Il disegno supremo

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Il disegno supremo
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Il disegno supremo
Come glorificare Dio
Un giornale di Cincinnati pubblicò un articolo che raccontava
come una donna del posto, mentre era ferma ad un semaforo,
aveva notato sull’auto davanti a lei un adesivo che diceva SUONA
IL CLACSON SE AMI GESÙ. La donna aveva dato un colpo
amichevole di clacson ma era rimasta scioccata quando l’autista
davanti a lei s’era voltato infuriato rivolgendole un gesto osceno.
Lezione numero uno su come essere una buona testimonianza:
non fare una cosa simile!
Nelle chiese di oggi tanti sembrano pronti a ridurre la propria
fede a delle scritte adesive, come se gli aforismi e il simbolismo
potessero comunicare in qualche modo al mondo la maestà e la
gloria del nostro Dio. È ovvio che non possono. Glorificare Dio è
molto più che attaccare un adesivo alla propria auto, anche quando si è un autista dalle buone maniere.
Come può una persona glorificare Dio? Non è una domanda
teorica o banale. In realtà, non esiste una domanda più pratica e
significativa. Lo scopo supremo nella vita di ogni uomo ed ogni
donna, di chiunque sia nato in questo mondo, è glorificare Dio. È
qui tutto il senso della vita. Glorificare Dio è il risultato finale della
vita cristiana. La maturità spirituale consiste semplicemente nel
concentrarsi e focalizzare il nostro sguardo sulla persona di Dio
fino a rimanere sopraffatti da essa e perdersi nella sua maestà e
nella sua gloria.
Perché glorificare Dio?
Diamo un’occhiata veloce al perché prima di addentrarci nel
come. La ragione più ovvia per cui glorificare Dio è che ci ha crea-
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ti. Nel Salmo 100:3 troviamo questa semplice dichiarazione: “È lui
che ci ha fatti”. Confrontatela con quella di Romani 11:36:
“Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui
sia la gloria in eterno. Amen”. Perché Dio merita la gloria? Perché
ci ha dato il nostro essere, la vita ed ogni cosa che abbiamo e che
siamo. Questa è la ragione numero uno.
Secondo, dobbiamo glorificare Dio perché ha creato ogni cosa
al fine di ricevere gloria. La creazione manifesta i suoi attributi, la
sua potenza, il suo amore, la sua misericordia, la sua saggezza e la
sua grazia. Tutta la creazione gli rende gloria: lo fanno le stelle: “I
cieli raccontano la gloria di Dio” (Salmo 19:1); gli animali: “Le
bestie dei campi, gli sciacalli e gli struzzi, mi glorificheranno” (Isaia
43:20); gli angeli, che alla nascita di Gesù cantavano: “Gloria a
Dio nei luoghi altissimi!” (Luca 2:14).
Gli animali, che sono inferiori all’uomo nell’ordine della creazione, glorificano Dio. Anche gli angeli, che sono invece superiori
agli uomini, lo glorificano. Possiamo noi essere da meno nel dargli la gloria che spetta al suo nome?
Dio riceve la gloria anche dai non credenti che non scelgono di
glorificarlo. Segna questa come la ragione numero 3: Dio giudica
quelli che rifiutano di glorificarlo. Un buon esempio di ciò è il
faraone che regnava all’epoca in cui Dio liberò miracolosamente
Israele dalla crudele schiavitù d’Egitto. Quest’uomo lottò ostinatamente contro Dio. Ma Dio dichiarò: “Io sarò glorificato nel faraone” (Esodo 14:17). E così fu: la sua potenza fu manifestata anche
nella morte del faraone. Prima o poi tutti, volenti o nolenti,
daranno gloria a Dio.
Come glorificare Dio
Vorrei suggerire tredici modi pratici, senza presentarli in un
particolare ordine di importanza, per cui glorificare Dio.
Ricevi il Signore Gesù Cristo come tuo Salvatore
Riponi la tua fede in Cristo; questa è l’essenza. Non puoi nemmeno iniziare a dare gloria a Dio se non vai a Cristo. Fino a quel
momento, non avrai riconosciuto Dio. Andare a Cristo significa
dare a Lui la gloria: “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli
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ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome
di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra,
e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di
Dio Padre” (Filippesi 2:9-11). Dio è glorificato quando ci inchiniamo e confessiamo Gesù come Signore. Se vogliamo dare gloria
a Dio, dobbiamo cominciare da qui.
Fai del dare gloria a Dio lo scopo della tua vita
La gloria di Dio deve essere la nostra priorità in ogni cosa. Non
glorificherai mai Dio finché questo non diventerà lo scopo della
tua vita. Il comandamento di 1 Corinzi 10:31 è onnicomprensivo:
“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche
altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”. Ci viene ordinato di glorificarlo persino quando mangiamo e beviamo! Quanto più dovremmo glorificarlo nelle cose importanti della vita! Questo è il senso
di avere come ragione di vita la sua gloria. Il nostro Signore disse:
“Io non cerco la mia gloria” (Giovanni 8:50). In altre parole: “Vivo
per portare gloria a Dio; vivo per irradiare i suoi attributi; vivo per
onorare la sua dottrina; vivo per esaltare Dio agli occhi del mondo.
Questo è l’obiettivo della mia vita”.
Il primo principio per chi volesse avere come scopo di vita la
gloria di Dio è essere disposti a sacrificare se stessi e la propria gloria.
