settembre 2011

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settembre 2011
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D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB BO
numero 33
settembre 2011
La Residenza
“Parco del Navile” è pronta
Un importante investimento
rivolto agli anziani.
Nasce l’Immobiliare
della Cooperazione
Sociale
Approvato e
finanziato il progetto
europeo “AGID”
Il Codice Etico
di Cadiai
numero 33
settembre 2011
sommario
1
Editoriale
A cosa serve
una cooperativa?
2
In copertina
5
La residenza
“Parco del Navile” è pronta
L’impegno di Cadiai
6
Cooperazione
8
Nasce l'Immobiliare della
Cooperazione Sociale
10 anni di Impronta Etica
7
Pari opportunità
9
Donne: perché regine
solo in casa?
Il Codice Etico di Cadiai
8
Attività sociale
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna:
n. 7703 del 18/10/2006
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
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Proprietario ed Editore:
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via Boldrini 8 - 40121 Bologna
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Monica Bernabiti, Silvia Bonazzi,
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Francesca De Fazio, Anna Di Lucia,
Sonia Liberata Fabiano, Lisa Lambertini,
Imma Massesio, Caterina Mastrosimone,
Raffaele Montanarella, Laura Piana,
Maria Angela Piccinelli, Giuseppina Reto,
Giada Roma, David Rossi, Rosaria Tessier,
Veronica Trauzzi, Sandra Varani, Deborah
Venturoli, Laura Zarlenga.
Progetto grafico Impaginazione:
Service Group - Galleria dei Notai, 1
40124 Bologna
“AGID”. Un nuovo progetto,
una tematica nota per una
sfida ambiziosa.
11 Race for the Cure 2011
12 Monografia
Centro Diurno “Casa dei
Boschini” Bologna
14 Servizi
15
16
17
18
Estate in allegria al
centro estivo di Minerbio
Le cronache di Minerbio
Una Villa per tutti
Novità nei servizi
per l’infanzia
Le Nonnolimpiadi
Stampa:
Casmatipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
Questa rivista è stata stampata su carta
riciclata 100% ecologica che ha ottenuto
il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto
ambientale.
Il nuovo Centro Parco del Navile.
19 In previsione
di un inserimento
un po’ speciale
20 Il burka invisibile
22 Anziani al centro
della riflessione
23 Noi… I ragazzi
di Albero Blu
24 20 anni di Casa Rodari
25 Liber Libero
Parti in fretta e non tornare
26 Altre realtà
Associazione AMACI
27 Lettere
28 Testimonianze
Dalla Danimarca…
in trasferta
30 Racconto
Good morning
Villa Mestizia
31 I ritratti di Lele
Enrico
32 Rubriche
Convenzioni e vantaggi
per i Soci
Diamo i numeri
Pillole Verdi
Dono-Presto-Cerco
La vignetta di Alex
Nati in CADIAI
editoriale
A cosa serve
una cooperativa?
Come spesso capita, anche in questi
giorni le cooperative sono al centro
di diverse questioni che interessano
l’opinione pubblica.
La più recente riguarda la manovra finanziaria che il Governo si appresta
a varare in queste prime giornate di
settembre e che contiene l’ennesimo
ritocco agli sgravi fiscali di cui godono le cooperative. Si tratta di quegli
sgravi che portano spesso a dire, semplicisticamente, che le cooperative non
pagano le tasse e sono sgravi che
hanno una motivazione ben precisa,
legata alla natura stessa dell’impresa
cooperativa.
Innanzitutto non è vero che le cooperative non pagano le tasse: noi le
paghiamo tutte, come è doveroso, e
basta guardare il nostro bilancio per
capire che non sono neppure così poche come qualcuno continua a sostenere: solo nel 2010 abbiamo versato all’erario ben € 581.816 tra IVA, IRAP, ICI,
TARSU, ecc ecc.
L’unica tassa che non paghiamo, a differenza delle società di capitale, è
quella che riguarda gli utili di bilancio
messi a riserva ed il motivo è semplice:
mentre nelle società di capitale gli utili
vengono distribuiti tra i soci e ogni socio ne fa poi quello che vuole, nelle società cooperative è stabilito per legge
che una parte degli utili (il 30%) deve
essere messo a riserva INDIVISIBILE
ed è quella la parte di utili che non
viene tassata, perché serve ad incrementare il patrimonio che la cooperativa potrà utilizzare per ulteriori
investimenti.
Che il patrimonio della cooperativa sia
indivisibile poi, vuol dire che nessun
socio se lo può portare a casa, solo la
cooperativa può utilizzarlo e se la cooperativa cessa di esistere il suo patrimonio viene destinato al fondo nazio-
nale di promozione cooperativa.
Questo è il motivo per cui le cooperative sono tra le imprese più longeve
della storia d’Italia e questa è la ragione
per cui sono anche tra le imprese che,
in questa fase di crisi, hanno meglio risposto al bisogno dei propri soci: nessuno può farsi prendere dalla tentazione di abbandonare la partita, di
tirare i remi in barca e vivere di rendita;
l’unica cosa che una cooperativa può e
deve fare è portare avanti il progetto, lo
scopo per cui è nata.
E qui veniamo alla domanda del titolo:
ma perché nasce una cooperativa, a
cosa serve una cooperativa? Le cooperative di consumo nascono per tutelare il potere d’acquisto dei soci, le
cooperative di abitazione nascono per
aiutare i soci a trovare una casa, Cadiai è nata per garantire meglio il lavoro a 23 persone che facevano le
badanti.
Precarie come erano, legate alla variabilità delle esigenze delle famiglie
presso cui lavoravano, queste persone
hanno deciso di organizzarsi in forma
cooperativa per difendere il proprio lavoro e renderlo più tutelato, più sicuro,
più garantito nel tempo.
Cadiai quindi è nata come cooperativa di lavoro, che ha come scopo
mutualistico l’assicurazione del lavoro ai propri soci.
Sono passati 37 anni, da 23 siamo passati a 750, accanto ai soci ci sono oggi
500 lavoratori dipendenti, ma lo scopo
è rimasto lo stesso: assicurare ai soci e
ai dipendenti un lavoro tutelato, sicuro,
garantito nel tempo.
Durante questo lungo cammino abbiamo anche fatto la scelta di trasformarci in cooperativa sociale di tipo A
ovvero in cooperativa di operatori
sociali. Così, accanto allo scopo mutualistico del lavoro, abbiamo messo lo
scopo sociale della tutela delle fasce
deboli della popolazione e della promozione della coesione sociale. Si è
trattato di un’aggiunta, di un’evolu-
EDITORIALE
numero 33
settembre 2011
zione che però non ha offuscato lo
scopo principale, legato al lavoro.
Garantire il lavoro, difendere l’occupazione, oggi è particolarmente difficile:
se è vero, come dicono in tanti, che
questa crisi economica è la più grave
dopo quella che ha colpito i paesi occidentali nel 1929, allora si può dire
che questa è la crisi economica più
grave che la Cadiai ha mai dovuto
affrontare.
Come stiamo reagendo? Per ora abbastanza bene: l’occupazione tiene, il
controllo di gestione nel primo semestre dà un risultato positivo, abbiamo
delle prospettive di sviluppo: è appena
partito il nuovo asilo nido“Giovannino”
presso l’ASP Giovanni XXIII; entro la fine
di ottobre apriranno le due nuove residenze assistite “Parco del Navile” a Bologna e“Parco della Graziosa”a Manzolino (MO). È dall’autunno del 2008 che
la crisi imperversa e non accenna a mollare la presa. Anzi, nel nostro Paese si
aggrava ogni giorno di più, ma Cadiai
non solo ha sempre chiuso i propri bilanci in attivo, ma ha continuato a crescere al ritmo del 5-8% ogni anno.
Perché? Siamo forse più bravi o più
fortunati?
No: siamo coerenti! Coerenti con le
nostre scelte iniziali e con la nostra
natura.
Siamo impresa e abbiamo sviluppato
buone competenze imprenditoriali
mettendole al servizio dello sviluppo
e consolidamento della nostra attività.
Siamo cresciuti nel tempo ma non per
la crescita in sé. Non ci interessa crescere per crescere, ci interessa crescere nella misura in cui questo ci
serve per consolidare l’attività e garantire il lavoro.
Siamo cooperativa e abbiamo sviluppato il governo democratico della nostra impresa favorendo la partecipazione, la trasparenza, la condivisione
delle scelte. Valorizzando l’apporto del
socio e tenendo sempre fede allo scopo
mutualistico: garantire ai soci le migliori
segue a pagina 2...
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numero 33
settembre 2011
in copertina
La residenza “Parco
del Navile” è pronta
Un importante
investimento rivolto
agli anziani.
Nel giugno scorso si è costituito il Consorzio KEDOS, nato dalla volontà di integrare l’esperienza pluriennale di Cadiai e Gulliver nella logica di una rete
evoluta di servizi offerti al cittadino.
Il consorzio, di cui fa parte anche la cooperativa Agriverde, presenta oggi le
nuove realizzazioni oggetto dei suoi investimenti.
Si tratta delle Residenze Assistite Parco
del Navile a Bologna e Parco della Graziosa a Manzolino di Castelfranco Emilia (MO); generate da percorsi differenti,
ma entrambe approdate ai medesimi
obiettivi gestionali: offrire risposte concrete ai complessi bisogni della non autosufficienza nell’ambito dell’offerta residenziale rivolta ai privati ed aperta
alla programmazione pubblica.
La Residenza Parco del Navile è frutto
di un lungo lavoro di analisi, programmazione e progettazione avviato nel
corso del 2007 e sostanzialmente indirizzato ai bisogni in cambiamento di
Siamo una risorsa: per i lavoratori, per
gli utenti, per la comunità, perché
l’attività quotidiana dei nostri servizi
genera relazioni sociali importanti,
che tengono insieme le persone e le
comunità, offrono, oltre che cura ed
assistenza, occasioni di crescita e di
conoscenza per tutti, e sviluppo anche economico.
Basta pensare a quante altre attività
produttive sono connesse alla nostra:
pasti - parafarmaci e farmaci - costruzione e manutenzione degli edifici - manutenzione del verde - divise
e calzature da lavoro ecc ecc; basta
pensare alla crescita reciproca che
promuoviamo grazie alla collaborazione con le associazioni culturali,
sportive e di volontariato che ci sono
sui territori.
Basterà tutto questo a metterci al
sicuro dall’incalzare costante della
crisi economica?
Certo che no.
Dovremo sempre tutti mantenere un
impegno costante sul lavoro, dovremo essere capaci di affrontare i
cambiamenti che questa situazione
di crisi strutturale ci impone; dovremo sempre e comunque difendere la qualità dei nostri servizi e la
nostra reputazione, anche da giudizi
e pregiudizi che generalizzano situazioni invece molto specifiche, che
nulla hanno a che fare con il modo di
operare della nostra cooperativa.
In altre parole dovremo rimanere
coerenti: con le nostre scelte iniziali e la nostra natura.
... segue da pagina 1
condizioni di lavoro. Abbiamo progressivamente affinato anche gli
strumenti interni che ci consentono
questa coerenza: ultimo in ordine di
tempo il Codice Etico ed il sistema valoriale di riferimento, costruito attraverso
un confronto interno ed esterno molto
importante.
Siamo cooperativa sociale e quindi
manteniamo forte l’attenzione all’utente, alla qualità dei servizi, alla
funzione sociale allargata che la nostra azione possiede, in termini di
mantenimento della coesione sociale
nei territori in cui operiamo.
Per questo abbiamo esteso la nostra
rete di relazioni aderendo ad agenzie
di promozione della legalità (Cooperare con Libera Terra), di promozione
della responsabilità Sociale di Impresa
(Impronta Etica) e di promozione della
pace e dello sviluppo di altri paesi
(collaborazione con Gerusalemme e
con Tuzla).
2
Franca Guglielmetti
Presidente di Cadiai
numero 33
settembre 2011
una società che, invecchiando, produce
forme sempre più evolute di non autosufficienza o di patologie assimilabili.
Conseguente a ciò è l’intensificazione
della domanda di servizi di qualità ad
un ritmo non corrisposto dalla programmazione territoriale a cui “Parco
del Navile” intende fornire una risposta professionale in ambito socio-sanitario e confortevole in termini di spazi
alberghieri e servizi aggiuntivi.
La residenza Parco della Graziosa nasce, invece, come iniziativa della Fondazione Casarini Camangi Paolo, istituita con lo scopo di mettere a frutto di
utilità sociale il generoso lascito del
proprio fondatore. La residenza, an-
ch’essa realizzata nel corso degli ultimi
tre anni, è stata oggetto di una procedura di gara ed il consorzio Kedos se ne
è aggiudicata la gestione per i prossimi
18 anni impegnandosi al completamento degli arredi e al riconoscimento
di un canone di locazione destinato a finanziare le attività di ricerca della Fondazione. Anche in questo caso la residenza esprime la risposta ai bisogni del
territorio del distretto di Castelfranco
Emilia e aggiunge all’attività residenziale la possibilità di frequentare il centro diurno annesso alla struttura. Entrambe le residenze prevedono una
gestione fortemente integrata, un
unico service amministrativo, un diret-
tore tecnico della produzione ed i medesimi obiettivi di qualità quale frutto
della collaborazione progettuale avviata negli ultimi anni tra i soggetti proponenti.
Alla cooperativa Cadiai, nella persona di
Roberto Malaguti, il compito di coordinare operativamente“Navile”; a Gulliver
il medesimo ruolo per “Graziosa” nella
figura di Linda Cavallaro.
Il 24 e il 30 settembre è avvenuta la
presentazione dei due servizi: per
“Parco della Graziosa” si è trattato di
una vera e propria inaugurazione alla
presenza delle istituzioni e nella cornice
della tradizionale festa paesana che ha
richiamato l’interesse dell’intera comunità; per“Parco del Navile”è stato realizzato un “open day” per consentire agli
addetti ai lavori sia pubblici che privati,
con i quali abbiamo una costante interazione, di visitare la struttura.
L’apertura è prevista per il mese di dicembre al termine dei percorsi autorizzativi.
Un numero verde (800 502081) è già attivo per acquisire ulteriori informazioni
e/o prendere appuntamento per conoscere in modo più dettagliato i servizi del consorzio Kedos ed eventualmente visitarli.
segue a pagina 4...
