S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione,Unità
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S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione,Unità
San Valentino, un giorno per dire che l'amore è per sempre In questi giorni vetrine, giornali e media invitano all’acquisto di gioielli, dolci e fiori contornandoli con cuoricini e frasi ad effetto: è san Valentino, la festa degli innamorati. Nata nel quinto secolo per riproporre in chiave cristiana la festa pagana della fertilità e ricordare il vescovo Valentino, martirizzato per aver celebrato le nozze tra una cristiana ed un pagano, è una festa ormai molto diffusa, spunto per giornali e media per parlare di tematiche di coppia, ma soprattutto per sostenere il commercio. Questo fatto ci porta spesso ad ignorarla, a considerarla semplicemente un fatto di costume a supporto di una economia in crisi; eppure il Papa, che spesso parte da fatti della quotidianità per stimolare a riflessioni pastorali, la cita in Amoris Laetitia con queste parole “Per fare un semplice esempio, ricordo il giorno di San Valentino, che in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla creatività dei pastori.” (AL208) Il Papa stesso nel 2014 aveva incontrato i fidanzati in quella data per rispondere a loro domande sul fidanzamento e sul matrimonio. Allora lasciamoci anche noi provocare a cogliere in questa festa una occasione per riflettere sul mondo degli affetti, ma soprattutto per aiutarci reciprocamente a vivere l’amore. In fondo San Valentino può essere una bella occasione per uomini e donne di ogni età per dirsi che ci può essere l’amore per sempre e per testimoniarlo agli altri. Per i più giovani può essere l’occasione per sentirsi guardati dagli adulti con la simpatia e l’interesse di chi non vuol far loro delle prediche, ma aiutarli a capire che perché l’amore cresca deve coinvolgere tutte le dimensioni della persona. Questa è infatti una delle maggiori attenzioni per ogni coppia e, allo stesso tempo, una grossa sfida educativa: aiutare a cogliere che l’amore non è solo qualcosa di emotivo, o solo di fisico, o solo di valoriale o solo di razionale, ma che è l’ insieme di questi aspetti che costruisce la relazione tra due persone. Per chi si avvicina al matrimonio occasione per ricordare che tale quotidianità, ma che ha bisogno creatività oltre che di un sostegno della comunità cristiana. San Valentino può essere relazione si gioca nella anche di passione e di da parte di altre coppie e Per chi ha già alle spalle anni di vita matrimoniale può essere l’occasione per sorridersi e rinnovare con l’alfabeto arricchito dalle esperienze la tenerezza che accompagna verso il futuro. Questo diventa anche testimonianza per i giovani che hanno bisogno di vedere coppie che condividono con serenità e semplicità la loro vita, senza nascondere la fatica che a volte sperimentano, ma anche mostrando la capacità di far festa nel cogliere la ricchezza del quotidiano in una normalità bella di vita. Per tutti può essere una occasione per tornare a pregare insieme e affidare all’Amore le nostre vite perché in Lui crescano e portino frutto. Come è stato fatto nel quinto secolo anche noi dunque possiamo cogliere da un rito “laico” che celebra l’amore occasioni per riflettere e annunciare “quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, aiutino i giovani a impegnarsi in un percorso di tutta la vita con animo grande e liberalità” (AL207). Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi Responsabili di pastorale familiare Banco farmaceutico, tra Cremona e Casalmaggiore raccolti 2.450 medicinali da banco Sono stati un centinaio i volontari che, fra Cremona e Casalmaggiore, sabato 11 febbraio hanno presidiato gli esercizi aderenti all’iniziativa solidale del Banco Farmaceutico, destinata ad offrire a chi non ha mezzi economici sufficienti prodotti di marca o generici per guarire. «Il risultato? Leggermente superiore a quello dello scorso anno», ha sintetizzato Agazio Galati, responsabile per la zona Cremonese-Casalasca. Nella giornata dell’11 febbraio la XVII Giornata di Raccolta del Farmaco ha coinvolto, in 101 province, oltre 3.600 farmacie, dove è stato possibile acquistare uno o più medicinali da banco da donare ai più bisognosi attraverso il Banco Farmaceutico, che devolverà quanto raccolto agli oltre 1.600 enti assistenziali convenzionati