17 U D - Diocesi di Como
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17 U D - Diocesi di Como
DELLA 17 DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO TESTIMONI DIGITALI IN NOME DELL’UOMO U na Chiesa on line e off line. Questo il compito affidato da Benedetto XVI ai cristiani, tutti. Una presenza qualificata in entrambi i mondi o ambienti: nello spazio fisico e non fisico, vale a dire nel mondo consueto e in quello digitale, per abitare anche questo nuovo “universo con un cuore da credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo”. Perché? È nella natura di questa comunità millenaria, fondata da Cristo, porre la sua barca nel mare aperto, talvolta pure incurante dei marosi e delle tempeste. Ed è l’atto di fiducia di un Papa, non giovane nell’età ma giovanissimo nella missione, che esorta senza mezzi termini a cogliere come grazia questo “passaggio epocale”. In fondo questo fluido e immenso “hub” è la terra stessa. La Chiesa è venuta per stare dentro il mondo e percorrerlo in lungo e in largo. Ora che questo nostro globo conosca “un enorme allargamento” attraverso “le frontiere della comunicazione” non può che corrispondere alla vocazione missionaria della Chiesa. Anzi da sempre il cattolicesimo si è via via strutturato come una organica rete di persone, di credenti, di comunità, di siti di cuori religiosi, dove due o tre o più persone stanno insieme per essere testimoni positivi con la preghiera, la carità, con la condivisione del bene. Di fatto attraverso il digitale, che è poi una straordinaria tecnica per eliminare distanze e tempi nelle relazioni comunicative, si realizza una forma di cattolicità, di universalità, di grande piazza di Gerusalemme, dove gli uomini pur parlando diverse lingue si potevano comprendere. Ma come e perché? Semplicemente perché oltre il diaframma della molteplicità delle lingue vedevano e intravedevano un messaggio, un volto. Quello di Cristo. Eh sì! Il Papa nell’udienza ai “testimoni digitali” ha chiesto di “tornare ai volti”. Anzi a quel Volto nel quale rifulge il volto di ogni uomo. Questo il punto. La Rete dev’essere possibilità di incontro. Per questa ragione il Santo Padre auspica che mantenga la sua vocazione ad una apertura ugualitaria e pluralista. Non vive, però, di sogni Benedetto XVI. Sa che già è in corso quello che viene identificato come il fenomeno del digital divide, che esclude e non solo include. Come gli è noto il rischio dell’“omologazione e del controllo” per diffondere un pensiero dominante, unico, che in altre occasioni ha chiamato dittatura del conformismo e qui di “relativismo intellettuale e morale”. Eppure quando mai i rischi diventano per un cristiano un impedimento per entrare in un territorio, in una città, in un continente nuovo come il digi- LA CHIESA NELLA RETE CON REALISMO Dal 22 al 24 aprile si è svolto a Roma il convegno della Chiesa italiana sulle nuove frontiere della comunicazione digitale. Tra i 1300 partecipanti anche una delegazione di tredici persone dalla diocesi di Como. Il convegno si è concluso con la parola autorevole di papa Benedetto XVI (nella foto, mentre ascolta il saluto del card. Bagnasco) SERVIZI E IMPRESSIONI ALLE PAGINE 36 E 37 tale? Dove vi è ambivalenza, probabilità d’intraprendere strade sbagliate vi sono per lo meno altrettante possibilità di vincere la sfida del bene. Anche e appunto in Internet. La grande Rete può essere sorella e sorellastra, prossimo e nemico. Può rendere più umano il nostro habitat: i “media possono diventare fattori di umanizzazione” e di disumanizzazione. Dipende da noi. Pure da noi cristiani. In fondo ogni invenzione è una conquista, un arricchi- mento. Non una perdita, non un pericolo. La Chiesa ha avuto il coraggio di abbracciare l’invenzione della stampa, poi del telegrafo, della radio e della televisione. Giovanni Paolo II ci ha insegnato praticamente, con il suo corpo stesso, a stare dentro i media, ad essere testimoni appassionati dell’uomo, perché innamorati e affascinati dell’Uomo-Dio. Benedetto XVI invita alla stessa passione in nome dell’uomo. BRUNO CESCON LIBRETTO PER LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE SONO DISPONIBILI ANCORA COPIE Prenotazioni (da lunedì a venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 18.30): 031-263533 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXV 1 MAGGIO 2010 E 1,20 DIOCESI PRIMO PIANO UNA RETE DIOCESANA A TUTELA DELLA VITA A PAGINA 3 FESTA DEL LAVORO RIFLESSIONI SUL PRIMO MAGGIO ALLE PAGINE 5,19,20,21,22 COMO CAMMINI FRANCIGENI D omenica 2 maggio la seconda giornata nazionale tesa a rivalutare alcuni luoghi simbolo del nostro Paese. Gli eventi nel comasco prendono spunto dai progetti di valorizzazione di due importanti itinerari storici comaschi: la via Regina e il Cammino di san Pietro. A PAGINA 13 COMO INDIRIZZI DI BILANCIO: TEMPO DI ACCORDI A PAGINA 14 COMO UN PERCORSO SUGLI ULTIMI GIORNI DEL DUCE Quattro milioni di euro per rendere fruibile, attraverso un percorso storico culturale, i momenti più salienti della fine della guerra sul nostro territorio. A PAGINA 18 GUANZATE IL SANTUARIO IN FESTA PER L’ORGANO RESTAURATO A PAGINA 26 SONDRIO L’ASSEMBLEA DELLA FISM In occasione dell’incontro dei presidenti delle scuole dell’infanzia di Valtellina e Valchiavenna, si è parlato dell’importanza di questa fascia d’età scolare. A PAGINA 31 ALBOSAGGIA I DIPINTI DEL LIGARI A PAGINA 34 LIVIGNO LO SPORT CONTRO OGNI BARRIERA A PAGINA 35 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 TRE LIBRI DI ANSELM GRÜN NOVITÀ IN LIBRERIA IL MESE DI MARIA Una buona gestione del tempo non riguarda soltanto un modo di lavorare efficiente e disciplinato, ma comprende anche l’orientamento di valori, la questione di ciò che è essenziale e la questione della giusta misura. Il consulente di organizzazione aziendale Friedrich Assländer e il monaco benedettino Anselm Grün ci offrono stimoli e risposte per una riuscita organizzazione del nostro tempo. Il libro scorge nell’ora et labora - prega e lavora - benedettino, un principio valido non solo per i religiosi, capace di consentirci di vivere felici. Per riuscirci è necessaria anche un’arte della pausa, una gestione di sé che prenda sul serio i propri limiti ma sappia anche affrontarli con creatività. FRIEDRICH ASSLÄNDER ANSELM GRÛN, Non ho tempo. L’arte di averne di più e vivere meglio, Paoline, pagine 264, euro 18,50. Ogni giorno la vita ci pone davanti a degli interrogativi a cui non è sempre facile rispondere: famiglia, amore, amicizia, fede, lavoro e morte sono soltanto alcuni dei grandi temi affrontati nel libro. Anselm Grün mette a nostra disposizione la sua saggezza e, prendendo le mosse dalle proprie esperienze personali, dall’alta spiritualità che lo contraddistingue e da quanto appreso dalla psicologia, ci aiuta ad affrontare le vicissitudini giornaliere. «Scrivo fidandomi della mia intuizione o - detto meglio - di ciò che lo Spirito Santo mi suggerisce. Affido le mie considerazioni all’interrogante, augurandomi che si familiarizzi con esse, le faccia in qualche modo sue, soprattutto riacquisti fiducia in se stesso e nella possibilità di accedere personalmente alla migliore soluzione». Da uno dei più apprezzati consiglieri spirituali, un libro che ci aiuta a rispondere alle grandi domande della vita. ANSELM GRÛN, Il libro delle scelte. Risposte alle domande della vita, San Paolo, pagine 250, euro 18,00. Ecco, infine, un aiuto per quanti nella crisi perdono il coraggio e la fiducia nella vita, affinché confidino nella propria forza e nello Spirito di Dio. La crisi finanziaria ha scosso la fiducia della gente nell’economia e nella politica. Non sembra esserci più niente di sicuro, ma le crisi fanno parte della vita: non c’è crescita senza crisi. Questo vale per la crescita personale, ma anche per la società. Nella tradizione cristiana, nelle situazioni di crisi e prima di prendere decisioni importanti, si è sempre invocato lo Spirito Santo, perché indicasse alla comunità e al singolo la via e donasse la forza necessaria a superare le avversità. In questo volume, Grün collega il superamento delle crisi alla riflessione sullo Spirito Santo, che ci aiuta a superare le difficoltà con maggiore fantasia, forza e coraggio. ANSELM GRÛN, Fidati della tua forza. Attraverso la crisi con coraggio, San Paolo, pagine 154, euro 12,00. SOUAD SBAI Donne, vittime del multiculturalismo I drammatici fatti di cronaca che sempre più spesso vedono protagoniste giovani donne musulmane residenti in Europa, dimostrano il fallimento dell’idea astratta di società multiculturale portata avanti dai governi occidentali. In nome di una falsa tolleranza e di un acritico rispetto della diversità, l’Europa assiste indifferente alle gravi lesioni dei diritti umani fondamentali esercitate da un Islam radicale lontano dal reale desiderio di integrazione delle persone “di carne e di sangue”. A fare le spese di una politica che in nome di sacri e astratti principi chiude gli occhi davanti alla violenza e all’ingiustizia, e che alla responsabilità privilegia una difesa demagogica della convivenza pacifica, sono tante esistenze di donne, sacrificate e dimenticate, vittime silenziose di una duplice discriminazione. Attraverso un’attenta e puntuale analisi della condizione delle donne musulmane in occidente, Souad Sbai, deputata del parlamento italiano, membro della Commissione “Salute e Immigrazione” del Ministero della Salute e presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia, denuncia con vigore le ipocrisie del politicamente corretto, auspicando un futuro di integrazione e di pace in cui l’Italia, cuore del Mediterraneo, sappia cogliere la sua occasione di assumere un ruolo da protagonista nel dialogo interculturale. MARIAVERA SPECIALE SOUAD SBAI, L’inganno. Vittime del multiculturalismo, Cantagalli, pagine 246, euro 15,00. Bella l’idea di raccogliere in un volume i discorsi e le preghiere tenuti da Benedetto XVI durante le sue visite ai santuari mariani: ne è nato un libro di teologia che è testimonianza di devozione e preghiera. Nei suoi cinque anni di pontificato Benedetto XVI ha visitato i principali santuari mariani d’Italia: Divino amore a Roma, Loreto, Santa Maria di Leuca, La Guardia a Genova, Bonaria in Sardegna, Pompei. Non sono mancati i pellegrinaggi ai santuari mariani d’Europa e del mondo: Mariazell in Austria, Lourdes in Francia, L’Aparecida in Brasile, Nostra Signora degli apostoli in Camerun. In questi santuari il Papa ha tenuto dei discorsi e recitato delle preghiere importanti. Due i temi teologici più significativi: Maria, la madre di Gesù, è una persona; ella segna il passaggio e contemporaneamente tiene unite l’Antica e la Nuova alleanza, un tratto tipico del pensiero del Papa. BENEDETTO XVI, Stella di speranza. Il papa pellegrino ai santuari mariani, San Paolo, pagine 132, euro 13,00. L’intento della filosofa francese Luce Irigaray, nel pieno rispetto della parola che la Chiesa pronuncia sulla Madre di Dio, è quello di parlare a tutti, credenti e non credenti, per avvicinare il lettore a questa figura che, proprio perché pienamente umana, è stata in grado di accogliere e dare carne al totalmente divino. Il centro significante di questo breve scritto è l’umanità piena di Maria, o meglio, la sua femminilità totale e accolta, il suo essere donna e quindi custode del soffio generativo, del legame profondo tra essere umano e natura che il peccato originale ha spezzato. Una parola “universale”, che si avvale di molteplici apporti culturali, nella volontà di svincolare Maria da una tradizione che il pensiero moderno tende a considerare mortificante nei confronti del femminile. LUCE IRIGARAY, Il mistero di Maria, Paoline, pagine 60, euro 11,50. Ecco, infine, due sussidi per la recita del Rosario. Il primo è curato da Carlo Rocchetta, fondatore della Casa della Tenerezza, che ha da tempo individuato in tale particolare sottolineatura dell’amore divino una risorsa importante per sostenere le fatiche del cammino dell’uomo di oggi e soprattutto degli sposi. Così, la spiritualità della tenerezza ispira le riflessioni che accompagnano la recita del Rosario, offrendosi a tutti quale occasione di approfondimento di questo specifico aspetto del volto di Dio, specialmente a coppie e famiglie, che nella tenerezza del Signore possono ritrovare nuove energie per affrontare le difficoltà di ogni giorno. CARLO ROCCHETTA, Il Rosario della Tenerezza, EDB, pagine 64, euro 2,80. Il secondo sussidio per l’animazione di gruppi di preghiera propone percorsi guidati per la preghiera e la meditazione del Rosario e dei suoi misteri (gioia, luce, dolore, gloria). Accanto alla tradizionale recita delle decine, l’Autore propone una scelta di testi (della Sacra Scrittura, del Concilio Vaticano II, dei Padri della Chiesa) per favorire la meditazione e far sedimentare nel cuore la preghiera.Il sussidio è corredato da immagini a colori. SANTINO SIMONELLI, Custodiva queste cose nel suo cuore, Paoline, pagine 94, euro 6,00. QUINTA DOMENICA DI PASQUA - ANNO C Parola FRA noi AT 14,21-27 SAL 144 AP 21,1-5 GV 13,31-35 L’amore scambievole è il Vangelo più forte di Gesù di ANGELO SCEPPACERCA PRIMA SETTIMANA del Salterio UNO CHE AMA... L uscita di Giuda dal cenacolo è l’inizio della passione, ma anche della gloria che il Figlio e il Padre si scambiano reciprocamente. Questa è l’ora della gloria, attesa da sempre, che manifesta il rapporto d’amore tra il Padre e il Figlio. E in loro, anche l’amore per noi, ciascuno di noi. Certo, noi dobbiamo cercare la strada per entrare nella stessa gloria ed è lo Spirito- amore a mostrarla: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Amarsi è la via diretta per far scendere il cielo in terra perché l’amore tra il Padre e il Figlio abiti la nostra vita e la faccia eterna. L’amore scambievole è il Vangelo più forte di Gesù, lo squillo più acuto della rivelazione di Dio nel suo Figlio e nel nostro esser i suoi discepoli. Incredibile è che tutto questo abbia avuto inizio, nel triduo pasquale, proprio dall’uscita di Giuda. L’odio di Giuda svela l’Amore che salva. ’ a cura di AGOSTINO CLERICI Perché l’amore è un comandamento? Nessuno può essere obbligato ad amare! Questo, però, è un comandamento “nuovo” perché dice che l’uomo può tornare ad amare, perché l’amore di Dio (“come io vi ho amati”) l’ha fatto “nuovo”, capace di carità, di agape. “Bisogna” amare perché Lui ci ha amati e perché l’amore è il segno di riconoscimento dei cristiani, il linguaggio universale capace di convincere e conquistare. Il cristiano è uno che ama, molto più che un semplice “osservante”. Lo sanno bene i santi e i mistici, che ne sperimentano le conseguenze promesse dal Vangelo: “Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più di ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli. Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d’arte d’una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda coi fiori e i prati, il mare e le stelle: più del- JACOPO PONTORMO CENA DI EMMAUS la nostra anima. È Lui che, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca. Anche questa è l’ora sua: non tanto d’un santo, ma di Lui; di Lui fra noi, di Lui vivente in noi, edificanti - in unità d’amore – il Corpo mistico suo. E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo Gesù, seduto a mensa al centro della comunità monastica nell’atto di benedire il pane dell’Eucaristia e dell’ospitalità, si rivela improvvisamente ai due discepoli viaggiatori del racconto evangelico: quello di sinistra, tutto intento a versare il vino in un bicchiere, non si accorge ancora; invece quello di destra rimane sorpreso e per lo stupore interrompe il gesto già iniziato di tagliare col coltello una pagnotta di pane. Siamo invitati a identificarci con i due discepoli di Emmaus e a riconoscere la presenza del Signore sia nell’Eucaristia sia nella comunità fraterna e accogliente. Il priore ci guarda e alza la mano per indicare il Signore Gesù, presente nel pane eucaristico e in mezzo alla comunità unita nella fraternità e aperta all’accoglienza. per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli” (Chiara Lubich). P A G I N A 3 CHIESA PRIMO PIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 CENTRI DI AIUTO ALLA VITA UN PROGETTO DI COORDINAMENTO TRA LE DIVERE ASSOCIAZIONI UNA RETE DIOCESANA PER LA VITA C tre cento volontarie, non venga coperto. Una divisione, quasi chirurgia, che non risponde a logiche di campanile ma alla precisa convinzione di non lasciare sola nessuna donna che abbia bisogno di aiuto. E’ così che il Cav di Sondrio si occupa dell’Alta Valtellina, da Livigno a Berbenno, anche se, come spiga la responsabile, Miranda Piani: “non è facile coprire un territorio così esteso, ma almeno una volta al mese riusciamo a vedere tutte le nostre assistite”. Il Cav di Morbegno copre invece la bassa Valtellina, la Valchiavenna (grazie anche ad uno sportello a Chiavenna) e l’Altolago. Il Cav di Mandello copre oltre alla zona Grigne anche la parte est del lago di Como fino a Colico. Sull’altro fronte c’è, invece, il Cav di Como che copre il ramo sinistro del Lario, la zona urbana, Prealpi e Bassa Comasca mentre il Cav di Loveno Mombello segue le Valli Varesine. “Al di là del lavoro autonomo di assistenza che ogni singola associazione porta avanti nel pro- IL SERVIZIO DEI CENTRI DI SONDRIO E MORBEGNO LA CRISI ARRIVA IN VALTELLINA E CRESCONO LE RICHIESTE AI CAV “ n Valtellina la crisi economica è arrivata con sei mesi di ritardo rispetto ad altre zone della diocesi, ma ora si sta facendo sentire e le richieste di aiuto ai nostri sportelli sono in costante aumento. Dall’inizio dell’anno non c’è giorno in cui non ci sia una donna che viene a chiederci aiuto. Una situazione che ci preoccupa”. A parlare a “Il Settimanale” è Miranda Piani, responsabile del Cav di Sondrio, confermando una relazione tra crisi economica e difficoltà di accogliere una gravidanza già manifestata nei mesi scorsi dal Centro di Aiuto alla Vita di Como. “Nel 2009 – continua la responsabile – abbiamo assistito circa 100 casi, ma è da gennaio che stiamo assistendo ad un vero boom di richieste. Problemi che riguardano in molti casi intere famiglie non solo di stranieri (che restano la maggioranza), ma sempre più spesso di italiani”. Una situazione confermata anche dall’altro Cav attivo in Valtellina, quello di Morbegno, fino al 2001 legato a Sondrio. “Nel 2009 – racconta la responsabile Graziella Simonini – abbiamo seguito circa 90 donne, tra Chiavenna e Morbegno, dieci in più dell’anno precedente, ma i dati dei primi mesi di quest’anno fanno pensare ad un’ulteriore aumento”. Negli I Dall’inzio del 2001 le richieste di aiuto arrivate ai due Centri di Aiuto alla Vita valtellinesi è in costante aumento. Una crescita dei bisongi a cui le volontarie dell’associazione provano a far fronte facendo rete sul territorio. Ospedali della Provincia di Sondrio nel 2009 ci sono stati 216 aborti su un totale di 1438 nascite. Un dato in linea con quello dell’anno precedente (237 su 1600). “L’aumento delle richieste di aiuto – spiega la responsabile del Cav di Morbegno – ha portato anche ad una diversifica-zione dei bisogni che, spesso, vanno oltre il semplice bisogno di beni materiali facendo emergere dinamiche molto più complesse che chiamano in causa altre realtà territoriali: primo fra tutti i Servizi Sociali dei Comuni”. Una rete che si è rafforzata grazie ad un finanziamento messo a disposizione da un bando della Regione Lombardia che ha permesso il lancio, circa un anno fa, di un progetto per la “costruzioni di una rete a favore della maternità”. “Questo – continua Graziella Simonini - ha permesso la creazione di un’equipe mista di cui fanno parte, tra gli altri, anche i volontari dei due Cav Valtellinesi. L’idea è quella di rafforzare quel percorso di accompagnamento e ascolto alle donne che quotidianamente portiamo avanti”. I finanziamnti della Regione Lombardia garantiranno la copertura del progetto per tutto il 2010, aiutando i CAV valtellinesi a far fronte all’aumento delle richieste di aiuto. prio territorio – spiega Pietro Tettamanti, presidente del Cav di Como - è importante unirsi a livello dioce-sano, soprattutto, per promuovere la cultura della vita. E’ bello pensare di poter lanciare, con il coinvolgimento diretto della diocesi, messaggi che possano toccare contemporaneamente un territorio così vasto come il nostro. Pensiamo ad esempio ad un’unica manifestazione diocesana per la Giornata per la Vita o percorso di formazione e sensibiliz-zazione comu○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ reare un coordinamento tra i vari Centri di Aiuto alla Vita presenti nella diocesi di Como. E’ questa la prospettiva emersa da un primo incontro che si è tenuto a Como lo scorso 23 aprile a cui hanno partecipato i rappresentanti di alcuni dei Cav presenti sul territorio diocesano. Un’occasione per dare concretezza ad un’idea più volte ipotizzata dalle singole associazioni negli scorsi anni, ma rimasta fino ad ora sulla carta. Ad imprimere un’accelerazione in questa direzione è stata la diocesi di Como rappresentata dal vicario episcopale per la Pastorale, mons. Flavio Feroldi. “L’incontro con i responsabili dei CAV – ha spiegato – rientra in un cammino più ampio di integrazione tra le varie realtà del mondo ecclesiale. La nostra intenzione è quella di lavorare su due fronti: da un lato favorendo la collaborazione, soprattutto in ambito formativo, tra i Centri di Aiuto alla Vita e gli Uffici di Curia come l’Ufficio Catechistico, la Pastorale Giovanile e Famigliare; dall’altro provando a guardare verso l’esterno, cercando di favorire la collaborazione con i consultori, l’Asl, le scuole e gli Ospedali”. Di fatto, seppur mai costituita formalmente, una rete a sostegno della Vita e delle donne in maternità esiste già ed è ben radicata sul nostro territorio. Non c’è, infatti, angolo della diocesi che, grazie al lavoro di ol- ni”. Una testimonianza che appare ancora più importante in un contesto in cui la crisi spinge sempre più donne in gravidanza a chiedere aiuto. “Le necessità aumentano e, con l’avvento di nuove forme di aborto, sentiamo la necessità di confrontarci su temi sempre più caldi perché, in alcuni casi, corriamo il rischio, nel tentativo di inseguire i bisogni, di venir meno a quella che è la nostra mission”, spiega Miranda Piani, responsabile del CAV di Sondrio. “Siamo consapevoli – aggiunge – della necessità di uscire allo scoperto perché vi è un impegno in campo educativo che non può più aspettare. Per questo ben venga la collaborazione non solo tra i vari Centri ma anche con le diverse realtà diocesane”. Un impegno a tutela della vita che non può prescindere dal coinvolgimento delle singole realtà parrocchiali non sempre sensibili a queste tematiche. “Il coinvolgimento diretto della diocesi in questo percorso – conclude Paola Ciampitti, responsabile del Cav di Mandello del Lario – è molto importante perché renderà più diretto ed efficace il collegamento con le singole parrocchie e con le diverse attività pastorali”. I Cav torneranno a trovarsi all’inizio del prossimo anno pastorale per concretizzare le idee emerse in questo primo incontro esplorativo. pagina a cura di MICHELE LUPPI IL CAV DI MANDELLO DEL LARIO UN AIUTO CHE VA OLTRE LA MATERNITA’ er noi che siamo ai margini territoriali della diocesi la costituzione di un coordinamento stabile che ci permetta di rafforzare i legami non solo con gli altri CAV ma anche con le realtà ecclesiali è molto importante”. Paola Ciampitti, responsabile del Centro di Aiuto alla Vita di Mandello del Lario saluta con soddisfazione la proposta di questa nuova rete diocesana. Sono oltre cento le mamme, in gravidanza o con bambini piccoli, seguite nel 2009 dalle volontarie del CAV di Mandello. Anche nel lecchese, come nelle altre parti della diocesi la crisi economica ha portato ad un aumento dei bisogni delle famiglie che, spesso, hanno delle difficoltà a dover sostenere i costi di una gravidanza o di un bambino appena nato. “La nostra – spiega la responsabile del Cav – era una zona industriale con molte opportunità di lavoro legate soprattutto all’industria metallurgica. Un settore entrato pesantemente in crisi. Oggi abbiamo molti lavoratori in cassa integrazione e così sono diverse le famiglie a dover tirare avanti con 600 o 800 euro al mese”. Il perdurare della crisi sta lentamente erodendo anche i risparmi su cui molte famiglie hanno contato in questi mesi aumentan- “ P Al CAV in provincia di Lecco il sostegno alla maternità passa anche dal pagamento delle rette dell’asilo. do le richieste di aiuto. “In una situazione come questa – continua Paola Ciampitti – per molte donne diventa insostenibile anche solo mandare i proprio figli alla scuola materna”. Una difficoltà che finisce per aggravare ulteriormente il bilancio famigliare perché le donne non possono riprendere a lavorare. “In questo momento – continua la responsabile – stiamo sostenendo la retta dell’asilo a sei bambini. Questa decisione rientra in una scelta più ampia fatta dal nostro Centro che estende il periodo di accompagnamento delle donne oltre il periodo della maternità fino a quando il bambino frequenta la scuola materna”. “Permettere ai bambini di frequentare l’asilo – conclude Paola Ciampitti – è importante anche in chiave di integrazione delle donne straniere. Questa diventa, infatti, l’opportunità per uscire ed entrare in relazione con altre madri. Senza dimenticare che in molti casi sono poi i bambini stessi ad insegnare ai genitori la nostra lingua”. SOCIETÀ P A G I N A 4 INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 GOOGLE PALADINO DELLE LIBERTÀ O SPIONE? GIOVANI ED ESOTERISMO così per tutti i grandi fenomeni della storia, o li ami o li odi; sentimenti opposti e (quasi) inconciliabili. Google non si sottrae alla regola, per alcuni paladino della libertà della Rete, per altri lo “spione” per eccellenza. Contro ogni censura e contro ogni censore, Google ha pubblicato la mappa delle richieste, arrivate da tutti gli Stati del mondo al motore di ricerca, di informazioni o di censura più o meno esplicita. “Non è una sorpresa che Google, come altre compagnie del web, riceva regolarmente dai governi richieste per rimuovere contenuti dai propri servizi. Certo, molte di queste richieste sono assolutamente legittime, come quelle relative alla pedopornografia. Riceviamo anche regolarmente – spiega David Drummond, Chief Legal Officer, sul blog della società – richieste da parte di organi di polizia che vogliono consegnati dati provati degli utenti. Anche in questo caso, la maggior parte delle richieste sono valide e le informazioni servono per portare avanti inchieste legittime. Tuttavia, i dati relativi a queste attività non sono stati ampiamente disponibili, mentre noi crediamo che una maggiore trasparenza porti a meno censura”. Lo strumento reso disponibile da BigG si chiama, per l’appunto, Government Request; in totale, spiegano da Mountain View, sono 40 i governi che oggi impongono la rimozione di informazioni su Internet, contro i 4 del 2002, e le richieste, nella maggior parte dei casi, vengono accolte, dal 77,5 al 94,1%. Dall’elenco è esclusa la Cina, dove le richieste di questo genere sono coperte dal segreto di Stato. Un impegno per la difesa del diritto di opinione e di espressione nato dallo scontro con Pechino del dicembre scorso, a seguito del quale BigG ha deciso di uscire dalla Cina. In questi giorni, però, vengono alla luce nuovi dettagli sulla vicenda. Secondo il “New York Times”, che cita come fonte una persona direttamente coinvolta nelle indagini interne alla società, il bersaglio dell’attacco hacker, che ha aperto il caso internazionale, non erano (o almeno, non soltanto) gli account gmail di alcuni attivisti cinesi, ma il sistema di gestione delle password che consente l’accesso, ai dipendenti di Google, a tutti i diversi servizi. Una notizia che permette di leggere nella posizione di BigG, quantomeno, un forte interesse di difesa del business, oltre che della libertà in Rete. Ed a proposito di liberà in Internet, a Mountain View hanno ricevuto, proprio in questi giorni, una lettera, firmata da diverse autorità per la protezione dei dati personali, nella quale i garanti (del Regno Unito, Spagna, Nuova Zelanda, Olanda, Italia, Israele, Irlanda, Germania, Francia e Canada) esprimono crescente preoccupazione perché il “diritto alla privacy dei cittadini del mondo viene dimenticato quando Google lancia nuove applicazioni”. interesse dei ragazzi per la magia e l’occultismo, negli ultimi anni, è cresciuto in modo notevole. Talismani, amuleti, riti satanici, stregoneria e sedute spiritiche sono, ormai, popolarissimi tra le nuove generazioni, vittime di un vero e proprio bombardamento esoterico, che li raggiunge attraverso gli strumenti più vari: la musica, Internet, la televisione, i fumetti, il cinema, la discoteca…”: è uno dei pensieri iniziali della conferenza su “Esoterismo e satanismo giovanile”, tenuta il 21 aprile a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dallo scrittore e giornalista Carlo Climati. Autore di libri quali “I giovani e l’esoterismo”, “Il popolo della notte”, “I giochi estremi dei giovani”, Climati ha affermato che “molti giovani sono affascinati dal diavolo, che considerano una specie di amico o di ‘alleato’. Sono affascinati dalla sua natura trasgressiva di ‘angelo ribelle’ e si lasciano catturare dall’illusione di una vita apparentemente ‘libera’. Ma è una libertà ingannevole che conduce, a poco a poco, ad uno stato di dipendenza e di schiavitù”. E ANTONIO RITA Il volto del male « ’ L Lavaggio del cervello. “Partecipare ad una seduta spiritica o ad un rito satanico significa spalancare le porte verso mondi estremamente rischiosi. Si comincia per gioco, quasi scherzando, e non si sa mai dove si può arrivare”, ha spiegato Climati, sottolineando il rischio per coloro che sono più giovani e inesperti: “Complici di questo bombardamento sono i problemi dei giovani di oggi, spesso vittime di una solitudine terribile, di incomunicabilità e di situazioni familiari difficili. L’interesse per l’esoterismo, interpretato come una soluzione facile e immediata dei propri problemi, rischia di causare danni gravissimi nella mente e nell’animo dei ragazzi. Può contribuire a creare una generazione di ‘schiavi’, dipendenti dalla superstizione e dalla follia dei comportamenti magici”. A proposito di questa attaccabilità dei giovani, Climati ha affermato: “Usando una metafora, possiamo dire che la ‘malattia’ dell’esoterismo si diffonde perché, tra i giovani, mancano sempre di più le difese immunitarie per fronteggiarla. Negli ultimi anni i ragazzi hanno subìto una specie di lavaggio del cervello che li ha spinti a non avere più paura del mondo dell’occultismo”. Perché si diffonde il satanismo. Le ragioni per le quali il satanismo e l’esoterismo in genere riescono a fare breccia così diffusamente, secondo Climati, sono diverse e molto incisive: “Il satanismo - ha affermato - punta a rovesciare e distruggere quei valori universali che sono scritti nel cuore di ogni essere umano. Punta a creare confusione tra i giovani, per costruire una specie di ‘società al contrario’ in cui il bene diventa male e il male diventa bene”. “Quest’idea è rappresentata perfettamente - ha spiegato - attraverso un simbolo tipico dei satanisti: la croce rovesciata, che sta a significare il capovolgi-mento dei valori del Cristianesimo. Inoltre, il satanismo tende a diffondere tra i ragazzi un senso di pessimismo, di resa, di oscurità, di sconforto. Rappresenta la morte della speranza. Spinge a credere che la vita sia una specie di ‘giungla’ in cui vincono soltanto i più forti”. Un problema di “ponti”. L’autore si è poi posto una domanda: “Il fatto sorprendente è che certi non-valori ‘satanici’ stanno raggiungendo facilmente i giovani, che appaiono sempre più informati sul mondo dell’occulto e della magia nera. Come è possibile tutto questo? Come può una ragazzina di quattordici o quindici anni simpatizzare per il diavolo?”. “La Carlo Climati, scrittore e giornalista, autore di libri quali “I giovani e l’esoterismo”, “Il popolo della notte”, “I giochi estremi dei giovani” risposta è semplice”, ha detto: “È un problema di ‘ponti’. Esistono, sicuramente, alcuni ponti che facilitano l’incontro dei giovani con il mondo del satanismo. Il satanismo giovanile è, soprattutto, un satanismo casereccio, ‘fatto in casa’. Il primo punto di contatto è spesso rappresentato dal ‘rock satanico’, genere musicale oscuro e aggressivo. Si riconosce facilmente per i testi violenti e anticristiani, ma soprattutto per le copertine dei cd, che ospitano immagini sanguinarie e blasfeme”. Il relatore ha quindi spiegato che “dialogando con i giovani, mi sono accorto che è proprio partendo dall’ascolto di certa musica che tanti ragazzi entrano in contatto con il mondo del satanismo”. Azioni di contrasto “positivo”. “Il satanismo ‘fatto in casa’ è un fenomeno ancora più dannoso di quello delle sette ha proseguito -. Una setta, in- fatti, può essere facilmente sorvegliata dalla polizia. Ma l’attività privata di quattro o cinque ragazzi sfugge facilmente al controllo. In molti casi, si riesce ad intervenire soltanto quando il guaio è stato fatto”. Tra le azioni per contrastare la diffusione di queste credenze nell’occulto, Climati ha proposto il dialogo in famiglia, l’osservazione dei ragazzi quando “manifestano comportamenti strani”, la comparsa di tatuaggi con simboli “satanici”, uso di abbigliamento “rivelatore”, la comparsa di libri di occultismo e magia, la musica che ascoltano. I genitori, ha aggiunto, devono saper dare “iniezioni di ottimismo e speranza”. Ha concluso con queste parole: “Per combattere certe pericolose tendenze bisogna ricordare che il mondo non è tutto marcio. Occorre mostrare ai giovani esempi positivi, di persone che danno la vita per gli altri. Insomma: donare fiducia”. PAGINE DA SCRIVERE INSIEME CON SERENITÀ E LUNGIMIRANZA Unità d’Italia in forme nuove ’ L unità è la cifra fondamentale delle celebrazioni del 25 aprile, sessantacinque anni dalla Liberazione. Festa della liberazione e della riunificazione, ha affermato il capo dello Stato, nella celebrazione al Teatro alla Scala di Milano; dal canto suo, il presidente del Consiglio, in un messaggio televisivo, ha indicato la necessità di una ampia condivisione dei processi di riforma e di adeguamento istituzionale. Unità in forme nuove, che tiene conto dell’articolazione del federalismo, dei vincoli e delle risorse rappresentate dall’Unione europea e della sfida radicale rappresentata dalla competizione globalizzata. Unità che innerva l’identità nazionale e un giusto orgoglio, da spendere come contributo posi- tivo a un sistema internazionale sempre in debito di punti di riferimento. Unità che valorizza le diversità, le identità, la dialettica, come pure la coerenza e la condivisione negli obiettivi e nei mezzi. “Scrivere insieme una nuova condivisa pagina di storia della nostra democrazia e della nostra Italia”, è stato detto. Se guardiamo all’attualità politica sembra obiettivo arduo e molto distante dalle contingenze del momento. Eppure è l’impegno che non può che stare dinanzi alla classe politica e al sistemaPaese nel suo complesso. D’altra parte, sarebbe errato sovraccaricare la politica di troppe aspettative: di fatto, essa riflette il Paese. E, allora, sarebbe utile interrogarsi – tanto più che il sessantacinquesimo della Liberazione apre ormai diret- tamente al centocinquantesimo dell’Unità, come ha ricordato il presidente Napolitano – sul tono complessivo del nostro tessuto culturale, sulla qualità della cultura civica. È l’emergenza educativa. E, allora, bisogna investire, senza timore anche di rialfabetizzare sulle figure, sulle vicende, sui valori della nostra storia. Certo sarà necessario trovare registri adatti e moderni ma senza investimenti, senza un impegno corale, che rivaluti ad esempio chi nell’educazione si spende, il pericolo è ricadere nella retorica del frammento, nella furbesca ricerca del modesto interesse personale, i tradizionali inciampi del nostro carattere nazionale. Il punto politico, infatti, è adeguare le nostre istituzioni a una coerente prospettiva di sussidiarietà, cioè a un sistema in cui tutti i soggetti trovino la loro collocazione, ma soprattutto siano in grado di assumere iniziativa e responsabilità. Sono queste le parole chiave di un atteggiamento morale e culturale prima che amministrativo e politico, o più esattamente, di un programma amministrativo e politico che poggi su solide basi. Serve avere prospettiva. Se ha un senso ricordare, celebrare gli anniversari e le feste nazionali non è certo per guardare indietro ma per trovare slancio di fronte al presente e al futuro. È il modo per scrivere pagine nuove e cominciare a dare risposte alle molte incognite di una storia accelerata, che però proprio per questo reclama serenità e lungimiranza. FRANCESCO BONINI SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PRIMO MAGGIO Se vince l’incertezza L a festa del lavoro (1° maggio) giunge quest’anno in un contesto particolare che si può definire d’incertezza. Un’incertezza che rischia di paralizzare tutti, perché deriva sia dall’esterno, dalla situazione economica e politica, sia anche dall’interno di noi stessi: per il lavoro non si sa veramente cosa fare. Un 1° maggio “attendista”, potremmo dire, ma lo stare alla finestra non ha mai veramente pagato. La dottrina sociale della Chiesa non ha mai dimenticato il tema della centralità del lavoro, “chiave della questione sociale”, e non cesserà di riproporlo anche in questa occasione. Ma il contesto generale sembra orientato in tutt’altro senso. La crisi finanziaria greca produrrà nuova disoccupazione e mette sostanzialmente in crisi il modello europeo che, per quanto riguarda l’economia reale, viaggia a due o anche a più velocità: come possono convivere l’economia tedesca e quella greca? Qualche analista si sbilancia a dire che la crisi greca è solo la punta dell’iceberg e che altre bolle scoppieranno. In ogni caso di una cosa si può esser certi, ossia che ancora una volta il lavoro è passato in secondo piano rispetto alla finanza. Del resto, la crisi greca non emerge quando la precedente crisi mondiale è già superata, ma proprio nel suo mezzo. Quella crisi era nata proprio nel disprezzo per il lavoro e continua a produrre difficoltà occupazionali molto serie. Il superamento del momento più critico è avvenuto non solo mediante l’intervento degli Stati ma anche perché le imprese hanno ridotto i posti di lavoro. Ed ora che, si dice, il pericolo maggiore è stato superato, le imprese non tornano ad assumere, aspettano con cautela e preferiscono semmai investire in tecnologia, come si fa sempre nei momenti di difficoltà. Ecco perché, se una ripresa si intravvede, essa non comporta un recupero di occupazione ma continua a nutrirsi di precarietà lavorativa. Quest’anno la celebrazione del 1° maggio avverrà non solo in piazza San Giovanni a Roma, con il tradizionale concerto, ma anche a Rosarno, dove proprio in questi giorni è stata compiuta un’ampia retata contro gli sfruttatori del lavoro nero dei clandestini, il “caporalato” e la gestione occulta di questi processi da parte delle cosche. Anche davanti a questi fenomeni sembra proprio che il lavoro non solo sia considerato marginale, non solo che torni ad essere visto come “merce” – cosa che già la “Rerum novarum” condannava nel lontano 1891 – ma addirittura che torni ad essere strumento di compressione dei diritti della persona anziché loro valorizzazione. Bisogna anche dire, però, che in questa situazione d’incertezza generalizzata non si percepiscono grandi progetti né da parte del governo né da parte dei sindacati. La Fiat ha chiesto più flessibilità per poter rimanere ancora in Italia e, addirittura, per investirci. Flessibilità vuol dire in pratica chiusura di Pomigliano d’Arco. È una strategia imprenditoriale. Ma non si è vista l’emersione di un piano corrispondente da parte dell’esecutivo e gli stessi sindacati coltivano l’incertezza. Per questo, dicevo che incerta è la situazione esterna ed incerta è anche quella interiore, che speriamo non voglia dire rassegnazione. Ecco, un primo aspetto positivo della centralità del lavoro proposto dalla dottrina sociale della Chiesa è proprio non cedere alla rassegnazione. Il