S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione,Unità

Transcript

S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione,Unità
San Valentino, un giorno per
dire che l'amore è per sempre
In questi giorni vetrine, giornali e media invitano
all’acquisto di gioielli, dolci e fiori contornandoli con
cuoricini e frasi ad effetto: è san Valentino, la festa degli
innamorati. Nata nel quinto secolo per riproporre in chiave
cristiana la festa pagana della fertilità e ricordare il
vescovo Valentino, martirizzato per aver celebrato le nozze
tra una cristiana ed un pagano, è una festa ormai molto
diffusa, spunto per giornali e media per parlare di tematiche
di coppia, ma soprattutto per sostenere il commercio.
Questo fatto ci porta spesso ad ignorarla, a considerarla
semplicemente un fatto di costume a supporto di una economia
in crisi; eppure il Papa, che spesso parte da fatti della
quotidianità per stimolare a riflessioni pastorali, la cita in
Amoris Laetitia con queste parole “Per fare un semplice
esempio, ricordo il giorno di San Valentino, che in alcuni
Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla
creatività dei pastori.” (AL208) Il Papa stesso nel 2014 aveva
incontrato i fidanzati in quella data per rispondere a loro
domande sul fidanzamento e sul matrimonio.
Allora lasciamoci anche noi provocare a cogliere in questa
festa una occasione per riflettere sul mondo degli affetti, ma
soprattutto per aiutarci reciprocamente a vivere l’amore.
In fondo San Valentino può essere una bella occasione per
uomini e donne di ogni età per dirsi che ci può essere l’amore
per sempre e per testimoniarlo agli altri.
Per i più giovani può essere l’occasione per sentirsi guardati
dagli adulti con la simpatia e l’interesse di chi non vuol far
loro delle prediche, ma aiutarli a capire che perché l’amore
cresca deve coinvolgere tutte le dimensioni della persona.
Questa è infatti una delle maggiori attenzioni per ogni coppia
e, allo stesso tempo, una grossa sfida educativa: aiutare a
cogliere che l’amore non è solo qualcosa di emotivo, o solo di
fisico, o solo di valoriale o solo di razionale, ma che è l’
insieme di questi aspetti che costruisce la relazione tra due
persone.
Per chi si avvicina al matrimonio
occasione per ricordare che tale
quotidianità, ma che ha bisogno
creatività oltre che di un sostegno
della comunità cristiana.
San Valentino può essere
relazione si gioca nella
anche di passione e di
da parte di altre coppie e
Per chi ha già alle spalle anni di vita matrimoniale può
essere l’occasione per sorridersi e rinnovare con l’alfabeto
arricchito dalle esperienze la tenerezza che accompagna verso
il futuro. Questo diventa anche testimonianza per i giovani
che hanno bisogno di vedere coppie che condividono con
serenità e semplicità la loro vita, senza nascondere la fatica
che a volte sperimentano, ma anche mostrando la capacità di
far festa nel cogliere la ricchezza del quotidiano in una
normalità bella di vita.
Per tutti può essere una occasione per tornare a pregare
insieme e affidare all’Amore le nostre vite perché in Lui
crescano e portino frutto.
Come è stato fatto nel quinto secolo anche noi dunque possiamo
cogliere da un rito “laico” che celebra l’amore occasioni per
riflettere e annunciare “quei contenuti che, trasmessi in modo
attraente e cordiale, aiutino i giovani a impegnarsi in un
percorso di tutta la vita con animo grande e liberalità”
(AL207).
Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi
Responsabili di pastorale familiare
Banco
farmaceutico,
tra
Cremona
e
Casalmaggiore
raccolti 2.450 medicinali da
banco
Sono stati un centinaio i volontari che, fra Cremona e
Casalmaggiore, sabato 11 febbraio hanno presidiato gli
esercizi aderenti all’iniziativa solidale del Banco
Farmaceutico, destinata ad offrire a chi non ha mezzi
economici sufficienti prodotti di marca o generici per
guarire. «Il risultato? Leggermente superiore a quello dello
scorso anno», ha sintetizzato Agazio Galati, responsabile per
la zona Cremonese-Casalasca.
Nella giornata dell’11 febbraio la XVII Giornata di Raccolta
del Farmaco ha coinvolto, in 101 province, oltre 3.600
farmacie, dove è stato possibile acquistare uno o più
medicinali da banco da donare ai più bisognosi attraverso il
Banco Farmaceutico, che devolverà quanto raccolto agli oltre
1.600 enti assistenziali convenzionati con la Fondazione Banco
Farmaceutico onlus.