Gli ipocriti sono sempre alla ricerca del modo di privare Dio della
gloria che gli spetta. Vogliono un po’ di gloria per sé stessi. Vi
ricordate quelli che facevano la carità e che Gesù ammonì in
Matteo 6:1-4? “Quando dunque fai l'elemosina”, disse Gesù,
“non far sonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti
nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini” (v.
2). Riuscite ad immaginare la scena? Questi tizi si portavano dietro un trombettiere che suonava la fanfara lungo il tragitto che
portava al tempio, dove mettevano le loro monete nell’offertorio.
“Eccomi, gente. Mi vedete?”. Tin tin. Notate che il Signore diceva che costoro facevano così per essere onorati dagli uomini. Dio
non ricompensa l’offerta di chi intende privarlo di parte della gloria che gli spetta.
Ogni cristiano sincero deve stare attento a non cercare di privare Dio della gloria che gli spetta. Un giovane andò una volta da
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D. L. Moody e disse: “Signor Moody, siamo appena stati ad un
incontro di preghiera che è durato tutta la notte. Guardi come
brillano i nostri volti!” Moody rispose placidamente: “Mosè non
sapeva che la sua faccia brillasse” (Esodo 34:29). Non cercare di
prendere per te la gloria che spetta a Dio. Non sarebbe comunque
tua e perderesti anche le sue benedizioni.
Un altro modo per fare della gloria di Dio la propria ragione di
vita è mettere Lui al primo posto. Ponetelo al di sopra di tutte le
cose: il denaro, la fama, l’onore, il successo, gli amici e persino la
famiglia. Mi vengono in mente occasioni in cui sono andato a predicare da qualche parte e, in fondo al mio cuore, mi sono trovato
a pensare: spero di piacere a queste persone. Perbacco, scommetto che
gli piacerò davvero! Ciò è disgustoso. Se ciò che dico non è per la
gloria di Dio, ma per me stesso, farei bene a tenere la bocca chiusa. Se tengo uno studio biblico per la mia gloria, Dio non lo benedice. Dobbiamo preferire la sua gloria a qualsiasi altra cosa.
Probabilmente dovrai pagare un prezzo alto per questo: potrebbe costarti anche degli amici. In Esodo 32 alcune persone pagarono proprio un prezzo simile. Durante un’orgia idolatra ai piedi del
monte Sinai, gli Israeliti costruirono un vitello d’oro ed iniziarono
ad adorarlo urlando in modo selvaggio. Questo accadde mentre
Mosè riceveva i dieci comandamenti, poco dopo che il popolo
aveva promesso di ubbidire solo a Dio! Quando Mosè discese dal
monte e vide cosa stava accadendo, si infuriò e disse: “Chiunque è
per il SIGNORE, venga a me!” (v. 26). Tutti i figli di Levi, i sacerdoti, si fecero avanti. Poi Mosè disse: «Così dice il SIGNORE, il Dio
d'Israele: “Ognuno di voi si metta la spada al fianco; percorrete l'accampamento da una porta all'altra di esso, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno l'amico, ciascuno il vicino!”» (v. 27). Rispettarono
l’ordine? Lo fecero, e caddero 3.000 uomini (v. 28). Come vedete,
c’era in gioco la gloria di Dio e Dio non divide la sua gloria con nessun altro. Quelle persone dovettero pagare il prezzo di uccidere
realmente coloro che amavano, per la gloria di Dio.
Un altro tassello fondamentale per giungere a fare della gloria
di Dio la nostra ragione di vita sta nell’essere contenti di compiere la
sua volontà ad ogni costo. Gesù pregò: «Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? “Padre, salvami da quest’ora?” Ma è per questo che
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sono venuto incontro a quest’ora. Padre, glorifica il tuo nome!»
(Giovanni 12:27, 28). E nel giardino del Getsemani Gesù pregò:
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia
volontà, ma la tua sia fatta” (Luca 22:42). In altre parole: “Padre,
se questo porterà gloria a te, io accetto di farlo. Glorifica il tuo
nome, Padre, qualunque sia il prezzo che io debba pagare”.
Avere come fine la gloria di Dio significa anche che soffriremo
quando Egli soffre, che ci sentiremo feriti quando Dio è disonorato. Ricordiamo il Salmo 69:9: “Poiché mi divora lo zelo per la tua
casa, gli insulti di chi ti oltraggia son caduti su di me”. Davide
diceva: “Sono addolorato quando il nome di Dio viene biasimato”.
Ricordo di aver ricevuto una lettera da parte di una ragazza di
diciassette anni che mia sorella aveva avuto il privilegio di condurre a Cristo. Aveva un passato pieno di problemi incredibili. Dopo
aver ricevuto Cristo, doveva ritornare a casa in una città distante,
senza amici credenti, senza insegnamento spirituale, con niente se
non la Bibbia e la preghiera di persone lontane. Diversi mesi dopo
scrisse:
Spero che lei stia bene. Ho davvero iniziato a trovare un senso in
ciò che dice la Bibbia. Leggendo l’Antico Testamento ho potuto
vedere che Dio merita molta più riconoscenza di quella che in
realtà riceve. Vedo come ha dato al suo popolo tante opportunità
e come questo ha continuato a spezzargli il cuore adorando idoli
e peccando. Dio voleva che gli Israeliti sacrificassero agnelli,
capri, buoi e cose del genere come prezzo di riscatto per il proprio
peccato. Dopo tutto, Egli è Dio ed ha il diritto di essere ripagato
per gli errori e i peccati degli uomini.
