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CAT: ELETTO IL
NUOVO PRESIDENTE
a cura della RedAzione
Il 28 dicembre gli iscritti del
Collettivo d’Azione Territoriale hanno rinnovato il vertice
dell’Associazione.
Il nuovo Presidente è Denise
Marianacci,
eletta
all’unanimità in seguito alle
dimissioni del precedente
Presidente, Luigi D’Ettorre.
Da sempre animatrice di
gran parte delle iniziative organizzate dal CAT nel corso
degli anni, nonché ideatrice
del progetto della Biblioteca
Popolare, la nuova Presidente dell’Associazione sarà
chiamata a dirigerla in un anno particolarmente importante che vedrà il CAT impegnato su più fronti, tra cui, uno
dei più caldi sarà sicuramente le elezioni comunali del
2014.
Tutto il CAT, consapevole di
aver fatto la scelta giusta nel
volere Denise alla presidenza, è fiero di sostenerla per
l’organizzazione delle attività
future dell’Associazione e
spera sentitamente che questa ventata di novità porti
nuovo entusiasmo tra gli iscritti, tra le altre associazioni e in paese.
Gennaio 2013
Dicembre2012
l’editoriale...
Due Giorni Culturale: momenti di inFormazione
per Torrebruna
a cura della RedAzione
Due tranquille giornate di sole. Due
inconsueti pomeriggi di festività patronali.
Un po’ di ragazzi e di persone interessate. Un po’ di voglia di stare insieme, di conoscere e di condividere
informazioni, pensieri, esperienze,
conoscenze.
Questa è stata la ricetta, o forse il
risultato, della DUE GIORNI CULTURALE che il CAT ha organizzato il
5 e il 6 ottobre presso la Sala Consiliare della Comunità Montana di
Torrebruna.
Nella prima giornata, la dottoressa
Giorgia Sisti ci ha parlato della sua
esperienza di ricerca per la scrittura
del suo libro: “Lo Stranier. Vita anarchica di Antonio Cieri”. E con un salto indietro nel tempo ci ha portato
nella Parma degli anni ’20 per raccontarci delle barricate e dell’atto di
forte resistenza al fascismo dei quartieri popolari parmigiani, guidati anche dal vastese Antonio Cieri. Abbiamo appreso l’esperienza anarchica
degli Arditi del Popolo e l’esperienza
di lotta di Resistenza di Cieri e di
tanti antifascisti italiani nella Spagna
franchista.
Quella organizzata in occasione della
DUE GIORNI CULTURALE, è stata
la prima presentazione del libro di
Giorgia che, prima di partire per Parma (dove la figura di Antonio Cieri è
ampiamente ricordata e celebrata, al
contrario del vastese che, invece, l’ha
quasi dimenticato…) per far conoscere la sua opera a un più vasto pubblico, ha accolto con grande entusiasmo
il nostro invito.
La seconda giornata di incontro/
dibattito, ha visto la partecipazione
di due cari amici, Nicholas e Federica, che ci hanno raccontato la loro
esperienza e dei loro stili di vita legati
alla
terra
e
al
mondo
dell’agricoltura sostenibile.
Si è parlato del territorio, del nostro
territorio. Dell’importanza di rispettarlo e tutelarlo. Della necessità di
tornare a stili di vita più
“ecosostenibili”. Della possibilità di
trovare le capacità e la forza per farlo, sia per noi stessi, sia per le generazioni future.
I due ragazzi, che oggi vivono a Tufillo, dove hanno acquistato una
masseria e del terreno da lavorare,
ci hanno portato anche i loro lavori
in terra cruda, le loro opere d’arte e
di artigianato, ci hanno esposto i
loro progetti (quelli realizzati e quelli “work in progress”…) e hanno apprezzato il nostro invito a rimanere
in contatto con noi per i progetti
futuri e per diffondere il più possibile informazioni e conoscenze sui
metodi
agro
ecologici
e
sull’ecosostenibilità.
