settembre 2011
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[email protected] - www.cadiai.it Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO numero 33 settembre 2011 La Residenza “Parco del Navile” è pronta Un importante investimento rivolto agli anziani. Nasce l’Immobiliare della Cooperazione Sociale Approvato e finanziato il progetto europeo “AGID” Il Codice Etico di Cadiai numero 33 settembre 2011 sommario 1 Editoriale A cosa serve una cooperativa? 2 In copertina 5 La residenza “Parco del Navile” è pronta L’impegno di Cadiai 6 Cooperazione 8 Nasce l'Immobiliare della Cooperazione Sociale 10 anni di Impronta Etica 7 Pari opportunità 9 Donne: perché regine solo in casa? Il Codice Etico di Cadiai 8 Attività sociale Periodico trimestrale di CADIAI Registrazione Tribunale di Bologna: n. 7703 del 18/10/2006 Direttore Responsabile: Gianluca Montante Comitato di redazione: Ornella Montanari, Gloria Verricelli Proprietario ed Editore: CADIAI Cooperativa Sociale via Boldrini 8 - 40121 Bologna Direzione e Redazione: via Boldrini 8 - 40121 Bologna Tel 051 74 19 001 Fax 051 74 57 288 Coordinatrice di redazione: Giulia Casarini Collaboratori: Anna Chiara Achilli, Cristina Anteghini, Anna Soccorsa Antonelli, Annalita Bellei, Monica Bernabiti, Silvia Bonazzi, Lucia Cardone, Nicola Cucca, Francesca De Fazio, Anna Di Lucia, Sonia Liberata Fabiano, Lisa Lambertini, Imma Massesio, Caterina Mastrosimone, Raffaele Montanarella, Laura Piana, Maria Angela Piccinelli, Giuseppina Reto, Giada Roma, David Rossi, Rosaria Tessier, Veronica Trauzzi, Sandra Varani, Deborah Venturoli, Laura Zarlenga. Progetto grafico Impaginazione: Service Group - Galleria dei Notai, 1 40124 Bologna “AGID”. Un nuovo progetto, una tematica nota per una sfida ambiziosa. 11 Race for the Cure 2011 12 Monografia Centro Diurno “Casa dei Boschini” Bologna 14 Servizi 15 16 17 18 Estate in allegria al centro estivo di Minerbio Le cronache di Minerbio Una Villa per tutti Novità nei servizi per l’infanzia Le Nonnolimpiadi Stampa: Casmatipolito via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d 40138 Bologna Questa rivista è stata stampata su carta riciclata 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale. Il nuovo Centro Parco del Navile. 19 In previsione di un inserimento un po’ speciale 20 Il burka invisibile 22 Anziani al centro della riflessione 23 Noi… I ragazzi di Albero Blu 24 20 anni di Casa Rodari 25 Liber Libero Parti in fretta e non tornare 26 Altre realtà Associazione AMACI 27 Lettere 28 Testimonianze Dalla Danimarca… in trasferta 30 Racconto Good morning Villa Mestizia 31 I ritratti di Lele Enrico 32 Rubriche Convenzioni e vantaggi per i Soci Diamo i numeri Pillole Verdi Dono-Presto-Cerco La vignetta di Alex Nati in CADIAI editoriale A cosa serve una cooperativa? Come spesso capita, anche in questi giorni le cooperative sono al centro di diverse questioni che interessano l’opinione pubblica. La più recente riguarda la manovra finanziaria che il Governo si appresta a varare in queste prime giornate di settembre e che contiene l’ennesimo ritocco agli sgravi fiscali di cui godono le cooperative. Si tratta di quegli sgravi che portano spesso a dire, semplicisticamente, che le cooperative non pagano le tasse e sono sgravi che hanno una motivazione ben precisa, legata alla natura stessa dell’impresa cooperativa. Innanzitutto non è vero che le cooperative non pagano le tasse: noi le paghiamo tutte, come è doveroso, e basta guardare il nostro bilancio per capire che non sono neppure così poche come qualcuno continua a sostenere: solo nel 2010 abbiamo versato all’erario ben € 581.816 tra IVA, IRAP, ICI, TARSU, ecc ecc. L’unica tassa che non paghiamo, a differenza delle società di capitale, è quella che riguarda gli utili di bilancio messi a riserva ed il motivo è semplice: mentre nelle società di capitale gli utili vengono distribuiti tra i soci e ogni socio ne fa poi quello che vuole, nelle società cooperative è stabilito per legge che una parte degli utili (il 30%) deve essere messo a riserva INDIVISIBILE ed è quella la parte di utili che non viene tassata, perché serve ad incrementare il patrimonio che la cooperativa potrà utilizzare per ulteriori investimenti. Che il patrimonio della cooperativa sia indivisibile poi, vuol dire che nessun socio se lo può portare a casa, solo la cooperativa può utilizzarlo e se la cooperativa cessa di esistere il suo patrimonio viene destinato al fondo nazio- nale di promozione cooperativa. Questo è il motivo per cui le cooperative sono tra le imprese più longeve della storia d’Italia e questa è la ragione per cui sono anche tra le imprese che, in questa fase di crisi, hanno meglio risposto al bisogno dei propri soci: nessuno può farsi prendere dalla tentazione di abbandonare la partita, di tirare i remi in barca e vivere di rendita; l’unica cosa che una cooperativa può e deve fare è portare avanti il progetto, lo scopo per cui è nata. E qui veniamo alla domanda del titolo: ma perché nasce una cooperativa, a cosa serve una cooperativa? Le cooperative di consumo nascono per tutelare il potere d’acquisto dei soci, le cooperative di abitazione nascono per aiutare i soci a trovare una casa, Cadiai è nata per garantire meglio il lavoro a 23 persone che facevano le badanti. Precarie come erano, legate alla variabilità delle esigenze delle famiglie presso cui lavoravano, queste persone hanno deciso di organizzarsi in forma cooperativa per difendere il proprio lavoro e renderlo più tutelato, più sicuro, più garantito nel tempo. Cadiai quindi è nata come cooperativa di lavoro, che ha come scopo mutualistico l’assicurazione del lavoro ai propri soci. Sono passati 37 anni, da 23 siamo passati a 750, accanto ai soci ci sono oggi 500 lavoratori dipendenti, ma lo scopo è rimasto lo stesso: assicurare ai soci e ai dipendenti un lavoro tutelato, sicuro, garantito nel tempo. Durante questo lungo cammino abbiamo anche fatto la scelta di trasformarci in cooperativa sociale di tipo A ovvero in cooperativa di operatori sociali. Così, accanto allo scopo mutualistico del lavoro, abbiamo messo lo scopo sociale della tutela delle fasce deboli della popolazione e della promozione della coesione sociale. Si è trattato di un’aggiunta, di un’evolu- EDITORIALE numero 33 settembre 2011 zione che però non ha offuscato lo scopo principale, legato al lavoro. Garantire il lavoro, difendere l’occupazione, oggi è particolarmente difficile: se è vero, come dicono in tanti, che questa crisi economica è la più grave dopo quella che ha colpito i paesi occidentali nel 1929, allora si può dire che questa è la crisi economica più grave che la Cadiai ha mai dovuto affrontare. Come stiamo reagendo? Per ora abbastanza bene: l’occupazione tiene, il controllo di gestione nel primo semestre dà un risultato positivo, abbiamo delle prospettive di sviluppo: è appena partito il nuovo asilo nido“Giovannino” presso l’ASP Giovanni XXIII; entro la fine di ottobre apriranno le due nuove residenze assistite “Parco del Navile” a Bologna e“Parco della Graziosa”a Manzolino (MO). È dall’autunno del 2008 che la crisi imperversa e non accenna a mollare la presa. Anzi, nel nostro Paese si aggrava ogni giorno di più, ma Cadiai non solo ha sempre chiuso i propri bilanci in attivo, ma ha continuato a crescere al ritmo del 5-8% ogni anno. Perché? Siamo forse più bravi o più fortunati? No: siamo coerenti! Coerenti con le nostre scelte iniziali e con la nostra natura. Siamo impresa e abbiamo sviluppato buone competenze imprenditoriali mettendole al servizio dello sviluppo e consolidamento della nostra attività. Siamo cresciuti nel tempo ma non per la crescita in sé. Non ci interessa crescere per crescere, ci interessa crescere nella misura in cui questo ci serve per consolidare l’attività e garantire il lavoro. Siamo cooperativa e abbiamo sviluppato il governo democratico della nostra impresa favorendo la partecipazione, la trasparenza, la condivisione delle scelte. Valorizzando l’apporto del socio e tenendo sempre fede allo scopo mutualistico: garantire ai soci le migliori segue a pagina 2... 1 numero 33 settembre 2011 in copertina La residenza “Parco del Navile” è pronta Un importante investimento rivolto agli anziani. Nel giugno scorso si è costituito il Consorzio KEDOS, nato dalla volontà di integrare l’esperienza pluriennale di Cadiai e Gulliver nella logica di una rete evoluta di servizi offerti al cittadino. Il consorzio, di cui fa parte anche la cooperativa Agriverde, presenta oggi le nuove realizzazioni oggetto dei suoi investimenti. Si tratta delle Residenze Assistite Parco del Navile a Bologna e Parco della Graziosa a Manzolino di Castelfranco Emilia (MO); generate da percorsi differenti, ma entrambe approdate ai medesimi obiettivi gestionali: offrire risposte concrete ai complessi bisogni della non autosufficienza nell’ambito dell’offerta residenziale rivolta ai privati ed aperta alla programmazione pubblica. La Residenza Parco del Navile è frutto di un lungo lavoro di analisi, programmazione e progettazione avviato nel corso del 2007 e sostanzialmente indirizzato ai bisogni in cambiamento di Siamo una risorsa: per i lavoratori, per gli utenti, per la comunità, perché l’attività quotidiana dei nostri servizi genera relazioni sociali importanti, che tengono insieme le persone e le comunità, offrono, oltre che cura ed assistenza, occasioni di crescita e di conoscenza per tutti, e sviluppo anche economico. Basta pensare a quante altre attività produttive sono connesse alla nostra: pasti - parafarmaci e farmaci - costruzione e manutenzione degli edifici - manutenzione del verde - divise e calzature da lavoro ecc ecc; basta pensare alla crescita reciproca che promuoviamo grazie alla collaborazione con le associazioni culturali, sportive e di volontariato che ci sono sui territori. Basterà tutto questo a metterci al sicuro dall’incalzare costante della crisi economica? Certo che no. Dovremo sempre tutti mantenere un impegno costante sul lavoro, dovremo essere capaci di affrontare i cambiamenti che questa situazione di crisi strutturale ci impone; dovremo sempre e comunque difendere la qualità dei nostri servizi e la nostra reputazione, anche da giudizi e pregiudizi che generalizzano situazioni invece molto specifiche, che nulla hanno a che fare con il modo di operare della nostra cooperativa. In altre parole dovremo rimanere coerenti: con le nostre scelte iniziali e la nostra natura. ... segue da pagina 1 condizioni di lavoro. Abbiamo progressivamente affinato anche gli strumenti interni che ci consentono questa coerenza: ultimo in ordine di tempo il Codice Etico ed il sistema valoriale di riferimento, costruito attraverso un confronto interno ed esterno molto importante. Siamo cooperativa sociale e quindi manteniamo forte l’attenzione all’utente, alla qualità dei servizi, alla funzione sociale allargata che la nostra azione possiede, in termini di mantenimento della coesione sociale nei territori in cui operiamo. Per questo abbiamo esteso la nostra rete di relazioni aderendo ad agenzie di promozione della legalità (Cooperare con Libera Terra), di promozione della responsabilità Sociale di Impresa (Impronta Etica) e di promozione della pace e dello sviluppo di altri paesi (collaborazione con Gerusalemme e con Tuzla). 2 Franca Guglielmetti Presidente di Cadiai numero 33 settembre 2011 una società che, invecchiando, produce forme sempre più evolute di non autosufficienza o di patologie assimilabili. Conseguente a ciò è l’intensificazione della domanda di servizi di qualità ad un ritmo non corrisposto dalla programmazione territoriale a cui “Parco del Navile” intende fornire una risposta professionale in ambito socio-sanitario e confortevole in termini di spazi alberghieri e servizi aggiuntivi. La residenza Parco della Graziosa nasce, invece, come iniziativa della Fondazione Casarini Camangi Paolo, istituita con lo scopo di mettere a frutto di utilità sociale il generoso lascito del proprio fondatore. La residenza, an- ch’essa realizzata nel corso degli ultimi tre anni, è stata oggetto di una procedura di gara ed il consorzio Kedos se ne è aggiudicata la gestione per i prossimi 18 anni impegnandosi al completamento degli arredi e al riconoscimento di un canone di locazione destinato a finanziare le attività di ricerca della Fondazione. Anche in questo caso la residenza esprime la risposta ai bisogni del territorio del distretto di Castelfranco Emilia e aggiunge all’attività residenziale la possibilità di frequentare il centro diurno annesso alla struttura. Entrambe le residenze prevedono una gestione fortemente integrata, un unico service amministrativo, un diret- tore tecnico della produzione ed i medesimi obiettivi di qualità quale frutto della collaborazione progettuale avviata negli ultimi anni tra i soggetti proponenti. Alla cooperativa Cadiai, nella persona di Roberto Malaguti, il compito di coordinare operativamente“Navile”; a Gulliver il medesimo ruolo per “Graziosa” nella figura di Linda Cavallaro. Il 24 e il 30 settembre è avvenuta la presentazione dei due servizi: per “Parco della Graziosa” si è trattato di una vera e propria inaugurazione alla presenza delle istituzioni e nella cornice della tradizionale festa paesana che ha richiamato l’interesse dell’intera comunità; per“Parco del Navile”è stato realizzato un “open day” per consentire agli addetti ai lavori sia pubblici che privati, con i quali abbiamo una costante interazione, di visitare la struttura. L’apertura è prevista per il mese di dicembre al termine dei percorsi autorizzativi. Un numero verde (800 502081) è già attivo per acquisire ulteriori informazioni e/o prendere appuntamento per conoscere in modo più dettagliato i servizi del consorzio Kedos ed eventualmente visitarli. segue a pagina 4... 