Blocco della covata abbinato alla messa a sciame

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Blocco della covata abbinato alla messa a sciame
Blocco della covata abbinato alla messa a sciame
controllo della varroa.
I risultati del 2013
I risultati del 2013 sono particolarmente favorevoli perché partivo da famiglie molto forti e il tempo è stato
favorevole. Le foto si riferiscono al 10 ottobre 2013.
Nella foto in basso una classica situazione per la parte messa a sciame.
Le api coprono mediamente 8-10 favi, per ora non ho rilevato segni di virosi e la covata, in seguito
all’abbassamento delle temperature si è ridotta mediamente a 2 favi di covata.
Le parti su cui è stato attuato il blocco (foto in basso) si presentano forse un po’ meno popolate di api, ma
le regine, più giovani e vigorose, hanno mediamente tenuto fino ad ora 3 o più favi di covata e quindi prima
dell’inverno recupereranno in pieno lo svantaggio perché come sappiamo dal favo in più di covata
nasceranno api sufficienti per coprire due favi. In questa foto le api sono salite rapidamente in alto e
sembrano molte di più rispetto alla foto precedente, ma si vede che i due favi in basso non sono
ben coperti da api, lo svantaggio sarà recuperato nel prossimo mese quando nascerà la covata.
Come spiegherò meglio in seguito in questo articolo ho abbinato la messa a sciame con il blocco di covata
solo per le famiglie più forti, per quelle meno sviluppate ho fatto un semplice blocco di covata perché sono
convinto in questo caso sia la soluzione migliore.
Ecco un esempio di famiglia che alla fine del raccolto era meno forte delle altre alla quale è stato fatto
semplicemente un blocco di covata(foto in basso)
Come si può vedere i due favi a sinistra sono quasi completamente privi di api però la famiglia ha tre bei
telai di covata e una piccola rosa su un quarto favo in cui la regina non sta più deponendo. Anche in questo
caso possiamo pensare a un certo recupero nel prossimo mese visto che la media di favi di covata
nell’apiario è 2,1.
Naturalmente non mancano i risultati meno entusiasmanti (circa il 10% del totale) su famiglie che hanno
avuto qualche problema o che per ragioni che non conosco non si sono sviluppate bene. Sono propenso a
riunire queste poche famiglie. In questo caso (foto in basso) le api coprono solo 4-5 favi è vi sono due soli
favi di covata. In queste situazioni
personalmente preferisco non rischiare e riunisco con altra famiglia simile come quella della foto riportata
qui di seguito che anch’essa con le api copre circa cinque favi ( si noti che i favi laterali sopra e sotto sono
completamente privi di api.) Scelgo di non riunire queste famiglie solo quando hanno molta covata fino in
tardo autunno (per esempio 3 -4 favi a metà ottobre). Ovviamente tutto dipende da dove si fanno svernare
le api perché in condizioni climatiche ideali una famiglia come quella della foto qui in basso potrebbe
cavarsela senza troppi problemi.
La scelta dipende anche da come vogliamo partire nella primavera del 2014, se accettiamo di avere in
apiario anche famiglie deboli che andranno aiutate con qualche favo di covata tolta dalle più forti perché
non vogliamo diminuire il numero totale allora si può rischiare un po’ di più. Personalmente preferisco
riunire molto in autunno anche perché in estate raddoppio sempre il numero degli alveari con la messa a
sciame.
La mia esperienza
Da quattro anni pratico il blocco della covata abbinato alla messa a sciame e intendo illustrare questo
metodo e trarre qualche conclusione sui principali vantaggi e svantaggi considerando alcuni fattori che
ritengo significativi e fortemente correlati con questa tecnica:
• controllo sull’infestazione di varroa,
• conduzione dell’apiario,
• prevenzione di patologie
In linea generale la messa a sciame è una tecnica che ha origini lontane e veniva proposta per interventi
radicali di prevenzione o cura di patologie particolari o per il completo rinnovo dei favi del nido. Questa
tecnica ha assunto una importanza decisamente maggiore in seguito all’abbinamento con il blocco della
covata per raggiungere risultati migliori nel controllo delle infestazioni da varroa.
L’applicazione della tecnica ha però messo ben presto in luce numerosi altri vantaggi che forse in una fase
iniziale non sono stati subito valutati in tutta la loro importanza.
