Vergine in trono con il bambino (Madonna dell

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Vergine in trono con il bambino (Madonna dell
Gerard David - Vergine in trono con il bambino (Madonna dell'uva), San Mauro (anta destra), San Girolamo (anta
sinistra)
Autore: Gerard David, ca. 1460 - 1523
Materia e tecnica: Olio su tavola di rovere
Dimensioni: cm 156,5 X 87 (centrale); cm 162 X 66 (ante)
Collocazione: Genova, Galleria di Palazzo Bianco
N. Inv. P.B.176
Scheda a cura di Carla Cavelli Traverso
Il polittico, restaurato negli anni 1950-51 da Pompeo Rubinacci, si trova in ottimo stato di conservazione; ogni tavola è
costituita da tre assi poste verticalmente e due traverse di contenimento in legno di noce, forse d'epoca successiva, che sono
talmente a filo del supporto da sembrare essere state spianate con lo stesso fino a raggiungere lo spessore di cm. 2 (Il dipinto
1991, p. 24, n. 9).
Il polittico, restaurato negli anni 1950-51 da Pompeo Rubinacci, si trova in ottimo stato di conservazione;
ogni tavola è costituita da tre assi poste verticalmente e due traverse di contenimento in legno di noce, forse
d'epoca successiva, che sono talmente a filo del supporto da sembrare essere state spianate con lo stesso
fino a raggiungere lo spessore di cm. 2 (Il dipinto 1991, p. 24, n. 9).
Le tavole provengono dall'abbazia di san Gerolamo della Cervara, situata sulla costa a levante di Genova
fra i centri di Santa Margherita Ligure e di Portofino, e furono commissionate nel 1506 per il coro della
chiesa da don Vincenzo Sauli, come si legge nella cronistoria sull'abbazia redatta dopo il 1790 da don
Giuseppe Spinola, "professo, decano e cellerario dello stesso Monastero" (cc. 596-598). Il religioso riporta
un'iscrizione allora leggibile nel dipinto "Hoc opus fecit fieri D'nus Vincentius Saulus MCCCCCVI die VII
septembris" e ne descrive in dettaglio la raffigurazione "Rappresenta il quadro di cui sopra sei tavole dipinte
l'una sull'altra separate con intermezzo di legno dorato, nel mezzo vedesi la Beata Vergine sedente, che
tiene il Bambino Gesù con un grappolo d'uva in mano, alla dritta San Girolamo l'Arcangelo Gabriele in atto
di fare l'annoncio alla Beata Vergine. Sopra S. Benedetto la stessa Beata Vergine in atto di ricevere
l'annuncio da detto arcangelo. Sopra in mezzo in alto il busto di un Eterno Padre: tutto all'intorno di queste
tavole vi è una grande cornice di legno dorato".
Prendendo spunto dal racconto Castelnovi (1952, pp. 22-27), che recuperò questa fonte, offre una
ricostruzione completa del polittico, accostando alle tre tavole presenti a Palazzo Bianco l'Angelo
Annunziante e la Madonna annunziata (New York, Metropolitan Museum), oltre a Dio Padre (Parigi, Musée
du Louvre). Quest'ultima acquisizione è ora messa in dubbio da De Floriani (Algeri De Floriani 1992, pp.
484-485, nota 82). Castelnovi pone, inoltre, in rapporto con il polittico anche un'altra tavola, anch'essa a
Palazzo Bianco e che si suppone provenga dalla citata abbazia, la Crocifissione. Quest'ultima, infatti,
faceva parte come le tre tavole in oggetto, dei dipinti che nel 1805 il governo francese richiese in
restituzione a Giuseppe Fravega (A.S.C.G., Prefettura francese, f. 311).Questi, ex presidente delle Finanze
(o della Magistratura dell'Interno) della Repubblica Ligure, alloggiava al piano nobile di Palazzo Bianco, che
la famiglia Brignole Sale aveva affittato ad abbienti inquilini (Di Fabio 1997, p. 59); egli aveva avuto queste
opere, provenienti dalla requisizione in chiese e monasteri soppressi, in assegnazione temporanea dalla
Repubblica Democratica Ligure per arredare la sua dimora.
