4-2006
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4-2006
pagina 3 pagina 2 Gli auguri del Presidente Cari amici, un nuovo anno di attività della nostra Consociazione stà volgendo al termine tra ricordi piacevoli di giornate passate insieme sui campi di tiro nazionali ed esteri con lo spirito classico di chi ama il mondo dell'avancarica e già un altro è alle porte. Il prossimo sarà un anno particolare che impegnerà tutti noi oltre che per il momento sportivo anche per quello organizzativo. Volendo far ben figurare il nostro paese nell'organizzare il prossimo Campionato Europeo, l'aiuto di tutti voi sarà fondamentale per la riuscita della manifestazione. Colgo l'occasione con queste poche righe di augurare, anche a nome del Consiglio Direttivo, a tutti voi, alle vostre famiglie, agli Sponsor che ci supportano nella nostra attività, agli appassionati di Tiro Western ed a quanti altri amano il mondo dell'avancarica i miei più cordiali auguri per le festività 2006/2007. Giovanni Gentile Ve n d i cerchi scambi? Per chi volesse inviare materiale da pubblicare (articoli, foto, disegni, ecc...) può scrivere, telefonare o inviare e-mail alla redazione: Avancarica Magazine Inserisci il tuo annuncio gratuitamente su Avancarica Magazine Tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] c/o X.mas srl - Viale della Lirica 61 48100 Ravenna tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] pagina 3 Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it Royal Via Cerro, 231 Fraz. Sant’Andrea in Casale 47832 San Clemente RN Armouries ARMI ANTICHE, MILITARI E CIVILI ARMI DA COLLEZIONE EX ORDINANZA DECORAZIONI OGGETTISTICA MILITARE E DOCUMENTAZIONE STORICA Si effettuano valutazioni gratuite, da parte di esperti a domicilio ed eventuali acquisti e/o permute GARANTIAMO LA MASSIMA RISERVATEZZA Tel. 0541.988190 Fax 0541.853943 Mobile 335.6170277 [email protected] pagina 4 Le canne del fucile Anticamente le canne di fucile si fabbricavano di solo ferro battuto, accartocciato e saldato longitudinalmente. Poi si forarono dal ferro massiccio e si giunse ad averle senza saldature. Al principio di questo secolo, si cominciò, ad avvolgere a spirale una sbarra di ferro attorno ad un mandrino: si ottennero in tal modo risultati sensibilmente vantaggiosi per la leggerezza e la resistenza. Poiché il metallo, necessariamente fibroso, oppone così la tenacità della fibra allo sforzo dell’esplosione, e la resistenza è infinitamente superiore a quella presentata da un ferro omogeneo o avente la fibra longitudinale. Il processo si andò lentamente perfezionando; ma non è che da una ventina d’anni che si fabbricano canne perfette sotto ogni rapporto. Le canne che si fabbricano oggi (1887) sono di tre qualità: Canne semplicemente attorcigliate (“rubans”) Canne damascate Canne d’acciaio. Le canne attorcigliate sono formate da una data quantità di bacchette di ferro e d’acciaio, appaiate, battute e saldate insieme a fuoco e infine attorcigliate a spirale su un mandrino di grossezza un po’ inferiore a quella del diametro delle canne che si vogliono ottenere. Le spire sono battute e saldate a fuoco con la maggior cura, onde riescono perfette e senza ammanchi. Le operazioni così sommariamente descritte sembrano semplici. In fatto, costano assai fatica, tempo e abilità. Il ferro e l’acciaio che si adoperano vogliono essere di primissima qualità: debbon essere riscaldati, martellati alternativamente un gran numero di volte, onde divengano bastevolmente densi, perdono tutte le impurità; poi sono la minati in bacchette e queste bacchette subiscono ancora parecchie operazioni, prima che possano adoperarsi a formare le canne. Le canne damascate si fanno con un processo simile. Solamente le varie bacchette onde sono composte sono dapprima perfettamente attorcigliate su se stesse. La grossezza della bacchetta, la loro disposizione, il grado maggiore o minore di torsione, danno in definitiva, le diverse qualità del damasco. Così per i damaschi comuni si adoperano solo due bacchette alternativamente di ferro e di acciaio, grosse e poco corte: per i damaschi fini, le bacchette sono più sottili, più numerose e assoggettate ad una torsione molto maggiore. La maggior torsione, fino a un certo punto, aumenta la forza e la bontà della canna. Le canne attorcigliate e damascate sono immerse in un acido il quale, intaccando solo il ferro, scopre e mette in rilievo il disegno dei loro componenti. Le canne in tal modo, pur essendo di aggradevole figura, dimostrano da sé i propri difetti e sottoscrivono la loro fede di nascita. Le canne di acciaio si ottengono con metodi molto complicati. Non è che da pochi anni che in Inghilterra con processi speciali di Whitworth e di Siemens si giunse a fabbricare un acciaio poco carburato, dolce e di una tenacità maggiore di quella delle ordinarie canne dei fucili da caccia. E le canne di acciaio furono adottate ed usate in larga scala da alcuni fabbricanti, quali il Webley, che le raccomanda a preferenza di quelle damascate. Le canne d’acciaio hanno però l’inconveniente di costar molto, quindi non essere possibili per fucili a buon mercato, di non avere così bell’aspetto come quelle di damasco e infine di non dare al cacciatore quella immediata garanzia di origine che danno le canne damascate. dott. Piero Raggi * Riferimenti bibliografici: E. Azzi, F. Delor, N. Camusso, ed un veterinario pratico; Manuale del Cacciatore Italiano: “Le armi, i cani da ferma italiani ed esteri, le malattie dei cani esposte in ordine alfabetico e alla portata di tutti con una copiosa raccolta di ricette, la selvaggina e le norme per cacciarla”, Milano, Dumolard, 1887. Nella pagina a fianco ne alcuni esempi di can e t a di fucile damasc * pagina 5 pagina 6 COMPRO... FUCILI e CARABINE Fucile A CAPSULA da fanteria svizzero, modello T.BIS con piastra alla francese, cal. mm. 18 rigato. LoTauro 338.6401050 ore lavoro Fucile A PIETRA FOCAIA manifattura Reale di Tulle da marina – anno IX. 