Esempio di progetto e sviluppo di una moto
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Esempio di progetto e sviluppo di una moto
Articolo tratto dal mensile DUE RUOTE Ottobre 2006 Triumph Tiger 1050 “Buona la prima” pagg. 46-46 Una progettazione lunga tre anni DALLA RICERCA DI MERCATO AL COLLAUDO DEL PROTOTIPO Il processo che porta alla realizzazione di una nuova moto è piuttosto lungo e complesso. Si parte ovviamente dalle ricerche di mercato che definiscono le caratteristiche di massima del modello, quindi si passa alla realizzazione dei primi bozzetti (1) che concretizzano le idee emerse durante la fase di studio. Questi disegni sono la base per la realizzazione della prima maquette (2), fase in cui si passa dalla visualizzazione a due dimensioni (disegno su carta) a quella a tre. Il «manichino», le cui sovrastrutture sono realizzate in clay, un costoso materiale composito simile alla creta che può essere modellato e ritoccato più volte, regala all'osservatore il primo impatto estetico e le proporzioni reali del nuovo mezzo. Nell'immagine (scattata all'interno dei locali della Marabese Design) si può notare come alcuni elementi fondamentali della nuova Tiger fossero già quasi definitivi: stiamo parlando del tre cilindri e del telaio che già in questa fase richiama quello di altre proposte Triumph. A questo punto ricerca stilistica e progettazione si fondono: dal «manichino», grazie a speciali apparecchiature fotografiche, vengono realizzati dei modelli tridimensionali (3) punto di partenza per i progettisti per la definizione dei particolari del veicolo. Questi ultimi vengono elaborati e definiti al computer (nell'immagine 4 il telaio) con appositi programmi (CAD). A questo punto può iniziare la realizzazione del prototipo che dovrà essere testato su strada e opportunamente modificato qualora emergano limiti e difetti. Sotto, i primi bozzetti della nuova Tiger. A sinistra, invece, il primo «manichino» che già offre all’osservatore le forme quasi definitive del mezzo; si noti la posizione ribassata del terminale di scarico ancora in fase di studio. Articolo tratto dal mensile MOTOCICLISMO Agosto 2005 Un giorno crescerò: come si sviluppano i prototipi pagg. 161-167 Per parlare dell’affascinante e laborioso passaggio dal progetto alla produzione siamo stati a Noale per vedere e provare i prototipi che hanno dato vita alla Pegaso Strada Vale anche per i bambini. L’età dello sviluppo è quella più importante, quando si formano il fisico e il carattere. Per far questo ci sono le esperienze, quelle positive e quelle negative, si impara dagli errori, si procede per tentativi. E poi c’è il rapporto con gli altri: socializzare e confrontarsi con chi ha gusti e carattere diverso da noi è importante. Per le moto, fatte le dovute distinzioni, è più o meno la stessa cosa. Papà e mamma sono il 1 progettista e il designer, mentre il collaudatore ne è la tata. Con lui la moto imparerà ad andare in giro quasi da sola, sempre in modo sicuro e a fermarsi se ci sono dei pericoli. Ma la strada dell’apprendimento è lunga e, come per i bambini, anche qui si passa attraverso le diverse fasi della crescita: il bimbo impara a stare in piedi e a camminare e così anche la moto ha bisogno di una messa a punto fine delle sospensioni. Poi arriva il primo paio di scarpe e così anche per la moto occorre scegliere pneumatici della misura e del tipo giusto. La crescita della moto è la fase in cui sviluppa le sue attitudini ma si tratta di piccole sfumature, perché i numeri fondamentali (le tanto famose quote ciclistiche scelte a tavolino dal progettista), determinano l'indole della moto e da quella non si scappa. Per capire cosa succede nei tanti mesi che passano dalla nascita del primo prototipo alla messa in produzione della moto definitiva, siamo andati in Aprilia a provare, insieme ai loro collaudatori, il primo prototipo della Pegaso Strada 650. Roberto Betteto e Claudio Zuin, rispettivamente progettista e collaudatore di riferimento, ci accompagnano su una delle strade che utilizzano per i collaudi: siamo a Montello, fra Treviso e Conegliano, a circa 30 km da Noale e la strada è una di quelle che invitano a ruotare la manopola del gas, con un primo tratto veloce e qualche km più stretto e tortuoso. Non serve percorrere migliaia di km per capire cosa non va in un prototipo o se una modifica è azzeccata o meno. Quello che conta è avere i propri riferimenti e per questo è importante conoscere a memoria alcune curve: poche, ma buone. Il lavoro del collaudatore non è affatto semplice e il nostro breve test in sella al prototipo ne è stata una conferma. Caio Pellizzon, responsabile dei collaudatori Aprilia, suo figlio Fabrizio, Claudio Zuin e Guido Ragusa hanno acquisito una