E pensare che Dio ha davvero parlato a queste persone ed era presente in maniera visibile fra loro e, tuttavia, esse continuavano a
lamentarsi e a peccare! Riesco quasi a sentire la tristezza insopportabile che Dio sente quando qualcuno lo rifiuta e non lo glorifica. È Dio! Ci ha fatti, ci ha dato ogni cosa e noi continuiamo a dubitare e a rifiutarlo. È terribile! Quando penso a come
lo ferisco, spero di poter rimediare un giorno.
Il mio cuore vibra quando penso a Dio. Ora quando vedo le persone adorare gli idoli ed altri dèi , posso sentire la sua gelosia. È
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così chiaro per me che Dio deve essere glorificato. Lo merita, gli
è grandemente dovuto.
Non vedo l’ora di dire proprio a Gesù, e quindi indirettamente a
Dio, che lo amo e di baciare il suolo sul quale cammina perché
Lui dev’essere adorato. Voglio che Dio sia Dio e prenda il posto che
gli spetta. Sono stanca del modo in cui la gente lo tratta.
Tutta sola, con la Bibbia e lo Spirito Santo, quella ragazzina
giunse alla consapevolezza che la gloria di Dio è tutto nella vita.
Conosco molti che sono cristiani da anni ma non hanno ancora
imparato questa verità. Lo scopo della nostra esistenza è dare gloria
a Dio, e soffrire quando Egli viene biasimato fa parte di questo.
Se vuoi che la tua ragione di vita sia la gloria di Dio, devi anche
essere felice che i tuoi meriti non vengano riconosciuti ma che Dio
riceva la gloria. La vita di Paolo è una magnifica illustrazione di
questo. Il grande obiettivo di Paolo era esaltare Dio tramite Gesù
Cristo. Lo fece attivamente fino al momento in cui venne rinchiuso in prigione. Se fosse successo a noi, ci saremmo considerati come caduti in un dimenticatoio. Ma Paolo si adattò facilmente alla situazione, perché aveva fiducia nel fatto che Dio avrebbe
usato ciò come mezzo per ricevere gloria. E così fu. Paolo fu usato
dal Signore mentre era in prigione per scrivere diversi libri del
Nuovo Testamento. Il suo ministero in quei giorni difficili miete il
suo raccolto ancora oggi, dopo quasi due millenni!
Ma mentre Paolo era rinchiuso in prigione, qualcuno al di fuori
cercava di nuocergli. Erano quelli che Paolo descrisse come coloro
che “annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente,
pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene”
(Filippesi 1:17). Poteva essere molto doloroso per Paolo: lui, confinato in un’angusta prigione, gli altri fuori, liberi di predicare,
liberi di insegnare e liberi di conquistare l’amore di quelli che
giungevano a Cristo.
Come reagì Paolo? “Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi
rallegrerò ancora” (v. 18). All’apostolo non interessava a chi andavano i meriti, l’importante era che il Signore venisse glorificato.
E tu? Quali sono i tuoi sentimenti quando qualcuno riceve l’o-
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nore a tue spese? Come reagisci? Un segno di maturità spirituale è
essere disposti a lasciare il credito agli altri. Il modo in cui reagirai
rivelerà se ti curi della sua gloria o della tua.
Confessa i tuoi peccati
Forse non ci hai mai pensato ma quando confessi i tuoi peccati, glorifichi Dio.
Una buona illustrazione di ciò la troviamo nella storia di Acan
(Giosuè 7). Vi ricorderete di come, violando direttamente gli ordini divini, quest’uomo si impadronì delle spoglie dopo la caduta di
Gerico. Nessuno lo sa, nessuno lo scoprirà, pensava mentre le seppelliva in un fosso sotto la sua tenda. Dio non lo saprà mai. Non
riesce a vedere in mezzo all’immondizia. Ma Dio sapeva e ciò che
Acan aveva fatto venne allo scoperto. Cosa disse Giosuè: “Figlio
mio, da’ gloria al SIGNORE, al Dio d'Israele … e dimmi quello che
hai fatto” (v. 19).
La confessione del peccato glorifica Dio perché quando si giustifica il peccato, lo si addossa a Dio. Infatti, ci si assolve da ogni
responsabilità e si accusa Dio di aver permesso che fossimo coinvolti in una caduta. Adamo ne è un esempio. Quando Dio lo
chiamò in causa, quale fu la sua scusa? “La donna che tu mi hai
messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne
ho mangiato” (Genesi 3:12). In pratica stava dicendo: “Sei stato tu
Dio. Se non mi avessi dato questa donna, niente di tutto ciò sarebbe mai accaduto”.
Fare questo vuol dire biasimare Dio e quindi attribuire a Lui la
colpa. Ma Dio non sbaglia mai quando pecchiamo. L’affermare
anche solo implicitamente che in qualche modo Egli sia responsabile del nostro peccato reca infamia alla sua santità. Perciò, quelli
che cercano di scrollarsi di dosso la responsabilità totale per il proprio peccato commettono un grave peccato contro la gloria di Dio.
Un’illustrazione utile la troviamo in 1 Samuele. Gli Israeliti
non avevano prestato alcuna attenzione a Dio per anni fino a
quando si ritrovarono a combattere una grossa battaglia contro i
Filistei. Qualcuno disse: “Siamo nei guai! Dobbiamo portare qui
Dio. Scendete a prendere l’arca”. L’arca simboleggiava la presenza
di Dio, perciò doveva stare nel luogo santissimo del tabernacolo.
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Ma la nazione caduta nel peccato pensava di poterla usare in battaglia come un amuleto scaramantico.
