resoconto stenografico - XIV Legislatura
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resoconto stenografico - XIV Legislatura
Atti Parlamentari — XIV LEGISLATURA — DISCUSSIONI — 1 Camera dei Deputati — SEDUTA DEL 18 APRILE 2005 — N. 613 RESOCONTO STENOGRAFICO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI La seduta comincia alle 15,05. LUCIANO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell’11 aprile 2005. (È approvato). Missioni. PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell’articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Abbondanzieri, Alemanno, Angioni, Aprea, Armosino, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Buttiglione, Cicu, Contento, Cordoni, Delfino, Dell’Elce, Dozzo, Fini, Gasparri, Kessler, Manzini, Maroni, Martinat, Martusciello, Marzano, Matteoli, Micciché, Possa, Prestigiacomo, Ramponi, Rosso, Saponara, Scarpa Bonazza Buora, Sospiri, Spina Diana, Stefani, Tanzilli, Tremaglia, Urbani, Valducci, Valentino, Viceconte e Vietti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantacinque, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna. Ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna. Sull’ordine dei lavori (ore 15,08). LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, intervengo a nome dei gruppi parlamentari dell’Unione. La Camera è oggi riunita per esaminare provvedimenti che richiedono un diretto e stretto confronto con il Governo; mi riferisco, in particolare, alla discussione della mozione a mia prima firma sulla crisi del comparto tessile e dell’abbigliamento, con la quale si intende impegnare il Governo a tenere determinati comportamenti in sede europea, nonché al seguito dell’esame del testo unificato delle proposte di legge in materia di caccia, sul quale vi è un confrontoscontro tra opposizione e maggioranza. Su quest’ultimo tema, fra l’altro, è importante conoscere quale sarà l’atteggiamento che intende tenere il Governo. Signor Presidente, i nostri lavori sono complicati dall’attuale situazione politica: il Governo ha « perso » un Vicepresidente del Consiglio dei ministri; uno, anzi due partiti della maggioranza hanno ritirato le proprie delegazioni dall’esecutivo e, proprio oggi, il Capo dello Stato ha rinviato la convocazione del Consiglio supremo di difesa, individuando – credo – in questo la mancanza delle condizioni necessarie per avviare un confronto sui temi delicati di cui si occupa tale organo. A tutto ciò si deve anche aggiungere la grave situazione in cui versa il paese. Credo pertanto che si possa affermare che l’Italia sia al limite della sopportazione per lo stato dei conti pubblici e la situazione delle imprese e delle famiglie. Signor Presidente, è in atto in seno al Governo un’evidente crisi politica, la cui soluzione conosceremo soltanto tra poche ore, dopo l’incontro del Presidente del Consiglio dei ministri con il Capo dello Stato. Ritengo sia responsabilità di tutti, di Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 2 SEDUTA DEL lei, Presidente, e anche nostra, evitare che una crisi politica diventi crisi istituzionale e crisi democratica. Se il Presidente del Consiglio dei ministri riesce a ricomporre la propria coalizione ed a governare, è un suo diritto farlo: ci sono i numeri per farlo, ed è stato votato per questo. Qualora però non ce la facesse, lo stesso ha il dovere di dimettersi e di favorire – diciamo cosı̀ – la riconsegna della parola al paese. In ogni caso, come il Presidente Casini sa bene, in una Repubblica parlamentare le crisi di Governo di queste dimensioni si affrontano in Parlamento. Riteniamo quindi che non si possa procedere nei nostri lavori come se nulla fosse accaduto. È assolutamente prioritario che il paese sappia, attraverso il rapporto Parlamento-Governo, che è un rapporto fisiologico normale, se ha un Governo e se lo stesso è in grado di affrontare i problemi del paese. Signor Presidente, le chiediamo quindi di valutare l’opportunità di rinviare l’esame dei provvedimenti all’ordine del giorno ad una data successiva e di convocare, quando lei lo riterrà, la Conferenza dei presidenti di gruppo per fissare la data nella quale il Presidente del Consiglio dei ministri si presenti, qui alla Camera, per riferire su come intenda superare la crisi che sta attraversando il suo Governo. Noi guardiamo con rispetto a questa crisi; sappiamo che si tratta di vicende che possono accadere nella vita politica di una coalizione, ma certamente il paese non può attendere oltre. Le due richieste che le rivolgiamo sono quindi queste appena richiamate. Noi riteniamo assolutamente prioritario, in particolare, che il Presidente del Consiglio dei ministri riferisca qui alla Camera prima di affrontare altri temi. In ogni caso, non tanto per esercitare una pressione, quanto per una questione di coerenza politica, qualora, Presidente, si ritenesse di procedere egualmente, i deputati dei gruppi parlamentari dell’Unione non prenderanno parte alle discussioni generali previste per oggi, perché riteniamo che non vi siano le condizioni perché possa svolgersi un confronto con il Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 Governo proprio a causa delle condizioni politiche in cui versa lo stesso attualmente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L’Ulivo, della Margherita, DL-L’Ulivo e di Rifondazione comunista). ELIO VITO. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. ELIO VITO. Signor Presidente, capisco le perplessità alla base delle richieste avanzate dai colleghi dell’opposizione; tuttavia, pur comprendendo che ci troviamo in una particolare fase politica, non mi pare sussistano, dal punto di vista formale, ragioni per accogliere quanto meno la prima delle due richieste formulate dall’onorevole Violante, cioè quella di sospendere i lavori parlamentari odierni. Il Governo è regolarmente e, direi, autorevolmente rappresentato dal viceministro Urso e dal sottosegretario Boniver, i quali hanno competenza sui provvedimenti all’ordine del giorno. Peraltro, si tratta di argomenti il cui inserimento all’ordine del giorno è stato chiesto dall’opposizione e sui quali non dobbiamo procedere a votazioni, ma soltanto a discussioni sulle linee generali. Pertanto, signor Presidente, credo che la Camera, proprio per non creare crisi istituzionali che precedano eventuali crisi politiche, allo stato non verificatesi, debba proseguire normalmente i suoi lavori. Per il resto, signor Presidente, lei valuterà se vi sono le condizioni per convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo. Sulla base dell’esperienza compiuta in questi anni di lavoro, desidero dire una sola cosa: il Governo – e, personalmente, il Presidente Berlusconi – non si è mai sottratto, quando richiesto, al dibattito in aula; questo Governo e, personalmente, il Presidente Berlusconi, ha sempre mantenuto un rapporto ampio, corretto e profondo con le Camere ed è stato protagonista, decine di volte, di interventi, di comunicazioni e di dibattiti su tutti gli argomenti di maggiore attualità, dalla situazione internazionale, al dibattito Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 3 Camera dei Deputati — SEDUTA DEL politico, alla situazione economica, a differenza di quanto è accaduto nelle precedenti legislature. Naturalmente, il Presidente Berlusconi avrà modo di discutere con il Parlamento, con la Camera dei deputati e con il Senato della Repubblica, anche in questa occasione. PIERO RUZZANTE. Mercoledı̀, al question time ... ! ELIO VITO. Credo, però, che ciò debba avvenire nei tempi che, istituzionalmente e politicamente, sono ritenuti più corretti. PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi su questo argomento, onorevoli colleghi, desidero anzitutto precisare che, allo stato, non è pervenuta alla Presidenza della Camera alcuna comunicazione circa eventuali modifiche nella posizione del Governo, anche per quanto concerne le dimissioni di alcuni ministri e sottosegretari. Peraltro, secondo quanto risulta, nel pomeriggio, il Presidente del Consiglio riferirà al Capo dello Stato. Ho ascoltato gli interventi degli onorevoli Violante ed Elio Vito e vorrei trarre le necessarie conclusioni alla luce dei principi del nostro ordinamento e considerando che siamo di fronte ad una situazione politica in evoluzione. Non essendovi ostacoli di ordine regolamentare allo svolgimento dei nostri lavori nella seduta odierna, e considerato che sono previste unicamente discussioni sulle linee generali, ritengo che si possa procedere alla discussione degli argomenti all’ordine del giorno, in ciò tenuto anche conto del numero degli iscritti a parlare e dei tempi residui a contingentamento. Invito, pertanto, se mi è consentito, i colleghi dell’opposizione a partecipare a questa discussione generale, anche se, avendo ascoltato le parole dell’onorevole Violante, so che l’orientamento sarebbe diverso. Domani mattina, anche in considerazione di quanto fatto presente da diversi colleghi circa le difficoltà nei collegamenti aerei, non terremo seduta. Sarà cosı̀ possibile, per i gruppi, disporre del tempo necessario per ogni valutazione sulla si- 18 APRILE 2005 — N. 613 tuazione politica. La seduta inizierà nel pomeriggio, alle 16, con i punti già previsti, cui si aggiunge la discussione sulle linee generali dei disegni di legge di conversione trasmessi dal Senato (vertenti su sentenze contumaciali e tutela dell’ambiente), salvo, naturalmente, che l’evoluzione della situazione politico-istituzionale richieda diverse determinazioni. A tal proposito, aderisco all’invito a convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo questa sera stessa o domani, in mattinata, per valutare l’andamento dei nostri lavori alla luce degli esiti dei colloqui istituzionali previsti per oggi pomeriggio (I deputati dei gruppi parlamentari dell’opposizione abbandonano l’aula). Discussione del disegno di legge: Incremento del contributo obbligatorio dello Stato italiano alla Corte penale internazionale, con sede a L’Aja (5084) (ore 15,15). PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Incremento del contributo obbligatorio dello Stato italiano alla Corte penale internazionale, con sede a L’Aja. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell’Assemblea (vedi calendario). (Discussione sulle linee generali – A.C. 5084) PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente. Il relatore, onorevole Pacini, ha facoltà di svolgere la relazione. MARCELLO PACINI, Relatore. Signor Presidente, considero un fatto estremamente positivo che i lavori possano procedere regolarmente, anche perché il provvedimento in esame dimostra una certa di- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 4 SEDUTA DEL strazione da parte di tutti noi nei confronti di una grande istituzione quale la Corte penale internazionale con sede a L’Aja: stiamo per provvedere, infatti, con ritardo di almeno un anno, all’approvazione di un contributo che attiene all’anno 2004. Poche parole saranno sufficienti per illustrare ciò su cui dovremo deliberare. La Corte penale internazionale è stata istituita nel 1998. L’Italia ha giocato un ruolo molto importante. Infatti, lo statuto è stata adottato a Roma e firmato da 139 Stati, 93 dei quali lo hanno già ratificato, ed è entrato in vigore il 1o luglio 2002. L’insediamento formale della Corte è avvenuto nella primavera del 2003 con l’elezione di giudici, tra cui figura anche un italiano. La Corte (è noto a tutti, ma forse vale la pena sottolinearlo) ha giurisdizione penale sui più gravi crimini che interessano la comunità internazionale: genocidi, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e, in futuro, anche casi di aggressione (quando le Nazioni Unite avranno definito la fattispecie di reato). Per la prima volta, con la Corte penale internazionale dell’Aja i singoli individui diventano soggetti da perseguire. Si tratta di un enorme passo in avanti. Precedentemente, infatti, i soggetti del diritto internazionale erano soltanto gli Stati. La Corte ha sede all’Aja ed il suo finanziamento è assicurato dagli Stati aderenti sulla base di quote versate dagli stessi all’ONU, ricalcolate alla luce delle minor numero degli Stati aderenti. L’Italia deve contribuire ai costi con una percentuale maggiore (circa il 10 per cento). L’Italia è il quarto paese contributore ed il suo contributo è in linea con quello che pagano i grandi Stati europei. La quota contributiva viene rivista ogni anno dall’Assemblea degli Stati membri, in funzione dell’attività della Corte (essa verrà deliberata, stabilita e programmata dall’Assemblea degli Stati membri). Vi sono diversi motivi che rendono doveroso ed urgente l’approvazione di questo provvedimento. In primo luogo, perché stiamo deliberando l’approvazione di un contributo che riguarda ormai l’anno trascorso. In secondo luogo, perché Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 l’Italia è stata protagonista nella concezione, nella messa a punto e nell’approvazione del Trattato istitutivo della Corte e siamo di fronte ad un problema di coerenza politica. In terzo luogo, perché la lotta ai crimini contro l’umanità è stato ed è uno degli assi portanti della nostra politica, e tale deve rimanere. A tale istanza ideale dobbiamo far seguire i fatti. Quindi, dobbiamo prontamente approvare questo disegno di legge di iniziativa governativa. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo. MARGHERITA BONIVER, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il relatore ha spiegato in maniera ineccepibile i motivi per i quali chiediamo l’approvazione di questo disegno di legge. Purtroppo, siamo inadempienti per la quota del 2004-2005. Alla relazione dell’onorevole Pacini vorrei aggiungere che per la prima volta, qualche giorno fa, alla Corte penale internazionale è stata avanzata la richiesta di esaminare i casi di eventuali crimini contro l’umanità commessi da cittadini del Darfur. Con questo atto la Corte entra nella pienezza dei suoi poteri. Il fatto che l’Italia sia uno dei paesi che non soltanto ha sottoscritto, ma anche ospitato lo statuto fondativo di questo importantissimo organismo di giustizia internazionale, rende assolutamente urgente e necessario ovviare al più presto a questa nostra mancanza dal punto di vista del pagamento delle quote. PRESIDENTE. Non sono presenti gli iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Discussione della mozione Violante ed altri n. 1-00436 sulla crisi del comparto tessile e abbigliamento (ore 15,18). PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione della mozione Violante ed Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 5 SEDUTA DEL altri n. 1-00436 sulla crisi del comparto tessile e abbigliamento (vedi l’allegato A – Mozioni sezione 1). Avverto che sono state altresı̀ presentate le mozioni D’Agrò e Volontè n. 100444 e La Russa ed altri n. 1-00445 (vedi l’allegato A – Mozioni sezione 1), che vertono sullo stesso argomento della mozione all’ordine del giorno. La discussione, pertanto, si svolgerà anche su tali mozioni. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell’Assemblea (vedi calendario). (Discussione sulle linee generali) PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. Constato l’assenza dell’onorevole Lulli, iscritto a parlare: s’intende che vi abbia rinunziato. Constato, altresı̀, l’assenza dell’onorevole Frigato, iscritto a parlare: s’intende che vi abbia rinunziato. Constato, inoltre, l’assenza dell’onorevole Delmastro Delle Vedove, iscritto a parlare: s’intende che vi abbia rinunziato. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. (Intervento e parere del Governo) PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro delle attività produttive, onorevole Urso, che esprimerà altresı̀ il parere sulle mozioni all’ordine del giorno. ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, avendo con me soltanto il testo della mozione Violante ed altri n. 1-00436, mi riserverei di intervenire non appena gli uffici mi consegneranno i testi degli altri due atti presentati. Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 PRESIDENTE. Viceministro Urso, se intende intervenire deve farlo in questa fase; proprio ora gli uffici le trasmetteranno copia delle altre mozioni in discussione. ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, la mozione Violante ed altri n. 1-00436 affronta alcune tematiche cruciali per quanto riguarda il settore tessile, abbigliamento e calzature e la politica commerciale che l’Italia e l’Unione europea stanno perseguendo in questi ambiti. L’atto parlamentare sottolinea alcuni impegni che il Governo italiano ha, invero, già assunto, nonché alcuni obiettivi che lo stesso ha già indicato (e, peraltro, in alcuni casi, già raggiunto). In modo particolare, la mozione in questione chiede di « attivarsi perché si acceleri in sede di Unione europea la pubblicazione delle linee guida riguardanti la “clausola di salvaguardia” ». Ciò, nella persona del sottoscritto, è stato già fatto dal Governo italiano, con efficacia, circa un mese fa: il 6 aprile – quindi, pochi giorni addietro – si è ottenuta detta pubblicazione. Si tratta del documento che la Commissione ha adottato per l’applicazione della clausola speciale di salvaguardia verso i prodotti tessili originari della Cina. Inoltre, anche alla luce delle forti pressioni esercitate dagli Stati membri – tredici paesi membri dichiaratisi sulle nostre stesse posizioni e che, con noi, sono guidati dalla Francia –, il 25 aprile, tra pochi giorni, il commissario Mandelson dovrebbe finalmente annunciare l’apertura di talune inchieste per l’applicazione della clausola speciale per alcune categorie di prodotti nei confronti della Cina. Tengo a sottolineare che, su iniziativa sempre del Governo italiano e di quello francese, poche ore prima della riunione dei ministri del commercio con l’estero che si terrà a Lussemburgo domenica 24 prossimo, si svolgerà una riunione tra i paesi che hanno sollecitato l’adozione di tali misure. Ciò, per predisporre un documento tale da poter fare pressione sulla Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 6 SEDUTA DEL Commissione affinché immediatamente si attivino le misure di salvaguardia previste nelle linee guida e nel trattato sulla clausola medesima. Il secondo aspetto sul quale si chiede l’impegno del Governo riguarda il limite massimo, per i prodotti tessili, del 10 per cento per la gradazione