3
numero 33
settembre 2011
in copertina
... segue da pagina 3
PARCO DEL NAVILE
La residenza assistita “Parco del Navile” si trova in zona Arcoveggio a Bologna, in via del Sostegnazzo 5, all’inizio del parco fluviale del Navile, in una
tranquilla zona residenziale, chiusa al
traffico, facilmente raggiungibile sia
in auto che con i mezzi pubblici (autobus, linee 11C e 11B).
È costituita da due fabbricati, collegati fra loro, che per tipologia e per
colori richiamano la tradizione bolognese, inserendosi perfettamente nel
paesaggio naturalistico circostante.
Fino a metà del Novecento questo
complesso ospitava una cartiera;
dopo decenni di abbandono è stato
fedelmente ricostruito con la finalità di
ospitare una moderna struttura sociosanitaria, nel rispetto degli standard
previsti dalla più recente normativa relativa a questa tipologia di servizio.
È in grado di accogliere anziani non
autosufficienti e tutti coloro che necessitano di assistenza medica, infermieristica e trattamenti riabilitativi per
il mantenimento ed il miglioramento
dello stato di salute e di benessere:
persone affette da demenza, con esiti
da ictus stabilizzato, con esiti di fratture
traumatiche in dimissione ospedaliera
possono quindi trovare le professionalità e le competenze adeguate alla loro
presa in carico.
PARCO DELLA GRAZIOSA
La residenza assistita“Parco della Graziosa” si trova a Manzolino di Castelfranco Emilia, in via Madre Teresa di
Calcutta 1/a – 1/b, in una zona residenziale vicina alla campagna, facile
da raggiungere.
La struttura, priva di barriere architettoniche, è stata realizzata dalla
Fondazione Casarini Camangi secondo le più recenti normative del
settore.
Gli ambienti sono ideati ed arredati
per creare una dimensione più possibile familiare.
4
La Residenza accoglie anziani con diversi gradi di non autosufficienza e
persone affette da patologie assimilabili, fornendo servizi abitativi, alberghieri, di assistenza tutelare, infermieristica e medica.
Dispone di 40 posti letto in Casa Residenza e 10 posti per il Centro Diurno.
Il servizio è operativo 24 ore su 24,
per 365 giorni all’anno.
Dispone di 108 posti letto, suddivisi
in 65 camere (22 singole e 43 doppie). È dotata di un ampio giardino,
di una palestra attrezzata, di varie
sale da pranzo e soggiorni per lo
svolgimento delle attività collettive
e di animazione.
Tutta la struttura è dotata di impianto di climatizzazione per garantire il miglior benessere termico nei
mesi estivi e invernali.
Gli ambienti, luminosi e accoglienti,
sono strutturati e arredati in modo
che gli ospiti possano vivere in una
dimensione che si avvicini il più possibile a quella domestica.
numero 33
settembre 2011
L’impegno di Cadiai
Situazione di crisi nel
comparto delle cooperative
sociali.
Non rientrano nel novero delle buone
notizie i segnali preoccupanti provenienti dal settore dei servizi di sostegno rivolti all’handicap nelle scuole e
a domicilio.
L’estate trascorsa è stata segnata dalla
messa in liquidazione della cooperativa Geco e del consorzio Epta a cui
questa aderiva. Si tratta di una cooperativa nata nel 2010 che svolgeva perlopiù servizi educativi concentrati tra i
distretti di Bologna, San Lazzaro e Casalecchio.
In questo frangente Cadiai, insieme alle
altre cooperative associate in ATI con
Geco, è stata impegnata in lunghe trattative con le Organizzazioni Sindacali,
finalizzate all’assorbimento dei lavoratori e all’acquisizione dei servizi che
Geco non era più in grado di garantire.
Si è trattato di un confronto difficile, in
cui importante è stato il ruolo svolto
anche da LEGACOOP, contraddistinto
dalla difficoltà di trovare un equilibrio
tra le aspettative di lavoro dei dipendenti e la gestione di servizi caratterizzati da particolare variabilità nei volumi
e nella qualità degli interventi richiesti.
Al termine del faticoso percorso la cooperativa Cadiai si è fatta carico dell’assunzione di 47 lavoratori, tutti con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Si tratta di un’importante impegno che
da un lato offre prospettive di occupazione e riconoscimento dell’anzianità
di servizio ad operatori precarizzati
dalla crisi aziendale e dall’altro consente a Cadiai di acquisire nuove gestioni in cui, tuttavia, sarà necessario
un importante lavoro organizzativo gestionale per consentire di stabilizzarle nel corso del tempo.
Anche in questa prospettiva, prece-
dentemente, in luglio, Cadiai ha partecipato al bando di gara per il rinnovo
dell’appalto dei servizi di sostegno
all’handicap del comune di Bologna.
Affidato in gestione da una ventina
d’anni a Società Dolce, e recentemente
in ATI con Geco, il servizio avrebbe dovuto certificare l’ingresso della nostra
cooperativa, a fianco di Dolce (capofila
dell’appalto), nella gestione di interventi educativi di sostegno in tre quartieri della nostra città. I risultati della
procedura di gara, tuttavia, hanno evidenziato il successo della cooperativa
Quadrifoglio di Pinerolo. In questo caso,
pertanto, nessuna assunzione di personale ex-Geco ed una svolta decisamente significativa nell’ambito degli
affidamenti di servizi socio-educativi
nella città di Bologna.
Quest’esito del tutto imprevisto ha reso
più difficile il raggiungimento di uno
degli obiettivi della trattativa che ha riguardato i lavoratori di Geco ovvero il
compattamento del loro tempo lavoro
presso un’unica cooperativa.
Franca Guglielmetti
Presidente di Cadiai
È stato acquistato un nuovo ambulatorio mobile attrezzato che verrà utilizzato dai medici competenti del Servizio di Sorveglianza Sanitaria del
Settore di Prevenzione e Protezione di Cadiai in aziende, prevalentemente edili, che non hanno un luogo all’interno del quale effettuare le
visite mediche.
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numero 33
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cooperazione
Nasce l'Immobiliare
della Cooperazione
Sociale
Un’Immobiliare per dare più
forza e opportunità di crescita
alle cooperative sociali.
Una società che per conto delle cooperative acquisirà o realizzerà immobili necessari allo sviluppo delle
attività. Operazioni che spesso non
riescono a sostenere da sole, a causa
anche della limitata redditività del
settore.
Si chiama Società immobiliare per le
cooperative sociali (SIS) ed è stata costituita a Bologna da tre strutture finanziarie di Legacoop - Coopfond,
CCFS e Cooperare - e da 20 imprese
nazionali del settore.
Alle cooperative sociali viene richiesta sempre più spesso non solo la gestione, ma anche la costruzione della
struttura entro cui sarà erogato il
servizio. Solo pochissime cooperative
sociali dispongono, però, delle risorse
finanziarie necessarie per accollarsi anche questo compito. Tante rischiano
così di perdere opportunità importanti,
mentre anche chi riesce a farlo – bloccando gran parte delle proprie risorse
per costruire l’immobile – deve limitare
gli investimenti per innovazione e miglioramento della qualità dei servizi.
Obiettivo di SIS è rimuovere questo
blocco e aprire per ogni cooperativa
sociale maggiori opportunità di sviluppo e qualificazione, per il proprio
sviluppo e per il benessere degli
utenti. “La costituzione dell’Immobiliare
- conferma Dora Iacobelli, direttore di
progetto di Coopfond e presidente
della nuova società - si inserisce a pieno
titolo negli orientamenti più recenti della
politica finanziaria di Legacoop, indirizzata a progettare strumenti fortemente
6
specializzati in grado di rispondere al più
ampio ventaglio possibile di esigenze
delle cooperative associate”.
“Questa nuova società - spiega Paola
Menetti, presidente di Legacoopsociali
- è un risultato importante e innovativo di
un percorso di elaborazione congiunta, in
cui la crescente esigenza delle cooperative sociali di affrontare investimenti anche significativi per poter disporre degli
immobili necessari allo sviluppo delle
proprie attività caratteristiche ha trovato
riscontro nella crescente attenzione e
sensibilità degli strumenti finanziari del
mondo Legacoop. Il nostro auspicio è che
da SIS venga un utile e concreto supporto
al percorso di riposizionamento imprenditoriale che vede impegnate le cooperative sociali in questa difficile fase di
cambiamento del welfare italiano”.
Nel capitale sociale dell’Immobiliare
troviamo Coopfond, CCFS e Cooperare
con 2 milioni di euro ciascuna e 20 realtà della cooperazione sociale che gestiscono già immobili per diverse tipologie di servizi o sono interessate ad
acquisirne o a realizzarne. Queste ultime orientativamente parteciperanno
al capitale con una quota di 10.000
euro ciascuna.
Una volta a regime la maggioranza del
capitale della società sarà detenuta
dalle cooperative sociali.
Ogni investimento sarà coperto per il
30% con mezzi propri della società e
per il restante 70% attraverso il ricorso
all’indebitamento. La durata dei contratti di affitto degli immobili sarà pari
a 18 anni. Il rischio imprenditoriale delle
attività svolte all’interno degli immobili rimarrà a carico delle cooperative
sociali, che potranno comunque essere
parzialmente sostenute da Coopfond
per far fronte agli oneri dell’operazione.
È previsto un Consiglio d’Amministrazione di 11 membri: 6 espressione dei
soggetti finanziari e 5 delle cooperative sociali. La realizzazione degli interventi immobiliari e le relative forme di
coperture saranno deliberate dal CdA
con decisione a maggioranza qualificata (70%). I progetti saranno sottoposti all’approvazione del CdA, previa
analisi e valutazione da parte di un comitato tecnico, rappresentativo dei soci
finanziatori e delle cooperative sociali.
La sede legale della società sarà a
Roma. Per il primo esercizio, si prevede
che la gestione amministrativa sia
svolta in service da CCFS, successivamente SIS si doterà di una propria struttura tecnico-amministrativa.
Le imprese che hanno già aderito a SIS
sono le cooperative sociali Anteo e Valdocco del Piemonte; la cooperativa Itaca
del Friuli; Codess, Socioculturale e il Consorzio Coc del Veneto; le cooperative
Cadiai, Cidas, Coopselios, Gulliver, Proges e il Consorzio In Rete dell’Emilia-Romagna; le cooperative Arca, Rosa Libri,
Cuore e Di Vittorio della Toscana; il Consorzio Cento per Cento delle Marche; le
cooperative Altri Colori e Meta e il Consorzio Parsifal del Lazio.
Tratto dal comunicato stampa
di Legacoopsociali
numero 33
settembre 2011
10 anni
di Impronta Etica
Impronta Etica, di cui
Cadiai fa parte, lancia
il proprio Manifesto
per il 2020: una grande
alleanza per la sostenibilità
tra imprese, cittadini,
istituzioni.
“Al nostro Paese serve una grande alleanza tra imprese, cittadini, istituzioni che
promuova la sostenibilità ambientale,
sociale, culturale ed economica che offra
lavoro e qualità di vita”: Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol e vicepresidente di Impronta Etica, ha sottolineato così, intervenendo al convegno
promosso dall’associazione per i suoi
dieci anni, alcuni aspetti chiave del Manifesto col quale Impronta Etica propone di muoversi verso il 2020.
Un traguardo al quale punta anche l’Europa che, con la strategia Europa 2020,
presentata da Iris Kroening della Commissione europea, e con la prossima comunicazione sulla responsabilità sociale
d’impresa che uscirà quest’autunno, afferma l’importanza di una responsabilità
condivisa fra i diversi attori sociali.
L’impresa come attore fra gli attori che
contribuisce allo sviluppo del capitale
territoriale, in un’ottica in cui il benessere
sociale necessita sempre di più di nuove
Pubblicate le scelte
e gli importi del
5 per mille del 2009
metriche qualitative oltre il PIL.
Questo l’impegno e il lavoro che sta
portando avanti l’Ocse attraverso l’indice Better Life, volto a misurare il progresso sociale dei Paesi attraverso undici parametri, illustrato da Katherine
Scrivens, della Direzione Statistica dell’organizzazione.
Impronta Etica guarda ai prossimi dieci
anni focalizzandosi sulla situazione attuale dell’Italia, ma inserendola pienamente nel contesto europeo.
“É necessario investire nella ricerca, nella
green economy e nel made in Italy”, l’Assessore regionale Muzzarelli enuncia
così la via d’uscita dall’empasse in cui ci
troviamo oggi.
Si è ragionato di partnership pubblicoprivato, insieme al Comune di Bologna,
rappresentato dalla vicesindaco Silvia
Giannini, che ha lanciato la proposta di
un bilancio del welfare integrato tra
tutti gli attori del territorio operanti in
questo settore.
“Il contesto in cui viviamo è in continuo
mutamento - ha osservato il presidente
di Impronta Etica, l’Amministratore Delegato di Hera Maurizio Chiarini - e,
rispetto a dieci anni fa, molte più imprese
hanno capito che vi è una correlazione
diretta fra gestione sostenibile, responsabilità sociale e le sue possibilità di essere competitiva”.
Da questa considerazione di fondo scaturiscono i punti che sono al centro del
Manifesto per il 2020: l’impresa come
partecipe attore di sviluppo del capitale
territoriale, capace di integrare nelle pro-
A Cadiai destinati 4.870 euro.
mille dell’anno finanziario 2009. I dati
relativi alla nostra cooperativa sono:
- numero di scelte:
173
- importo scelte espresse: 4.361,11 €
- importo proporzionale
per le scelte generiche:
509,85 €
Totale:
4.870,96 €
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato
le scelte e gli importi relativi al 5 per
I fondi raccolti contribuiranno alla realizzazione di progetti rivolti agli utenti
prie strategie i principi della responsabilità sociale facendone una leva per la
competitività, in grado di garantire maggiore uguaglianza attraverso politiche di
redistribuzione della ricchezza, concorrendo al maggiore benessere per tutti.
Temi sui quali sono intervenuti, coordinati dal giornalista di Radio24 Maurizio
Melis, sia i relatori europei - oltre a Katherine Scrivens e Iris Kroening, Stefan Crets, direttore di CSR Europe, Simon Pickard, direttore generale di
EABIS - sia gli interlocutori italiani: dall’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli alla vicesindaco di Bologna,
Silvia Giannini, da Luciano Sita, vicepresidente di Nomisma, a Marco
Gallicani, redattore di Altraeconomia
e Luca Lambertini professore ordinario all’Università di Bologna.