3 numero 33 settembre 2011 in copertina ... segue da pagina 3 PARCO DEL NAVILE La residenza assistita “Parco del Navile” si trova in zona Arcoveggio a Bologna, in via del Sostegnazzo 5, all’inizio del parco fluviale del Navile, in una tranquilla zona residenziale, chiusa al traffico, facilmente raggiungibile sia in auto che con i mezzi pubblici (autobus, linee 11C e 11B). È costituita da due fabbricati, collegati fra loro, che per tipologia e per colori richiamano la tradizione bolognese, inserendosi perfettamente nel paesaggio naturalistico circostante. Fino a metà del Novecento questo complesso ospitava una cartiera; dopo decenni di abbandono è stato fedelmente ricostruito con la finalità di ospitare una moderna struttura sociosanitaria, nel rispetto degli standard previsti dalla più recente normativa relativa a questa tipologia di servizio. È in grado di accogliere anziani non autosufficienti e tutti coloro che necessitano di assistenza medica, infermieristica e trattamenti riabilitativi per il mantenimento ed il miglioramento dello stato di salute e di benessere: persone affette da demenza, con esiti da ictus stabilizzato, con esiti di fratture traumatiche in dimissione ospedaliera possono quindi trovare le professionalità e le competenze adeguate alla loro presa in carico. PARCO DELLA GRAZIOSA La residenza assistita“Parco della Graziosa” si trova a Manzolino di Castelfranco Emilia, in via Madre Teresa di Calcutta 1/a – 1/b, in una zona residenziale vicina alla campagna, facile da raggiungere. La struttura, priva di barriere architettoniche, è stata realizzata dalla Fondazione Casarini Camangi secondo le più recenti normative del settore. Gli ambienti sono ideati ed arredati per creare una dimensione più possibile familiare. 4 La Residenza accoglie anziani con diversi gradi di non autosufficienza e persone affette da patologie assimilabili, fornendo servizi abitativi, alberghieri, di assistenza tutelare, infermieristica e medica. Dispone di 40 posti letto in Casa Residenza e 10 posti per il Centro Diurno. Il servizio è operativo 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno. Dispone di 108 posti letto, suddivisi in 65 camere (22 singole e 43 doppie). È dotata di un ampio giardino, di una palestra attrezzata, di varie sale da pranzo e soggiorni per lo svolgimento delle attività collettive e di animazione. Tutta la struttura è dotata di impianto di climatizzazione per garantire il miglior benessere termico nei mesi estivi e invernali. Gli ambienti, luminosi e accoglienti, sono strutturati e arredati in modo che gli ospiti possano vivere in una dimensione che si avvicini il più possibile a quella domestica. numero 33 settembre 2011 L’impegno di Cadiai Situazione di crisi nel comparto delle cooperative sociali. Non rientrano nel novero delle buone notizie i segnali preoccupanti provenienti dal settore dei servizi di sostegno rivolti all’handicap nelle scuole e a domicilio. L’estate trascorsa è stata segnata dalla messa in liquidazione della cooperativa Geco e del consorzio Epta a cui questa aderiva. Si tratta di una cooperativa nata nel 2010 che svolgeva perlopiù servizi educativi concentrati tra i distretti di Bologna, San Lazzaro e Casalecchio. In questo frangente Cadiai, insieme alle altre cooperative associate in ATI con Geco, è stata impegnata in lunghe trattative con le Organizzazioni Sindacali, finalizzate all’assorbimento dei lavoratori e all’acquisizione dei servizi che Geco non era più in grado di garantire. Si è trattato di un confronto difficile, in cui importante è stato il ruolo svolto anche da LEGACOOP, contraddistinto dalla difficoltà di trovare un equilibrio tra le aspettative di lavoro dei dipendenti e la gestione di servizi caratterizzati da particolare variabilità nei volumi e nella qualità degli interventi richiesti. Al termine del faticoso percorso la cooperativa Cadiai si è fatta carico dell’assunzione di 47 lavoratori, tutti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Si tratta di un’importante impegno che da un lato offre prospettive di occupazione e riconoscimento dell’anzianità di servizio ad operatori precarizzati dalla crisi aziendale e dall’altro consente a Cadiai di acquisire nuove gestioni in cui, tuttavia, sarà necessario un importante lavoro organizzativo gestionale per consentire di stabilizzarle nel corso del tempo. Anche in questa prospettiva, prece- dentemente, in luglio, Cadiai ha partecipato al bando di gara per il rinnovo dell’appalto dei servizi di sostegno all’handicap del comune di Bologna. Affidato in gestione da una ventina d’anni a Società Dolce, e recentemente in ATI con Geco, il servizio avrebbe dovuto certificare l’ingresso della nostra cooperativa, a fianco di Dolce (capofila dell’appalto), nella gestione di interventi educativi di sostegno in tre quartieri della nostra città. I risultati della procedura di gara, tuttavia, hanno evidenziato il successo della cooperativa Quadrifoglio di Pinerolo. In questo caso, pertanto, nessuna assunzione di personale ex-Geco ed una svolta decisamente significativa nell’ambito degli affidamenti di servizi socio-educativi nella città di Bologna. Quest’esito del tutto imprevisto ha reso più difficile il raggiungimento di uno degli obiettivi della trattativa che ha riguardato i lavoratori di Geco ovvero il compattamento del loro tempo lavoro presso un’unica cooperativa. Franca Guglielmetti Presidente di Cadiai È stato acquistato un nuovo ambulatorio mobile attrezzato che verrà utilizzato dai medici competenti del Servizio di Sorveglianza Sanitaria del Settore di Prevenzione e Protezione di Cadiai in aziende, prevalentemente edili, che non hanno un luogo all’interno del quale effettuare le visite mediche. 5 numero 33 settembre 2011 cooperazione Nasce l'Immobiliare della Cooperazione Sociale Un’Immobiliare per dare più forza e opportunità di crescita alle cooperative sociali. Una società che per conto delle cooperative acquisirà o realizzerà immobili necessari allo sviluppo delle attività. Operazioni che spesso non riescono a sostenere da sole, a causa anche della limitata redditività del settore. Si chiama Società immobiliare per le cooperative sociali (SIS) ed è stata costituita a Bologna da tre strutture finanziarie di Legacoop - Coopfond, CCFS e Cooperare - e da 20 imprese nazionali del settore. Alle cooperative sociali viene richiesta sempre più spesso non solo la gestione, ma anche la costruzione della struttura entro cui sarà erogato il servizio. Solo pochissime cooperative sociali dispongono, però, delle risorse finanziarie necessarie per accollarsi anche questo compito. Tante rischiano così di perdere opportunità importanti, mentre anche chi riesce a farlo – bloccando gran parte delle proprie risorse per costruire l’immobile – deve limitare gli investimenti per innovazione e miglioramento della qualità dei servizi. Obiettivo di SIS è rimuovere questo blocco e aprire per ogni cooperativa sociale maggiori opportunità di sviluppo e qualificazione, per il proprio sviluppo e per il benessere degli utenti. “La costituzione dell’Immobiliare - conferma Dora Iacobelli, direttore di progetto di Coopfond e presidente della nuova società - si inserisce a pieno titolo negli orientamenti più recenti della politica finanziaria di Legacoop, indirizzata a progettare strumenti fortemente 6 specializzati in grado di rispondere al più ampio ventaglio possibile di esigenze delle cooperative associate”. “Questa nuova società - spiega Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali - è un risultato importante e innovativo di un percorso di elaborazione congiunta, in cui la crescente esigenza delle cooperative sociali di affrontare investimenti anche significativi per poter disporre degli immobili necessari allo sviluppo delle proprie attività caratteristiche ha trovato riscontro nella crescente attenzione e sensibilità degli strumenti finanziari del mondo Legacoop. Il nostro auspicio è che da SIS venga un utile e concreto supporto al percorso di riposizionamento imprenditoriale che vede impegnate le cooperative sociali in questa difficile fase di cambiamento del welfare italiano”. Nel capitale sociale dell’Immobiliare troviamo Coopfond, CCFS e Cooperare con 2 milioni di euro ciascuna e 20 realtà della cooperazione sociale che gestiscono già immobili per diverse tipologie di servizi o sono interessate ad acquisirne o a realizzarne. Queste ultime orientativamente parteciperanno al capitale con una quota di 10.000 euro ciascuna. Una volta a regime la maggioranza del capitale della società sarà detenuta dalle cooperative sociali. Ogni investimento sarà coperto per il 30% con mezzi propri della società e per il restante 70% attraverso il ricorso all’indebitamento. La durata dei contratti di affitto degli immobili sarà pari a 18 anni. Il rischio imprenditoriale delle attività svolte all’interno degli immobili rimarrà a carico delle cooperative sociali, che potranno comunque essere parzialmente sostenute da Coopfond per far fronte agli oneri dell’operazione. È previsto un Consiglio d’Amministrazione di 11 membri: 6 espressione dei soggetti finanziari e 5 delle cooperative sociali. La realizzazione degli interventi immobiliari e le relative forme di coperture saranno deliberate dal CdA con decisione a maggioranza qualificata (70%). I progetti saranno sottoposti all’approvazione del CdA, previa analisi e valutazione da parte di un comitato tecnico, rappresentativo dei soci finanziatori e delle cooperative sociali. La sede legale della società sarà a Roma. Per il primo esercizio, si prevede che la gestione amministrativa sia svolta in service da CCFS, successivamente SIS si doterà di una propria struttura tecnico-amministrativa. Le imprese che hanno già aderito a SIS sono le cooperative sociali Anteo e Valdocco del Piemonte; la cooperativa Itaca del Friuli; Codess, Socioculturale e il Consorzio Coc del Veneto; le cooperative Cadiai, Cidas, Coopselios, Gulliver, Proges e il Consorzio In Rete dell’Emilia-Romagna; le cooperative Arca, Rosa Libri, Cuore e Di Vittorio della Toscana; il Consorzio Cento per Cento delle Marche; le cooperative Altri Colori e Meta e il Consorzio Parsifal del Lazio. Tratto dal comunicato stampa di Legacoopsociali numero 33 settembre 2011 10 anni di Impronta Etica Impronta Etica, di cui Cadiai fa parte, lancia il proprio Manifesto per il 2020: una grande alleanza per la sostenibilità tra imprese, cittadini, istituzioni. “Al nostro Paese serve una grande alleanza tra imprese, cittadini, istituzioni che promuova la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica che offra lavoro e qualità di vita”: Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol e vicepresidente di Impronta Etica, ha sottolineato così, intervenendo al convegno promosso dall’associazione per i suoi dieci anni, alcuni aspetti chiave del Manifesto col quale Impronta Etica propone di muoversi verso il 2020. Un traguardo al quale punta anche l’Europa che, con la strategia Europa 2020, presentata da Iris Kroening della Commissione europea, e con la prossima comunicazione sulla responsabilità sociale d’impresa che uscirà quest’autunno, afferma l’importanza di una responsabilità condivisa fra i diversi attori sociali. L’impresa come attore fra gli attori che contribuisce allo sviluppo del capitale territoriale, in un’ottica in cui il benessere sociale necessita sempre di più di nuove Pubblicate le scelte e gli importi del 5 per mille del 2009 metriche qualitative oltre il PIL. Questo l’impegno e il lavoro che sta portando avanti l’Ocse attraverso l’indice Better Life, volto a misurare il progresso sociale dei Paesi attraverso undici parametri, illustrato da Katherine Scrivens, della Direzione Statistica dell’organizzazione. Impronta Etica guarda ai prossimi dieci anni focalizzandosi sulla situazione attuale dell’Italia, ma inserendola pienamente nel contesto europeo. “É necessario investire nella ricerca, nella green economy e nel made in Italy”, l’Assessore regionale Muzzarelli enuncia così la via d’uscita dall’empasse in cui ci troviamo oggi. Si è ragionato di partnership pubblicoprivato, insieme al Comune di Bologna, rappresentato dalla vicesindaco Silvia Giannini, che ha lanciato la proposta di un bilancio del welfare integrato tra tutti gli attori del territorio operanti in questo settore. “Il contesto in cui viviamo è in continuo mutamento - ha osservato il presidente di Impronta Etica, l’Amministratore Delegato di Hera Maurizio Chiarini - e, rispetto a dieci anni fa, molte più imprese hanno capito che vi è una correlazione diretta fra gestione sostenibile, responsabilità sociale e le sue possibilità di essere competitiva”. Da questa considerazione di fondo scaturiscono i punti che sono al centro del Manifesto per il 2020: l’impresa come partecipe attore di sviluppo del capitale territoriale, capace di integrare nelle pro- A Cadiai destinati 4.870 euro. mille dell’anno finanziario 2009. I dati relativi alla nostra cooperativa sono: - numero di scelte: 173 - importo scelte espresse: 4.361,11 € - importo proporzionale per le scelte generiche: 509,85 € Totale: 4.870,96 € L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le scelte e gli importi relativi al 5 per I fondi raccolti contribuiranno alla realizzazione di progetti rivolti agli utenti prie strategie i principi della responsabilità sociale facendone una leva per la competitività, in grado di garantire maggiore uguaglianza attraverso politiche di redistribuzione della ricchezza, concorrendo al maggiore benessere per tutti. Temi sui quali sono intervenuti, coordinati dal giornalista di Radio24 Maurizio Melis, sia i relatori europei - oltre a Katherine Scrivens e Iris Kroening, Stefan Crets, direttore di CSR Europe, Simon Pickard, direttore generale di EABIS - sia gli interlocutori italiani: dall’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli alla vicesindaco di Bologna, Silvia Giannini, da Luciano Sita, vicepresidente di Nomisma, a Marco Gallicani, redattore di Altraeconomia e Luca Lambertini professore ordinario all’Università di Bologna. Comunicato stampa e immagini di Impronta Etica dei nostri servizi. Cogliamo l’occasione per ringraziare chi ha scelto di destinare in 5 per mille a Cadiai, sostenendo in questo modo la cooperativa nella realizzazione di altre iniziative utili al perseguimento dei propri scopi sociali. 