sensibilità. alla guida che solo un collaudatore possiede. Provate a pensare di salire in sella a una moto mai vista e dire come va. Beh, fin qui anche noi tester ce la caviamo, ma poi arriva il bello. Si inizia a modificare qualche quota della ciclistica, magari solo mezzo grado di cannotto, lasciando inalterate le altre misure (interasse e avancorsa, soprattutto). Ora dire se va meglio o peggio e perché non è più così facile. Eppure è necessario trarre delle conclusioni per proseguire nello sviluppo. La moto che abbiamo provato, il prototipo 1.01, è stato uno dei primi della moto in fase avanzata, perché prima di questo la moto utilizzava componenti "carry-over", ovvero presi da altre moto in produzione (ad esempio, la prima utilizzava i cerchi della sportiva RS). Su questo prototipo si è lavorato per la messa a punto di ciclistica e motore. Il progetto viene fatto con sospensioni tutte estese, per cui l'angolo di inclinazione cannotto a terra è diverso dall'angolo teorico. Sul prototipo 1.01, l'inclinazione del cannotto da progetto era di 27°, ma poi, a causa del diverso affondamento delle sospensioni anteriore e posteriore, l'angolo reale che si ha con la moto su strada diventa 27, 7°. E' importante che il collaudatore sappia capire una moto, ma è altrettanto importante che sappia dialogare con il tecnico dando i giusti suggerimenti per capire quale sia, nel dettaglio, il problema. Far questo significa meno tempo e quindi anche soldi. La figura fondamentale nelle fasi immediatamente successive alla progettazione è quella del meccanico che deve cercare di mettere insieme le varie componenti, che in una prima fase sono di carry-over o artigianali come le sovrastrutture in vetroresina, per creare il primo prototipo il più possibile somigliante al modello di stile. L'intero prototipo ha monitorato il peso, 2 comprese viti e rondelle, per tenere sott'occhio le masse e vedere, man mano che evolve il prototipo, se queste si spostano. Non esistono solo le quote ciclistiche, perché la disposizione delle masse e le inerzie influiscono per più del 50% la dinamica della moto. Anche i pneumatici influenzano la dinamica in modo importante, tanto che vengono effettuati test con tanti diversi pneumatici, in modo da verificare che le doti dinamiche siano convincenti anche con coperture diverse da quelle di primo equipaggiamento. Nelle prime uscite ci si concentra sul setting delle sospensioni, cercando le giuste rigidezze delle molle. La ricerca primaria è verso la stabilità, in modo da avere una base di partenza sana su cui lavorare. Da lì si inizia a "smanettare" sui vari parametri (quote di sterzo, interasse, distribuzione masse e setup sospensioni) per andare nel senso della maneggevolezza. Non trattandosi di una supermotard estrema, ma di un mezzo adatto all'uso quotidiano e a un ampio target d'utenza, si è puntato sulla stabilità e su una ciclistica irreprensibile. Dopo il primo prototipo se ne è fatto un altro: in questo modo è possibile fare una modifica su uno e confrontarla in tempo reale con la vecchia soluzione, facilitando la percezione delle differenze. Un altro vantaggio di avere due prototipi è nella possibilità di portare avanti in parallelo diverse modifiche, magari lasciando un prototipo ad altri uffici, come quelli che si occupano di impianto elettrico od omologazioni. Dicevamo che ci vogliono almeno 2 anni per raggiungere la tanto agognata produzione. Ora abbiamo visto come si lavora sui prototipi, ma non è ancora chiaro quali siano le tempistiche. Dal primo click sul computer del progettista alla realizzazione del primo prototipo passano circa 4 o 5 mesi, ma il tempo può cambiare a seconda della complessità del veicolo. Non si tratta di molto tempo e infatti il primo prototipo ha parti riprese da altre moto della famiglia: pensate che i foderi della forcella, all'inizio, erano quelli da 45 mm di derivazione Moto Guzzi, ovviamente con un diverso interno. Una volta messo su strada il primo prototipo si avvia una fase di sviluppo della ciclistica che occupa all'incirca 6 o 7 mesi. Poi parte la seconda fase di "progettazione di fine" e industrializzazione che si va a mischiare allo sviluppo del prototipo (il quale continua inesorabile). Arrivano i pezzi dai fornitori, si montano sul prototipo, si modificano, intanto si disegnano i componenti definitivi al CAD per l'industrializzazione. E' una seconda fase lunga che dura fino alla messa in produzione. Sui preserie si testano tutti i componenti a sé (cicli a fatica, deformazioni, ecc), poi è la volta della moto intera (sulla quale i collaudatori chilometristi stanno già da molte migliaia di km): prove al banco e simulazione di strada, oltre a un banco prova che si spinge fino alla vita teorica della moto. 3