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Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 8 pagina 9 STARR 1858 IL REVOLVER PIU’ EVOLUTO DELLA GUERRA DI SECESSIONE In America, ai tempi della Guerra di Secessione, L’esercito Unionista si trovò spesso nella necessità di acquistare armi corte da chiunque ne producesse perchè sia le Remington, sia la Colt, che rifornivano ai militari le armi “Ufficiali”, non erano a tutti gli effetti in grado di sopperire alle ingenti richieste della Guerra. In questo senso, tra le innumerevoli armi di ogni genere, tipo e fattura acquistate dall’esercito, un posto di riguardo meritano i Revolver STARR: furono infatti le armi “non di ordinanza” più diffuse durante l’intero conflitto. anche alcune armi del tutto innovative. Per esempio, brevettò nel Gennaio del 1856 un modello con sistema a rotazione inizialmente destinato all’impiego su un’arma tipo “pepperbox” ovvero a canne multiple. In seguito, lo stesso brevetto fu riadattato su un revolver con il sistema che impegnava un doppio grilletto: uno comandava la singola azione, l’altro il funzionamento in doppia azione. L’opportunità di proporre le proprie armi al Dipartimento della Guerra americano avvenne il 21 gennaio 1858. In quell’occasione Starr presentò sia il modello di una nuova carabina, sia il prototipo di una nuova rivoltella, entrambi caratterizzati da doppia azione. Il governo unionista trovò molto interessanti le idee dell’inventore e gli chiese, tra l’altro, di definire e completare il progetto del revolver. Nell’autunno dello stesso anno Starr completò l’arma e la presentò al ministero della Guerra; il revolver era ottimo e l’ordine fu per una fornitura immediata di 500 pezzi. Figura 1: La pistola vista dal lato sinistro EBENEZER STARR L’inventore di questo particolare Revolver, in grado di funzionare sia in singola che in doppia azione, fu Ebenezer Starr. Nato il 16 Agosto 1816, da una famiglia specializzata nel commercio di armi bianche e di armi da fuoco (prevalentemente destinate all’ esercito Americano), egli sviluppò una conoscenza approfondita di questo settore che gli permise di progettare Figura 2: Per aprire il revolver è sufficiente estrarre la spina filettata posta nella parte superiore del castello continua a pag. 10 pagina 10 NASCE LA STARR ARMS CO. Starr, non avendo i mezzi economici per avviare una propria azienda (necessaria alla produzione dei pezzi richiesti) decise di costituire una società avvalendosi di un gruppo di finanziatori. Di fatto, egli fu costretto a vendere i suoi brevetti, ma alla fine l’azienda meccanica Starr Arms Co., sorse in quel di New York al numero 267 della Broadway Avenue. Figura 3: Particolare del sistema di apertura del castello chiamato “top break” Depositati tutti i brevetti necessari (alcuni dei quali inerenti i congegni di funzionamento dell’arma, posti nella parte superiore del castello e sulla parte anteriore del tamburo) venne subito avviata la produzione e, in breve, furono consegnati i 500 revolver destinati all’Ordnance Department. Anche se, a posteriori, il Dipartimento della Guerra scoprì che le armi non erano purtroppo sufficientemente affidabili per gli standard militari (vedremo poi perchè), la guerra di secessione venne decisamente in aiuto di Starr e, nonostante i dubbi sulle capacità di resistenza dei suoi revolver, l’esercito gliene ordinò altre 1.250. Questa fu solo la seconda di una lunga serie di ordinazioni tanto che, alla fine della Guerra, l’azienda poteva conteggiare nella sua produzione la fornitura complessiva, al futuro governo degli Stati Uniti, di 1.936 revolver in doppia azione calibro .36, 21.050 revolver in doppia azione calibro .44 e 25.002 revolver in singola azione. Quando però, al termine della guerra di Secessione, gli ordini cessarono di colpo, la Starr fu costretta a chiudere i battenti (1867). Ebenezer Starr, in ogni caso, non abbandonò il settore armiero e continuò anzi a progettare ingegnosi sistemi di funzionamento, per ogni tipo di arma da fuoco, ancora per molti anni. TROPPO ALL’AVANGUARDIA La Starr è un revolver estremamente interessante anche dal punto di vista collezionistico poichè è unica nel suo genere. Impiega infatti un sistema di scatto a doppio grilletto: il primo serve solo ad armare il cane e far ruotare il tamburo, mentre il secondo, più piccolo e aderente alla guardia del grilletto serve a comandare l’abbattimento del cane. Il primo grilletto tramite una molletta mobile, puo’ anche comandare lo scatto del secondo grilletto; in pratica, la molletta posta dietro al primo grilletto Figura 4: Particolare della molletta posta dietro al grilletto che discrimina la doppia/singola azione ha un risalto: se viene tenuta in posizione abbassata, il risalto, alla fine della cosa, urta il secondo grilletto causando l’abbattimento del cane (Doppia azione); se invece la pagina 11 molletta viene alzata, il risalto urta il castello e di conseguenza blocca la corsa del 1° grilletto senza azionare così il secondo e, per sparare, bisogna passare con il dito dal 1° al 2° grilletto (Singola azione). Tale rivoltella era purtroppo, fin troppo sofiFigura 5: La tacca di mira sticata e rivoe ricavata sul paraschegge luzionaria per del cane. Si noti la Spina l’epoca, infatti filettata che permette non