Quando l’arca giunse in prima linea, il popolo era estatico:
“Quando l'arca del patto del SIGNORE entrò nell'accampamento,
tutto Israele alzò grida di gioia, sì che ne rimbombò la terra” (1
Samuele 4:5).
Ma lo stratagemma non funzionò. I Filistei presero l’arca e la
misero nel tempio di Dagon, il loro falso dio. Di lì a poco avrebbero scoperto che non ci si poteva prendere gioco di Dio! Dio iniziò a mozzare l’idolo Dagon (5:1-4). Al mattino i Filistei trovarono Dagon caduto con la faccia a terra davanti all’arca. Lo rimisero
a posto, ma il giorno dopo era di nuovo a terra con la testa e le
mani mozzate. Solo il suo corpo di pietra era intatto. Ma Dio non
aveva finito. “Poi la mano del SIGNORE si aggravò sugli abitanti di
Asdod, portò in mezzo a loro la distruzione e li colpì di emorroidi, a Asdod e nel suo territorio” (5:6). Dio li stava tormentando
per aver trasgredito le sue disposizioni riguardo all’arca.
La loro risposta fu ancora più interessante: gridarono al cielo (v.
12). Il capitolo 6 racconta che decisero di riportare l’arca al suo
posto e di placare l’ira di Dio offrendo un sacrificio espiatorio. A
quanto pare furono colpiti contemporaneamente dalla piaga dei
topi. Così, seguendo il loro costume pagano, fecero un’offerta
votiva che comprendeva la scultura di immagini delle parti colpite dalla malattia: fecero immagini d’oro dei tumori e dei topi al
fine di “dare la gloria al Dio d’Israele” (v. 5).
L’azione diede gloria a Dio perché costituì una confessione di
peccato. Fu un riconoscimento del fatto che il male caduto loro
addosso era una conseguenza dell’offesa recata a Dio. Una volta
che vennero e fecero le loro offerte e la loro confessione, riconobbero la giustizia di Dio ed esaltarono la sua santa reazione dinanzi
al peccato. In pratica dissero: “Dio, tu avevi tutti i diritti di agire
come hai agito di fronte a ciò che abbiamo fatto”. Resero a Dio la
gloria.
Quando nella tua vita arrivano il castigo e la disciplina, reagisci dicendo: “Dio, è ciò che merito! So che perché sei santo, dovevi fare ciò che hai fatto”. Questo dà gloria a Dio.
1 Giovanni 1:9 dice: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è
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fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. Parleremo più dettagliatamente della confessione nel capitolo 6, ma lasciatemi prima mettere in evidenza che la parola greca
per “confessare” è homologeo, che significa “dire la stessa cosa”.
Confessare vuol dire consentire con Dio che la colpa del peccato è
da attribuire completamente a noi e pentirci. Quest’atto glorifica
Dio; pertanto, non siamo chiamati ad implorarlo per ottenere il
perdono. Egli è fedele e giusto da perdonarci non appena ammettiamo di aver peccato.
Confida in Dio
Romani 4:20 dice che Abraamo “fu fortificato nella sua fede e
diede gloria a Dio”. Dio è glorificato quando confidiamo in Lui.
L’incredulo dubita di Dio mostrando come non si fidi di Lui.
Questo sminuisce la sua gloria.
A volte penso che il problema principale nel manifestare al
mondo la gloria di Dio risieda nel fatto che questo messaggio deve
passare attraverso noi! Ci piace citare il versetto: “Il mio Dio provvederà abbondantemente a ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19). Ma poi sopraggiunge
qualche crisi nella nostra vita e noi soccombiamo. A volte, tutti al
lavoro o in famiglia sono a conoscenza della nostra condizione e
dicono: “Ma che razza di Dio hai! Non hai fede in Lui nemmeno
tu”. Dio è glorificato quando crediamo in lui, quando riposiamo
nella piena certezza della sua potenza. Questo gli dà gloria.
I tre amici di Daniele sono l’esempio classico di persone che
confidavano in Dio nonostante dure prove. Quando stavano per
essere gettati nella fornace ardente, non dissero: “Abbiamo un problema di ordine pratico. Quale versetto è applicabile alla nostra
situazione?” Fecero solo una secca dichiarazione: “Ma il nostro
Dio, che noi serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà dal
fuoco della fornace ardente e dalla tua mano, o re” (Daniele 3:17).
Poi dissero: “Anche se questo non accadesse, sappi, o re, che comunque noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro
che tu hai fatto erigere” (v. 18, enfasi aggiunta). Se fossero piombati nel panico, caduti a terra e si fossero rivoltati nel fango davanti all’immagine d’oro, non avrebbero glorificato Dio. Ma poiché
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confidarono in Lui a costo delle loro vite, Egli fu glorificato dinanzi ad un’intera nazione!
Dio viene sempre glorificato quando confidiamo in Lui. Dio
mantiene la parola data? Naturalmente sì. Ma tu vivi in conformità con la certezza che Egli mantiene sempre la sua parola?
Questa è una domanda a cui è più difficile rispondere. È per questo che spesso il mondo non è sicuro di che genere di Dio abbiamo. Noi glorifichiamo Dio quando abbiamo fiducia in Lui. Non
avere fiducia in Lui equivale a chiamarlo bugiardo (1 Giovanni
5:10).
Porta frutto
Dio è glorificato quando portiamo frutto in abbondanza. In
Giovanni 15:8, Gesù disse ai discepoli: “In questo è glorificato il
Padre mio: che portiate molto frutto”. Perché? Perché allora il
mondo potrà vedere i risultati di una vita ripiena dello Spirito.
