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This paper might be a pre-copy-editing or a post-print author-produced .pdf of an article accepted for publication. For the definitive publisher-authenticated version, please refer directly to publishing house’s archive system. B E L V I V ERE L’ a r c h i t e t t o v o l a n t e di Carlo Ratti Il laptop nell’orto l e pag i n e d i b e lv i v e r e s o n o stat e i ll u s t r at e da va l e r i o v i da l i Design di Lavinia Capritti Scultorea Kloe È un architetto affermato Marco Acerbis, 35 anni, formazione a Londra da Sir Norman Foster, studio d’impronta ecosostenibile a Bergamo. Ma ha ancora l’aspetto da ragazzo appena uscito dall’Università (si è laureato al Politecnico di Milano con una tesi sul teatro d’opera trasportabile) e ci mette lo stesso entusiasmo di un novizio nel parlare della sua poltrona Kloe. Seduto negli spazi della Desalto, la Kloe di fronte in modo da poterla descrivere al meglio, racconta forza e genesi di questa seduta. Partendo dal nome. A dire il vero, all’inizio Acerbis sembra quasi cadere dalle nuvole di fronte alla domanda sul perché di quel nome. Poi, spiega: «L’abbiamo chiamata così per evidenziarne al contempo il rigore, suggerito dalla monolitica K iniziale, e la femminilità, come lascerebbe supporre la L il cui andamento è molto sinuoso». Guardiamola, allora. Kloe è bella e sedercisi sopra, nonostante l’aspetto scomodo, è piacevole. È quasi morbida se, un po’ incuriositi, la si tasta. Sa giocare con la luce, perché è strutturata con parti piene e vuote sulle quali i raggi un po’ si rifrangono un po’ scappano via, creando effetti sempre diversi. Dice Acerbis: «Penso che la vera formazione di un architetto sia saper prevedere come gli oggetti reagiranno alla luminosità e saper dare ricchezza anche a un materiale povero. A Kloe volevo conferire un aspetto scultoreo. Spero di esserci riuscito». www.desalto.it B eauty di Monica Melotti Profumo di verde Cinema, design e profumi fanno rima con l’impegno per salvare la terra. La Green therapy contagia Michelle e Barack Obama che coltivano l’orto alla Casa Bianca. Per rilassarsi ed esorcizzare le incertezze della crisi, basta un soffio di profumo. Come accade con la fragranza Essence di Narciso Rodriguez, firmata da Alberto Morillas, un incontro tra muschio, rosa e iris. Predilige l’accordo di caprifoglio, gelsomino e magnolia Cristalle Eau Verte di Chanel, dal colore verde chiaro e dall’odore delizioso che ricorda note fresche e cristalline. La fragranza maschile Hugo Element, destinata soprattutto ai giovani, emana coriandolo e zenzero su effluvi legnosi. È unisex l’eau fraîche Bois d’Orange di Roger&Gallet: le note di agrumi e legni fanno viaggiare la fantasia. www.narcisorodriguez.com www.chanel.com www.roger-gallet.com www.hugo.com Parrebbe di essere a Rozzano, periferia di Milano, oppure nella bassa padana: prati e filari alberati, punteggiati di capannoni e villette del geometra. Invece siamo a Mountain View, California, nel quartier generale di Google, uno dei principali snodi mondiali della società dell’informazione. L’architettura non è granché: un complesso vagamente postmoderno costruito da Silicon Graphics negli anni Ottanta e poi convertito nel ben noto Googleplex. Lo stile di vita dei residenti - i cosiddetti Googlers - merita invece qualche considerazione. Arrivo in un’ariosa giornata di sole, verso mezzogiorno. Un manipolo di ventitrentenni sta giocando a beach volley all’aria aperta. Più in là un paio di ragazzi col laptop smanetta in mezzo ai pomodori: un orto biologico, infatti, occupa la parte centrale del campus. «Ciascuno di noi può prendersi cura delle proprie verdure - spiega Jeff Walz, direttore della ricerca universitaria -. Io che non ho un giardino privato ho trasformato il retro del mio pick-up in un orto ambulante...». Una sorpresa in un ambiente corporate? Sì, ma non più dei diciassette ristoranti o bar gratuiti con menù all’insegna del salutismo, della piscina all’aperto, delle lavanderie che si occupano del bucato o persino del furgoncino di onsitehaircuts.com, che propone un rapido taglio di capelli tra un meeting e l’altro. Stranezze della Silicon Valley, pensate per geeks incapaci di gestire la propria vita privata? Qualcuno in passato le ha liquidate così. Io credo invece che siano le avvisaglie di qualcosa di più profondo: una rivoluzione che, prendendo le mosse dalla capacità di essere online sempre e dappertutto ci permetterà di beneficiare di una libertà senza precedenti nel gestire il nostro tempo. Tornando a considerare il lavoro un gioco creativo, in un rapporto di armonia con la nostra vita privata e la natura. V e n t i q u at t r o 30