La tecnica
La tecnica va applicata tempestivamente al termine del raccolto spaccando tutte le famiglie di api
separandole in due parti:
1. Parte che riceve i favi con covata in tutti gli stadi (con la sola esclusione di eventuali favi che
contengano solo uova). Questa parte rimane orfana perché su di essa si applica un blocco di covata
con trattamento contro la varroa al ventiquattresimo giorno.
2. Parte che riceve solo api, regina e favi di scorte o con covata solo allo stadio di uovo,
eventualmente anche fogli cerei e favi vuoti che erano stati preparati a magazzino. La parte messa
a sciame va trattata subito perché si trova fin da principio senza covata recettiva per la varroa e
quindi nelle condizioni ideali per un trattamento efficace.
Esistono modi diversi per recuperare le api da collocare nella parte messa a sciame e va ricordato che
ciascun metodo ha tempi di realizzazione diversi e porta anche a risultati non del tutto paragonabili.
I metodi principali sono due:
1. formare un pacco d’api scrollando le api dai favi della famiglia di partenza, in questo modo si
recuperano per la parte messa a sciame principalmente api giovani
2. collocare la parte messa a sciame nel posto dove era situata originariamente la famiglia
recuperando quasi esclusivamente api bottinatrici e quindi api più vecchie.
Ciascuna di queste due tecniche ha vantaggi e svantaggi:
A. La formazione dei pacchi d’api richiede un lavoro molto più lungo ed espone anche a maggiori rischi
di saccheggio in un momento stagionale in cui questo fenomeno è un pericolo. Il vantaggio è dato
dal partire con un insieme di api più bilanciato in termini di età degli individui
B. La tecnica del recupero delle bottinatrici ci offre un risultato finale meno bilanciato, ma per contro
è un metodo che richiede meno lavoro ed è anche meno rischioso sul piano della problematica di
eventuali saccheggi.
Vantaggi e limiti di questa tecnica
Partiamo dai limiti per rendere evidenti alcune problematicità tipiche. Questa tecnica richiede abbondanti
materiali: una famiglia forte e ben sviluppata per essere messa a sciame richiede una seconda arnia vuota e
non è possibile utilizzare un nucleo da 5 o 6 favi perché troppo piccolo per accogliere le api. Una famiglia
forte e sana messa a sciame nel momento giusto riempie di api un’arnia su 10 favi. Il primo anno al mio
primo tentativo avevo provato a mettere a sciame in nuclei di polistirolo, ma ben preso l’erba del prato
davanti ai nuclei era diventata nera di api, ho dovuto correre ai ripari travasando in arnie. Anche la parte in
cui si colloca la covata normalmente richiede un’arnia: quest’anno la maggior parte delle famiglie erano su
8-9 favi di covata e per utilizzare i nuclei da 6 favi sarebbe stato necessario produrre più nuclei rispetto alle
famiglie di partenza.
Un secondo aspetto che può rappresentare uno svantaggio o un vincolo è dato dai favi da nido che si hanno
a disposizione ( a magazzino) a fine raccolto. Se la famiglia contiene molti favi di covata saranno pochi i favi
di scorte che possono essere collocati nella parte messa a sciame. A questo punto sarebbe necessario
inserire molti fogli cerei (in certi casi anche 9). Introdurre solo fogli cerei ha vantaggi e svantaggi: il
vantaggio evidente è dato da un completo rinnovo di tutti i favi del nido. Lo svantaggio è dato dalla
necessità di nutrire molto e anche dal dover affrontare un momento iniziale di alcuni giorni in cui la regina
deve “frenare” la deposizione per la mancanza di favi costruiti con spazio immediatamente disponibile per
la covata. Si tratta infatti delle regine di famiglie molto forti che in quel periodo possono arrivare a deporre
alcune migliaia di uova al giorno. Personalmente preferisco non utilizzare solo fogli cerei, ma partire
sempre da un minimo di 4-6 favi già costruiti precedentemente dalle famiglie forti messi nella parte
centrale del nido ed utilizzati per dare pieno sfogo alla deposizione della regina già dai primi giorni
I vantaggi della messa a sciame abbinata al blocco di covata sono molteplici e cito solo i più evidenti:
1. Possibilità di raddoppiare il numero delle famiglie, anche se in autunno in parte verranno riunite
2. Possibilità di rinnovare i favi da nido con tutti i vantaggi in termini sanitari e di prevenzione di
patologie. Si tratta di un aspetto importante anche per chi volesse passare al biologico e avesse
necessità di cambiare i favi del nido per questo motivo.
