia di un datore di lavoro che, resosi conto
dell’illecito, ha deciso di raccontare tutto alle forze dell’ordine.
2 MAGGIO: CONCERTO AD ALBOSAGGIA
Domenica 2 maggio, presso la chiesa parrocchiale di santa Caterina in
Albosaggia, a partire dalle ore 21.00, si terrà un concerto d’organo con il
maestro valtellinese Michele Droz. Nel programma della serata, composizioni
di Bach, Brahms e Mendelssohn.
REPORTAGE SULLA PALESTINA
Pax Christi Sondrio, col patrocinio del Comune di Sondrio, promuove giovedì
29 aprile alle ore 21.00 presso l’Auditorium Torelli di Sondrio un reportage dalla Palestina con testimonianza di don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi. È prevista la proiezione del film Piazza pulita
realizzato da Pax Christi (Italia) e Al-Haq (Palestina) con la collaborazione dell’associazione israeliana Zochrot. Al termine la presentazione del libro “Un parroco all’inferno-Abuna Manuel tra le macerie di Gaza” e del documento
“Kairos Palestina”.
PROGETTO INTERREG SUI FIUMI
È positivo il bilancio del primo anno di attività del progetto Interreg Italia-Svizzera Ecoidro: Uso dell’acqua e salvaguardia ambientale e della biodiversità
nei bacini di Adda, Mera, Poschiavino e Inn, rientrante nel Programma di
Cooperazione Territoriale Italia-Svizzera 2007-2013. Ecoidro prevede un
impegno di spesa pari a 1.624.656,25 euro, di cui 1.602.000 euro di parte italiana. Esso è stato finanziato mediante fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e nazionali (Fondo di Rotazione ex lege 183/87), oltre che da una quota di
autofinanziamento da parte degli Enti e Società coinvolti.
Ha avuto inizio nell’aprile del 2009 e terminerà a marzo del 2012. La Provincia di
Sondrio e il confinante Cantone Grigioni ospitano un reticolo idrografico imponente per estensione, capacità e valore naturalistico. La disponibilità idrica ha
comportato, durante il secolo scorso, una serie di interventi sui corsi d’acqua, finalizzati prevalentemente a sviluppare l’utilizzo idroelettrico della risorsa. Ad oggi,
in questo ambito geografico, sono presenti numerosi impianti, che nel loro insieme
costituiscono il principale polo di produzione idroelettrica della Lombardia e uno
tra quelli di maggiore rilevanza nazionale per l’Italia. A servizio di questo complesso produttivo esistono numerosi bacini artificiali ed opere di derivazione lungo i corsi d’acqua.
Alla situazione produttiva descritta, quale ulteriore elemento di modifica dello
stato di naturalità degli ecosistemi fluviali, si sono aggiunti gli effetti degli interventi di artificializzazione degli alvei, attuati soprattutto a seguito dei tragici eventi
alluvionali del 1987.
La recente evoluzione del quadro normativo, in termini di gestione ed utilizzo
dell’acqua, ha inoltre comportato l’esecuzione dei primi svasi di sedimenti dai bacini artificiali e l’incremento, a partire dall’inizio del 2009, delle portate rilasciate
a valle delle opere di presa. Alcuni dei principali bacini imbriferi coinvolti ricadono in parte in territorio italiano ed in parte in territorio svizzero: il fiume Mera ed
il torrente Poschiavino originano in territorio svizzero, nel quale sono presenti
anche alcuni bacini artificiali, e terminano in Italia; al contrario, altri bacini
imbriferi, tra cui quello della Valle di Lei con l’invaso omonimo, originano in Italia
ma appartengono alla Svizzera nella loro porzione inferiore.
Il progetto Ecoidro coinvolge pertanto territori italiani, compresi interamente nella Provincia di Sondrio, e territori svizzeri, facenti parte del Cantone Grigioni. I
soggetti coinvolti nel progetto, oltre al capofila Provincia di Sondrio ed al partner svizzero Regione Valposchiavo, sono gli Enti Locali interessati alle tematiche
delle azioni: Ster di Sondrio e Parco delle Orobie Valtellinesi; i partner tecnicoscientifici e i soggetti operanti sul territorio con ruoli specifici nell’ambito delle
tematiche trattate: Università degli Studi dell’Insubria, Blu Progetti, Politec, Irealp
e Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio e infine le principali aziende
idroelettriche che gestiscono gli impianti coinvolti nelle attività: A2A, Edison,
Edipower, Enel Produzione. Il progetto Ecoidro punta alla salvaguardia ed al miglioramento della qualità degli ambienti acquatici, sostenendo la biodiversità e
promuovendo interventi di compatibilizzazione ambientale del sistema idroelettrico presente nelle aree analizzate e di miglioramento della conoscenza e della
fruizione sostenibile degli ambienti acquatici. Il progetto triennale si articola in
11 azioni suddivise in interventi sul territorio ed in attività di supporto volte a
realizzare un lavoro organico di sostegno e di miglioramento del quadro ambientale ed ecologico degli ecosistemi fluviali presi in esame.
P A G I N A
36
TESTIMONIDIGIT
ALI
TESTIMONIDIGITALI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
IL PAPA HA INCONTRATO A ROMA GLI OPERATORI DELLA CULTURA E DELLA COMUNICAZIONE
“PRENDIAMO IL LARGO NEL MARE DIGITALE”
“
I
l tempo che viviamo
conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi
media e rende possibile l’interattività”. Lo ha detto, Benedetto
XVI, ricevendo, sabato 24 aprile,
in udienza nell’Aula Paolo VI i
partecipanti al convegno Cei “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, che si
conclude oggi a Roma.
In precedenza il card. Angelo
Bagnasco, presidente della
Conferenza episcopale italiana,
ha rivolto un breve saluto al
Papa. “Intendiamo con la forza
che ci viene dal suo limpido magistero portare avanti la missione di costruire ponti di comprensione e comunione – ha detto il
cardinale – perché cresca il dialogo e la pace nella società e mostrare agli uomini del nostro
tempo e all’umanità smarrita di
oggi che Dio è vicino e che in Cristo tutti ci apparteniamo”.
RICONOSCERE I VOLTI
La Rete, ha osservato il Papa,
manifesta “una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria
e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla,
infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va
ad aggiungersi agli altri divari,
che già allontanano le nazioni
tra loro e anche al loro interno”.