ovvero l’esclusione dai benefici del sistema delle preferenze generalizzate in favore dei paesi in via di sviluppo. Anche in tal caso, il Governo si è già attivato, e con successo; rappresentato dal sottoscritto, infatti, il nostro paese ha già sostenuto tale posizione in sede di Consiglio Affari generali e relazioni esterne, tenutosi a Bruxelles il 16 marzo scorso. Il presupposto politico del nuovo regolamento SPG è, infatti, quello di beneficiare i piccoli paesi in via di sviluppo realmente più bisognosi, escludendo invece quei grandi paesi in via di sviluppo che hanno già raggiunto un grado di competitività in molti settori, ed in modo particolare in quello ora considerato. Per quanto riguarda infatti il settore tessile, il Governo italiano, insieme con quelli di altri paesi membri preoccupati per l’attuale situazione del settore tessile, ritiene che esso sia un comparto particolarmente sensibile, specie dopo la fine dell’accordo Multifibre, che ha eliminato le quote di importazione a partire dal 1o gennaio di quest’anno. Per tale motivo, tutti questi Stati membri hanno richiesto una soglia di applicazione del beneficio daziario solo per quei paesi in via di sviluppo la cui quota di esportazione nel mercato comunitario sia inferiore al 10 per cento. In questo modo, secondo i dati attuali, tali benefici non verrebbero accordati a due grandi paesi in via di sviluppo, che sono anche grandi esportatori di prodotti del settore tessileabbigliamento, come la Cina e l’India, in quanto le loro esportazioni superano il 10 per cento. Tali paesi, infatti, in materia tessile si dimostrano molto competitivi e dinamici. Il Governo ritiene, quindi, che i grandi paesi esportatori non debbano beneficiare del sistema di preferenze generalizzate e sottrarre, cosı̀, quote di mercato a quei Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 piccoli e più deboli paesi in via di sviluppo che, proprio dal 1o gennaio 2005, si sono visti ridotti gli spazi esportativi in Europa proprio a vantaggio degli stessi grandi paesi esportatori. Pertanto, anche per il secondo punto del dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1-00436 possiamo dire che ciò è stato già fatto e, allo stato, con successo, dato che la Commissione europea, nella riunione tenutasi il 16 marzo ultimo scorso, ha successivamente ritirato la propria proposta, la quale escludeva soltanto la Cina dal sistema di preferenze generalizzate. Per quanto riguarda il terzo punto del dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1-00436, che chiede al Governo di adottare iniziative specifiche affinché sia riservato un posto speciale ai prodotti del tessile ed abbigliamento provenienti dal Mediterraneo, introducendo la denominazione d’origine « paneuromed », vorrei osservare che, anche in questo campo, l’esecutivo italiano è stato il primo ad attivarsi. Infatti, per quanto riguarda la cooperazione euromediterranea, il Governo italiano, nel corso della riunione dei ministri del commercio estero Euromed del 7 luglio 2003, proprio sotto la Presidenza italiana dell’Unione europea, ha rilanciato la proposta di introdurre un « cumulo diagonale d’origine » per la zona « paneuromed ». Tale proposta, avanzata per l’appunto dall’esecutivo italiano, è stata adottata dai paesi del bacino del Mediterraneo ed è attualmente in fase di realizzazione. Appena completate le opportune procedure d’intesa bilaterale tra i paesi dell’area – vale a dire la sostituzione dell’attuale protocollo sulle regole di origine con un protocollo « paneuromed », da recepire nei singoli accordi sia tra l’Unione europea ed i paesi partner, sia tra i paesi della sponda sud del Mediterraneo –, tale misura entrerà in vigore, costituendo un indubbio vantaggio per l’economia della zona euromediterranea. Pertanto, anche per quanto concerne il terzo punto del dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1-00436, possiamo af- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 7 SEDUTA DEL fermare che il Governo italiano è stato protagonista e che ha raggiunto con successo l’obiettivo prefissato. Per quanto riguarda il quarto punto del dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1-00436 (che chiede al Governo di attivarsi affinché siano migliorati nettamente lo strumento del monitoraggio sulle importazioni extracomunitarie e l’efficacia dei relativi controlli), occorre sottolineare che, proprio per far fronte alla situazione derivante dalla completa liberalizzazione avviata a partire dal 1o gennaio 2005, nonché per arginare il rischio di invasione incontrollata di prodotti provenienti dai paesi terzi, la Comunità europea e gli Stati membri hanno tempestivamente introdotto, recependo una richiesta avanzata, anche in tal caso, dal Governo italiano – e, in particolare, dal sottoscritto, il quale ha presentato una proposta in tal senso nel corso del vertice euromediterraneo sul tessile, tenutosi a Tunisi nel settembre dello scorso anno –, attraverso il regolamento n. 2200/2004 del 22 dicembre 2004, un sistema di monitoraggio delle importazioni tessili. Tale monitoraggio è di tipo preventivo sui prodotti tessili più sensibili, di origine cinese, e doganale (dunque, successivo) sui prodotti più sensibili originari da tutti gli altri paesi terzi. Il citato regolamento comunitario introduce, pertanto, un doppio sistema di sorveglianza. Il sistema preventivo si basa sul rilascio di un documento di vigilanza, senza il quale non è possibile introdurre i prodotti cinesi all’interno dell’Unione europea; il sistema doganale, invece, si basa sul monitoraggio di quanta merce sia effettivamente entrata nella Unione europea. I dati sono evidenti e sono pubblicati, in tempo reale, sul sito della Commissione europea. Da tali dati si può facilmente desumere ciò che tutti stanno comprendendo, vale a dire che, rispetto alla prima parte dello scorso anno, nella prima parte dell’anno corrente si è registrato un aumento straordinario di prodotti cinesi per quanto riguarda sia il settore tessile-abbigliamento (per il quale, dal 1o gennaio di quest’anno, è in vigore il sistema di mo- Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 nitoraggio), sia le calzature (per le quali è in vigore dal 1o febbraio il sistema di monitoraggio). Nel contempo, si è manifestata una riduzione sensibile, tale da poter configurare dumping, per quanto concerne il prezzo unitario dei prodotti sdoganati. Anche in questo caso, la proposta è del Governo italiano e l’obiettivo è stato raggiunto. Lo si può desumere da ciò che ho detto in precedenza. Per quanto riguarda il punto successivo, in cui si chiede, riguardo al dumping sociale ed ambientale, che, prima di concedere agevolazioni doganali, siano sottoscritte le convenzioni relative al rispetto delle regole sociali e del lavoro e alla conservazione dell’ambiente da parte dei paesi interessati, va rilevato che – anche in tal caso – il Governo italiano è stato protagonista, soprattutto durante il semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea. Come è noto, il tema della clausola sociale ed ambientale non venne – purtroppo – inserito nei temi del round di Doha, pur essendo stato richiesto con forza dall’Unione europea, poiché a Doha non si trovò il necessario consenso, a causa della netta opposizione dei paesi in via di sviluppo. Peraltro, l’Unione europea ha utilizzato in passato tale clausola nel sistema di preferenze generalizzate, proprio per garantire ai paesi in via di sviluppo più attenti a tali temi migliori benefici, anche se il nuovo regime elaborato successivamente dal panel WTO, in cui l’Unione europea è stata sconfitta dall’India, propone criteri più obiettivi e sostituisce i tre regimi incentivanti: droga, ambiente e tutela del lavoro. PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 15,30) ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Il nuovo regime, denominato « SPG+ » rappresenta, quindi, la possibilità di esportare sul mercato comunitario molti prodotti, anche sensibili, a Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 8 SEDUTA DEL dazio zero. Perché ciò sia possibile, tuttavia, sarà necessario che i paesi richiedenti abbiano ratificato, ed applichino nelle rispettive legislazioni, una serie di convenzioni internazionali: sui diritti dell’uomo, in materia di tutela del lavoro, ambientali, lotta alla droga, eccetera. I paesi che presentano già i requisiti richiesti e quelli che hanno le procedure di ratifica in via di completamento sono Bolivia, Colombia, Costarica, Ecuador, Honduras, Guatemala, Georgia, Nicaragua, Panama, Perù, Sri Lanka e Moldavia. Rispetto ai paesi beneficiari dei precedenti regimi, resterebbe escluso il Pakistan, che non ha mai ratificato due importanti convenzioni sui diritti dell’uomo. Per quanto riguarda le tematiche più generali, ossia l’inclusione dei problemi sociali nel round negoziale del WTO, rilevo che durante il semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea e, quindi, nel corso dell’elaborazione della piattaforma europea, in preparazione della V conferenza mondiale di Cancun, l’Unione europea – e, di conseguenza, la Commissione europea – ha nuovamente reclamato l’inserimento di tale tematica nel round negoziale