4-2006

Transcript

4-2006
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Gli auguri
del Presidente
Cari amici,
un nuovo anno di attività della nostra Consociazione stà volgendo al termine tra
ricordi piacevoli di giornate passate insieme sui campi di tiro nazionali ed esteri con
lo spirito classico di chi ama il mondo dell'avancarica e già un altro è alle porte.
Il prossimo sarà un anno particolare che impegnerà tutti noi oltre che per il
momento sportivo anche per quello organizzativo.
Volendo far ben figurare il nostro paese nell'organizzare il prossimo Campionato
Europeo, l'aiuto di tutti voi sarà fondamentale per la riuscita della manifestazione.
Colgo l'occasione con queste poche righe di augurare, anche a nome del Consiglio
Direttivo, a tutti voi, alle vostre famiglie, agli Sponsor che ci supportano nella
nostra attività, agli appassionati di Tiro Western ed a quanti altri amano il mondo
dell'avancarica i miei più cordiali auguri per le festività 2006/2007.
Giovanni Gentile
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Le canne del fucile
Anticamente le canne di fucile si
fabbricavano di solo ferro battuto, accartocciato e saldato longitudinalmente. Poi si
forarono dal ferro massiccio e si giunse ad
averle senza saldature.
Al principio di questo secolo, si cominciò,
ad avvolgere a spirale una sbarra di ferro
attorno ad un mandrino: si ottennero in tal
modo risultati sensibilmente vantaggiosi
per la leggerezza e la resistenza.
Poiché il metallo, necessariamente
fibroso, oppone così la tenacità della fibra
allo sforzo dell’esplosione, e la resistenza
è infinitamente superiore a quella presentata
da un ferro omogeneo o avente la fibra
longitudinale.
Il processo si andò lentamente
perfezionando; ma non è che da una ventina
d’anni che si fabbricano canne perfette
sotto ogni rapporto.
Le canne che si fabbricano oggi
(1887) sono di tre qualità:
Canne semplicemente attorcigliate
(“rubans”)
Canne damascate
Canne d’acciaio.
Le canne attorcigliate sono formate
da una data quantità di bacchette di ferro e
d’acciaio, appaiate, battute e saldate insieme
a fuoco e infine attorcigliate a spirale su un
mandrino di grossezza un po’ inferiore a
quella del diametro delle canne che si
vogliono ottenere.
Le spire sono battute e saldate a
fuoco con la maggior cura, onde riescono
perfette e senza ammanchi. Le operazioni
così sommariamente descritte sembrano
semplici. In fatto, costano assai fatica, tempo
e abilità.
Il ferro e l’acciaio che si adoperano
vogliono essere di primissima qualità:
debbon essere riscaldati, martellati alternativamente un gran numero di volte, onde
divengano bastevolmente densi, perdono
tutte le impurità; poi sono la minati in
bacchette e queste bacchette subiscono
ancora parecchie operazioni, prima che
possano adoperarsi a formare le canne.
Le canne damascate si fanno con un
processo simile. Solamente le varie bacchette
onde sono composte sono dapprima
perfettamente attorcigliate su se stesse.
La grossezza della bacchetta, la loro
disposizione, il grado maggiore o minore di
torsione, danno in definitiva, le diverse
qualità del damasco.
Così per i damaschi comuni si adoperano
solo due bacchette alternativamente di ferro
e di acciaio, grosse e poco corte: per i
damaschi fini, le bacchette sono più sottili,
più numerose e assoggettate ad una torsione
molto maggiore. La maggior torsione, fino
a un certo punto, aumenta la forza e la bontà
della canna.
Le canne attorcigliate e damascate sono
immerse in un acido il quale, intaccando solo il
ferro, scopre e mette in rilievo il disegno dei
loro componenti. Le canne in tal modo, pur
essendo di aggradevole figura, dimostrano
da sé i propri difetti e sottoscrivono la loro
fede di nascita.
Le canne di acciaio si ottengono con
metodi molto complicati. Non è che da pochi
anni che in Inghilterra con processi speciali
di Whitworth e di Siemens si giunse a
fabbricare un acciaio poco carburato, dolce
e di una tenacità maggiore di quella delle
ordinarie canne dei fucili da caccia.
E le canne di acciaio furono adottate
ed usate in larga scala da alcuni fabbricanti,
quali il Webley, che le raccomanda a preferenza
di quelle damascate.
Le canne d’acciaio hanno però
l’inconveniente di costar molto, quindi non
essere possibili per fucili a buon mercato, di
non avere così bell’aspetto come quelle di
damasco e infine di non dare al cacciatore
quella immediata garanzia di origine che
danno le canne damascate.
dott. Piero Raggi
* Riferimenti bibliografici: E. Azzi, F. Delor,
N. Camusso, ed un veterinario pratico;
Manuale del Cacciatore Italiano: “Le armi, i
cani da ferma italiani ed esteri, le malattie
dei cani esposte in ordine alfabetico e alla
portata di tutti con una copiosa raccolta
di ricette, la selvaggina e le norme per
cacciarla”, Milano, Dumolard, 1887.
Nella pagina a fianco
ne
alcuni esempi di can
e
t
a
di fucile damasc
*
pagina 5
pagina 6
COMPRO...
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pagina 9
STARR 1858
IL REVOLVER PIU’ EVOLUTO
DELLA GUERRA DI SECESSIONE
In America, ai tempi della Guerra di
Secessione, L’esercito Unionista si trovò
spesso nella necessità di acquistare armi
corte da chiunque ne producesse perchè
sia le Remington, sia la Colt, che rifornivano
ai militari le armi “Ufficiali”, non erano a
tutti gli effetti in grado di sopperire alle
ingenti richieste della Guerra. In questo
senso, tra le innumerevoli armi di ogni
genere, tipo e fattura acquistate dall’esercito,
un posto di riguardo meritano i Revolver
STARR: furono infatti le armi “non di
ordinanza” più diffuse durante l’intero
conflitto.
anche alcune armi del tutto innovative. Per
esempio, brevettò nel Gennaio del 1856 un
modello con sistema a rotazione inizialmente
destinato all’impiego su un’arma tipo
“pepperbox” ovvero a canne multiple. In
seguito, lo stesso brevetto fu riadattato su
un revolver con il sistema che impegnava
un doppio grilletto: uno comandava la
singola azione, l’altro il funzionamento in
doppia azione.