Comunicato stampa
e immagini di Impronta Etica
dei nostri servizi.
Cogliamo l’occasione per ringraziare
chi ha scelto di destinare in 5 per mille
a Cadiai, sostenendo in questo modo la
cooperativa nella realizzazione di altre
iniziative utili al perseguimento dei propri scopi sociali.
7
numero 33
settembre 2011
Donne: perché regine
solo in casa?
Una ricerca internazionale
indaga la situazione delle
donne di oggi.
È stata pubblicata, nel mese di giugno,
una ricerca internazionale che, attraverso 6500 interviste in 21 Paesi ha cercato di indagare sull’universo femminile partendo dalla domanda su come
si sentono le donne di oggi. Indiane,
spagnole, messicane, francesi, russe, inglesi rispondono così: fuori di testa, distrutte dalla fatica, sempre di corsa,
espropriate della loro vita personale. Si
sentono protagoniste del mondo ma
dichiarano di non farcela quasi più.
Le donne italiane, insieme alle francesi,
sono le più stressate. Sempre di corsa
fra bambini, famiglia e lavoro e con
meno opportunità rispetto a donne di
altri Paesi, spesso, si rifugiano nel ruolo
di mamme e regine della casa.
A conferma di ciò sorprende, infatti, il risultato della ricerca per quanto riguarda le donne italiane.
“La figura femminile italiana si conferma
ancora a schemi mentali tradizionali: ritiene che l’uomo sia ancora il soggetto
più adatto per ricoprire ruoli di maggior
prestigio professionale o politico”.
L’unico luogo nel quale la maggioranza
delle donne italiane sente di esercitare
il proprio potere resta la casa. Tante
sono convinte che la cosa migliore per
una donna sia quella di sposarsi e di
costruirsi una famiglia e lasciare che gli
uomini lavorino e facciano carriera.
Eppure, in Europa, le donne italiane
sono quelle che contribuiscono di più
all’economia familiare. Il 54% (superato
solo dal 55% della Germania) dichiara
l’entrata di due stipendi in famiglia e
ovviamente quello delle donne è sempre più basso.
È pur vero che la statistica rischia di
stravolgere i dati di realtà perché l’età,
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pari opportunità
il livello di istruzione e il luogo di provenienza delle donne che hanno risposto alla ricerca sono molto importanti.
È pur vero che questi dati confermano
ciò che altre ricerche evidenziano e
cioè l’arretratezza della cultura di valorizzazione delle donne e di pari opportunità che è ancora scarsamente
presente in Italia.
Purtroppo anche molte donne fanno
proprio questo senso comune e sono
ben convinte che tocchi a loro e solo a
loro fare determinati lavori.
In Spagna si sta tentando di superare
questa visione dei ruoli. In Italia se una
donna lavora fuori casa le stesse ore di
un uomo, quando torna a casa è suo
dovere accudire, fare da mangiare, pulire, lavare, stirare ecc.
Pare quasi vengano prese da un senso
di colpa se non adempiono a questi
doveri imposti per cultura.
Pare anche che si siano rassegnate alla
loro condizione e faticano ad immaginare una società capace di organizzarsi in modo diverso e dare loro più
opportunità. In primo luogo lavoro e,
a parità di lavoro, parità di stipendio,
possibilità di carriera, possibilità di occupare posizioni di rilievo e di arrivare
ai vertici decisionali.
Negli ultimi mesi una parte, non piccola, di donne ha manifestato nelle
piazze per rivendicare la propria libertà,
l’affermazione dei propri diritti e le pari
opportunità.
Forte è anche la preoccupazione legata
ad una manovra economica che colpisce in particolare le donne.
In primo luogo diminuisce fortemente
la possibilità di mantenere il posto di
lavoro o di trovare un’occupazione
sempre meno precaria. In secondo
luogo, il taglio dei trasferimenti agli
Enti Locali, si tradurrà inevitabilmente
in una riduzione dei servizi sostitutivi
del lavoro di cura.
L’aumento poi dell’età pensionabile a
65 anni, per le donne, pone seriamente
il problema della carenza di politiche di
supporto alla conciliazione fra vita pri-
vata e lavorativa, tenendo conto di un
impegno prevalente delle donne nel
lavoro domestico e di cura e di una ancora scarsa richiesta dei congedi parentali da parte degli uomini.
A coloro che si occupano delle scelte di
governo e a quegli uomini e quelle
donne che pensano che le donne non
possono essere altro che regine della
casa, va ricordato che se non si capisce
quanta energia innovatrice e quanta
competenza e intelligenza esprimono
le donne, si rimane fuori dalla storia e se
non si capisce che anziché tagliare, occorre potenziare l’occupazione femminile, anche attraverso il potenziamento
dei servizi, non si persegue una strategia di uscita dalla crisi economica.
Vania Zanotti
Responsabile per le politiche
di Pari Opportunità
numero 33
settembre 2011
Il Codice Etico
di Cadiai
Uno strumento guida
per l’etica in cooperativa.
Nell’Assemblea dei Soci del 26 maggio 2011 è stato approvato il Codice
Etico Cadiai.
L’elaborazione del documento ha richiesto un percorso partecipativo che
ha visto non solo l’impegno della Direzione Operativa e del Consiglio di
Amministrazione, ma anche il coinvolgimento di soci/lavoratori, committenti/clienti e utenti dei servizi. In
tal modo si sono potuti raccogliere
diverse voci che hanno contribuito
con importanti spunti alla definizione
dei contenuti finali.
Il Codice Etico è uno strumento volontario con cui l’impresa dichiara le
proprie intenzioni e si prende specifici
impegni riguardo ad alcuni ambiti
della sua attività.
Ogni impresa possiede delle particolarità che la legge, vista la sua necessaria
generalità, non può prevedere e succede così che per molte questioni (anche assai rilevanti) si possono produrre
dei dubbi e dei dilemmi. Proprio a questo serve il Codice Etico: a definire nel
modo più chiaro possibile come ci si
deve comportare in determinate occorrenze che la legge, gli statuti o i regolamenti non definiscono del tutto.
Il Codice Etico si può considerare uno
degli strumenti della responsabilità sociale delle imprese per la promozione di
buone pratiche di comportamento e
impegna tutti coloro da cui - a vario titolo - dipende la vita e lo sviluppo dell’organizzazione e che sono dunque
chiamati a concorrere alla realizzazione
della sua missione. Si tratta quindi anche di uno degli strumenti della governance, dato che specifica le attribuzioni
e gli obblighi dei differenti attori interni
(a partire da amministratori e management) nei confronti di specifici interlo-
cutori, quali i dipendenti, i soci, i fornitori, ecc... Un passaggio che deve essere
chiaro, però, è che il Codice Etico non
sostituisce le leggi o le norme contrattuali, ma le integra colmando l’inevitabile distanza che esiste tra ciò che le
leggi prevedono e le reali occorrenze di
tutti i giorni.
Il Codice serve proprio a ridurre lo stato
di indeterminatezza che accompagna
le decisioni, indicando gli indirizzi che
facilitino questa incombenza.
Nelle imprese come Cadiai che svolgono
servizi alla persona questa regolamentazione interna assume particolare rilievo poiché è evidente l’importanza degli effetti che le attività svolte hanno
nella vita degli utenti e delle famiglie.
In tal senso è importante precisare che
il Codice serve certamente a sanzionare i comportamenti considerati
scorretti, ma ancor prima deve servire
a ridurre i margini di dubbio riguardo
ai dilemmi che possano presentarsi su
quale sia il “comportamento giusto”.
Deve così essere interpretato soprattutto in modo positivo, non come uno
strumento rivolto innanzitutto a sanzionare, ma rivolto a indirizzare: un
protocollo che aiuti i suoi destinatari
ad affrontare i problemi etici (che sono
poi un tutt’uno con quelli organizzativi) che si presentano nell’attività di
tutti i giorni.
L’organismo di controllo che è destinato a controllare la sua applicazione
viene denominato Collegio Etico ed è
composto da 5 persone proposte dalla
Direzione e nominate dal Consiglio di
Amministrazione con delibera nell’incontro del 30 settembre. I criteri definiti
per l’individuazione sono i seguenti: essere dipendenti di spiccata onestà,
lunga esperienza in Cadiai e appartenere a diversi ambiti lavorativi che li
mettano in condizione di conoscere ed
essere conosciuti da tutte le aree di attività. È importante sottolineare che più
che come un istituto giudicante, deve
dunque essere inteso (e fatto funzio-
nare) come un’entità di promozione e
di sviluppo dei comportamenti positivi: proprio per questo si è prevista la
necessità che periodicamente vi sia un
momento di valutazione sulla “condizione etica complessiva” dell’organizzazione, e che da essa prendano vita
iniziative volte a migliorarla.
Il Collegio Etico Cadiai che rimarrà in carica per 3 anni è così composto:
-
Ornella Montanari (Presidente)
Pierluigi Signaroldi
Mariangela Piccinelli
Simonetta Malaguti
Laura Morini
Il percorso di definizione del Codice e di
nomina del Collegio Etico ha visto la
presentazione e l’approvazione del testo nell’Assemblea dei soci di Cadiai:
questo momento non deve essere considerato la fine del percorso, bensì l’avvio del cammino intrapreso verso la
promozione di buone pratiche di comportamento.
Dopo questa prima fase Cadiai si dedicherà alla attivazione di un piano di formazione e informazione diretto verso
tutta la base occupazionale e verso i
propri stakeholder, sì da produrre la più
ampia diffusione degli impegni assunti
nel Codice. Si tratta di una fase imprescindibile, perché funzionale a mettere
tutti i soggetti interessati nella condizione di verificare la funzionalità del
Codice stesso.
È dunque anche per questa ragione,
che il Codice vivrà una “fase sperimentale” di tre anni, durante i quali
Cadiai potrà riscontrarne la capacità
di rispondere alle attese; alla scadenza
di questo periodo, la Cooperativa si
impegna sin d’ora a verificare ed eventualmente revisionare il testo del Codice per meglio arricchire le pratiche
di responsabilità sociale.
Pierluigi Signaroldi
Responsabile Servizio Formazione
e Sviluppo Risorse Umane
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numero 33
settembre 2011
attività sociale
“AGID”. Un nuovo
progetto, una
tematica nota per
una sfida ambiziosa.
La formazione dei
professionisti attraverso
l’uso di nuove tecnologie.
“AGID” è il titolo del nuovo Leonardo,
un progetto finanziato dall’Unione Europea, che avrà inizio a gennaio 2012 e
si svilupperà nei due anni successivi.
I progetti Leonardo Da Vinci sono parte
dei programmi Life Long Learning
dell’Unione Europea e hanno, tra i vari
scopi, quello di contribuire al finanziamento di iniziative volte a confrontare,
a livello europeo, competenze e approcci innovativi, migliorando la capacità di analisi e anticipazione dei bisogni, diffondendo l’insieme dei risultati
della rete di partenariato, facendoli così
diventare patrimonio condiviso nei diversi paesi. Parole chiave che caratterizzano questa tipologia di progetti
sono innovazione, applicabilità in contesti e a livelli diversi, transnazionalità e
multiattorialità.
I partner che lavoreranno insieme fino al
2014 sono: la Fondazione Apemh (Lussemburgo), l’Università di Vienna, l’associazione ARFIE (di cui Cadiai è parte),
l’Associazione Genert D’Or (Francia), l’Organizzazione Zonnelied (Belga), l’Università inglese di NorthUmbria e naturalmente Cadiai.
Tutte queste realtà si sono confrontate
per dare una risposta innovativa ad una
problematica oggi, ma soprattutto nel
prossimo futuro, di grande attualità: la
formazione degli operatori che si trovano a lavorare con utenti disabili che
10
invecchiano. L’invecchiamento dei disabili è un tema a noi noto, rispetto al
quale Cadiai sta lavorando da vari anni.
Già con il progetto Grundtvig, si è voluto delineare un percorso che consentisse il confronto e lo scambio di
buone prassi tra vari paesi rispetto a
diverse tematiche legate all’invecchiamento dei disabili: si è parlato di sviluppo dei servizi, di partecipazione degli utenti e di coesione sociale nella
comunità circostante.
Ora, con il progetto“Agid”, l’attenzione
si focalizza sulla formazione degli operatori, ovvero sui professionisti che, se
sostenuti con un “training” adeguato,
potranno incidere in modo significativo sulla qualità di vita delle persone
disabili che invecchiano.
Che cosa ci spinge ad approfondire
ancora questa tematica?
Sicuramente l’incremento, negli ultimi
anni, delle persone disabili che arrivano ad un’età avanzata e che dopo i
40 anni, generalmente, hanno una
grossa perdita di autonomia. A questo
va aggiunto l’invecchiamento delle famiglie che non sono più in grado di rispondere ai bisogni dei propri cari, l’insorgere di nuove patologie, purtroppo
sempre più numerose, e le conseguenti nuove tipologie di utenza,
senza dimenticare la scarsità di risorse
pubbliche con le quali l’Europa si deve
confrontare…
Di fronte a questo panorama, risulta di
estrema importanza la formazione della
“front line staff” ovvero di tutti gli operatori, medici e specialisti che non
hanno avuto l’opportunità di una formazione specifica, che permetta loro
di operare con questa“nuova”tipologia
di utenza utilizzando maggiori e più
mirate competenze.
Quale la sfida di questo progetto?
Attraverso una serie di passaggi successivi, che prevedono studi, confronto
ed approfondimenti da parte di diverse
professionalità, si vuole costruire uno
strumento on-line funzionale ai professionisti che desiderano aumentare le
proprie competenze.
Il percorso prevede la partecipazione di
più soggetti e l’utilizzo di strategie innovative, per questo motivo la NorthUmbria University (Gran Bretagna) metterà a disposizione alcuni esperti che
avranno la funzione di supervisionare il
percorso e monitorare l’andamento del
progetto.
Cadiai intende, per quanto possibile,
estendere la partecipazione ad operatori, responsabili di struttura e, insieme
a Legacoop Emilia-Romagna (silent
partner nel progetto), mantenere sempre un dialogo aperto con la pubblica
amministrazione attraverso incontri e
gruppi di lavoro tematici.
Lara Furieri
numero 33
settembre 2011
Race for the Cure
2011
Il 25 settembre si è svolta
la quinta edizione della
minimaratona di raccolta
fondi per la ricerca contro
i tumori del seno.
La Race for the Cure si riconferma un
appuntamento a cui non mancare per
Bologna e per Cadiai.