Importante e significativa la partecipazione attiva al dibattito da parte
del pubblico che ha incalzato i due
relatori con domande e interventi
appassionati. Il CAT, per questo, si
ripropone di non abbandonare la
tematica, ma coltivarla nel tempo,
per contribuire a far crescere una
nuova consapevolezza e magari indicare una nuova e inedita via di sviluppo economico e occupazionale
per l'area vastese.
Insomma… potrebbero criticarci
perché, del resto, tutti siamo soggetti a critiche.
Qualcuno potrebbe accusarci perché
tutti potrebbero sbagliare.
Altri, magari, preferiscono metterci
da parte o sminuire quello che facciamo perché non proprio tutti sono
in grado di capire in che direzione
vogliamo andare. Ma ci siamo.
Il CAT c’è.
E questo è importante.
Con coraggio e sempre con rispetto.
Un passo alla volta.
“CHI HA VISTO NE DA TESTIMONIANZA”
di Elisabetta Cicchillitti
16 Ottobre 2000 Radio Radicale.it
“Antonio era lì perché non era un tipo da
scrivania. Dopo due o tre mesi di vita di
vita cittadina, scalpitava per andare altrove. Era di passaggio. In Ruanda e Burundi
durante i massacri hutu e tutsi, in Algeria,
quando uomini, donne e bambini venivano sgozzati; a Sarajevo, quando i cecchini
freddavano civili al mercato. Ora a Phristina: in tutto il Kosovo non c’era più un solo
giornalista occidentale.
Antonio Russo non apparteneva all’ordine
dei giornalisti: era un free lance, molto
free. Il suo linguaggio scarno e crudo lo
teneva lontano da ogni compiacimento:
non c’era alchimia, non c’era narcisismo.
Orgoglio si, tanto.”
Antonio Russo (Chieti 1960-Tbilisi 2000).
Adottato da mamma Beatrice, fin dai tempi della scuola superiore aveva mostrato
spiccato interesse nei confronti della filosofia, in particolare nei confronti
dell’etica, del dovere. La sua fede filosofica
era tanto forte da spostare le montagne,
fondò infatti anche una piccola rivista filosofica. Non aveva voluto iscriversi
all’Ordine dei Giornalisti e aveva rifiutato
testate blasonate poiché si sentiva libero di
raccontare la realtà della guerra stando a
contatto con le popolazioni civili che stavano subendo delle atrocità, senza stare
“con il culo al caldo”. Russo fu inviato di
Radio Radicale in Kosovo dove rimase fino
al ’99 per documentare la pulizia etnica
contro gli Albanesi Kosovari.
Antonio Russo è deceduto la notte tra il 15
e il 16 ottobre del 2000 in Georgia dove
si trovava per testimoniare la guerra in
Cecenia. Il suo corpo fu ritrovato torturato e livido, con TECNICHE RICONDUCIBILI A REPARTI SPECIALIZZATE MILITARI. Il materiale (scomodo) che aveva con sè (videocassette, appunti, articoli) non fu MAI ritrovato.
Le circostanze non sono state chiarite;
molti hanno avanzato pesanti accuse al
governo Putin. Antonio aveva infatti trasmesso in Italia notizie scottanti circa la
guerra, era venuto a conoscenza di un
commercio illegale di organi.
Antonio è morto lì, solo. E’ morto per un
ideale. Il suo ideale di vita. Il suo alto
senso del dovere. Dovere di NON INDIFFERENZA. Sentiva il dovere etico di TESTIMONIANZA. Solo chi vede può dare
testimonianza.
Russo quando sua madre voleva donargli
un crocifisso rispose: “Lascia stare, ognuno la sua croce la porta nel cuore”. Antonio era ateo. A mio avviso aveva messo in
pratica il più di molti “sepolcri imbiancati” (farisei) il messaggio evangelico.
Antonio, il VERO CRISTO lo portava nel
cuore: non il Cristo figlio di Dio, ma il
Cristo UOMO, il Cristo cantato da De
Andrè, il Cristo SOLO, DERISO, TORTURATO, CROCIFISSO. 2000 anni fa, come la notte tra il 15 e il 16 ottobre del
2000, come anche oggi, il sadismo porta
all’eclissi dell’umanità, della ragione.
Fate Voi
di un ex astemio
Se sono schizzinoso o no,
io non lo so.
E anche se valgo o no,
io non lo so.
Che anzi adesso che ci
penso
io non voglio diventare
nessuno.
Che fate voi.
Che io per me
l' importante è che ci sono
l' essenziale è che ci sono
e meno male, che ci sono.
PRIMARIE PD / SEL:
RISULTATI E ANALISI DEL VOTO A TORREBRUNA
di Luigi D’Ettorre e Denise Marianacci
L’analisi del voto delle Primarie a Torrebruna è molto semplice. Innanzitutto si è assistito alla “liquefazione” del Pd che,
prima non è riuscito ad aiutare i rappresentanti di Vendola ad organizzare l’Ufficio elettorale e il seggio e poi ha portato a votare
ben poche persone rispetto alle elezioni precedenti. Facciamo un paio di esempi: alle elezioni politiche del 2008 la lista Pd ha
raggiunto la ragguardevole quota di 233 voti e alle elezioni europee del 2009 173 voti. In queste primarie non c’è stata nessuna
mobilitazione degli elettori “democratici” e il risultato finale andato ai candidati del Pd è molto ridimensionato: 33 voti (primo
turno). Ad onor del vero le “barriere” al voto sono state pesanti: il pagamento dei 2 € (non tanto per la quota in sé, bensì per
una questione di principio), la delegittimazione a cui i partiti e la classe politica sono sottoposti, la difficoltà nel fare una campagna elettorale “fuori stagione”, in cui quasi nessuno ha sentito il bisogno di mobilitarsi, la crisi economica che ha cambiato
l’ordine delle priorità.
Gli elettori del Pd di Torrebruna hanno sonoramente bocciato Bersani, il segretario del loro partito, e promosso la new entry
Matteo Renzi. I voti per Vendola hanno raggiunto il 50% al primo turno (quota altissima, anche paragonandola ad altre realtà
nazionali) e poi sono stati decisivi per far quasi triplicare i voti per Bersani al turno di ballottaggio (da 7 voti a 18). Il “bottino”
poi è andato in parte all’astensionismo (i voti sono passati da 66 del primo turno a 54 del ballottaggio) e gran parte nelle schede
bianche/nulle (ben 11, cioè il 21% del totale). Chiara la contrarietà degli elettori di Vendola nel votare due candidati non rappresentativi e giudicati troppo moderati e inadeguati a guidare un governo di centrosinistra.
Alle Primarie del 29 dicembre in cui si sceglievano i candidati di Pd e Sel da includere nelle liste elettorali, si è assistito alla vittoria di D’Alessandro, candidato tra le fila del Pd, e sul versante Sel, il successo di Alfonso Di Tullio (tra gli uomini candidati al
Senato), di Daniela Santroni e Anna Suriani (tra le donne candidate al Senato), di Michele Pezone e Dalia Collevecchio (alla
Camera).
Interessante il sistema escogitato dai due partiti per assicurare un’adeguata rappresentanza di genere, in quanto gli elettori erano chiamati ad esprimere due preferenze (quattro nel caso di Sel): una per gli uomini e una per le donne.
Pag
AGRO-BIOTECNOLOGIE
NON SOLO OGM MA REALTA’, FUTURO E SICUREZZA di Enzo Rosica
All’impegno profuso nel confronto di
opinioni sulle agro-biotecnologie,
non è corrisposto un analogo impegno nello spiegare cosa esse realmente siano.
E’ una lacuna che va colmata. La
scarsa familiarità con questo tipo di
informazioni ha probabilmente contribuito a condizionare non poco, nel
recente passato, la comprensione e la
stessa accettazione delle biotecnologie, con conseguenze negative sulle
prospettive di sviluppo di un settore
scientifico estremamente promettente e in grado di offrire benefici alla
società, all’alimentazione, alla salute,
all’economia e all’ambiente.
