Venti liberi

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Venti liberi
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Poste Italiane s.p.a.
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D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB BO
numero 47
marzo 2015
Venti liberi
Memoria, impegno e legalità:
CADIAI e i venti anni di Libera.
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o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna
Outdoor education
nei Nidi d’Infanzia
Apertura della
Residenza Gruber
Quinto incontro
del progetto FOR.C.A.
numero 47
marzo 2015
sommario
sommario
sommario
1Editoriale
14 Anche noi a casa di Lucio
2 In copertina
15 Visita alla sede de
“Il Resto del Carlino”
Venti liberi
Il calore di un incontro
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna:
n. 7703 del 18/10/2006
5 Pari opportunità
16 Il Rondò delle maschere
17 La principessa Silvia
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
6 Progetti internazionali
18 Chi non ride mai non è una
persona seria
19 Carnevale a Casa “San Biagio”
Comitato di redazione:
Germana Grandi, Laura Zarlenga
Proprietario ed Editore:
CADIAI Cooperativa Sociale
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Direzione e Redazione:
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Tel 051 74 19 001
Fax 051 74 57 288
Coordinatrice di redazione:
Giulia Casarini
Collaboratori:
Anna Chiara Achilli, Cristina Anteghini,
Anna Soccorsa Antonelli,
Jessica Bosi, Domenico Capizzi,
Lucia Cardone, Veronica Ndy Edeh,
Raffaele Montanarella, Maria Letizia Neri,
Caterina Olivito, Saverio Parracino,
Laura Piana, Maria Rizzo,
Mihaiela Adina Romeghea,
Antonia Tedone, Deborah Venturoli.
Politiche di Pari Opportunità
Lontano da tutto, ma con
la voglia di esserci
7 Attività sociale
Libertà è partecipazione
CADIAI su Instagram
8Servizi
Piccolo gruppo educativo per
minori con Disturbi Specifici
di Apprendimento
9
Outdoor education
11 Un Natale... outdoor
12 Presentato il progetto
“Cerca nel cassetto”
Soccorso pediatrico
13 Residenza Gruber per
persone con Disturbi del
Comportamento Alimentare
Impaginazione:
N.S. - Progetti di comunicazione
Bologna
Stampa:
Casmatipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
Questa rivista è stata stampata su carta
riciclata 100% ecologica che ha ottenuto
il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale.
II
Venti liberi
Memoria, impegno e legalità:
CADIAI e i venti anni di Libera.
rubriche
rubriche
rubriche
Nati in CADIAI
Congratulazioni alle neo mamme
Agnese Casoni
Marinella Corcella
Sara Cristofori
Vincenza Michela Dimasi
Teresa Selvaggio
numero 47
marzo 2015
Fiocco rosa
per le Mamme
in redazione
Un augurio particolare a
Anna Soccorsa Antonelli
Maria Letizia Neri
20Testimonianze
Un incontro con Don Luigi Ciotti
21 Arte e psiche
La pittrice ispirata dagli angeli
22 I ritratti di Lele
Roberta
5x1000 a CADIAI
23 Con i nostri occhi
Si può fare
Pillole verdi
Piccoli consigli
di sostenibilità ambientale
Il bicarbonato di sodio, oltre ad avere proprietà alimentari e mediche, si
ritiene essere anche un ottimo igienizzante. Viene anche utilizzato an-
che come disincrostante per le tubature. Come? Eccovi la “ricetta”.
Ingredienti:
un paio di litri di acqua bollente (meglio riutilizzare l’acqua usata per la cottura della pasta o comunque usare acqua riciclata) e bicarbonato di sodio.
Come procedere:
Buttate 30gr. di bicarbonato nello
scarico, lasciate agire circa 30 secondi e versate o lasciate scorrere i 2 litri di acqua bollente. Dopo aver effettuato queste procedure, avrete i
vostri scarichi puliti risparmiando e
senza aver inquinato.
24Rubriche
Dono-Presto-Cerco
La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i
soci e i dipendenti della cooperativa,
di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di
CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è
qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare
ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli.
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa
la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• C
ristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del
Sole” di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre
di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare.
Le segnalazioni vengono esposte
nelle bacheche dei servizi e riportate
in una apposita pagina del sito:
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete
informativa che mette in contatto le
persone e le loro disponibilità ed esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di
stoccaggio o deposito degli oggetti:
le persone si accordano autonomamente per le
consegne.
III
editoriale
editoriale
editoriale
Linee di
programmazione
per il 2015
di Franca Guglielmetti, Presidente di Cadiai
Come di consueto, nel numero che ha
come inserto il fascicolo del Bilancio
Sociale Preventivo, vogliamo dedicare
l’editoriale ai ragionamenti sulle prospettive per l’anno in corso.
Basandoci sui segnali che da qualche
mese abbiamo modo di raccogliere e
leggere nel contesto in cui ci muoviamo, il 2015 sembra presentarsi come un anno piuttosto difficile.
Viene lecita la domanda: ma come, ancora? Non abbiamo sofferto abbastanza?
E poi: perché una prospettiva ancora
negativa proprio ora che su tutti i mezzi di comunicazione si fa un gran parlare di ripresa economica?
Forse perché siamo, come dicono alcuni economisti, “anticiclici” ovvero
la nostra dinamica economica è contraria a quella di tutti gli altri comparti produttivi. Quando tutti erano in
recessione noi continuavamo a crescere, ora che gli altri ricominciano
a crescere, noi ci troviamo in una situazione di stallo.
Ma forse anche perché questa crisi
non è che proprio stia per finire e, se
in alcuni settori le attività riprendono quota, sono ancora tanti gli ambiti
della nostra economia che si trovano
in difficoltà.
Noi siamo nel mezzo, o forse anche solo all’inizio, di una grande rivoluzione
che interessa i servizi di welfare e le incertezze sono molte, più delle certezze.
Nell’ambito delle attività svolte con
l’Ente Pubblico, il problema più consistente è rappresentato dalla compressione delle risorse disponibi-
li per i Comuni. La penuria spinge le
amministrazioni a promuovere gare
d’appalto nelle quali, in un modo o
nell’altro, è il prezzo offerto a fare la
vera differenza. I servizi alla prima infanzia e gli altri servizi scolastici sono
quindi esposti al serio rischio di gare
al massimo ribasso che favoriscono i
soggetti più spregiudicati che operano nel nostro settore.
Un secondo problema, derivante dalla
medesima causa, è rappresentato dal
ricorso al lavoro grigio e al lavoro
informale. Ci riferiamo a quegli ambiti di attività, in particolare l’assistenza
domiciliare, ma anche i servizi educativi territoriali, nei quali l’ente committente cerca con sistema di coinvolgere
soggetti quali le badanti e/o l’associazionismo ed il volontariato, creando
cornici istituzionali che formalizzano
almeno una parte dell’apporto di questi soggetti, consentendo un notevole risparmio sui costi. La concorrenza
“sleale” di questi competitor si gioca tutta sul trattamento del lavoro e
questo rende la situazione particolarmente critica per noi che della tutela
del lavoro facciamo il nostro principale
tratto distintivo.
A maggior ragione, la presenza di questi competitor “scorretti” pesa sulle iniziative rivolte ai soggetti privati, ai
quali occorre far apprezzare le nostre
capacità organizzative e di qualità dei
servizi erogati, per controbilanciare
l’innegabile maggior economicità di
una badante in “grigio”.
Nonostante questo quadro piuttosto
preoccupante, con la concretezza che
da sempre ci contraddistingue, mettendo a frutto anche tutte le riflessioni
che abbiamo promosso con le iniziative per il quarantesimo anniversario
della Cooperativa, abbiamo individuato alcune possibili linee di sviluppo.
L’avvio del Progetto Gruber (Clinica
per i Disturbi del Comportamento Alimentare) promosso dalla Fondazione
editoriale
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Isabella Seragnoli, nella quale siamo
chiamati a collaborare per l’erogazione del servizio socio-sanitario, è previsto a partire da fine Gennaio 2015 con
un contratto che durerà almeno sino
al 31 Dicembre.
Un altro progetto appena avviato, che
si vuole portare a compimento per il
2015, è rappresentato dal potenziamento dell’assistenza sanitaria nelle strutture residenziali, in particolari per anziani, componente che, con
l’evolversi dei bisogni dell’utenza, sta
assumendo dimensioni e importanza
sempre maggiori. Si tratta di un progetto di potenziamento della fase diagnostica sia all’ingresso che di controllo, sviluppato in collaborazione con la
società Senectus.
Per il Settore Prevenzione e Protezione si rende opportuna una riflessione in merito al possibile sviluppo dell’attività formativa verso le
aziende, in netto calo nell’ultimo periodo. Abbiamo avviato una collaborazione con Csapsa su alcuni progetti formativi regionali per i tirocinanti,
e stiamo valutando come promuovere nuove forme di servizio e di vendita
attraverso l’e-commerce. Inoltre, sempre in tema di innovazione dei servizi,
ipotizziamo di estendere il concetto di
salute e sicurezza sul lavoro, offrendo
servizi di counselling o di intervento diretto su temi legati al benessere psicofisico generale del lavoratore (es. tecniche di rilassamento e gestione dello
stress).
Nell’ambito del progetto di F.I.CO.
(Fabbrica Italiana COntadina), ovvero
la realizzazione di un’area commerciale dedicata alla coltivazione, produzione, lavorazione del cibo, che proporrà
ai visitatori il meglio della produzione
alimentare Made in Italy, CADIAI curerà la creazione del progetto dedicato all’infanzia. Nascerà così l’AGRIBOTTEGA dei BAMBINI: centro
educativo polivalente in grado di offrire esperienze significative di carattere
Segue a pagina 2
1
numero 47
marzo 2015
in copertina
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Venti Liberi
Memoria, impegno e legalità:
CADIAI e i venti anni di
Libera.
di Gregorio Parlascino e Giulia Casarini
I beni di Don Michele erano tanti, possedeva una villa a Posillipo laddove la
possiedono i ricchi napoletani, una villa
in Costa Azzurra, una terza addirittura
in California a Beverly Hills.
Del resto Don Michele pensa di meritarsele tutte quelle cose lì: ha lavorato, ha messo su un’impresa, ha rischiato e ha avuto successo. Lo ha spiegato
anche in tv: ”Sono 700mila le persone
che vivono di contrabbando, che per
Napoli è dunque come la FIAT per Torino. Qualcuno mi ha anche chiamato l’Agnelli di Napoli. Sì certo, tutto potrebbe
essere fermato nel giro di mezz’ora, ma
per quelli che ci lavorano sarebbe la fine. Diventerebbero tutti ladri, rapinatori, borseggiatori”.
Le parole di Don Michele sembrano
quasi legittime, un compromesso
amaro ed apparentemente indiscutibile, ma c’è un errore di fondo, una
malformazione di pensiero, ossia un ri-
catto morale rispetto al riscatto socioeconomico che le mafie hanno esteso
a quella parte di tessuto sociale laddove le Istituzioni Statali erano precarie o
addirittura assenti.
