sono qui nuda appesa al chiodo della mia

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sono qui nuda appesa al chiodo della mia
malinconianuda
sono qui nuda appesa al chiodo della mia
malinconia di questa mia grande
malinconia che è qui presente incolmabile
immensa e mi tiene prigioniera il capo
reclinato i capelli sciolti e biondi mi
cadono giù sopra la faccia le braccia tese
tirate ai polsi una grossa corda che mi
tiene su su a questo chiodo grosso e nero la
stanza è grande è vuota niente di niente se
non me in quella grande stanza è scuro è
quasi buio i muri sono screpolati solo una
luce un raggio di sole che filtra dal soffitto
da una finestra che finestra non è è un’apertura circolare e nemmeno tanto grande il
fascio di luce cade dritto lineare e si appoggia poi alla parete grigia ed in quel punto
bagnata di luce la parete non è più grigia ma sembra bianca è bianca la luce dritta
cade sulla parete giù fino alla fine fino al pavimento poi poi si piega quasi ad angolo
retto e continua per poco ora sul pavimento che è scuro che è polveroso e lì nel punto
luminoso vedo la polvere che lo ricopre che è come una lana trasparente e se ne sta
appoggiata ferma come la mia malinconia se ne sta appoggiata su di me e dentro di
me alzo la testa scuoto il capo i capelli si spostano e vedo e seguo una crepa sul muro
è un solco nero e poi il muro non c’è più ci sono i mattoni e conto uno due tre quattro
cinque mattoni poi basta non ci sono più mattoni c’è ancora il muro scendo di una fila
e conto uno due tre poi ancora più sotto uno due e ancora uno e di nuovo il muro con
il suo colore grigio sporco più in là impercettibile una traccia azzurra forse un giorno
lontano un giorno di giorni passati forse quel muro era azzurro non ho freddo non ho
caldo sono amorfa sono stanca le gambe le tengo tese ma poi le sento cedono ancora
più stanca stanca come il tempo come quei muri come la polvere stanca come il
fascio di luce che più debole diventa nel suo lento spegnersi e spostarsi si piegano le
mie ginocchia stanche come fili d’erba sul ciglio della strada quando il vento li sposta
facendoli piegare e penso a un giorno ad altri giorni che percorrevo quel viottolo di
una strada che non sapevo dove mi conduceva quella strada battuta impolverata
quella strada tortuosa a volte dritta le scarpe le scarpe si ricoprivano di polvere e
diventavano tutte bianche ed il nero il nero delle scarpe senza lacci quasi spariva e la
strada la strada non finiva mai quella strada che non è ancora finita che ora io
percorro dentro di me ora piove la polvere scivola via non c’è più polvere sulle mie
scarpe l’acqua scorre a precipizio sulla strada battuta che ora battuta non è più scorre
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su di me sul filo d’erba che ora lo vedo è prostrato sul ciglio della strada ed il verde
di quel filo d’erba si mescola con la polvere che ora non è più grigia che ora diventa
un tutt’uno con la terra con il fango con il filo d’erba rivoli di pioggia solcano il
terreno pozzanghere piccole e grandi vanno or ora formandosi sulla strada su quella
lunga strada e la pioggia la sento scivola sul mio viso dentro il mio vestito passando
per il collo scivolando dentro passa fuori attraverso la stoffa dei miei vestiti che ora
intrisa di pioggia e delle mie lacrime aderisce al corpo a me come una seconda pelle
questa pelle intrisa di pioggia di me della mia malinconia il paesaggio intorno è vasto
vasto come la mia tristezza nemmeno una casa io vedo non ci sono case né stanze
solo una vasta pianura e lontano piccole colline la grande distesa di terra ora arata ora
verde ora gialla ora marrone chiaro ora marrone scuro come un puzzle si unisce e
formano rettangoli quadrati triangoli tanti
frammenti di terra tanti colori non un
albero non un cespuglio non un rovo niente
di niente cammino cammino sola sotto la
pioggia ora la strada è ripida ora è scoscesa
ora è in curva ora è dritta e non finisce mai
bagnata di
pioggia e delle mie lacrime vado errando
vagabonda senza meta per paesi e città
cercando quello che anch’io non so che
anch’io non so dove né perché l’orizzonte
ora dopo la pioggia lascia intravedere che
si una luce c’è è là lontano dove finisce la
strada là dopo la collina la luce quella luce che segue l’orizzonte che rischiara il
mondo là alla fine della strada dove finiscono i campi dove i colori si fondono e
diventano quasi un sol colore sì è là io lo so è là alla fine della strada alla fine di tutto
allora allora sì che troverò quello di cui vado cercando alla fine della strada alla fine
dei campi alla fine dei miei pensieri dei miei desideri alla fine di me dove non si vede
né il campo arato né la collina né la luce né il filo d’erba piegato piegato sul ciglio
della strada fra la polvere fra la terra fra la pioggia fisso il pavimento è grigio è scuro
quasi nero è freddo ma io non ne sento molto la superficie ho i piedi intorpiditi sono
appesa al chiodo della mia triste malinconia ed i piedi quei piedi che hanno