7 numero 33 settembre 2011 Donne: perché regine solo in casa? Una ricerca internazionale indaga la situazione delle donne di oggi. È stata pubblicata, nel mese di giugno, una ricerca internazionale che, attraverso 6500 interviste in 21 Paesi ha cercato di indagare sull’universo femminile partendo dalla domanda su come si sentono le donne di oggi. Indiane, spagnole, messicane, francesi, russe, inglesi rispondono così: fuori di testa, distrutte dalla fatica, sempre di corsa, espropriate della loro vita personale. Si sentono protagoniste del mondo ma dichiarano di non farcela quasi più. Le donne italiane, insieme alle francesi, sono le più stressate. Sempre di corsa fra bambini, famiglia e lavoro e con meno opportunità rispetto a donne di altri Paesi, spesso, si rifugiano nel ruolo di mamme e regine della casa. A conferma di ciò sorprende, infatti, il risultato della ricerca per quanto riguarda le donne italiane. “La figura femminile italiana si conferma ancora a schemi mentali tradizionali: ritiene che l’uomo sia ancora il soggetto più adatto per ricoprire ruoli di maggior prestigio professionale o politico”. L’unico luogo nel quale la maggioranza delle donne italiane sente di esercitare il proprio potere resta la casa. Tante sono convinte che la cosa migliore per una donna sia quella di sposarsi e di costruirsi una famiglia e lasciare che gli uomini lavorino e facciano carriera. Eppure, in Europa, le donne italiane sono quelle che contribuiscono di più all’economia familiare. Il 54% (superato solo dal 55% della Germania) dichiara l’entrata di due stipendi in famiglia e ovviamente quello delle donne è sempre più basso. È pur vero che la statistica rischia di stravolgere i dati di realtà perché l’età, 8 pari opportunità il livello di istruzione e il luogo di provenienza delle donne che hanno risposto alla ricerca sono molto importanti. È pur vero che questi dati confermano ciò che altre ricerche evidenziano e cioè l’arretratezza della cultura di valorizzazione delle donne e di pari opportunità che è ancora scarsamente presente in Italia. Purtroppo anche molte donne fanno proprio questo senso comune e sono ben convinte che tocchi a loro e solo a loro fare determinati lavori. In Spagna si sta tentando di superare questa visione dei ruoli. In Italia se una donna lavora fuori casa le stesse ore di un uomo, quando torna a casa è suo dovere accudire, fare da mangiare, pulire, lavare, stirare ecc. Pare quasi vengano prese da un senso di colpa se non adempiono a questi doveri imposti per cultura. Pare anche che si siano rassegnate alla loro condizione e faticano ad immaginare una società capace di organizzarsi in modo diverso e dare loro più opportunità. In primo luogo lavoro e, a parità di lavoro, parità di stipendio, possibilità di carriera, possibilità di occupare posizioni di rilievo e di arrivare ai vertici decisionali. Negli ultimi mesi una parte, non piccola, di donne ha manifestato nelle piazze per rivendicare la propria libertà, l’affermazione dei propri diritti e le pari opportunità. Forte è anche la preoccupazione legata ad una manovra economica che colpisce in particolare le donne. In primo luogo diminuisce fortemente la possibilità di mantenere il posto di lavoro o di trovare un’occupazione sempre meno precaria. In secondo luogo, il taglio dei trasferimenti agli Enti Locali, si tradurrà inevitabilmente in una riduzione dei servizi sostitutivi del lavoro di cura. L’aumento poi dell’età pensionabile a 65 anni, per le donne, pone seriamente il problema della carenza di politiche di supporto alla conciliazione fra vita pri- vata e lavorativa, tenendo conto di un impegno prevalente delle donne nel lavoro domestico e di cura e di una ancora scarsa richiesta dei congedi parentali da parte degli uomini. A coloro che si occupano delle scelte di governo e a quegli uomini e quelle donne che pensano che le donne non possono essere altro che regine della casa, va ricordato che se non si capisce quanta energia innovatrice e quanta competenza e intelligenza esprimono le donne, si rimane fuori dalla storia e se non si capisce che anziché tagliare, occorre potenziare l’occupazione femminile, anche attraverso il potenziamento dei servizi, non si persegue una strategia di uscita dalla crisi economica. Vania Zanotti Responsabile per le politiche di Pari Opportunità numero 33 settembre 2011 Il Codice Etico di Cadiai Uno strumento guida per l’etica in cooperativa. Nell’Assemblea dei Soci del 26 maggio 2011 è stato approvato il Codice Etico Cadiai. L’elaborazione del documento ha richiesto un percorso partecipativo che ha visto non solo l’impegno della Direzione Operativa e del Consiglio di Amministrazione, ma anche il coinvolgimento di soci/lavoratori, committenti/clienti e utenti dei servizi. In tal modo si sono potuti raccogliere diverse voci che hanno contribuito con importanti spunti alla definizione dei contenuti finali. Il Codice Etico è uno strumento volontario con cui l’impresa dichiara le proprie intenzioni e si prende specifici impegni riguardo ad alcuni ambiti della sua attività. Ogni impresa possiede delle particolarità che la legge, vista la sua necessaria generalità, non può prevedere e succede così che per molte questioni (anche assai rilevanti) si possono produrre dei dubbi e dei dilemmi. Proprio a questo serve il Codice Etico: a definire nel modo più chiaro possibile come ci si deve comportare in determinate occorrenze che la legge, gli statuti o i regolamenti non definiscono del tutto. Il Codice Etico si può considerare uno degli strumenti della responsabilità sociale delle imprese per la promozione di buone pratiche di comportamento e impegna tutti coloro da cui - a vario titolo - dipende la vita e lo sviluppo dell’organizzazione e che sono dunque chiamati a concorrere alla realizzazione della sua missione. Si tratta quindi anche di uno degli strumenti della governance, dato che specifica le attribuzioni e gli obblighi dei differenti attori interni (a partire da amministratori e management) nei confronti di specifici interlo- cutori, quali i dipendenti, i soci, i fornitori, ecc... Un passaggio che deve essere chiaro, però, è che il Codice Etico non sostituisce le leggi o le norme contrattuali, ma le integra colmando l’inevitabile distanza che esiste tra ciò che le leggi prevedono e le reali occorrenze di tutti i giorni. Il Codice serve proprio a ridurre lo stato di indeterminatezza che accompagna le decisioni, indicando gli indirizzi che facilitino questa incombenza. Nelle imprese come Cadiai che svolgono servizi alla persona questa regolamentazione interna assume particolare rilievo poiché è evidente l’importanza degli effetti che le attività svolte hanno nella vita degli utenti e delle famiglie. In tal senso è importante precisare che il Codice serve certamente a sanzionare i comportamenti considerati scorretti, ma ancor prima deve servire a ridurre i margini di dubbio riguardo ai dilemmi che possano presentarsi su quale sia il “comportamento giusto”. Deve così essere interpretato soprattutto in modo positivo, non come uno strumento rivolto innanzitutto a sanzionare, ma rivolto a indirizzare: un protocollo che aiuti i suoi destinatari ad affrontare i problemi etici (che sono poi un tutt’uno con quelli organizzativi) che si presentano nell’attività di tutti i giorni. L’organismo di controllo che è destinato a controllare la sua applicazione viene denominato Collegio Etico ed è composto da 5 persone proposte dalla Direzione e nominate dal Consiglio di Amministrazione con delibera nell’incontro del 30 settembre. I criteri definiti per l’individuazione sono i seguenti: essere dipendenti di spiccata onestà, lunga esperienza in Cadiai e appartenere a diversi ambiti lavorativi che li mettano in condizione di conoscere ed essere conosciuti da tutte le aree di attività. È importante sottolineare che più che come un istituto giudicante, deve dunque essere inteso (e fatto funzio- nare) come un’entità di promozione e di sviluppo dei comportamenti positivi: proprio per questo si è prevista la necessità che periodicamente vi sia un momento di valutazione sulla “condizione etica complessiva” dell’organizzazione, e che da essa prendano vita iniziative volte a migliorarla. Il Collegio Etico Cadiai che rimarrà in carica per 3 anni è così composto: - Ornella Montanari (Presidente) Pierluigi Signaroldi Mariangela Piccinelli Simonetta Malaguti Laura Morini Il percorso di definizione del Codice e di nomina del Collegio Etico ha visto la presentazione e l’approvazione del testo nell’Assemblea dei soci di Cadiai: questo momento non deve essere considerato la fine del percorso, bensì l’avvio del cammino intrapreso verso la promozione di buone pratiche di comportamento. Dopo questa prima fase Cadiai si dedicherà alla attivazione di un piano di formazione e informazione diretto verso tutta la base occupazionale e verso i propri stakeholder, sì da produrre la più ampia diffusione degli impegni assunti nel Codice. Si tratta di una fase imprescindibile, perché funzionale a mettere tutti i soggetti interessati nella condizione di verificare la funzionalità del Codice stesso. È dunque anche per questa ragione, che il Codice vivrà una “fase sperimentale” di tre anni, durante i quali Cadiai potrà riscontrarne la capacità di rispondere alle attese; alla scadenza di questo periodo, la Cooperativa si impegna sin d’ora a verificare ed eventualmente revisionare il testo del Codice per meglio arricchire le pratiche di responsabilità sociale. Pierluigi Signaroldi Responsabile Servizio Formazione e Sviluppo Risorse Umane 9 numero 33 settembre 2011 attività sociale “AGID”. Un nuovo progetto, una tematica nota per una sfida ambiziosa. La formazione dei professionisti attraverso l’uso di nuove tecnologie. “AGID” è il titolo del nuovo Leonardo, un progetto finanziato dall’Unione Europea, che avrà inizio a gennaio 2012 e si svilupperà nei due anni successivi. I progetti Leonardo Da Vinci sono parte dei programmi Life Long Learning dell’Unione Europea e hanno, tra i vari scopi, quello di contribuire al finanziamento di iniziative volte a confrontare, a livello europeo, competenze e approcci innovativi, migliorando la capacità di analisi e anticipazione dei bisogni, diffondendo l’insieme dei risultati della rete di partenariato, facendoli così diventare patrimonio condiviso nei diversi paesi. Parole chiave che caratterizzano questa tipologia di progetti sono innovazione, applicabilità in contesti e a livelli diversi, transnazionalità e multiattorialità. I partner che lavoreranno insieme fino al 2014 sono: la Fondazione Apemh (Lussemburgo), l’Università di Vienna, l’associazione ARFIE (di cui Cadiai è parte), l’Associazione Genert D’Or (Francia), l’Organizzazione Zonnelied (Belga), l’Università inglese di NorthUmbria e naturalmente Cadiai. Tutte queste realtà si sono confrontate per dare una risposta innovativa ad una problematica oggi, ma soprattutto nel prossimo futuro, di grande attualità: la formazione degli operatori che si trovano a lavorare con utenti disabili che 10 invecchiano. L’invecchiamento dei disabili è un tema a noi noto, rispetto al quale Cadiai sta lavorando da vari anni. Già con il progetto Grundtvig, si è voluto delineare un percorso che consentisse il confronto e lo scambio di buone prassi tra vari paesi rispetto a diverse tematiche legate all’invecchiamento dei disabili: si è parlato di sviluppo dei servizi, di partecipazione degli utenti e di coesione sociale nella comunità circostante. Ora, con il progetto“Agid”, l’attenzione si focalizza sulla formazione degli operatori, ovvero sui professionisti che, se sostenuti con un “training” adeguato, potranno incidere in modo significativo sulla qualità di vita delle persone disabili che invecchiano. Che cosa ci spinge ad approfondire ancora questa tematica? Sicuramente l’incremento, negli ultimi anni, delle persone disabili che arrivano ad un’età avanzata e che dopo i 40 anni, generalmente, hanno una grossa perdita di autonomia. A questo va aggiunto l’invecchiamento delle famiglie che non sono più in grado di rispondere ai bisogni dei propri cari, l’insorgere di nuove patologie, purtroppo sempre più numerose, e le conseguenti nuove tipologie di utenza, senza dimenticare la scarsità di risorse pubbliche con le quali l’Europa si deve confrontare… Di fronte a questo panorama, risulta di estrema importanza la formazione della “front line staff” ovvero di tutti gli operatori, medici e specialisti che non hanno avuto l’opportunità di una formazione specifica, che permetta loro di operare con questa“nuova”tipologia di utenza utilizzando maggiori e più mirate competenze. Quale la sfida di questo progetto? Attraverso una serie di passaggi successivi, che prevedono studi, confronto ed approfondimenti da parte di diverse professionalità, si vuole costruire uno strumento on-line funzionale ai professionisti che desiderano aumentare le proprie competenze. Il percorso prevede la partecipazione di più soggetti e l’utilizzo di strategie innovative, per questo motivo la NorthUmbria University (Gran Bretagna) metterà a disposizione alcuni esperti che avranno la funzione di supervisionare il percorso e monitorare l’andamento del progetto. Cadiai intende, per quanto possibile, estendere la partecipazione ad operatori, responsabili di struttura e, insieme a Legacoop Emilia-Romagna (silent partner nel progetto), mantenere sempre un dialogo aperto con la pubblica amministrazione attraverso incontri e gruppi di lavoro tematici. Lara Furieri numero 33 settembre 2011 Race for the Cure 2011 Il 25 settembre si è svolta la quinta edizione della minimaratona di raccolta fondi per la ricerca contro i tumori del seno. La Race for the Cure si riconferma un appuntamento a cui non mancare per Bologna e per Cadiai. Quest’anno si sono superati i 10.000 partecipanti (contro gli 8.000 dell’anno scorso) tra i quali ben 71 erano i componenti della squadra Cadiai. Dobbiamo ammettere, leggermente meno dell’anno precedente (93 nel 2010), ma non sono mancati gli iscritti dell’ultimo minuto, quella mattina stessa, magari con famiglia e amici. Cadiai, come in passato, ha sostenuto il costo d’iscrizione di soci e dipendenti, versando così 710 euro all’associazione Komen Italia. Una novità di quest’anno è stata l’adesione, da parte di Cadiai, anche al servizio di prevenzione messo in atto dalla Komen proprio presso gli stand dei Giardini Margherita e che ha permesso di prenotare viste senologiche, ecografie e mammografie, completamente gratuite, per le socie e le dipendenti che ne avessero fatto richiesta. Come prima volta l’adesione è stata buona: ben 11 visite con esami correlati e tutte si sono dette molto soddisfatte della professionalità dei medici (tutti provenienti dagli ospedali cittadini). Un’ulteriore azione lungo la strada della prevenzione! 