capitale, in ogni sua forma, serve al lavoro perché il lavoro serve alla persona che lavora. Questo 1° maggio non dovrebbe essere celebrato nell’incertezza, ma nella ripresa di una progettualità incentrata sul lavoro. I singoli cercano di arrangiarsi, le famiglie fanno da ammortizzatore sociale, le imprese cercano di competere tirando fuori nuova grinta, ma servono anche progetti di ampio respiro, che non sono possibili se si coltiva dentro e fuori di noi l’incertezza. STEFANO FONTANA CORSIVO di AGOSTINO CLERICI DERAGLIA IL TRENO DELLA VITA «Deraglia il treno, terrore in stazione». «Terrore, deraglia il treno dei pendolari». Così titolavano martedì i quotidiani locali. Quando si sale oggi sul treno, nell’era in cui tutto è governato dalla tecnologia digitale, al deragliamento non ci si pensa. Si crede siano cose da film western, invece può accadere. L’errore umano è sempre possibile. Si deve riconoscere che anche l’imponderabile ha... il suo peso! Quanto accaduto alla stazione di Como Borghi è una metafora della vita, un deragliamento già avvenuto e che, purtroppo, non ha generato alcuna forma di terrore in noi. Siamo pendolari dell’esistenza, saliti sul treno e lì rimasti, nonostante il treno abbia mancato il binario, perché qualcuno ha truffaldinamente azionato lo scambio mentre il convoglio era in transito. La nostra vita è un viaggio, e sul treno non siamo soli, anche se la compagnia è vissuta spesso in una sor- ta di reciproco anonimato: ci vediamo, senza veramente guardarci. Facce note e insieme sconosciute. Ci accomuna il pendolarismo: veniamo dalla stessa parte in cui stiamo tornando, e la nostra vita assomiglia proprio ad un unico tragitto di pendolo, breve come un soffio. Lo dico senza voler togliere alcunché alla bellezza e alla serietà del tempo. Forse, però, dovremmo godere di ciò che usiamo soltanto, e usare soltanto ciò di cui ci ostiniamo a voler godere (nella dialettica agostiniana di uti usare - e frui - godere - ). Ma, soprattutto, dovremmo accorgerci che il treno è deragliato. Il nostro essere pendolari si è come arenato in una sosta che non avevamo programmato e che rischia di farci perdere di vista la méta del viaggio, la Casa in cui vorremmo tornare. Nonostante i binari fossero appena due - anzi, forse proprio per questo dover scegliere solo tra bene e male, senza tonalità di grigio - lo scambio non ha funzionato. Oppure qualcuno il depistatore, colui che vuole separare il treno dal suo giusto binario - ha fatto que- sto. Sì, il treno della vita deraglia, nonostante il Macchinista conosca perfettamente la via (anzi Egli è la Via). Deraglia il treno, ma i pendolari non provano più terrore. Restano immobili su un convoglio fermo che non ha più un binario per correre. Irretiti dall’idea di un viaggio inarrestabile e sicuro. Impasticcati in un sonno della ragione e della fede. Come quando - sì, accade proprio sul treno - si resta con la testa penzolante nell’abbiocco con il giornale aperto e stropicciato tra le mani. Credi di viaggiare, invece sei deragliato... Ci vorrebbe una scossa di terrore, per accorgerti che quel treno deragliato non cammina più. Che devi scendere, gridare, invocare aiuto, guardare chi ti sta vicino, svegliare chi continua imperterrito a dormire. Non mi fa paura che il treno della vita, in questo mondo ipertecnologico e veloce, possa essere deragliato. Non mi fa paura, perché il Macchinista non ne ha mai perso il controllo. Mi fa paura il torpore che ha colto i pendolari. Mi verrebbe di augurare un po’ di salutare terrore. Il disincanto di chi pone nuove domande D ialogando con non credenti o “mal credenti” (chi non ha avuto la possibilità di approfondire adeguatamente il contenuto religioso), si ha la precisa sensazione che il problema sul quale essi inciampano non sia tanto la persona o il messaggio di Gesù; è, piuttosto e prima di tutto, l’immagine della proposta religiosa con la quale si vengono a “scontare”: una proposta che non sarebbe più in grado di farsi capire. Se ci guardiamo attorno, le immagini di comunità cristiane proposte dai credenti sono certamente diverse. E non sempre convincenti. C’è chi, in nome di una dottrina da difendere, ha preteso di “essere chiesa” contro chi, invece, avrebbe messo in discussione “la dottrina di sempre”, come se la comunità cristiana non fosse, nel suo concretizzarsi, una realtà storica. C’è chi ha pensato bene di creare un luogo appartato, non “contaminato” dal e con il mondo, una specie di oasi di pace dove fosse possibile contemplare Dio senza farsi carico delle “tentazioni” del mondo. La comunità cristiana è altro dal mondo e non può confondersi con il mondo: lo slancio missionario si riduce ad un reciproco consolarsi! Gli altri... restano altri; meglio consolarsi a vicenda con la propria fede! Altri invece hanno preteso di “realizzare concretamente, visibilmente, storicamente” la comunità proposta da Gesù. Sorgono piccoli gruppi, fedeli ad impegni che metterebbero in crisi anche certi fedelissimi monaci, pronti ad ogni azione purché il piccolo gruppo possa “far vedere” che la comunità cristiana “è una realtà visibile, una proposta concreta”. Prende piede l’immagine di chiesa elitaria, per chi può permettersi il “lusso di avere tempo per certe pratiche e certi momenti di riflessione”. La certezza:“Qui si che si fa esperienza di chiesa; qui sì che si sente come la proposta cristiana aiuta a vivere; qui sì che è possibile comprendere il vangelo”. C’è poi chi, per evitare il pericolo di errare nella dottrina, ha pensato –e pensa- di riproporre l’immagine di una comunità credente nella quale il presbitero è tutto, fa tutto, interviene su tutto, dà disposizioni per tutto. Egli è il principio e la fine di ogni azione della comunità. Nulla accade che non trovi il suo consenso; e ciò che è fatto senza la sua approvazione è certamente discutibile. Una realtà che vede il pre- sbitero al centro e, attorno a lui, i suoi fidati esecutoricollaboratori. La collaborazione diventa esecuzione di quello che pochi hanno deciso per tutti. Ma il popolo di Dio sembra andare altrove; non si ritrova in questi schemi, ha altri problemi e interrogativi di quelli presenti nella testa del solo presbitero. A chi afferma con troppo facilità di fare vera esperienza di chiesa occorre ricordare che il Concilio ha parlato di chiesa in termini di popolo di Dio: popolo, non gruppo o “recinto sacro”. A chi vorrebbe correre avanti, non è inopportuno ricordare che non tutti hanno lo stesso ritmo, che la proposta evangelica è per tutti, ma con tempi e modalità diverse. A quanti vorrebbero che il prete fosse tutto è sufficiente ricordare che il dono del battesimo, della confermazione e la partecipazione all’eucaristia fanno di ciascun credente un membro attivo e responsabile della comunità: non per concessione di qualcuno, ma in forza della propria identità cristiana. Ai responsabili di queste diverse immagini di comunità –qui sommariamente delineate- occorrerebbe ricordare che, non tutti e non sempre, sono in grado di camminare allo stesso ritmo e sulle stesse proposte. Di qui l’esigenza di una pluralità di attività per permetter a tutti di attuare un reale cammino di maturazione. Non dall’alto, ma dal basso; non deciso a tavolino, ma maturato con le persone concrete. Non dimenticando quelli che si sono allontanati a causa non della proposta di Gesù e del contenuto dei vangeli, ma a causa di certe pratiche di credenti che, talmente ripiegati su se stessi, hanno dimenticato di orientare a Gesù chi è in ricerca. Sono tanti quelli che vogliono ricominciare a credere! Ma non trovano persone che li ascoltino, che li accolgano e sappiano camminare al loro fianco. Gli “impegnati” sono tutti occupati a vivere nella comunità. Una comunità che, spesso, non accoglie né si apre a chi chiede. FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI ARTE E LITURGIA:: CONVEGNO SULL’INFLUSSO GRECO NEL MERIDIONE La liturgia bizantina e il monachesimo greco rappresentano una tradizione peculiare del Mezzogiorno italiano che ha avuto grande influsso nella vita ecclesiale e nell’arte. A questo tema è dedicato il convegno “Riflessi metropolitani, liturgici, agiografici, paleografici, artistici nell’Italia Meridionale”, che si terrà martedì 18 maggio a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale. Nelle due sessioni -- presiedute da mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e dalla bizantinista Vera von Falkenhausen, docente all’Università di Roma “Tor Vergata” – si parlerà degli influssi del monachesimo greco nell’Italia bizantina e normanna, con particolare riferimento ai commentari liturgici e all’innografia in Terra d’Otranto, oltre che della scrittura in Calabria. Infine, due studiose -- Alessandra Acconci, della Sovrintendenza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio, e Giovanna Bellini, della Sovrintendenza ai Beni archeologici della regione - presenteranno alcuni frammenti di affreschi inediti rinvenuti a Castrum Suji (Castelforte), in provincia di Latina. L’iniziativa è organizzata dalla facoltà di Scienze ecclesiastiche orientali del Pontificio Istituto fondato nel 1917 da Benedetto XV. P A G I N A 6 SOCIETÀ EUROP A EUROPA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 IL DIALOGO TRA CHIESA E UNIONE EUROPEA A BRUXELLES... NON SOLO FATTI E PAROLE I vescovi della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) si sono riuniti dal 14 al 16 aprile a Bruxelles. Hanno ricevuto e discusso vari documenti importanti, testi che riguardano soprattutto le trattative sulla revisione del Trattato di non proliferazione, la libertà religiosa come obiettivo della politica estera dell’Unione europea e la politica di non discriminazione. Visti nel loro insieme, questi documenti mettono in luce la capacità dei vescovi - sostenuti da esperti e da un segretariato con presenza permanente e attenta a Bruxelles di alimentare ed arricchire il dialogo dell’Unione europea con le Chiese e con le comunità religiose prevista nell’articolo17 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. D’altronde, i vescovi hanno anche avviato lavori preparatori per la messa a punto di una posizione comune con le altre Chiese sull’attuazione del dialogo. Questo dialogo ovviamente esiste già nella pratica, ma bisogna che sia stabilito in modo più sistematico alla luce di questa nuova disposizione del diritto supremo dell’Unione europea. I vescovi della Comece hanno inoltre incontrato alcuni rappresentanti delle istituzioni europee che hanno presentato loro i cinque obiettivi riguardanti l’occupazione e la povertà, la ricerca e l’istruzione così come il clima, che formeranno le punte di una corona della futura “strategia Ue 2020” forgiata dai nostri capi di Stato e di governo in seno al Consiglio europeo, sotto la presidenza di Herman van Rompuy. Il capo di gabinetto del presiden- te della Commissione si è inoltre recato alla riunione della Comece per illustrare il programma di lavoro dell’organo esecutivo dell’Unione per l’anno 2010. L’assemblea episcopale europea ha inoltre fornito una buona illustrazione della rilevanza delle tesi del filosofo francese Marcel Gauchet sul binomio religione e politica in una democrazia moderna: “Nello spazio pubblico, ‘se lo Stato non indica il bene, esso non può tuttavia essere moralmente e spiritualmente indifferente’ nella misura in cui la decisione collettiva più prosaica è necessariamente correlata a fini superiori e le scelte pubbliche sono raramente prive di implicazioni etiche. È per questo motivo che la dimensione religiosa ritrova una ‘visibili- tà pubblica’: essa trova il proprio ‘posto come protagonista di primo piano della decisione collettiva’” (Olivier Bobineau, Marcel Gauchet, Le religieux et le politique, Desclée de Brouwer, 2010). I lavori della Comece rappresentano dunque un servizio al bene comune dell’Unione europea, che non è superfluo ma necessario. Tuttavia, per completare la descrizione del ruolo dei vescovi nella nostra società moderna e per terminare il resoconto di questa assemblea plenaria, bisogna ricordarne la conclusione: esaurito l’ordine del giorno, la maggior parte dei vescovi rappresentanti gli episcopati di tutta l’Unione europea non sono potuti partire. Mentre erano ancora in riunione, l’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull ha provocato la chiusura dello spazio aereo in Europa. Il nome di questo vulcano islandese non sarà probabilmente ricordato a lungo, tanto è difficile da pronunciare, ma il fatto che le sue ceneri abbiano completamente bloccato tutto il traffico aereo per almeno quattro giorni sarà difficilmente dimenticato tanto presto. I vescovi hanno risposto con serenità e con la preghiera. I giorni successivi, hanno preso l’auto o hanno viaggiato in treno. Mons. Nicolaos Foskolos, arcivescovo di Atene e membro greco della Comece, sì è ritirato semplicemente nel monastero di Chevtogne “in attesa che questo finisca”, come ha detto. Questo gesto è forse un contributo tanto importante quanto lo sono i documenti ben ponderati nel dibattito europeo su uno stile di vita più giusto e più vero. La preghiera conta! Chiese europee Ungheria - Spagna Ungheria: un sito per parlare dei “buoni preti” Un sito web per dire “basta” alle diffamazioni dei preti: lo ha lanciato nei giorni scorsi in Ungheria Csaba Böjte, un noto francescano che insieme ad un numeroso gruppo di volontari si occupa di migliaia di bambini orfani e abbandonati che vivono per strada in Romania. L’iniziativa è stata annunciata dallo stesso Böjte con una lettera aperta a tutti quelli che nella loro vita sono o sono stati a contatto con la Chiesa e con i preti. “Svegliatevi voi tutti che un tempo siete stati membri di gruppi di catechismo o alunni di istituti retti da ecclesiastici! Conoscete tanti buoni preti e religiosi, uomini di retta coscienza e di santa vita, e allora perché tacete?”. Questo l’esordio del francescano, convinto che, “sì, bisogna parlare di quell’uno per cento di sacerdoti che senza scrupoli hanno sporcato bambini che si fidavano di loro, ma bisogna parlare anche degli altri, di quei pastori che si sono chinati su di noi con incredibile bontà e amore” e sono stati “per noi autentici modelli di vita”. Altrimenti, avverte Böjte, “gli estranei non continueranno a vedere altro che la sporcizia, a generalizzare e a ritenere che le istituzioni ecclesiali siano case del peccato. La nostra conoscenza della verità ci obbliga a fare chiarezza”. Sul sito ilyenazenpapom.com, attivo da circa due settimane, chiunque può condividere le proprie esperienze positive maturate nel contatto con preti e religiosi. Spagna: card. Varela, “il Papa non è solo” “Il nostro grazie copra con affetto e intensità la potenza del male che con inusitata forza si è scagliata contro la sua persona che rappresenta la Chiesa di Cris t o ” . C o n queste parole, il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, si è espresso nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena alla messa celebrata per il V anniversario del pontificato di Benedetto XVI insieme al nunzio apostolico e ad una cinquantina di vescovi spagnoli. Nella sua omelia, il Cardinale ha spiegato che i vescovi spagnoli si sono riuniti nella celebrazione come “segno di comunione con Colui che è il principio di unità di tutta la Chiesa e come segno di gratitudine per la sua dedizione generosa e instancabile alla Chiesa. In questa celebrazione eucaristica vogliamo unirci a lui, insieme alle nostre rispettive Chiese, per esprimere al Papa il nostro appoggio incondizionato e il nostro affetto filiale e profondo”. Dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI - ha proseguito l’arcivescovo - “siamo stati testimoni dell’amore di chi si è definito come un umile lavoratore nella vigna del Signore”. I vescovi spagnoli apprezzano di Benedetto XVI soprattutto “la mitezza e la serenità” con cui ha vissuto “i momenti difficili del suo ministero”. “Dove sta Pietro - ha detto l’arcivescovo sta la Chiesa. Gli attacchi a Pietro sono anche attacchi alla Chiesa”. GRECIA NOSTRA INTERVISTA A MONS. NICOLAOS PRINTEZIS, VESCOVO DI NAXOS-TINOS TRA LA CRISI ECONOMICA E L’AUMENTO DEI CATTOLICI U n Paese in piena crisi economica che l’Europa sta provando ad aiutare per evitarne la bancarotta con inevitabili ripercussioni mondiali. La Grecia ha davanti una strada lunga e difficile per uscire dalla crisi, fatta di tagli finanziari e di drastico dimagrimento della spesa pubblica. Pochi giorni fa, sotto la guida del presidente dell’Eurogruppo, JeanClaude Juncker, i ministri finanziari dell’area euro hanno stabilito un aiuto di 30 miliardi di euro per il primo anno, cui tutti gli Stati dovranno contribuire in base alle quote di capitale sottoscritte nella Banca centrale europea. A questa cifra si aggiungerà quella messa a disposizione dal Fmi i cui negoziati con i rappresentanti greci, che dovrebbero durare due o tre settimane, sono partiti il 21 aprile. Della crisi ne abbiamo parlato con il segretario generale della Conferenza episcopale greca, mons. Nikolaos Printezis, vescovo di NaxosTinos, che ha evidenziato anche come questa, insieme al flusso di migranti e di lavoratori stranieri, abbia avuto effetti sulla vita della Chiesa cattolica locale. Eccellenza, la crisi greca, se non affrontata con misure adeguate, rischia di aggravare le tensioni sociali e provocare l’impoverimento ulteriore del Paese… “Credo che il Governo farà il possibile per riportare ordine nei conti pubblici e superare la crisi, grazie anche all’aiuto dell’Europa. Tuttavia, da quel che si può vedere, non ci sono differenze con la vita passata. Il problema non è insuperabile. Ci sono industrie che hanno chiuso, ci sono state proteste certamente, ma credo che la crisi sia stata ingigantita dall’Ue. Sull’esito io sono ottimista. Con le regole adottate dallo Stato, l’aumento delle tasse e l’aiuto internazionale si dovrebbe riuscire a superare questo momento. I problemi sono dappertutto in Europa. Abbiamo anche qui la disoccupazione, ci sono tanti giovani che non trovano lavoro. Ma c’è pure tanta gente che viene per trovare un’occupazione”. E la trova? “In Grecia ci sono un milione di albanesi. Nella mia sede vescovile, di 8 mila abitanti, abbiamo 3 mila albanesi che lavorano. I lavori che prima facevano gli isolani ora sono ad appannaggio dei migranti. I lavori più faticosi sono lasciati a loro. Arrivano che non hanno né lavoro né abitazione. Trovata un’occupazione prendono casa, acquistano una vettura e cominciano a mandare soldi alle loro famiglie rimaste nel Paese d’origine. Sono molti quelli che arrivano e che restano, altri, invece, sono di passaggio. Questo flusso di migranti e di lavoratori stranieri sta avendo delle ricadute anche per l’azione pastorale della Chiesa cattolica locale”. In che senso? “Stiamo registrando un vero e proprio boom di presenze cattoliche all’interno della nostra popolazione. I fedeli sono aumentati del 300%, provengono da tutte le parti del mondo ed abitano anche in luoghi dove la Chiesa cattolica non è presente e ciò pone dei grossi problemi di natura pastorale. Non abbiamo sale o luoghi adatti dove riunirli per celebrare una messa, tenere una catechesi, organizzare degli eventi ecclesiali. Io, per esempio, vivo nelle isole Cicladi ed ho chiesto al metropolita ortodosso un luogo dove poter riunire i fedeli, ma senza ottenere nulla. Noi abbiamo messo a disposizione degli ortodossi molte chiese loro hanno dei problemi a fare lo stesso. Chiediamo sale non chiese, la stessa richiesta l’abbiamo rivolta anche ai sindaci ma senza esito”. Per capire meglio il fenomeno può fornire qualche dato? “I cattolici nativi greci sono 50 mila mentre 250 mila sono quelli provenienti dall’estero, molti sono albanesi, ma ci sono iracheni, filippini ed asiatici. Per assisterli abbiamo bisogno di sacerdoti, di suore, di religiosi, di gruppi. Parlano lingue diverse e ciò rende tutto più difficile. Abbiamo chiesto aiuto alle conferenze episcopali di provenienza, anche a quelle europee. Non è facile, però, per un sacerdote lasciare la propria terra per andare altrove. Occorre preparazione, formazione e soprattutto una specifica chiamata missionaria”. Una situazione difficile da fronteggiare… “Certamente. Per parlarne come Conferenza episcopale greca abbiamo promosso, il 18 e 19 maggio, a Syros, un incontro nazionale dei parroci e dei sacerdoti stranieri che operano qui. Insieme cercheremo di capire come superare tutte queste difficoltà. Sarà il momento per celebrare l’Anno sacerdotale e per verificare tutta la nostra pastorale parrocchiale e diocesana, per delineare le linee future di impegno e pregare per la soluzione della crisi che attanaglia il nostro Paese e che ci preoccupa non poco”. A che punto è l’iter per il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa cattolica da parte dello Stato, grande cruccio per la Chiesa greca? “Il problema del riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica è ancora da risolvere. Speriamo che tra il 2010 e 2011 si possa trovare la giusta soluzione. Ma è bene essere prudenti: in passato è accaduto che quando si era in vista di una soluzione sono sempre sorti altri problemi che l’hanno impedita”. CHIESA P A G I N A 7 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI AL SOCCORSO AGENDA del «Ho una bella notizia, l’ho incontrato!» VESCOVO Capire l’Amore sì, ma per vivere la fede, altro grande tema affrontato al pellegrinaggio. La fede è grazia che salva. La fede è un dono gratuito. La fede è un incontro con Gesù che ci responsabilizza perché se ho una bella notizia da dare (l’incontro), devo annunciarla: questa è la nostra missione! Devo essere testimone e annunciatore per chi non ha ancora incontrato Gesù. GIOVEDÌ 29 A Como, al mattino, Consiglio episcopale; al pomeriggio, udienze e colloqui personali VENERDÌ 30 A Como, al mattino, in Vescovado, incontri con il clero, classi di ordinazione anni 1981 e 1983; a Cuveglio, a partire dalle ore 20.45, Veglia per il lavoro. SABATO 1 MAGGIO A Como, alle ore 17.00, presso la Basilica di Sant’Abbondio, Santa Messa per l’ammissione delle domande al presbiterato. DOMENICA 2 MAGGIO A Como, alle ore 10.00, amministrazione del sacramento della Confermazione ai ragazzi della parrocchia di Sant’Agostino; nel pomeriggio, visita pastorale alla Zona Lario: Torno. LUNEDÌ 3 MAGGIO A Como, nel pomeriggio, incontro con i seminaristi. MARTEDÌ 4 MAGGIO S abato 24 aprile circa 200 giovani di 13 Zone della nostra Diocesi hanno vissuto insieme al nostro vescovo Diego il Pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Soccorso a Ossuccio. “Una presenza non molto numerosa, ma di grande qualità”, ha avuto modo di sottolineare fuori via il Vescovo Diego. Così come di ot-tima qualità è stata da tutti giudicata la proposta presentata dal Centro Diocesano Vocazioni in collaborazione con la Pastorale Giovanile Diocesana e Giovani e Riconciliazione. Ecco alcune note in margine che uno dei partecipanti si è appuntato. «… Se guardo alla mia vita di ragazzo e poi di giovane, in mezzo alla gioia e ai successi, quanta schifezza, quanti sbagli, quanta infedeltà e tradimenti, quanta incoerenza, quanto tempo perso e vissuto nell’egoismo. La mia storia con Dio potrei intitolarla: Le incredibili e disastrose avventure di un giovane sgangherato. Ora, che cosa fare di fronte a tutto questo? Ho due alternative: o buttare via tutto, o fidarsi fino in fondo di Qualcun altro! Beh, ho scoperto che Dio non butta via la creta. La rimette sul tornio e la modella ancora una volta, con pazienza, con la delicatezza delle sue mani. Allora ri- A Torino, pellegrinaggio diocesano alla Sindone. MERCOLEDÌ 5 MAGGIO A Roma, giunta del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica. GIOVEDÌ 6 MAGGIO A Como, in Seminario, al mattino, festa degli anniversari sacerdotali; a Como, nel pomeriggio, udienze e colloqui personali. DA VENERDÌ 7 A DOMENICA 9 MAGGIO Visita pastorale alla zona Lario: Torno, Blevio; a Bellagio: Molo 14. DALLA Curia NOMINE E PROVVEDIMENTI • don Antonio Fraquelli, amministratore parrocchiale di Capiago (Co), dal 1° maggio 2010 AVVISO DI CHIUSURA Gli Uffici di Curia di piazza Grimoldi, martedì 4 maggio saranno chiusi. possiamo capire e poi vivere l’amore. Dobbiamo mettere al centro della nostra vita Gesù: solo in questo modo saremo capaci d’amare e il nostro amore per gli altri diventerà più bello e importante, perché non sarà un amore fatto solo di emozioni, ma un amore vero e gratuito, che lega proprio perché è attraverso Lui. QUESTIONARIO SACERDOTI Scadenza in arrivo per la risposta al Questionario dei Sacerdoti della Regione Lombarda richiesto dai Vescovi delle Diocesi. Consegna entro fine aprile ai Vicari Foranei, o per posta o direttamente. Recapiti possibili: Seminario, Curia, Centro Pastorale. prendo in mano questa mia storia incerta e traballante e scopro in ogni giornata una presenza sicura e fedele: Dio! Sempre presente in ogni mia caduta e fallimento. Allora la mia storia si riscrive! E questa volta a partire da Dio! E ora cambia anche il titolo: adesso si può chiamare Storia d’amore di un Dio folle per un giovane sempre sgangherato…» È uno stralcio di una delle testimonianze di un giovane come tanti, che abbiamo ascoltato al Pellegrinaggio alla Madonna del Soccorso, che ci parla dell’amore gratuito di Dio al di là della nostra capacità di amare. Una delle verità fondamentali per la nostra vita: solo capendo e percependo il grande amore di Dio noi Voglio allora rilanciare a tutti un consiglio che il nostro vescovo ci ha dato: «Non buttate via le occasioni di incontrare Gesù, come questo pellegrinaggio al Soccorso, perché basta un incontro con il Cristo per cambiare tutta la nostra vita». Il nostro pellegrinaggio non poteva concludersi che con due appuntamenti importantissimi e bellissimi: l’Adorazione Eucaristica personale e l’accostamento al sacramento della Riconciliazione. Due momenti che pongono l’attenzione sull’amore infinito e gratuito di Dio: l’adorazione, che ci ricorda la presenza viva e costante di Gesù nella nostra vita, e il sacramento della Riconciliazione, che ci ricorda la misericordia e il perdono che non possono scaturire se non dall’Amore. Che bello sentire risuonare dentro l’invito: non buttiamo via i nostri incontri con Gesù! MARCO AZIONE CATTOLICA: A PELLIO INTELVI LA «DUE GIORNI MOROSI» - INFO ALLO 031-265181 UFFICIO DIOCESANO PER LA LITURGIA CRESIMA DEGLI ADULTI Ai Parroci che in questo periodo stanno completando la preparazione di candidati in età adulta al sacramento della Confermazione, si chiede di prendere contatto quanto prima con questo ufficio, in modo che ci sia la possibilità di valutare, con il necessario anticipo, l’eventuale inserimento degli interessati nel Pontificale di Pentecoste (incontro preparatorio per cresimandi e padrini la sera di martedì 18 maggio) o nella celebrazione di sabato 3 luglio (incontro preparatorio nel pomeriggio di sabato 26 giugno). NUOVI MINISTRI DELLA COMUNIONE I Parroci o i Superiori religiosi che hanno intenzione di avvalersi della collaborazione di nuovi ministri straordinari della Comunione eucaristica sono pregati di prendere tempestivo contatto con l’ufficio diocesano per iscrivere i loro candidati. Solo questo passo consentirà di programmare il necessario Percorso di formazione teologico-pastorale. Si informa che un primo incontro si terrà a Como presso l’Istituto Canossa, via Balestra, 10, sabato 15 maggio dalle ore 15.00 alle 18.00. Per quanto concerne la Provincia di Sondrio, un primo incontro si è tenuto domenica 14 marzo e potrà / dovrà essere replicato in presenza di ulteriori richieste. Il seguito del cammino è in fase di definizione. Se ne darà notizia nei prossimi numeri de Il Settimanale. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA APPUNTAMENTI DI MAGGIO • Mercoledì 5 maggio: incontro di formazione presso l’Istituto Canossiano alle ore 15.00. Sarà presente anche il coordinatore regionale padre Giancarlo Bagatti, che riferirà gli aggiornamenti per l’Associazione emersi nel Convegno nazionale di gennaio. • Giovedì 13 maggio. Adorazione eucaristica presso la chiesa di Santa Cecilia alle ore 15.30, insieme al gruppo MITE. AVVISO PER LE PARROCCHIE È bene richiamare il dono dell’indulgenza plenaria per i fedeli che partecipano alla Santa Messa del primo giovedì del mese pregando per i sacerdoti. P A G I N A 8 CHIESA ECUMENISMO ORTODOSSIA IN ITALIA SFIDE PASTORALI E INCONTRI SPIRITUALI al 1° al 3 marzo si è svolto ad Ancona il convegno nazionale dei Delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo promosso dalla Conferenza episcopale italiana. Anche la nostra diocesi era presente con due delegati che hanno potuto condividere tre giorni di intenso dialogo ed approfondimento sul tema di grande attualità: L’ortodossia in italia nuove sfide pastorali, nuovi incontri spirituali. Come ha sottolineato l’arcivescovo di Ancona-Osimo monsignor Edoardo Menichelli «tema di grande attualità perché non solo la frontiera tra Est e Ovest si è spostata nel cuore dell’Italia, ma anche perché su tutta la penisola la diaspora ortodossa è la seconda presenza dopo quella islamica». Nella relazione inaugurale l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha sottolineato che la ricerca dell’unità all’interno del cristianesimo passa attraverso l’annuncio del Kerigma Cristo morto, risorto e veniente. Ha inoltre aggiunto che «la testimonianza della propria appartenenza a Cristo deve essere prioritaria rispetto all’affermazione della particolare identità confessionale, ed in un mondo globalizzato e multi religioso chiede di attuarsi attraverso concrete opere di accoglienza nei confronti dei migranti e parole vere ed efficaci per comunicare ciò che crediamo». Come hanno illustrato gli storici ed i teologi intervenuti al convegno «L’ortodossia è erede di una storia millenaria che ha incrociato fedi e culture, e denota una pluralità linguistica, musicale e liturgica alla quale il termine indifferenziato non rende ragione». In Italia la diaspora ortodossa conta una decina di Chiese nazionali che amministrano una rete di parrocchie e due arcidiocesi: quella greco ortodossa a Venezia e quella romena a Roma. Le re- D lazioni con la Chiesa cattolica nascono sovente dalla richiesta di luoghi di culto e per attività pastorali, come hanno testimoniato al convegno esponenti della Chiesa greca e romena e tra di essi l’arcivescovo romeno Siluan Span che ha espresso la sua gratitudine per l’accoglienza cattolica (ricordando l’incontro del giorno precedente proprio con il vescovo di Como). Ad Ancona è stato presentato a cura di don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo, e don Adolfo Zambon, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici, il Vademecum per la pastorale della parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici, è un sussidio per operatori, educatori e parroci che presenta in modo semplice ed accessibile orientamenti già fissati, per praticare corretti rapporti con i fedeli orientali non cattolici e con le gerarchie orientali «ha detto don Battaglia. Il Vademecum vuole rispondere alle domande più frequenti sui matrimoni misti e su altri sacramenti. A proposito di matrimoni interconfessionali e interreligiosi è stata presentata la ricerca nazionale del Centro ambrosiano di documentazione per le religioni di Milano, per il periodo 1999-2008 in 94 diocesi e, come ha rilevato la curatrice dello studio Barbara Ghiringhelli, è una realtà che è cresciuta a ritmo esponenziale (dal 3% al 10% dei totale dei matrimoni) ma solo in 3 diocesi su 94 sono previsti itinerari dedicati, prima e dopo la nozze. Sono emerse dal convegno sia le difficoltà, ma anche le opportunità nelle relazioni tra cattolici ed ortodossi: accanto al dialogo teologico internazionale che segnala questioni ancora irrisolte, c’è un ecumenismo spirituale coltivato sul territorio attraverso studi biblici e condivisione delle preghiere e un ecumeni- ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PELLEGRINAGGIO ECUMENICO Il 18, 19 e 20 giugno l’incontro con i riformatori svizzeri del XVI secolo Dal 18 al 20 giugno l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo propone un pellegrinaggio di approfondimento sulla Riforma nella vicina Confederazione Elvetica, toccando tre città molto importanti per le Chiese riformate: Ginevra (legata alla figura di Giovanni Calvino), Basilea (Giovanni Ecolampadio), Zurigo (Ulrico Zwingli). Due le serate dedicate al tema in vista del pellegrinaggio, in programma il 13 maggio a Como e il 20 maggio a Morbegno. Le iscrizioni sono già aperte; primo termine di iscrizione, 17 maggio: la quota di partecipazione è di 440 euro (minimo 30 partecipanti; supplemento singola: 100 euro). Per iscrizioni e informazioni rivolgersi all’Azione cattolica diocesana, telefono 031-265181. smo della vita che nasce dall’accoglienza e dalla sinergia nelle parrocchie, e dall’interazione delle donne dell’Est con le famiglie di cui si prendono cura e per cui le “badanti” ortodosse offrono sempre più spesso preghiere durante la Divina liturgia. Come motivo di speranza per il cammino del dialogo ecumenico, di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dal primo incontro di Edimburgo, il cardinale Tettamanzi ha richiamato il documento del cardinale Walter Kasper Raccogliere i frutti. Aspetti fondamentali della fede cristiana nel dialogo ecumenico dove si dice «Oggi sotto molti aspetti la scena sta rapidamente cambiando. L’iniziale entusiasmo ha lasciato il posto a una nuova sobrietà; sono sorte domande sui metodi e sui risultati ecumenici dei decenni passati e sono stati espressi dubbi riguardo al futuro. Una nuova generazione di cristiani sensibili e motivati sul piano ecumenico, specialmente laici, sta riprendendo la fiaccola del movimento ecumenico, ma in modo diverso rispetto a coloro che l’hanno preceduta. Tale situazione, da una parte, impone una verifica dei metodi seguiti fino ad ora e la ricerca di vie nuove, quando quelle percorse in precedenza si rivelino inadatte; dall’altra, rimanda alla necessità della formazione ecumenica di una nuova generazione di pastori e di fedeli che si preparano ad assumere responsabilità nella vita ecclesiale». ANGELA MARELLO PIERA MAZZONI P A G I N A 9 CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 Dopo aver incontrato le parrocchie di Careno e Pognana il Vescovo prosegue la Visita Pastorale alla zona “Lario” incontrando, domenica 2 maggio, la comunità di Torno in occasione della festa del “Santo Chiodo” Pensando all’incontro che avremo con il Vescovo vorremmo raccontargli di come quelle sue parole pronunciate nel corso di una omelia tenuta nella Chiesa Collegiata di Sondrio il 3 febbraio del 2007 e che per la sua bellezza avevamo deciso di portare in ogni famiglia di Torno non sono più soltanto un sogno nella notte ma un opera avviata con le nostre mani ma, con la Sua forza nell’aurora di un nuovo giorno! E vorremmo anche raccontargli di come “le cose” del discorso rivoltogli tre anni fa da un rappresentante della nostra comunità; discorso nel quale ci presentavamo e gli presentavamo il cammino della nostra comunità - discorso del quale volle una copia e di cui disse: “scelte azzeccate” – continuano ad essere le “cose” TORNO DOMENICA 2 MAGGIO LA VISITA DI MONS. DIEGO COLETTI IL VESCOVO E IL SANTO CHIODO che facciamo, che viviamo e che ci portano a dire: “Che gran dono è la vita. Com’è grande Dio”! Durante la visita pastorale, certamente emergeranno le belle esperienze che facciamo e soprattutto quello che Cristo e la sua parola, ha fatto nascere dentro di noi; dentro la vita ad esempio di alcuni tra i bambini/ragazzi coinvolti nei cammini di fede con le loro famiglie e contiamo anche di poter condividere le fatiche presenti nella nostra Comunità soprattutto di quella che affiora ogni qual volta cerchiamo di esprimere la corresponsabilità ponendoci con fede, disponibilità ed umiltà, davanti a Cristo interrogandoci su ciò che ci sta chiedendo – anche per mano della Chiesa, intesa come gerarchia: Papa, Vescovo – per poi realizzarlo attraverso un attento discernimento frutto maturo dello Spirito, operante nella vita di ogni Comunità Cristiana e di quella legata alla formazione permanente. Tutto ciò che la Parrocchia propone è volto ad offrire formazione! Qualsiasi cosa facciamo – e non sono poche le proposte pensate, provocate e sostenute che l’intera Comunità riceve durante l’anno – siamo coscienti che non può eludere la domanda sul per- ché lo facciamo. Tutto, anche la cosa più piccola, reclama un senso! Non è solo un problema di sensibilità ma, di uso della ragione; di rapporto tra me e ciò che vivo: qui, ora, adesso. Cercare la risposta, e cercarla insieme, è la grande sfida della formazione: di una formazione che proprio perché non prescinde dall’esperienza, ha una ricaduta sull’esperienza stessa. Cercare la risposta e cercarla insieme è il metodo individuato come maggiormente corrispondente e dobbiamo dire: che il seme…cresce! E poi, vorremmo ascoltare la sua parola per essere confermati nella fede: l’esperienza di un dono ricevuto – che proprio perché continuamente accolto e ridonato, ci educa a stare nella vita! Al Vescovo chiediamo di essere aiutati a tenere gli occhi fissi su Gesù maestro e modello per ogni uomo - questo non solo perché siamo suoi discepoli ma, perché l’incontro con Lui permette all’uomo di essere più uomo e per andare oltre l’emergenza - oggi anche educativa per cogliere tutte le opportunità che questa emergenza ci presenta. don ALBERTO PINI PARROCO DI TORNO Dalla rivalità con Como ad oggi Torno con la sua punta chiude, sulla sponda orientale, il primo bacino del lago di Como. Centro di antica e travagliata storia ha vissuto tempi di ricchezza e splendore e tempi di distruzione e povertà. Prima del XV secolo contava una popolazione di circa 5.000 abitanti, quando Como ne contava poco più di 7.000. I Tornaschi si occupavano di industria con manifatture di panno che avevano introdotto gli Umiliati, e inoltre controllavano il commercio che transitava sul lago. Questa sua importanza fece crescere la rivalità tra Torno e Como, causa di continue battaglie che portarono prima al saccheggio del 1515 e poi alla distruzione di Torno nel 1522. Gli abitanti si dispersero nei paesi dell’alto lago e nel bergamasco. Qualche anno più tardi tornarono, ricostruendo le case distrutte, ma il paese non raggiunse più l’antico splendore. A Torno la vita religiosa, prima della distruzione, non era meno vivace e attiva di quella civile. Testimoni di questa religiosità sono le bellissime ed antiche Chiese. La Chiesa prepositurale di Santa Tecla, reca scolpito sul bel portale in marmo di Musso la data 1480, ma è già nominata con la Chiesa di San Giovanni in una bolla papale del 1208. All’interno della attuale Chiesa di San Giovanni, dipinta con tinta rossa, è ben leggibile la data di inizio cantiere 1494 e di conclusione dello stesso 1497. In appena tre anni i Tornaschi realizzarono un capolavoro chiamando per l’erigenda Chiesa di San Giovanni, destinata a custodire l’Insigne Reliquia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, le stesse maestranze della Cattedrale di Como, i fratelli Rodari. La nostra è una delle prime comunità sorte in PROGRAMMA Domenica 2 maggio ore 15.30: Il Vescovo celebra la Messa nella Chiesa di San Giovanni con tutti i sacerdoti della “Zona Pastorale Lario”. diocesi: nel 520 d.C. morì a Torno un sacerdote di nome Ancinziano e la presenza di un presbitero nel nostro paese – a detta degli storici - lascia supporre, una Comunità di fede. Sempre sulla lapide in cui è ricordato il Presbitero Ancinziano, figura anche il nome di una ragazza morta nel 522 d.C della quale la Comunità – stando all’epigrafe – dovrà fare “buona memoria” per l’esemplarità della vita. OGGI la comunità civile, costituita da circa 520 gruppi familiari, conta pressapoco 1260 persone. A queste, si deve aggiungere un consistente gruppo di persone che stagionalmente si riversa in paese per le vacanze. Purtroppo, il paese, in questi ultimi decenni ha cambiato radicalmente il suo volto “occupazionale”. Molte delle piccole fabbriche presenti sul territorio hanno chiuso, costringendo la maggior parte delle persone a gravitare su altri centri più o meno vicini alla ricerca di un impiego. Poche, nel nostro paese, sono anche le possibilità abitative. Per questo motivo la maggior