Non solo: “Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili
nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco
delle opinioni, nelle molteplici
forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona”.
Questo convegno, ha sottolineato il Pontefice, “punta proprio a
riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive
che possono farci smarrire la percezione della profondità delle
“Senza timori
vogliamo prendere
il largo nel mare
digitale, affrontando
la navigazione aperta
con la stessa passione
che da duemila anni
governa la barca della
Chiesa”.
E’ questo l’invito
rivolto da Papa
Benedetto XVI ai
partecipanti al
Convegno “Testimoni
Digitali, organizzato a
Roma dalla Cei, dal
22 al 24 aprile.
persone e appiattirci sulla loro
superficie: quando ciò accade,
esse restano corpi senz’anima,
oggetti di scambio e di consumo”.
“L’amore nella verità”, ha affermato il Santo Padre, costituisce “una grande sfida per la
Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione” e
i media possono diventare “fattori di umanizzazione non solo
quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando
sono organizzati e orientati alla
luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali”. Ciò,
ha proseguito Benedetto XVI richiamando l’enciclica “Caritas in
Veritate”, richiede che “essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al
servizio della verità, del bene e
della fraternità naturale e soprannaturale”. Solamente a tali
condizioni, ha avvertito il Papa,
“il passaggio epocale che stiamo
attraversando può rivelarsi ricco
e fecondo di nuove opportunità.
Senza timori vogliamo prendere
il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con
la stessa passione che da
duemila anni governa la barca
della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a
dare un’anima all’ininterrotto
flusso comunicativo della Rete”.
LA MISSIONE
DELLA CHIESA
“Il compito di ogni credente
che opera nei media è quello di
spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri
bisogni spirituali; offrendo agli
uomini che vivono questo tempo
‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”: è questa,
secondo il Pontefice, “la missione
irrinunciabile della Chiesa”. Anche nella Rete i credenti sono
chiamati a collocarsi come “animatori di comunità”, attenti a
“preparare cammini che conducano alla Parola di Dio”, e ad
esprimere una particolare sensibilità per quanti “sono sfiduciati
ed hanno nel cuore desideri di
assoluto e di verità non caduche”.
La Rete potrà così diventare una
sorta di “portico dei gentili”, dove
“fare spazio anche a coloro per i
quali Dio è ancora uno sconosciuto”. Gli animatori della cultura e
della comunicazione sono segno
vivo di quanto “i moderni mezzi
di comunicazione siano entrati
da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali
le comunità ecclesiali si esprimono”. “Le voci, in questo campo, in
Italia non mancano”, ha aggiunto il Santo Padre ricordando il
quotidiano Avvenire, l’emittente
televisiva TV2000, il circuito
radiofonico inBlu e l’agenzia di
stampa SIR, i periodici cattolici,
la rete capillare dei settimanali
diocesani e i siti internet di ispirazione cattolica. Benedetto XVI
ha quindi esortato “tutti i professionisti della comunicazione a
non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione
per l’uomo che diventa tensione
ad avvicinarsi sempre più ai suoi
linguaggi e al suo vero volto”. “Le
Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino
a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica
del Sacro Cuore e dalle altre
Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale
entri a pieno titolo nella pro-
grammazione pastorale”, ha aggiunto. Infine, il Papa ha ancora
esortato “a percorrere, animati
dal coraggio dello Spirito Santo,
le strade del continente digitale.
La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra
forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne
novità del Risorto, con una vita
che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”.
lità” vanta l’odierna nostra testimonianza cristiana?
Una testimonianza “leggera”
non significa una verità diluita,
svenduta o di minor profilo. Vuol
bensì indicare “la scioltezza e
l’immediatezza che non fa velo a
quello che ci sta a cuore e lascia
emergere ciò che ci preme. La
leggerezza si sposa con la fantasia che non è sinonimo di fantasticheria ed è un concentrato di
intelligenza che fa intuire quel
che non è ancora visibile. La fantasia è allegria; è cioè capacità di
cogliere il lato umoristico della
realtà perché se la logica è il giorno feriale del cervello, la fantasia
ne è la domenica. La fantasia è
autonomia perché ci sottrae alla
pressione dell’opinione dominan-
te e ci fa capaci di uno sguardo
originale. E’ forse questo, a
pensarci, un invito a ritrovare
quel risus paschalis, di cui oggi
c’è bisogno ancor più per contagiare un mondo serioso che
non sa più ridere di sé. E che
proprio per questo ha ancor
più necessità di sperimentare
la gioia di Dio, la promessa ilarità del Vangelo, il vino nuovo
che riporta la gioia nella vita
degli uomini” (D. Pompili).
Una verifica lungimirante e
una gioia rinnovata, forse, non
guasterebbe. Anche alla nostra testimonianza digitale
diocesana.
Sir
LA RIFLESSIONE DI DON AURELIO PAGANI
COSA PORTIAMO A CASA?
E’ questa l’ovvia domanda
che ogni partecipante ad un
convegno ecclesiale dovrebbe
porsi. E rispondere.
Le indicazioni emerse da
Testimoni Digitali sono davvero molte. Ma ritengo possano essere fruttuose solo nella
misura in cui ci stimoleranno
nel promuovere un’attenta
rilettura delle modalità e dei
criteri di cui ci avvaliamo nel
“fare comunicazione” oggi in
diocesi. Per un discernimento
che tutti coinvolga. E assecondi un “buon annuncio” della “buona novella” ci salva.
Alla luce di quanto emerso,
dunque, mi sembrano plausibili e doverosi alcuni interrogativi.
Non sperimentiamo giorno dopo giorno una testimonianza sterile perché
gravata (solo) dell’onere
di “trovare nuovi mezzi”,
anziché farsi essa stessa
mezzo e novità, forma plastica e mutevole di una
verità incondizionata e
inesprimibile?
Mons.
Pompili nella sua relazione
annotava come occorre “non solo
pianificare, ma anche verificare;
non soltanto progettare a tavolino restyling accattivanti, ma anche monitorare poi i risultati delle nostre innovazioni. La mancanza di un progetto a tutto tondo, infatti, conduce spesso a ripetere gli errori del passato e, giocando solo sul susseguirsi di superficiali novità, impedisce qualsiasi reale innovazione”.
