Mini Dossier Prevenzione N. 10/07
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Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 Dossier “Infanzia” Cura del bambino Spesso i genitori hanno bisogno di essere consigliati sui prodotti più opportuni da utilizzare nei bambini, sulle procedure per la loro cura, ed eventualmente rassicurati o indirizzati nell’affrontare le patologie più frequenti in età pediatrica. Ad iniziare dalla nascita, già per la semplice procedura del bagnetto, il farmacista può intervenire nel fornire le più corrette informazioni a supporto della salute del bambino. Dopo il distacco definitivo del cordone ombelicale – che comunque non costituisce di per se stesso un ostacolo all’immersione del bambino in acqua – il piccolo può fare il bagnetto, che ha lo scopo, al di là dei bisogni di pulizia, anche di attivare la circolazione sanguigna della pelle e la traspirazione. Così, dopo Cordone ombelicale. L' applicazioil bagnetto, non è assolutamente indispensabile ne quotidiana sul moncone di alcol applicare creme o latte idratante. Può invece esal 70% accelera l' essiccamento e sere molto utile l’uso di una pasta/crema sul sederiduce l' incidenza di infezioni. Bisorino per proteggere la pelle del bambino da qualgna controllare quotidianamente il siasi irritazione da urine e feci. cordone per evidenziare infiammazioni o secrezioni, poiché esso rappresenta una porta di ingresso per i germi; è la prima area di colonizzazione batterica e, solitamente, rappresenta il luogo di esecuzione di colture microbiologiche nei programmi di controllo delle infezioni. È sconsigliato l’uso del borotalco – in alcuni paesi è chiaramente indicata sulle confezioni la sua pericolosità nella prima infanzia – in quanto può essere inalato dal bambino se cosparso in quantità cospicua sul torace e sugli arti superiori o, peggio, aspirato direttamente dal contenitore, se il piccolo lo utilizza per gioco. Esiste in commercio anche un ‘talco liquido’, formula senza talco con amido di tapioca veicolato in una crema idratante, che non viene inalato dal bimbo. Assorbe l' eccesso di umidità prevenendo le irritazioni. L’alternativa al bagno è costituita dall’uso di spugnature con acqua a temperatura adeguata, almeno nei primi giorni dopo la nascita. L’acqua e il sapone possono essere sostituiti da latte detergente o da altri prodotti dell’ampia gamma di offerte destinate a queste età. Se si nota che il bambino vive il bagnetto come un momento di tensione o di disagio, è meglio diradarne la frequenza, detergendolo in modo adeguato ma evitando o limitando la fase d’immersione. La temperatura ideale dell’acqua oscilla tra i 32°C e i 35°C, a seconda della percezione del piccolo e, perciò, del suo gradimento: il controllo della temperatura può essere fatto con termometri a lettura istantanea o, più tradizionalmente col contatto del gomito della madre o del padre con l’acqua; la stanza dove viene effettuato il bagno dovrà essere sufficientemente riscaldata, evitando però l’eccessivo surriscaldamento e la relativa umidità. I prodotti in commercio per il bagnetto del bambino offrono un’ampia possibilità di scelta di pH, di detergenza, di comfort adeguati alle caratteristiche della cute a quest’età, ma ciò non esclude l’uso del tradizionale sapone cosiddetto neutro. Dopo il bagnetto, si possono tagliare le unghie del piccolo (che si saranno ammorbidite con l’acqua) utilizzando forbicine a punta arrotondata: il profilo delle unghie delle mani -1- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 segue la curvatura del polpastrello delle dita, mentre quello dei piedi è più lineare, conservando l’angolatura alle estremità. La pulizia dell’orecchio del neonato si limita al padiglione esterno e all’accesso del condotto uditivo, ricordandosi di non utilizzare cotone idrofilo (cotton-fiock) o altro materiale estraneo all’interno del condotto, in quanto il piccolo, reagendo a stimoli dolorosi o fastidiosi, potrebbe improvvisamente effettuare bruschi movimenti del capo con conseguenti lesioni del timpano. A partire dai 6 mesi possono essere utilizzati prodotti in forma di spray per l’igiene del condotto uditivo esterno, a base di acqua di mare isotonica e sterile. Offrono una alternativa ai bastoncini di cotone che con la loro azione meccanica possono provocare dolore, infiammazione e spingere più a fondo il cerume. Il beccuccio anatomico inoltre si adatta meglio alle dimensioni più strette del condotto uditivo. Anche per la pulizia interna del naso, si raccomanda di non usare corpi estranei, ma piuttosto di instillare di qualche goccia di acqua, di soluzione fisiologica o isotonica di bicarbonato, per migliorare la fluidificazione del muco e per favorirne la rimozione, anche con un aspiratore nasale. Fino a circa 7 anni il bambino non è in grado di soffiarsi il nasino