con la Fondazione Banco Farmaceutico onlus. «Tra Cremona e Casalmaggiore, in 24 diverse farmacie del territorio, abbiamo raccolto 2.450 medicinali da banco – ha spiegato Agazio Galati -. Un ottimo risultato, dal mio punto di vista, che dimostra quanto la carità resti un sentimento diffusissimo. Si tenga conto che, a differenza dell’altra nostra iniziativa solidale, il Banco Alimentare, un farmaco non costa quasi mai meno di 4 o 5 euro e può arrivare fino a 10 nel caso di certi sciroppi per la tosse». «Un segno importante – sottolinea ancora Galati – di quanta disponibilità verso il prossimo ancora c’è sul territorio nonostante una crisi che non molla la presa. Pensi che, sostanzialmente, il 90% delle persone entrate in farmacia nella giornata di sabato scorso ha lasciato in offerta qualche cosa». La manifestazione, giunta ormai alla sua diciassettesima edizione, ha coinvolto tutto il Paese in un gesto d’amore nei confronti di chi ha più bisogno. «Un ringraziamento, oltre che ai volontari, va fatto anche ai titolari delle farmacie, senza i quali non si sarebbe potuto raggiungere un risultato di questo tipo – ha affermato ancora Galati -. Grazie alla loro professionalità, è stato anche possibile indirizzare i cittadini verso un tipo di medicamento oppure un altro. Ogni punto vendita, infatti, ha un ente specifico al quale girerà poi il materiale raccolto. Per associazioni che si occupano di bambini è chiaro che l’attenzione si focalizzerà su farmaci adatti a loro, per organizzazioni che invece si occupano di altre categorie di persone la raccolta può cambiare sensibilmente». «Da anni faccio il volontario per il Banco – ha concluso Galati – ma devo dire che ancora oggi, al di là dell’aspetto operativo concreto di cui sono responsabile, la soddisfazione che provo al termine della giornata è impagabile. Ti scalda il cuore vedere tutte quelle persone che, in un loro momento di difficoltà (se vanno in farmacia qualche motivo ci sarà…) si impegnano comunque nei confronti di altri che con ogni probabilità stanno peggio di loro. Senti di far parte di una società nella quale la solidarietà non è finita e che l’uomo, l’umanità, è naturalmente fatta per il bene e non per il male. È una ventata di ottimismo che dovrebbe far bene a tutti noi». Giornata del malato, mons. Napolioni: «Samaritani gli uni degli altri» Fare propria la tenerezza di Dio, sull’esempio e la garanzia di Maria, per diventare buoni samaritani gli uni degli altri, nella consapevolezza che, prima o poi, a turno, ognuno si troverà morente lungo la strada. Questo l’invito espresso dal vescovo Antonio Napolioni in occasione della celebrazione diocesana della Giornata mondiale del malato che, come ogni anno, è stata celebrata l’11 febbraio, nella memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. L’appuntamento quest’anno è stato a Bozzolo. Una scelta non casuale visto che proprio 80 anni fa, nel 1937 don Primo Mazzolari scriveva “Il Samaritano”, icona per eccellenza di chi assiste poveri e sofferenti. Un testo che, pubblicato un anno dopo per motivi di censura, sa coniugare analisi psicologica dei personaggi e rivisitazione dell’ambiente scenico: ai suoi occhi, la parabola evangelica del Samaritano è una sintesi della vita stessa. Il Samaritano diventa così storia di salvezza e ogni vicenda di redenzione si trova rappresentata in quei gesti. La celebrazione in chiesa Nel pomeriggio di sabato 11 febbraio l’appuntamento è stato nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, proprio lì dove si trova la tomba del celebre parroco per il quale è in corso il processo di beatificazione. Alle 15.30 la recita del Rosario, a seguire la Messa presieduta dal Vescovo. In prima fila erano presenti naturalmente gli ammalati, chi sulle carrozzine chi accompagnato dai propri familiari. Ma a garantire a tutti la possibilità di spostamento c’erano anche i volontari dell’Avulss e le dame e i barellieri dell’Unitalsi, guidati dalla presidente Maria Enrica Lambri. Insieme al Vescovo hanno concelebrato l’Eucaristia alcuni sacerdoti, tra i quali il parroco don Giovanni Maccalli che, all’inizio della liturgia, ha porto il proprio saluto. Sull’altare anche l’incaricato diocesano per la Pastorale della salute, don Maurizio Lucini, il vicario zonale don Luigi Pisani, don Ernesto Marciò (parroco di Cividale Spineda), don Elio Culpo (della Piccola Betania alla Badia) e