parte delle coppie dopo il matrimonio, si trasferiscono altrove privilegiando nella loro scelta, paesi più o meno vicini al luogo dove hanno trovato o mantenuto un posto di lavoro. A Torno, oltre ad alcuni negozi e bar, c’è anche un distributore di benzina e due banche. Non bisogna poi dimenticare come in paese esistono due edifici scolastici, la scuola elementare dedicata a don Giancarlo Salice e la scuola media Prandoni, nei quali convergono tutti i bambini e ragazzi dei paesi limitrofi. In Paese c’è anche la Scuola dell’Infanzia della quale, attualmente il prevosto pro tempore non per diritto ma, perché eletto dall’assemblea dei soci, ne è il Presidente. Al termine della Messa, momento di festa con la comunità all’esterno della chiesa. ore 18.30: Visita la Casa di Riposo Prandoni. ore 20.30: Il Vescovo presiede la celebrazio- ne del Vespro e la Processione con l’Insigne Reliquia del Santo Chiodo. Venerdì 7 maggio la Visita proseguirà con l’incontro con la Comunità delle suore Orsoline e in serata con la Commissione Missionaria Zonale LA STORIA DEL SANTO CHIODO Nel lontano 1099 un chiodo della croce di Gesù approdò sulle sponde del Lario, per la precisione a Torno. Ma la storia ebbe inizio molto lontano, in Medio Oriente. Dopo la presa di Gerusalemme, un arcivescovo germanico, che aveva preso parte alla prima Crociata, era infatti entrato in possesso della sacra reliquia. L’arcivescovo (detto Allemanno per le sue origini teutoniche) recuperò anche i resti (una gambina) di un piccolo innocente, fatto uccidere da re Erode al tempo della nascita di Gesù. Per tornare nelle sue terre, dopo aver attraversato l’Italia, il presule giunse a Como con l’intenzione di risalire, in barca, il Lario. Da qui avrebbe dapprima raggiunto l’Engadina e poi la Germania. A Como erano però in corso dei tumulti tra due fazioni cittadine: una che appoggiava il vescovo ordinato dalla Santa Sede, mentre l’altra preferiva il vescovo simoniaco eletto da Enrico IV. Il vescovo germanico, con i suoi uomini, si recò così a Torno, allora borgo fiorente quanto Como, per trascorrere la notte al sicuro e lontano da eventuali pericoli. Il mattino seguente riprese la navigazione, ma subito si alzò una forte tempesta che lo obbligò a rimandare la partenza. Tornata la bonaccia, ripeté il tentativo, ma immediatamente si scatenò un’altra bufera. Un vento ad intermittenza rendeva dunque estremamente difficoltosa la navigazione sul Lario. I suoi tentativi di prendere il largo si susseguirono, ma tutti invano. L’arcivescovo scorse, allora, in questi avvenimenti un preciso segnale divino che lo invitava a lasciare in paese le reliquie. Così il “Santo Chiodo” e le reliquie dei Santi Innocenti vennero lasciate in paese al termine di una cerimonia solenne, alla quale partecipò tutta la popola- zione di Torno. Forse in un primo tempo le reliquie non sarebbero state depositate nella Chiesa di San Giovanni (dove si trovano attualmente) ma nella Chiesa di Santa Croce. L’autenticità del Santo Chiodo sarebbe stata confermata da documenti scritti andati perduti durante il sacco di Torno del 1522. Prima di quella data le testimonianze sulla reliquia tornasca sono solo orali. La sua presenza in paese è stata però confermata dalla storia della famiglia Rusca (l’attuale dinastia comasca dei Rusconi), del 1677, scritta da Domenico Rusca, frate cistercense. Qui si narra di un suo antenato, Lamberto Rusca, che, nel 1126, prima della battaglia vittoriosa contro gli abitanti dell’Isola Comacina, si era recato a Torno per chiedere la protezione del Santo Chiodo. In occasione del sacco di Torno, fu trafugato anche il Santo Chiodo ad opera di un soldato di ventura di origini bergamasche. Dopo il furto, però, sul ladro e sulla sua famiglia si abbatterono grandi sciagure. Convinto che tali disgrazie dipendessero dall’illecito possesso delle reliquie, le riportò immediatamente a Torno. Da allora i tornaschi decisero di chiuderle in un grande cassone fissato dietro l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni dotato di sette serrature, le cui chiavi furono affidate in custodia a sei famiglie, scelte fra le più antiche del paese. Una era invece conservata dal parroco di Torno. Ogni anno, in occasione delle più importanti ricorrenze, le reliquie vengono esposte alla venerazione dei credenti. P A G I N A 10 Domenica 18 aprile mons. Diego Coletti ha ripreso la Visita Pastorale alle parrocchie della diocesi. Un cammino che riparte dalla zona “Lario” con le comunità di Pognana Lario e Careno CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 LA VISITA PASTORALE A POGNANA LARIO E CARENO SU QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO... D omenica 18 aprile, per le parrocchie di Pognana Lario e Careno è stata una giornata indimenticabile e da scrivere negli annali per le generazioni future. Il vescovo Diego si è recato in visita pastorale in mezzo a noi, alla gente e volentieri ha ascoltato, consigliato, sorriso, stretto tante mani e incontrato proprio tanta gente. Il tempo non ci ha certo aiutato, al mattino pioveva e la temperatura era un po’ fresca ma la bellezza di questi paesi affacciati sul lago di Como non tramonta mai. Alle 9 in punto, scortato dall’arma dei carabinieri, il Vescovo è arrivato per il primo appuntamento ufficiale: l’incontro con la comunità aposto- fotoservizio FOTOZAMBRA lica formata dal consiglio pastorale, dalle catechiste e dal Consiglio per gli affari economici. Il nostro parroco, don Alessandro Di Pascale ha illustrato con brevità il progetto pastorale, che già era stato discusso nella pre-visita dello scorso 26 febbraio. I punti salienti del dibattito avuto con il Vescovo che ha raccolto le domande dei presenti hanno toccato argomenti diversi: la pastorale integrata, che significa lavorare insieme alle parrocchie vicine e per scendere nel concreto non più un solo campanile autosufficiente ma un insieme di realtà che collaborano nello sperimentare cammini comuni di annuncio alla fede. Un altro aspetto è stato quello di chiarirsi le idee sulla iniziazione cristiana partendo dal documento presentato il 31 agosto scorso da don Battista Rinaldi; un altro aspetto evidenziato ha riguardato il numero e la qualità delle messe domenicali celebrate richiamando la necessità di ridurre il numero delle stesse per valorizzare meglio il convenire insieme nel giorno del Signore. Alle 10.30 l’incontro in Comune con l’amministrazione comunale, l’Arma dei carabinieri e i presidenti delle associazioni cittadine. È stato un momento bello di dialogo e di ascolto. Il nostro sindaco Giuseppe Gandola ha saputo sintetizzare in poche parole la realtà sociale di Pognana Lario e i presidenti delle associazioni hanno presentato le loro attività a sostegno dell’asilo e della parrocchia. Il vescovo ha presentato l’enciclica Caritas in Veritate e il discorso da lui scritto per la solennità di S. Abbondio alla città di Como. Ha sottolineato l’importanza di vivere una vera fraternità anche nell’aspetto sociale e civile di un paese. Lasciato il comune il vescovo si è recato alla piccola parrocchia di Careno per celebrare l’eucarestia. La chiesa era gremita, il clima familiare e la preghiera vera e sentita. È stato emozionante per la gente di Careno avere il vescovo tutto per loro per alcune ore. Terminata la messa il pranzo comunitario con le autorità, civili e militari, e la gente di Careno. Il vescovo si è intrattenuto con tutti con uno stile semplice e gioioso. Dopo il riposo e la verifica dei registri parrocchiali ecco attendere il vescovo i bambini e ragazzi di Pognana Lario che in oratorio hanno accolto chiamandolo a voce alta: “Diego, Diego, Diego…” e il Vescovo dopo essersi fatto attendere un poco è uscito loro incontro e insieme si è saliti alla chiesa di S. Rocco dove, dopo aver ammirato il panorama, ha ascoltato le divertenti domande dei bambini. Gli hanno chiesto se gli piaceva andare a Messa, se sa nuotare, se faceva arrabbiare i genitori, se ha tempo libero, se è bello fare il vescovo. A tutti ha dedicato tempo e risposte complete e per nulla improvvisate. Alle 17,30 l’incontro con i nove cresimandi e i loro padrini. La messa e la cresima. Un gesto ha colpito tutti i presenti: quello di aver fatto mettere ai cresimandi dopo la crismazione una fascia bianca sulla testa a ricordo e richiamo della veste candida del battesimo. La giornata si è poi conclusa con la cena in casa del parroco e il colloquio personale del Vescovo con don Alessandro. Desideriamo dire al vescovo Diego un grande grazie e un arrivederci a presto. La sua presenza in mezzo a noi ci ha dato forza e confermato nella fede. La sua semplicità, naturalezza e spontaneità hanno messo tutti a loro agio e reso bella e indimenticabile questa giornata che tutti ci ricorderemo per sempre. LA COMUNITA’ APOSTOLICA CHIESA CHIESAMONDO P A G I N A 11 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 MEDICI SENZA FRONTIERE IL NUOVO RAPPORTO SULLE CATASTROFI UMANITARIE CHE NON FANNO NOTIZIA LE DIECI CRISI CHE ABBIAMO DIMENTICATO Al primo posto di questa classifica troviamo le “malattie tropicali dimenticate” come la leishmaniosi viscerale o kala-azar, la malattia del sonno, la Chagas e l’ulcera di Buruli, che mettono a rischio nel mondo 400 milioni di persone. A queste malattie nel corso del 2009 i telegiornali della Rai e di Mediaset (monitorati dall’Osservatorio di Piacenza) hanno dedicato “zero” minuti. Per fare un paragone nello stesso periodo sulla cosiddetta “influenza suina” sono stati dedicati 1.337 notizie. Anche una malattia come la Malaria (che non rientra nell’elenco delle malattie rare) pur provocando, secondo un recente rapporto dell’Unicef, circa 850 mila morti ogni anno trova raramente spazio sui media italiani. A seguire troviamo la situazione della Repubblica Democratica del Congo dove, nonostante la fine ufficiale della guerra civile nel 2003 e un difficile cammino verso la pace, proseguono gli scontri tra l’esercito congolese e vari gruppi ribelli attivi nelle province orientali del Nord e Sud Kivu. Negli ultimi mesi si sono intensificati anche gli attacchi ai civili dei ribelli ugandesi del Lord Resistance Army nel nordest del Paese. Nel solo Kivu si stimano ad oggi ancora un milione di sfollati. Alla RD del Congo nel 2009 sono stati dedicate 7 notizie. Nello stesso anno ai Saldi sono stati dedicati 112 servizi. Sei minuti ogni cento, solo sei minuti. E’ questa la percentuale di tempo che i telegiornali italiani hanno dedicato, nel corso del 2009, alle crisi umanitarie dimenticate. Una “top ten” in cui troviamo tragedie più o meno conosciute: dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo al conflitto in Sri Lanka, dalle malattie tropicali agli scarsi finanziamenti per la lotta all’Aids. I dati, frutto di una ricerca dell’Osservatorio di Pavia, fotografano la realtà di un’informazione che troppo spesso lascia nell’oblio, come avvolti da un’impenetrabile cono d’ombra, buona parte della popolazione mondiale. Per maggiori info www.crisidimenticate.it 3 4 1 Al sesto posto con 116 servizi nel 2009 troviamo, secondo la classifica di Medici Senza Frontiere, la malnutrizione infantile. Si stima che ogni anno siano tra i 3.5 e i 5 milioni i bambini a morire per cause legate alla malnutrizione. Le zone più critiche sono in Africa Sub-Sahariana e in Asia, in particolare in India, Pakistan, Afghanista, Myanmar e Laos. 7 8 2 Al terzo posto troviamo la situazione dello Sry Lanka teatro di una guerra iniziata nel 1983 e conclusa nel corso del 2009 con la definitiva sconfitta dei ribelli Tamil che controllavano il nord del Paese. Da allora centinaia di migliaia di civili Tamil, etnia minoritaria nel Paese, vive in precarie condizioni all’interno di campi profughi controllati dall’esercito Srilankese. Allo Sri Lanka sono stati dedicati 53 servizi. Nel 2009 al caldo ne sono stati dedicati 246. tutto il 2009 in varie parti del Paese. Oltre alla crisi in corso nel Darfur, la popolazione del Sudan meridionale ha dovuto far fronte all’aumento della violenza, al diffondersi di epidemie e alla scarsità delle cure mediche. Gli sfollati interni sono circa due milioni.Al Sudan sono stati dedica 112 servizi Insufficiente anche l’informazione sulle violenze subite dalle popolazioni del Pakistan a cui sono stati dedicati 225 servizi. Il conflitto tra l’esercito pakistano e due gruppi armati ha provocato lo sfollamento di oltre due milioni di persone, mentre svariati bombardamenti nelle principali città pakistane hanno ucciso centinaia di persone e ne hanno ferite migliaia. Tra le crisi dimenticate troviamo anche la Somalia che dal 1991 con la caduta del regime di Siad Barre vive un clima di assoluta instabilità. Al Paese sono stati dedicati 293 servizi ma, quasi tutti, dedicati al tema delle pirateria. Molto meno spazio è stato dato alla situazione sulla terraferma dove a causa della guerra e della siccità vi sono milioni di persone a rischio. 9 Campo profughi a Goma, Nord Kivu (RD del Congo)) Al quarto posto con 54 servizi troviamo la crisi in Yemen. Le cinque guerre dall’esito incerto scoppiate nello Yemen settentrionale, hanno portato, nel 2009, ad una sesta guerra, finora la più intensa. L’esercito yemenita ha incrementato la sua offensiva contro un gruppo armato reclutato fra la comunità dominante nella regione con un esito dal punto di vista umanitario senza precedenti: obiettivi civili e non militari, come gli ospedali, sono stati duramente colpiti da- gli attacchi. A questa situazione si aggiunge lo sbarco nel sud di migliaia di profughi provenienti dalle coste dell’Africa. 5 Nel 2005, i leader mondiali, in occasione del G8 in Scozia, si sono impegnati a sostenere la copertura finanziaria per le cure per l’AIDS in tutto il mondo entro il 2010: una promessa cha ha incoraggiato molti governi africani ad avviare ambiziosi programmi di cura, contribuendo a espandere la copertura a più di 4 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. E ora quegli stessi leader - secondo Medici Senza frontiere stanno venendo meno agli impegni, lasciando i governi e milioni di persone affette da AIDS in una grave situazione. Si stima che circa 6 milioni di persone malate nei Paesi in via di sviluppo abbiano bisogno di terapie. Altra crisi dimenticata è quella del Sudan a cui, “Il Settimanale” ha recentemente dedicato un approfondimento. L’emergenza medica umanitaria è continuata per 6 10 A chiudere la classifica è l’Afghanistan a cui sono state dedicate 1.632 notizie. Numeri elevati che - secondo MSF - hanno, però, riguardato per lo più la missione militare italiana e la politica internazionale e, meno, le condizioni sociali del Paese in cui la guerra, iniziata nel 2001, sembra non finire. CHI SCRIVE E CHI LEGGE TUTTA COLPA DEI MEDIA? FORSE NO... G uardando questa classifica e confrontando i minuti spesi a parlare dei saldi con quelli dedicati alle crisi umanitarie, verrebbe da rispondere: “sì, è tutta colpa dei giornalisti e dei direttori che, ogni giorno, scelgono quali sono le notizie che arrivano nelle nostre case”. Perché è questo che succede in ogni redazione. Si sceglie quali fatti meritano di finire in pagina, sul web o in un servizio televisivo. Tenendo ben presente che lo spazio è sempre minore di quello di cui avremmo bisogno. Questa, però, non può e non vuole essere una difesa della categoria perché di fronte a certi dati non possiamo negare la miopia dell’informazione italiana quando si oltrepassano i confini del “bel Paese”. La tendenza, soprattutto dei tg è quella di interessarsi poco o nulla ai processi complessi delle crisi, privilegiando invece fatti straordinari e limitati nel tempo. Per capirlo è sufficiente vedere cosa sappiamo, oggi, di quanto succede ad Haiti? Nell’universo dei media nostrani si nascondono, però, giornali e giornalisti che provano a raccontare, spesso con l’aiuto di fonti speciali (missionari e volontari sparsi per il mondo) le sofferenze ma anche le gioia e le ricchezze di Paesi lontani. Pensiamo alle varie riviste missionarie, all’agenzia Misna o ad una rivista come “Internazionale” che, ogni sabato, raccoglie i migliori articoli dei giornali di tutto il mondo. Nel nostro piccolo, grazie soprattutto alle lettere arrivate all’Ufficio Missionario (che trovare su www.centromissionariocomo.it), proviamo a fare la nostra piccola parte pur con la consapevolezza di non potere essere esaustivi di fronte a scenari tanto diversi e complessi. Questa, seppur parziale, classifica, è una buona occasione, allora, per aprire gli occhi, ma sarebbe sbagliato pensare che tutto si esaurisca all’interno delle redazioni. Perché anche i media, dovendo sopravvivere vendendo copie o spazi pubblicitari (legati alle copie vendute), sono vittime della logica del mercato per cui si tende ad inseguire la domanda di notizie. E quindi se i nostri telegiornali si sono riempiti negli ultimi anni di servizi sui cani, sulla cucina o sulle fidanzate di Clooney, è perché queste notizie interessano l’opinione pubblica, forse più della situazione del Congo. Senza dimenticare che mandare un giornalista a seguire la crisi del Darfur sia ben più costoso rispetto alle sfilate di moda di Milano. Chiaramente queste considerazioni non possono prescindere dalla responsabilità dei giornalisti e dal loro dovere di informare. E’ questo che anima il lavoro di quanti si sforzano di continuare a raccontare cosa succede nel mondo. Ma è qui che nasce una domanda: quanto potrebbero fare di più le riviste missionarie se vendessero il doppio delle copie? E cosa farebbe la Rai o un qualsiasi quotidiano se vedesse premiata dai lettori la scelta di dare spazio a queste notizie “dimenticate”? E’ qui che entra in gioco la responsabilità del lettore o dell’ascoltatore e, quindi, viene da chiedersi quanto le nostre comunità si stiano impegnando per accrescere questa sensibilità. Ma, forse, come diceva il grande reporter Kapuscinsky: “nessuno ha voglia di sentir parlare di morti e carestie mentre siede a tavola”. La cena rischierebbe di andargli di traverso. MICHELE LUPPI CHIESA P A G I N A 12 RUBRICHE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 MAGGIO 2010 MAGGIO 2010 Apostolato della preghiera Intenzione generale: “Perché si ponga fine al triste ed iniquo commercio di esseri umani che purtroppo coinvolge milioni di donne e bambini”. La piaga del traffico di esseri umani è un fenomeno sociale pluridimensionale di miseria, povertà, avidità, corruzione, ingiustizia e oppressione, che si manifesta con lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù e il reclutamento di minori per il conflitto armato. Sappiamo bene che le cause di questo fenomeno includono fattori economici come lo squilibrio fra i livelli di benessere rurale e urbano e il desiderio disperato di sfuggire alla povertà. Al problema contribuiscono anche fattori giuridici e politici quali l’assenza di legislazione e l’ignoranza dei genitori e delle vittime dei propri diritti davanti alla legge. La sfiducia nella legge e i confini aperti svolgono anch’essi un ruolo, così come fattori socio-culturali quali l’accettabilità sociale di mandare i figli a lavorare al di fuori della famiglia, l’analfabetismo o livelli bassi di istruzione, l’accettazione della schiavitù del debito e la discriminazione contro le donne. La globalizzazione e l’aumentato movimento di persone possono anche rendere gruppi vulnerabili, come le donne e le giovani, preda più facile dei trafficanti, che chiaramente non hanno alcun riguardo per la dignità della persona umana e considerano le persone come meri prodotti da comprare, vendere, usare e di cui abusare a piacimento. C’è un altro aspetto che va riconosciuto e affrontato collettivamente, se si vuole contrastare in modo efficace questo sfruttamento umano aberrante. Mi riferisco alla banalizzazione della sessualità nei mezzi di comunicazione sociale e nell’industria dell’intrattenimento che alimenta il declino dei valori morali e conduce al degrado di uomini e di donne e anche all’abuso di bambini. (Intervento della Santa Sede al XVI Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Mons. D. Mamberti, Helsinki, 4 dicembre 2008) Intenzione missionaria: “Perché i ministri ordinati, le religiose, i religiosi e i laici impegnati nell’apostolato, sappiano infondere entusiasmo missionario alle comunità affidate alle loro cure”. La forza dell’evangelizzazione risiede al tempo stesso sia nella verità che si annuncia, sia nella convinzione della testimonianza con cui viene proposta. Per questo motivo oggi la nuova evangelizzazione necessita che gli araldi siano fedeli nella predicazione della verità e siano testimoni della forza salvifica della Parola della vita. Di fronte alla sfida della nuova evangelizzazione la Chiesa necessita oggi di maestri e di santi aperti al potere illuminante dello Spirito Santo che acuisce le capacità di discernimento della realtà e fa scaturire un’abbondante creatività di parole e di opere adeguate per dar vita al Vangelo che si annuncia in differenti situazioni nel tempo. Per questo i religiosi della nuova evangelizzazione devono primeggiare nella fedeltà alla verità e nell’ardore della missione, nella trasparenza della testimonianza e nella forza sovrannaturale della santità. (Giovanni Paolo II, XV Assemblea Generale Ordinaria della Conferenza dei Religiosi del Brasile, 11 luglio 1989) Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché i bambini che ricevono la Prima Comunione inizino un rapporto di amicizia e di unione con Gesù e, con l’aiuto della comunità cristiana, possano coltivarlo per tutta la vita”. Gesù è il vostro più grande Amico. Ecco il secondo pensiero. Non dimenticatelo mai! Gesù vuole essere il nostro amico più intimo, il nostro compagno di strada. Certamente avete tanti amici; ma non potete stare sempre con loro e non sempre essi possono aiutarvi, ascoltarvi, consolarvi. Gesù invece è l’amico che non vi abbandona mai; Gesù vi conosce uno per uno, personalmente; conosce il vostro nome, vi segue, vi accompagna, cammina con voi ogni giorno; partecipa alle vostre gioie e vi consola nei momenti del dolore e della tristezza. Gesù è l’amico di cui non si può più fare a meno, quando lo si è incontrato e si è capito che ci ama e vuole il nostro amore. Con lui potete parlare, confidare; a lui potete rivolgervi con affetto e fiducia. Gesù è morto addirittura in Croce per nostro amore! fate un patto di amicizia con Gesù e non rompetelo mai! In tutte le situazioni della vostra vita, rivolgetevi all’Amico Divino, presente in noi con la sua “grazia”, presente con noi e in noi nell’Eucaristia. E siate anche i messaggeri e i testimoni gioiosi dell’Amico Gesù nelle vostre famiglie, tra i vostri compagni, nei luoghi dei vostri giochi e delle vostre vacanze, in questa società moderna, tante volte così triste e insoddisfatta. (Govanni Paolo II, Prima Comunione dei Bambini in San Pietro, 14 giugno 1979) PER LE PARROCCHIE 107 L’informatore giuridico I n riferimento ai provvedimenti regionali si rende noto che con D.D.S. 21.12.2009, n. 14302 (BURL n. 3 del 19.01.2010 - 2°ss) è ancora aperto il bando per l’accesso ai mutui agevolati dell’Istituto per il Credito Sportivo - assistiti da un contributo regionale in conto interessi - per la realizzazione e riqualificazione di impianti sportivi ad uso pubblico. Possono accedere al bando enti pubblici, federazioni sportive nazionali, società e associazioni praticanti attività sportiva dilettantistica, centri di aggregazione giovanile, enti morali che perseguono, anche indirettamente, finalità ricreative e sportive senza fine di lucro (parrocchie, enti ecclesiastici e religiosi), cooperative sociali di cui alla legge 8.11.1991, n. 381 (“Disciplina delle cooperative sociali”). Per quanto riguarda gli impianti sportivi già esistenti sono possibili i seguenti interventi: ristrutturazione, ampliamento, riconversione, adeguamento tecnologico, manutenzione straordinaria, abbattimento delle barriere architettoniche, adeguamento alle normative di sicurezza. Con riferimento ai nuovi impianti potrà essere finanziato unicamente l’intero progetto o un lotto funzionale. L’impiantistica sportiva in ambito scolastico potrà essere finanziata a condizione che l’accesso a tali strutture, oltre che agli studenti, sia consentito anche al resto della cittadinanza. Sono finanziabili i costi relativi a: - spese per la realizzazione dell’intervento (progettazione, direzione lavori); - spese di materiali e mano d’opera; - acquisto di attrezzature sportive, delle aree sulle quali saranno realizzati gli impianti, degli immobili da destinare ad attività sportiva; - opere di non specifica destinazione sportiva, purché connesse alle concrete esigenze ed alla funzionalità complessiva degli impianti sportivi (parcheggi, aree a verde, percorsi pedonali di accesso). Complessivamente, le risorse disponibili ammontano a 15.000.000 di euro. I contributi riguardano l’abbattimento dei tassi di interesse dei mutui che saranno stipulati con l’Istituto per il Credito Sportivo e saranno assegnati in misura differenziata, in funzione della tipologia del richiedente, del costo del progetto, della qualità progettuale e della valenza turistica dell’intervento. La durata dei mutui non potrà superare i 20 anni. Le domande dovranno essere presentate, esclusivamente on line, sul sito www.sport.regione. lombardia.it - sezione “Contributi e patrocini” - entro mercoledì 30 giugno 2010. Il modulo di adesione rilasciato dalla procedura informatica, firmato in originale e corredato di marca da bollo da euro 14,62, con la documentazione cartacea richiesta, dovrà essere inserito in busta riportante all’esterno la dicitura “Regione Lombardia - Impianti sportivi di uso pubblico. Contributi in conto interessi sui mutui agevolati dell’Istituto per il Credito Sportivo - Iniziativa anno 2009-2010" e presentato nel seguente modo: - una copia (in originale o copia conforme) a Regione Lombardia - Direzione Generale Giovani, Sport, Turismo e Sicurezza - via Rosellini, 17 - 20124 Milano. - una copia semplice all’Istituto per il Credito Sportivo - via G.B. Vico, 5 - 00196 Roma. L’iniziativa è a sportello, quindi questo significa che le domande saranno prese in considerazione rispettando l’ordine di presentazione della domanda cartacea. rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI Parola di vita di CHIARA LUBICH «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21) N ell’ultimo discorso di Gesù, l’amore è al centro: l’amore del Padre per il Figlio, l’amore per Gesù che è osservanza dei suoi comandamenti. Coloro che ascoltavano Gesù non facevano fatica a riconoscere nelle sue parole un’eco dei Libri sapienziali: “l’amore è osservanza delle sue leggi” (Sap 6,18) e “facilmente è contemplata - la Sapienza - da chi l’ama” (Cf Sap 6,12). E soprattutto quel manifestarsi a chi lo ama trova il suo parallelo veterotestamentario in Sap 1,2, dove si dice che il Signore si manifesterà a coloro che credono in lui. Ora il senso di questa Parola, che proponiamo, è: chi ama il Figlio è amato dal Padre, ed è riamato dal Figlio che si manifesta a lui. “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” Tale manifestazione di Gesù chiede però di amare. Non si concepisce un cristiano che non abbia questo dinamismo, questa carica d’amore nel cuore. Un orologio non funziona, non da l’ora - e si può dire che non è neppure un orologio - se non è carico. Così un cristiano, che non è sempre nella tensione di amare, non merita il nome di cristiano. E questo perché tutti i comandamenti di Gesù si riassumono in uno solo: in quello dell’amore per Dio e il prossimo, nel quale vedere e amare Gesù. L’amore non è mero sentimentalismo ma si traduce in vita concreta, nel servizio ai fratelli, specie quelli che ci stanno accanto, cominciando dalle piccole cose, dai servizi più umili. Dice Charles de Foucauld: “Quando si ama qual-cuno, si è molto realmente in lui, si è in lui con l’amore, si vive in lui con l’amore, non si vive più in sé, si è ‘distaccati’ da sé, ‘fuori’ di sé’ “ (CHARLES de FOUCAULD, Scritti Spirituali, VII, Città Nuova, Roma 1975, p. 110). Ed è per questo amore che si fa strada in noi la sua luce, la luce di Gesù, secondo la sua promessa: “A chi mi ama ... mi manifesterò a lui” (Cf Gv 14,21). L’amore è fonte di luce: amando si comprende di più Dio che è amore. E questo fa sì che si ami ancora di più e si approfondisca il rapporto con i prossimi. Questa luce, questa conoscenza amorosa di Dio è dunque il suggello, la riprova del vero amore. E la si può sperimentare in vari modi, perché in ciascuno di noi la luce assume un colore, una sua tonalità. Ma ha delle caratteristiche comuni: ci illumina sulla volontà di Dio, ci da pace, serenità, e una comprensione sempre nuova della Parola di Dio. E’ una luce calda che ci stimola a camminare nella via della vita in modo sempre più sicuro e spedito. Quando le ombre dell’esistenza ci rendono incerto il cammino, quando addirittura fossimo bloccati dall’oscurità, questa Parola del Vangelo ci ricorderà che la luce s’accende con l’amore e che basterà un gesto concreto d’amore anche piccolo (una preghiera, un sorriso, una parola), a darci quel barlume che ci permette di andare avanti. Quando si va in bicicletta di notte, se ci si ferma si piomba nel buio, ma se ci si rimette a pedalare la dinamo darà la corrente necessaria per vedere la strada. Così è nella vita: basta rimettere in moto l’amore, quello vero, quello che da senza aspettarsi nulla, per riaccendere in noi la fede e la speranza. Questo commento si trova in Città Nuova, n.8/1999, p. 49 DAL MENSILE “IL TIMONE” IL PREMIO “DEFENSOR FIDEI” AL CARD. CAFFARRA Il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, riceverà sabato 22 maggio il premio “Defensor Fidei” promosso della Fondazione “Fides et ratio” e dal mensile “Il Timone”. Ad introdurre il discorso del premiato sarà Mario Palmaro, docente di Bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, saggista e giornalista. La cerimonia si terrà a Oreno di Vimercate (Milano) nell’ambito della quinta edizione del “Giorno nazionale del Timone”. L’iniziativa prende il via nella serata di venerdì 21, quando mons. Girolamo Grillo, vescovo emerito di Civitavecchia, presiederà la processione e la recita del Rosario con la statua della Madonna di Fatima. Nel pomeriggio di sabato si svolgerà, poi, una tavola rotonda su “La Sindone: le ragioni dell’autenticità”, alla quale prenderanno parte la sindonologa e collaboratrice del mensile Emanuela Marinelli e Mario Trematore (l’ex pompiere che portò in salvo il lino durante l’incendio del 1997). Introduce Giacomo Samek Ludovici, ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della Cattolica di Milano e collaboratore de “Il Timone” e di “Avvenire”. La Messa conclusiva sarà presieduta dal card. Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. P A G I N A 13 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 DOMENICA 2 MAGGIO Cammini francigeni la 2° giornata nazionale ’ L Italia è un reticolo di itinerari storici, ancora fruibili, molti dei quali legati a millenarie tradizioni di pellegrinaggio. Vie della fede, ma anche vie della mobilità sostenibile, dell’approccio lento e attento ai luoghi e alla storia. Una dimensione ancora poco nota, tutta da scoprire e da valorizzare. Per questo, dopo il grande successo della scorsa edizione, torna quest’anno la Seconda Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni in programma per il prossimo 2 maggio 2010. La Giornata, presentata ufficialmente il 20 aprile presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Lombardia, alla presenza del Presidente del Consiglio regionale, arch. Giulio De Capitani, è ideata e organizzata dalla Rete dei Cammini, associazione di coordinamento di diverse associazioni italiane (tra cui la comasca Iubilantes, fondatrice e capofila) impegnate nella tutela e valorizzazione di quell’immenso patrimonio ambientale e culturale che sono i cammini di pellegrinaggio. Questa giornata è dunque un invito ad andare tutti insieme a piedi lungo antichi itinerari culturali e religiosi per riscoprire il gusto antico e sempre nuovo del cammino, per ridare vita ad antichi passi, per promuovere una fruizione intelligente e rispettosa delle vie di pellegrinaggio, per far scoprire come e dove camminare... “con l’anima in spalla”, in Gli eventi nel comasco prendono spunto dai progetti di valorizzazione, organizzati da Iubilantes, di due importanti itinerari storici lombardi: la via Regina, e il Cammino di San Pietro S. Agata di Moltrasio di SILVIA FASANA modo da riuscire a cogliere meglio l’identità dei luoghi. All’appello della Rete dei Cammini hanno risposto Associazioni ed Enti di tutta Italia con una fitta ed interessante rete di manifestazioni, in costante aggiornamento, di cui si può trovare l’elenco dettagliato sul sito internet www.rete camminifrancigeni.eu. Le iniziative si svolgeranno non solo lungo la Via Francigena “tradizionale”, secondo l’itinerario di Sigerico, ma anche sui numerosissimi percorsi che recano memorie di antichi pellegrini. In dettaglio, la giornata prevede già oltre cinquanta eventi, realizzati in undici regioni da una trentina di associazioni, una dozzina tra Comuni, consorzi, musei, Pro Loco, parrocchie. Non solo cammini, ma anche mostre, fiere, degustazioni, pranzi, concerti, spettacoli, animazioni e molto, molto altro ancora... La Seconda Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni vede i prestigiosi patrocini di: Ministero per i S. Vittore Brienno S. Marta di Carate Beni e le Attività Culturali, RAI - Segretariato Sociale, Fondazione CARIPLO, Consiglio Regionale della Lombardia, Regione Toscana, Regione Emilia Romagna, Provincia di Pavia e la collaborazione, tra l’altro, del Corpo Forestale dello Stato, della Associazione Europea delle Vie Francigene e dell’Associazione CIVITA. Gli eventi nel comasco prendono spunto dai progetti di valorizzazione or- SCAMBIO DI SEMI E PIANTINE ALL’ORTOFLORICOLA Nel corso della consueta serata di aggiornamento mensile che si terrà lunedì 3 maggio alle ore 21 presso la sede della Società Ortofloricola Comense in via Ferabosco 11 a Sagnino, avrà luogo lo “scambio di semi e piantine da orto e da giardino”. L’invito è esteso anche a chi non possiede merce di scambio, perché la simpatica iniziativa costituisce una importante lezione pratica di botanica e un’eccezionale occasione di conoscenza di nuove varietà grazie alla presentazione dal vivo delle caratteristiche e delle esigenze colturali di ogni singolo esemplare. L’ingresso è libero. Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031.531705 oppure tel. 031.572177; e-mail: [email protected]; sito internet: www.ortofloricola.it. ganizzati da Iubilantes, di due importanti itinerari storici lombardi: la Via Regina, antichissimo asse di connessione da Milano ai valichi alpini verso la Rezia e il lago di Costanza, e il Cammino di San Pietro (naturale prosecuzione della Via Regina verso Milano e da lì verso la Via Francigena, recentemente recuperato per iniziativa del Comune di Cantù). Per gli amanti del lago, l’invito è dunque al per- corso “Sui passi del Romanico” da Moltrasio a Brienno, con visite alle chiese romaniche di S. Agata di Moltrasio, S. Marta di Carate Urio e S. Vittore di Brienno curate dalle rispettive Parrocchie, che da tempo stanno collaborando con Iubilantes per la valorizzazione di questi monumenti. L’appuntamento è alle ore 14.00 alla chiesa di S. Agata di Moltrasio. Il percorso (7 Km circa) ha una durata complessiva di circa 4 ore, su sentieri di difficoltà turisticoescursionistica, in un piacevole saliscendi tra antichi borghi e le tracce della religiosità popolare. L’evento vede la collaborazione delle Parrocchie di Moltrasio, Carate Urio, Laglio, Brienno e dell’Unione dei Comuni del Lario di Ponente. Questo evento sarà preceduto, sabato 1 maggio da “Romanticammina”, una camminata non competitiva sulla “Riva Romantica” tra Moltrasio e Brienno, organizzata dall’Unione Lombarda dei Comuni del Lario di Ponente, con ritrovo alle ore 8.30 a Tosnacco. Per chi ama cimentarsi in un cammino insolito, ma altrettanto ricco di memorie e di arte, l’invito è invece all’iniziativa “Sui passi di frate Pietro”, escursione inaugurale del “Cammino di San Pietro, - Antica Via Canturina”, un itinerario storico fra Cantù e Seveso legato alle memorie di San Pietro Martire, recentemente promosso dal Comune di Cantù e da Iubilantes. Il percorso (18 Km circa) è pianeggiante e consente di riscoprire gioielli nascosti come la chiesa hospitale di S. Antonio a Cantù, di rileggere i più importanti monumenti di Cantù dal punto di vista delle vie di pellegrinaggio e che porterà, nella Brianza milanese, ai monumenti di Lentate, Meda e Seveso, attraversando anche Figino e Novedrate. L’appuntamento è alle 8.30 alla chiesa di S. Antonio a Cantù (Via Daverio); l’arrivo è previsto per le ore 16.30 al Santuario di Seveso. Lungo il cammino ci si può aggregare via via: le tappe intermedie sono pubblicate sul sito dell’Associazione Iubilantes. Il pranzo è al sacco, in piazza San Vito a Lentate sul Seveso, dove alle ore 14.00 sarà possibile visitare il trecentesco Oratorio di S. Stefano. Tutti i dettagli del tracciato del Cammino di San Pietro sono disponibili sul sito www.camminosan pietro.it, scaricabili da palmari e da portatili. La partecipazione è libera e gratuita a tutti gli eventi; si cammina in gruppo. I trasporti sono a cura dei partecipanti: si sta valutando la possibilità del recupero auto da Brienno a Moltrasio e da Seveso a Cantù nella giornata di domenica 2 maggio. Si raccomandano calzature adatte: sono consigliate scarpe da trekking. Per informazioni: Associazione Iubilantes tel. 031-279684, cell. 3477418614, fax 031-265545, [email protected], www.iubilantes.eu. CRONACA P A G I N A 14 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PROVINCIA, COMUNE, PARTI SOCIALI Indirizzi di bilancio: tempo di accordi L ’ approvazione di un bilancio delinea, spesso, strategie e contenuti di un’amministrazione. Dietro ai freddi numeri si delineano progettualità importanti, il “respiro”, le ambizioni, lo spessore di un esecutivo. Spessore misurato non solo dall’entità delle grandi opere a progetto, ma anche dall’attenzione manifesta nei confronti della persona, della famiglia, dei minori, degli ultimi… Come vuole la prassi, proprio in virtù dell’importanza attribuita a questo documento, gli indirizzi di bilancio sono oggetto di confronto e discussione anche con le organizzazioni sindacali, al fine di concertarne i contenuti e verificarne la effettiva rispondenza alle richieste del territorio. Così è stato per Comune e Provincia di Como, entrambi arrivati, nel giro di pochi giorni, ad un’importante intesa con le parti sociali. VILLA SAPORITI Seduti attorno al tavolo, a Villa Saporiti, il presidente della Provincia di Como Leonardo Carioni, l’assessore ai Servizi Sociali Simona Saladini e l’assessore al Bilancio Patrizio Tambini. Per le organizzazioni sindacali erano presenti: i segretari generali comaschi Fausto Tagliabue (Cisl), Alessandro Tarpini (Cgil) e Michele Barresi (Uil), unitamente ai segretari generali dei pensionati comaschi Alfredo Puglia (Cisl), Amleto Luraghi (Cgil) e Salvatore Vecchietti (Uil). L’intesa tra le parti ha permesso la firma di un accordo nel quale si è concordato sulle linee di indirizzo e di maggior attenzione dei contenuti del Bilancio in via di approvazione di Villa Saporiti. Di seguito, in estrema sintesi, le voci affrontate nel documento sottoscritto Sviluppo del territorio Forte il richiamo alla necessità di passare da una cabina di regia sulla crisi ad una sullo sviluppo economico e sociale. Chiare le priorità cui prestare attenzione per i prossimi anni: Metrotramvia Grandate - Como; Campus Universitario a San Martino; Tangenziale di Como). In riferimento all’occupazione evidenziata la necessità di creare un’alternativa occupazionale Intesa tra Cgil, Cisl e Uil, Villa Saporiti e Palazzo Cernezzi in merito ai principali obiettivi che guideranno l’attività amministrativa. La conferma di una buona prassi per la conduzione del territorio Villa Saporiti alla riduzione del peso del manifatturiero nel territorio comasco. La crisi Particolare attenzione, per fronteggiare la crisi che non ha esaurito il suo manifestarsi, alle famiglie colpite dalla crisi, con il finanziamento di un fondo di 100 mila euro e la promozione di politiche attive per l’occupazione. Fiscalità locale Impegno, da parte dell’Amministrazione, di adottare politiche che promuovano l’equità fiscale, difendano il potere d’acquisto di pensioni e salari e contrastino l’evasione fiscale. Richiamata la necessità di incrementare le risorse che derivano dal casinò di Campione d’Italia, rivedendo le normative in essere al fine di far concorrere tutti i soci, in maniera proporzionale alla partecipazione azionaria, alla suddivisione degli utili della casa da gioco. Servizi pubblici locali L’impegno è di assicurare servizi universali come l’erogazione di acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici attraverso politiche tariffarie adeguate e premianti verso modalità di consumo corrette. Il “Sociale” Tra le voci più di taglio “sociale” da segnalare l’intenzione di garantire: forme di sostegno allo studio per i meritevoli e capaci in condizioni di disagio economico; politiche di conciliazione per favorire una migliore conciliazione tra impegno lavorativo e gestione della famiglia; costante attenzione al tema della non autosufficienza rafforzando l’Accordo stipulato tra la Regione Lombardia ed i sindacati che mira a migliorare le attività di assistenza domiciliare integrata sul territorio, ciò La sala consiliare di Palazzo Cernezzi anche attivando i previsti CeAD (Centri per l’assistenza domiciliare); rafforzamento dei piani di zona distrettuali, strumenti in grado di perseguire processi di programmazione condivisa; momenti di formazione della figura delle assistenti familiari, cosiddette “badanti”; valorizzare e potenziare la funzione del segretariato sociale, inteso come strumento per informare, valutare, facilitare l’informazione e l’accesso ai servizi dei cittadini. PALAZZO CERNEZZI Similari le voci sulle quali il sindaco di Como Stefano Bruni, il vicesindaco Ezia Molinari, e l’assessore al Bilancio Sergio Gaddi hanno raggiunto l’intesa sugli indirizzi di bilancio per l’esercizio 2010 con i rappresentanti sindacali di cui sopra. Dodici i punti cardine indicati nel documento sottoscritto con le parti sociali. Di seguito, brevemente, i contenuti. Anche in questo caso i punti cardine del documento sono dodici. Famiglie colpite dalla crisi. Al primo posto figura il fondo per sostenere le famiglie colpite dalla crisi (borse lavoro e voucher per acquisto di beni di prima necessità). Per far fronte alle situazioni più gravi si è stabilito di rifinanziare il fondo stanziando 150mila euro. A settembre, in sede di assestamento del bilancio, si valuterà, sulla base delle domande presentate, la possibilità di stanziare ulteriori risorse. Fiscalità locale. Per il 2010 è stato confermato che verranno mantenute tutte le aliquote dell’anno scorso in relazione alle tasse e alle imposte di competenza comunale. Aree di esenzione e riduzione fiscale su base Isee verranno individuate per le famiglie numerose e per quelle a più basso reddito da lavoro e da pensione. Casa e governo del territorio. Previsti interventi organici e pluriennali di investimento nel- l’edilizia residenziale pubblica con la realizzazione di alloggi per giovani coppie, studenti, famiglie in difficoltà, anziani e soggetti a rischio di esclusione. Concorde il parere sulla necessità di individuare aree per l’edilizia convenzionata e prestare attenzione alla questione dell’ housing sociale. Investimenti e risorse andranno, infine, stanziati per una ristrutturazione energetica degli edifici pubblici. Confermata, sul fronte dei Servizi pubblici locali (acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici) la necessità di individuare politiche tariffarie e regolamenti attuati che oltre a premiare modalità di consumo corrette, garantiscano livelli minimi di accessibilità, commisurati ai redditi. Servizi educativi per l’infanzia. Aumentare l’offerta degli asili nido e delle scuole per l’infanzia sono obiettivi condivisi. L’aggiornamento delle tariffe sarà fatto annualmente, sulla base degli indici di aumento dei prez- zi al consumo. Necessarie, inoltre, sono considerate le politiche di sostegno alle famiglie e alla mobilità (tempi della città, città amica dei bambini). Diritto allo studio. Obiettivi comuni da perseguire sono la valorizzazione dell’autonomia scolastica, i servizi educativi integrativi a supporto delle famiglie, l’integrazione scolastica, il sostegno allo studio per gli studenti meritevoli e in condizioni di disagio economico. Politiche di conciliazione. Necessario l’ampliamento dell’offerta di campi estivi e nei periodi di chiusura delle scuole. Piani di zona. Il ruolo dei piani di zona distrettuali va rafforzato ed individuato come lo strumento che persegue processi di programmazione condivisa. Accordo anche sull’indicazione di rafforzare l’offerta di voucher rispetto ai buoni Non autosufficienza e condizione degli anziani. Il Comune, in stretto rapporto con il distretto sanitario di competenza, si è impegnato affinchè lo stesso attui rapidamente il previsto “Servizio per le prestazioni di assistenza domiciliare”. Oltre al tema della non autosufficienza, l’accento è stato posto anche sull’importanza della diffusione di centri di ritrovo e socializzazione degli anziani. Sostegno al lavoro di cura. Confermata, anche in questo contesto, l’importanza di assicurare formazione alle cosiddette “badanti”. Accesso ai servizi. Concordi, le parti, sulla necessità di giungere alla definizione di un nuovo e migliore criterio Isee, capace di meglio delineare la situazione reddituale della famiglia. Identico richiamo, per chiudere, all’importanza del segretariato sociale. CRONACA P A G I N A 15 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 NOVITÀ DAL PARLAMENTO DEL CANTON TICINO Frontalieri e sanità: la soluzione P ossibilità di scelta, nel compilare la richiesta per ottenere il permesso di lavoro in Svizzera, se optare per l’assistenza sanitaria svizzera o italiana. E’ questa la decisione che è stata presa la scorsa settimana dal parlamento del Canton Ticino, il Gran Consiglio, e che scrive la parola “fine” su un tema che per tanto tempo ha complicato, e non poco, la vita ai lavoratori frontalieri. Infatti, dopo l’entrata in vigore degli Accordi Bilaterali tra Unione Europea e Svizzera, Potranno scegliere, al momento della richiesta di lavoro, se optare per l’assistenza sanitaria italiana o svizzera tutti i lavoratori frontalieri si sono trovati nell’obbligo di esercitare il diritto di opzione per assoggettare se stessi ed i familiari a carico del servizio sanitario italiano oppure a quello svizzero. Molti, anche non per proprie colpe, sono risultati inadempienti rispetto a questo obbligo, con la conseguenza dell’affiliazione di ufficio presso una cassa malati svizzera, con tutti i disagi ed i costi che ne derivano. Condizione confermata dal Parlamento ticinese per tutti coloro che non hanno approfittato della sanatoria in materia scaduta il 30 settembre 2008 e sulla quale si è in attesa di un pronunciamento del Tribunale federale delle assicurazioni. Per tutti i nuovi lavoratori frontalieri, ovvero la cui occupazione oltre confine è iniziata successivamente al L e cure palliative: integrazione ospedale-territorio”: è questo il tema della conferenza in programma venerdì 30 aprile alle 20.45 nell’aula magna del Collegio Gallio organizzata dall’ “Associazione Antonio e Luigi Palma” di Como. Un inserire nel formulario per la richiesta del permesso di lavoro una voce specifica legata all’opzione del sistema assicurativo nazionale (sistema sanitario italiano o sistema assicurativo svizzero). La decisione politica è frutto di un lungo ed articolato lavoro svolto in sintonia e collaborazione da parte delle organizzazioni sindacali italiane e svizzere ed è stata salutata positivamente nella provincia di Como in quanto, grazie alla scelta di inserire la dichiarazione di opzione nel modello di rilascio del permesso, si potrà, dunque, risolvere una questione che ha messo in grave difficoltà migliaia di lavoratrici e lavoratori frontalieri negli ultimi anni. L.Cl. COLLEGIO GALLIO VENERDÌ 30 APRILE L’hospice del S. Martino “ 30 settembre 2008, il Gran Consiglio del Canton Ticino ha invece previsto l’invio a breve di una lettera che inviterà a scegliere se avvalersi della tutela sanitaria elvetica o italiana. E per evitare che in futuro possa ripetersi una situazione di tale confusione il parlamento ticinese, in collaborazione con l’Ufficio della migrazione, ha predisposto di Le cure palliative: integrazione ospedale-territorio incontro nel corso del quale verranno trattati non solo la storia dell’associazione, che dal 1992 si occupa di alleviare le sofferenze dei malati terminali e dei loro familiari, ma anche le recenti novità emerse in questo ambito dopo l’emanazione della legge (approvata con voto bipartisan) del 15 marzo scorso inerente a “disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore” tra cui, per la prima volta anche l’utilizzo di stupefacenti a scopo terapeutico. Al convegno che sarà introdotto dal prof. Angelo Palma, presidente dell’Associazione “Antonio e Luigi Palma”, interverranno il direttore generale dell’Asl Roberto Antinozzi, la dottoressa Isabella Cerofolini (Responsabile Uoc Fragilità Dipartimento Assi-Asl Como), il dr. Corrado Taiana (Direttore UOS Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’ospedale Valduce), il dr. Maurizio Fer- retto (Direttore dell’ Hospice San Martino), la dottoressa Carla Longhi (Direttrice UOC Cure Palliative Hospice Sant’Anna) e la dottoressa Clelia Casartelli medico oncologo dell’ospedale Valduce. “Diversi i motivi sottolinea il presidente dell’Associazione Angelo Palma - per cui abbiamo organizzato questo incontro: innanzitutto per far conoscere alle famiglie una realtà esistente sul territorio provinciale da 18 anni e che è di supporto ai malati terminali ed ai loro familiari, malati che dopo la degenza in ospedale, sono rimandati a casa ed affrontano il futuro tra mille difficoltà. E poi per illustrare il collegamento possibile tra ospedale che dimette il paziente, Hospice che se ne prende cura in diversi casi, e famiglia che assiste il paziente negli ultimi giorni della sua vita”. Oggi sono un centinaio i malati terminali che fanno riferimento in provincia di Como, all’Associazione. L’ELABORAZIONE DEL LUTTO IN BIBLIOTECA COMUNALE A COMO GIOVEDÌ 29 APRILE I giorni rinascono dai giorni... “I giorni rinascono dai giorni...” Sono del poeta Mario Luzi le parole scelte per introdurre l’argomento della serata in programma in biblioteca comunale a Como, giovedì 29 aprile alle ore 20.45, ultimo appuntamento della rassegna “Il tempo che resta” organizzata dalla associazione Accanto onlus - Amici dell’Hospice San Martino per parlare del dolore di chi resta e del processo di adattamento alle perdite della vita. Si tratta di un incontro incontro sulla perdita e l’elaborazione del lutto. Previsto l’intervento del dott. Enrico Cazzaniga, psicologo e del prof. Fabio Gabrielli, filosofo. Modera Maria Castelli, giornalista Se in generale le “vie della saggezza” si organizzano attorno alla piena acquisizione della capacità di elaborare il lutto, diventa importante essere sostenuti in questo processo per imparare a riconoscere, gestire e integrare il dolore. L’esperienza in Hospice, dove ci si confronta quotidianamente con la sofferenza di chi perde una persona cara, è quella di accompagnare i famigliari nel periodo del lutto attraverso un percorso, individuale e in gruppo, di rielaborazione psicologica. Soffrire per la morte di una persona cara è come essere gettati in un fiume in piena, in balia di emozioni potenti e contraddittorie, con i relatori invitati alla serata, il dott. Enrico Cazzaniga, psicologo-psicoterapeuta che ha attivato diversi gruppi AMA (auto mutuo aiuto) per persone in lutto nelle provincie di Milano e Monza e il prof. Fabio Gabrielli, filosofo e Preside della Facoltà di Scienze umane dell’Università L.U. de. S. di Lugano, si vuole stimolare una riflessione su questi temi e promuovere la formazione di gruppi che seguano le persone che si trovano a vivere il dolore della perdita. “I gruppi saranno composti da 8 massimo 12 persone - spiega il dott. Emanuele Basile, psicologo dell’Hospice San Martino – e inizialmente saranno coinvolti i parenti degli ospiti dell’hospice con l’obiettivo di poter offrire questo servizio anche a persone esterne.” Il percorso proposto ha la finalità di accompagnare i singoli partecipanti al raggiungimento di una maggior consapevolezza e una migliore gestione dei contenuti psicologici ed emotivi dando spazio anche a momenti dove saranno utilizzati strumenti come la pittura e la lettura per dare forma e voce ai sentimenti connessi con il proprio vissuto di dolore. CRONACA P A G I N A 17 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 LAVORATORI E PENSIONATI IN CORTEO I sindacati e il 1° maggio P rimo maggio, festa dei lavoratori. Sarà un giorno speciale, come sempre, per le organizzazioni sindacali comasche quello che vedrà anche il mondo del lavoro lariano in piazza per richiedere lavoro, sviluppo, solidarietà, giustizia fiscale. «Scenderemo in piazza per porre, come sempre, l’accento su questioni care ai lavoratori e pensionati - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como - perché si incominci a ragionare davvero in termini di rilancio e sviluppo per il nostro territorio». A fotografare il quadro della situazione comasca il volantino predisposto da Cgil, Cisl e Uil. Documento che conferma la mano pesante della crisi anche sul nostro territorio. Una cassa integrazione che, nel 2009, ha toccato quota 26 milioni di ore autorizzate, pari a circa otto volte le ore autorizzate nel 2008. Dati a cui vanno aggiunti quelli della cassa integrazione in deroga: in otto mesi, da maggio a dicembre 2009, in Lombardia sono state 11.411 le domande presentate che hanno complessivamente riguardato 84.651 lavoratori. Le domande di disoccu- Nel piatto la richiesta di politiche adeguate di sostegno allo sviluppo e di ammortizzatori sociali per tutti pazione ordinaria nel 2009 sono state 17.117, contro le 11.203 del 2008, con un incremento di oltre il 50%. Rispetto al dato 2007 (7.877 di disoccupazione) l’incremento è stato di quasi diecimila domande. Le persone iscritte alle liste di mobilità nel 2009 sono state quasi 3500, duemila in più del 2008. Le persone in cerca di lavoro sono cresciute del 56%, arrivando a quota 18 mila, contro una media negli anni precedenti di 10/12 mila unità. Gli avviamenti al lavoro nel nostro territorio si sono ridotti a circa 20 mila. I possibili posti di lavoro a rischio nel comasco per l’anno 2010 sono stimati in circa 4 mila. Ma veniamo alle richieste concrete di Cgil, Cisl e Uil: ammortizzatori sociali per tutti, anche per chi ne è ancora privo. La priorità per il 2010 dovrà essere quella di evitare al massimo i licenziamenti SABATO 1 MAGGIO LA DISCOTECA DEL SILENZIO PRESSO IL SANTUARIO DEL SACRO CUORE Sabato 1 maggio presso il Santuario del Sacro Cuore di via Tommaso Grossi a Como, si terrà la “Discoteca del Silenzio”, il tradizionale appuntamento di adorazione eucaristica notturna proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (C.G.P.G.). L’inizio è alle ore 20.30, con la celebrazione della S. Messa vespertina; seguirà l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione spirituale proposta dai giovani Guanelliani con preghiere, canti, ritornelli, lettura di brani di don Guanella e di frasi tratte dalla Parola di Dio. Poi, dalle 23.00, il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle 4.00 della domenica mattina. Alle 24.00 sarà recitato il Santo Rosario per tutte le famiglie in comunione con altre realtà guanelliane. Domenica 2 maggio prosegue l’iniziativa, sempre proposta dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, della “Domenica della Carità”: un momento di incontro con gli ospiti della RSA “Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia domenicale delle ore 10.30 presso la cappella interna alla struttura (con entrata da via Guanella) seguita da un momento con aperitivo e canti. L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Chi fosse interessato a partecipare all’animazione può ritrovarsi alle 9.30 sempre presso la cappella. Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031296783; e-mail: [email protected]. e trovare strade efficaci per ridurre le liste di mobilità e disoccupazione. Particolare attenzione andrà prestata ai lavoratori stranieri. Nel merito esplicita la richiesta di promulgare il permesso soggiorno per chi, tra questi, perde il lavoro, e introdurre il “permesso per ricerca lavoro”, come strumento di contrasto al lavoro irregolare. “Non bastano, però prosegue il documento solo gli ammortizzatori sociali. Servono, soprattutto, politiche di sostegno allo sviluppo, all’innovazione ed alla ricerca, finanziamenti selettivi alle imprese che non licenziano e che investono sul futuro, in Italia e non all’estero. Servono banche attente alle imprese, soprattutto alle piccole e medie aziende ed alle famiglie”. Ed ecco le richieste dirette al Governo: la riduzione, da subito, delle tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati. Stop ai tagli allo Stato sociale. “Al nuovo Governo della Regione Lombardia prosegue il documento chiediamo un piano per creare almeno 100 mila posti di lavoro entro un anno, chiediamo di realizzare gli investimenti nelle grandi opere, nelle infrastrutture, nella ricerca Uniti per la Colombo Una marcia speciale, un vero e proprio corteo acquatico, si unirà alla manifestazione in programma in città il 1° maggio. L’obiettivo è di manifestare per la tutela della storica azienda nautica comasca “Colombo” (33 dipendneti) di cui la proprietà ha disposto il trasferimento a Brescia. Allo scopo di protestare contro questa decisione sabato 1° maggio dal pontile di Menaggio partirà un corteo acquatico alle 9.30, con arrivo previsto a Como, in piazza Cavour, alle 10.30. Sulle barche presenti svetterà un vessillo con questo slogan: “La Colombo non si tocca, la Colombo non si sposta”. «Trasferire l’attività dei cantieri Colombo da Como a Brescia - tuona Alberto Zappa, segretario provinciale Fim Cisl Como - significa perdere un patrimonio di esperienze e conoscenze costruito giorno per giorno, negli anni, dal lontano 1956. Noi siamo un patrimonio che deve restare sul territorio. Per questo continueremo a dare battaglia». e formazione, chiediamo di sostenere le persone nella ricerca di nuove opportunità di lavoro, di sostenere i progetti di sviluppo dei territori. Alle istituzioni comasche chiediamo di impegnarsi di più nei progetti di sviluppo del nostro territorio, nella realizzazione delle grandi opere che stanno per essere avviate nella nostra provincia, nel sostegno al settore manifatturiero e nella creazione di nuove opportunità occupazionali nei settori del turismo, dei servizi, della logistica, della green economy”. La manifestazione del 1° maggio prevede il concentramento a Como, in via Milano (zona San Bartolomeo) alle ore 9.30. Quindi alle 10 corteo per le vie di Como. Alle 11 comizi in piazza Duomo a Como, quindi alle 11.30 concerto del gruppo musicale “La moranera”. RIVISTA COMO & DINTORNI: IN EDICOLA IL NUMERO DI MAGGIO È in edicola il nuovo numero della rivista “Como & dintorni” che anche questo mese offre ai suoi lettori curiosità, approfondimenti e riflessioni su attualità, storia e cultura. Questo mese viene presentato il Comune di Argegno attraverso il racconto della sua storia, dei sui trascorsi artistici e della sua attuale vocazione turistica. Si affronta poi il tema dell’arte analizzando alcuni artisti, tra i quali Enrico Thanoffer, rappresentante della nuova ed ormai diffusa computer painting; ma anche un invito a teatro in occasione dei vent’anni di attività di Antonio Albanese, il quale propone un nuovo spettacolo che vuole essere una carrellata di tutti i suoi personaggi. Gli appassionati di salute a tavola troveranno invece informazioni ed approfondimenti riguardanti la cucina “gluten free”. Maggio poi, si sa, è il mese delle prime uscite domenicali: riflettiamo e sorridiamo allora di fronte alle statistiche di piovosità riferita al territorio comasco. E come suggerimento per una gita davvero straordinaria si propone, in occasione del centenario, un accurato servizio sul trenino rosso del Bernina, tra storia, difficoltà, primati e cime innevate. Molti altri articoli arricchiscono la rivista insistendo su svariati temi: il bosco nella letteratura e nell’immaginario comune, la nuova cittadella dello sport a Cassina Rizzardi, la passione per le immersioni nelle acque del Lario e il nuovo Centro giovanile di Villa Bellingardi. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al: 800-087897 M. Ga. CRONACA P A G I N A 18 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 UN FINANZIAMENTO DI 4 MILIONI DI EURO ALLA PROVINCIA Un percorso sugli ultimi giorni del Duce Q uattro milioni di euro per riportare alla luce e rendere fruibile al grande pubblico gli ultimi giorni del Duce sul Lario. È questa la somma riconosciuta dalla Regione Lombardia alla Provincia di Como a sostegno di un articolato progetto, di taglio storico-culturale, che vede anche il coinvolgimento di 25 amministrazioni comunali del territorio. «A Dongo, nel 1995 spiega l’assessore provinciale agli Enti Locali e al Territorio Ivano Polledrotti - nel 1995 fa inaugurato, dall’allora presidente del Senato Carlo Scognamiglio, il museo della Resistenza di Dongo. Un luogo che, nell’intento dei suoi promotori, avrebbe dovuto racchiudere la memoria di un periodo storico su cui si è concentrata l’attenzione di studiosi e appassionati di tutto il mondo. A quel museo, con il suo risicato numero di visitatori, va restituita dignità, affinché divenga realmente un luogo in grado di raccogliere e raccontare la storia. Per questo anche la riorganizzazione del museo di Dongo farà parte di un articolato progetto di valorizzazione del turismo culturale incentrato sul tema della seconda guerra mondiale. Con riferimento agli anni che vanno dal settembre 1943 all’aprile 1945. Interventi di carattere strutturale, con il posizionamento di un’adeguata cartellonistica in luoghi a rile- Il progetto, denominato “Fine della guerra” prevede di valorizzare, anche da punto di vista turistico e culturale, le zone teatro degli ultimi giorni di vita del Duce vanza storica e la sistemazione di spazi per una migliore “lettura” turistica, affiancati da iniziative di contenuto. Lo scopo è, infatti, quello di accompagnare alle opere una ricerca storica mirata e approfondita, che ci consenta di raccontare al residente e al turista la storia di quell’epoca, attraverso un percorso guidato e punti d’approdo specifici. Ciò senza optare né per l’una né per l’atra parte. Il risultato dovrà essere una testimonianza super partes di quegli anni. Un racconto asettico ma dettagliato. A tale proposito nella fase di predisposizione del progetto si è costituito un comitato composto da diverse e qualificate voci in grado di leggere, anche sotto diversi punti di vista, quell’epoca storica. Mi riferisco a Valter Merazzi, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como; Wilma Conti, consigliere regionale dell’Anpi e membro partigiano della 52° Brigata che la portò ad essere testimone della cattura del Duce; e il cavaliere Alber- to Botta. Questo comitato, che presto sarà implementato con altre figure, lavorerà ai contenuti, predisporrà interviste, studi approfonditi, perché la raccolta dei materiali, la loro elaborazione e la loro successiva stesura siano messi a disposizione del grande pubblico». «Questo progetto - spiega l’assessore provinciale al Turismo Achille Mojoli - nasce da una consapevolezza importante: la necessità di offrire, in special modo all’Alto Lago, risorse di sviluppo nuove rispetto a quelle attuali. E proprio nell’aver assistito, come protagonista, ad alcuni degli eventi chiave dell’ultimo conflitto mondiale si connota la sua particolare specificità. Aspetto che ci ha fatto propendere nell’orientare progettualità e idee al fine di valorizzare questa tematica come importante volano turistico e culturale. Se tutto andrà come previsto entro la primavera 2013, a due anni dall’Expo, potremo essere in grado di presentare al mondo, tra le proposte del lago di Como, anche questo importante percorso». Quattro milioni di euro, si diceva. Due a fondo perso e due da restituire in vent’anni a tasso zero. Una somma importante che andrà a finanziare, da qui al prossimo triennio, svariate opere. Nel dettaglio gli obiettivi del progetto prevedono, come detto, in primis la realizzazione di un sistema di segnaletica turistica attraverso l’acquisto di pannelli e cartelli CAMPIONE D’ITALIA: APERTE LE ISCRIZIONI PER IL MILAN JUNIOR CAMP Per la prima volta Campione d’Italia ospiterà, dal 5 al 9 luglio prossimi, il Milan Camp, collaudata istituzione del club calcistico meneghino espressamente rivolta a giovani e giovanissimi. Nell’enclave utilizzerà l’eccellente infrastruttura sportiva comunale in località Scirèe: “Oltre che attrezzata di tutto punto – fa notare Mariano Zanotta, Vice Sindaco– si trova in una posizione incantevole, quasi a picco sul Ceresio, e con il Milan Camp – sottolinea – si sfrutterà l’opportunità di un’animazione originale e specifica, non solo di pratica, ma di educazione allo sport”. Le giornate del Milan Camp si svolgeranno tra sport e divertimento, con un programma intenso di allenamenti, preparazione atletica e insegnamenti tattici, seguendo i metodi dello staff tecnico ufficiale del Milan, secondo la filosofia milanista di coltivare i giovani talenti nell’ambiente in cui vivono, aiutandoli a crescere con gli insegnamenti e la disciplina tattica forniti dagli allenatori della squadra. Quindi s’intende che il ragazzo particolarmente dotato che si notasse al Milan Camp verrebbe seguito con attenzione per l’eventuale selezione del Milan Junior Camp Day, manifestazione che si terrà in autunno a Milano alla presenza di tecnici, giocatori e dirigenti del Milan. Per i residenti in Italia, tra i documenti da presentare è indispensabile il certificato medico per attività agonistica, rilasciato dal pediatra per i partecipanti sotto i 12 anni d’età e dai servizi di medicina sportiva dell’ASL per tutti gli altri. Le iscrizioni saranno accettate fino a esaurimento dei 60 posti disponibili. Ulteriori informazioni sono disponibili su Internet (www.milanjuniorcamp.com oppure www.asopen.it), ma si possono ottenere anche telefonando sia al numero degli organizzatori del Milan Camp (0039.051.636.06.70) sia a quello dell’Amministrazione comunale di Campione d’Italia 0041.91.641.91.34. Il punto dove si presume venne fermata l'autocolonna tedesca che trasportava il Duce informativi da installare in prossimità di luoghi o beni storici collegati all’itinerario tematico della “Fine della guerra”. L’intervento ha lo scopo di rendere fruibili ed accessibili questi luoghi storici all’interno di un itinerario storico tematico. L’intervento coinvolgerà il territorio di circa 25 comuni e oltre 40 luoghi e beni storici localizzati. Il progetto prevede, inoltre, la sistemazione di alcuni luoghi storici di interesse turistico. Due, in particolare i luoghi individuati: il tratto di percorso tra la ex casa De Maria e la Villa Belmonte di Mezzegra (che racconta gli avvenimenti dopo la cattura di Mussolini e alla sua fucilazione), percorso che richiede una serie di interventi di sistemazione per migliorarne la percorribilità e la fruizione. Un altro intervento riguarderà il lungo lago Cavour, a Dongo, luogo di alcuni avvenimenti storici che hanno coinvolto la scorta di Mussolini. Le opere da realizzare riguarderanno l’ampliamento della passeggiata. Al fine di favorire una migliore ricostruzione storica degli avvenimenti sono inoltre stati individuati tre luoghi da valorizzare e destinare a questo fine. Il primo, come detto già esistente ma da riqualificare, è il Museo della resistenza di Dongo. La struttura verrà ampliata per consentire, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, di percorrere i temi individuati sia attraverso l’esposizione di materiali già disponibili o provenienti da collezioni private, sia con la ricostruzione di realtà “immersive”, sia con la messa a disposizione degli archivi attraverso la digitalizzazione dei documenti. Il museo verrà, inoltre, dotato di un’area di parcheggio e di un’area di sosta di servizio. La seconda struttura sarà l’ex opificio Salice di Musso che sarà adibito a museo dei fatti storici del 1945. L’edificio, da sistemare e qualificare, sarà destinato a centro espositivo, posizionato nei resti di una fabbrica, avrà la funzione di illustrare, con maggior dettaglio, alcune tematiche di particolare rilevanza nella storia che si andrà a raccontare. Si svilupperanno le tematiche del lavoro e dell’economia di guerra, degli sbarchi clandestini, etc. La terza struttura sarà un fabbricato polifunzionale localizzato lungo il percorso tra la ex casa De Maria e Villa Belmonte: il fabbricato da sistemare sarà adibito a luogo di informazione e promozione dell’itinerario oltre ad avere un piccolo angolo espositivo. M. Ga. 7 MAGGIO SCUOLA MEDIA PARINI Famiglie numerose, numerose opportunità Nell’ambito del ciclo d’incontri “Educazione e famiglie in rete: perchè creare associazioni?” promosso dal Forum delle associazioni familiari di Como per promuovere e sostenere le associazioni che si occupano di questioni familiari, si ricorda che il prossimo incontro è programmato per venerdì 7 maggio, alle ore 20.45. L’appuntamento è presso la Scuola Media Parini di Como, Aula Magna F. Rusca. Tema dell’incontro sarà: “Famiglie numerose, numerose opportunità”. Relatore: dott. Mario Sberna, associazione Famiglie Numerose, con la testimonianza di alcuni esponenti dell’associazione stessa. REBBIO E SE LUI FOSSE UNO DI NOI. RECITAL AL TEATRO NUOVO I giovani dell’Oratorio di Rebbio propongono il Recital ” … e se Lui fosse uno di noi…” sabato 8 e domenica 9 maggio alle ore 20.30 presso il Cineteatro Nuovo in Via Lissi. Ingresso Gratuito. PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 1 1° maggio: Festa del Lavoro Annunciare Cristo: è il bene dell’uomo IL SENSO DEL LAVORO OGGI Quale spazio per la persona? C on il passare degli anni la festa del lavoro, celebrata il primo maggio, ha perso la sua connotazione specifica. Da giorno in cui masse di lavoratori si ritrovavano in piazza per affermare il valore del lavoro e riaffermare i loro diritti, pian piano si è trasformata in giorno di passeggio, di scampagnata e sta assumendo sempre più la connotazione di giorno da dedicare alle spese. Eppure il lavoro, questa attività dell’uomo sulla quale papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Laborem Exercens aveva fatto un’approfondita riflessione, conserva per la persona, e non solo per la persona ma anche per la vita sociale, una importanza fondamentale. E la crisi economica, che stiamo vivendo ancora, con la sua ricaduta sensibile sull’occupazione e di conseguenza sulle famiglie, ne è la dimostrazione. Non sembra quindi inopportuno in occasione della festa del lavoro richiamare i più ampi significati che il lavoro porta in sé. Il primo è sicuramente quello antropologico. Ne siamo tutti convinti, ma purtroppo la prassi quotidiana smentisce questa convinzione: infatti la centralità della persona rispetto alla organizzazione del lavoro fatica assai ad affermarsi. Il fatto che la dizione del 1° maggio sia ora “ festa dei lavoratori”, evidenzia che la prima realtà del lavoro è l’uomo. Papa Benedetto XVI nella sua enciclica “Caritas in veritate” parla di un lavoro decente. Egli pone questa affermazione, parlando dei problemi dello sviluppo, in un quadro ben preciso, quello della relazione esistente tra povertà e disoccupazione, e afferma che I poveri in molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro umano (n. 63). È un’afferma- A COLLOQUIO CON I SINDACATI I timidi segnali di ripresa economica non si sono ancora tramutati in opportunità di ripresa occupazionale, anzi stando ai segretari dei sindacati CGIL, CSL e UIL di Como, il 2010, per quanto concerne l’occupazione sarà ancora più grave dell’anno precedente. Infatti si prospettano chiusure di aziende che fino ad oggi sono riuscite, con fatica, a sopravvivere nonostante il calo di produzione. Ma se questa diminuzione produttiva dovesse protrarsi nei termini attuali anche per quest’anno, certo è che la loro sopravvivenza futura sarebbe assai compromessa. Proprio pensando al futuro i sindacati reputano importante una interfaccia tra il nostro sistema produttivo e la politica al fine di salvare il manifatturiero, ossatura del nostro sistema produttivo. A questo punto il discorso si sposta sulle banche. Esse devono agevolare la ripresa sostenendo con un credito accessibile quelle aziende che vogliono investire nell’innovazione. I sindacati aggiungono anche che la lotta alla evasione fiscale e contemporaneamente una maggior oculatezza nelle spese pubbliche, al fine di evitare sprechi, aiuterebbe sicuramente lo stato a poter avere a propria disposizione maggiori risorse a beneficio delle famiglie, che alla fin fine sono i soggetti che più pagano questa crisi. Anche alla Chiesa fanno una richiesta. Non si tratta tanto di dare suggerimenti di carattere economico, ma di indicare al sistema economico, con chiarezza e fermezza, quei comportamenti etici che sono indispensabili per una buona gestione dell’economia. Si tratta di evidenziare i valori che sono stati richiamati anche dal Papa nell’enciclica “Caritas in veritate”, in modo particolare la fraternità e la sobrietà. Sono valori che non possono essere trascurati. La fraternità è un valore da approfondire e la sobrietà è un antidoto contro la cultura del superfluo che per la cultura attuale è lo status simbolo dell’uomo realizzato. In questa situazione di crisi va registrato positivamente il fatto che in alcune aziende sono stati stipulati contratti di solidarietà. Questi non dovrebbero essere solo un escamotage per affrontare la contingenza di un lavoro precario, ma dovrebbero diventare una modalità futura diffusa, soprattutto se si pensa che in futuro il lavoro non sarà abbondante. Essi si sposano bene con il valore della solidarietà e della fraternità e diventano un antidoto alla cultura individualistica che ha intaccato anche il mondo del lavoro. Queste risposte alla precarietà e alle ingiustizie porteranno frutti solo se esse saranno costruite non al singolare, ma al plurale e saranno risposte adeguate per tutti. zione importante: il Papa non addossa le colpe della povertà alla disoccupazione come se questa fosse dovuta a maldestre organizzazioni del lavoro o a fattori prettamente economici, ma alla violazione della dignità del lavoro umano. Tale affermazione acquista ancor più forza se si considera che quando fu fatta la stesura finale dell’enciclica la crisi economica si era già presentata con tutti i suoi pesanti risvolti negativi e di sofferenza. Il papa Benedetto XVI nel dare contenuto all’affermazione lavoro decente elenca sei condizioni che vanno innanzitutto dal lavoro come espressione della dignità essenziale di ogni donna e uomo, la quale deriva da un lavoro liberamente scelto che associ efficacemente i lavoratori e sia partecipe dello sviluppo della loro comunità; un lavoro che permetta ai lavoratori di essere rispettati, di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, di organizzarsi liberamente; un lavoro che lasci spazio sufficiente per trovare le proprie radici anche spirituali e che permetta al termine del lavoro una pensione congrua per una vita dignitosa. Penso che nel leggere le condizioni perché un lavoro sia decente, non risulti difficile individuare i motivi che devono indurre i cristiani a ritrovarsi in occasione della festa del lavoro per celebrare una veglia di preghiera e di riflessione, affinchè sia fondamento di questa festa e possa essere vissuta da ogni lavoratore come affermazione di un lavoro dignitoso. Si riporta così a vivere il 1° maggio non come un giorno di svago, ma giorno in cui i valori cardine del lavoro siano proclamati, condivisi e sostenuti. inser to a cura di inserto UFFICIO DIOCESANO PER LA PPASTORALE ASTORALE DEL LA VORO LAVORO PAGINA 2 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 SpecialeLavoro LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO DIEGO L’impegno per il lavoro decente... abato 1° maggio in tutto il mondo ricorre la “Festa del lavoro” o dei “lavoratori”. Un contesto, questo lavorativo, che da sempre, fin dagli albori della vita umana e della strutturazione della società, vede la presenza e la sensibilità degli uomini di fede. Perché il “lavoro nobilita l’uomo”, perché il lavoro è espressione e attuazione della genialità e della capacità umana. Dimensioni, queste ultime, che negli ultimi anni sono state sacrificate in nome della competitività, della razionalizzazione di tempi, energie, spese, risorse. S Un vortice che ha portato alla crisi economico-finanziaria che sta colpendo duramente e principalmente il mondo occidentale, quello “benestante”, che ha inventato una “globalizzazione” selvaggia, finendo vittima della sua stessa creatura. Oggi il sistema sta cercando di reinventare se stesso, sospeso fra una ripresa che taluni tratteggiano comunque come “drogata”, perché giocata su prestiti, tassi di interesse, scambi fittizi; l’affanno delle economie emergenti che si impongono di non crescere troppo per non creare squilibri e non cadere nel turbine inflattivo; e una situazione del mercato del lavoro che non sa dare speranze ai giovani e non riesce a valorizzare le proprie intelligenze e manualità affermate (leggi il dramma dei quaranta-cinquantenni difficilmente ricollocabili una volta usciti dall’ambito imprenditoriale in cui hanno acquisito conoscenze e competenze). Sono problemi grandi che riguardano la nostra quotidianità. Perché nel mondo globale tutto mi interessa, anche quello che accade molto lontano da me. Fermarsi a pensare, in occasione del 1° maggio a cosa vogliano dire, oggi, le parole “lavoro” e “lavoratore” è un’occasione preziosa. Il 1° maggio 2000, Giovanni Paolo II, in occasione del “Giubileo dei lavoratori” fece un appello affinché si sviluppasse una coalizione mondiale a favore del «lavoro decente». «Che cosa significa la parola “decente” applicata al lavoro? – si chiede Benedetto XVI nella “Caritas in Veritate” – Significa un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta di soddisfa- re le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa» (cf CV n. 63). Tutti siamo chiamati a impegnarci per la realizzazione del «lavoro decente». diamo al futuro, perché sia più bello e sereno per tutti… Qui di seguito il nostro vescovo Diego Coletti ci aiuta a riflettere su questi argomenti – l’intervista sarà trasmessa in audio o letta in occasione delle Veglie per il Lavoro in programma in diocesi. Un’attenzione pastorale, quella al mondo del lavoro, che, in occasione della crisi, nella nostra Chiesa locale, come in altre realtà italiane, si è tradotta nell’istituzione di un fondo di solidarietà a sostegno delle famiglie in difficoltà economica a causa della congiuntura sfavorevole. Il fondo “Famiglia-Lavoro” il 30 aprile compie un anno: sempre in queste pagine, con i referenti dell’iniziativa, tracciamo un bilancio dei primi dodici mesi di attività e guar- Come vede la situazione economica attuale e quale deve essere il compito della Chiesa e della parrocchia? «Non è mia competenza dare una lettura della situazione economico-finanziaria e della crisi che stiamo attraversando, anche se, conversando con degli esperti, ho avuto delle indicazioni preoccupanti circa il suo decorso piuttosto lungo e sul rischio di una ricaduta… Ma, lo ripeto, non è questo il campo in cui mi sembra che un vescovo possa intervenire con competenza. Quello che mi sta a cuore, però, è il ruolo, in questo momento, che può essere ricoperto dalla comunità cristiana. Due i pensieri che mi vengono in mente a questo proposito. Primo: la comunità cristiana è stata chiamata a dare segni - espressi in abbondanza nei mesi scorsi - di solidarietà e partecipazione. Non si tratta tanto di “fare” gesti di carità e di condiscendenza… Si tratta di operare nella giustizia quella fraternità fattiva, concreta, che il Papa ha richiamato anche nell’ultima