del WTO e, comunque, la sua sottoposizione all’attenzione dello stesso WTO. Anche riguardo a tale impegno, possiamo dire: « già fatto », e proseguiremo in tal senso. Per quanto riguarda l’impegno di sostenere la necessità di introdurre regole che identifichino la provenienza di prodotti – la tracciabilità – in entrata ed in uscita dall’Unione europea, possiamo affermare che le tematiche in discussione nell’Unione europea sono state, anche in questo caso, proposte dal Governo italiano. Tra le priorità individuate dal Governo italiano a tutela del consumatore europeo e per ristabilire una posizione di reciprocità nelle condizioni di accesso ai mercati, l’Italia ha infatti richiesto, sin dal 7 luglio 2003, in sede comunitaria, durante la riunione dei ministri del commercio con l’estero, tenutasi a Palermo durante il Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 semestre di Presidenza italiano, l’obbligo di etichettatura d’origine sulla merce proveniente dai paesi terzi. La Commissione sta ultimando un’analisi ed ha avviato, nei giorni scorsi, una consultazione pubblica via Internet. Si tratta dell’ultima fase, che prelude all’avvio dell’iter legislativo della proposta regolamentare. Siamo, quindi, in dirittura d’arrivo, dopo due anni di impegno in sede europea. Il Governo si sta pertanto adoperando in tutte le opportune sedi per assicurarsi le necessarie alleanze e maggioranze utili all’approvazione di tale misura. Si deve constatare che, attualmente, a livello comunitario, la posizione di molti Governi risulta – anche inspiegabilmente – contraria: è necessario pertanto mantenere sempre un elevato livello di attenzione su questo dossier, cercando di intervenire su tutti i soggetti potenzialmente interessati, in modo da far coincidere la loro volontà con quelle di quei rispettivi Governi ancora dimostratisi contrari alle misure. Siamo, però, fiduciosi che, nelle prossime settimane, si raggiunga anche tale obiettivo, ancora una volta – lo sottolineo – proposto dal Governo italiano. Per quanto riguarda l’ultimo impegno, ossia stimolare la Commissione europea in sede WTO a perseguire la reciprocità delle tariffe doganali ed il superamento delle barriere burocratiche, possiamo affermare – anche in questo caso – che il Governo italiano è stato protagonista, sia per il vertice di Doha, sia per quello di Cancun, sia – infine – per quanto riguarda il round negoziale. Il mandato negoziale conferito dal Consiglio alla Commissione prevede, infatti, che i negoziati debbano essere basati « su un approccio ampio che tenda a riduzioni tariffarie sostanziali e all’eliminazione dei picchi tariffari (dazi uguali o superiori al 15 per cento). I negoziati dovrebbero avere come effetto l’armonizzazione e la semplificazione delle strutture tariffarie di tutti i membri del WTO per tutti i prodotti non agricoli, senza esclusione di alcun prodotto ». Ho citato la conclusione del Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 9 SEDUTA DEL Consiglio dell’Unione europea dell’ottobre del 1999, successivamente sempre confermata. In linea con gli impegni assunti nelle diverse risoluzioni del Parlamento, il Governo italiano, in accordo con l’Unione europea, rimane convinto della necessità di una formula singola, ambiziosa e armonizzante. Inoltre, per quanto riguarda l’approccio settoriale, si dovranno individuare nella prossima fase negoziale alcuni settori nei quali alcuni membri del WTO dovrebbero realizzare tagli più profondi delle loro tariffe per portarle ad una comune fascia di protezione quanto più possibile vicina allo zero. Purtroppo, questa norma non è obbligatoria per tutti i paesi del WTO, ma sarà attuata su base volontaria, per cui la più ampia partecipazione a tali negoziati rappresenta per noi un obiettivo prioritario. Per quanto riguarda l’eliminazione degli ostacoli burocratici, la decisione di Ginevra del 2004 indica che tra i quattro temi iniziali di Singapore, come ampiamente previsto alla vigilia, solo le facilitazioni al commercio riescono ad approdare alla fase negoziale. Gli altri tre temi (commercio e investimenti, trasparenza negli appalti pubblici e commercio e concorrenza), sui quali la Commissione europea e, con essa, i Governi europei e certamente tra questi l’Italia si sono impegnati, sono stati estromessi dal round negoziale del WTO e restano quindi nel rango delle materie di approfondimento del WTO senza poter compiere alcun progresso. Le facilitazioni al commercio sono una materia comunque importante in quanto mirata a velocizzare il movimento, lo svincolo e lo sdoganamento dei beni nelle aree doganali, comprese quelle di transito. Il sistema multilaterale, che già permette controlli di tipo amministrativo, tecnico e sanitario – che quindi possono essere applicati alle esportazioni e alle importazioni nell’ambito del WTO – dovrà essere migliorato al fine di rendere più agevole il Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 commercio, specie per i paesi in via di sviluppo e per una loro migliore integrazione nell’economia globale. Quindi, anche per quanto riguarda quest’ultimo dispositivo, il Governo italiano si è impegnato sempre ed è stato protagonista affinché nel round negoziale del WTO fosse inserito l’obiettivo della riduzione e dell’armonizzazione delle tariffe e quello della rimozione degli ostacoli non tariffari. Speriamo di poter conseguire tali obiettivi nella prossima Conferenza mondiale che si terrà a Hong Kong nel dicembre di quest’anno e, comunque, all’interno del round negoziale di Doha. Nel contempo, per quanto riguarda le altre tematiche, ossia gli altri temi di Singapore per il momento esclusi dalle trattative, il Governo italiano non intende demordere e, con esso, ovviamente anche l’Unione europea e la Commissione europea. In conclusione, per quanto riguarda la mozione Violante n. 1-00436, che ci impegna a realizzare interventi rispetto ai quali il Governo italiano è già impegnato da protagonista e ha presentato le sue proposte in sede di Commissione europea, che, in alcuni casi, sono state già conseguite o, in altri, sono in dirittura di arrivo e che sono comunque importanti per il nostro settore tessile e dell’abbigliamento, ovviamente esprimiamo parere favorevole perché i suoi obiettivi sono pienamente conformi alla politica che il Governo ha realizzato e intende realizzare su questa tematica in sede europea e commerciale. Per quanto riguarda la mozione La Russa n. 1-00445, che impegna a continuare la politica finora intrapresa e ad attivarsi affinché venga potenziato il sistema dei controlli doganali, in modo da acquisire ogni eventuale informazione su tutti i tipi di turbativa del mercato italiano ed europeo, siamo ovviamente pienamente d’accordo e invitiamo a votarla favorevolmente. Per quanto riguarda la mozione D’Agrò e Volontè n. 1-00444, il primo capoverso del dispositivo in merito all’etichettatura è conforme a quanto richiesto dal dispositivo della mozione Violante ed altri n. 1- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 10 SEDUTA DEL 00436 ed in linea con quanto proposto dal Governo. Il secondo capoverso riguarda il sistema di monitoraggio: anche questo è in sintonia con quanto il Governo italiano sta realizzando e ha già richiesto in sede di Commissione europea. Il terzo capoverso riguarda l’impegno per le clausole sociali e per gli standard di tutela del lavoro e dei lavoratori: ciò è conforme a quanto il Governo italiano ha fatto ed intende fare. Il quarto capoverso riguarda i fondi strutturali dell’Unione europea per processi di riconversione delle imprese del settore tessile. A tale proposito vorrei far presente che il Governo italiano, in sede di Consiglio europeo, ha proposto che i fondi strutturali 2006-2013 siano utilizzati anche per la riconversione del settore tessile. Secondo l’impegno che la Commissione europea ha preso con il Governo italiano, verosimilmente una quota significativa – si parla di circa il 5 per cento – dei fondi strutturali 2006-2013 dell’Unione europea saranno destinati, appunto, al settore tessile per le necessarie opere di rilancio e di riconversione industriale, in qualunque parte del territorio siano localizzate le imprese interessate. Si tratta di un obiettivo importantissimo di politica industriale perché consentirebbe a tale settore chiave dell’industria italiana di disporre dei fondi europei necessari per rilanciare la propria politica industriale e per costruire cosı̀ quel futuro che riteniamo possibile anche per l’industria del tessile, punta di diamante del nostro made in Italy. Pertanto, il Governo accetta anche la mozione D’Agrò e Volontè n. 1-00444. PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Stefani; Massidda; Bono; Onnis ed altri; Onnis ed altri; Benedetti Valentini; Gasperoni ed altri; Serena; Pezzella; Bellillo ed altri; Cirielli ed altri; Tucci: Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 prelievo venatorio (27-291-498-14171418-2016-2253-2314-3533-3761-48044906) (ore 15,45). PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d’iniziativa dei deputati Stefani; Massidda; Bono; Onnis ed altri; Onnis ed altri; Benedetti Valentini; Gasperoni ed altri; Serena; Pezzella; Bellillo ed altri; Cirielli