Le agro-biotecnologie rappresentano
una risorsa di eccezionale importanza per migliorare la qualità e il valore
nutrizionale degli alimenti; sono
l’opzione più seria per garantire
all’agricoltura un futuro di sostenibilità ambientale.
COSA SI INTENDE PER AGRICOLTURA SOSTENIBILE?
In sintesi è un agricoltura che, pur
rimanendo
intensiva,
riduce
l’impatto ambientale provocato dalle
sostanze chimiche utilizzate contro le
erbe infestanti e fertilizzanti.
L’ingegneria genetica infatti permette di adattare le piante all’ambiente
nel quale sono coltivate.
Esattamente il contrario di quanto è
costretta a fare l’agricoltura convenzionale.
QUALI SONO I BENEFICI PER IL
CONSUMATORE?
Le piante geneticamente modificate
sono innanzitutto un’innovazione
tecnologica. La maggior parte delle
modifiche genetiche apportate ad
alcune piante permette un aumento
della produttività, grazie a una migliore adattabilità a condizioni ambientali e climatiche sfavorevoli, alla
resistenza a malattie e alla maggiore
capacità di combattere le piante infestanti riducendo o addirittura eliminando l’uso di erbicidi; come avviene
ad esempio nelle serre idroponiche.
Già brevettato abbiamo il pomodoro
noto come Flavr Savr. Il problema
principale è rappresentato dal ram-
mollimento del frutto dovuto al processo di maturazione. Bloccando
l’enzima che causa il rammollimento,
il frutto può essere lasciato maturare
più a lungo sulla pianta garantendo
migliori qualità alimentari, senza
trascurare il fatto che un frutto più
consistente presenta minor problemi
di trasporto.
OGM PER LA SALUTE UMANA
Uno degli obiettivi più rilevanti delle
biotecnologie è quello di aiutare a
risolvere i problemi di alimentazione
e di salute. Importanti risultati sono
stati ottenuti anche in medicina grazie a vaccini, antibiotici e fitofarmaci.
E’ stata anche brevettata, per i paesi
in via di sviluppo, una varietà di riso
geneticamente modificato contenente beta-carotene(precursore della
vitamina A).
La carenza di vitamina A rappresenta un grave problema sanitario in
ben 118 paesi la cui dieta si basa sul
riso. Si stima che alleviando la carenza di vitamina A(indispensabile per
la vista, la crescita, per lo sviluppo
delle ossa e per l’immunità contro le
malattie) tra i bambini in età prescolare dei Paesi in via di sviluppo,sia
possibile ridurne la mortalità fino al
23 %.
Altre
applicazioni
le
troviamo
nell’ambito delle depurazioni dei
siti inquinati. Piante in grado di
assorbire, nei siti contaminati,
quantità sempre maggiori di sostanze nocive e metalli pesanti, a
costi davvero ridotti rispetto alle
attuali tecniche di depurazione.
Sviluppare risorse rinnovabili e sostenibili come alternativa al petrolio, le cui riserve sono limitate, è un
altro impegno di questo settore.
Stiamo parlando di plastica, tinture,
materiali per costruzioni, coloranti,
ecc.
I benefici potenziali di queste tecnologie sono elevati, ma sono lontani da essere sufficientemente realizzati. Questo obiettivo richiede grandi finanziamenti da parte di agenzie
pubbliche ed una stretta collaborazione fra settore pubblico e privato.
In questi anni l’agricoltura è stata
snobbata e derisa. Oggi, come si
può notare, la terra non ha il solo
scopo di nutrirci, ma ci offre
l’occasione di fondere l’esperienza e
la tradizione dei nostri antenati con
l’istruzione, con l’informazione e
con una sempre più moderna tecnologia, dando un contributo notevole
per un futuro sempre più sano e
sostenibile.
Situazione politica: strategie e caos di Luigi D’Ettorre
In Italia il quadro politico e il sistema dei
partiti sono in continuo subbuglio e la
situazione oggettivamente è molto fluida.