Nella sua testimonianza, p.
Roderick Vonhogen, (parroco
olandese, fondatore di “The Star
Quest Production”, un network
capace di raggiungere 250 mila
persone) ha presentato “sette
consigli” per l’evangelizzazione
nei nuovi media. I primi due possono riassumersi nella “volontà
di andare incontro all’ascoltatore” e nella capacità di “incuriosire”. Tra gli altri consigli: la necessità di vivere l’evangelizzazione
“non come un processo statico
ma come un cammino” da “vivere insieme come gruppo”, arrivando così a creare una “comunità o, meglio, una famiglia” in cui
“stimolare la partecipazione degli ascoltatori perché rappresen-
tano una ricchezza”, di cui è necessario “prendersi cura”.
Talvolta non ci sfugge il fatto
che il Modello stesso – Cristo, il
suo Volto, la sua Parola – sia in
fondo la realtà più “mobile” di
tutte, quella più incarnata ed
esposta alla mutevolezza, quella
più versatile e meno catturabile?
La domanda è quasi retorica:
che sforzo facciamo per dare
Cristo – tutto a tutti – senza
imporne un’interpretazione
parziale, soffocante, unilaterale? Come sappiamo farci
‘vicini’ ai ‘lontani’ andandoli
ad incontrare là dove si trovano? (P. Roderick, per esempio,
propone programmi che partendo da fenomeni di massa - come
Harry Potter e dalla presenza
nel romanzo di simboli religiosi giungono a parlare di fede).
La nostra testimonianza non è
talvolta posticcia, “pesante”?
Quanto la nostra proposta sa affrancarsi dal vincolo inesorabile
e macchinoso di una “installazione” contestuale? Quanto risulta
“incatenata” a formule e modalità desuete? Quanto è libero il
nostro annunzio? Che “portabi-
il settimanale
il settimanale
Don Aurelio Pagani è direttore
dell’Ufficio diocesano
Comunicazioni Sociali
P A G I N A
37
TESTIMONIDIGIT
ALI
TESTIMONIDIGITALI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
GIOVANI E WEB PRESENTATA UNA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA
LE BUONE NOTIZIE DALLA RETE
MONS. POMPILI
VINO NUOVO
IN
OTRI NUOVI
L
a centralità della dimensione relazionale è
la buona notizia che
emerge da una ricerca
sui giovani nello scenario digitale presentata al convegno Cei “Testimoni digitali”, da
Chiara Giaccardi, docente di
sociologia della comunicazione
all’Università Cattolica di Milano. “Gli spazi della rete – ha detto la sociologa comasca – non
sono luoghi utopici dove proiettare il desiderio di un mondo totalmente altro ma neppure luoghi
autonomi e discontinui dalla dimensione esistenziale concreta.
La costruzione di identità e la
manutenzione delle relazioni rivelano, invece, una stretta relazione e continuità positiva tra
online e offline, tanto che si può
dire che la diffusione dei social
media inaugura un modo socialmente orientato – da parte dei
giovani – di abitare il continente
digitale”. La ricerca è basata su
50 interviste telefoniche su altrettanti ragazzi (25 maschi e 25
femmine) tra i 18 e i 24 anni, su
tutto il territorio nazionale,
equamente ripartiti tra studenti e lavoratori, abitanti i piccoli
centri e grandi città.
Tra i risultati della ricerca,
emerge con chiarezza la continuità tra mondo reale e virtuale
come un unico spazio di esperienza dei soggetti intervistati
(senza, quindi, rapporti patologici di sostituzione o surrogato).
Inoltre emerge chiaramente come la provenienza geografica o la
condizione sociale e lavorativa
influiscano il modo di utilizzare
i nuovi canali digitali. Gli studenti, ad esempio, sono orientati all’esplorazione ed estensione
delle reti di relazione; i lavoratori, invece, sono orientati a reti
sociali più ridotte che ruotano
attorno alle attività svolte. I primi fanno un uso ambientale del-
le tecnologie (connessione costante) per il monitoraggio delle
amicizie, l’organizzazione di eventi, l’alfabetizzazione alla vita universitaria; i secondi hanno un
rapporto funzionale e strumentale con le tecnologie, avendo
minore quantità di tempo da investire nell’uso. L’uso delle diverse tecnologie è legato anche alle
fasce d’età degli utenti. L’adozione del cellulare avviene negli
anni delle scuole medie, o nel
passaggio tra le scuole medie e le
superiori (in alcuni casi come regalo per la Cresima o la promozione). Il computer e la connessione Internet flat, e quindi i primi servizi di comunicazione
interpersonale (come Msn, e ancora prima alcune chat) arrivano
durante il percorso scolastico
delle superiori. E, infine, il salto
GUARDARE AL FUTURO
CON CORAGGIO
I
l convegno che la conferenza episcopale italiana ha organizzato nei giorni scorsi è
stata un’ occasione importante non solo per gli addetti ai lavori (uffici della comunicazione sociale, giornalisti, webmaster) ma anche semplice manovalanza che, con impegno negli ambiti a volte sperduti delle
parrocchie e diocesi, si impegnano per la diffusione del vangelo
con i mezzi vecchi e nuovi della
comunicazione. Era necessario
fare il punto della situazione, visto la forte spinta che il digitale
ha impresso a tutti i mezzi di
comunicazione, per smitizzare
internet e l’uso che i giovani fanno di essa, per sottolinearne le
potenzialità e vedere nel concreto ciò che già si fa esperienze significative e stimolanti. La sensazione è che la nostra diocesi è
ancora un po’ indietro ma ha certamente le potenzialità per recuperare, occorre crederci e il coraggio di investire risorse e persone
avendo ben chiaro il fine e i mezzi. Per una realtà territoriale
come la nostra, lunga e variegata, e con un solo strumento il Settimanale, Internet diventa lo
strumento fondamentale per
raggiungere ed essere raggiunti,
il sito diocesano e quelli dei vari
settori della pastorale, la creazione di una web radio o di programmi podcast (cioè scaricabili)
attraverso cui far passare informazione e formazione che in un
futuro più o meno prossimo potrebbe alimentare i programmi
delle radio parrocchiali, piccoli
strumenti efficaci: presenza significativa della Chiesa comasca
ed universale nelle varie comunità pastorali.