Quest’anno si sono superati i 10.000
partecipanti (contro gli 8.000 dell’anno
scorso) tra i quali ben 71 erano i componenti della squadra Cadiai. Dobbiamo ammettere, leggermente meno
dell’anno precedente (93 nel 2010), ma
non sono mancati gli iscritti dell’ultimo
minuto, quella mattina stessa, magari
con famiglia e amici.
Cadiai, come in passato, ha sostenuto il
costo d’iscrizione di soci e dipendenti,
versando così 710 euro all’associazione
Komen Italia.
Una novità di quest’anno è stata l’adesione, da parte di Cadiai, anche al servizio di prevenzione messo in atto dalla
Komen proprio presso gli stand dei
Giardini Margherita e che ha permesso
di prenotare viste senologiche, ecografie e mammografie, completamente
gratuite, per le socie e le dipendenti
che ne avessero fatto richiesta. Come
prima volta l’adesione è stata buona:
ben 11 visite con esami correlati e tutte
si sono dette molto soddisfatte della
professionalità dei medici (tutti provenienti dagli ospedali cittadini).
Un’ulteriore azione lungo la strada della
prevenzione!
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numero 33
settembre 2011
Centro Diurno
Casa dei Boschini
Bologna
Il Centro Diurno socio-riabilitativo per
disabili adulti“Casa dei Boschini”è nato
nel 1985 in convenzione con l’azienda
Ausl di Bologna ed è gestito da Cadiai
sin dalla sua apertura. È situato nel
quartiere Borgo Panigale e attualmente
ospita 10 utenti: 8 adulti portatori di
deficit psicofisici che frequentano il servizio a tempo pieno (3 uomini e 5
donne) e 2 adulti portatori di deficit
psicofisici che utilizzano il servizio con
frequenza modulare (2 uomini).
Il personale presente al Centro è formato dalle seguenti figure professionali:
- 1 Coordinatore
- 1 Pedagogista consulente
- 4 Educatori Professionali
- 2 Educatori per le sostituzioni
- 1 Oss
- 1 Autista
Il Centro Diurno è aperto dalle 8 alle
15 dal lunedì al venerdì e il lunedì prosegue l’orario di apertura fino alle 17,30
per lo svolgimento dell’incontro settimanale di verifica da parte del gruppo
di lavoro.
Il servizio opera seguendo la metodologia del progetto educativo individualizzato a cui sono collegate diverse
funzioni:
- rendere visibili ed esplicite le pratiche
educative/riabilitative svolte;
- facilitare l’evoluzione di tali pratiche
in collegamento e sintonia con il
cambiamento del bisogno degli
utenti;
- verificare l’andamento di tali pratiche, la loro efficacia, la loro pertinenza al bisogno;
- facilitare la comunicazione tra gli
operatori che mettono in atto l’inter12
monografia
vento educativo;
- facilitare la comunicazione tra gli
operatori del servizio e i famigliari
degli utenti;
- facilitare la comunicazione con gli
operatori dei servizi dell’ASL;
- documentare l’intervento svolto.
Tale progetto educativo individualizzato, una volta presentato e condiviso
dal gruppo di lavoro, viene sottoposto
all’operatore ASL referente del caso e ai
famigliari; l’operatore ASL sociale rappresenta il raccordo tra la progettazione del Centro Diurno e la progettazione dell’ASL.
Momento fondamentale per la vita del
Centro è la programmazione che si
svolge ad inizio anno, che delinea le attività che si svolgeranno al centro e che
viene incentrata sulle esigenze e attitudini degli utenti.
Il gruppo di lavoro ritiene necessaria
la formazione considerandola elemento fondamentale per mantenere
e innalzare la qualità del servizio che
si evolve continuamente e in particolare per la crescita personale e professionale atta a far fronte adeguata-
mente a tale evoluzione.
A tale proposito, negli ultimi due anni si
sono svolte queste attività formative:
- supervisione del gruppo di lavoro tenuta da Maurizio Stupiggia, psicologo-psicoterapeuta direttore della
Scuola Biosistemica di Bologna, sulle
tematiche della comunicazione all’interno del gruppo e sulla gestione
della conflittualità;
- corso sull’ICF di 40 ore e sul nuovo sistema di informatizzazione delle cartelle degli utenti, organizzato dalla
nostra cooperativa;
- corso sulle tecniche artistiche: ha
avuto la finalità di accrescere le
competenze manuali - espressive
degli educatori per realizzare attività laboratoriali con gli utenti sempre più varie.
Le attività
all’interno del Centro
Laboratori espressivo - manuali:
fanno parte di queste attività quelle
strutturate come i laboratori di creta, di
falegnameria, di disegno e decorazioni.
numero 33
settembre 2011
Questi tipi di lavorazione prevedono
l’utilizzo di semplici tecniche che, in
ogni fase, sono accessibili agli utenti
che realizzano oggetti che provvederanno a dipingere: cornici, vasetti e manufatti in creta. Sono attività in cui gli
educatori guidano e assecondano la
fantasia e la creatività degli utenti. Le
attività libere invece si svolgono nei
tempi morti, come l’ascolto della musica, il ballo e la creazione di momenti
piacevoli come la preparazione di aperitivi nel giardino del centro.
Danza terapia:
è un’attività che viene condotta da
un’esperta esterna, una volta alla settimana, che mira soprattutto alla conoscenza del proprio corpo e a ciò che si
può fare con esso per dar modo agli
utenti di “sentirsi” e di muoversi nello
spazio in modo consapevole, permettendo inoltre all’energia a volte negativa/aggressiva di fuoriuscire, trasformandosi in un atto creativo/positivo.
…e quelle
esterne al Centro…
Attività di borsa - lavoro:
per alcuni utenti sono attivati percorsi
lavorativi in contesti esterni, affiancati
da un operatore. Tali progetti sono nati
grazie alla collaborazione con altri enti
o cooperative. Sono attività che valorizzano l’identità adulta, puntano alla
gratificazione personale e al riconoscimento sociale.
Il primo progetto di borsa - lavoro è il
“Green Garden”e consiste in lavoretti di
giardinaggio da parte di due utenti,
una volta a settimana, nelle serre di
“Casa Gianni” della cooperativa sociale
Asat. Il secondo progetto è un’attività
individuale che si svolge, una volta a
settimana, presso le officine dell’ATC.
Attività equestre:
diversi utenti ogni settimana si recano
in un maneggio gestito da istruttori
dell’AIASPORT. Questa attività stimola
le funzioni dell’equilibrio e della concentrazione, la tonicità muscolare, il
controllo e la coordinazione dei movimenti volontari. Inoltre il rapporto con
l’animale risveglia vissuti emozionali
che infondono benessere e serenità.
Passeggiate e uscite:
sono sempre numerose le occasioni
di uscita in piccolo o grande gruppo.
L’attività è finalizzata principalmente a
consolidare un percorso di “apertura
all’esterno”, favorendo la socializzazione ed ampliando il bagaglio esperienziale personale. Le uscite in piccolo gruppo avvengono nel
quotidiano e vi partecipano a rotazione tutti gli utenti. Particolarmente
apprezzata è l’uscita al centro commerciale per fare la spesa.
Le uscite collettive (partecipazione a
feste, pic-nic e pranzi), quelle serali e le
gite hanno un carattere più occasionale e si svolgono prevalentemente durante la programmazione estiva.
Per quanto riguarda le passeggiate si
sperimentano percorsi verdi anche al
di fuori del territorio circostante (parchi, collina) dove si affinano le proprie
competenze motorie anche su terreni
impervi.
La passione per il nostro lavoro e la condivisione degli obiettivi fanno sì che
tutto ciò qui riportato si svolga quotidianamente al meglio... così ci pare.
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numero 33
settembre 2011
servizi
Estate in allegria al
centro estivo di
Minerbio
Il centro estivo anche per
i più piccoli, una nuova e
bella esperienza per Cadiai.
Esperienza nuova presso la scuola dell'Infanzia di Minerbio per Cadiai: gestione del centro estivo per i bambini
da tre a cinque anni.
Data la novità della situazione, il giorno
in cui incontrammo la nostra coordinatrice Stefania Pellegrino, ci chiedemmo
ovviamente cosa dovessimo aspettarci.
Un'equipe formata da educatrici sconosciute, condizione che poteva essere
in un certo senso svantaggiosa che invece si è rivelata positiva.
Ognuno di noi, fin dalla sera stessa
della riunione, ha cercato di dare il meglio di sé, proponendo idee e mettendo a disposizione le proprie esperienze lavorative.
Il risultato? Centro estivo ben organizzato, clima sereno e accogliente per
adulti e bambini e tanto contatto con
la natura.
A questo proposito, ogni tanto veniva a
trovarci un'educatrice Cadiai, Laura Draghetti, che, nei panni di un personaggio
di fantasia chiamato “Gea”, incantava i
14
nostri bimbi raccontando delle fiabe e
coinvolgendoli in piccole attività.
Il nostro rapporto con la terra e con i
suoi frutti ci ha dato l'occasione per realizzare oggetti sonori, strumenti musicali, quadretti, gioielli e cartelloni, utilizzando acqua, riso, legumi, pasta,
bottiglie di plastica e conchiglie.
I bambini sono stati coccolati, consolati
nei momenti di nostalgia e nelle giornate di caldo intenso hanno avuto
modo di rinfrescarsi e divertirsi in due
piscine gonfiabili molto grandi, allestite
in giardino.
Anche gli itinerari scelti per le nostre
gite (Bondy Beach, il Bosco delle Fate e
la Casa delle Farfalle, lo Zoo) hanno
contribuito a rendere piacevole il per-
manere dei bimbi al centro estivo.
Siamo andati alla scoperta della natura
ed abbiamo avuto modo di apprezzare
ciò che la caratterizza: dal sassolino all'insetto, dalla farfalla al leone. Anche
nei nostri viaggi abbiamo incontrato
personaggi fantastici come fate, folletti
e streghe.
Si è cercato di rendere l'estate dei nostri
bambini allegra e divertente e dai complimenti ricevuti, pensiamo di aver
fatto un buon lavoro. Sicuramente la
maggior parte di noi educatrici ne conserva un bel ricordo e nutre in sé anche
la voglia di ripetere l'esperienza.
Un ringraziamento alle collaboratrici
Anna, Alessandra, Rosa Anna e Roberta
che ci hanno aiutato nella gestione dei
numero 33
settembre 2011
momenti più delicati, la pedagogista
Elisabetta Benfenati che ci ha sostenuto nei momenti di difficoltà, a Stefania Pellegrino che ha accolto col sorriso
i nostri sfoghi e le nostre richieste.
Un altro grande grazie alle colleghe/i
che hanno condiviso con me quelle
giornate di lavoro intenso ma piacevole: Patrizia, Silvia, Chiara, Barbara, Fabiola, Elena, Monica, Arianna, Daniela,
Luana, Matteo e Grazia.
Livia
Educatrice del centro estivo
Le cronache
di Minerbio
Reportage di viaggio:
itinerari di Giramondo
per le strade dell'estate.
Il treno di Giramondo, detto anche centro estivo, ha viaggiato quasi ininterrottamente da giugno a settembre. Il
nostro capolinea era la scuola primaria
di Minerbio, i nostri passeggeri si aggiravano dai 6 agli 11 anni e la locomotiva era guidata da un variegato team
di educatori e educatrici.
Dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle
18.00 i vagoni di Giramondo si affollavano e il treno partiva da Minerbio alla
scoperta dell'estate.
Dalle prime stazioni più difficili e caoti-
che siamo passati per stazioni dislocate in ogni dove per creare un gruppo
affiatato dove si respirasse un clima di
rispetto reciproco, gioco, divertimento
e esplorazione.
Abbiamo viaggiato all'interno dei locali della scuola. Giochi di conoscenza,
giochi cooperativi, travestimenti, giochi di equilibrio e fiducia, tornei di ping
pong, gare di ballo, cacce al tesoro, giochi di abilità fisica e mentale, giochi di
società, gare di aerei di carta, giochi di
logica e memoria sono solo alcune
delle numerose attività assaggiate da
Giramondo.
Teatro, recupero di materiali e riciclo,
origami, percussioni, creta, costruzioni
di scenografie, invenzione e animazione di storie, balli e danze sono i laboratori che hanno arricchito il viaggio di Giramondo.
Abbiamo esplorato il territorio di Minerbio per assaggiare gelati, conoscere
parchi e giardini, vivere tutto il paese e
non rinchiuderci nei locali della scuola
dove bambini ed educatori albergano
già da settembre a giungo.
Abbiamo sfruttato con fervore tutti gli
impianti sportivi presenti a Minerbio,
ma non ci siamo impegnati in allenamenti. Il nostro scopo era far fare esperienze. Così accanto ai tradizionali calcio, pallavolo e basket abbiamo ideato
e sperimentato varianti che permettessero il coinvolgimento dei più pic-
coli e permettessero loro di dare il proprio contributo, divertendosi e “riscattandosi” agli occhi dei bambini più
grandi, i quali tendevano a dominare il
campo.
Ci siamo addentrati con entusiasmo all'interno di sport e discipline meno conosciute e praticate come il baseball, il
tennis, il beach volley, la ginnastica
acrobatica, lo yoga e il ping pong.
Abbiamo caricato il treno di Giramondo
sul pullman e per un'intera mattina,
tutte le settimane, abbiamo nuotato
nella piscina di Altedo.
Non ancora sazi, ogni settimana abbiamo portato Giramondo in stazioni
più lontane dove ci siamo fermati per
tutto il giorno: AcquaJoss, Bagno Le Piramidi al Lido di Spina, Villaggio Natura, BondyBeach, Triton's Park, Villaggio della Salute, AcquaVip e la Fattoria
Didattica Dulcamara.
L'esperienza di Giramondo è stata ricca
e variegata ed ha visto la partecipazione di tanti passeggeri. Ognuno ha
dato il suo contributo ed è difficile far
rientrare tutto in una pagina.
L'autunno è arrivato e il viaggio di Giramondo è per quest'anno terminato. Giramondo si è fermato per studiare nuovi
ricchi e stimolanti itinerari da riproporre
con passione la prossima estate.
Grazia
Educatrice del centro estivo
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numero 33
settembre 2011
servizi
Una Villa per tutti
Una nuova esperienza di
centro estivo presso i locali
di Villa Serena a Bologna.
Le prime settimane di settembre Villa
Serena ha ospitato un centro estivo.