don Emilio Bini (residente in paese). Ha prestato servizio all’altare il diacono permanente Eliseo Galli. Accanto al cerimoniere don Flavio Meani, il vicario don Gabriele Barbieri, che ha coordinato il gruppo dei ministranti. La riflessione del Vescovo Il Vescovo ha voluto iniziare l’omelia con l’interrogativo, provocatorio, su chi sono realmente i malati e i sani. Perché lo star bene non è solo questione di diagnosi mediche. Se la salute del corpo è certamente la prima necessità, visto che le precarietà di salute rendono l’intera vita più difficile, è però guardando all’esperienza di Lourdes che mons. Napolioni ha voluto aiutare a capire ciò che realmente fa star bene. «Non dimentichiamo che l’uomo – ha precisato il Vescovo – è fatto di corpo, mente e anima». Ognuna di queste parti può essere malata. Quindi una riflessione sul «male inevitabile da affrontare», ma anche sull’immenso amore messo in circolo da Dio. Un male che dunque, per quanto grande, rimane comunque circondato dalla misericordia di Dio, ha ricordato il Vescovo citando S. Agostino attraverso Giovanni Paolo II. E ha proseguito, rileggendo la pagina evangelica: «I cristiani non possono limitarsi a non uccidere. Potremmo dire che per noi il comandamento è: non ti ammalerai e non farai ammalare». Evitando le cose che fanno male al corpo, ma anche alla mente e al cuore. «Come una certa televisione, le chiacchiere, il pessimismo. E con che facilità noi possiamo contagiare gli altri di questi virus terribili, che ci rendono ancora più deboli davanti alle prove della corpo». Quindi il messaggio di speranza, per la possibilità di guarigione di se stessi e nei confronti degli altri: «Chi di noi non conosce sante famiglie, sante storie di grandi sofferenze portate con grande dignità». E qui il ricordo personale dell’amico che da 10 anni è immobilizzato dalla Sla. Paure e debolezze che non tolgono di sentirsi amati da Dio con la capacità di riconoscere che, comunque, la vita è bella. La certezza di essere amati che scaturisce dall’Incarnazione con Dio che «vuole che ognuno di noi sia per l’altro un riflesso della sua presenza». Rifacendosi al messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del malato di quest’anno ha sottolineato due aspetti. Anzitutto l’esigenza che chi sta male non sia un numero (e un peso), ma una persona, con la sua storia e la propria sensibilità. Da accostare in punta di piedi, da fratelli, con la tenerezza di Dio di cui Maria è garante. Infine il riferimento a don Mazzolari, che proprio 80 anni fa scrisse “Il Samaritano”. «Ci aiuti con la sua preghiera, e noi invochiamolo affinché prendiamo il gusto di essere gli uni samaritani degli altri, sapendo che prima o poi, a turno, siamo tutti mezzi morti lungo la strada. Ma se avremo imparato a uscire da noi stessi e a venirci incontro allora sì che la civiltà dell’amore che Paolo VI prefigurava 50 anni fa cresce in mezzo a noi». E ha concluso: «Preghiamo gli uni per gli altri, guardiamoci con benevolenza, soccorriamoci quando è necessario, ringraziamo coloro che dedicano la vita ai più deboli con la loro professionalità e la loro vocazione. Tutto mettiamo nelle mani di Dio: Maria garantisce che la tenerezza di Dio diventerà la nostra». Al termine della Messa, animata dalla corale parrocchiale, l’omaggio alla Vergine con l’offerta del cero e dei fiori e la recita della preghiera. Il messaggio del Papa per la Giornata Photogallery della celebrazione La visita alle strutture sanitarie Il pomeriggio del Vescovo a Bozzolo è proseguito, dopo la Messa, con la visita ai ricoverati della casa di riposo e del presidio riabilitativo. Prima tappa presso la “Domus Pasotelli Romani” che, gestita dalle Piccole Suore della S. Famiglia, accoglie circa un centinaio di anziani. Dopo il momento d’incontro nella sala comune, dove mons. Napolioni si è intrattenuto con i presenti, salutati personalmente e con i quali ha condiviso un momento di preghiera, prima di ricevere un gradito dono. Tra i presenti anche don Giuseppe Giussani, a lungo presidente della Fondazione Mazzolari e don Alberto Crovetti, originario della diocesi di Camerino. La visita è continuata con l’incontro con i responsabili della struttura e la visita agli anziani allettati. Photogallery della visita alla Domus Successiva tappa presso il presidio riabilitativo multifunzionale “Don Primo Mazzolari”, dell’Asst di Mantova “Carlo Poma”. Accolto dal direttore sanitario, alla presenza anche del sindaco Cinzia Nolli, il Vescovo si è quindi recato in cappella per un momento di spiritualità guidato dal gruppo della Piccola Betania alla Badia. Poi, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, oltre che da don Culpo, ha visitato i reparti, dove ha dedicato tempo e attenzioni agli oltre 70 ricoverati, alcuni incontrati durante la cena e altri nelle stanze. Nell’occasione il Vescovo ha invitato a seguire gli importanti progetti intrapresi sempre all’insegna del dialogo e nella sinergia tra Chiesa e Istituzioni, nella consapevolezza che faro per le scelte da compiere deve essere sempre la ricerca del bene comune. Photogallery della visita all’ospedale Don Mazzolari Intervista a mons. Bonazzi sul Museo diocesano Fervono i lavori, all’interno del Palazzo vescovile di Cremona, per la preparazione dei locali che ospiteranno presto il nuovo Museo diocesano. Vogliamo fare il punto della situazione, cercando di focalizzare gli obiettivi che hanno portato a questa realizzazione insieme ai criteri che ne guideranno l’allestimento. Per questo abbiamo intervistato mons. Achille Bonazzi, incaricato per la costituzione del Museo diocesano, che ha fortemente voluto e per il quale ha posto le basti. Mons. Bonazzi, quello in fase di realizzazione è il museo del Duomo e della Diocesi di Cremona… «Questa denominazione, per ora provvisoria, indica che le opere d’arte che andranno a formare il nuovo museo provengono da tutta la realtà diocesana, da Rivolta d’Adda a Viadana, e in modo particolare dalla Chiesa-Madre, la Cattedrale della città di Cremona». Un importante spazio espositivo che avrà sede all’interno di Palazzo vescovile: perché la scelta proprio di questo luogo? «Sì, gli spazi per la realizzazione del Museo sono stati identificati nelle cantine del Palazzo vescovile. La scelta si fonda su alcune considerazioni. Da una parte permette la valorizzazione del Palazzo vescovile: le cantine erano in uno stato di serio degrado. Senza considerare che sono ambienti fascinosi, che comprendono anche l’antica ghiacciaia, parte integrante dell’itinerario museale. Ma non solo: la vicinanza con la Cattedrale e il Battistero, sede del Museo delle Pietre Romaniche, con una collocazione nel centro cittadino, e in prossimità al Museo del Violino, che costituisce un significativo polo d’attrazione turistica, sono stati fattori molto importanti». È già possibile abbozzare una fotografia del nuovo Museo diocesano? «L’ingresso, secondo il progetto autorizzato, è previsto in piazza S. Antonio Maria Zaccaria. Le opere non saranno esposte secondo un criterio cronologico (sala del Trecento, del Quattrocento…), bensì tematico. Le sale del Museo, pertanto, illustreranno dapprima la realtà territoriale con alcuni dei suoi protagonisti per passare all’esposizione del mistero della morte e Risurrezione del Signore, attraverso opere diverse costituite da quadri, sculture, corali, suppellettili. Seguirà la sala che illustra la devozione della Vergine, per puntualizzare alcuni valori essenziali: l’Assunta, patrona della chiesa cattedrale; la Madonna di Caravaggio (Bg) e della Fontana di Casalmaggiore (Cr). Vi sarà poi l’esposizione di opere che sottolineano il culto dei Santi universali della Chiesa (S. Pietro, S. Paolo…) e quelli particolari della Chiesa cremonese (i santi fondatori, S. Omobono, S. Facio…). Infine troveranno spazio alcuni aspetti particolari, quali, a titolo esemplificativo, l’epoca dei Visconti; il ruolo di Francesco I, re di Francia, per Pizzighettone. In una sala centrale saranno collocate alcune opere che costituiscono parte della collezione del mecenate cui si deve la realizzazione del Museo. Non saranno utilizzate solo le cantine, ma anche qualche spazio del primo piano, come la galleria dei Vescovi, la stanza rotonda e la sala Bolognini. Nel Museo saranno disponibili, infatti, anche spazi per organizzare mostre temporanee su temi specifici». Con quali finalità nasce questo museo? «Direi che l’erigendo Museo diocesano intende dare una risposta concreta ad una triplice motivazione. La prima è quella di illustrare e ricostruire l’identità religiosa della nostra realtà diocesana: in un tempo nel quale culturalmente si ricercano i fondamenti di ogni realtà territoriale al fine di valorizzare il senso di appartenenza, si intende delineare le