Un altra realtà importante, almeno per me, è quella delle sale
della comunità (i vecchi cinema
parrocchiali). Interessante è stata la riflessione su come il digitale sia entrato nel cinema rivitalizzando piccole sale della comunità. Penso di essermi fatto prendere un po’ la mano.
Tutto questo, è vero, sembra
avveniristico e utopico, ma è anche vero che basterebbe davvero
poco per realizzarlo, bisogna crederci e vederne le implicazioni
pastorali. Il convegno ha rafforzato certe idee che avevo e mi ha
fatto vedere e toccare una Chiesa viva giovane che accetta la sfida del digitale, che vuole esserci
e testimoniare la propria fede e
speranza.
tra la scuola superiore e l’università diventa il momento cruciale
per l’adozione di Facebook, se
non avvenuta in precedenza:
ogni età sembra essere caratterizzata dalla centralità di un diverso strumento, che entra nell’universo costituito dai precedenti, integrandovisi. È la rete
degli amici (nuovi e vecchi) l’ambiente all’interno del quale si articolano processi imitativi e di
“consiglio” che fanno avvicinare
a taluni strumenti. È quasi una
“innovazione di gruppo” che porta all’adozione, per esempio, dei
social network.
I giovani gestiscono le proprie
relazioni online secondo quattro
modalità: finalizzata all’organizzazione di incontri; per fare conversazione; per vedere cosa fanno gli altri; per chiacchierare
senza altro scopo che mantenere
la relazione. Il valore relazionale
sembra, però, avere la meglio sia
sulla performance, sia sulla consultazione, sia sull’intrattenimento. Infatti non è l’ambiente
tecnologico che determina i modi
delle relazioni, ma è la relazione
che dà forma all’ambiente, unificando spazi diversi in un unico
mondo relazionale. Si registra
anche una sensibilità al contesto
da parte dei giovani, sia come ambiente relazionale (in cui evitare
l’eccesso individuale e il conflitto)
sia come spazio comune (da mantenere animato, anche attraverso
una comunicazione quasi forzata,
che si traduce in comportamenti
orientati all’armonia piuttosto che
al narcisismo, e nella definizione
implicita di un’etichetta dell’abitare gli spazi digitali.
LA COMUNICAZIONE AL SERVIZIO DELLA PASTORALE
“Testimoni digitali”: non uno slogan che rincorre la
moda, ma la consapevolezza di incarnarsi nel quotidiano della tecnologia, che sta trasformando la realtà e
l’uomo, continuando ad essere quegli ‘intagliatori di
sicomori’ che il card. Ratzinger ci invitava ad essere otto
anni fa per incidere profondamente nella cultura e portare frutti maturi. Un ricchissimo percorso di riflessione, questo “Testimoni Digitali”, sul nostro dovere di cristiani di abitare anche questo nuovo ‘mondo’, apparentemente virtuale, e invece sempre più concreto e
pervasivo della nostra realtà: “La Chiesa che evangelizza è naturalmente presente – ed è chiamata ad esserlo
– lì dove l’uomo sviluppa la sua capacità di conoscenza
e di relazione. Ecco perché la Rete e la Chiesa sono due
realtà da sempre destinate ad incontrarsi. Internet non
è affatto un semplice ‘strumento’ di comunicazione che
si può usare o meno, ma un ‘ambiente’ culturale, che determina uno stile di pensiero e crea nuovi territori e
nuove forme di educazione, contribuendo a definire anche un modo nuovo di stimolare le intelligenze e
di stringere le relazioni, addirittura un modo di abitare il mondo e di organizzarlo” (Spadaro).
il settimanale
“Vorremmo abitare questa patria straniera con quello
sguardo assolutamente originale sulla realtà, che è lo
sguardo della fede” (mons. Crociata), e “introdurre nella
cultura di questo nuovo ambiente comunicativo ed informativo i valori su cui poggia la nostra vita. Dobbiamo essere parte di una Rete gettata al largo per ‘farsi
sempre più prossima all’uomo’, evitando di ‘precludersi alcuna strada’ pur di raggiungerlo” (Benedetto XVI).
“Dobbiamo smetterla di considerare la comunicazione
come ‘un ulteriore segmento della pastorale o un settore
dedicato ai media’, per intenderla invece come ‘lo sfondo per una pastorale interamente e integralmente ripensata a partire da ciò che la cultura mediale è e determina nelle coscienze e nella società’ “ (mons. Crociata) .
Da questo Convegno può nascere un percorso di approfondimento che pone, ancora una volta, la nostra attenzione sul quotidiano degli uomini del nostro tempo, per
cercare di “non perdere nessuno per strada”.
LAURA LEGNANI
Ufficio Comunicazioni Sociali
COMUNICARE E’ UNA QUESTIONE DI “LIBERTA’”
il settimanale
don TIZIANO RAFFAINI
responsabile diocesano
Ufficio Cinema
“Nella comunicazione del Vangelo oggi c’è qualcosa di nuovo e
qualcosa di vecchio. Il nuovo è,
naturalmente, la buona notizia,
spumeggiante e dirompente
come un vino novello; il vecchio
è paradossalmente la comunicazione, che è soggetta a innovazioni rapide e presto datate, a mutamenti che cominciamo a comprendere solo quando sono passati”. Lo ha detto mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, aprendo l’udienza
degli operatore della comunicazione riuniti in Aula Paolo VI .
Per poter comunicare con efficacia nel nuovo sistema digitale,
ha proseguito mons. Pompili, occorrono alcune “condizioni preliminari”: “La prima è certamente l’intenzionalità, cioè la consapevolezza di ciò che ci sta a cuore e l’impegno a condividerlo,
senza dissimulare la propria
identità”. Una seconda condizione è “la capacità di avvicinare
l’altro, cioè il nostro interlocutore. Se manca la disponibilità
ad ascoltare chi ci sta di fronte,
qualsiasi comunicazione è
depotenziata”. Un terzo elemento, ha aggiunto consiste nell’ “imparare i linguaggi e le nuove forme di comunicazione, cioè entrare dentro il mondo per noi cifrato che altri abitano con naturalezza. La condizione fondamentale, tuttavia, rimane “la credibilità che ciascun testimone, anche
in versione digitale, deve poter
assicurare per garantire la tenuta del proprio agire comunicativo”.