fu granchè l’apertura del castello apprezzata e compresa nel suo funzionamento. frammenti delle capsule esplose, che andavano ad interferire nella rotazione del tamburo inceppando inevitabilmente il revolver. Tali difficoltà di comprensione, nell’utilizzo dell’arma, costrinsero Starr ad effettuare modifiche che portarono il revolver “futurista” solo in singola azione, come erano tutte le altre armi presenti sul mercato. Attualmente il Revolver è perfettamente “replicato” (sia nella versione ad azione mista che in singola azione) dalla Ditta FAP Pietta di Gussago (BS). I Soldati erano troppo abituati ad utilizzare armi in singola azione in cui veniva richiesto l’azionamento manuale del cane per poter sparare. Nella Starr invece, l’azionamento del cane stesso doveva avvenire solo tramite il primo grilletto, pena il più delle volte, il blocco del sistema di rotazione del tamburo; operazione che ovviamente necessitava dello smontaggio parziale del revolver, ma che era molto sconveniente nel caso di un conflitto a fuoco! In più, l’ingegnoso sistema della doppia azione poteva bloccarsi a causa dei Figura 6: Il mirino, del tipo a lama, è inserito su un inserto a coda di rondine OLD WEST SHOOTING SOCIETY ASSOCIAZIONE DI TIRO WESTERN ITALIANA www.owss.it pagina 13 SPRINGFIELD 1861 E RICHMOND Il fucile da fanteria Springfield modello 1861 fu l’arma più diffusa durante la guerra civile americana. Circa un milione di esemplari furono prodotti ma non soltanto dalla Springfield Armory; per le pressanti esigenze di guerra furono stipulati contratti con una miriade di altre aziende. Tra le più note vi furono la Remington (40.000 pezzi dal 1864 al 1866), la Whitney (15.000 dal 1863 al 1864), la Jenks (98.464 dal 1861 al 1862), la Savane (25.520 tra il 1862 e il 1864) e anche aziende europee quali la Manton di Londra e la Funk di Suhl, in Germania, che ne produsse qualche centinaio. Un esemplare marcato Funk (matr. 8) si trova oggi al museo dell’accademia militare di West Point. L’arma veniva prodotta in calibro .58 con canna tonda dal 40” tenuta al calcio da tre fascette. I fornimenti erano in ferro con finitura bianca. Qualche volta veniva brunito l’alzo. Bacchetta in ferro con estremità a tulipano. I marchi, limitatamente a quelli prodotti dall’arsenale Springfield, erano costituiti dall’aquila e le scritte US/SPRINGFIELD. La data, scritta orizzontalmente, poteva essere 1861 o 1862. US anche sulla codetta del calciolo, VP con l’aquila sulla culatta e le iniziali dell’ispettore militare sulla sinistra del calcio, all’altezza dell’acciarino. Il modello Richmond venne fabbricato presso la Richmond Armory in Virginia in quantità rimasta sconosciuta. Rispecchia molto lo Springfield ma è più vicino al modello 1855 Maynard. Venivano fabbricati, infatti, con le parti e le attrezzature catturate alla Harper’s Ferry Armory. Sulle cartelle già fresate per il nastro Maynard si lasciò sia la fresatura che lo sportellino ma l’utilizzo era unicamente con capsule metalliche. Il nastro Maynard, nel frattempo, era stato abbandonato per l’eccessiva tendenza a trattenere l’umidità. Le cartelle non fresate, ovviamente, venivano montate così come erano e mantenendo quella tipica gobba che oggi ci permette di identificarli. continua a pag. 14 pagina 14 Ma già nel 1862, cominciando a forgiare nuovi pezzi, fu abbassata la gobba di circa mezzo centimetro e squadrandone, qualche volta, la cresta nei modelli successivi. I modelli, in definitiva, erano tre. 1° modello: gobba alta con scritta RICHMOND, VA e 1861, 2° modello: gobba alta con la scritta CS/RICHMOND, VA e 1862, 3° modello: gobba bassa con le scritte CS/RICHMOND e l’anno che variava dal 1862 al 1865. Le lettere CS nel secondo modello vennero aggiunte sopra la parola RICHMOND e la data era scritta verticalmente all’estremità sinistra della cartella. Le canne erano uguali a quelle dello Springfield. I fornimenti erano in ferro tranne il calciolo che qualche volta poteva essere in ottone e il puntale del calcio che era in ottone oppure bronzo. Sia Springfield che Richmond li ritroviamo nella produzione di Armi Sport, che, seppur repliche, si fanno apprezzare per l’accuratezza delle lavorazioni e delle finiture con le quali sono costruite. La cosa più significativa è forse la fabbricazione della culatta. Infatti, così come avveniva nel secolo scorso, nella barra cilindrica che costituirà la canna, si provoca un rigonfiamento ad una estremità da cui, poi, con successive lavorazioni meccaniche, si ricavano la chiocciola portaluminello e le sfaccettature esterne, contemporaneamente si procede anche alla fresatura della sua codetta. Il fucile Richmond, per i cultori di storia americana, è ancora più appetibile dello Springfield e avere a disposizione una replica è senz’altro uno stimolo, anche se di replica si tratta, ad arricchire, comunque, la propria collezione. La replica Richmond della Armi Sport ricalca il terzo modello, con gobba bassa e squadrata, scritte CS/RICHMOND VA davanti al cane e la data 1862, in verticale sulla sinistra della cartella. Anche i più pignoli saranno soddisfatti vedendo riprodotte le lettere CS sulla parte superiore del calciolo e VP sulla culatta. Il calcio in noce europeo finito ad olio ed i fornimenti in metallo con finitura bianca completano questi fucili come per i fucili originali. KIMAR - ARMI SPORT - Via Milano, 2 25020 Azzano Mella (BS) tel. 030.9749065 - fax 030.9749232 - e-mail: [email protected] pagina 15 La Bourse aux armes di Parigi A cura di Paola Andrean Serafini Il 22 ottobre u.s. si è svolta la Bourse aux armes all’Espace Jean Monnet di Roungis-Silic (a sud di