11 numero 33 settembre 2011 Centro Diurno Casa dei Boschini Bologna Il Centro Diurno socio-riabilitativo per disabili adulti“Casa dei Boschini”è nato nel 1985 in convenzione con l’azienda Ausl di Bologna ed è gestito da Cadiai sin dalla sua apertura. È situato nel quartiere Borgo Panigale e attualmente ospita 10 utenti: 8 adulti portatori di deficit psicofisici che frequentano il servizio a tempo pieno (3 uomini e 5 donne) e 2 adulti portatori di deficit psicofisici che utilizzano il servizio con frequenza modulare (2 uomini). Il personale presente al Centro è formato dalle seguenti figure professionali: - 1 Coordinatore - 1 Pedagogista consulente - 4 Educatori Professionali - 2 Educatori per le sostituzioni - 1 Oss - 1 Autista Il Centro Diurno è aperto dalle 8 alle 15 dal lunedì al venerdì e il lunedì prosegue l’orario di apertura fino alle 17,30 per lo svolgimento dell’incontro settimanale di verifica da parte del gruppo di lavoro. Il servizio opera seguendo la metodologia del progetto educativo individualizzato a cui sono collegate diverse funzioni: - rendere visibili ed esplicite le pratiche educative/riabilitative svolte; - facilitare l’evoluzione di tali pratiche in collegamento e sintonia con il cambiamento del bisogno degli utenti; - verificare l’andamento di tali pratiche, la loro efficacia, la loro pertinenza al bisogno; - facilitare la comunicazione tra gli operatori che mettono in atto l’inter12 monografia vento educativo; - facilitare la comunicazione tra gli operatori del servizio e i famigliari degli utenti; - facilitare la comunicazione con gli operatori dei servizi dell’ASL; - documentare l’intervento svolto. Tale progetto educativo individualizzato, una volta presentato e condiviso dal gruppo di lavoro, viene sottoposto all’operatore ASL referente del caso e ai famigliari; l’operatore ASL sociale rappresenta il raccordo tra la progettazione del Centro Diurno e la progettazione dell’ASL. Momento fondamentale per la vita del Centro è la programmazione che si svolge ad inizio anno, che delinea le attività che si svolgeranno al centro e che viene incentrata sulle esigenze e attitudini degli utenti. Il gruppo di lavoro ritiene necessaria la formazione considerandola elemento fondamentale per mantenere e innalzare la qualità del servizio che si evolve continuamente e in particolare per la crescita personale e professionale atta a far fronte adeguata- mente a tale evoluzione. A tale proposito, negli ultimi due anni si sono svolte queste attività formative: - supervisione del gruppo di lavoro tenuta da Maurizio Stupiggia, psicologo-psicoterapeuta direttore della Scuola Biosistemica di Bologna, sulle tematiche della comunicazione all’interno del gruppo e sulla gestione della conflittualità; - corso sull’ICF di 40 ore e sul nuovo sistema di informatizzazione delle cartelle degli utenti, organizzato dalla nostra cooperativa; - corso sulle tecniche artistiche: ha avuto la finalità di accrescere le competenze manuali - espressive degli educatori per realizzare attività laboratoriali con gli utenti sempre più varie. Le attività all’interno del Centro Laboratori espressivo - manuali: fanno parte di queste attività quelle strutturate come i laboratori di creta, di falegnameria, di disegno e decorazioni. numero 33 settembre 2011 Questi tipi di lavorazione prevedono l’utilizzo di semplici tecniche che, in ogni fase, sono accessibili agli utenti che realizzano oggetti che provvederanno a dipingere: cornici, vasetti e manufatti in creta. Sono attività in cui gli educatori guidano e assecondano la fantasia e la creatività degli utenti. Le attività libere invece si svolgono nei tempi morti, come l’ascolto della musica, il ballo e la creazione di momenti piacevoli come la preparazione di aperitivi nel giardino del centro. Danza terapia: è un’attività che viene condotta da un’esperta esterna, una volta alla settimana, che mira soprattutto alla conoscenza del proprio corpo e a ciò che si può fare con esso per dar modo agli utenti di “sentirsi” e di muoversi nello spazio in modo consapevole, permettendo inoltre all’energia a volte negativa/aggressiva di fuoriuscire, trasformandosi in un atto creativo/positivo. …e quelle esterne al Centro… Attività di borsa - lavoro: per alcuni utenti sono attivati percorsi lavorativi in contesti esterni, affiancati da un operatore. Tali progetti sono nati grazie alla collaborazione con altri enti o cooperative. Sono attività che valorizzano l’identità adulta, puntano alla gratificazione personale e al riconoscimento sociale. Il primo progetto di borsa - lavoro è il “Green Garden”e consiste in lavoretti di giardinaggio da parte di due utenti, una volta a settimana, nelle serre di “Casa Gianni” della cooperativa sociale Asat. Il secondo progetto è un’attività individuale che si svolge, una volta a settimana, presso le officine dell’ATC. Attività equestre: diversi utenti ogni settimana si recano in un maneggio gestito da istruttori dell’AIASPORT. Questa attività stimola le funzioni dell’equilibrio e della concentrazione, la tonicità muscolare, il controllo e la coordinazione dei movimenti volontari. Inoltre il rapporto con l’animale risveglia vissuti emozionali che infondono benessere e serenità. Passeggiate e uscite: sono sempre numerose le occasioni di uscita in piccolo o grande gruppo. L’attività è finalizzata principalmente a consolidare un percorso di “apertura all’esterno”, favorendo la socializzazione ed ampliando il bagaglio esperienziale personale. Le uscite in piccolo gruppo avvengono nel quotidiano e vi partecipano a rotazione tutti gli utenti. Particolarmente apprezzata è l’uscita al centro commerciale per fare la spesa. Le uscite collettive (partecipazione a feste, pic-nic e pranzi), quelle serali e le gite hanno un carattere più occasionale e si svolgono prevalentemente durante la programmazione estiva. Per quanto riguarda le passeggiate si sperimentano percorsi verdi anche al di fuori del territorio circostante (parchi, collina) dove si affinano le proprie competenze motorie anche su terreni impervi. La passione per il nostro lavoro e la condivisione degli obiettivi fanno sì che tutto ciò qui riportato si svolga quotidianamente al meglio... così ci pare. 13 numero 33 settembre 2011 servizi Estate in allegria al centro estivo di Minerbio Il centro estivo anche per i più piccoli, una nuova e bella esperienza per Cadiai. Esperienza nuova presso la scuola dell'Infanzia di Minerbio per Cadiai: gestione del centro estivo per i bambini da tre a cinque anni. Data la novità della situazione, il giorno in cui incontrammo la nostra coordinatrice Stefania Pellegrino, ci chiedemmo ovviamente cosa dovessimo aspettarci. Un'equipe formata da educatrici sconosciute, condizione che poteva essere in un certo senso svantaggiosa che invece si è rivelata positiva. Ognuno di noi, fin dalla sera stessa della riunione, ha cercato di dare il meglio di sé, proponendo idee e mettendo a disposizione le proprie esperienze lavorative. Il risultato? Centro estivo ben organizzato, clima sereno e accogliente per adulti e bambini e tanto contatto con la natura. A questo proposito, ogni tanto veniva a trovarci un'educatrice Cadiai, Laura Draghetti, che, nei panni di un personaggio di fantasia chiamato “Gea”, incantava i 14 nostri bimbi raccontando delle fiabe e coinvolgendoli in piccole attività. Il nostro rapporto con la terra e con i suoi frutti ci ha dato l'occasione per realizzare oggetti sonori, strumenti musicali, quadretti, gioielli e cartelloni, utilizzando acqua, riso, legumi, pasta, bottiglie di plastica e conchiglie. I bambini sono stati coccolati, consolati nei momenti di nostalgia e nelle giornate di caldo intenso hanno avuto modo di rinfrescarsi e divertirsi in due piscine gonfiabili molto grandi, allestite in giardino. Anche gli itinerari scelti per le nostre gite (Bondy Beach, il Bosco delle Fate e la Casa delle Farfalle, lo Zoo) hanno contribuito a rendere piacevole il per- manere dei bimbi al centro estivo. Siamo andati alla scoperta della natura ed abbiamo avuto modo di apprezzare ciò che la caratterizza: dal sassolino all'insetto, dalla farfalla al leone. Anche nei nostri viaggi abbiamo incontrato personaggi fantastici come fate, folletti e streghe. Si è cercato di rendere l'estate dei nostri bambini allegra e divertente e dai complimenti ricevuti, pensiamo di aver fatto un buon lavoro. Sicuramente la maggior parte di noi educatrici ne conserva un bel ricordo e nutre in sé anche la voglia di ripetere l'esperienza. Un ringraziamento alle collaboratrici Anna, Alessandra, Rosa Anna e Roberta che ci hanno aiutato nella gestione dei numero 33 settembre 2011 momenti più delicati, la pedagogista Elisabetta Benfenati che ci ha sostenuto nei momenti di difficoltà, a Stefania Pellegrino che ha accolto col sorriso i nostri sfoghi e le nostre richieste. Un altro grande grazie alle colleghe/i che hanno condiviso con me quelle giornate di lavoro intenso ma piacevole: Patrizia, Silvia, Chiara, Barbara, Fabiola, Elena, Monica, Arianna, Daniela, Luana, Matteo e Grazia. Livia Educatrice del centro estivo Le cronache di Minerbio Reportage di viaggio: itinerari di Giramondo per le strade dell'estate. Il treno di Giramondo, detto anche centro estivo, ha viaggiato quasi ininterrottamente da giugno a settembre. Il nostro capolinea era la scuola primaria di Minerbio, i nostri passeggeri si aggiravano dai 6 agli 11 anni e la locomotiva era guidata da un variegato team di educatori e educatrici. Dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.00 i vagoni di Giramondo si affollavano e il treno partiva da Minerbio alla scoperta dell'estate. Dalle prime stazioni più difficili e caoti- che siamo passati per stazioni dislocate in ogni dove per creare un gruppo affiatato dove si respirasse un clima di rispetto reciproco, gioco, divertimento e esplorazione. Abbiamo viaggiato all'interno dei locali della scuola. Giochi di conoscenza, giochi cooperativi, travestimenti, giochi di equilibrio e fiducia, tornei di ping pong, gare di ballo, cacce al tesoro, giochi di abilità fisica e mentale, giochi di società, gare di aerei di carta, giochi di logica e memoria sono solo alcune delle numerose attività assaggiate da Giramondo. Teatro, recupero di materiali e riciclo, origami, percussioni, creta, costruzioni di scenografie, invenzione e animazione di storie, balli e danze sono i laboratori che hanno arricchito il viaggio di Giramondo. Abbiamo esplorato il territorio di Minerbio per assaggiare gelati, conoscere parchi e giardini, vivere tutto il paese e non rinchiuderci nei locali della scuola dove bambini ed educatori albergano già da settembre a giungo. Abbiamo sfruttato con fervore tutti gli impianti sportivi presenti a Minerbio, ma non ci siamo impegnati in allenamenti. Il nostro scopo era far fare esperienze. Così accanto ai tradizionali calcio, pallavolo e basket abbiamo ideato e sperimentato varianti che permettessero il coinvolgimento dei più pic- coli e permettessero loro di dare il proprio contributo, divertendosi e “riscattandosi” agli occhi dei bambini più grandi, i quali tendevano a dominare il campo. Ci siamo addentrati con entusiasmo all'interno di sport e discipline meno conosciute e praticate come il baseball, il tennis, il beach volley, la ginnastica acrobatica, lo yoga e il ping pong. Abbiamo caricato il treno di Giramondo sul pullman e per un'intera mattina, tutte le settimane, abbiamo nuotato nella piscina di Altedo. Non ancora sazi, ogni settimana abbiamo portato Giramondo in stazioni più lontane dove ci siamo fermati per tutto il giorno: AcquaJoss, Bagno Le Piramidi al Lido di Spina, Villaggio Natura, BondyBeach, Triton's Park, Villaggio della Salute, AcquaVip e la Fattoria Didattica Dulcamara. L'esperienza di Giramondo è stata ricca e variegata ed ha visto la partecipazione di tanti passeggeri. Ognuno ha dato il suo contributo ed è difficile far rientrare tutto in una pagina. L'autunno è arrivato e il viaggio di Giramondo è per quest'anno terminato. Giramondo si è fermato per studiare nuovi ricchi e stimolanti itinerari da riproporre con passione la prossima estate. Grazia Educatrice del centro estivo 15 numero 33 settembre 2011 servizi Una Villa per tutti Una nuova esperienza di centro estivo presso i locali di Villa Serena a Bologna. Le prime settimane di settembre Villa Serena ha ospitato un centro estivo. Questa frase molto semplice in realtà racchiude un’esperienza molto bella a cui io ed Fabrizio abbiamo partecipato. Il centro estivo era veramente a misura di bambino. Il numero dei posti era al massimo 21, bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. Questi numeri hanno permesso di fare un lavoro quotidiano di relazione e di progetto, gomito a gomito con i bimbi che partecipavano. Così, in modo spontaneo, naturale e profondo abbiamo creato: un museo all’aperto con ruderi, reperti trovati nel parco, visita guidata a gruppi e conferenze di esperti, a seguire abbiamo costruito una casa nell’albero, con legni, foglie e antifurto (!), abbiamo poi creato strumenti musicali e raccontato molte storie. Abbiamo avuto, anche, l’occasione di fare una Gita, con la G maiu- Una bella donazione per i nostri Centri Diurni I Centri Diurni “Graziella Fava” e “Casa dei Boschini” ringraziano sentitamente la dirigente del Centro di Lingua Tedesca di Bologna, Ingrid Malzer, per