I beni di un mafioso possono essere paragonati ad un grande luna park, spesso funzionali ai propri traffici, altre vol-
stro territorio, l’anno 2015 può essere
considerato per noi l’anno delle reti.
Per promuovere l’attività rivolta alle
aziende ma anche a Fondi previdenziali e Mutue abbiamo infatti promosso ed aderito a due Reti Contratto:
• Rete “ComeTe” in ambito interregionale;
• Rete Italiana per il benessere e la salute (RIBES) in ambito Nazionale.
Con queste reti vogliamo promuovere l’offerta di Servizi di Assistenza
Domiciliare, ma anche residenziali
ed educativi, per realtà regionali e
nazionali private, che hanno bisogno
di confrontarsi con una rete di fornitori in grado di rispondere ai loro bisogni su tutto il territorio nel quale sono
posizionati.
Anche sul versante della ricerca e
dei progetti internazionali abbiamo
in programma alcune nuove iniziative: la seconda fase del progetto di ri-
cerca “Abitare solidale” finanziato oltre
che da CADIAI, dalla Fondazione del
Monte e dalla Cooperativa di Abitazione “Dozza”; il nuovo progetto promosso tramite ARFIE sulla “co-produzione”
dei servizi; la riproposizione del progetto Marie Curie elaborato in collaborazione con l’Università di Bologna;
un nuovo progetto europeo relativo ai
servizi all’infanzia, sul tema dei giochi
cooperativi e “la scatola azzurra”.
Anche l’attività sociale sarà ricca di
occasioni sull’onda di quanto sperimentato lo scorso anno nell’ambito
delle iniziative legate al quarantesimo
anniversario.
Insomma un anno comunque intenso, all’insegna della sperimentazione e innovazione, perché di fronte alle difficoltà abbiamo sempre reagito
aumentando l’impegno e la determinazione. n
... segue da pagina 1
laboratoriale nella più ampia cornice
delle tematiche correlate all’educazione alla sostenibilità ambientale, alla
conoscenza e al rispetto del “ciclo della
natura”. Il centro, secondo le previsioni
dei progettisti, dovrebbe aprire a fine
2015, in concomitanza con la chiusura
dell’EXPO di Milano, anch’esso dedicato al cibo.
Riguardo ai servizi di welfare aziendale: sull’onda delle esperienze pregresse, continuerà la promozione dei
Servizi Educativi e dell’Area Servizi alla Non Autosufficienza, erogati tramite accordi con datori di lavoro privati
che promuovono iniziative di welfare
aziendale. È importante allargare questa platea perché una maggior capillarità di ingaggio ci consente di sfruttare
a pieno la rete organizzativa di cui disponiamo sul territorio.
Sul versante del rapporto con le altre realtà, cooperative e non, del no-
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in copertina
in copertina
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te stravaganti ed egocentrici.
Non solo, i beni accumulati dalle mafie
sono innumerevoli e nessun angolo del
Paese ne è immune. Un piccolo esempio sono: la villa di un trafficante a Sarzana in Liguria, un podere della Banda
della Magliana in provincia di Ancona,
una casa vacanza sull’isola di Favignana, il Cafè de Paris in via Veneto a Roma,
l’immensa tenuta di Suvignano a Siena,
e poi ancora supermercati, call center,
alberghi, addirittura castelli.
La confisca dei bene ai mafiosi è un
atto prioritario nella lotta e nell’indebolimento delle mafie.
É quello che afferma nel 1982 il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Michele Prestipino, all’avvento della legge
Rognoni-La Torre, la famosa 646 che introduce nel Codice Penale l’articolo 416
bis: l’associazione di stampo mafioso e
la confisca dei beni di cui non risulti legittima provenienza.
Le stragi del ‘92-‘93 aprono una nuova stagione di grande impegno e,
grazie alle mobilitazioni guidate dalla
rete di Libera, viene introdotta nel 1996
la legge 109 che parla del riutilizzo dei
beni confiscati.
Bologna quest’anno è stata il centro
promulgatore per estendere, e ancora una volta affermare, i messaggi di
legalità e giustizia contro le mafie e
la criminalità organizzata.
Libera nasce il 25 Marzo del 1995 allo
scopo di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e da allora il lavoro è
stato tanto. Basti pensare che attualmente Libera è un coordinamento di
oltre 1600 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, impegnate sul territorio nazionale per diffondere la cultura
della legalità. Libera attraverso le cooperative di Libera Terra si occupa della
gestione di beni confiscati alle mafie,
restituendo lavoro in quelle aree pesantemente condizionate dalla criminalità organizzata, e fornendo risorse
a quelle realtà precarie impegnate nel
dare sostegno sociale.
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Ma la destinazione finale di questi beni
non è una cosa semplice, non è un linea retta, ma una matassa aggrovigliata che si snoda passando per un Codice Antimafia che andrebbe revisionato,
un labirinto infinito di timbri e procedure che rimbalzano dai tribunali agli
uffici comunali, figure intermedie, incerte, associazioni cristalline e altre più
opache, verifiche e revoche.
In questo dedalo Libera si adopera da
vent’anni dando nuova vita a quei
luoghi di illegittima provenienza. E la
soddisfazione è tanta: case, terreni, magazzini cambiano storia. Dov’è c’era la
cabina armadio di Francesco Schiavone “Sandokan”, c’è ora l’ufficio di un associazione per bambini autistici. Dove
il piccolo Giuseppe Di Matteo fu sequestrato e ucciso sciolto nell’acido, c’è ora
un giardino alla memoria frequentato
da bambini e studenti. I luoghi corrotti
si convertono in genuini punti di incontro e scambio: dei fari la cui luce annulla
le ombre dell’illegalità.
La nostra Cooperativa non solo sposa questi ideali, ma sostiene attivamente il lavoro di quelle realtà che
da anni sono impegnate in prima linea per combattere questa lotta. E
questo è un anno importante perché
coincide con i vent’anni di vita di Libera che ha scelto di celebrarli portando
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la manifestazione del 21 Marzo a Bologna, in quell’Emilia che da sempre la sostiene nelle sue battaglie, anche attraverso il mondo cooperativo.
E come parte integrante del mondo cooperativo c’è anche CADIAI; anche in
quei 100 passi che hanno anticipato la
giornata del 21 Marzo, una rassegna
di eventi che hanno preparato il terreno al grande corteo. In questo percorso di avvicinamento CADIAI, grazie
all’impegno dei gruppi soci e alla collaborazione con Librerie.coop e Coop
Adriatica, ha messo in piedi, giovedì 19
Marzo, una lettura-spettacolo dal titolo “Però parlatene”. Abbiamo citato Paolo Borsellino, in questo titolo, e lo
abbiamo preso in parola, rivisitandolo
a modo nostro: nel grande tendone di
Librerie.coop in piazza Maggiore, proprio sotto a Palazzo d’Accursio, abbiamo letto brani che parlavano di mafia,
di memoria, di lotta, di impegno, di figli, di speranza, di morte, in un mescolarsi di emozioni, condite da musiche
suonate dal vivo, musiche siciliane, musiche note, da De André ai Modena City Ramblers. E in questa cornice abbiamo coinvolto il pubblico che, come in
un flash mob, ha pescato dal cesto citazioni e riflessioni che avevamo prearato e si è reso disponibile a leggere ciò
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in copertina
in copertina
in copertina
che capitava, come testimonianza di un
volerci essere. In un cartellone ci sono
stati lasciati tanti “Pensieri per Libera”,
post-it colorati con le frasi più disparate
e in svariate lingue.
Poi ci siamo stati il 21 Marzo, in corteo.
Riaffermando il nostro impegno, costante e convinto, nell’essere vicino a
Libera e nel sentire come nostri i temi che vengono sollecitati, ancor più
in un momento in cui è stato toccato
anch’esso da scandali e inchieste.
La cooperazione c’era, c’era in tutte le
sue forme, dall’Agenzia Cooperare con
Libera Terra, cui aderiscono da 10 anni le cooperative di Legacoop Bologna
per sostenere il lavoro delle cooperative di Libera Terra, alle coop di consumo,
di ristorazione, le sociali. Tutte assieme
in un grande corteo, tutte assieme per
fare un altro pezzo di cammino con Libera. CADIAI, che aderisce a Cooperare
con Libera Terra, che nel corso dell’anno, da molto tempo, organizza eventi, come il “Pranzo della legalità”, e
gruppi di acquisto per sostenere Libera,
non se lo è dovuto far ripetere. Presenti e puntuali già dall’inizio del corteo:
chi aveva attraversato mezza provincia
per esserci, treno, bus e poi a piedi, chi
era arrivato lì dopo aver fatto la notte in
un servizio ma ha sorretto il nostro stri-
scione per tutto il percorso, chi con la
famiglia e i figli, chi in bicicletta. Ci siamo incamminati piano piano, subendo le battute d’arresto del corteo, riempendo le strade di Bologna, arrivando
in piazza Maggiore con la voce di don
Ciotti che ci ha accolto, dagli altoparlanti, che “chissà da quanto sta parlando don Luigi! Forse noi eravamo ancora
in Andrea Costa!” per darvi l’idea della
lunghezza del corteo, con la certezza
che “noi in piazza VIII Agosto nemmeno
ci entriamo” ma non era quello l’importante, l’importante era esserci. E comunque in piazza VIII agosto ci siamo
poi arrivati, per un soffio non siamo rimasti fuori, proprio nel momento in cui
la nostra Presidente, sul palco, ha letto i
nomi di alcune vittime in quella staffetta da brividi che recitava, ben scanditii, i
nomi delle quasi mille vittime innocenti di mafia.. Cosa resta di una giornata così? La speranza. Non vana, non
piena di se e di ma. La speranza dovuta dalla presenza di duecentomila persone a Bologna. Non un forse, ma una
certezza. Noi ci siamo. Contro l’illegalità, contro ogni forma di sopruso, contro
le mafie, contro una cultura che spesso
induce a dimenticare la nostra storia.
Come persone e come cooperatori,
noi ci siamo. n
pari opportunità
pari
opportunità
pari opportunità
Politiche di Pari
Opportunità
Dalla conciliazione alla
valorizzazione delle
competenze e delle persone,
attraverso azioni concrete.
di Lara Furieri, Responsabile Politiche per
le Pari Opportunità
Era uno degli obiettivi della programmazione 2015 rispetto alla Politiche di
Pari Opportunità, una di quelle azioni
tutto sommato “semplici”, quasi scontate per alcuni, che fanno parte del
naturale riconoscimento di un diritto
e che delineano un percorso di sensibilità ed attenzione da parte della cooperativa: il congedo matrimoniale
per le nozze tra persone dello stesso
sesso di soci e dipendenti. Su suggerimento del Gruppo di Lavoro Pari Opportunità, il Consiglio d’Amministrazione lo ha deliberato, senza astenuti e
con nessun voto contrario, per garantire pari opportunità e pari diritti a tutti i colleghi. CADIAI assicurerà il congedo straordinario retribuito di 15 giorni
consecutivi di calendario al socio o dipendente che contrarrà il matrimonio
all’estero, anche senza trascrizione nei
registri dello stato civile italiano.