Per mons. Pompili, “la Chiesa
non fa testimonianza nei media
(solo) perché ne possiede e gestisce alcuni”. Per esserci, infatti, “occorre prima essere” e “aver
cura di sé significa per ciascun
animatore della cultura e della
comunicazione, porre in prima
istanza l’autenticità e l’affidabilità della propria vita”.
Il convegno “Testimoni digitali” ha offerto molteplici chiavi di lettura e sovrabbondanti spunti di riflessioni circa il fenomeno della “crossmedialità”, termine ermetico e sibillino contenuto nel sottotitolo dell’appuntamento capitolino e che, oggettivamente,
nell’epoca della comunicazione diffusa comunica davvero molto poco… Abbiamo vissuto tre giorni all’insegna dell’ottimismo, con un’analisi dei fenomeni comunicativi in atto non ingenuamente positiva ma
giustamente impegnata nella ricerca delle potenzialità della “connessione perpetua”. Internet e la
tecnologia sono paragonabili a un “Giano bi-fronte”:
offrono trappole e risorse. È consolante sapere che,
per quanto possano progredire e diventare sempre
più veloci ed efficaci, questi strumenti, per funzionare veramente, necessitano di un cervello pensante
dall’altra parte del desk. Per non lasciarsi travolgere, per conservare equilibrio, per non diventarne dipendenti. Consolante, inoltre, sapere che
quello del giornalismo, per quanto in profonda crisi
di etica e di contenuti, sarà un mestiere che continuerà ad esistere, perché nel flusso continuo di
informazioni serve qualcuno che sappia interpretare, verificare, tradurre, trasmettere sapendo
adattare linguaggi e contesti. L’importante è conservare un dono sempre più raro: la libertà, quella vera… Una comunque, la consapevolezza che mi
è rimasta impressa più delle altre: la centralità
della persona, faro e valore di riferimento per una
comunicazione che voglia davvero comunicare
qualcosa.
ENRICA LATTANZI
“Il Settimanale” - Ufficio Stampa Diocesano
P A G I N A
38
PALLAVOLO INIZIATIVA DELLA FIPAV
MTB CIRCUITO 3 PROVINCE
Volley sul lago
Tempo di gare
Fino al 21 maggio
c'è tempo per
iscriversi al
Circuito 2010 che
sarà caratterizzato
complessivamente
da ben 20
appuntamenti
Sabato 29 maggio
piazza Cavour si
vestirà con i colori
della pallavolo
per una giornata
"speciale"
pagina a cura di LUIGI CLERICI
U
n Lago di Volley. La pallavolo comasca invade la piazza
con una manifestazione festosa e colorata. L’appuntamento è per
sabato 29 maggio nel salotto buono di Como, piazza Ca-vour, dove verranno allestiti ben sei campi
da minivolley e uno regolamentare da pallavolo
per una giornata che si
preannuncia indimenticabile per il movimento
sottorete.
L’evento è organizzato
dalla FIPAV Comitato
Provincia di Como in collaborazione con le società
sportive del territorio. E’
previsto l’arrivo di circa
200 miniatleti dai 6 ai 12
anni oltre a numerose
sorprese che verranno
svelate dagli organizzatori nei prossimi giorni. “Un
Lago di Volley” è patrocinato dall’assessorato allo
Sport del Comune di Como e sostenuto da una
serie di istituzioni e sponsor privati. La manifestazione è stata inserita tra
gli eventi ufficiali di avvicinamento ai Mondiali di
Pallavolo Italia 2010.
Sabato 29 maggio sarà
presente in piazza Cavour
anche Volly, la mascotte
ufficiale delle finali della
competizione internazionale, che torneranno in
Italia a settembre a 30
anni di distanza dalla loro
ultima apparizione.
“La pallavolo comasca
diventa maggiorenne e va
in piazza a festeggiare dice il presidente del Federazione Pallavolo comasca, Plinio Lunardi - parlando con Vanna Schiera
dell’Us. Tavernola ci siamo resi conto che l’ultima
volta che abbiamo organizzato una manifestazione in piazza Cavour è stato proprio 18 anni fa’. Era
ora di regalare ancora al
iniziato il conto
alla rovescia per
l’avvio della nuova
edizione, al decima della storia, del
Circuito Tre Province Overland di mountain bike
che, quest’anno, sarà caratterizzato da Tredici
gara di cross country, una
cronoscalata, cinque gran
fondo ed una 12 ore con
l’importante
appuntamento rappresentato dalla “Granfondo del Triangolo Lariano - memorial
Marco Bomman”.
«Gara che si presenta
con alcune novità - spiega
uno dei responsabili organizzativi Tiziano Ardemagni, insieme a Giacomo
Binaghi e Alessandro Pozzi -: la prima è il cambiamento del percorso per
consentire anche ai meno
spericolati e tecnici bikers
di poter visitare e frequentare la nostra competizione». I due nuovi tracciati della competizione (di
49 e 35 km) interesseranno Erba, Monguzzo, Alserio, Orsenigo, Albavilla,
Erba, Pontelambro, Caslino d’ Erba, Castelmarte,
Canzo, Proserpio, Eupilio, Longone al Segrino e
ancora Erba con il gran
premio della montagna alla Capanna Mara valorizzando il lavoro dell’associazione Team Triangolo
È
nostro splendido movimento un palcoscenico
importante. In questi
giorni stiamo mettendo a
punto con la preziosa collaborazione delle società
sportive del territorio e il
coordinamento di Cristiano Zatta, un programma
molto ambizioso per un
evento promozionale senza precedenti”.
Prevista la collaborazione con le scuole della città che verranno invitate a
sfidarsi in appassionanti
tornei e anche delle sorprese da non perdere per
gli appassionati di sport.
BASKET
Comense eliminata
Si è conclusa con la sconfitta patita in gara 3 dei
IV di finale a Schio il campionato del Pool Comense.
Una stagione altalenante
dove, ad un certo punto, si
è perfino temuto il peggio
ma, poi, è arrivata la qualificazione ai play-off che
ha portato con sé un duplice risultato: l’aver raggiunto l’obiettivo minimo
stagionale e la certezza di
poter disputare, l’anno
prossimo, il 30° campionato consecutivo in serie A.