la donazione di diversi mobili e oggetti di arredamento (tavoli, sedie, cornici, bacheche e tanto altro) che contribuiranno a rinnovare e a rendere più accoglienti e colorati gli spazi dei centri. Vielen Dank! 16 scola, all’Oasi faunistica di Monte Adone. Sono state settimane intense, che ci hanno permesso di osservare e vivere da vicino la duttilità (tipica) dei bambini, il loro trovarsi bene in tutte quelle situazioni in cui si sentono liberi di muoversi, e nello stesso tempo contenuti e seguiti. Seguirli e dare loro stimoli è stato semplice e molto naturale. In questo percorso è stata fondamentale l’accoglienza che abbiamo ricevuto dai genitori, che da subito si sono mostrati entusiasti del percorso che sta- vamo approntando e colpiti dal rapporto stretto instaurato con i bambini. I piccoli numeri creano grandi numeri (intesi come risultati), questa potrebbe essere la sintesi del centro estivo di Villa Serena. La sensazione forte chiudendo l’esperienza è stata di avere seminato molto e di intravedere, nemmeno tanto in lontananza, i frutti del raccolto, fatto di consenso, voglia di ripetere, e riconoscimento. Laura Draghetti educatrice numero 33 settembre 2011 Novità nei servizi per l’infanzia Nuovi nidi e nuove gestioni a Bologna. Il mese di settembre ed il nuovo anno educativo registrano l’apertura di due nuovi servizi a gestione Cadiai. Si tratta dei nidi d’infanzia aziendale dell’Asp Giovanni XXIII e di Unicredit. Il“Giovannino”di viale Roma nasce da un investimento del consorzio KarabakOtto al fine di progettare, realizzare e gestire per i prossimi 30 anni un nido d’infanzia dedicato per 10 posti ai dipendenti dell’Asp Giovanni XXIII e per ulteriori 32 posti ai cittadini del Quartiere Savena. Frutto della partnership consolidata con le imprese del consorzio (Manutencoop, Camst, Cipea, Società Dolce) nella logica della partnership pubblico/privato, il nido si qualifica come struttura all’avanguardia in termini di progetto pedagogico ed elementi architettonici realizzati attraverso le più moderne tecniche bio-edilizie. Il personale (dieci operatrici, al mo- Novità nell’appalto dei servizi a San Lazzaro di Savena Cadiai gestisce nuovamente una sezione di materna. Il nuovo anno scolastico si apre con delle novità per quello che riguarda l’appalto dei servizi generali del Comune di San Lazzaro di Savena: presso la scuola dell’infanzia Di Vittorio abbiamo infatti in gestione la 4a sezione. La crescente difficoltà degli enti pub- mento, tra coordinatrice, educatrici e ausiliarie) è a cura di Cadiai. Tra le particolarità del progetto educativo è da segnalare la sperimentazione, del tutto originale nel panorama dei servizi della provincia, di proposte di contatto, scambio e animazione tra gli ospiti della residenza anziani dell’Asp ed i bambini del nido d’infanzia. L’“Arcobaleno dei Pulcini” di viale Vestri è il servizio che Unicredit ha dedicato all’inserimento dei figli dei propri dipendenti nell’ambito delle politiche conciliative aprendo le proprie porte a posti convenzionati, voucher e privati del territorio. Attivo dal 2009 il nido è recentemente passato in gestione a Cadiai. Autorizzato per complessivamente 49 bambini, anche se attualmente opeblici nel non poter più fare assunzioni del personale docente e collaboratore, fa sì che rivolgersi alle realtà cooperative sia l’unica soluzione per garantire continuità e qualità del lavoro con i bambini. Infatti la 4a sezione è gestita da insegnanti in organico nella stessa scuola da oltre due anni e questo ha potuto confortare i genitori, interessati e proseguire il lavoro educativo con i bambini, malgrado il pensionamento di alcune insegnati comunali. Alessandra Berarducci e Barbara Sammarchi si trovano così ad affrontare questa nuova avventura, ricche dell’esperienza acquisita e spronate dall’entusiasmo per la prova da affrontare, comunque sicure dell’appoggio rativo per una ventina, si tratta del settimo nido a gestione completa Cadiai nel comune di Bologna. Vale, infine, una menzione il“Filonido” di via della Villa, recentemente inaugurato dal consorzio KarabakNove di cui Cadiai è socia. Anche in questo caso si tratta di un'iniziativa di costruzione e gestione dedicata per 40 posti a nido d'infanzia interaziendale (Regione Emilia Romagna, Legacoop, Unipol ed Hera) e per 20 posti aperta al territorio in regime di convenzionamento con il Comune di Bologna. In questo caso la gestione del personale educativo è di Società Dolce. Alessandro Micich Responsabile gare e progetti del pedagogista della cooperativa, Enrico Mantovani. Ricordiamo che nella stessa scuola è in carico all’ATI (Cadiai – Gesser - Dolce) tutto il personale collaboratore, gli insegnanti del sostegno all’handicap e il post- scuola per la sezione statale. Ricordiamo inoltre che Cadiai ritorna ad occuparsi della gestione di scuole dell’infanzia dopo qualche anno, l’ultima esperienza risale infatti alla sezione di materna privata presso il nido “Progetto 1/6” in via Pier Crescenzi, un’esperienza felice che troverà degno proseguimento con le colleghe operanti a San Lazzaro. Gloria Verricelli 17 numero 33 settembre 2011 servizi Le Nonnolimpiadi 2° edizione di giochi motori dei Centri Diurni Anziani Cadiai. Continua anche quest’anno l’appuntamento che ha visto impegnati, a metà Settembre, i Centri Diurni per Anziani Cadiai nella gara di giochi motori ospitato dal Centro Diurno Anziani i Tulipani del Quartiere San Donato. La differenza, rispetto alla prima edizione, è stata la partecipazione questa volta del Centro Diurno Arcobaleno del Comune di San Lazzaro che si è aggiudicato un 2° posto sul podio mentre il primo posto, come lo scorso anno, è andato al Centro Diurno Cà Mazzetti di Casalecchio di Reno, il 3° posto del Centro Diurno Pizzoli del Quartiere Navile, il 4° del Centro Diurno Castelletto Quartiere Savena e l’ultimo posto del Centro Diurno ospitante di San Donato. Quest’anno c’è stata la possibilità di gareggiare sfruttando completamente il bellissimo spazio verde esterno del Centro I Tulipani che da un anno accoglie l’iniziativa di un progetto sperimentale di Garden Terapeutico per anziani e che vedrà il 30 di Settembre la sua inaugurazione. Hanno fatto da sfondo all’iniziativa le coppe interamente realizzate dagli anziani con materiale di recupero, completamente diverse dall’anno scorso, e i capellini ognuno di colore e di costruzione diversa, il tutto accresciuto dall’ideazione per ogni squadra di un urlo incitativo per ogni centro. Questo tipo di “coreografia” anticipa e prepara mentalmente l’anziano all’iniziativa, orientandolo verso un obiettivo comune e allo spirito di gruppo e alla cooperazione, senza tralasciare l’importanza della stimolazione manuale con materiali diversi che ne deriva. La geromotricità è una metodologia di movimento, specificamente studiata 18 per la persona anziana che nasce e si sviluppa a Torino intorno alla fine degli anni Settanta. Si tratta di una proposta motoria globale, preventiva, di gruppo, finalizzata al mantenimento dello stato di salute e al miglioramento della qualità di vita dell'anziano, anche in situazione di disabilità, dimostrandosi nel corso degli anni un valido strumento di attivazione psico-fisica. Con questi presupposti mi piace l’idea di definire questa giornata di “anima- zione motoria”, proprio perché muovere il corpo significa mettere in movimento anche l’anima: per questo dalla pratica della geromotricità si può facilmente allargarsi al concetto di animazione, per attraversare il territorio della riabilitazione, della ginnastica dolce, della psicomotricità e della musicoterapia. Come è facile intuire, tutto questo rientra a pieno nell’ottica preventiva e multidisciplinare della nuova geriatria, che numero 33 settembre 2011 sta finalmente superando l’interpretazione del concetto di salute in senso unicamente “clinico”, andando sempre più verso un modello rispettoso della persona nella sua interezza e globalità, attraverso l’utilizzo di discipline alternative, riabilitative ed espressive. Per questo è importante che il contesto istituzionale debba essere organizzato non soltanto per curare deficit funzionali, ma anche per promuovere le situazioni atte a potenziare le capacità dei residenti, in modo da trasformare il circolo vizioso della dipendenza dell’anziano in un “circolo virtuoso dell’autonomia”. È ovvio che coinvolgere l’anziano e stimolarlo ad eseguire da solo i compiti di vita quotidiana che ancora può svolgere non è facile né da parte dell’organizzazione della struttura (è molto più veloce vestire un anziano con difficoltà motorie o lavarlo o trasportarlo su una carrozzina piuttosto che aiutarlo mentre cerca di vestirsi da solo, di lavarsi o di camminare) e spesso incontra resistenze anche da parte dell’anziano stesso, che magari è rassegnato da tempo ad essere “gestito” da altri. Gli interventi in questo senso risultano particolarmente infruttuosi se poi l’anziano ha davanti a sé la prospettiva di passare tutta la sua giornata in una stanza davanti alla televisione o nella più totale inattività. Solo l’offerta di ruoli sociali all’interno della struttura e la partecipazione ad attività di gruppo più o meno organizzate possono offrire ai residenti opportunità di scelta e di decisioni: se davvero ci sono queste reali opportunità sulle quali esercitare di volta in volta adesione oppure rifiuto, allora può rimettersi in moto il meccanismo della motivazione al mantenimento e all’esercizio dell’autonomia residua. Se dunque l’anziano è posto in condizione di impegnarsi in qualche attività o iniziativa di sua scelta durante la giornata, e se le attività proposte risultano In previsione di un inserimento un po’ speciale A Casa Rodari viene avviato un progetto di pet education. Il 13 ottobre ha avuto inizio la formazione per tutti gli operatori di Casa Rodari "Approcci e gestione corretta del cane in struttura". Il progetto di un possibile inserimento di un cane presso la struttura per disabili ha avuto avvio nell'aprile 2010 attraverso i primi contatti presi con i veterinari dell'Ausl ed è andato strutturandosi fino ad arrivare ad oggi con una convenzione approvata e firmata fra la Provincia di Bologna, il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell'Università di Bologna, l'Azienda U.S.L. Città di Bologna e Cadiai. L'interesse da parte degli Enti collaboratori è dato anche e in particolare dalla realizzazione di un progetto sperimentale che possa dare l'opportunità di valutare e documentare eventuali giovamenti da parte di tutti i conviventi della "casa". A sostegno dell’adozione di animali, pensiamo di accogliere un cane prostimolanti e “a misura”, allora le motivazioni a fare da solo si amplieranno notevolmente: una persona soddisfatta e interessata a qualche attività è anche più desiderosa di alzarsi e vestirsi ogni mattina. Se si aggiunge inoltre all’interno delle attività la grande collaborazione e sinergia tra le figure operanti, come quella sentita durante l’iniziativa delle Nonnolimpiadi, fa sì di creare un clima in cui l’anziano si senta rassicurato, pro- veniente dal canile. Il percorso formativo sarà svolto da un medico veterinario con competenze in medicina comportamentale e servirà a fornire a tutti gli operatori una base di conoscenza necessaria per l'avvicinamento e la gestione dell'animale in una condizione di convivenza che vede necessariamente l'operatore come mediatore nella relazione tra l'utente e il cane. Un ulteriore percorso formativo più specifico e dettagliato sulla "Gestione dei problemi e individuazione delle sue manifestazioni" seguirà per quegli operatori individuati come referenti. Si prevede l'inserimento del "nuovo ospite" all'inizio del nuovo anno. Rita Battistini Coordinatrice di Casa Rodari tetto e capito, condividendone della giornata il divertimento comune nell’attesa l’anno successivo di una terza edizione. Anna Chiara Achilli Musicoterapeuta 19 numero 33 settembre 2011 Il burka* invisibile L’esperienza delle borse lavoro nel Centro Bambini e Genitori di Calderara di Reno. Nell’agosto 2010 Cadiai vince l’appalto per la gestione di alcuni servizi per l’infanzia nel territorio di Calderara di Reno e mi viene affidato il coordinamento pedagogico di un nido e di un Centro Bambini e Genitori nella frazione di Longara. Quest’ultimo è attrezzato per accogliere bambini da zero a tre anni durante la mattinata e da tre a otto anni nel pomeriggio, accompagnati dai loro genitori. È così che ho l’occasione di incontrare il “Rifugio di Emilio”. Ha una storia di dieci anni alle spalle, è stato anche un piccolo nucleo educativo per un periodo (una educatrice con cinque bambini dai due ai tre anni). È una realtà felicemente consolidata nel territorio, dove l’educatrice, ex insegnante della scuola dell’infanzia, ha saputo tessere, in accordo con la pedagogista del comune, un intreccio educativo fatto di proposte legate agli spazi ed ai materiali, ma anche alla sapiente capacità di accogliere le persone che arrivano al centro, 20 servizi ognuno con le sue caratteristiche, ognuno a suo modo. È un luogo dove si sta bene, dove i genitori hanno piacere di stare. In questo contesto, l’assistente sociale del comune propone all’educatrice del Rifugio di Emilio l’inserimento di tre ragazze in qualità di borse lavoro, a partire dal mese di Gennaio 2011. Vivono tutte e tre nel territorio, provengono dal Marocco e sono di religione musulmana. In passato hanno già frequentato il centro nel pomeriggio, ma da quest’anno la frequenza è diventata a pagamento e non riescono più a partecipare. Questo rappresenta per loro un dispiacere, anche perché il venerdì c’è un’ulteriore possibilità educativa offerta dal Rifugio, grazie alla presenza di un altro educatore, che consente l’attività di aiuto ai compiti. L’idea è quella di una borsa lavoro che comporti - e consenta - anche l’iscrizione dei figli e la loro partecipazione alle attività del Rifugio. C’è dietro un’idea di comunità, la volontà di mettere in contatto risorse ed istituzioni, che va oltre l’idea di intercultura. Racconta l’assistente sociale: “il