A stabilire le linee guida che hanno definito gli obiettivi delle Politiche di Pari
Opportunità, è stato il nuovo gruppo
di lavoro, composto da Adriana Battista collaboratrice gestionale dell’area Non Autosufficienza, Stefania
Benasciutti, Servizio Amministrazione del Personale, Giuseppina Capizzi, Collaboratrice Gestionale dell’Area
Educativa, Youssef Amchiaa, Consigliere d’Amministrazione e operatore nella Residenza Assistita “Parco del
Navile”, Fatma Pizzirani, Direttore Generale e Lara Furieri, Responsabile
Politiche per le Pari Opportunità. Da
subito il gruppo di lavoro, ha definito il
concetto di pari oppportunità con una
caratterizzazione non basata esclusivamente sul genere, ma che assume
accezioni diverse che tengono presenti molteplici aspetti.
Uscendo da una lettura incentrata prevalentemente sull’accezione del concetto di pari opportunità come “valorizzazione del genere” e conciliazione
tempi di vita/tempi di lavoro, la panoramica si allarga prevedendo la possibilità di sviluppi più inclusivi rispetto
ad azioni concrete.
Un importante percorso intrapreso,
che vede come protagonisti la Direzione di CADIAI, i quadri intermedi e i
coordinatori dei servizi, è quello volto
a stabilire degli indirizzi che definiscono i criteri di valutazione volti a
valorizzare le competenze, i saperi e
quindi le persone. Il tutto attraverso
la costruzione di un sistema di valutazione condiviso, inteso, per ora, come
definizione di linee guida finalizzate,
anche, alla progressione di carriera.
In una cooperativa di ampie dimensioni garantire pari opportunità a tutti i lavoratori diviene un compito complesso che necessita di una lettura precisa
e definita dei bisogni e, proprio la verifica di questi risultati, aiuterà a stabilire le priorità su cui lavorare. Per questo
motivo, insieme ad un attenta e precisa sensibilizzazione sull’argomento, il
gruppo di lavoro attuerà azioni volte a cogliere i diversi bisogni all’interno dei Servizi.
Una volta individuato un percorso e
degli strumenti capaci di leggere i bisogni, le risposte e gli interventi saranno differenziati a seconda delle necessità, sia come risposta ai singoli che
come ambito di sviluppo della tematica all’interno dei Servizi.
Anche un confronto con realtà
esterne e con chi, da più tempo, ha
implementato questa politica sarà
sicuramente funzionale ad osservare
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quali buone pratiche siano già presenti e quali eventuali sinergie e sviluppi
si potrebbero agire, per questo si è deciso di confrontarsi con altre due realtà esterne a CADIAI.
Infine, uno sguardo attento alle politiche europee aiuterà a definire quali
sono attualmente le priorità all’interno
dell’Unione Europea, e promuoverà
un lavoro di rete potenzialmente utile
ed interessante.
Ampliando la lettura di che cosa significhi pari opportunità, sicuramente si
rende più complessa la strutturazione del lavoro, che dovrà essere necessariamente condiviso con i diversi
responsabili delle aree in un’ottica di
profonda collaborazione e sinergia.
Attraverso un coinvolgimento diretto delle diverse Aree della Cooperativa, proseguirà il lavoro in un’ottica di
collaborazione e sinergia, per garantire una risposta reale di equità e di pari
opportunità. n
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progetti
internazionali
progetti internazionali
Lontani da tutto,
ma con la voglia
di esserci
Quinto incontro del
Progetto FOR.C.A.
di Marie Christine Melon, psicologa
e Giovanni Catrini, operatore socio sanitario
Incuneato tra Francia e Lussemburgo,
Virton è il comune più meridionale del
Belgio. Una piccolissima città e cinque
villaggi, 11.000 abitanti in tutto, sparsi
tra boschi e vallate in un territorio grande quanto il Parco dei Castelli Romani.
Scomodissimo da raggiungere, umido
e grigio, non è esattamente un posto
da consigliare per una vacanza invernale, ma è la sede di una piccola organizzazione molto attiva, con cui da quasi
due anni collaboriamo nell’ambito del
Progetto Europeo FOR.C.A.. L’associazione Le Fourneau David - Les Iris è nata
nel 1979 e ha cominciato la sua attività
aprendo uno dei primi Centri Diurni per
disabili adulti del Belgio meridionale: fino alla metà degli anni ’70, infatti, in
Belgio non esistevano servizi alternativi per i disabili intellettivi che superavano l’età della scuola differenziale. Oggi
Le Fourneau David conta circa 110 dipendenti, in larga maggioranza educatori, e gestisce due grandi Dentri Diurni e una residenza da diciotto posti per
persone con disabilità intellettiva lieve
o media. È allo studio anche un proget-
6
progetti internazionali
to residenziale per disabili gravi.
Libera dalla maggior parte dei vincoli normativi che irrigidiscono i nostri
servizi, la residenza Les Iris è una grande casa su tre piani, con due soggiorni e due cucine, camere singole o doppie molto personali, alcune abitate da
coppie, e spazi per le attività. Nella casa si respira un piacevole clima di ordinaria quotidianità domestica, a cui
contribuisce un gruppo di educatori
molto giovani e molto motivati. Essendo collocata in una zona di confine, Les
Iris accoglie utenti anche dalla Francia,
dove le strutture residenziali per questa fascia di popolazione sono piuttosto scarse. “In compenso - dice Valérie
Recht, assistente sociale dell’associazione - se fossimo in Francia tutti loro
lavorerebbero negli ESAT (stabilimenti per il lavoro protetto), mentre in Belgio sono certificati inabili al lavoro e noi
dobbiamo continuamente inventare
soluzioni per aiutarli ad occupare il loro tempo e a superare l’isolamento sociale”. Alcune di queste soluzioni erano
contenute nel video con cui i ragazzi
belgi ci hanno presentato la loro “buona pratica” di cittadinanza attiva: l’inserimento nella vita della comunità
attraverso il volontariato e lo sport.
E così abbiamo visto Marie Noëlle cantare nel coro della chiesa e accudire i
cavalli in un maneggio, Vinciane sistemare gli abiti nel negozio equosolidale,
Kristel pulire i vetri del supermercato e
frequentare una scuola di ballo country, Pierre e Daniel partecipare con i loro club sportivi a gare di ping pong e di
badminton.
Ma la cosa più bella che riportiamo dal
Belgio è la nuova casa di Marie Noëlle e Pierre. Dopo aver visitato l’appartamento ABS durante il primo incontro
FOR.C.A. organizzato a Bologna nel dicembre 2013, Pierre ha fortemente voluto per sé e per la sua compagna una
situazione abitativa più autonoma, simile a quella del suo amico Riccardo.
Valérie e i suoi colleghi l’hanno preso
sul serio, hanno valutato le opportunità, hanno reperito le risorse e fra due
mesi il primo Gruppo Appartamento a
Bassa Soglia del Belgio meridionale accoglierà la coppia e un’anziana signora che finora ha frequentato il Centro
Diurno di Chatillon. Se questa non è diffusione europea di buone pratiche! n
attività sociale
attività
sociale
attività sociale
Libertà è
partecipazione
Un corso di formazione sul
tema della partecipazione
in Cooperativa.
di Giulia Casarini, Servizio Attività Sociale,
Comunicazione e Ricerca
Avevamo detto che le attività iniziate
durante il quarantesimo della Cooperativa sarebbero state mantenute e incrementate, laddove avessero ottenuto
dei buoni risultati.
È stato così per il corso “Immaginiamo
il welfare di domani” che lo scorso
anno ha visto la partecipazione di circa 60 colleghi che hanno espresso un
apprezzamento molto alto per questa
formazione, sia in termini di contenuti
che in termini di modalità di conduzione. Allo stesso tempo, interessanti sono
stati i risultati che il corso ha prodotto,
riportati nel seminario conclusivo del
nostro quarantesimo compleanno.
A fronte di questo, per il 2015, si è pensato di proporre una formazione analoga, sempre condotta dal professor Tito Menzani dell’Università di Bologna,
ma sul tema della partecipazione in
Cooperativa. In questo caso il percorso, che si terrà in Aprile, vedrà coinvolti
40 colleghi divisi in due classi che, per la
distribuzione dei partecipanti, vanno a
riproporre una “piccola CADIAI” nei rapporti tra le varie mansioni, anzianità di
servizio, genere e così via.
L’obiettivo di questa formazione è
quello di comprendere se i soci e i dipendenti ritengono che la partecipazione sia un valore, anche in relazione
alla gerarchia interna alla Cooperativa,
e come possa essere effettivamente
CADIAI su
Instagram
Un profilo social per
condividere la vita della
Cooperativa.
a cura della Redazione
Social sì, social no: ce lo stiamo chiedendo da un po’ se abbia un senso o meno che la Cooperativa abbia
un profilo su un qualche social, in un
mondo comunicativo che cambia e si
relaziona con una velocità ed una immediatezza sempre crescente.
Il dibattito, per quanto ci riguarda,
non è né finito né scontato: un profilo istituzionale non è di semplice gestione e, per i servizi e la tipologia di
utenza che CADIAI segue, non sempre
è opportuno o scontato utilizzare stru-
menti che per altre attività sono molto utili ma che, nel nostro mondo, non
è detto che trasmettano con la giusta
dose di sensibilità e chiarezza il messaggio che si intende comunicare.
È pur vero tuttavia che questo è un sistema che, al giorno d’oggi, non si può
più ignorare, che va comunque sperimentato, magari coordinandosi anche con il resto del mondo cooperativo per inviare un messaggio chiaro ed
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vissuta e agita. Per fare ciò si partirà
dal concetto stesso di partecipazione, cos’è e come si possa esercitare in
maniera intelligente e responsabile, come un qualcosa di utile anche per la loro crescita professionale, per rafforzare
l’identità cooperativistica e, allo stesso
tempo, potenziare la coesione interna.
Tutto ciò avverrà attraverso tre incontri di tre ore ciascuno durante i quali
si utilizzerà la modalità del world café
contaminato dal frontal learning e dal
co-operative learning, metodi non necessariamente frontali di far formazione, che vogliono puntare al coinvolgimento e alla messa in gioco dei
partecipanti in maniera attiva e molto
onesta.
A conclusione del percorso, il professor Menzani darà conto degli esiti e, allo stesso tempo, ci farebbe piacere che
qualche partecipante avesse voglia di
scriverci la propria opinione. n
univoco. Basti pensare all’appello di
Legacoop Bologna che è circolato nei
giorni antecedenti il 21 Marzo in cui si
chiedeva alla cooperazione di condividere e postare le proprie esperienze relative alle attività con Libera con
l’hashtag #cooperareconliberaterra. E
così, muovendo i nostri primi passi in
questo nuovo ambito, CADIAI ha deciso di sperimentare l’uso delle immagini attraverso i social e ha quindi aperto
un profilo Instagram per condividere
le proprie esperienze con chiunque
vorrà seguirla. Valuteremo assieme
se questo potrà essere un valido strumento comunicativo, intanto vi invitiamo a seguirci su questa app.