enciclica e che sta alla base del vero sviluppo integrale dell’umanità. Dobbiamo approfittare di questo momento di crisi per risvegliare in noi solidarietà, fraternità, attenzione, soprattutto verso coloro che, da questa crisi, sono più direttamente e fortemente colpiti. Secondo: la comunità cristiana deve essere luogo di testimonianza di una vita sobria. Di una vita capace di rinunciare al superfluo, disposta a snellire pretese, consumi, gusti superficiali… Sebbene non siano sbagliati, sono, però, esterni alle cose che veramente contano nella vita. In questo modo si permette all’umanità di imparare ad attraversare momenti di penuria e difficoltà quasi come una grazia… quasi come un dono di alleggerimento e di liberazione da tanti condizionamenti che affliggono, oggi più che mai, la cosiddetta “umanità sviluppata”. Se la comunità cristiana riuscirà a dare segni di sobrietà, di indipendenza dal consumismo, di riscoperta delle cose belle della vita – che vengono mortificate dalla smania di possedere e di consumare – credo che potrà svolgere, nell’ambito della società civile, una funzione liberatoria». Nelle riflessioni e discussioni dei cattolici, talvolta sembra non essere sufficiente l’attenzione riservata ai problemi del sociale e MONSIGNOR BATTISTA GALLI COORDINATORE DEL FONDO FAMIGLIA-LAVORO ROBERTO BERNASCONI: DIRETTORE DELLA CARITAS DELLA DIOCESI DI COMO Il 30 aprile 2009 veniva ufficialmente presentato, in diocesi di Como, il fondo di solidarietà “Famiglia-Lavoro”, alimentato da raccolte nelle parrocchie, dalle offerte spontanee, dal Sol.Sacer. (dove i sacerdoti hanno fatto confluire un mese della propria remunerazione ma non solo). Dopo una prima fase di accoglienza e analisi delle domande di sostegno, da luglio sono cominciate le prime erogazioni. «Il progetto – spiega monsignor Galli – ha preso le mosse dalle indicazioni giunte dalla Chiesa italiana e dal nostro vescovo in particolare, il quale, fin da subito, si è mostrato molto sensibile e attento di fronte all’attuale situazione economica delle famiglie. Da questo “input” è nata la collaborazione fra le realtà coinvolte nell’iniziativa e che, immediatamente, si sono messe al lavoro». Il fondo non si limita a fornire sostegno economico. «La nostra principale preoccupazione – sottolinea don Battista – è di tipo educativo: ovvero non basta fornire l’aiuto, “assistere” nel momento del bisogno. È indispensabile modificare i propri stili di vita, limitare i consumi ed evitare gli sprechi. Occorre, insomma, un impegno di sobrietà. L’altro aspetto fondamentale è che l’iniziativa deve nascere e coinvolgere “dal basso”. Tutta la comunità si deve sentire partecipe, per aiutare chi si trova in difficoltà, innanzitutto con l’ascolto e l’accoglienza. Oltre all’aiuto diretto che potrà arrivare dal fondo, sarebbe bello che fossero le famiglie a sentirsi chiamate in prima persona a fare qualcosa per chi hanno accanto, mettendo in atto una sorta di “adozione” fraterna e autentica di nuclei familiari che si sanno in difficoltà». Un serio impegno di sobrietà e attenzione al prossimo, insomma, che chiede una sensibilità crescente, perché l’oggettiva situazione contingente di difficoltà non deve portare a trascurare gli ultimi che vivono in situazione di povertà da ben prima dello scoppio epidemico della crisi economica. «Nelle scorse settimane – riprende don Battista – ho inviato una lettera di ringraziamento a tutti i sacerdoti perché l’adesione generosa al “Famiglia-Lavoro” è stata immediata, grande e generosa da parte sia del clero diocesano sia della comunità cristiana. Ovunque, e in modo diffuso, sta crescendo un’attenzione sincera nei confronti dell’altro, espressa non con gesti eclatanti o limitati nel tempo, ma nella quotidianità. Sono atteggiamenti spontanei, fraterni, che hanno permesso di recuperare reti di solidarietà, di amicizia, di colloquio fra vicini e con il parroco. È un aspetto educativo che si sta affermando con evidenza. Anche in occasione delle Comunioni, delle Cresime, i ragazzi raccolgono i propri risparmi per partecipare e sostenere il fondo. Non ci sono parole per dire l’importanza e la bellezza di questo modo di sostenere insieme i propri fratelli». «Sono stati dodici mesi di raccolta fondi, ma, soprattutto, di crescita, nella consapevolezza delle fatiche con cui la crisi economica chiede di confrontarci». Così riflette il direttore della Caritas diocesana Roberto Bernasconi. «Perché non è vero che la crisi sta finendo: anzi, in questo periodo sta esprimendo i suoi effetti più duri. Le parrocchie, attraverso il fondo diocesano, stanno riscoprendo il significato dello “stare sul territorio”. Un impegno che richiede sicuramente la fatica dell’accollarsi le difficoltà delle famiglie, ma sa anche diventare momento di condivisione fraterna e comunitaria». Il fondo è arrivato a raccogliere oltre 550mila euro. I finanziamenti erogati superano i 240mila euro, che hanno permesso, e stanno permettendo, di sostenere ben oltre 200 famiglie in un’ottantina di realtà: per la maggior parte si tratta di contributi mensili (erogati per almeno un trimestre, in una misura variabile fra i 500 e gli 800 euro), per altri il contributo è una tantum. In totale sono state presentate oltre 260 domande. Anche chi non ha visto accolta la propria domanda non è stato lasciato da solo. Il fondo diocesano è nato appositamente per aiutare le famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. I «no», spesso, arrivano perché non si rientra nella tipologia prevista, quindi si viene dirottati e indirizzati agli altri servizi di sostegno e orientamento messi in campo da Caritas e Acli. Non vi è Zona Pastorale della diocesi che non abbia presentato almeno una domanda. Le richieste più numerose arrivano da Como Centro, Como Sud, Bassa Comasca, Valchiavenna, Bassa e Media Valtellina. Il saldo ancora a disposizione è di oltre 250mila euro. «Al di là delle erogazioni – riprende Bernasconi – siamo molto soddisfatti del nuovo stile che si sta affermando. Si tratta ancora di iniziative “embrionali”, ma ci sono parrocchie e gruppi che hanno deciso di integrare il fondo con attività di accoglienza e accompagnamento. Altro aspetto positivo è stato l’affermarsi di un metodo di lavoro condiviso, nel rispetto delle competenze e delle capacita di ognuno, ma insieme, avendo a cuore un’unica meta: il servizio a un bene comune più grande». La crisi ha colpito tutti, anche chi aveva un’occupazione molto qualificata e ora è stato messo in disparte. «Queste situazioni – riflette il direttore della Caritas – dovrebbero interrogarci e portarci, da cristiani, a una seria analisi della società in cui viviamo. Perché evangelizzazione e applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa richiedono l’assicurare il cibo a chi ha fame, combattere il lavoro nero e l’evasione, favorire l’affermarsi di politiche economiche e sociali rispettose delle persone, della loro dignità, delle loro aspirazioni». A breve partirà anche una prima borsa lavoro, che durerà sei mesi ed è stata attivata con la cooperativa dei guanelliani, per lavori di falegnameria. Il beneficiario riceverà 500 euro al mese. PAGINA 3 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 SpecialeLavoro del mondo del lavoro. Come risvegliare la sensibilità delle comunità cristiane, tenendo conto, soprattutto, delle situazioni di crisi, di cassa integrazione, dei cinquantenni che non trovano più lavoro, dei casi di emarginazione mobbing? «Prendo il discorso un po’ alla lontana: la radice della soluzione di questo problema – cioè la distrazione, la disattenzione, la disaffezione, il disinteresse della comunità rispetto ai problemi concreti della vita – affonda nel dogma dell’incarnazione. Dobbiamo ricordarci che la nostra fede cristiana non è un insieme di “istruzioni per l’uso” per spedire l’anima in paradiso… Ma è una sfida, una missione, un compito affidato da Dio ai discepoli di Gesù, perché trasformino dall’interno la vita concreta delle persone, facendola diventare una vita di giustizia, fraternità, pace, costruzione di un futuro bello e migliore per i nostri figli. Questo passa, inevitabilmente, anche attraverso il lavoro, la cittadinanza attiva nel sociale e nell’impegno politico, la passione democratica per i grandi valori per i quali vale la pena di impegnarsi e di lottare. Queste cose non possono essere estranee al cristiano, come se lui dovesse occuparsi sempre e solo “dell’altro mondo”. Il fatto che la comunità cristiana, in qualche misura, sia un po’ distratta da questi problemi, vuol dire che non ha approfondito a sufficienza e non ha abbastanza presente al proprio spirito il dogma dell’incarnazione. Il figlio di Dio si è fatto uomo perché – lo dice Egli stesso nel Vangelo – abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. La Vita con la “V” maiuscola e senza aggiunta di aggettivi. Non è la vita dell’anima, non è soltanto la vita del corpo ma è la Vita nel suo insieme. Ed è a questa Vita che la comunità cri- stiana si mette a servizio». È possibile pensare, all’interno dei percorsi di formazione alla vita cristiana, della catechesi fatta in parrocchia, momenti dedicati, in modo specifico, a come essere presenti e a come operare nel mondo del lavoro? «Direi che non solo è possibile ma è doveroso. Perché, e torniamo al discorso di prima, se la nostra preoccupazione catechistica fosse solo quella di indicare percorsi di preghiera o di morale individuale, saremmo gravemente carenti nei confronti dell’annuncio del Vangelo. Annuncio, invece, che richiede che, nell’insieme della comunicazione della fede, abbia il posto giusto anche la preoccupazione di formare coscienze civili, di cristiani, pienamente solidali nel lavoro della costruzione della città dell’uomo, a servizio dell’uomo e a misura dell’uomo. Da questo punto di vista, mi pare che se c’è un’osservazione che spesso viene fatta, è quella di pensare che il Magistero si stia preoccupando fin troppo di queste cose. Basti pensare all’ultima enciclica di Benedetto XVI, la “Caritas in Veritate”, che riassume e aggiorna tutte le encicliche che in questi ultimi anni e decenni, a partire da Pio XII, o, se si vuole, arriviamo fino a Leone XIII, e poi ancora Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno messo a disposizione della Chiesa, parlando delle cose concrete, parlando della pace nel mondo, dell’economia, del lavoro, della necessità di trovare le strade di una partecipazione democratica sempre più ampia e consapevole. Questa è la dottrina sociale della Chiesa che fa parte di quell’insieme di verità e prospettive di impegno che sono essenziali a una piena e matura testimonianza di vita cristiana». Come le parrocchie devono aprirsi al mondo del lavoro? «Trovo abbastanza difficile dare indicazioni generali, quando le parrocchie hanno misure e contatti con il mondo del la- LE ACLI: CON UMILTÀ ACCANTO ALLE FAMIGLIE Anche le Acli della Diocesi di Como, chiamate dal nostro Vescovo alla gestione del Fondo Famiglia-Lavoro, hanno potuto costatare l’importanza di questa iniziativa, attivata in una fase di difficile congiuntura economica come quella che stiamo attraversando. Appropriata non solo per il sostegno economico offerto (certamente d’aiuto nelle situazioni di difficoltà di molte famiglie che hanno perso il lavoro, ma che rappresenta pur sempre una parzialità nel mare delle difficoltà), ma anche per la possibilità di un ascolto dignitoso, di una attenta lettura del disagio e dei bisogni per trovare sostegni per progettare il futuro. In questi mesi le Acli hanno offerto il loro contributo innanzitutto mettendo a disposizione l’esperienza dei propri servizi, per primi Patronato e Caf per verificare la situazione previdenziale o inoltrare istanze alle Istituzioni preposte, ma anche Enaip, la scuola di formazione delle Acli, e le nostre cooperative sociali per individuare politiche attive del lavoro in grado di sostenere e orientare il lavoratore disoccupato. I momenti di ascolto e di incontro delle persone e delle famiglie in difficoltà sono importanti e sono sviluppati anche con il contributo dei volontari dislocati nel territorio. È un lavoro di rete che ci vede impegnati insieme a Caritas, Azione Cattolica e Pastorale del Lavoro ad esaminare le domande che pervengono al Comitato di Gestione del Fondo che non sono semplici “fogli di carta, ma rappresentano la vita delle persone e le loro difficoltà, che ci interrogano e spronano ad individuare le migliori soluzioni possibili. Lavorare insieme con continuità ha rinsaldato la conoscenza e le relazioni anche fra le noi Associazioni e anche questo è un valore aggiunto che non va sottovalutato. Di questa iniziativa occorre sottolineare l’alto valore educativo, ovvero ricordare agli uomini di “buona volontà” il valore della solidarietà che deve tradursi anche in scelte concrete di sobrietà e di cambiamento dei propri stili di vita. Anche noi delle Acli stiamo ormai da alcuni anni interrogandoci sui nostri stili di vita, puntando ad una maggiore sobrietà nei consumi e a un profondo rispetto della terra e dei suoi frutti, visti come dono di Dio per tutti gli uomini, non solo per quelli che riescono ad arrivare per primi. LUISA SEVESO voro che sono diversissimi. In primis per le differenze nel “tipo” lavoro. Penso alle parrocchie legate sostanzialmente al terziario o al turismo, o altre nel cui territorio si trovano grossi insediamenti industriali, oppure a quelle con caratteri squisitamente rurali... Quindi il contesto sociale e civile nel quale vive la comunità cristiana parrocchiale richiede interventi diversificati. Innanzitutto, esiste un responsabilità di studiare, in concreto, gli elementi giusti per intervenire in modo giusto nel mondo del lavoro. E sono atteggiamenti di ricerca e approfondimento che vanno affidati all’attenzione, all’indagine, alla valutazione e all’esecuzione del parroco con il suo consiglio pastorale parrocchiale, perché insieme vedono in concreto non gli spazi da “occupare”, ma gli spazi in cui offrire un servizio di verità e liberazione dall’ingiustizia e dall’oppressione. Due gli obiettivi che la comunità cristiana si deve porre – in particolare i consigli pastorali parrocchiali. Primo: la conoscenza della realtà del lavoro, che è uno degli elementi più importanti della dimensione della persona, e che, di conseguenza, coinvolge anche la famiglia, il vicinato, l’urbanistica, i trasporti… In sintesi, siamo invitati a conoscere il contesto, la situazione, le caratteristiche specifiche del mondo del lavoro (che prende gran parte della vita della nostra gente) della comunità che serviamo. Secondo, avendolo conosciuto, vedere quali sono le priorità e gli interventi che posso- no essere messi in atto, nel rispetto pieno – e questo importante – delle competenze. Perché la comunità cristiana non è un’imprenditoria, non è un sindacato, non è un’agenzia amministrativa o politica… Quindi rispetto delle competenze, evitando ogni forma di estraneità e, quel che è peggio, di contrapposizione… Credo che le parrocchie, così diffuse sul territorio e così vicine alla vita della gen- te, hanno, da un lato, tutti gli strumenti necessari, e, dall’altro, la chiara responsabilità che consente loro di intervenire con spirito di servizio e di promozione dei grandi valori della convivenza umana, anche all’interno del mondo del lavoro, come esso si presenta, in maniera molto variegata, da parrocchia a parrocchia». testi a cura di ANZI LATT TTANZI ENRICA LA COME FUNZIONA IL «FAMIGLIA-LAVORO» Come collaborare per alimentare il Fondo? Il Fondo è aperto a continue donazioni da parte di privati, enti, associazioni ecc. Chiunque volesse può contribuire con la sua offerta direttamente presso la sede della Caritas Diocesana in Piazza Grimoldi 5, Como oppure con bonifico bancario sul conto n. 7875 presso il credito Valtellinese, sede di Como, intestato a Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio Onlus – Fondo di solidarietà FAMIGLIA – LAVORO”. IBAN: IT98 M 05216 10900 0000 0000 7875 Chi sono i soggetti coinvolti nel progetto? Le comunità parrocchiali sono invitate a individuare le situazioni che prevedono un aiuto, a segnalarle al parroco o a un suo incaricato, e a collaborare per dare una risposta. Lo stesso parroco (o un suo collaboratore) è incaricato di raccogliere la richiesta di aiuto (valutando le condizioni reali di bisogno previa compilazione di un’apposita scheda) e di portarla all’attenzione del Referente zonale. A quest’ultimo è affidato appunto il compito di ricevere le richieste di sostegno, valutarle e segnalarle al Comitato dei Garanti, per confermare poi l’accoglienza e le modalità dell’aiuto. In diversi centri della Diocesi sono aperti gli Sportelli informativi, per offrire sostegno e accompagnamento ai disoccupati rispetto alle problematiche del lavoro e agli ammortizzatori sociali. Qual è la funzione del Comitato dei Garanti? Il Comitato dei Garanti è incaricato di raccogliere le richieste, valutarle e stabilire l’erogazione dell’aiuto. È presieduto dal vicario episcopale, monsignor Battista Galli ed è composto da due membri della Caritas diocesana, da due membri della Pastorale del Lavoro, da due membri dell’Azione cattolica e da due membri delle Acli. L’AZIONE CATTOLICA: IL FONDO FAMIGLIA-LAVORO UN’OCCASIONE DI CORRESPONSABILITÀ NELLA CHIESA Siamo stati chiamati dal nostro Vescovo Diego, sotto la guida di monsignor Battista Galli, a far parte del comitato dei garanti del fondo famiglie e lavoro istituito dalla nostra Diocesi. Questo invito mi ha chiamato ad una nuova forma di corresponsabilità nella vita della Chiesa, diversa da quelle finora sperimentate. È un’esperienza nuova sia per quello che è richiesto a livello personale sia perché questo cammino è fatto insieme ad altri fratelli che provengono da esperienze e formazioni diverse tra di loro. Da un punto di vista personale abbiamo la responsabilità di valutare ed analizzare le situazioni segnalate (e non sempre è facile “leggere” dei freddi dati sulla carta senza avere una conoscenza diretta) e la necessità di essere cuore ed amore per finalizzare in modo il più possibile equo e corretto il dono di tanti fratelli (sacerdoti e laici) per le famiglie in stato di bisogno. Non è sempre facile, di fronte a certe situazioni, mantenere la lucidità di ragionamento e decidere serenamente che cosa fare; è difficile in queste occasioni respingere la tentazione del “dare comunque” un contributo anche se il caso non rientra nei parametri del fondo ma è necessario farlo per rispettare la volontà di chi contribuisce con la propria donazione al fondo. La vera e piacevole sorpresa è stata, per me, il vivere questa esperienza in totale collaborazione con gli altri partecipanti al comitato; si è subito creata un’armonia, un’unità di intenti, una vera e profonda collaborazione per raggiungere i fini che ci siamo proposti con il fondo famiglie lavoro. Ovviamente non siamo esenti da errori o da difetti (stiamo tutti facendo un cammino di crescita) e non siamo sempre concordi su tutto ma realmente si cerca di portare il proprio pensiero, la propria esperienza e conoscenza per giungere alla migliore proposta per aiutare chi ha bisogno. Se a volte siamo costretti, per la mancanza di requisiti, a non erogare un aiuto economico non mancano mai delle indicazioni sui tentativi da fare per provare a risolvere la situazione segnalata, questo anche grazie al generoso aiuto fornito dalle Acli e dalla Caritas che mettono a disposizione la loro esperienza e la loro professionalità oltre alla capillare rete di sedi e uffici per sostenere l’iniziativa del fondo. Continuiamo a vivere questa esperienza con la consapevolezza che le crisi (anche quelle economiche) servono alla nostra crescita personale e con la speranza che da questa particolare crisi si possa uscire avendo riscoperto la necessità di una maggiore sobrietà nella nostra vita e apprezzando maggiormente il valore delle relazioni umane e personali. GERMANO PAGINA 4 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 SpecialeLavoro I CONTENUTI DELLA VEGLIA DEL LAVORO La parrocchia vive il territorio Q uest’anno la Veglia di preghiera per il Lavoro punta a stimolare le parrocchie a riflettere e ad attivarsi in una pastorale che sia propositiva sul territorio nei vari ambiti dell’agire dell’uomo. Di seguito proponiamo alcuni indirizzi operativi ripresi dalla dispensa La Parrocchia vive nel territorio distribuito come mandato ai partecipanti nella veglia a carattere diocesano. 1. È importante la conoscenza e la riflessione delle problematiche sociali e del lavoro. L’aiuto verso chi ha bisogno non si deve fermare al soddisfacimento del bisogno immediato, con l’aiuto economico, pur estremamente necessario, ma deve andare al cuore delle persone; deve cioè risvegliare nelle comunità e in tutte le persone di buona volontà, un pensiero di “sana ribellione” verso un mondo dove l’emarginato diventa sempre più emarginato e il povero sempre più povero. Si tratta quindi di riscoprire il calore della “vera” prossimità, quella che ci viene dalla Parola di Dio, sempre prodiga di situazioni da cui trarre insegnamento, stile e modelli di vita. Si tratta di recuperare in pieno quella “Ragione” che coniugata con la “Fede” si traduce per il cristiano in comportamenti quotidiani. Si constata, però, che nelle nostre riflessioni e nei discorsi di credenti è sempre meno presente la società in tutte le sue dinamiche. Le manifestazioni della società, buone o cattive, spesso non vengono affrontate col metodo del discernimento per comprenderne le radici e le moti- vazioni, ma solo per soddisfare una cultura del lamento. Quello che serve invece è una ricerca sapienziale all’interno degli avvenimenti che incoraggino, oggi, le persone ad uscire dalla comunità cristiana per operare, cambiare, solidarizzare, incoraggiare, sostenere. Ogni persona è infatti chiamata alla santità nell’ambito in cui opera: è lì che ciascuno prende coscienza della sua vocazione all’interno dell’umanità ed è lì che opera lo Spirito e si diventa consapevoli delle necessità e dei bisogni del prossimo. L’elemento fondamentale che sta alla base di questo cammino quotidiano, capace di interpretare il rapporto di libertà e di misericordia dell’uomo con Dio è la fede: una fede evangelica, alimentata dalla Parola di Dio, fonte di ogni sapienza Egualmente fondamentale è l’Eucaristia, dove, nella fede, facciamo memoria dell’amore di Gesù e quindi della misericordia del Padre; coinvolgimento indispensabile per chiedere e ricevere il dono dello Spirito per essere costanti nelle opere avendo come prospettiva e speranza la misericordia accogliente di Dio. Fede ed Eucaristia: sono quindi queste le due realtà fondamentali che se vissute in una comunità cristiana la spingono ad uscire e a controbattere “in prima linea” il pensiero relativista ed egocentrico che la società moderna, oggi ci propone. Ogni cristiano ha come progetto fondamentale l’evangelizzazione, l’annuncio della “buona novel- la”; vive e realizza quotidianamente questa sua vocazione nei luoghi di vita frequentati nella realtà civile in cui è inserito. 2. Possibilità di azione Nei luoghi di lavoro Il sacerdozio comune, sui luoghi di lavoro, si vive nel: • Servizio: qui si esprime il senso del lavoro come vocazione di ogni persona adulta perché sviluppi e renda accessibili, in eguale misura a tutti gli esseri umani, i beni della creazione necessari; beni che Dio ha disseminato nel mondo, e concretamente sul territorio in cui la persona vive. • Collaborazione: non c’è sviluppo possibile se non si mettono insieme competenze, capacità, genialità, attenzioni. • Giustizia: una realtà ha bisogno di crescere nel rispetto della dignità e delle esigenze di ciascuno affinché ogni persona si senta valorizzata. • Legalità: per vivere del- la giustizia, ognuno è tenuto ad osservare le leggi del paese in cui vive. Nel caso queste leggi fossero contro la persona, ciascuno democraticamente deve impegnarsi a migliorarle. Solo nel rispetto delle leggi è possibile costruire un rapporto di pace. “Un compito importante, che va rispettato, maturato, orientato, è svolto dal sindacato all’interno della realtà lavorativa. Se le condizioni e lo stesso lavoro in questi anni sono cambiati, tuttavia il compito sindacale manifesta una sua vocazione poiché nasce dalla solidarietà per la parte più debole affinché siano trovate soluzioni di bene comune, e non il privilegio del singolo” (Caritas in veritate - nn. 25/64). 3. Compiti della Chiesa I vescovi, cui è affidato l’incarico di reggere la Chiesa di Dio, devono insieme con i loro preti predicare il messaggio di Cristo in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo” (GS 43). Così la parrocchia dovrebbe educare ed aprire tutti: Alla consapevolezza che il Signore è sempre presente dove viviamo. Egli opera con noi e con gli altri poiché ama tutti. Al dono dello Spirito che Egli sa offrire a “coloro che glielo chiedono” (Lc 11,13). Nell’amore alla speranza del mondo (il sacerdozio comune si gioca sulla misericordia di Gesù per il mondo). Non ci si deve rifugiare in grandi raccomandazioni sulla cautela, e ancor di più sulla paura nell’affrontare le difficoltà. L’adulto, infatti, acquisisce la sua maturità con una continua esperienza quotidiana nell’affrontare le contraddizioni quotidiane che ne fanno una persona responsabile. La vera prudenza è “cercare il Regno di Dio” con coraggio. Nel coinvolgimento nei meccanismi di partecipazione e non nell’isolamento. Quanti cristiani accettano di occuparsi di sindacato in modo costruttivo? Quanti sono presenti nei consigli di fabbrica o nelle associazioni professionali? Sono situazioni che vanno considerate e ponderate, così come per le assemblee della scuola o dei comitati di quartiere. Certo ci può essere il rischio di perdere tempo, ma una presenza attiva può far maturare una collaborazione intelligente ed operativa. Bisogna quindi fare una verifica sulla partecipazione alle diverse realtà che la società ci propone, senza accontentarsi di un volontariato a livello personale; è insieme che si decidono e si valutano le situazioni e gli ambiti di partecipazione, è così che si mette alla prova l’amore per il prossimo. Nel conoscere le dinamiche della società. Bisogna saper prendere coscienza delle diverse realtà ascoltando le situazio- ni e rifiutando il disinteresse. Nell’attenzione all’operosità quotidiana superando le formalità. Nel rapporto gratuito con il mondo, le Istituzioni, le persone. Va chiarito che la partecipazione non tende all’interesse di parte, sia pure a fin di bene, ma al bene comune; questo vale anche per l’attenzione che si ha verso le Istituzioni locali. Il rispetto per il danaro pubblico deve preoccupare e superare la comodità di chiedere sovvenzioni, privilegi o precedenze. Nel rapporto libero, mantenendo autonomia rispetto a favori e privilegi. Nella formazione al lavoro, suggerendo che ogni lavoro, anche il più umile, ha la sua dignità. Nell’educare alla laicità dell’adulto nella società, formando e attrezzando le persone ad affrontare una realtà complessa che richiede coscienza, autonomia e responsabilità come espresso dai documenti del Concilio Vaticano II: “Spetta alla loro coscienza (parla ai laici), già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero” (GS 43). Nel coraggio delle proprie idee e motivazioni con la preoccupazione del discernimento e della verifica, perché “nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa. Cerchino, invece, sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune” (GS 43). 4. Stili di vita Stiamo scoprendo, nelle scelte quotidiane, i guasti che la società ha sviluppato: cosa fare, allora, come cristiani? • di fronte al consumismo, che depaupera il mondo ingoiando materie prime che sono sempre meno rinnovabili o in fase di estinzione, bisogna rivedere i consumi, senza mai dimenticare i poveri. • di fronte al lusso e allo spreco ci si impegni per un nuovo criterio di vita nella sobrietà, cercando l’essenziale senza sprecare, e purificando la terra. • di fronte all’incapacità a saper accogliere i disperati, ci si impegni a rendere possibili, con una legislazione attenta e corretta, orizzonti allargati di vita e di dignità, creando e offrendo lavoro, accogliendo ed apprezzando la ricchezza nelle diverse culture, favorendo il loro inserimento nella società. • di fronte all’isolamento dei giovani, mettendo anche a loro disposizione le strutture esistenti, vanno offerte possibilità operose di protagonismo e di conoscenza, perché possano guardare al futuro con fiducia. • di fronte al silenzio sulle realtà marginali si aprano gli occhi sulle condizioni di vita delle persone nel bisogno. • di fronte al moderatismo che scade nell’acquiescenza rispetto ai problemi dei più deboli, bisogna indignarsi, studiando e mettendo in opera progetti innovativi. • di fronte all’operare senza coordinamento, che porta alla banalità e alla povertà nei risultati, si cerchi di operare in rete con le altre associazioni per aumentare le possibilità e la condivisione. • di fronte al lavoro visto come merce, che occupa gran parte del nostro tempo nella ricerca della carriera e di maggior denaro bisogna scoprire la dignità della persona e la libertà di un lavoro dove mettiamo intelligenza, competenza e capacità, coniugandole però con speranza, solidarietà e famiglia. P A G I N A 24 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 DOMENICA 25 APRILE Il saluto di Capiago a don Romanò STRALCI DALL’OMELIA L’intera comunità si è stretta affettuosamente attorno al sacerdote che, a breve, inizierà il servizio di parroco moderatore a Lomazzo di LUCA FRIGERIO D omenica 25 aprile Capiago ha salutato don Giuseppe Romanò, che a breve inizierà il servizio di parroco moderatore nella comunità di Lomazzo. L’intera comunità si è stretta affettuosamente attorno al parroco nella celebrazione dell’ultima S.Messa in Capiago, ringraziando ancora il Signore per il dono ricevuto quasi 13 anni fa. Un dono affidato alla comunità, ed una comunità affidata al parroco, vicendevolmente, per mettersi nelle mani grandi e amorevoli del Padre, realizzare i Suoi progetti ed educare alla fede. Un’opera che ha tappe, tempi e luoghi, a volte imprevisti e mai scontati, non facili da accettare se non nell’ottica del dono e del servizio. La chiesa parrocchiale SS.Vincenzo e Anastasio sembra diventata troppo piccola per contenere i numerosissimi fedeli. Bambini, ra- gazzi, famiglie, adulti, anziani, autorità, associazioni, nessuno ha voluto mancare l’appuntamento, molti rimangono in piedi. Una partecipazione corale e attenta, che testimonia una fede viva che vuole mettersi in gioco senza riserve e paure, rispondendo alla sollecitazione di don Giuseppe “Signore, insegnaci a compiere il tuo volere!”. Insieme a don Giuseppe, ai concelebranti Padre Luigi e Padre Beppe, della comunità Dehoniana che ha sede in paese, in una S.Messa preparata con cura, con gesti e segni che sono sempre trasparenza e lode alla presenza di Gesù, sostenuti dall’organo e dalla corale che ha eseguito con maestria brani di grande difficoltà, un’accorata omelia ha risvegliato emozioni, ricor- di, commozione, che solo un’amicizia sincera e gli intensi rapporti umani vissuti in questi anni possono spiegare. Al termine della celebrazione la comunità parrocchiale ha fatto dono di una significativa somma, raccolta nelle settimane precedenti con offerte spontanee, un pregevole dipinto opera del sig. Bedetti che ritrae la chiesa e la piazza di Capiago, una stola e amitto dono dell’Amministrazione comunale. Il venerdì precedente, durante la bella preghiera di preparazione, guidata da padre Piero, anche la comunità aveva fatto dono di una stola sacerdotale. Un lungo, interminabile applauso suggella la celebrazione e sottolinea il grande affetto e una gratitudine non di circostanza, ma reale e sincera, ri- cordata anche nel significativo discorso del Sindaco Carlo Andrea Frigerio pronunciato in piazza, dopo il gradito saluto musicale della banda, presente al gran completo. Si sono succeduti un elegante rinfresco organizzato nella Scuola Materna S.Maria da volontari e il pranzo comunitario presso l’oratorio S.Giovanni Bosco, con ben 180 commensali di ogni età, molte famiglie, e un’organizzazione da fare invidia al più blasonato dei ristoranti. Altri regali, tra cui un grembiule da cucina con impressa la fotografia di tutti i catechisti, per essere ancora e sempre con il loro “Don” nella quotidianità della vita. Momenti di gioia e di racconti, di battute che sdrammatizzano l’atmosfera. Una grande fami- “Il mio partire è motivo per ripensare il mio essere prete come servizio di chi è mandato a tutti, ma ugualmente la parrocchia è invitata a non fermarsi a non fare una pausa in attesa dell’arrivo del nuovo parroco ma a continuare con nuovo slancio la missione del Vangelo. Nel raccogliere in un unico sguardo questi quasi 13 anni passati con voi, sento di dover rivolgere al Signore il mio grazie più profondo perché non ha fatto mancare i doni della sua Grazia… In questo grazie racchiudo anche la riconoscenza alle persone che hanno collaborato non solo nel fare ma anche nel pensare insieme e ancor più nel condividere la fede che rallegra e dà gioia anche nelle fatiche e nelle difficoltà... Già dai miei primi passi a Capiago nel 1997 mi ero sorpreso nel trovare tanta collaborazione, tanta disponibilità offerta con discrezione, e l’ho accolta come dono di Dio che circondava e sosteneva il mio ministero con la sua generosità, e mi sono accorto che Dio semina e raccoglie al di là delle nostre capacità e dei nostri sforzi. La Comunità cristiana di Capiago deve sentirsi chiamata alla missione del Vangelo e alla vita che da esso si sprigiona, non è qualcosa di ammuffito, non è una serie di belle usanze, ma fuoco che rinnova ed illumina… Ringrazio ora tutti indistintamente, le autorità presenti, le autorità comunali per la collaborazione, la comprensione e l’aiuto offerto in tante circostanze, ringrazio le famiglie con le quali ho condiviso esperienze e speranze, ringrazio i ragazzi e i giovani, ai quali auguro di saper cercare non solo ciò che diverte, e che intontisce, dando l’illusione della contentezza, ma ciò che costruisce e dà vera solidità alla vita, al cuore e alla mente, cercate spazi di impegno nell’oratorio, nella parrocchia, nel paese, senza aver paura di perdere la vostra libertà, di questi spazi ce ne sono ben oltre la vostra immaginazione…” glia, che vuole vivere fraternamente e intensamente gli ultimi momenti insieme, non ci sarà altra occasione uguale. Alla fine i saluti, e la commozione di don Giuseppe. Gli occhi rossi e qualche lacrima trattenuta con dignità, ad ogni stretta di mano, ad ogni addio, dicono più di ogni parola. Cosa rimane della sua presenza? Articoli, incontri, firme, celebrazioni, ma non basta, resta soprattutto una fede vissuta, testimoniata, trasmessa, che ora vive in tutti noi e deve essere messa in gioco, per la comunità e la Chiesa. Grazie don, è questo il tuo dono più grande. ITINERARIO FORMATIVO A COMO PROMOSSO DALL’ANFFAS L’Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) di Como propone, a partire dall’8 maggio, un “itinerario formativo per familiari e operatori di persone disabili intellettive e relazionali”. L’associazione “intende così fornire ai familiari di bambini, ragazzi e adulti con problemi di insufficienza mentale un sostegno ed un supporto conoscitivo, nonché la possibilità di scambiare le proprie esperienze per porli nella condizione di affrontare nel modo più conveniente le difficoltà create dalla presenza di un disabile nella famiglia e favorire un’esistenza quotidiana per quanto possibile serena, altrimenti fatta di ansia, fatica e sconforto.” Il corso, “Progettualità di vita per le persone con diverse abilità”, si svolgerà presso il Centro Diurno Disabili del Comune di Como, in via Del Doss 3, a Como. I tre incontri avranno luogo dalle h. 9.30 alle h. 12.30: l’intervento di un esperto sarà seguito da scambio di idee e di esperienze. L’apertura e la conclusione dei lavori è affidata al dott. Domenico Sinicropi, presidente dell’Anffas Onlus di Como, moderatrice degli incontri la dott. Gabriella Alberti, pedagogista, coordinatrice dei C.D.D. del Comune di Como e delle Comunità Alloggio “Il Glicine” e “Casa Anffas”. Interverranno, inoltre, la dott. Ezia Molinari, vicesindaco e Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Como, e e la dott. Franca Gualdoni, Dirigente Responsabile delle Politiche Educative e dei Servizi Sociali del Comune di Como. Si riporta di seguito il programma dettagliato: 8 maggio La “disabilità” fisica ed intellettiva può colpire ognuno di noi e cambiare totalmente la nostra esistenza. La persona disabile non perde la sua “dignità” ed ha il diritto di essere aiutata a sviluppare le sue capacità residue. 9.30-12.30 Patologie degenerative e disabilità. Intervento del prof. Mario Melazzini, medico, presidente A.I.S.L.A. 22 maggio E’ difficile comprendere la malattia, le malattie… soprattutto quando vengono colpiti anche i bambini. 9.30-12.30 Autismo e sindromi rare. Linee educative. Intervento della dott. Silvia Maggiolini, pedagogista e collaboratrice dell’Università Cattolica di Milano 29 maggio Nel disabile che invecchia la perdita delle abilità, delle autonomie residue e il decadimento cognitivo possono intervenire più precocemente rispetto alla popolazione generale, sia per motivi specifici di condizione patologica che per interventi socio-assistenziali non adeguati. 