L’opportunità di proporre le proprie armi
al Dipartimento della Guerra americano
avvenne il 21 gennaio 1858. In quell’occasione Starr presentò sia il modello di una
nuova carabina, sia il prototipo di una nuova
rivoltella, entrambi caratterizzati da doppia
azione. Il governo unionista trovò molto
interessanti le idee dell’inventore e gli
chiese, tra l’altro, di definire e completare
il progetto del revolver. Nell’autunno dello
stesso anno Starr completò l’arma e la
presentò al ministero della Guerra; il revolver
era ottimo e l’ordine fu per una fornitura
immediata di 500 pezzi.
Figura 1: La pistola vista dal lato sinistro
EBENEZER STARR
L’inventore di questo particolare
Revolver, in grado di funzionare sia in
singola che in doppia azione, fu Ebenezer
Starr.
Nato il 16 Agosto 1816, da una famiglia
specializzata nel commercio di armi bianche
e di armi da fuoco (prevalentemente
destinate all’ esercito Americano), egli
sviluppò una conoscenza approfondita di
questo settore che gli permise di progettare
Figura 2: Per aprire il revolver è sufficiente
estrarre la spina filettata posta nella parte
superiore del castello
continua a pag. 10
pagina 10
NASCE LA STARR ARMS CO.
Starr, non avendo i mezzi economici
per avviare una propria azienda (necessaria
alla produzione dei pezzi richiesti) decise
di costituire una società avvalendosi di un
gruppo di finanziatori. Di fatto, egli fu
costretto a vendere i suoi brevetti, ma alla
fine l’azienda meccanica Starr Arms Co.,
sorse in quel di New York al numero 267
della Broadway Avenue.
Figura 3: Particolare del sistema di apertura
del castello chiamato “top break”
Depositati tutti i brevetti necessari
(alcuni dei quali inerenti i congegni di
funzionamento dell’arma, posti nella parte
superiore del castello e sulla parte anteriore
del tamburo) venne subito avviata la
produzione e, in breve, furono consegnati
i 500 revolver destinati all’Ordnance
Department.
Anche se, a posteriori, il Dipartimento
della Guerra scoprì che le armi non erano
purtroppo sufficientemente affidabili per gli
standard militari (vedremo poi perchè), la
guerra di secessione venne decisamente in
aiuto di Starr e, nonostante i dubbi sulle
capacità di resistenza dei suoi revolver,
l’esercito gliene ordinò altre 1.250.
Questa fu solo la seconda di una
lunga serie di ordinazioni tanto che, alla
fine della Guerra, l’azienda poteva conteggiare nella sua produzione la fornitura
complessiva, al futuro governo degli Stati
Uniti, di 1.936 revolver in doppia azione
calibro .36, 21.050 revolver in doppia
azione calibro .44 e 25.002 revolver in
singola azione.
Quando però, al termine della guerra
di Secessione, gli ordini cessarono di
colpo, la Starr fu costretta a chiudere i
battenti (1867). Ebenezer Starr, in ogni
caso, non abbandonò il settore armiero e
continuò anzi a progettare ingegnosi sistemi
di funzionamento, per ogni tipo di arma da
fuoco, ancora per molti anni.
TROPPO ALL’AVANGUARDIA
La Starr è un revolver estremamente
interessante anche dal punto di vista
collezionistico poichè è unica nel suo genere.
Impiega infatti un sistema di scatto a doppio
grilletto: il primo serve solo ad armare il
cane e far ruotare il tamburo, mentre il
secondo, più piccolo e aderente alla guardia
del grilletto serve a comandare l’abbattimento del cane. Il primo grilletto tramite
una molletta mobile, puo’ anche comandare
lo scatto del secondo grilletto; in pratica,
la molletta posta dietro al primo grilletto
Figura 4: Particolare della molletta posta
dietro al grilletto che discrimina la
doppia/singola azione
ha un risalto: se viene tenuta in posizione
abbassata, il risalto, alla fine della cosa, urta
il secondo grilletto causando l’abbattimento
del cane (Doppia azione); se invece la
pagina 11
molletta viene alzata, il risalto urta il
castello e di
conseguenza
blocca la corsa
del 1° grilletto
senza azionare
così il secondo
e, per sparare,
bisogna passare
con il dito dal
1° al 2° grilletto
(Singola azione).
Tale rivoltella
era purtroppo,
fin troppo sofiFigura 5: La tacca di mira sticata e rivoe ricavata sul paraschegge luzionaria per
del cane. Si noti la Spina l’epoca, infatti
filettata che permette
non fu granchè
l’apertura del castello
apprezzata e
compresa nel suo funzionamento.
frammenti delle capsule esplose, che
andavano ad interferire nella rotazione del
tamburo inceppando inevitabilmente il
revolver. Tali difficoltà di comprensione,
nell’utilizzo dell’arma, costrinsero Starr ad
effettuare modifiche che portarono il
revolver “futurista” solo in singola azione,
come erano tutte le altre armi presenti sul
mercato.
Attualmente il Revolver è perfettamente
“replicato” (sia nella versione ad azione
mista che in singola azione) dalla Ditta FAP
Pietta di Gussago (BS).
I Soldati erano troppo abituati ad
utilizzare armi in singola azione in cui
veniva richiesto l’azionamento manuale
del cane per poter sparare. Nella Starr
invece, l’azionamento del cane stesso
doveva avvenire solo tramite il primo
grilletto, pena il più delle volte, il blocco
del sistema di rotazione del tamburo;
operazione che ovviamente necessitava
dello smontaggio parziale del revolver, ma
che era molto sconveniente nel caso di un
conflitto a fuoco!