«Tra Cremona e Casalmaggiore, in 24 diverse farmacie del
territorio, abbiamo raccolto 2.450 medicinali da banco – ha
spiegato Agazio Galati -. Un ottimo risultato, dal mio punto
di vista, che dimostra quanto la carità resti un sentimento
diffusissimo. Si tenga conto che, a differenza dell’altra
nostra iniziativa solidale, il Banco Alimentare, un farmaco
non costa quasi mai meno di 4 o 5 euro e può arrivare fino a
10 nel caso di certi sciroppi per la tosse».
«Un segno importante – sottolinea ancora Galati – di quanta
disponibilità verso il prossimo ancora c’è sul territorio
nonostante una crisi che non molla la presa. Pensi che,
sostanzialmente, il 90% delle persone entrate in farmacia
nella giornata di sabato scorso ha lasciato in offerta qualche
cosa».
La manifestazione, giunta ormai alla sua diciassettesima
edizione, ha coinvolto tutto il Paese in un gesto d’amore nei
confronti di chi ha più bisogno.
«Un ringraziamento, oltre che ai volontari, va fatto anche ai
titolari delle farmacie, senza i quali non si sarebbe potuto
raggiungere un risultato di questo tipo – ha affermato ancora
Galati -. Grazie alla loro professionalità, è stato anche
possibile indirizzare i cittadini verso un tipo di medicamento
oppure un altro. Ogni punto vendita, infatti, ha un ente
specifico al quale girerà poi il materiale raccolto. Per
associazioni che si occupano di bambini è chiaro che
l’attenzione si focalizzerà su farmaci adatti a loro, per
organizzazioni che invece si occupano di altre categorie di
persone la raccolta può cambiare sensibilmente».
«Da anni faccio il volontario per il Banco – ha concluso
Galati – ma devo dire che ancora oggi, al di là dell’aspetto
operativo concreto di cui sono responsabile, la soddisfazione
che provo al termine della giornata è impagabile. Ti scalda il
cuore vedere tutte quelle persone che, in un loro momento di
difficoltà (se vanno in farmacia qualche motivo ci sarà…) si
impegnano comunque nei confronti di altri che con ogni
probabilità stanno peggio di loro. Senti di far parte di una
società nella quale la solidarietà non è finita e che l’uomo,
l’umanità, è naturalmente fatta per il bene e non per il male.
È una ventata di ottimismo che dovrebbe far bene a tutti noi».
Giornata del malato, mons.
Napolioni: «Samaritani gli
uni degli altri»
Fare propria la tenerezza di Dio, sull’esempio e la garanzia
di Maria, per diventare buoni samaritani gli uni degli altri,
nella consapevolezza che, prima o poi, a turno, ognuno si
troverà morente lungo la strada. Questo l’invito espresso dal
vescovo Antonio Napolioni in occasione della celebrazione
diocesana della Giornata mondiale del malato che, come ogni
anno, è stata celebrata l’11 febbraio, nella memoria liturgica
della Beata Vergine di Lourdes.
L’appuntamento quest’anno è stato a Bozzolo. Una scelta non
casuale visto che proprio 80 anni fa, nel 1937 don Primo
Mazzolari scriveva “Il Samaritano”, icona per eccellenza di
chi assiste poveri e sofferenti. Un testo che, pubblicato un
anno dopo per motivi di censura, sa coniugare analisi
psicologica dei personaggi e rivisitazione dell’ambiente
scenico: ai suoi occhi, la parabola evangelica del Samaritano
è una sintesi della vita stessa. Il Samaritano diventa così
storia di salvezza e ogni vicenda di redenzione si trova
rappresentata in quei gesti.
La celebrazione in chiesa
Nel pomeriggio di sabato 11 febbraio l’appuntamento è stato
nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, proprio lì dove si trova
la tomba del celebre parroco per il quale è in corso il
processo di beatificazione. Alle 15.30 la recita del Rosario,
a seguire la Messa presieduta dal Vescovo.
In prima fila erano presenti naturalmente gli ammalati, chi
sulle carrozzine chi accompagnato dai propri familiari. Ma a
garantire a tutti la possibilità di spostamento c’erano anche
i volontari dell’Avulss e le dame e i barellieri
dell’Unitalsi, guidati dalla presidente Maria Enrica Lambri.
Insieme al Vescovo hanno concelebrato l’Eucaristia alcuni
sacerdoti, tra i quali il parroco don Giovanni Maccalli che,
all’inizio della liturgia, ha porto il proprio saluto.
Sull’altare anche l’incaricato diocesano per la Pastorale
della salute, don Maurizio Lucini, il vicario zonale don Luigi
Pisani, don Ernesto Marciò (parroco di Cividale Spineda), don
Elio Culpo (della Piccola Betania alla Badia) e don Emilio
Bini (residente in paese). Ha prestato servizio all’altare il
diacono permanente Eliseo Galli. Accanto al cerimoniere don
Flavio Meani, il vicario don Gabriele Barbieri, che ha
coordinato il gruppo dei ministranti.