9.30-12.30 L’invecchiamento della persona con disabilità. Quale invecchiamento? Intervento del prof. Vittore Mariani, pedagogista, docente di Metodologia della Gestione Integrata del Gruppo, Università Cattolica di Milano La partecipazione agli incontri è gratuita. Per informazioni: Associazione Anffas Onlus, V. Vittorio Emanuele 112, 22100 Como, www.anffascomo.it e- mail: [email protected] CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 24 APRILE 2010 P A G I N A 25 A VILLA ERBA IL 30 APRILE La Grande Stufa di Villa Guardia si presenta L a presentazione ufficiale è programmata per venerdì 30 aprile, presso il centro espositivo Lariofiere di Villa Erba. Si tratta del “La Grande Stufa”. “La Grande Stufa spiega Paolo Fasana, presidente de “La Grande Stufa s.r.l - è l’esito del lavoro iniziato circa cinque anni fa, con l’obiettivo di realizzare un’opera che portasse utilità all’ambiente, ai cittadini, alle imprese agricole, al territorio. Terminata questa lunga fase preparatoria, Coldiretti Como e Lecco, il Comune di Villa Guardia, il Consorzio Energia e Natura e Consorzio Libra - Società Cooperativa sono in grado di presentare il progetto definitivo che ha già ottenuto le autorizzazioni dalle competenti autorità e il riconoscimento della Regione Lombardia. L’impianto che consiste in una centrale termoelettrica, sorgerà a Villa Guardia. A regime avrà una potenza di 20 MW termici e 3 MW elettrici. La centrale sarà alimentata esclusivamente con biomassa vegetale di origine agricola locale prodotta dalle La centrale sarà alimentata esclusivamente con biomassa vegetale di origine agricola locale prodotta dalle imprese agricole di Coldiretti e dagli scarti di lavorazione dei prodotti di manutenzione del verde imprese agricole di Coldiretti e dagli scarti di lavorazione prodotti dalla manutenzione del verde. Il calore prodotto, attraverso la rete di teleriscaldamento, servirà le abitazioni e le strutture pubbliche e private della città di Villa Guardia”. “La centrale termoelettrica a legna per il Comune di Villa Guardia si legge nella brochure informativa che illustra il progetto - si configura come il primo esempio in Italia di società per la produzione termica ed elettrica a scala comunale con la partecipazione significativa, nel capitale sociale, delle aziende agricole locali e delle cooperative fornitrici della materia prima che quindi partecipano all’intero processo produttivo. La centrale di Villa Guardia è fondata sui 4 principi di: - equo compenso per i produttori del cippato con contratti decennali che consentano la programmazione di investimenti in macchinari, installazioni, formazione del personale; - prezzo concorrenziale per il riscaldamento e l’acqua sanitaria, rispetto al costo del gas metano; - progetto ambientale tramite la sinergia con tutti gli Enti attivi in Provincia di Como al fine di mantenere risorse, oggi impiegate per l’acquisto di combustibili fossili, sul territorio mediante progetti di miglioramento boschivo, conversione di aree degradate a coltivazione, recupero di biomassa inutilizzata; - auto sostentamento della società mediante un piano industriale che dimostri la possibilità di poter realizzare una rete di teleriscaldamento a servizio dell’intero abitato”. A maggio 2008 ben 501 utenti privati e pubblici (22,2 Mw) avevano già sottoscritto il contratto di teleriscaldamento, facendo si che l’iniziaitiva avesse il numero di contratti più elevato sottoscritti in Lombardia prima della costruzione degli impianti. Il progetto della grande stufa nasce nell’agosto 2005, con lo studio della realtà Alto Atesina dove ogni Comune ha una propria centrale a cippato e dove i temi ambientali legati alla cura del territorio hanno una lunga tradizione. Analizzando questa esperienza, i promotori dell’iniziativa hanno compreso come per la riuscita del progetto fosse indispensabile il coinvolgimento del “territorio” cioè degli utenti del servizio calore e dei produttori di biomassa. Nel corso del 2006 e del 2007, grazie al lavoro fondamentale del Comune di Villa Guardia (con il censimento presso tutte le famiglie) e della Federa- “L’URLO E LA LUCE. UNA STORIA IN CINQUE STANZE”. CARAVAGGIO VA IN SCENA A LOMAZZO A LOMAZZO “L’urlo e la luce. Una storia in cinque stanze”. Nel IV centenario della morte del figlio più geniale del rinascimento lombardo-veneto la Comunità pastorale di Lomazzo, l’Istituto Comprensivo di Lomazzo e il locale assessorato alla Cultura hanno organizzato per il 6 maggio un presentazione dell’opera di Caravaggio con la presenza del prof. Roberto Filippetti, studioso d’arte e di letteratura, accompagnata dalle musiche della “Schola Cantorum S. Cecilia” di Gerenzano. Due le presentazioni in programma. Una, al pomeriggio, alle ore 17 presso il teatro Rocchetta della parrocchia dei SS. Vito e Modesto sarà riservata alle scuole. La sera, alle 21, presso la chiesa dei SS. Vito e Modesto sarà ad ingresso libero. Si legge nella bandella del volume di Roberto Filippetti Caravaggio l’urlo e la luce: “E’ possibile fondere il rigore scientifico nella ‘lettura’ dei singoli dipinti e il fascino avvincente del racconto? Sì. Questo libro lo documenta. Una quarantina di capolavori di Caravaggio, inseguiti per anni e guardati a lungo; quindi disposti in un ideale per-corso entro cinque stanze, in sequenza non cronologica ma tematica. La storia messa in scena in ogni singola tela viene “raccontata” come folgorante culmine di un atto unico, nell’alveo di un più grande spettacolo teatrale. I libri di Roberto Filippetti nascono dalla passione comunicativa. E’ accaduto così con Giotto, accade ora con l’altro gigante del realismo cristiano: Caravaggio. Innumerevoli incontri, presentazioni, visite guidate; infine la scrittura. Una scrittura limpida, entro una cornice narrativa che non dispiacerà ai tanti ragazzi che gli sono grati per Il Vangelo secondo Giotto; una scrittura stratificata, gremita di memorie letterarie capaci di deliziare i lettori più avveduti”. zione Interprovinciale Coldiretti di Como e Lecco (con un’indagine mirata presso ogni Azienda), si sono verificati presupposti e obiettivi del progetto, cioè: interesse per il teleriscaldamento e disponibilità della materia prima locale per sostenere una centrale al servizio di un intero comune. Il 30 ottobre 2007 è quindi nata la società “La Grande Stufa s.r.l.” (abbreviata LGS) con lo scopo sociale di realizzare, secondo i principi ispiratori, la centrale e la rete di teleriscaldamento di Villa Guardia. La LGS si occuperà di garantire la fornitura del calore e di stipulare i contratti con i singoli utenti allacciati, di estendere la rete in base alle necessità, di promuovere progetti ambientali, di educazione ai temi energetici ed ambientali. La centrale di Villa Guardia funzionerà esclusivamente con cippato di legna allo stato natu- rale, si tratta quindi di energia rinnovabile e neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2. ll cippato (da 20.000 a 40.000 tonnellate l’anno) viene fornito esclusivamente dal Consorzio Energia e Natura (Grandate, via Plinio, 1) e proviene dal legname risultante dai lavori in bosco e dal legname di scarto delle potature oltre che da coltivazioni dedicate. I clienti pagheranno in base al calore effettivamente consumato misurato tramite un contatore di calore che funge da interfaccia tra la rete di teleriscaldamento e gli impianti domestici. Gli utenti, nei loro edifici, avranno solo lo scambiatore di calore che rimane di proprietà della società. Nelle case si libererà spazio utile e non si dovranno più sostenere spese per i controlli obbligatori della caldaia, per la pulizia del camino e per la manutenzione dell’impianto convenzionale”. PELLEGRINAGGI NELLA BASILICA COMASCA DI S. GIORGIO E FIACCOLATA IL 3 MAGGIO CON L’UNITALSI La basilica di san Giorgio, santuario dedicato alla venerazione di Nostra Signora del S. Cuore di Gesù, come ormai è consuetudine, durante il mese di maggio sarà meta di diversi pellegrinaggi soprattutto da parte delle parrocchie della città e della convalle, che si alterneranno nella partecipazione alle celebrazioni mariane (dal martedì al venerdì alle ore 21.00), che avranno luogo in questo tempio cittadino, alla cui effigie della Vergine, qui venerata, dall’inizio del secolo scorso furono affidate le vocazioni, in particolare quelle sacerdotali. Il mese mariano nella comunità di san Giorgio sarà particolarmente tessuto di questa incessante intercessione per i ministri della Chiesa. Si avvia, infatti, alla conclusione l’anno sacerdotale, indetto dal Santo Padre. Con la suggestiva fiaccolata dalla chiesa di san Salvatore alla basilica di san Giorgio di lunedì 3 maggio alle ore 21.00, la cui “regia” sarà affidata all’Unitalsi cittadina, si apriranno queste intense settimane di preghiera e di riscoperta del volto materno della Vergine Maria, affidata in modo speciale sotto la croce all’apostolo Giovanni. P A G I N A 26 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 B.V.S. LORENZO Il Santuario di Guanzate in festa per l’organo ritornato nel tempio mariano, dopo quasi due anni di meticolose cure, l’organo “Pietro Bernasconi”, restaurato dalla bottega organara di Ilic Colzani di Villa Guardia. «Ora che possiamo risentire la melodia di questo rinnovato strumento ci fa notare Ivan Bancora, uno degli organisti di Guanzate, che tra l’altro ha seguito tutte le fasi dei lavori del restauro - ci si può immedesimare nel periodo di fine ottocento, quando il varesino Pietro Bernasconi provò sicuramente la medesima sensazione nel suonare il nostro organo». «Ora possiamo affermare quindi - prosegue Ivan - che il Santuario, oltre ad avere molte caratteristiche che ne fanno più un’ unicità che rarità (vialone con via crucis, la costituzione di tre chiese annesse ma tutte diverse…) possiede anche uno strumento completo nel suo genere, impreziosito con nuovi registri e “ringiovanito” dal restauro». Si stanno organizzando le manifestazioni per l’inaugurazione dell’organo, che avranno inizio il giorno 8 maggio alle ore 21.00 con un grande concerto tenuto dal maestro Giancarlo Parodi, che dal 1963 è organista della basilica di S. Maria Assunta in Gallarate, già titolare della cattedra di È Il restauro è stato effettuato dalla bottega organara di Villa Guardia. Le manifestazioni per l’inaugurazione avranno inizio sabato 8 maggio Organo e Composizione Organistica al Conservatorio «G. Verdi« di Milano e attualmente è Ordinario di Organo principale al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma e docente alla Scuola diocesana di musica «S. Cecilia» di Brescia, nonchè Presidente dell’Associazione Italiana Organisti di Chiesa (AIOC). Proseguiranno poi con i seguenti eventi: il 23 maggio ore 21.00 concerto a tema dei dipinti sel santuario con corale “Schola Cantorum S.Cecilia” - Gerenzano; il 5 giugno ore 21.00 concerto tenuto dai ragazzi del conservatorio «G. Verdi» di Como in occasione del 60°anniversario di don Luigi Salvadei; il 5 settembre ore 21.00 concerto a tema mariano con corale «Schola Cantorum Chiasso». L’ingresso sarà libero a tutte le manifestazioni. Con queste manifestazioni, si auspica quindi che nel prossimo futuro si possa conservare al me- Sopra un’immagine dell’organo finito. A sinistra il suo interno. Sotto: il maestro Giancarlo Parod; più in basso IIlic Colzani con Ivan Bancora glio la memoria del cam-mino intrapreso per il restauro, e che le generazioni future possano far loro le emozioni che la comunità guanzatese proverà nel risentire suonare uno strumento come se suonasse del suo periodo storico, cioè fine ottocento. In conclusione, si sottolinea il fatto che il concerto di inaugurazione, fortemente voluto, si svolgerà con un programma adatto al tipo di strumento, che ne enfatizzerà ogni suono e caratteri-stica, augurando all’organo Ad Multos Annos… IN SANTUARIO 9-13 MAGGIO A Guanzate mostra su don Gnocchi Presso il Santuario di Guanzate è ormai tradizione decennale allestire durante l’anno mostre dedicate a Santi, Sante e a persone che hanno donato parte della loro vita alla Chiesa e al prossimo, lasciando un autentico ricordo di santità. Quest’anno la scelta è caduta quasi d’obbligo sul beato Don Carlo Gnocchi, sacerdote ambrosiano recentemente elevato agli onori dell’Altare. La mostra rimarrà aperta da domenica 9 fino a Giovedì 13 maggio, dalle ore 14.00 alle ore 18.00, con ingresso libero. La figura di don Gnocchi è molto viva a Guanzate grazie anche alla presenza di un centro terapeutico per fisoterapia e riabilitazioni muscolari che porta il nome di “Fondazione Don Gnocchi” ed è situato proprio nel centro storico del paese. La cura dei malati è un impegno che contraddistingue le Opere di Don Gnocchi che fu sempre attento alla cura di ogni tipo di sofferenza. Don Carlo Gnocchi, Sacerdote da quattro anni fu inviato dal Cardinal Schuster, ora Beato, come guida spirituale ai giovani della scuola superiore, Istituto Gonzaga di Milano. Nel 1940, con l’entrata dell’Italia in guerra, diversi suoi alunni furono chiamati alle armi e Don Gnocchi, che voleva essere per loro non solo un semplice insegnante, ma anche e soprattutto testimone di vita e guida spirituale, volle seguirli come Cappellano “in” guerra, non “di” guerra, come amava dire. Affrontò gravose fatiche in Albania ed in Grecia e poi finì tra le lande ghiacciate della Russia con gli Alpini della Julia. Visse in quei luoghi un’esperienza tremenda. Proprio in Russia, gli morì tra le braccia un giovane alpino e in lui don Gnocchi vide Gesù in croce. Tornato miracolosamente in Italia, volle portare il suo conforto alle famiglie degli amici alpini rimasti purtroppo tra la neve della Russia. Anche questa fu un’esperienza dolorosissima che lo segnò profondamente. La guerra aveva distrutto l’Italia e i bombardamenti oltre alle macerie avevano lasciato moltissimi bambini mutilati, sofferenti, sconvolti e soli. Don Gnocchi cercò di portare la maggior parte di questi poveri bambini presso l’Istituto Grandi Invalidi di Arosio. Divenne così il Padre dei Mutilatini. In poco tempo l’Opera di don Gnocchi crebbe prodigiosamente diffondendosi in ogni parte d’Italia. Egli insegnava a pensare all’Istituto non come ad un semplice luogo di ricovero, ma come ad un centro che favorisse, insieme al recupero della salute fisica, anche e soprattutto una maturazione affettiva e culturale. Il 25 ottobre 2009, venne proclamato Beato dal Santo Padre, Benedetto XVI. CRONACA P A G I N A 27 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 DOMENICA 2 MAGGIO Sorico in festa per S. Miro omenica 2 maggio si celebrerà a Sorico la festa di S.Miro. Questa festa affonda le sue radici nei secoli: fu il vescovo di Como Antonio Pusterla che ordinò di celebrare la festa in onore di S.Miro dopo la prima ricognizione delle sue reliquie, nell’anno 1453. Da allora si ricordò sempre la memoria di questo santo, senza interruzioni. Nota ormai la vita di S.Miro: nacque a Canzo nel 1336; ancora giovane si ritirò in solitudine sui monti, in preghiere e penitenza come in uso a quei tempi per gli eremiti. Più tardi intraprese un pellegrinaggio sino a Roma. La sua presenza nella città eterna la si volle ricordare in un affresco ancor oggi visibile nella basilica dei SS. Cosma e Damiano ai Fori Imperiali. Di ritorno da Roma, Miro lasciò viva traccia del suo passaggio in vari paesi, specialmente a S.Giorgio in Lomellina. Giunto a Canzo e fermatosi ancora poco tempo, intraprese di nuovo a pellegrinare, questa volta verso la Valchiavenna e precisamente verso Prata D Si ripropone un evento che affonda le sue radici nei secoli. Fu il vescovo di Como Antonio Pusterla ad ordinarne la celebrazione, in onore del santo, dopo la prima ricognizione delle sue reliquie, nell’anno 1453 Camportaccio, paese della madre. Dice la leggenda che Miro, giunto a Onno, sia passato dalla sponda opposta del lago, (dopo che un barcaiolo vistolo come un mendicante e quindi senza denaro per pagarlo non lo volle traghettare), stendendo il suo mantello sulle acque. Giunto a Sorico in Alto Lario, Miro non intraprese più il cammino verso Prata, lasciando viva traccia della sua presenza specialmente nei pae- si di Pognana Lario, Stazzona ed altri. La morte lo colse nel 1381. Narra ancora la leggenda che le campane di Sorico da sole suonarono a festa e la gente del posto seppellì S.Miro all’interno della chiesa romanica sul colle di S.Michele sopra Sorico. Più tardi, su interessamento del vescovo di Como e per il continuo pellegrinaggio di fedeli sulla sua tomba, la piccola chiesa venne ampliata e nacque così quell’edificio a tre navate che ancor oggi ammiriamo. Nel corso dei secoli l’edificio si arricchì di affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi. Negli ultimi vent’anni la chiesa è stata oggetto di una grande campagna di restauri: oltre che consolidati e puliti gli affreschi che si notavano ne sono stati riportati alla luce altri che si celavano sotto scialbi di calce e cemento, restituendo ai fedeli una preziosa testimonianza di arte, affreschi datati all’ultimo quarto del quattrocento ed altri del cinquecento, e di fede. Domenica quindi l’appuntamento è sul colle di S.Michele, la fiaccolata che sabato 1 maggio alle 20.30 partirà dalla parrocchiale di Sorico verso il Santuario, darà inizio ai festeggiamenti. Domenica 2 maggio all’altare ove sono conservate le spoglie del santo eremita, verrà celebrata la messa solenne. Al termine, sul sagrato del santuario, suonerà il Corpo Musica- le di Sorico. Pranzo al sacco, presso il santuario all’ombra dei castagneti e, nel pomeriggio, il canto dei vespri, chiuderanno la festa di S.Miro. (suppliche, accompagnate da litanie, alla benevolenza divina sulla forza della natura e contro le cattiverie umane) e la Benedizione della campagna. Dopo l’esposizione delle Reliquie sull’altare maggiore con cerimoniale solenne e accompagnate dal canto in latino “Vexilla Regis” vi sarà la celebrazione della Santa Messa arricchita dalla locale corale; quindi le reliquie verranno portate in Processione per le vie del paese con la partecipazione della Confraternita del SS. Sacramento e del Corpo Musicale e della Sindaco. Al termine sul sagrato della parrocchia- le si recoteranno (forma breve) alcune “Rogazioni” e a seguire la benedizione della campagna; le cerimonie si concluderanno con il bacio della reliquia da parte dei fedeli tutti, che uniti canteranno un antico (e lungo) inno in onore alla Croce di Gesù. In preparazione spirituale della Festa alcuni parrocchiani si sono recentemente recati a Mendrisio (Canton Ticino) ove è aperta una bella mostra intitolata “Misterium Crucis”, che ripercorre la presenza della Croce negli arredi sacri, nelle pitture, negli oggetti quotidiani dal VII secolo ai giorni nostri. LA FESTA DOMENICA 2 MAGGIO A Lanzo Intelvi la Santa Croce Le reliquie in possesso della parrocchia di San Siro vescovo di Lanzo Intelvi, furono donate nel 1526 e autenticate successivamente da parte del vescovo di Como mons. Giuseppe Olgiati di COSTANTINO CANEVALI C irillo di Gerusalemme (IV secolo) nella sua catechesi scrisse “da qui la Croce ridotta in frammenti è partita per riempire di sé il mondo intero”. Infatti - come gli storici religiosi affermano - il ritrovamento (Invenzione) della Vera Croce di Cristo avvenne a Gerusalemme da parte della imperatrice Elena, madre di Cos- tantino, nel 326: tale ritrovamento e l’opera catechetico-liturgica del vescovo Cirillo di Gerusalemme incrementarono in tutta la cristianità il culto della Vera Croce e frammenti di essa si sparsero “per il mondo”. Le reliquie della Santa Croce in possesso della parrocchia di San Siro Vescovo di Lanzo Intelvi, furono donate nel 1526 (è datato 6 giugno l’atto rogato dal notaio Gerolamo Canevali) ed ebbero autentica successiva da parte del vescovo di Como mons. Giuseppe Olgiati durante la visita pastorale del 1727; autentica riconfermata in data 8/6/ 1753. I riti in onore della Santa Croce entrarono progressivamente nel calendario liturgico della Chiesa: Venerdì Santo, 14 settembre (Festa dell’Esalta- zione della Santa Croce) e 3 maggio (Festa dell’Invenzione). E’ proprio quest’ultima ricorrenza dell’Invenzione della Santa Croce che viene da secoli annualmente celebrata a Lanzo Intelvi. ll bel reliquiario a muro in stucco, nella parte destra dell’abside, sovrastato da un cartiglio contenente la citazione “O Crux, ave spes unica”, testimonia l’antica devozione dei lanzesi alla Croce di Cristo che domenica 2 maggio si raduneranno per la tradizionale Festa Solenne in onore della Santa Croce, arricchita con il perpetuarsi della recita delle “Rogazioni” CRONACA P A G I N A 28 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 DUE PASSI IN MONTAGNA La capra, regina degli alpeggi N aturalmente quando parliamo di alpeggi o alpi, come vengono comune mente chiamate le fattorie estive presenti in quota sopra i mille metri, vi associamo facilmente soltanto le mucche tra gli animali che le popolano nei mesi estivi di giugno, luglio, agosto e a, seconda del tempo, anche in settembre. Eppure c è un’altra popolazione di altri animali che ci sembra bello prendere in considerazione perché non sono meno importanti delle mucche da latte. Siamo parlando delle capre, delle pecore, dei maiali, ma anche, in qualche caso, di animali di corti- le come le oche, i tacchini o le galline. Così un escursionista che sale dal Boffalora diretto al rifugio Venini non si meraviglierà di dover dare il passo a un gruppo di oche che passeggiano indisturbate sulla strada, così libere da sembrare uscite dal cartone animato degli Aristogatti. Ma andando un po’ più in là, all’altezza dell’alpe di Ossuccio, sempre seguendo la strada principale, un gruppo di maialini, lasciati al pascolo non può non attirare l’attenzione. Sembrano monelli indisciplinati, ma si può indovinare che dopo qualche mese, quando saranno rinchiusi per l’ingrasso negli stabielli, la loro carne sarà molto più saporita e ricercata, perché nel tempo dell’alpeggio si saranno foraggiati di ghiande e con erbe di pascoli succulenti . Osservandoli si nota, inoltre, poi che son tutti inferati, cioè portano un chiodo infilato nel naso. Da secoli gli alpigiani ricorrono a questo espediente per non permettere ai maiali, lasciati liberi nei pascoli, che scavino con il grugno rovinando la “cotica” del pascolo . I maiali allevati così, allo stato brado, sono molto ricercati e il loro numero è così cresciuto nel tem- po. Dopo la mucca, però dobbiamo assegnare il titolo di “signora degli alpeggi” alla capra. Anche se sottoposte da secoli a svariate forme di ostracismo, sia da parte delle autorità locali che di quelle statali, le capre, specialmente la Lario-intelvese, sono sempre state importanti per gli alpigiani. Non dimentichiamoci la tradizione dei formaggini locali di latte misto, che prevede un quantitativo di latte di capra su una percentuale di latte di mucca. Guardando al passato abbiamo notizia dei bandi contro l’allevamento delle capre già dal 1700, bandi che non ebbero, però, grande efficacia. Anche nel secolo seguente alcune comunità vollero provare a escludere le capre dai loro territori, ma con scarso seguito. Addirittura il capitolo d’affitto dell’alpe di Lenno, datato 1813, all’articolo 11 recitava “Non sarà permesso al conduttore di caricare capre”. Ma nonostante tutti questi divieti antichi e moderni bisogna costatare che le capre han saputo “tenere duro” nel tempo e che il formaggio e i formaggini con il latte di capra sono molto ricercati e commercializzati o consumati direttamente sugli alpeggi. Ne è un esempio l’alpe di Sala, che si raggiunge scendendo sulla stradina a destra dopo l’alpe di Colonno, che “casa” quasi esclusivamente latte di capra. I capretti rappresentano un’ulteriore entrata economica importante per i contadini nel periodo pasquale. Ho domandato, tanto per curiosità, a un mio amico alpigiano quante capre aveva sul suo pascolo. Questi ha tergiversato, e mi ha risposto di domandarlo “a lui”, indicandomi un grosso cane bianco che ci seguiva, sperando in un bocconcino prelibato. Era lui il custode del branco, che guidava sui pascoli più magri, e lo radunava all’ora della mungitura… Sulla strada che da S.Fedele porta a Pigra è facile, dietro una curva, trovare un bel gruppo di capre sdraiate sull’asfalto della strada. Fatto che obbliga, non di rado, l’automobilista a una frenata brusca. Ma loro non hanno fretta di spostarsi, come a far capire che, se voi avete quattro ruote sotto l’auto, loro hanno quattro zampe: “Che diamine noi siamo sul nostro territorio e non siamo sottoposte al codice della strada, dunque pazienza e ci spostiamo ! Che fretta c’è?” RINA CARMINATI FRANCHI P A G I N A 30 CRONACA ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 CITTIGLIO UNA PROPOSTA PER I PIÙ GIOVANI Radio Ado: laboratorio adolescenti N esperimento prosegue ancora nel 2010, rivolgendosi ancora ai ragazzi delle scuole superiori che troveranno ancora collaborazione in Radio Missione Francescana (RMF) di Varese. Il progetto è promosso dal Servizio Socio Educativo dell’I.S.Pe della Valcuvia ed è impostato come laboratorio settimanale che dà vita ad un programma che va in onda una volta al mese sulle frequenze di RMF. In questi tre anni di attività a radio Ado si sono alternati ai microfoni una trentina di giovanissimi speaker radiofonici e un centinaio di adolescenti e adulti intervistati. Negli innumerevoli e svariati servizi sono stati contattati aspiranti cantanti, gruppi musicali, associazioni sportive, organizzatori di eventi, insegnanti di danza e studenti universitari al fine di sviluppare gli argomenti emersi durante i pomeriggi a Casa Fraschini a Cittiglio per l’ideazione e preparazione delle puntate. Obiettivo dell’iniziativa è offrire uno spazio e un momento di confronto tra ragazzi. Radio Ado vuole BRINZIO L’ULTIMA DOMENICA DI APRILE inoltre stimolare il protagonismo giovanile. Da un lato la radio aiuta a superare la timidezza, grazie alle caratteristiche del mezzo che cela l’identità e valorizza la personalità. Dall’altro il programma vuole raccontare le micro realtà che vedono i giovani impegnati nel teatro, nella musica, nello sport, ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ato nel 2007 il “laboratorio Radio Ado” è un’esperienza rivolta agli adolescenti del territorio che vogliono cimentarsi ed esprimersi con un mezzo di comunicazione giovane e diretto come la radio. Il progetto ha trovato ospitalità presso Radio Missione Francescana che ha messo a disposizione i suoi tecnici e i suoi studi per la registrazione della trasmissione e per insegnare ai ragazzi le tecniche di conduzione di un programma. Il riuscito per contribuire a creare modelli di riferimento positivi spesso ignorati dai media tradizionali. Gli incontri di Radio Ado sono assolutamente gratuiti e aperti a tutti i giovani del territorio. L’appuntamento è il giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00 a Casa Fraschini in via Provinciale 64 a Cittiglio. La proposta si inserisce tra le iniziative dell’Istituzione Servizi alla Persona della Valcuvia finanziate dal Piano di Zona del Distretto di Cittiglio (Legge 328/00). Chi fosse interessato a partecipare può contattare Silvia o Claudio al numero 335-627 0227. ANTONIO CELLINA CITTIGLIO PELLEGRINAGGIO LO SCORSO 20 APRILE Ascesa al Sacro Monte A Torino per la Sindone ella foto che pubblichiamo (scattata sotto la statua del Mosè, ormai al termine della salita) il ricordo del pellegrinaggio 2010 alla Vergine del Sacro Monte di Varese compiuto come tradizione l’ulti- N ma domenica di aprile dai fedeli della parrocchia di Brinzio a cui si sono uniti anche i parrocchiani della vicina Cabiaglio. La comunità si è riunita alla prima cappella ed è salita lungo la via Sacra recitando il rosario. In santuario alle ore 10.00 il parroco don Enrico Molteni ha celebrato la Messa e, al termine del rito, sono state distribuite le “brazadelle”, a ricordo delle focaccine che le monache romite offrivano nei secoli passati ai pellegrini che salivano devozionalmente la via. Tantissime parrocchie Sono a Torino per l’ostensione della Sindone e anche dalle Valli Varesine sono partiti diretti nel capoluogo piemontese. Nella foto il gruppo di Cittiglio che ha compiuto il pellegrinaggio martedì 20 aprile, mentre sosta sulla scalinata della basilica di Superga. CANONICA: VEGLIA PER IL LAVORO Si svolgerà la sera di venerdì 30 aprile, con inizio alle ore 20.45 presso la chiesa plebana di San Lorenzo a Canonica la Veglia zonale di preghiera per il lavoro. “Annunciare Cristo: è il bene dell’uomo – Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera”. Sarà presieduta dal vescovo monsignor Diego Coletti. VOLONTARI OSPEDALIERI: A VARESE UN CORSO BASE DI FORMAZIONE DAL 7 MAGGIO AL 9 GIUGNO L’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) sezione di Varese ha organizzato nel periodo tra il 7 maggio e il 9 giugno prossimi un Corso Base di Formazione per Volontari Ospedalieri. L’iniziativa di volontariato – che viene riproposta ormai dal 2004 - è aperta a tutti i maggiorenni che vogliono dedicare gratuitamente un po’ del loro tempo libero al servizio degli ammalati negli ospedali o degli anziani in casa di riposo. Scopo dell’AVO è quello di assicurare una presenza amichevole in ospedale offrendo ai malati, durante la loro degenza, calore umano, ascolto, aiuto per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia, con esclusione, però, di qualunque mansione tecnicoprofessionale di tipo medico o paramedico, riservata questa al personale specializzato. Il servizio che l’ Avo svolge integra e non si sostituisce a quelli che sono i compiti e le responsabilità della struttura pubblica. Nel varesotto l’ Avo opera dal 1981 e oggi conta su circa 160 volontari che prestano il loro servizio negli ospedali di Varese, in quello di Cittiglio, nell’istituto geriatrico Molina e nella casa di riposo Maria Immacolata, entrambi a Varese. Uno dei punti fondamentali dell’Avo è quello di puntare su un’adeguata preparazione e qualificazione dei propri volontari. Per questo l’ Avo organizza periodicamente corsi di formazione sui diversi temi che possono interessare i propri associati nello svolgimento della loro missione. La preparazione del volontario si completa, via via, con lezioni specifiche o di interesse generale, nonché con riunioni tra volontari che servono per scambiare esperienze ed impressioni sull’esperienza vissuta. Al termine di ogni corso i nuovi volontari, affronteranno un tirocinio formativo in ospedale affiancati, in un primo tempo, da volontari più esperti. Il corso 2010 è impostato su otto lezioni serali (sempre con inizio alle ore 18.00) che si svolgeranno tutte presso la sala riunioni dell’ospedale di Cittiglio. Le lezioni saranno tenute, come sempre, da personale qualificato operante nelle strutture sanitarie della provincia di Varese. La frequenza al corso è obbligatoria e l’impegno che l’associazione chiede al volontario è un turno settimanale di almeno due ore. Tale impegno una volta assunto deve essere mantenuto affinché degenti e personale ospedaliero possano contare su una presenza continua ed efficiente. Il primo incontro di venerdì 7 maggio prevede il saluto della d.ssa Adelina Salzillo, della direzione medica di Cittiglio; Anna Uccello: Volontario: come essere d’aiuto. La quota di partecipazione al corso è di 15 euro e richiede la consegna di due fotografie formato tessera. Per iscrizioni ed informazioni: segreteria Avo di Varese (Ingresso ospedale di Circolo di via Tamagno): telefono 0332-810376, e-mail: [email protected] dalle ore 16.30 alle ore 18.30 di lunedì, mercoledì e venerdì. Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A P A G I N A 31 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 FISM PROVINCIALE A SONDRIO L’ASSEMBLEA ANNUALE DEI PRESIDENTI DI VALTELLINA E VALCHIAVENNA Il ruolo della scuola dell’infanzia ’ L assemblea ordinaria dei presidenti della Fism provinciale, tenutasi lo scorso 17 aprile presso il salone dell’oratorio Sacro Cuore di Sondrio, ha messo in luce i tre punti fondamentali: l’importanza e il ruolo delle scuole dell’infanzia cattoliche o di ispirazione cristiana, la parità e la qualità scolastica. E, poiché la lingua batte dove il dente duole, anzitutto si è ripresa la riflessione sul fatto che per una certa parte della politica e della stessa opinione pubblica, eredi dell’ideologia che ha ispirato lo stato liberale risorgimentale, l’esistenza di scuole libere continua a configurarsi come un problema. E pensare che i dati di realtà, invece, dovrebbero spingere a promuoverle, come del resto già succede in molti paesi europei, visto che, tra l’altro, è evidente il risparmio di risorse per le amministrazioni, statali e non. Chi scrive continua a non comprendere come possa esercitarsi un’opposizione così preconcetta da misconoscere i meriti di scuole di sicura qualità, magari accanendosi al punto da voler sradicare dal territorio, adducendo assurdi pretesti, scuole che magari un centinaio di anni fa erano state volute dalla popolazione stessa. Purtroppo, però - ed è il rilievo più doloroso di questa mentalità è vittima una parte dello stesso mondo cattolico, tanto che anche oggi, come già nel 1968 dopo la legge istitutiva della scuola materna statale, a fronte di oggettive difficoltà di far quadrare i bilanci serpeggia la tentazione della chiusura. « Ogniqualvolta si è costretti a prendere questa malaugurata decisione sottolinea la presidente provinciale della Fism, Giuliana Bartesaghi , ovviamente i dipendenti vengono licenziati, ma la cosa non sembra preoccupare né i sindacati, né l’opinione pubblica, quasi che questo sia il giusto contrappasso di una colpa, come se non fossero insegnanti, né lavoratori, né avessero una famiglia da mantenere. Di fatto, si tratta di dipendenti in regola coi contratti sindacali, cui tra l’altro è corrisposto un compenso inferiore rispetto agli statali, pur lavorando più ore. Al contrario, se chiude una scuola statale, o se ne razionalizza il personale con relativi licenziamenti, si grida allo scandalo e si indicono manifestazioni di piazza». Il 10 marzo 2000 il governo D’Alema (ministro dell’Istruzione era Berlinguer) varò la legge 62 sulla parità, che quest’anno ha compiuto dieci anni. «I titoli apparsi su numerosi giornali - riprende Bartesaghi - sintetizzano il suo stato di attuazione: “Parità: la battaglia continua”, “Una legge in gran parte incompiuta”, “Gelmini: sulla parità lo Stato deve fare di più”, “La parità ha dieci anni ma non li dimostra”, ecc. Anch’io ho scritto sui quotidiani locali e nell’ultimo articolo, “Pregiudizi duri a morire”, ho preso spunto da un’affermazione che circola spesso in ambito scolastico ed extrascolastico: “Le scuole pubbliche statali versano in pessime condizioni, perché si distolgono fondi per erogarli alla scuola privata”. Dopo aver precisato ancora una volta il significato di pubblico, statale e privato, e sottolineata la scorrettezza di molti giornali e servizi televisivi per ignoranza, o ad arte, ho ricordato che con la Legge Berlinguer il sistema scolastico italiano è formato da scuole pubbliche gestite dallo Stato o da enti e privati. Grazie a dirigenti e insegnanti esistono eccellenti scuole statali, ma anche altre dove c’è un degrado educativo prima ancora che didattico. Attribuirne la colpa alle scuole pubbliche paritarie cattoliche e di ispirazione cristiana è falso. È noto che lo Stato impegna 57 miliardi di euro all’anno per la scuola statale, cioè circa 7.500 euro per alunno, mentre versa 600 euro per alunno a quella paritaria, 6900 euro in meno, con un risparmio di 7 miliardi e 900 milioni di euro (alla scuola paritaria un bambino costa circa 3000 euro all’anno). Su questo fronte la Fism è fortemente impegnata a livello na- zionale, regionale e provinciale». A questo proposito, nella recente richiesta di piena attuazione della parità per le scuole dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana e cattoliche il presidente di Fism Lombardia, Casimiro Corna, dopo aver osservato che queste “sono attive nell’80% dei Comuni lombardi e soddisfano il diritto educativo del 57% dei bambini della nostra regione” e che per lo più si trovano “in Comuni o quartieri dove tuttora non è ritenuta necessaria la presenza della scuola materna statale, perché esse soddisfano interamente l’esigenza educativa infantile del territorio senza discriminazione alcuna”, registra che grazie a queste scuole nella sola Lombardia si ha “un risparmio per le casse pubbliche di circa 900 milioni di euro l’anno”. Per queste ragioni e per il fatto che esse sono “sostenute dalle comunità locali e dai genitori dei bambini che le frequentano”, chiede che “con urgenza, a partire dalle scuole dell’infanzia, entro la prossima legislatura” si assicuri ai loro alunni un trattamento scolastico ed economico equipollente a quello di cui godono gli alunni delle statali. Ma cosa spinge a cercare di mantenere la scuola cattolica o di ispirazione cristiana, nonostante tutte le difficoltà? «Più volte il Papa ha manifestato la propria sollecitudine - ricorda Bartesaghi -, perché si affronti l’emergenza educativa, costruendo un patto tra scuola, famiglia e Chiesa con proposte nuove ed originali e piani operativi in una realtà sociale dove individualismo e relativismo etico dominano con le conseguenze che vediamo. L’emergenza educativa, però, può diventare uno slogan, una moda di cui scrivere sui giornali e per cui organizzare convegni. Non basta sensibilizzare al problema, ma occorrono azioni concrete per offrire modelli e opportunità formative, fondate non solo sull’efficienza didattica e sulle strategie di apprendimento, ma anche su valori e comportamenti, su stili di vita che mettano al centro la dignità umana. La scuola cattolica, poggiando su un progetto educativo cristianamente ispirato, è in grado di rispondere a questa emergenza, proponendo esperienze di crescita ai bambini e alle loro famiglie sempre più disorientate. La chiusura delle nostre scuole sarebbe una perdita non solo per la Chiesa cattolica, ma per tutta la società, perché verrebbe meno un modello educativo originale». Quindi, prima degli aspetti strutturali, organizzativi e didattici, pur importanti, è la qualità del rapporto educativo a determinare la qualità di una scuola. «Un bambino cresce in una relazione positiva osserva Bartesaghi -, perciò l’attenzione va posta proprio sulla qualità, mentre oggi troppo spesso i bambini fanno esperienza di una precarietà di relazioni, di una mancanza di riferimenti precisi e certi, di un disorientamento affettivo, incontrando molteplici modelli educativi a volte contraddittori. Per questo, ai nostri insegnanti chiediamo di costruire relazioni positive, di coniugare regole e libertà con intelligenza e cuore, cioè con quell’autorevolezza - l’esatto opposto dell’autoritarismo o del permissivismo - che deriva dall’avere radici e valori, così che i bambini sviluppino conoscenze, abilità e competenze». La Fism è impegnata in questo senso in tutta la provincia tramite il coordinamento pedagogico-didattico operante nelle sei zone in cui è stata divisa la provincia (Livigno, Alta - Media Bassa Valle, Valchiavenna, Valmalenco). Ogni coordinatore zonale è in rapporto con quello provinciale, Matteo Colturi. Quest’ultimo ha esortato a rivalutare il ruolo della scuola dell’infanzia che permette di dare solide fondamenta alla crescita del bambino. «È molto preoccupante che il 25% - 30% degli abbandoni sia dovuto agli insuccessi scolastici - ha soggiunto Colturi - per questo gli insegnanti devono diventare “gli specialisti del successo degli alunni”, valorizzando i talenti di ognuno. Oggi i bambini arrivano a scuola già in possesso di conoscenze tecnologiche e informatiche, spesso però disordinate e confuse, per cui trovano difficoltà a distinguere il reale dal virtuale, e poiché hanno una pluralità di stimoli, ma sono molto fragili e disorientati, l’insegnante è chiamato a personalizzare la propria attività educativodidattica. Per questo occorre una profonda conoscenza che nasce dall’attenzione, dall’ascolto, dall’osservazione del bambino, prima di passare alla progettazione didattica». Altri aspetti su cui è stato chiesto di lavorare agli insegnanti della scuola dell’infanzia sono le competenze non solo coi bambini, ma anche coi colleghi e le famiglie e la necessità di una coerenza fra “dichiarato e agito”. La vicepresidente Tiziana Forni è intervenuta ad illustrare l’aspetto gestionale-amministrativo che, come quello pedagogicodidattico, deve andare incontro alla persona, cioè ai dipendenti, quindi, mentre da una parte i presidenti parroci, avendo già tante altre incombenze, sono stati invitati a delegare ai laici questi aspetti, dall’altra quest’anno è stato sperimentato un servizio di coordinamento gestionale fra le scuole di Castione, Torre Santa Maria, Caspoggio, Chiesa, Lanzada, Montagna e Sacro Cuore di Sondrio, di cui è stata nominata responsabile Ilaria Nani. Inoltre, si è lavorato perché ogni scuola abbia una segreteria ben organizzata con precisi criteri di archiviazione ed è stata anche studiata la modulistica per i diversi aspetti della gestione della scuola e del personale. Successivi interventi hanno posto in luce altri aspetti altrettanto importanti e decisivi per la qualità di una scuola e dell’insegnamento anche se quello economico rimane il problema di fondo. Per esempio, giustamente le scuole libere devono accogliere i bambini “disabili”, ma lo stato stanzia per loro solo circa 1000 euro all’anno, mentre alla scuola statale garantisce l’assegnazione dell’insegnante di sostegno, con un’evidente disparità di trattamento di cui l’opinione pubblica e i governanti devono essere consapevoli. Per quanto riguarda i bambini appartenenti a famiglie indigenti, non in grado di pagare la retta, oltre a condividerne il bisogno, come già accade nelle scuole cattoliche della provincia, si devono far intervenire i servizi sociali del Comune. Infine, sempre più spesso bambini di altre religioni, soprattutto islamici, si iscrivono a queste scuole: in questi casi è importante che le loro famiglie sottoscrivano il progetto educativo, mentre le pratiche religiose devono essere proposte solo ai bambini di fede cattolica. L’assemblea ha approvato all’unanimità il conto consuntivo. PIERANGELO MELGARA P A G I N A 32 CRONACA Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PUBBLICAZIONI FRA GLI AUTORI GIOVANNI GIORGETTA Il dialetto di Villa in un vocabolario E ra strapiena la chiesa parrocchiale di san Sebastiano a Villa di Chiavenna per la presentazione del volume di Giovanni Giorgetta e Stefano Ghiggi Vocabolario del dialetto di Villa di Chiavenna, edito dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca. La preziosa opera vede la luce dopo molti anni di ricerche ed approfondimenti, con un lavoro completo e meticoloso da parte dei due autori, i villesi Stefano Ghiggi e il compianto professor Giovanni Giorgetta, che purtroppo non ha avuto modo di vedere il completamento della sua opera. Alla presentazione sono intervenuti, oltre a Stefano Ghiggi, tre studiosi di livello come il prof. Gabriele Antonioli, il prof. Remo Bracchi e il prof. Bruno Ciapponi Landi, che hanno ricordato la figura di Giovanni, a cui si è aggiunto il