Nel 1798, infatti, l'abbazia benedettina di san Gerolamo alla Cervara era stata abbandonata dai religiosi, a
seguito delle leggi soppressive citate. Fontana Amoretti (1997, pp. 305-306) ricordando che le edizioni
della Description des beautés de Gênes et de ses environs parlano dell'opera realizzata nel 1506, mentre
l'edizione del 1792 non presenta più alcuna annotazione in proposito, considera tale data ante quem per
l'alienazione del polittico. Le tavole dopo una prima collocazione a Palazzo Ducale, secondo la leggenda
riportata da Alizeri (1865, pp. 147-148) nello spessore di un pavimento, poi fortunosamente recuperate e
restaurate da Francesco Baratta furono poste nel gabinetto dei Sindaci, pervennero in seguito a Palazzo
Tursi e dal 1892 nella Galleria di Palazzo Bianco.
Ratti (1780, p. 28) ricorda solo la pala centrale nella chiesa della Cervara e la attribuisce a Frans Floris,
nel manoscritto Spinola (post 1790, cc. 596-598) si nomina Dürer come possibile autore di tutto il polittico,
mentre a Floris sono attribuite tutte le quattro tavole nell'elenco delle opere di provenienza Fravega redatto
dalla Prefettura francese (f. 311)
Alizeri (1846, p. 81) riferisce l'attribuzione al Dürer per i due santi ed a Floris per la Madonna,
successivamente (1875, p. 179) pensa per tutte a Floris. Jacobsen (1896, p. 112) per primo cita Gerard
David, seguito da tutta la critica successiva, Friedländer (1928, p. 147) le ascrive al periodo maturo
dell'artista verso il 1511, non conoscendo la data riportata nel manoscritto Spinola. La realizzazione di
questo polittico ha fatto ipotizzare una serie di soggiorni di David in Liguria: Castelnovi (1952, pp. 22-27)
intorno al 1506, Hoogewerff (1953, pp. 72-73; 1961, pp. 176-194) tra il 1511 ed il 1515 per la modifica dello
stile dell'artista che si ritrova nella Crocifissione, ovviamente per lo studioso non parte del polittico e d'epoca
successiva. Van Miegroet (1987, pp. 33-44) anticipa questo soggiorno tra il 1503 ed il 1507, poiché in
quegli anni David non versò all'Ospedale dello Spirito Santo di Bruges le rate degli interessi su una casa in
precedenza acquistata.
Dopo il 1507 il miglioramento della situazione patrimoniale di David, tanto da farlo aderire alla confraternita
bruggese dell'Albero Secco riservata ai membri abbienti di quella città, sarebbe dovuto proprio al successo
del suo viaggio in Italia.
Di Fabio (1997, pp. 59-81), al contrario, nel porre in dubbio l'esistenza stessa di un soggiorno genovese del
maestro considera il polittico della Cervara estraneo allo stesso. Lo studioso, infatti, considerando la data
apposta sul polittico come quella di committenza e non di collocazione dell'opera come sostiene Fontana
Amoretti (1997, p. 306), segnala che il 7 settembre 1506 Vincenzo Sauli non era a Bruges e quindi non
poteva avere commissionato direttamente l'opera. Faceva parte, infatti, della missione diplomatica
genovese inviata, tra l'agosto e l'ottobre del 1506, ad Asti dove Filippo di Clèves, governatore della città in
nome di Luigi XII, era stato costretto a rifugiarsi a seguito della rivolta popolare delle Cappette. Il pittore è
documentato a Bruges nell'aprile del 1506, intento a realizzare un'Adorazione dei Magi per il fiorentino
Gaspare Bonciani, trapiantato in quella città. Per Di Fabio risulta impossibile la commissione diretta a
Bruges, ma piuttosto l'intervento d'intermediari che sottoscrissero per Sauli il contratto e fornirono le
indicazioni richieste dal committente. Il successivo assemblaggio potrebbe essere avvenuto localmente,
viste le notevoli dimensioni e l'aspetto mediterraneo della composizione. Di Fabio (1992, p. 41; 1997, pp.
59-81) considera la Crocifissione parte integrante del polittico della Cervara adducendo motivazioni
stilistiche, tecniche ed un'interessante lettura iconologica ed iconografica.
