Faraoni celebri

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Faraoni celebri
AKHENATON
AMENHOTEP IV (NEFERKHEPRURA-UA-ENRA)
XVIII Dinastia 1353-1335 a.C.
Nome assunto dal faraone egizio Amenofi IV (1372-1354 ca. a.C.)figlio di Amenofi III (1390-1353 a.C.) e
di Tiye, salì al trono dopo la morte di suo fratello maggiore.
Nefertiti fu la moglie principale,e Kiya la sua "Molto Amata". Sovrano della XVIII dinastia del Nuovo
Regno, nei suoi 17 anni da faraone eretico assunse il nome del dio Aton, cioè il dio Sole, con cui si
identificò.
Dopo aver imposto il culto di questa divinità, il faraone trasferì la capitale da Tebe ad Akhetaton (l'attuale
Tell el-Amarna ), che divenne il centro del nuovo culto, e combatté contro i potenti sacerdoti che
cercavano di mantenere vivo il culto del dio Ammone.
La riforma religiosa di Amenofi ebbe conseguenze sull'arte egizia, che passò dalla consueta forma rituale
stilizzata a una rappresentazione di carattere più naturalistico, e sulla letteratura religiosa che conobbe
un nuovo sviluppo.
Il fiorire di questa nuova cultura tuttavia ebbe fine con la morte del faraone.
Tutankhamon il suo successore, riportò la capitale a Tebe e restaurò il culto di Ammone.
Mogli: Nefertiti, Merytaten, Kiya, Mekytaten, Ankhesenpaaten
Figlio: Tutankhamon
Figlia: Merytaten, Mekytaten, Ankhesenpaaten, Merytaten-tasherit ed altre.
Tutankhamon
NEBKHEPRURA. XVIII Dinastia 1333-1323 a.C.
Ancora oggi gli egittologi dibattono le varianti onomastiche del Faraone Dimenticato. Basti pensare che
nei primi anni del suo regno, fu seguace di Aton per poi tornare all'antica religione: questo spiega il
passaggio dal nome di Tutankhaton a Tutankhamen.
La versione Tut-ankh-amon, pare essere la più corretta allo stato attuale degli studi.
I tre etimi che compongono il nome significano rispettivamente:
TUT Segno regale, cioè radicale della schiatta regale egizia;
ANKH - Segno della vita;
AMON - Segno della divinità, cioè unità divina.
"Perfetta la vita di Amon", faraone bambino della XVIII dinastia è destinato da una serie di circostanze a
imperitura celebrità, fu genero e forse anche figlio adottivo di Akhenaton.
Salito al trono ad appena 9 anni, regnò per un decennio, durante il quale la rivoluzione religiosa posta in
atto dal suo predecessore venne totalmente annullata: Amon tornò ad essere considerato la divinità
principale, gli antichi dei furono riabilitati, anche se non si pose in atto alcuna persecuzione nei confronti
di Aton.
Tell el-Amarna venne abbandonata in favore di Menfi e il clero potè tornare ad esercitare la propria
indiscussa autorità.
Tuttavia, i veri sostenitori del giovanissimo faraone non furono tanto i sacerdoti quanto piuttosto i
militari, che ritenevano indispensabile una convinta opera di pacificazione per risollevare la situazione
internazionale del paese.
Non è dunque un caso che al giovanissimo Tutankhamon, morto ad appena 19 anni per cause rimaste
ignote, siano succeduti prima Kheperkheprure Ay, un comune cittadino distintosi per singolari capacità
militari, che l'incondizionato appoggio dei sacerdoti di Amon.
Forse, proprio la mania di grandezza di Ay assicurò a Tutankhamon l'eternità della fama.
Il successore del giovane faraone, infatti, volle impossessarsi del maestoso monumento funebre che già
era stato apprestato per lui nella Valle dei Re, cedendogli in cambio la propria ben più modesta tomba.