lasciando il muco intrappolato nelle fosse nasali. Il ristagno può causare complicazioni come otiti e bronchiti, oltre a rendere difficoltosa la respirazione e l’alimentazione: ecco perchè è importante procedere alla rimozione del muco aiutandosi eventualmente con un lavaggio ‘dinamico’, attraverso l’uso di spray appositi che rispettano la delicata mucosa del lattante e del bambino. Sono soluzioni sterili, isotoniche, più o meno arricchite sali minerali e oligo-elementi, erogate a flusso continuo (nei più piccoli il getto è nebulizzato). Nei primi giorni dopo la nascita il bambino viene generalmente cambiato e lavato molto spesso, in rapporto alla frequenza dei suoi bisogni. Tolto il pannolino, il bambino può essere lavato con acqua nel lavandino del bagno, utilizzando sapone o altro detergente. La scelta di preferire l’uso di salviettine predisposte per la pulizia del bambino al momento del cambio di pannolino è ovviamente lasciata ai genitori, ma sono sicuramente utili in situazioni particolari. L’offerta del commercio è ampia, ma andrebbero privilegiati, almeno nei primi tempi, i prodotti che non contengono essenze profumate, ma solo emulsioni leggere che non ungono la cute. In tal caso si raccomandano comunque lavaggi giornalieri, con l’utilizzo di detergenti a basso grado di acidità. Nelle bambine, nel corso delle prime settimane dopo la nascita, possono essere frequenti delle secrezioni vaginali, ma non è assolutamente opportuno tentare di rimuoverle dall’interno. Esse sono la conseguenza dell’effetto, sulla mucosa del neonato, di ormoni materni ricevuti attraverso la placenta nel corso della gravidanza, ma nel volgere di 15-20 giorni esauriscono i loro effetti. Nei maschietti il prepuzio è spesso aderente al glande, ma nelle delicate manovre di detersione del pene non è opportuno cercare di scoprire del tutto il glande con manovre di stiramento verso il dietro del prepuzio. Il pannolino non deve mai essere troppo aderente, ma di misura adatta e posizionato con gli adesivi davanti. Nei maschietti ancora in attesa del distacco del cordone ombelicale, nel pannolino il pene dovrebbe essere rivolto verso il basso, nel tentativo di evitare che, facendo la pipì, il piccolo bagni il cordone ombelicale. Di fronte a banali arrossamenti del sederino è spesso sufficiente, se le condizioni ambientali lo consentono, deter- -2- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 gere e asciugare delicatamente la parte e lasciarla esposta alla circolazione d’aria. Prima di mettere il pannolino pulito, è bene applicare sul sederino, sui genitali e tra le pieghe inguinali un sottile strato di pasta all' ossido di zinco, che costituisce una barriera protettiva tra la pelle e gli escrementi e favorisce la rigenerazione della cute. L' applicazione del prodotto va ripetuta a ogni cambio, fino alla scomparsa dell' infiammazione. È l' unico trattamento, infatti, che aiuta a risolvere il problema, perché si limita a ' schermare'la cute, senza essere assorbito. Alla nascita, a tutti i neonati vengono instillate negli occhi delle soluzioni antisettiche o contenenti antibiotici, come pratica di prevenzione dell’infezione congiuntivale. Tuttavia a distanza di qualche giorno dalla nascita, alcuni neonati possono presentare una secrezione oculare che ostacola la normale apertura delle palpebre. Questo fenomeno, denominato congiuntivite neonatale può coinvolgere un solo occhio, ma più frequentemente tutti e due gli occhi. L’evento non deve preoc-cupare eccessivamente il genitore; si tratta, infatti, di una banale congestione della mucosa nasale o di un ostacolo nel deflusso delle lacrime con conseguente infiammazione e produzione di secre-zione. Questa lieve infezione, che nel piccolo neonato può presentarsi a qualunque ora, nel bambino più grande compare per lo più al suo risveglio al mattino. È sufficiente tergere delicatamente l’occhio dalle secrezioni ed effettuare un leggero massaggio della palpebra inferiore verso la radice del naso. In questo modo si potrà osservare la regressione di questo banale evento in poche ore. Se, invece, il fenomeno non regredisce, dopo la detersione accurata, nel volgere di 12-24 ore, oppure si è in presenza di un importante arrossamento delle palpebre, soprattutto se accompagnato da rialzo della temperatura corporea, è comunque necessario consultare con tempestività il pediatra o l’oculista. Per quanto riguarda l’alimentazione del bambino, l’allattamento al seno evita tutti i rischi di contaminazioni del latte, connessi alla manipolazione e utilizzo del biberon e delle tettarelle, all’uso ripetuto dei contenitori del latte, ecc. Invece, nel caso in cui il bambino è alimentato con latte artificiale, i genitori devono porre la massima attenzione all’igiene di contenitori (sia del latte in polvere, sia di quello in confezione liquida), delle