La Bibbia ripete questo concetto diverse volte: “…ricolmi di
frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria
e lode di Dio” (Filippesi 1:11). Dio ha piantato un seme e si aspetta del frutto. È in gioco il suo carattere agli occhi degli uomini che
noteranno l’abbondanza di frutti nella vita del cristiano. “Ma voi
siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un
popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui
che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa” (1
Pietro 2:9). Ecco il motivo per cui siamo qui, per manifestare Dio
al mondo.
Colossesi 1:10 fa un ulteriore passo in avanti: “…perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di
Dio”. Il frutto sono le buone opere. Quando viviamo una vita di
buone opere, il mondo vedrà e glorificherà il Padre nostro in cielo.
Da’ la lode a Dio
Il Salmo 50:3 dice: “Chi mi offre come sacrificio il ringraziamento, mi glorifica”. La lode onora Dio. Un modo per offrire la
lode è passare in rassegna le opere meravigliose di Dio. I neoconvertiti mi chiedono a volte se c’è una ragione per cui studiare
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l’Antico Testamento. La mia risposta è sempre un enfatico sì. Dio
lo ha scritto ed io voglio leggere tutto ciò che Dio ha scritto.
Quando corteggiavo mia moglie, lei era solita scrivermi dei bigliettini che a me piacevano molto, perciò li leggevo e li rileggevo.
Quando si ama qualcuno, si è interessati a ciò che quella persona
speciale ha da dire. Lo stesso vale per l’Antico Testamento. Io amo
Dio, perciò amo leggere ciò che ha scritto.
Una ragione per cui studiare l’Antico Testamento è vedere ciò
che Dio ha fatto nella storia, così che possiamo raccontarlo agli
altri. Possiamo dire: “Dio ha fatto questo, questo e quest’altro,
quanto sono meravigliose le sue opere!”. Lo scorrere le opere passate di Dio equivale ad un promemoria continuo della sua fedeltà
nella storia. Di cosa parlarono i discepoli nel giorno di Pentecoste
in lingue che nemmeno conoscevano? “Delle grandi cose di Dio”
(Atti 2:11). Dato che tradizionalmente i Giudei esaltavano Dio
per le sue opere meravigliose, questa esplosione di lode attirò la
loro attenzione.
Un altro modo per lodare Dio è attribuirgli il merito per ogni
cosa. Ricordate quando Ioab assediò Rabba e vinse? Quando entrò
in possesso della corona del nemico, mandò a chiamare Davide e
gli presentò la corona (2 Samuele 12:26-31). Ho spesso pensato a
questo come ad una buona illustrazione di come il cristiano agisce,
o dovrebbe agire, nei confronti del Maestro: hai una vittoria nella
tua vita, ma la corona non è tua: dalla al Signore che ha ottenuto
la vittoria per te.
Sopporta la sofferenza
La Bibbia è piena di esempi di persone che hanno sofferto per
la causa divina. Geremia fu messo in prigione e, secondo la tradizione, Isaia fu segato in due. Stefano fu lapidato. La storia della
chiesa riporta che tutti gli apostoli (eccetto Giovanni), compreso
Paolo, andarono incontro a morti violente. Ma come coloro che
vengono menzionati in Apocalisse 12:11, “non hanno amato la
loro vita, anzi l'hanno esposta alla morte”.
Il nostro Signore disse a Pietro che sarebbe morto crocifisso per
glorificare Dio (Giovanni 21:18, 19). Pietro stesso pose enfasi su
tale eventualità quando scrisse: “Se siete insultati per il nome di
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Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi… ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni,
anzi glorifichi Dio” (1 Pietro 4:14, 16). Quando si soffre a causa
di Cristo, quando si resta in piedi di fronte al mondo e si proclama la verità accettando il sopruso, quando si va contro il sistema
sostenendo le affermazioni di Gesù Cristo con fermezza e coraggio, si glorifica Dio. È una cosa straordinaria essere chiamati a soffrire per la sua causa!
Sii contento
L’essere scontenti è una caratteristica dell’epoca in cui viviamo.
Siamo scontenti di noi stessi e delle nostre circostanze. Ma chi ci
ha fatti? Dio. E Dio ha promesso di provvedere a tutti nostri bisogni. Quando siamo contenti, riconosciamo la sovranità di Dio
nelle nostre vite e questo gli dà gloria. Se siamo scontenti, è come
se stessimo mettendo in discussione la saggezza di Dio. Ciò non lo
glorifica.
Paolo testimoniava così: “Poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche
nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato
e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza”
(Filippesi 4:11, 12). Questo è lo stesso uomo che elencava le sue
sofferenze in 2 Corinzi 11: le percosse, le incarcerazioni, le lapidazioni, i naufragi, i pericoli, le fatiche e il dolore, la fame e la sete,
il freddo e la nudità.
Come pensate che Paolo abbia potuto dare gloria a Dio in tutte
queste cose? Comprendendo che Dio stava operando nella sua vita
ed avendo fiducia che avrebbe usato tutte queste cose - la povertà
come la ricchezza, il benessere come la sofferenza - per il bene di
Paolo e per la gloria di Dio (Romani 8:28). Diceva: “Di me stesso
non mi vanterò se non delle mie debolezze” (2 Corinzi 12:5). Non
diceva: “Darò gloria a Dio nonostante le mie sofferenze”. Diceva:
“Darò gloria a Dio per le mie sofferenze”. Questo è un uomo contento e questa prospettiva dovrebbe far parte dell’atteggiamento di
ogni cristiano.