In più, l’ingegnoso sistema della doppia
azione poteva bloccarsi a causa dei
Figura 6: Il mirino, del tipo a lama, è
inserito su un inserto a coda di rondine
OLD WEST SHOOTING SOCIETY
ASSOCIAZIONE DI TIRO WESTERN ITALIANA
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pagina 13
SPRINGFIELD 1861
E RICHMOND
Il fucile da fanteria Springfield modello 1861 fu l’arma più diffusa durante la
guerra civile americana. Circa un milione di esemplari furono prodotti ma non
soltanto dalla Springfield Armory; per le pressanti esigenze di guerra furono
stipulati contratti con una miriade di altre aziende. Tra le più note vi furono la
Remington (40.000 pezzi dal 1864 al 1866), la Whitney (15.000 dal 1863 al
1864), la Jenks (98.464 dal 1861 al 1862), la Savane (25.520 tra il 1862 e il
1864) e anche aziende europee quali la Manton di Londra e la Funk di Suhl, in
Germania, che ne produsse qualche centinaio. Un esemplare marcato Funk
(matr. 8) si trova oggi al museo dell’accademia militare di West Point.
L’arma veniva prodotta in calibro .58 con canna tonda dal 40” tenuta al calcio
da tre fascette. I fornimenti erano in ferro con finitura bianca. Qualche volta veniva
brunito l’alzo. Bacchetta in ferro con estremità a tulipano.
I marchi, limitatamente a quelli prodotti dall’arsenale Springfield, erano
costituiti dall’aquila e le scritte US/SPRINGFIELD. La data, scritta orizzontalmente,
poteva essere 1861 o 1862. US anche sulla codetta del calciolo, VP con l’aquila
sulla culatta e le iniziali dell’ispettore militare sulla sinistra del calcio, all’altezza
dell’acciarino.
Il modello Richmond venne fabbricato presso la Richmond Armory in
Virginia in quantità rimasta sconosciuta. Rispecchia molto lo Springfield ma è più
vicino al modello 1855 Maynard. Venivano fabbricati, infatti, con le parti e le
attrezzature catturate alla Harper’s Ferry Armory. Sulle cartelle già fresate per
il nastro Maynard si lasciò sia la fresatura
che lo sportellino ma l’utilizzo era unicamente
con capsule metalliche. Il nastro Maynard,
nel frattempo, era stato abbandonato per
l’eccessiva tendenza a trattenere l’umidità.
Le cartelle non fresate, ovviamente, venivano
montate così come erano e mantenendo
quella tipica gobba che oggi ci permette di
identificarli.
continua a pag. 14
pagina 14
Ma già nel 1862, cominciando a forgiare nuovi pezzi, fu abbassata la gobba di
circa mezzo centimetro e squadrandone, qualche volta, la cresta nei modelli
successivi.
I modelli, in definitiva, erano tre. 1° modello: gobba alta con scritta RICHMOND,
VA e 1861, 2° modello: gobba alta con la scritta CS/RICHMOND, VA e 1862, 3°
modello: gobba bassa con le scritte CS/RICHMOND e l’anno che variava dal
1862 al 1865.
Le lettere CS nel secondo modello vennero
aggiunte sopra la parola RICHMOND e la
data era scritta verticalmente all’estremità
sinistra della cartella. Le canne erano
uguali a quelle dello Springfield. I fornimenti
erano in ferro tranne il calciolo che qualche
volta poteva essere in ottone e il puntale
del calcio che era in ottone oppure bronzo.
Sia Springfield che Richmond li ritroviamo nella produzione di Armi Sport,
che, seppur repliche, si fanno apprezzare per l’accuratezza delle lavorazioni e
delle finiture con le quali sono costruite. La cosa più significativa è forse la
fabbricazione della culatta. Infatti, così come avveniva nel secolo scorso, nella
barra cilindrica che costituirà la canna, si provoca un rigonfiamento ad una
estremità da cui, poi, con successive lavorazioni meccaniche, si ricavano la
chiocciola portaluminello e le sfaccettature esterne, contemporaneamente si
procede anche alla fresatura della sua codetta.
Il fucile Richmond, per i cultori di storia americana, è ancora più appetibile
dello Springfield e avere a disposizione una replica è senz’altro uno stimolo,
anche se di replica si tratta, ad arricchire, comunque, la propria collezione. La
replica Richmond della Armi Sport ricalca il terzo modello, con gobba bassa e
squadrata, scritte CS/RICHMOND VA davanti al cane e la data 1862, in verticale
sulla sinistra della cartella. Anche i più pignoli saranno soddisfatti vedendo
riprodotte le lettere CS sulla parte superiore del calciolo e VP sulla culatta.
Il calcio in noce europeo finito ad olio ed i fornimenti in metallo con finitura
bianca completano questi fucili come per i fucili originali.
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pagina 15
La Bourse aux armes di Parigi
A cura di Paola Andrean Serafini
Il 22 ottobre u.s. si è svolta la Bourse aux armes all’Espace Jean Monnet di Roungis-Silic (a sud di
Parigi, vicino all’aeroporto di Orly).
Lo spazio è un enorme capannone che ospita la più importante mostra-mercato di Francia con ben
900 metri di tavoli su più di 4500 mq. con circa 200
espositori tra collezionisti e professionisti.
Vi partecipano “Cibles” “Gazette des Armes
et Uniformes” “Action Gun” “Militaria Magazine”
“Figurines” e “Traditions”.
L’afflusso di visitatori-compratori è notevole
e vario, cioè di diverse provenienze: inglesi, tedeschi,
molti italiani e da regioni dell’est europeo, oltre che
francesi naturalmente!
Molti venditori sono di origine italiana come
Mr. Gabrieli e Mr. Lombard che mi hanno detto che
in quest’edizione hanno visto aumentare il numero
di visitatori italiani… sarà merito di questa pubblicità?
Lo spero, perché i pezzi che vi si trovano
sono davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche.
Senza dire che qui si possono trovare anche pezzi
originali di acciarini, viti, molle, nonché attrezzi per l’uso e il restauro fai-da-te. Gli amanti delle divise e
decorazioni e vari altri oggetti di militaria non restano delusi, perché si possono trovare oggetti importanti
e meno. Tra gli oggetti che ricordo di aver visto c’era un fucile-revolver col. Colt Hartford C.T. U.S.A. 1850,
ed uno con canna ottagonale a sei colpi marcata
Patented Sept.14 1858 – E Remington & Sons, Ilion,
New York, USA New Model, appartenente ad una
serie numerata da 1 a 1000, e poi una pistola con
quattro canne in un sol blocco di C.Sharps & Co.
1859, una pistola da stivale, varie altre da ciclista, e
ancora Le Merveilleux e la Gaulois della Manifacture
Française d’Armes et Cycles de St. Etienne.
Fra gli altri un revolver Hill ad estrazione
automatica dei 5 colpi, una pistola della guardia del
corpo reale, un Colibrì, una pistola ad armonica, un
cofanetto da rappresentante di commercio della ditta
Collin à Paris, coppie di pistole a miquelet ed una
schiavona con tanto di punzone sul forte della lama,
ed ancora diversi Winchester, fra i quali anche due
Golden Boy del 1860…ed eccovi alcune foto che
meglio di ogni descrizione vi fanno capire cos’è la
“Bourse aux armes de Collection”.
La prossima sarà a primavera!
continua a pag. 16
pagina 16
pagina 17
continua a pag. 18
pagina 18
pagina 19
Il saluto del capitano
Ripensando a quando ho iniziato a fare il
Capitano della Nazionale Avancarica, mi rendo
conto che è passata un’eternità e tanti sono i
ricordi che mi legano a quegli anni e al lungo
periodo di attività.
Innanzitutto il compianto Col. Renzo Militello,
da cui ho ereditato l’incarico, e che molto mi ha
dato in quei primi anni, soprattutto con il suo
fulgido esempio di tiratore e grande sportivo.
L’avancarica era molto diversa da quella di oggi,
il ns. coinvolgimento a livello internazionale
decisamente marginale e di conseguenza anche
il riconoscimento e il peso sulle decisioni e
controversie.
Con il passare degli anni, i successi in termini
di partecipazione e le medaglie conquistate, hanno
fatto si che ad ogni incontro internazionale
aumentasse la notorietà e il rispetto nei confronti
della rappresentativa della C.N.D.A.
Tante le questioni e le controversie affrontate,
sempre in modo corretto e con ottime ragioni a
supporto, e forse proprio per questo la stima dei
colleghi tiratori e Delegati è di conseguenza
aumentata continuamente.
Purtroppo però, il ruolo di Capitano
comporta anche la dura responsabilità di scegliere
i componenti delle squadre e proprio per questo,
espone a delle scelte che, se da una parte
accontentano qualcuno, dall’altra inevitabilmente
creano delusione e malcontento. In qualche
caso le scelte fatte non sono state le migliori e
mi scuso con coloro ai quali in qualche modo ho
fatto involontariamente un torto.
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In questi ultimi anni,
per una serie di coincidenze
mi sono ritrovato più e più
coinvolto nelle riunioni MLAIC
inizialmente come interprete,
in seguito con parte sempre
più attiva negli interventi e
nelle decisioni.
Mi sono quindi ritrovato
proposto e confermato,
nell’incarico di Delegato
M.L.A.I.C., succedendo a mio
padre Alberto che non vedeva
l’ora di avere un sostituto
per un ruolo che per lui era
diventato ostico, a causa della
sua personale (forse presunta)
difficoltà con la lingua inglese.
Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto
in questi anni e per l’alto grado di stima e
riconoscenza che si è conquistato all’interno del
M.L.A.I.C. e che da oggi toccherà a me mantenere
tale.
Lascio con fiducia e in ottime mani l’incarico
di Capitano della nazionale Avancarica all’amico
Giorgio Cavicchi con una calorosa stretta di mano
ed un in bocca al lupo, confermandogli fin d’ora
la massima collaborazione e disponibilità per il
suo nuovo Incarico.
Un saluto ed un arrivederci sui campi di
tiro.
Antonio Ferrerio
Ve n d i ... c e r c h i ...
scambi?
pagina 20
il Metford
2000 yard
di Laurent Smaniotto
Cari amici voglio raccontarvi la storia
della replica di un fucile a percussione con
il quale si é sparato a 2.000 yards (non é
un errore di stampa!).
Si parla di circa 1800 metri! nel
1865 e 1866. L’originale è stato costruito
solo in 2 esemplari. Entrambi sopravissuti.
Uno si trova alla N.R.A. Museum di
Bisley e l’altro al museo Royal Armouries
di Leeds.
In 1865 e 1866 ebbe luogo una
gara alla distanza incredibile di 2.000
yards. Si poteva sparare da seduti con un
la possibilità di un appoggio. I tiratori,
pochi ma scelti tra l’elite, hanno gareggiato
scambiandosi i solo 3 fucili fatti per
l’occasione.
Due erano costruiti da Gibbs con
canna e progettazione Metford in calibro
.50 e l’altro da M. Murcott in calibro .451.
Quest’ultimo si è ritirato durante la gara
perchè non ha mai toccato il bersaglio….
Il Metford in calibro .50 aveva una
canna con un passo progressivo cominciando lentamente dalla culatta, circa 1
giro in 30 pollici e finendo alla bocca con
circa un giro in 18 pollici. L’arma pesava
circa 6,8 kilogrammi. Il proiettile di 700
grani avvolto in una carta era sparato con
una velocità di circa 450 metri al secondo
con 150 grani di polvere nera (circa 9,7
grammi!). La velocita residua al bersaglio
era di circa 180 metri per secondo.
Nella foto
sotto: l’autore
felice di
provare
l’arma
Metford
Nella foto sopra: un
resso il
originale custodito p
y (GB)
Museo N.R.A. di Bisle
pagina 21
Foto a fianco:
dettaglio
della piastra
Nella foto sotto:
l’estremità della
canna con la
falza della bocca
Il bersaglio era alto 5,5
metri e largo 7,3 metri.
La « mouche » (bull’s
eye) di forma quadrata
misurava 1,8 metro di lato e
valeva 4 punti. Il visuale
(centre) faceva 3,5 metri di
lato e valeva 3 punti e il
resto del bersaglio (outer)
contava 2 punti.
La prima gara vede la
vittoria del Col. Halford con
22 punti in 25 colpi. L’anno
successivo Mr. J. Miller vinse
con 37 punti in 20 colpi con
8 fuori bersaglio davanti al
Col. Halford con 36 punti e
solo 6 colpi fuori bersaglio.
Questa replica è stata
costruita in un esemplare
unico dal famoso cannoniere
inglese Martin Tebbs.
La replica di Tebbs
è stata fatta rispettando il più fedelmente
possibile l’originale di
Bisley. L’unica differenza si vede nel aggiunta
di una diottra classica
con un mirino regolabile assenti sull’originale che aveva solo il
telescopio. Come sul
fucile originale il telescopio è regolabile in
alzo e deriva con vite
micrometrica.
(continua a pag. 22)
o a far fuoco
Sotto: l’autore pront
a schiena”
dalla posizione “sull
(back position)
pagina 22
nella foto a
sinistra:
un proiettile
del Metford di
fianco
ad un 451
Pedersoli
Sotto:
particolare del
lato sinistro del
fucile con le viti
di regolazione
del telescopio
Per motivi di sicurezza, è stata aggiunta
una protezione di gomma
sul telescopio dalla parte
dell’occhio.
Ho potuto provare
questo fucile ad una
distanza 600 yards a
Bisley in “back position”.
La carica era ridotta a
solo 100 grani perché
sufficiente per questa
corta distanza! La mira
risulta molto stabile ed il
rinculo è quasi tutto
assorbito dai 6,8 kg.
dell’arma. La differenza
è enorme in confronto al mio
Rigby di 5 kg.
Con la stessa carica ed
una palla di 550 grani il mio
fucile da un violento rinculo.
Qui si ha la sensazione di
sparare con solo 60 grani. E
stato molto piacevole sparare
con questa replica di un fucile
mitico anche se é stato a
solo 600 yards. Sogno che un
giorno sia possibile provarlo
anche alla distanza originale
di 2.000 yards
.000 yards
Sotto: il Metford da 2
Bibliografia: www.lrml.org
Speciale ringraziamento al sig. Martin Tebbs che mi
ha permesso di fotografare e provare il suo fucile.
pagina 24
Novità dal meeting M.L.A.I.C.
del Mondiale di Bordeaux
Agosto 2006
- Le discipline indicate come MIXED sono ora considerate OPEN. Ciò significa
che possono essere composte non solo da originali e repliche ma anche solo
da repliche o solo da originali, a discrezione del relativo Capitano. Le discipline
interessate sono: Amazons (Walkyrie) – Rigby (Witworth) – Hawker
(Manton) – Pforzheim (Vetterli) – Wogdon (Cominazzo) – Batesville
(Lorenzoni) – Kunitomo (Tanzutsu) - Nagashino (Tanegashima)
- E’ stata approvata la nuova disciplina a squadra N°38 Kunitomo che
raggruppa i tiratori di Tanzutsu
- La disciplina Manton (piattello a pietra) verrà disputata come per
la Lorenzoni, cioè da 5 piazzole a 8 metri dal punto d’uscita del piattello
- Nelle armi lunghe a miccia (Tanegashima) è vietata la cinghia
- E’ stato finalmente chiarito come sia permesso nella disciplina Miniè
introdurre semolino o polenta fra la polvere e la palla
- Nelle competizioni disputate in Nazioni dove per il Tiro a Volo sono vietati i
pallini di piombo, questi possono essere sostituiti con pallini in acciaio
- Le discipline Pennsylvania e Lamarmora sono state ammesse alle
competizioni M.A.L.I.C.: esse conservano il nome usato in Italia e portano il
N°36 la Pennsylvania e 37 Lamarmora, e verranno disputate (almeno nelle
competizioni M.L.A.I.C.) nella categoria Originale e Replica
-
Il Campionato Europeo 2007 a Parma dal 5 al 12 Agosto 2007
Mondiale Long Range 2007 a Cape Town, Sud Africa, 1/8 Settembre
23° Mondiale: Australia, Monarto (Adelaide) in Agosto
Europeo 2009: Valencia, Spagna
Mondiale Long Range 2009: USA, luogo e data da comunicare
24° Mondiale 2010: Portogallo settentrionale, luogo e data da comunicare
Campionato Europeo 2011: data e luogo disponibili
Mondiale Long Range 2011: Gran Bretagna, luogo e data da comunicare
25° Mondiale 2012: Germania, luogo e data da comunicare
I cambiamenti al Regolamento Internazionale sono già effettivi in campo
M.L.A.I.C., ma andranno sottoposti all’approvazione della prossima
assemblea per la validità in Italia.
CAMBIO DELLA GUARDIA
Durante l’ultimo meeting M.L.A.I.C. ho potuto valutare la mia sempre
più crescente difficoltà a comprendere l’inglese parlato con una varietà incredibile di pronunce. Rendendomi conto dei miei limiti, che mi obbligavano a richiedere la presenza di mio figlio Antonio per poterci capire qualcosa, ho ritenuto
mio dovere rinnovare al Consiglio Direttivo della C.N.D.A. la mia richiesta di
essere sostituito. Il Consiglio ha finalmente accolto la mia richiesta ed ora il
nuovo Delegato M.L.A.I.C. per l’Italia è mio figlio Antonio. Al di là dell’affetto
che mi lega a lui, posso assicurare che la scelta del Consiglio è stata quanto mai
felice.
Antonio, a dispetto dei 27 anni in meno, ha la mia stessa anzianità ed
esperienza archibugeristica avendo cominciato con me a 18 anni al Mondiale di
Madrid del 1978. Sa parlare ed anche litigare benissimo in inglese, certamente
meglio di me e non gli mancano né grinta né equilibrio né capacità. Conosce
ampiamente la materia. Negli anni della mia permanenza al M.L.A.I.C. come
Delegato, ha saputo farsi apprezzare come mio assistente, così come ha saputo
farsi apprezzare come Capitano della Squadra e come tiratore. A lui passo il
testimone e la Bandiera, che saprà portare con coscienza e capacità.
Alberto Ferrerio
Riproduzioni artigianali d’armi ad avancarica
La società Artax è il risultato di 30 anni di
esperienza armigera e della tradizione artigiana di
Renzo Lussignoli, coaudiuvato dal figlio Alessandro.
Lo studio, così come l’arte di riprodurre a mano armi
antiche ad avancarica pezzo a pezzo, è caratteristica
essenziale di questa azienda, la quale ha adottato le
tecniche più moderne abbinate all’utilizzo di modelli
e materiali di 1a scelta, ottenendo prodotti di grande
valore e fedelta di riproduzione. La scelta attenta dei
materiali, dall’acciao brunito delle canne al legno
massiccio delle calciature levigato e lucidato a mano,
così come la riproduzione perfetta del meccanismo di
sparo, collocano la produzione della Artax ad un
livello di qualità unico nel panorama attuale delle
aziende che si occupano della riproduzione di armi
ad avancarica.
ARTAX s.r.l.
Via VII, 3 (Quartiere Cesare Abba
25100 BRESCIA - Italia
Tel. 030.3733314
pagina 26
La nuova
“PERCUSSIONE
ROVESCIATA”
Ci sono armi che nel corso della storia si
sono fregiate di innumerevoli meriti, armi
che hanno contribuito a cambiamenti
culturali e politici del vecchio e del nuovo
Mondo, armi, quindi, che la storia vera e
propria l’hanno scritta.
Eppure, nonostante tutto ciò, ad un certo
punto queste “protagoniste degli eventi”
hanno conosciuto l’isolamento di soffitte e
cantine, l’oblio di scuri e polverosi androni per
finire, col tempo, a cadere nel dimenticatoio.
Descriverlo risulterebbe abbastanza
semplice, se potessimo riassumere le sue
caratteristiche con una sola parola:
praticamente “eccellente”.
Eccellente dunque nelle forme stilistiche e
nel suo design accattivante, eccellente in
ciò che costituisce la parte meccanica di
questa tipologia d’armi, tanto perfetta nel
nuovo ARTAX UNDERHAMMER ORION da
sfiorare tolleranze millesimali (si pensi
che il meccanismo di scatto è interamente
finito con processo di rettifica).
Che tristezza!
C’è qualcuno però, che forse per nostalgia,
forse per testardaggine, ancor oggi crede
che nell’avancarica vi sia spazio, che si
possa fare e, perché no, dare di più, che,
insomma, ci si possa ritrovare entusiasti
di fronte a quei piccoli e grandi gioielli di
meccanica e stile che racchiudono la
sapienza dello scorrere del tempo quali
sono le repliche di armi antiche.
ARTAX s.r.l. in questo ha creduto in passato
ed ancor più ci crede oggi, in una fase di
continui mutamenti culturali, dove la gente
trova nelle certezze del passato la sicurezza
e la fiducia per affrontare il futuro.
E quindi con orgoglio che ora presentiamo
la rinascita dell’era a percussione con un
articolo unico nel suo genere…. Il nuovo
UNDERHAMMER ORION, la quint’essenza
del tiro ad avancarica.
Ed infine quello che più di ogni altra cosa
affascina e rende unica un’arma ad
avancarica: la mano dell’artigiano.
Proprio così, poiché ogni articolo firmato
ARTAX s.r.l. si veste di sapienza artigiana
data dalle mani di RENZO LUSSIGNOLI, il
quale si rinnova ogni giorno nell’entusiasmo
del fare e del fare bene!, il proprio lavoro
di artigiano armaiolo.
Tantissime sarebbero le cose da elencare
per spiegare le caratteristiche di questo
nuovo “fucile di razza”, ma per non tediare
con pubblicità noiose il caro lettore solo
una cosa va detta: ” Provatelo nelle vostre
mani, assaporatene la sensazione, immaginatelo in pista durante una gara mondiale
nella specialità Whitworth, così sarà lui
stesso a spiegarsi nel miglior modo
possibile: “100 su 100 !!!”
pagina 27
DATI TECNICI
Codice: UH05ORI
Peso: 5,200 kg
Calibro: .40” - .45”
Tipologia Palla: .4085 (.40”)
Rigatura: numero 6 righe destrorse
Passo: 710 (.40”) - 457 (.45”) mm
.4485 Maxi ball (.45”)
Organi di mira: Tunnel regolabile in deriva
tramite vite a passo micrometrico, completo di
Lunghezza canna: 845 mm
set di inserti di mira intercambiabili - Diottra
Lunghezza totale: 1300 mm
regolabile in deriva ed altezza
ARTAX s.r.l. - Riproduzioni artigianali d’armi ad avancarica
Via VII, 3 (Quartiere Cesare Abba) - 25100 BRESCIA - Italia -Tel.
pagina 28
E la polvere dove
la metto?...
Ecco la domanda che si posero fin dal
1300 quando fu scoperta la polvere da
sparo. Solo nel XVI° secolo la troviamo al collo
od alla cintura degli archibugieri in contenitori
di bosso (da cui l’attuale termine di bossolo)
i famosi 12 apostoli, che contenevano la
dose per il colpo singolo. Fin qui tutto bene,
il problema era il riempimento durante la
battaglia travasando la polvere nera dalla
fiasca grossa ai piccoli contenitori. Immaginate
la miccia sempre accesa che vorticava attorno
a questa pericolosissima operazione.
Il rischio di incendiare la polvere diminuì
notevolmente adottando un unica fiasca
grande con dosatore questo avvenne con l’invenzione del meccanismo a ruota (a
fuoco spento). Le prime fiasche da polvere fanno la loro comparsa durante il 1400, ed
erano costruite con ossa o corna di animali, forate e tappate con turaccioli. Già nel 1500
le forme e i sistemi di dosaggio erano abbastanza evoluti, a tal punto che rimasero
invariati fino alla fine del 1700.
L’avvento delle armi a ruota, modificò la forma delle fiasche, assunsero l’aspetto
di contenitore ed utensile allo stesso tempo. Infatti, per caricare la molla dell’arma
occorreva un foro quadro femmina, che andasse a inserirsi nel quadro maschio che
usciva dalla cartella dell’arma.
Così troviamo delle fiasche da caricamento e innesco in un solo elemento,
generalmente in ferro applicato ad uno dei lati, evitando così l’uso dell’apposita chiave.
Nel XVII° secolo con lo sviluppo del dosatore le fiasche vengono adottate dagli eserciti,
il materiale usato era principalmente di corno, bollito e formato, o di legno rinforzato con
ferro o ottone.
Nei primi anni del 1700 gli eserciti cominciarono ad adottare la cartuccia di carta
arrotolata che conteneva oltre la polvere anche la palla in piombo, iniziò il decadimento
nell’ uso della fiasca individuale da caricamento. Anche nell’attività venatoria la fiasca
diventa importante sia da un punto funzionale che estetico.
In genere si tratta di modelli in legno ricoperti di velluto o pelle, erano cerchiati in
ferro ed avevano delle parti in avorio, osso, bronzo, ben cesellate, e incisioni riportate
sui 2 lati. Due o quattro anelli nei bordi, nei quali passava il cordone, altrimenti un’asta
di ferro ben salda al bordo della fiasca per sorreggerla in cintura. Fino a metà del 1800
i cacciatori, i corpi scelti e i tiratori sportivi, continuarono ad usare la fiasca munita di
dosatore, diventato sempre più perfetto, in virtù delle armi più precise che richiedevono
un caricamento meticoloso.
Nonostante le cartucce fossero già state inventate,
in America si andava in battaglia con fiasca sia di corno
che di rame e palle separate, un classico è la fiasca da
fucile con l’effige di 2 mani che si stringono in segno di
pace simboleggiante la forza creata dall’unione di
più stati. La forma classica è quella a pera tipica
dell’ottocento, è formata da 2 parti in rame bombate,
saldate a stagno e con un beccuccio dosatore graduato in
ottone, decorata a rilievo con soggetti: marziali, venatori,
naturalistici, di fantasia, allegorici e mitologici.
L’uso della fiasca continuerà ancora per molto
tempo ma sarà ormai per un uso esclusivamente civile,
per armi da caccia e difesa, sebbene la produzione delle
grosse ditte inglesi, francesi ed americane sia cessata
nella seconda metà dell’800 possiamo attribuire alla
prima metà del 1900 la totale cessazione del suo uso.
- Notizie tratte da “Gun” il mondo delle armi leggere. e da
“The Powder Flask Book” Riling -
Roberto Vecchi
F.A.P. F.LLI PIETTA & C snc - via Mandolossa, 102 - 25064 Gussago (Brescia)
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pagina 30
Nuovo record
per le armi
di medaglie
Pedersoli
La ventiduesima edizione del campionato del mondo di tiro ad avancarica, ospitata
negli stand di tiro di Bordeaux, ha consentito alle armi Pedersoli di acquisire un
ulteriore prestigioso successo. Molto soddisfacente anche il risultato nel
campionato nazionale.
(a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli)
Una manifestazione a carattere planetario, come sempre, costituisce un evento molto importante,
specialmente se i risultati sanciscono un giusto riconoscimento a chi svolge il proprio lavoro con estrema
professionalità. E alla Davide Pedersoli, analizzando i risultati dopo le competizioni di Bordeaux, non si può
non essere soddisfatti: tredici medaglie d’oro, undici d’argento e undici di bronzo, quasi equamente
distribuite fra le specialità individuali e quelle a squadra.
Trentacinque medaglie mondiali
Trentacinque medaglie rappresentano un vero e proprio record, che consente di superare
largamente quello fissato nel mondiale statunitense (Batesville) di due anni or sono.
Completo successo, sulla distanza dei 25 metri, nella Cominazzo R dove la pistola Mortimer si è
aggiudicata la medaglia d’oro nelle mani del tiratore austriaco Alexander Kaltenback, seguito dal francese
Pascal Mainchin e dal connazionale Herbert Wagner, entrambi in gara con una pistola Le Page. Mainchin ha
contribuito, insieme all’altra Le Page di Jean-Pierre Bonnet, alla vittoria della squadra francese nella
specialità Wogdon, in cui è stato stabilito il nuovo record mondiale di 267 punti; la medaglia d’argento,
grazie anche a Kaltenback, è andata alla squadra austriaca. Nel confronto fra le pistole a percussione,
medaglia di bronzo al neozelandese Brian Charles Gould (98/100) con la sua Kuchenreuter nella categoria
R della omonima specialità, nonché vittoria e formalizzazione del nuovo record del mondo nella specialità
Forsyth da parte della squadra italiana, anche per merito di Alberto Lega e della sua Mang in Graz. Sul
terzo gradino del podio Forsyth è salita la squadra austriaca, in cui un tiratore ha gareggiato con una Le
Page.
Il fucile Württembergischen calibro .54, campione del mondo in Minié
Sulle linee di tiro a 50 metri ha tuonato ancora con merito il moschetto Brown Bess nella Miquelet R:
oro e bronzo ai francesi Noel Risch e Maurice Gilbert, e argento alla loro squadra nella nuova disciplina
Halikko. Nella Vetterli R la supremazia del tedesco Walter Massing rimane indiscutibile, così come il massimo
punteggio realizzabile; come la sua connazionale Tordis-Arlette Nitsch, medaglia d’argento, egli ha
imbracciato un Bristlen Morges calibro .35. Sempre in tema di Vetterli, si sono svolte due competizioni sperimentali anche se non completamente nuove: nella versione Young medaglia d’oro al giovane francese
Mathieu Ducellier (95 punti) che ha gareggiato con un Bristlen, mentre nella versione Flintlock l’austriaco
Andreas Gassner ha conquistato il bronzo sparando con un fucile Jäger Target. Nella specialità Pforzheim
oro, argento e bronzo per le armi Pedersoli, rispettivamente alle squadre tedesca (Bristlen Morges), inglese
(Waadtlander) e italiana, con l’apporto di Gualtiero Nava e del suo Bristlen.