Unico neo il fatto che la
sconfitta in gara 3 arrivata in terra veneta è stata
caratterizzata da un disastroso ultimo tempo dove
le comasche, che fino ad allora avevano tenuto testa
alle padrone di casa, hanno realizzato solo 2 punti.
Schio si è imposta 80-54.
LIBRI LE TANTE STORIE CHE LEGANO IL CALCIO ALLA SLA
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Per la nona volta su dodici edizione complessive
la 500 miglia Touring ha
fatto tappa a Como venerdì scorso, 23 aprile. La XII
edizione della kermesse
automobilistica, infatti, si
è svolta dal 23 al 25 aprile,
snodandosi su un percorso che ha toccato città
d’arte e incantevoli laghi,
vette maestose e verdi pianure, non tralasciando l’
aspetto enogastronomico. La partenza, come di
consueto, è avvenuta da
Piazza della Loggia a Brescia e la prima tappa ha
visto le 110 vetture d'epoca partecipanti (più 10 motociclette ed un sidecar)
toccare il lago d’Iseo, il
lago d’Endine e le valli Bergamasche per poi, costeggiando il Lario, arrivare a
Bellagio e scendere fino a
Como. L’arrivo della carovana è avvenuto in piazza Cavour dove le auto
hanno sostato per una
notte. L'indomani, sabato
24, la carovana è poi ripartita in direzione di Cernobbio per risalire la sponda occidentale del lago ed
entrare in Valtellina. Successivamente le vetture
partecipanti alla 500 miglia Touring hanno raggiunto il Trentino e, discendendo lungo il lago di
Garda, Verona. L'arrivo,
come da tradizione, è avvenuto a Brescia, culla di
questa manifestazione.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
500 MIGLIA
A COMO 110
AUTO D'EPOCA
SPORT
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
Lariano Lago di Como
Asd che opera da anni sul
territorio e che quest’anno ha intensificato le proprie attività trasformandosi in associazione sportiva dilettantistica che sin
dal nome lascia trasparire la sua vocazione alla
promozione del territorio
su cui opera.
Altre novità sono la
mini-granfondo riservata
ai bambini con il coinvolgimento delle scuole.
Questo evento, nell’ultima edizione, ha avuto un
grandissimo eco con la
presenza delle immagini
su 12 emittenti tv locali;
quotidiani locali, siti internet nazionali.
Le iscrizioni cumulative al Circuito Tre Province Overland, con le sue
quote alla portata di tutti,
saranno aperte fino al
prossimo 21 maggio.
CALCIO FATICOSO 2-1 AZZURRO
L'inquietante morbo del pallone Vittoria voluta
Un libro/inchiesta
per scoprire i tanti
calciatori, famosi e
non, che sono stati
colpiti dal "morbo
di Gehrig"
U
n viaggio lungo
dieci anni, nei
meandri di un
“pallone malato”.
Una luce che si è
accesa il giorno in cui,
Zdenek Zeman denunciò:
«Fuori il calcio dalle farmacie». È partita da lì l’inchiesta di Massimiliano
Castellani, giornalista del
quotidiano Avvenire, intorno alle morti e le malattie misteriose che funestano il mondo del calcio nazionale. In un Paese caratterizzato sempre
più dalla politica dei sospetti e dei misteri irrisolti, questo nuovo capitolo d’inchiesta intende dare voce a tutte quelle componenti - sportive, scien-
tifiche e giuridiche - che in
questo decennio hanno
alimentato il dibattito e
tentato di aprire squarci
di verità riguardo alle
“morti bianche” del calcio.
Tra queste spiccano i
tragici epiloghi legati a un
fenomeno che potremmo
definire tutto italiano:
quello del Morbo del pallone. Il Morbo di Gehrig,
o Sla, Sclerosi laterale
amiotrofica, malattia che
conta circa 5000 malati in
Italia (500.000 nel mondo)
e che ha causato oltre 50
vittime tra i calciatori e
chiuso prematuramente
l’esistenza di illustri capitani di lungo corso: da
Gianluca Signorini ad Adriano Lombardi. È il Morbo contro il quale lotta Stefano Borgonovo, assurto a
simbolo di resistenza di
tutta una categoria, quella dei calciatori, che dalle
ultime indagini scientifiche potrebbe avere un’esposizione 20-30 volte superiore rispetto alla popolazione universale.
Il Morbo del pallone è un
accurato libro-dossier che
non vuole assolutamente
alimentare i soliti inutili
terrorismi - frutto spesso
di una comunicazione superficiale e impreparata ma andare a fondo a questa piaga, ascoltare tutte
le voci e ripercorrere la
storia sportiva e umana di
una serie di protagonisti
del calcio italiano, affacciandosi anche ad una finestra che dà sulla Pre-
mier inglese in cui il fenomeno “calcio e Sla” non è
ancora stato indagato adeguatamente.
L’autore ha viaggiato e
ascoltato abbastanza intorno alla galassia Morbo
di Gehrig, da aver tratto
almeno una verità fondamentale: non esistono
ma-lati di serie A e di serie C. Luca Pulino, Maurizio Vasino, Agatino Russo e Pierluigi Corno, alcuni dei piccoli eroi esemplari di un calcio dilettantistico, di cui qui si parla,
e che tuttora lottano contro la malattia, non possono essere ignorati.
Così come non si può più
chiudere gli occhi dinanzi a una ricerca scientifica
costantemente a corto di
finanziamenti e senza dei
quali questa sfida al Morbo è persa già in partenza.
Massimo Castellani:
"Il morbo del pallone.
Gehrig e le sue vittime". Edizioni Selene,
140 pagine, prezzo: euro 14.50.
Il Como vince
in rimonta
col Sorrento
ed ora
va a Cremona
sperando
di conquistare
un punto
A
180 minuti dalla conclusione
del campionato
di I Divisione il
Como conserva
buone chance di evitare la
lotteria dei play-out. Domenica scorsa, infatti, gli
azzurri hanno sconfitto
per 2-1 al Sinigaglia il temuto Sorrento. Una partita che sembrava avviata
sui binari giusti dopo che
Cozzolino aveva portato in
vantaggio gli azzurri al 10',
ma che ha rischiato di rovinarsi nella ripresa. Al
46', infatti, i campani hanno trovato il gol del pareggio ed alcune decisioni prese in campo dalla terna
arbitrale hanno scaldato
gli animi a tal punto che
prima Ottavio Strano e
poi Amilcare Rivetti sono
stati allontanati dall'arbitro.