caratteristiche dell’identità religiosa della nostra Diocesi. Il Museo, inoltre, dovrà rispondere all’esigenza di “ricoverare” alcune opere d’arte provenienti da chiese che verranno dismesse. L’evoluzione demografica del tessuto diocesano, con alcune parrocchie costituite da poche decine di abitanti, sta portando, con sofferenza, a decidere la chiusura di alcune piccole chiese, non più fornite di sorveglianti e sacerdote. C’è anche una terza necessità: per rispondere alle leggi dello Stato e della Regione che obbligano la realizzazione di alcuni ambienti con caratteristiche particolari ai fini conservativi dove “ricoverare”, in caso di calamità naturali, opere esposte attualmente nelle chiese. Per questo il Museo prevede la costruzione di alcuni spazi nei quali ricoverare tali opere per la loro tutela e conservazione, anche se temporanea». Che tipo di opere confluiranno in questa esposizione? Lei, insieme a don Andre Foglia e don Pietro Bonometti sta lavorando anche in questo senso? «Le opere d’arte che confluiranno nell’erigendo Museo sono tutte di alto valore anzitutto religioso, ma anche storicoartistico: la storia della città e della diocesi merita questa particolare attenzione. Una commissione, voluta dal Vescovo, ha stilato un elenco di circa un centinaio di opere, scelte con il criterio della massima rappresentatività, privilegiando quelle provenienti da chiese di piccole comunità, quindi poco frequentate, anche per ragioni di tutela. Non sono state scelte quindi opere come la tavola di S. Agata, quella del Perugino in S. Agostino, perché storicamente legate a quei luoghi di culto». Le opere saranno trasferite nel nuovo Museo in modo definitivo? «In questo senso è necessario sottolineare che le opere continueranno a essere di proprietà delle rispettive parrocchie di provenienza e che saranno esposte in Museo solo temporaneamente, ritenendo che una certa circolazione possa risultare più significativa». Quali i tempi che ci separano dall’apertura ufficiale? «A seguito dell’autorizzazione del giugno 2016, si ritengono necessari ancora diversi mesi apprestare i locali, cui seguirà il necessario tempo per la collocazione delle opere». Dal 13 febbraio catechesi per giovani e adulti nel teatro "C. Ferrini" di Cremona Al via il 13 febbraio a Cremona, presso il teatro “C. Ferrini” di S. Agata, in corso Garibaldi 121, le catechesi promosse dal Cammino Neocatecumenale per giovani e adulti. La proposta proseguirà ogni lunedì e giovedì sera, alle ore 21. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi ristorerò” è lo slogan scelto per l’iniziativa citando il versetto 28 del capitolo 11 del Vangelo di Matteo. Locandina Pellegrinaggi e turismo religioso: tutte le mete 2017 Domani, lunedì 6 marzo, la diocesi di Cremona si farà pellegrina in Terra Santa con 220 cremonesi guidati dal vescovo Napolioni, ma l’ufficio di pastorale del Turismo e del tempo libero guidato da don Roberto Rota ha già in cantiere molte altre proposte per il 2017. Tra le mete più ambite quest’anno – dato l’anniversario centenario – è il santuario mariano di Fatima, la località del Portogallo dove tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917 la Vergine Maria è apparsa ai tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia. «Una apparizione – spiega don Rota – che si pone all’interno del mistero della Chiesa, quasi un annuncio e prefigurazione di quei “tempi nuovi” che passano inesorabilmente attraverso la sofferenza del “Vescovo vestito di bianco che viene colpito a morte”, richiamo all’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981. Cent’anni dunque da quei giorni attraversati dal primo conflitto mondiale e per noi oggi invito alla preghiera e alla penitenza perché quel “mai più la guerra” possa diventare vero per tutti». I pellegrinaggi saranno tre: 5-7 maggio; 11-14 giugno; 17-20 settembre. Una seconda opportunità riguarda i cinquecento anni della Riforma protestante, con l’invito alla riscoperta del suo fautore, Martim Lutero, personaggio controverso e difficile da decifrare. «Il viaggio programmato dal 9 al 13 maggio – continua il sacerdote – ci porterà in Germania a visitare la sua città natale di Eisleben, Erfurt, Wittemberg luogo della pubblicazione delle 95 tesi che diedero inizio alla riforma e alcune altre importanti città tedesche come Dresda e Lipsia». Esperienza singolare sarà invece quella di un