Nelle più impegnative specialità con bersagli posti a 100 metri è doveroso sottolineare il magnifico
oro della tiratrice svizzera Elisabeth Reiser in Minié R, ove con il fucile Württembergischen ha realizzato 96
punti uguagliando l’attuale record del mondo,
imbattuto dal 1994. La bella riproduzione
dell’antico fucile d’ordinanza del Württemberg è
stata presente anche sui tre gradini del podio
della neo specialità Magenta, contribuendo alla
medaglia d’oro della squadra francese (che ha
formalizzato il nuovo record del mondo con 274
punti), a quella d’argento della squadra svizzera
e a quella di bronzo dei tedeschi.
Nella Maximilian R, invece, argento al
norvegese Per Ivan Östby e bronzo al francese
Claude Delacoudre, entrambi in gara con il fucile
Mortimer calibro .54. Con lo stesso fucile a pietra,
nella specialità a squadre Lucca, ancora medaglie
La pistola Mortimer a pietra focaia calibro .44, al primo posto in d’oro, d’argento e di bronzo: nell’ordine, si sono
Italia e nel Mondo nella specialità Cominazzo.
classificate le squadre francese (nuovo record
pagina 31
del mondo con 268 punti), norvegese e
tedesca.
Un altro Mortimer, ma nella configurazione
Whitworth, a percussione, ha dato il suo
contributo, con la tiratrice Birgitta Hillvärn,
alla medaglia di bronzo della squadra svedese nella specialità Rigby.
Infine le medaglie conquistate nel
tiro al piattello: oro, con nuovo record del
mondo (47/50), all’italiano Moreno Boni;
argento al tedesco Franz Lotspeich in
Manton R e bronzo a Lotspeich in Lorenzoni
R, nonché oro al giovane francese Jeremy
Bedos nella sperimentale Lorenzoni Young
(gara sviluppata su 25 piattelli). Nelle
specialità a squadre medaglia d’oro e
record del mondo alla Francia in Batesville,
con medaglia d’argento all’Italia. Argento
anche al team tedesco in Hawker.
In tutte le medaglie conquistate
nelle competizioni di tiro a volo ricorre sempre
il nome Mortimer: sia nella configurazione
a percussione sia in quella a pietra focaia,
l’elegante fucile di foggia inglese conferma
ancora una volta la sua validità anche nella
La pistola Le Page a pietra focaia, un classico firmato Pedersoli, ha più classica versione a canna liscia.
Ma non è solo il fucile Mortimer, nei
conquistato a Bordeaux le medaglie dʼargento e di bronzo in Cominazzo
suoi vari allestimenti, a simboleggiare la
e dʼoro in Wogdon.
produzione Pedersoli: non bisogna dimenticare i nomi Brown Bess, Bristlen a Morges, Waadtländer, Jäger Target e Württembergischen e, per le
pistole, Mortimer, Le Page, Mang in Graz e Kuchenreuter. Volgendo poi l’attenzione ai vari tiratori
classificatisi al quarto posto, possiamo trovare anche quel Gibbs protagonista di innumerevoli record nel
tiro Long Range. Il fucile, imbracciato dalla sudafricana Corena De Beer nella specialità Walkyrie, ha
realizzato lo stesso punteggio (95) della medaglia di bronzo ma una rosata più ampia di 1,5 millimetri è
stata determinante per perdere il podio. Quelle piccole sfortune che i tiratori conoscono molto bene, come
l’austriaco Andreas Gassner con il suo Bristlen, quarto in Vetterli (98 punti) a causa di un solo millimetro.
Il fucile Bristlen a Morges, una macchina da punti che ha vinto il campionato del mondo 2006 in Vetterli, Vetterli
Young e Pforzheim.
Le medaglie italiane
Prima della manifestazione mondiale, la Sezione del TSN di Parma aveva ospitato la gara finale
per l’assegnazione dei titoli italiani. Anche in questa occasione un buon risultato per le armi Pedersoli nelle
specialità individuali con sei vincitori, sei classificati al secondo posto e sei tiratori al terzo posto.
Antonio Orso e la sua pistola Mortimer hanno ancora prevalso in Cominazzo, Pierino Pedersoli in
Maximilian e Pennsylvania ha evidenziato le qualità del fucile Jager, Antonio Quirico ha vinto in Miquelet
con l’intramontabile Brown Bess, Giovanni Fuserio e il fucile Gibbs si sono aggiudicati il titolo in Whitworth e
Moreno Boni ha confermato la sua bravura in Manton con il Mortimer.
Sul secondo gradino del podio Roberto Bari in Kuchenreuter con l’omonima pistola, Giovanni Fuserio in
Miquelet con il Brown Bess, Graziano Cattaneo in Whitworth con il fucile Tryon Creedmor, Luca Ceredi in
Pennsylvania con il Mortimer; nel tiro al piattello, Fabio e Moreno Boni, rispettivamente, in Manton e Lorenzoni
con il Mortimer a canna liscia.
Ancora Brown Bess, Tryon Creedmor e Mortimer per il terzo posto: Bruno Allegri in Miquelet, Giuliana
Casucci in Whitworth, Fabio Boni in Lorenzoni ed Enrico Siclari in Manton. Gli altri due terzi posti a Renzo Signorini
in Cominazzo con la Le page e ad Antonio Orso in Kuchenreuter con la Mortimer a percussione.
Nelle specialità a squadre altre quattro affermazioni (Wogdon, Forsyth, Halikko e Pforzheim), due
secondi piazzamenti (Forsyth e Pforzheim) e un terzo gradino del podio (Wogdon).
Conclusione
L’anno 2006 ha scandito una serie di risultati di grande prestigio. Numerosi tiratori impiegano le armi
Pedersoli e a esse rivolgono la loro attenzione con completa fiducia; sanno di poter contare su un prodotto
realizzato interamente all’interno dell’azienda, sulla precisione e longevità delle canne rigate tramite moderne
macchine brocciatrici, sulla qualità dei materiali e sull’assistenza che la Pedersoli dedica ai propri clienti.