A risolvere, in positivo,
la questione ci ha pensato
Riva che al 77' ha insaccato il gol del 2-1 che vale tre
importantissimi punti per
gli azzurri a due giornate
dalla fine.
Il Como, ora, deve cercare di tornare da Cremona
con almeno un punto e la
missione non è impossibile. Da sette giorni, infatti,
il Novara è promosso in
serie B (dove vi fa ritorno
dopo ben 33 anni) e quindi tra la cadetteria ed i
grigiorossi restano i playoff che inizieranno a campionato concluso. Magari,
contro il Como, la Cremonese non cercherà a tutti i
costi i tre punti. Ma non si
sa mai.
Intanto, retrocessa la
Paganese, play-out sicuri
anche per il Lecco che farà
visita al Como per la 34° ed
ultima giornata.
P A G I N A
39
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
A PARTIRE DA DUE FATTI DI CRONACA
PAROLE, PAROLE, PAROLE (61)
Giustizia
Chiaramente dal latino “iustitia”, a sua volta da “ius - iuris”,
che significa “diritto”, sia di natura sia emanato dalla società.
Per i grandi giuristi romani la giustizia si riassumeva nella
massima “vivere onestamente (cioè rispettando i buoni costumi), non danneggiare nessuno, dare a ciascuno il suo”.
C’è chi ha interpretato la massima come una specie di manifesto dell’individualismo, secondo il quale basterebbe non fare
danno ad altri, cosicchè la libertà di ognuno si fermerebbe solo
quando entra in conflitto con la libertà degli altri. Non ci sarebbe, quindi, un dovere di giustizia in positivo, cioè di “fare il bene
degli altri (e, ovviamente, il bene proprio) e il “bene comune”,
cioè di tutti. Si tratta di un grave travisamento del diritto romano, il quale, invece, ha esaltato quanto mai il “bene comune”
ed ha sempre tenuto in grande considerazione coloro che si adoperavano per il prossimo. Ad esempio coloro che, come il
comasco Plinio il Giovane, destinava gran parte della sua fortuna per far studiare i giovani ed abbellire la sua città. Coloro
che travisano il diritto romano lo falsificano per nobilitare il
peggior nemico della civiltà contemporanea, che è l’assoluto
individualismo, definito da Nietzsche con la teoria del
“superuomo”. Egli è quindi il cattivo maestro della assoluta
“autodeterminazione”, il “verbo” dei radicali, che ha infettato
quasi tutta la sinistra europea, quella italiana in primo piano,
finita la sbornia marxista.
C’è anche un significato più ampio di “giustizia”. Nei Vangeli
mi pare vada ben oltre la definizione romana, per significare
“conformità alla volontà del Padre”. Giuseppe, ad esempio,
“uomo giusto”, cioè “buono”, perché ubbidiente, come Maria,
alla volontà di Dio.
Del resto anche nel linguaggio comune si dice, ad esempio, che
la soluzione di un problema di matematica è “giusta”, perché
conforme alle regole matematiche, che non sono regole giuridiche.
ATTILIO SANGIANI
POCO RISPETTO PER I BAMBINI NEI MEDIA
C
aro don Agostino, sono
turbata dai recenti fatti
di cronaca che coinvolgono dei bambini; dalla
mancanza d’amore e rispetto verso di loro.
La settimana scorsa, bimbi in
età scolare sono stati privati del
pasto in una scuola bergamasca;
gli altri bambini hanno avuto un
piatto e loro nulla; cosa avranno pensato questi bambini? Immagino il loro smarrimento e
poi la loro vergogna quando avranno capito il motivo della loro
esclusione.
Ma mi ha fatto ancora più
male sentire delle mamme di
questa scuola che contestavano
la persona che (con carità cristiana) ha provveduto al pagamento delle rette per questi
bambini. Ma che cuore hanno
queste mamme? Cosa possono
insegnare ai loro figli se ritengono giusto che dei loro compagni siano stati trattati così?
Altro episodio che coinvolge
bambini (ancora più grave) è la
notizia dell’arresto per pedofilia
di un insospettabile padre di due
bambine; la cosa grave è che la
notizia era corredata da nome,
cognome e foto di questa bieca
persona ma… nessuno ha pensato alle sue bambine? ai compagni di scuola? ai loro amici?
Quale mancanza di rispetto per
loro!
Anche questa è una forma di
violenza sui bambini.
In nome di cosa?
Grazie per l’attenzione.
UNA NONNA (lettera firmata)
Lei ha citato due fatti
di cronaca, senza
scrivere alcun nome.
Certo, mi rendo conto che, da
nonna, può permettersi di
farlo, e può firmarsi così,
anche se nella sua lettera mi
ha fornito le sue generalità.
Per chi deve offrire una
informazione è addirittura
scorretto restare nel vago,
anche se spesso la gogna
mediatica potrebbe essere
evitata proprio per rispettare i
più piccoli e i più deboli. Ma io
ho la sensazione che i bambini
non siano affatto al centro
dell’attenzione della nostra
società, così abile a riempirsi
la bocca quando si tratta di
stilare proclami infarciti di
diritti e doveri, ma poi così
facile a smentirsi quando
bisogna metterli in pratica e
rispettarli davvero. Basta
accendere la televisione per
scoprire l’ipocrisia degli
adulti! Certamente il padre di
quelle bambine aveva già fatto
loro del male, prima ancora di
venire scoperto, e mi domando come facesse alla sera ad
abbracciarle come niente
fosse. Speriamo che possa
imboccare la via della conversione e trovare il perdono e la
riconciliazione, oltre a scontare la giusta pena per quanto
ha commesso. Circa il caso
della scuola - che non è
bergamasca (Adro è in provincia di Brescia) - la invito a
leggere il documentato
reportage di Michele
Brambilla su “La Stampa”
(vedi: www.lastampa.com/
redazione/cmsSezioni/
cronache/201004articoli/
54163girata.asp). Ancora una
volta una informazione
frettolosa si era dimenticata di
dirci la verità dei fatti, passando subito al commento...
ideologico. Anche questo è un
malcostume diffuso.