Per quanto riguarda la lettura iconologica e iconografica di queste tre tavole, san Girolamo (leone
accovacciato, anacronistiche vesti cardinalizie) fu sempre riconosciuto come tale per l'immediato rimando al
santo titolare dell'abbazia della Cervara. Di Fabio ne evidenzia il ruolo di exemplum di vita monastica in
quanto "il nero saio che si scorge sotto la ricca veste rossa ne ricorda la condizione di monaco in cui finì i
suoi giorni a Betlemme....Il libro che egli legge in assoluta concentrazione ...potrebbe alludere ad uno dei
testi che egli scrisse in favore del monachesimo cristiano, come le Vite di Paolo di Tebe, di Ilarione e Malco,
proponendo un'ideale di perfezione ascetica basato su una sistematica lectio divina ed esemplato sulla vita
della Vergine Maria, intesa come Regula di quell'ideale" (p. 67).
Più travagliata è risultato l'individuazione del santo (saio benedettino, libro, pastorale) dipinto nell'anta
destra, Crowe e Cavalcaselle (1872, p. 353) lo credevano sant'Antonio, von Bodenhausen (1905, p. 164)
un santo vescovo, Jacobsen (1896, p. 112) lo riteneva san Nicola da Tolentino, Grosso (1910, pp. 39-40)
san Mauro senza argomentare la scelta, seguito da buona parte della critica successiva; Castelfranchi
Vegas (1983, p.. 271) lo vuole san Bernardo mentre van Miegroet (1989, p. 205) fa propria la tradizionale
identificazione con san Benedetto, per il libro che potrebbe essere la Regola scritto dal santo. Di Fabio
(1991, p. 67) riconoscendo alcuni fleurs-de-lys nei motivi decorativi, fra il nodo ed il tabernacolo, dello
splendido pastorale del santo motiva l'indicazione di san Mauro.
Alle spalle dei due santi sono raffigurati bassi sedili ed in alto una trabeazione modanata cui è fissata una
cortina formata da due dossali ad arazzi millefiori - simboli nel sec. XV dell'amoenum viridarium che Onorio
d'Autun evocava come metafora del Paradiso, popolato da diverse categorie di eletti (le rose per i martiri, le
viole per i confessori, i gigli per le vergini) -.
La Madonna è assisa su un trono di pietra, l'anello la qualifica come Sponsa dello Spirito Santo, il bimbo
che ella regge in grembo come Sedes Sapientiae e come Regina -versi della Salve Regina sono ricamati in
caratteri aurei lungo l'orlo del manto SALVE Regina Mater/ MISERICORDIE/ VITA DULCEDo/ ET SPES
NOSTRA/ O CLENEMS O/ pia o duLCIA/VIRGO MARia- Sulla striscia in fronte con gemma si legge in
lettere d'oro Ave MariA/GRATIA PLENA/ DOMINUS TECum.
Come questi primi messaggi teologici trovano riscontro, secondo Di Fabio, negli ipotizzati registri superiori
con Annunciazione e Dio Padre benedicente allo stesso modo l'ipotizzata presenza della Crocifissione è
motivata dalla lettura dello scomparto centrale come premonizione e prefigurazione del sacrificio della
Croce. Il grappolo d'uva che tiene Gesù e dal quale la Madonna stacca un acino sarebbero, pertanto,
allusione al sacrificio della Croce ed al vino eucaristico della salvezza, con chiaro rimando al primo miracolo
di Cristo alle nozze di Cana, richiesto dalla stessa Madonna; inoltre "secondo una tradizione esegetica
ininterrotta, oltre che simbolo eucaristico primario, immagine del mistero pasquale, gli acini rimandano a
cristo a la vite e a Maria, in un continuo rimando simbolico, di cui fornisce poetico e esemplare repertorio il
Cantico dei Cantici ". Questo ricco e complesso messaggio per la comunità monastica della Cervara
potrebbe essere stato concepito dallo stesso committente o dal priore del monastero stesso che nel 15051506 era Isidoro. Il polittico della Cervara ha sempre avuto come riscontro diretto la Virgo inter virgines
(Rouen, Musée des Beaux-Arts) già indicata da Cavalcaselle (1899, p. 390), realizzata da David per i padri
carmelitani di Bruges nel 1509, mentre il san Girolamo ricorda il santo omonimo della pala di san Michele
(Vienna, Kunsthistorisches Museum).