Questa frase molto semplice in realtà
racchiude un’esperienza molto bella a
cui io ed Fabrizio abbiamo partecipato.
Il centro estivo era veramente a misura
di bambino.
Il numero dei posti era al massimo 21,
bambini di età compresa tra i 6 e gli 11
anni. Questi numeri hanno permesso di
fare un lavoro quotidiano di relazione e
di progetto, gomito a gomito con i
bimbi che partecipavano.
Così, in modo spontaneo, naturale e profondo abbiamo creato: un museo all’aperto con ruderi, reperti trovati nel
parco, visita guidata a gruppi e conferenze di esperti, a seguire abbiamo costruito una casa nell’albero, con legni,
foglie e antifurto (!), abbiamo poi creato
strumenti musicali e raccontato molte
storie. Abbiamo avuto, anche, l’occasione di fare una Gita, con la G maiu-
Una bella donazione
per i nostri Centri Diurni
I Centri Diurni “Graziella Fava” e “Casa
dei Boschini” ringraziano sentitamente
la dirigente del Centro di Lingua Tedesca
di Bologna, Ingrid Malzer, per la donazione di diversi mobili e oggetti di arredamento (tavoli, sedie, cornici, bacheche
e tanto altro) che contribuiranno a rinnovare e a rendere più accoglienti e colorati gli spazi dei centri. Vielen Dank!
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scola, all’Oasi faunistica di Monte Adone.
Sono state settimane intense, che ci
hanno permesso di osservare e vivere
da vicino la duttilità (tipica) dei bambini, il loro trovarsi bene in tutte quelle
situazioni in cui si sentono liberi di
muoversi, e nello stesso tempo contenuti e seguiti. Seguirli e dare loro stimoli è stato semplice e molto naturale.
In questo percorso è stata fondamentale l’accoglienza che abbiamo ricevuto
dai genitori, che da subito si sono mostrati entusiasti del percorso che sta-
vamo approntando e colpiti dal rapporto stretto instaurato con i bambini.
I piccoli numeri creano grandi numeri
(intesi come risultati), questa potrebbe
essere la sintesi del centro estivo di Villa
Serena. La sensazione forte chiudendo
l’esperienza è stata di avere seminato
molto e di intravedere, nemmeno tanto
in lontananza, i frutti del raccolto, fatto
di consenso, voglia di ripetere, e riconoscimento.
Laura Draghetti
educatrice
numero 33
settembre 2011
Novità nei servizi
per l’infanzia
Nuovi nidi e nuove gestioni
a Bologna.
Il mese di settembre ed il nuovo anno
educativo registrano l’apertura di due
nuovi servizi a gestione Cadiai. Si
tratta dei nidi d’infanzia aziendale dell’Asp Giovanni XXIII e di Unicredit.
Il“Giovannino”di viale Roma nasce da
un investimento del consorzio KarabakOtto al fine di progettare, realizzare e gestire per i prossimi 30 anni un
nido d’infanzia dedicato per 10 posti ai
dipendenti dell’Asp Giovanni XXIII e
per ulteriori 32 posti ai cittadini del
Quartiere Savena. Frutto della partnership consolidata con le imprese del
consorzio (Manutencoop, Camst, Cipea,
Società Dolce) nella logica della partnership pubblico/privato, il nido si
qualifica come struttura all’avanguardia
in termini di progetto pedagogico ed
elementi architettonici realizzati attraverso le più moderne tecniche bio-edilizie. Il personale (dieci operatrici, al mo-
Novità nell’appalto
dei servizi a San
Lazzaro di Savena
Cadiai gestisce
nuovamente una sezione
di materna.
Il nuovo anno scolastico si apre con
delle novità per quello che riguarda
l’appalto dei servizi generali del Comune di San Lazzaro di Savena:
presso la scuola dell’infanzia Di Vittorio abbiamo infatti in gestione la 4a
sezione.
La crescente difficoltà degli enti pub-
mento, tra coordinatrice, educatrici e
ausiliarie) è a cura di Cadiai. Tra le particolarità del progetto educativo è da
segnalare la sperimentazione, del tutto
originale nel panorama dei servizi della
provincia, di proposte di contatto,
scambio e animazione tra gli ospiti
della residenza anziani dell’Asp ed i
bambini del nido d’infanzia.
L’“Arcobaleno dei Pulcini” di viale Vestri è il servizio che Unicredit ha dedicato all’inserimento dei figli dei propri
dipendenti nell’ambito delle politiche
conciliative aprendo le proprie porte a
posti convenzionati, voucher e privati
del territorio. Attivo dal 2009 il nido è
recentemente passato in gestione a Cadiai. Autorizzato per complessivamente
49 bambini, anche se attualmente opeblici nel non poter più fare assunzioni
del personale docente e collaboratore,
fa sì che rivolgersi alle realtà cooperative sia l’unica soluzione per garantire
continuità e qualità del lavoro con i
bambini. Infatti la 4a sezione è gestita
da insegnanti in organico nella stessa
scuola da oltre due anni e questo ha
potuto confortare i genitori, interessati
e proseguire il lavoro educativo con i
bambini, malgrado il pensionamento
di alcune insegnati comunali.
Alessandra Berarducci e Barbara Sammarchi si trovano così ad affrontare
questa nuova avventura, ricche dell’esperienza acquisita e spronate dall’entusiasmo per la prova da affrontare, comunque sicure dell’appoggio
rativo per una ventina, si tratta del settimo nido a gestione completa Cadiai
nel comune di Bologna.
Vale, infine, una menzione il“Filonido”
di via della Villa, recentemente inaugurato dal consorzio KarabakNove di cui
Cadiai è socia. Anche in questo caso si
tratta di un'iniziativa di costruzione e
gestione dedicata per 40 posti a nido
d'infanzia interaziendale (Regione Emilia Romagna, Legacoop, Unipol ed
Hera) e per 20 posti aperta al territorio
in regime di convenzionamento con il
Comune di Bologna. In questo caso la
gestione del personale educativo è di
Società Dolce.
Alessandro Micich
Responsabile gare e progetti
del pedagogista della cooperativa, Enrico Mantovani.
Ricordiamo che nella stessa scuola è in
carico all’ATI (Cadiai – Gesser - Dolce)
tutto il personale collaboratore, gli insegnanti del sostegno all’handicap e il
post- scuola per la sezione statale.
Ricordiamo inoltre che Cadiai ritorna
ad occuparsi della gestione di scuole
dell’infanzia dopo qualche anno, l’ultima esperienza risale infatti alla sezione di materna privata presso il nido
“Progetto 1/6” in via Pier Crescenzi,
un’esperienza felice che troverà degno
proseguimento con le colleghe operanti a San Lazzaro.
Gloria Verricelli
17
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settembre 2011
servizi
Le Nonnolimpiadi
2° edizione di giochi motori
dei Centri Diurni Anziani
Cadiai.
Continua anche quest’anno l’appuntamento che ha visto impegnati, a metà
Settembre, i Centri Diurni per Anziani
Cadiai nella gara di giochi motori ospitato dal Centro Diurno Anziani i Tulipani del Quartiere San Donato.
La differenza, rispetto alla prima edizione, è stata la partecipazione questa
volta del Centro Diurno Arcobaleno del
Comune di San Lazzaro che si è aggiudicato un 2° posto sul podio mentre il
primo posto, come lo scorso anno, è
andato al Centro Diurno Cà Mazzetti di
Casalecchio di Reno, il 3° posto del Centro Diurno Pizzoli del Quartiere Navile,
il 4° del Centro Diurno Castelletto Quartiere Savena e l’ultimo posto del Centro
Diurno ospitante di San Donato.
Quest’anno c’è stata la possibilità di gareggiare sfruttando completamente il
bellissimo spazio verde esterno del
Centro I Tulipani che da un anno accoglie l’iniziativa di un progetto sperimentale di Garden Terapeutico per anziani e che vedrà il 30 di Settembre la
sua inaugurazione.
Hanno fatto da sfondo all’iniziativa le
coppe interamente realizzate dagli anziani con materiale di recupero, completamente diverse dall’anno scorso, e
i capellini ognuno di colore e di costruzione diversa, il tutto accresciuto dall’ideazione per ogni squadra di un urlo
incitativo per ogni centro.
Questo tipo di “coreografia” anticipa e
prepara mentalmente l’anziano all’iniziativa, orientandolo verso un obiettivo
comune e allo spirito di gruppo e alla
cooperazione, senza tralasciare l’importanza della stimolazione manuale
con materiali diversi che ne deriva.
La geromotricità è una metodologia di
movimento, specificamente studiata
18
per la persona anziana che nasce e si
sviluppa a Torino intorno alla fine degli
anni Settanta. Si tratta di una proposta
motoria globale, preventiva, di gruppo,
finalizzata al mantenimento dello stato
di salute e al miglioramento della qualità di vita dell'anziano, anche in situazione di disabilità, dimostrandosi nel
corso degli anni un valido strumento di
attivazione psico-fisica.
Con questi presupposti mi piace l’idea
di definire questa giornata di “anima-
zione motoria”, proprio perché muovere il corpo significa mettere in movimento anche l’anima: per questo
dalla pratica della geromotricità si può
facilmente allargarsi al concetto di animazione, per attraversare il territorio
della riabilitazione, della ginnastica
dolce, della psicomotricità e della musicoterapia.
Come è facile intuire, tutto questo rientra a pieno nell’ottica preventiva e multidisciplinare della nuova geriatria, che
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settembre 2011
sta finalmente superando l’interpretazione del concetto di salute in senso
unicamente “clinico”, andando sempre
più verso un modello rispettoso della
persona nella sua interezza e globalità,
attraverso l’utilizzo di discipline alternative, riabilitative ed espressive.
Per questo è importante che il contesto
istituzionale debba essere organizzato
non soltanto per curare deficit funzionali, ma anche per promuovere le situazioni atte a potenziare le capacità
dei residenti, in modo da trasformare il
circolo vizioso della dipendenza dell’anziano in un “circolo virtuoso dell’autonomia”.
È ovvio che coinvolgere l’anziano e stimolarlo ad eseguire da solo i compiti di
vita quotidiana che ancora può svolgere non è facile né da parte dell’organizzazione della struttura (è molto più
veloce vestire un anziano con difficoltà
motorie o lavarlo o trasportarlo su una
carrozzina piuttosto che aiutarlo mentre cerca di vestirsi da solo, di lavarsi o
di camminare) e spesso incontra resistenze anche da parte dell’anziano
stesso, che magari è rassegnato da
tempo ad essere “gestito” da altri. Gli
interventi in questo senso risultano
particolarmente infruttuosi se poi l’anziano ha davanti a sé la prospettiva di
passare tutta la sua giornata in una
stanza davanti alla televisione o nella
più totale inattività.
Solo l’offerta di ruoli sociali all’interno
della struttura e la partecipazione ad
attività di gruppo più o meno organizzate possono offrire ai residenti opportunità di scelta e di decisioni: se davvero ci sono queste reali opportunità
sulle quali esercitare di volta in volta
adesione oppure rifiuto, allora può rimettersi in moto il meccanismo della
motivazione al mantenimento e all’esercizio dell’autonomia residua.
Se dunque l’anziano è posto in condizione di impegnarsi in qualche attività
o iniziativa di sua scelta durante la giornata, e se le attività proposte risultano
In previsione
di un inserimento
un po’ speciale
A Casa Rodari viene
avviato un progetto di
pet education.
Il 13 ottobre ha avuto inizio la formazione per tutti gli operatori di
Casa Rodari "Approcci e gestione
corretta del cane in struttura".
Il progetto di un possibile inserimento di un cane presso la struttura per disabili ha avuto avvio nell'aprile 2010 attraverso i primi
contatti presi con i veterinari dell'Ausl ed è andato strutturandosi fino
ad arrivare ad oggi con una convenzione approvata e firmata fra la Provincia di Bologna, il Dipartimento di
Scienze Mediche Veterinarie dell'Università di Bologna, l'Azienda
U.S.L. Città di Bologna e Cadiai.
L'interesse da parte degli Enti collaboratori è dato anche e in particolare
dalla realizzazione di un progetto
sperimentale che possa dare l'opportunità di valutare e documentare
eventuali giovamenti da parte di
tutti i conviventi della "casa".
A sostegno dell’adozione di animali,
pensiamo di accogliere un cane prostimolanti e “a misura”, allora le motivazioni a fare da solo si amplieranno
notevolmente: una persona soddisfatta e interessata a qualche attività è
anche più desiderosa di alzarsi e vestirsi ogni mattina.
Se si aggiunge inoltre all’interno delle
attività la grande collaborazione e sinergia tra le figure operanti, come
quella sentita durante l’iniziativa delle
Nonnolimpiadi, fa sì di creare un clima
in cui l’anziano si senta rassicurato, pro-
veniente dal canile.
Il percorso formativo sarà svolto da un
medico veterinario con competenze
in medicina comportamentale e servirà a fornire a tutti gli operatori una
base di conoscenza necessaria per
l'avvicinamento e la gestione dell'animale in una condizione di convivenza
che vede necessariamente l'operatore come mediatore nella relazione
tra l'utente e il cane.
Un ulteriore percorso formativo più
specifico e dettagliato sulla "Gestione
dei problemi e individuazione delle sue
manifestazioni" seguirà per quegli operatori individuati come referenti.
Si prevede l'inserimento del "nuovo
ospite" all'inizio del nuovo anno.
Rita Battistini
Coordinatrice di Casa Rodari
tetto e capito, condividendone della
giornata il divertimento comune nell’attesa l’anno successivo di una terza
edizione.
Anna Chiara Achilli
Musicoterapeuta
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Il burka* invisibile
L’esperienza delle borse
lavoro nel Centro Bambini
e Genitori di Calderara
di Reno.
Nell’agosto 2010 Cadiai vince l’appalto
per la gestione di alcuni servizi per l’infanzia nel territorio di Calderara di
Reno e mi viene affidato il coordinamento pedagogico di un nido e di un
Centro Bambini e Genitori nella frazione di Longara. Quest’ultimo è attrezzato per accogliere bambini da
zero a tre anni durante la mattinata e
da tre a otto anni nel pomeriggio, accompagnati dai loro genitori.