Parigi, vicino all’aeroporto di Orly). Lo spazio è un enorme capannone che ospita la più importante mostra-mercato di Francia con ben 900 metri di tavoli su più di 4500 mq. con circa 200 espositori tra collezionisti e professionisti. Vi partecipano “Cibles” “Gazette des Armes et Uniformes” “Action Gun” “Militaria Magazine” “Figurines” e “Traditions”. L’afflusso di visitatori-compratori è notevole e vario, cioè di diverse provenienze: inglesi, tedeschi, molti italiani e da regioni dell’est europeo, oltre che francesi naturalmente! Molti venditori sono di origine italiana come Mr. Gabrieli e Mr. Lombard che mi hanno detto che in quest’edizione hanno visto aumentare il numero di visitatori italiani… sarà merito di questa pubblicità? Lo spero, perché i pezzi che vi si trovano sono davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Senza dire che qui si possono trovare anche pezzi originali di acciarini, viti, molle, nonché attrezzi per l’uso e il restauro fai-da-te. Gli amanti delle divise e decorazioni e vari altri oggetti di militaria non restano delusi, perché si possono trovare oggetti importanti e meno. Tra gli oggetti che ricordo di aver visto c’era un fucile-revolver col. Colt Hartford C.T. U.S.A. 1850, ed uno con canna ottagonale a sei colpi marcata Patented Sept.14 1858 – E Remington & Sons, Ilion, New York, USA New Model, appartenente ad una serie numerata da 1 a 1000, e poi una pistola con quattro canne in un sol blocco di C.Sharps & Co. 1859, una pistola da stivale, varie altre da ciclista, e ancora Le Merveilleux e la Gaulois della Manifacture Française d’Armes et Cycles de St. Etienne. Fra gli altri un revolver Hill ad estrazione automatica dei 5 colpi, una pistola della guardia del corpo reale, un Colibrì, una pistola ad armonica, un cofanetto da rappresentante di commercio della ditta Collin à Paris, coppie di pistole a miquelet ed una schiavona con tanto di punzone sul forte della lama, ed ancora diversi Winchester, fra i quali anche due Golden Boy del 1860…ed eccovi alcune foto che meglio di ogni descrizione vi fanno capire cos’è la “Bourse aux armes de Collection”. La prossima sarà a primavera! continua a pag. 16 pagina 16 pagina 17 continua a pag. 18 pagina 18 pagina 19 Il saluto del capitano Ripensando a quando ho iniziato a fare il Capitano della Nazionale Avancarica, mi rendo conto che è passata un’eternità e tanti sono i ricordi che mi legano a quegli anni e al lungo periodo di attività. Innanzitutto il compianto Col. Renzo Militello, da cui ho ereditato l’incarico, e che molto mi ha dato in quei primi anni, soprattutto con il suo fulgido esempio di tiratore e grande sportivo. L’avancarica era molto diversa da quella di oggi, il ns. coinvolgimento a livello internazionale decisamente marginale e di conseguenza anche il riconoscimento e il peso sulle decisioni e controversie. Con il passare degli anni, i successi in termini di partecipazione e le medaglie conquistate, hanno fatto si che ad ogni incontro internazionale aumentasse la notorietà e il rispetto nei confronti della rappresentativa della C.N.D.A. Tante le questioni e le controversie affrontate, sempre in modo corretto e con ottime ragioni a supporto, e forse proprio per questo la stima dei colleghi tiratori e Delegati è di conseguenza aumentata continuamente. Purtroppo però, il ruolo di Capitano comporta anche la dura responsabilità di scegliere i componenti delle squadre e proprio per questo, espone a delle scelte che, se da una parte accontentano qualcuno, dall’altra inevitabilmente creano delusione e malcontento. In qualche caso le scelte fatte non sono state le migliori e mi scuso con coloro ai quali in qualche modo ho fatto involontariamente un torto. Inserisci il tuo annuncio gratuito su Avancarica Magazine tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] In questi ultimi anni, per una serie di coincidenze mi sono ritrovato più e più coinvolto nelle riunioni MLAIC inizialmente come interprete, in seguito con parte sempre più attiva negli interventi e nelle decisioni. Mi sono quindi ritrovato proposto e confermato, nell’incarico di Delegato M.L.A.I.C., succedendo a mio padre Alberto che non vedeva l’ora di avere un sostituto per un ruolo che per lui era diventato ostico, a causa della sua personale (forse presunta) difficoltà con la lingua inglese. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto in questi anni e per l’alto grado di stima e riconoscenza che si è conquistato all’interno del M.L.A.I.C. e che da oggi toccherà a me mantenere tale. Lascio con fiducia e in ottime mani l’incarico di Capitano della nazionale Avancarica all’amico Giorgio Cavicchi con una calorosa stretta di mano ed un in bocca al lupo, confermandogli fin d’ora la massima collaborazione e disponibilità per il suo nuovo Incarico. Un saluto ed un arrivederci sui campi di tiro. Antonio Ferrerio Ve n d i ... c e r c h i ... scambi? pagina 20 il Metford 2000 yard di Laurent Smaniotto Cari amici voglio raccontarvi la storia della replica di un fucile a percussione con il quale si é sparato a 2.000 yards (non é un errore di stampa!). Si parla di circa 1800 metri! nel 1865 e 1866. L’originale è stato costruito solo in 2 esemplari. Entrambi sopravissuti. Uno si trova alla N.R.A. Museum di Bisley e l’altro al museo Royal Armouries di Leeds. In 1865 e 1866 ebbe luogo una gara alla distanza incredibile di 2.000 yards. Si poteva sparare da seduti con un la possibilità di un appoggio. I tiratori, pochi ma scelti tra l’elite, hanno gareggiato scambiandosi i solo 3 fucili fatti per l’occasione. Due erano costruiti da Gibbs con canna e progettazione Metford in