LETTERE
AL DIRETTORE
FAX:
031.3109325
E-MAIL:
[email protected]
UN PRETE PER AMICO (41)
AMARCORD
CHI È NEL BISOGNO EDUCA LA NOSTRA CARITÀ
Marnie
Secondo molti critici Marnie (1964) non è uno dei migliori film di Hitchcock, non può competere con Vertigo, Intrigo internazionale, Psyco, Gli uccelli.
Viene spontaneo chiedersi perché sia piaciuto poco. Forse
uno dei problemi sta nella sceneggiatura, che è un po’ particolare, nel senso che Hitchcock ha messo al centro del racconto un enigmatico trauma infantile su cui ruota tutto:
suspense e numerose tensioni drammatiche, spettacolo e
divertimento, allusioni erotiche e bellezze fisiche dei due
protagonisti.
C’è tuttavia nel film una scena che vale da sola la scelta di
vederlo o rivederlo.
La protagonista, Marnie, è una cleptomane: a fine turno
si nasconde nell’ufficio dove lavora, riesce ad aprire la cassaforte (sapendo dove si trova la combinazione) e la svaligia.
Quando sta per andarsene, arriva la donna delle pulizie.
Le due donne sono nella stessa grande stanza, ma separate solo da un piccolo divisorio, Marnie si accorge della presenza dell’ altra grazie al rumore; la signora delle pulizie,
invece, convinta d’essere sola, continua a lavare il pavimento, camminando all’indietro nella direzione della protagonista.
E’ la stessa inquadratura, ma assistiamo a due scene differenti. Hitchcock tiene lo spettatore con il fiato sospeso in
attesa che la ladra sia scoperta dall’inserviente.
Per non fare rumore, Marnie, si leva le scarpe e le mette
nelle tasche del cappotto, poi a piedi nudi, si dirige verso
l’uscita. Non si accorge che una calzatura le sta lentamente uscendo dalla tasca. Lo spettatore vive una suspance
incredibile. Pensa che la scarpa finirà per cadere, che farà
rumore e Marnie sarà scoperta. Lo spettatore sta dalla parte
di Marnie (Tippi Hedren), perché è bella e giovane, anche
se ladra; è fragile e nevrotica… e poi perché nelle storie da
film si sta sempre dalla parte delle enigmatiche e graziose
canaglie.
Poco prima che Marnie riesca ad uscire dalla stanza, la scarpa cade a terra...
Non vi posso dire quello che succede dopo: dovete vedere il
film. Quando Hitchcock decide che dobbiamo aggrapparci al bracciolo della nostra comoda sedia, non abbiamo
scampo. Il suo lavoro è perfetto: possiamo solo sperare in
un liberatorio sospiro di sollievo.
Hitchcock ci manovra: siamo cavie per i suoi esperimenti.
Marnie venerdì 30 aprile 2010 ore 16,00; RETE 4
a cura di
DANIELA GIUNCO
L
a questione non è “che
cosa sono; che cosa testimonio”; ma “che cosa gli
altri mi testimoniano
sulla loro realtà?”. Allora vedrò la persona in difficoltà
come “esperto”. E la faremo sedere davanti a noi, per studiarla
come un “caso”, un oggetto? E’
meglio farla sedere accanto a
me, con pari diritto di parola, con
dignità, con riconoscenza verso
la sua missionarietà, che sta già
comunque mettendo in atto solo
con il fatto di essere in difficoltà.
Se la nostra “carità” suscita
reazioni di rifiuto, non è più “segno” se non di superficialità,
segno che non sappiamo vedere e leggere i contenuti della
comunicazione, prima di “fare”.
Di questo passo si costruisce un
palazzo, da parte di un’ I.P.A.B.,
per orfani, mentre i “segni dei
tempi” sono diversi, cambiati.
In un confronto fra rappresentanti delle parrocchie, in un
Consiglio pastorale zonale, una
persona, con assoluta buona
fede, dichiara: “In parrocchia
assistiamo sette famiglie” (ed è
opera buona!); ma se ci si ferma a quel gesto, se quello è il
livello di riflessione di chi opera, si esige un ben lungo lavoro
di “formazione e informazione”.
Le “giornate della carità” serviranno ad arricchire sette famiglie per parrocchia, se non
sono accompagnate da riflessioni, da chiarimenti, da revisioni.
Si finirà col celebrare la “giornata missionaria” mandando in
curia un’offerta per riempire
una casella nel rendiconto finanziario diocesano, nonostante gli sforzi formativi dell’ufficio
missionario.
DELLA DIOCESI DI COMO
il settimanale
Direttore responsabile: AGOSTINO CLERICI
Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r
.l.
Coop.r.l.
• Sede (direzione, redazione e amministrazione):
V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33
FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325
E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226
intestato a
a: Il Settimanale della Diocesi di Como
• Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio.
TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected]
Stampa: A. G. Bellavite S.r
.l. - Missaglia (Lc)
S.r.l.
Registrazione TTribunale
ribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
La Pr
ovincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21
Provincia
22100 Como - telefono: 031-58.22.11 fax: 031-52.64.50
tariffe: euro 31 a modulo commerciale
Prezzo abbonamenti 2010: Annuale euro 50
Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali
La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei
contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana
USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)
Settimanali Cattolici) e all’USPI
Non credo che la cultura cristiana dia luogo ad incontri per
far la conta degli assistiti di vari
gruppi. Mi vergogno di venire
a raccontare che vivo con tre
handicappati e con un giovane
senza famiglia, quando so che a
Como-città ci sono 407 adulti
handicappati medio-gravi (non
so quanti sono gli sbandati che
dormono in stazione) e non so
quante tragedie ed eroismi, disperazioni ed attese, preghiere
e bestemmie ci sono dietro le
cifre aride. Non è un gran male
se abbiamo il coraggio di ascoltare uno che ci grida in faccia che
non vuol più rientrare in manicomio, perché non è matto, è
solo senza casa. E al manicomio
ce ne sono 700; tutti matti? Il
Vangelo è pieno di urla, di grida
al Signore.
mons. AUGUSTO PEDUZZI
INFORMATIVA PER
GLI ABBONATI
La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di
Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza
al D.Lgs. 196/2003.
Per i diritti di cui all’art. 7
(aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di
tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare
Battisti 8, 22100 Como, tel.
031-263533.
I dati potranno essere trattati da incaricati preposti
agli abbonamenti, al
marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne
per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.