È così che ho l’occasione di incontrare il
“Rifugio di Emilio”. Ha una storia di dieci
anni alle spalle, è stato anche un piccolo nucleo educativo per un periodo
(una educatrice con cinque bambini
dai due ai tre anni). È una realtà felicemente consolidata nel territorio, dove
l’educatrice, ex insegnante della scuola
dell’infanzia, ha saputo tessere, in accordo con la pedagogista del comune,
un intreccio educativo fatto di proposte
legate agli spazi ed ai materiali, ma anche alla sapiente capacità di accogliere
le persone che arrivano al centro,
20
servizi
ognuno con le sue caratteristiche,
ognuno a suo modo. È un luogo dove si
sta bene, dove i genitori hanno piacere
di stare.
In questo contesto, l’assistente sociale
del comune propone all’educatrice del
Rifugio di Emilio l’inserimento di tre ragazze in qualità di borse lavoro, a partire dal mese di Gennaio 2011.
Vivono tutte e tre nel territorio, provengono dal Marocco e sono di religione musulmana. In passato hanno
già frequentato il centro nel pomeriggio, ma da quest’anno la frequenza è
diventata a pagamento e non riescono
più a partecipare.
Questo rappresenta per loro un dispiacere, anche perché il venerdì c’è un’ulteriore possibilità educativa offerta dal
Rifugio, grazie alla presenza di un altro
educatore, che consente l’attività di
aiuto ai compiti.
L’idea è quella di una borsa lavoro che
comporti - e consenta - anche l’iscrizione dei figli e la loro partecipazione
alle attività del Rifugio. C’è dietro
un’idea di comunità, la volontà di mettere in contatto risorse ed istituzioni,
che va oltre l’idea di intercultura. Racconta l’assistente sociale: “il mio approccio non è sul caso singolo, ma è un
approccio del lavoro di comunità. Devo
dare risposte alle esigenze del singolo,
ma devo fare emergere anche risposte
per la comunità locale”.
Il Rifugio di Emilio sembra il luogo giusto per questa esperienza. Dice ancora
l’assistente sociale: “l’ambiente accogliente, dove poter andare con i bambini,
poteva permettere di sperimentarsi in
un’altra veste, come persone attive che
agiscono in prima persona per migliorare questo servizio. Questa idea mi
aveva preso”.
Due di loro vengono affiancate alla collaboratrice del Rifugio, con il ruolo di
supporto alle pulizie del centro.
Alla terza, viene richiesta la presenza
al mattino, come aiuto per la sistemazione degli spazi e per la pulizia, ma
anche come affiancamento all’educatrice durante la mattinata. Può portare
anche sua figlia M. di un anno.
A. è la ragazza che parla meglio l’italiano ed è anche quella che indossa il
burka.
All’inizio A. pensa che anche lei sarà impiegata nelle pulizie, con un orario che
non implica il contatto con le famiglie.
Quando comprende la richiesta che le
viene fatta, ha un po’ di disorientamento. Teme ci possano essere delle
difficoltà per il velo. Inoltre, avendo
quattro figli, avrebbe preferito non
uscire di casa presto, o quanto meno
non prima di avere riassettato e lasciato
tutto bene in ordine.
Accetta comunque, anche se, all’inizio,
le si legge nel volto un po’di titubanza.
All’inizio rimane molto nell’ambiente
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cucina, più familiare, più simile ad un
contesto dove è solita esprimere le sue
competenze nel quotidiano. Riordina,
chiede se va tutto bene. Le dispiace se
sua figlia, mentre lei lavora, deve essere guardata dalle altre mamme, perché non vuole disturbare. Alza il velo
quando non ci sono papà e uomini e lo
riabbassa quando ci sono.
Dice A. mamma di J. : “Non voleva darci
un peso… noi eravamo molto disponibili,
ma lei aveva paura di disturbarci. Non
voleva che ci pesasse il nostro appoggio
con la bimba, il volerle dare una mano”.
Qualche genitore e nonno fa un po’ fatica a capire. Pochissimi ne fanno molta
e manifestano disagio nella convivenza.
Può essere infatti molto faticoso capire
che l’altro non possa adattarsi ai nostri
costumi. Qualcuno decide di non iscriversi al centro.
Racconta sempre la mamma di J.:
“Tabù di noi mamme e nonne io ne ho
notati, perché qualcuno si è allontanato
dal centro per la sua presenza. Ho sentito
frasi un po’ cattive, del tipo: se c’è lei non
ci sono io…”.
Dopo un paio di mesi, c’è un momento di cedimento da parte di A.
Ha paura che le persone possano non
venire al centro per la sua presenza. Ci
si incontra assieme nuovamente
(borsa lavoro, educatrice, assistente
sociale, responsabile ufficio scuola,
coordinatrice gestionale e pedagogica della cooperativa) e grazie al supporto di tutti si va avanti.
È molto forte il lavoro di mediazione
dell’educatrice, che crea un clima che
consente lo scambio. La maggior parte
dei genitori capiscono, e riescono a
vedere A. come una donna e una
mamma, con le loro stesse paure ed
apprensioni.
La rete formata dai frequentanti il centro, mamme, papà, nonne - c’è anche
un nonno che ha lavorato nei paesi
arabi e che scambia quotidianamente
con lei parole in arabo - è di grande
aiuto nel superamento delle differenze.
Le mamme coinvolgono la bimba di A.
mentre lei pulisce, e cercano anche di
coinvolgere lei nello stare con loro.
Per A., all’inizio, è difficile comprendere
che stare seduta a parlare con le altre
mamme senza pulire e riordinare, faccia
parte dell’esperienza della borsa lavoro.
È un lavoro parlare o condividere pensieri? Per questo motivo, la presenza di
cose da fare pratiche, nella prima parte
dell’esperienza, ha aiutato A. ad essere
presente, con un ruolo ed una funzione
più chiare, per arrivare poi, gradualmente, a scambiare anche pensieri ed
idee con le persone presenti. Racconta
che una sua difficoltà iniziale è stata
“capire la gente com’è. Ci sono persone
che parlano, altre che non parlano… Parlando ci si capisce”.
Mi ha molto emozionato condividere
con i genitori intervistati e con l’educatrice una bella sensazione ed un pensiero. Quella del “velo invisibile”. La
prima volta che ho incontrato A. cercavo il suo sguardo ed anche l’educatrice racconta, indirettamente, nell’intervista, la sua abilità nel cogliere le
emozioni di A. “rubando” informazioni
dallo sguardo: “quando è in difficoltà,
io la capisco dagli occhi, perché un occhio le diventa un po’ più fermo”. Per
quanto mi riguarda, con il tempo, il velo
è diventato secondario. Ora non ci
penso più, non lo vedo più.
Anche C. mamma di R. e M. dice : “Tu la
vedi con il volto coperto, ma quando tu ci
parli il volto lo vedi scoperto. Vedi il velo,
ma nella realtà è una persona come te;
non la devi vedere diversa solo perché ha
dei costumi diversi”.
E l’educatrice racconta: “il velo io non lo
vedo. Non so se dipende dal fatto che
lavoro sempre in mezzo alle famiglie. Io
il velo non lo vedo più. È un grande insegnamento sulle relazioni. Per relazionarci con le persone spesso ci basiamo
sull’aspetto, ci piace, non ci piace. Lei
non risponde alle aspettative fisiche perché non vedi il volto ma solo lo sguardo.
[…] Il velo è stata una grande scommessa per arrivare ad ascoltare. Non è
l’aspetto che ti può fare stare bene. Dobbiamo andare oltre, imparare ad ascoltarci un po’ di più… Alcune persone
hanno il burka nella mente, lei è molto
vicina anche con il velo…”.
Silvia Travaglini
Pedagogista
(*) In realtà il velo utilizzato da A. è il Nijab (nel Burka infatti anche lo sguardo è
coperto). Abbiamo utilizzato questo termine anche se inesatto, solo perché
molto più conosciuto e diffuso nel linguaggio comune.
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numero 33
settembre 2011
Anziani al centro
della riflessione
A Bologna si sono svolti
due importanti momenti di
approfondimento sui temi
dell’invecchiamento.
Il 17 settembre scorso si è tenuto a Villa
Ranuzzi un convegno su L’approccio integrato alla demenza avanzata, un tema
di particolare interesse per tutti coloro
che lavorano nelle residenze per anziani
e che sempre più spesso si trovano ad
assistere persone ormai in fine vita.
Si è discusso di aspetti ambientali, della
gestione (farmacologica e non) dei disturbi cognitivi, affettivi e comportamentali correlati alla demenza, dei problemi etici sollevati dagli interventi
diagnostici e terapeutici praticati nel
fine vita, ivi compreso il tema del testamento biologico.
Particolarmente interessanti, sotto questo punto di vista, le relazioni di Mirco
Vanelli Coralli, dirigente geriatra dell’Ospedale di Bentivoglio, Maura Coveri, dirigente geriatra dell’Ospedale
HALT - Healthcare
Associated Infections
in Long-Term Care
Facilities
Il Corniolo, casa – residenza per anziani di Baricella, ha partecipato ad
un progetto di ricerca europea che
aveva lo scopo di monitorare la presenza di infezioni e l’utilizzo di antibiotici all’interno delle strutture.
Appena i dati relativi a questa indagine saranno disponibili ne sarà data
adeguata comunicazione.
22
servizi
Maggiore e Vincenzo Castiglione, giurista e presidente dell’ARAD.
Nel corso della mattinata Clelia D’Anastasio, responsabile del Progetto Aziendale Demenze dell’Azianda Usl di Bologna, ha presentato i dati sul percorso di
miglioramento dell’assistenza alle persone affette da demenza, raccolti negli
ultimi tre anni con la collaborazione costante delle strutture convenzionate di
tutto il territorio provinciale.
In occasione della XVIII Giornata Mondiale dell’Alzheimer l’ARAD (Associazione Ricerca e Assistenza Demenze)
ha invece organizzato un seminario sul
tema L’anziano fragile: quale tutela?,
che si è svolto nella giornata di venerdì
23 settembre presso la sede dell’ASP
Giovanni XXIII, in viale Roma.
L’argomento è stato affrontato dal
punto di vista geriatrico - numerosi i
rappresentanti della geriatria ospedaliera che si sono alternati al tavolo, da
Domenico Cucinotta a Vincenzo Pedone, da Maria Lia Lunardelli a Giovanni Savorani - dal punto di vista legale, con l’intervento dell’avvocato
Ludergnani Meliota e del notaio Zanelli e biopsicosociale, con la relazione
delle psicologhe Christine Melon di
Cadiai e Susanna Giorgi dell’ASP Poveri Vergognosi.
Fra il pubblico operatori del settore, ma
anche diversi familiari caregiver e alcuni anziani interessati al tema della
prevenzione nell’invecchiamento.
A cura di Marie Christine Melon
numero 33
settembre 2011
Noi… I ragazzi
di Albero Blu
Una mostra fotografica
per una giornata di festa.
“Albero Blu”apre i battenti il 24 ottobre
2008 e nasce come residenza sociale
per disabili adulti, si trova presso il centro sperimentale “Alessandro Ancona”
di via Portazza a Bologna.
Viviamo insieme ad altre realtà: il
gruppo appartamento “Sant’Isaia”, il
Centro Diurno “Azzurro Prato” e il Centro Diurno ergoterapico.
Abbiamo organizzato una mostra con
l’intenzione di farci conoscere e farvi
vedere quante cose facciamo in questa
famiglia speciale, dove la diversità non
è una barriera, ma una ricchezza.
Il 13 luglio scorso si è così aperta una
mostra sia fotografica che espositiva:
le foto rappresentavano momenti di
quotidianità nella nostra casa mentre
gli oggetti erano prodotti di creta e
fimo, una particolare pasta sintetica,
creati proprio dai nostri utenti.
Questa giornata di festa si è conclusa
con un ricco buffet e... una bella cascata di gavettoni!
Tutto sommato ci siamo divertiti, anche
se ci è dispiaciuto molto che l'invito
non sia stato accolto, se non dal gruppo
appartamento “Sant'Isaia”, dagli stessi
operatori di Albero Blu e dall'Associazione Movida; la loro presenza ha reso,
per gli ospiti di Albero Blu, l'assenza di
molte persone meno pesante.
A parte questa lieve nota negativa, ringraziamo quanti hanno preso parte,
nella speranza che, alle prossime feste,
la partecipazione si più numerosa.
Filippo Collodoro e Sonia Fabiano
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numero 33
settembre 2011
servizi
20 anni
di Casa Rodari
La residenza per disabili
si avvicina al ventesimo
compleanno.
Vent’anni fa, l'11 novembre 1991,
apriva la residenza socioriabilitativa
per disabili adulti Casa Rodari, in Via
Fossolo 60 a Bologna, a conclusione
di un percorso di "accompagnamento" di ex degenti dell'Ospedale
Psichiatrico "Roncati" verso la dimissione definitiva e la faticosa riammissione in società.
L'apertura della struttura residenziale
Casa Rodari fu infatti il punto di arrivo
di un percorso non breve, nè facile che
racchiuse molti significati.
Ma fu anche il punto di partenza di un
altro percorso, quello di un gruppo di
persone per le quali si ipotizzava la
riammissione in società, dopo lunghi
anni di assenza.
La storia del progetto ebbe infatti inizio da lontano, all'indomani dell'entrata in vigore della legge 180, con la
quale si imponeva il superamento dell'ospedale psichiatrico, che per oltre
un secolo aveva funzionato come contenitore indifferenziato dei più eterogenei stati di sofferenza di natura sanitaria e sociale, psichiatrica e non
psichiatrica.
Nel progettare soluzioni alternative
alla degenza psichiatrica, l'unica via
possibile era quella di ricominciare
dalla diversificazione delle persone,
riscoperte nelle specificità dei rispettivi bisogni.
A questo fine, prima dell'apertura di
Casa Rodari, venne istituito, all'interno del "Roncati", il reparto 7H per
accogliere, in osservazione, quelle persone, le cui affinità, caratteristiche
comportamentali e patologie, rendessero ipotizzabile nel tempo la realiz24
zazione del progetto di dimissione
dall'OP e di stanziamento nella struttura residenziale.
Casa Rodari fu l'ardita scommessa di
riuscire a restituire a coloro, cui l'istituzione manicomiale aveva negato il
diritto di essere riconosciuti nella propria identità, la possibilità di condurre
una vita in mezzo agli altri, attraverso
un progetto riabilitativo che contemplava il passaggio da una gestione
di tipo sanitario e psichiatrico ad
una gestione prevalentemente so-
cioeducativa all'interno di un contesto abitativo adeguato alle esigenze
singole e di un contesto residenziale di
quartiere, dove promuovere interventi
di integrazione sociale.