tettarelle, dei biberon, delle ghiere, ecc. È buona pratica, quindi, porre dopo un accurato lavaggio tutto l’occorrente per la poppata in soluzioni disinfettanti (o in acqua bollente per quindici minuti), il biberon sarà così "sterile" in tutte le sue parti e pronto per l’uso. Sarà importante poi seguire ogni precauzione che eviti ogni ulteriore contaminazione del biberon, si dovrà prestare la massima attenzione a ogni passaggio-manipolazione che preceda il contatto del biberon con la bocca del piccolo. Soprattutto nel momento in cui viene trasferito il latte liquido dal contenitore al biberon oppure quando viene ricomposto il latte in polvere, c’è rischio di appoggiare la tettarella del biberon o il misurino del latte in polvere su superfici improprie, vanificando gli effetti delle precauzioni prese precedentemente nelle procedure di lavaggio e di sterilizzazione del biberon. Diarrea Nel lattante normale si possono avere frequenti evacuazioni (4-6/die); esse non rivestono carattere patologico a meno che non siano associate ad anoressia, vomito, perdita di peso, mancato accrescimento o presenza di sangue nelle feci. -3- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 L' improvvisa comparsa di diarrea con vomito, feci ematiche, febbre, anoressia o apatia può essere segno di infezione. Una diarrea di bassa intensità, che si protragga per settimane o mesi, può risultare da numerose condizioni patologiche, comprese la celiachia, la fibrosi cistica, l' intolleranza ai carboidrati e una gastroenteropatia allergica. Nella malattia celiaca la frazione proteica della farina di grano, contenente glutine, causa malassorbimento dei grassi alimentari, con conseguente malnutrizione, anoressia ed emissione di feci abbondanti e maleodoranti. Nella fibrosi cistica l' insufficienza pancreatica per produzione deficitaria di tripsina e lipasi, causa elevate perdite fecali di proteine e grassi con conseguente malnutrizione e ritardo di crescita. Le feci sono abbondanti e maleodoranti. La somministrazione orale di enzimi pancreatici attenua questi aspetti della malattia. Quando portare il bimbo al Pronto Soccorso. Nelle situazioni di urgenza o nell’impossibilità di contattare il proprio pediatra, il Pronto Soccorso (possibilmente pediatrico) rappresenta la struttura di riferimento. Le situazioni da considerare sono le seguenti: In caso di febbre In caso di vomito In caso di diarrea In caso di dolori addominali In caso di trauma cranico In caso di mal di testa In caso di tosse In caso di ustioni In caso di inalazione di corpo estraneo In caso di ingestione di sostanze chimiche In caso di punture di insetti In caso di morso di cane (dal vademecum realizzato dall' ospedale Bambin Gesù, di Roma) Nell' intolleranza ai carboidrati gli enzimi della mucosa intestinale, come la lattasi, che scinde il lattoso in glucoso e galattoso, possono essere congenitamente assenti o presentare un deficit temporaneo dopo un' enterite infettiva. Il miglioramento dopo l' esclusione dalla dieta di lattoso (o altri carboidrati) o mediante uso di latte privo di lattoso conferma la diagnosi. Nella gastroenteropatia allergica le proteine del latte possono provocare diarrea, spesso con vomito e sangue nelle feci, ma deve essere sospettata anche una intolleranza ai carboidrati. I sintomi spesso scompaiono rapidamente sostituendo l' alimentazione tradizionale con latti di soia e ricompaiono alla reintroduzione del latte vaccino. I bambini intolleranti al latte vaccino sono comunemente intolleranti alla soia, in tal caso può essere necessaria una formula elementare(definita chimicamente), che è non costituita da carboidrati. Generalmente si verifica un miglioramento spontaneo alla fine del primo anno di vita. Infezione da rotavirus Nei primi due-tre anni di vita e comunque entro i cinque, la quasi totalità dei bambini ha episodi acuti da infezione da rRotavirus, un patogeno che si trasmette per via orofecale, attraverso secrezioni respiratorie, da contatto con acqua o oggetti contaminati quali i giocattoli. Il virus è la causa più comune di gastroenterite infantile, quadro caratterizzato da diarrea, vomito, febbre e dolore addominale: sintomi che nel caso del rotavirus sono più frequenti e prolungati, e possono degenerare in forme gravi di diarrea associata a vomito. L’infezione nei paesi sviluppati, per le migliori condizioni di salute e di assi- -4- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 stenza, non è così drammatica come in quelli in via di sviluppo, dove è letale ogni anno per mezzo milione di bambini sotto i cinque anni (in Italia e altri paesi europei i decessi annuali sono circa dieci). Tuttavia è una frequente causa di ospedalizzazioni per le forme gravi, con un impatto sanitario-assistenziale pesante: nella UE a 25 i ricoveri sono ogni anno 87.000, riguardando due bambini