Permettetemi di sottolineare ancora una volta: l’essere scontenti è un peccato perché priva Dio della gloria che gli spetta. Un cri-
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stiano che è scontento di qualunque cosa - la casa, il lavoro, la
situazione economica, il luogo in cui vive, il marito o la moglie o
i figli – rende una deprecabile testimonianza della bontà di Dio.
Che genere di Dio abbiamo? È davvero sovrano? È degno di fiducia? Possiamo gioire per qualunque circostanza in cui ci ha posti?
Davide disse: “Il SIGNORE è la mia parte di eredità … La sorte mi
ha assegnato luoghi deliziosi” (Salmo 16:5, 6). Davide stava dicendo: “Dato che il Signore è la mia parte d’eredità, dato che è il
Signore che io ho ricevuto, i confini che mi ha assegnato nella vita
sono buoni”. Poi disse ancora: “Una bella eredità mi è toccata!
Benedirò il SIGNORE” (vv. 6,7).
Glorificare Dio significa lodarlo con un cuore pieno di contentezza, sapendo che ciò che abbiamo è il piano di Dio per noi in
questo momento. Accettare questo con contentezza gli renderà
gloria.
Prega secondo la sua volontà
Gesù disse: “E quello che chiederete nel mio nome, lo farò;
affinché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Giovanni 14:13). Che
promessa! Se non fossi un cristiano e qualcuno mi citasse questo
versetto, solo il fatto di sapere che c’è un Dio disposto a provvedere ad ogni cosa che chiedo potrebbe essere sufficiente a convincermi a diventare credente.
Ma c’è una condizione: “Quello che chiederete nel mio nome”.
Pregare nel nome di Gesù non significa chiudere le nostre preghiere con un frettoloso “…nel nome di Gesù. Amen” per ottenere ciò che vogliamo. Il nostro Signore non voleva insegnare ai suoi
discepoli una sorta di formula magica santa. Il nome di Gesù rappresenta tutto ciò che Egli è e tutto ciò che egli desidera. Pregare
nel suo nome significa rivolgergli richieste conformi al suo carattere e alla sua volontà. Più conosco Cristo e comprendo la sua
volontà, più chiedo una determinata cosa perché sento che è ciò
che Gesù vorrebbe. Ecco cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Non è possibile invocare il nome di Gesù per qualcosa che è contrario al suo carattere.
Gesù ha promesso che se chiediamo qualcosa nel suo nome,
Egli farà ciò che domandiamo “affinché il Padre sia glorificato nel
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Figlio”. Perché Dio, che conosce già i nostri cuori, vuole che preghiamo? Perché possa essere glorificato nel risponderci. Hai mai
udito qualcuno alzarsi durante un incontro di testimonianza e
dire: “Questa e quest’altra cosa erano accadute; noi abbiamo pregato e Dio ha risposto alla nostra preghiera?” E qualcuno ha esclamato: “Lode a Dio!” È questo il punto. Quando si prega e Dio
manifesta la sua potenza, Egli ottiene la gloria. “Padre, qui c’è una
persona malata. Guariscila affinché il tuo nome possa essere conosciuto”. È così che si prega e non con un semplice: “Guarisci quella persona perché non vogliamo perderla”.
Dio si compiace nel rivelare la sua gloria per mezzo della sua
risposta alle nostre preghiere. È per questo che ci ordina di pregare, affinché possa mostrarci la sua grandezza e noi possiamo dare a
Lui la lode di cui è degno. Le persone che non pregano mai non
usufruiscono di uno dei mezzi più efficaci per glorificare Dio.
Proclama la Parola di Dio
Dio ci ha dato la sua Parola perché vuole comunicare con noi.
Quando prendiamo la sua Parola e la comunichiamo agli altri,
condividiamo con loro la mente di Dio. Di conseguenza, Egli è
glorificato perché può parlare agli uomini. Così quando proclamiamo la Parola di Dio, lo glorifichiamo.
Paolo scrisse: “Per il resto, fratelli, pregate per noi perché la
parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi”
(2 Tessalonicesi 3:1). Come fu glorificata la Parola di Dio tramite
quei credenti? Essi la udirono e credettero. Misero la loro fede in
Cristo e nacquero di nuovo, così Dio ebbe la gloria.
Se io salissi sul pulpito solo per esprimere le mie opinioni, Dio
non riceverebbe gloria. Le persone continuerebbero a dire: “Che
bravo John MacArthur, non è vero?” Beh, lasciate che vi dica che
so per esperienza personale che non lo è! Deve trascorrere ore ed
ore ogni giorno solo per cercare di immaginare cosa Dio voglia
dire, figuriamoci se ci aggiungesse le sue belle idee! Ma se la Parola
di Dio viene proclamata, le persone se ne andranno dicendo: “Dio
è meraviglioso!” Sentirlo parlare nella sua Parola e rispondere alla
sua voce è qualcosa che gli dà gloria.
In un giorno di sabato, Paolo predicava ad Antiochia e la
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Scrittura ci dice: “Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio” (Atti 13:48). Udirono Paolo
predicare la Parola e glorificarono Dio.
Una presentazione chiara ed accurata della Parola gli rende
sempre gloria. Ogni volta che un insegnante della scuola domenicale insegna ad una classe di bambini, ogni volta che un conduttore di uno studio biblico apre la Parola nel salotto di qualcuno,
ogni volta che un padre si siede con la sua famiglia ed inizia a parlare della Parola di Dio, Dio viene glorificato. Onoriamo Dio
quando facciamo conoscere e spieghiamo la sua Parola.