Tra le non poche difficoltà ad implementare un progetto di tale innovazione che richiedeva la costante ricerca di linguaggi ed intenti comuni
tra i soggetti coinvolti (Azienda USL,
Comune di Bologna, enti gestori, ecc),
particolarmente delicata fu la co-
numero 33
settembre 2011
struzione di relazioni di fiducia con
i famigliari degli utenti che faticavano e tardavano nell'adesione a
quello che, nel proprio immaginario,
equivaleva forse ad un vero e proprio
sconvogimento, personale e culturale,
perchè andava a modificare un sistema che, dopo tanti anni, nel bene o
nel male, era stato il solo ad aver in
qualche modo offerto una alternativ,
nella gestione del proprio caro. I famigliari, i soli che nel tempo, con la loro
assidua presenza, avevano consentito
un minimo contatto tra il degente ed
il mondo esterno, furono costantemente coinvolti in ogni fase del progetto ed anche una volta completato
il passaggio alla nuova residenza, continuarono a partecipare attivamente,
chiamati in causa non solo per la profonda conoscenza che del proprio
caro avevano, ma anche per condividere interventi di cura che, dal carattere custodialistico tipico dell'Ospedale Psichiatrico, ora assumevano una
valenza educativa e riabilitativa, nella
riscoperta di quelle risorse ed abilità
personali che il lungo internamento
aveva sopito.
Casa Rodari fu quindi un progetto ad
alta complessità, frutto della partecipazione attiva di una molteplicità di
soggetti chiamati a svolgere proprie
funzioni in un contesto di condivisione,
volontà e responsabilità collettiva.
Negli anni, la struttura si è molto
modificata rispetto a quella che era la
composizione originale dei residenti:
c'è chi è stato trasferito in strutture
per anziani, ma c'è anche chi si è ammalato e ci ha lasciati per sempre.
Nel frattempo sono arrivate a Casa Rodari altre persone che, nonostante non
avessero la storia sofferta di internamento in Ospedale Psichiatrico, hanno
in alcuni casi richiesto una presa in carico particolarmente complessa.
Anche misurandosi con realtà diverse,
ciò che si è sempre cercato di portare
liber libero
La rubrica dedicata ai suggerimenti di
lettura è uno spazio a disposizione di
tutti. Chiunque volesse scrivere un
commento o un’impressione su un libro che si è apprezzato e che si vuol
condividere con gli altri, può contattare la redazione allo 051 7419001 o
scrivendo a [email protected]
Parti in
fretta e non
tornare
Fred Vargas,
Einaudi
È da un anno a questa parte che non
riesco a stare lontana da Fred Vargas, pseudonimo di Frèdèrique Audoin - Rouzenau, archeozoologa ed
esperta in storia medievale che, durante le vacanze, un mese all’anno,
scrive i suoi “polar” (così in Francia
chiamano i romanzi gialli).
I personaggi principali, protagonisti di più romanzi, sono atipici, lo-
gorati dalla vita, geniali e in loro fa rivivere le sue passioni… Adamsberg, il
commissario, uomo lento e sgualcito,
Marc, squattrinato medievalista e Mathias, geologo un po’ orso.
Vi suggerisco alcuni titoli:
• Parti in fretta e non tornare
• Io sono il tenebroso
• Un po’ più in là sulla destra
• L’uomo dei cerchi azzurri.
“Parti in fretta e non tornare” mi è piaciuto particolarmente.
Siamo a Parigi. In una caratteristica
piazzetta un banditore, improvvisatosi
tale per sbarcare il lunario, legge in
pubblico tutti i giorni una molteplicità
di messaggi che vengono depositati in
un’urna d’altri tempi, a cinque franchi
l’uno. Incominciano a comparire messaggi strani, in una lingua antica, che
diventano sempre più inquietanti:
sono quelli dell’assassino…
Considero i gialli di Fred Vargas avvincenti, rilassanti e piacevoli, perfetti da
alternare a letture più impegnative.
Sandra Varani
.
avanti con coerenza è stato il lavoro
di attenzione e rispetto nei confronti delle necessità personali e dei
bisogni vitali di chi veniva accolto a
Casa Rodari, come quando, a dicembre del 2004, la struttura si è ampliata,
con l'annessione alla comunità, di un
appartamento accogliente due persone, una delle quali particolarmente
delicata e complessa sul versante so-
cio relazionale.
Attualmente Casa Rodari, che in questi venti anni è sempre stata gestita da
Cadiai, in convenzione con l'Azienda
USL, accoglie sedici ospiti adulti.
Laura Morini
Pedagogista di Casa Rodari
25
numero 33
settembre 2011
altre realtà
Associazione AMACI
Ospitiamo in questo
numero un contributo
dell’Associazione
dei genitori e degli amici
della Chirurgia Pediatrica
“Gozzadini” di Bologna.
[email protected]
www.amaci.it
L’AMACI è l’associazione dei genitori e
degli amici della Chirurgia Pediatrica
“Gozzadini” e Ospedale Maggiore di
Bologna, nata nel 1990 per affiancare
l’equipe medica e la Struttura Sanitaria
pubblica che si prendono cura dei nostri bambini.
L’associazione persegue le seguenti finalità:
- fornire ai genitori le informazioni
necessarie per porli nella condizione
di gestire le patologie dei propri figli
al meglio, raggiungendo a volte una
professionalità pari a quella di un infermiere specializzato;
- garantire l’aggiornamento continuo dei medici, grazie alla disponibilità di fondi da parte dell’Associazione: i giovani specializzandi, molto
spesso, sono costretti a rinunciare a
partecipare ad importanti congressi
scientifici per mancanza di fondi da
parte dell’Azienda Ospedaliera; grazie
all’Associazione possono partecipare,
senza dover sostenere personalmente oneri finanziari;
- rendere operativo l’Ufficio che si
occupa del disbrigo delle pratiche
mediche e burocratiche, a disposizione di tutti i genitori;
- contribuire all’acquisto di materiale ed attrezzatura medica scientifica, materiale che viene poi donato
ai vari reparti di Chirurgia Pediatrica.
26
Tutto questo per rendere più confortevole l’ospedalizzazione dei piccoli pazienti, provenienti da ogni parte del
nostro Paese e non solo.
In questi anni abbiamo cercato di essere di supporto alle famiglie con aiuto
economico e sociale, nonché morale e
psicologico. Le ultime iniziative, non in
ordine di importanza perché per noi il
bambino è lo scopo principale, sono
state queste e non solo:
- aiuto finanziario per rientro nel proprio Paese, in aereo, ad un bambino
proveniente dal Camerun;
- aiuto finanziario per una famiglia
proveniente della Sicilia per una permanenza lunga in appartamento; il
bambino è purtroppo deceduto a
Bologna;
- aiuto ad un bambino proveniente dal
Mali per interventi;
- aiuto a una bambina proveniente
dall’Orfanotrofio di Betlemme che è
stata ricoverata per problemi grossi al
fegato;
- aiuto finanziario ad una giovane famiglia proveniente dal Kosovo per il
figlio affetto da gravi malformazioni e
che dovrà rimanere ricoverato per
molti mesi, in questo caso ci siamo
occupati del disbrigo delle pratiche
relative al permesso di soggiorno.
Questo grazie anche all’aiuto del Rotare
Bologna Ovest Guglielmo Marconi che
ha costituito un“Fondo Primo Aiuto”per
le famiglie provenienti dagli Stati dove
non esiste una reciprocità sanitaria.
Quantificare le somme di denaro è difficile poiché cerchiamo di essere disponibili in caso di emergenze, un
grande aiuto è dato anche da tutti i volontari che intervengono in caso di necessità, come è capitato per la bambina proveniente dall’Orfanotrofio di
Betlemme e il bambino proveniente
dal Kosovo.
Molte sono state le attività svolte all’interno del reparto, grazie alla sinergia che si è creata con altre Associazioni, sia presenti all’interno del
Gozzadini che sul territorio, fra queste
la musicoterapia con il Progetto Tamino, vari spettacoli organizzati da
vari enti, tra cui “Il nonno in camice
bianco”, organizzati da Cadiai.
Quest’ultima iniziativa è stata molto
apprezzata dai bambini e dai loro genitori, ma anche dai“protagonisti”degli
spettacoli, persone “non più giovani”
che hanno regalato, con la loro simpatia, un sorriso ai piccoli pazienti.
Il Presidente
Pier Paolo Redaelli
Fotografie tratte dal sito dell’Associazione.
lettere
numero 33
settembre 2011
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numero 33
settembre 2011
testimonianze
Dalla Danimarca…
in trasferta
Pubblichiamo un altro
articolo di Massimo
Allegrezza, educatore presso
il Gruppo Appartamento
“Sant’Isaia”, ora in
aspettativa, che sta
frequentando una scuola di
cooperazione internazionale
in Danimarca.
Bloom siede su una panchina lontana
da noi. Non è cattivo né tanto meno timido, è fatto così. Preferisce guardare le
cose da un altro punto di vista. È partito
con noi dalla Danimarca, pullmino della
speranza, millesettecentonovantotto
chilometri dalla mia nuova casa in Lindersvold, fino alla casa dei miei genitori a Senigallia. Due giorni. Tante fermate di mezzo, ma alla fine siamo
arrivati. Sono tre mesi che lavoriamo
per questo. Sono tre mesi che cerchiamo in giro materiale che la gente
butta via per allestire i nostri mercatini
delle pulci e raggranellare il denaro che
ci sarebbe servito per arrivare in Italia.
Bloom tutto il tempo a guardarci da lontano, un po’ diffidente come me, sicuramente convinto che quei duemila
euro che ci eravamo prefissati come
obiettivo non li avremmo mai raggiunti.
E invece l’abbiamo smentito mettendone da parte addirittura duemilacinquecento, ma usando la vecchia tecnica
del celarne una parte per le emergenze.
Italian job. Bloom approva silenzioso e
lancia un sorriso. Bene, allora si diceva
arrivati in Italia. La prima pizza oltre confine [non che Trento sia famosa per la
pizza] meglio dello schifo danese lo era
e di gran lunga. Sorrisi persi in mezzo a
quelle Alpi. Il sole che faceva capolino
tra un picco e il successivo, un po’come
gioca un bambino che si nasconde dietro la spalla del genitore. Quindi le
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montagne per il benvenuto e la strada
a sancire un patto con la nostra proposta iniziale. Viaggio in pullmino
molto istruttivo e un po’ devastante. Si
arriva di notte a casa dei miei, Bloom
che per protesta resta nel pullmino.
Non avevamo previsto il suo letto e di
dormire con me non se ne parla. Va
bene Bloom, tanto domani andiamo
al mare. Non è facile impressionare
questi cuori vichinghi, né tanto meno
farli emozionare di fronte ad un bel
paesaggio o ad uno scorcio indimenticabile, ma il mare è maestro nelle sorprese e glielo si legge negli occhi come
quest’acqua, temperata rispetto alla
loro, sia un habitat meraviglioso dove
spendere le loro giornate. Pelli bianchissime le loro, “Ragazzi crema protezione trenta, altrimenti domani porto
in giro delle aragoste.” Bloom sorride
sulla torretta del bagnino. Non ci lascia soli, ma la sua indipendenza la difende come una bandiera. Lo capisco,
non esce spesso e le vacanze mai proprio. Però quando non lo guardo sorride di gusto inseguendo le figure dei
ragazzi che giocano nell´acqua.
Bologna ci accoglie con il suo caldo irrespirabile. Grazie Dotta Signora per
non risparmiarci il tuo generoso e
umido abbraccio. I ragazzi danesi arrancano, caldo inusuale dalle loro parti.
Bloom zitto e guardingo non spreca
fiato. Come sempre mi accade non rie-
sco a privarmi dello sport, così a distanza e con un giorno di anticipo organizzo la nostra presenza per un calcetto la sera dell´arrivo a Bologna. I
ragazzi di sempre non si tirano indietro
a coinvolgere me e due biondi nordici in
una partita dall’inizio duro, troppa afa a
riempirla. Lo spilungone danese gioca
come sa. Corre molto ma la lucidità fatica ad uscire con il caldo. Sbaglia molto
e si arrabbia, solo un goal lo placa un po’.
Il più piccolo risparmia energie e sudore. Si diverte già solo per essere in
campo. Bloom aspetta appollaiato sulla
traversa che finiamo. Non sembra annoiato, direi incuriosito dal gioco. Non è
molto sportivo lui. A fine partita si va per
fare assaggiare agli stranieri crescentine e tigelle. È qui che li aspettavo.
Dopo tre morsi, la pizza al ristorante e il
primo di mio padre cedono il passo alle
nuove regine nelle preferenze del cibo
italiano. La crescentina allunga di un
passo addirittura sulla tigella. Il ragù
vero, non la schifezza che fanno loro, e
numero 33
settembre 2011
la nutella su tutti i condimenti. Un vero
trionfo. Si decide che il prossimo progetto in quel di Faxe sarà aprire una tigelleria e fare soldi a palate. Grandi progetti per prossimi viaggi. I ragazzi che
sono con noi, i miei amici di sempre a
Bologna sono il mio vanto. B. che chiacchiera con loro. B. il timido per natura
che si lancia in un nuovo Esperanto che
è l’inglese misto ai gesti con i miei amici.
Bloom mi guarda e approva. Bloom è
davvero convinto che avere un sacco di
amici è molto meglio che avere un
sacco di soldi. Adoro questi momenti
in cui riesco a fondere ciò che sono
stato, ciò che mi appartiene con quello
che ora vivo, con quello che ora sono.
Sono dei giorni che sorrido senza sosta.
Dentro mi sento leggero e rinfrancato
per quanto sia riuscito a far conoscere a
questi ragazzi danesi. La mia famiglia
che si è adattata a ricevere 5 persone in
casa. Letti di fortuna e mangiata da 10
persone a tavola. Il padre di un mio vecchio utente che torna dal lavoro prima
per mostrarci come funziona una vigna
e regalarci del vino, solo perché lo
chiamo e gli spiego che un gruppo di
danesi sarebbe curioso di capire come
si coltiva il vino. E poi Bologna. Oltre gli
amici Bologna c’è anche Cadiai che ci
permette di dormire nell’appartamento
di via Mazzini. La Cadiai è Chiara che la
contatto dicendo ”Mi trovi un posto da
dormire per noi 6” e lei che convince
Mario a lasciarci accampare all´Abs. La
Cadiai è Salvo che è un ospite meraviglioso e premuroso. E alla fine mi sento
davvero a casa qui, i miei ragazzi danesi lo percepiscono. Bloom si appoggia al mio letto stanotte. Non se la
sente di mancare di rispetto a tanta
gentilezza. Domani andremo a Venezia
e poi faremo un po’ di mare, ma intanto stasera respiriamo ancora un po’
Bologna e tutto il suo calore. Sia quello
materiale che un po’ infastidisce, ma
soprattutto quello delle persone che
mi hanno aspettato, ecco di quello riesco a privarmi difficilmente.