La riflessione del Vescovo
Il Vescovo ha voluto iniziare l’omelia con l’interrogativo,
provocatorio, su chi sono realmente i malati e i sani. Perché
lo star bene non è solo questione di diagnosi mediche. Se la
salute del corpo è certamente la prima necessità, visto che le
precarietà di salute rendono l’intera vita più difficile, è
però guardando all’esperienza di Lourdes che mons. Napolioni
ha voluto aiutare a capire ciò che realmente fa star bene.
«Non dimentichiamo che l’uomo – ha precisato il Vescovo – è
fatto di corpo, mente e anima». Ognuna di queste parti può
essere malata.
Quindi una riflessione sul «male inevitabile da affrontare»,
ma anche sull’immenso amore messo in circolo da Dio. Un male
che dunque, per quanto grande, rimane comunque circondato
dalla misericordia di Dio, ha ricordato il Vescovo citando S.
Agostino attraverso Giovanni Paolo II.
E ha proseguito, rileggendo la pagina evangelica: «I cristiani
non possono limitarsi a non uccidere. Potremmo dire che per
noi il comandamento è: non ti ammalerai e non farai ammalare».
Evitando le cose che fanno male al corpo, ma anche alla mente
e al cuore. «Come una certa televisione, le chiacchiere, il
pessimismo. E con che facilità noi possiamo contagiare gli
altri di questi virus terribili, che ci rendono ancora più
deboli davanti alle prove della corpo».
Quindi il messaggio di speranza, per la possibilità di
guarigione di se stessi e nei confronti degli altri: «Chi di
noi non conosce sante famiglie, sante storie di grandi
sofferenze portate con grande dignità». E qui il ricordo
personale dell’amico che da 10 anni è immobilizzato dalla Sla.
Paure e debolezze che non tolgono di sentirsi amati da Dio con
la capacità di riconoscere che, comunque, la vita è bella. La
certezza di essere amati che scaturisce dall’Incarnazione con
Dio che «vuole che ognuno di noi sia per l’altro un riflesso
della sua presenza».
Rifacendosi al messaggio di Papa Francesco per la Giornata
mondiale del malato di quest’anno ha sottolineato due aspetti.
Anzitutto l’esigenza che chi sta male non sia un numero (e un
peso), ma una persona, con la sua storia e la propria
sensibilità. Da accostare in punta di piedi, da fratelli, con
la tenerezza di Dio di cui Maria è garante.
Infine il riferimento a don Mazzolari, che proprio 80 anni fa
scrisse “Il Samaritano”. «Ci aiuti con la sua preghiera, e noi
invochiamolo affinché prendiamo il gusto di essere gli uni
samaritani degli altri, sapendo che prima o poi, a turno,
siamo tutti mezzi morti lungo la strada. Ma se avremo imparato
a uscire da noi stessi e a venirci incontro allora sì che la
civiltà dell’amore che Paolo VI prefigurava 50 anni fa cresce
in mezzo a noi». E ha concluso: «Preghiamo gli uni per gli
altri, guardiamoci con benevolenza, soccorriamoci quando è
necessario, ringraziamo coloro che dedicano la vita ai più
deboli con la loro professionalità e la loro vocazione. Tutto
mettiamo nelle mani di Dio: Maria garantisce che la tenerezza
di Dio diventerà la nostra».
Al termine della Messa, animata dalla corale parrocchiale,
l’omaggio alla Vergine con l’offerta del cero e dei fiori e la
recita della preghiera.
Il messaggio del Papa per la Giornata
Photogallery della celebrazione
La visita alle strutture sanitarie
Il pomeriggio del Vescovo a Bozzolo è proseguito, dopo la
Messa, con la visita ai ricoverati della casa di riposo e del
presidio riabilitativo.
Prima tappa presso la “Domus Pasotelli Romani” che, gestita
dalle Piccole Suore della S. Famiglia, accoglie circa un
centinaio di anziani. Dopo il momento d’incontro nella sala
comune, dove mons. Napolioni si è intrattenuto con i presenti,
salutati personalmente e con i quali ha condiviso un momento
di preghiera, prima di ricevere un gradito dono. Tra i
presenti anche don Giuseppe Giussani, a lungo presidente della
Fondazione Mazzolari e don Alberto Crovetti, originario della
diocesi di Camerino. La visita è continuata con l’incontro con
i responsabili della struttura e la visita agli anziani
allettati.
Photogallery della visita alla Domus
Successiva tappa presso il presidio riabilitativo
multifunzionale “Don Primo Mazzolari”, dell’Asst di Mantova
“Carlo Poma”. Accolto dal direttore sanitario, alla presenza
anche del sindaco Cinzia Nolli, il Vescovo si è quindi recato
in cappella per un momento di spiritualità guidato dal gruppo
della Piccola Betania alla Badia.