Pd, Sel e Psi con le Primarie hanno individuato chi sarà il prossimo candidato alle
elezioni politiche del 2013, cioè Bersani;
l’Idv è sull’orlo del collasso definitivo (da
tutti i sondaggi è dato ormai intorno al
2%); i Radicali (da qualche anno a questa
parte decimati nel seguito elettorale e ai
minimi termini come presenza nelle istituzioni) stanno vivendo un periodo di crisi
interna più dal punto di vista economico
che di iniziativa politica; la sinistra comunista (Rifondazione e comunisti italiani)
cerca improbabili agglutinamenti per tentare di rientrare in Parlamento.
A destra la situazione non è di certo migliore. Il Pdl, il gigante dal predellino di
cristallo, che stava per implodere dopo
l’abdicazione del suo sovrano assoluto e
l’evenienza delle primarie (dalle regole
vaghe), pare si stia ricompattando con il
ritorno in campo di Berlusconi. Tutto risolto? Neanche per idea! Berlusconi, dopo
aver annunciato il suo ritorno, eccitando
gli animi di una parte cospicua del suo
partito, ha ritrattato il giorno successivo,
proponendo alla guida del suo centrodestra addirittura Mario Monti, colui che
secondo il Cav. e alcuni notabili del suo
partito, sarebbe la causa di tutti i mali
italiani, dimenticando che tutti i provvedimenti del governo sono stati appoggiati
proprio dai gruppi parlamentari berlusconiani (tra l’altro i più numerosi delle Camere). L’instabilità politica del Pdl sembra
avere ripercussioni sulla stabilità mentale
del suo leader (ma vale anche l’ipotesi
contraria).
Le formazioni centriste, che fanno capo a
Fini, Casini e Rutelli, sono impegnate nella
costruzione
di
un
polo
(pseudo)moderato e conservatore, con
l’obiettivo di riproporre la famigerata
“agenda Monti” oltre l’era dell’attuale Presidente del Consiglio, ossia un pacchetto
di proposte di politica economica volto a
destrutturare il già agonizzante Stato sociale italiano e imporre misure draconiane
(con i deboli) per tentare di aderire alle
fallimentari richieste di austerità e contenimento della spesa pubblica volute da
istituti internazionali ed europei.
In quest’ottica, il ruolo di Monti, ormai
protagonista attivo della politica italiana,
sarà decisivo, qualunque dovesse essere
l’esito delle elezioni.
Infine il Movimento 5 Stelle, il soggetto
politico che ha nel caudillo Beppe Grillo la
sua immagine pubblica, arcinota e riconoscibile (quasi un brand da t-shirt...) e in
Casaleggio il guru delle strategie di rete e
del marketing politico. Vero vincitore
delle elezioni regionali siciliane si appresta a preparare l’assalto al Parlamento,
che, a meno di eventi clamorosi (Di Pietro
si è visto distruggere un progetto politicopartitico di anni in qualche minuto di
servizio televisivo...) dovrebbe portare
all’elezione di decine di candidati
“grillini”. I metodi di selezione della sua
classe dirigente sono più che discutibili,
ma d’altronde l’art. 49 della Costituzione
repubblicana è stato scientificamente e
sistematicamente disapplicato dalla partitocrazia italiana e quindi i risultati non
possono che essere questi.
C’è da dire anche che Grillo non ha fatto
proprio un figurone con le cosiddette
“Parlamentarie” con cui ha selezionato i
candidati da mettere in lista alle prossime
elezioni politiche. Pochi, anzi, pochissimi
votanti, metodo per nulla trasparente e
metodo di selezione discutibile: un semplice video di qualche minuto su Youtube
non è garanzia ne’ di competenza, ne’ di
onestà, ne’ di altre qualità che un rappresentante del popolo dovrebbe possedere.