3. Opportunità di ricreare le condizioni di una sciamatura naturale con la conseguente possibilità di
trattare le api in completa assenza di covata con evidente vantaggio nel controllo dello sviluppo
dell’infestazione di varroa
4. Opportunità di cambiare le regine delle parti messe a sciame in condizioni ideali per l’accettazione
(orfanità e anche competa assenza di covata)
5. Possibilità di gestire la parte messa a sciame e quella a cui si fa il blocco della covata che verrà
trattata 24 giorni dopo in due apiari diversi con minori problematiche di re infestazione fra i due tipi
di famiglie
Le alternative
Non è detto che la messa a sciame abbinata al blocco della covata sia sempre la miglior soluzione possibile,
vanno attentamente valutate tutte le alternative possibili in ragione della propria situazione. In particolare
ci sono alcuni elementi da considerare:
1. Se facciamo nomadismo verso zone di alta montagna e il raccolto finisce a stagione molto avanzata
bisogna considerare che questa tecnica richiede del tempo perché la parte messa a sciame e anche
quella su cui si attua il blocco possano ricostituirsi come famiglie forti in grado di passare l’inverno.
In questi casi il trattamento tampone e/o il solo blocco della covata possono essere alternative
migliori.
2. La tecnica funziona molto bene solo sulle famiglie molto forti e popolate con tanta covata perché
solo in questo modo possiamo avere molte api nella parte messa a sciame e anche un potenziale di
api e covata sufficiente nella parte su cui si attua il blocco. Se la famiglia non è molto forte il solo
blocco di covata o il trattamento tampone danno di solito risultati migliori.
Le modalità operative
Questa tecnica richiede un lavoro aggiuntivo a fine raccolto, si tratta di un impegno considerevole per
l’apicoltore. E’ opportuno affrontare questo lavoro in collaborazione con qualche alto apicoltore perché
oltre agli aspetti operativi implicati nelle operazioni tecniche vi è anche un lavoro di preparazione delle
arnie che dovranno accogliere la covata. Si può anche agire con scambio di mano d’opera con apicoltori
vicini. IL lavoro è impegnativo e richiede del tempo bisogna infatti:
a. Preparare su una postazione distante alcune decine di metri l’arnia che accoglierà i favi di
covata con le loro api
b. Preparare i favi vuoti e i fogli cerei per la parte messa sciame
c. Trovare la regina
d. Spostare tutti i favi con covata e le loro api nella parte su cui si attua il blocco di covata che
rimane orfana in attesa di allevamento di una nuova regina o dell’inserimento di una cella
reale più matura o di una regina feconda
e. Spostare i favi di scorte con le loro api nella parte messa a sciame
f. Inserire nella parte messa a sciame favi e fogli cerei mancanti
g. Mettere la regina nella parte messa a sciame
h. Attendere che le bottinatrici presenti nelle parti su cui si attua il blocco ritornino nell’arnia
della parte messa a sciame. Per favorire l’orientamento e il ritorno delle bottinatrici è
opportuno che la parte messa a sciame conservi l’arnia della famiglia originaria e che la
parte in cui si inserisce la covata sia collocata ad una distanza di almeno alcune decine di
metri in modo che le bottinatrici non riescano a ri-orientarsi ritornando nella nuova
posizione.
I tempi
I tempi per questa operazione sono di importanza cruciale: bisogna agire non appena termina il raccolto o
meglio addirittura durante gli ultimi giorni di importazione di nettare. La scelta di sfruttare gli ultimi giorni
di raccolto diminuisce di molto le probabilità di saccheggio.
L’operazione va fatta presto perché sia la parte messa a sciame sia quella su cui si attua il blocco di covata
hanno bisogno di un tempo adeguato per poter ricostituire delle famiglie molto forti e popolose capaci di
affrontare l’inverno. In generale i due fattori più importanti perché l’operazione abbia un buon successo
sono il tempo (non inteso come tempo atmosferico ma come lunghezza del periodo a disposizione per la
crescita e lo sviluppo delle famiglie prima dell’inverno) e la forza delle famiglie di partenza.
L’operazione si attua quando i melari sono ancora a dimora. Essi per forza di cose vanno collocati sulla
parte dove si mette la covata e si attua il blocco, questo per i seguenti motivi:
1. La parte messa a sciame viene trattata subito e quindi non si può avere il melario a dimora su
questa arnia.
2. Del resto l’operazione viene fatta subito alla fine del raccolto e il miele certamente non è ancora
maturo e serve del tempo per poterlo portare al giusto grado di umidità. Sulla parte su cui attuiamo
il blocco abbiamo 24 giorni di tempo prima di trattare e dover rimuovere i melari e generalmente
questo tempo è più che sufficiente per portare a maturazione il miele.