“Ce ne sono tanti di profili che contengono la parola CADIAI al loro interno,
quale siamo noi?” mi ha chiesto una
collega. Semplicemente cadiai, senza
aggiunta di nulla.n
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Piccolo gruppo
educativo per minori
con Disturbi Specifici
di Apprendimento
Un servizio che collega
varie realtà del territorio
di Cento per migliorare
l’apprendimento e la crescita
dei ragazzi.
di Gloria Verricelli, coordinatrice
Questo progetto nasce dalla grande forza di volontà di alcuni genitori
di bambine/i e ragazze/i con Disturbi
Specifici di Apprendimento (DSA) residenti a Corporeno (Fe). La loro esperienza rispetto il percorso diagnostico dei loro figli, insieme alle difficoltà
incontrate tra istituzioni, territorio e
scuola, ha fatto sì che ci fosse un forte
stimolo a sensibilizzare tutti gli interlocutori riguardo l’argomento e a supportare con strumenti adeguati il percorso di apprendimento e di crescita
dei loro bambini/ragazzi.
I genitori interessati hanno coinvolto
nel progetto l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cento che, sentite le
motivazioni, ha appoggiato l’iniziativa
concedendo il Patrocinio.
I genitori altresì hanno coinvolto la cooperativa CADIAI, già operante nel
territorio e direttamente conosciuta da loro per la conduzione di interventi educativi individuali presso il
domicilio mirati a trattare disturbi specifici d’apprendimento (DSA). La Cooperativa ha accettato di collaborare
al progetto mettendo in campo un’educatrice professionale con specifica
preparazione, Federica Zani, e consulenza pedagogica.
La Parrocchia di Corporeno ha generosamente offerto i locali dell’Oratorio
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per lo svolgimento di tale attività.
Parte importante in tutto questo la riveste anche Coop Adriatica che, oltre a sostenere economicamente con
un contributo l’iniziativa, nell’ultimo
anno opera secondo specifiche politiche di Welfare Aziendale, contemplando per i propri dipendenti che si trovano in particolari situazioni di necessità
condizioni di miglior favore: come, ad
esempio, il supporto a famiglie con figli affetti da DSA.
Il piccolo gruppo educativo ha la finalità di accogliere bambine/i e ragazze/i
con Disturbi Specifici d’Apprendimento del territorio, bisognosi di un’attività di recupero didattica specifica, per
strutturare specifiche competenze e
acquisire strategie compensative utili
nel loro percorso scolastico.
Il piccolo gruppo educativo si offre anche come contesto in cui potersi esprimere liberamente e condividere la
fatica che comporta affrontare il percorso didattico con disturbi specifici
d’apprendimento.
In questo contesto si cercherà di mettersi in rete e creare un collegamento
con la scuola. Anche se la Legge 170
del 2010 spiega chiaramente quali siano i doveri di tale Istituzione nei confronti degli alunni affetti da DSA, diviene necessario far riferimento alle
competenze psicopedagogiche dei
docenti per far fronte al problema in
un’ottica di collaborazione.
Il piccolo gruppo, in grado di accogliere fino a 6 partecipanti alla presenza di
un educatore professionale, che collabori con insegnanti e professori vuole
essere anche un’azione preventiva rispetto alla possibile futura dispersione scolastica: sensibilizzare il corpo
docente per una corretta gestione
dell’alunna/o, per flessibilità nelle
proposte didattiche, con raggiungimento di successi, gratificazioni,
condivisione degli obiettivi educativi e didattici. Infatti, la scarsa percezione di autoefficacia e senso di autostima, ripetute esperienze negative e
frustranti determinano un grande fattore di rischio per quanto concerne la
dispersione scolastica. n
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Outdoor education
Esperienze all’aperto
per i bambini del Nido
“Giovannino”.
a cura del gruppo di lavoro
L’ ”Outdoor education”, è un progetto
con obiettivi educativi diretti alla possibilità di sviluppare apprendimenti in
natura e attraverso la natura e il metodo montessoriano si lega molto anche
a questo aspetto. In seguito a percorsi
formativi sull’argomento, anche il nostro servizio ha aderito a questo percorso.
“Il gioco in uno spazio esterno è molto più variato rispetto a quello svolto
in un ambiente strutturato, sia per la
vastità degli ambienti che consentono di rafforzare legami e relazioni fra
gruppi di bambini e bambini e adulti,
sia per le capacità creative e di sviluppo motorio che si possono realizzare
anche in modo autonomo” [Elena Iacucci].
“Permettere di incontrare, conoscere e
fare esperienza a contatto diretto con
l’ambiente naturale, risponde al bisogno dei bambini di vivere in spazi all’aria aperta, in cui sperimentare se stessi
e apprendere.
Il vivere a contatto diretto con la natura, infatti, produce nel bambino
delle emozioni che contribuiscono
all’instaurarsi in lui di un legame affet-
tivo che lo fa sentire parte dell’ambiente stesso.
Grazie a questo legame e alle esperienze vissute nell’ambiente e con
l’ambiente, il bambino sentirà proprio
quel determinato spazio e ciò si rivela
essenziale perché nasca in lui l’esigenza di rispettarlo e prendersene cura,
questo significa educare alla sostenibilità” [Sguardi di stupore tra le foglie e
fili d’erba di Michela Schenetti e Cecilia
Rossini - Rivista Infanzia].
“Occorre viverlo e incontrarlo; non necessariamente consumarlo”[Zavalloni
1992].
Noi educatori abbiamo un grande
compito, questi bambini saranno il
nostro futuro, educarli al rispetto della
natura attraverso la sua conoscenza è
un dovere di ogni adulto.
Oggi si conoscono i benefici del gioco
all’aperto; i bambini “fuori” (“all’aperto”) stanno meglio e rafforzano la propria salute.
Materiali naturali, condizioni atmosferiche, spazi odorosi, piante colorate,
pavimentazioni differenti, luoghi riservati e protetti, dislivelli del terreno, sono tutte condizioni da non trascurare
che valorizzano le esperienze in uno
spazio esterno, in quanto sono presupposti di possibili attività capaci di
stimolare sensorialità, fantasia, emo-
zioni, ed empatia verso il vivere vicino
a queste realtà.
“I dislivelli naturali del terreno, come
buche, collinette, gradini sono una risorsa, non un pericolo, ogni dislivello è
infatti un invito a muoversi, ai bambini piace molto salire e scendere e questo permette loro di prendere le misure con il proprio corpo e crescere, per
questo andrebbero valorizzati, non
eliminati” [Rabitti 2009].
Il giardino del Nido “Giovannino” nasce proprio da un progetto realizzato
dall’ingegner Rabitti e, a tal proposito,
è stato realizzato dal nostro servizio un
video, che è stato proiettato all’interno del Seminario “Educatrici si diventa” (cfr. Scoop di Dicembre 2014), che
illustra molto bene le opportunità che
il nostro giardino offre ai bambini.
Il giardino è suddiviso in diversi spazi, che si predispongono ad offrire diverse proposte: è presente una “zona orto”, dove educatrici e bambini
si dedicano alla semina, al raccolto. In
particolare, per quanto riguarda la semina e la cura delle piante e degli ortaggi, collaboriamo da anni con gli
ospiti del Centro Diurno Giovanni XXIII
che cercheremo di coinvolgere anche
quest’anno; vi sono inoltre due piccole “colline”, in salita ci si può arrampicare per poi scivolare, rotolare o ruzzo-
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tà), dello stupore (i fiori che improvvisamente sbocciano), e anche del finire
(autunno) per poi ricominciare.
“Provare tutto questo incoraggia il movimento, l’immaginazione, la creatività
e l’uso dei sensi” [Opuscolo “Esperienze
naturali al nido e nella scuola dell’infanzia” del gruppo tecnico progetto educazione all’aperto del coordinamento pedagogico comune di bologna 2013].
Vorremmo concludere questo articolo
con una dedica:
lare. Le due colline sono collegate da
un tunnel costruito con piante rampicanti; è presente una capanna naturale che funge sia da tana che da luogo
dedito al gioco simbolico; infine sono
presenti tronchi d’albero di varie grandezze posti a terra, che possono diventare “panchine per sedersi”, ostacoli o percorsi da superare oppure case
per animaletti o piccoli insetti.
L’uscita in giardino è prevista durante tutto l’anno educativo, per questo
è stato chiesto ai genitori dei bimbi di
portare al nido un paio di stivaletti da
pioggia.
I bimbi saranno così liberi di esplorare/
sperimentare giocando con:
-- manipolazione con terriccio, fango,
semi;
-- osservazione di piante e ortaggi,
gustando il “tempo dell’attesa” della
nascita, crescita e maturazione delle
stesse;
-- innaffiare le piante e gli ortaggi;
-- giochi “di scoperta” (profumo delle piante, differenza al tatto, piccoli
animali, ecc.);
-- raccolta dei “tesori del giardino”
(sassetti, rametti, foglie secche, fiori
ecc.);
-- giocare con i tronchi di diversa al-
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tezza, scoprendo i limiti del proprio
corpo e come utilizzarlo per non cadere, salendo e scendendo;
-- giochi d’acqua (nel periodo estivo)
come travasi e lavaggio bambole.
Quando si permette ai bambini di immergersi nella natura li scopriamo
coinvolti, impegnati o affascinati, per
nulla affaticati o annoiati. Perche la natura è viva e proprio per questo diventa metafora e simbolo del trascorrere della vita, della crescita (le piante),
delle fatiche (le salite, i dossi, le asperi-
Ai bambini,
a quelli che giocano nei giardinetti,
a quelli che giocano nei brutti cortili
delle scuole
senza trovarli brutti,
ai bambini che non chiedono molto
per giocare,
per essere felici,
a quelli che sanno trovar
cose da scoprire
dove per noi adulti
non c’è nulla di interessante.
Ai bambini che, ancora una volta,
ci possono insegnare qualcosa.
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Un Natale…
outdoor
“Troverai più cose nei boschi
che nei libri.
Gli alberi e i sassi ti
insegneranno cose che nessun
uomo ti potrà dire.”
(Bernard di Clairvaux).
di Lisa Lambertini, collaboratrice di Nido
Dopo aver partecipato al seminario
presso il Teatro Testoni del 15 Novembre 2014 “Per un progetto di Outdoor Education” nei Nidi e nelle scuole
dell’infanzia Bolognesi” le educatrici del Nido “Le Nuvole” di Cento hanno abbracciato il pensiero e ne hanno
fatto il progetto proposto in più esperienze di questo anno educativo.
Condividendo ciò che hanno acquisito con i genitori, li hanno coinvolti in
diverse attività, una delle quali la festa di Natale all’aperto.