ed altri; Tucci: Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Riprendiamo la discussione sulle linee generali, iniziata nella seduta del 17 marzo scorso. (Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 27 ed abbinate) PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, la discussione sulle linee generali. Constato l’assenza degli onorevoli Bandoli, Bellillo, Preda, Ruggieri, Rossiello e Borrelli, iscritti a parlare; si intende che vi abbiano rinunciato. È iscritto a parlare l’onorevole Bellotti. Ne ha facoltà. LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, le modifiche alla legge n. 157 del 1992 sono state inserite nel programma elettorale della Casa delle libertà, quindi oggi ci accingiamo a dare compimento a ciò che gli italiani in termini di contesto venatorio hanno di fatto chiesto. Solo in questa legislatura sono state presentate ben 12 proposte di modifica della legge n. 157, sottoscritte anche da molti esponenti dell’opposizione, evidenziando il carattere non più rinviabile del cambiamento. Si tratta di una legge approvata nel 1992 in coda alla legislatura, sotto la pressione incalzante dei Verdi sul Governo DC, in un contesto sociale, nazionale e parlamentare più rivolto verso gli avvisi di garanzia del tribunale di Milano che attento a soppesare gli effetti di una norma complessa per le molteplici implicazioni sociali coinvolte. Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 11 SEDUTA DEL Già allora insigni esponenti della sinistra e del Governo dichiararono che si sarebbe reso necessario un rapido adeguamento nella successiva legislatura. Sappiamo bene che successivamente tale legge è stata considerata un totem dalla sinistra ambientalista, tale da non poter minimamente essere posta in discussione, nemmeno nelle parti dove esistono chiare mancanze, lacune ed omissioni e nemmeno laddove l’Europa è intervenuta con le proprie direttive richiamando i singoli paesi europei a doverosi adeguamenti. Per il centrosinistra la legge n. 157 del 1992 è sinonimo di legge intoccabile: non si sono accorti che le situazioni nel mondo venatorio sono decisamente cambiate anche nel nostro paese. Basti pensare che nel 1992 i cacciatori erano oltre un milione e 500 mila mentre oggi non raggiungono le 750 mila unità. Tornando all’obiettivo del provvedimento in esame, possiamo dire che certamente esso non è quello di smantellare la legge n. 157 del 1992, per favorire un’impostazione rivolta più ai cacciatori che agli ambientalisti (una sorta di rivincita del mondo venatorio). Anzi, il vero spirito, con il quale si è affrontato questo percorso legislativo in questi due anni e mezzo di stop and go, di approfondimenti di tutti i tipi e di discussione in Commissione, è stato proprio quello di salvaguardare i principi contenuti nella legge n. 157, riconoscendone i meriti, che costituiscono un fermo punto di partenza dal quale costruire una normativa adattata ed adeguata alla nuova realtà sociale, ambientale e costituzionale ed alle nuove normative europee. Fornire adeguati strumenti per favorire una corretta gestione del patrimonio faunistico e degli habitat naturali: questo è stato l’obiettivo dei parlamentari del centrodestra in Commissione agricoltura. Ciò, a differenza di molti esponenti del centrosinistra, i quali – come purtroppo si è visto nei fatti – non hanno perso l’occasione per una pregiudizievole ed anticipata ostilità nei confronti di qualsiasi modificazione della legge n. 152 del 1992, ap- Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 profittando del momento per la demonizzazione, ancora una volta, del mondo venatorio. L’obiettivo è quindi quello di creare le migliori ed ottimali condizioni ambientali per generare fauna e per migliorare le condizioni di contorno, e credo sia doveroso sottolineare che i cacciatori, per primi, hanno questa volontà. Semmai, deve essere fatto uno sforzo culturale per capovolgere quanto sinora abbiamo sempre sentito affermare dall’ambientalismo e dall’animalismo culturalmente chiuso di sinistra, atto a negare l’evidenza. I cacciatori sono infatti i primi che amano e rispettano l’ambiente. In questi ultimi anni, invece, vi è sempre stata una vera « caccia » mediatica ai cacciatori, quasi fossero degli « untori » dell’ambiente e quasi fossimo in presenza di chissà quale categoria perversa. Abbiamo assistito ai peggiori attacchi alla categoria, mentre le cose stanno esattamente all’opposto. Questo momento di discussione di un provvedimento che è molto sentito dal mondo venatorio e che è seguito da quello ambientalista deve costituire l’occasione per cambiare atteggiamento nei confronti di chi esercita l’attività venatoria. Deve essere anche l’occasione per affermare che è l’uomo a dover essere posto al centro del mondo, e non altro: un uomo che rispetti la flora e la fauna, un uomo consapevole del ruolo insostituibile dell’ecosistema che lo circonda, un uomo responsabile. E non invece come nella visione di un certo ambientalismo verde e di diversi movimenti animalisti, dove l’uomo come individuo è considerato a volte ingombrante nel territorio e volto solamente a peggiorarne le condizioni. No, questa non è la nostra visione. L’ambientalismo estremo e l’animalismo sono una sorta di disumana religione moderna, praticata spesso da chi ormai da tempo ha perso ogni rapporto con i fatti naturali, basata su un’immagine falsa e idilliaca della natura, dove invece tutto è conflitto, a volte cruento e dove la vita nasce dalla morte continuamente, in un perpetuo rinnovarsi. A parte ogni considerazione, la caccia è etica quando non Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 12 SEDUTA DEL costituisce spreco, insensato consumo e gratuita crudeltà. La normativa introdotta rispetta tutto ciò. Nessuna delle grandi confessioni proibisce la caccia. Semmai maggiori sono le distanze con l’animalismo, una filosofia che per innalzare i diritti degli animali riduce quelli degli uomini. Oggi è in corso, a tutti i livelli, un recupero dell’identità nazionale ed europea. È in corso un’azione di recupero della storia e delle tradizioni di tutto ciò che, nel corso dei secoli, ha contribuito a formare la cultura italiana e la caccia; o meglio, le tipologie di caccia appartengono a pieno titolo alle secolari tradizioni italiane ed ognuno di noi ha il dovere di contribuire alla loro salvaguardia, perché anche nell’attività venatoria si legge la storia e l’evoluzione del nostro paese. Nel merito del provvedimento, che andremo a discutere, è stata posta grande attenzione verso il mondo dell’agricoltura, che rappresenta l’interfaccia dell’attività venatoria. In questa direzione, sono stati evitati pregiudizi latenti ed introdotte misure di reciproco rispetto e di sinergia. Per esempio, si prevede che le regioni possano costituire fondi di risarcimento dei danni causati alle produzioni agricole ed agli allevamenti della fauna selvatica, non solo quella cacciabile. Inoltre, viene vietata l’attività venatoria nei terreni in attualità di coltivazione, cosı̀ come individuati dalle regioni. In breve, per capitoli, la normativa in discussione risulta necessaria per adeguare la legge nazionale alle modifiche del Titolo V della Costituzione. La « vecchia » legge n. 157 del 1992 prevede infatti che siano in capo allo Stato talune competenze, che oggi invece spettano alle regioni, a seguito appunto delle modifiche al Titolo V della Costituzione ed anche a seguito dell’intervento, nella legislatura precedente, della riforma Bassanini, approvata dal centrosinistra. Inoltre, risulta urgente adeguare le norme europee, contenute nella direttiva n. 79/409/CE, definita « direttiva uccelli », a successive interpretazioni del marzo scorso, norme, peraltro, presentate alla Comunità europea su richiesta del nostro Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 paese e condivise dagli altri paesi europei. Ciò, anche per disinnescare meccanismi contravventori nei confronti del nostro paese per non aver applicato determinate norme e direttive comunitarie (tali norme erano semplicemente tradotte in legge, ma non applicate, come nel caso della « caccia in deroga »). Per questo, il nostro paese è stato multato per ben due volte dalla Comunità ed era in procinto di esserlo nuovamente. Nel merito sono state previste alcune innovazioni: si introduce, con l’adeguamento alla normativa europea, il concetto della caccia per periodo e per specie (gli uccelli migratori devono essere protetti nel periodo della dipendenza ed a partire dall’effettivo inizio del viaggio di ritorno verso i luoghi di nidificazione e di produzione) e si prevedono periodi di caccia limitati nel tempo. A differenza della vecchia legislazione, si prevede che l’esercizio della caccia, come indicato dalle regole comunitarie, sia strutturato per periodi e per specie ed abbia inizio nella prima decade di settembre per concludersi nella terza decade di febbraio. È prevista una diversa gestione dell’utilizzo dei richiami vivi della caccia da appostamento, con l’eliminazione dell’obbligo dell’anello inamovibile, causa di pesanti maltrattamenti agli animali; si tratta di una modifica indispensabile per non provocare sofferenze all’animale stesso. È garantita una diversa gestione tra caccia stanziale e caccia migratoria: per la caccia stanziale è previsto un rigido legame tra cacciatore e territorio, con una mobilità limitata nell’ambito della regione. Con riferimento alla sola caccia alla fauna migratoria, per i cacciatori non residenti le regioni consentiranno l’accesso agli ambiti territoriali per un numero massimo di 15 giornate complessive a livello nazionale nell’arco di ogni annata venatoria. È prevista la trasformazione di sanzioni penali in sanzioni amministrative, almeno per le violazioni meno gravi. Evitare di doversi rivolgere ai tribunali, magari per la mancanza di compilazioni, credo sia buonsenso. Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 13 SEDUTA DEL È contemplato poi un adeguato rapporto tra sanzioni ed infrazioni: ciò non significa coprire il bracconaggio né tantomeno favorirlo, anche perché rimangono le sanzioni penali per le violazioni gravi, ad esempio, per le specie superprotette o la caccia nei parchi o nelle zone protette. Ciò è perfettamente compatibile con le indicazioni europee, ad esempio, con l’introduzione delle specie in deroga che il Parlamento ha approvato con legge n. 221 del 2002, che prevede che l’applicazione del regime in deroga non possa entrare in vigore se non si ha l’assenso della comunità europea. Allora ottenemmo l’assenso preventivo e lo stesso identico procedimento è stato fatto per questo provvedimento. Concludendo, si tratta di un provvedimento elaborato con assoluto senso di responsabilità e senso etico, in un quadro europeo senza pregiudizi ideologici, ma fondato su basi pratiche necessarie ed indispensabili per la caccia, per l’ambiente e per l’ecosistema, in grado di recuperare il carattere di popolarità di questa attività nata con l’uomo e che ci auguriamo possa essere recepita con il giusto equilibrio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, l’onorevole Schmidt. Ne ha facoltà. GIULIO SCHMIDT. Signor Presidente, preannunzio la mia contrarietà ed il mio dissenso nei confronti di questo testo unico. Non è una posizione pregiudiziale, ma una posizione che si basa su alcune questioni fondamentali che riguardano il diritto costituzionale ed il diritto comunitario. Dirò, in primo luogo, che non esiste un diritto alla caccia, ma una concessione alla caccia da parte dello Stato, nel rispetto dei principi e delle norme della legge n. 157 del 1992 che ha recepito la direttiva europea cosiddetta « uccelli ». La prima questione da considerare è che la fauna selvatica è un patrimonio indisponibile dello Stato e, pertanto, come tale va difeso. Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 La fauna selvatica, inoltre, è tutelata nell’interesse non solo di una singola nazione, ma di una comunità europea ed internazionale. La fauna selvatica è un patrimonio genetico che non appartiene né all’Italia né all’Europa, ma sia all’Italia sia all’Europa, dunque sostanzialmente all’umanità. Noi siamo cittadini italiani ma, nello stesso tempo, siamo cittadini europei e cittadini planetari. Dobbiamo quindi riflettere su ogni azione diretta ad accontentare interessi di parte e di singole nazioni rispetto ad un argomento e ad un valore di interesse sovranazionale. L’Italia è un paese membro dell’Unione europea, che dunque può legiferare in armonia con le direttive europee. Può modificare la propria legislazione – come recita la direttiva comunitaria « Uccelli » – in senso più restrittivo, ma non in senso più estensivo. Lo stesso principio vale per il provvedimento, approvato da questa maggioranza nel 2002, che prevedeva il recepimento dell’articolo 9 della direttiva comunitaria, vale a dire il recepimento delle deroghe che, comunque, sono in sintonia con i principi comunitari. Infatti, non possono esistere deroghe estensive, ma eventualmente deroghe riduttive. Laddove è stato applicato il principio di estensione, è intervenuto il TAR che, giustamente, ha bloccato qualsiasi azione di estensività regionale. La proposta in esame, che nei primi articoli mantiene lo spirito e il dettato della legge n. 157 del 1992, nella successiva modifica dei vari articoli stravolge pezzo per pezzo lo spirito, i principi e i contenuti della suddetta legge n. 157 che, dopo i referendum, aveva determinato la riappacificazione tra chi era favorevole alla caccia e chi era abolizionista. Avevamo raggiunto un punto di equilibrio fortemente condiviso; infatti, la legge n. 157 non parla di caccia, ma di prelievo venatorio in funzione di un bene superiore, vale a dire la salvaguardia della fauna selvatica. Questo è il principio fondante della direttiva « Uccelli » e della legge n. 157 del 1992. Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 14 SEDUTA DEL Attraverso una serie di norme comprese nel presente articolato, si stravolge tale principio, ponendo in primo piano non tanto il prelievo venatorio, quanto l’attività venatoria intesa come caccia, che non è diretta alla salvaguardia della fauna selvatica, essendo fine a se stessa. Dunque, il presente provvedimento non si configura come una proposta tesa a garantire un prelievo venatorio ecocompatibile, ma come un testo che ci fa compiere un balzo indietro, riportandoci al testo unico del 1939, che attribuiva alla fauna selvatica lo stato giuridico di res nullius. Esistono fondati motivi di incostituzionalità, che si fondano su due osservazioni. Intanto, varie norme comprese in questo testo unificato contravvengono all’articolo 10 della Costituzione, in cui si afferma che la giurisprudenza italiana si conforma ai princı̀pi costituzionali e ai vincoli comunitari ed internazionali. Non vi è dubbio che la proposta in oggetto disattende e contrasta i vincoli comunitari, cosı̀ come chiaramente esposto e segnalato dalla Commissione politiche Unione europea e dalla Commissione affari costituzionali che, pur esprimendo un parere di principio favorevole, ha formulato una serie di osservazioni e condizioni tali da vanificare i vari punti teoricamente innovativi rispetto alla legge n. 157 del 1992. Tali norme, in realtà, non innovano bensı̀ smentiscono i contenuti primari della legge suddetta. Vorrei ricordare che il documento firmato dalle federazioni europee della caccia e da Birdlife International nell’ottobre del 2004, sotto la tutela del commissario Wallstrom, ha affermato senza ombra di dubbio che la direttiva « Uccelli » è ancora oggi di estrema attualità ed è assolutamente impensabile modificarne il contenuto e lo spirito. Quello resta sempre e comunque il punto di riferimento. Per quanto riguarda i fondamenti costituzionali, è evidente che il progetto di legge in oggetto pregiudica nel suo insieme la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema che lo Stato garantisce in base al riformato Titolo V, articolo 117. In proposito non vi è alcun dubbio che la fauna è un Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 elemento costitutivo ed essenziale dell’ecosistema; si tratta di un patrimonio statale e, quindi, la Repubblica deve assicurarne la tutela su tutto il territorio nazionale, tenendo conto anche della sua azione nel contesto europeo ed internazionale. Inoltre, il progetto di legge va in direzione opposta rispetto alle numerosissime sentenze della Corte costituzionale. Tralasciandone il vasto panorama, vorrei solo ricordare che la Corte ha qualificato la caccia come uso ragionevole delle risorse naturali, se inquadrata in un contesto che garantisce la sopravvivenza e la capacità riproduttiva della fauna. Questo progetto di legge, a mio avviso, non dà alcuna garanzia di uno standard minimo di salvaguardia valido su tutto il territorio nazionale. Inoltre, va sottolineato che il testo unificato in oggetto, di fatto, depotenzia l’Istituto nazionale della fauna selvatica in quanto organo tecnico-scientifico dello Stato alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. Tale istituto viene sostituito da altri organi, che introducono differenti procedure di analisi tecnico-scientifiche sullo stato di conservazione della fauna selvatica, contravvenendo ad un principio sancito dalla Corte costituzionale, in cui si afferma che l’istituto in questione è titolare del bene « fauna selvatica » in quanto tale. Per quanto riguarda la depenalizzazione dei reati venatori, il provvedimento in oggetto ha ricevuto il parere contrario della II Commissione (Giustizia), non soltanto a causa della scarsa presenza dei membri delle maggioranza, ma anche perché le premesse poste in ambedue le proposte di parere presentate erano praticamente uguali. Inoltre, l’allargamento delle specie cacciabili ed il prolungamento dei tempi di caccia, a seconda delle specie, pongono l’Italia in un evidente stato di infrazione delle direttive comunitarie. Concludo con un’ulteriore osservazione. In primo luogo, la legge n. 157 risale al 1992: si sostiene che è una legge vecchia. Certo, lo è, ma nel senso contrario rispetto ai presupposti sui quali si vor- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 15 SEDUTA DEL rebbe modificarla estensivamente. Infatti, lo stato della fauna selvatica, come risulta da tutti i rapporti scientifici, non è migliorato, ma è peggiorato, e alcune specie che nel 1992 erano registrate