piccolo gruppo che, nel mese di Luglio, percorrerà a piedi un tratto del Cammino di Santiago, fino alla nota città della Galizia che custodisce la tomba dell’Apostolo. L’ufficio promuove inoltre un viaggio in Messico, al Santuario di Guadalupe e nei luoghi delle antiche civiltà pre-colombiane dal 25 aprile al 5 maggio, un itinerario nelle repubbliche baltiche dal 26 maggio al 2 giugno, un viaggio alla scoperta delle più belle cattedrali romaniche della Puglia con visite a Matera e alla Reggia di Caserta dal 18 al 22 settembre, per concludere con un itinerario nel deserto del Negeb e in alcune località archeologiche di Israele come Masada ed Ebron, dal 5 al 12 ottobre. L’agenzia Profilotours, supporto tecnico dell’ufficio, ha predisposto tutti i programmi, scaricabili dal sito www.profilotours.it. Il lavoro e le domenica a TDS start up Domenica 18 febbraio alle 18.30 ritorna a Cremona l’appuntamento con “Traiettorie di sguardi” presso l’oratorio del Maristella. Cuore di questo penultimo appuntamento sarà il lavoro che sarà presentato dalla prof.ssa Patrizia Cappelletti della Facoltà di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano. Il percorso TDS è rivolto ai giovani (20-30 anni) della diocesi di Cremona con lo scopo di indagare, attraverso vari linguaggi espressivi, le più significative aspettative di realizzazione dei giovani d’oggi. Il tema scelto in questo anno è “Il Sale della Terra – Giovani, per trasmettere il gusto della vita”: il sale è ciò che da sapore, ma anche ciò che preserva dalla corruzione, ciò che aiuta a custodire, a conservare. La comunità cristiana è sale quando vive e resta fedele alle beatitudini, quando è capace di pagare di persona la fedeltà a Dio e all’uomo. Insieme ad alcuni giovani creatori di start up – Filippo Berto (www.bertosalotti.it) e Giuseppina Brignoli (www.rigeneracremona.it) -, l’ospite Patrizia Cappelletti affronterà la tematica del lavoro cercando di rispondere alle domande: come vivere oggi lo spazio del tempo del lavoro? è possibile coniugare la realizzazione di se stessi e contribuire alla realizzazione di altri e di altro? L’incontro del 18 febbraio parte dall’analisi che il lavoro si muove tra precarietà e desiderio di autonomia, ricerca dell’espressione del sé e compromessi continui tra aspirazioni e dato di realtà, strumentalità e senso si incrociano e si scontrano, mettendo in fibrillazione le traiettorie di persone e di gruppi sociali. Brochure di Tds 2016/2017 Resoconto dei precedenti incontri Domenica al Maristella incontro con frère John di Taizé Il Sinodo diocesano dei giovani, giunto alla fase preparatoria, vive un momento di particolare intensità domenica 12 febbraio, alle 19.30 presso la chiesa del Maristella, a Cremona. Frère John, di Taizé, la comunità ecumenica francese che nel prossimo agosto sarà meta del pellegrinaggio cremonese guidato dal Vescovo, incontra i giovani della Diocesi. L’appuntamento, promosso dall’Ufficio diocesano di pastorale giovanile, intende essere un primo approccio alla straordinaria avventura di fede che da più di 70 anni convoca giovani appartenenti alle diverse confessioni cristiane, provenienti da tutto il mondo, alla ricerca di un rinnovato dialogo con Dio e con la realtà in cui vivono. Il programma della serata prevede la presentazione dell’identità e della proposta di Taizé, nella testimonianza di due fratelli della Comunità, una semplice condivisione della cena presso il centro parrocchiale (ogni oratorio è invitato a portare il cibo da condividere), e la preghiera secondo l’inconfondibile stile di Taizé, sostenuta dal canto e dall’ascolto profondo della Parola. A curare quest’ultima tappa dell’incontro sarà un gruppo di giovani cantori e musicisti di Crema e Cremona, amici di lunga data della Comunità interconfessionale. L’occasione sarà preziosa anche per conoscere dettagli importanti circa il pellegrinaggio dal 6 al 13 agosto prossimi: in questo senso sarà distribuito ai presenti, e agli oratori della diocesi, un dvd contenente un messaggio del vescovo Antonio, date e riferimenti per prenotazioni e costi, materiali da poter utilizzare in Parrocchia per favorire la conoscenza e l’adesione alla proposta estiva. Il pellegrinaggio a Taizé, nel cuore dell’estate 2017, non è una scelta casuale. È un invito particolare del Vescovo a coloro che saranno i protagonisti della stagione sinodale. «Non saremo a