Nel ruolo di “dada di sezione” ero un
poco scettica sull’atmosfera, abituata
ad addobbi tradizionali e il calore degli spazi chiusi. Certo, sappiamo bene tutti che i genitori e i bambini in
quelle occasioni vengono accolti nelle sezioni e spesso questi spazi obbligano a far lasciare a casa nonni e famiglie numerose, ma non riuscivo ad
immaginare che atmosfera natalizia
poteva esserci nel tardo pomeriggio
di Dicembre; in un giardino con foglie secche, bassa foschia e freddo. Ho
seguito i preparativi con crescente
meraviglia, vedendo quanto gli stessi genitori avessero aderito, aiutando
nell’allestimento e presentandosi numerosi. Le educatrici Alessandra, Federica e Bruna hanno fatto si che il tetro giardino invernale si trasformasse
in un accogliente e naturale salotto,
decorando il gazebo di legno con ma-
teriali naturali, bacche e rami di pino.
Una tovaglia fatta con tessuto di Juta e decorazioni sempre naturali. Una
scia di candele sul vialetto e lungo il
percorso, un tavolo imbandito con
arance, uva , pizza e fettine di panettone, thè e latte caldo nei termos han-
no rallegrato e accolto tutto il gruppo
che ben vestito e allegro ha atteso l’arrivo di Babbo Natale, il quale non ha
portato i doni tradizionali, ma un sacchetto per ogni bambino, con all’interno della frutta e un biglietto che ricordava il valore.
Nella semplicità del giardino spoglio, tra
i profumi della sera e dei materiali naturali utilizzati per addobbare, delle foglie
secche ed umide, della terra e della cera delle candele, i canti e gli auguri sono
sembrati più veri e più sentiti. n
Stagioni nella Casa Residenza “La Torre”
Il gruppo di lavoro ringrazia il collega Vito Culmone che rallegra
le giornate degli ospiti con originalità e cura.
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Presentato il progetto
“Cerca nel cassetto”
Il contributo della Casa
Residenza di Granarolo ad un
progetto sui ricordi della vita
rurale fino agli anni ’50.
a cura del gruppo di lavoro
È stato presentato, nel pomeriggio di
sabato 20 Dicembre presso la Casa Residenza di Granarolo, il progetto “Cerca
nel cassetto” (www.cercanelcassetto.it).
La Provincia di Bologna e il Museo della
Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio hanno illustrato in quell’occasione agli ospiti della Casa Residenza
e ai loro familiari il contributo dato al
progetto.
La Casa Residenza ha donato il volumetto di ricette “Raccontarsi in cucina”
presentato nell’Ottobre scorso, in occa-
Soccorso pediatrico
La Croce Rossa ha tenuto
alcune lezioni presso il Nido
d’Infanzia “La Cicogna”.
di Imma Massesio, educatrice
Il giorno 22 Gennaio 2015, l’equipe
del Nido “La Cicogna” ha ospitato i volontari della Croce Rossa del Comitato
provinciale di Bologna.
Circa un anno fa abbiamo accolto il
suggerimento di una mamma e, visto
che il coordinamento gestionale era
già interessato, abbiamo invitato la
Croce Rossa Italiana.
I volontari hanno tenuto una lezione informativa sulle manovre di diso-
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sione della Granarolo in Festa. Poi, sono
stati letti i due racconti scritti da Iride
e Nirvana. Le due ospiti hanno vinto il
premio al concorso di Poesie e Racconti
brevi indetto ad ottobre dalla Casa Residenza “Il Corniolo” di Baricella.
Inoltre, sul canto delle Mondine, che
Ilaria Berzoini, della Provincia di Bologna, ha fatto ascoltare, le signore han-
no ricordato quanto sono stati pesanti
gli anni della loro gioventù, quante fatiche hanno sopportato per guadagnare
qualche lira.
Nirvana ed Iride hanno testimoniato
quanto era insalubre quell’acqua che
arrivava a metà gamba e quanta solidarietà esisteva tra le mondine. n
struzione pediatrica e sul sonno sicuro
che si è svolta in due parti: la prima illustrava, infatti, attraverso diapositive,
i pericoli in cui i bambini incorrono ingerendo non solo oggetti bizzarri ma
anche il cibo stesso, per concludersi
con notizie sulla morte in culla.
La seconda parte, dimostrativa, durante la quale ci siamo divisi in più gruppi
e lavorato su due bambole che rappresentavano un neonato ed un bambino
in età scolare. Questa lezione si è inserita in un progetto di conferenze del
territorio di San Lazzaro di Savena che
fanno parte dei servizi aggiuntivi del
Nido aperti al territorio.
Una lezione a libera donazione, a cui
hanno partecipato 38 persone (educatrici, genitori del Nido “La Cicogna”
e genitori del territorio) su un numero
di quaranta iscrizioni avvenute tramite
un link online.
In un secondo momento sarà inviato
un attestato di partecipazione tramite
email a tutti i partecipanti.
Una bellissima esperienza condivisa
con i genitori del territorio e dei volontari fantastici che si è ripetuta in diversi Nidi del territorio, tra cui “Maria Trebbi”, “Tana dei cuccioli” e “Di Vittorio”. n
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Residenza Gruber
per persone con
Disturbi del
Comportamento
Alimentare
Un nuovo servizio in
collaborazione con la
Fondazione Seragnoli.
di Martina Masi, coordinatrice
La Residenza Gruber per persone
con disturbi del comportamento alimentare aprirà a breve le porte ai primi utenti. La Residenza nasce da un
progetto della Fondazione Gruber,
struttura coordinata dalla Fondazione Isabella Seragnoli, e vedrà
l’attiva collaborazione di CADIAI.
CADIAI, in particolare, parteciperà alla buona riuscita del progetto mediante lo svolgimento dell’assistenza
infermieristica e socio sanitaria, grazie all’inserimento di 6 infermiere e 4
OSS in un’équipe composta altresì da
un direttore socio-sanitario, una psichiatra, psicoterapeuti, dietisti e nutrizionisti.
A pieno regime, la struttura - accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale - potrà accogliere 20 utenti in regime residenziale e 8 utenti durante
il giorno, inviati dall’Azienda USL. La
struttura è collocata in via Siepelunga
in un edificio del XVII secolo appositamente restaurato, storicamente denominato Villa Goretti.
I Disturbi del Comportamento Alimentare, molto diffusi e spesso sommersi, si evidenziano prevalentemente nella fascia giovanile della
popolazione e colpiscono perlopiù
le donne. Si stima che lo 0,5% della popolazione femminile tra i 14 e i
24 anni soffra di anoressia e l’1-2% di
bulimia, mentre si calcola che il 3-4%
presenti un disturbo da alimentazione
incontrollata o altro disturbo del comportamento alimentare. Il dato non
tiene peraltro conto del fatto che tanti
risultano i casi non trattati e che difficilmente chi soffre di tali disturbi chiede aiuto spontaneamente. La soglia
d’età di rischio si sta inoltre abbassando agli 11-13 anni mentre risultano in
aumento i casi rilevati nella popolazione maschile.
Come rilevato dallo psicanalista Massimo Recalcati, nell’ambito del convegno internazionale del 28 Novembre
2014 organizzato dalla Fondazione
Gruber, “nessuna epoca come la nostra
ha idolatrato il corpo in forma, in salute” e nei disturbi del comportamento alimentare il corpo può diventare
un incubo, un idolo mostruoso, una
nuova schiavitù. Nell’anoressia si ha il
trionfo dell’io che si propone come pa-
drone del corpo e vuole controllare ciò
che entra e che esce. Il corpo anoressico è difatti “un corpo senza desiderio,
che riduce il godimento al godimento
della privazione”. Nella bulimia, d’altra
parte, in primo piano c’è “il corpo bocca come pura avidità insaziabile della
pulsione” e la persona mangia per distruggere sé stessa.
Per almeno il 20% delle persone affette da un disturbo del comportamento alimentare, l’intervento ambulatoriale non risulta sufficiente e
nel lungo termine la malattia rischia di
compromettere la salute di diversi organi del corpo. Il trattamento nell’ambito di una struttura residenziale, quale la Residenza Gruber, ha la finalità,
da un lato, di rompere il circuito anoressico riabilitando il desiderio e,
dall’altro, di evidenziare un freno,
un limite concreto all’avidità bulimica grazie all’organizzazione strutturata
del tempo e dello spazio. Il trattamento residenziale tende a ricostruire il
‘convivio’, l’alternanza tra la parola e la
nutrizione. La parola chiave è l’accoglienza, per “rimandare un’altra esperienza possibile dell’altro”. n
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Anche noi
a casa di Lucio
Gli ospiti del Centro Diurno
“Graziella Fava” in visita
alla casa di Lucio Dalla.
a cura del gruppo di lavoro
Il 18 Marzo alle 9.30 in via D’Azeglio
n. 15 , la casa del commendator Domenico Sputo si apriva per noi. Ci accolgono Andrea e Daria, entrambi
membri della Fondazione. A traghettarci in questo viaggio è Andrea, cugino di secondo grado di Lucio Dalla e collaboratore tuttofare di una
vita. L’accoglienza è spontanea e senza fronzoli, quella che si riserva agli
habitué, l’impatto con l’ambiente invece è potente, rimaniamo tutti ammaliati dalla bellezza di ciò che ci circonda.
Non è la casa di un grande musicista, è
la dimora di un Artista a 360 gradi.
Gli ambienti sono grandi, carichi di
oggetti ma allo stesso tempo spaziosi, una sala si affaccia su un’altra sala, e poi su un’altra ancora. Andrea racconta. Ogni stanza è stata teatro di
vita, gesta quotidiane ed eventi legati all’ambiente musicale e dell’arte in genere: questo è il letto di Lucio,
qui Lucio schiacciava il pisolino, que-
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sta parte della casa è stata per un periodo la sala di registrazione, in questa
stanza vedeva le partite di calcio assieme agli amici, qua improvvisava concerti con amici-colleghi. Questo è il
computer usato da me, quello invece
era il suo. Quella la macchina da scrivere che usava prima del computer.
Tanti aneddoti. Andrea è inesauribile. Le mura sono un tappeto di quadri
antichi e moderni, dischi d’oro e ritratti, tantissimi ritratti del padrone di casa. Mobili antichi, divani tanti, statue,
oggetti di modernariato, cimeli, icone
sacre e immagini irreverenti, oggetti personali: i suoi bastoni, i suoi cappelli, i suoi pellicciotti. Giocattoli antichi perfettamente conservati, tappeti
persiani, librerie soppalcate e presepi.
Lucio collezionava presepi. Tutto
convive con naturalezza. E foto. Foto che lo ritraggono con tutti. Da Karol Wojtyla a Valentino Rossi. E foto di
alcuni. Quelli che aveva nel cuore forse. La mamma, il papà, l’amico sconosciuto al pubblico. Domanda d’obbligo: dove componeva Lucio? Andrea
risponde: dappertutto! Lassù, su quel
soppalco, ci sono i suoi strumenti, racconta Andrea, sono stati suonati dagli
artisti che sono venuti nei giorni scorsi a ricordarlo e festeggiarlo. Ma l’emozione arriva all’apice quando entriamo
in una stanza, come le altre suda ricordi ed emozioni. C’è un pianoforte. La
generosità di Andrea ci lascia a bocca
aperta quando inaspettatamente scopre la tastiera e senza dire niente, Mirko, il nostro Mirko, si siede e con gli indici tesi cerca le note. Pochi attimi e la
riconosciamo, è “Attenti al lupo”, non
la aveva mai suonata prima. Eravamo
a casa di Lucio Dalla e Mirko stava
suonando il Suo pianoforte.