ricordo personale del figlio Valerio. I due coautori hanno collaborato per oltre venti anni nell’iniziativa di approntare un vocabolario della parlata locale. A Giovanni si deve l’impostazione generale dell’opera e il suo perfezionamento sintatticogrammaticale. La ricerca sul campo è stata con- dotta principalmente da Stefano Ghiggi, che ha intervistato una quarantina di persone, alcune delle quali purtroppo scomparse. “La ricchezza e l’espressività del nostro unico dialetto emergono in quest’opera che il prof. Giovanni Giorgetta ci ha lasciato a te- stimonianza del suo legame affettivo per Villa. Grazie al suo paziente, puntuale e preciso lavoro di ricerca, possiamo tramandare a chi verrà dopo di noi la memoria del nostro amato idioma”, scrive nella prefazione il sindaco del paese, Giglio Maraffio. Anche l’amico e storico Guido Scaramellini nella presentazione del poderoso volume ricorda: “Non avrei mai pensato di dover scrivere la presentazione di questo lavoro nel ricordo del suo principale autore, Giovanni Giorgetta che prematuramente ci ha lasciato. Avrebbe certamente meritato di vedere pubblicato il vocabolario di Villa … Un lavoro condotto a titolo assolutamente gratuito e solo sostenuto dall’affetto verso la propria terra. La scomparsa di Giovanni fa di questo libro il suo ultimo omaggio a Villa, dove trascorse la fanciullezza e la giovinezza e a cui dedicò anche cinque anni da sindaco”. Alla serata ha partecipato il Coro Argento di Villa, composto da un gruppo di anziani impegnati da tempo nella ricerca, nel recupero e nella riproposizione di canti tradizionali, anche nel dialetto del paese. L’ A m m i n i s t r a z i o n e Comunale di Villa di Chiavenna, con l’intento di avvicinare i cittadini alla conoscenza della storia e delle tradizioni del paese, donerà una copia del libro a tutte le famiglie residenti. Per tutti gli altri, rimarrà la possibilità di acquistarlo nelle librerie della valle. GIOVANI IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI SUSANNA POZZOLI Due anni di ricerca nelle città... « n progetto che doveva durare tre mesi e che è diventato il lavoro di due anni». Susanna Pozzoli ha cono- U sciuto Harlem a fondo, dopo aver vissuto a Parigi e Barcellona, prima di entrare nei meccanismi giusti per conoscere le persone, in una realtà in rapido mutamen- to, e convincerle a lasciar fotografare angoli di vita privatissima. Gli scatti di “On The Block” sono nati così. Scatti che, pur non ritraendo nessuna persona, dicono FESTA DEL BASKET PER 250 AL PALAMALOGGIA Sette scuole e 250 bambini sotto canestro. È stata una festa dai grandi numeri quella dedicata al minibasket per la Valchiavenna. I piccoli alunni di Somaggia, San Cassiano, Prata Camportaccio, Mese, Chiavenna Centro, Bette e Borgonuovo hanno partecipato alla “Festa del basket”. Nella prima parte della mattinata promossa dagli istruttori Christian Ronconi e Tiziana Grillo - i giovanissimi atleti delle prime tre classi si sono sfidati in una serie di percorsi motori, poi è arrivato il momento delle sfide sotto canestro per i più grandi. «Queste manifestazioni permettono di promuovere l’attività sportiva fra i bambini, anche per le discipline che, tradizionalmente, raccolgono una minore attenzione in Valchiavenna», ha sottolineato con soddisfazione Paolo Donà, tecnico dello staff del Coni. La manifestazione del PalaMaloggia ha rappresentato l’ultima tappa della “Tre Giorni di Basket” che ha visto protagonisti anche i bambini della zona di Morbegno. A tutti i presenti alla fine delle partite è stato regalato un gadget a ricordo della giornata e alle scuole sono state consegnate sette targhe per avere partecipato al progetto. «Ragazzi incredibili per la loro educazione e rispetto, qualità che vanno al di là delle abilità messe in campo sul piano sportivo - ha aggiunto Donà -. Alcuni bambini con i loro insegnanti si sono offerti alla fine di aiutare l’organizzazione nelle pulizie. Non ce n’è stato bisogno, chiaramente, ma è stato un bel messaggio di delicatezza da parte di alunni e docenti». Dalla prossima settimana ripartiranno i progetti del Comitato in riva al Mera. Toccherà ai bambini di prima elementare, impegnati al campo sportivo di Chiavenna sulla pista di atletica. S.BAR. CHIAVENNA IN FIORE APRE ALLA CUCINA È il “Finger food” la novità dell’edizione 2010 di Chiavenna in Fiore. La popolare manifestazione primaverile organizzata dalla Prochiavenna, che nata originariamente per abbellire il centro storico con fiori e piante, si è poi allargata coinvolgendo l’Istituto Alberghiero Crotto Caurga, si terrà quest’anno il 22 maggio. Tante le novita, fra cui il concorso per la preparazione di bevande, tartine di accompagnamento agli aperiti e le decorazioni floreali per le vie della città. moltissimo degli abitanti delle case e dei luoghi ritratti nel libro: «Harlem è un quartiere in rapidissimo mutamento spiega la fotografa chiavennasca, ormai divisa per lavoro tra Milano e New York - dove stanno sorgendo insediamenti modernissimi a fianco dei vecchi abitati, ancora prevalentemente della comunità afro-americana. Per la realizzazione di questo libro devo ringraziare il progetto “Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte”», un programma di residenza per giovani artisti internazionali, ideato nel 2007 da Ruggero Montrasio che ha invitato ad oggi ventisei artisti provenienti da tutto il mondo: Cameroun, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Israele, Italia, Svezia, Stati Uniti e Ungheria. «”On The Block” non è l’ultimo progetto a cui ho lavorato. Attualmente sono in mostra a Montrasio Arte a Brera con “After The Funeral”. Si tratta di un progetto sviluppato da una serie di fotografie e da una ri- «SOLO STUDIANDO SI DIFENDE IL 25 APRILE» Leggere e approfondire la storia per trovare le ragioni per festeggiare il 25 aprile. È l’indicazione che ha dato la scorsa domenica il sindaco Maurizio De Pedrini nel corso della celebrazione chiavennasca. Il corteo, aperto dal gonfalone cittadino e il gagliardetto dell’Anpi portato dal presidente di sezione Pasquale “Moro” Amati, ha percorso le strade del centro con in testa la Musica cittadina. Arrivati dinanzi al monumento ai caduti; dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli, De Pedrini ha tenuto un breve ma significativo discorso. «Con il passare degli anni e allontanandosi da quei fatti - ha esordito il primo cittadino - c’è il rischio, come anche per il 4 novembre, che si perda il significato delle ricorrenze. Così vorrei riprendere le parole del presidente Giorgio Napolitano che ieri ha parlato di festa di liberazione e riunificazione del paese». De Pedrini ha citato tre testi di «autori di onestà intellettuale e rigore storico, che hanno scritto fatti obiettivi che aiutano a capire». Per primo il sindaco ha indicato “Storia dell’Italia partigiana” di Giorgio Bocca, che ha combattuto fascisti e nazisti e ha raccontato «partendo dall’esperienza personale, la fatica di un popolo nel lottare per i valori di libertà, democrazia, pace e giustizia». Poi “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che «ha trattato il tema a lungo tabù, delicato ma che andava affrontato, dei giorni seguiti alla fine della guerra con vendette personali e politiche che non hanno fatto onore ai valori partigiani». Come terzo De Pedrini ha citato il libro “Antifascismo e resistenza in Valchiavenna” di Renato Cipriani, presente alla cerimonia insieme a molti comuni cittadini e a rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, una ricostruzione di ciò che accadde dopo l’8 settembre tra le montagne valchiavennasche, «Oggi il rispetto e il valore delle istituzioni sono le basi della convivenza. Conoscendo le radici capiamo chi siamo». II sindaco ha poi lasciato la parola ai ragazzi della scuola media Garibaldi, presenti insieme ai coetanei che frequentano la Bertacchi. «Con la nostra presenza continuiamo il progetto di Cittadinanza e Costituzione - hanno letto gli studenti -. Ricordare la Resistenza, il grande coraggio e i sacrifici di partigiani e civili, diventa per noi giovani un dovere importante. Non dimentichiamo che uomini e donne di tutte le età sono morti allora per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo». N.F. TRE CONFERENZE CON GLI STUDENTI SULLA LIBERAZIONE Il 25 aprile unisce studenti e cittadini con tre conferenze dedicate a Resistenza e Costituzione. In occasione della festa della Liberazione, all’Istituto comprensivo “Bertacchi” sono stati organizzati per gli alunni delle classi seconde e terze tre incontri. Le lezioni si svolgeranno al Teatro della Società Operaia di Chiavenna, associazione che ha garantito il proprio patrocinio e la propria collaborazione. Si partirà nella mattinata di sabato 8 maggio. Stefano Corbetta, magistrato dell’Anm, converserà con i ragazzi sui principi fondamentali della Costituzione Italiana e sul valore della legalità. Sette giorni più tardi toccherà a Renato Cipriani, ex insegnante di scuola primaria che nel 1999 ha pubblicato un testo di ricerca storica dal titolo “Antifascismo e Resistenza in Valchiavenna”. Il libro di Cipriani è incentrato sulle vicende della valle del Mera e permette di legare gli eventi storici del Ventennio a luoghi e personaggi conosciuti dai ragazzi. Le iniziative curate dall’ex segretario dello Spi-Cgil rappresentano una preziosa occasione per conoscere le vicende che hanno visto impegnati partigiani e antifascisti della zona - ad esempio Giulio Chiarelli, al quale è stata dedicata la via dove ha sede la Società operaja - e compagni provenienti da fuori provincia come Giovanni Pirelli “Pioppo”. Sabato 22 maggio interverrà Dario Venegoni, ricercatore e storico, presidente dell’Associazione nazionale ex deportati di Milano. Parlerà delle deportazioni del periodo nazi-fascista e proietterà un filmato sulla ricostruzione del Campo di Bolzano. S.BAR. flessione scritta, realizzate il giorno dopo il funerale di mia nonna, nel gennaio del 2008. Un momento difficile che è diventato uno spunto di riflessione sul tema dell’assenza e della morte. Le immagini sono accompagnate dalle parole di cinque scrittori, che saranno con me alla pre- sentazione in programma giovedì 13 maggio». Si è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bergamo nel 2002. Nello stesso anno si è trasferita a Parigi, dove ha conseguito un master in Critica Cinematografica alla Sorbonne di Parigi. D.PRA. P A G I N A CRONACA 33 Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 I RISULTATI DI UNA RICERCA PRESENTATI IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA DELLA CULTURA Archivi e carteggi talamonesi illustrare tutti i documenti esaminati nel lavoro di riordino. Gli organizzatori hanno perciò focalizzato l’attenzione su un ambito molto concreto, come la manutenzione delle strade. Pier Luigi Piano ha ricordato anzitutto le finalità che si propone la Settimana della Cultura, cioè di avvicinare i cittadini non solo ai musei, ma anche alle biblioteche e agli archivi, poi ha svolto una dotta relazione introduttiva sulle antiche vie di comunicazione. In una recente pubblicazione la Valtellina è stata definita «crocevia d’Europa» ed effettivamente, fin dai tempi più antichi, le Alpi (e quindi anche le nostre valli) sono state attraversate dalle popolazioni per scambiarsi il vino, il sale, il ferro e le derrate alimentari. Anche Rita Pezzola ha fornito anzitutto alcune preziose notizie sulla storia antica, attingendo dai documenti che sta esaminando nell’ambito del progetto denominato Codice Diplomatico Lombardo, in collaborazione con l’Università di Pavia. Consiste nella ricerca e nella pubblicazione dei documenti più antichi in assoluto e che ancora non sono stati oggetto di studio. Sta emergendo, ad esempio, che negli anni dopo il Mille la bassa Valtellina è stata fortemente interessata dalla presenza e dai contrasti tra i grandi monasteri di Milano, di Como e dell’Acquafredda di Lenno. Anche gli atti più antichi che riguardano Ta- LA FONDAZIONE MELAZZINI PREMIA GLI STUDI SULLA FAMIGLIA La difficile sfida della disabilità il tema centrale delle tesi prescelte per l’edizione 2010 del premio “Anna e Michele Melazzini” per tesi di laurea sulla famiglia. Avrà luogo giovedì 29 aprile alle ore 17.30, presso la Sala Consiliare “Michele Melazzini” della Provincia di Sondrio, la cerimonia di assegnazione del premio per tesi di laurea sulla famiglia della Fondazione “Anna e Michele Melazzini”. Ad aggiudicarsi la quinta edizione, ex aequo, Eleonora Cortesi per la tesi La famiglia immigrata di fronte alla nascita di un figlio disabile: le risorse e le sfide di una difficile transizione e Francesca Rossi per la tesi La famiglia affronta l’autismo. Analisi delle relazioni familiari e della loro relazione con l’emotività espressa. Le tesi saranno illustrate dalle autrici nel corso della cerimonia. lamona, del 1015, del 1029, del 1158, del 1215 fanno riferimento, diretto o indiretto, ai monasteri. Quello del 1215 è particolarmente importante, perché in esso, per la prima volta, viene nominata la comunitas, cioè il Comune di Ta○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ G li archivi sono i luoghi nei quali vengono conservati i documenti unici del nostro passato. Sono quindi fonti preziosissime di storia, ma, per poter essere consultati, devono essere ordinati in maniera sistematica. Diversamente è impossibile cercare qualunque dato o notizia in un accumulo disordinato di carte. Anche nell’archivio comunale di Talamona, quando nel 2004 il soprintendente Pier Luigi Piano aveva compiuto un sopralluogo, erano stati individuati quattro grossi faldoni di documenti antichi, che però avevano bisogno di essere riordinati. Il lungo e impegnativo lavoro è stato compiuto dalla ricercatrice Rita Pezzola, con la collaborazione di Simona Cometti e di Annalisa Castangia. In questo modo, sabato 24 aprile, nell’ambito delle manifestazioni per la XII Settimana Nazionale della Cultura, è stato possibile presentare al pubblico i risultati emersi. Il convegno, come ha sottolineato il sindaco di Talamona Italo Riva nell’aprire i lavori, ha costituito anche l’occasione per utilizzare il nuovo edificio appena restaurato, destinato a diventare la Casa della Cultura, in quanto ospiterà l’archivio e la biblioteca comunale, con le relative sale per la lettura, la consultazione e gli incontri culturali. Naturalmente, in un semplice convegno, non era possibile lamona. Nel Trecento le notizie diventano più abbondanti, soprattutto grazie agli atti del notaio Simone Della Porta, conservati presso l’Archivio di Stato di Sondrio. Sappiamo così che nel 1374 la comunità di Talamona chiede ed ottiene il diritto di eleggere un proprio sacerdote. Nasce quindi la nuova parrocchia. I documenti veri e propri dell’archivio comunale, invece, iniziano solo dal 1512, in corrispondenza con l’avvento del dominio grigione. Dalla loro lettura emerge il quadro di una comunità viva… «Sembra quasi di entrare negli uffici e di vedere gli amministratori all’opera» oppure, attraverso i verbali scritti dai notai, si possono seguire le decisioni prese durante le assemblee generali dei capifamiglia. Tra gli argomenti che ricorrono più di frequente, vi sono senza dubbio le strade, alla cui manutenzione vengono chiamati gli abitanti dei vari colondelli, le frazioni nelle quali si divide il paese. I documenti ci permettono poi di conoscere anche il numero degli abitanti e di tracciare così una linea dello sviluppo demografico. Nel 1589 a Talamona vivono 1850 persone, divise in 305 famiglie. Nel 1624 gli abitanti sono ancora sullo stesso livello (1800), ma poi la peste del 1630 (la stessa descritta dal Manzoni nel Promessi sposi) riduce la popolazione a meno della metà: 801 abitanti secondo i dati del Comune; addirittura 731 come risulta dal registro dei morti della parrocchia. A Talamona la ripresa demografica è abbastanza rapida, in quanto nel 1697 gli abitanti hanno di nuovo raggiunto il numero di 1900 e nel 1706 sono ben 2018. Il tema delle strade è stato poi ulteriormente sviluppato da Simona Duca, assessore alla cultura del Comune di Talamona. Dopo l’unità d’Italia, il nuovo Stato ha compiuto un grande sforzo per migliorare la rete viaria minore, che si trovava in condizioni pietose, ma i Comuni hanno dovuto affrontare le solite difficoltà economiche, per cui, spesso, hanno richiesto ai cittadini anche prestazioni d’opera gratuite, come nel Medioevo. «Dopo aver riordinato la parte antica dell’archivio comunale - ha concluso l’assessore - ora procederemo anche con gli incartamenti più recenti. Si tratta di un lavoro lungo e faticoso, che sporca le mani, ma che è anche appassionante, perché la polvere, prima che ai polmoni arriva al cuore. La lettura dei documenti ci fornirà poi gli elementi per delineare una nuova storia del nostro paese». CIRILLO RUFFONI RASSEGNA LE CHIAVI D’ARGENTO SABATO 8 MAGGIO A Chiavenna corali da ascoltare n occasione della XXIX edizione della rinomata rassegna musicale chiavennasca “Le Chiavi d’Argento – Incontri corali Giocondo D’Amato”, il Comitato organizzativo propone una serata molto interessante, dedicata a due celebri e apprezzate formazioni vocali: il “Piccolo coro Artemìa” di Torviscosa (Udine) diretto dal M° Denis Monte e il “Torino Vocalensemble” diretto dal M° Carlo Pavese. Due formazioni corali distinte, una di voci di fanciulli e l’altra costituita da giovani amanti del canto, che proporranno una ricca e varie- I gata serie di brani appartenenti al repertorio sacro e spazianti da “Maria Mater Gratiae” di Fauré (1845 - 1924) a pezzi di compositori contemporanei come Thomas Jennefelt (1954) e Eric Whitacre (1970). Il Piccolo Coro Artemìa nasce nel dicembre 1998 e conta circa 30 coristi dagli 11 ai 19 anni. Ha partecipato a concerti, rassegne e festival corali in Italia (Trieste, Venezia, Vicenza, Trento, Bergamo, Roma) ed all’estero (Slovenia, Austria, Belgio, Scozia e Canada). Ha collaborato con compositori friulani e con le maggiori orchestre friu- lane (Filarmonica e Sinfonica F.V.G., Orchestra Aquileiensis, Orchestra Naonis) ed estere (Orchestra barocca Solamente Naturali di Bratislava). Ha partecipato all’allestimento di opere quali Brundibár di H. Krasa, la Messe G-dur di F. Schubert, il Requiem di G. Fauré e la Passione secondo Matteo di J.S. Bach. Nel Novembre 2008 ha ottenuto la fascia d’argento al Gran Premio Nazionale Corale di Travesio (PN) e, sempre nel Novembre 2008, ha ricevuto il Premio Speciale Moret d’Aur come gruppo emergente conferitogli da una giuria compo- CLAUDIO INTROINI CONFERMATO ALLA GUIDA DELLA FONDAZIONE FOJANINI Al termine di anni segnati da un grande impegno degli Enti Pubblici per il rilancio della Fondazione Fojanini, l’appena rinnovato Consiglio di Amministrazione ha confermato la fiducia al presidente uscente Claudio Introini eleggendolo per acclamazione. Nei giorni scorsi, completate le nomine dei consiglieri da parte degli enti soci a seguito della tornata amministrativa del 2009, il nuovo Cda si è riunito alla presenza dei rappresentanti, fra gli altri, della Provincia, lo stesso Introini, Vincenzo Cornaggia, Renato Ciaponi e Pietro Panizza, della Camera di Commercio, Alberto Marsetti e Adelino Tralli, del Comune di Sondrio, Renzo Sondrini, e delle cinque Comunità Montane: il presidente Severino De Stefani per quella della Valchiavenna, l’assessore Graziano Pellegatta per quella di Morbegno, il presidente Tiziano Maffezzini per Sondrio, il presidente Franco Imperial per Tirano e l’assessore Marco Gurini per quella dell’Alta Valle. Introini ringrazia innanzitutto la Provincia che lo ha indicato nuovamente quale proprio rappresentante e i componenti del Consiglio di Amministrazione che gli hanno confermato la fiducia. «Sono onorato per questa nomina – sottolinea – che mi consentirà di proseguire il lavoro avviato in questi anni. Confermo il mio impegno e la volontà di continuare lungo la strada intrapresa affinché la Fondazione Fojanini sia sempre di più il punto di riferimento del settore agricolo in provincia di Sondrio. Al nostro interno abbiamo le professionalità e le competenze necessarie per sviluppare progetti importanti, primo fra tutti quello legato alla certificazione ambientale e di filiera a tutela della genuinità, dell’originalità e della naturalità dei prodotti del nostro territorio». Introini pensa a un’agricoltura sostenibile proiettata nel futuro in grado di far emergere gli aspetti più peculiari della valle: «Questo deve essere il nostro impegno, perciò cercheremo la collaborazione degli operatori e delle aziende affinché l’obiettivo diventi condiviso», aggiunge il presidente. Più valore al nostro territorio e maggiore consapevolezza di ciò che esso può garantire al futuro della nostra provincia: una nuova cultura che deve diffondersi soprattutto fra i più giovani. In questo contesto si inserisce anche l’impegno della Fondazione nella divulgazione del documentario di Ermanno Olmi sui terrazzamenti vitati nelle scuole. sta da giornalisti ed autorità del Friuli. Nel maggio 2009 ha partecipato e vinto il 5° Concorso Nazionale per voci bianche di Malcesine conquistando il primo premio nella categoria sacro e nella categoria profano, il premio per il coro con il punteggio più alto e il premio al miglior direttore della manifestazione. Molto interessante e ricca di innovazione si presenta la realtà del gruppo “Torino Vocalensemble” così tratteggiata dal celebre direttore di coro svedese Gary Graden sul Bollettino Corale Internazionale (gennaio 2004): “Un buon esempio del cambiamento della realtà corale italiana è visibile nel lavoro di Carlo Pavese a Torino, con il suo Torino Vocalensemble, di recente formazione. Si tratta di un eccellente coro amatoriale, nuovo e giovane […]. Oltre alla straordinaria vastità del repertorio in suo possesso, e alla capacità e bellezza delle voci, quest’ensemble è particolarmente dedito all’esecuzione della musica contemporanea. Diversi membri del coro del resto, così come lo stesso direttore, sono compositori e compongono per questo “strumento” con risultati estremamente soddisfacenti. Al tempo stesso il coro raccoglie i frutti derivanti dall’esecuzione di musica nuova e interessante. Sono sicuro che la “Scuola di Torino” continuerà a produrre musica interessante in futuro, e che compositori come Pavese, Margutti, Camoletto, Guglielmi e Tessarin saranno conosciuti sempre di più, sia in Italia che all’estero”. Il concerto si terrà a Chiavenna, presso la chiesa di san Fedele, sabato 8 maggio alle ore 21.00. Ingresso libero. E.O. P A G I N A CRONACA 34 SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 PITTURA «IL TRANSITO DI SAN GIUSEPPE», UN’OPERA DA STUDIARE L’arte di Cesare Ligari A ccade, di tanto in tanto e in ogni ambito, di fare scoperte. Ed è sempre stupore che riaccende la passione. A una tale sorte si deve il convegno Intorno a un dipinto di Cesare Ligari, Il transito di san Giuseppe. Disegni preparatori, fortuna museale, intervento conservativo, che si è svolto a Sondrio, lo scorso 21 aprile, nella sala dei Balli di Palazzo Sertoli. Oggetto del convegno la nominata pala dell’artista, che si trova nella chiesa parrocchiale di Albosaggia, e le scoperte che la riguardano, dal restauro che l’ha rigenerata ai disegni che l’hanno anticipata. Relatori Sandra Sicoli, soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Milano, che ha ripercorso il filo rosso degli interventi dello Stato che negli anni hanno valorizzato il patrimonio artistico valtellinese; Angela Dell’Oca, direttrice del Museo Valtellinese di Storia e Arte, che ha introdotto la figura di Cesare Ligari, inquadrandola nel contesto storico e familiare, ripercorrendo le principali tappe della sua vita e che ha illustrato con il puntuale riscontro delle immagini proiettate sullo schermo la relazione tra le figure del dipinto e i disegni corrispondenti. Dell’Oca ci ha, così, introdotto nell’affascinante mondo di questa forma artistica, che oggi non è più considerata come un «aspetto minore, secondario o accessorio», ma, piuttosto «complementare alla ricostruzione della personalità di un maestro». La storica di arte Eugenia Bianchi ha, quindi, sottolineato come “Il Transito di san Giuseppe”, decisamente influenzato dal Tiepolo, segni la distanza tra il solido classicismo del padre e il gusto veneto della decorazione e del colore che contraddistingue Cesare, mentre le due restauratrici milanesi Marina Torresan e Laura Baraldi hanno mostrato nel confronto delle immagini la suggestiva trasformazione dell’opera d’arte in corso di restauro, dando voce al minuzioso lavoro, grazie al quale l’immagine «si ricompone da sola e prende forma completamente nuova, inimmaginabile prima». to la guida del padre, si trasferisce a vent’anni a Venezia, smanioso di perfezionare il mestiere e vincendo il timore paterno «di sinistri incontri». In questa sua fase sperimentale sulla laguna, ispirandosi alle leggende di testi apocrifi, realizza “Il transito», ovvero la morte di san Giuseppe (due metri e cinquanta d’altezza per centotrentasei centimetri di larghezza), commissionatogli, appunto, per l’altare della chiesa parrocchiale di Albosaggia. Cesare lavorò molto a quest’opera. Significava la sua presentazione in valle e, quindi, la sua possibile affermazione e desiderata fortuna. Una speranza che andrà, in seguito, delusa, al punto che, nel 1764, l’artista trasloca, con la moglie Lucrezia e i nove figli, a Como, dove muore nel 1770. Fatti i conti con due devastanti restauri precedenti, il recupero di questo dipinto ha rivelato la presenza di alcune figure e di particolari importanti, coperti dagli strati sovrapposti di stucchi, ridipinture, vernici. Sono così ricomparsi due angioletti sospesi sopra il volto di Giuseppe e si è, per esempio, ridefinita con precisione l’intera figura del grande angelo che sovrasta la scena. E, poi, la restituzione della vivace cromia originale, dai rossi ai blu delle vesti di Maria e del Cristo alla suggestiva intensità della luce che avvolge il volto di Giuseppe, abbandonato sul cuscino rigonfio, nel letto del suo tramonto. Infi- ne, il restauro ha reso possibile il lavoro di riconoscimento di alcuni disegni che l’hanno preceduto: le teste degli angeli, il volto dolente di Maria, le sue mani intrecciate, il viso di Cristo, la sua mano destra benedicente. Tutti disegni realizzati da Cesare con i suoi mezzi preferiti, il carboncino, la sanguigna sfumata a gessetto, il lapis nero. Su carta bianca, grigia, isabella, cinerina. Ritrovati tra gli oltre 770 catalogati e conservati nel Fondo ligariano del Museo valtellinese, che raccoglie bozzetti, schizzi d’invenzione, disegni preparatori di Pietro, Cesare e Vittoria Ligari. Sui propri disegni, gli stessi Ligari hanno lasciato interessanti informazioni in due accurati Inventari, che ci fanno per esempio scoprire che nel 1735 «dieci puttini disegnati da riglievi in carta bianca» costavano dieci lire, «sessantacinque nudi d’Academia» quaranta lire, «ventiquattro pezzi di mani e piedi presi dal naturale e da riglievi» 23 lire. Ma questa è ancora un’altra storia. MILLY GUALTERONI Cesare Ligari, dunque, nato nel 1716, figlio terzogenito di Pietro Ligari e Nunziata Steininger, dopo l’apprendistato sot- GLI APPUNTAMENTI DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO Questi gli appuntamenti di Unitre di Sondrio: venerdì 30 aprile, Maria Luisa Arista, docente di Economia aziendale, svilupperà il tema La gestione delle risorse comuni: massimizzare il profitto, o perseguire l’interesse collettivo?; lunedì 3 maggio, Eleonora Sparvoli, docente di letteratura francese all’Università degli Studi di Milano, proporrà il seguente tema letterario Dallo Straniero alla Peste: esistenzialismo e impegno nell’opera narrativa di Albert Camus. Tutti gli incontri si tengono a partire dalle 15.30 nella sede di via Cesare Battisti 29. Il viaggio di fine anno si svolgerà da martedì 25 a sabato 29 maggio, visitando il Mondo degli Etruschi nelle città di Volterra, Grosseto, Tarquinia, Cerveteri e in altre aree archeologiche dell’Etruria; per la gita in val Grosina, Da Grosio a Fusino ed Eita, di domenica 6 giugno occorre prenotarsi entro il 17 maggio. Unitre Tirano propone un incontro, alle ore 15.00 presso la sala del Credito Valtellinese in piazza Marinoni: martedì 4 maggio, Roberto Petrucci, presidente del Centro di Omeopatia di Milano, parlerà di Omeopatia: prevenzione e campi di applicazione. VISITE AL CASTELLO VENOSTA Nella suggestiva sede del castel dell’Ovo a Napoli, in occasione del consiglio direttivo nazionale dell’Istituto italiano dei castelli è stato tra l’altro varato il calendario per le Giornate nazionali dei castelli. Il castello dei Venosta di Bellaguarda sarà oggetto di una visita nel pomeriggio di sabato 8 maggio, a partire dalle ore 15.00, e domenica 9, alle ore 10.45 e alle ore 15.00. Farà da guida il presidente regionale prof. Guido Scaramellini. I BAMBINI DELLA «LUCCHINETTI» DI SONDRIO VERSO LA CITTÀ DI SMERALDO Venerdì 30 aprile, a Sondrio, presso il Teatro San Rocco, alle ore 10.00 e alle ore 20.45, gli alunni della scuola primaria “Don Lucchinetti” presentano lo spettacolo teatrale liberamente tratto dal romanzo di Frank Baum “Il mago di Oz”, Verso la città di smeraldo. La regia è di Roberta Devitiis, i costumi sono a cura di insegnanti e genitori. «Uragano della mente. Vortice del cuore. Una tempesta dalla quale non puoi star fuori. Non lascia via di scampo. Impossibile fermarlo. Qualcuno lo aspetta, ma non bisogna cercarlo. Arriva da solo l’Uragano. Confonde. Porta scompiglio. Spaventa. Sconquassa. Poi pian piano si calma e sorprendentemente ti cambia». Con queste parole le ragazze della quinta classe hanno descritto l’Uragano, caricando di senso la storia della bambina Dorothy, costretta da un vortice turbinoso ad intraprendere un viaggio che la porterà all’incontro di stravaganti personaggi in cerca di qualcosa che già possiedono, ma di cui sono ignari. Verso la città di smeraldo è un percorso di lettura interiore che ha consentito ai bambini la conoscenza di sé nei vari aspetti : emozioni, stati d’animo, sentimenti, comportamenti, nonché l’acquisizione di un sistema di valori autentici, quali l’amicizia, la generosità, la solidarietà, gli affetti. Ad ogni classe è stato assegnato un personaggio attorno al quale è stato impostato il lavoro: lettura del romanzo, riflessione, interpretazione personale ed infine rappresentazione teatrale. Durante il suo viaggio Dorothy è accompagnata dal cane Toto, inseparabile “amico” capace di rispondere ai bisogni e di esprimere i propri. Incontra tre personaggi: lo Spaventapasseri senza cervello che, certo della sua pochezza, scoprirà quanto si cresce attraverso le esperienze, l’Uomo di Latta, a cui manca un cuore per provare emozioni e amore e il Leone Codardo, che ha bisogno del coraggio per non deludere le aspettative degli altri. Il viaggio si rivelerà proficuo per i quattro compagni, anche senza le arti magiche del Grande Mago. Cuore, cervello, coraggio, amicizia ci aiutano ad affrontare ogni difficoltà. «Quello che cerchi è già dentro di te, ma bisogna scoprirlo!» ci dice Frank Baum. Ma occorre un Uragano per andarlo a cercare! Cresciuta, Dorothy torna alla sua “casa”, la realtà che ha alimentato il suo mondo interiore di pensieri, valori, affetti e che le ha consentito di costruirsi un cuore capace di meraviglia e di amicizia. CON INTERNET SALOON VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA SU PIERLUIGI NERVI Internet Saloon di Sondrio invita corsisti e sondriesi a conoscere da vicino uno dei più grandi architetti del Novecento italiano e internazionale: Pierluigi Nervi. A trenta anni dalla sua scomparsa, Sondrio, la sua città natale, gli rende omaggio con una mostra allestita presso la Galleria del Credito Valtellinese e del Museo valtellinese di storia e arte di Palazzo Sassi. La visita guidata gratuita del gruppo di Internet Saloon è fissata per venerdì 7 maggio alle ore 16.30. Per partecipare è necessario iscriversi entro giovedì 6 maggio contattando la segreteria di Internet Saloon. È possibile telefonare al numero 0342-513129, oppure inviare una mail [email protected]. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 P A G I N A 35 LIVIGNO COME SEMPRE UN APPUNTAMENTO DI SUCCESSO SULLE NEVI DEL PICCOLO TIBET Gare speciali con Handy Sport S i è svolta a Livigno dal 19 al 22 aprile 2010 la 21 edizione delle Olimpiadi sulla Neve Special Olympics organizzata da Handy Sport Livigno e dal Centro Diurno Disabili di Livigno. Handy Sport Livigno è un’associazione sportiva, che non ha fini di lucro, costituita il 19 marzo 1992 con lo scopo di promuovere attività sportive finalizzate all’integrazione dei portatori di handicap ed inoltre ha lo scopo di contribuire alla diffusione, conoscenza e pratica degli sport per disabili favorendo la loro partecipazione a manifestazioni proposte anche da altri enti. Con questo spirito nacquero le Olimpiadi dei Disabili, come si chiamavano inizialmente, la manifestazione che ancora oggi, dopo più di vent’anni, sa coinvolgere un grande numero di volontari e che nell’edizione 2010 ha visto la partecipazione di 45 gruppi provenienti da tutta la Lombardia ma anche da Parma, Ferrara, Pisa e Rovigo. Il collaudato programma della manifestazione ha alternato gare sportive, esibizioni canore, serate di gala e molti momenti di festa e serenità. I gruppi sportivi speciali sono giunti a Livigno il lunedì, giornata dedicata al viaggio e alla sistemazione negli alberghi. Martedì 20 alle ore 9.00 la prima gara: la prova di slittino presso il campo Scuola Sci Centrale per sfruttare al meglio la neve che, alla mattina, era ancora in perfette condizioni e che, grazie al lavoro dei maestri di sci e dei volontari ha permesso lo svolgimento della prova senza alcun problema. Nel pomeriggio la sfilata lungo le strade del paese e la cerimonia ufficiale di apertura presso la Plaza dal Comùn con l’accensione del tripode alla presenza del sindaco di Livigno, Silvestri, sulle note dell’Inno d’Italia suonate dalla banda di Livigno. Il mercoledì mattina la prova di Triathlon unificato: gommoni, ciaspole e nordik walking (camminata nordica). Nel pomeriggio presso Plaza Placheda la rassegna canora “Sulla neve per cantare” con l’esibizione di vari gruppi accompagnati dal Coro Monte Neve di Livigno. Alle ore 20.30 l’attesa Serata di Gala, ritrovo ufficiale per incontrarsi, ballare, cantare con l’animazione di un d.j., l’alle- gra presenza di alcuni pagliacci e la carica dei numerosi ragazzi dell’Azione cattolica ragazzi di Livigno. Per tutti firma e gadget dell’olimpionica livignasca Katia Zini. Una delle caratteristiche di questa manifestazione è la simpatia con cui i ragazzi speciali partecipano ai vari momenti in cui è articolata ciascuna giornata, simpatia che è il miglior ringraziamento per tutti i volontari coinvolti: bimbi degli asili, bambini e ragazzi delle scuole, giovani e responsabili delle associazioni sportive, membri dei gruppi folcloristici e della banda, anziani in costume, maestri di sci e cronometristi, cuochi e, naturalmente, gli infaticabili organizzatori dell’Handy Sport e del C.D.D. con tutti i familiari dei ragazzi. QUINTO BORMOLINI BLOCCATA UN’ATTIVITÀ DI SFRUTTAMENTO E DI FALSE REGOLARIZZAZIONI A SONDRIO Un’indagine davvero insolita per la città e la provincia di Sondrio. Nel capoluogo valtellinese i carabinieri del locale comando hanno arrestato un medico molto noto in città, un’avvocata del foro di Sondrio di origine bulgara e un cittadino di nazionalità cinese, per reati connessi all’immigrazione irregolare. Le indagini sono state lunghe complesse. Alla fine il Giudice per le indagini preliminari Carlo Camnasio ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti dei tre perché accusati di aver favorito la permanenza in Italia di cittadini cinesi irregolari, attraverso la costituzione di contratti fittizi di lavoro subordinato per colf e badanti. Il tutto, previo pagamento in denaro a datori compiacenti, e allegando false attestazioni alle pratiche amministrative per la regolarizzazione. I numeri sono davvero importanti se paragonati alla piccola realtà di Sondrio ma anche dell’intera Valtellina: nel mirino degli inquirenti ci sarebbero le assunzioni irregolari di 18 cittadini cinesi (anche se gli investigatori stanno analizzando in totale una cinquantina di pratiche) e di 350 cittadini di altre nazionalità extra-europee. L’inchiesta ha coinvolto anche la Prefettura e l’Ufficio immigrazione della Questura di Sondrio: tutto è partito l’autunno scorso in seguito alla denuncia di un datore di lavoro che, resosi conto dell’illecito, ha deciso di raccontare tutto alle forze dell’ordine. 