su cento sotto i cinque anni. La conoscenza dei rischi della malattia e della possibilità di prevenirla con la vaccinazione risultano però ancora scarse in Italia come risulta da un’indagine condotta da IMS Health su 206 donne, madri di bambini di 0-6 mesi o gestanti. L’81% delle intervistate risulta non conoscere la gastroenterite da rotavirus e tra chi ne ha avuto esperienza diretta in un caso su due è stata necessaria l’ospedalizzazione; il 98% non sa che esiste il vaccino. L’igiene, come lavare bene le mani e gli oggetti, non è sufficiente per prevenire il contagio poichè il virus è molto resistente. Il trattamento è di supporto, con soluzioni orali reidratanti. L’incidenza dell’infezione, a differenza delle conseguenze, è simile nei paesi sviluppati e in via di sviluppo. Esistono diversi sierotipi circolanti, ma cinque sono nettamente predominanti, cioè G1, G2, G3, G4 e G9, spesso insieme a P1. I sottotipi G sono quelli presenti nel nuovo vaccino pentavalente disponibile in Italia dalla fine del 2006: si somministra per os in tre dosi, con la prima tra le settimane 6 e 12 e le successive rispettando intervalli di quattro settimane tra le dosi, comunque entro il sesto mese, che segna l’inizio del picco d’incidenza. L’efficacia, valutata su un totale di oltre 60 mila bambini in Usa, Sudamerica, Europa, Africa e Asia, è risultata quasi del 100% per le forme gravi di gastroenterite e di oltre il 70% per quelle lievi-moderate, con una buona tollerabilità. In America l’immunizzazione è stata inserita tra quelle raccomandate, così come in tre paesi europei. Coliche addominali Sintomo complesso della prima infanzia, caratterizzato da crisi di pianto, dolore addominale e irritabilità. Il termine colica è descrittivo, ne suggerisce l' origine, ma il meccanismo eziopatogenetico preciso è sconosciuto. La sintomatologia può cominciare poco dopo la dimissione dall' ospedale, più spesso qualche settimana dopo e persiste fino a 3-4 mesi. Tipicamente, il bambino che presenta coliche mangia bene e presenta un buon incremento ponderale. Le coliche, di solito, ricorrono alla stessa ora del giorno o della notte. Un pianto eccessivo provoca aerofagia, con conseguente flatulenza e distensione addominale. Prima di porre diagnosi di colica, deve essere esclusa una patologia identificabile mediante esame obiettivo, emocromo, esame delle urine o altre indagini, se necessarie. Un bambino affamato può piangere incessantemente ma presenterà uno scarso accrescimento ponderale. Un bambino oggetto di troppe cure può non dormire a sufficienza. Uno stato di malessere, quale febbre, raffreddore o infezione dell' orecchio, può provocare irritabilità. Un bambino con un forte desiderio di succhiare subito dopo la poppata può essere aiutato con un pasto più lungo. Se la poppata dura 20 minuti o meno si può sostituire la tettarella con una dotata di buchi più piccoli. Si può adoperare anche un ciuccio. Per escludere una intolleranza alle proteine del latte può essere utilizzata per un breve periodo una formula sostitutiva del latte. -5- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 Enuresi Un bambino su dieci con un' età superiore ai sei anni soffre di enuresi, un disturbo medico conosciuto sin dall' antichità, considerato per prevalenza il secondo problema pediatrico dopo le allergie. Si tratta di una malattia, curabile, che provoca perdita involontaria di urina durante le notte e che spesso è accompagnata anche dal bisogno frequente di urinare durante il giorno. E’ stata per anni relegata nella sfera dei disturbi psicologici dal momento che, talvolta, si palesa in momenti di particolare stress emotivo (l' inizio della scuola, la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori, ecc.). Le cause scatenanti, però, sono sempre ed esclusivamente mediche ed è per questo che è fondamentale, di fronte a un bambino enuretico, rivolgersi quanto prima a uno specialista per conoscere sin da subito la diagnosi e cominciare una terapia che nella maggior parte dei casi porta il paziente alla completa guarigione (farmacologica – a base di desmopressina – o comportamentale – con supporto psicologico). Sono da considerarsi enuretici solo ed esclusivamente i bambini che, dopo il compimento del sesto anno di età, bagnano il letto in modo freLa desmopressina (DDAVP) è un analogo dell' ormone antidiuretico (vasopressina), in commercio in numerose formuquente e ripetuto (almeno 2lazioni (es. compresse, spray e gocce nasali) e con molte3 volte nell' arco di una settiplici indicazioni, fra cui il trattamento dell' enuresi notturna mana in un periodo prolunprimaria nei bambini dai 5 anni di età. L' intossicazione idrigato di tempo). Prima dei 6 ca rappresenta un effetto collaterale potenzialmente graanni, invece, non si può parve associato al trattamento con desmopressina, se la somlare di