Un ringraziamento sentito da parte di
tutti noi all’ Elastica srl per averci dato
questa opportunità ed agli operatori
dell’ambulanza 5 che con le loro braccia possenti hanno sorretto Emanuele
lungo le scale, ed un grazie particolare
alla Fondazione per averci fatto realizzare un sogno; Lucio ne sarebbe stato
orgoglioso. n
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Visita alla sede de
“Il Resto del Carlino”
Una uscita curiosa e formativa
che i ragazzi di “Arboreto”.
a cura del gruppo di lavoro
“CHE ESPERIENZA!”. “Che emozione!”.
“Interessante!”. “Bello! Bello! Bello!”.
Davvero entusiasti, i sei ospiti del Centro socio riabilitativo per disabili “Arboreto” di Bologna: Stefano, Antonel-
Il calore
di un incontro
Una festa di Natale tra
giovani e anziani al Centro
Diurno “Il Castelletto”.
A cura di Lucia Mangelli e degli operatori
Quando si diventa adulti e poi anziani,
il Natale perde un po’ della sua magia.
Solo poche cose posso emozionare
ancora: una di queste è la gioia che riescono donarci gli altri. Il 23 Dicembre,
al Centro Diurno “Il Castelletto”, abbiamo festeggiato il Natale insieme ai
ragazzi dell’Istituto Sirani, e quel
giorno gli anziani hanno ricevuto non
solo doni, ma anche emozioni indi-
la, Roberta, Fabio, Mirel e
Silvia in visita alla sede del
giornale “Il Resto del Carlino” il 3 Marzo 2015. Dopo una breve sosta nella
moderna rotativa si sono
spostati nella ‘sala verde’
del piano terra per assistere alla proiezione del
filmato che racconta la storia del quotidiano dalla sua fondazione, nel mese di Marzo del 1885, ai nostri giorni. I
ragazzi, stupiti e incuriositi, hanno voluto poi sapere come arrivano le notizie, chi le scrive e come vengono impaginate e diffuse. Per rispondere a tutte
menticabili. Un’onda di cappellini rossi ha invaso il Centro, con sottofondo
di risate e voci allegre. Questi ragazzi,
con un semplice copricapo, sono riusciti a portare colore, ma soprattutto
calore. C’era il sorriso e lo stupore sul
volto degli anziani, ma anche su quello
di tutti noi presenti.
Subito dopo, i ragazzi hanno intonato
cori di Natale e recitato poesie, sempre a tema natalizio. La musica riesce
ad entrare nei cuori di chiunque. Gli
anziani si sono lasciati trasportare
dall’emozione; abbiamo visto le lacrime scorrere sui loro visi, e abbiamo
sentito le loro voci commosse.
Questo incontro ci ha regalato tante
sorprese, come la Tombolata di Natale, con ricchi premi! Con questa mossa,
i ragazzi hanno conquistato definitivamente tutti!
L’immagine più significativa: ragazzi e
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le domande e curiosità era presente
l’inviato speciale Giovanni Leone che,
fra l’altro, li ha accompagnati in questo emozionante tour. Subito dopo sono saliti nel grande locale che ospita la
tipografia, la redazione del “Resto del
Carlino” e quella di “Quotidiano.net”,
dove sono rimasti a lungo. Chilometri di fogli bianchi uscivano da grandi
macchinari stampati.
“Parleremo di questa bella esperienza anche sul giornalino che facciamo
nel nostro centro”, hanno annunciato. E poi sorpresa delle sorprese… per
un giorno famosi… il giorno dopo con
relativa foto sono stati pubblicati nel
giornale. n
anziani seduti insieme, fianco a fianco,
a parlare, a ridere e a scherzare tra loro,
in piena sintonia!
La giornata è finita con la briscolata: sfida tra giovani e anziani. Non
c’è stata storia: per quanto riguarda i
giochi di carte, i ragazzi hanno ancora
molto da imparare.
È stato un giorno intenso, fatto di divertimento, risate, sorrisi... e anche lacrime. Quei ragazzi, così entusiasti,
così solari, hanno saputo emozionare
tutti. E per questo gli siamo infinitamente grati.
È opportuno però un ringraziamento speciale alla professoressa Maria
Marzia Marchesini ed al Professor Giulio Lecce per aver reso possibile tutto
questo. Quei cappellini rossi, quella
freschezza, quella gioia saranno ricordi indelebili nella nostra mente, ma soprattutto nel nostro cuore. n
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Il Rondò delle
maschere
I Centri Diurni si ritrovano
per la divertente festa di
carnevale 2015.
di Anna Chiara Achilli, musicoterapeuta e
Lucia Manganelli, animatrice
E anche quest’anno all’interno dei
Centri Diurni per anziani si è esaurito
l’evento più atteso dell’anno: la sfilata
delle maschere di carnevale.
Arena della festa, il Centro Diurno “Pizzoli” che ha ospitato tutte e quattro
le strutture per sfilare con le loro maschere carnevalesche nella giornata di
venerdì 20 Febbraio.
È stata come sempre un’ iniziativa che
ha previsto una fase di preparazione
piuttosto lunga nella realizzazione
dei costumi: con il passare degli anni si sono dimostrati sempre più particolari ed originali, utilizzando sempre materiali diversi ed elaborati per la
creazione di maschere sempre più raffinate.
Questo grazie al buon lavoro di
squadra: l’operatore sceglie il tema, lo
condivide e poi insieme all’anziano lo
mette in atto. Così quest’anno i temi
erano tra i più vari, faceva da cornice
d’ingresso dei vari gruppi di maschere
una colonna sonora: bidibi, bodibi bù
introduceva la magia delle streghette
e delle fatine del Cento Diurno “I Tulipani”, le note coinvolgenti dei Carmina Burana i personaggi della Divina
Commedia del Centro Diurno “Il Castelletto”, La casa carina per le costruzioni LEGO del Centro Diurno “Pizzoli”, La banana per il tema della frutta e
verdura del Centro Diurno “Villa Arcobaleno” ed infine il brano coinvolgente del rondò veneziano per le maschere
veneziane del Centro Diurno “Cà Maz-
16
servizi
servizi
servizi
servizi
servizi
servizi
servizi
servizi
zetti” di Casalecchio di Reno.
Quest’anno rispetto agli anni passati
ci si è avvalsi della presenza in sinergia
delle due animatrici dei rispettivi Centri permettendo così una buona suddivisione di compiti e di monitoraggio
nella preparazione dei costumi.
Rispetto agli anni scorsi vista la difficoltà di assegnare il premio alla maschera
più bella, seppur con il giudizio di una
giuria di anziani che dettava punteggio, si è pensato di istituire due nuo-
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marzo 2015
vi premi: alla maschera più originale ed a quella più simpatica.La targa
per l’originalità è stata suddivisa a pari punteggio tra il Centro Diurni “I Tulipani” e il Centro Diurno “Il Castelletto”,
mentre la barzelletta raccontata da un
rappresentante di ogni Centro ha fatto sì che il premio simpatia fosse assegnato al Centro Diurno di San Lazzaro, “Villa Arcobaleno”. Il premio per la
maschera più bella, anch’esso a pari
merito, tra il Centro Diurno ospitante
del Quartiere Navile con i suoi “anziani
costruzioni Lego”, costumi creati con
semplici cartoni colorati ed assemblati
con tanto di incastri, ed il Centro Diurno di Casalecchio di Reno che si è presentato con tanto di maschere realizzate in carta pesta degne di una sfilata
Veneziana. Nel pomeriggio non sono
mancate le chiacchere che hanno allietato la merenda ed il ritorno in sede
di ogni gruppo. n
La Principessa Silvia
Diversità ed emancipazione
al femminile: l’attività
di disegno presso il centro
“Graziella Fava”.
a cura del gruppo di lavoro
Ripassare i disegni è sempre stato per
Silvia un divertimento e un’efficace distrazione dai suoi agiti autolesionisti.
La familiarità e la consuetudine col disegno unita con una grande curiosità
ha reso possibile inventare per Silvia
una attività individuale che quest’anno
compare nella programmazione al lunedì e al mercoledì.
Il dispositivo iniziale richiedeva che silvia discriminasse tra segni grafici e ortografici e tra i primi riconoscesse una
decina di soggetti ricorrenti disposti su
uno sfondo e li associasse ai colori corretti (il giallo per il sole, il blu per il mare,
il verde per l’erba è così via...).
Inizialmente i colori erano associati a
caso ma lasciavano emergere nei gusti di Silvia una chiara impronta divisionista. Con i progressi di Silvia anche la
richiesta si è fatta via via più complessa, così ci siamo domandati perché non
impiegare il nostro materiale per farci
qualcosa di divertente?
Ci siamo inventati un fumetto dal titolo “La principessa monoruota”, con un
compiaciuto riferimento al capolavoro
del maestro Miyazaki.
Queste sono alcune delle prime undici
tavole in cui si nota come dal sole marrone si passa addirittura alla frutta sugli
alberi.
È già pronta “La principessa monoruota 2.0” che sarà presto ospitata
nella rassegna “Fava in favole” curata nel nostro centro al martedì, di cui
io e Silvia siamo via illustratori ufficiali.
Allora a presto! n
17
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Chi non ride mai
non è una
persona seria
Feste e maschere per gli
ospiti della residenza
“Virginia Grandi”.
di Piera Franceschelli, infermiera
Quest’anno a San Pietro in Casale,
nella Casa Residenza “Virginia Grandi”, il carnevale non ha avuto bisogno
di molte parole... e si presenta da solo con queste foto! Oltre ai tanti costumi più tradizionali e pur sempre buffi, abbiamo avuto una performance
di... appetitose “fette di torta” tutte da
guardare con occhietti avidi e divertiti insieme e una “lavatrice” con tutti gli
accessori per il lavaggio!
Veramente tanto entusiasmo e tanti
ospiti che hanno fatto a gara per farsi
assegnare il vestito più bello!
Sono intervenuti molti operatori anche non erano in turno e numerosi invitati dal paese, gli amici di AmaAmarcord e i familiari, molti dei quali
hanno contribuito alla riuscita della festa con costumi confezionati da loro e
con la giusta dose di ironia.
Un sentito grazie a tutti! n
18
servizi
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servizi
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servizi
Carnevale
a Casa “San Biagio”
Maschere e sfrappole per
gli ospiti della Residenza
e del Centro Diurno.
di Laura Annella, psicologa
Anche se con qualche giorno di ritardo rispetto al calendario, anche San
Biagio non si è fatta mancare mascherine, stelle filanti, sfrappole e naturalmente tanta allegria per il carnevale!