calibro .50 e l’altro da M. Murcott in calibro .451. Quest’ultimo si è ritirato durante la gara perchè non ha mai toccato il bersaglio…. Il Metford in calibro .50 aveva una canna con un passo progressivo cominciando lentamente dalla culatta, circa 1 giro in 30 pollici e finendo alla bocca con circa un giro in 18 pollici. L’arma pesava circa 6,8 kilogrammi. Il proiettile di 700 grani avvolto in una carta era sparato con una velocità di circa 450 metri al secondo con 150 grani di polvere nera (circa 9,7 grammi!). La velocita residua al bersaglio era di circa 180 metri per secondo. Nella foto sotto: l’autore felice di provare l’arma Metford Nella foto sopra: un resso il originale custodito p y (GB) Museo N.R.A. di Bisle pagina 21 Foto a fianco: dettaglio della piastra Nella foto sotto: l’estremità della canna con la falza della bocca Il bersaglio era alto 5,5 metri e largo 7,3 metri. La « mouche » (bull’s eye) di forma quadrata misurava 1,8 metro di lato e valeva 4 punti. Il visuale (centre) faceva 3,5 metri di lato e valeva 3 punti e il resto del bersaglio (outer) contava 2 punti. La prima gara vede la vittoria del Col. Halford con 22 punti in 25 colpi. L’anno successivo Mr. J. Miller vinse con 37 punti in 20 colpi con 8 fuori bersaglio davanti al Col. Halford con 36 punti e solo 6 colpi fuori bersaglio. Questa replica è stata costruita in un esemplare unico dal famoso cannoniere inglese Martin Tebbs. La replica di Tebbs è stata fatta rispettando il più fedelmente possibile l’originale di Bisley. L’unica differenza si vede nel aggiunta di una diottra classica con un mirino regolabile assenti sull’originale che aveva solo il telescopio. Come sul fucile originale il telescopio è regolabile in alzo e deriva con vite micrometrica. (continua a pag. 22) o a far fuoco Sotto: l’autore pront a schiena” dalla posizione “sull (back position) pagina 22 nella foto a sinistra: un proiettile del Metford di fianco ad un 451 Pedersoli Sotto: particolare del lato sinistro del fucile con le viti di regolazione del telescopio Per motivi di sicurezza, è stata aggiunta una protezione di gomma sul telescopio dalla parte dell’occhio. Ho potuto provare questo fucile ad una distanza 600 yards a Bisley in “back position”. La carica era ridotta a solo 100 grani perché sufficiente per questa corta distanza! La mira risulta molto stabile ed il rinculo è quasi tutto assorbito dai 6,8 kg. dell’arma. La differenza è enorme in confronto al mio Rigby di 5 kg. Con la stessa carica ed una palla di 550 grani il mio fucile da un violento rinculo. Qui si ha la sensazione di sparare con solo 60 grani. E stato molto piacevole sparare con questa replica di un fucile mitico anche se é stato a solo 600 yards. Sogno che un giorno sia possibile provarlo anche alla distanza originale di 2.000 yards .000 yards Sotto: il Metford da 2 Bibliografia: www.lrml.org Speciale ringraziamento al sig. Martin Tebbs che mi ha permesso di fotografare e provare il suo fucile. pagina 24 Novità dal meeting M.L.A.I.C. del Mondiale di Bordeaux Agosto 2006 - Le discipline indicate come MIXED sono ora considerate OPEN. Ciò significa che possono essere composte non solo da originali e repliche ma anche solo da repliche o solo da originali, a discrezione del relativo Capitano. Le discipline interessate sono: Amazons (Walkyrie) – Rigby (Witworth) – Hawker (Manton) – Pforzheim (Vetterli) – Wogdon (Cominazzo) – Batesville (Lorenzoni) – Kunitomo (Tanzutsu) - Nagashino (Tanegashima) - E’ stata approvata la nuova disciplina a squadra N°38 Kunitomo che raggruppa i tiratori di Tanzutsu - La disciplina Manton (piattello a pietra) verrà disputata come per la Lorenzoni, cioè da 5 piazzole a 8 metri dal punto d’uscita del piattello - Nelle armi lunghe a miccia (Tanegashima) è vietata la cinghia - E’ stato finalmente chiarito come sia permesso nella disciplina Miniè introdurre semolino o polenta fra la polvere e la palla - Nelle competizioni disputate in Nazioni dove per il Tiro a Volo sono vietati i pallini di piombo, questi possono essere sostituiti con pallini in acciaio - Le discipline Pennsylvania e Lamarmora sono state ammesse alle competizioni M.A.L.I.C.: esse conservano il nome usato in Italia e portano il N°36 la Pennsylvania e 37 Lamarmora, e verranno disputate (almeno nelle competizioni M.L.A.I.C.) nella categoria Originale e Replica - Il Campionato Europeo 2007 a Parma dal 5 al 12 Agosto 2007 Mondiale Long Range 2007 a Cape Town, Sud Africa, 1/8 Settembre 23° Mondiale: Australia, Monarto (Adelaide) in Agosto Europeo 2009: Valencia, Spagna Mondiale Long Range 2009: USA, luogo e data da comunicare 24° Mondiale 2010: Portogallo settentrionale, luogo e data da comunicare Campionato Europeo 2011: data e luogo disponibili Mondiale Long Range 2011: Gran Bretagna, luogo e data da comunicare 25° Mondiale 2012: Germania, luogo e data da comunicare I cambiamenti al Regolamento Internazionale sono già effettivi in campo M.L.A.I.C., ma andranno sottoposti all’approvazione della prossima assemblea per la validità in Italia. CAMBIO DELLA GUARDIA Durante l’ultimo meeting M.L.A.I.C. ho potuto valutare la mia sempre più crescente difficoltà a comprendere l’inglese parlato con una varietà incredibile di pronunce. Rendendomi conto dei miei limiti, che mi obbligavano a richiedere la presenza di mio figlio Antonio per poterci capire qualcosa, ho ritenuto mio dovere rinnovare al Consiglio Direttivo della C.N.D.A. la mia richiesta di essere sostituito. Il Consiglio ha finalmente accolto la mia richiesta ed ora il nuovo Delegato M.L.A.I.C. per l’Italia è mio figlio Antonio. Al di là dell’affetto che mi lega a