Guida gli altri a Cristo
Dio riceve gloria anche quando le persone sono redente. È glorificato quando la schiavitù di Satana è infranta e uomini e donne
sono liberati dal potere del maligno. Dio vuole che un numero
sempre maggiore di persone gli dia gloria; quindi, maggiore è il
numero di persone che si convertono, maggiore sarà il ringraziamento; maggiore è il ringraziamento, maggiore sarà il numero di
coloro che si uniranno al coro degli “Alleluia!” È questa l’idea che
troviamo in 2 Corinzi 4:15.
La gloria di Dio risplende sotto diversi aspetti nella salvezza
delle anime. Da una parte, quando qualcuno è trasformato dal
potere di Cristo diventa un individuo che renderà a Lui la gloria.
E ancora, quando qualcuno passa dalla morte alla vita, quelli di
noi che conoscono il Signore gli rendono gloria. Quando una
donna viene a dirmi: “Ehi, devo dirti una cosa: mio marito, per il
quale abbiamo pregato, è venuto a Cristo questa settimana!”, noi
esclamiamo “Gloria a Dio!” Diamo gloria a Dio. In questo modo,
non solo si è aggiunto un altro individuo al coro degli “Alleluia”,
ma anche molti altri credenti s’uniscono alla lode.
Dio mostrerà il suo popolo in cielo agli angeli come segno della
sua saggezza in perpetuo (Efesini 3:10). In cielo saremo i trofei di
Dio. Per tutta l’eternità Dio ci indicherà come una prova della sua
multiforme saggezza. E gli angeli diranno: “Sì! Se hai potuto portare tante persone fin qui, sì Signore, la tua saggezza è grande!”
Ascoltate Efesini 1:12: “…per essere a lode della sua gloria; noi,
che per primi abbiamo sperato in Cristo”. Perché Dio ci dà un’e-
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redità? “A lode della sua gloria”. Perché ci dà lo Spirito Santo, che
è il garante della nostra eredità fino alla completa redenzione? “A
lode della sua gloria”. (vv. 12,14). Sei stato salvato dai tuoi peccati per dare gloria a Dio. È questo, come abbiamo visto più volte,
lo scopo della nostra esistenza. È la ragione per cui siamo cristiani
e se vogliamo davvero dare a lui la gloria, avremo anche il desiderio di guidare gli altri a Gesù Cristo.
Evita il peccato sessuale
In 1 Corinzi 6:18 Paolo dice: “Fuggite la fornicazione” e dà tre
ragioni per cui la libertà di un cristiano non deve essere usata quale
salvacondotto per il peccato sessuale. Il peccato sessuale danneggia,
rende schiavi e perverte (vv. 12-20).
Quando un cristiano commette un peccato sessuale, Dio è
disonorato perché i nostri corpi sono per il Signore, uno con
Cristo, santuari dello Spirito Santo. Paolo dichiara che il peccato
sessuale unisce il Signore ad una prostituta, quindi Dio è disonorato e il tempio dissacrato. Perciò è inconcepibile usare il corpo di
Cristo per peccati sessuali.
Un mio amico mi disse di aver visto una volta un reliquario
unico in una chiesa cattolica. Su di esso c’era un cartello che diceva: QUESTO RELIQUARIO È FUORI SERVIZIO. NON
ADORATE QUI. Un simile cartello dovrebbe essere appeso al
collo di un cristiano immorale.
Paolo chiude questo paragrafo dicendo: “Glorificate dunque
Dio nel vostro corpo” (v. 20). Dobbiamo fuggire dalla trappola del
sesso illecito, proprio come Giuseppe fuggì dalle braccia della
moglie di Potifar quando questa cercò di sedurlo (Genesi 39). Dio
sarà glorificato tramite la nostra purezza quali santuari incontaminati.
Ricerca l’unità
Se dovessi indicare un unico tragico elemento che rovina la
testimonianza della chiesa nel mondo, indicherei la divisione, il
conflitto, la discordia, il dissenso e la mancanza di unità fra di noi.
Non dobbiamo meravigliarci che il mondo non abbia compreso
chiaramente la validità del cristianesimo quando una fra le più
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grandi battaglie nel mondo è quella fra gli stessi cristiani. La
Bibbia ci dice di amarci l’un l’altro affinché il mondo sappia che
apparteniamo a Gesù Cristo. La Scrittura ci ordina, ad esempio, di
non portare nemmeno un fratello davanti al tribunale di un giudice non credente. Perché? Perché il mondo possa vedere unità di
spirito e di intenti nella chiesa.
Lasciatemi ampliare questo discorso. Romani 15:5 dice: “Il
Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di aver tra di
voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù”. Il nostro
esempio è sempre Cristo. Come trattò lui gli altri? Trattò tutti allo
stesso modo. Dio si aspetta questo da noi “affinché di un solo
animo e d'una stessa bocca glorifichiate Dio, il Padre del nostro
Signore Gesù Cristo” (v. 6). Paolo ammoniva i Corinzi: “Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver
tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a
stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire” (1 Corinzi 1:10).
Senz’altro c’è spazio per opinioni diverse su questioni minori.
Possiamo non concordare su questioni relative all’istruzione, all’economia o alla politica; possiamo avere prospettive diverse su questioni dottrinali periferiche. Tuttavia, non dobbiamo mai permettere che i nostri disaccordi rompano la comunione e l’unità che
abbiamo come membri del corpo di Cristo.