mio approccio non è sul caso singolo, ma è un approccio del lavoro di comunità. Devo dare risposte alle esigenze del singolo, ma devo fare emergere anche risposte per la comunità locale”. Il Rifugio di Emilio sembra il luogo giusto per questa esperienza. Dice ancora l’assistente sociale: “l’ambiente accogliente, dove poter andare con i bambini, poteva permettere di sperimentarsi in un’altra veste, come persone attive che agiscono in prima persona per migliorare questo servizio. Questa idea mi aveva preso”. Due di loro vengono affiancate alla collaboratrice del Rifugio, con il ruolo di supporto alle pulizie del centro. Alla terza, viene richiesta la presenza al mattino, come aiuto per la sistemazione degli spazi e per la pulizia, ma anche come affiancamento all’educatrice durante la mattinata. Può portare anche sua figlia M. di un anno. A. è la ragazza che parla meglio l’italiano ed è anche quella che indossa il burka. All’inizio A. pensa che anche lei sarà impiegata nelle pulizie, con un orario che non implica il contatto con le famiglie. Quando comprende la richiesta che le viene fatta, ha un po’ di disorientamento. Teme ci possano essere delle difficoltà per il velo. Inoltre, avendo quattro figli, avrebbe preferito non uscire di casa presto, o quanto meno non prima di avere riassettato e lasciato tutto bene in ordine. Accetta comunque, anche se, all’inizio, le si legge nel volto un po’di titubanza. All’inizio rimane molto nell’ambiente numero 33 settembre 2011 cucina, più familiare, più simile ad un contesto dove è solita esprimere le sue competenze nel quotidiano. Riordina, chiede se va tutto bene. Le dispiace se sua figlia, mentre lei lavora, deve essere guardata dalle altre mamme, perché non vuole disturbare. Alza il velo quando non ci sono papà e uomini e lo riabbassa quando ci sono. Dice A. mamma di J. : “Non voleva darci un peso… noi eravamo molto disponibili, ma lei aveva paura di disturbarci. Non voleva che ci pesasse il nostro appoggio con la bimba, il volerle dare una mano”. Qualche genitore e nonno fa un po’ fatica a capire. Pochissimi ne fanno molta e manifestano disagio nella convivenza. Può essere infatti molto faticoso capire che l’altro non possa adattarsi ai nostri costumi. Qualcuno decide di non iscriversi al centro. Racconta sempre la mamma di J.: “Tabù di noi mamme e nonne io ne ho notati, perché qualcuno si è allontanato dal centro per la sua presenza. Ho sentito frasi un po’ cattive, del tipo: se c’è lei non ci sono io…”. Dopo un paio di mesi, c’è un momento di cedimento da parte di A. Ha paura che le persone possano non venire al centro per la sua presenza. Ci si incontra assieme nuovamente (borsa lavoro, educatrice, assistente sociale, responsabile ufficio scuola, coordinatrice gestionale e pedagogica della cooperativa) e grazie al supporto di tutti si va avanti. È molto forte il lavoro di mediazione dell’educatrice, che crea un clima che consente lo scambio. La maggior parte dei genitori capiscono, e riescono a vedere A. come una donna e una mamma, con le loro stesse paure ed apprensioni. La rete formata dai frequentanti il centro, mamme, papà, nonne - c’è anche un nonno che ha lavorato nei paesi arabi e che scambia quotidianamente con lei parole in arabo - è di grande aiuto nel superamento delle differenze. Le mamme coinvolgono la bimba di A. mentre lei pulisce, e cercano anche di coinvolgere lei nello stare con loro. Per A., all’inizio, è difficile comprendere che stare seduta a parlare con le altre mamme senza pulire e riordinare, faccia parte dell’esperienza della borsa lavoro. È un lavoro parlare o condividere pensieri? Per questo motivo, la presenza di cose da fare pratiche, nella prima parte dell’esperienza, ha aiutato A. ad essere presente, con un ruolo ed una funzione più chiare, per arrivare poi, gradualmente, a scambiare anche pensieri ed idee con le persone presenti. Racconta che una sua difficoltà iniziale è stata “capire la gente com’è. Ci sono persone che parlano, altre che non parlano… Parlando ci si capisce”. Mi ha molto emozionato condividere con i genitori intervistati e con l’educatrice una bella sensazione ed un pensiero. Quella del “velo invisibile”. La prima volta che ho incontrato A. cercavo il suo sguardo ed anche l’educatrice racconta, indirettamente, nell’intervista, la sua abilità nel cogliere le emozioni di A. “rubando” informazioni dallo sguardo: “quando è in difficoltà, io la capisco dagli occhi, perché un occhio le diventa un po’ più fermo”. Per quanto mi riguarda, con il tempo, il velo è diventato secondario. Ora non ci penso più, non lo vedo più. Anche C. mamma di R. e M. dice : “Tu la vedi con il volto coperto, ma quando tu ci parli il volto lo vedi scoperto. Vedi il velo, ma nella realtà è una persona come te; non la devi vedere diversa solo perché ha dei costumi diversi”. E l’educatrice racconta: “il velo io non lo vedo. Non so se dipende dal fatto che lavoro sempre in mezzo alle famiglie. Io il velo non lo vedo più. È un grande insegnamento sulle relazioni. Per relazionarci con le persone spesso ci basiamo sull’aspetto, ci piace, non ci piace. Lei non risponde alle aspettative fisiche perché non vedi il volto ma solo lo sguardo. […] Il velo è stata una grande scommessa per arrivare ad ascoltare. Non è l’aspetto che ti può fare stare bene. Dobbiamo andare oltre, imparare ad ascoltarci un po’ di più… Alcune persone hanno il burka nella mente, lei è molto vicina anche con il velo…”. Silvia Travaglini Pedagogista (*) In realtà il velo utilizzato da A. è il Nijab (nel Burka infatti anche lo sguardo è coperto). Abbiamo utilizzato questo termine anche se inesatto, solo perché molto più conosciuto e diffuso nel linguaggio comune. 21 numero 33 settembre 2011 Anziani al centro della riflessione A Bologna si sono svolti due importanti momenti di approfondimento sui temi dell’invecchiamento. Il 17 settembre scorso si è tenuto a Villa Ranuzzi un convegno su L’approccio integrato alla demenza avanzata, un tema di particolare interesse per tutti coloro che lavorano nelle residenze per anziani e che sempre più spesso si trovano ad assistere persone ormai in fine vita. Si è discusso di aspetti ambientali, della gestione (farmacologica e non) dei disturbi cognitivi, affettivi e comportamentali correlati alla demenza, dei problemi etici sollevati dagli interventi diagnostici e terapeutici praticati nel fine vita, ivi compreso il tema del testamento biologico. Particolarmente interessanti, sotto questo punto di vista, le relazioni di Mirco Vanelli Coralli, dirigente geriatra dell’Ospedale di Bentivoglio, Maura Coveri, dirigente geriatra dell’Ospedale HALT - Healthcare Associated Infections in Long-Term Care Facilities Il Corniolo, casa – residenza per anziani di Baricella, ha partecipato ad un progetto di ricerca europea che aveva lo scopo di monitorare la presenza di infezioni e l’utilizzo di antibiotici all’interno delle strutture. Appena i dati relativi a questa indagine saranno disponibili ne sarà data adeguata comunicazione. 22 servizi Maggiore e Vincenzo Castiglione, giurista e presidente dell’ARAD. Nel corso della mattinata Clelia D’Anastasio, responsabile del Progetto Aziendale Demenze dell’Azianda Usl di Bologna, ha presentato i dati sul percorso di miglioramento dell’assistenza alle persone affette da demenza, raccolti negli ultimi tre anni con la collaborazione costante delle strutture convenzionate di tutto il territorio provinciale. In occasione della XVIII Giornata Mondiale dell’Alzheimer l’ARAD (Associazione Ricerca e Assistenza Demenze) ha invece organizzato un seminario sul tema L’anziano fragile: quale tutela?, che si è svolto nella giornata di venerdì 23 settembre presso la sede dell’ASP Giovanni XXIII, in viale Roma. L’argomento è stato affrontato dal punto di vista geriatrico - numerosi i rappresentanti della geriatria ospedaliera che si sono alternati al tavolo, da Domenico Cucinotta a Vincenzo Pedone, da Maria Lia Lunardelli a Giovanni Savorani - dal punto di vista legale, con l’intervento dell’avvocato Ludergnani Meliota e del notaio Zanelli e biopsicosociale, con la relazione delle psicologhe Christine Melon di Cadiai e Susanna Giorgi dell’ASP Poveri Vergognosi. Fra il pubblico operatori del settore, ma anche diversi familiari caregiver e alcuni anziani interessati al tema della prevenzione nell’invecchiamento. A cura di Marie Christine Melon numero 33 settembre 2011 Noi… I ragazzi di Albero Blu Una mostra fotografica per una giornata di festa. “Albero Blu”apre i battenti il 24 ottobre 2008 e nasce come residenza sociale per disabili adulti, si trova presso il centro sperimentale “Alessandro Ancona” di via Portazza a Bologna. Viviamo insieme ad altre realtà: il gruppo appartamento “Sant’Isaia”, il Centro Diurno “Azzurro Prato” e il Centro Diurno ergoterapico. Abbiamo organizzato una mostra con l’intenzione di farci conoscere e farvi vedere quante cose facciamo in questa famiglia speciale, dove la diversità non è una barriera, ma una ricchezza. Il 13 luglio scorso si è così aperta una mostra sia fotografica che espositiva: le foto rappresentavano momenti di quotidianità nella nostra casa mentre gli oggetti erano prodotti di creta e fimo, una particolare pasta sintetica, creati proprio dai nostri utenti. Questa giornata di festa si è conclusa con un ricco buffet e... una bella cascata di gavettoni! Tutto sommato ci siamo divertiti, anche se ci è dispiaciuto molto che l'invito non sia stato accolto, se non dal gruppo appartamento “Sant'Isaia”, dagli stessi operatori di Albero Blu e dall'Associazione Movida; la loro presenza ha reso, per gli ospiti di Albero Blu, l'assenza di molte persone meno pesante. A parte questa lieve nota negativa, ringraziamo quanti hanno preso parte, nella speranza che, alle prossime feste, la partecipazione si più numerosa. Filippo Collodoro e Sonia Fabiano 23 numero 33 settembre 2011 servizi 20 anni di Casa Rodari La residenza per disabili si avvicina al ventesimo compleanno. Vent’anni fa, l'11 novembre 1991, apriva la residenza socioriabilitativa per disabili adulti Casa Rodari, in Via Fossolo 60 a Bologna, a conclusione di un percorso di "accompagnamento" di ex degenti dell'Ospedale Psichiatrico "Roncati" verso la dimissione definitiva e la faticosa riammissione in società. L'apertura della struttura residenziale Casa Rodari fu infatti il punto di arrivo di un percorso non breve, nè facile che racchiuse molti significati. Ma fu anche il punto di partenza di un altro percorso, quello di un gruppo di persone per le quali si ipotizzava la riammissione in società, dopo lunghi anni di assenza. La storia del progetto ebbe infatti inizio da lontano, all'indomani dell'entrata in vigore della legge 180, con la quale si imponeva il superamento dell'ospedale psichiatrico, che per oltre un secolo aveva funzionato come contenitore indifferenziato dei più eterogenei stati di sofferenza di natura sanitaria e sociale, psichiatrica e non psichiatrica. Nel progettare soluzioni alternative alla degenza psichiatrica, l'unica via possibile era quella di ricominciare dalla diversificazione delle persone, riscoperte nelle specificità dei rispettivi bisogni. A questo fine, prima dell'apertura di Casa Rodari, venne istituito, all'interno del "Roncati", il reparto 7H per accogliere, in osservazione, quelle persone, le cui affinità, caratteristiche comportamentali e patologie, rendessero ipotizzabile nel tempo la realiz24 zazione del progetto di dimissione dall'OP e di stanziamento nella struttura residenziale. Casa Rodari fu l'ardita scommessa di riuscire a restituire a coloro, cui l'istituzione manicomiale aveva negato il diritto di essere riconosciuti nella propria identità, la possibilità di condurre una vita in mezzo agli altri, attraverso un progetto riabilitativo che contemplava il passaggio da una gestione di tipo sanitario e psichiatrico ad una gestione prevalentemente so- cioeducativa all'interno di un contesto abitativo adeguato alle esigenze singole e di un contesto residenziale di quartiere, dove promuovere interventi di integrazione sociale. Tra le non poche difficoltà ad implementare un progetto di tale innovazione che richiedeva la costante ricerca di linguaggi ed intenti comuni tra i soggetti coinvolti (Azienda USL, Comune di Bologna, enti gestori, ecc), particolarmente delicata fu la co- numero 33 settembre 2011 struzione di relazioni di fiducia con i famigliari degli utenti che faticavano e tardavano nell'adesione a quello che, nel proprio immaginario, equivaleva forse ad un vero e proprio sconvogimento, personale e culturale, perchè andava a modificare un sistema che, dopo tanti anni, nel bene o nel male, era stato il solo ad aver in qualche modo offerto una alternativ, nella gestione del proprio caro. I famigliari, i soli che nel tempo, con la loro assidua presenza, avevano consentito un minimo contatto tra il degente ed il mondo esterno, furono costantemente coinvolti in ogni fase del progetto ed anche una volta completato il passaggio alla nuova residenza, continuarono a partecipare attivamente, chiamati in causa non solo per la profonda conoscenza che del proprio caro avevano, ma anche per condividere interventi di cura che, dal carattere custodialistico tipico dell'Ospedale Psichiatrico, ora assumevano una valenza educativa e riabilitativa, nella riscoperta di quelle risorse ed abilità personali che il lungo internamento aveva sopito. Casa Rodari fu quindi un progetto ad alta complessità, frutto della partecipazione attiva di una molteplicità di soggetti chiamati a svolgere proprie funzioni in un contesto di condivisione, volontà e responsabilità collettiva. Negli anni, la struttura si è molto modificata rispetto a quella che era la composizione originale dei residenti: c'è chi è stato trasferito in strutture per anziani, ma c'è anche chi si è ammalato e ci ha lasciati per sempre. Nel frattempo sono arrivate a Casa Rodari altre persone che, nonostante non avessero la storia sofferta di internamento in Ospedale Psichiatrico, hanno in alcuni casi richiesto una presa in carico particolarmente complessa. Anche