lui, posso assicurare che la scelta del Consiglio è stata quanto mai felice. Antonio, a dispetto dei 27 anni in meno, ha la mia stessa anzianità ed esperienza archibugeristica avendo cominciato con me a 18 anni al Mondiale di Madrid del 1978. Sa parlare ed anche litigare benissimo in inglese, certamente meglio di me e non gli mancano né grinta né equilibrio né capacità. Conosce ampiamente la materia. Negli anni della mia permanenza al M.L.A.I.C. come Delegato, ha saputo farsi apprezzare come mio assistente, così come ha saputo farsi apprezzare come Capitano della Squadra e come tiratore. A lui passo il testimone e la Bandiera, che saprà portare con coscienza e capacità. Alberto Ferrerio Riproduzioni artigianali d’armi ad avancarica La società Artax è il risultato di 30 anni di esperienza armigera e della tradizione artigiana di Renzo Lussignoli, coaudiuvato dal figlio Alessandro. Lo studio, così come l’arte di riprodurre a mano armi antiche ad avancarica pezzo a pezzo, è caratteristica essenziale di questa azienda, la quale ha adottato le tecniche più moderne abbinate all’utilizzo di modelli e materiali di 1a scelta, ottenendo prodotti di grande valore e fedelta di riproduzione. La scelta attenta dei materiali, dall’acciao brunito delle canne al legno massiccio delle calciature levigato e lucidato a mano, così come la riproduzione perfetta del meccanismo di sparo, collocano la produzione della Artax ad un livello di qualità unico nel panorama attuale delle aziende che si occupano della riproduzione di armi ad avancarica. ARTAX s.r.l. Via VII, 3 (Quartiere Cesare Abba 25100 BRESCIA - Italia Tel. 030.3733314 pagina 26 La nuova “PERCUSSIONE ROVESCIATA” Ci sono armi che nel corso della storia si sono fregiate di innumerevoli meriti, armi che hanno contribuito a cambiamenti culturali e politici del vecchio e del nuovo Mondo, armi, quindi, che la storia vera e propria l’hanno scritta. Eppure, nonostante tutto ciò, ad un certo punto queste “protagoniste degli eventi” hanno conosciuto l’isolamento di soffitte e cantine, l’oblio di scuri e polverosi androni per finire, col tempo, a cadere nel dimenticatoio. Descriverlo risulterebbe abbastanza semplice, se potessimo riassumere le sue caratteristiche con una sola parola: praticamente “eccellente”. Eccellente dunque nelle forme stilistiche e nel suo design accattivante, eccellente in ciò che costituisce la parte meccanica di questa tipologia d’armi, tanto perfetta nel nuovo ARTAX UNDERHAMMER ORION da sfiorare tolleranze millesimali (si pensi che il meccanismo di scatto è interamente finito con processo di rettifica). Che tristezza! C’è qualcuno però, che forse per nostalgia, forse per testardaggine, ancor oggi crede che nell’avancarica vi sia spazio, che si possa fare e, perché no, dare di più, che, insomma, ci si possa ritrovare entusiasti di fronte a quei piccoli e grandi gioielli di meccanica e stile che racchiudono la sapienza dello scorrere del tempo quali sono le repliche di armi antiche. ARTAX s.r.l. in questo ha creduto in passato ed ancor più ci crede oggi, in una fase di continui mutamenti culturali, dove la gente trova nelle certezze del passato la sicurezza e la fiducia per affrontare il futuro. E quindi con orgoglio che ora presentiamo la rinascita dell’era a percussione con un articolo unico nel suo genere…. Il nuovo UNDERHAMMER ORION, la quint’essenza del tiro ad avancarica. Ed infine quello che più di ogni altra cosa affascina e rende unica un’arma ad avancarica: la mano dell’artigiano. Proprio così, poiché ogni articolo firmato ARTAX s.r.l. si veste di sapienza artigiana data dalle mani di RENZO LUSSIGNOLI, il quale si rinnova ogni giorno nell’entusiasmo del fare e del fare bene!, il proprio lavoro di artigiano armaiolo. Tantissime sarebbero le cose da elencare per spiegare le caratteristiche di questo nuovo “fucile di razza”, ma per non tediare con pubblicità noiose il caro lettore solo una cosa va detta: ” Provatelo nelle vostre mani, assaporatene la sensazione, immaginatelo in pista durante una gara mondiale nella specialità Whitworth, così sarà lui stesso a spiegarsi nel miglior modo possibile: “100 su 100 !!!” pagina 27 DATI TECNICI Codice: UH05ORI Peso: 5,200 kg Calibro: .40” - .45” Tipologia Palla: .4085 (.40”) Rigatura: numero 6 righe destrorse Passo: 710 (.40”) - 457 (.45”) mm .4485 Maxi ball (.45”) Organi di mira: Tunnel regolabile in deriva tramite vite a passo micrometrico, completo di Lunghezza canna: 845 mm set di inserti di mira intercambiabili - Diottra Lunghezza totale: 1300 mm regolabile in deriva ed altezza ARTAX s.r.l. - Riproduzioni artigianali d’armi ad avancarica Via VII, 3 (Quartiere Cesare Abba) - 25100 BRESCIA - Italia -Tel. pagina 28 E la polvere dove la metto?... Ecco la domanda che si posero fin dal 1300 quando fu scoperta la polvere da sparo. Solo nel XVI° secolo la troviamo al collo od alla cintura degli archibugieri in contenitori di bosso (da cui l’attuale termine di bossolo) i famosi 12 apostoli, che contenevano la dose per il colpo singolo. Fin qui tutto bene, il problema era il riempimento durante la battaglia travasando la polvere nera dalla fiasca grossa ai piccoli contenitori. Immaginate la miccia sempre accesa che vorticava attorno a questa pericolosissima operazione. Il rischio di incendiare la polvere diminuì notevolmente adottando un unica fiasca grande con dosatore questo avvenne con l’invenzione del meccanismo a ruota (a fuoco spento). Le prime fiasche da polvere fanno la loro comparsa durante il 1400, ed erano costruite con ossa o corna di animali, forate e tappate con turaccioli. Già nel 1500 le forme e i sistemi di dosaggio erano abbastanza evoluti, a tal punto che rimasero invariati fino alla fine del 1700. L’avvento delle armi a ruota, modificò la forma delle fiasche, assunsero l’aspetto di contenitore ed utensile allo stesso tempo. Infatti, per caricare la molla dell’arma occorreva un foro quadro femmina, che andasse a inserirsi nel quadro maschio che usciva dalla cartella dell’arma. Così troviamo delle fiasche da caricamento e innesco in un solo elemento, generalmente in ferro applicato ad uno dei lati, evitando così l’uso dell’apposita chiave. Nel XVII° secolo con lo sviluppo del dosatore le fiasche vengono adottate dagli eserciti, il materiale usato era principalmente di corno, bollito e formato, o di legno rinforzato con ferro o ottone. Nei primi anni del 1700 gli eserciti cominciarono ad adottare la cartuccia di carta arrotolata che conteneva oltre la polvere anche la palla in piombo, iniziò il decadimento nell’ uso della fiasca individuale da caricamento. Anche nell’attività venatoria la fiasca diventa importante sia da un punto funzionale che estetico. In genere si tratta di modelli in legno ricoperti di velluto o pelle, erano cerchiati in ferro ed avevano delle parti in avorio, osso, bronzo, ben cesellate, e incisioni riportate sui 2 lati. Due o quattro anelli nei bordi, nei quali passava il cordone, altrimenti un’asta di ferro ben salda al bordo della fiasca per sorreggerla in cintura. Fino a metà del 1800 i cacciatori, i corpi scelti e i tiratori sportivi, continuarono ad usare la fiasca munita di dosatore, diventato sempre più perfetto, in virtù delle armi più precise che richiedevono un caricamento meticoloso. Nonostante le cartucce fossero già state inventate, in America si andava in battaglia con fiasca sia di corno che di rame e palle separate, un classico è la fiasca da fucile con l’effige di 2 mani che si stringono in segno di pace simboleggiante la forza creata dall’unione di più stati. La forma classica è quella a pera tipica dell’ottocento, è formata da 2 parti in rame bombate, saldate a stagno e con un beccuccio dosatore graduato in ottone, decorata a rilievo con soggetti: marziali, venatori, naturalistici, di fantasia, allegorici e mitologici. L’uso della fiasca continuerà ancora per molto tempo ma sarà ormai per un uso esclusivamente civile, per armi da caccia e difesa, sebbene la produzione delle grosse ditte inglesi, francesi ed americane sia cessata nella seconda metà dell’800 possiamo attribuire alla prima metà del 1900 la totale cessazione del suo uso. - Notizie tratte da “Gun” il mondo delle armi leggere. e da “The Powder Flask Book” Riling - Roberto Vecchi F.A.P. F.LLI PIETTA & C snc - via Mandolossa, 102 - 25064 Gussago (Brescia) tel. 030 37 37 098 - fax 030 37 37 100 - www.pietta.it e-mail:[email protected] pagina 30 Nuovo record per le armi di medaglie Pedersoli La ventiduesima edizione del campionato del mondo di tiro ad avancarica, ospitata negli stand di tiro di Bordeaux, ha consentito alle armi Pedersoli di acquisire un ulteriore prestigioso successo. Molto soddisfacente anche il risultato nel campionato nazionale. (a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli) Una manifestazione a carattere planetario, come sempre, costituisce un evento molto importante, specialmente se i risultati sanciscono un giusto riconoscimento a chi svolge il proprio lavoro con estrema professionalità. E alla Davide Pedersoli, analizzando i risultati dopo le competizioni di Bordeaux, non si può non essere soddisfatti: tredici medaglie d’oro, undici d’argento e undici di bronzo, quasi equamente distribuite fra le specialità individuali e quelle a squadra. Trentacinque medaglie mondiali Trentacinque medaglie rappresentano un vero e proprio record, che consente di superare largamente quello fissato nel mondiale statunitense (Batesville) di due anni or sono. Completo successo, sulla distanza dei 25 metri, nella Cominazzo R dove la pistola Mortimer si è aggiudicata la medaglia d’oro nelle mani del tiratore austriaco Alexander Kaltenback, seguito dal francese Pascal Mainchin e dal connazionale Herbert Wagner, entrambi in gara con una pistola Le Page. Mainchin ha contribuito, insieme all’altra Le Page di Jean-Pierre Bonnet, alla vittoria della squadra francese nella specialità Wogdon, in cui è stato stabilito il nuovo record mondiale di 267 punti; la medaglia d’argento, grazie anche a Kaltenback, è andata alla squadra austriaca. Nel confronto fra le pistole a percussione, medaglia di bronzo al neozelandese Brian Charles Gould (98/100) con la sua Kuchenreuter nella categoria R della omonima specialità, nonché vittoria e formalizzazione del nuovo record del mondo nella specialità Forsyth da parte della squadra italiana, anche per merito di Alberto Lega e della sua Mang in Graz. Sul terzo gradino del podio Forsyth è salita la squadra austriaca, in cui un tiratore ha gareggiato con una Le Page. Il fucile Württembergischen calibro .54, campione del mondo in Minié Sulle linee di tiro a 50 metri ha tuonato ancora con merito il moschetto Brown Bess nella Miquelet R: oro e bronzo ai francesi Noel Risch e Maurice Gilbert, e argento alla loro squadra nella nuova disciplina Halikko. Nella Vetterli R la supremazia del tedesco Walter Massing rimane indiscutibile, così come il massimo punteggio realizzabile; come la sua connazionale Tordis-Arlette Nitsch, medaglia d’argento, egli ha imbracciato un Bristlen Morges calibro .35. Sempre in tema di Vetterli, si sono svolte due competizioni sperimentali anche se non completamente nuove: nella versione Young medaglia d’oro al giovane francese Mathieu Ducellier (95 punti) che ha gareggiato con un Bristlen, mentre nella versione Flintlock l’austriaco Andreas Gassner ha conquistato il bronzo sparando con un fucile Jäger Target. Nella specialità Pforzheim oro, argento e bronzo per le armi Pedersoli, rispettivamente alle squadre tedesca (Bristlen Morges), inglese (Waadtlander) e italiana, con l’apporto di Gualtiero Nava e del suo Bristlen. Nelle più impegnative specialità con bersagli posti a 100 metri è doveroso sottolineare il magnifico oro della tiratrice svizzera Elisabeth Reiser in Minié R, ove con il fucile Württembergischen ha realizzato 96 punti uguagliando l’attuale record del mondo, imbattuto dal 1994. La bella riproduzione dell’antico fucile d’ordinanza del Württemberg è stata presente anche sui tre gradini del podio della neo specialità Magenta, contribuendo alla medaglia d’oro della squadra francese (che ha formalizzato il nuovo record del mondo con 274 punti), a quella d’argento della squadra svizzera e a quella di bronzo dei tedeschi. Nella Maximilian R, invece, argento al norvegese Per Ivan Östby e bronzo al francese Claude Delacoudre, entrambi in gara con il fucile Mortimer calibro .54. Con lo stesso fucile a pietra, nella specialità a squadre Lucca, ancora medaglie La pistola Mortimer a pietra focaia calibro .44, al primo posto in d’oro, d’argento e di bronzo: nell’ordine, si sono Italia e nel Mondo nella specialità Cominazzo. classificate le squadre francese (nuovo record pagina 31 del mondo con 268 punti), norvegese e tedesca. Un altro Mortimer, ma nella configurazione Whitworth, a percussione, ha dato il suo contributo, con la tiratrice Birgitta Hillvärn, alla medaglia di bronzo della squadra svedese nella specialità Rigby. Infine le medaglie conquistate nel tiro al piattello: oro, con nuovo record del mondo (47/50), all’italiano Moreno Boni; argento al tedesco Franz Lotspeich in Manton R e bronzo a Lotspeich in Lorenzoni R, nonché oro al giovane francese Jeremy Bedos nella sperimentale Lorenzoni Young (gara sviluppata su 25 piattelli). Nelle specialità a squadre medaglia d’oro e record del mondo alla Francia in Batesville, con medaglia d’argento all’Italia. Argento anche al team tedesco in Hawker. In tutte le medaglie conquistate nelle competizioni di tiro a volo ricorre sempre il nome Mortimer: sia nella configurazione a percussione sia in quella a pietra focaia, l’elegante fucile di foggia inglese conferma ancora una volta la sua validità anche nella La pistola Le Page a pietra focaia, un classico firmato Pedersoli, ha più classica versione a canna liscia. Ma non è solo il fucile Mortimer, nei conquistato a Bordeaux le medaglie dʼargento e di bronzo in Cominazzo suoi vari allestimenti, a simboleggiare la e dʼoro in Wogdon. produzione Pedersoli: non bisogna dimenticare i nomi Brown Bess, Bristlen a Morges, Waadtländer, Jäger Target e Württembergischen e, per le pistole, Mortimer, Le Page, Mang in Graz e Kuchenreuter. Volgendo poi l’attenzione ai vari tiratori classificatisi al quarto posto, possiamo trovare anche quel Gibbs protagonista di innumerevoli record nel tiro Long Range. Il fucile, imbracciato dalla sudafricana Corena De Beer nella specialità Walkyrie, ha realizzato lo stesso punteggio (95) della medaglia di bronzo ma una rosata più ampia di 1,5 millimetri è stata determinante per perdere il podio. Quelle piccole sfortune che i tiratori conoscono molto bene, come l’austriaco Andreas Gassner con il suo Bristlen, quarto in Vetterli (98 punti) a causa di un solo millimetro. Il fucile Bristlen a Morges, una macchina da punti che ha vinto il campionato del mondo 2006 in Vetterli, Vetterli Young e Pforzheim. Le medaglie italiane Prima della manifestazione mondiale, la Sezione del TSN di Parma aveva ospitato la gara finale per l’assegnazione dei titoli italiani. Anche in questa occasione un buon risultato per le armi Pedersoli nelle specialità individuali con sei vincitori, sei classificati al secondo posto e sei tiratori al terzo posto. Antonio Orso e la sua pistola Mortimer hanno ancora prevalso in Cominazzo, Pierino Pedersoli in Maximilian e Pennsylvania ha evidenziato le qualità del fucile Jager, Antonio Quirico ha vinto in Miquelet con l’intramontabile Brown Bess, Giovanni Fuserio e il fucile Gibbs si sono aggiudicati il titolo in Whitworth e Moreno Boni ha confermato la sua bravura in Manton con il Mortimer. Sul secondo gradino del podio Roberto Bari in Kuchenreuter con l’omonima pistola, Giovanni Fuserio in Miquelet con il Brown Bess, Graziano Cattaneo in Whitworth con il fucile Tryon Creedmor, Luca Ceredi in Pennsylvania con il Mortimer; nel tiro al piattello, Fabio e Moreno Boni, rispettivamente, in Manton e Lorenzoni con il Mortimer a canna liscia. Ancora Brown Bess, Tryon Creedmor e Mortimer per il terzo posto: Bruno Allegri in Miquelet, Giuliana Casucci in Whitworth, Fabio Boni in Lorenzoni ed Enrico Siclari in Manton. Gli altri due terzi posti a Renzo Signorini in Cominazzo con la Le page e ad Antonio Orso in Kuchenreuter con la Mortimer a percussione. Nelle specialità a squadre altre quattro affermazioni (Wogdon, Forsyth, Halikko e Pforzheim), due secondi piazzamenti (Forsyth e Pforzheim) e un terzo gradino del podio (Wogdon). Conclusione L’anno 2006 ha scandito una serie di risultati di grande prestigio. Numerosi tiratori impiegano le armi Pedersoli e a esse rivolgono la loro attenzione con completa fiducia; sanno di poter contare su un prodotto realizzato interamente all’interno dell’azienda, sulla precisione e longevità delle canne rigate tramite moderne macchine brocciatrici, sulla qualità dei materiali e sull’assistenza che la Pedersoli dedica ai propri clienti.