D’altro canto, non dobbiamo mai compromettere l’essenza del
vangelo a favore di un’unità esteriore. Non possiamo unirci a quelli che si chiamano cristiani ma negano le verità essenziali della
deità di Cristo, della salvezza per grazia e dell’ispirazione e autorità
delle Scritture. I credenti che si compromettono su queste questioni, in un tentativo fuorviante di manifestare unità, confondono i non credenti offuscando le verità fondamentali della Scrittura.
Noi che conosciamo il Signore dobbiamo rimanere fermamente
uniti nella difesa di queste verità di cruciale importanza.
Glorifichiamo Dio solo quando con una sola mente ed una sola
bocca dichiariamo il messaggio di Cristo con chiarezza ed accuratezza ad un mondo perduto.
La gente noterà l’unità dei cristiani. Dio non è “un Dio di confusione” (1 Corinzi 14:33). Quando un non credente vede la con-
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fusione, deduce che lì Dio non è all’opera. Perciò Dio vuole l’unità. Invece di sbattere fuori i nostri fratelli dal nostro gruppetto
perché non fanno tutte le cose come le facciamo noi, accettiamoli
perché Cristo li ha accettati. Facciamolo “alla gloria di Dio”
(Romani 15:7). Dio è glorificato quando c’è unità tra i fratelli.
Come gioire in Dio
Abbiamo considerato diversi modi per glorificare Dio. Questa,
però, è solo la prima parte della dichiarazione del catechismo: “Il
fine supremo dell’uomo è glorificare Dio”. Consideriamo ora la
seconda parte della famosa dichiarazione: “…e gioire in Lui per
sempre”. Quando viviamo per glorificare Dio, Egli risponde
donandoci una gioia straripante. A volte penso che se fossi più felice o avessi più gioia, non sarei in grado di sopportarla. La vita di
chi glorifica Dio diventa elettrizzante.
“A dire il vero”, dirai tu, “la mia è una vita dura, non provo alcuna gioia”. Posso darti un consiglio? Inizia a glorificare Dio. Come
per il profeta Abacuc, non cambieranno le tue circostanze ma cambierai tu. Abacuc dichiarò: “Ma io mi rallegrerò nel SIGNORE”
(Abacuc 3:18). Gli ci volle un intero capitolo per recitare tutto ciò
che sapeva su Dio ma poi finì per provare vera gioia. È questo il
modello: vivi alla gloria di Dio e la gioia arriverà.
La gioia non fa necessariamente scomparire il dolore, lo scoramento, i mali e i fallimenti, ma i cristiani sperimentano una gioia
sovrannaturale anche in mezzo a queste cose. Infatti, il peccato è
alla fine l’unica cosa che può privare i cristiani della gioia. Il fatto
che la nostra gioia inizi a scomparire, è un segno sicuro dell’intrusione del peccato o dell’incredulità. Cosa possiamo fare in
momenti come questi? Inginocchiarci e confessare il peccato nelle
nostre vite. Dobbiamo pregare con Davide: “Rendimi la gioia
della tua salvezza” (Salmo 51:12). È allora che ci arrendiamo allo
Spirito Santo e la gioia ritorna. Quando vedi un fratello che non
ha gioia, sta’ pur certo che c’è qualcosa che non funziona nella sua
vita cristiana. Dio non si aspetta mai dei credenti delusi, depressi
o scoraggiati. Vuole che siamo gioiosi anche in mezzo alle grandi
difficoltà. Gesù disse: “Vi ho detto queste cose, affinché la mia
gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giovanni
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15:11). Paolo, Pietro, Giacomo e gli altri apostoli trovarono tutti
la piena gioia in mezzo alle grandi persecuzioni e difficoltà. Questa
gioia è diritto di nascita di ogni credente e quelli che non l’afferrano trascurano una verità molto importante e molto pratica.
Sei consapevole del fatto che essere ripieni dello Spirito ed avere
gioia sono virtualmente la stessa cosa? Uno dei frutti dello Spirito
è la “gioia” (Galati 5:22, 23). La gioia è il risultato ineluttabile del
vivere una vita controllata dallo Spirito. Atti 13:52 ci dice che “i
discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”. Le due cose
vanno di pari passo: “perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”
(Romani 14:17). La vita ripiena dello Spirito reca con sé una gioia
viva.
Gioire in Dio sempre
Il catechismo dice che gioiremo in Dio per sempre. Possiamo
conoscere Dio e gioire in Lui ora. Possiamo avere gioia in Dio ora
e nel futuro. Ascoltate le meravigliose parole del Salmo 73:25, 26:
“Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La
mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca
del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno”. Il salmista era
raggiante perché avrebbe gioito in Dio sia nel presente che per
tutta l’eternità. La nostra gioia in cielo sarà la stessa gioia che sperimentiamo qui, ma il cielo sarà la piena espressione di quella
gioia, completamente libera dal peccato.
Gesù desidera che la sua gioia dimori in noi (Giovanni 15:11).
La sua gioia, che ora conosciamo in parte, è ciò che conosceremo
perfettamente in cielo. Probabilmente la più grande promessa di
tutta la Bibbia si trova in 1 Tessalonicesi 4:17: “Saremo sempre con
il Signore”. Ecco cos’è la gioia!
“Lo scopo supremo dell’uomo è glorificare Dio e gioire in Lui
per sempre!” Questa è una chiave molto antica della crescita spirituale ma è quella che disserra la porta principale.
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