I trattamenti contro la varroa associati all’operazione
La parte messa sciame va trattata il giorno successivo all’operazione quando ormai tutte le bottinatrici sono
rientrate nell’arnia originaria. Essa non contiene covata, vi sono solo molte api e la regina, la varroa
presente si trova certamente sulle api. Dobbiamo però considerare che a questa stagione la varroa è quasi
totalmente nella covata e quindi viene spostata di fatto nella parte su cui si attua il blocco. A conferma di
questo dato teorico vi sono i riscontri delle cadute di varroa in seguito ai trattamenti che ho potuto
registrare in questi anni di sperimentazione:
1. Trattando le parti messe a sciame le cadute medie di varroe variano da 0 a 10 unità, questo anche
se le api coprono molto bene i 10 telaini dell’arnia.
2. Per contro invece, e a riconferma di quanto teoricamente sopra espresso, le cadute nella parte si
cui si attua il blocco di covata che si registrano 24 giorni dopo sono nell’ordine delle centinaia.
Personalmente in questi anni ho registrato cadute medie che variano fra le 100 e le 300 unità di
varroe cadute.
Il problema delle re infestazioni
E’ chiaro che se lasciamo nel medesimo apiario le parti messe a sciame e quelle con la covata vi sono 24
giorni in cui vi potrebbe essere una forte re infestazione fra i due tipi di famiglie. Del resto le parte su cui si
attua il blocco non possono essere spostate subito (già il primo giorno) in un altro apiario distante perché le
bottinatrici devono poter ritornare alla parte messa sciame. Io consiglio di spostare le parti con la covata
alla sera del secondo giorno contestualmente con il trattamento delle parti messe a sciame.
Sviluppo della parte messa a sciame e di quella su cui si attua il blocco di covata
Lo sviluppo della parte messa a sciame e di quella su cui si attua il blocco è molto diverso proprio in ragione
di una diversa partenza. La forza della famiglia di partenza e l’andamento stagionale influenzano in modo
significativo e diverso lo sviluppo di queste due parti.
Famiglia di partenza debole e tempo non favorevole tendono a penalizzare molto soprattutto la parte
messa a sciame. Per contro se la famiglia di partenza è molto forte e l’andamento stagionale successivo
molto favorevole la parte messa sciame tende a svilupparsi in fretta e molto bene. L’esperienza di
quest’anno dà un esempio significativo di quanto può svilupparsi bene la parte messa a sciame in
condizioni ideali: le famiglie di partenza erano molto belle con tante api e spesso 9 o 10 favi di covata, il
tempo successivamente è stato bello con importazione di melata. Personalmente ho preparato le parti
messe a sciame con 2 favi di scorte, 5 favi vuoti già costruiti e 3 fogli cerei. Essendo le famiglie di partenza
molto belle le bottinatrici coprivano molto bene i 10 favi del nido, le regine hanno iniziato subito a deporre
nei favi già costruiti e la ripresa è stata favorita da un periodo di importazione naturale. In queste condizioni
che reputo assolutamente ideali e per certi versi penso anche eccezionali molte famiglie sono ritornate in
tempi da record agli 8-9 favi di covata da cui erano partite. Anche le parti su cui si è attuato il blocco, che
avevano da 7 a 10 favi di covata, si sono comportate molto bene perché, se pur povere di api inizialmente,
hanno usufruito di un rapido ripopolamento in seguito allo sfarfallamento dell’abbondante covata.
Le parti mese a sciame tendono a subire un momento di crisi quando le bottinatrici iniziano a morire e le
api nuove che nascono sono ancora poche. Si tratta però di un periodo di potenziale squilibrio che di solito
non dura più di 10-20 giorni.
La parete su cui si attua il blocco non ha problemi di equilibrio fra api giovani e api anziane, ma può
potenzialmente avere qualche altro problema in tempi successivi. Qui si possono avere situazioni anomale
di disequilibrio legate alla fecondazione delle regine e a prolungate orfanità che possono evolvere in modo
negativo: debolezza della colonia con prevalenza di api molto vecchie, presenza di api fucaiole…
In generale dalle famiglie molto forti la parte messa a sciame si sviluppa molto bene per la presenza di
tante api, dalle famiglie meno forti di solito si ottengono parti messe a sciame più deboli e parti su cui si
attua il blocco che si sviluppano meglio ricevendo tutta la covata. Questa era per me la situazione dell’anno
2012.