Guardo Bloom e sorrido. Non riesco a
farne a meno. Non riesco a non accostare la faccia di B. al mio fianco a quella
di Bloom. Hanno la stessa espressione
seria e concentrata. Guido da stamattina presto e ormai ho quasi quattrocento chilometri alle spalle. B. è silenzioso. A tratti chiude gli occhi e penso
si addormenti, ma non molla la sua posizione eretta e non cede con i muscoli
del collo, dorme come un cavallo.
Quando lo sbircio non si volta, non so
se ne accorga o meno, non so se faccia
finta, ma non importa di certo. Bloom
silenzioso rimbalza lo sguardo tra me e
B. Stiamo tornando indietro. Lasciamo
Italia e amici alle spalle. Non è stato facile, abbiamo guidato davvero tanto,
ma la soddisfazione serpeggia tra le
facce stanche. Tutti lo speravamo, nessuno però osava pensare che alla fine
un viaggio che sembrava strano fin dal
suo concepimento, alla fine si risolvesse
così. La mia famiglia, quella di sangue e
quella allargata degli amici, ha contribuito a marcare indelebilmente questo viaggio. Bloom approva “indelebilmente” e “la mia famiglia”. Il loro calore
ha contribuito a far conoscere un
aspetto dell’Italia che questi ragazzoni
danesi non potevano immaginare da
una guida turistica o da un video. Non
si impara sui libri come cenare insieme
e riconoscersi senza essersi mai incontrati. Bloom sorride. Non si impara
come vivere una serata a casa nonostante la casa sia a 1798 km da lì. Bloom
sorride. Non si impara cosa significa ricevere dei regali solo perché l’altro è felice di farlo anche se non lo rivedrai mai
più. Bloom non smette più di sorridere.
Ora è contento davvero. Stiamo tornando a casa per lui, ma è contento di
esserci ora e qui. Di esserci stato e di
aver toccato con mano. Sempre in disparte, ma attento. Bloom è stato “presente a se stesso” come adorava dire
un mio vecchio docente. Bloom non sa
bene cosa significa, ma suona bene e
gli piace.
E soprattutto è contento di esserci, di
esserci stato e di tornare a casa.
Massimo
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numero 33
settembre 2011
racconto
Good morning
Villa Mestizia
Questo non è un racconto
comico. E soprattutto
non è fantascientifico.
Buongiorno mesti villeggianti, chi vi
parla è il vostro speakeducatore, in
questa nuova, bellissima giornata che
si apre alla Vuemme. Quante, quante
cose ho da dirvi, ma come sempre voglio partire dalla nostra regola d’oro,
vale a dire: il forte aiuta il debole, ok?
Quindi, brontoloni, smettetela di lamentarvi e di ricordare al vostro compagno di branda che un tempo avevate degli operatori che si occupavano
di voi, che non eravate costretti a fare
tutto da soli, che vi toccava un materasso a testa e non uno in condivisione
e altre buffe rimembranze di questo
tenore; ormai il vento è cambiato, le
cose vanno così e non ha senso tutta
questa nostalgia per quello che accadeva chissà quante finanziarie fa; e
d’altronde è ora che capiate che il
nuovo corso vi fa bene: finalmente
state cominciando a capire quanto è
importante sacrificarsi gli uni per gli altri, e allora continuate così; non ve lo
dico più: alzatevi, pigroni, e alzate
chiunque intorno a voi non abbia la
fortuna di essere in grado di farlo da
sé. Cominciate, questo è ovvio, non da
chi vi sta accanto ma da chi ha più urgenza di andare in bagno.
Vi ricordo che in sala potete già trovare
il caffè e i nove biscotti della colazione;
a dirla tutta i biscotti sarebbero dieci,
ma visto che dividere dieci biscotti per
voi che siete diciotto sarebbe complicato, e visto che stamattina sono
uscito presto da casa e senza mangiare
la mia solita superbrioche, i biscotti
sono nove. Il caffè come d’abitudine
non è moltissimo, o per citare quelli di
voi più maliziosi, è razionato, ma solo
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perché non vogliamo che vi innervosiate troppo: ci servite tranquilli!
Dopo la colazione, non fate finta di dimenticarlo, sono previste le pulizie
delle stanze.
Nell’attesa che arrivino le speciali spazzole da infilare nel mozzo delle ruote
di chi tra voi, come si dice, è motorizzato, i turni spettano ancora una volta
a chi riesce a maneggiare il mocio con
maestria; e so per certo che almeno sei
di voi primeggiano in quest’arte. Non
costringetemi a scegliere, suvvia, dimostrate ancora una volta quel senso
di responsabilità per cui vi stimo così
tanto e offritevi volontari, ok?
Per quanto riguarda la vostra igiene,
invece, voglio solo ricordarvi che la
pulizia global-assistenziale della ditta
convenzionata è prevista per martedì
prossimo, e che nell’attesa, come diceva il nostro glorioso ultimo coordinatore quando ancora ne avevamo
uno, un leggero odorino di sudore non
ha mai ucciso nessuno. Anzi, se mi è
permesso chiosare le parole del maestro, una tenue sfumatura di essere
umano andato a male vi rende più interessanti. Ma se proprio non vedete
l’ora di darvi una sistemata, non dimenticate che per ragioni di tempo e
di risparmio idrico la ditta martedì effettuerà la pulizia all’esterno dell’edificio, con getto potente ad ampio spettro. I più delicati tra voi faranno bene
a munirsi di protezioni per il viso, per
evitare gli infortuni del mese scorso.
Alle ore dieci avranno inizio le attività
educative, che quest’oggi si svolgeranno nel ripostiglio e prevedono
esercizi per il rinforzo mnemonico.
Non vorrei anticiparvi troppo, ma un
piccolo consiglio per partire col
piede giusto mi sento di darvelo: tenete gli occhi aperti, e state pronti a
effettuare calcoli e conteggi; in ogni
caso, per questa volta le esercitazioni
non implicheranno l’utilizzo degli insetti morti accumulati dietro le scope
di saggina.
Il pranzo a buffet quest’oggi è a tema,
e il tema è ‘mari e monti’. Bastoncini di
merluzzo e lo speck avanzato da ieri
saranno disponibili dalle dodici meno
un quarto sul tavolo meno traballante
della sala. Inutile ricordarvi che tutti
hanno diritto di mangiare, e che
quindi se vi ingozzate con più dei venti
grammi di speck e tre quarti di bastoncino che è ciò che vi spetta dimostrate un egoismo incompatibile con
la logica di convivenza civile. Frutta di
stagione, anche se non è ancora chiaro
di quale stagione, e un blando digestivo con retrogusto di detersivo al limone completeranno il pranzo.
Il pomeriggio come di consueto non
prevede attività strutturate, ragion per
cui il mio consiglio è di riposarvi restando a letto dalle tredici alle diciotto
e trenta, ma consideratevi liberi di inventarvi un modo alternativo di trascorrere il tempo. Vi chiedo solo, se
per caso decideste di guardare la tele-
di Lele
I ritratti di Lele
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settembre 2011
Campanello.
Ascensore.
Specchio. Sguardo deciso.
Entro e sospiro.
Enrico trema.
Ha una novantina d'anni.
No, non è parkinson.
Enrico ha paura.
Trema come una lavatrice impazzita e
non puoi fermarlo.
Sua moglie, un perfetto incrocio tra Sandra Mondaini e la sig.na Rottermeier, è
una matrona d'altri tempi, col ventaglio
in una mano e uno spartito di Debussy
nell'altra.
Una donna talmente tosta che Enrico la
chiama mamma.
Anche oggi Enrico mi chiede come fermare il tremore.
Io lo distraggo parlando del Bologna F.C.
1909, io gli parlo di Di Vaio, lui risponde
con Schiavio.
Ma trema.
Mi chiede come fermare il tremore.
Io lo distraggo parlando dell'Appennino
tosco-emiliano, io gli parlo di Castiglioncello, lui risponde con Vidiciatico Ma
trema.
Mi chiede come fermare il tremore.
Io lo distraggo parlando della buona tavola emiliana, io gli parlo di tortellacci, lui
risponde con tagliatelle Ma trema.
Io lo distraggo parlando di profumo e di
donne (lui lavorava alla Chanel)
chiedendogli:
Enrico, adesso che siamo da soli, facendo
il tuo lavoro chissà quante ne hai conosciute di sventole eh…?
Enrico non trema.
4 anni d'assistenza e tremolio continuo.
Enrico non trema.
Alza lo sguardo e uno zigomo che accenna lontanamente ad un sorriso.
Rotea la mano come per indicare una
quantità enorme.
E mi dice: ... Le donne sono come il profumo... ce ne sono tanti buoni, alcuni ti si
appiccicano addosso, altri spariscono
dopo un giorno... il segreto è trovare
quello giusto per la tua pelle... e di solito
è uno solo...
L'urlo di sua moglie che ci chiama ci interrompe.
Enrico trema.
China la testa.
Gli spruzzo del profumo.
Sì stavolta ci vuole Enrico.
visione, di non stare a piagnucolare
perché il bianco e nero vi sembra fuori
moda, o perché la programmazione
prevede un unico canale e quell’unico
canale trasmette esclusivamente televendite riservate a maniaci del fitness
e della arrampicata libera, o perché la
colonnina che reggeva la mansarda
prima di spezzarsi in due copre in
parte la visuale dello schermo. Un atteggiamento disfattista, lo sapete meglio di me, non serve a nessuno.
La cena, che come sempre avrà luogo
per le diciotto e quaranta, sarà anch’essa a buffet. Il tema sarà ‘souvenir
di mari e monti’. Protagonisti del buffet saranno gli avanzi di bastoncini e
speck. Se per caso vi sarete già spaz-
zolati tutto a pranzo, e non ci saranno
avanzi, prendetevela solo con voi
stessi e con la vostra ingordigia.
Il dopocena sarà all’insegna del relax,
e ognuno potrà decidere in autonomia se andare a dormire presto o discutere attorno alla tavola. Se accettate un consiglio per un’eventuale
discussione, potreste intavolare un dibattito sulla possibilità di formare una
piramide umana e chiudere il buco
che si è formato sul soffitto nella zona
est-sudest della sala; e se accettate un
altro consiglio, mettete due cosiddetti
motorizzati a fianco della base della
piramide, per puntellarla.
Per la messa a letto, naturalmente, vale
lo stesso adagio dell’alzata, cari i miei
smemorati: il forte aiuta il debole; il
corso di formazione di un quarto d’ora
per il corretto uso del sollevatore e dei
dispositivi di sicurezza che avete
svolto l’anno scorso basta e avanza
per improvvisarvi operatori e comunque se mai dovesse capitarvi di fare
cadere un altro ospite per disattenzione o panico, state pur certi che nessuno ve ne farà una colpa: sono cose
che capitano anche ai professionisti
del settore.
E con questo per ora è tutto, ancora
buona giornata dal vostro speakeducatore, statemi bene, e buona permanenza a Villa Mestizia.
Enrico
tremare
dal latino tremere - verbo intransitivo
(aus. avere; pres. io trèmo) essere
scosso da piccole contrazioni muscolari, dovute a paura, freddo o malattia:
Es: tremava per la febbre; tremava
come una foglia dall'emozione, aver
paura, temere:
Es: tremo al solo pensiero di quel che ti
poteva capitare detto di cose, oscillare, fare piccoli movimenti:
Es: le foglie tremano al vento; la terra
trema.
Raffaele Montanarella
Operatore del SAD Anziani
di San Lazzaro di Savena
Guido Casamichiela
31
numero 33
settembre 2011
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Pillole verdi
Dal primo gennaio al 30 settembre 2011 nei nidi Cadiai e nei nidi Karabak di
nostra gestione sono stati utilizzati 141.276 pannolini ecologici per un impatto
ambientale di 12.573,40 kg di CO2. Se usassimo pannolini tradizionali, il nostro
impatto sull’ambiente sarebbe stato di ben 21.191,40 kg di CO2. Utilizzando i
bio pannolini abbiamo così avuto un risparmio di CO2 pari a 8617,84 kg.
Piccoli consigli di sostenibilità
ambientale
Usare lavastoviglie
e lavatrici solo a
pieno carico!
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numero 33
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Dono-Presto-Cerco
La rete di CADIAI
per mettere in contatto
le persone e incrociare
i loro bisogni.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra
i soci e i dipendenti della cooperativa, di quegli oggetti che hanno per
i singoli terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di
CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è
qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare
ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli.
La vignetta di Alex
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa
la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti*, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• Cristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del
Sole” di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
Le segnalazioni vengono esposte
nelle bacheche dei servizi e riportate in una apposita pagina del sito
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete
informativa che mette in contatto
le persone e le loro disponibilità ed
esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di
stoccaggio o deposito degli oggetti:
le persone si accordano autonomamente per le consegne.
Questa lista di persone è naturalmente
aperta ad altre che vi si volessero aggregare.
Nati in CADIAI
Congratulazioni alle neo mamme
Sara Bianchini
Claudia Ciarrocchi
Giuseppa Ciotto
Jessica Federici
Sujey Cristina Flores Yufra
Anna Pelliccelli
Annamaria Pilo
Aleyda Ximena Rios Luna
Lesya Rovenchuk
Elisabetta Scialò
Teresa Sirianni
Beatrice Tassinari
Il 30 settembre
Cadiai ha compiuto 37 anni!
Per ricevere ogni mese la nostra newsletter nella tua casella di posta elettronica, iscriviti inserendo il tuo indirizzo
nell’apposito spazio della pagina principale del sito www.cadiai.it
Chi volesse scrivere una lettera può farlo via mail all'indirizzo [email protected]
o per posta a Scoop c/o CADIAI - Via Boldrini, 8 - 40121 Bologna