misurandosi con realtà diverse, ciò che si è sempre cercato di portare liber libero La rubrica dedicata ai suggerimenti di lettura è uno spazio a disposizione di tutti. Chiunque volesse scrivere un commento o un’impressione su un libro che si è apprezzato e che si vuol condividere con gli altri, può contattare la redazione allo 051 7419001 o scrivendo a [email protected] Parti in fretta e non tornare Fred Vargas, Einaudi È da un anno a questa parte che non riesco a stare lontana da Fred Vargas, pseudonimo di Frèdèrique Audoin - Rouzenau, archeozoologa ed esperta in storia medievale che, durante le vacanze, un mese all’anno, scrive i suoi “polar” (così in Francia chiamano i romanzi gialli). I personaggi principali, protagonisti di più romanzi, sono atipici, lo- gorati dalla vita, geniali e in loro fa rivivere le sue passioni… Adamsberg, il commissario, uomo lento e sgualcito, Marc, squattrinato medievalista e Mathias, geologo un po’ orso. Vi suggerisco alcuni titoli: • Parti in fretta e non tornare • Io sono il tenebroso • Un po’ più in là sulla destra • L’uomo dei cerchi azzurri. “Parti in fretta e non tornare” mi è piaciuto particolarmente. Siamo a Parigi. In una caratteristica piazzetta un banditore, improvvisatosi tale per sbarcare il lunario, legge in pubblico tutti i giorni una molteplicità di messaggi che vengono depositati in un’urna d’altri tempi, a cinque franchi l’uno. Incominciano a comparire messaggi strani, in una lingua antica, che diventano sempre più inquietanti: sono quelli dell’assassino… Considero i gialli di Fred Vargas avvincenti, rilassanti e piacevoli, perfetti da alternare a letture più impegnative. Sandra Varani . avanti con coerenza è stato il lavoro di attenzione e rispetto nei confronti delle necessità personali e dei bisogni vitali di chi veniva accolto a Casa Rodari, come quando, a dicembre del 2004, la struttura si è ampliata, con l'annessione alla comunità, di un appartamento accogliente due persone, una delle quali particolarmente delicata e complessa sul versante so- cio relazionale. Attualmente Casa Rodari, che in questi venti anni è sempre stata gestita da Cadiai, in convenzione con l'Azienda USL, accoglie sedici ospiti adulti. Laura Morini Pedagogista di Casa Rodari 25 numero 33 settembre 2011 altre realtà Associazione AMACI Ospitiamo in questo numero un contributo dell’Associazione dei genitori e degli amici della Chirurgia Pediatrica “Gozzadini” di Bologna. [email protected] www.amaci.it L’AMACI è l’associazione dei genitori e degli amici della Chirurgia Pediatrica “Gozzadini” e Ospedale Maggiore di Bologna, nata nel 1990 per affiancare l’equipe medica e la Struttura Sanitaria pubblica che si prendono cura dei nostri bambini. L’associazione persegue le seguenti finalità: - fornire ai genitori le informazioni necessarie per porli nella condizione di gestire le patologie dei propri figli al meglio, raggiungendo a volte una professionalità pari a quella di un infermiere specializzato; - garantire l’aggiornamento continuo dei medici, grazie alla disponibilità di fondi da parte dell’Associazione: i giovani specializzandi, molto spesso, sono costretti a rinunciare a partecipare ad importanti congressi scientifici per mancanza di fondi da parte dell’Azienda Ospedaliera; grazie all’Associazione possono partecipare, senza dover sostenere personalmente oneri finanziari; - rendere operativo l’Ufficio che si occupa del disbrigo delle pratiche mediche e burocratiche, a disposizione di tutti i genitori; - contribuire all’acquisto di materiale ed attrezzatura medica scientifica, materiale che viene poi donato ai vari reparti di Chirurgia Pediatrica. 26 Tutto questo per rendere più confortevole l’ospedalizzazione dei piccoli pazienti, provenienti da ogni parte del nostro Paese e non solo. In questi anni abbiamo cercato di essere di supporto alle famiglie con aiuto economico e sociale, nonché morale e psicologico. Le ultime iniziative, non in ordine di importanza perché per noi il bambino è lo scopo principale, sono state queste e non solo: - aiuto finanziario per rientro nel proprio Paese, in aereo, ad un bambino proveniente dal Camerun; - aiuto finanziario per una famiglia proveniente della Sicilia per una permanenza lunga in appartamento; il bambino è purtroppo deceduto a Bologna; - aiuto ad un bambino proveniente dal Mali per interventi; - aiuto a una bambina proveniente dall’Orfanotrofio di Betlemme che è stata ricoverata per problemi grossi al fegato; - aiuto finanziario ad una giovane famiglia proveniente dal Kosovo per il figlio affetto da gravi malformazioni e che dovrà rimanere ricoverato per molti mesi, in questo caso ci siamo occupati del disbrigo delle pratiche relative al permesso di soggiorno. Questo grazie anche all’aiuto del Rotare Bologna Ovest Guglielmo Marconi che ha costituito un“Fondo Primo Aiuto”per le famiglie provenienti dagli Stati dove non esiste una reciprocità sanitaria. Quantificare le somme di denaro è difficile poiché cerchiamo di essere disponibili in caso di emergenze, un grande aiuto è dato anche da tutti i volontari che intervengono in caso di necessità, come è capitato per la bambina proveniente dall’Orfanotrofio di Betlemme e il bambino proveniente dal Kosovo. Molte sono state le attività svolte all’interno del reparto, grazie alla sinergia che si è creata con altre Associazioni, sia presenti all’interno del Gozzadini che sul territorio, fra queste la musicoterapia con il Progetto Tamino, vari spettacoli organizzati da vari enti, tra cui “Il nonno in camice bianco”, organizzati da Cadiai. Quest’ultima iniziativa è stata molto apprezzata dai bambini e dai loro genitori, ma anche dai“protagonisti”degli spettacoli, persone “non più giovani” che hanno regalato, con la loro simpatia, un sorriso ai piccoli pazienti. Il Presidente Pier Paolo Redaelli Fotografie tratte dal sito dell’Associazione. lettere numero 33 settembre 2011 27 numero 33 settembre 2011 testimonianze Dalla Danimarca… in trasferta Pubblichiamo un altro articolo di Massimo Allegrezza, educatore presso il Gruppo Appartamento “Sant’Isaia”, ora in aspettativa, che sta frequentando una scuola di cooperazione internazionale in Danimarca. Bloom siede su una panchina lontana da noi. Non è cattivo né tanto meno timido, è fatto così. Preferisce guardare le cose da un altro punto di vista. È partito con noi dalla Danimarca, pullmino della speranza, millesettecentonovantotto chilometri dalla mia nuova casa in Lindersvold, fino alla casa dei miei genitori a Senigallia. Due giorni. Tante fermate di mezzo, ma alla fine siamo arrivati. Sono tre mesi che lavoriamo per questo. Sono tre mesi che cerchiamo in giro materiale che la gente butta via per allestire i nostri mercatini delle pulci e raggranellare il denaro che ci sarebbe servito per arrivare in Italia. Bloom tutto il tempo a guardarci da lontano, un po’ diffidente come me, sicuramente convinto che quei duemila euro che ci eravamo prefissati come obiettivo non li avremmo mai raggiunti. E invece l’abbiamo smentito mettendone da parte addirittura duemilacinquecento, ma usando la vecchia tecnica del celarne una parte per le emergenze. Italian job. Bloom approva silenzioso e lancia un sorriso. Bene, allora si diceva arrivati in Italia. La prima pizza oltre confine [non che Trento sia famosa per la pizza] meglio dello schifo danese lo era e di gran lunga. Sorrisi persi in mezzo a quelle Alpi. Il sole che faceva capolino tra un picco e il successivo, un po’come gioca un bambino che si nasconde dietro la spalla del genitore. Quindi le 28 montagne per il benvenuto e la strada a sancire un patto con la nostra proposta iniziale. Viaggio in pullmino molto istruttivo e un po’ devastante. Si arriva di notte a casa dei miei, Bloom che per protesta resta nel pullmino. Non avevamo previsto il suo letto e di dormire con me non se ne parla. Va bene Bloom, tanto domani andiamo al mare. Non è facile impressionare questi cuori vichinghi, né tanto meno farli emozionare di fronte ad un bel paesaggio o ad uno scorcio indimenticabile, ma il mare è maestro nelle sorprese e glielo si legge negli occhi come quest’acqua, temperata rispetto alla loro, sia un habitat meraviglioso dove spendere le loro giornate. Pelli bianchissime le loro, “Ragazzi crema protezione trenta, altrimenti domani porto in giro delle aragoste.” Bloom sorride sulla torretta del bagnino. Non ci lascia soli, ma la sua indipendenza la difende come una bandiera. Lo capisco, non esce spesso e le vacanze mai proprio. Però quando non lo guardo sorride di gusto inseguendo le figure dei ragazzi che giocano nell´acqua. Bologna ci accoglie con il suo caldo irrespirabile. Grazie Dotta Signora per non risparmiarci il tuo generoso e umido abbraccio. I ragazzi danesi arrancano, caldo inusuale dalle loro parti. Bloom zitto e guardingo non spreca fiato. Come sempre mi accade non rie- sco a privarmi dello sport, così a distanza e con un giorno di anticipo organizzo la nostra presenza per un calcetto la sera dell´arrivo a Bologna. I ragazzi di sempre non si tirano indietro a coinvolgere me e due biondi nordici in una partita dall’inizio duro, troppa afa a riempirla. Lo spilungone danese gioca come sa. Corre molto ma la lucidità fatica ad uscire con il caldo. Sbaglia molto e si arrabbia, solo un goal lo placa un po’. Il più piccolo risparmia energie e sudore. Si diverte già solo per essere in campo. Bloom aspetta appollaiato sulla traversa che finiamo. Non sembra annoiato, direi incuriosito dal gioco. Non è molto sportivo lui. A fine partita si va per fare assaggiare agli stranieri crescentine e tigelle. È qui che li aspettavo. Dopo tre morsi, la pizza al ristorante e il primo di mio padre cedono il passo alle nuove regine nelle preferenze del cibo italiano. La crescentina allunga di un passo addirittura sulla tigella. Il ragù vero, non la schifezza che fanno loro, e numero 33 settembre 2011 la nutella su tutti i condimenti. Un vero trionfo. Si decide che il prossimo progetto in quel di Faxe sarà aprire una tigelleria e fare soldi a palate. Grandi progetti per prossimi viaggi. I ragazzi che sono con noi, i miei amici di sempre a Bologna sono il mio vanto. B. che chiacchiera con loro. B. il timido per natura che si lancia in un nuovo Esperanto che è l’inglese misto ai gesti con i miei amici. Bloom mi guarda e approva. Bloom è davvero convinto che avere un sacco di amici è molto meglio che avere un sacco di soldi. Adoro questi momenti in cui riesco a fondere ciò che sono stato, ciò che mi appartiene con quello che ora vivo, con quello che ora sono. Sono dei giorni che sorrido senza sosta. Dentro mi sento leggero e rinfrancato per quanto sia riuscito a far conoscere a questi ragazzi danesi. La mia famiglia che si è adattata a ricevere 5 persone in casa. Letti di fortuna e mangiata da 10 persone a tavola. Il padre di un mio vecchio utente che torna dal lavoro prima per mostrarci come funziona una vigna e regalarci del vino, solo perché lo chiamo e gli spiego che un gruppo di danesi sarebbe curioso di capire come si coltiva il vino. E poi Bologna. Oltre gli amici Bologna c’è anche Cadiai che ci permette di dormire nell’appartamento di via Mazzini. La Cadiai è Chiara che la contatto dicendo ”Mi trovi un posto da dormire per noi 6” e lei che convince Mario a lasciarci accampare all´Abs. La Cadiai è Salvo che è un ospite meraviglioso e premuroso. E alla fine mi sento davvero a casa qui, i miei ragazzi danesi lo percepiscono. Bloom si appoggia al mio letto stanotte. Non se la sente di mancare di rispetto a tanta gentilezza. Domani andremo a Venezia e poi faremo un po’ di mare, ma intanto stasera respiriamo ancora un po’ Bologna e tutto il suo calore. Sia quello materiale che un po’ infastidisce, ma soprattutto quello delle persone che mi hanno aspettato, ecco di quello riesco a privarmi difficilmente. Guardo Bloom e sorrido. Non riesco a farne a meno. Non riesco a non accostare la faccia di B. al mio fianco a quella di Bloom. Hanno la stessa espressione seria e concentrata. Guido da stamattina presto e ormai ho quasi quattrocento chilometri alle spalle. B. è silenzioso. A tratti chiude gli occhi e penso si addormenti, ma non molla la sua posizione eretta e non cede con i muscoli del collo, dorme come un cavallo. Quando lo sbircio non si volta, non so se ne accorga o meno, non so se faccia finta, ma non importa di certo. Bloom silenzioso rimbalza lo sguardo tra me e B. Stiamo tornando indietro. Lasciamo Italia e amici alle spalle. Non è stato facile, abbiamo guidato davvero tanto, ma la soddisfazione serpeggia tra le facce stanche. Tutti lo speravamo, nessuno però osava pensare che alla fine un viaggio che sembrava strano fin dal suo concepimento, alla fine si risolvesse così. La mia famiglia, quella di sangue e quella allargata degli amici, ha contribuito a marcare indelebilmente questo viaggio. Bloom approva “indelebilmente” e “la mia famiglia”. Il loro calore ha contribuito a far conoscere un aspetto dell’Italia che questi ragazzoni danesi non potevano immaginare da una guida turistica o da un video. Non si impara sui libri come cenare insieme e riconoscersi senza essersi mai incontrati. Bloom sorride. Non si impara come vivere una serata a casa nonostante la casa sia a 1798 km da lì. Bloom sorride. Non si impara cosa significa ricevere dei regali solo perché l’altro è felice di farlo anche se non lo rivedrai mai più. Bloom non smette più di sorridere. Ora è contento davvero. Stiamo tornando a casa per lui, ma è contento di esserci ora e qui. Di esserci stato e di aver toccato con mano. Sempre in disparte, ma attento. Bloom è stato “presente a se stesso” come adorava dire un mio vecchio docente. Bloom non sa bene cosa significa, ma suona bene e gli piace. E soprattutto è contento di esserci, di esserci stato e di tornare a casa. Massimo 29 numero 33 settembre 2011 racconto Good morning Villa Mestizia Questo non è un racconto comico. E soprattutto non è fantascientifico. Buongiorno mesti villeggianti, chi vi parla è il vostro speakeducatore, in questa nuova, bellissima giornata che si apre alla Vuemme. Quante, quante