enuresi in quanto spesministrazione del farmaco non viene accompagnata da so non è stato ancora ragun' opportuna limitazione dell' introito di liquidi (nell' ora che giunto da parte del piccolo precede e nelle 8 ore che seguono l' assunzione del farmaun perfetto controllo dell' apco). La segnalazione di casi di intossicazione idrica, assoparato urinario e degli sfinteri. ciati perlopiù alla formulazione in spray nasale (96% dei casi) ha portato ad una rivalutazione del rapporto riL’incidenza di questa patoloschio/beneficio dell' impiego di questa specifica formulagia è del 15-20% nei bambini zione nel trattamento dell' enuresi. La comparsa di intossicatra i 6 e 10 anni e del 7% in zione idrica sembra essere legata ad una errata somminiquelli tra i 10 e 15 anni, con strazione del farmaco o al mancato rispetto delle indicauna maggiore prevalenza per zioni dietetiche e comportamentali. Pertanto, ritenendo il sesso maschile. che con la desmopressina in spray, il rischio di errori sia maggiore che con le altre formulazioni, le autorità sanitarie hanno deciso di eliminare l' enuresi dalle indicazioni registrate per questo tipo di formulazione. I pazienti già in trattamento per l' enuresi con lo spray nasale dovranno essere gradualmente trasferiti alle altre forme disponibili, mentre non dovrà essere iniziato alcun nuovo trattamento con questa formulazione (Nota AIFA 02/2007). Uno dei fattori principalmente coinvolti nella comparsa dell’enuresi è costituito dalla riduzione dei livelli plasmatici di vasopressina (ADH) durante le ore notturne. In condizioni normali durante la notte viene escreto un volume di urine pari a circa la metà di quello escreto durante il giorno. Di notte, infatti, aumenta la secrezione dell’ADH la quale esercita due azioni principali sul rene, stimolando il riassorbimento renale e incrementando la permeabilità del dotto collettore all’acqua. Anche le prostaglandine possono avere un ruolo nella patogenesi dell’enuresi. I soggetti -6- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 enuretici hanno infatti una concentrazione di PGE2 più alta rispetto al normale, che diminuisce, parallelamente ad un miglioramento della sintomatologia, durante il trattamento con desmopressina. L’aumento di PGE2 a livello della mucosa vescicale facilita il fenomeno enuretico notturno con diversi meccanismi: aumento del tono del detrusore; effetto contrattile sulla muscolatura vescicale; inibizione della produzione di ADH. Dermatite da pannolino Le dermatiti della regione del pannolino sono assai frequenti nel lattante e costituiscono motivo di preoccupazione e di difficoltà gestionali per i genitori. Spesso si tratta di apprensioni ingiustificate, anche se è opportuno che il bambino sia sottoposto a visita specialistica per evitare eventuali complicanze e perché le dermatiti da pannolino possono essere, raramente, la spia di malattie generalizzate (cutanee o sistemiche) più importanti. Le cause di dermatite da pannolino sono molteplici e possono interessare sia le zone convesse che le pieghe. Tra le più frequenti dermatiti riscontriamo: • la semplice dermatite irritativa; • la dermatite seborroica; • le infezioni da candida; • la psoriasi; • la dermatite da contatto. La dermatite irritativa da pannolino interessa la regione inguinale, insorge a carico delle parti convesse e compare, generalmente, quando il bambino è in grado di mantenersi in posizione seduta, ossia dopo il quinto mese di vita. Le cause sono lo sfregamento diretto del pannolino sulla cute, a volte favorito dalla sudorazione e dalla macerazione, anche per il ristagno di urine. Questa dermatite, sebbene banale e spesso transitoria, non deve essere sottovalutata a causa dell’elevato rischio di infezione sia da parte di batteri sia da parte di funghi. È più frequente e ricorrente nei pazienti con dermatite atopica. La candidiasi dell’area del pannolino può presentarsi come forma primitiva o secondaria. La prima costituisce generalmente la complicanza di una candidosi intestinale. La seconda si sovrappone ad una dermatite irritativa, seborroica o psoriasica dell’area del pannolino. Clinicamente è caratterizzata da placche arrossate, circondate da un alone ben delimitato, localizzate a livello dell’inguine o intorno all’ano, con vescicole o pustole sovrapposte. Inoltre si osservano intorno elementi papulosi satelliti molto caratteristici. La psoriasi dell’area del pannolino è una forma che compare generalmente dopo il terzo mese di vita nella regione del pannolino ed in particolare sulle pieghe. La cute appare arrossata, lucida e spesso vi è interessamento anche dell' ombelico. Le squame tipiche della psoriasi sono assenti in queste sedi. La diagnosi risulta quindi particolarmente difficile poiché è facilmente confusa con la infezione da candida, la dermatite seborroica e la dermatite irritativa. Per tale motivo, è importante l’anamnesi familiare, seguire l’evoluzione del quadro e l’eventuale comparsa di nuove lesioni per poter porre una diagnosi precisa. -7- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 La dermatite allergica da contatto è una patologia in aumento e si manifesta con la presenza di arrossamento, tumefazione e comparsa di vescicole sulle regioni laterali dei glutei e delle anche. In genere si tratta di sensibilizzazioni della cute del bambino alle nuove gomme ed alle resine utilizzate nella fabbricazione dei pannolini monouso. L’uso dei corticosteroidi nelle pieghe è quasi sempre sconsigliato poiché non trovano una reale indicazione nelle patologie frequentemente riscontrate nell’area del pannolino. Il più delle volte inducono un immediato miglioramento perché riducono l’infiammazione, ma altrettanto rapidamente la dermatite tende a recidivare al momento della loro sospensione. Le controindicazioni sono numerose, poiché in questa regione è molto facile una sovra-infezione della dermatite e l’applicazione del cortisone aumenta ulteriormente tale rischio. Inoltre l’applicazione ripetuta delle pomate cortisoniche, in una sede praticamente “sigillata” dal pannolino (l’occlusione favorisce l’assorbimento), può portare alla comparsa di lesioni nodulari rilevate (granuloma gluteale infantum) anche di grosse dimensioni che impongono l’immediata interruzione del trattamento. Detergenti e dei cosmetici con caratteristiche chimiche aggressive o di consistenza molto grassa possono avere un ruolo nello sviluppo della dermatite. Il calore e la sudorazione tipici della regione inguinale, abbinati all’impiego di prodotti non adeguati, possono portare a fenomeni di macerazione con conseguente arrossamento ed erosione delle pieghe inguinali. Per tale motivo nei lattanti con cute particolarmente delicata è consigliabile effettuare lavaggi con acqua semplice. Non si può delineare un unico trattamento poiché ci sono diverse cause che necessitano di terapie differenti. Alcune linee guida generali possono essere: • lavare ripetutamente la zona con acqua tiepida e detergenti delicati non necessariamente antisettici; • cambiare spesso il pannolino; • non applicare frequentemente e in abbondanza creme o paste all’ossido di zinco; • non considerare ogni irritazione dell’area da pannolino come infezione da candida; • evitare l’impiego dei cortisonici topici. Vaccinazioni Con le vaccinazioni vengono evitati nel mondo, ogni anno, non meno di tre milioni di decessi nei bambini di età inferiore a 5 anni, ed almeno 400.000 casi di polio paralitica, malattia di cui è prossima la totale eradicazione in tutto il mondo, al pari di quanto già avvenuto per il vaiolo. I centri vaccinali, al momento, propongono ancora vaccinazioni di due tipi: obbligatorie e facoltative. Le vaccinazioni obbligatorie sono quelle per Difterite, Tetano, Epatite B, Poliomielite; le vaccinazioni facoltative, proposte attivamente alla popolazione con le stesse modalità delle obbligatorie, sono quelle per Pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, Morbillo, Rosolia e Parotite. Tutte le vaccinazioni obbligatorie e facoltative proposte attivamente sono gratuite. La vaccinazione per Haemophilus influenzae tipo b (che prima della diffusione della vaccinazione era la prima causa di meningite batterica nei bambini, con elevata mortalità) attualmente viene proposta in forma associata ai vac- -8- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 cini per Difterite, Tetano, Pertosse, Poliomielite ed Epatite B; tale associazione ha permesso di raggiungere ottimi risultati di salute pubblica in pochissimi anni: senza ulteriori iniezioni al bambino e senza aggiuntive sedute vaccinali. Le vaccinazioni per Morbillo, Rosolia e Parotite sono ugualmente associate in una sola siringa. La vaccinazione per influenza, che non può essere iniziata prima dei 6 mesi di vita, appare sempre più indicata per tutti i bambini, anche per quelli non appartenenti a categorie a rischio (malattie croniche renali, respiratorie e cardiache, fibrosi cistica, asma, immunodeficienze, ecc). Uno studio pubblicato su Pediatrics (settembre 2007) sostiene che se metà dei bimbi statunitensi venisse vaccinata contro l’influenza stagionale, verrebbero risparmiate 650 mila visite e 2.250 ricoveri in ospedale l' anno. Considerando poi che ogni bambino può trasmettere il virus a molti altri i ricercatori sottolineano come gli effetti positivi della vaccinazione possano essere di gran lunga maggiori a quelli stimati nel ridurre ospedalizzazioni e visite ambulatoriali. L' American Academy of Pediatrics raccomanda di vaccinare annualmente i piccoli tra i 6 mesi e i 5 anni. Altre vaccinazioni, pur efficacissime, vanno riservate a soggetti che vivono in condizioni particolari, o a elevato rischio per gli ambienti o le aree frequentate: TBC, epatite A, tifo, rabbia, febbre gialla, colera. In genere ogni ASL dispone di ambulatori specializzati nel consigliare e praticare queste vaccinazioni specifiche, soprattutto per chi viaggia in paesi a rischio. Uso dei farmaci nei bambini Nessuna regola garantisce l' efficacia e la sicurezza dei farmaci nei bambini, soprattutto nei neonati. L' approccio più razionale è offerto da dosaggi basati sui dati farmacocinetici per un gruppo di età specifica, modificati in base alla risposta desiderata e alla capacità individuale di interagire con il farmaco. Molti farmaci utilizzati in pediatria non sono stati studiati adeguatamente o completamente nei bambini. Molte formule sono state suggerite per estrapolare dal dosaggio degli adulti quello pediatrico (p. es., le formule di Clark, di Cowling e di Young), assumendo erroneamente che il dosaggio stabilito per gli adulti sia sempre corretto e che il bambino sia un adulto miniaturizzato. Le attuali raccomandazioni riguardo ai dosaggi sono solitamente basate sul peso corporeo o sull' età del bambino. Regola di Young: Dose bb = (età bb in anni / età bb + 12) x dose adulti Regola di Clarke: Dose bb = (peso bb in kg / 70) x dose adulti Regola di Cowling: Dose bb = ((età in anni + 1) / 24) x dose adulti Quando si richiede una pronta azione del farmaco può essere utile raggiungere rapidamente una certa concentrazione plasmatica somministrando una dose carico (mg/kg). Per molti farmaci, nel neonato e nel bambino piccolo si richiedono boli (mg/kg) generalmente maggiori che nel bambino più grande e nell' adulto. D' altra parte, l' eliminazione prolungata dei farmaci nelle prime settimane di vita giustifica dosi di mantenimento più basse e intervalli di somministrazione più lunghi, onde prevenire effetti tossici. -9- Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 Il monitoraggio della concentrazione del farmaco nel siero o in altri liquidi biologici (p. es., saliva, urine, LCR) è utile quando non si raggiunge l' azione desiderata o quando si verificano effetti collaterali. Ciò è anche importante nel valutare la compliance. La via di somministrazione dei farmaci dipende dalle necessità cliniche e dalle circostanze. Nel neonato prematuro patologico quasi tutti i farmaci vengono somministrati per via endovenosa poiché l' assorbimento gastrointestinale è ridotto e poiché la via i.m. è controindicata in quanto i neonati hanno una ridotta massa muscolare. La via orale viene utilizzata soprattutto nel prematuro dopo qualche giorno di vita, nel neonato a termine e nei bambini più grandi. Per i bambini con gravi patologie e per quelli affetti da vomito, diarrea o da altri problemi gastrointestinali si raccomanda la via parenterale. Lo scorso gennaio è entrato in vigore il regolamento europeo relativo allo sviluppo e all’autorizzazione di medicinali per uso pediatrico (0-17 anni). Molti nuovi farmaci e la maggior parte delle molecole da tempo in commercio non sono registrati per l’uso in età pediatrica. Una recente indagine ha valutato che su un totale di 9239 prodotti farmaceutici presenti in commercio in Italia, solo 134 risultano indicati per il bambino sulla base di appositi studi clinici, nonostante ben 2248 riportassero sul foglietto illustrativo indicazioni pediatriche. Oltre al problema degli off-label da recenti dati dell’Osservatorio sulla prescrizione farmaceutica pediatrica, su 1,5 milioni di bambini monitorati da 10 anni, emerge che i bambini italiani sono esposti ancora oggi a oltre 600 principi attivi, il doppio di quelli cui sono esposti i bambini inglesi per coprire tutte le necessità assistenziali, un numero su cui si dovrebbe intervenire per garantire un uso più appropriato e razionale delle cure. Negli ospedali statunitensi quasi quattro piccoli su cinque assumono farmaci testati esclusivamente per adulti. La scarsità di dati pediatrici può condurre alla rinuncia a potenziali trattamenti benefici e anche, d’altra parte, alla somministrazione di trattamenti potenzialmente dannosi. Uno studio statunitense pubblicato sugli Archives of Pediatric and Adolescent Medicine (2007;161:282-290) ha preso in considerazione farmaci somministrati più di frequente o raccomandati dalla FDA per ulteriori studi di approfondimento sui bambini. I ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia hanno passato in rassegna le registrazioni fatte nel 2004 in 31 dei maggiori ospedali pediatrici americani. E’ stato definito come off-label qualsiasi farmaco specifico utilizzato in pazienti più giovani di quanto non dicano le indicazioni FDA. Al 78,7% dei 355409 piccoli pazienti esaminati nell’ambito dello studio era stato somministrato almeno uno dei 90 farmaci off-label più comunemente usati. I farmaci più utilizzati come off-label riguardano il sistema nervoso centrale e periferico o