Taizé come turisti – ha commentato don paolo Arienti, incaricato diocesano della pastorale giovanile – ma come giovani, sacerdoti ed educatori che si pongono l’unico scopo di condividere lo spirito, il ritmo di vita di questa straordinaria esperienza di Chiesa, il sogno di un incontro tra giovani di tutto il mondo alla ricerca della fede. Un progetto che speriamo in molti, come singoli e come gruppi di oratorio, possano inserire nella propria agenda estiva». Nei giorni scorsi, proprio in vista del pellegrinaggio di agosto e dell’incontro cremonese del 12 febbraio, don Arienti ha effettuato un sopralluogo a Taizé. Photogallery di Taizè L'Unitalsi continua a puntare sui giovani La Giornata mondiale del malato dell’11 febbraio segna una delle tappe fondamentali dell’anno associativo dell’Unitalsi che, dunque, come sempre prenderà parte alla celebrazione diocesana in programma a Bozzolo alla presenza del vescovo Antonio Napolioni. «Parteciperanno circa cinquanta persone – precisa Maria Enrica Lambri, presidente della sottosezione cremonese dell’Unitalsi – tra dame e barellieri, pellegrini e malati. I nostri volontari aiuteranno anche gli ospiti delle strutture geriatriche della cittadina accompagnandoli in chiesa della celebrazione. È sempre un momento intenso dove le parole della Vergine Maria risuonano nel cuore “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Grandi cose ha fatto il Signore per ciascuno di noi, dobbiamo avere gli occhi dell’anima aperti per vederle e capirle». L’anno associativo per l’Unitalsi di Cremona era iniziato il 27 novembre scorso con la celebrazione della Giornata dell’adesione. Un momento di particolare significato per i volontari che rinnovano il loro desiderio di servire i fratelli ammalati. «Dopo il ritiro di Avvento – precisa ancora la Lambri – tenuto dall’assistente spirituale don Maurizio Lucini nella chiesa di Sant’Abbondio, dove il centro della meditazione è stato l’amare con il cuore di Maria, e la preghiera silenziosa nella Santa Casa, si è proseguito nel cammino associativo con l’assemblea annuale dei soci tenutasi domenica 29 gennaio. L’incontro è stato introdotto sempre da don Lucini che, dopo la lettura del Vangelo di Luca sulla visita di Maria a Santa Elisabetta, riprendendo anche l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ha focalizzato l’attenzione sulla Vergine Maria che deve essere la nostra formatrice. Nell’incontro tra lei e la cugina Elisabetta, la profezia si incontra con la parola incarnata. Anche noi possiamo identificarci in queste due donne: in Elisabetta quando portiamo nella nostra vita la profezia di Dio aprendoci agli ultimi ed in Maria quando portiamo la parola di Dio nel nostro grembo per poi condividerla con gli altri». I soci ausiliari ed effettivi intervenuti all’assemblea di fine gennaio sono stati circa quaranta: nell’occasione è stato approvato il bilancio dell’associazione ed è stata analizzata la vita associativa prendendo in esame i vari momenti proposti dal Consiglio Direttivo. I soci Unitalsi Cremona sono oggi circa 200: di cui 48 effettivi, 60 ausiliari, 50 pellegrini e circa 50 ammalati. «In questi ultimi anni – continua la presidente – la nostra associazione ha cercato di coinvolgere i giovani della diocesi con proposte formative rivolte, su richiesta, agli oratori. I giovani non si sono fatti aspettare, anzi circa una quarantina ha partecipato ai pellegrinaggi a Lourdes svolgendo un servizio come volontari e mettendosi in gioco anche con un cammino spirituale. I giovani provenienti da varie parti della diocesi non si sono fatti spaventare nemmeno dalla distanza dei vari paesi e con i mezzi tecnologici a disposizione si tengono costantemente in contatto e periodicamente si incontrano per aumentare la comunione tra loro. Questo è segno che l’esperienza a Lourdes è rimasta nel loro cuore e che la Madonna ha creato tra loro un legame profondo e duraturo». Periodicamente poi, i giovani si sono presi l’impegno di stilare un giornalino online denominato “E vidi che servire era gioia”. «Il titolo – conclude Maria Enrica – è tutto un programma. I ragazzi sono disposti a dare testimonianza di quello che hanno vissuta ad altri giovani di altri Oratori». Già fissate le date dei pellegrinaggi: dal 12 al 15 maggio l’Unitalsi lombarda sarà al Santuario della Santa Casa di Loreto (viaggio in pullman da Cremona – iscrizioni entro