Poi, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, oltre
che da don Culpo, ha visitato i reparti, dove ha dedicato
tempo e attenzioni agli oltre 70 ricoverati, alcuni incontrati
durante la cena e altri nelle stanze. Nell’occasione il
Vescovo ha invitato a seguire gli importanti progetti
intrapresi sempre all’insegna del dialogo e nella sinergia tra
Chiesa e Istituzioni, nella consapevolezza che faro per le
scelte da compiere deve essere sempre la ricerca del bene
comune.
Photogallery della visita all’ospedale Don Mazzolari
Intervista a mons. Bonazzi
sul Museo diocesano
Fervono i lavori, all’interno del Palazzo vescovile di
Cremona, per la preparazione dei locali che ospiteranno presto
il nuovo Museo diocesano. Vogliamo fare il punto della
situazione, cercando di focalizzare gli obiettivi che hanno
portato a questa realizzazione insieme ai criteri che ne
guideranno l’allestimento. Per questo abbiamo intervistato
mons. Achille Bonazzi, incaricato per la costituzione del
Museo diocesano, che ha fortemente voluto e per il quale ha
posto le basti.
Mons. Bonazzi, quello in fase di realizzazione è il museo del
Duomo e della Diocesi di Cremona…
«Questa denominazione, per ora provvisoria, indica che le
opere d’arte che andranno a formare il nuovo museo provengono
da tutta la realtà diocesana, da Rivolta d’Adda a Viadana, e
in modo particolare dalla Chiesa-Madre, la Cattedrale della
città di Cremona».
Un importante spazio espositivo che avrà sede all’interno di
Palazzo vescovile: perché la scelta proprio di questo luogo?
«Sì, gli spazi per la realizzazione del Museo sono stati
identificati nelle cantine del Palazzo vescovile. La scelta si
fonda su alcune considerazioni. Da una parte permette la
valorizzazione del Palazzo vescovile: le cantine erano in uno
stato di serio degrado. Senza considerare che sono ambienti
fascinosi, che comprendono anche l’antica ghiacciaia, parte
integrante dell’itinerario museale. Ma non solo: la vicinanza
con la Cattedrale e il Battistero, sede del Museo delle Pietre
Romaniche, con una collocazione nel centro cittadino, e in
prossimità al Museo del Violino, che costituisce un
significativo polo d’attrazione turistica, sono stati fattori
molto importanti».
È già possibile abbozzare una fotografia del nuovo Museo
diocesano?
«L’ingresso, secondo il progetto autorizzato, è previsto in
piazza S. Antonio Maria Zaccaria. Le opere non saranno esposte
secondo un criterio cronologico (sala del Trecento, del
Quattrocento…), bensì tematico. Le sale del Museo, pertanto,
illustreranno dapprima la realtà territoriale con alcuni dei
suoi protagonisti per passare all’esposizione del mistero
della morte e Risurrezione del Signore, attraverso opere
diverse costituite da quadri, sculture, corali, suppellettili.
Seguirà la sala che illustra la devozione della Vergine, per
puntualizzare alcuni valori essenziali: l’Assunta, patrona
della chiesa cattedrale; la Madonna di Caravaggio (Bg) e della
Fontana di Casalmaggiore (Cr). Vi sarà poi l’esposizione di
opere che sottolineano il culto dei Santi universali della
Chiesa (S. Pietro, S. Paolo…) e quelli particolari della
Chiesa cremonese (i santi fondatori, S. Omobono, S. Facio…).
Infine troveranno spazio alcuni aspetti particolari, quali, a
titolo esemplificativo, l’epoca dei Visconti; il ruolo di
Francesco I, re di Francia, per Pizzighettone. In una sala
centrale saranno collocate alcune opere che costituiscono
parte della collezione del mecenate cui si deve la
realizzazione del Museo. Non saranno utilizzate solo le
cantine, ma anche qualche spazio del primo piano, come la
galleria dei Vescovi, la stanza rotonda e la sala
Bolognini. Nel Museo saranno disponibili, infatti, anche spazi
per organizzare mostre temporanee su temi specifici».
Con quali finalità nasce questo museo?