Detto ciò, a sinistra è possibile tollerare
l’assenza di un partito all’altezza delle
sfide che la crisi capitalistica pone, ma
anche capace di affrontare i nodi strutturali del “sistema Italia”? Allo stato attuale
ne dubito. Da una parte c’è un polo democratico, riformista e progressista (quello
delle primarie) che presenta delle ambiguità non trascurabili: è evidente che il
progetto politico di questa aggregazione
cambierà (e di molto) in base al candidato
vincitore delle primarie. Vendola non è
Bersani, né tantomeno Renzi. Ancora: gli
sconfitti accetteranno di sottostare a regole e programmi imposti dal vincitore,
ben sapendo che alludono a visioni del
mondo quasi incompatibili? I potenziali
equilibri coalizionali potrebbero non bastare ad evitare scissioni e progetti alternativi da parte degli sconfitti. Non parliamo poi della sinistra comunista, impelagata da decenni in sterili e irrealistiche
discussioni su eventuali mondi possibili,
ma che intanto ha perso ogni contatto con
la concretezza delle condizioni di vita,
anche e soprattutto di quella delle classi
subalterne e dei ceti popolari che pretenderebbe di rappresentare. L’ostentazione
di una (pseudo)conoscenza e di una
(presunta) capacità di maneggiare il lascito teorico marxiano ha spinto i neocomunisti a rinchiudersi in riserve sempre più
minoritarie, conservatrici e dogmatiche,
costituite da elementi nostalgici, frustrati
e frustranti dediti alla verbosità sinistroide e a fumosi discorsi fini a se stessi, qua-
si sempre incomprensibili proprio al loro
ipotetico blocco sociale di riferimento.
Ecco quindi che si impone una drastica
svolta, un deciso cambio di rotta, una
risoluta archiviazione di tutte le pratiche
otto – novecentesche. E’ necessario
quantomeno immaginare un soggetto
politico di sinistra che sappia coniugare
una teoria credibile e percorribile di società e un programma d’azione concreto e
attuabile. Una formazione liberal - progressista, libertaria, federalista, europeista e socialista liberale che riconfiguri la
propria piattaforma programmatica a
seconda delle iniziative politiche e le
campagne che di volta in volta si predispongono. Che sappia salvaguardare lo
Stato sociale (residuale) e magari rigenerarlo, prevedendo forme di inclusione per
quei soggetti ai margini del mercato del
lavoro (perché precari, o disoccupati o
inoccupati o perché donne...), ma al contempo sappia liberare l’economia italiana
da parassitismi di varia natura, da corporazioni obsolete, da posizioni di privilegio
ingiustificate. Che abbia ricette efficaci
per combattere la corruzione, le mafie,
l’evasione e l’elusione fiscale e ridisegnare l’apparato statale, elefantiaco e spesso
inefficiente. Che sappia quindi attuare
strategie di contenimento della P.A. e
sappia introdurre meccanismi, gestioni e
procedimenti da standard mitteleuropei.
Che sappia ricondurre il comparto giustizia a ciò che Costituzione, leggi ordinarie
e giurisdizione europea impongono e
facciano uscire l’Italia da una condizione
di assoluta illegalità dal punto di vista
giuridico. Che sappia riscrivere il fisco
strangolatore che ha messo in ginocchio
le piccole e medie aziende, la vera realtà
produttiva del Paese. Che sappia rilanciare
gli
investimenti
nel
settore
dell’Università, della scuola pubblica e
della ricerca, fondamentali in un Paese
sempre più deindustrializzato e quasi
interamente terziarizzato. Per ragioni di
spazio mi fermo qui, ben sapendo che
tutto ciò rappresenta solo parte
dell’enorme lavoro che c’è da fare per
risistemare un poco la nostra Repubblica.
Un partito, in definitiva, che recuperi il
gap con altre formazioni (spesso conservatrici...) sul terreno del pragmatismo e
del riformismo. Non è più tempo di programmi organicisti e totalizzanti, che
aprioristicamente hanno l’arroganza di
tracciare in maniera esatta e definitiva
com’è la società e come dovrebbe essere
ed evolvere. Non è più tempo di millenarismi e visioni messianiche, magari immaginate da qualche demiurgo che pretende di imporre testi sacri e dogmi di
fede.