Proprio per le sue ridotte dimensioni, quest'ultima, dopo un primo tentativo di saccheggio, finì per essere
interrata, persa di vista e dimenticata da tutti per secoli.
Così, quando nel 1922 gli inglesi Carnavon e Carter la riportarono alla luce, lo splendido apparato
funebre che essa conteneva risultò straordinariamente intatto. L'autentico tesoro che essa ci ha restituito
(e che oggi è conservato al Museo del Cairo), unito alla leggenda della maledizione che si sarebbe
abbattuta sui profanatori di questa tomba, ha consegnato definitivamente il faraone bambino agli onori
della gloria.
La tomba di Tutankhamon
Tutto ebbe inizio otto anni prima di quella
memorabile mattina del 4 novembre 1922,
quando il piccone degli scavatori portò alla
luce il primo di sedici gradini che
immettevano alla tomba di Tutankhamon.
Fin dal 1914, Lord Carnavon e Howard
Carter avevano ottenuto dal governo egiziano la concessione per attuare scavi nella Valle dei Re,
anche se, a detta degli specialisti e della stessa direzione del reparto antichità del Cairo, il luogo "non
offriva più alcuna possibilità di nuove scoperte".
Tuttavia Carnavon e Carter erano di parere diverso, anche se i motivi su cui fondavano la speranza di
trovare una tomba, e proprio quella di Tutankhamon, erano fragilissimi e basati su reperti di
precedenti campagne archeologiche: una coppa di ceramica con il nome del faraone, una cassetta di
legno rotta che conteneva foglioline d'oro recanti lo stesso nome, vasi in terracotta in cui erano state
riposte bende di lino che risultavano risalire alle cerimonie funebri di Tutankhamon.
L'istinto sicuro dell'archeologo, l'incrollabile fiducia nella proprio fortuna e oltre sei anni di
tenace ricerca guidarono Carter all'ingresso della tomba, situato tra i resti di alcune capanne
per operai della XX dinastia. Lord Carnavon si trovava allora in Inghilterra ma, richiamato
da un telegramma di Carter, venti giorni dopo giunse a Luxor con la figlia per sovrintendere
all'apertura della prima porta, che però risultò essere già stata violata e poi risuggellata. Più
oltre si apriva un corridoio di dieci metri pieno di detriti, all'estremità del quale gli scavatori
incontrarono una seconda porta con i suggelli di Tutankhamon spezzati: anch'essa, in epoche
lontane, era stata varcata da visitatori clandestini. Carter aprì un'apertura nell'angolo
superiore sinistro e introdusse nel foro una candela e ciò che gli apparve lo lasciò esterefatto:
aveva davanti agli occhi la realizzazione dei sogni di ogni archeologo. Quando il 27 novembre
la porta fu finalmente aperta, anche Lord Carnavon, sua figlia Lady Evelyn e l'egittologo
Callender, che era giunto alla prima notizia della scoperta, videro sfavillare alla luce di una
forte lampada elettrica cofani preziosi, un trono d'oro, vasi di alabastro, bizzarre teste d'oro di
animali a cui facevano da sentinella, l'una di fronte all'altra, due statue con grembiuli e
sandali d'oro; ma fra tanti tesori non c'era nè un sarcofago nè una mummia! La scoperta di
un'altra porta, la terza, che portava segni di effrazione e di un successivo sigillamento fece
rinascere le loro speranze, anche se non comprendevano come dei ladri si fossero dati la pena
di penetrare oltre la terza porta, prima di essersi impadroniti di quanto avrebbero potuto
asportare dal vano precedente. E le sorprese non erano ancora terminate. Una piccola camera
laterale era colma fino all'inverosimile di suppellettili e di oggetti preziosi di ogni genere,
rimossi e in parte danneggiati dai misteriosi visitatori. Il materiale finora venuto alla luce era
enorme, e immenso si prospettava il lavoro di classificazione, catalogazione, asportazione e
conservazione che doveva essere intrapreso. Con la consulenza di specialisti di prim'ordine
(fotografi, disegnatori, chimici, storici, ingegneri, botanici), inviati dalle maggiori università e
musei americani ed europei, il primo oggetto fu portato in superficie il 27 dicembre e il lavoro
di rimozione andò avanti per quasi due mesi: la sola anticamera conteneva circa settecento
pezzi e alcune casse richiesero, da sole, intere settimane per essere svuotare da oggetti
preziosi, armi e vesti. C'erano poi tre ingombranti bare, il trono con spalliera decorata e
quattro carrozze che, non potendo, per le loro dimensioni, essere introdotte intere nella tomba,
erano state segate in vari pezzi, che i ladri poi avevano disperso un po' dovunque. Per la metà
di febbraio del 1923, l'anticamera era ormai sgombra e si poteva procedere all'apertura della
porta che si sperava nascondesse la mummia.