«Direi che l’erigendo Museo diocesano intende dare una
risposta concreta ad una triplice motivazione. La prima è
quella di illustrare e ricostruire l’identità religiosa della
nostra realtà diocesana: in un tempo nel quale culturalmente
si ricercano i fondamenti di ogni realtà territoriale al fine
di valorizzare il senso di appartenenza, si intende delineare
le caratteristiche dell’identità religiosa della nostra
Diocesi. Il Museo, inoltre, dovrà rispondere all’esigenza di
“ricoverare” alcune opere d’arte provenienti da chiese che
verranno dismesse. L’evoluzione demografica del tessuto
diocesano, con alcune parrocchie costituite da poche decine di
abitanti, sta portando, con sofferenza, a decidere la chiusura
di alcune piccole chiese, non più fornite di sorveglianti e
sacerdote. C’è anche una terza necessità: per rispondere alle
leggi dello Stato e della Regione che obbligano la
realizzazione di alcuni ambienti con caratteristiche
particolari ai fini conservativi dove “ricoverare”, in caso di
calamità naturali, opere esposte attualmente nelle chiese. Per
questo il Museo prevede la costruzione di alcuni spazi nei
quali ricoverare tali opere per la loro tutela e
conservazione, anche se temporanea».
Che tipo di opere confluiranno in questa esposizione? Lei,
insieme a don Andre Foglia e don Pietro Bonometti sta
lavorando anche in questo senso?
«Le opere d’arte che confluiranno nell’erigendo Museo sono
tutte di alto valore anzitutto religioso, ma anche storicoartistico: la storia della città e della diocesi merita questa
particolare attenzione. Una commissione, voluta dal Vescovo,
ha stilato un elenco di circa un centinaio di opere, scelte
con il criterio della massima rappresentatività, privilegiando
quelle provenienti da chiese di piccole comunità, quindi poco
frequentate, anche per ragioni di tutela. Non sono state
scelte quindi opere come la tavola di S. Agata, quella del
Perugino in S. Agostino, perché storicamente legate a quei
luoghi di culto».
Le
opere
saranno
trasferite
nel
nuovo
Museo
in
modo
definitivo?
«In questo senso è necessario sottolineare che le opere
continueranno a essere di proprietà delle rispettive
parrocchie di provenienza e che saranno esposte in Museo solo
temporaneamente, ritenendo che una certa circolazione possa
risultare più significativa».
Quali i tempi che ci separano dall’apertura ufficiale?
«A seguito dell’autorizzazione del giugno 2016, si ritengono
necessari ancora diversi mesi apprestare i locali, cui seguirà
il necessario tempo per la collocazione delle opere».
Dal 13 febbraio catechesi per
giovani e adulti nel teatro
"C. Ferrini" di Cremona
Al via il 13 febbraio a Cremona, presso il teatro “C. Ferrini”
di S. Agata, in corso Garibaldi 121, le catechesi promosse dal
Cammino Neocatecumenale per giovani e adulti. La proposta
proseguirà ogni lunedì e giovedì sera, alle ore 21. “Venite a
me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi ristorerò”
è lo slogan scelto per l’iniziativa citando il versetto 28 del
capitolo 11 del Vangelo di Matteo.
Locandina
Pellegrinaggi
e
turismo
religioso: tutte le mete 2017
Domani, lunedì 6 marzo, la diocesi di Cremona si farà
pellegrina in Terra Santa con 220 cremonesi guidati dal
vescovo Napolioni, ma l’ufficio di pastorale del Turismo e del
tempo libero guidato da don Roberto Rota ha già in cantiere
molte altre proposte per il 2017.
Tra le mete più ambite quest’anno – dato l’anniversario
centenario – è il santuario mariano di Fatima, la località del
Portogallo dove tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917 la
Vergine Maria è apparsa ai tre pastorelli Francesco, Giacinta
e Lucia. «Una apparizione – spiega don Rota – che si pone
all’interno del mistero della Chiesa, quasi un annuncio e
prefigurazione di quei “tempi nuovi” che passano
inesorabilmente attraverso la sofferenza del “Vescovo vestito
di bianco che viene colpito a morte”, richiamo all’attentato a
Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981. Cent’anni dunque da
quei giorni attraversati dal primo conflitto mondiale e per
noi oggi invito alla preghiera e alla penitenza perché quel
“mai più la guerra” possa diventare vero per tutti».
I
pellegrinaggi saranno tre: 5-7 maggio; 11-14 giugno; 17-20
settembre.
Una seconda opportunità riguarda i cinquecento anni della
Riforma protestante, con l’invito alla riscoperta del suo
fautore, Martim Lutero, personaggio controverso e difficile da
decifrare. «Il viaggio programmato dal 9 al 13 maggio –
continua il sacerdote – ci porterà in Germania a visitare la
sua città natale di Eisleben, Erfurt, Wittemberg luogo della
pubblicazione delle 95 tesi che diedero inizio alla riforma e
alcune altre importanti città tedesche come Dresda e Lipsia».
Esperienza singolare sarà invece quella di un piccolo gruppo
che, nel mese di Luglio, percorrerà a piedi un tratto del
Cammino di Santiago, fino alla nota città della Galizia che
custodisce la tomba dell’Apostolo.