il 31 marzo o ad esaurimento posti). Dal 10 al 15 settembre sarà proposta la trasferta al santuario di Lourdes con viaggio in pullman (anche attrezzato per disabili e malati), iscrizione entro il 31 luglio o ad esaurimento posti. Infine domenica 24 settembre l’associazione parteciperà al pellegrinaggio diocesano a Caravaggio, in apertura dell’anno pastorale 2017-2018. Per i giovani che aderiranno alla proposta di Loreto e Lourdes sarà rilasciata attestazione per i crediti formativi. Giornata del malato, l'11 febbraio Messa del Vescovo a Bozzolo Sabato 11 febbraio, nella memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, si celebra come ogni anno la Giornata mondiale del malato. “Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49)” è il titolo del messaggio scritto da Papa Francesco per questa 25esima edizione che in diocesi sarà celebrata con la Messa presieduta, nel pomeriggio, dal vescovo Antonio Napolioni nella chiesa parrocchiale di Bozzolo. In vista di questo appuntamento abbiamo incontrato don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la Pastorale sanitaria. Don Lucini, la Giornata mondiale del malato “compie” 25 anni: che cosa ha da dire oggi questa ricorrenza? «La domanda che ci possiamo porre è: a che punto siamo nelle nostre comunità per quanto concerne una reale pastorale della salute? Dove ci hanno portati 25 anni di Giornate del malato? Alcuni anni fa nei piani pastorali si parlava di emergenza educativa. Certamente è un’emergenza ancora attuale, ma c’è un’altra emergenza che forse non è considerata abbastanza: è l’emergenza di una consolazione di chi è afflitto dalla malattia o dalla solitudine dovuta alla tarda età. Questa emergenza, a differenza della prima, è potenzialmente terreno fertile per una nuova evangelizzazione o, come si dice oggi, terreno di missione. È proprio in queste situazioni di fragilità che vengono poste domande esistenziali e si è aperti alla ricerca di senso. Quale terreno migliore per seminare e annunciare il Vangelo». Dai dati statistici è evidente la crescita del numero degli anziani. «Sì, il dato è sotto gli occhi di tutti. L’età media della vita si è allungata, ma con essa sono aumentate anche le patologie legate all’invecchiamento. Molti sono gli anziani con patologie croniche e quindi bisognosi di assistenza. Nella nostra diocesi sono presenti più di 50 realtà sanitarie e la maggior parte di esse sono RSA: si tratta di realtà con un bacino considerevole di persone che quotidianamente fanno i conti con le domande fondamentali della vita. Non dimentichiamo poi gli ammalati o gli anziani presenti nelle abitazioni private. A fronte di un mondo così bisognoso di vicinanza, di sete di senso e di ricerca di salute/salvezza, credo che come Chiesa non abbiamo fatto ancora una riflessione seria e profetica. Certo si è fatta un po’ di strada con l’istituzione, ad esempio, dei ministri straordinari della comunione, ma è ancora troppo poco». Come Ufficio che cosa proponete? «Come Ufficio già da diversi anni cerchiamo di sensibilizzare le comunità affinché si formino cristiani preparati e capaci di entrare in questa terra sacra che è il mondo della sofferenza, li abbiamo chiamati “ministri della consolazione”. Io e altri componenti dell’equipe che partecipa al progetto siamo disposti a formare e accompagnare questi “operatori di misericordia”. Mi si può contattare personalmente oppure visitare i siti internet www.diocesidicremona.it/salute oppure www.pastoralesalutecremona.it, dove è possibile trovare tutte le informazioni necessarie». Che cosa è previsto quest’anno in diocesi per la Giornata del malato? «Come ogni anno la Giornata si concretizza a livello diocesano in una celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in un luogo significativo. Quest’anno sarà la parrocchia di Bozzolo per una particolare ricorrenza: gli 80 anni dalla stesura, da parte di don Primo Mazzolari, del testo “Il Samaritano”, icona per eccellenza di chi assiste poveri e sofferenti. Alle ore 15.30 è prevista la recita del Rosario condotto dall’UNITALSI e alle 16 la Messa. Gli ospiti della RSA “Domus Pasotelli” saranno accompagnati alla celebrazione dai volontari e dalle dame e barellieri dell’UNITALSI. Dopo la celebrazione il Vescovo visiterà il presidio riabilitativo multifunzionale “Don Primo Mazzolari”». Messaggio del Papa per la 25° Giornata mondiale del malato