Personalmente quando controllo se le regine sono feconde e le famiglie a posto mi do un tempo limite di
attesa: quando mediamente l’80% delle regine sono feconde attendo ancora al massimo 7-8 giorni dopo di
che, in assenza di covata, agisco con riunioni o inserimento di regine feconde. Cerco di evitare lunghi
periodi di orfanità che comportano:
1. un disequilibrio della famiglia di api come superorganismo
2. una inutile perdita di tempo utile per la deposizione della regina
Il problema del cambio delle regine e della selezione nel contesto di questa operazione
La messa a sciame e il blocco della covata sono una ottima occasione per il rinnovo delle regine. Per la parte
della messa a sciame le condizioni sono ideali perché lavoriamo su sole api in completa assenza di covata in
queste condizioni introducendo una scatoletta con la regina feconda si hanno le più alte probabilità di
accettazione. Dalla mia esperienza introducendo regine feconde nella parte messa a sciame si hanno i
migliori risultati con rarissimi casi di perdita di regine.
Per quanto riguarda invece la parte con la covata su cui si attua il blocco vi è un rinnovo naturale delle
regine, ma si pone un problema importante per coloro che volessero anche fare una seria selezione. In
questo caso vi sono alcune alternative possibili con livelli di difficoltà ed impegno per l’apicoltore molto
diversi:
A. Inserire una cella reale di qualche giorno più matura acquistata o prodotta in proprio con il
traslarvo a partire dalle famiglie migliori.
B. Un secondo metodo molto efficace consiste nell’orfanizzare e attuare il blocco e la messa a sciame
uno o due giorni prima giorno prima sulle famiglie da cui si intendono ricavare le regine per il
rinnovo. Quando tutte le famiglie sono state messe a sciame da circa 8 giorni si va sulla postazione
in cui vi sono quelle con la covata e si scambiano dei favi di covata mettendo un favo con celle
proveniente dalle famiglie orfanizzate prima in tutte le famiglie su cui si attua il blocco. Le api
regine di quei favi nascono prima e distruggono le celle delle altre e abbiamo così ottenuto il
risultato che volevamo selezionando solo le regine provenienti dai migliori alveari.
C. L’introduzione di una regina feconda è più problematico perché nella famiglia prima sono presenti
celle reali e poi una regina vergine difficile da trovare ed eliminare.
Come operare in autunno
Questa tecnica mantiene una bassa infestazione di varroa durante tutta l’estate, ma in autunno, quando la
covata cala drasticamente la presenza di acari sulle api aumenta. In presenza di poca covata le api iniziano a
parassitizzare l’insetto adulto. Vi è una relazione diretta di tipo matematico fra la diminuzione di covata e
l’aumento di acari sulle api adulte. In Valsugana alla quota di 500 metri il momento più critico è il mese di
ottobre, ma questo periodo può essere anticipato in montagna e posticipato in pianura ed è dipendente in
una certa misura anche dall’andamento stagionale. Generalmente a metà ottobre la covata è molto
diminuita dai 7-9 favi iniziali si passa a 1-3 favi di covata, a fine ottobre spesso essa è ridotta a un solo favo.
Generalmente considero opportuno fare qualche trattamento test su poche famiglie per monitorare la
caduta, ma mi fido molto anche del dato oggettivo relativo a quanto si sia ridotta la covata. Quando essa è
ridotta a un terzo della consistenza iniziale tratto con acido ossalico e mediamente osservo queste cadute:
A. sulle parti messe a sciame cadono da 50 a 200 varroe
B. sulle parti su cui ho attuato il blocco di solito da 25 a 100 varroe
Questa differenza è dovuta al fatto che la parte messa a sciame ha mediamente un mese di deposizione
della regina in più (16 giorni perché nascano le regine e 8-12 per la fecondazione). A un mese di
deposizione in più corrisponde una infestazione del doppio come testimoniano anche le cadute medie.
Successivamente, a seconda della rapidità con cui la covata sparisce del tutto decido se trattare una
seconda volta prima dell’intervento invernale in completa assenza di covata o se attendere direttamente
quel momento. In alcune annate ai primi di novembre la covata è già sparita, altre volte bisogna attendere
fino a dicembre..
Auguro a tutti buon lavoro per la preparazione delle famiglie all’inverno ricordando che vale la pena di
stringere le famiglie sui soli favi popolati da api utilizzando diaframmi. In questo modo il glomere rimane
più caldo e compatto.
Romano Nesler