in stato di sofferenza e pericolo hanno abbandonato il nostro paese e sono divenute specie in via di estinzione. Sarebbe stato quindi opportuno inserire una norma che rendesse più dinamica la disciplina, prevedendo di stabilire ogni anno, su base scientifica, le specie cacciabili e il relativo periodo. Contesto, infine, che il programma elettorale della Casa delle libertà del 2001 – sfido chiunque a dimostrare il contrario – contenga la revisione della legge n. 157 del 1992. Semmai, sui muri di tutta Italia erano affissi manifesti della dimensione di sei metri per quattro in cui si affermava: più rispetto e più amore per la natura. Si continua a sostenere che ci siamo impegnati: probabilmente qualche parlamentare si è impegnato in sede locale, ma la revisione della legge n. 157 del 1992 non è contenuta nel programma della Casa delle libertà sottoscritto da tutti i leader e non rappresenta una priorità per il Governo. PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. (Repliche del relatore e del Governo – A.C. 27 ed abbinate) PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Onnis. FRANCESCO ONNIS, Relatore. Signor Presidente, mi vedo costretto a replicare dai contenuti, dall’impostazione, dal taglio e dal tono degli interventi di alcuni autorevoli colleghi, che perpetuano – mi si consenta di affermarlo – una politica a mio avviso senza senso e senza costrutto, strumentale e pretestuosa, talvolta – spiace dirlo – faziosa. Replicherò con moderazione, misurando le mie parole con il metro della ragione e del buonsenso, con Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 intenti costruttivi e con spirito di attenzione per le posizioni confliggenti, se venissero concretizzate in iniziative e contributi seri ed effettivi in vista del miglioramento del testo (tuttavia, purtroppo, fino ad oggi l’opposizione nulla ha fatto in questa direzione). Ciò, al fine di ricercare ancora e di trovare un approdo di mediazione e di equilibrio. L’ipotesi di modifica sottoposta all’attenzione dell’Assemblea è assolutamente rispettosa dell’impianto, dei principi, della filosofia e delle previsioni strutturali della legge n. 157 del 1992. Di tale legge si presuppone la congruenza e, nonostante i tredici anni trascorsi dalla sua approvazione, avvenuta in tempi squilibrati per un’oculata protezione della fauna, anche in vista di un prelievo venatorio compatibile, se ne riconosce la perdurante, anche se zoppiccante, attualità. Non si pongono certo in discussione le innovazioni centrali della legge quadro, laddove si è prevista la programmazione venatoria, attraverso l’azione degli ambiti, o si è sancito che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, tutelato nell’interesse della comunità nazionale e internazionale, e che tale fauna può essere oggetto di prelievo venatorio solo se il prelievo non contrasti con l’esigenza primaria di conservazione e di tutela della fauna stessa. Né si intende incrinare il rapporto di simbiosi tra mondo agricolo e mondo venatorio; anzi, si vorrebbero introdurre norme volte a rinsaldare quel rapporto, favorendo l’agricoltura e gli agricoltori. Tantomeno è volontà dei proponenti o del relatore abbassare la guardia di fronte alle condotte venatoriamente illecite, che vanno prevenute e represse con rigore e con fermezza. Ecco perché è fuori campo, fuori misura ed appeso al nulla il rilievo critico mosso dall’onorevole Marcora, cosı̀ come da altri deputati, secondo cui il progetto di modifica costituirebbe un tentativo di eversione della legge n.157 del 1992. Si sono voluti chiudere gli occhi di fronte ai contorni ed al perimetro della modifica, ispirata dalla volontà di dotare l’Italia di una legge al passo con i tempi, con la Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 16 SEDUTA DEL normativa comunitaria, con l’attuale contesto socio-economico italiano e con le regole costituzionali, per dare ai cittadini cacciatori, ferma l’esigenza primaria di proteggere la fauna e di incrementarne la presenza, uno statuto e delle regole di uguaglianza e, ancora, per restituire all’Italia, anche in questo campo, dignità almeno pari a quella degli altri Stati della Comunità. Ora, i cortesi contraddittori sanno bene – non possono ignorarlo, attesa la loro esperienza e la loro intelligenza parlamentare – di collocarsi fuori dal seminato, ignorando la dimensione politica del provvedimento e la volontà sottesa ai suoi contenuti ed alla sua elaborazione, quando assumono, nel tentativo poco accorto di evidenziare i pretesi limiti e la debolezza della proposta normativa, che il mondo agricolo, il mondo venatorio ed il mondo della scienza avrebbero manifestato il loro dissenso, che la stessa maggioranza sarebbe divaricata e non unitariamente favorevole, mentre il centrosinistra sarebbe compatto nel respingere la modifica, e che si prevedrebbero, poi, l’aumento delle specie cacciabili e, sempre in violazione dei « paletti » comunitari e delle risultanze scientifiche, l’ingiustificata dilatazione dei tempi di caccia. Si addebita, ancora, alla maggioranza la volontà di introdurre un apparato sanzionatorio inadeguato, che agevolerebbe chi violasse la legge, a scapito della tutela della fauna, e di voler trasformare la caccia da attività popolare in attività di élite. Si sostiene, inoltre, che il testo sarebbe stato azzoppato dai pareri negativi delle Commissioni II (Giustizia) e XIV (Politiche dell’Unione europea) e che presenterebbe, comunque, profili di incostituzionalità e sarebbe stato indebolito dai rilievi di altre Commissioni. Di tutti questi pareri e rilievi il relatore – cosı̀ si è sostenuto – si sarebbe lavato le mani. Ebbene, queste critiche sono tutte infondate e preconcette, ignorano lo stato dell’arte dei lavori e delle vicende parlamentari, sono dissonanti rispetto ai dati raccolti e vagliati in Commissione. Inoltre, sono smentite dai documenti acquisiti, che Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 dimostrano, anzitutto, che le associazioni venatorie, Federcaccia in testa (che rappresenta il 65 per cento dei cacciatori italiani), sono assolutamente favorevoli. È contraria solo l’Arcicaccia, un’associazione che fa solo politica e molto rumore per la sinistra ideologicamente ambientalista, ma conta il 5 per cento (e forse neanche ci arriva). Dunque, almeno il 95 per cento è favorevole, mentre il 5 per cento è contrario. Inoltre, le associazioni degli agricoltori, Confagricoltura in primo piano, sono nella stragrande maggioranza favorevoli. All’interno della coalizione di centrodestra, poi, se si esclude una frangia isolata e preconcetta in Forza Italia e altrove qualche isolato ideologo, il fronte è compatto e quasi totalitario. L’onorevole Marcora lo nega, ma il trasversalismo responsabile è presente e attivo nei banchi dell’opposizione. Alcune proposte di legge sovrapponibili nei contenuti a quelle del centrodestra sono state presentate e sottoscritte da esponenti della Margherita, dei Comunisti italiani e degli stessi Democratici di sinistra. Sapete, colleghi, perché nel testo unificato erano comparse per errore, tra le varietà cacciabili, tre specie di oche ? Perché l’inserimento delle oche era stato previsto dalla proposta dell’onorevole Rizzo (poi ritirata), che non mi pare aderisca ad una delle componenti della maggioranza. Ora, per rispondere in termini puntuali alle altre censure, che mi pare siano ingenerose e forzate perché privilegiano finalisticamente un dato formale e dimenticano la dimensione politica, debbo compiere un passo indietro e richiamare in poche battute gli sviluppi ed il percorso della vicenda parlamentare. Al testo base, unificato in vista dell’esame in Commissione, erano stati presentati dalla maggioranza, in particolare dal relatore, non pochi emendamenti, mirati ed univoci. Gli onorevoli Sedioli, Marcora, Zanella e Schmidt non ne ignorano certo i contenuti. Ebbene, l’esame in Commissione ha riguardato i primi sette articoli del testo: l’esame dell’articolo 8, ini- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 17 SEDUTA DEL ziato, non è stato concluso. L’esame degli altri articoli non ha avuto luogo a causa dell’ostruzionismo dell’opposizione, lecito e corretto, ma spinto e pervicace, e perché incombeva, con tempi allora ravvicinati, la calendarizzazione in Assemblea. Ecco perché non sono stati esaminati gli altri emendamenti del relatore, quelli che disegnavano, dando concretezza anche politica, la volontà e le intenzioni di modifica della legge quadro dei proponenti e della maggioranza. Dunque, costituiscono un fatto parlamentare, oltreché politico, dal quale non si può prescindere, che non si può cancellare e dimenticare. Si tratta di un passaggio obbligato ed inevitabile, proprio perché l’inevitabile interruzione dell’iter in Commissione non avrebbe lasciato e non ha lasciato alternativa diversa dalla ripresentazione in aula di quegli stessi emendamenti. Allora, si rincorrono le farfalle, pretestuosamente sfruttando un momento solo formale per chiudere gli occhi alla realtà politica dei contenuti, quando si pretende di criticare l’iniziativa di modifica evocando l’aumento di specie cacciabili o la dilatazione indiscriminata dei tempi di prelievo, quando si stigmatizza una pretesa ed inopportuna depenalizzazione o si introduce cervelloticamente la categoria della caccia d’elı̀te che scalzerebbe la caccia popolare; ovvero quando ancora, facendo finta di ignorare che i pareri negativi sono la risultante dell’assenza occasionale e fortuita della maggioranza nelle due Commissioni, si dà per assodato che non si sia tenuto conto delle valutazioni, dei rilievi e dei pareri di tutte le Commissioni. Colleghi, concludendo, gli emendamenti datati e noti, riproposti in aula, spengono ogni fervore critico dell’opposizione, perché riducono le specie cacciabili (le riducono a 48, colleghi !), mentre la legge n. 157 del 1992 all’entrata in vigore ne prevedeva 57, escludendo anche quelle sulle quali si sono concentrate le censure, come ad esempio le oche. Tali emendamenti prevedono ancora che siano le regioni a modulare per specie e per decadi, e sempre nel rispetto delle regole comunitarie, i tempi di prelievo; Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 introducono la sanzione penale per ben otto ipotesi di condotte illecite, con ciò andando controtendenza rispetto alla ventata di depenalizzazione che attraversa il nostro ordinamento giuridico, e ciò in un sistema di sanzioni, compresa la revoca o sospensione automatica della licenza, ben più rigido ed efficace dell’attuale regime previsto dalla legge n. 157 del 1992, stabilendo la possibilità di accesso in altre regioni, sia pure per quindici giornate all’anno per la sola caccia ai migratori, con ciò rendendo l’attività venatoria molto più giusta e popolare, in quanto l’accesso è previsto come gratuito (lo hanno dimenticato gli onorevoli Sedioli e Marcora). Quanto ai rilievi delle Commissioni – rilievi dei quali sono grato, poiché contribuiscono al miglioramento del testo – sono convinto che la ruvidità della politica e dello scontro parlamentare faccia salva la buona fede in ognuno di noi e che i critici ad oltranza non si siano resi conto che con gli emendamenti si è data una risposta diretta, concreta e precisa ai problemi sollevati, traducendo in modifiche al testo le indicazioni preziose provenienti dalle stesse Commissioni; cosı̀ come si è spiegato punto per punto – è sufficiente leggere le considerazioni integrative della relazione, pubblicate a pagina 139 del resoconto della seduta del 17 marzo 2005 – si è acconsentito, quasi sempre, ai suggerimenti formulati e alle riserve avanzate. Spero che il quadro possa essere più chiaro e a questo punto che possa essere meglio individuata l’effettiva e seria materia del contendere. Non si può ragionare, non ci si può misurare su un terreno volutamente solo virtuale. Se si metteranno i piedi per terra, se – come io ancora auspico da cocciuto ottimista – la stagione della contrapposizione preconcetta cederà il passo a quella delle proposte fatte di contenuti e non solo di invettive, allora ho motivo di ritenere che dal dialogo, assistito dal buon senso e dallo spirito di moderazione, possa nascere un risultato condiviso, il migliore che il Parlamento possa conseguire: obiettivo da raggiungere per una tutela sempre più attenta dell’ambiente, per una Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 18 SEDUTA DEL protezione sempre più valida della fauna selvatica e, perché no ?, per un esercizio sempre più responsabile e prudente dell’attività di caccia. Se si ascoltano il cervello ed il cuore, e non solo il fegato, e si vogliono tutelare le nostre tradizioni, la nostra cultura, il bene e l’equilibrio sociale, il rapporto anche spirituale con la natura e con il creato, se vogliamo tutelare questi e tanti altri valori e interessi, anche economici, allora dobbiamo concludere che anche la caccia non è certo tra gli ultimi problemi di cui debba farsi carico il Parlamento italiano. PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo. GIANPAOLO DOZZO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, oggi l’Assemblea ha discusso del testo unificato delle proposte di legge con cui si intende modificare la legge 11 febbraio 1992, n. 157. Quello della caccia è un tema che, per le questioni che sottende, interessa, in maniera trasversale, sia gli schieramenti politici, sia i parlamentari, sia i cittadini. Ed è per questo motivo che il Governo si è sempre astenuto dal presentare un proprio disegno di legge di modifica della legge n. 157 del 1992. Se, da un lato, le molte iniziative dei parlamentari, sia del centrodestra sia del centrosinistra, hanno posto in evidenza che la citata legge n. 157 era una normativa di compromesso e, come tale, andava modificata, dall’altro, vi sono ancora nel paese cittadini che raccolgono firme per l’abrogazione totale della caccia. Tutto ciò sta a significare che il problema della caccia non è stato risolto. Mi auguro, comunque, che il buon senso, che ha sempre pervaso la Commissione agricoltura e l’Assemblea della Camera dei deputati, consenta di ottenere, alla fine, un esito positivo in questa problematica. Signor Presidente, nel corso dei due anni e mezzo di discussioni e di incontri svoltisi nelle varie Commissioni, il Governo si è sempre tenuto al di sopra delle parti, proprio perché non era sua intenzione entrare Camera dei Deputati — 18 APRILE 2005 — N. 613 specificatamente nel merito della questione; e intende fare altrettanto nel prosieguo dell’esame di questo testo unificato, per far sı̀ che tutti i parlamentari abbiano il diritto di esprimere liberamente la propria opinione e, se del caso, proporre modifiche migliorative al testo unificato. PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Modifica nella composizione della Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il « dossier Mitrokhin » e l’attività d’intelligence italiana. PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 13 aprile 2005, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il « dossier Mitrokhin » e l’attività d’intelligence italiana il senatore Guglielmo Castagnetti, in sostituzione del senatore Giampaolo Bettamio, dimissionario. Ordine del giorno della seduta di domani. PRESIDENTE. Comunico l’ordine del giorno della seduta di domani. Martedı̀ 19 aprile 2005, alle 16: 1. – Seguito della discussione del progetto di legge: S. 1432-1533-2493-2645-2663-3009 – D’iniziativa dei senatori MANZIONE ed altri; NIEDDU ed altri; D’INIZIATIVA DEL GOVERNO; d’iniziativa dei senatori PASCARELLA ed altri; FLORINO ed altri; PESSINA: Delega al Governo per la revisione delle leggi penali militari di pace, nonché per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare (Approvati, in un testo unificato, dal Senato) (5433-A) e delle abbinate proposte di legge: SPINI; CARBONI; CARBONI; LAVAGNINI; MIN- Atti Parlamentari XIV LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 19 Camera dei Deputati — SEDUTA DEL NITI ed altri; PISA ed altri; PERROTTA (258-527-534-576-2807-2866-5443). — Relatori: Guido Giuseppe Rossi (per la II Commissione) e Gamba (per la IV Commissione), per la maggioranza; Bonito (per la II Commissione) e Molinari (per la IV Commissione), di minoranza. 2. – Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1184 – D’iniziativa dei senatori MEDURI ed altri: Delega al Governo per la disciplina dell’ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria (Approvata dal Senato) (5141-A) e dell’abbinata proposta di legge: MOLINARI e RUGGERI (3346). — Relatore: Zanettin. 3. – Seguito della discussione del disegno di legge: Incremento del contributo obbligatorio dello Stato italiano alla Corte penale internazionale, con sede a L’Aja (5084-A). — Relatore: Pacini. 4. – Seguito della discussione delle mozioni Violante ed altri n. 1-00436, D’Agrò e Volontè n. 1-00444 e La Russa ed altri n. 1-00445 sulla crisi del comparto tessile e abbigliamento. 5. – Seguito della discussione del disegno di legge: Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi (2531-A/R) e delle abbinate proposte di legge: SPINI ed altri; MOLINARI (1576-1902). — Relatore: Paoletti Tangheroni. 6. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate): STEFANI; MASSIDDA; BONO; ONNIS ed altri; ONNIS ed altri; BENEDETTI 18 APRILE 2005 — N. 613 VALENTINI; GASPERONI ed altri; SERENA; PEZZELLA; BELLILLO ed altri; CIRIELLI ed altri; TUCCI: Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (27-291-498-1417-1418-2016-22532314-3533-3761-4804-4906-A). — Relatore: Onnis. 7. – Seguito della discussione delle mozioni Cè ed altri n. 1-00412, Cima ed altri n. 1-00411, Biondi ed altri 1-00430 e Landi di Chiavenna ed altri n. 1-00435 sull’embargo europeo alla vendita degli armamenti verso la Cina. (al termine delle votazioni) 8. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 17, recante disposizioni urgenti in materia di impugnazione delle sentenze contumaciali e dei decreti di condanna (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (5650-B). 9. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, recante interventi urgenti per la tutela dell’ambiente e per la viabilità e per la sicurezza pubblica (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (5640-B). La seduta termina alle 16,25. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DOTT. FABRIZIO FABRIZI Licenziato per la stampa alle 19.