camminato in ogni dove ora sono stanchi righe nere tracciano il pavimento freddo
irregolari non rette ma poi vedo alcune dritte ci sono ma sono brevi quelle tortuose
quelle ondulate quelle interrotte sono di più molte di più alcune sono evidenti alcune
le vedo si perdono sì si perdono come me con i miei pensieri con i miei desideri
intorpiditi dal silenzio non un suono una musica solo il silenzio e non vedo il sole ed
ora anche il fascio di luce che pendeva dal soffitto da quella piccola finestra sul
mondo su quel soffitto a volta che è pieno di crepe di mattoni coperti di mattoni
scoperti di muri scrostati il fascio di luce non c’è più se n’è andato ed io conto i
mattoni alla debole luce della sera non è ancora notte un po’ di luce una debole luce
c’è ancora e conto uno due tre quattro cinque sei sette otto nove nove mesi nove anni
non so nove mesi lo so lo so nove mesi sono serviti per farmi formare per farmi
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nascere ed io lo so lo sapevo lo sapevo che non dovevo non dovevo uscire da lì da
dove da quel buco nero io lì ci stavo bene ero al caldo ero protetta e con tutte le mie
deboli forze mi aggrappavo alle pareti scivolose che mi abbracciavano che mi
tenevano stretta ed ora ora le sentivo le sentivo che ora non erano più lì a proteggermi
ma così improvvisamente senza un perché le sentivo a me estranee mi stavano
respingendo non mi volevano più mi spingevano via e non sapevo dove mi sentivo
spingere fuori fuori ma dove dove mi volevano espellere e mandare io non lo sapevo
e come sull’orlo di un precipizio dove sai sì che c’è che è profondo che è nero ma
non sai dove finisce dove ti porta dove vai tu non lo sai ed è buio e ti senti scivolare
scivolare ma non sai dove e perché tu non lo sai e ad ogni spinta che ti vuole cacciare
via ad ogni spinta che ti respinge il terrore lo senti ti serra la gola io si lo so lo ricordo
mi sembra ieri mi sembra ora mi sembra adesso ed una grande nausea mi chiude lo
stomaco mi viene da vomitare mi sento vomitare ma cosa se non i miei pensieri i miei
desideri se il mio stomaco è pieno solo della mia enorme malinconia e nulla più
rimuovo i miei pensieri i miei desideri ma niente ecco arriva un’ultima spinta e
questa era quella decisiva quella che con uno solo ed ultimo strappo mi Là uscire da
lì da dove dal buco nero da dove io con me ed i miei pensieri me ne stavo raccolta e
coccolavo nel poco spazio me e tutto di me i miei piedi che non avevano ancora
camminato se non sull’acqua della mia immaginazione le mie mani che non avevano
ancora toccato niente se non acqua e me la mia bocca che non aveva ancora parlato i
miei occhi chiusi che non avevano ancora vieto la luce né il mare né i prati né i campi
arati né le colline né niente di niente le mie orecchie che non sentivano nessun
rumore se non quello dei miei pensieri che uscivano a fiotti irregolari ed andavano a
sbattere contro le pareti di un qualcosa che mi teneva ed io sentivo solo che c’èra un
legame forte indissolubile fra me ed il contorno di me lo sentivo non era un rumore
non era un suono non era nemmeno musica ma lo sentivo dal profondo di me che
cèra lo sentivo quel legame quel cordone
fine leggero lo sentivo lo cercavo
annaspando nel buio lo cercavo lo trovavo
e sentivo che era leggero bagnato e non era
come quello che ora mi stringe i polsi non
era ruvido come la corda che mi tiene
appesa al chiodo della mia malinconia era
si un legame ma era dolce bello morbido e
non ruvido e non mi faceva male ed ora
improvvisamente senza sapere perché per
cosa io ero uscita di lì e che strazio sentirsi
di colpo prendere afferrare da mani ignote
con fretta e decisione e ti senti
strappare da dove eri e nessuno nessuno che ti chieda il tuo parere mani su di me
sulle mie fragili caviglie che mi tengono ferma ed appesa e non senti
improvvisamente più niente intorno a te e senti solo un grande vuoto e non bastano
gli urli che improvvisamente fai per urlare tutta la tua rabbia e non bastano a coprire
il silenzio ed il vuoto e senti senti un rumore un taglio secco deciso un unico taglio lo
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senti bene è metallico è l’unico è il taglio che di netto taglia la tua felicità ed il vuoto
e niente a cui aggrapparti il vuoto il grande vuoto e sei sospeso e non sai dove ed ai
paura paura di cadere ora io sono appesa ma non nel vuoto sento dietro di me il muro
il muro che è liscio che è grande che è freddo ed i miei piedi sono appoggiati sul
nudo pavimento sospesa sul grande cielo della vita di quella stanza che era piena di
luce il vuoto la luce accecante il vuoto la luce il taglio netto dopo il buio la luce e da
quel momento passi il tuo tempo l’infinito tempo fino alla fine del tempo del tuo
tempo a colmare quel grande vuoto iniziale il primo e non bastano amori e non
bastano carezze né baci e non basta niente di niente è tutto inutile il vuoto non si
colma il vuoto resta vuoto sempre all’infinito infinito come il cielo che sovrasta la.