l’area gastrointestinale, mentre gli antineoplastici sono raramente usati fuori prescrizione. Quanto ai fattori che sono maggiormente associati alla pratica off-label si va dalla procedura chirurgica, all’età superiore a 28 giorni, alla gravita della malattia. Farmaci per tosse e raffreddore I CDC (Centers for Disease Control and Prevention) negli Stati Uniti hanno descritto su Morbidity and Mortality Weekly Report (2007), 3 casi fatali di neonati di età inferiore a 1 anno, che appaiono essere associati ad impiego di farmaci per la tosse e per il raffred- - 10 - Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 dore. Questi casi sottolineano la necessità di estrema cautela quando si somministrano farmaci per la tosse e per il raffreddore ai bambini di età inferiore ai 2 anni. Nel periodo 2004-2005, 1519 bambini di età inferiore ai 2 anni sono stati trattati nei Dipartimenti di Emergenza degli Stati Uniti per reazioni avverse, tra cui overdose associata a farmaci per la tosse e il raffreddore. I 3 bambini morti avevano un’età compresa tra 1 e 6 mesi; 2 erano maschi. Dai dati autoptici è emerso che i 3 neonati avevano alti livelli di pseudoefedrina. Si ritiene che a provocare la morte siano stati i farmaci per la tosse e per il raffreddore. Pochi dati esistono riguardo ai livelli terapeutici o tossici dei farmaci antitosse e per il raffreddore nei bambini di età inferiore ai 2 anni. I livelli plasmatici di pseudoefedrina trovati nei 3 bambini morti erano 9-14 volte i livelli risultanti dalla somministrazione dei dosaggi raccomandati per i bambini di età compresa tra 2 e 12 anni. Secondo la FDA gravi effetti avversi si verificano a causa dell’uso di dosi superiori a quelle raccomandate, di somministrazioni troppo frequenti o di associazione di più prodotti contenenti lo stesso principio attivo. Per quanto riguarda gli anti-tosse il destrometorfano è stato associato alla morte di 4 bambini di Baltimora di età < 4 anni negli ultimi 6 anni. I genitori probabilmente hanno sovradosato il farmaco quando i bambini non rispondevano ad una dose più appropriata. L’organismo americano offre quindi alcuni suggerimenti: • Non usare questi prodotti nei bambini <2 anni, a meno di non avere precise indicazioni da parte di un medico. • Non usare nei bambini farmaci confezionati e destinati agli adulti. Usare solo prodotti con indicazione d’uso in età pediatrica. • I prodotti per tosse e raffreddore sono disponibili a diverse concentrazioni di p.a. Nel dubbio sul giusto dosaggio, chiedere il consiglio del pediatra. • Se altri farmaci devono essere somministrati in combinazione, è necessario che il pediatra valuti le possibili interazioni. Quando questi farmaci vengono iperdosati possono influenzare il sistema cardiovascolare con aritmie, ipertensione e infarto. In rari casi l’effetto si è verificato anche ai dosaggi raccomandati. Quando la FDA ha approvato inizialmente farmaci per uso pediatrico, ne aveva determinato l’efficacia e la sicurezza nei bambini tra i 6 e i 12 anni. L' AIFA, in seguito alla segnalazione di reazioni avverse gravi pervenute alla rete Nazionale di Farmacovigilanza, in bambini spesso di età inferiore a un anno, ha eseguito una rivalutazione del profilo rischio/beneficio di tutte le specialità medicinali decongestionanti nasali a base di simpaticomimetici per uso topico. I dati a supporto dell' efficacia di questi farmaci nei bambini sono molto scarsi e il rischio di reazioni avverse gravi, pur molto ridotto, ne controindica l' impiego al di sotto dei 12 anni. Pertanto l' AIFA ha adottato un provvedimento restrittivo (luglio 2007) che prevede l' obbligo di riportare sulle confezioni esterne dei medicinali la frase "Nuova controindicazione: non somministrare il prodotto nei bambini al di sotto dei 12 anni". Trattandosi in maggioranza di farmaci dispensabili senza obbligo di prescrizione, L' Agenzia raccomanda ai farmacisti di far presente i - 11 - Mini Dossier Prevenzione N. 10/07 possibili rischi e la controindicazione al genitore che richieda un decongestionante nasale ad uso topico, onde evitare un uso improprio nei bambini. Siti www.informazionisuifarmaci.it www.automedicazione.it (nella sezione “mondo bambino” linee guida pediatriche in 11 schede scaricabili in formato pdf, tra cui mal di testa, febbre, malattie respiratorie, tosse e raffreddore, allattamento, svezzamento, disturbi alimentari) www.ministerosalute.it (opuscolo "Quando nasce un bambino" a cura del Prof. Franco Macagno - SIN - Società Italiana di Neonatologia) www.nasinopulito.it www.angelini.it (dossier “salute del bambino”) www.pediatria.it/famiglie/vaccinazione_link.htm www.pediatriapratica.it www.ospedalebambinogesu.it www.pediatriaonline.net www.medicinanews.it www.msd-italia.it www.epicentro.iss.it www.dica33.it www.cdc.gov www.fda.gov www.aap.org www.mhra.gov.uk - 12 -