Il 17 febbraio, venti persone(membri del governo e scienziati) erano state ammesse all'interno
della tomba di Tutankhamon per assistere all'apertura della porta dietro la quale si supponeva
si trovasse la mummia, mentre Carter iniziava a rimuovere lo strato di pietre superiori nel
silenzio più assoluto. Appena l'apertura fu abbastanza ampia da consentire l'introduzione di
una lampada elettrica, apparve ai suoi occhi una visione portentosa. Si trattava di un muro
d'oro massiccio che risultò poi essere la parete anteriore del più prezioso e più vasto cofano
mortuario mai venuto alla luce. Due ore di difficile lavoro consentirono agli scopritori di
penetrare all'interno della camera sepolcrale, ed ecco svelarsi il cofano tutto ricoperto d'oro,
sui cui fianchi erano incastrati lucidi pannelli di maiolica azzurra, coperti di segni magici. Le
sue dimensioni erano così vaste da lasciare sgomenti: 5,20x3,35x2,75 metri. Le grandi porte a
battenti della parte orientale si aprirono facilmente perchè non erano suggellate, ma il
secondo cofano splendente che esse racchiudevano, portavano un sigillo: intatto! La mummia
non era stata violata, Tutankhamon giaceva nella sua tomba così come vi era stato deposto
trentatre secoli prima. L'emozione dei presenti era così profonda, che l'adiacente camera del
tesoro (che pure conteneva oggetti artistici di inestimabile valore) passò quasi inosservata. Le
indagini successive intorno al ritrovamento durarono parecchi anni. Nel 1926 fu aperto il
cofano d'oro e l'anno successivo furono estratte e separate quattro bare contenute una
nell'altra e costituite, complessivamente, da circa ottanta pareti; il loro trasporto richiese
ottantaquattro giorni di duro lavoro. L'ultima bara racchiudeva l'enorme scrigno ricavato da
un unico blocco di quarzo giallo, coperto da una lastra di granito. All'interno c'erano dei lini,
sotto i quali apparve il re. Non era ancora la mummia, ma il ritratto in oro del giovane
faraone; la testa a tutto tondo aveva il volto in oro puro dipinto, gli occhi in aragonite e
ossidiana, le palpebre e le sopracciglia in lapislazzuli; anche le mani erano a tutto tondo, il
corpo, invece, lavorato a bassorilievo. Quando l'11 novembre 1927, la mummia di
Tutankhamon fu resa agli studiosi, apparve subito evidente che gli oli e le resine avevano
indurito e incollato tutto. Ad accezione del volto, dei piedi e delle mani che erano chiusi in
involucri d'oro, l'ossidazione dei composti resinosi aveva quasi completamente carbonizzato i
tessuti e le ossa.