2 MAGGIO: CONCERTO AD ALBOSAGGIA Domenica 2 maggio, presso la chiesa parrocchiale di santa Caterina in Albosaggia, a partire dalle ore 21.00, si terrà un concerto d’organo con il maestro valtellinese Michele Droz. Nel programma della serata, composizioni di Bach, Brahms e Mendelssohn. REPORTAGE SULLA PALESTINA Pax Christi Sondrio, col patrocinio del Comune di Sondrio, promuove giovedì 29 aprile alle ore 21.00 presso l’Auditorium Torelli di Sondrio un reportage dalla Palestina con testimonianza di don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi. È prevista la proiezione del film Piazza pulita realizzato da Pax Christi (Italia) e Al-Haq (Palestina) con la collaborazione dell’associazione israeliana Zochrot. Al termine la presentazione del libro “Un parroco all’inferno-Abuna Manuel tra le macerie di Gaza” e del documento “Kairos Palestina”. PROGETTO INTERREG SUI FIUMI È positivo il bilancio del primo anno di attività del progetto Interreg Italia-Svizzera Ecoidro: Uso dell’acqua e salvaguardia ambientale e della biodiversità nei bacini di Adda, Mera, Poschiavino e Inn, rientrante nel Programma di Cooperazione Territoriale Italia-Svizzera 2007-2013. Ecoidro prevede un impegno di spesa pari a 1.624.656,25 euro, di cui 1.602.000 euro di parte italiana. Esso è stato finanziato mediante fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e nazionali (Fondo di Rotazione ex lege 183/87), oltre che da una quota di autofinanziamento da parte degli Enti e Società coinvolti. Ha avuto inizio nell’aprile del 2009 e terminerà a marzo del 2012. La Provincia di Sondrio e il confinante Cantone Grigioni ospitano un reticolo idrografico imponente per estensione, capacità e valore naturalistico. La disponibilità idrica ha comportato, durante il secolo scorso, una serie di interventi sui corsi d’acqua, finalizzati prevalentemente a sviluppare l’utilizzo idroelettrico della risorsa. Ad oggi, in questo ambito geografico, sono presenti numerosi impianti, che nel loro insieme costituiscono il principale polo di produzione idroelettrica della Lombardia e uno tra quelli di maggiore rilevanza nazionale per l’Italia. A servizio di questo complesso produttivo esistono numerosi bacini artificiali ed opere di derivazione lungo i corsi d’acqua. Alla situazione produttiva descritta, quale ulteriore elemento di modifica dello stato di naturalità degli ecosistemi fluviali, si sono aggiunti gli effetti degli interventi di artificializzazione degli alvei, attuati soprattutto a seguito dei tragici eventi alluvionali del 1987. La recente evoluzione del quadro normativo, in termini di gestione ed utilizzo dell’acqua, ha inoltre comportato l’esecuzione dei primi svasi di sedimenti dai bacini artificiali e l’incremento, a partire dall’inizio del 2009, delle portate rilasciate a valle delle opere di presa. Alcuni dei principali bacini imbriferi coinvolti ricadono in parte in territorio italiano ed in parte in territorio svizzero: il fiume Mera ed il torrente Poschiavino originano in territorio svizzero, nel quale sono presenti anche alcuni bacini artificiali, e terminano in Italia; al contrario, altri bacini imbriferi, tra cui quello della Valle di Lei con l’invaso omonimo, originano in Italia ma appartengono alla Svizzera nella loro porzione inferiore. Il progetto Ecoidro coinvolge pertanto territori italiani, compresi interamente nella Provincia di Sondrio, e territori svizzeri, facenti parte del Cantone Grigioni. I soggetti coinvolti nel progetto, oltre al capofila Provincia di Sondrio ed al partner svizzero Regione Valposchiavo, sono gli Enti Locali interessati alle tematiche delle azioni: Ster di Sondrio e Parco delle Orobie Valtellinesi; i partner tecnicoscientifici e i soggetti operanti sul territorio con ruoli specifici nell’ambito delle tematiche trattate: Università degli Studi dell’Insubria, Blu Progetti, Politec, Irealp e Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio e infine le principali aziende idroelettriche che gestiscono gli impianti coinvolti nelle attività: A2A, Edison, Edipower, Enel Produzione. Il progetto Ecoidro punta alla salvaguardia ed al miglioramento della qualità degli ambienti acquatici, sostenendo la biodiversità e promuovendo interventi di compatibilizzazione ambientale del sistema idroelettrico presente nelle aree analizzate e di miglioramento della conoscenza e della fruizione sostenibile degli ambienti acquatici. Il progetto triennale si articola in 11 azioni suddivise in interventi sul territorio ed in attività di supporto volte a realizzare un lavoro organico di sostegno e di miglioramento del quadro ambientale ed ecologico degli ecosistemi fluviali presi in esame. P A G I N A 36 TESTIMONIDIGIT ALI TESTIMONIDIGITALI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 IL PAPA HA INCONTRATO A ROMA GLI OPERATORI DELLA CULTURA E DELLA COMUNICAZIONE “PRENDIAMO IL LARGO NEL MARE DIGITALE” “ I l tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività”. Lo ha detto, Benedetto XVI, ricevendo, sabato 24 aprile, in udienza nell’Aula Paolo VI i partecipanti al convegno Cei “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, che si conclude oggi a Roma. In precedenza il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto un breve saluto al Papa. “Intendiamo con la forza che ci viene dal suo limpido magistero portare avanti la missione di costruire ponti di comprensione e comunione – ha detto il cardinale – perché cresca il dialogo e la pace nella società e mostrare agli uomini del nostro tempo e all’umanità smarrita di oggi che Dio è vicino e che in Cristo tutti ci apparteniamo”. RICONOSCERE I VOLTI La Rete, ha osservato il Papa, manifesta “una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno”. Non solo: “Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona”. Questo convegno, ha sottolineato il Pontefice, “punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle “Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa”. E’ questo l’invito rivolto da Papa Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno “Testimoni Digitali, organizzato a Roma dalla Cei, dal 22 al 24 aprile. persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo”. “L’amore nella verità”, ha affermato il Santo Padre, costituisce “una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione” e i media possono diventare “fattori di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali”. Ciò, ha proseguito Benedetto XVI richiamando l’enciclica “Caritas in Veritate”, richiede che “essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale”. Solamente a tali condizioni, ha avvertito il Papa, “il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della Rete”. LA MISSIONE DELLA CHIESA “Il compito di ogni credente che opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo ‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”: è questa, secondo il Pontefice, “la missione irrinunciabile della Chiesa”. Anche nella Rete i credenti sono chiamati a collocarsi come “animatori di comunità”, attenti a “preparare cammini che conducano alla Parola di Dio”, e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti “sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche”. La Rete potrà così diventare una sorta di “portico dei gentili”, dove “fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto”. Gli animatori della cultura e della comunicazione sono segno vivo di quanto “i moderni mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono”. “Le voci, in questo campo, in Italia non mancano”, ha aggiunto il Santo Padre ricordando il quotidiano Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa SIR, i periodici cattolici, la rete capillare dei settimanali diocesani e i siti internet di ispirazione cattolica. Benedetto XVI ha quindi esortato “tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto”. “Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella pro- grammazione pastorale”, ha aggiunto. Infine, il Papa ha ancora esortato “a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”. lità” vanta l’odierna nostra testimonianza cristiana? Una testimonianza “leggera” non significa una verità diluita, svenduta o di minor profilo. Vuol bensì indicare “la scioltezza e l’immediatezza che non fa velo a quello che ci sta a cuore e lascia emergere ciò che ci preme. La leggerezza si sposa con la fantasia che non è sinonimo di fantasticheria ed è un concentrato di intelligenza che fa intuire quel che non è ancora visibile. La fantasia è allegria; è cioè capacità di cogliere il lato umoristico della realtà perché se la logica è il giorno feriale del cervello, la fantasia ne è la domenica. La fantasia è autonomia perché ci sottrae alla pressione dell’opinione dominan- te e ci fa capaci di uno sguardo originale. E’ forse questo, a pensarci, un invito a ritrovare quel risus paschalis, di cui oggi c’è bisogno ancor più per contagiare un mondo serioso che non sa più ridere di sé. E che proprio per questo ha ancor più necessità di sperimentare la gioia di Dio, la promessa ilarità del Vangelo, il vino nuovo che riporta la gioia nella vita degli uomini” (D. Pompili). Una verifica lungimirante e una gioia rinnovata, forse, non guasterebbe. Anche alla nostra testimonianza digitale diocesana. Sir LA RIFLESSIONE DI DON AURELIO PAGANI COSA PORTIAMO A CASA? E’ questa l’ovvia domanda che ogni partecipante ad un convegno ecclesiale dovrebbe porsi. E rispondere. Le indicazioni emerse da Testimoni Digitali sono davvero molte. Ma ritengo possano essere fruttuose solo nella misura in cui ci stimoleranno nel promuovere un’attenta rilettura delle modalità e dei criteri di cui ci avvaliamo nel “fare comunicazione” oggi in diocesi. Per un discernimento che tutti coinvolga. E assecondi un “buon annuncio” della “buona novella” ci salva. Alla luce di quanto emerso, dunque, mi sembrano plausibili e doverosi alcuni interrogativi. Non sperimentiamo giorno dopo giorno una testimonianza sterile perché gravata (solo) dell’onere di “trovare nuovi mezzi”, anziché farsi essa stessa mezzo e novità, forma plastica e mutevole di una verità incondizionata e inesprimibile? Mons. Pompili nella sua relazione annotava come occorre “non solo pianificare, ma anche verificare; non soltanto progettare a tavolino restyling accattivanti, ma anche monitorare poi i risultati delle nostre innovazioni. La mancanza di un progetto a tutto tondo, infatti, conduce spesso a ripetere gli errori del passato e, giocando solo sul susseguirsi di superficiali novità, impedisce qualsiasi reale innovazione”. Nella sua testimonianza, p. Roderick Vonhogen, (parroco olandese, fondatore di “The Star Quest Production”, un network capace di raggiungere 250 mila persone) ha presentato “sette consigli” per l’evangelizzazione nei nuovi media. I primi due possono riassumersi nella “volontà di andare incontro all’ascoltatore” e nella capacità di “incuriosire”. Tra gli altri consigli: la necessità di vivere l’evangelizzazione “non come un processo statico ma come un cammino” da “vivere insieme come gruppo”, arrivando così a creare una “comunità o, meglio, una famiglia” in cui “stimolare la partecipazione degli ascoltatori perché rappresen- tano una ricchezza”, di cui è necessario “prendersi cura”. Talvolta non ci sfugge il fatto che il Modello stesso – Cristo, il suo Volto, la sua Parola – sia in fondo la realtà più “mobile” di tutte, quella più incarnata ed esposta alla mutevolezza, quella più versatile e meno catturabile? La domanda è quasi retorica: che sforzo facciamo per dare Cristo – tutto a tutti – senza imporne un’interpretazione parziale, soffocante, unilaterale? Come sappiamo farci ‘vicini’ ai ‘lontani’ andandoli ad incontrare là dove si trovano? (P. Roderick, per esempio, propone programmi che partendo da fenomeni di massa - come Harry Potter e dalla presenza nel romanzo di simboli religiosi giungono a parlare di fede). La nostra testimonianza non è talvolta posticcia, “pesante”? Quanto la nostra proposta sa affrancarsi dal vincolo inesorabile e macchinoso di una “installazione” contestuale? Quanto risulta “incatenata” a formule e modalità desuete? Quanto è libero il nostro annunzio? Che “portabi- il settimanale il settimanale Don Aurelio Pagani è direttore dell’Ufficio diocesano Comunicazioni Sociali P A G I N A 37 TESTIMONIDIGIT ALI TESTIMONIDIGITALI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 GIOVANI E WEB PRESENTATA UNA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA LE BUONE NOTIZIE DALLA RETE MONS. POMPILI VINO NUOVO IN OTRI NUOVI L a centralità della dimensione relazionale è la buona notizia che emerge da una ricerca sui giovani nello scenario digitale presentata al convegno Cei “Testimoni digitali”, da Chiara Giaccardi, docente di sociologia della comunicazione all’Università Cattolica di Milano. “Gli spazi della rete – ha detto la sociologa comasca – non sono luoghi utopici dove proiettare il desiderio di un mondo totalmente altro ma neppure luoghi autonomi e discontinui dalla dimensione esistenziale concreta. La costruzione di identità e la manutenzione delle relazioni rivelano, invece, una stretta relazione e continuità positiva tra online e offline, tanto che si può dire che la diffusione dei social media inaugura un modo socialmente orientato – da parte dei giovani – di abitare il continente digitale”. La ricerca è basata su 50 interviste telefoniche su altrettanti ragazzi (25 maschi e 25 femmine) tra i 18 e i 24 anni, su tutto il territorio nazionale, equamente ripartiti tra studenti e lavoratori, abitanti i piccoli centri e grandi città. Tra i risultati della ricerca, emerge con chiarezza la continuità tra mondo reale e virtuale come un unico spazio di esperienza dei soggetti intervistati (senza, quindi, rapporti patologici di sostituzione o surrogato). Inoltre emerge chiaramente come la provenienza geografica o la condizione sociale e lavorativa influiscano il modo di utilizzare i nuovi canali digitali. Gli studenti, ad esempio, sono orientati all’esplorazione ed estensione delle reti di relazione; i lavoratori, invece, sono orientati a reti sociali più ridotte che ruotano attorno alle attività svolte. I primi fanno un uso ambientale del- le tecnologie (connessione costante) per il monitoraggio delle amicizie, l’organizzazione di eventi, l’alfabetizzazione alla vita universitaria; i secondi hanno un rapporto funzionale e strumentale con le tecnologie, avendo minore quantità di tempo da investire nell’uso. L’uso delle diverse tecnologie è legato anche alle fasce d’età degli utenti. L’adozione del cellulare avviene negli anni delle scuole medie, o nel passaggio tra le scuole medie e le superiori (in alcuni casi come regalo per la Cresima o la promozione). Il computer e la connessione Internet flat, e quindi i primi servizi di comunicazione interpersonale (come Msn, e ancora prima alcune chat) arrivano durante il percorso scolastico delle superiori. E, infine, il salto GUARDARE AL FUTURO CON CORAGGIO I l convegno che la conferenza episcopale italiana ha organizzato nei giorni scorsi è stata un’ occasione importante non solo per gli addetti ai lavori (uffici della comunicazione sociale, giornalisti, webmaster) ma anche semplice manovalanza che, con impegno negli ambiti a volte sperduti delle parrocchie e diocesi, si impegnano per la diffusione del vangelo con i mezzi vecchi e nuovi della comunicazione. Era necessario fare il punto della situazione, visto la forte spinta che il digitale ha impresso a tutti i mezzi di comunicazione, per smitizzare internet e l’uso che i giovani fanno di essa, per sottolinearne le potenzialità e vedere nel concreto ciò che già si fa esperienze significative e stimolanti. La sensazione è che la nostra diocesi è ancora un po’ indietro ma ha certamente le potenzialità per recuperare, occorre crederci e il coraggio di investire risorse e persone avendo ben chiaro il fine e i mezzi. Per una realtà territoriale come la nostra, lunga e variegata, e con un solo strumento il Settimanale, Internet diventa lo strumento fondamentale per raggiungere ed essere raggiunti, il sito diocesano e quelli dei vari settori della pastorale, la creazione di una web radio o di programmi podcast (cioè scaricabili) attraverso cui far passare informazione e formazione che in un futuro più o meno prossimo potrebbe alimentare i programmi delle radio parrocchiali, piccoli strumenti efficaci: presenza significativa della Chiesa comasca ed universale nelle varie comunità pastorali. Un altra realtà importante, almeno per me, è quella delle sale della comunità (i vecchi cinema parrocchiali). Interessante è stata la riflessione su come il digitale sia entrato nel cinema rivitalizzando piccole sale della comunità. Penso di essermi fatto prendere un po’ la mano. Tutto questo, è vero, sembra avveniristico e utopico, ma è anche vero che basterebbe davvero poco per realizzarlo, bisogna crederci e vederne le implicazioni pastorali. Il convegno ha rafforzato certe idee che avevo e mi ha fatto vedere e toccare una Chiesa viva giovane che accetta la sfida del digitale, che vuole esserci e testimoniare la propria fede e speranza. tra la scuola superiore e l’università diventa il momento cruciale per l’adozione di Facebook, se non avvenuta in precedenza: ogni età sembra essere caratterizzata dalla centralità di un diverso strumento, che entra nell’universo costituito dai precedenti, integrandovisi. È la rete degli amici (nuovi e vecchi) l’ambiente all’interno del quale si articolano processi imitativi e di “consiglio” che fanno avvicinare a taluni strumenti. È quasi una “innovazione di gruppo” che porta all’adozione, per esempio, dei social network. I giovani gestiscono le proprie relazioni online secondo quattro modalità: finalizzata all’organizzazione di incontri; per fare conversazione; per vedere cosa fanno gli altri; per chiacchierare senza altro scopo che mantenere la relazione. Il valore relazionale sembra, però, avere la meglio sia sulla performance, sia sulla consultazione, sia sull’intrattenimento. Infatti non è l’ambiente tecnologico che determina i modi delle relazioni, ma è la relazione che dà forma all’ambiente, unificando spazi diversi in un unico mondo relazionale. Si registra anche una sensibilità al contesto da parte dei giovani, sia come ambiente relazionale (in cui evitare l’eccesso individuale e il conflitto) sia come spazio comune (da mantenere animato, anche attraverso una comunicazione quasi forzata, che si traduce in comportamenti orientati all’armonia piuttosto che al narcisismo, e nella definizione implicita di un’etichetta dell’abitare gli spazi digitali. LA COMUNICAZIONE AL SERVIZIO DELLA PASTORALE “Testimoni digitali”: non uno slogan che rincorre la moda, ma la consapevolezza di incarnarsi nel quotidiano della tecnologia, che sta trasformando la realtà e l’uomo, continuando ad essere quegli ‘intagliatori di sicomori’ che il card. Ratzinger ci invitava ad essere otto anni fa per incidere profondamente nella cultura e portare frutti maturi. Un ricchissimo percorso di riflessione, questo “Testimoni Digitali”, sul nostro dovere di cristiani di abitare anche questo nuovo ‘mondo’, apparentemente virtuale, e invece sempre più concreto e pervasivo della nostra realtà: “La Chiesa che evangelizza è naturalmente presente – ed è chiamata ad esserlo – lì dove l’uomo sviluppa la sua capacità di conoscenza e di relazione. Ecco perché la Rete e la Chiesa sono due realtà da sempre destinate ad incontrarsi. Internet non è affatto un semplice ‘strumento’ di comunicazione che si può usare o meno, ma un ‘ambiente’ culturale, che determina uno stile di pensiero e crea nuovi territori e nuove forme di educazione, contribuendo a definire anche un modo nuovo di stimolare le intelligenze e di stringere le relazioni, addirittura un modo di abitare il mondo e di organizzarlo” (Spadaro). il settimanale “Vorremmo abitare questa patria straniera con quello sguardo assolutamente originale sulla realtà, che è lo sguardo della fede” (mons. Crociata), e “introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo ed informativo i valori su cui poggia la nostra vita. Dobbiamo essere parte di una Rete gettata al largo per ‘farsi sempre più prossima all’uomo’, evitando di ‘precludersi alcuna strada’ pur di raggiungerlo” (Benedetto XVI). “Dobbiamo smetterla di considerare la comunicazione come ‘un ulteriore segmento della pastorale o un settore dedicato ai media’, per intenderla invece come ‘lo sfondo per una pastorale interamente e integralmente ripensata a partire da ciò che la cultura mediale è e determina nelle coscienze e nella società’ “ (mons. Crociata) . Da questo Convegno può nascere un percorso di approfondimento che pone, ancora una volta, la nostra attenzione sul quotidiano degli uomini del nostro tempo, per cercare di “non perdere nessuno per strada”. LAURA LEGNANI Ufficio Comunicazioni Sociali COMUNICARE E’ UNA QUESTIONE DI “LIBERTA’” il settimanale don TIZIANO RAFFAINI responsabile diocesano Ufficio Cinema “Nella comunicazione del Vangelo oggi c’è qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio. Il nuovo è, naturalmente, la buona notizia, spumeggiante e dirompente come un vino novello; il vecchio è paradossalmente la comunicazione, che è soggetta a innovazioni rapide e presto datate, a mutamenti che cominciamo a comprendere solo quando sono passati”. Lo ha detto mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, aprendo l’udienza degli operatore della comunicazione riuniti in Aula Paolo VI . Per poter comunicare con efficacia nel nuovo sistema digitale, ha proseguito mons. Pompili, occorrono alcune “condizioni preliminari”: “La prima è certamente l’intenzionalità, cioè la consapevolezza di ciò che ci sta a cuore e l’impegno a condividerlo, senza dissimulare la propria identità”. Una seconda condizione è “la capacità di avvicinare l’altro, cioè il nostro interlocutore. Se manca la disponibilità ad ascoltare chi ci sta di fronte, qualsiasi comunicazione è depotenziata”. Un terzo elemento, ha aggiunto consiste nell’ “imparare i linguaggi e le nuove forme di comunicazione, cioè entrare dentro il mondo per noi cifrato che altri abitano con naturalezza. La condizione fondamentale, tuttavia, rimane “la credibilità che ciascun testimone, anche in versione digitale, deve poter assicurare per garantire la tenuta del proprio agire comunicativo”. Per mons. Pompili, “la Chiesa non fa testimonianza nei media (solo) perché ne possiede e gestisce alcuni”. Per esserci, infatti, “occorre prima essere” e “aver cura di sé significa per ciascun animatore della cultura e della comunicazione, porre in prima istanza l’autenticità e l’affidabilità della propria vita”. Il convegno “Testimoni digitali” ha offerto molteplici chiavi di lettura e sovrabbondanti spunti di riflessioni circa il fenomeno della “crossmedialità”, termine ermetico e sibillino contenuto nel sottotitolo dell’appuntamento capitolino e che, oggettivamente, nell’epoca della comunicazione diffusa comunica davvero molto poco… Abbiamo vissuto tre giorni all’insegna dell’ottimismo, con un’analisi dei fenomeni comunicativi in atto non ingenuamente positiva ma giustamente impegnata nella ricerca delle potenzialità della “connessione perpetua”. Internet e la tecnologia sono paragonabili a un “Giano bi-fronte”: offrono trappole e risorse. È consolante sapere che, per quanto possano progredire e diventare sempre più veloci ed efficaci, questi strumenti, per funzionare veramente, necessitano di un cervello pensante dall’altra parte del desk. Per non lasciarsi travolgere, per conservare equilibrio, per non diventarne dipendenti. Consolante, inoltre, sapere che quello del giornalismo, per quanto in profonda crisi di etica e di contenuti, sarà un mestiere che continuerà ad esistere, perché nel flusso continuo di informazioni serve qualcuno che sappia interpretare, verificare, tradurre, trasmettere sapendo adattare linguaggi e contesti. L’importante è conservare un dono sempre più raro: la libertà, quella vera… Una comunque, la consapevolezza che mi è rimasta impressa più delle altre: la centralità della persona, faro e valore di riferimento per una comunicazione che voglia davvero comunicare qualcosa. ENRICA LATTANZI “Il Settimanale” - Ufficio Stampa Diocesano P A G I N A 38 PALLAVOLO INIZIATIVA DELLA FIPAV MTB CIRCUITO 3 PROVINCE Volley sul lago Tempo di gare Fino al 21 maggio c'è tempo per iscriversi al Circuito 2010 che sarà caratterizzato complessivamente da ben 20 appuntamenti Sabato 29 maggio piazza Cavour si vestirà con i colori della pallavolo per una giornata "speciale" pagina a cura di LUIGI CLERICI U n Lago di Volley. La pallavolo comasca invade la piazza con una manifestazione festosa e colorata. L’appuntamento è per sabato 29 maggio nel salotto buono di Como, piazza Ca-vour, dove verranno allestiti ben sei campi da minivolley e uno regolamentare da pallavolo per una giornata che si preannuncia indimenticabile per il movimento sottorete. L’evento è organizzato dalla FIPAV Comitato Provincia di Como in collaborazione con le società sportive del territorio. E’ previsto l’arrivo di circa 200 miniatleti dai 6 ai 12 anni oltre a numerose sorprese che verranno svelate dagli organizzatori nei prossimi giorni. “Un Lago di Volley” è patrocinato dall’assessorato allo Sport del Comune di Como e sostenuto da una serie di istituzioni e sponsor privati. La manifestazione è stata inserita tra gli eventi ufficiali di avvicinamento ai Mondiali di Pallavolo Italia 2010. Sabato 29 maggio sarà presente in piazza Cavour anche Volly, la mascotte ufficiale delle finali della competizione internazionale, che torneranno in Italia a settembre a 30 anni di distanza dalla loro ultima apparizione. “La pallavolo comasca diventa maggiorenne e va in piazza a festeggiare dice il presidente del Federazione Pallavolo comasca, Plinio Lunardi - parlando con Vanna Schiera dell’Us. Tavernola ci siamo resi conto che l’ultima volta che abbiamo organizzato una manifestazione in piazza Cavour è stato proprio 18 anni fa’. Era ora di regalare ancora al iniziato il conto alla rovescia per l’avvio della nuova edizione, al decima della storia, del Circuito Tre Province Overland di mountain bike che, quest’anno, sarà caratterizzato da Tredici gara di cross country, una cronoscalata, cinque gran fondo ed una 12 ore con l’importante appuntamento rappresentato dalla “Granfondo del Triangolo Lariano - memorial Marco Bomman”. «Gara che si presenta con alcune novità - spiega uno dei responsabili organizzativi Tiziano Ardemagni, insieme a Giacomo Binaghi e Alessandro Pozzi -: la prima è il cambiamento del percorso per consentire anche ai meno spericolati e tecnici bikers di poter visitare e frequentare la nostra competizione». I due nuovi tracciati della competizione (di 49 e 35 km) interesseranno Erba, Monguzzo, Alserio, Orsenigo, Albavilla, Erba, Pontelambro, Caslino d’ Erba, Castelmarte, Canzo, Proserpio, Eupilio, Longone al Segrino e ancora Erba con il gran premio della montagna alla Capanna Mara valorizzando il lavoro dell’associazione Team Triangolo È nostro splendido movimento un palcoscenico importante. In questi giorni stiamo mettendo a punto con la preziosa collaborazione delle società sportive del territorio e il coordinamento di Cristiano Zatta, un programma molto ambizioso per un evento promozionale senza precedenti”. Prevista la collaborazione con le scuole della città che verranno invitate a sfidarsi in appassionanti tornei e anche delle sorprese da non perdere per gli appassionati di sport. BASKET Comense eliminata Si è conclusa con la sconfitta patita in gara 3 dei IV di finale a Schio il campionato del Pool Comense. Una stagione altalenante dove, ad un certo punto, si è perfino temuto il peggio ma, poi, è arrivata la qualificazione ai play-off che ha portato con sé un duplice risultato: l’aver raggiunto l’obiettivo minimo stagionale e la certezza di poter disputare, l’anno prossimo, il 30° campionato consecutivo in serie A. Unico neo il fatto che la sconfitta in gara 3 arrivata in terra veneta è stata caratterizzata da un disastroso ultimo tempo dove le comasche, che fino ad allora avevano tenuto testa alle padrone di casa, hanno realizzato solo 2 punti. Schio si è imposta 80-54. LIBRI LE TANTE STORIE CHE LEGANO IL CALCIO ALLA SLA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Per la nona volta su dodici edizione complessive la 500 miglia Touring ha fatto tappa a Como venerdì scorso, 23 aprile. La XII edizione della kermesse automobilistica, infatti, si è svolta dal 23 al 25 aprile, snodandosi su un percorso che ha toccato città d’arte e incantevoli laghi, vette maestose e verdi pianure, non tralasciando l’ aspetto enogastronomico. La partenza, come di consueto, è avvenuta da Piazza della Loggia a Brescia e la prima tappa ha visto le 110 vetture d'epoca partecipanti (più 10 motociclette ed un sidecar) toccare il lago d’Iseo, il lago d’Endine e le valli Bergamasche per poi, costeggiando il Lario, arrivare a Bellagio e scendere fino a Como. L’arrivo della carovana è avvenuto in piazza Cavour dove le auto hanno sostato per una notte. L'indomani, sabato 24, la carovana è poi ripartita in direzione di Cernobbio per risalire la sponda occidentale del lago ed entrare in Valtellina. Successivamente le vetture partecipanti alla 500 miglia Touring hanno raggiunto il Trentino e, discendendo lungo il lago di Garda, Verona. L'arrivo, come da tradizione, è avvenuto a Brescia, culla di questa manifestazione. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 500 MIGLIA A COMO 110 AUTO D'EPOCA SPORT IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 Lariano Lago di Como Asd che opera da anni sul territorio e che quest’anno ha intensificato le proprie attività trasformandosi in associazione sportiva dilettantistica che sin dal nome lascia trasparire la sua vocazione alla promozione del territorio su cui opera. Altre novità sono la mini-granfondo riservata ai bambini con il coinvolgimento delle scuole. Questo evento, nell’ultima edizione, ha avuto un grandissimo eco con la presenza delle immagini su 12 emittenti tv locali; quotidiani locali, siti internet nazionali. Le iscrizioni cumulative al Circuito Tre Province Overland, con le sue quote alla portata di tutti, saranno aperte fino al prossimo 21 maggio. CALCIO FATICOSO 2-1 AZZURRO L'inquietante morbo del pallone Vittoria voluta Un libro/inchiesta per scoprire i tanti calciatori, famosi e non, che sono stati colpiti dal "morbo di Gehrig" U n viaggio lungo dieci anni, nei meandri di un “pallone malato”. Una luce che si è accesa il giorno in cui, Zdenek Zeman denunciò: «Fuori il calcio dalle farmacie». È partita da lì l’inchiesta di Massimiliano Castellani, giornalista del quotidiano Avvenire, intorno alle morti e le malattie misteriose che funestano il mondo del calcio nazionale. In un Paese caratterizzato sempre più dalla politica dei sospetti e dei misteri irrisolti, questo nuovo capitolo d’inchiesta intende dare voce a tutte quelle componenti - sportive, scien- tifiche e giuridiche - che in questo decennio hanno alimentato il dibattito e tentato di aprire squarci di verità riguardo alle “morti bianche” del calcio. Tra queste spiccano i tragici epiloghi legati a un fenomeno che potremmo definire tutto italiano: quello del Morbo del pallone. Il Morbo di Gehrig, o Sla, Sclerosi laterale amiotrofica, malattia che conta circa 5000 malati in Italia (500.000 nel mondo) e che ha causato oltre 50 vittime tra i calciatori e chiuso prematuramente l’esistenza di illustri capitani di lungo corso: da Gianluca Signorini ad Adriano Lombardi. È il Morbo contro il quale lotta Stefano Borgonovo, assurto a simbolo di resistenza di tutta una categoria, quella dei calciatori, che dalle ultime indagini scientifiche potrebbe avere un’esposizione 20-30 volte superiore rispetto alla popolazione universale. Il Morbo del pallone è un accurato libro-dossier che non vuole assolutamente alimentare i soliti inutili terrorismi - frutto spesso di una comunicazione superficiale e impreparata ma andare a fondo a questa piaga, ascoltare tutte le voci e ripercorrere la storia sportiva e umana di una serie di protagonisti del calcio italiano, affacciandosi anche ad una finestra che dà sulla Pre- mier inglese in cui il fenomeno “calcio e Sla” non è ancora stato indagato adeguatamente. L’autore ha viaggiato e ascoltato abbastanza intorno alla galassia Morbo di Gehrig, da aver tratto almeno una verità fondamentale: non esistono ma-lati di serie A e di serie C. Luca Pulino, Maurizio Vasino, Agatino Russo e Pierluigi Corno, alcuni dei piccoli eroi esemplari di un calcio dilettantistico, di cui qui si parla, e che tuttora lottano contro la malattia, non possono essere ignorati. Così come non si può più chiudere gli occhi dinanzi a una ricerca scientifica costantemente a corto di finanziamenti e senza dei quali questa sfida al Morbo è persa già in partenza. Massimo Castellani: "Il morbo del pallone. Gehrig e le sue vittime". Edizioni Selene, 140 pagine, prezzo: euro 14.50. Il Como vince in rimonta col Sorrento ed ora va a Cremona sperando di conquistare un punto A 180 minuti dalla conclusione del campionato di I Divisione il Como conserva buone chance di evitare la lotteria dei play-out. Domenica scorsa, infatti, gli azzurri hanno sconfitto per 2-1 al Sinigaglia il temuto Sorrento. Una partita che sembrava avviata sui binari giusti dopo che Cozzolino aveva portato in vantaggio gli azzurri al 10', ma che ha rischiato di rovinarsi nella ripresa. Al 46', infatti, i campani hanno trovato il gol del pareggio ed alcune decisioni prese in campo dalla terna arbitrale hanno scaldato gli animi a tal punto che prima Ottavio Strano e poi Amilcare Rivetti sono stati allontanati dall'arbitro. A risolvere, in positivo, la questione ci ha pensato Riva che al 77' ha insaccato il gol del 2-1 che vale tre importantissimi punti per gli azzurri a due giornate dalla fine. Il Como, ora, deve cercare di tornare da Cremona con almeno un punto e la missione non è impossibile. Da sette giorni, infatti, il Novara è promosso in serie B (dove vi fa ritorno dopo ben 33 anni) e quindi tra la cadetteria ed i grigiorossi restano i playoff che inizieranno a campionato concluso. Magari, contro il Como, la Cremonese non cercherà a tutti i costi i tre punti. Ma non si sa mai. Intanto, retrocessa la Paganese, play-out sicuri anche per il Lecco che farà visita al Como per la 34° ed ultima giornata. P A G I N A 39 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010 A PARTIRE DA DUE FATTI DI CRONACA PAROLE, PAROLE, PAROLE (61) Giustizia Chiaramente dal latino “iustitia”, a sua volta da “ius - iuris”, che significa “diritto”, sia di natura sia emanato dalla società. Per i grandi giuristi romani la giustizia si riassumeva nella massima “vivere onestamente (cioè rispettando i buoni costumi), non danneggiare nessuno, dare a ciascuno il suo”. C’è chi ha interpretato la massima come una specie di manifesto dell’individualismo, secondo il quale basterebbe non fare danno ad altri, cosicchè la libertà di ognuno si fermerebbe solo quando entra in conflitto con la libertà degli altri. Non ci sarebbe, quindi, un dovere di giustizia in positivo, cioè di “fare il bene degli altri (e, ovviamente, il bene proprio) e il “bene comune”, cioè di tutti. Si tratta di un grave travisamento del diritto romano, il quale, invece, ha esaltato quanto mai il “bene comune” ed ha sempre tenuto in grande considerazione coloro che si adoperavano per il prossimo. Ad esempio coloro che, come il comasco Plinio il Giovane, destinava gran parte della sua fortuna per far studiare i giovani ed abbellire la sua città. Coloro che travisano il diritto romano lo falsificano per nobilitare il peggior nemico della civiltà contemporanea, che è l’assoluto individualismo, definito da Nietzsche con la teoria del “superuomo”. Egli è quindi il cattivo maestro della assoluta “autodeterminazione”, il “verbo” dei radicali, che ha infettato quasi tutta la sinistra europea, quella italiana in primo piano, finita la sbornia marxista. C’è anche un significato più ampio di “giustizia”. Nei Vangeli mi pare vada ben oltre la definizione romana, per significare “conformità alla volontà del Padre”. Giuseppe, ad esempio, “uomo giusto”, cioè “buono”, perché ubbidiente, come Maria, alla volontà di Dio. Del resto anche nel linguaggio comune si dice, ad esempio, che la soluzione di un problema di matematica è “giusta”, perché conforme alle regole matematiche, che non sono regole giuridiche. ATTILIO SANGIANI POCO RISPETTO PER I BAMBINI NEI MEDIA C aro don Agostino, sono turbata dai recenti fatti di cronaca che coinvolgono dei bambini; dalla mancanza d’amore e rispetto verso di loro. La settimana scorsa, bimbi in età scolare sono stati privati del pasto in una scuola bergamasca; gli altri bambini hanno avuto un piatto e loro nulla; cosa avranno pensato questi bambini? Immagino il loro smarrimento e poi la loro vergogna quando avranno capito il motivo della loro esclusione. Ma mi ha fatto ancora più male sentire delle mamme di questa scuola che contestavano la persona che (con carità cristiana) ha provveduto al pagamento delle rette per questi bambini. Ma che cuore hanno queste mamme? Cosa possono insegnare ai loro figli se ritengono giusto che dei loro compagni siano stati trattati così? Altro episodio che coinvolge bambini (ancora più grave) è la notizia dell’arresto per pedofilia di un insospettabile padre di due bambine; la cosa grave è che la notizia era corredata da nome, cognome e foto di questa bieca persona ma… nessuno ha pensato alle sue bambine? ai compagni di scuola? ai loro amici? Quale mancanza di rispetto per loro! Anche questa è una forma di violenza sui bambini. In nome di cosa? Grazie per l’attenzione. UNA NONNA (lettera firmata) Lei ha citato due fatti di cronaca, senza scrivere alcun nome. Certo, mi rendo conto che, da nonna, può permettersi di farlo, e può firmarsi così, anche se nella sua lettera mi ha fornito le sue generalità. Per chi deve offrire una informazione è addirittura scorretto restare nel vago, anche se spesso la gogna mediatica potrebbe essere evitata proprio per rispettare i più piccoli e i più deboli. Ma io ho la sensazione che i bambini non siano affatto al centro dell’attenzione della nostra società, così abile a riempirsi la bocca quando si tratta di stilare proclami infarciti di diritti e doveri, ma poi così facile a smentirsi quando bisogna metterli in pratica e rispettarli davvero. Basta accendere la televisione per scoprire l’ipocrisia degli adulti! Certamente il padre di quelle bambine aveva già fatto loro del male, prima ancora di venire scoperto, e mi domando come facesse alla sera ad abbracciarle come niente fosse. Speriamo che possa imboccare la via della conversione e trovare il perdono e la riconciliazione, oltre a scontare la giusta pena per quanto ha commesso. Circa il caso della scuola - che non è bergamasca (Adro è in provincia di Brescia) - la invito a leggere il documentato reportage di Michele Brambilla su “La Stampa” (vedi: www.lastampa.com/ redazione/cmsSezioni/ cronache/201004articoli/ 54163girata.asp). Ancora una volta una informazione frettolosa si era dimenticata di dirci la verità dei fatti, passando subito al commento... ideologico. Anche questo è un malcostume diffuso. LETTERE AL DIRETTORE FAX: 031.3109325 E-MAIL: [email protected] UN PRETE PER AMICO (41) AMARCORD CHI È NEL BISOGNO EDUCA LA NOSTRA CARITÀ Marnie Secondo molti critici Marnie (1964) non è uno dei migliori film di Hitchcock, non può competere con Vertigo, Intrigo internazionale, Psyco, Gli uccelli. Viene spontaneo chiedersi perché sia piaciuto poco. Forse uno dei problemi sta nella sceneggiatura, che è un po’ particolare, nel senso che Hitchcock ha messo al centro del racconto un enigmatico trauma infantile su cui ruota tutto: suspense e numerose tensioni drammatiche, spettacolo e divertimento, allusioni erotiche e bellezze fisiche dei due protagonisti. C’è tuttavia nel film una scena che vale da sola la scelta di vederlo o rivederlo. La protagonista, Marnie, è una cleptomane: a fine turno si nasconde nell’ufficio dove lavora, riesce ad aprire la cassaforte (sapendo dove si trova la combinazione) e la svaligia. Quando sta per andarsene, arriva la donna delle pulizie. Le due donne sono nella stessa grande stanza, ma separate solo da un piccolo divisorio, Marnie si accorge della presenza dell’ altra grazie al rumore; la signora delle pulizie, invece, convinta d’essere sola, continua a lavare il pavimento, camminando all’indietro nella direzione della protagonista. E’ la stessa inquadratura, ma assistiamo a due scene differenti. Hitchcock tiene lo spettatore con il fiato sospeso in attesa che la ladra sia scoperta dall’inserviente. Per non fare rumore, Marnie, si leva le scarpe e le mette nelle tasche del cappotto, poi a piedi nudi, si dirige verso l’uscita. Non si accorge che una calzatura le sta lentamente uscendo dalla tasca. Lo spettatore vive una suspance incredibile. Pensa che la scarpa finirà per cadere, che farà rumore e Marnie sarà scoperta. Lo spettatore sta dalla parte di Marnie (Tippi Hedren), perché è bella e giovane, anche se ladra; è fragile e nevrotica… e poi perché nelle storie da film si sta sempre dalla parte delle enigmatiche e graziose canaglie. Poco prima che Marnie riesca ad uscire dalla stanza, la scarpa cade a terra... Non vi posso dire quello che succede dopo: dovete vedere il film. Quando Hitchcock decide che dobbiamo aggrapparci al bracciolo della nostra comoda sedia, non abbiamo scampo. Il suo lavoro è perfetto: possiamo solo sperare in un liberatorio sospiro di sollievo. Hitchcock ci manovra: siamo cavie per i suoi esperimenti. Marnie venerdì 30 aprile 2010 ore 16,00; RETE 4 a cura di DANIELA GIUNCO L a questione non è “che cosa sono; che cosa testimonio”; ma “che cosa gli altri mi testimoniano sulla loro realtà?”. Allora vedrò la persona in difficoltà come “esperto”. E la faremo sedere davanti a noi, per studiarla come un “caso”, un oggetto? E’ meglio farla sedere accanto a me, con pari diritto di parola, con dignità, con riconoscenza verso la sua missionarietà, che sta già comunque mettendo in atto solo con il fatto di essere in difficoltà. Se la nostra “carità” suscita reazioni di rifiuto, non è più “segno” se non di superficialità, segno che non sappiamo vedere e leggere i contenuti della comunicazione, prima di “fare”. Di questo passo si costruisce un palazzo, da parte di un’ I.P.A.B., per orfani, mentre i “segni dei tempi” sono diversi, cambiati. In un confronto fra rappresentanti delle parrocchie, in un Consiglio pastorale zonale, una persona, con assoluta buona fede, dichiara: “In parrocchia assistiamo sette famiglie” (ed è opera buona!); ma se ci si ferma a quel gesto, se quello è il livello di riflessione di chi opera, si esige un ben lungo lavoro di “formazione e informazione”. Le “giornate della carità” serviranno ad arricchire sette famiglie per parrocchia, se non sono accompagnate da riflessioni, da chiarimenti, da revisioni. Si finirà col celebrare la “giornata missionaria” mandando in curia un’offerta per riempire una casella nel rendiconto finanziario diocesano, nonostante gli sforzi formativi dell’ufficio missionario. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: AGOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. 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Mi vergogno di venire a raccontare che vivo con tre handicappati e con un giovane senza famiglia, quando so che a Como-città ci sono 407 adulti handicappati medio-gravi (non so quanti sono gli sbandati che dormono in stazione) e non so quante tragedie ed eroismi, disperazioni ed attese, preghiere e bestemmie ci sono dietro le cifre aride. Non è un gran male se abbiamo il coraggio di ascoltare uno che ci grida in faccia che non vuol più rientrare in manicomio, perché non è matto, è solo senza casa. E al manicomio ce ne sono 700; tutti matti? Il Vangelo è pieno di urla, di grida al Signore. mons. AUGUSTO PEDUZZI INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. 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