Alle 15 di venerdì 20 Febbraio la nostra
sala polivalente si è aperta all’ingresso di ospiti, familiari ed operatori che
sono stati immediatamente dotati di
simpatici accessori carnevaleschi tutti (o quasi) realizzati all’interno dei laboratori creativi condotti dalle nostre
animatrici di Casa Residenza e Centro
Diurno: Mariana e Brunella.
Immancabile il pianobar del nostro
Giovanni, ormai affezionatissimo animatore di tutte le feste a Casa San Biagio. A metà della festa abbiamo accol-
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to la visita (... e le sfrappole)
di “Casalecchio Insieme”
e “Casalecchio nel cuore”,
due realtà associative del
territorio con le quali siamo entrati in contatto per
un reciproco scambio di
esperienze e portare così a conoscenza dei cittadini di Casalecchio il nostro servizio e viceversa.
Gli ospiti di Casa Residenza e Centro
Diurno hanno fatto grande festa e preso parte con entusiasmo a canti e balli, ma soprattutto si sono leccati i baffi
con la buonissima torta e le sfrappole preparate per noi dalle ragazze della nostra cucina interna gestita da
CAMST.
Non sono poi mancate risate e complimenti per i due Responsabili delle Attività Assistenziali, il coordinatore e la
psicologa acconciati anche loro per le
feste, con qualche travestimento improvvisato con materiali di riciclo sempre dalla mitica animatrice del centro
diurno, Brunella!
Avvistati paparazzi d’assalto che hanno documentato il tutto! n
19
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testimonianze
testimonianze
testimonianze
In questo numero che ci vede al fianco di Libera nella manifestazione del 21 Marzo scorso,
pubblichiamo volentieri la testimonianza del collega che ha assistito ad uno dei tanti incontri che
Don Luigi Ciotti ha tenuto in Emilia Romagna in questo periodo.
Un incontro con
Don Luigi Ciotti
di Gian Luca Taccini
Sono dati che inquietano quelli ricordati da Don Ciotti all’incontro pubblico del 3 Marzo a Nonantola, davanti
alle Associazioni di Volontariato e al
Presidio sulla Legalità appena creatosi
del Distretto, dal titolo “Nuove povertà
e diseguaglianze sociali”:
-- 10 milioni di persone in Italia vivono in povertà relativa;
-- 6 milioni in povertà assoluta dei
quali 1,5 minorenni;
-- 8 milioni in disagio lavorativo.
Una povertà che non è solo materiale ma anche e soprattutto culturale:
5,5 milioni di “analfabeti di ritorno”
e agli ultimi posti in Europa per dispersione scolastica.
“Dati che - parole del presidente di Libera - devono graffiarci la coscienza
per costruire percorsi di cambiamento”. A lucrare tra le macerie ci sono le
organizzazioni mafiose che, forti di
un’abbondanza di liquidità, si sostituiscono oramai alle banche per prestare,
e successivamente strozzare, le piccole
e medie imprese. Mafie che con la crisi, in linea con quanto denunciato da
Saviano in “Gomorra”, hanno trovato
nell’agro-alimentare il loro settore di
punta. L’ “economia assassina” ricicla in
quasi 5000 ristoranti del nostro Paese,
basti pensare che nella capitale in una
sola operazione antimafia sono stati
confiscati 43 locali tra pizzerie e ristoranti. Altro terreno dove occorre riportare con fermezza il tema della legalità
è quello ecologico: ogni giorno, secondo la Coldiretti, vengono commes-
20
si 93 crimini contro l’ambiente che, si
calcola, negli ultimi anni siano incrementati del 170%. Le mafie, ci ricorda
il padre di Libera, non sono figlie della
povertà ma arretratezza e marginalità
fanno loro da cassa di risonanza. Il tema della legalità deve viaggiare saldato a quello della giustizia sociale, ed è
per questo che l’Articolo 3 della Costituzione deve tornare centrale, per abbattere disuguaglianze che invece con
la crisi tendono ad espandersi.
Riferendosi sempre alla Carta Costituente Don Ciotti sostiene che il processo di Liberazione non sarà terminato fino a quando non si compirà una
Resistenza Etica e Civile nel nome della
Legalità. Il fondatore del gruppo Abele denuncia inoltre “la mafia nell’antimafia”: quest’ultima per molti è solo
un modo per far carriera e confondere le acque per malaffari e tornaconti
personali (è di questi giorni la notizia
dell’arresto per tangenti del presidente della Camera di Commercio di Palermo, che della legalità aveva fatto
uno dei suoi cavalli di
battaglia).
La corruzione è, per Padre Luigi “la Peste della
contemporaneità, incubatrice e avamposto della criminalità” e
continua mettendo in
guardia dal peccato del
sapere per “sentito dire” che non ci permette di approfondire e
di agire con consapevolezza e responsabilità. Infine una amara constatazione: ogni
minuto che trascorre
vengono spesi in armamenti 3 milioni di euro nelle oltre 50 guerre nel mondo, di
cui la maggior parte dimenticate, che
coinvolgono 100 nazioni. Il messaggio
di speranza, e al contempo rotta da seguire soprattutto per noi cooperatori, è quello di ripartire da un autentico
“noi” (“perché in tanti dicono noi ma
poi pensano io”) e fare emergere le cose belle, importanti e positive.
Passaggio conclusivo che Don Luigi compie incrociando lo sguardo dei
tanti giovani delle associazioni seduti
nelle prime file. n
arte e psiche
arte
e
psiche
arte e psiche
La pittrice ispirata
dagli Angeli
di Gregorio Parlascino
Sarà capitato a tutti, aggirandosi per le
brulicanti metropoli, di imbattersi in individui fuori dagli standard della gente
cosiddetta “comune”. Individui che come tutti popolano le strade, le piazze, gli autobus. Individui spesso isolati
nell’ultimo tavolo in fondo alla sala di
un bar, o sprofondati in un sonno ristoratore, al caldo, sulle poltrone di una
biblioteca pubblica. Individui delle volte maleodoranti, dall’abbigliamento
approssimativo e scoordinato, imbolsiti da una scarsa cura della propria persona. Individui che vanno per la strada
con lo sguardo perso nel vuoto, talvolta animati in discorsi il cui unico interlocutore è se stesso. Persone alle quali difficilmente si attribuirebbero certe
capacità o addirittura talenti. Vi chiedo di configurare nella vostra mente
un individuo simile, di sesso femminile, catapultandolo a oltre un secolo fa.
Questa è la storia di Séraphine Louis
da Senlis, un’artista poco nota, portata
recentemente all’attenzione del grande pubblico, in una trasposizione cinematografica del regista francese Martin Provost.
Séraphine nasce ad Arsy nel 1864,
un piccolo villaggio del nord della Francia. Ultima di sette figli, resterà
presto orfana dei suoi anziani genitori
e per questo precocemente avviata al
lavoro. Già all’età di dieci anni è al servizio di ricchi borghesi per cerare i pavimenti delle loro case. Perduto anche
il sostegno dei fratelli sarà costretta a
vivere per vent’anni in convento, allevata da suore prive di misericordia, artefici di soprusi e violenze.
Dall’aspetto corpulento e sgraziato, dalla psiche estremamente fragile,
profondamente religiosa, poco più che
quarantenne si trasferisce a Senlis, una
città decisamente più grande in cui ha
maggiori possibilità lavorative. É qui
che inizia a dipingere, su comando,
a suo dire, degli Angeli e della Vergine Maria.
Conduce una doppia vita, i lavori “neri”
di giorno per guadagnarsi da vivere, e
i lavori “colorati” di notte per glorificare lo spirito. Nella flebile luce della lampada a petrolio, intonava salmi, mentre con vigore produceva i suoi dipinti
adoperando misture fatte di sangue di
animali reperito dai macellai, cera che
rubava di giorno nelle chiese, terra e
fiori.
Qualche anno più tardi avrà la fortuna
di lavorare come domestica per un uomo di rango, il critico e mercante d’arte Wilhelm Uhde, scopritore di Picasso
e Braque, che si era trasferito a Senlis
da poco, per sfuggire ai pettegolezzi di
provincia intorno alla sua omosessualità. La rivelazione avvenne casualmente nella vicina casa di amici di Udhe,
per i quali Séraphine svolgeva il medesimo lavoro di domestica. Appesa ad
una parete vi era una magnifica natura
morta, raffigurante un tripudio di mele, in una visione oscura e allo stesso
tempo fiammeggiante, realizzata proprio da Séraphine.
Uhde resterà sconcertato e allo stesso tempo meravigliato nello scoprire
la formidabile vena artistica della domestica ritraendola in una lettere con
queste parole: ”Ignoravo... che in quel
luogo il cuore santificato di una serva
sentiva la vocazione di resuscitare il Sublime del Medio Evo e creare opere potenti impregnate di spirito gotico...”.
Sarà proprio Uhde a darle dignità
di pittrice, componendo con le sue
opere una vera e propria collezione, portandola ad essere una celebrità anche a Parigi. Ma sono gli anni del crollo di Wall Street, la grande
crisi del ‘29 che metterà in ginocchio
l’economia mondiale. Uhde non sarà
più in grado di sostenere Seraphine e
numero 47
marzo 2015
a causa dell’insediamento del regime
nazista, per sfuggire alle persecuzioni
sarà costretto a scappare. La sua collezione e il suo intero patrimonio
artistico andarono dispersi e confiscati, e Séraphine si troverà nuovamente sola ed emarginata, profondamente alterata da un pubblico che
ormai la proclamava una rappresentante dell’arte naif e dalle convinzioni che il critico, a ragion veduta, aveva
alimentato. Séraphine diventata ormai un tutt’uno con le proprie opere,
ossessionata da manie di grandezza,
e da aspettative sempre meno appagate, si isolerà sempre di più, vagando
per il paese, inquietando una comunità che non era in grado di comprenderla. Verrà internata nel 1932 per forti
stati deliranti.
Séraphine avrebbe voluto, alla sua
morte, come epitaffio: “Qui riposa Séraphine Louis, che non ha rivali,
aspettando la sua felice resurrezione”.
Sarà invece seppellita in una fossa comune, dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita, affamata e dimenticata, nell’orrore del manicomio. n
21
numero 47
marzo 2015
Roberta
Una delle cose che preferisci della montagna è il silenzio.
Il silenzio relativo, certo, visto che la natura non cessa mai di sussurrare la sua vita.
Anche per questo sei contento di risalire la strada statale, di una delle valli a te
più care, dell’appennino bolognese.
Sei già stato più volte a casa di Roberta,
in affiancamento con una fisioterapista
hai imparato i movimenti giusti, le prese
e le coordinate su cui concentrarsi.
Sclerosi multipla.
Anche scriverlo ti fa deglutire.
I suoi muscoli sono tesi all’interno, come
le fronde di un salice legato per l’inverno.
Oggi, per la prima volta, andrai da solo
da lei e, senza l’aiuto di nessuno, dovrai
attuare quello che hai imparato.
Guardi le cime delle colline intorno a te,
mentre parcheggi, cercando la calma,
cercando di assorbirla.
La trovi esattamente come l’avevi lasciata.
I suoi occhi spalancati e il suo corpo contratto, sono sul letto ad aspettarti.