terra l’infinito che non si sa dove finisce
questo cielo che ci. sovrasta che copre
monti e città che copre mari lontani
profondi profondi come il vuoto quel
vuoto che senti quando tutto intorno a te
sparisce e non senti più il caldo e non senti
più l’acqua che ti avvolge e non trovi più
la corda quella corda che ti lega a chi a
quel qualcuno che tu non sai chi è e che è
la tua vita vuoto solo vuoto io lo sapevo lo
sapevo ma inutili i miei sforzi tutto inutile
e scivolavo scivolavo sempre più giù più
giù ora vedo sul pavimento una riga nera è
più nera delle altre la seguo con lo sguardo la vedo è nera profonda è lunga voglio
vedere dove finisce dove và è quei dritta ora sorpassa un’altra riga, quella di destra
quella di sinistra la sfiora la tocca poi più giù ci passa sopra e poi continua è ancora
dritta e sembra non finire mai continuo la seguo ancora controllo lo spessore ora è più
sottile ancora più sottile ed ora ecco finisce la. riga nera non c’è più guardo in alto sul
soffitto a volta dalla finestra tonda vedo che la sera se né è andata ha lasciato il posto
alla notte e non vedo non vedo nemmeno una stella nemmeno la più piccola delle
stelle è lì a farmi compagnia la finestra ora è nera è solo un buco nero e sono sola
sola con la mia malinconia la mia malinconia che sale sale come l’alta marea ecco si
la sento mi lambisce i piedi nudi scivola fra le dita sale stringe ora le caviglie
sembrano lacci sembrano mani sale sii per le lunghe gambe magre si insinua fra le
cosce come una carezza di un amante si insinua fra i peli come un fiume in piena si
insinua fra i rovi del suo letto sale ancora e riempie quello che è restato di quel
cordone reciso tanto tempo fa la cui ferita ancora non è stata rimarginata gorgoglio
l’acqua in quel punto sembra anche lei partecipare al mio ricordo o sono solo io sono
solo i miei pensieri che al ricordo fanno rumore sale ancora su ancora fino al seno al
piccolo seno che lo vedo lo sento diventa turgido ho un brivido come quando per la
prima volta le mani le tue mani un giorno lontano si sono posate su quei seni e li
hanno contemplati amati ancora un brivido ora più forte è il ricordo di te che con
amore con stupore guardavi i miei seni prendevi le tue mani e le riempivi di essi e mi
sembrano mani ora quell’acqua che sale ancora ora sul mio collo fremo quell’acqua
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mi sembrano baci i tuoi baci baci di labbra
da me amate e sale sale sorpassa il mento
mi bagna la bocca la bagna la bacia la
riempie come un unico bacio il solo ed
unico bacio mi sembra quell’acqua solo
quello da me tanto desiderato e mi perdo e
non mi accorgo che ora l’acqua è salita
ancora ora sugli occhi bagna le mie
lacrime le trascina con se e continua il suo
lento salire e sale e copre i. capelli mi
avvolge mi copre mi tiene fra le sue
braccia immaginarie e sale su ancora su
fino alle braccia tese fino ai polsi legati bagna la corda bagna le mani le mani
stringono l’acqua l’afferrano la vogliono prendere ma l’acqua scivola e resta lì
immobile e non si lascia prendere scivola fluisce come i miei pensieri fluiscono
dentro di me lentamente piano ora sono totalmente immersa in questa acqua calda ed
ora è come una mamma come una grande mamma e sento sento che la corda legata ai
miei polsi si allenta si scioglie cade scivola nell’acqua fluttua in eccentriche volute
per poi posarsi piano ai miei piedi e le mie braccia lentamente scivolano giù giù fino
ai fianchi e le mie ginocchia
lentamente si piegano scivolano giù e tutto di me scivola io con il mio io io con il mio
essere scivolo scivolo lentamente lungo il muro lungo il muro freddo e non vedo più
niente e non posso più contare né uno né due ma poi conto conto scivolando e uno
due tre quattro cinque sei sette otto nove e sono giù ora sono raccolta sul. freddo
pavimento quel pavimento nero che ora freddo non è più e cerco e trovo dopo un po’
d’affanno il cordone reciso si. lo trovo lo sento lo tocco lo prendo lo porto a me
vicino lo annodo lo lego lo rimetto al suo posto lo rimetto dove stava una volta e così
legata ora sempre mi lascio scivolare giù nel profondo di me dentro di. me la grande
Stanza la sento si fa ora più piccola il muro lo sento ora è morbido non è più duro
l’acqua mi avvolge ecco si ora si mi sento stretta sento che questo è l’unico e solo
abbraccio che mi può dare quello che non ho trovato mai né per valli lontane né per
strade né paesi né città né fra le tue braccia né sopra né sotto di te ed ora sono qui
abbracciata a me ora si è qui quello che voglio ed un grande sipario pesante e nero
cala dentro e sopra di me.
1987
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