cose ho da dirvi, ma come sempre voglio partire dalla nostra regola d’oro, vale a dire: il forte aiuta il debole, ok? Quindi, brontoloni, smettetela di lamentarvi e di ricordare al vostro compagno di branda che un tempo avevate degli operatori che si occupavano di voi, che non eravate costretti a fare tutto da soli, che vi toccava un materasso a testa e non uno in condivisione e altre buffe rimembranze di questo tenore; ormai il vento è cambiato, le cose vanno così e non ha senso tutta questa nostalgia per quello che accadeva chissà quante finanziarie fa; e d’altronde è ora che capiate che il nuovo corso vi fa bene: finalmente state cominciando a capire quanto è importante sacrificarsi gli uni per gli altri, e allora continuate così; non ve lo dico più: alzatevi, pigroni, e alzate chiunque intorno a voi non abbia la fortuna di essere in grado di farlo da sé. Cominciate, questo è ovvio, non da chi vi sta accanto ma da chi ha più urgenza di andare in bagno. Vi ricordo che in sala potete già trovare il caffè e i nove biscotti della colazione; a dirla tutta i biscotti sarebbero dieci, ma visto che dividere dieci biscotti per voi che siete diciotto sarebbe complicato, e visto che stamattina sono uscito presto da casa e senza mangiare la mia solita superbrioche, i biscotti sono nove. Il caffè come d’abitudine non è moltissimo, o per citare quelli di voi più maliziosi, è razionato, ma solo 30 perché non vogliamo che vi innervosiate troppo: ci servite tranquilli! Dopo la colazione, non fate finta di dimenticarlo, sono previste le pulizie delle stanze. Nell’attesa che arrivino le speciali spazzole da infilare nel mozzo delle ruote di chi tra voi, come si dice, è motorizzato, i turni spettano ancora una volta a chi riesce a maneggiare il mocio con maestria; e so per certo che almeno sei di voi primeggiano in quest’arte. Non costringetemi a scegliere, suvvia, dimostrate ancora una volta quel senso di responsabilità per cui vi stimo così tanto e offritevi volontari, ok? Per quanto riguarda la vostra igiene, invece, voglio solo ricordarvi che la pulizia global-assistenziale della ditta convenzionata è prevista per martedì prossimo, e che nell’attesa, come diceva il nostro glorioso ultimo coordinatore quando ancora ne avevamo uno, un leggero odorino di sudore non ha mai ucciso nessuno. Anzi, se mi è permesso chiosare le parole del maestro, una tenue sfumatura di essere umano andato a male vi rende più interessanti. Ma se proprio non vedete l’ora di darvi una sistemata, non dimenticate che per ragioni di tempo e di risparmio idrico la ditta martedì effettuerà la pulizia all’esterno dell’edificio, con getto potente ad ampio spettro. I più delicati tra voi faranno bene a munirsi di protezioni per il viso, per evitare gli infortuni del mese scorso. Alle ore dieci avranno inizio le attività educative, che quest’oggi si svolgeranno nel ripostiglio e prevedono esercizi per il rinforzo mnemonico. Non vorrei anticiparvi troppo, ma un piccolo consiglio per partire col piede giusto mi sento di darvelo: tenete gli occhi aperti, e state pronti a effettuare calcoli e conteggi; in ogni caso, per questa volta le esercitazioni non implicheranno l’utilizzo degli insetti morti accumulati dietro le scope di saggina. Il pranzo a buffet quest’oggi è a tema, e il tema è ‘mari e monti’. Bastoncini di merluzzo e lo speck avanzato da ieri saranno disponibili dalle dodici meno un quarto sul tavolo meno traballante della sala. Inutile ricordarvi che tutti hanno diritto di mangiare, e che quindi se vi ingozzate con più dei venti grammi di speck e tre quarti di bastoncino che è ciò che vi spetta dimostrate un egoismo incompatibile con la logica di convivenza civile. Frutta di stagione, anche se non è ancora chiaro di quale stagione, e un blando digestivo con retrogusto di detersivo al limone completeranno il pranzo. Il pomeriggio come di consueto non prevede attività strutturate, ragion per cui il mio consiglio è di riposarvi restando a letto dalle tredici alle diciotto e trenta, ma consideratevi liberi di inventarvi un modo alternativo di trascorrere il tempo. Vi chiedo solo, se per caso decideste di guardare la tele- di Lele I ritratti di Lele numero 33 settembre 2011 Campanello. Ascensore. Specchio. Sguardo deciso. Entro e sospiro. Enrico trema. Ha una novantina d'anni. No, non è parkinson. Enrico ha paura. Trema come una lavatrice impazzita e non puoi fermarlo. Sua moglie, un perfetto incrocio tra Sandra Mondaini e la sig.na Rottermeier, è una matrona d'altri tempi, col ventaglio in una mano e uno spartito di Debussy nell'altra. Una donna talmente tosta che Enrico la chiama mamma. Anche oggi Enrico mi chiede come fermare il tremore. Io lo distraggo parlando del Bologna F.C. 1909, io gli parlo di Di Vaio, lui risponde con Schiavio. Ma trema. Mi chiede come fermare il tremore. Io lo distraggo parlando dell'Appennino tosco-emiliano, io gli parlo di Castiglioncello, lui risponde con Vidiciatico Ma trema. Mi chiede come fermare il tremore. Io lo distraggo parlando della buona tavola emiliana, io gli parlo di tortellacci, lui risponde con tagliatelle Ma trema. Io lo distraggo parlando di profumo e di donne (lui lavorava alla Chanel) chiedendogli: Enrico, adesso che siamo da soli, facendo il tuo lavoro chissà quante ne hai conosciute di sventole eh…? Enrico non trema. 4 anni d'assistenza e tremolio continuo. Enrico non trema. Alza lo sguardo e uno zigomo che accenna lontanamente ad un sorriso. Rotea la mano come per indicare una quantità enorme. E mi dice: ... Le donne sono come il profumo... ce ne sono tanti buoni, alcuni ti si appiccicano addosso, altri spariscono dopo un giorno... il segreto è trovare quello giusto per la tua pelle... e di solito è uno solo... L'urlo di sua moglie che ci chiama ci interrompe. Enrico trema. China la testa. Gli spruzzo del profumo. Sì stavolta ci vuole Enrico. visione, di non stare a piagnucolare perché il bianco e nero vi sembra fuori moda, o perché la programmazione prevede un unico canale e quell’unico canale trasmette esclusivamente televendite riservate a maniaci del fitness e della arrampicata libera, o perché la colonnina che reggeva la mansarda prima di spezzarsi in due copre in parte la visuale dello schermo. Un atteggiamento disfattista, lo sapete meglio di me, non serve a nessuno. La cena, che come sempre avrà luogo per le diciotto e quaranta, sarà anch’essa a buffet. Il tema sarà ‘souvenir di mari e monti’. Protagonisti del buffet saranno gli avanzi di bastoncini e speck. Se per caso vi sarete già spaz- zolati tutto a pranzo, e non ci saranno avanzi, prendetevela solo con voi stessi e con la vostra ingordigia. Il dopocena sarà all’insegna del relax, e ognuno potrà decidere in autonomia se andare a dormire presto o discutere attorno alla tavola. Se accettate un consiglio per un’eventuale discussione, potreste intavolare un dibattito sulla possibilità di formare una piramide umana e chiudere il buco che si è formato sul soffitto nella zona est-sudest della sala; e se accettate un altro consiglio, mettete due cosiddetti motorizzati a fianco della base della piramide, per puntellarla. Per la messa a letto, naturalmente, vale lo stesso adagio dell’alzata, cari i miei smemorati: il forte aiuta il debole; il corso di formazione di un quarto d’ora per il corretto uso del sollevatore e dei dispositivi di sicurezza che avete svolto l’anno scorso basta e avanza per improvvisarvi operatori e comunque se mai dovesse capitarvi di fare cadere un altro ospite per disattenzione o panico, state pur certi che nessuno ve ne farà una colpa: sono cose che capitano anche ai professionisti del settore. E con questo per ora è tutto, ancora buona giornata dal vostro speakeducatore, statemi bene, e buona permanenza a Villa Mestizia. Enrico tremare dal latino tremere - verbo intransitivo (aus. avere; pres. io trèmo) essere scosso da piccole contrazioni muscolari, dovute a paura, freddo o malattia: Es: tremava per la febbre; tremava come una foglia dall'emozione, aver paura, temere: Es: tremo al solo pensiero di quel che ti poteva capitare detto di cose, oscillare, fare piccoli movimenti: Es: le foglie tremano al vento; la terra trema. Raffaele Montanarella Operatore del SAD Anziani di San Lazzaro di Savena Guido Casamichiela 31 numero 33 settembre 2011 Convenzioni in favore dei soci Assicoop Sicura - Agente UNIPOL UGF assicurazioni - UGF Banca Convenzione assicurativa e bancaria per i soci CADIAI e familiari conviventi. Condizioni di miglior favore e di sconti sulle principali polizze (ad esempio: R.C. Auto, polizze per la persona, la famiglia e la casa, polizze vita e gestione del risparmio, Unisalute - piani di assistenza sanitaria) e sui prodotti e servizi bancari UGF Banca (conti correnti, mutui, prestiti personali). Per ulteriori informazioni contattare: il Centro Servizi Telefonici UNIPOL allo 051 2818888 o la consulente Assicoop Sig.ra Rossana Peritore al cell. 320 7858357 “Le Coccinelle” Calzature per Bimbi Via Toscana, 8/b - Bologna (zona Mulino Parisio) Tel. 051 442336 Chiuso il lunedì mattina. “Le Coccinelle Calzature n o v i t à e Abbigliamento Bimbi” c/o Centro Commerciale “Shopping Stellina” P.zza Marie Curie, 1 - Castenaso Sconto del 20% su tutte le calzature, non cumulabile con altre offerte o promozioni. rubriche Corniciart novità Via Pirandello, 14/B - Bologna Tel. 051 514230 Sconto del 15% sulla produzione di cornici su misura e su quadri, stampe d’arte e poster. Disco Frisco Negozio di dischi Via De’ Monari, 1/A/1B - Bologna (all’angolo con Via Indipendenza) Sconto del 10% su tutti gli acquisti. Farmacie Comunali di Bologna Dall’inizio di dicembre è cambiata la convenzione con le Farmacie Comunali. Non si ha più lo sconto alla cassa mostrando la tessera socio CADIAI. Le Farmacie Comunali infatti hanno istituito la CARTA CLUB, che per varie soglie di spesa consente di accumulare dei punti che si convertono in sconti. I soci CADIAI, a pari punti accumulati, hanno diritto a degli sconti più alti. Per avere questo vantaggio bisogna mostrare la tessera socio CADIAI nel momento in cui si compila il modulo per richiedere la CARTA CLUB. Farmacia S. Anna Via Don Minzoni,1 - Bologna Tel. 051 252452 / 051 252273 -15% su parafarmaco -10% e 20% su prodotti da banco. Ferred - Prodotti sostenibilità per l’infanzia e la collettività In tutti i servizi è consultabile un listino con tutti i prodotti e i prezzi vantaggiosi espressamente rivolti ai soci di CADIAI. Fini Sport Nei punti vendita di Bologna: Via Indipendenza, 52 - Bologna Via San Giuseppe, 1/C - Bologna Piazza VIII Agosto, 4/D - Bologna Via Marco Emilio Lepido, 186/26 (presso il Centro Borgo) Sconto del 10% in tutti i punti vendita sugli articoli non scontati, in promozione o saldo. Libreria “Mel Books” Via Rizzoli, 18 - Bologna Tel. 051 220310 Si applicano i seguenti sconti: 7% sui libri scolastici, 10% sui libri nuovi, 15% sui dizionari, 10% sui dvd. Nuovo Ambulatorio Felsineo Via F.lli Cairoli, 2 - Bologna Tel. 051 4210644 Ai soci che si rivolgeranno all’ambulatorio per attività diagnostiche e di terapia fisico-riabilitativa, verrà applicato un prezzo vantaggioso rispetto a quello di listino. Ottica Garagnani novità In tutti i negozi a Bologna: Via Montegrappa, 3/2b -Tel. 051 222622 Via Mazzini,146p - Tel. 051 397302 Via S. Stefano, 38 - Tel. 051 222487 Sconto del 20% su qualsiasi acquisto di occhiali, lenti a contatto e accessori. Valido anche per i familiari dei soci. Teatro “Arena del Sole” di Bologna Viene applicato lo stesso sconto del 20% sui biglietti di ingresso così come previsto per tutti gli associati delle cooperative aderenti a Legacoop. Diamo i numeri Pillole verdi Dal primo gennaio al 30 settembre 2011 nei nidi Cadiai e nei nidi Karabak di nostra gestione sono stati utilizzati 141.276 pannolini ecologici per un impatto ambientale di 12.573,40 kg di CO2. Se usassimo pannolini tradizionali, il nostro impatto sull’ambiente sarebbe stato di ben 21.191,40 kg di CO2. Utilizzando i bio pannolini abbiamo così avuto un risparmio di CO2 pari a 8617,84 kg. Piccoli consigli di sostenibilità ambientale Usare lavastoviglie e lavatrici solo a pieno carico! 32 numero 33 settembre 2011 Dono-Presto-Cerco La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni. Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della cooperativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità. È prevista anche la possibilità di CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli. La vignetta di Alex Come funziona? Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti*, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano: • Cristina Anteghini, Monica Bernabiti, (Residenza per disabili “La Corte del Sole” di San Giovanni in Persiceto); • Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore); • Giulia Casarini (uffici della sede); • Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”); • Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna); • Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio). Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei servizi e riportate in una apposita pagina del sito www.cadiai.it Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa che mette in contatto le persone e le loro disponibilità ed esigenze. Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o deposito degli oggetti: le persone si accordano autonomamente per le consegne. Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare. Nati in CADIAI Congratulazioni alle neo mamme Sara Bianchini Claudia Ciarrocchi Giuseppa Ciotto Jessica Federici Sujey Cristina Flores Yufra Anna Pelliccelli Annamaria Pilo Aleyda Ximena Rios Luna Lesya Rovenchuk Elisabetta Scialò Teresa Sirianni Beatrice Tassinari Il 30 settembre Cadiai ha compiuto 37 anni! Per ricevere ogni mese la nostra newsletter nella tua casella di posta elettronica, iscriviti inserendo il tuo indirizzo nell’apposito spazio della pagina principale del sito www.cadiai.it Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all'indirizzo [email protected] o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna