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Luglio - Ottobre 2010 Anno II - Numero 4 P ERCORSI Quadrimestrale edito da A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Delegazione Regionale Sicilia Magazine di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie Mondiali in Sudafrica Trionfano le “furie rosse” della Spagna. Ma da Johannesburg a New York, da Buenos Aires a Palermo, sono tutti pazzi per il calcio Mediterraneo Arena della formazione e della ricerca Turismo ecosostenibile Una sfida per un mercato tutto nuovo Intervista Il mare di Joe al governatore della Sicilia Dopo aver sbancato Miami Raffaele Lombardo si candida al “SoleLuna” Miss Italia nel mondo Vent’anni dedicati alla bellezza italiana PERCORSI Lo straniero che abita presso di te non lo molestare è come il tuo compatriota Levitico 19, 18 Foto di Achille Domenico In questo Edito da A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Delegazione Regionale Sicilia Presidente nazionale Learco Saporito Vicepresidente nazionale e Delegato regionale Sicilia Paolo Genco Magazine di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie Mondiali in Sudafrica Trionfano le “furie rosse” della Spagna. Ma da Johannesburg a New York, da Buenos Aires a Palermo, sono tutti pazzi per il calcio Anno II - numero 4 Luglio - Ottobre 2010 Direttore responsabile Antonella Caradonna [email protected] Redazione Redazione di Palermo: Walter Viviano Da New York: Marco Scapagnini, Paolo Tartamella Da Buenos Aires: Mirko Peddis [email protected] Hanno collaborato Letizia Airos, Sandro Billi, Giovanna Bongiorno, Maurizio Carta, Giuseppe Cassarà, Marcello Cerasola, Giovanna Cirino, Maria Garcia, Silvia Lo Verde, Mimmo Merendino, Antonino Pioppo, Paola Pottino Fotografie Maria Jose Garcia Aramburu, Dario Corso, Pepito Torres, foto di stock. Le foto delle pagine 50 e 51 sono tratte dal sito Internet ufficiale del Museo di Paterna. Illustrazioni di Vincenzo Corona ed Esther Trimboli Mediterraneo Arena della formazione e della ricerca Turismo ecosostenibile Una sfida per un mercato tutto nuovo Intervista Il mare di Joe al governatore della Sicilia Dopo aver sbancato Miami Raffaele Lombardo si candida al “SoleLuna” Formazione. Chiave di volta per lo sviluppo di un mondo che si muove Paolo Genco “Mondo e mondiali” 8 Qui Johannesburg di Walter Viviano 11 Qui Buenos Aires di Mirko Peddis 13 Qui New York Traduzioni Denis Gailor, Miguel Angel Marcos Martin 20 [email protected] [email protected] Coordinamento generale e redazione grafica Direzione Comunicazione e Immagine A.N.F.E. Delegazione Regionale Sicilia Vincenzo Corona (direzione artistica, progetto grafico) Rosanna Maranto (coordinamento tecnico) Alessandro Serrago, Esther Trimboli (grafici) Redazione e uffici Centro di Coordinamento Delegazione Regionale A.N.F.E. Sicilia - via della Ferrovia, 54 - 90146 Palermo Tel. +39.091.6710267 Fax +39.091.6716972 Per informazioni sulla distribuzione, inviare una mail all’indirizzo [email protected] www.sicilia.anfe.it Miss Italia nel mondo Vent’anni dedicati alla bellezza italiana 7 Stampa Tipografia Priulla - Palermo Ufficio marketing e pubblicità Responsabile: Rossella Catalano Luglio - Ottobre 2010 P ERCORSI Quadrimestrale edito da A.N.F.E. Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Delegazione Regionale Sicilia Quadrimestrale di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie Registrazione Tribunale di Palermo numero 1153 del 20/03/2009 Anno II - Numero 4 numero di Paolo Tartamella Qui Palermo di Paola Pottino 24 Migrazioni e “fughe di cervelli”. Il contributo dell’Anfe di Learco Saporito 25 Insieme per crescere 26 Mediterraneo, come arena della formazione e della ricerca di Maurizio Carta 30 Cooperazione per lo sviluppo di Marcello Cerasola 32 Profondità del tridimensionale 33 La sfida del nuovo mercato del turismo ecosostenibile 58 Light of Life: per tanti quella luce risplende ancora di Antonino Pioppo 61 Il cinema riparte dal Mare Nostrum 64 di Sandro Billi SalinaDocFest. Le immagini, i suoni, le realtà del Mediterraneo 34 66 37 di Maria Garcia Il portale SiciliaNatura presentato a New York Intervista al Governatore della Sicilia Raffaele Lombardo 40 La Sicilia candidata ideale per la governance delle politiche del turismo nell’area mediterranea di Giuseppe Cassarà 44 La Carta di Burgio. Il sistema dei Musei della ceramica di Sicilia di Giovanna Cirino 49 Le rotte mediterranee della ceramica di Giovanna Bongiorno 52 Miss Italia nel mondo. Vent’anni dedicati alla bellezza italiana 70 In un mare d’arte. A Favignana per... parlare di mare 74 Salute. Dieta mediterranea, patrimonio dell’umanità di Mimmo Merendino 77 Speciale pesca. Una pesca antica quasi quanto l’uomo A cura dell’Assessorato delle Risorse Agricole ed Alimentari della Regione Siciliana 86 What’s up. Mattonelle d’autore esposte al Museo di Gala In giro per il mondo. A cura di Simona Gazziano 54 Libri. L’Aquila nel mondo di Giovanna Cirino Mentoring: contrasto al disagio giovanile ed alla dispersione scolastica di Silvia Lo Verde 56 Un posto d’onore per l’Anfe alle celebrazioni del 30° anniversario della costituzione della NOIAW 90 di Letizia Airos Editoriale ANFE Formazione Chiave di volta per lo sviluppo Q di un mondo che si muove uando, in occasione di incontri internazionali, di eventi culturali o ancora di convegni che trattano temi di politiche migratorie, viene illustrata l’attività dell’Anfe Sicilia, non è raro che mi venga posta la domanda: “Formazione professionale? Ma cosa c’entra con l’emigrazione?”. La risposta è semplice e vorrei approfittare delle colonne di “Percorsi” per rispondere. È appena terminata la seconda guerra mondiale e l’Italia si appresta ad affrontare il difficoltoso compito di risorgere dalle ceneri di un devastante periodo. Anche il resto del mondo è sconvolto, ma le condizioni socioeconomiche in cui versa l’Italia costringono molti ad individuare nell’espatrio l’unica possibilità di speranza per il futuro. Alla stazione ferroviaria di Roma, o al porto di Napoli, non è raro vedere aggirarsi freneticamente una figura femminile che si prodiga nel dare assistenza e conforto alle migliaia di persone che, in condizioni di fortuna e in uno stato di prostrazione psicologica, si apprestano a lasciare la propria terra alla volta di un ignoto destino. Quella donna è Maria Federici, fondatrice dell’Anfe, che ha già chiaro, nella sua mente e soprattutto nel suo cuore il progetto di costituzione di un organismo a servizio degli italiani all’estero. La Federici fu una delle 21 donne che contribuirono alla nascita della Costituzione della Repubblica Italiana e fu in grado, già il secolo scorso, di immaginare e organizzare una struttura di rete come sistema capace di garantire mutua assistenza, materiale e culturale, ai connazionali Italiani costretti a lasciare la Patria. Il suo encomiabile sforzo si tradusse in uno Statuto che, fin dal suo secondo Articolo, tra i compiti dell’Associazione, cita testualmente: “organizzare colonie, corsi, scuole ed altre iniziative di carattere assistenziale per la difesa e il potenziamento dell’unità familiare e per la preparazione psicologica e culturale dei movimenti migratori; attuare corsi di formazione professionale per rimuovere le condizioni di disoccupazione ed offrire possibilità di qualificazione e specializzazione”. Questa, dunque, la risposta. La formazione professionale, già più di sessant’anni fa veniva individuata come strumento in grado di elevare la condizione umana. Nello scenario attuale, in cui i termini delle migrazioni sono ribaltati e le condizioni sociali sono esasperate da un diffuso senso generale di crisi, un’organizzazione di rete capace di accogliere, alfabetizzare e migliorare le condizioni lavorative degli immigrati da una parte e potenziare il tessuto produttivo delle popolazioni residenti dall’altra, diventa non solo utile, ma addirittura indispensabile. Adesso sono io che pongo una domanda: è possibile che in questa terra le istituzioni non siano in grado di raccogliere e incrementare i frutti della lungimirante semina di una donna, che seppe prevedere e guidare il destino di tanti italiani che, anche grazie a lei, oggi ricoprono ruoli di prestigio nell’intero globo? Paolo Genco Vicepresidente nazionale Anfe e Delegato regionale Sicilia 9 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui Johannesburg Da Siracusa a Durban Storie di persone e di tifosi la Mande Nelson di Walter Viviano J OHANNESBURG - 11 giugno 2010. Si comincia. Sembra ieri ma sono già passati quattro anni da quella magica serata di Berlino, quando Fabio Cannavaro, capitano della nazionale azzurra, alza la coppa al cielo. La coppa più importante, la coppa del mondo. Germania quattro anni fa, Sudafrica oggi. Per la prima volta un Paese africano ospita il campionato mondiale. Doveva succedere già nel 2006 ma, alla fine, solo per qualche punto, venne affidato ai tedeschi. Quest’anno, però, l’Africa è finalmente padrona di casa. Grazie anche alla figura di Nelson Mandela, PERCORSI 10 Qui Johannesburg MONDO E MONDIALI che avrebbe dovuto presenziare alla partita d’esordio della nazionale dei “bafana bafana” la cui traduzione, in lingua zulu, è “ragazzi ragazzi”, come vengono affettuosamente chiamati gli atleti ma che, purtroppo, ha declinato a causa della tragica morte, avvenuta a seguito di un incidente stradale, di una delle sue pronipoti di soli tredici anni, mentre faceva ritorno in auto con i parenti subito dopo la festa di presentazione della competizione. Ma è Mandela stesso che, con un messaggio diffuso dai maxischemi dello stadio, rassicura giocatori e tifosi esprimendo tutto il suo dolore ed affermando che il mondiale è una festa di tutti e che tutti devono godersela comunque. Leader anche nel dolore! La località che ospita i nostri giocatori è Centurion, una cittadina a pochi chilometri da Pretoria, sede dell’Ambasciata italiana. Il nostro ambasciatore in terra d’Africa si chiama Elio Menzione e parla dei mondiali come di “una sfida ed un motivo d’orgoglio per il Paese che si è impegnato moltissimo nell’organizzazione dell’evento, rendendo stadi, centri sportivi e infrastrutture efficienti e soprattutto sicure”. In Sudafrica vivono circa 30.000 connazionali italiani provenienti principalmente da Piemonte, Veneto e Toscana e per la maggior parte sbarcati nell’Antico Continente alla fine della seconda guerra mondiale. Qui lo sport nazionale è il rugby, ma il calcio, che prima era seguito solo dai neri, adesso sta conquistando e appassionando l’intera popolazione. E poi il mondiale è il mondiale. Di siciliani in Sudafrica non ce ne sono tantissimi. È una piccola comunità che vive tra Johannesburg, Capetown e Durban, dove si trovano i consolati. Giuseppe, Peppino per tutti, è uno di loro. Il padre arrivò a Durban a metà degli anni ’50 da Siracusa, insieme alla moglie. Peppino è nato qui ma è stato iscritto dai genitori all’anagrafe consolare italiana e gode della doppia cittadinanza: «Sono contento che i miei abbiano scelto di mantenere le mie origini. Quando posso torno in Italia con piacere, conosco la città dei miei antenati, e la Sicilia in generale. Qui mi sono integrato in maniera naturale. Sono un bianco che ha sposato una donna nera, cosa non molto comune da 11 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui Johannesburg queste parti, adesso abbiamo due figli: Jonathan e Fiona. I nomi li ha scelti mia moglie...», dice sorridendo. Lavora in una azienda che si occupa di strutture in legno lamellare. Qui i bianchi hanno ancora il controllo di quasi tutta l’economia che conta, soprattutto per ciò che riguarda l’estrazione dei minerali e dei diamanti, mentre gran parte dei neri vive al di sotto della soglia di povertà. La società sudafricana è stata infatti classificata come la seconda più ineguale del mondo dopo quella brasiliana. «Io riesco a vivere “all’occidentale”, anche se la situazione per i neri non è delle migliori. Ma c’è fiducia e speranza. Anche il fatto di ospitare i mondiali fa capire come il Sudafrica sia il punto di riferimento dell’intero continente – ci dice Giuseppe –. Sono orgoglioso, come tutti gli italiani che vivono qui, di rappresentare la nostra nazionale, che arriva con la coppa tra le mani. PERCORSI 12 Ho ancora in mente la scena di quattro anni fa, anche se devo confessare che Totò Schillaci rimane il mio mito. Seguirò le partite degli azzurri assieme ai miei amici italiani, ma non nascondo che tiferò anche per i bafana bafana tanto, almeno nelle fasi iniziali, non dovrebbero scontrarsi. Mi piacerebbe una finale Italia-Sudafrica». Alla domanda “E per chi tiferai in tal caso?” non ha risposto, almeno non a parole, la moglie è lì accanto a lui… ma il suo sorriso è stato più che eloquente. È proprio vero, come recitava la colonna sonora di Messico ’86: “il mondo gira come un pallon!”. P.S. : purtroppo il desiderio di Peppino non si è avverato. La nostra nazionale e quella dei padroni di casa sono state eliminate al primo turno, in uno dei campionati mondiali più brutti disputati dall’Italia. Campione uscente in tutti i sensi… MONDO E MONDIALI Foto di Maria Jose Garcia Aramburu Qui Buenos Aires Il mondiale sudafricano visto dall’Argentina Passione, rivalità con l’Italia e miti popolari di Mirko Peddis B UENOS AIRES - C’è un paese, che non è l’Italia, dove la stragrande maggioranza degli appassionati di calcio conosce parola per parola “Un’estate italiana”, il celebre brano musicale che fu la colonna sonora dei mondiali di calcio giocati in Italia nel 1990. Quel paese è l’Argentina. Il fatto che gli argentini amino tanto quella canzone, legata a un mondiale che per altro non hanno nemmeno vinto (persero in finale con la Germania), la dice lunga sulla acerrima rivalità che i fratelli latino-americani nutrono nei confronti della nazionale azzurra. Se si parla di cibo, moda, musica o automobili, l’amore argentino verso il made in Italy rimane immutato, ma, se l’argomento è il calcio, la musica cambia. Eccome se cambia! Gli italiani che vivono in Argentina, oltre ad aver sposato, come spesso accade, un abitante del luogo, sposano anche la Selección, la nazionale argentina. 13 PERCORSI Qui Buenos Aires Foto di: Maria Jose Garcia Aramburu MONDO E MONDIALI Micol, per esempio, è arrivata a Buenos Aires per seguire il suo amore porteño, Joaquin, e per fare un dottorato in neuroscienze. In Capital Federal, cosi viene chiamata la capitale, come lei stessa racconta, questo significa vivere tutto al doppio. «Mi divido tra gli amici italiani e quelli argentini e farò il tifo per entrambe le squadre, almeno fino a quando non si scontreranno tra loro». Diverso il discorso per Ruben, discendente italiano di seconda generazione, oggi in pensione, che sperava di “trovare un’altra squadra sudamericana in finale con l’Argentina”, visto che los tanos – definizione generica per gli italiani – hanno giocato peggio di quanto ci si potesse aspettare”. Non la pensava così Luigi, manager italiano da sei anni in Argentina, che ad inizio Mondiali diceva pieno di speranza: «Se passiamo il primo turno il Mondiale lo vinciamo noi…». Un altro mito argentino sulla nazionale italiana si chiama “siamo fuori dalla coppa”, ovvero le parole pronunciate da un cronista, sempre nel mondiale del ’90, subito dopo l’eliminazione degli azzurri. Qualsiasi italiano che si avventuri a parlare di calcio a queste latitudini, sentirà ripeterle fino allo sfinimento. Le radici di questo tormentone risiedono in quello stesso mondiale in cui gli azzurri vennero eliminati, in casa loro, proprio per mano della Selección. PERCORSI 14 A quell’esclusione i tifosi italiani risposero, sommergendo di fischi l’inno argentino nella seguente finale di Roma. Gesto poco carino che, da queste parti, è tutt’altro che dimenticato. Per noi italiani “mondiale” va a braccetto con estate, vacanze e mare, mentre qui, adesso, è pieno inverno. Nonostante il clima rigido, però, le occasioni per riscaldarsi non mancano: basta fare un salto nella centralissima Plaza San Martin mentre giocano i ragazzi di Maradona per essere trascinati in un caldissimo clima di festa. Decine di migliaia di tifosi si assiepano, urlano, cantano e soffrono davanti al megaschermo che trasmette le partite, creando un’atmosfera elettrica e magica allo stesso tempo. Da questo punto di vista ci si sente un po’ a casa. Quando gioca la nazionale, infatti, anche qui il mondo si ferma. E non è solo la Plaza San Martin ad essere invasa, ma anche tantissimi bar del centro. Victoria, argentina, che ha seguito gli ottavi di finale in uno di questi bar assieme agli amici, confessa: «Se la mia nazionale, Dio non voglia, dovesse essere eliminata, non mi rimarrebbe che sperare nell’eliminazione del Brasile». E in effetti anche con i “verdeoro”, pentacampeones, la rivalità è fortissima, ma in questo caso c’è anche un fattore di vicinanza. Andrea, giornalista marchigiano, che vive tra Buenos Aires e Santiago del Cile dice che, “Maradona a parte”, l’Argentina è la più forte. Lorenza, clown terapeuta veronese trapiantata a Buenos Aires da quattro anni e l’italo-argentina Luciana avrebbero entrambe voluto una finale Italia - Argentina, salvo però a trovarsi d’accordo sul vincitore del match… ma questa ormai è un’altra storia. Qui New York MONDO E MONDIALI New York batte al ritmo dei mondiali Indagine tra i marciapiedi della Grande Mela alla scoperta del cuore italiano di Paolo Tartamella N EW YORK - Bar, panetterie e macellerie sono più deserte del solito. C’è Italia-Slovacchia e l’unico incrocio di strade newyorkesi dove c’è vera attenzione – vera come comunità – è nel Bronx, tra Arthur Avenue a la 183ª strada. Parcheggiata davanti all’idrante, c’è l’usuale autobotte dei vigili 15 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui New York del fuoco. Quattro di loro sono a far la spesa (salumi e mozzarella), mentre i quattro che li attendono a bordo non hanno bambini a cui dispensare sorrisi, perchè sono le dieci del mattino e, a quell’ora, le scuole sono ancora aperte. Qui e lì passano giovani con magliette degli Azzurri dai fasti passati: Del Piero, Vieri. Davanti al mercato al coperto (voluto negli anni Quaranta dal sindaco italiano Fiorello La Guardia, che volle ripulire le strade dagli ambulanti chiassosi) c’è la pasticceria “Morrone”. Mentre dagli altri negozi si possono udire gli Azzurri cantare l’inno di Mameli, i dipendenti di Morrone guardano un talk-show messicano. Da Palombo, altra pasticceria, non c’è Tv, ma un vivace gruppo di ultrasettantenni italoamericani. Carmela De Benedictis e Gina Neglio parlano di più degli uomini: «Sessant’anni fa eravamo 40 mila, oggi PERCORSI 16 siamo rimasti in 4 mila – dice Carmela, genitori napoletani, nata alle porte di New York, nel Westchester –. Io resto qui, gli affitti sono bassi. Ma quando noi vecchi italoamericani moriremo, la Little Italy del Bronx resterà in mano ai latini. Vuole vedere la partita? Vada al marketto». La conversazione avviene in inglese. Il marketto, nella contaminazione italiana dell’inglese, è il mercato al coperto, dove in effetti odori e sapori hanno un’origine italoamericana. Il calcio, ogni quattro anni, fa rinsaldare i flebili legami italiani di una comunità che ha sempre un nome, ma non più un quartiere. Le Little Italy del Bronx e di Brooklyn sono un po’ come i templi greci di cui restano mozziconi di colonne. Come a Selinunte, col mare sullo sfondo e la polvere dominante. Il calcio italiano, però, vale più di ogni elezione, Qui New York di ogni premio Nobel. Perchè l’americano medio sa che agli italiani piace il “soccer” e che, per un pallone, arrivano anche a malmenarsi. Da cui, arguisce, che deve trattarsi di una cosa seria. Dentro il mercato, da Mike Deli, un dipendente, Mike Fava, corrobora la teoria dell’italoamericano che nell’immagine dei più è relegato a ricordi e mozzarella: «A New York è dura, gli italiani sono pochi e devono rivaleggiare con gli altri immigranti. Il martedì e il giovedì le guide turistiche portano dei gruppi dall’Italia che vengono per mangiare. Ma sono solo turisti». Sotto una gigantesca provola, Mike affonda la lama: «Nel ’98 ho visto Italia-Francia a Palermo. Mio padre chiuse la macelleria e ci concentrammo sulla partita. Qui devo contemporaneamente lavorare, è un po’ strano…». MONDO E MONDIALI Dietro il bancone, al suo fianco, c’è Umberto Milucci: «Se l’Italia esce, tiferò per gli Stati Uniti, ma solo per... rassegnazione». “The Beautiful Game” lo chiamano gli americani. Quest’anno ESPN, il network sportivo posseduto dalla ABC, ha stravolto i palinsesti e affidato alla Coppa del Mondo un ruolo da star. Usa-Ghana, gara degli ottavi che ha sancito l’eliminazioni degli americani, ha registrato ascolti da capogiro, ovvero uno share superiore all’8%: oltre 8 milioni di telespettatori. Su scala nazionale sono numeri magri, ma non per il calcio che, durante la “World Cup”, ha ricevuto spazi fotografici quotidiani sulle prime pagine di Usa Today, New York Times e sinanco sul Wall Street Journal. Per gli italoamericani il “soccer” è un fenomeno pittoresco, non solo uno sport; un affare da domenica in famiglia; da 17 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui New York papà e mamma seduti sul sofà per 90 minuti, evento che non accade neppure col baseball. Susanna Cioci, figlia di napoletani ma americana del Westchester, attraversa la strada con due borse della spesa. Indossa una sgargiante maglietta tricolore. «Mio marito è americano, ma abbiamo fatto in modo che gli piacesse il calcio. Tutte le domeniche siamo davanti alla Tv per le partite del campionato, qualunque partita. Del resto non tifiamo in modo praticolare per nessuna squadra. Con noi ci sono anche mio padre, mia madre e i miei nipoti. Adesso, però, mi scusi: mia madre aspetta in auto, è nervosa, vuole andare a vedere la partita». La conversazione è stata – ad intermittenza – in italiano. A Great Neck, zona residenziale di Long Island, propagine di New York, c’è casa Jaus. I figli sono quattro: Andrew, 32 anni ingegnere edile, Rick, 29 anni, che lavora nella produzione dell’unica radio PERCORSI 18 italiana di New York, Victoria, 19 anni, universitaria a Syracuse e Andrew, studente di 16 anni. Massimo, il papà, ha il cuore giallorosso, e non c’è figlio che esiti, quando devono rispondere cosa abbiano ereditato da lui. Robert: «Mio padre adora il calcio e la Roma. Ha cercato di trasmettere questa passione a noi figli. È stato il mio primo allenatore, il mio primo portiere, il primo massaggiatore, sempre lì, col ghiaccio, a bordo campo. La domenica mattina in casa era, ed è, un rito: partite in televisione al profumo del ragù. Perchè mio padre guarda il calcio mentre prepara il pranzo della domenica. La domenica mi sveglio quando sento l’urlo: “Gol!” – aggiunge Victoria – oppure “No!”. Poi annuso l’odore della salsa». Andrew rammenta i mondiali di Germania: «Mentre ero al campeggio estivo lui mi ha registrato tutte Qui New York le partite. Quando sono tornato le abbiamo viste insieme». Papà Massimo ha giocato con tutti e quattro i figli e di tutti è stato allenatore. «Nel nostro villaggio era conosciuto come The Italian Coach. I miei amici volevano giocare nelle squadre dove allenava perchè, con lui, si vinceva». Per chi tiferebbero nella famiglia Jaus, padre giornalista e madre americana, assistente procuratore del Tribunale di Brooklyn, se Italia e Stati Uniti giocassero contro? «Usa» risponde Rick. Stesso cuore americano per Daniel e Cristopher Delli Carpini, figli di genitori italiani, nati a New York. «La passione per il calcio ci è stata trasmessa dal nostro babbo. Guardare la partita con lui è una tradizione e una passione che coinvolge tutti, nonna e mamma comprese. La cosa più bella di questo mondiale è seguire le partite con la famiglia. E non solo quelle del- MONDO E MONDIALI l’Italia, ma anche quelle degli Usa, la nazionale per cui tifiamo. Perchè noi siamo americani». I figli degli italiani in America passano dal calcio, questo è certo. Del resto il “soccer” negli Stati Uniti è una disciplina scolastica molto diffusa e ogni angolo di Central Park ha la sua scuola-calcio privata. Il vantaggio del calcio sugli altri sport è anche quello dell’età perchè bambini e bambine sino a cinque anni hanno nel calcio una scelta obbligatoria: è troppo presto per baseball o basketball. Del 1990, anno in cui gli Usa hanno ospitato i Mondiali per la prima volta, la diffusione culturale dello sport è stata portata ad un livello superiore. Negli ultimi due anni, si è anche assistito all’esplosione della copertura televisiva, essenzialmente dovuta al continuo flusso immigratorio ispanico. Fox Soccer, Gol TV (ambedue canali esclusivamente calcistici), Fox Sports 19 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui New York Español, ESPN, ESPN Deportes, Telemundo, Galavision, Univision, Telefutura, portano le immagini del calcio russo, australiano, colombiano, oltre a quelle dei maggiori campionati europei e alla Primera Division messicana. Il “soccer” gode di una visibilità così estesa da non lasciare scampo anche all’italoamericano. Ma gli italiani ultra cinquantenni non possono non rammentare le domeniche mattina al Walker Theatre di Brooklyn (18th Avenue e 64th Street), alla Academy of Music (14th Street a Manhattan) e, per gli incontri più importanti, al Madison Square Garden. Siamo nel 1972, i collegamenti si interrompono di frequente, i cronisti del giornale comunitario (Il Progresso Italoamericano) ascoltano “Tutto il calcio minuto per minuto” con una radio Geloso a onde corte riempiendo, con la fantasia, gli spazi di partita in cui la radio non PERCORSI 20 riusciva a fare menzione. Da quei tempi eroici vengono gli italoamericani di oggi. In una città come New York, dove ogni cittadinanza ha i suoi ristoranti, circoli e bar (New York Times e Wall Street Journal hanno disegnato la geografia dei posti di ritrovo delle 24 etnie del mondiale), la Coppa del Mondo costituisce la sublimazione dell’appartenenza nazionale. «Vivere il tifo a New York ci dà una carica maggiore – sostiene Mauro Trabalza, chef di Sora Lella nella Little Italy di Manhattan –. Un conto è gioire in Italia, un conto è farlo lontano da casa. Qui il senso di appartenenza diventa ancor di più motivo di orgoglio e, la nostra nazionalità, un onore». In un ridente angolo di Carroll Garden a Brooklyn, c’è un circolo dedicato a uno sconosciuto musicista di origini olandesi nato a Mola di Bari, Nicolò Van Weste- Qui New York rhout. Rievoca i circoli di paese, dove il passatempo dominante è quello di giocare a carte. «Seguire le partite della nazionale tutti insieme è un rituale che la nostra italianità quasi ci impone» sostiene il tesoriere, Giuseppe De Mattia. Al Van Westerhout tanti soci, oggi in pensione, sono passati anche attraverso l’immigrazione argentina. Così, in tanti, si sono rifugiati nella nazionale di Maradona, quando quella di Lippi è tornata a casa. «Accogliamo italoamericani da tutta New York – ricorda il presidente, Allegrino Sale –. Per noi emigrati il trasporto è istintivo dal momento che siamo lontani. La cittadinanza è un orgoglio e la tradizione più radicata». A New York non esistono più le squadre formate solo da italiani o da italo-americani come accadeva sino a quarant’anni fa (grazie alla Liac, Lega italo- MONDO E MONDIALI americana calcio). Il calcio, oggi, è sempre più un evento per le popolazioni latinoamericane. Il campionato principe, la Major League Soccer, adocchia, infatti, soprattutto i campioni sudamericani, ma resta anni luce attardata in termini di interesse generale, con i suoi 19 mila spettatori di media a partita. Gli stipendi medi dei giocatori non sono paragonabili a quelli dei colleghi di baseball e basketball e il livello tecnico è molto modesto. In attesa del futuro, valgono i ricordi anche per Thomas Toscano, compositore e direttore d’orchestra di Williamsburgh (Brooklyn). Nonni originari di Vizzini e Mascali (Catania) e Terrasini (Palermo), Toscano è uno degli esempi di italoamericani che abbracciano la cultura degli avi con ardore, mentre i genitori hanno seguito una totale integrazione. «Molti italoamericani sono divenuti estremamente americanizzati. È il caso della mia famiglia». Thomas conobbe il calcio attraverso il nonno Francesco Mazzoni, nel circolo La Società di White Plains Road e 231st. «Durante i mondiali mio nonno guardava le partite a casa. Ma, nel mio rapporto col calcio, divenne decisivo l’arrivo di mio cugino Ciccio, nel 1965. Nel ’69 mi indusse a diventare giocatore della prima squadra fondata in città, a Mahopac (New York), che esiste ancora. Eravamo ridicolizzati perchè non allora non esisteva niente che non fosse baseball o football. Non divenni mai bravo come mio cugino Ciccio». Toscano ha avuto l’opportunità di lavorare in Brasile e di assistere ai Mondiali da Rio de Janeiro (l’edizione italiana del ’90). «In Italia e in Brasile si ferma tutto, la gente guarda l’orologio aspettando la partita e, se la squadra di casa vince, lo spettacolo di follia che ne consegue è da serbare nel cuore». Rick Jaus conclude con un desiderio. «Se gli Usa avessero vinto la Coppa del Mondo, lo avrei preferito a qualsiasi World Series degli Yankees o alla vittoria dei Giants nel Superbowl». Ma, a guardarlo nel profondo degli occhi, sembra solo una bugia. 21 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui Palermo Un mondiale “collante” di etnie Palermo Nei vicoli della città vecchia tra i profumi del medioriente risuona l’inno della nazionale italiana di Paola Pottino P ALERMO - Sembra passato un secolo da quando i mondiali venivano visti da milioni di telespettatori fagocitati da enormi televisori che trasmettevano i programmi esclusivamente in bianco e nero. Oggi, con i potenti mezzi della tecnologia multimediale, pensare a quegli anni sembra quasi impossibile, specie per le nuove generazioni nate nel boom dell’era informatica. Il calcio infatti è per antonomasia un “gioco a colori” e non soltanto da un punto di vista telematico ma, soprattutto, perché viene giocato e seguito praticamente dall’intero emisfero. Così se, per caso, ci si trova a Palermo durante i mondiali di calcio, passeggiando per le vie del centro storico può accadere che in alcune piccole case o improbabili abitazioni, tra aromi speziati e odori mediorientali, vi siano famiglie che, come noi, sono riunite intorno a un televisore a guardare la partita e a tifare per la squadra del cuore. Ma se è l’Italia a giocare, a prescindere dalle recenti tragiche figure agonistiche, ogni famiglia che da tempo vive a Palermo, ognuna a suo modo, con i propri riti scaramantici, con le personali tradizioni, fa il tifo per la Nazionale. «Quando ha giocato l’Italia – ricorda Vikash Nunko, mauritiano, da piu di 15 anni a Palermo – io e miei due bambini eravamo emozionati PERCORSI 22 Qui Palermo MONDO E MONDIALI Vikash Nunko davanti al televisore, mentre mia moglie cucinava in fretta un buon piatto di spaghetti. Nessun rito scaramantico, ma tanta concentrazione ed apprensione per questa squadra che, però, ci ha lasciato ricordi estremamente amari, così come hanno fatto altre grandi squadre europee. Quest’anno non è stato davvero un bel mondiale, ma ritrovarsi in famiglia, con i miei piccoli tifosi che sgranocchiano patatine e fanno il tifo per il paese nel quale sono nati, è stata davvero una bella emozione. Però, oggi – continua Vikash –, gli immigrati in Italia non vivono un bel momento. La vita è diventata sempre più difficile e mi auguro che quando i nostri figli cresceranno saranno nelle condizioni di poter condurre una vita normale al pari degli altri cittadini». Un momento di aggregazione, dunque. Il mondiale, un gioioso rituale da condividere con altri amici, indipendentemente dalla nazionalità di origine dove un ragazzo originario di Mali si ritrova a guardare le partite insieme a compagni del Ghana o della Costa d’Avorio. È il caso di Thiero Sory, per gli amici Johnny, africano, 30 anni, deluso per la pietosa figura fatta dall’Italia: «...il cuore mio e quello dei miei amici, durante questo mondiale, era diviso tra Italia e Costa d’Avorio. Penso che sia divertente guardare le partite insieme agli amici, fare un po’ di festa, mangiare qualcosa di semplice e tifare tutti insieme, per gridare quando la nostra squadra segna il gol : “bip”. Proprio così noi, nel Mali, non esultiamo dicendo gol, bensì “bip!”». 23 PERCORSI MONDO E MONDIALI Qui Palermo Al centro della foto, la... cronista Proseguendo il nostro cammino per una insolitamente silenziosa Palermo, ci soffermiamo dinnanzi ad una piccola abitazione dalla quale escono bambini gioiosi con il pallone stretto tra le braccia. Anche loro del calcio percepiscono l’emozione e insieme ai loro genitori seguono il mondiale alla Tv. Anche se di fatto lo Sri lanka è un paese al di fuori degli schemi e delle tradizioni calcistiche, il calcio viene ugualmente seguito. «Io amo il calcio e amo seguire le partite – conferma Anton Antohnipillai tamil, 20 anni, ma a Palermo da quando ne aveva 10, come si evince al suo accento tipicamente siciliano –. Insieme ad amici e parenti abbiamo seguito tutte le partite, esultando per i successi e fischiando i fallimenti. Devo ammettere che il mio cuore batte pure per il Brasile ma, quando ha giocato l’Italia, è chiaro che abbiamo tifato per la nazionale, anche se i risultati sono stati davvero mortificanti!». Concorda, con quanto detto dall’amico, R. Sivakumay che, insieme alla bella moglie e ai figlioletti, ha fatto il tifo per il nostro Paese. Sorridenti e disponibili a parlare di calcio, ecco che i nostri testimonial del calcio multicolore, oltre a ricordare alcuni momenti dei mondiali giocati da un Italia scalcinata, desiderano immortalare con un click la cronista appena conosciuta. PERCORSI 24 Fratelli d’Italia? L’Italia s’arresta... Uno dei peggiori mondiali degli azzurri (fuori nei gironi non succedeva dal ‘74), inconsistenti, deludenti, a tratti irritanti. Ma a chi si fosse lamentato della brutta finale del 2006, consigliamo di rivedere Spagna Olanda, finalissima 2010 tra due squadre che mai avevano vinto la coppa del mondo. A Berlino - a parte la testata di Zidane - si giocò a calcio. Stavolta si sono presi a calci. Forse per sconfiggere la noia. U na débâcle, senza attenuanti e senza gloria, quella dell’Italia di Marcello Lippi, che ha restituito il titolo di campione del mondo con la consapevolezza, quasi, di non meritarlo più. I cinquanta e passa milioni di commissari tecnici di cui disponiamo nel Bel Paese, hanno già emesso le loro sentenze, promuovendo e bocciando questo e quell’altro, teorizzando moduli che dovevano essere applicati e, soprattutto, rimpiangendo supercampioni che non sono stati convocati, Cassano, Balotelli e Miccoli su tutti. Non torniamo, dunque, su queste dolenti note. Ma della finalissima, ne vogliamo parlare? Una partita brutta, troppo tirata, dove la maggior parte del tempo è stata impiegata dai calciatori a dare gran calci, non già al pallone, ma agli avversari; ed il rimanente, ad evitare di prenderle. La tensione di chi sapeva di poter entrare nella storia calcistica del proprio paese, forse, ha svolto un ruolo eccessivo, ma stiamo parlando di professionisti stranavigati, avvezzi a confrontarsi su palcoscenici internazionali, nonostante la giovane età. Allora, più che di tensione, non è - forse - di mera convenienza che si dovrebbe parlare? Ha vinto, di poco, la Spagna, onore al merito. L’Olanda resta una magnifica perdente. Ma forse, in questo mondiale, il vero ed unico vincitore è il Sudafrica, Paese capace di mostrarsi al mondo come, appena vent’anni fa, era impensabile che accadesse. FORMAZIONE Medici italiani si formano negli Usa e medici americani vengono in Italia Politiche migratorie e “fuga di cervelli”. Il contributo dell’Anfe di Learco Saporito L e questioni che riguardano le politiche migratorie sono tante e tutte di stretta attualità. Le molteplici ragioni inerenti le necessità di chi è costretto a lasciare la propria terra, esponendosi all’ignoto, noi italiani, le conosciamo bene perché le abbiamo vissute. Dapprima come protagonisti di una diaspora in più tempi e verso più luoghi, dalla vicina Svizzera, alla lontana Argentina, dall’estraneo Belgio, alla remota Australia, quindi come spettatori dell’attuale diaspora di “altri” che – così come noi facemmo allora – fuggono dal proprio passato, pur non avendo la benché minima idea di cosa riservi loro il futuro. Oggi, i fenomeni migratori sono molto più complessi di quanto lo furono appena sessanta o settant’anni fa. Volendo azzardare una similitudine, potremmo dire che hanno avuto la stessa rapidissima curva evolutiva dell’aviazione, passata in meno di cento anni dai primi rischiosi tentativi dei fratelli Wright, agli attuali jet-liner che trasportano centinaia e centinaia di passeggeri per volta, comodamente, attraverso i continenti. Poco meno di cento anni fa gli italiani partivano poiché, in Patria, non c’erano le condizioni per avere accesso al soddisfacimento minimo dei bisogni primari e il più delle volte ciò si poteva ricondurre alla mancanza di un lavoro, con conseguente impossibilità di risolvere la prima esigenza fisiologica dell’uomo: la fame. E se, da una parte, tale condizione è rimasta oggi immutata (basti pensare agli sbarchi dei “viaggi della disperazione” sulle nostre coste meridionali), dall’altra il fenomeno si è stratificato in tutta una serie di sfaccettature, che comprendono il disagio sociale, politico o religioso, le catastrofi naturali, le ricorrenti e devastanti crisi economiche e, non ultima, la volontà di chi – una volta non più assillato dall’esigenza primaria della fame – vuole semplicemente migliorare la propria condizione di vita, o di lavoro. PERCORSI 26 Questo conduce ad un’amara riflessione: sessanta o settant’anni fa gli italiani emigravano per fame, oggi emigrano sì, per fame, ma intellettuale, mancando talvolta, nel nostro Paese, le condizioni per poter esprimere il proprio talento o dare seguito ad un lungo ed impegnativo ciclo di studi. Proprio facendo riferimento alla cosidetta “migrazione di cervelli”, voglio collegarmi a quanto l’Anfe, interpretando con passione e determinazione il proprio Statuto, ha realizzato con “Light of Life”, il progetto di cooperazione tra ospedali italiani e americani, peraltro approfondito in un servizio su questo stesso numero di “Percorsi”, per la cura dei bambini nati prematuri ed affetti da una grave patologia della retina che può condurre alla cecità. Con un duplice obiettivo – evitare i “viaggi della speranza”, difficoltosi e spesso impossibili e fare in modo che i nostri “cervelli” possano essere in grado di esprimersi pur restando in Patria – l’Anfe, attraverso la meritoria ed instancabile opera di Teresa Nascimbeni, delegata di Detroit, ha dato avvio ad una serie di iniziative che hanno consentito il raggiungimento di risultati straordinari. Medici italiani che vanno negli Usa per apprendere tecniche chirurgiche d’avanguardia, medici americani che vengono in Italia per partecipare a convegni e condividere “know-how”, piccoli pazienti che potranno continuare a vedere, attraverso i propri occhi, un mondo che, di sicuro, ha molti problemi da risolvere ma che, altrettanto sicuramente, rimane meraviglioso, soprattutto se visto dagli occhi di un bambino. I problemi inerenti ai fenomeni migratori, di certo, restano pressanti e necessitano di soluzioni, anche politiche, altrettanto urgenti. L’Anfe è pronta, alla luce della sua esperienza, a dare il proprio contributo. Nel frattempo, però, abbiamo alcune singole “missioni compiute” di cui siamo fieri. E “Light of Life” è una di queste. Società di partenza società di arrivo FORMAZIONE Insieme per U crescere Le foto di questa pagina sono di Dario Corso na società progredita e in armonia si misura soprattutto dall’integrazione tra i suoi membri. Poco importa che questi siano nati nello stesso luogo o che, nello stesso luogo, si trovino a vivere. Lo sa bene l’Anfe, che dell’integrazione e della convivenza pacifica di civiltà diverse ha fatto fin dagli esordi una bandiera. Figlio di queste idee è il corso “Insieme per crescere” che si è da poco felicemente concluso, con una festa multietnica, al centro “Santa Chiara”, anch’esso punto cardine della città di Palermo nell’accoglienza di chi, spesso in condizioni disperate, abbandona la propria terra per cercare in Italia, in Sicilia in particolare, condizioni di vita migliori per sé e per il proprio nucleo familiare. Finanziato con i fondi dell’Assessorato Regionale della famiglia delle politiche sociali e del lavoro, con il contributo del Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, il corso, destinato a candidati di età compresa tra i 18e i 65 anni di età, si è caratterizzato per la sua immediata spendibilità nella vita di tutti i giorni. Spesso, infatti, le maggiori difficoltà riscontrate da chi arriva nel nostro Paese sono di carattere linguistico: in molti arrivano senza conoscere una parola d’italiano, e questo aggiunge difficoltà a difficoltà. L’attività formativa si è sviluppata in 80 ore di lezione frontale, in cui ogni allievo è stato attentamente seguito dai formatori per permettere un rapido apprendimento dei fondamenti di italiano. A queste ore se ne sono aggiunte altre venti, in cui i partecipanti sono stati accompagnati nel processo di compilazione della modulistica di base, altro scoglio da affrontare per chi arriva in Italia, e altre tre per omogeneizzare il gruppo. Un gruppo, quello di “Insieme per crescere”, tutto al femminile. «La presenza di queste dieci donne straordinarie – dicono i formatori, Sabina Perrone e Maresa Schembri – testimonia quanto l’elemento femminile venga sempre più rivalutato in ogni civiltà. Iniziative del genere sono la prova di quanto le donne siano un punto cardine in ogni società, anche in quelle che immaginiamo così distanti dalla nostra». Saranno ancora una volta le donne, dunque, a fare da ponte tra la società di provenienza e quella di arrivo. 27 PERCORSI FORMAZIONE Programmare lo sviluppo nel “continente liquido” Mediterraneo come arena della formazione e della ricerca di Maurizio Carta D allo scongelamento dei “Tre Mondi” successivo alla fine della Guerra Fredda sono emersi i “continenti” geopolitici dei Nord e Sud globali, poli di cambiamenti demografici, sociali, economici e culturali in perenne conflitto. Questa orogenesi ha prodotto l’indebolimento di stati nazionali e l’affermarsi di istanze locali, di autonomie o di frammenti di pianeta, ma ha anche generato l’emersione delle “terre di mezzo”, luoghi molteplici e plurali in cui le differenze si fanno valore. E quale migliore terra di mezzo se non il “continente liquido” Mediterraneo, PERCORSI 28 Programmare lo sviluppo nel “continente liquido” FORMAZIONE luogo molteplice per eccellenza, luogo di frontiera, ma anche luogo di incontro, di osmosi e di contaminazione tra culture e modelli, tra visioni e strumenti, tra popoli e desideri. Nell’attuale ridefinizione di paradigmi che la crisi economica del modello bipolare impone, il Mediterraneo perde la sua identità mitologica - et in arcadia ego - sfuma la sua retorica e diventa arena della responsabilità e utopia dell’impegno di una nuova classe dirigente: luogo geografico ma anche culturale, luogo economico ma anche sociale e, quindi, politico. Attingendo ad un recente libro di Franco Cassano, possiamo riconoscere tre paradigmi per definire il rapporto dell’Europa continentale con il Mediterraneo. Il primo è quello della dipendenza, che considera il Mediterraneo come luogo dello sfruttamento, come mercato di espropriazione e spoliazione delle risorse a favore delle aree forti, il quale ha generato storicamente un atteggiamento paternalista da parte degli uni ed uno di rammarico e di disperazione da parte degli altri, limitandosi a chiedere un risarcimento. Il secondo paradigma è quello della modernizzazione, che vede il mediterraneo in condizione di ritardo rispetto a processi di sviluppo considerati ineluttabili. Il Mediterraneo, in questa visione, entra in un gioco come pedina di una concezione dello sviluppo lineare e diffusiva. L’opzione operativa di tale paradigma è che il Mediterraneo debba essere sollecitato dall’esterno e dall’alto, attraverso politiche capaci di promuovere le forze più innovative e allargare lo sviluppo e il benessere, riproducendo i modelli di sviluppo e gli obiettivi di crescita continentali e nei fatti alimentando quest’ultimi ampliando il mercato delle risorse e dei consumi. Infine, il terzo paradigma, quello dell’autonomia culturale, vede il Mediterraneo come punto di vista critico, come frutto di un “pensiero laterale” capace di sfuggire alla coercizione del punto di vista monoculare per proporre una nuova prospettiva. Capace quindi di sfuggire alla situazione di scacco in cui lo hanno relegato gli altri due paradigmi rovesciando la scacchiera e rimettendo in discussione l’assunto principale della questione meridionale. Viene infatti rifiutata 29 PERCORSI FORMAZIONE Programmare lo sviluppo nel “continente liquido” la condizione patologica e con essa le categorie di “ritardo” e di “arretratezza” (tutto sommato consolatorie) per proporre una visione del Mediterraneo come possessore di uno statuto diverso, un Mediterraneo politico-culturale piuttosto che economico-geografico. Il Mediterraneo come “avanguardia” seduce le nostre menti e mette a dura prova la nostra capacità diagnostica e operativa, stimola il coraggio di scelte e richiede una classe dirigente adeguata ad un “continente liquido” che oggi possiede una popolazione potenziale di 438 milioni di abitanti, paragonabile all’intera popolazione dell’Unione Europea e che nel 2050 avrà più di 570 milioni di abitanti (superando sia l’UE che gli USA). Il Mediterraneo si propone quindi come un potente produttore di domande, ambizioni e progetti a cui dare risposte. Spetta alle classi dirigenti della nuova Unione del Mediterraneo, lanciata nel 2007, scoprire rotte che spesso sono antiche, figlie di una stratificazione culturale conservata nel genius loci meridiano. Spetta alle classi dirigenti – esistenti, se capaci, o nuove, se necessarie – immettere tessere di qualità in un mosaico che non è ancora completo, ma rischia di essere definito da altri. La sfida che attende il Mediterraneo è quella di individuare un progetto collettivo che sia in grado di agire da catalizzatore delle diversità, che sappia costruire quel tessuto culturale, sociale e civile che funga da “patto costitutivo” del nuovo soggetto politico. E questo progetto non può che passare dalla formazione e dalla ricerca, tessuto sull’armatura delle università e degli istituti di formazione e di ricerca, reso solido non solo dallo scambio di studenti e di studiosi, ma dalla costruzione di programmi formativi comuni e di progetti di ricerca transnazionali, costantemente interconnesso dai flussi di capitali culturali e cognitivi che lo attraversano. Non si tratta di ripercorrere il vecchio rapporto coloniale della formazione offerta ai paesi della sponda sud, non dobbiamo più limitarci ad intessere rapporti economici con il Maghreb o con l’Egitto attraverso la PERCORSI 30 Programmare lo sviluppo nel “continente liquido” FORMAZIONE strada della formazione e dell’affiliazione delle sue classi dirigenti. È invece il riconoscimento di obiettivi comuni la vera sfida, è l’individuazione di filiere formative transmediterranee, legate dall’indispensabilità di una formazione integrata, nonché di cluster di ricerca che attingano al miglior milieu culturale dei paesi delle diverse sponde. Solo il riconoscimento di un vero “spazio euromediterraneo della formazione e della ricerca” può consentire la nascita di un analogo soggetto politico, solido, interconnesso, profondo e non solo alimentato da un opportunismo relazionale e di contrasto agli egoismi continentali. Quali sfide possono essere le prime cellule del nuovo tessuto connettivo della formazione e ricerca? Alcune sono già individuabili per essere affrontate immediatamente, anzi per le quali è necessaria tale ampiezza di visione: la gestione integrata delle coste e l’integrazione dei porti, l’innovazione energetica e la sostenibilità ambientale, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dei beni culturali in un’ottica di distretto, il turismo relazionale e le filiere produttive connesse, l’agricoltura e la enogastronomia. Sono campi in cui già esistono i germi di una collaborazione che deve uscire dall’episodicità e attingere alla strutturalità, agevolando la costruzione di quello spazio transnazionale della formazione e ricerca che oggi è necessario per vincere la sfida dell’innovazione già intrapresa dagli USA e in piena ascesa da parte di India e Cina. Ripensare il Mediterraneo sotto il profilo dell’autonomia culturale e della formazione integrata sollecita l’impegno di contribuire a ridisegnare nuove traiettorie complessive per il futuro. La questione non può essere affrontata solo in maniera settoriale e non può riguardare solo l’industria culturale. Il Mediterraneo della conoscenza deve essere basato su una crescita della cittadinanza e della responsabilità da parte delle classi dirigenti: non è un vessillo sotto le cui insegne ripararsi, ma ci chiama alla battaglia per un progetto culturale e politico. 31 PERCORSI FORMAZIONE Dall’altra parte dell’Oceano Cooperazione per lo sviluppo Responsabilità, sostenibilità, condivisione di Marcello Cerasola D a anni l’Anfe Sicilia è impegnata, grazie a finanziamenti garantiti dal Ministero del Lavoro della Repubblica Italiana, nella realizzazione di iniziative formative rivolte a cittadini italiani residenti all’estero e finalizzate a migliorarne le condizioni di vita e lavorative. Facendo leva sul ruolo di eccellenza riconosciuto al sistema agroalimentare italiano, ma anche sul ruolo di “Ambasciatori di cultura” rivestito dagli italiani residenti all’estero, dal 1998 ad oggi l’ANFE Sicilia ha realizzato diverse iniziative di formazione e sviluppo locale ed aiutato numerose microimprese a nascere, crescere e radicarsi localmente. Con il Progetto Agriquality si intende fornire a tecnici di origine italiana e ad operatori del settore residenti nelle circoscrizioni di Porto Alegre e Buenos Aires, una importante opportunità di formazione nel settore della trasformazione del latte, aprendo così nuove e concrete opportunità di crescita professionale e di miglioramento dei redditi lavorativi dei partecipanti. Mentre a Buenos Aires le attività di aula hanno avuto un recente avvio, a Porto Alegre si sono ormai concluse e nel mese di giugno gli allievi sono stati protagonisti di una intensa attività di stage condotta a Ragusa presso il CORFILAC (Consorzio Ricerche Filiere Lattiero Casearie) dove per 12 giorni hanno avuto modo di appropriarsi progressivamente del ruolo professionale nel settore della produzione lattiero-casearia di qualità, attraverso l’elaborazione personale della propria esperienza operativa, ma anche valutando le possibilità di trasferimento, nel contesto sociale ed economico ciascuno opera, di metodologie e tecniche PERCORSI 32 Agriquality, un progetto di cooperazione per la formazione di operatori e per il miglioramento della qualità delle produzioni di una importante filiera produttiva in Brasile ed in Argentina apprese in Italia. Dalla certificazione delle produzioni alla vigilanza e controllo, dalle analisi microbiologiche a quelle sensoriali, dalla cura del benessere della vita degli animali alla raccolta e trasporto del latte, dalla sua trasformazione alla promozione e vendita. Completata l’intensa esperienza a Ragusa e rientrati a Porto Algre o a Buenos Aires, gli allievi parteciperanno ad una ulteriore fase di stage, anch’essa della durata di 100 ore. In Argentina, queste attività di stage saranno svolte a novembre presso l’Università di Lujan che dispone di un centro pilota per la produzione ca- searia molto moderno e completo. Per il Progetto di Porto Alegre, invece, lo stage verrà Svolto dal 5 al 19 luglio presso il centro “ASCA – EMATER” di Montenegro, una importante struttura di formazione nel settore agricolo gestito dal servizio federale brasiliano di assistenza tecnica in agricoltura, partner del Progetto AGROBIO. Alle attività parteciperà, oltre a personale tecnico dell’EMATER, un mastro casaro italiano che opera presso il Consorsio CORFILAC di Ragusa. L’obiettivo è che ciascun allievo possa imparare a realizzare direttamente, con tecniche artigianali, i prodotti caseari sulla base delle indicazioni fornite dallo staff docente. In una successiva fase, gli allievi interessati saranno assistiti, per una durata di due mesi, da personale tecnico nella elaborazione di un proprio piano di impresa nel settore lattiero caseario. In questa direzione, alcune imprese siciliane hanno manifestato l’interesse di promuovere accordi di produzione o joint ventures, magari contribuendo alla costituzione di società miste con il conferimento di tecnologie casearie sottoutilizzate. In questo modo le imprese siciliane potrebbero perseguire un importante obiettivo di internazionalizzazione, aprendosi a nuovi mercati ed a nuove sfide. Anche un solo progetto può concorrere nel favorire la creazione di un ideale ponte che leghi operatori economici italiani residenti sia in Italia che all’estero. Una sorta di metadistretto produttivo, quindi, capace di coniugare la grande disponibilità di latte del sud america con il contesto socio-economico locale (solo il Brasile ha oltre 200 milioni di abitanti ed una crescita annua del PIL del 6-7%) e con le migliori tradizioni culturali e produttive italiane nel settore lattiero-caseario. Le attività si concluderanno, sia a Porto Alegre che a Buenos Aires, con un Forum internazionale sull’agricoltura sostenibile che, in due giorni di attività, intende presentare i risultati conseguiti dal Progetto Agriquality ma, soprattutto, programmare in forma partecipata un piano di azione sul tema che possa rappresentare uno strumento condiviso verso cui impegnare le forze sociali, associative, culturali, formative, istituzionali, economiche, tecniche e scientifiche dei due Paesi che parteciperanno all’evento: cooperare per crescere in forma responsabile, sostenibile e condivisa. 33 PERCORSI FORMAZIONE Magie dell’animazione 3D Profondità del tridimensionale C he la formazione professionale siciliana “ordinaria” (ovvero quella regolamentata dalla legge 24 del 1976) produca molte eccellenze è fatto poco noto poiché l’intero settore, che in Sicilia vede impegnati – tra operatori e allievi – migliaia di persone l’anno, è molto più spesso oggetto di pesanti critiche ed accuse di inefficienza. Eppure, numerosissimi sono i partecipanti ai corsi Anfe Sicilia che, alla fine del periodo formativo, trovano occupazione, anche grazie alle politiche di facilitazione all’incrocio domanda/offerta di lavoro portate avanti dagli Sportelli multifunzionali, strutture che l’Anfe Sicilia gestisce per conto dell’Agenzia Regionale per l’Impiego. E altrettanto numerose sono le figure professionali quotidianamente impegnate in qualità di formatori che contribuiscono a decretare il successo di molti progetti formativi. C’è una grande componente legata alla passione per l’insegnamento che conduce questi professionisti ad impiegare i tre quarti del proprio tempo, dal lunedì al venerdì, rinunciando magari ad incarichi molto più remunerativi. Sono professionisti di valore assoluto che, pur avendo un rapporto contrattuale a tempo indeterminato, continuano ad aggiornarsi e a mantenere elevatissimo il Un software che è in grado di contribuire, in modo determinante, alla produzione di animazioni sempre più diffuse, tra l’altro, anche in ambito cinematografico, ma che richiede grande competenza. L’Anfe Sicilia annovera tra i formatori dei suoi corsi uno tra gli specialisti più apprezzati a livello mondiale. PERCORSI 34 proprio livello di competenza. Uno di questi si chiama Dario Passariello, formatore di riferimento del corso “ Sviluppatore grafico 3D” dell’Anfe Sicilia, che ha partecipato alla cerimonia di premiazione dei migliori operatori e specialisti tecnici di grafica 3D a livello mondiale, tenutasi a Los Angeles lo scorso 11 agosto. Un riconoscimento, questo, del massimo prestigio: ogni anno infatti i membri della comunità del 3D sono invitati a nominare i colleghi più meritevoli del premio. Successivamente, la stessa comunità proporrà i finalisti per gli “Autodesk Masters” dalla lista dei nominati. Una giuria indipendente aggiudica i voti e procede alla selezione finale. Tra i 10 candidati che concorrevano al prezioso riconoscimento figuravano nomi del calibro di Paul Neale, Andrea Maiolo e Piyush Patel, che realizzano effetti speciali per case di produzione quali la Walt Disney o per film come “Matrix”. Trentadue anni, palermitano, Dario Passariello è certificato “Autodesk Approved Instructor” e la struttura dove svolge la sua attività professionale privata è stata premiata quale migliore “Centro Autodesk d’Italia” nel 2006/2007 e nel 2008/2009. Autodesk è una delle più importanti aziende produttrici di software dedicato del mondo. Insieme a Francesco Di Cristofalo, direttore del Centro formativo Anfe Sicilia “Palermo 2”, inoltre, ha organizzato, nel 2007, la prima manifestazione del 3D in Sicilia dal nome “Digital 3D Meeting” che ha riscosso un notevole consenso ed una grande attenzione, soprattutto nella comunità del Web dove è attivissimo il “tam tam” su questo genere di argomenti. «Ma la cosa migliore che sono riuscito a realizzare – dice Dario – è stata quella di aver contribuito allo sviluppo, a Palermo e nel sud dell’Italia in generale, della grafica 3D e, grazie all’Anfe, ente per cui lavoro, di riuscire ad insegnarla ad un crescente numero di giovani motivati ed interessati. I corsi nei quali insegno sono sempre pieni e siamo costretti a ricorrere a stringenti selezioni. L’interesse degli utenti e i risultati che otteniamo ogni anno sono per me motivo di grande gratificazione». Ecosostenibilità e turismo FORMAZIONE Foto Pepito Torres – © 2010 di attività in modo di renderli in grado di operare con completa autonomia a partire dal prossimo anno. «Le difficoltà ci sono» dice Rosario Airò Farulla, presidente della cooperativa Sicilia & Natura che, ispirandosi al nome al progetto, intende promuovere e commercializzare beni e servizi delle microimprese locali, sensibili ai temi della qualità e della sostenibilità, «specialmente nel portare avanti un progetto sperimentale che non mi risulta abbia uguali nel mondo per ampiezza e numero di soggetti coinvolti». La cooperativa, formata da sedici ex allievi selezionati con criteri di attitudine e preparazione, è il braccio operativo territoriale della rete: i “SiciliaNatura points”. Distribuiti in tutte le province hanno il compito di fare crescere il numero di aderenti e promuovere il sistema. Alcuni di loro hanno avuto la possibilità di confrontarsi con il mercato a livello internazionale. «Sono veramente stupita e positivamente impressionata» dice Maria Luisa Cantoni, che ha gestito lo stand SiciliaNatura durante un evento fieristico, «dell’interesse che la Sicilia e le sue opportunità di turismo suscitano in chi cerca luoghi dove vivere una vacanza, magari anche solo un fine settimana, a contatto con la natura». I parchi e le riserve sono una risorsa ineguagliabile, sia quelli all’interno dell’isola sia quelli marini, e permettono di realizzare percorsi unici. «Ma non è l’unica risorsa - sostiene Maria Chiara Doria, una delle responsabili della provincia di Messina -, visto il grande interesse manifestato per la cultura, anche immateriale, della nostra isola: il cibo, i vini, le leggende e le storie che hanno contribuito a rendere unica la Sicilia». La cooperativa Sicilia & Natura non è l’unica impresa “spin off” del progetto. Altre due realtà sono nate sulla scia del percorso formativo, consentendo di portare così al 15% il numero di ex allievi coinvolti direttamente da attività legata al progetto, oltre a quelli che hanno trovato la propria strada applicando le nozioni e le esperienze SiciliaNatura alla sfida del nuovo mercato del turismo ecosostenibile di Sandro Billi N ei primi mesi dell’anno il progetto SiciliaNatura è entrato in una nuova ed importante fase. Terminata la parte di ricerca, di formazione e di stage, gli allievi che hanno seguito i corsi hanno ora l’opportunità di attivare la loro impresa, in forma individuale o di società, e di affrontare il mercato. All’interno del progetto infatti, concluse le attività formative, i “promotori del turismo sostenibile” beneficiano di un servizio di consulenza ed accompagnamento alla creazione di impresa che li accompagna per otto mesi. Utilizzando conoscenze e competenze acquisiti durante i mesi del corso gli allievi, con l’appoggio dello staff di A.N.F.E. e dei consulenti esperti interni, stanno mettendo a punto una serie 35 PERCORSI FORMAZIONE Ecosostenibilità e turismo apprese in altri contesti turistici e naturalistici. Francesco Lapiana, attraverso la neofondata casa editrice Antipodes, produrrà materiali informativi, guide e libri che saranno pubblicizzati e distribuiti anche nei canali di SiciliaNatura. La cooperativa Silene di Edoardo Di Trapani, Calogero Muscarella, Giovanna Cessati e Mario Azzarello, quattro allievi della provincia di Palermo, svolgerà invece attività di educazione ambientale sia stanziale, presso scuole ed altri gruppi prevalentemente giovanili, sia attraverso escursioni nei parchi e nelle riserve. L’entusiasmo non manca, come conferma la dott.ssa Anna Lanzarone che ha seguito da vicino la nascita delle iniziative imprenditoriali per conto del progetto, «anche se il periodo è difficile, sia per la crisi sia per il tipo di attività che si intende svolgere», aggiunge «ma i ragazzi ne sono consapevoli e stringono i denti, investendo tempo, energie e spesso anche capitali, convinti che passione e professionalità siano la formula giusta per affrontare la sfida». SiciliaNatura quindi non finisce con il progetto ma vuole essere un sistema in grado di rappresentare un vero motore di sviluppo per l’economia. Secondo le più recenti stime la vacanza verde sarà scelta nel 2010 dall’8% degli italiani che, per più di un terzo, cercano il contatto con la natura, per il 15% relax e tranquillità ma anche sport, attività all’aria aperta in generale e, cosa non secondaria, prezzi favorevoli. Sono valori interessanti che ancora una volta confermano la validità della scelta effettuata da Anfe Sicilia nel promuovere ed appoggiare il progetto SiciliaNatura. SiciliaNatura presentato a New York N EW YORK. Il turismo sostenibile proposto da SiciliaNatura, progetto integrato per lo sviluppo del turismo nelle aree protette siciliane, intriga ed affascina a qualsiasi latitudine ed in modo particolare sono stati intrigati ed affascinati i numerosi operatori presenti presso la sede Enit di New York dove, nei giorni scorsi, Gaetano Calà, Fa- PERCORSI 36 Foto Pepito Torres – © 2010 Il portale di Ecosostenibilità e turismo dell’enogastronomia, basata su degustazioni in loco di prodotti tipici, visita a produttori e cantine ed educational sulle produzioni biologiche e biodinamiche. Il forte interesse mediatico verso il progetto, da parte degli interlocutori americani, è stato sancito dal prestigioso organo di informazione “AmericaOggi”, diretto da Andrea Mantineo, che ha pubblicato un servizio sulla presentazione, con un’intervista al direttore dell’Anfe Sicilia, Gaetano Calà. Un importante network cinese di New York (NDTV), inoltre, ha seguito interamente l’evento ed investito molto tempo nella promozione del portale e del sistema SiciliaNatura. Poco dopo la presentazione all’ENIT, infatti, Marco Sparagnini e Giovanna Taviani, accompagnati dal direttore dell’ENIT Riccardo Strano, sono stati invitati a partecipare ad un Live Show Foto Pepito Torres – © 2010 bio Galluzzo e Marco Scapagnini hanno presentato le numerose opportunità offerte dall’iniziativa, alla presenza del “padrone di casa” Riccardo Strano, direttore Enit di New York, del console generale Francesco Talò e di Giovanna Taviani, regista, creatrice e promotrice del SalinaDocFest, la rassegna cinematografica eoliana a cui l’Anfe è legata a filo doppio (vedi il servizio a pagina 66 di questo numero). Il progetto SiciliaNatura punta sulla veicolazione attraverso Internet delle proprie istanze e, in ragione di ciò, sono stati anticipati alcuni dei contenuti che sono stati resi fruibili dagli internauti a partire dallo scorso 30 giugno: possibilità di gestire una completa panoramica dell’offerta di turismo sostenibile dell’intera Sicilia attraverso un database; possibilità di prendere visione dell’articolato panorama dei parchi e delle riserve naturali, terrestri e marine, che può vantare la Sicilia; possibilità di organizzare un viaggio all’interno di questi, con ampie possibilità di personalizzazione; un corollario di servizi aggiuntivi, tutti selezionabili online, quali passeggiate a cavallo, gite in bicicletta, acquisto di prodotti tipici e tanto altro ancora, completano il quadro di fruizione del portale. Ma la novità interessante è rappresentata dalla possibilità di interazione da parte di un operatore turistico o un agente di viaggi che, attraverso l’acquisizione di password, potrà richiedere direttamente alla piattaforma Sicilia Natura l’organizzazione di un itinerario personalizzato. A New York, alla presenza di oltre 60 operatori turistici, giornalisti ed agenti di viaggio interessati al turismo naturalistico e sostenibile, molti sono stati i quesiti a dimostrazione di un interesse sempre più crescente da parte della domanda del mercato dei viaggi americano, sempre più attento al rispetto per la natura ed ai i viaggi personalizzati. A dimostrazione della buona riuscita dell’operazione l’ENIT di New York si è fatto promotore della selezione di 30 operatori turistici e giornalisti che parteciperanno ad un educational tour, organizzato da SiciliaNatura nel mese di Settembre: un viaggio attraverso parchi e riserve naturali, oltre ad importanti siti storici ed archeologici. Non mancherà il valore aggiunto FORMAZIONE sul network cinese che ha ulteriormente promosso l’iniziativa. I cinesi che abitano a New York sono oltre un milione, ma in tutti gli Stati Uniti arrivano a quasi 20. Un mercato in crescita e molto attento alle bellezze mediterranee. Oltre a tutti gli elementi che caratterizzano da sempre il turismo in Sicilia, ora – grazie anche a SiciliaNatura – si vengono ad aggiungere altri importantissimi fattori: il rispetto della natura, la sostenibilità ambientale, la scoperta dell’universo protetto delle aree naturalistiche dell’Isola. 37 PERCORSI Soggiorni mare in pensione completa Spiaggia riservata Centro benessere Ricevimenti e banchetti Sport e animazione Congressi, meetings. incentives Tour virtuale ed offerte speciali su www.florioparkhotel.it FLORIO PARK HOTEL C.da Magaggiari - 90045 Cinisi-Terrasini (PA) tel. 091 8684222 - fax 091 8682019 [email protected] Emigrazione, formazione, sviluppo, turismo Temi di un’unica grande storia che la Sicilia deve cominciare a scrivere Il grande argomento dell’emigrazione, che è uno dei mandati statutari di questa testata, si apre ad un’infinita rosa di spunti di riflessione. Incontriamo il Governatore della Regione Siciliana, on.le Raffaele Lombardo, al quale chiediamo di tracciare un breve profilo della storia dell’emigrazione meridionale. 39 PERCORSI di Antonella Caradonna «Non posso non approfittare dell’occasione che ci offrono le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’italia per proporre una rilettura di questo triste fenomeno le cui cause, secondo me, sono da ricollegare a quanto accaduto proprio 150 anni fa. L’altra sera mi trovavo a Catania alla presentazione dell’ultimo libro di Pino Aprile, “Terroni” e del film di Pasquale Squitieri, “Briganti”. Entrambe le tesi di queste due opere riscrivono la storia dell’Unità d’Italia che, oggi, per la verità si celebra, stentatamente e con poco entusiasmo, secondo i crismi della storiografia ufficiale che parla di liberazione del sud dal sottosviluppo, dalla miseria e dalla schiavitù borbonica. In realtà le cose andarono ben diversamente. Si trattò infatti di una guerra violenta. Un vero genocidio da parte dell’esercito piemontese, con deportazioni di superstiti, stupri e massacri di bambini. In quegli anni fu PERCORSI 40 ingaggiata una guerra civile per la resistenza, ma mentre quella dei partigiani viene ricordata come la grande resistenza, giustamente eroica, quella dei meridionali contro l’invasione barbarica dei piemontesi, operata da Garibaldi, viene ricordata come “brigantaggio”. Dopo l’impresa dei mille, che mille non erano, ma molte migliaia, al soldo delle massonerie anglo-piemontesi, il sud conobbe la piaga dell’emigrazione. Migliaia di persone, dalla Puglia alla Calabria cominciarono ad andar via. Oggi, purtroppo, non parte meno gente di allora. Facciamo andar via da casa nostra 70 mila ragazzi, che non vanno più a fare i manovali oltreoceano, ma che spesso sono laureati alla Bocconi. Questo comporta, oltre ai sacrifici personali che le famiglie debbono affrontare, anche uno spreco di migliaia di euro che la loro formazione in patria è costata e che poi, paradossalmente viene beneficiata dai grossi nomi di aziende e imprese estere». Nelle foto, da sinistra: un’immagine di Garibaldi, per alcuni “l’eroe dei due Mondi”, per altri un figura alla quale attribuire, seppure indirettamente, l’attuale “gap” del Mezzogiorno d’Italia; una delle prime mappe che raffiguravano l’Italia unita; la bandiera della Sicilia. Quello della formazione è uno dei temi caldi di questo momento storico del governo siciliano. Fuor di polemica quale potrebbe essere una soluzione praticabile? «La formazione non può camminare disgiunta dal potere economico e al momento questo è fragilissimo, dunque piuttosto che formare diecimila persone, quando il mercato ne assorbe mille, forse varrebbe la pena di investire di più nello sviluppo e meno nella formazione. Il che, naturalmente, non significa licenziare la gente, ma piuttosto limitare le assunzioni selezionando i dipendenti che hanno le capacità e lasciando fuori quelli che intendono solo lucrare. Inoltre è diventato ormai improcrastinabile mettere una netta linea di demarcazione tra gli enti che hanno un curriculum serio e che dimostrano di avere i numeri in termini di risultati e quelli nati per scopi diversi. La formazione non può investire il 90% della spesa in stipendi e il 10% per tutto il resto. La vostra rivista dimostra che avete una sensibilità culturale e informativa e mi pare che essa racchiuda il moderno mandato dell’associazione Anfe. Emigrazione, formazione, sviluppo e aggiungerei turismo, sono un’unica grande storia». Come vede il futuro del turismo in Sicilia? «Il turismo in Sicilia oggi dovrebbe puntare, almeno per una buona fetta, a recuperare i milioni di emigrati, che hanno trasformato la vecchia valigia di cartone in una lussuosa Vuitton e che, se correttamente sollecitati e invogliati da offerte interessanti e competitive, potrebbero fare la scelta di una meta, per così dire, del recupero della memoria, cosa che per il nostro turismo sarebbe una risorsa straordinaria. Credo che in questo senso le associazioni come l’Anfe potrebbero dare un aiuto determinante, proprio per i contatti che in questo arco di secolo hanno mantenuto e incrementato con i nostri connazionali d’oltreoceano e in tutto il mondo» 41 PERCORSI TURISMO Nuovi assetti e nuovi scenari La Sicilia candidata ideale per la governance delle politiche del turismo nell’area mediterranea di Giuseppe Cassarà I l sogno di una grande area che abbia anche la connotazione di una importante realtà economica sembra farsi avanti più rapidamente del previsto. Come accade spesso, la realtà anticipa la progettualità politica e, a volte , anche quella economica. Né si può dubitare del coinvolgimento a pieno titolo del turismo, non solo come fattore economico tra i più rilevanti, ma anche come momento conoscitivo di realtà diverse, di scambio di esperienze umane e sociali, oltre che di apprezzamento diretto di culture e testimonianze importantissime. Il Mediterraneo possiede questa importante attrattiva e contiene questi valori, antichi ed ancora oggi testimoniati, ed è per questo che il movimento turistico ha già anticipato il disegno strategico dell’area sia al fine di un indispensabile coordinamento, sia anche per un suo sviluppo più ordinato. In questo quadro, non possiamo non tenere conto che, già nel 2008, gli arrivi nell’area sono stati 300 milioni e rappresentano il 32,4% degli arrivi mondiali mentre, se andiamo a vedere più specificamente le diverse “sottoaree” che compongono il Bacino, scopriamo che 30 milioni di turisti arrivano nell’area est, 14,5 milioni nell’area balcanica, 29 milioni nell’area sud-mediterranea, mentre 200 milioni di arrivi si verificano annualmente nell’area nord-mediterranea, che poi è quella più direttamente apprezzabile dall’Italia e dalla Sicilia in particolare. PERCORSI 42 È di tutta evidenza l’importanza turistica dell’area del Mediterraneo ed è altrettanto facile prevedere un suo ulteriore sviluppo. Fra alcuni anni, infatti, verosimilmente la domanda crescerà in una sintesi di scelte comparate fra le grandi aree del mondo, a cominciare da quella mediterranea per andare a quella caraibica e così via, e non c’è alcun dubbio sul fatto che, se gli stati interessati non si organizzeranno bene, prevarranno – fatalmente – altri mercati . Il Mediterraneo, nelle sue varie articolazioni territoriali, può contare su un patrimonio culturale ed artistico- monumentale ineguagliabile, su un clima difficilmente apprezzabile altrove, oltre che su solide tradizioni sociali che ne costituiscono un mercato fra i più interessanti della Terra. Purtroppo non sempre è stata considerata nella sua giusta importanza la necessità di un “governo turistico” dell’area o almeno di un coordinamento delle attività turistiche con particolare riferimento all’incoming. In realtà alcuni tentativi in questo senso sono stati fatti con l’obiettivo di dar voce e visibilità alle varie destinazioni dell’area dove tutti gli operatori interessati (albergatori,operatori, agenti di viaggi etc.) possano, concretamente, dare un valido supporto all’ampia offerta degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. È stata fondata, infatti, a Parigi nel 2008, la “META” (Mediterranean Travel Association), un’Associazione che raggruppa alcuni operatori dell’area e che si accinge alla realizzazione di un portale dedicato all’offerta specifica. Purtroppo, in questa prospettiva organizzativa, la Sicilia è ancora colpevolmente 43 PERCORSI TURISMO Nuovi assetti e nuovi scenari assente, mentre potrebbe diventare, per vocazione culturale e geografica naturale, il centro di interesse e coordinamento avendo, più di tutti, gli elementi più importanti di un “prodotto” competitivo sul mercato mondiale. Occorre rapidamente dare corpo ad un nuovo progetto, ampiamente discusso e condiviso, confrontato con i Governi interessati e con gli operatori, immaginando una “Borsa del turismo del Mediterraneo” che possa diventare una vetrina importante delle varie realtà sociali e culturali per uno scambio più efficace domanda-offerta. E qui dovrà essere invocata anche la partita Euromediterranea: siamo ormai in molti i paesi del Mediterraneo che apparteniamo all’Unione Europea, e come tali, possiamo diventare l’anello di congiunzione con i paesi arabi e con altre realtà sociali che, avendo interessi comuni, possono realizzare una sintesi storica, economica e sociale senza precedenti; evolverci – cioè – da antichi popoli di tendenza dominante in moderni operatori di pace e di amicizia. In fondo uno degli obiettivi importanti del turismo è proprio quello dello scambio delle esperienze e delle conoscenze sociali in un quadro di pace e di possibile sviluppo delle economie creando ricchezza e benessere. Noi abbiamo le condizioni per realizzare questo grande progetto, dobbiamo lavorare tanto per raggiungere almeno gli obiettivi a medio termine lavorando insieme agli altri e la Sicilia non può sottrarsi ad uno sviluppo del movimento turistico dell’area, rimanendo assente rispetto alle iniziative che vanno crescendo, pena il rimanere isolata ed un destino che la vedrebbe “trascinata” dalla corrente impetuosa del progresso. E sarebbe un peccato, un’occasione storica perduta pur avendo le migliori caratteristiche culturali, climatiche ed artistico – monumentali Non dobbiamo più guardarci dentro ignorando gli altri. Occorre allungare lo sguardo alla grande area mediterranea che, insieme all’Europa, è la nostra nuova Grande Patria. PERCORSI 44 LO STILE E LO CHARME NEL CUORE DI PALERMO. V I A R. WAG N E R , 2 - 90139 PA L E R M O - T E L . +39 091 336572 W W W. G R A N D H OT E LWAG N E R . I T - I N F O @ G R A N D H OT E LWAG N E R . I T CULTURA Ceramica siciliana La Carta di Burgio Il sistema dei Musei della ceramica di Sicilia di Giovanna Cirino L a revanche, la vendetta della ceramica, o per meglio dire il riscatto dell’umile argilla che nonostante le semplici origini, è sempre stata presente nella vita quotidiana, dalla preistoria in poi. Viene dal basso, dalla terra, mischiata con l’acqua, forgiata con le mani, essiccata ed infine cotta nei forni. Kéramos era il termine greco che indicava quel materiale capace di essere plasmato con facilità e utilizzato per realizzare vasellame e altri oggetti indispensabili per la conservazione del cibo e delle bevande. Ma non solo: preziosa materia dalle svariate forme e disegni usata per decorare giardini, ville e palazzi, cupole e pavimenti in chiese e moschee. Impiegata nella gioielleria, in architettura e nell’arredo urbano e protagonista di numerose collezioni, sempre disponibile sul mercato sotto forma di porcellane, busti, mattonelle, alberelli, crateri, vasi o piatti, in molteplici sfumature di colore, stili e disegni. L’arte della ceramica risale circa a 10.000 anni fa e si sviluppa per la prima volta in Mesopotamia, mentre l’uso del tornio si diffonde a partire dal 3.000 a.C. Nell’area mediterranea compare nel VI millennio a.C. con forme semplici e funzionali che diventeranno sempre più di qualità migliore e finemente decorate. Quando i Greci s’insediano in Sicilia, aprono numerose officine PERCORSI 46 e ne raffinano le tecniche di lavorazione. Con l’arrivo dei Romani viene privilegiata la ceramica a rilievo, di produzione quasi industriale, ma saranno gli arabi nel 827, ad introdurre nell’isola “l’invetriatura”. Le migliori maestranze s’incontrano a Caltagirone, Palermo, Sciacca, Siracusa, e Agrigento. Crescono con successo anche le officine di Burgio, Collesano, Santo Stefano di Camastra e Patti, opifici che rimarranno attivi sino ad oggi. Agli inizi del XX secolo s’inaugura in Sicilia la fase della produzione industriale fittile con gli “stazzuni” della Ceramica Florio di stile liberty, dai motivi vegetali e floreali e dalle linee sinuose, che riesce a diffondersi in tutto il mondo. Patrimonio identitario, attività lavorativa che ancor oggi rappresenta una risorsa economica importante, testimoniata dalla richiesta dei turisti che viaggiano nell’isola a caccia di souvenirs e soprattutto dalla domanda dei mercati stranieri. Un universo artigianale e artistico declinato da un’antica sapienza. Un’eredità culturale che deve essere tutelata e valorizzata, sia per quella fetta di mercato di nicchia che si richiama alle antiche forme e ai tradizionali decori, sia nella produzione di larga scala che coniuga ceramica e design, con un’ampia gamma di texture e formati. Ceramica siciliana Un prodotto versatile e resistente che si consolida come materiale funzionale, perfettamente adattabile a tutti gli stili. L’industria ceramica italiana vanta il primato assoluto a livello mondiale ed il Salone internazionale di Bologna, Cersaie, (dal 28 settembre al 2 ottobre), rappresenta il principale appuntamento per gli operatori del settore; quest’anno coinvolge gli studenti delle facoltà di architettura e design con un concorso di grafica e promuove lo sviluppo sostenibile pre- CULTURA sentando collezioni nel rispetto dell’ambiente che hanno come leitmotiv il fenomeno dell’impatto dei cambiamenti climatici che minacciano di trasformare il pianeta. La ceramica dunque sta vivendo una seconda giovinezza e dopo il crollo nelle esportazioni registrato nel 2009, offre nuovamente segnali incoraggianti. Purtroppo però, nonostante abbia contribuito alla ricchezza economica di numerosi centri sviluppando commerci e scambi non solo nell’area del bacino 47 PERCORSI CULTURA Ceramica siciliana mediterraneo, la sua produzione artigianale rischia l’estinzione: «Mancano sempre più infatti i tornitori – ci ricorda l’imprenditrice Rossana Giacalone Caleca, direttrice del MACC “Museo d’Arte e Ceramica Contemporanea”, organizzatrice dal 2003, della mostra internazionale di ceramica “Artisti nel piatto” – una figura artigianale di grande rilievo nell’universo ceramico». Bisogna dunque garantire particolare attenzione alla formazione e sostenere tutto l’indotto che ruota intorno alla produzione per non condannare l’antico materiale all’oblio e alla dispersione. PERCORSI 48 In occasione della recente inaugurazione del Museo della ceramica di Burgio, è stata presentata dall’Assessore regionale per i Beni culturali e per l’identità siciliana, Gaetano Armao, la “Carta sul sistema dei Musei della ceramica di Sicilia”. La Carta di Burgio, come è stata chiamata, mira al recupero delle attività artigianali e industriali siciliane ed alla valorizzazione di un antico know-how, che può essere rivisitato con tecnologie d’avanguardia e realizzato attraverso un sistema di collaborazione degli Istituti museali e grazie all’interscambio di best practices tra Istituzioni, Enti e realtà culturali ed economiche del ter- Ceramica siciliana ritorio regionale. Obiettivo: consolidare i rapporti tra gli stessi e migliorare la specifica offerta delle numerose realtà museali, private, pubbliche, grandi e piccole. La costante collaborazione su questi temi si configura come strategia essenziale per lo sviluppo dell’Isola. In linea con le direttive programmatiche 2007-2013 dell’Assessorato dei Beni Culturali Ambientali e dell’Identità siciliana la Carta di Burgio intende perseguire: Il recupero dell’identità storico-culturale della ceramica; La valorizzazione dei luoghi di lavoro connessi (fornaci, ”stazzuna”) e l’inserimento nel sito web di ciascun museo, di itinerari dedicati. Tale portale dovrà essere realizzato con il coordinamento ed il sostegno dell’U. O. XXI del Dipartimento Regionale BB. CC. AA. e I.S. CULTURA e verrà gestito come dinamico accesso al patrimonio ceramico isolano nella sua accezione più completa. La gestione museale innovativa, attraverso adeguate prassi espositive e di comunicazione, coerenti con gli orientamenti europei in tema di Musei, con l’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. L’adozione della Carta delle professioni museali ed il Codice etico per i musei. Un’adeguata programmazione e la condivisione di progetti comuni da attuare, consentiranno di assolvere alle funzioni sociali, civili ed economiche insite nella gestione del patrimonio culturale dell’Isola, di cui quello ceramico rappresenta un considerevole valore materiale ed immateriale. 49 PERCORSI Vie delle migrazioni, vie dell’arte CULTURA Le rotte mediterranee della ceramica Sette secoli di arte e storia, da Baghdad a Siracusa, passando per la Spagna e Napoli I di Giovanna Bongiorno l Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, i cui reperti raccontano millenni di storia legati a quest’arte che ha accompagnato il cammino della civiltà sin dal suo nascere, tra le sue splendide dotazioni, conta quelle di meravigliosi manufatti ceramici, a lustro dorato, rinvenuti 50 anni or sono a Siracusa ed a suo tempo datati al XV secolo per l’innegabile analogia con simili forme ceramiche e decorative che compaiono in opere di Antonello da Messina. La presenza di questi manufatti nella città aretusea, è da correlare al periodo storico nel quale, la Corona d’Aragona, fu rappresentata con grande sfarzo e potere a Siracusa, città sede della Camera Reginale, e luogo in cui, una classe dirigente e nobiliare, d’origine spagnola, non tralasciò l’abitudine d’imbandire mense opulente per i cibi e sfavillanti d’oro e di colori sontuosi per le stoviglie, in sintonia con un fasto e con un gusto architettonico che, ancor oggi, permangono cifre culturali identificative e prevalenti della città. Queste splendide maioliche, sontuose come gioielli e fragili come cristalli, comunemente designate ispanomoresche e ritenute opera di maestranze di matrice giudaica, probabilmente d’origine valenziana, significativamente rappresentate nella città a quel tempo già fortemente ebraizzata, sono state poste a confronto, già dal 1998, con una significativa rappresentanza di manufatti ceramici della stessa classe, patrimonio dei Musei napoletani e spagnoli, tra i quali quello di Pater- 51 PERCORSI CULTURA Vie delle migrazioni, vie dell’arte Una rassegna di reperti del Museo di Paterna na, che da anni ha dedicato lunghe ricerche all’origine ed alla scoperta dei segreti di tali produzioni. I reperti a lustro metallico del Museo di Paterna, recuperati anche in aree limitrofe, quali Manises o Malaga sono, per filiazione, prodotti derivanti dalla grande tradizione orientale, detta poi ispano-moresca, nata intorno al IX secolo nell’area medio orientale e traslata, attraverso l’espansione araba, da Damasco a Baghdad, da qui a Keruan e poi alla penisola Iberica, per giungere, tra il XIII ed il XV secolo, durante il regno d’Aragona, a Napoli ed in Sicilia. Questa tipologia di ceramica, originariamente attestata anche in Persia ed in Egitto, è frutto di una ingegnosa innovazione che, semplificando, deriva dalla tecnica di ricopertura dei manufatti, già cotti, con una patina di invetriatura stannifera, dall’impiego dell’ossido di cobalto e del colore dorato già in uso, nel IX secolo, per la decorazione del vetro. PERCORSI 52 L’esempio più antico e celebre di questa tecnica, è costituito dal rivestimento ceramico del mhirab della moschea di Kerouan, luogo santo tra tutti i luoghi santi dell’Islam, la cui decorazione, risalente al IX secolo, venne eseguita da un artigiano di Bagdad su commessa di un facoltoso privato che, avendola prima destinata alla propria dimora, la donò, poi, per la gloria di Allah, all’erigenda moschea. Lo sfolgorio che accende queste maioliche, quando la luce le percorre, è ancora il segreto non svelato dell’artista di Baghdad, un segreto che la ricerca scientifica, in questi anni, sta tentando di decodificare, ripercorrendo, attraverso scavi archeologici e studi specifici, le rotte di questa ceramica a lustro dorato, dai luoghi delle produzioni originarie sino a quelli di massima diffusione avutisi, per motivi storici, di migrazioni e commerciali, nel bacino del Mediterraneo. Vie delle migrazioni, vie dell’arte A Paterna, la produzione di ceramica a riflesso dorato, si attesta tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. Sorgono due quartieri artigiani con i loro laboratori. Uno detto Les Oleries Menor, l’altro Les Oleries Major, entrambi in luoghi ricchi d’acque e d’argilla. Gli scavi condotti in loco, dal Servizio Archeologico di Paterna, sin dagli anni ‘80, attestano e confermano la presenza di edifici e di forni appartenuti a laboratori dediti, sin dal XIII secolo, alle produzioni di ceramica dorata di altissima qualità, caratterizzata dalla lucentezza metallica e da decori, prevalentemente, color blu cobalto. I pezzi prodotti a Paterna sono tra i primi manufatti di età cristiana della regione di Valenzia e coevi di quelli medievali, persiani ed egiziani, del Regno di Granada. Il XIII secolo resta il “secolo d’oro” di questa abbondante produzione caratterizzata da pezzi di forme CULTURA raffinate, da decori eleganti e calligrafici d’ispirazione orientale e da una continuità di fabbricazione protrattasi almeno per mezzo millennio. Nei secoli XIV e XV la produzione “si industrializza”; le forme si impastano e i decori, anche se ancora molto elaborati, sono meno eleganti rispetto a quelli del periodo precedente. Vi si coglie ancora una fortissima influenza mussulmana che riflette, di fatto, la grande ammirazione per la cultura islamica e la sua sopravvivenza, come dato estetico persistente, in una società già fortemente cristianizzata e vicina alla grande stagione del Rinascimento. Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, nuove forme si affacciano alla produzione che, però, raramente si sottrae alla monotonia di decori stereotipati, quali quelli a foglia d’edera o di vite. Nel XVII secolo le fogge di queste ceramiche a lustro dorato seguono esigenze d’uso legate a nuove abitudini alimentari ed i decori appaiono sempre meno curati. Ma durante questi cinque secoli di evoluzione della ceramica ispano-moresca di Paterna, la qualità del dorato rimase di bella fattura, testimoniando la vitalità straordinaria dei laboratori di questo centro le cui produzioni rimasero sempre al vertice degli artigianati valenziani. Fuori dal dato cronologico, la varietà dei decori di queste ceramiche è veramente straordinaria e si estende dall’allusione naturalistica, all’astrazione del segno grafico delle note musicali, dall’eleganza dei motivi araldici, alla scrittura i cui caratteri, cufici, gotici o unciali, compongono invocazioni ad Allah come a Dio, evocando un mondo culturale mussulmano e cristiano o evidenziando, attraverso il segno che segue la forma plastica, figure muliebri di modernissima sintesi grafica. Il recente rinvenimento delle fornaci di Paterna pone ora, per queste straordinarie opere d’arte presenti in splendide collezioni tanto a Napoli che in Sicilia, forse, una rilettura di attribuzioni e collocazioni all’interno delle rotte della ceramica mediterranea, rivelando, sin dal segreto dell’artigiano di Baghdad, nuove relazioni intercorse, certamente, tra i centri di produzione e di commercio di questi preziosi manufatti, passioni estetiche, vicende dinastiche e storie urbane di adattamento e trasformazione di quel tardo medio evo nel quale, il Regno d’Aragona, segnò una pagina tra le più interessanti e vivaci della storia siciliana e dell’intero Mediterraneo. 53 PERCORSI CULTURA Insolite collezioni Mattonelle d’autore esposte al Museo di Gala di Giovanna Cirino L a misura è quella standard 30x30 ma il risultato è hors du commune, fuori dal comune. Una collezione di novecento mattonelle firmate dai più rappresentativi pittori, scultori, grafici, poeti, architetti, del panorama dell’arte contemporanea internazionale. Espressioni culturali tra le più significative dal secondo dopoguerra ad oggi: Corrente, Neorealismo, Astrattismo, MAC, Movimento Spaziale, Pittura Nucleare, Realismo Esistenziale, Informale, Azimuth, Arte programmata, New Dada, Fluxus, Nuova Figurazione, Minimalismo, Land Art, Mec-Art, Pop Art, Arte Povera, Poesia Visiva, Nuova Pittura, Design, Nuovi Nuovi, Anacronismo, Nuova maniera italiana, Nuova scuola romana, Post-Astrazione, Nuovi Selvaggi, Nuovo Futurismo, Giovane Figurazione... L’importante raccolta di mattonelle d’autore è esposta al Museo Epicentro di Gala, contrada di cruda bellezza naturale di Barcellona Pozzo di Gotto, nella provincia messinese. Dopo la vittoria di Ruggero I sui Saraceni, è stata un fervido centro basiliano per le prerogative speciali che il Conte normanno aveva concesso all’Ordine di San Basilio, del cui antico monastero non rimane che uno svettante campanile. Da qualche anno Gala PERCORSI 54 ospita la ricca collezione ideata dallo scultore siciliano Nino Abbate: «Cominciai nel ’94 sperando nel successo dell’idea. Al di là delle più rosee aspettative – ci racconta Abbate – centinaia di artisti hanno risposto all’appello ed oggi ben sei ambienti dello spazio espositivo hanno le pareti piene di opere». Epicentro è ormai una realtà conosciuta e apprezzata. Il sistema di raccolta funziona così: Abbate invia una mattonella agli artisti più noti ma anche a giovani emergenti, che offrono il loro contributo gratuitamente, sapendo che qui sono esposte le opere dei principali esponenti storici dei movimenti e delle tendenze che hanno fatto la storia dell’arte degli ultimi 60 anni. Nomi noti che esprimono visioni differenti. Il primo a rispondere è stato Emilio Isgrò, subito seguito dalle testimonianze di Pietro Consagra, Gillo Dorfles, Piero Guccione, Alberto Sughi, Carla Accardi, Paolo Borghi, Bruno Caruso, Alberto Abate, Aldo Borgonzoni. Per arrivare a Virginia Ryan con le sue tematiche ecologiste; passando per Caterina Davinio una pioniera dell’arte digitale italiana e della computer poetry; sino a Bobo Ivancich eclettico artista italo-cubano che si distingue per le provocazioni post-duchampiane e neo-futuriste. A Gala, che ha dato i natali a Santa Venera, martirizzata nel X sec. dell’era cristiana e nel cui monastero basiliano studiò il dotto teologo Eutichio Aiello, oggi si giunge per poter visitare un’insolita collezione di ceramica d’arte contemporanea che punta sul fascino di un materiale antico e suggestivo quale è la terracotta, la cui versatilità permette agli autori di realizzare opere uniche eseguite attraverso molteplici tecniche, materiali e linguaggi: collage, piccole installazioni, vetro, pittura, design, mosaico, scultura, fotografia. Un museo da tutelare e valorizzare, un laboratorio di idee che riunisce espressioni a tema libero di artisti provenienti da Paesi anche lontani e che ad Epicentro trovano ospitalità. Nino Abbate possiede anche 500 volumi d’arte, cui bisogna trovare una dignitosa collocazione, e una ricca documentazione epistolare. Di recente ha realizzato 18 opere, tra sculture e pitture, che saranno esposte il prossimo settembre durante la presentazione del libro appena ultimato sulla storia del Museo. Museo Epicentro via Mercurio, 7 Gala, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) tel.+39.090.9771552 e-mail [email protected] Direttore responsabile: Nino Abbate aperto tutti i giorni: 9.00 - 19.00 costo ingresso euro 2,50 Come raggiungerci: Il Museo si può raggiungere in auto, dal Municipio di Barcellona Pozzo di Gotto proseguire in direzione Santa Venera Gala (lato monte). Giunti a Gala svoltare a sinistra sulla via Mercurio, a 100 metri circa, sulla sinistra, si trova il museo. Mentoring Contrasto al disagio giovanile ed alla dispersione scolastica L’A.N.F.E Delegazione Regionale Sicilia incontra l’Associazione Mentoring USA/Italia e nasce un protocollo d’intesa e la comune intenzione di collaborare per realizzare iniziative e progetti finalizzati alla solidarietà sociale, all’intervento nelle situazioni di disagio sociale, nelle sue molteplici forme e manifestazioni, alla promozione della cooperazione ed alla diffusione di iniziative culturali nel settore. D di Silvia Lo Verde a molti anni l’Anfe porta avanti progetti rivolti a ragazzi in situazione di disagio e di rischio, a minori inseriti nel circuito penale, a giovani che hanno bisogno di orientarsi in ambito formativo e lavorativo e di essere aiutati ad elaborare un proprio progetto di vita. L’accordo con l’Associazione Mentoring USA/Italia si inserisce all’interno del sempre crescente interesse dell’Anfe per queste tematiche e rappresenta un’occasione per far incontrare e convergere esperienze, modelli e metodi d’intervento. Un accordo che si è già tradotto in fattiva collaborazione per “Percorsi di Legalità”, un progetto finalizzato all’accompagnamento e all’inserimento lavorativo di minori e giovani adulti provenienti dall’area penale. L’Anfe, inoltre, è stata invitata dalla Presidente dell’Associazione Mentoring USA, la signora Matilda Raffa Cuomo, a partecipare all’annuale WordlForum 2010, sulla condizione dell’infan- PERCORSI 56 zia nel mondo e sul benessere dei bambini, che si terrà a New York dall’8 all’11 novembre 2010. L’Associazione “Mentoring USA/Italia - Onlus”, di cui Matilda Raffa Cuomo è Presidente Onorario e Sergio Cuomo Presidente e Coordinatore Generale, dal 1998 dà seguito in Italia al Programma Mentoring, sperimentato efficacemente negli Stati Uniti. «Il mio impegno nel Mentoring è cominciato nel 1986, quando mio marito mi mise a conoscenza dell’allarmante tasso di abbandono scolastico dello Stato di New York e della necessità di trovare una strategia vincente per incoraggiare i bambini a restare a scuola. Cercava idee che lo aiutassero ad affrontare il problema e io gli dissi che tutte le mie esperienze come bambina, insegnante e madre sembravano convergere su una direzione: affiancare ogni bambino a rischio con un volontario adulto e addestrato che se ne prendesse cura, un “mentore”». È quanto afferma Matilda Raffa Cuomo, ideatrice del metodo ono-to- Mentoring one, raccontando come è nato il Programma Mentoring, realizzato negli Stati Uniti a partire dal 1986. Da allora migliaia di ragazzi hanno beneficiato del supporto fornito dal Programma Mentoring. Pur essendo stato sperimentato in diversi contesti, l’ambito elettivo di applicazione del metodo mentoring è quello scolastico e le finalità che persegue quelle di stimolare l’autostima, aumentare la capacità di dare voce al proprio mondo emotivo, promuovere lo sviluppo delle potenzialità del ragazzo e la loro valorizzazione, prevenire l’abbandono della scuola. Come spiegato dal dott. Vito Giacalone, Direttore Generale Programmi Mentoring USA/Italia - Onlus, contribuisce ad arginare il fenomeno della dispersione scolastica e a prevenire le varie forme di disagio giovanile. Quello della dispersione scolastica è un fenomeno complesso, le cui origini sono multifattoriali, che si manifesta con un’alterazione del normale svolgimento del percorso scolastico di un ragazzo nei diversi ordini e gradi della scuola. Con il termine dispersione non s’intende soltanto l’abbandono, ma anche l’irregolarità della frequenza, le ripetenze, le interruzioni. Un percorso scolastico caratterizzato da tali eventi, spesso, sfocia nell’uscita anticipata del ragazzo dal circuito scolastico, nel mancato assolvimento dell’obbligo scolastico e nella sua “dispersione”. Il fenomeno della dispersione scolastica nella realtà italiana è tuttora di vaste dimensioni, soprattutto in regioni del Sud, come Sicilia e Campania. Dall’analisi dei dati statistici diffusi dal Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca riferiti all’A.S. 2006/2007, emerge un numero di ragazzi “dispersi” pari a 2.792 nella scuola secondaria di primo grado (circa lo 0,1%) e di circa 44.664 nella secondaria di secondo grado (circa l’1,6%), con una concentrazione del fenomeno nel primo anno di corso. I programmi di Mentoring USA/Italia, finalizzati proprio alla prevenzione della dispersione scolastica e al contrasto del disagio giovanile, sono stati attivati in molte regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Veneto e Sicilia. COOPERAZIONE Il termine mentore, divenuto oramai d’uso comune, richiama proprio l’idea di una persona saggia, ricca ed equilibrata che conduce l’altro, lo guida alla scoperta delle proprie risorse e potenzialità, a partire da una relazione caratterizzata da fiducia reciproca. Nel mentoring secondo il metodo one-to-one, il mentore (l’adulto) si affianca al mentee (il ragazzo) e con lui svolge una serie di attività, con frequenza settimanale e per un intero anno scolastico, solo parzialmente strutturate. Centrale è la relazione diretta che si instaura tra il mentore e il mentee, che deve essere costruita sulla base di una reciproca fiducia, di un autentico interesse. Proprio per la consapevolezza dell’importanza del ruolo che ricopre, viene posta particolare attenzione alla scelta del mentore, alla sua motivazione, alla sua preparazione e formazione. Durante tutta la durata del suo intervento partecipa ad iniziative di formazione e di supporto. Il mentore è un volontario adulto, un cittadino attivo, spesso uno studente degli ultimi anni delle scuole superiori o universitario, in ogni caso una persona particolarmente sensibile alle problematiche dei ragazzi e dei giovani. Mentore e mentee vengono abbinati sulla base di affinità e interessi comuni. Ciò permette di avvicinarli e di gettare le basi per la creazione di una relazione di vicinanza. I mentee in genere sono studenti che manifestano delle difficoltà all’interno del contesto scolastico, presentano un rendimento spesso insoddisfacente, non mostrano interesse per le attività proposte. Ragazzi, quindi, che vivono una condizione di disagio che spesso li porta ad avere una frequenza irregolare o ad abbandonare del tutto la scuola. Non si tratta di ragazzi portatori di problematiche specifiche, che richiederebbero il supporto di figure specializzate; piuttosto hanno problemi di introversione ed eccessiva timidezza, d’inibizione, di scarsa autostima. Hanno difficoltà relazionali, manifestazioni comportamentali caratterizzate da aggressività. Si tratta di difficoltà che hanno una ricaduta, oltre che sul rendimento scolastico, anche sul loro modo di stare a scuola, in famiglia, con gli amici. Beneficiarie indirette del mentoring sono anche le famiglie, che hanno l’opportunità di aderire al programma e di sostenere indirettamente i propri figli, dando loro la possibilità di superare le diverse forme di disagio, di trasferire in altri contesti quanto sperimentato nella relazione con il mentore e di cambiare il proprio modo di stare nel mondo. Da sinistra, nella foto, Vito Giacalone, Sergio Cuomo, Monica Greco, Mario e Matilda Cuomo, Paolo Genco, Gaetano Calà 57 PERCORSI COOPERAZIONE 30 anni della NOIAW Ringraziamenti nella Grande Mela Un posto d’onore per l’Anfe alle celebrazioni del 30° anniversario della costituzione della NOIAW N Da sinistra, Aileen Riotto, presidente della NOIAW, Paolo Genco, vicepresidente Anfe e Nino Strano, assessore del Turismo della Regione Siciliana durante il viaggio dell’Associazione americana a Palermo PERCORSI 58 EW YORK - Nella sontuosa Balloon del Waldorf Astoria, posizionata al 18° piano dello splendido hotel newyorkese, l’Associazione NOIAW (National Association of Italian American Women) ha celebrato ufficialmente, lo scorso 10 giugno, i suoi 30 anni dalla fondazione. Gli illustri ospiti della serata alla presenza del Console generale d’Italia a New York Francesco Maria Talò e dei coniugi Cuomo, hanno celebrato Lidia Bastianich, membro onorario della NOIAW, famosissima chef e conduttrice televisiva di un programma di cucina che viene seguito da oltre 50 milioni di cittadini a puntata. È stata proprio Lidia a studiare il ricercato menù per l’occasione, un menu che ripercorresse tutta la cucina tradizionale italiana, dalle crespelle fiorentine al brasato alla piemontese, fino al parfait di mandorla alla siciliana. Presente anche la delegazione ANFE, rappresentata dal suo direttore Gaetano Calà e dal delegato ANFE New York e console onorario a Long Island, Tony Tufano. La delegazione è stata onorata, fra i ringraziamenti, sia dalla Presidente Aileen Riotto, sia dal Console Generale. Nel precedente mese di Aprile, infatti, una delegazione della NOIAW, composta da 30 membri selezionati, fra consiglio direttivo e soci, era stata ospite dell’Anfe in Sicilia per celebrare, in maniera istituzionale, ma anche turistica, i trent’anni dalla propria fondazione. 30 anni della NOIAW COOPERAZIONE Un momento del convegno tenutosi nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, a Palermo Sono stati sei giorni molto intensi per la delegazione rosa americana, inaugurati da un convegno sul volontariato al femminile. La Noiaw ha incontrato nella sede del Governo regionale siciliano, il Palazzo dei Normanni di Palermo, il gotha delle associazioni femminili dell’Isola che si sono distinte nel sociale. Il tour è proseguito nel trapanese, con la visita alla splendida Erice ed all’isola di Mothya, ospiti della Fondazione Whitaker, per poi toccare Monreale, con una visita esclusiva al Duomo ed una cena di gala all’interno del complesso monumentale, per poi avere un momento di grande intensità emotiva nel piccolo borgo di Villarosa in provincia di Enna, paese dal quale proviene la famiglia della presidente Aileen Riotto. Tutto il paese attendeva la delegazione che è stata ac- colta dal sindaco e dalla banda musicale del paese. A seguire, il riconoscimento della cittadinanza onoraria ai membri della famiglia Riotto. Il tutto si è concluso con un bouffet di prodotti tipici locali, nei pressi del suggestivo museo della civiltà rurale ricavato in una bella villa a pochi chilometri dal centro urbano. Ultima tappa Catania, con visita alla famosa Taormina e cena di arrivederci nell’incantevole terrazza sul mare del Grand Hotel Baia Verde. Il viaggio italiano della NOIAW si è poi concluso a Roma, dove l’Anfe ha organizzato una visita privata al Senato della Repubblica, accolti dal vicepresidente Domenico Nania, e un incontro alla sede di Marevivo, nota associazione ambientalista fondata e gestita da donne, situata su un’imbarcazione ancorata lungo il fiume Tevere. 59 PERCORSI COOPERAZIONE Light of Life Per tanti quella luce risplende ancora Prosegue con successo il protocollo d’intesa tra ospedali di Palermo e Detroit, reso possibile anche grazie ad Anfe, in favore dei neonati affetti da malattie della cornea di Antonino Pioppo A Paolo Genco, vicepresidente Anfe (a destra) offre una targa ricordo al Dott. Antonio Capone, “Retina Consulting” del Beaumont Hospital di Detroit. In basso, la cartolina progettata da Esther Trimboli utilizzata dall’Anfe per la raccolta dei fondi da destinare all’iniziativa. PERCORSI 60 cinque anni dalla firma del protocollo di intesa tra gli ospedali di Detroit e di Palermo un qualificato staff di medici oculisti italiani e americani prosegue nel delicato e sinergico lavoro di formazione del personale medico-sanitario finalizzato all’assistenza ed alle cure dei bambini che, nati prematuri, risultano affetti da ROP, acronimo americano della retinopatia del pretermine. Nel 2005, dietro input della sede Anfe di Detroit, magistralmente coordinata dalla delegata Teresa Nascimbeni, che da tempo accompagnava e assisteva i bambini malati italiani che si rivolgevano alla città americana per cure specialistiche, venne siglata una collaborazione tra l’unità operativa complessa di oculistica dell’azienda ospedaliera di Villa Sofia e il gruppo della retina consultans del Beaumont Hospital Royal Oak del Michigan nell’ambito del progetto “Ligth of life”, ideato e promosso dalla stessa Teresa Nascimbeni e reso possibile dall’incessante raccolta di fondi da dedicare all’iniziativa da parte di tutte le delegazioni Anfe nel mondo. L’accordo aveva lo scopo, attraverso borse di studio mirate, Light of Life di formare medici oculisti specializzati in questa grave malattia della retina che, se non diagnosticata in tempo e non adeguatamente trattata, può portare alla cecità. In questo modo si sarebbero evitati ai pazienti le difficoltà e i disagi dello spostamento, lavorando a favore di una riduzione dei, purtroppo ancora frequenti, viaggi della speranza. Oggi gli sforzi di questi anni vengono testimoniati dal riconoscimento che l’Anfe ha voluto attribuire al dott. Antonio Capone, retina consulting dell’Ospedale di Detroit e referente americano del progetto: una targa che recita “Maestro di scienza e umana generosità per l’amoroso impegno in favore dei bambini e nell’addestramento degli oculisti”. Attualmente il progetto è in progredito stato di avanzamento, è stata conseguita la fellowship al Beaumount Hospital alla dott.ssa Paola Scibetta, sono stati COOPERAZIONE applicati i protocolli di diagnosi e terapia laser americani ai nostri piccoli pazienti con brillanti risultati clinico-funzionali. L’unità operativa di oculistica, con l’aiuto del dott. Angelo Trapani, è diventata il centro di riferimento per la ROP, non soltanto della città di Palermo, ma anche per tutta la Sicilia occidentale. Inoltre, in occasione della recente venuta del dott. Capone in Sicilia, sono stati visitati a Villa Sofia neonati da tutt’Italia e perfino da molti paesi europei. Molto è stato fatto. Purtroppo, non sempre basta una diagnosi col conseguente trattamento laser, perché a volte forme particolarmente aggressive ci costringono ancora ad inviare i pazienti a Detroit per essere sottoposti ad intervento chirurgico. Il prossimo e definitivo passo a cui ci accingiamo sarà quello di trattare chirurgicamente i bambini qui a Palermo. 61 PERCORSI 30 Kg di bagaglio incluso? Solo con airberlin! Promozione valida su tutti i voli in partenza da Palermo Germania * e Svizzera *Periodo di viaggio: Fino al 31 Agosto per PERCORSI 62 Soleluna Festival SPETTACOLO Il cinema riparte dal Mare Nostrum Dopo la vittoria al SicilianFilm di Miami, “Il mare di Joe” approda nella rosa dei finalisti al SoleLuna Festival L o sviluppo economico e sociale è sempre stato favorito dagli scambi e dalla comunicazione ed il mare ne è stato l’attore protagonista. In particolare il Mediterraneo, sin dall’antichità bacino d’incontro e confronto tra numerose culture, religioni e popoli. Certo, le acque del Mare Nostrum, sono state anche teatro di scontri violenti che hanno alimentato paure, insofferenza ed incomprensioni. Il rifiuto della diversità, il timore verso lo “straniero”, spesso derivato dai fenomeni globali della migrazione, dell’esodo, dell’esilio, non aiutano lo sviluppo del dialogo tra Occidente ed Oriente, tra Nord e Sud del mondo. Che fare? La soluzione più semplice potrebbe essere quella di conoscersi meglio per non sentirsi così “lontani” ed “estranei”. SoleLuna Festival di Documentari sul Mediterraneo e l’Islam è un concorso cinematografico internazionale che si tiene a Palermo, dal 18 al 25 luglio, alla Galleria d’Arte Moderna, GAM, in Piazza Sant’Anna (due sale di proiezioni simultanee nei due cortili del Complesso). Giunta alla quinta edizione, la manifestazione è stata 63 PERCORSI SPETTACOLO Soleluna Festival ideata dalla onlus SoleLuna - Un ponte tra le culture, nata con l’intento di promuovere la comprensione di mondi distanti e delle loro tradizioni. Lucia Gotti Venturato, Giovanni Massa e Gabriella D’Agostino, rispettivamente presidente, direttore artistico e direttore scientifico del festival sono convinte che attraverso la cinematografia sia più semplice veicolare concetti fondamentali come il rispetto e la valorizzazione delle differenze. I documentari in concorso provengono quest’anno da più di 85 paesi. Tra gli autori saranno presenti alcune figure di spicco del panorama cinematografico italiano e internazionale: Peter Webber, il regista inglese de “La ragazza con l’orecchino di perla” e di “Hannibal Lecter”, che partecipa in concorso al Festival con una coproduzione Gran Bretagna-Qatar; Eyal Sivan, regista israeliano, noto soprattutto per il documentario “The specialist”, ispirato al libro di Hanna Arendt “La PERCORSI 64 banalità del male” con il quale ricostruiva il processo ad Adolf Eichmann; Marco Simon Puccioni, regista (“Riparo”, “Quello che cerchi”) unico documentarista italiano in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2009 con “Il colore delle parole”. Il tema del mare – che non è solo uno spazio geografico da attraversare – ricorre con una certa frequenza nelle opere di scrittori e filmakers. “Non un mare e un universo di pensiero, ma infiniti mari e infiniti pensieri”, parafrasando Fernand Braudel. Come nel caso de “Il Mare di Joe. Dalla Sicilia all’Alaska” di Enzo Incontro, direttore dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, a Siracusa. Il docu-film già vincitore lo scorso aprile del Sicilian Film Festival di Miami, in Florida, nella sezione documentari, sarà proiettato a Palermo, il 23 luglio. “Il mare di Joe” è il primo episodio di una trilogia per raccontare le più affascinanti vicende di italiani emigrati in America e Australia. Cinque anni di ricerche, due Soleluna Festival mesi di riprese, quattro di montaggio e più di diecimila chilometri percorsi in un lunghissimo viaggio che da Marettimo, isola dell’arcipelago delle Egadi, porta fino alle acque gelide dell’Alaska, dove alla fine dell’Ottocento gli emigranti siciliani hanno dato origine al mito dei top fishermen, pescatori di straordinaria resistenza ed abilità che trovarono la loro fortuna con i salmoni d’oltreoceano. Questo intenso lavoro è stato co-prodotto dall’Anfe (attraverso il finanziamento della Regione Siciliana, del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Repubblica Italiana e della Provincia Regionale di Trapani), dalla Scuba Film Production di Siracusa e dalla Ethnos film di Bologna, avvalendosi della professionalità di Marco Mensa, co-regista e direttore della fotografia e di Guido De Gaetano che ha realizzato la straordinaria colonna sonora, insieme al gruppo siciliano dei Sun. L’Anfe, già ringraziata nei titoli di coda del premio SPETTACOLO Leone d’Argento 2006 per “Nuovomondo” di Crialese (per il supporto scientifico alla ricostruzione storica) e protagonista nella produzione di “Molo Nord” – un documento sugli italiani d’Argentina che ha comportato la realizzazione di un film (regia di Sandro Dieli, con musiche dei Sun), di un reportage fotografico (di Ernesto Bazan) e di un libro (di Roberto Alajmo), conferma ancora una volta, con “Il Mare di Joe”, il suo sostegno alla realizzazione di opere riguardanti i temi delle migrazioni e prosegue in questa direzione contribuendo alla realizzazione, a settembre, del Salinadocfest di Giovanna Taviani. «Personalmente è un grande onore, oltre che un piacere, avere la consapevolezza che il nome di Anfe sia associato a quello di registi del calibro di Crialese, della Taviani, di Incontro – dice Gaetano Calà, responsabile del Dipartimento Politiche migratorie dell’Anfe Sicilia –, ma credo sia quasi un dovere, per l’Ente, mettere a disposizione di tutti l’immenso patrimonio culturale che i nostri archivi della memoria rappresentano». «La soddisfazione incomparabile per un autore non è tanto la vittoria ad un festival internazionale – dichiara Enzo Incontro – quanto il successo di una storia di siciliani, la nostra storia, fatta di emigrazione e sofferenza, che può finalmente fare il giro del mondo, raccontata e vista con occhi diversi: un’espressione di grande dignità umana, un’immagine di siciliani veramente leggendari». Il SoleLuna Festival dedicato al Mediterraneo, all’Islam ed al vicino ed estremo Oriente, racconta tante storie passate e recenti, sempre attuali. «La memoria è un meccanismo dinamico che si costruisce e ricostruisce a partire dalle sollecitazioni del presente. “Jaffa, the orange clockwork”, uno dei film in concorso quest’anno – spiega Alessandro Rais, direttore Sicilian Film Commission –, è un documentario esemplare di questa procedura, simbolo della rinascita sionista e dello stato di Israele». Il festival è inaugurato dal concerto di Karim Said, enfant prodige, pianista, compositore, direttore d’orchestra di origine palestinese. Karim Said, suona il pianoforte da quando aveva cinque anni. Scoperto da Daniel Barenboim, Karim è cresciuto nella West Eastern Divan Orchestra, fondata dallo stesso Barenboim e da Edward Said, composta da giovani musicisti arabi e israeliani. 65 PERCORSI SPETTACOLO Il SalinaDocFest Mediterraneo Le immagini, i suoni, le realtà Grandi ospiti nelle Eolie per festeggiare il quarto compleanno del SalinaDocfest, il festival del documentario narrativo I identità. Femminile e maschile, pubblica e privata, individuale e politica per capire chi siamo e dove andiamo. È il tema del SalinaDocFest, festival del documentario narrativo ideato e diretto da Giovanna Taviani, che giunge quest’anno alla sua quarta edizione. Il progetto nasce nel 2007, focalizzato, sin dalle sue origini, sulla centralità del Mediterraneo, cul- PERCORSI 66 la e crocevia di popoli, civiltà e culture, fulcro ideale e politico di un impegno che vede, da sempre, la Regione Sicilia in prima linea e che, proprio da quest’anno, in concomitanza con l’avvicinarsi della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si fa forte di un nuovo slogan: “Uniti dal Mediterraneo”, titolo della tavola rotonda che chiuderà il ciclo di incontri del festival. Il SalinaDocFest Giovanna Taviani Al centro dell’edizione 2010, un tema davvero importante per il racconto della nostra storia e del nostro presente: l’identità. “Ridefinire il concetto di identità, femminile e maschile, privata e pubblica, individuale e politica, in un paese diviso e separato come il nostro, dove l’anomalia è diventata la norma e il paradosso si è accampato sul senso comune – dichiara il direttore artistico - ci sembra un punto di partenza fondamentale per capire chi siamo e da dove veniamo.” Il tema attraversa come un filo rosso tutte le sezioni del Festival, a partire dal “Concorso internazionale”, cuore della manifestazione, attraversando la sezione “Reperti di memoria”, intitolata “Lo sguardo dei documentaristi di oggi sull’identità italiana”, e animando incontri, dibattiti, eventi, alla ricerca di immagini e voci che possano costituire un patrimonio di riferimento dialettico per la definizione di un’identità collettiva storicamente fondata. Radicato in una tradizione che dà alle isole Eolie un ruolo fondamentale nella storia del documentario italiano – è qui del resto, nella sede dell’Ariana al porto di Rinella che fu fondata l’ormai mitica Panaria Film, il festival di Salina è portavoce ideale di questa missione e dopo aver confermato anche quest’anno il gemellag- SPETTACOLO gio con la Mostra Internacional de Cinema de Sao Paulo, ha già cominciato ad allargare i suoi orizzonti, portando il suo messaggio non solo a Roma, con una grande festa eoliana a Campo dei fiori, ma addirittura Oltreoceano. Infatti, grazie all’ospitalità dell’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo) e del CUNY (John D. Calandra Italian American Institute), con la collaborazione di ANFE, SiciliaNatura e I-Italy.org, Giovanna Taviani e Gaetano Calà, direttore di ANFE hanno presentato il SalinaDocFest a New York nel giugno scorso, annunciando la prossima apertura di un nuovo ‘ponte culturale’, che dal prossimo anno collegherà la sponda siciliana a quella atlantica, per celebrare la memoria dei nostri migranti. Un lavoro destinato a svilupparsi nell’edizione 2011, nell’ambito del progetto ANFE Archivio permanente “La Memoria documentata” per il “Ponte Sicilia-America: quando gli emigranti eravamo noi”. Nella finestra newyorkese e romana, anche l’illustrazione dei nuovi pacchetti turistici offerti dagli albergatori dell’Associazione SalinaIsolaVerde (partner del SalinaDocFest) e la presentazione dei tour cinematografici, alla ricerca dei volti e dei paesaggi che ispirarono Rossellini, Antonioni, De Seta, Dieterle e i fratelli Taviani. Guida d’eccezione dei tour sarà la stessa Taviani, tornata in quei luoghi con il suo nuovo documentario, “Fughe e approdi”. Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà. Tra gli ospiti previsti in questa edizione: Valerio Mastandrea, Roberto Herlitzka, Lello Arena e Ruggero Cappuccio, Stefano Savona, l’antropologo Franco La Cecla, Claudio Giovannesi, il direttore di Cinecittà Luce Luciano Sovena, Pietro Marcello, professore Antonty Tamburri professore del Calandra Cuny New York, la direttrice di I-Italy Letizia Airos, Igiaba Scego (scrittrice e giornalista), Amara Lakhous (scrittore), Dagmawi Yimer, Roy Paci e Radio Dervish. Il premio “Dal testo allo schermo”, consegnato nelle scorse edizioni a Roberto Saviano, Vincenzo Consolo e Moshin Hamid, sarà assegnato a un nome di grande prestigio internazionale. 67 PERCORSI SPETTACOLO Miss Italia nel mondo Vent’anni dedicati alla bellezza italiana nel mondo di Maria Garcia E ra originaria della città di Cosenza la bisnonna, per parte di padre, di Miss Italia nel Mondo 2010, la ventiduenne Kimberly Castillo Mota, eletta il 30 giugno. Lo ha detto lei stessa mentre posava per delle foto. La sua bisnonna si chiamava Lucia Siciliano. La pronuncia della Miss, a dire il vero, ha reso un po’ ostico comprendere l’esatto cognome. “Ceciliano”, ha PERCORSI 68 detto Kimberly, poi guidata nella giusta pronuncia. Ed infatti Siciliano è un cognome molto diffuso nella città dei Bruzi. Nata a Higuey, nella Repubblica Dominicana, il 26 agosto dell’88, Kimberly è alta 1.80, ha i capelli castani e gli occhi marroni. È una modella e studia architettura. Ha due fratelli e tre sorelle. Abbandonata dalla mamma quando era piccola, è cresciuta con la nonna And the winner is... K e con il padre Antonio. È la prima volta che viene in Italia. Ovviamente, non ha mai visto Cosenza. Diana Curmei, la Miss “uscente” ha consegnato la sua corona. Alla Miss Italia 2010 ne è stata consegnata una tutta nuova arricchita da 1.800 diamanti. Per la prima volta in Italia, Kimberly ha una grande attrazione per il nostro paese ed in particolar modo, essendo appassionata di architettura, è affascinata dal Colosseo e dal Vaticano. La seconda classificata è Miss Italia Germania, Giuseppina Cannella, mentre la terza è Miss Italia Amazzonia, Esmeralda Yaniche, ripescata dalla giuria presieduta da Mara Venier. La città di Jesolo e la regione Veneto hanno ospitato per la quarta volta le 50 ragazze delle Comunità italiane di 42 Paesi che in un programma televisivo diviso in due parti (29 e 30 giugno) si sono contese il titolo di più bella del Mondo. Inedita la coppia di conduttori: accanto a Massimo Giletti, non nuovo a imberly Castillo Mota, Miss Italia nel Mondo 2010, è nata a Higuey, nella Repubblica Domenicana, il 26 agosto 1988. È alta m. 1.80, ha capelli castani e occhi marroni. Studentessa universitaria alla facoltà di architettura, e contemporaneamente modella dall’età di 16 anni, Kimberly ha due fratelli e tre sorelle. Separatasi dalla mamma quando era piccola, è cresciuta con la nonna e il papà Antonio, al quale deve le origini italiane, calabresi, della provincia di Cosenza. Un distacco difficile quello dalla mamma Angeda, che si è stabilita in Svizzera, ma che non ha mai allentato il legame forte che c’è sempre stato tra le due. La decisione di Angeda di allontanarsi dalla propria famiglia è stata infatti dettata dalla sua voglia di avere una vita migliore per dare a Kimberly in primo luogo qualcosa di più. Ragazza dal cuore d’oro, a Santiago Kimberly fa parte di un gruppo giovanile che lavora nel volontariato, occupandosi di bambini orfani che vivono per strada. Nello specifico, li aiuta a relazionarsi con i loro coetanei che fanno invece parte di una classe più agiata. Per la prima volta in Italia, Kinberly ha sempre sognato di venire nel nostro Paese. Sin da piccola quando i parenti del papà andavano a trovarla, chiedeva loro di raccontarle aneddoti sull’Italia. Generosa e attaccatissima alla sua famiglia – oltre ai cinque fratelli ha 22 cugini – Miss Italia nel Mondo 2010 è stata selezionata per il concorso durante la settimana della moda a Santo Domingo. Ma alla sfilata era presente anche il cantante Julio Iglesias che, appena l’ha vista, ha cercato di ingaggiarla come corista. Davanti alla ragazza, appena ventiduenne, si è presentata una dura scelta: seguire Julio Iglesias durante i suoi concerti in giro per il mondo o partecipare al concorso di Enzo e Patrizia Mirigliani, con la paura nel cuore di non farcela a passare le selezioni e dunque di aver perso entrambe le occasioni. Dice che nel nostro Paese si sente a casa. «Credo che le similitudini tra la Repubblica Dominicana e l’Italia siano molte. All’Italia non manca nulla. Gli italiani sono accoglienti, generosi e calorosi, proprio come i dominicani. Oggi nella mia vita ci sono entrambi questi due paesi, cui sento di appartenere. E per questo mi sento completa». SPETTACOLO Miss Italia nel mondo Miss Italia nel Mondo, ecco Cristina Chiabotto, la Miss del 2004 rivelazione televisiva a “Ballando con le stelle”, che non si è più fermata. È un vero e proprio evento da rimarcare perché non capita spesso ad una ragazza di compiere un percorso così perfetto fino a tornare tra le miss come protagonista della tv. Una serata dedicata alla bellezza internazionale delle ragazze italiane prende il posto dei mondiali di calcio per festeggiare le venti edizioni del Concorso ideato da Enzo Mirigliani e condotto dalla figlia Patrizia, nuova patron, e i venti anni di trasmissioni di Raiuno. «Abbiamo portato a Jesolo il nostro campionato del mondo – sottolinea Patrizia Mirigliani –; è un torneo della bellezza, ma anche la manifestazione concreta dell’affetto per i nostri connazionali, un tempo “emigranti” e oggi più semplicemente “cittadini del mondo”». «Il Veneto – mette in evidenza il governatore Luca Zaia – ha trasformato il concorso in una grande festa e le ragazze vivono gli straordinari giorni della loro avventura circondate dal calore della regione e della sua gente, “tra” e “con” gli abitanti e gli ospiti di una delle più belle località balneari del Paese». Come dice il sindaco, Francesco Calzavara, la bellezza costituisce PERCORSI 70 l’evento che travolge Jesolo con tutta la sua carica di gioventù, moda e fascino: the city beach del Veneto, che ha scelto l’armonia delle forme anche nella programmazione urbanistica, ha preparato un calendario di eventi che culmineranno in una parata delle miss tra migliaia di persone, italiane e straniere. La finale di Raiuno, in diretta in tutti i continenti, è naturalmente al centro dell’interesse perché conclude con uno spettacolo di grande qualità e con giurati, ospiti e conduttori molto attesi, un rodeo che ha coinvolto festosamente migliaia di ragazze in tutto il mondo. Il main sponsor del concorso, l’azienda Sasch, ha accompagnato le miss anche quest’anno in tutte le selezioni e curerà l’abbigliamento delle candidate nella serata dell’elezione della Miss. Servizi fotografici, assegnazione dei numeri di gara, preparazione delle prime coreografie in vista della finale e una partenza! Intensi preparativi per le cinquanta concorrenti di Miss Italia nel Mondo. Al Teatro Vivaldi di Jesolo le ragazze hanno posato per alcuni dei servizi fotografici in programma in questi giorni e sono state divise in gruppi per l’assegnazione di quei numeri che le accompagneranno nel loro percorso fino all’elezione della più bella italiana all’estero. Un lungo incontro con gli autori e con i tecnici Rai è stato poi seguito dall’inizio dei primi lavori per la preparazione delle coreografie e dei balletti in vista della finale del 30 giugno, in onda dal Palazzo del Turismo di Jesolo e in diretta su Raiuno. Il weekend si avvicina e le miss sembrano più rilassate. La tensione legata all’arrivo e alla sistemazione è ormai passata e ha lasciato spazio alla spensieratezza e alla voglia di godersi questo periodo insieme. Ed ecco che le ragazze svelano i primi aneddoti e le prime curiosità. Cominciano a raccontare le esperienze della loro giovane vita e le loro aspirazioni, a rivelare inconsuete particolarità del loro carattere. Come Sara Johanna Angelini Giacché, Miss Italia Venezuela Caracas, che, da sempre attenta alla salvaguardia degli animali, ricorda che all’età di undici anni ha salvato e portato a casa con se un pipistrello che i suoi compagni di scuola stavano maltrattando. «Lo stavano usando come palla e ci giocavano a football!». Mamma valdostana e papà veneto, Miss Italia Venezuela Caracas, 22 anni, coltiva il sogno di aprire un rifugio per animali abbandonati di tutti i tipi, non solo i classici cuccioli domestici a quattro zampe. Torna a casa per un giorno Valentina Troni, Miss Italia Spagna, che a Madrid discuterà la tesi di laurea. «È capitato proprio nei giorni del concorso. Mi laureo in giornalismo, pubblicità e pubbliche relazioni», dice la miss, che rassicura: «Domenica sarò di nuovo a Jesolo!». Nata a Roma da papà «romanista» e mamma spagnola, Valentina, 23 anni, si racconta. «Quando sono a Madrid corro tutto il giorno. Oltre all’università, sto facendo il praticantato in una compagnia pubblicitaria». Impegnata contemporaneamente su diversi fronti, la miss confessa che studiare non le piace molto. «Penso non piaccia a nessuno. Ma io voglio sapere, conoscere. E l’unico modo per farlo è appunto quello di imparare. Imparare sempre e il più possibile». SPETTACOLO In un mare d’arte A Favignana per... parlare di mare I temi del mare e della pesca e, più in generale, delle tradizioni dei popoli che vivono sulle sponde del Mediterraneo sono indagati, attraverso la lente dell’arte, nel corso di un evento che aprirà le manifestazioni che, quest’anno, animeranno la neorestaurata Tonnara Florio di Favignana. Un consorzio di enti, tra cui l’associazione PERCORSI 72 Fuoriorario Production, che apre il calendario, il FAI, la Fondazione Buttitta, La Fondazione Witaker, la Fondazione Sambuca, su incarico dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali, hanno stilato un folto ed interessante calendario di eventi, ognuna secondo i propri ambiti di competenza che, quest’anno, renderanno le Egadi particolarmente appetibili In un mare d’arte anche per i turisti più esigenti. Si comincia con “In un mare d’arte”, un evento che attraverso l’interdisciplinarietà di diverse forme artistiche parlerà, a grandi e piccini, dell’importanza che ricopre il Mediterraneo con le sue diverse ed inesauribili fonti per tutte le popolazioni che, da secoli, si affacciano sulle sue sponde. SPETTACOLO La giornata sarà aperta dai saluti istituzionali di quanti hanno contribuito alla realizzazione dell’evento: l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Gaetano Armao, l’assessore regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari, Titti Bufardeci che, attraverso il Distretto della Pesca, ha finanziato il progetto, l’assessore regionale del 73 PERCORSI SPETTACOLO In un mare d’arte Turismo, Nino Strano, che patrocina la manifestazione, oltre al sindaco dell’isola, Lucio Antinoro e all’assessore della Cultura, Maria Guccione. Seguirà una tavola rotonda con esperti antropologi, biologi, giornalisti, tecnici e scrittori il cui dibattito si accende sul tema del mare e dei suoi tesori. Soggetto principale della tavola rotonda è la pesca ed i moderni obiettivi cui tende, che sono molteplici e diversificati ma, certamente, convergono tutti nei concetti-base di pesca responsabile e di rispetto del mare e delle sue immense risorse. Una pesca responsabile in grado di provvedere efficacemente alla conservazione, alla gestione ed allo sviluppo delle risorse acquatiche viventi, nel debito rispetto dell’ecosistema e delle biodiversità, affinché la generazione in corso – e quelle future – possano PERCORSI 74 beneficiare di una fonte vitale di cibo, ma anche di occupazione, di svago, di scambi di benessere economico e culturale per la popolazione. È necessario, dunque, modernizzare il concetto di pesca e di pescatore, riscoprendone il più appropriato “fruitore del mare”, piuttosto che “predatore”, ridurre e riequilibrare lo sforzo di pesca, valorizzare le specie ittiche dal punto di vista gastronomico, interagire con i settori del turismo e dell’arte, significa mutare certi atteggiamenti di sfruttamento, attuando una gestione più razionale e consapevole che non impoverisca il mare ma che, al contrario, lo sostenga. Un’azione di informazione e di divulgazione soprattutto tra le nuove generazioni, è un modo efficace per consegnarlo al futuro ancora generoso e fecondo, ma anche per In un mare d’arte mantenere vive ed integre le sue tradizioni secolari e la sua storia. Questo lo scopo di “In un mare d’arte” che si rivolge anche ai giovani parlando il loro linguaggio, quello ludico di una penetrazione sentimentale ed epidermica della conoscenza, come quella acquisita attraverso un laboratorio artistico a cielo aperto, dove un gruppo di giovani artisti intratterrà gli ospiti più piccoli creando insieme a loro oggetti di ceramica e sculture di tufo, naturalmente su soggetti che rimandano al mare. Poi, i giovani artisti, tra un sorso di aranciata e una fetta di torta, potranno ascoltare, dalla voce suadente di un attore, narrazioni di mare tratte dai capolavori internazionali di letteratura per ragazzi. Ai grandi invece è riservato un prelibato buffet di sapori mediterranei, tra i quali i prodot- SPETTACOLO ti ittici di conservazione di un’azienda storica locale, da gustare sorseggiando un buon bicchiere offerto dalle enoteche Viino davanti al tramonto della Playa. Quando, più tardi, le stelle si accenderanno come riflettori sull’affascinante palcoscenico dell’isola, la musica esploderà declinando i suoni della Spagna, dell’Africa e delle altre melodie mediterranee in un concerto guidato da Alejandra Bertolino Garcia che, col suo gruppo FlamenJaz, farà vibrare le corde della sua splendida voce all’unisono coi suoni della natura. Il suo corpo di ballo, che si esibirà nelle danze della tradizione etnica dei paesi del Bacino, dalla nostrana tarantella alla più esotica danza del ventre, fino al passionale flamenco, faranno il resto. 75 PERCORSI Dieta mediterranea Patrimonio dell’umanità Forse non tutti sanno che il termine ‘dieta mediterranea’ fu introdotto dagli americani agli inizi degli anni ‘60, dapprima nel linguaggio scientifico e, poi, in quello collettivo quotidiano Dieta mediterranea SALUTE di Mimmo Merendino L a vicenda ebbe inizio al termine dell’ultimo conflitto mondiale, quando il medico statunitense Ancel Keys notò che le popolazioni povere di alcune zone dell’Italia meridionale presentavano un tasso di mortalità da malattie cardiovascolari di gran lunga più basso rispetto alla popolazione americana. Ben presto si pensò che questo dato fosse da porre in relazione alle abitudini alimentari dell’area mediterranea e gli studi epidemiologici, che da quel momento cominciarono a fiorire, quasi subito confermarono l’ipotesi iniziale e cioè che la dieta mediterranea fosse lo stile alimentare più idoneo a prevenire le malattie cardiovascolari; e non solo. Infatti, tutti i lavori scientifici hanno dimostrato che il regime alimentare ispirato a regole ed abitudini proprie della tradizione mediterranea è l’unico a prevenire diverse forme tumorali, in primis il cancro dell’intestino e quello della prostata. Ma non solo, la dieta mediterranea rappresenta anche un vero patrimonio storico e culturale di particolare rilievo e si propone come simbolo di una cucina la cui semplicità, fantasia e sapori sono apprezzati in tutto il mondo: non a caso, anche per questo motivo, è candidata ad essere proclamata dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanità. I piatti tipici della dieta mediterranea rappresentano un’eccellenza gastronomica e nutrizionale di prima grandezza. La breve cottura, inoltre, esalta i profumi ed i sapori di tutti gli ingredienti, ognuno dei quali esprime decise proprietà nutritive e protettive. Alcuni hanno messo in discussione la bontà ed il primato della dieta mediterranea sugli altri modelli alimentari osservando che il flagello dell’obesità non risparmia per nulla i paesi europei che si affacciano sul mar mediterraneo e meno che mai l’Italia dove la percentuale di popolazione obesa e in sovrappeso è tra le più alte d’Europa. Costoro, però, dimenticano che la nostra dieta non è più esclusivamente mediterranea e che, a partire dagli anni del boom economico, da quando, come direbbe Cesare Marchi “ non siamo più povera gente”, il nostro modo di alimentarci è stato sempre più contaminato da altre culture gastronomiche (cucine esotiche, fast food) che hanno finito con lo stravolgere le abitudini a tavola degli italiani. Per finire a tutto ciò si aggiunge l’ormai largo impiego di panna da cucina, bevande, snack dolci ed altre “prelibatezze” simili che ha enormemente aumentato gli apporti calorici a fronte di una riduzione sempre più marcata dell’attività fisica e del conseguente dispendio energetico. 77 PERCORSI REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari Una pesca antica quasi quanto l’uomo PERCORSI SPECIALE PESCA REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari Una pesca antica quasi quanto l’uomo P ensi alla mattanza dei tonni o alla leggenda di Colapesce e subito la mente ti porta in Sicilia, questo triangolo incastonato nel Mediterraneo che, con il mare e con le sue creature, ha un rapporto che trascende il tempo. Ogni costa, ogni litorale, rievocano un mondo costruito su un legame antico, quello tra l’uomo e la natura. Così come il Trapanese, ad esempio, è celebre per l’ormai scomparsa mattanza dei tonni, così Messina è da sempre protagonista della lotta ancestrale tra l’uomo e il pescespada. Il teatro è il mare dello Stretto, vivo e guizzante, che sembra dotato di una personalità propria. Una pratica, quella della pesca al pescespada, le cui origini si perdono nella notte dei tempi: alcuni reperti di questo abitante del mare 81 PERCORSI Una pesca antica quasi quanto l’uomo Una pesca antica quasi quanto l’uomo Ai tempi di Omero la pesca del pescespada nel Mediterraneo era conosciuta fin nei minimi dettagli, come noti erano gli attrezzi utilizzati per l’impresa. Per secoli, a farla da padrone nelle acque dello Stretto di Messina è stato il luntro, agile, quanto elegante, imbarcazione a remi che prevedeva un equipaggio di sette persone... REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari sono stati addirittura rintracciati in un villaggio dell’età del bronzo e alcune testimonianze mostrano che nell’area dello Stretto la pesca al pescespada veniva praticata a partire dal quindicesimo secolo a.C. Ai tempi di Omero, poi, la pesca del pescespada nel Mediterraneo era conosciuta fin nei minimi dettagli, come noti erano gli attrezzi utilizzati per l’impresa. Per secoli, a farla da padrone nelle acque dello Stretto di Messina è stato il luntro, agile, quanto elegante, imbarcazione a remi che prevedeva un equipaggio di massimo sette persone. All’interno dello scafo era infisso un albero, detto fareri, in cui si puntellava un pescatore in osservazione. Questi – seguendo le indicazioni dello ‘ntinneri, l’osservatore della barca madre, la feluca – avvertiva il gruppo degli spostamenti dei pesci, con indicazioni sincopate. Negli anni ‘50, l’avvento dei motori porta a una radicale trasformazione del luntro, a cui viene applicata una passerella che porterà a un nuovo tipo di imbarcazione. Per un po’ la pesca al pescespada vive una seconda stagione di gloria poi, i problemi diventano pressocché gli stessi della pesca del tonno: un rapido impoverimento delle risorse ittiche, la scarsa reddi- 83 PERCORSI Una pesca antica quasi quanto l’uomo REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari per sostenere l’economia siciliana Intervista a Gianmaria Sparma direttore Generale del Dipartimento pesca della Regione Siciliana di Rossella Catalano È tività economica ed una competizione non sempre leale da parte di chi utilizza metodi di pesca allo spada non selettivi. In pochi decenni, moltissime passerelle (questo il nome delle nuove imbarcazioni) vengono dismesse e il fascino di quella lotta ancestrale tra l’uomo ed il mare si ritiene, forse, perso per sempre. Oggi si sta aggiustando il tiro, attraverso un approccio sostenibile che non faccia perdere le tradizioni e che, soprattutto, sia premiante verso un tipo di pesca “rispettosa” che veda, nel mare, una risorsa da potenziare, piuttosto che una miniera da cui estrarre indiscriminatamente. Una risposta potrebbe essere quella fornita dalla “pescaturismo”, attività che sta riscuotendo un grande successo e che dimostra l’intelligenza di una accorta politica dello sviluppo. Ma qual è lo stato dell’arte della pesca dello spada nel Messinese? Oggi gli unici attrezzi consentiti sono il palangaro e l’arpione, quest’ultimo già in dotazione alla feluca. A partire dal 2001, i regolamenti europei hanno vietato la pesca con le reti e, quindi, interdetto anche l’utilizzo delle spadare. Sono una decina le feluche che ogni anno solcano le acque dello Stretto nel periodo da PERCORSI Aiutare la pesca, 84 ormai tempo di bilanci e di rendiconti. I progetti che stanno marciando sono molti. E molte anche le idee ancora da realizzare: pesca sostenibile, tutela e cura delle antiche tradizioni, sostegno alla ricerca scientifica. Di questo e molto altro ancora ci parla, nell’intervista concessa a Percorsi, il direttore generale del dipartimento pesca della Regione siciliana, Gianmaria Sparma. Direttore, il crescente afflusso di turisti interessati a seguire le antiche arti della pesca fa pensare che sia ancora possibile salvare, come nel caso delle passerelle o delle feluche, ciò che sembrerebbe perso per sempre. Come intendete salvaguardare tali ricchezze? Negli ultimi anni, a causa dei nuovi e sempre più aggressivi metodi di pesca, si è assistito ad una rapida diminuzione della pesca del pescespada nello Stretto di Messina e, di conseguenza, anche ad un rapido declino dei metodi di pesca tradizionali, non ultimo quello delle “feluche”. Il recupero delle antiche tradizioni è una delle nostre priorità. Stiamo cercando di agire su due fronti: quello della pesca, in senso stretto, e quello della cosiddetta pesca-turismo. Nel primo caso, cercheremo di creare una serie di condizioni che permettano a tutti coloro che svolgono queste antiche attività artigianali, di avere un proficuo ritorno economico. Una soluzione, per esempio, sarebbe quella di assegnare a ciascuna imbarcazione delle quote di tonno specifiche, ovviamente nel rispetto delle dotazioni nazionali, in modo da consolidare la loro attività di pesca. Per quanto riguarda il secondo aspetto, la Regione Siciliana, ormai da tempo, sta cercando di puntare sul comparto pesca-turismo. Forse sarebbe opportuno fare quello che fanno già nei paesi caraibici o nel Golfo del Messico, dove le comunità locali, grazie anche all’intervento del governo, organizzano per i turisti vere e proprie battute di pesca – e qui mi viene in mente il famoso romanzo di Hemingway “Il vecchio e il mare” ambientato proprio nel mar dei Carabi – favorendo quell’attrazione turistica che noi non sappiamo ancora valorizzare al meglio. Una pesca antica quasi quanto l’uomo Il nuovo regolamento mediterraneo sulla pesca approvato il primo giugno ha tra i suoi principali obiettivi quello di tutelare le specie ittiche, imponendo precise distanze di pesca dalla costa. Quanto e come incide tutto ciò sulla libera attività di pesca? Il regolamento mediterraneo sulla pesca approvato dalla commissione europea ha come obiettivo la tutela delle specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti. Nello specifico, il regolamento impone nuove distanze dalla costa: non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa e 0,3 per le draghe usate per la cattura delle specie che vivono a pochi metri dalla costa. Al di là dei buoni principi, resta il fatto ineluttabile che molte specie (seppie, calamaretti, bianchetti e molti altri ancora) che fanno parte della nostra tradizione gastronomica, rischiano di andare perdute. Il regolamento impone una serie di restrizioni alle marinerie dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo. Ragion per cui, la Regione Siciliana ha chiesto e ottenuto a metà giugno una deroga a tale restrizione, riducendo la distanza dalla costa da 1,5 miglia a 0,7 miglia. In Italia, solo la Sicilia, la Liguria e il Veneto hanno ottenuto questa deroga mentre la richiesta da parte delle altre regioni è stata rigettata. Altra norma che rischia di incidere pesantemente sulla nostra attività di pesca è quella che impone l’allargamento della maglia della rete da pesca. Il rischio più rilevante è che alcune specie ittiche – il “calamaricchio”, il “cicirello”, il “cappuccetto” e molti altri ancora che, per natura, mantengono piccole dimensioni anche in età adulta – potrebbero sparire definitivamente dalle nostre tavole. A tale proposito, è stata avviata in questi giorni una ricerca condotta dall’Ispe e dal Cnr, allo scopo di dimostrare come la nuova normativa sulle dimensioni delle maglie di pesca impedisca definitivamente la cattura di queste specie. Intendiamo dimostrare, inoltre, con un preciso apporto scientifico, che la quantità di specie piccole e giovani pescate con le nuove maglie imposte dalla commissione europea, sarebbe in media la stessa di quella che può essere pescata con la vecchia maglia. La campagna di ricerca in corso, che va da Sciacca fino a Trapani, durerà quattro mesi; in autunno ci potremo così presentare a Bruxelles con una richiesta di modifica del regolamento. Naturalmente non sarà facile, ma sono convinto che con il supporto di organismi scientifici la nostra richiesta non potrà che essere ascoltata. È chiaro ormai a tutti che, negli ultimi anni, il settore della pesca si trova in una crisi dovuta sia a cause strutturali che contingenti. Tra queste, appunto, la nuova normativa sul Mediterraneo. Come pensate di intervenire per supportare la crisi del sistema pesca? Sono già stati compiuti molti interventi. Un primo passo è stato quello di valorizzare la produzione ittica di allevamento attraverso un maggiore supporto agli istituti di ricerca. Si è tentato, e si tenta ancora, di rafforzare le attività collaterali alla pesca tradizionale, quali l’acquacoltura, la maricoltura ed il pescaturismo. È chiaro che i passi da compiere sono ancora tanti. Ad esempio occorre incentivare, attraverso una serie di accordi programmati, lo sviluppo commerciale; al contempo, bisogna intervenire sull’intero territorio con una serie di azioni strutturali, in modo da rafforzare il sistema produttivo e ridurre il peso dei costi. Senza mai, ovviamente, perdere di vista il rispetto per l’ecosistema marino. C’è poi da considerare l’aspetto più strettamente economico, visto che a rischio ci sono anche numerosi posti di lavoro di pescatori. Qui, una cosa da fare subito è quella di adottare nuove misure di sostegno al reddito. Ovvero? Intanto, un più facile accesso al credito da parte delle aziende. Il sistema pesca è oggi tra i sistemi economici imprenditoriali italiani più deboli. Lo si percepisce dal numero di richieste di accesso ai finanziamenti del Fep (Fondo europeo per la pesca, ndr). Finora le istanze presentate sono state finanziate, tanto che l’intero budget a nostra disposizione è stato consumato. Con la legge 16 del 2008 è stato possibile creare un fondo (500 mila euro iniziali) per andare incontro alla crisi delle imprese ittiche, ma resta ancora molto da fare. Un appello a tale proposito va rivolto alle banche, affinché diano fiducia alle imprese che operano nel settore. Aiutare la pesca significa aiutare gran parte dell’economia siciliana. Per molti piccoli centri e per molte marinerie la pesca rappresenta l’unica attività economica esistente. Oggi si parla molto di specie ittica alternativa. Vuole spiegarci meglio? La recente normativa sulla pesca mediterranea pone come obiettivo quello di tutelare le specie ittiche a rischio di estinzione (tonno e pescespada) attraverso una serie di limitazioni, che gravano sull’economia della pesca. Se da un lato, dunque, l’attuazione di tale normativa tutela l’ecosistema marino, dall’altro grava sullo sviluppo della pesca tradizionale. Una soluzione per ovviare a tale problema potrebbe essere quella di spostare l’attenzione dei consumatori su altre specie di pesce poco note ma altrettanto degne di fare parte del nostra cultura gastronomica: per esempio capone, alalunga e polpo. Esistono, insomma, alcune specie di pesce che noi trascuriamo, ma che possono dare alle nostre industrie conserviere dei successi commerciali altrettanto adeguati. È chiaro che sarà un processo lento, in quanto non è facile trasformare i gusti dei consumatori, legati a una tradizione forte e antica. È importante, quindi, avviare e sostenere una campagna di promozione all’educazione alimentare che modifichi, seppur lentamente, il gusto dei consumatori. Qual è ancora oggi la tipologia di pesca più diffusa nel mare di Sicilia? Sicuramente quella delle piccole imbarcazioni, con una netta prevalenza del sistema a strascico, molto in uso a Mazara del Vallo, marineria dove è presente la flotta a strascico più importante – e non solo a livello regionale – sia per numero di imbarcazioni che per dimensioni. Non dimentichiamo, inoltre, che la flotta siciliana rappresenta il 30% dell’intera flotta nazionale. 85 REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari PERCORSI Una pesca antica quasi quanto l’uomo REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari maggio ad agosto. Il mercato dello spada si esaurisce nel territorio dove questo pesce è, ancora, il sovrano incontrastato della cucina locale. Ma che ne è stato del luntro che, una volta, solcava felicemente i mari quale valida guida della feluca? L’ultimo esemplare è conservato alla fondazione “Horcinus Orca”; l’imbarcazione è stata recuperata e restaurata nel 1982 dal Comune di Messina, dopo essere rimasta, per tanti anni, in uno stato di abbandono. Prima di venire esposto, però, il luntro aveva fatto il suo ultimo ingresso in scena nel 1989, sul lago di Ganzirri, in occasione della ricostruzione della tradizionale pesca al pescespada. Un’epopea finita? Pare proprio di no, a giudicare dall’afflusso di turisti a bordo delle feluche, ansiosi di scoprire l’antica e suggestiva arte patrimonio dei marinai siciliani. PERCORSI 86 Regione Siciliana ASSESSORATO REGIONALE DELLE RISORSE AGRICOLE ED ALIMENTARI Dipartimento degli interventi per la pesca Via degli Emiri, 45 - Palermo tel. 091/7079733 - fax 091/7079731 http://pti.regione.sicilia.it mail: [email protected] What’s up di Simona Gazziano Montagne del Trentino U nire le grandi passioni per l’arte e l’ambiente in un teatro naturale che non ha paragoni: le montagne del Trentino. Ecco “I Suoni delle Dolomiti”, un ciclo di concerti all’insegna della libertà e della naturalità in luoghi di straordinaria suggestione dove la musica viene proposta in piena sintonia con l’ambiente circostante. Al Festival partecipano musicisti di fama internazionale, artisti e amanti della montagna che nel rispetto dell’ambiente si uniscono al pubblico e raggiungono a piedi i luoghi dei concerti, strumento in spalla. In cammino verso l’arte e la natura. Tra gli appuntamenti: il trekking in val Genova con Marco Paolini, una cantata per la pace di Noa ai piedi della Pale di San Martino, una passeggiata notturna in compagnia di Paolo Rumiz e Moni Ovadia. E poi, ancora l’Orchestra di Piazza Vittorio a Vallagarina, e imperdibile, Erri De Luca con “Il peso della Farfalla” al Rifugio Petrini in Val di Fassa. Per conoscere i luoghi e i rifugi dove si terranno le manifestazioni: cliccare su www.isuonidelledolomiti.it . Fino al 27 agosto. PERCORSI 88 Ferrara S i chiama Street dinner, il social event che permette di incontrare persone nuove, scoprire le bellezze artistiche di una città ed apprezzare i piatti tipici della zona. E tutto in una sola notte. Il 4 settembre nella splendida città di Ferrara, si svolgerà il primo evento del genere in Italia: i turisti ma anche gli stessi ferraresi potranno scendere per le vie del centro armati di tavolo, sedia e cibo. Trecento posti sono già disponibili e le prenotazioni si possono effettuare sul sito: www.streetdinner.info. L’evento inizierà con una caccia al tesoro via sms: il primo messaggio svelerà dove si terrà l’aperitivo. Con il secondo si scoprirà dove ritirare il tavolo e le sedie e la Street dinner bag, la borsa che contiene tutto il necessario per preparare la tavola. E, a trenta minuti dall’inizio della cena, arriverà l’informazione sul luogo in cui gli invitati potranno accomodarsi e scoprire chi è il loro vicino di sedia. Buon appetito e buon divertimento! Val di Sella (Trento) È stata inaugurata da poco nel Bosco della Valsugana, la nuova installazione dell’artista inglese Chris Drury, intitolata “Sky Mountain Chamber”. Vista da fuori assomiglia un po’ a un nuraghe: un cono di pietre a secco, primitivo, essenziale. Ma dentro è un luogo delle meraviglie, perché sulle sue pareti bianche, al buio, si riflettono le nuvole di passaggio e le vette innevate dei monti. Grazie al principio della camera oscura: basterà un unico foro nella pietra, dotato di una lente, e il paesaggio circostante si proietterà capovolto all’interno, creando un effetto magico. Un angolo di sbalordita riflessione. Ma l’opera di Drury non è l’unica creazione del luogo: il bosco della Val di Sella, infatti, è uno straordinario museo d’arte contemporanea dove gli artisti lavorano con criteri ecologici rigorosi del movimento Art in Nature, erede della famosa Land Art. Segnaliamo la splendida “Cattedrale Vegetale” di Giuliano Mauri, e il “Teatro Naturale” di Roberto Conte, dove il 29 e 30 luglio si terranno due spettacoli del violoncellista Mario Brunello con voce di Marco Paolini. What’s up Roma Milano Spoleto P A È er lui è un po’ un ritorno a Roma, la sua città. Che ha lasciato nel ’96, quando ha scelto di vivere e dipingere a New York. “Me ne sono andato dall’Italia” dice Bernardo Siciliano “per seguire un amore e perché ero arrabbiato con il nostro mondo culturale e dell’arte. Ora ogni tanto mi chiedo se è arrivato il momento di fare di nuovo le valigie, ma intanto passa il tempo e non mi decido a tornare indietro”. Fino al 25 luglio il Macro La Pelanda di Roma dedica a Siciliano una mostra, “Nude City”, che già dal titolo richiama le atmosfere di The Naked City, il film di Jules Dassin del 1948. Nelle venti tele di grandi dimensioni sono rappresentate, oltre che scorci di “città nuda”, diversa da quella turistica e famosa, alcune figure femminili, raccontate attraverso il loro corpo quasi desiderando che questi soggetti e questi nudi potessero “respirare”, grazie ad una narrazione niente affatto naturalistica, legata invece a una ispirazione e a un vero proprio sentimento di classicità. “Racconto” dice l’artista “la New York più difficile e nascosta agli occhi dei turisti e le sue donne cariche di sensualità e di erotismo”. biti d’epoca, stampe, oggetti del periodo napoleonico raccontano la moda come fenomeno di costume e potere. Si inaugura a Milano “Napoleone e l’Impero della Moda”, un percorso espositivo che narra un periodo fondamentale della storia del costume, attraverso la quotidianità del periodo napoleonico con le diverse mise legate alle stagioni e le diverse occasioni, le acconciature elaborate e la nascita della prima rivista di moda: “Costume Parisien”. Questo periodo sancisce anche la nascita delle prime “fashion victims” della storia e si pongono le basi dell’industria moderna. La mostra è stata curata da Cristina Barreto e Martin Lancaster che hanno messo a disposizione le loro collezioni private frutto di intenso lavoro di ricerca e passione personale per il periodo settecentesco. Completano la rassegna migliaia di stampe e accessori. La mostra sarà visitabile fino al 12 settembre alla Triennale di Milano. stato inaugurato da poco a Spoleto il Palazzo Collicola Arti Visive – Museo Carandente. La dimora del Settecento, che raccoglie nella cittadina umbra la collezione dello storico Giovanni Carandente, scomparso nel 2009, si candida a diventare un nuovo spazio di riferimento del contemporaneo in Italia. Prova ulteriore, questa, di come la provincia attraverso i musei nati negli ultimi anni – dal Man di Nuoro al Marca di Catanzaro – si stia aprendo sempre più ai linguaggi dell’oggi. Disposto su cinque livelli, Palazzo Collicola ospita, tra le altre, le opere di Alexander Calder, Sol LeWitt, Richard Serra, Alberto Burri e una biblioteca tematica che conta 50 mila volumi. “In programma diverse mostre” spiega il direttore del Museo Gianluca Marziani “dal Pop Surrealism, il movimento nato circa quindici anni fa in California, all’installazione sonora dell’americano Tristan Perich, al progetto Cosmogonia che ospiterà artisti del calibro di Maurizio Cattelan , Adrian Tunick (il fotografo dei nudi di massa) e Piero Golia”. 89 PERCORSI What’s up Londra A Londra, da quest’estate, il nostro cellulare diventa una sorta di macchina del tempo e dà la possibilità di ammirare la città in una maniera inedita. Per i nostalgici della città in bianco e nero che possiedono l’iPhone, il Museum of London propone l’applicazione gratuita Streetmuseum, che manda in pensione la guida tradizionale e sorprende anche in tempi di overdose tecnologica. Il servizio fornisce centinaia di immagini della vecchia città, da quelle del grande incendio che la distrusse quasi interamente nel 1666, alle vie che furono teatro della “Swinging London” negli anni sessanta. Passeggiando per la città si potrà scegliere la destinazione sulla mappa e, puntando l’iPhone verso uno dei luoghi di interresse segnalati, si vedrà apparire, quasi per incanto, un’immagine fotografica del passato che si sovrapporrà a quella attuale. Come una finestra aperta sul tempo. PERCORSI 90 Normandia Svezia L V a Normandia celebra l’Impressionismo sui prati che l’hanno ispirato. In decine di città della regione francese, culla del movimento artistico di fine Ottocento, a fine giugno, sono partiti i primi appuntamenti che andranno avanti per tutta la stagione estiva, di picnic lungo le rive della Senna. Un modo per rivivere l’atmosfera di “Le Déjeuner sur l’herbe” (la colazione sull’erba, del 1863) il capolavoro di Edouard Manet che raffigura una donna nuda seduta accanto a due uomini vestiti di tutto punto. E per rendere omaggio anche all’altrettanto celebre “Le Déjeuner des canotiers” di Pierre Auguste Renoir. L’iniziativa che prevede scampagnate e balere popolari è organizzata dal Festival Normandie Impressioniste e si preannuncia come il principale evento culturale dell’estare 2010 in Francia. Oltre ai picnic, sono tanti gli eventi culturali organizzati per l’occasione. Evento-clou l’attesa mostra “Une ville pour l’impressionisme: Monet, Pissarro e Guauguin a Rouen” proposta dal Museo di Belle Arti di Rouen. isitare un museo non deve essere necessariamente una full immersion di tele, oggetti e sculture da osservare in percorsi al chiuso dove spesso occorre sgomitare per un’occhiata fugace all’opera preferita. Anzi, accade che il museo sperato si trova all’aria aperta, magari intorno a castelli medioevali e a ridosso di uno splendido lago. Parliamo della Wanas Foundation (www.wanas.se) nella punta meridionale della Svezia, un parco che raccoglie oltre 40 installazioni di Land Art, tutte disposte intorno al castello medioevale, meta obbligata di appassionati viaggiatori. Il celebre sito, perfetta combinazione tra arte, natura e storia, propone passeggiate alla scoperta delle presenze lasciate dalle tre artiste Roxy Paine, Ann-Sofi Siden e Anne Thulin, che ogni anno conducono workshop residenziali con giovani emergenti di land art internazionale. Per saperne di più sulla Land Art si può consultare il sito: www.bbk.ac.uk/sculptureparks , un elenco globale “work in progress” di queste meraviglie immerse nella natura. What’s up New York Buenos Aires New York T È C imes Square si tinge di blu contro il riscaldamento globale. Molly Dilworth, l’artista di Brooklyn nota per avere portato l’arte fuori dai musei trasformando i tetti di New York in un mosaico variopinto, è al lavoro, già da fine di giugno per decorare la Broadway, dalla 42° alla 47° strada. L’incredibile progetto s’intitola “Cool Water Hot Island” ed è un’opera temporanea che durerà diciotto mesi: il segmento di Times Square che l’amministrazione ha chiuso al traffico sarà dipinto con tutte le sfumature del blu che, oltre a ricordare ai residenti e ai turisti gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici, rifletteranno la luce del sole, raffredderanno l’asfalto e bilanceranno lo scintillio delle luci e dei neon dei tabelloni pubblicitari perennemente accesi. Esistono tantissimi modi per “parlare” di riscaldamento globale: il sindaco di New York in comune accordo con la Dilworth, hanno deciso di iniziare raffreddando l’asfalto! in programmazione fino al 2 agosto presso il MALBA, il Museo de Arte Latinoamericano di Buenos Aires, la mostra: Eros and Order, prima retrospettiva mai realizzata in Argentina, interamente dedicata alla figura del fotografo Robert Mapplethorpe. Per l’occasione infatti, durante l’inaugurazione, oltre ai media e agli artisti locali, erano presenti anche Michael Stout – Presidente della Fondazione Robert Mapplerthorpe e Anne Tucker – curatrice per la fotografia del Museum of Fine Arts di Houston. La mostra presenta oltre 130 scatti, presi tra il 1975 e il 1988, che illustrano la costante ricerca di un’ideale perfezione plastica da parte del visionario e trasgressore artista. I lavori appartengono alle famose serie delle vite floreali, le sculture, i nudi di uomini e di donne, le immagini erotiche e sadomaso, i ritratti di artisti celebri come quelli di Patti Smith, Arnold Schwarzenegger e Susan Sontag e gli autoritratti. asa dolce casa. Per chi ne cerca una, per chi è stanco di condividere lo stesso tetto e chi un tetto non ce l’ha proprio, arriva una soluzione semplice e alla portata di tutti: arredare la pensilina, alla fermata dell’autobus. Si chiama Home Sweet (Bus Stop) Home che il designer Mark Reigelman (fondatore di uno studio a New York che porta il suo nome) ha creato per denunciare il crescente numero dei senzattetto. Reigelman ha realizzato una casa lillipuziana con tanto di tavolo da pranzo apparecchiato, sedia, abat-jour e finestre con tendine, trasformando la fermata dell’autobus. Il noto creativo aveva già fatto scalpore con “Bite”, il servizio di posate disegnate come fossero state prese a morsi, per protestare contro l’iniqua distribuzione delle risorse alimentare. Oggi, invece, protesta contro il nostro sistema che permette ad alcuni di vivere in immense ville semidisabitate e costringe altri ad abitare in una panchina. 91 PERCORSI LIBRI L’Aquila nel mondo L’Aquila nel mondo Fatti ed eventi della Capitale d’Abruzzo Per gentile concessione dell’editore One Group, ecco un’anticipazione della prefazione al volume, curata da Letizia Airos, direttore del portale multimediale www.i-Italy.org e giornalista di America Oggi, il quotidiano italiano di New York. Per scelta dell’editore, i proventi derivanti dalla vendita del libro saranno destinati all’Istituto Cinematografico dell’Aquila per contribuire al restauro delle pellicole della sua prestigiosa Cineteca danneggiate dal terremoto. L’uscita del volume in libreria è prevista per metà maggio e la presentazione per i primi giorni di giugno. PERCORSI 92 di Letizia Airos L’Aquila nel mondo N EW YORK. La notizia della prima scossa del terremoto per me è passata prima di tutto attraverso Facebook, da L’Aquila a New York. Anzi da Roma L’Aquila verso New York. Un’amica della capitale mi racconta in diretta la scossa, subito dopo cerco di rintracciare un parente che vive in Abruzzo. L’avevo intravisto collegato poco prima. Guardo, mi accorgo che è interrotto… Interrotto. Ricordo quella notte come se fosse oggi, ho continuato a aspettare diverse ore invano un notiziario Rai che mi aggiornasse. Lo hanno invece fatto le televisioni internazionali e prima di tutto la Rete. E proprio grazie ad Internet, nonostante la distanza, ho sentito quasi fisicamente quelle scosse. In pochi istanti ho ripercorso con la memoria quei luoghi dove mi portava mio padre Nicola. Ancora oggi, dopo mesi, riferirmi ai quei giorni, e scrivere la prefazione ad un libro intitolato “L’AQUILA NEL MONDO – Notizie, fatti ed eventi” prima e dopo il terremoto del 6 aprile 2009, non è facile senza lasciarmi andare a pensieri, ricordi. Viene facilmente meno quel distacco che ogni giornalista deve sapersi imporre e, a dire il vero, fa capolino anche un po’ di rabbia. Ma sono contenta di scrivere queste righe che accompagnano il lavoro del “cesellatore” Palmerini. Gli scritti che l’impagabile conterraneo ha messo insieme sono stati realizzati e raccolti con la pazienza di un antico artigiano. Usando lo scalpello della sua onesta passione per una comunicazione efficace ed immediata ci dona lo spaccato di un Abruzzo vivo, che non hai mai smesso di respirare. L’Aquila “di prima” guarda con tenacia all’Aquila di “dopo” e mantiene agli occhi di chi legge, nonostante la tragedia che l’ha colpita, tutto l’orgoglio di una terra che non si lascia abbattere mai. Neanche dopo un terremoto. LIBRI Il filo rosso che unisce gli articoli raccolti da Palmerini è dunque un Abruzzo che respira, un Abruzzo di persone, uomini e soprattutto donne, giovani, luoghi, chiese, eventi, politiche, sport, che di pagina in pagina stupisce ancora di più perché raccontato a cavallo tra diversi continenti. Ricevo, come tanti miei colleghi nel mondo, i comunicati, le foto, i video, gli articoli e le segnalazioni di Goffredo Palmerini. Arrivano, tutti i giorni o quasi, e li scorro insieme al mio cappuccino del mattino. Sono sempre stimolanti perché raccolgono contributi eterogenei da tutto il mondo, e chi legge ha la possibilità di trovarvi delle angolature tematiche insospettabili. Si fanno delle vere scoperte. E devo dire che questo è successo ancora di più nel dopo-terremoto, quando molte sono state le segnalazioni che hanno fatto da contraltare ad un’informazione spesso troppo “istituzionale”, che raccontava più i successi del Governo che le difficoltà e conquiste quotidiane delle persone. Negli articoli che il giornalista abruzzese scrive o propone compare invece soprattutto la vita reale. Anche quelli che a prima vista possono sembrare freddi resoconti nascondono dentro di sé storie vere, piccole o grandi che siano. Dobbiamo molto a Palmerini noi italiani all’estero. Ci permette uno sguardo, anche disincantato, ad un’Italia spesso imperscrutabile. Come un cesellatore appunto, pian piano, consapevole dell’importanza della tecnologia per fare rete ed informare, ha messo su molto più di un network giornalistico. Ha dato voce e fatto passare voci che sarebbero a volte rimaste poco ascoltate. Lo ha fatto e lo fa sempre con discrezione e con la delicatezza di chi sa proporsi senza essere invadente. E sfogliando le pagine di quest’ultimo contributo in carta ve ne renderete conto. Testate dall’Argentina, Canada, Messico, Perù, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera... grazie a lui hanno raccontato la sua terra e gente nel mondo. Gli argomenti affrontati sono i più vari: dall’emigrazione alla politica, dalla cultura allo sport, visti fuori dall’Italia ed in Italia. Palmerini racconta e lascia raccontare la realtà con passione e lungimiranza, senza farsi affascinare da certezze, raccoglie contributi diversi, magari anche contraddittori, fa parlare attraverso le più svariate angolature l’emigrazione italiana all’estero e oggi anche quella in Italia. La sua rete collega buona parte delle realtà associative regionali all’estero che conosce molto bene. Ed è grazie a questo rapporto con le associazioni, ed in particolare con l’Anfe, che ho avuto 93 PERCORSI LIBRI L’Aquila nel mondo l’opportunità di incontrarlo personalmente un anno fa a Palermo. Era una duegiorni sul rilancio del ruolo delle associazioni italiane ed ero stata chiamata a coordinare i lavori in qualità di direttore del settimanale multimediale telematico che dirigo a New York, www.i-Italy.org. La domanda a cui si è cercato di dare una risposta era: “Quali politiche innovative mettere in campo per rilanciare il ruolo dell’associazionismo, perché sia in grado d’innovarsi verso i giovani e contribuire alla ricostruzione della continuità culturale ed a custodire la ricchezza della propria storia?”. Parlarne a lungo con Goffredo per me è stato importante, ho apprezzato subito la sua apertura verso tutto ciò che è nuovo e soprattutto il desiderio di rischiare, senza ancore nel passato. Quei sessanta milioni d’italiani dislocati sui cinque continenti, che rappresentano l’Italia all’estero e che ancora oggi attendono di essere riconosciuti ed ottenere finalmente il giusto peso, necessitano anche di un po’ di autocritica. Ed è chiaro che la spinta debba venire soprattutto dalle nuove generazioni che invece spesso vengono ancora arginate, se non marginalizzate. Da questo punto di vista c’è da lavorare molto sul linguaggio e sui mezzi di comunicazione, utilizzando le nuove tecnologie e tutti gli strumenti che la rete consente. Questo è l’intento della testata che dirigo, e con Palmerini su questo terreno si è creata subito una simbiosi. A lui in fondo dobbiamo, e da tempi insospettabili, l’intuizione di tutto questo e alle sue semplici email, con cui è riuscito a far comunicare Germania e Repubblica Dominicana, Australia e Canada, Stati Uniti e Argentina e Brasile … creando insospettabili link, connessioni vive in un percorso interattivo che ha attraversato i continenti. Potrei definire Palmerini non un semplice giornalista italiano, ma un capo-redattore italico “glocale” come direbbe l’intellettuale, politico ed imprenditore Piero Bassetti. Per il modo in cui riesce ad unire e comunicare gli avvenimenti locali con quelli lontani che hanno per protagonisti emigrati dall’Abruzzo o loro discendenti. Questo è il Goffredo Palmerini giornalista; ma lo stesso avviene quando diventa editor, cesellatore come dicevo, che espande a macchia d’olio i confini del suo, nostro Abruzzo. Ed è certo evidente, in questo suo modo di comunicare, un approccio “politico” derivante probabilmente dalle sue intense attività anche in questo campo. PERCORSI 94 Ma torniamo all’Abruzzo che lui racconta in questo libro e alla sua Aquila operosa, prima e dopo. Sono stati e sono ancora momenti difficili. I titoli degli articoli parlano chiaro e conducono il lettore per mano, di mese in mese. Eccone alcuni: L’Aquila risorgerà, il terremoto non la doma; Con il G8, per tre giorni L’Aquila capitale del mondo; Un successo i lavori del G8, L’Aquila commuove il mondo;… Affiancati a quelli pre-terremoto: In Bolivia un’emigrazione abruzzese tutta speciale; Gaetano Bafile, una vita per il giornalismo; L’Aquila città degli studi per giovani oriundi da tutto il mondo; Donne abruzzesi nel mondo, zoom sull’emigrazione al femminile; … danno la certezza di un’interruzione che è durata solo il tempo di riprendere fiato per guardare al futuro costruendo sulla propria storia. Sono testimonianze che raccontano di una vitalità e di una caparbietà unica. Lasciamoci andare quindi, abruzzesi e non, ad una lettura che ripercorre il passato ma che vive di presente, con storie vere che hanno come protagonisti uomini e donne veri. Storie che vivono nel loro essere appena passate. Continuerò a seguire Palmerini da New York, felice di essere nella sua rete, per vivere il presente, ma anche per rivivere il ricordo della terra di mio padre che ho ritrovato, per esempio, in un articolo che citava lo statista Lorenzo Natali, incontrato quando ero bambina. In quelle lunghe e bellissime vacanze estive sulla spiaggia di Vasto. PERCORSI Worldwide Passion, rivalry with Italy and popular myths. The South African football worldcup seen from Buenos Aires and New York B uenos aires - There is a country, that is not Italy, where the vast majority of football fans know every single word of “Estate italiana”, a famous song that was the soundtrack of the World Cup held in Italy in 1990; that country is Argentina. The fact that the Argentines love that song so much, tied to a worldcup that they haven’t won (they lost in the final with Germany), says much about the feeling of rivalry that Latin American brothers have against the italian national team. If it’s about food, fashion, music or cars, the love of the Argentines to what is made in Italy remains unchanged, but if we talk about football the music changes, you can bet on it. NEW YORK - Little Italy in the Bronx is unusually deserted. All over the streets, Italian coffee shops and bakeries are showing the “Azzurri” on their TV screens although at “Morrone Pastry Shop” the employers are watching a Mexican talk-show. “Forty years ago we were forty thousand Italians and Italian-Americans - recalls Carmela De Benedictis - now we are only four thousand. I’m still living here because rents are cheap, but my kids moved to Westchester. When the residents die, this neighborhood will be totally Hispanic”. During Italy-Slovakia, at the indoor market (the so called “marketto” in the Italian-American slang), Mike Fava remembers the exciting days of watching The Cup in Italy: “In Palermo my father shuts down his butchery for two hours; here we have to work… it is kind of weird”. In Brooklyn and in The Bronx, both Little Italy looks like decrepit Greek Temples whose remains are just chunks of columns. But every four years the football World Cup (actually, the word “football” in the United States becomes “soccer”) is the most popular way to reunite youngsters, their parents, grandparents and families members in front of the television for the Italian National team games. In the USA, the extended all year around TV coverage has been improving the popularity of soccer and there is no way that a young Italian-American can escape the Italian most loved pastime and passion. Like Susanna Cioci, a middle age Westchester resident who is walking the Bronx streets loaded with shopping bags: “I am sorry, I’ve got to go; my mother is anxious because she wants to watch Italia-Slovacchia. I love soccer - she says speaking back and fort in Italian and English - my husband is American and we made him like the sport. Every Sunday we sit on the couch with my nephews regardless the teams that play”. In Great Neck Long Island, just outside of New York City, the Jaus family PERCORSI 96 live. The four children speak about sitting in the family room on Sunday while their father is cooking fresh tomatoes sauce and yelling at the TV screen. In the old days it was very different. In New York, Italian immigrants used to gather at the Walker Theatre in Brooklyn (18th Avenue e 64th Street), at the Academy of Music (14th Street in Manhattan) and, for the most important games, at Madison Square Garden. That was in 1972, the satellite signal was week and the reporters of the Italian daily newspaper (Il Progresso Italoamericano) used to cover the games from an old short waves radio by listening “Tutto il Calcio Minuto per Minuto” (All Soccer Minute by Minute). They were forced to make up most of the play by play. “Growing up in a Sicilian-American family, I have early recollections when on rare occasions I would accompany my grandfather, Francesco Mazzoni from Vizzini, to La Società on White Plains Road, near 231st - says the Brooklyn based composer Thomas Toscano - . There, I would see people enthusiastically cheering for the Italian team. During the World Cup, again, I remember the same grandfather, watching at times at home - some games and Coppa del Mondo was thrown around - I remember him being disappointed because they didn’t make the finals during that time. A few year later - in 1969 - I became a member of the first soccer team in our town. We were of course, extremely ridiculed, since American football, basketball and baseball were all the rage - but, we played many games and proudly founded the team - which still exists - in Mahopac NY”. PERCORSI Worldwide Governor Lombardo rereads the history of the island and traces out the lines of its future. Emigration-training-developmenttourism: themes of a single great story that Sicily has to start writing. W e ask the Governor of the Sicilian Region Hon. Raffaele Lombardo to trace out a brief profile of southern emigration. «We are now celebrating the 150th anniversary of the Unification of Italy. Actually the causes of this sad phenomenon are linked to what happened just 150 years ago. Recently I was at the presentation of Pino Aprile’s latest book, ‘Terroni’, and Pasquale Squitieri’s film ‘Briganti’. Both works rewrite the history of the Unification of Italy, which officially brought the liberation of the south from underdevelopment, poverty and barbaric slavery. Instead, it was a violent war, true genocide, with deportation of survivors, rapes and massacres of children. Garibaldi’s defence of the South against the barbaric invasion by the Piedmontese is erroneously referred to as ‘brigandage’. Afterwards the situation was so bad that thousands of people in the South began to emigrate. Even now a lot of people emigrate. Seventy thousand young people go away. This is a sacrifice for their families, and all the money spent on training them is wasted. Training must be linked to economic strength. Just now there isn’t much of this. So, rather than training 10,00 people, when the market can only absorb 1,000, perhaps it would be better to invest more in development and less in training. This doesn’t mean dismissing people, but taking on fewer employees who have real skills». How do you see the future of tourism in Sicily? «Today tourism in Sicily should largely aim at recovering the millions of emigrants, who could choose a destination for the recovery of memory, which for our tourism would be a remarkable resource. I believe that associations like Anfe (National Association of Emigrants’ Families) could make a decisive contribution, with the contacts that they have maintained and increased overseas with our fellow-countrymen all over the world». Sicily, an ideal candidate for the governance of tourism policies in the Mediterranean area T he dream of a big area that also has the connotation of an important economic reality seems to be coming true faster than expected. Already in 2008, 300 million people came to the Mediterranean area, amounting to 32.4% of world arrivals. Of these, 30 million tourists came to the eastern area, 14.5 million to the Balkan area, 29 million to the southern area, and 200 million to the northern Mediterranean area, which is the one that most affects Italy and Sicily. The tourist importance of the Mediterranean area is very evident and it is easy to foresee further development. In a few years’ time, there will be an enormous increase in demand, and people will soon be making comparisons between the big areas of the world, starting from the Mediterranean and the Caribbean. If the countries involved do not get well organized, other markets will fatally prevail. The Mediterranean can count on a unique cultural and artistic-monumental patrimony, on an exceptional climate, and on solid social traditions. All this potentially makes it one of the most alluring markets in the world. Unfortunately insufficient consideration has been given to the need for “touristic governance” of the area or at least of coordination of tourist activities. Worldwide Some attempts have been made to give a voice and visibility to the various destinations in the area. For example, in Paris in 2008 “META” (Mediterranean Travel Association) was founded. This is an association of operators in the area, which is preparing a portal devoted to offer. Unfortunately in this organizational perspective Sicily is guiltily absent, while it could become the centre of interest and coordination, having the most important elements for a competitive “product” on the world market. The game that has to be played out is a Euro-Mediterranean: many countries in the Mediterranean belong to the European Union, and we can provide a link with the Arab countries and with other ones, achieving an unprecedented historical, economic and social synthesis, evolving into modern operators of peace and friendship. We must no longer look inside ourselves ignoring others, but instead must look to the great Mediterranean area that, together with Europe, is our new Great Country. Pathways of emigrations pathways of art. The Mediterranean ceramics routes. Seven centuries of history and art, from Baghdad to Syracuse, passing through Spain and Naples T he splendid items at the Regional Ceramics Museum in Caltagirone tell of millennia of history linked to this art. Among them are marvellous ceramic articles with gilded shine, recovered 50 years ago in Syracuse and dated to the 15th century. The presence of these manufactured articles in Syracuse is connected to the historical period in which the Crown of Aragona was represented with great luxury and power in Syracuse. These splendid majolica objects, as sumptuous as jewels and as fragile as crystals, are commonly referred to as Hispanic-Moorish. Actually the craftsmen probably came from Valencia. Starting from 1998, these majolica objects began to be compared with a significant representation of ceramic articles of the same class, the patrimony of Neapolitan and Spanish Museums, among them the Paterna museum. The items with a metallic shine at the Paterna Museum are products deriving from the great oriental tradition, later called Hispanic-Moorish, which arose in about the 9th century in the middle eastern area and through Arab expansion went from Damascus to Baghdad, from here to Kerouan and then to the Iberian peninsula, reaching Naples and Sicily between the 13th and 14th centuries during the Aragona reign. This type of ceramics is the fruit of a clever innovation that, simplifying, derives from the technique of PERCORSI covering the manufactured articles, already baked, with a patina of stanniferous glaze. The oldest and most famous example of this technique is constituted by the ceramic lining of the mhirab of the mosque at Kerouan, one of the holiest places of Islam. The shine that lights up these majolica objects, when light crosses them, is still the undisclosed secret of the Baghdad artist. At Paterna, the ceramic production with gilded reflections is attested in the late 12th century and early 13th century. There were two craft areas with workshops, both in places rich in water and clay. The diggings carried out in the place by the Paterna Archaeological Service attest and confirm the presence of buildings and kilns that belonged to workshops dedicated, from the 13th century on, to the production of high-quality gilded ceramics, primarily characterized by metallic brightness and decorations that were prevalently cobalt blue. The 13th century remains the “golden century” of this abundant production characterized by pieces in refined shapes and elegant and calligraphic decorations. In the 14th and 15th centuries, production “was industrialized”, the shapes were mixed and the decorations were less elegant than those of the preceding period. In them one can still perceive a strong Muslim influence. In the 17th century the styles of these ceramics adapt to use requirements linked to new alimentary habits, and the decorations appear to be less and less carefully done, but the quality of the gilding continued to show beautiful facture. Indeed, the variety of the decorations on these ceramics is really extraordinary. The recent recovery of the Paterna furnaces now prompts a rereading of attributions and placing along the routes of Mediterranean ceramics, revealing, starting from the secret of the Baghdad craftsman, new relationships that certainly arose between the production and trading places of these manufactured jewels, aesthetic passions, dynastic vicissitudes and urban stories of adaptation and transformation in that late medieval period. Sole Luna Festival of Documentaries on the Mediterranean and Islam S ole Luna Festival of Documentaries on the Mediterranean and Islam is an international cinema contest on the theme of the Mediterranean. It has reached its fifth edition. It was conceived by Sole Luna, which aims to create a bridge between different cultures. “Difference is a value in a precise sense: knowing others, other ways of 99 PERCORSI PERCORSI Worldwide being, other cultures, is a way to live experiences that we cannot have,” say Lucia Gotti Venturato, Giovanni Massa and Gabriella D’Agostino, respectively president, artistic director and academic director of the festival. This year the documentaries come from more than 85 countries. Among the directors there will be some outstanding figures in the Italian and international cinema panorama. Dates: Sunday 18 to Sunday 25 July (every evening 8 pm to 12.30); Venue: Palermo, GAM Gallery of Modern Art, Piazza Sant’Anna. On 18 July the Festival will be inaugurated by a concert by Karim Said, a pianist, composer and conductor of Palestinian origin. www.solelunaunpontetraleculture.com Twenty years devoted to “Italian” beauty around the world K imberly Castillo Mota was elected Miss Italia in the World on June 30, 2010. She was born at Higuey, in the Dominican Republic, on 26 August 1988. She is 1.80 metres tall, has light brown hair and brown eyes. She is a model and studies architecture. This is the first time she has come to Italy and feels a great attraction for our country and in particular, being interested in architecture, is enchanted by the Coliseum and the Vatican. Second in the contest was Miss Italia Germany, Giuseppina Cannella, while the third was Miss Italia Amazonia, Esmeralda Yaniche. The city of Jesolo and the Veneto region have for the fourth time hosted the 50 girls of the Italian Communities of 42 countries competing for the title of most beautiful Italian girl in the World. “Veneto” stresses president PERCORSI 100 Luca Zaia, “has turned the contest into a big feast.” And mayor Francesco Calzavara says beauty constitutes the event that overwhelms Jesolo with all of its youth, fashion and charm. The main sponsor was the Sasch firm. The girls told a few anecdotes and revealed a few curiosities. They talked about experiences they had when they were young. Sarah Johanna Angelini Giacché, Miss Italia Venezuela Caracas, remembered that at eleven she saved and brought home a bat that her schoolmates were abusing. Valentina Troni, Miss Italia Spain, returned home for one day to discuss her degree thesis in Madrid. Born in Rome from a Rome supporter and a Spanish mother, Valentina, 23, says “When I am in Madrid I run all day. I am also training with an advertising company.” The girls - The 50 girls that this year competed for the title of Miss Italia in the World 2010 come from 42 countries. Some of them attend higher schools, some are university students, and some already work. The average age of the girls is 20. Four of them are 25 years old. As regards the Italian origins of the girls, the ancestors or relatives of 22 of the girls originate from the North of Italy. For some of them the Italian origin is linked to more than one region. Seven girls are linked to central Italy, eighteen to the South of Italy and ten are connected to the islands. Most of them speak Italian, but 18 out of 50 only understand it or only speak a little or not at all. Twenty-four girls have brown hair, five light brown and five dark brown; there are 11 blondes, and five girls with black hair. PERCORSI Worldwide La pasión, la rivalidad con Italia y los mitos populares. El mundial de Sud africa visto desde Argentina h ay un país, que no es Italia, en donde la gran mayoría de los aficionados al fútbol conocen palabra por palabra la “Estate Italiana”, una exitosa canción que fué la banda sonora de la Copa Mundial que se jugó en Italia en 1990; ese país es Argentina. El hecho de que a los argentinos les gusta tanto esa canción, está relacionada con un mundial que ni siquiera ganaron, porque perdieron en la final contra Alemania. Esto dice mucho sobre la rivalidad que los “hermanos” latinoamericanos tienen contra los Azzurri. Si se trata de comida, moda, música o autos, el amor argentino hacia Italia no ha cambiado, pero cuando se trata de fútbol, la música cambia, y mucho. El gobernador Lombardo relee la historia de la isla y traza las líneas de su futuro. Emigración-FormaciónDesarrollo-Turismo. Temas de una única gran historia que Sicilia debe empezar a escribir e l gran tema de la emigración, que es uno de los temas principales de este periódico se abre a una infinita gama de sugerencias de reflexiones. Entrevistamos al Gobernador de la Región Sicilia , Diputado Raffaele Lombardo, al cual le preguntamos que trace un breve perfil de las páginas de la historia de la emigración meridional. «No puedo no aprovechar la ocasión que nos ofrecen las celebraciones del 150º aniversario de la Unidad de Italia para proponer una relectura de este triste fenómeno cuyas causas, según mi criterio, se deben reconectar a todo lo que ha sucedido justo hace 150 años. La otra noche estaba en Catania en la presentación del último libro de Pino Aprile: Terroni y de la película de Pasquale Squittirei: Briganti. Ambas tesis de estas dos obras rescriben la historia de la unidad de Italia, que hoy en realidad se celebra, con dificultad y con poco entusiasmo, según los crismas de la Historiografía oficial que habla de liberar el sur del subdesarrollo de la miseria y de la esclavitud bárbara. En realidad las cosas son distintas. Se trató efectivamente de una guerra violenta. Un verdadero genocidio por parte del ejercito piamontés, con deportaciones de supervivientes, violaciones y masacres de niños. Durante esos años se emprendió una guerra civil por PERCORSI 102 la resistencia, pero mientras la de los partisanos se recuerda como la gran resistencia, justamente heroica, la de los meridionales contra la invasión barbárica de los piamonteses, realizada por Garibaldi, es recordada como “bandolerismo”. Después de la empresa de los Mil, que mil no eran, sino muchos millares, reclutados por las masonerías anglo-piamonteses, el sur conoció la llaga de la emigración. Miles de personas, desde Apulia hasta Calabria empezaron a irse. Hoy, desgraciadamente no se marcha menos gente que entonces. Dejamos que se vayan de casa 70 mil jóvenes, que ya no van a trabajar de albañiles más allá del océano, sino que a menudo son licenciados por la Bocconi. Esto comporta, además de los sacrificios personales que deben afrontar las familias, también un derroche de miles de euro que ha costado su formación y que, luego, paradójicamente es aprovechada por las grandes empresas extranjeras». El de la formación es uno de los temas de este momento histórico del gobierno siciliano. Sin polémica, ¿cuál podría ser una solución viable? «La formación no puede separarse del poder económico que, este momento, es muy frágil, por lo tanto, en lugar de formar a 10.000 personas, cuando el mercado absorbe a 1000, tal vez valga la pena invertir más en el desarrollo y menos en la formación. Eso, naturalmente, no significa despedir a la gente, sino limitar las contrataciones, seleccionando a gente capaz y dejando fuera a los que pretenden sólo beneficiarse. Además, ya no se puede posponer la neta demarcación entre las entidades que tienen un currículo serio y que demuestran Worldwide tener su seriedad en los resultados y las entidades nacidas con finalidades diferentes. La formación no puede invertir el 90% del presupuesto en sueldos y el 10% en todo lo demás. Su revista demuestra que tienen una sensibilidad cultural e informativa y creo que esto coincide con el objetivo de la asociación Anfe. Emigración, formación, y añadiría turismo, son una única gran historia». ¿Cómo ve el futuro del turismo en Sicilia? «El turismo en Sicilia hoy tendría que invertir, por lo menos en gran parte, en la recuperación de millones de emigrantes que han convertido su vieja maleta de cartón en una lujosa Vuitton y que, si se animan con ofertas interesantes y competitivas, podrían decidir recuperar la memoria, algo que para nuestro turismo sería un recurso extraordinario. Creo que en este sentido las asociaciones como Anfe podrían dar una ayuda determinante, justo por los contactos que han mantenido e incrementado con nuestros compatriotas de todo el mundo». El Mediterráneo como arena de la formación y la investigación d e la descongelación de los “Tres mundos” seguida a la Guerra Fría han emergido los “continentes” geopolíticos del Norte y Sur globales, polos de cambios demográficos, sociales, económicos y culturales en perenne conflicto. Esta orogénesis ha producido la debilitación de estados nacionales y el nacimiento de instancias locales, de autonomías PERCORSI o de fragmentos de planeta, pero ha generado también la emersión de algunas “tierras intermedias”, lugares múltiples y plurales en los que las diferencias se convierten en un valor. Y, no hay mejor tierra intermedia sino el “continente líquido” del Mediterráneo, lugar múltiple por excelencia, lugar fronterizo, pero también lugar de encuentro, de osmosis y de contaminación entre culturas y modelos, entre visiones e instrumentos, entre pueblos y deseos. En la actual redefinición de paradigmas que la crisis económica del modelo bipolar impone, el Mediterráneo pierde su identidad mitológica - et in arcadia ego – difumina su retórica y se convierte en arena de la responsabilidad y utopía de una nueva clase dirigente: lugar geográfico, pero también cultural, lugar económico, pero también social y, por ende, político. Si nos remitimos a un libro reciente de Franco Cassano, podemos reconocer tres paradigmas para definir la relación entre Europa continental y Mediterráneo. El primero es el de la dependencia, que considera el Mediterráneo como lugar de la explotación, como mercado de expropiación y expoliación de los recursos a favor de las áreas fuertes, que ha generado históricamente una actitud paternalista de los unos y desesperación de los otros, que se limitan a pedir un resarcimiento. El segundo paradigma es el de la modernización, que ve el Mediterráneo en una condición de retraso respecto de los procesos de desarrollo considerados ineluctables. El Mediterráneo, en esta visión, entra en juego como ficha de una concepción del desarrollo lineal y difusiva. La opción operativa de este paradigma es que el Mediterráneo debe ser impulsado desde fuera y desde arriba, mediante políticas capaces de fomentar las fuerzas más innovadoras y ampliar el desarrollo y el bienestar, reproduciendo los modelos de desarrollo y los objetivos de crecimiento continentales y, en la práctica, alimentando estos últimos ampliando el mercado de los recursos y los consumos. Finalmente, el tercer paradigma, el de la autonomía cultural, ve el Mediterráneo como punto de vista crítico, como fruto de un “pensamiento lateral” capaz de sustraerse a la coerción del punto de vista mono-ocular para proponer una nueva perspectiva. Capaz, por lo tanto, de eludir la situación de jaque en la que la han relegado los otros dos paradigmas volcando el damero y volviendo a poner en tela de juicio el tema principal de la cuestión meridional. Se rechaza, de hecho, la condición patológica y con ella las categorías de “retraso” y “subdesarrollo” (al fin y al cabo, consoladoras) para proponer una visión del Mediterráneo como posesor de un estatuto diferente, un Mediterráneo político-cultural más que económico-geográfico. 103 PERCORSI PERCORSI Worldwide El Mediterráneo como “vanguardia” seduce nuestras mentes y pone a dura prueba nuestra capacidad diagnóstica y operativa, estimula elecciones atrevidas y requiere una clase dirigente adecuada a un “continente líquido” que hoy cuenta con una población potencial de 438 millones de habitantes, comparable con toda la población de la Unión Europea y que en 2050 tendrá más de 570 millones de habitantes (superando tanto la UE como los EEUU). El Mediterráneo se propone pues como un potente productor de preguntas, ambiciones y proyectos a los que dar una respuesta. Les corresponde a las nuevas clases dirigentes de la nueva Unión del Mediterráneo, lanzada en 2007, descubrir rutas que a menudo son antiguas, hijas de una estratificación cultural conservada en el genius loci meridiano. Les corresponde a las clases dirigentes – existentes, si capaces, o nuevas, si necesarias – introducir teselas de calidad en un mosaico que aún no está completo, pero que corre el riesgo de ser definido por otros. El reto que le espera al Mediterráneo es el de identificar un proyecto colectivo que sea capaz de funcionar como catalizador de las diversidades, que sepa construir ese tejido cultural, social y civil que actúe como “pacto constitutivo” del nuevo sujeto político. Y este proyecto no puede sino pasar por l formación y la investigación, tejido en el armazón de la universidad y de los institutos de formación e investigación, reforzado no sólo por el intercambio de estudiantes y estudiosos, sino también por la construcción de programas de formación comunes y de proyectos de investigación transnacionales, proyecto constantemente interconectado por flujos de capitales culturales y cognitivos que lo atraviesan. No se trata de volver recorrer la vieja relación colonial de la formación ofrecida a los países del sur, ya no tenemos que limitarnos a tejer relaciones económicas con Magreb o con Egipto a través del camino de la formación y de la afiliación de sus clases dirigentes. Es más bien el reconocimiento de objetivos comunes el verdadero reto, es encontrar cadenas de formación transmediterráneas, vinculadas a una formación integrada, pero también cluster de investigación que se nutran del mejor milieu cultural de los países de las diversas riberas. Sólo el reconocimiento de un verdadero “espacio euromediterráneo de la formación e investigación” puede permitir el nacimiento de un análogo sujeto político , sólido, interconectado, profundo y no alimentado solamente por un oportunismo relacional y de contraste con los egoísmos continentales. ¿Cuáles retos pueden ser las primeras células del nuevo tejido conectivo de la formación y la investigación? Algunas ya son visibles para ser afrontadas inmediatamente, para las cuales, además, es necesaria una amplitud de visión: la gestión integrada de las costas y la integración de los puertos, la innovación energética y la sostenibilidad del medioambiente, la conservación, la restauración y la valorización del patrimonio cultural en una óptica de distrito, el turismo relaciona y las cadenas de producción conectadas, como la agricultura y la enogastronomía. Son ámbitos en los que existe ya una colaboración incipiente que debe superar su dimensión episódica y volverse estructural, facilitando la construcción de ese espacio transnacional de la formación e investigación que hoy es necesario para ganar el reto de la innovación ya empezado en los EEUU y plenamente en desarrollo en la India y en China. Concebir el Mediterráneo como una autonomía cultural y de la formación integrada requiere el compromiso de volver a diseñar nuevas trayectorias totales para el futuro. La cuestión no puede ser afrontada solo de manera sectorial y no puede involucrar solo a la industria cultural. El Mediterráneo del conocimiento debe basarse en el crecimiento de la ciudadanía y de la responsabilidad de las clases dirigentes: no es un estandarte bajo el que resguardarse, sino un bandera que nos llama a una batalla por un proyecto cultural y político. Sicilia candidata ideal para la gobernabilidad de las políticas del turismo en el área mediterránea e l sueño de una gran área que tenga también la connotación de una importante realidad económica parece crecer más de lo previsto. Como sucede muchas veces la realidad supera la proyectividad política y, a veces, también la económica. Ni se puede dudar de la implicación a todos los efectos del turismo no sólo como factor económico entre los más relevantes, sino también como momento de conocimiento de realidades distintas, de intercambio de experiencias hu- PERCORSI Worldwide manas y sociales, además de apreciación directa de culturas y testimonios importantísimos. El Mediterráneo posee este importante atractivo y contiene estos valores, antiguos y todavía hoy testimoniales, y es por esta razón que el movimiento turístico ya ha anticipado el diseño estratégico de la zona tanto con el fin de una indispensable coordinación como también para su desarrollo más ordenado. En este sentido no podemos sino tener en cuenta que ya en 2008 las llegadas a la zona han sido 300 millones y representan el 32.4% de las llegadas mundiales, mientras, si miramos en detalle las diferentes “microzonas” que componen la Cuenca, descubrimos que 30 millones de turistas llegan a la zona Este, 14.5 millones a la zona balcánica, 29 millones a la zona Sur-mediterránea, mientras que 200 millones anualmente a la zona Norte-mediterránea, que es la más apreciable por Italia y Sicilia, en particular. Es evidente la importancia turística del área del Mediterráneo y es igualmente fácil prever su sucesivo desarrollo. Dentro de algunos años, de hecho, la demanda verosímilmente crecerá en una síntesis de elecciones comparadas entre las grandes áreas del mundo, comenzando por la mediterránea para ir a la caribeña, etcétera, no hay ninguna duda sobre el hecho de que, si los estados interesados no se organizarán bien, prevalecerán fatalmente otros mercados. El Mediterráneo en sus distintas articulaciones territoriales, puede contar con un patrimonio cultural y artístico- monumental único, con un clima difícilmente comparable, además de sus sólidas tradiciones sociales que constituyen un mercado entre los más interesantes de la Tierra. Desgraciadamente no siempre ha sido considerada en la medida justa la necesidad de un “gobierno turístico” del área o al menos de una coordinación de las actividades turísticas con una referencia especial al incoming. En realidad algunos pasos en esta dirección se han dado con el objetivo de dar voz y visibilidad a las distintas destinaciones del área donde todos los interesados (hosteleros, operadores, agentes de viajes, etc.) puedan apoyar la amplia oferta de los Estados que se asoman al Mediterráneo. De hecho ha sido fundada en París en 2008 la “META” (Mediterranean Travel Association), que es una Asociación que reagrupa a algunos operadores del área, que se dispone a preparar un portal dedicado a la oferta y que tratará de organizarse mejor en el futuro. Desafortunadamente en esta perspectiva organizativa Sicilia está culpablemente todavía ausente, mientras podría convertirse, por vocación cultural y geografía natural, en el centro de interés y coordinación; teniendo, más que cualquiera, los elementos más importantes de un “producto” competitivo en el mercado mundial. Es necesario rápidamente dar cuerpo a un nuevo proyecto, ampliamente discutido y compartido, comparado con los gobiernos interesados y con los operadores, imaginando una “Bolsa del turismo del Mediterráneo” que pueda transformarse en un escaparate importante de las distintas realidades sociales y culturales para un intercambio más eficiente entre demanda-oferta. Para esto habrá que invocar también al bloque Euromediterráneo: somos ya muchos los países del Mediterráneo que pertenecen a la Unión Europea, y como tales, podemos convertirnos en el nexo con los países árabes y con otras realidades sociales que, teniendo intereses comunes, Worldwide pueden realizar una síntesis histórica, económica y social sin precedentes; es decir, pasando de ser antiguos pueblos de tendencia dominante a operadores de paz y de amistad. En realidad, uno de los objetivos importantes del turismo es justo el intercambio de las experiencias y de los conocimientos sociales en un marco de paz y de posible desarrollo de las economías creando riqueza y bienestar. Tenemos la posibilidad de realizar este gran proyecto, tenemos que trabajar mucho para conseguir los objetivos a medio plazo trabajando con los demás y Sicilia no puede ausentarse del desarrollo turístico de la zona, quedándose aparte de las iniciativas que vayan surgiendo, so pena de quedarse aislada y destinada a ser “arrastrada” por la corriente impetuosa del progreso. Y sería también una pena, perder una ocasión histórica teniendo las mejores características culturales, climáticas y artístico-monumentales. No debemos mirarnos al ombligo ignorando a los demás, es necesario alargar la mirada a toda el área mediterránea que, junto a Europa, es nuestra Gran Patria. La entrevista a Gianmaria Sparma, Director General del Departamento de Pesca de la Región Sicilia d irector, el nuevo reglamento mediterráneo sobre pesca, que entró en vigor el 1 de junio, tiene como objetivo tutelar las especies pesqueras con riesgo de extinción... Sí, es verdad, el reglamento mediterráneo sobre pesca aprobado por la comisión europea tiene como objetivo tutelar las especies con riesgo y la nutrición de los peces adultos. PERCORSI Concretamente, el reglamento impone nuevas distancias a la costa: no menos de 1’5 millas para las redes tiradas bajo costa y 0’3 para las dragas usadas para la captura de las especies que viven a pocos metros de la costa. Está claro que más allá de los buenos principios que dicha reglamentación impone en la tutela del patrimonio pesquero, queda el hecho inevitable que muchas especies (sepias, calamares y muchas otras) que forman parte de nuestra tradición gastronómica se perderán. ¿Entonces cuál es la solución? Es difícil decirlo, dado que peligran también muchos puestos de trabajo de centenares de pescadores. Pero lo que seguramente hay que hacer inmediatamente es adoptar nuevas medidas de apoyo a la renta. ¿O sea? En primer lugar, facilitar el acceso a créditos por parte de las empresas. El sector de la pesca está hoy entre los sectores económicos empresariales italianos más débiles. Eso se percibe por el número de solicitudes de acceso a la financiación del Fep (Fondo europeo para la pesca). Hasta ahora las instancias presentadas han sido financiadas, tanto que todo el presupuesto a nuestra disposición ha sido empleado. Con la ley 16 del 2008 ha sido posible crear un fondo (500 mil euros iniciales) para paliar la crisis de las empresas pesqueras, pero falta todavía mucho por hacer. Un llamamiento con tal propósito va a los bancos para que den confianza a las empresas que operan en el sector de la pesca. Ayudar la pesca significa ayudar gran parte de la economía siciliana. Para muchos pequeños centros y para muchas marinas la pesca representa la única actividad económica existente. Hoy se habla mucho de especie pesquera alternativa. ¿Quiere explicárnoslo mejor? La reciente normativa sobre la pesca mediterránea tiene como objetivo tutelar las especies pesqueras con riesgo de extinción (atún y pez espada) a través de una serie de limitaciones, que cargan sobre la economía de la pesca. Si por un lado, pues, la puesta en práctica de tal normativa tutela el ecosistema marino, por otro lado pesa sobre el desarrollo de la pesca tradicional. Una solución para resolver tal problema podría ser la de desplazar la atención de los consumidores a otras especies de peces poco conocidas pero igualmente dignas de formar parte de nuestra cultura gastronómica, pienso por ejemplo en algún pescado azul y al pulpo. Existen, en resumidas cuentas, algunas especies de pescado que no consideramos, pero que pueden dar a nuestras industrias conserveras éxitos comerciales igualmente adecuados. Está claro que será un proceso lento, ya que no es fácil transformar los gustos de los consumidores, ligados a una tradición fuerte y antigua. Es importante, por lo tanto, empezar y 107 PERCORSI PERCORSI Worldwide apoyar una campaña de promoción a la educación alimenticia que modifique, aunque lentamente, el gusto de los consumidores. ¿Cómo piensan intervenir para paliar la crisis del sector pesquero? Ya se han realizado muchas intervenciones. Un primer paso ha sido el de valorizar la producción pesquera de piscifactoría a través de una mayor inversión en los institutos de investigación. Se ha intentado y se sigue intentando potenciar las actividades colaterales a la pesca tradicional, como la piscicultura, la maricultura y el turismo pesquero. Está claro que todavía faltan muchos pasos por dar. Por ejemplo es necesario incentivar, a través de una serie de acuerdos programados, el desarrollo comercial y, al mismo tiempo, es necesario intervenir en todo el territorio, con una serie de acciones estructurales, para reforzar el sistema productivo y reducir el peso de los costes. Sin, obviamente, perder de vista el respeto por el ecosistema marino. ¿Cuál es hoy la tipología de pesca más difundida en el mar de Sicilia? La más difundida es seguramente la de las pequeñas embarcaciones, con una neta predominancia del sistema de arrastre, muy común en Mazara del Vallo, donde se encuentra la flotilla de arrastre más importante, no sólo a nivel regional, tanto por el número de embarcaciones como por las dimensiones. No olvidemos, además, que la flota siciliana representa el 25% de toda la flota nacional. Veinte años dedicados a la belleza “italiana” en el mundo e ra natural de Cosenza la bisabuela, por parte de padre, de Miss Italia en el Mundo 2010, la chica de 22 años, Kimberly Castillo Mota, elegida el 30 de junio. Lo ha dicho ella misma mientras posaba para unas fotos. Su bisabuela se llamaba Lucia Siciliano. El acento de la Miss, en realidad, ha dificultado la comprensión del apellido. “Ceciliano” ha dicho Kimberly , luego ayudada en la pronunciación correcta. Y de hecho Siciliano es un apellido muy común en la ciudad de los Bruzi. Nacida en Higuey, en la República dominicana, el 26 de agosto de 198, Kimberly mide 1.80m, tiene el pelo castaño y los ojos marrones. Es modelo y estudia arquitectura. Tiene dos hermanos y tres hermanas. Abandonada por su madre cuando era pequeña, se ha criado con su abuela y con su padre Antonio. Es la primera vez que viene a Italia. Desde luego no conoce Cosenza. Diana Curmei, la Miss anterior le ha entregado la corona. A la Miss 2010 se le ha entregado una corona nueva, enriquecida con 1800 diamantes. Por primera vez en Italia, Kimberly siente una gran atracción por PERCORSI 108 nuestro país y, siendo apasionada de arquitectura, especialmente por el Coliseo y el Vaticano. La segunda clasificada es la n. 28, Miss Italia Alemania, Giuseppin Cannella, mientras que la tercera es la n. 50, Miss Italia Amazonia, Esmeralda Yaniche, repescada por el jurado presidido por Mara Venier. La ciudad de Jesolo y la región Veneto han acogido por cuarta vez a las 50 chicas de las Comunidades italianas de 42 Paises que en un programa televisivo emitido en dos partes (29 y 30 de junio) se han disputado el título de la más guapa del Mundo. Inédita la pareja de presentadores: con Massimo Giletti, veterano en Miss Italia en el Mundo, aparece Cristina Chiabotto, la Miss de 2004, revelación televisiva en “Mira quién baila”, que no ha dejado de trabajar. Es un verdadero evento que hay que subrayar porque no es frecuente que una chica cumpla un camino tan perfecto hasta volver entre las misses como protagonista de la TV. Una velada dedicada a la belleza internacional de las chicas italianas sustituye el mundial de fútbol para celebrar las veinte ediciones del Concurso ideado por Enzo Mirigliani y realizado por su hija Patricia, nuevo patrón, y los veinte años de transmisiones de Raiuno. “Hemos traído a Jesolo nuestro campeonato del mundo – subraya Patrizia Mirigliani – es un torneo de la belleza, pero también una manifestación del afecto por nuestros connacionales, un tiempo emigrantes y hoy más simplemente “ciudadanos del mundo”. “Veneto – evidencia el presidente Luca Zaia - ha convertido el concurso en una gran fiesta y las chicas viven los extraordinarios días de su aventura rodeadas por el calor de la región y de su gente, ‘entre’ y ‘con’ los habitantes y los invitados de una de las más bellas playas del País”. Como dice el alcalde Francesco Calzavara, la belleza constituye el evento que embiste Jesolo con toda su carga de juventud, moda y glamur: the city beach de Veneto, que ha elegido la armonía de las formas también en la programación urbanística, ha prepa- rado un calendario de eventos que se cerrarán con un desfile de las misses entre miles de personas, italianas y extranjeras. La final de Raiuno, en directo en todos los continentes, naturalmente constituye el centro del interés porque se concluye con un espectáculo de gran calidad y con jurado, invitados y presentadores muy esperados, un rodeo que ha involucrado a miles de chicas en todo el mundo. El main sponsor del concurso, la firma Sasch, ha acompañado a las misses también este año durante todas las selecciones y cuidará el vestuario de las candidatas en la noche de la elección de la Miss. Servicios fotográficos, entrega de los números a las concursantes, preparación de las primeras coreografías para la final. Intensos preparativos para las cincuenta concursantes de Miss Italia en el mundo. En el teatro Vivaldi de Jesolo, las chicas han posado para algunos de los servicios fotográficos programados para estos días y han sido reunidas en grupos para la entrega de estos números que las acompañarán en su recorrido hasta la elección de la italiana más guapa en el extranjero. Un largo encuentro con los autores y los técnicos, seguido por las primeras operaciones para la realización de las coreografías y los bailes de la final del 30 de junio, emitida desde el Palacio del Turismo de Jesolo por Raiuno. El fin de semana se acerca y las misses parecen más relajadas. La tensión debida a la llegada ya ha pasado y ha dejado sitio a la serenidad y las ganas de disfrutar juntos estos días. Y ya las chicas revelan las primeras anécdotas y las primeras curiosidades. Empiezan a contar las experiencias de su joven PERCORSI 110 vida y sus aspiraciones, a revelar insólitos detalles de su carácter. Como Sara Johanna Angelini Giacché, Miss Italia Venezuela Caracas, que, siempre atenta a la protección de los animales, recuerda que cuando tenía 11 años salvó y se llevó a su casa un murciélago que sus compañeros estaban maltratando. “Estaban jugando al fútbol con él, como si fuera una pelota”. Su madre de Valle de Aosta y su padre véneto, Miss Italia Venezuela Caracas, 22 años, sueña con abrir un refugio para animales abandonados de todo tipo, no sólo las típicas mascotas. Vuelve a casa un día Valentina Troni, Miss Italia España, que en Madrid defenderá la memoria de fin de carrera. «Coincide con los días del concurso. Me licencio en periodismo, publicidad y relaciones públicas», dice la miss, que promete “El domingo estaré nuevamente en Jesolo”. Nacida en Roma, de padre “romanista” y madre española, Valentina, 23 años, cuenta: “Cuando estoy en Madrid corro todo el día. Además de la universidad, estoy haciendo prácticas en una empresa de publicidad”. Empeñada a la vez en diversos ámbitos, la miss confiesa que estudiar no le gusta mucho. “Creo que no le gusta a nadie. Pero yo quiero saber, conocer. Y la única manera de hacerlo es aprender. Aprender siempre y todo lo posible”. Las misses - Las 50 jóvenes que este año han participado en el concurso de Miss Italia en el Mundo 2010 proceden de 42 países. Once estudian en el instituto, mientras 23 en la universidad. Entre las que ya trabajan (11) hay empleadas, manager de pequeñas empresas, modelos. Las demás están en el paro. La edad media de las chicas es de 20 años. Doce son todavía menores de edad (siete tienen 16 años y cinco 17), todas nacidas en 1993. Las chicas de 16 años, como dicta el reglamento del concurso, cumplirán los 17 antes del final de 2010. Las mayores son 4 y tienen 25 años, tres nacidas en 1984 y una en 1985: respectivamente Miss Italia Dinamarca, Miss Italia Japón, Miss Italia Gran Bretaña y Miss Italia Benelux. Por lo que se refiere a los orígenes italianos de las candidatas, las familias de 22 chicas provienen del norte de Italia. Siete chicas tienen familia en Italia del centro. Del sur de Italia proceden 18 concursantes. La mayoría, 32 de 50, habla italiano, mientras que 18 lo entienden pero lo hablan poco o no lo conocen. Veinticuatro tienen el pelo castaño; las rubias son 11. Cinco tienen el pelo negro. Veintisiete chicas tienen los ojos marrones, seis azules, 16 verdes y solo una negros. Miden en media 1.73 m; miss Italia África es la más alta (1.81 m). I Tuoi diritti si muovono con l’INAS L’Istituto Nazionale di Assistenza Sociale È l’Istituto di assistenza sociale promosso dalla CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) creato per offrire gratuitamente servizi e tutela per quanto riguarda la previdenza, l’assistenza, la prevenzione e la difesa della salute. È un Istituto di Patronato e come tale è regolato, nella sua attività e nelle sue funzioni, da leggi dello Stato. Provvede a tutelare indistintamente e in modo gratuito tutti i lavoratori e i loro familiari per la realizzazione dei loro diritti previsti da leggi nazionali, regionali, dai contratti di lavoro, dalla normativa europea e dagli accordi internazionali di sicurezza sociale. Possiede una struttura articolata su tutto il territorio nazionale e all’estero. Oltre 1.400 sono i suoi dipendenti che operano in circa 700 uffici in Italia e in più di 100 uffici situati nei maggiori Paesi di emigrazione italiana. L’INAS è finanziato attraverso un apposito fondo derivante da un contributo diretto dei lavoratori dipendenti e gestito dal Ministero del Lavoro che ne controlla l’attività. L’attività dell’INAS all’estero Da oltre 60 anni l’INAS opera a favore dei lavoratori migranti ed è attualmente presente in tutti i maggiori paesi di emigrazione italiana e precisamente in Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Olanda, Slovenia, Spagna, Svizzera, Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela, Cile, Canada, Stati Uniti e Australia. Inoltre il nostro Istituto ha una propria rappresentanza in Senegal e in Marocco. Per offrire una migliore tutela sindacale e sociale ai nostri connazionali e a tutti i cittadini comunitari e non comunitari, l’INAS ha stipulato accordi di collaborazione con le centrali sindacali dei paesi di accoglienza aderenti alla CES e alla Confederazione Internazionale dei Sindacati e con numerose associazioni. L’attività di assistenza dell’INAS è completamente gratuita e molto vasta. Gli assistiti si rivolgono alle nostre sedi principalmente per la gestione delle pratiche previdenziali italiane, estere e in conven- www.inas.it zione internazionale ma altrettanto importante resta l’attività volta al conseguimento delle prestazioni socio-assistenziali, l’attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane e quella mirata a favorire l’integrazione sociale dei migranti nei Paesi in cui siamo presenti. L’INAS con la sua rete di uffici sparsi in tutto il mondo favorisce la comunicazione tra i sistemi socio-previdenziali e asseconda le esigenze di tutela sociale che nascono dalla sempre crescente mobilità internazionale. Per questo il nostro Istituto si qualifica come una componente importante dei sistemi di welfare nei paesi in cui è inserito e si pone come interlocutore delle amministrazioni pubbliche e delle realtà del privato sociale per la prestazione dei servizi ai cittadini e ai migranti. L’attività dell’INAS in Italia per gli immigrati L’INAS assiste in Italia i cittadini comunitari e non comunitari immigrati affinché possano godere dei diritti e assolvere ai doveri previsti dalle leggi e dagli accordi internazionali, attraverso l’informazione e l’assistenza diretta. Insieme alla CISL, l’INAS è fortemente impegnata nell’attività di assistenza e tutela lungo il percorso che i cittadini non comunitari devono seguire per raggiungere l’inserimento lavorativo, sociale e culturale. L’azione di tutela è rivolta quindi all’assistenza degli immigrati per tutti i problemi connessi all’ingresso e al soggiorno in Italia. Particolare attenzione è rivolta ai problemi del lavoro, della famiglia, del diritto allo studio e alla salute. Una speciale attività di consulenza riguarda i problemi previdenziali e quelli dell’acquisizione della cittadinanza italiana. L’INAS in Sud America VENEZUELA Caracas CHACAO UNITAD TECNICA DEL ESTE 4/12 1060 - CARACAS CHACAO [VEN] Tel. 0058-212-2668879 0058-212-2668879 Fax 0058-212-2676494 [email protected] BRASILE San Paolo 04017 - SAN PAOLO [BR] Tel. 0055-11-55792358 0055-11-55792358 Fax 0055-11-55793482 [email protected] URUGUAY Montevideo VAZQUEZ 1484 11200 - MONTEVIDEO [U] Tel. 00598-2-4081321 00598-2-4081321 Fax 00598-2-4085174 [email protected] ARGENTINA Buenos Aires AV. Indipendencia 1259/61 1099 - BUENOS AIRES [RA] Tel. 0054-11-43811509 0054-11-43811509 Fax 0054-11-43811196 [email protected] INAS CISL Sede Centrale/Headquarters Viale Regina Margherita 83/d - 00198 Roma - ITALIA tel +39 06 844381 - fax +39 06 84438314 [email protected] CILE Santiago Las Condes Rotonda La Capitania 490 Tel. 0056-2-3785146 [email protected] PERCORSI Last call “Chi guarda l’oro non pensa mai che c’è gente che muore in miniera” P