L’ufficio promuove inoltre un viaggio in Messico, al Santuario
di Guadalupe e nei luoghi delle antiche civiltà pre-colombiane
dal 25 aprile al 5 maggio, un itinerario nelle repubbliche
baltiche dal 26 maggio al 2 giugno, un viaggio alla scoperta
delle più belle cattedrali romaniche della Puglia con visite a
Matera e alla Reggia di Caserta dal 18 al 22 settembre, per
concludere con un itinerario nel deserto del Negeb e in alcune
località archeologiche di Israele come Masada ed Ebron, dal 5
al 12 ottobre.
L’agenzia Profilotours, supporto tecnico dell’ufficio, ha
predisposto tutti i programmi, scaricabili dal sito
www.profilotours.it.
Il lavoro e le
domenica a TDS
start
up
Domenica 18 febbraio alle 18.30 ritorna a Cremona
l’appuntamento con “Traiettorie di sguardi” presso l’oratorio
del Maristella. Cuore di questo penultimo appuntamento sarà il
lavoro che sarà presentato dalla prof.ssa Patrizia Cappelletti
della Facoltà di Sociologia presso l’Università Cattolica di
Milano.
Il percorso TDS è rivolto ai giovani (20-30 anni) della
diocesi di Cremona con lo scopo di indagare, attraverso vari
linguaggi espressivi, le più significative aspettative di
realizzazione dei giovani d’oggi.
Il tema scelto in questo anno è “Il Sale della Terra –
Giovani, per trasmettere il gusto della vita”: il sale è ciò
che da sapore, ma anche ciò che preserva dalla corruzione, ciò
che aiuta a custodire, a conservare. La comunità cristiana è
sale quando vive e resta fedele alle beatitudini, quando è
capace di pagare di persona la fedeltà a Dio e all’uomo.
Insieme ad alcuni giovani creatori di start up – Filippo Berto
(www.bertosalotti.it)
e
Giuseppina
Brignoli
(www.rigeneracremona.it) -, l’ospite Patrizia Cappelletti
affronterà la tematica del lavoro cercando di rispondere alle
domande: come vivere oggi lo spazio del tempo del lavoro? è
possibile coniugare la realizzazione di se stessi e
contribuire alla realizzazione di altri e di altro?
L’incontro del 18 febbraio parte dall’analisi che il lavoro si
muove tra precarietà e desiderio di autonomia, ricerca
dell’espressione del sé e compromessi continui tra aspirazioni
e dato di realtà, strumentalità e senso si incrociano e si
scontrano, mettendo in fibrillazione le traiettorie di persone
e di gruppi sociali.
Brochure di Tds 2016/2017
Resoconto dei precedenti incontri
Domenica
al
Maristella
incontro con frère John di
Taizé
Il Sinodo diocesano dei giovani, giunto alla fase
preparatoria, vive un momento di particolare intensità
domenica 12 febbraio, alle 19.30 presso la chiesa del
Maristella, a Cremona. Frère John, di Taizé, la comunità
ecumenica francese che nel prossimo agosto sarà meta del
pellegrinaggio cremonese guidato dal Vescovo, incontra i
giovani della Diocesi.
L’appuntamento, promosso dall’Ufficio diocesano di pastorale
giovanile, intende essere un primo approccio alla
straordinaria avventura di fede che da più di 70 anni convoca
giovani appartenenti alle diverse confessioni cristiane,
provenienti da tutto il mondo, alla ricerca di un rinnovato
dialogo con Dio e con la realtà in cui vivono.
Il programma della serata prevede la presentazione
dell’identità e della proposta di Taizé, nella testimonianza
di due fratelli della Comunità, una semplice condivisione
della cena presso il centro parrocchiale (ogni oratorio è
invitato a portare il cibo da condividere), e la preghiera
secondo l’inconfondibile stile di Taizé, sostenuta dal canto e
dall’ascolto profondo della Parola. A curare quest’ultima
tappa dell’incontro sarà un gruppo di giovani cantori e
musicisti di Crema e Cremona, amici di lunga data della
Comunità interconfessionale.
L’occasione sarà preziosa anche per conoscere dettagli
importanti circa il pellegrinaggio dal 6 al 13 agosto
prossimi: in questo senso sarà distribuito ai presenti, e agli
oratori della diocesi, un dvd contenente un messaggio del
vescovo Antonio, date e riferimenti per prenotazioni e costi,
materiali da poter utilizzare in Parrocchia per favorire la
conoscenza e l’adesione alla proposta estiva.
Il pellegrinaggio a Taizé, nel cuore dell’estate 2017, non è
una scelta casuale. È un invito particolare del Vescovo a
coloro che saranno i protagonisti della stagione sinodale.