Ti ricordi per filo e per segno i movimenti di apertura delle braccia, lo sbloccamento delle spalle, l’allungamento delle
dita e delle gambe.
Sarà il suo volto la chiave di tutto.
Le sue espressioni, quando i tuoi movi-
i ritratti
di
Lele
i ritratti di Lele
menti saranno grossolani, ti avviseranno, così come i muscoli sotto la tua mano d’appoggio.
Non ti saresti accorto subito che stavate
già parlando.
I livelli di comunicazione possono essere
di diversa natura, e quando cerchi di comunicare con chi non può risponderti,
capisci realmente il significato della parola Empatia.
Le tue mani si muovono adagio, mentre
la tua voce, senza nessuna tua volontà,
si fa bassa e calma.
Non ti saresti accorto subito che la sicurezza interiore che provavi non era frutto di studio o esperienza.
Era Roberta che ti insegnava.
Quando i tuoi movimenti, connessi ai
suoi, sono giusti, i suoi occhi fanno per
chiudersi e rimangono a mezz’asta, a
trattenere il beneficio.
Vedi scorrere i suoi nervi nella tua testa e
cerchi di capire, semmai ci fosse questa
possibilità, dove concentrarsi per farla
rilassare, senza perdere d’occhio la sua
bocca e il suo respiro, spesso interrotto
dal reflusso.
I tuoi occhi e i suoi adesso si fissano.
Non basterebbe tutta una collana bibliografica, per esprimere cosa gli sguardi possono trasmettere.
E allora continui a parlare con lei, a volte con la voce, a volte con le mani e altre
5x1000 a CADIAI
I fondi raccolti contribuiranno alla realizzazione di progetti rivolti agli utenti
dei nostri servizi.
Cogliamo l’occasione fin da ora per ringraziare chi sceglierà di destinare il 5
per mille a CADIAI, sostenendo in questo modo la cooperativa nella realizzazione di altre iniziative utili al perseguimento dei propri scopi sociali.
22
volte con gli occhi.
Non ti saresti accorto subito che Roberta
parlava più di te.
Mentre i minuti scorrono sulle sue dita,
ora più rilassate, il collo di Roberta pare allungarsi, mentre le sue braccia, dapprima bloccate, sembrano accogliere
una nuova postura.
Fino a che gli occhi di Roberta si chiudono davanti a te, accettando e accogliendo il sonno ristoratore.
La sua fronte stesa ti parla, ma non convenzionalmente.
Perché non esistono parole adeguate,
in nessun romanzo o poesia, che descrivono il momento esatto in cui l’empatia
decide di farvi visita.
Solo il tuo sbadiglio, che si specchia
nel suo, basta a riconoscere la magia
e, mentre intorno le colline, il vento di
Maggio rompe il silenzio, la tua mano si
poggia sulla sua fronte.
Non ti saresti accorto subito che valeva
più di mille... ciao.
Raffaele Montanarella
Operatore del SAD Anziani
di San Lazzaro di Savena
con i nostri occhi
con
i
nostri
occhi
con i nostri occhi
numero 47
marzo 2015
Questa sezione è stata pensata dalla Redazione come un angolo in cui condividere film che hanno a che fare col nostro lavoro di tutti
i giorni, con il nostro essere operatori di servizi socio-assistenziali. Film visti, appunto, “con i nostri occhi”. Chiunque voglia mandare un
proprio contributo può scrivere a [email protected]
Si può fare
Una commedia umana
dall’impianto arioso, ridente,
talvolta comico che letizia
e fa riflettere
di Jessica Bosi
Film del 2008 diretto da Giulio Manfredonia, scritto dal regista con Fabio
Bonifacci, ispirato alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti
dimessi dai manicomi in seguito alla
Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa “Noncello” di Pordenone.
Si parla di un pezzo di storia del paese, la storia nascosta dai giornali e dai
libri, fatta dalle persone, che non cambiano il corso degli eventi, ma che li
subiscono e cercano di fare del loro
meglio. Prima dell’introduzione in Italia della “legge 180/78”, detta anche
legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di
ogni tipo, dall’elettroshock alla malarioterapia. “La follia è una condizione
umana” dichiarava Basaglia, psichiatra.
“In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che
la società, per dirsi civile, dovrebbe
accettare tanto la ragione quanto la
follia, invece incarica una scienza, la
psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”.
Il film si svolge infatti nella Milano dei
primi anni Ottanta, il decennio che da
un punto di vista socioeconomico ha
gettato le basi per quelli a venire, che
ha modellato la cultura sociale degli
anni che stiamo vivendo. Gli anni Ot-
tanta del riflusso, della sinistra che inizia a non saper più dove andare, degli
ex di sinistra che diventano i simboli della Milano da bere, dei soldi facili, del profitto prima di tutto, del liberismo a tutti i costi.
Nello, il protagonista, è sindacalista
cinquantenne in rotta con la moglie
perché troppo arretrato e con il sindacato per le idee troppo avanzate
per il suo tempo. Ritenuto scomodo
all’interno del sindacato viene allontanato e “retrocesso” al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un’associazione di malati di mente liberati dalla
legge Basaglia e impegnati in (inutili)
attività assistenziali. La sfida di Nello
è quella di creare una ditta di rivestimenti di parquet. Credendo fortemente nella dignità del lavoro, Nello, una
volta trovandosi a stretto contatto con
i suoi nuovi dipendenti, cerca in ognuno di loro delle potenzialità e decide
di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra, spingendo ogni socio della cooperativa a imparare un
mestiere per sottrarsi alle elemosine
dell’assistenza e, andando contro lo
scetticismo del medico psichiatra che
li ha in cura, Nello integra nel mercato
i soci della Cooperativa con un’attività
innovativa e produttiva.
In un primo tempo la storia ti proietta nell’inferno della malattia mentale,
per regalarti poi il sogno della guarigione e dell’emancipazione verso la
pienezza della vita…
Ma la vita è anche un rischio e pericolo
di insuccessi, che non debbono in alcun modo arrestarla.
Il punto di forza del film sta nella comicità delle situazioni; frase simbolo di questa comicità: “Siamo fuori da
Tuttocittà, devi ritornare a Tuttocittà”
mentre invece la frase che meglio sintetizza lo spirito della Cooperativa 180
: “Siamo matti, mica scemi”.
Né la tragedia né l’integrazione sono
il compimento del film, pur essendone parte. La linea di demarcazione tra
malattia mentale e sanità purtroppo
resta alla fine drammaticamente tracciata, nonostante il furbetto “tag” del
film che “nessuno è normale visto da
vicino”, ma, come dice Nello/Bisio dopo il primo lavoro fallimentare della
cooperativa: “Abbiamo sbagliato perché abbiamo fatto”, ed è meglio che
non tentare per niente. n
23
numero 47
marzo 2015
rubriche
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numero 47
marzo 2015
sommario
sommario
sommario
1Editoriale
14 Anche noi a casa di Lucio
2 In copertina
15 Visita alla sede de
“Il Resto del Carlino”
Venti liberi
Il calore di un incontro
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna:
n. 7703 del 18/10/2006
5 Pari opportunità
16 Il Rondò delle maschere
17 La principessa Silvia
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
6 Progetti internazionali
18 Chi non ride mai non è una
persona seria
19 Carnevale a Casa “San Biagio”
Comitato di redazione:
Germana Grandi, Laura Zarlenga
Proprietario ed Editore:
CADIAI Cooperativa Sociale
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Direzione e Redazione:
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Tel 051 74 19 001
Fax 051 74 57 288
Coordinatrice di redazione:
Giulia Casarini
Collaboratori:
Anna Chiara Achilli, Cristina Anteghini,
Anna Soccorsa Antonelli,
Jessica Bosi, Domenico Capizzi,
Lucia Cardone, Veronica Ndy Edeh,
Raffaele Montanarella, Maria Letizia Neri,
Caterina Olivito, Saverio Parracino,
Laura Piana, Maria Rizzo,
Mihaiela Adina Romeghea,
Antonia Tedone, Deborah Venturoli.
Politiche di Pari Opportunità
Lontano da tutto, ma con
la voglia di esserci
7 Attività sociale
Libertà è partecipazione
CADIAI su Instagram
8Servizi
Piccolo gruppo educativo per
minori con Disturbi Specifici
di Apprendimento
9
Outdoor education
11 Un Natale... outdoor
12 Presentato il progetto
“Cerca nel cassetto”
Soccorso pediatrico
13 Residenza Gruber per
persone con Disturbi del
Comportamento Alimentare
Impaginazione:
N.S. - Progetti di comunicazione
Bologna
Stampa:
Casmatipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
Questa rivista è stata stampata su carta
riciclata 100% ecologica che ha ottenuto
il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale.
II
Venti liberi
Memoria, impegno e legalità:
CADIAI e i venti anni di Libera.
rubriche
rubriche
rubriche
Nati in CADIAI
Congratulazioni alle neo mamme
Agnese Casoni
Marinella Corcella
Sara Cristofori
Vincenza Michela Dimasi
Teresa Selvaggio
numero 47
marzo 2015
Fiocco rosa
per le Mamme
in redazione
Un augurio particolare a
Anna Soccorsa Antonelli
Maria Letizia Neri
20Testimonianze
Un incontro con Don Luigi Ciotti
21 Arte e psiche
La pittrice ispirata dagli angeli
22 I ritratti di Lele
Roberta
5x1000 a CADIAI
23 Con i nostri occhi
Si può fare
Pillole verdi
Piccoli consigli
di sostenibilità ambientale
Il bicarbonato di sodio, oltre ad avere proprietà alimentari e mediche, si
ritiene essere anche un ottimo igienizzante. Viene anche utilizzato an-
che come disincrostante per le tubature. Come? Eccovi la “ricetta”.
Ingredienti:
un paio di litri di acqua bollente (meglio riutilizzare l’acqua usata per la cottura della pasta o comunque usare acqua riciclata) e bicarbonato di sodio.
Come procedere:
Buttate 30gr. di bicarbonato nello
scarico, lasciate agire circa 30 secondi e versate o lasciate scorrere i 2 litri di acqua bollente. Dopo aver effettuato queste procedure, avrete i
vostri scarichi puliti risparmiando e
senza aver inquinato.
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Dono-Presto-Cerco
La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i
soci e i dipendenti della cooperativa,
di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di
CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è
qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare
ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli.
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa
la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• C
ristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del
Sole” di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre
di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare.
Le segnalazioni vengono esposte
nelle bacheche dei servizi e riportate
in una apposita pagina del sito:
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete
informativa che mette in contatto le
persone e le loro disponibilità ed esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di
stoccaggio o deposito degli oggetti:
le persone si accordano autonomamente per le
consegne.
III
[email protected] - www.cadiai.it
Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB BO
numero 47
marzo 2015
Venti liberi
Memoria, impegno e legalità:
CADIAI e i venti anni di Libera.
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Outdoor education
nei Nidi d’Infanzia
Apertura della
Residenza Gruber
Quinto incontro
del progetto FOR.C.A.