I SARCOFAGI
La camera del sarcofago
Particolare del terzo sarcofago. La mummia era custodita da tre sarcofagi, inseriti l'uno nell'altro. Il
primo, quello esterno, era in legno di cipresso lungo 2,24 m, con le superfici del coperchio e della base
decorate a bassorilievo. La sottile lamina d'oro che lo ricopriva poggiava su uno strato di stucco. Il
secondo sarcofago antropomorfo, avvolto in un sudario di lino, è ancora più splendido. Anch'esso era
laminato in oro e recava stupende decorazioni: intarsi di vetro policromo e pietre semipreziose
sottolineavano i dettagli del volto e adornavano gli addobbi della figura. Intorno al collo vi era un ampio
collare sui cui spiccavano gemme di vetro rosso, blu e turchese. Il terzo sarcofago si era, nel corso dei
millenni, ricoperto di uno strato bituminoso, risultato dei processi di alterazione dei liquidi usati durante
l'unzione sacra nel processo di imbalsamazione. Una volta ripulito si mostrò come il più prezioso: una
massiccia lamina d'oro di circa tre mm di spessore e pesante oltre un quintale. Sul petto portava un largo
collare, fragilissimo composto di granelli di vetro blu, fiori, foglie, bacche e frutti cuciti su una banda di
papiro. Al suo interno giaceva la mummia con il volto protetto dalla celebre maschera d'oro e col corpo
adornato di una collana di fiori, dello scettro, del flabello e di altri ornamenti esterni.
La mummia
nel suo
sarcofago
particolare del
sarcofago con la
dea Serket
La mummia del
faraone, protetta
dalle bende di lino,
era contenuta in
tre sarcofagi
inseriti l'uno negli
altri. I millenni li
avevano resi
fragilissimi e, per
separarli gli
archeologi
impiegarono circa
due anni.
Camera del Sarcofago di Tutankhamon nella Valle dei Re
Ora Tutankhamon si mostra a tutti
La mummia del giovane faraone spostata in una teca
climatizzata e trasparente nella Valle dei Templi
IL CAIRO (Egitto) - Da quando la sua
tomba fu scoperta nel 1922, sono
centinaia le leggende nate sulla sua
precoce morte e sulla sua misteriosa
bellezza.
Da oggi, per la prima volta, il pubblico
potrà ammirare il vero volto di
Tutankhamon, il giovane faraone
d'Egitto, che secondo recenti studi
sarebbe morto durante una battuta di
caccia cadendo dal suo cocchio circa
3000 anni fa: la sua mummia è stata
riportata nella tomba della Valle dei
Templi dove fu scoperta esattamente 85
anni fa e finalmente i visitatori potranno
ammirarla da vicino.
MUMMIFICAZIONE - Sebbene il suo
sarcofago sia uno dei reperti
archeologici più famosi al mondo, fino a
ieri solo una cinquantina persone
avevano potuto vedere il vero volto di
Tutankhamon. Il viso del giovane
faraone è rimasto intatto grazie al
complesso processo di mummificazione
operato dai dottori egiziani tre millenni
fa. Secondo l'archeologo Zahi Hawass, il
calore e l'umidità che sarà prodotto dalle folle che visiteranno la mummia avrebbero potuto
provocare seri danni ai resti del corpo di Tutankhamon. Proprio per questo gli scienziati
hanno deciso di togliere la mummia dall'antico sarcofago e l'hanno piazzata in una cassa di
plexi-glass climatizzata nell'anticamera della sua tomba
FACCIA A FACCIA - L'archeologo Hawass ha visto per la prima volta il viso di
Tutankhamon nel 2005 quando ha guidato degli studi supertecnologici sulla mummia del
sovrano che hanno poi portato alla ricostruzione tridimensionale del suo volto. Hawass in una
recente intervista ha affermato che vedere il volto del giovane sovrano è un'esperienza
davvero indimenticabile: «La prima volta che l'ho visto sono rimasto affascinato - ha
commentato l'archeologo -. Incontrare faccia a faccia il sovrano Tutankhamon è stata
un'esperienza eccezionale, un momento davvero importante nella mia vita».
Francesco Tortora
04 novembre 2007
Fonte e materiale tratto da "il Corriere della sera.it"