«Non saremo a Taizé come turisti – ha commentato don paolo
Arienti, incaricato diocesano della pastorale giovanile – ma
come giovani, sacerdoti ed educatori che si pongono l’unico
scopo di condividere lo spirito, il ritmo di vita di questa
straordinaria esperienza di Chiesa, il sogno di un incontro
tra giovani di tutto il mondo alla ricerca della fede. Un
progetto che speriamo in molti, come singoli e come gruppi di
oratorio, possano inserire nella propria agenda estiva».
Nei giorni scorsi, proprio in vista del pellegrinaggio di
agosto e dell’incontro cremonese del 12 febbraio, don Arienti
ha effettuato un sopralluogo a Taizé.
Photogallery di Taizè
L'Unitalsi continua a puntare
sui giovani
La Giornata mondiale del malato dell’11 febbraio segna una
delle tappe fondamentali dell’anno associativo dell’Unitalsi
che, dunque, come sempre prenderà parte alla celebrazione
diocesana in programma a Bozzolo alla presenza del vescovo
Antonio Napolioni.
«Parteciperanno circa cinquanta persone – precisa Maria Enrica
Lambri, presidente della sottosezione cremonese dell’Unitalsi
– tra dame e barellieri, pellegrini e malati. I nostri
volontari aiuteranno anche gli ospiti delle strutture
geriatriche della cittadina accompagnandoli in chiesa della
celebrazione. È sempre un momento intenso dove le parole della
Vergine Maria risuonano nel cuore “Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente”. Grandi cose ha fatto il Signore per ciascuno
di noi, dobbiamo avere gli occhi dell’anima aperti per vederle
e capirle».
L’anno associativo per l’Unitalsi di Cremona era iniziato il
27 novembre scorso con la celebrazione della Giornata
dell’adesione. Un momento di particolare significato per i
volontari che rinnovano il loro desiderio di servire i
fratelli ammalati.
«Dopo il ritiro di Avvento – precisa ancora la Lambri – tenuto
dall’assistente spirituale don Maurizio Lucini nella chiesa di
Sant’Abbondio, dove il centro della meditazione è stato
l’amare con il cuore di Maria, e la preghiera silenziosa nella
Santa Casa, si è proseguito nel cammino associativo con
l’assemblea annuale dei soci tenutasi domenica 29 gennaio.
L’incontro è stato introdotto sempre da don Lucini che, dopo
la lettura del Vangelo di Luca sulla visita di Maria a Santa
Elisabetta, riprendendo anche l’esortazione apostolica
Evangelii Gaudium, ha focalizzato l’attenzione sulla Vergine
Maria che deve essere la nostra formatrice. Nell’incontro tra
lei e la cugina Elisabetta, la profezia si incontra con la
parola incarnata. Anche noi possiamo identificarci in queste
due donne: in Elisabetta quando portiamo nella nostra vita la
profezia di Dio aprendoci agli ultimi ed in Maria quando
portiamo la parola di Dio nel nostro grembo per poi
condividerla con gli altri».
I soci ausiliari ed effettivi intervenuti all’assemblea di
fine gennaio sono stati circa quaranta: nell’occasione è stato
approvato il bilancio dell’associazione ed è stata analizzata
la vita associativa prendendo in esame i vari momenti proposti
dal Consiglio Direttivo.
I soci Unitalsi Cremona sono oggi circa 200: di cui 48
effettivi, 60 ausiliari, 50 pellegrini e circa 50 ammalati.
«In questi ultimi anni – continua la presidente – la nostra
associazione ha cercato di coinvolgere i giovani della diocesi
con proposte formative rivolte, su richiesta, agli oratori. I
giovani non si sono fatti aspettare, anzi circa una quarantina
ha partecipato ai pellegrinaggi a Lourdes svolgendo un
servizio come volontari e mettendosi in gioco anche con un
cammino spirituale. I giovani provenienti da varie parti della
diocesi non si sono fatti spaventare nemmeno dalla distanza
dei vari paesi e con i mezzi tecnologici a disposizione si
tengono costantemente in contatto e periodicamente si
incontrano per aumentare la comunione tra loro. Questo è segno
che l’esperienza a Lourdes è rimasta nel loro cuore e che la
Madonna ha creato tra loro un legame profondo e duraturo».
Periodicamente poi, i giovani si sono presi l’impegno di
stilare un giornalino online denominato “E vidi che servire
era gioia”. «Il titolo – conclude Maria Enrica – è tutto un
programma. I ragazzi sono disposti a dare testimonianza di
quello che hanno vissuta ad altri giovani di altri Oratori».
Già fissate le date dei pellegrinaggi: dal 12 al 15 maggio
l’Unitalsi lombarda sarà al Santuario della Santa Casa di
Loreto (viaggio in pullman da Cremona – iscrizioni entro il 31
marzo o ad esaurimento posti). Dal 10 al 15 settembre sarà
proposta la trasferta al santuario di Lourdes con viaggio in
pullman (anche attrezzato per disabili e malati), iscrizione
entro il 31 luglio o ad esaurimento posti. Infine domenica 24
settembre l’associazione parteciperà al pellegrinaggio
diocesano a Caravaggio, in apertura dell’anno pastorale
2017-2018. Per i giovani che aderiranno alla proposta di
Loreto e Lourdes sarà rilasciata attestazione per i crediti
formativi.
Giornata del malato, l'11
febbraio Messa del Vescovo a
Bozzolo
Sabato 11 febbraio, nella memoria liturgica della Beata
Vergine di Lourdes, si celebra come ogni anno la Giornata
mondiale del malato. “Stupore per quanto Dio compie:
«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49)” è il
titolo del messaggio scritto da Papa Francesco per questa
25esima edizione che in diocesi sarà celebrata con la Messa
presieduta, nel pomeriggio, dal vescovo Antonio Napolioni
nella chiesa parrocchiale di Bozzolo. In vista di questo
appuntamento abbiamo incontrato don Maurizio Lucini,
incaricato diocesano per la Pastorale sanitaria.
Don Lucini, la Giornata mondiale del malato “compie” 25 anni:
che cosa ha da dire oggi questa ricorrenza?
«La domanda che ci possiamo porre è: a che punto siamo nelle
nostre comunità per quanto concerne una reale pastorale della
salute? Dove ci hanno portati 25 anni di Giornate del malato?
Alcuni anni fa nei piani pastorali si parlava di emergenza
educativa. Certamente è un’emergenza ancora attuale, ma c’è
un’altra emergenza che forse non è considerata abbastanza: è
l’emergenza di una consolazione di chi è afflitto dalla
malattia o dalla solitudine dovuta alla tarda età. Questa
emergenza, a differenza della prima, è potenzialmente terreno
fertile per una nuova evangelizzazione o, come si dice oggi,
terreno di missione. È proprio in queste situazioni di
fragilità che vengono poste domande esistenziali e si è aperti
alla ricerca di senso. Quale terreno migliore per seminare e
annunciare il Vangelo».
Dai dati statistici è evidente la crescita del numero degli
anziani.
«Sì, il dato è sotto gli occhi di tutti. L’età media della
vita si è allungata, ma con essa sono aumentate anche le
patologie legate all’invecchiamento. Molti sono gli anziani
con patologie croniche e quindi bisognosi di assistenza. Nella
nostra diocesi sono presenti più di 50 realtà sanitarie e la
maggior parte di esse sono RSA: si tratta di realtà con un
bacino considerevole di persone che quotidianamente fanno i
conti con le domande fondamentali della vita. Non
dimentichiamo poi gli ammalati o gli anziani presenti nelle
abitazioni private. A fronte di un mondo così bisognoso di
vicinanza, di sete di senso e di ricerca di salute/salvezza,
credo che come Chiesa non abbiamo fatto ancora una riflessione
seria e profetica. Certo si è fatta un po’ di strada con
l’istituzione, ad esempio, dei ministri straordinari della
comunione, ma è ancora troppo poco».
Come Ufficio che cosa proponete?
«Come Ufficio già da diversi anni cerchiamo di sensibilizzare
le comunità affinché si formino cristiani preparati e capaci
di entrare in questa terra sacra che è il mondo della
sofferenza, li abbiamo chiamati “ministri della consolazione”.
Io e altri componenti dell’equipe che partecipa al progetto
siamo disposti a formare e accompagnare questi “operatori di
misericordia”. Mi si può contattare personalmente oppure
visitare i siti internet www.diocesidicremona.it/salute oppure
www.pastoralesalutecremona.it, dove è possibile trovare tutte
le informazioni necessarie».
Che cosa è previsto quest’anno in diocesi per la Giornata del
malato?
«Come ogni anno la Giornata si concretizza a livello diocesano
in una celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in un
luogo significativo. Quest’anno sarà la parrocchia di Bozzolo
per una particolare ricorrenza: gli 80 anni dalla stesura, da
parte di don Primo Mazzolari, del testo “Il Samaritano”, icona
per eccellenza di chi assiste poveri e sofferenti. Alle ore
15.30 è prevista la recita del Rosario condotto dall’UNITALSI
e alle 16 la Messa. Gli ospiti della RSA “Domus Pasotelli”
saranno accompagnati alla celebrazione dai volontari e dalle
dame e barellieri dell’UNITALSI. Dopo la celebrazione il
Vescovo visiterà il presidio riabilitativo multifunzionale
“Don Primo Mazzolari”».
Messaggio del Papa per la 25° Giornata mondiale del malato